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e maniacale
Un segretario
particolare narra gli ultimi tempi della vita di Goethe
Wittgenstein
e il suo Tractatus gli sarebbero piaciuti molto
Thomas Bernhard
presenta lautore come il burocrate di se stesso
soffio del Nulla. Il vecchio incipriato abbandona le usanze da cortigiano, e assume i modi grandiosi e triviali di Mefistofele. I suoi occhi si incupiscono, la voce diventa acre, le parole scherniscono gli uomini, questa genia assurda, bassamente e metodicamente assurda: contraddicono, irridono, vituperano le cose pi sacre. Poich Mefistofele il principe di tutti i conservatori, anche Goethe recita la parte del conservatore arrabbiato. Mentre i giovani studenti liberali si agitano nelle universit tedesche, egli critica la libert di stampa, si scaglia contro la legge che autorizza il matrimonio tra gli ebrei ed i cristiani; prende la parte dei turchi contro i greci, dellordine costituito contro chiunque, in Germania, in Spagna o in Italia, cerchi di rovesciarlo. *** Nel 1982, centocinquantanni dopo la morte di Goethe, Thomas Bernhard ebbe una idea divertentissima. Non aveva mai adorato Goethe; ed immagin di volare segretamente a Weimar, assumendo la parte di un segretario o di un cliente sconosciuto. Voleva assistere agli ultimi tempi della sua vita. Port con s i suoi occhi beffardi e parodici; e il suo impagabile stile con le parole che si ripetevano, il periodo-salsiccia o il periodo-lasagna, lilarit incontenibile, che trasform Goethe, il suo mondo e se stesso in una farsa senza misura (Goethe muore, Adelphi). Molte cose Bernhard riprodusse con fedelt: altre invent e parodi con una sfacciata buffoneria. Il suo Goethe era un nichilista: preso da un accesso di basso pessimismo insultava tutti, il suo principe Ernesto Augusto, la un tempo amatissima Charlotte von Stein, Kleist, Hlderlin, Schiller, la giovane Ulrike von Levetzow, alla quale aveva dedicato versi meravigliosi, e sopratutto se stesso, un vero lestofante, che aveva ingannato i suoi cari tedeschi, annientando per due secoli la vita intellettuale della Germania. Diffamava, brontolava, scherniva i suoi segretari e clienti, in perenne litigio tra loro. Sappiamo che, durante la vita, Goethe aveva risposto con prodigiosa precisione, come una specie di burocrate di se stesso, alle lettere che riceveva. Seduto al tavolino, prendeva i fogli di carta, lasciando da ogni parte un margine largo ed elegante; e cominciava a scrivere, intingendo delicatamente la penna nel calamaio, che non doveva essere mai troppo colmo. Quante precauzioni doveva osservare! Le
facciate delle lettere dovevano contenere lo stesso numero di righe: nessuna goccia di inchiostro poteva macchiare o adombrare il candore della carta; la lettera veniva lasciata asciugare per qualche minuto davanti alla stufa. Ma Thomas Bernhard, il nuovo segretario immaginario, ci assicura del contrario. Goethe non rispondeva mai o quasi mai a nessuna lettera: una volta scrisse a Edith Lafontaine, che gli aveva mandato alcune poesie per un giudizio, suggerendole di rivolgersi a Voltaire, il quale lo sostituiva nel ruolo di consulente letterario. Per il resto, le insulse segretarie catalogavano la insulsa corrispondenza; e poi Krater, Riemer ed Eckermann gettavano le centinaia di lettere giornaliere in enormi stufe, che riscaldavano la casa. Cos il vecchio avaro risparmiava il prezzo della legna da ardere. Allimprovviso Goethe fu assalito - Thomas Bernhard ci assicura con la consueta buffoneria dalla passione per Ludwig Wittgen-
Rapporti epistolari Nella vita reale rispondeva alle lettere con solerzia e grande precisione Nella finzione invece le trascura
stein (che nacque nel 1889) e per il suo Tractatus logico-philosophicus. Lo ammirava moltissimo: certo si era accorto che molti dei suoi lampi, delle sue sentenze e dei suoi scorci si erano incarnati nella prosa del Tractatus. Ma Wittgenstein era andato molto pi lontano di lui insisteva Goethe; e lo eclissava. Il Tractatus era pi bello e importante del Faust II, che aveva concluso da poco. Sapere che la persona a lui pi vicina era ad Oxford, anzi a Cambridge, e che a separarli cera soltanto la Manica significava, per lui, Goethe, una gioia immensa. Allora decise di invitare Wittgenstein a Weimar: non al vecchio albergo Elephant, dove scendevano tutti gli amici, ma proprio a casa sua, al Frauenplan, dove gli avrebbe fatto preparare due camere bellissime. Eckermann cerc di opporsi allinvito, ma lui lo insult e lo cacci, restando insensibile alle preghiere di tutte le donne e cameriere di casa, e al loro cicaleccio. Ordin al segretario Krater di partire per Oxford o per Cambridge, coperto di unenorme pelliccia, e di accompagnare Wittgenstein fino a Weimar. Quando Krater fu in Inghilterra, a Oxford o a Cambridge, Wittgenstein mor improvvisamente di cancro. Cos dobbiamo rinunciare al dialogo tra i due: dialogo che certo ci avrebbe
Raccolta
] Il racconto di Thomas Bernhard Goethe muore d il titolo a una raccolta edita da Adelphi nella traduzione di Elisabetta DellAnna Ciancia (pp. 114, e 11). ] Bernhard (1931-1989), austriaco, stato romanziere, drammaturgo e giornalista
riservato delle sorprese straordinarie. Goethe e Wittgenstein avrebbero parlato della tautologia, della contraddizione del dubitabile e del non dubitabile; e tutte queste parole sarebbero cadute nella prosa-salsiccia e nella prosa-lasagna di Bernhard, ripetute e variate fino allossessione. Il 22 marzo 1832 il giorno in cui Wittgenstein era atteso a Weimar Goethe mor a mezzogiorno. Secondo la leggenda, pronunci le pi famose tra le sue parole: Mehr Licht! Pi luce! Non sappiamo cosa significassero: forse non avevano nessun significato metafisico; ma erano soltanto un lieve cenno rivolto a un servo, perch spalancasse le finestre, mentre i suoi occhi si oscuravano, offuscati dalla prossima morte. Secondo Thomas Bernhard, Goethe avrebbe detto invece Mehr nicht! Pi niente! Bernhard giocava: ma queste erano certo le parole adatte a chi, negli ultimi anni, aveva ripetuto con la voce stridula di Mefistofele i mirabili versi: Passato! Una parola stupida. Perch passato? Passato puro nulla, assolutamente lo stesso. " passato!". Che cosa vuol dire? come se non fosse mai stato, eppure si agita in cerchio, come se esistesse. *** Goethe mor seduto in una poltrona accanto al suo letto. Delirava: Vedete quella bella testa di donna con i capelli neri. Non poteva parlare, e cos muoveva sulla coperta che gli nascondeva le ginocchia le sue grosse mani, che assomigliavano pi a quelle di un contadino o di un artigiano che a quelle di un aristocratico. Disegnava nellaria. Poi sent le braccia diventare pesanti, e si mise a scrivere colle dita sulla coperta. Ogni tanto, faceva dei grossi e precisissimi segni di punteggiatura: virgola, punto, punto e virgola, punto esclamativo. Alla fine, disperse nellaria una grande lettera, una W la prima lettera del suo nome. La sera del 6 novembre 1910, nella piccola stazione di Astapovo, dove Tolstoj era disperatamente fuggito, accadde qualcosa di simile. Il giorno prima della morte, Tolstoj era disteso nel letto del capostazione. La figlia Alessandra gli lavava il viso con ovatta ed acqua tiepida. Tolstoj sorrideva, socchiudeva gli occhi, aveva il visto tenero e tranquillo. Quando la figlia ebbe finito di lavargli una parte del viso, volt laltra parte e disse dolcemente: Adesso laltra, e non dimenticare di lavarmi le orecchie. Cominci a delirare: credette di scorgere nella stanza una persona che non laveva salutato, scambi unamica di Aleksandra per Maa, la figlia morta, e col braccio magro e muscoloso prese per mano Tatjana e non la lasci andare. Chiese che scrivesse sul diario i suoi pensieri, ma dettava soltanto delle parole incomprensibili. Poi volle che gli leggesse quello che aveva dettato. Non cera nulla da leggere: ma lui insisteva disperatamente: Leggimi quello che ho dettato. Perch taci? Cosa ho dettato?. Poi desistette; e passava inquietamente le mani sulla coperta, la sfiorava con le dita, avanti e indietro, avanti e indietro, senza fine, come se volesse incidere quello che nessuno capiva. A un tratto disse: Non posso addormentarmi, compongo sempre. Scrivo, e tutto si incatena armoniosamente.
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