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Il Neoumanesimo

Il mio primo post lo voglio dedicare al Neoumanesimo, un argomento a me particolarmente caro. Per questo trovo utile pubblicare l'intervista fattami da Ciro Conte alcuni giorni fa e pubblicata anche sul sito di "Uomini e Idee" .
Intervista: Sta per uscire per i tipi della casa editrice Bietti di Brescia un tuo libro dal titolo I valori forti della laicit, nel quale oltre ad una serrata critica al cattolicesimo, proponi anche unalternativa laica della religiosit che consisterebbe in un nuovo umanesimo della ragione e della libert matura. Due propriet intrinsecamente umane che non sono in antitesi con la religiosit, ma solo nei confronti delle verit assolute e indimostrabili. Secondo te i tempi sono maturi per una concezione come questa, oppure abbiamo ancora bisogno di essere guidati da un potere forte rappresentato dal cattolicesimo, dallislamismo o da una persona potente che si prenda cura di noi? Chiesto in questo modo sono costretto a risponderti che la societ contemporanea, purtroppo, sembra ancora proclive ad affidare la propria coscienza a un potere esterno, in questo o nellaltro mondo. Questo atteggiamento sta cambiando, vero, i giovani stanno tornando a mobilitarsi, a scendere in piazza, ma la loro identit resta debole perch a loro volta provengono da famiglie anchesse in crisi didentit. Ma un vero umanesimo, nei tempi moderni, non tanto quello di porre luomo al centro della storia, perch le democrazie, almeno in teoria, lo fanno ogni volta che legalizzano i diritti individuali, quanto nel fatto che al centro della storia luomo deve esserci nel pieno della sua maturit anzitutto identitaria e poi cognitiva, spirituale, culturale e sociale. Altrimenti avremo sempre un falso umanesimo perch senza il passaggio ad una maturit e ad una identit forte, resteremo uomini virtuali e generici, personaggi senza spessore e qualit. Ti faccio un piccolo esempio: quante persone, in Italia, si identificano nella destra o nella sinistra senza sapere veramente di cosa si tratta? La maggior parte delle persone, aderiscono alle diverse ideologie in maniera istintiva e velleitaria, scambiando un partito politico per la squadra di calcio della propria citt. Pur senza approfondire il discorso, cosa intendi per identit? Bisogna capovolgere la vecchia impostazione che identit significhi identificazione in qualcosa o qualcuno, come la cultura di appartenenza, la patria, la religione, la famiglia dorigine. Queste sarebbero identificazioni che i sociologi definirebbero identit sociale. Serve anche questa, si capisce, ma io mi riferisco allidentit personale profonda, quella che si riferisce al riconoscimento di S. Tuttavia una correzione andrebbe fatta anche per lidentit sociale, chiarendo che i poteri forti che sono lobiettivo della condivisione sociale e della relativa identificazione, in senso simbolico non sono solo quelli che concepiscono la volont di Dio o il carisma del padrone di turno e tanto meno il potere del denaro o della forza fisica e militare. Poteri forti sono anche lo Stato di diritto, i principi della libert e della giustizia, le Costituzioni democratiche e via dicendo. Se si sposta lantica credenza che forte non solo ci che appartiene a chi individualmente e materialmente forte o, come nel caso del dio delle religioni, dispone delluomo come suo schiavo obbediente, ci accorgiamo che esistono altri valori primari sui quali sar opportuno fondare il futuro dei popoli. Perch non riusciamo a sganciarci dalla sudditanza verso le ideologie che sono alla base delle dipendenze sociali, sia pubbliche che private?

Perch nonostante il progresso e la diffusione dellinformazione attraverso i mass media permane lignoranza generalizzata di vasti strati della popolazione. Nella sola Italia, secondo una ricerca del linguista Tullio De Mauro, il 5% della popolazione , cio pi di tre milioni di persone tra i 16 ei 65 anni, non ha la capacit di leggere e scrivere, mentre un altro 75% legge con difficolt. E non riesce a interpretare un grafico semplice o unicona, per loro assolutamente incomprensibili. Il 6 settembre del 2008 il Corriere della Sera pubblic vari calcoli statistici da cui risultava che sono ignoranti oltre 20 milioni di cittadini adulti. C da aggiungere il fenomeno piuttosto deprimente dellanalfabetismo di ritorno, consistente nel fatto che la maggior parte di coloro che sono diplomati o laureati, una volta termitati gli studi non legge pi un libro e in gran parte, neppure un giornale. Questo significa che ci formiamo opinioni, comprese quelle politiche, sulle tracce dei discorsi altrui e non abbiamo ancora raggiunto la capacit di eleborare un pensiero autonomo fondato sulla ricerca e sullo studio personale. In queste condizioni evidente che la democrazia resta immatura e vive di principi fondanti ai quali il popolo attribuisce pi un valore simbolico esterno che una coscienza partecipante e condivisa. Per tornare alla prima domanda sulla dipendenza da un potere forte, qual la conclusione della tua riflessione? La conclusione che, purtroppo, siamo costretti a dire che abbiamo ancora bisogno di poteri forti, specie in Italia dove siamo perseguitati, da un lato dalla iattura di avere il Vaticano in casa, per cui litaliano medio non riesce ad emanciparsi dai residui di unappartenenza debole alla ideologia cattolica in cui nato e si formato e dallaltra da una classe politica che stenta ad avere una coscienza pubblica. Di conseguenza, in assenza di un popolo avente le caratteristiche dellidentit personale forte, siamo costretti a servirci di ci che ci viene presentato: la volont della Chiesa da una parte e la classe politica debole e compromessa. In queste condizioni il cattolicesimo da distinguersi nettamente dal cristianesimo purtroppo resta un referente psicologico e rassicurante perch le persone non riescono a crescere e ad emanciparsi dagli uomini della provvidenza, si chiamino Mussolini, Berlusconi o Ratzinger. Senza costoro e altri che potrei citare, sembra che litaliano non riesca a sopravvivere, che senza padri putativi ci si senta orfani cronici. Non riusciamo, cio, a concepirci allinterno di processi e di sintesi culturali, come il diritto, la democrazia, la costituzionalit dello Stato, ma si abbia bisogno delluomo in carne ossa che ci faccia da padre. E che vesta una camicia nera, oppure ostenti ricchezza oppure ci benedica in un abito bianco, o abbia una divisa solenne, la stessa cosa: abbiamo ancora bisogno di icone, senza le quali ci smarriamo. E non mi sembra un fatto positivo perch la democrazia, in queste condizioni, esprime una libert condizionata in assenza di una libert matura delle coscienze individuali. Si potrebbe dedurre che il compito di sviluppare unetica civile spetti allo Stato laico?Molti lo escludono. Lo Stato, dicono, deve fare buone leggi mentre letica un probl ema delle religioni. Insomma la solita vecchia divisione dei ruoli sanciti in tutti gli accordi concordatari... Secondo la Chiesa lo Stato non produce etica ma solo leggi, dal momento che letica qualcosa che ha a che fare con il divino. Ma dice anche qualcosa di pi. Lo Stato non produce etica ma deve conformarsi alletica della Chiesa, nel presupposto che essa incarni la verit e parli quale vice di Dio in terra. E unidea che non si pu condividere in maniera assoluta. Uno Stato diventa un forte produttore di etica ogni volta che realizza la giustizia e produce sapienzialit, ordine, pace e politica dei diritti individuali. C etica forte ogni volta che si sviluppa un efficace welfare sociale, quando mostra i comportamenti virtuosi della sua classe dirigente e politica, quando risolve i problemi dei cittadini, premia i giusti, crea una scuola modello per tutti, protegge le famiglie e i giovani, garantisce il lavoro e la sicurezza delle citt e della vita. Ed etico il principio stesso della democrazia, la libert di stampa e di opinione. E

che in tutto questo non ci sia una circolarit religiosamente intesa - nel senso che ciascuno ha il diritto di essere solo se stesso in modo responsabile e non un servo ideologico di qualcuno non determina lo stesso valore forte dei doveri come nella regola aurea di Confucio utilizzata anche da Ges, fai agli altri quello che vorresti fosse fatto a te? E che fece propria anche il Kant dellimperativo categorico: Agisci in modo che la massima della tua azione possa diventare legge universale, che non propio la stessa cosa ma vi si ispira. Proprio cos. Tra laltro questa che ho appena descritto succintamente sarebbe unetica di fatti, non unetica retorica fatta di belle parole. E questa la religiosit laica che io penso. Letica , ad esempio, nella realizzazione di scuole libere ed efficienti, di ospedali attrezzati, di una ricerca scientifica avanzata, di una dignitosa assistenza ai bisognosi. La scuola in particolare diventa il motore delletica quando insegna, oltre i saperi, la buona dialettica civile, le virt come la lealt, lonest, laltruismo, il valore della pace e dellamicizia, sopperendo in tal modo alle frequentissime carenze formative della famiglia. Come si fa a dire che solo le religioni producono etica? E chiaro che simili opinioni sono prodotte da chi interessato a conservare legemonia e il controllo sulle persone, facendo calare dallalto principi morali attribuiti maliziosamente alla volont di Dio e quindi dichiarati assoluti e irrinunciabili. Anzi la Chiesa ammonisce, in modo francamente sovversivo, che bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini. Il cittadino, recita lart. 2256 del Catechismo cattolico, obbligato in coscienza a non seguire le prescrizioni delle autorit civili quando tali precetti si oppongono alle esigenze dellordine morale. Laddove per morale, ovviamente, sintende quella stabilita dalla Chiesa, non dalla cultura laica. Questa oscillazione tra libert ormai definitivamente sancita e gli obblighi cosidedetti morali e formali di tipo religioso, fanno supporre, per, che siamo ben lontani da quella emancipazione che si prefigurava Kant e lintero arco dellilluminismo. In effetti cos. La democrazia costituzionalmente ha sancito principi inalienabili dai quali non si pu retrocedere pi, come la libert individuale, i governi democratici, la libert sociale e pubblica di professare le prorie idee senza andare in galera come accadeva prima. Ma il tempo trascorso dallilluminismo a oggi, cio dalla nascita della societ industriale e dalla rivoluzione francese, ancora breve. La societ ha finalmente scelto la democrazia, ma non ha curato lo sviluppo individuale e il cambiamento dei cittadini, lasciando questo processo ai tempi naturali della Storia. Forse pi giusto che il cambiamento sia prodotto dalla volont dei cittadini e non imposto dallalto. Certamente deve essere cos, ma io penso che si pu accelerarlo intervenendo massicciamente sulla scuola e riorganizzando il concetto di famiglia perch in questi due presidi che si svolge la trama del cambiamento e della crescita, matura e non occasionale, delle varie generazioni. La famiglia trasmette al bambino il primo fondamentale imprinting, poi rimodellato per quanto possibile dalla scuola. Per tutto il resto della vita, come insegna la psicologia, non facciamo altro che correggere limprinting iniziale di cui restiamo schiavi quasi fino alla morte. Cosa occorre per diventare cittadini maturi? Non c persona che non si ritenga matura e capace, accusando sempre gli altri che, a dir loro, non capiscono niente. Nel ragionare non basta affermare. Chi afferma deve poter dimostrare ci che dice, altrimenti meglio che taccia. Del resto basta rileggersi Kant il quale ci dice che la maturit

luscita dallincapacit di servirsi del proprio intelletto senza la guida di un'altra persona. Ma aggiunge anche che lintelletto va collaudato attraverso lesperienza, altrimenti si esprime in un parlare teorico che non serve a nessuno. E, come dire?, un parlare a vanvera. Questo, come si sa, fu anche largomento principe degli illuministi che fecero propria la fede cartesiana nella ragione. Oggi dobbiamo tornare proprio alla purezza concettuale della ragione, ma questo implica il lavoro di rafforzamento dellidentit soggettiva piuttosto che dellidentit etnico culturale di cui parlano i sociologi e i seguaci delle religioni fondamentaliste, cio cattolici, islamici e ebrei. La ragione, del resto, non esclude nulla, ma tende solo a razionalizzare i problemi escludendo linverosimile ma accettando la speranza e lutopia. Cio la ragione include anche i sentimenti del cuore, perch attraverso di essi che noi ci confrontiamo con il prossimo e ci leghiamo al mondo delle persone e delle cose. Ma perch questo rapporto sia diretto e non mediato dalle dipendenze, bisogna autoriconoscersi e sapere di essere consapevolmente nel mondo come soggetto e non come cosa-oggetto. Trovo piuttosto originale questo approccio al problema. In genere si tende a definire l identit come adesione e appartenenza alla storia del proprio tempo, della propria etnia e cultura. Si avrebbe una buona identit quando c integrazione col sistema-vita del gruppo di appartenenza di cui fa parte la stessa famiglia. Non equivochiamo. Lidentit sociale condivisa necessaria, ci mancherebbe altro. Ma noi stiamo alludendo allidentit esistenziale, al myself. Per poter raggiungere lemancipazione illuministica della ragione bisogna imparare a essere se stesso, cio a possedere un S autonomo che non dipenda dallappartenenza sociale, dal momento che questultima costituita dalla somma di tutti i S estranei al nostro. Alla fine se stiamo bene nella condivisione altrui ne siamo dipendenti e non realizziamo noi stessi. Infatti la maggior parte delle persone, pur avendo un buon equilibrio sociale e economico, sta male e si nevrotizza perch percepisce lestraneit rispetto al come vorrebbe sentirsi e vivere. La depressione uno dei sintomi di questa scissione tra ci che si e ci che si vorrebbe essere, tra ci che si fa e ci che si vorrebbe fare. E un errore credere che siamo espressione del mondo, che siamo lin tero specchio della realt esterna. Invece siamo soggetti che abitano e osservano il mondo, ma non facciamo valere la nostra soggettivit perch non riusciamo a identificare questo nucleo interiore dellIo che coincide con lavere coscienza di s. La prova di questo processo, che vede il soggetto fronteggiare il mondo, nel fatto che abbiamo colonizzato il pianeta per mezzo della nostra soggettivit creatrice e culturale. Lidentit esistenziale e creatrice diventa, quindi, la certezza intima di esser-ci, cio di essere proprio noi e non un noi formatosi sulla condivisione altrui e nella specchiatura del mondo. E questo pur riconoscendo che la vita anche feedback con la realt esterna, ma in questo processo a prevalere siamo sempre noi, con la nostra individualit in movimento. E questa la vera identit da cui dobbiamo partire per coltivare una democrazia matura e una societ di diritti in cui ciascuno sia partecipe con una mente libera, anzi liberata, dallalienazione etica stabilita da altri che impongono cosa sia il bene e il male senza consultarci. Ea causa di questa nostra intrinseca debolezza che lalta finanza, ad esempio, ha gettato il mondo nella crisi economica che conosciamo. Certo, luomo ha bisogno di continui referenti esterni, come lo Stato, la scuola, il diritto, la politica, la societ, il lavoro, la famiglia. Ma vissuti come fattori comprimari, non come sostituti della propria identit di fondo. Questo poteva accadere una volta, quando agli uomini era finanche vietato di leggere la Bibbia, ma oggi che comunque la democrazia un evento compiuto e irreversibile, si deve conciliare l identit culturale di appartenenza, con l identit esistenziale. I due processi vanno integrati con la guida della ragione e con lassistenza del cuore. Da ci pu anche scaturire la felicit a cui oscuramente aspiriamo un po tutti anche se la decliniamo in vari modi soggettivi.

Nomini spesso il cuore. Che vuoi dire esattamente? Trovo molto aperturista questo tuo linguaggio. Hanno ragione, allora, quelli che ti definiscono un illuminista mistico, un poeta. Il cuore il segmento affettivo della nostra soggettivit, la zona del nostro bisogno di amore che consiste nel prendere e nel dare, se si pu, in assoluta eguaglianza intensiva. Manifestare il cuore pu significare anche avere la responsabilit dei doveri e non solo dei diritti. Ma significa anche avere la pietas, la tolleranza, il senso della comprensione e della giustizia, il desiderio dellamicizia e la pazienza di saper aspettare che noi e lAltro se ci amiamo, ci si possa reciprocamente raggiungere nel luogo misterioso dellunione profonda. Il cuore un sentimento di appartenenza alla collettivit e bilancia la nuda ragione che ha una natura quasi ineluttabilmente matematica e geometrica. La pietas non crea disquilibri e ingiustizie? No, la pietas il luogo mentale dellattesa. Dellattesa che lAltro maturi e capisca, che si ravveda e si emendi dallerrore, che lavori per capire senza irrigidirsi nella sua mentalit precostituita. Ovviamente si deve entrare in un processo dialettico. LAltro non va atteso nel luogo della collisione ma in una stazione di incroci dove passano, tra i tanti treni, anche quelli che ci porterebbero in paradiso se solo sapessimo intuire il binario giusto. Credi che siamo solo materia o c dell'altro? Certo che c dellaltro. C tutto il gap tra Natura e Persona. La nostra soggettivit non viene dai neuroni e cos pure lidentit profonda di cui parlavamo prima. C dellaltro ogni volta che impediamo alla Natura di prendere il sopravvento sulle nostre decisioni, ogni volta che correggiamo gli eventi naturali, ogni volta che latto creativo ci dimostra una sintesi concettuale sovrannaturale che nessun programma meccanico saprebbe produrre. Ma non c una sola ricerca in tal senso. Le neuroscienze cercano solo risposte materialmente utili e non si preoccupano della sfera interiore e vi sono filosofi che addirittura negano la utonomia della coscienza e la fanno dipendere dal corpo e dallambiente. Non c dubbio che la coscienza sia costituita anche dal corpo, dallambiente e dalla memoria. E che si nutra della storia esterna al suo essere nel mondo. Ma altrettanto vero che mentre lesterno discontinuo, variabile e mutevole secondo i luoghi e gli avvenimenti, quel nucleo fondante dellidentit profonda resta lo stesso per tutta la vita. Siamo coerentemente e strutturalmente noi dal primo vagito allultimo respiro. Noi possiamo trasferirci in qualsiasi situazione esterna, ma non perdiamo mai il senso della compiutezza singolare del nostro Io. Sappiamo di essre noi, e nessun altro, in qualunque situazione possa essere immerso il nostro S e in qualunque parte della terra. Questa identit una propriet, esclusivamente umana, che possiamo definire come anima, cio come luogo atemporale e aspaziale di ci che consideriamo percezione del nostro esistere. Se non fosse cos non potremmo essere responsabili delle nostre azioni, perch saremmo robot, per quanto intelligenti e sofisticati.

LA FINE DELLUMANESIMO?
Sul giornale La Repubblica Marco Lodoli (docente e scrittore), col titolo La fine dellumanesimo, il 31 ottobre scorso ha scritto una sorta di accorato de profundis, dellumanesimo citando i suoi studenti ai quali tutto ci che umanistico ormai appare come polveroso, malinconico e di nessun interesse. Il mondo cambiato, scrive Marco Lodoli, e i nostri ragazzi leggono altri

libri, ascoltano altra musica, amano e odiano in un altro modo, ragionano seguendo strade invisibili. E poi: Oggi i ragazzi non si voltano pi indietro, gli prende subito la tristezza perch alle spalle avvertono solo un cimitero degli elefanti. La vita adesso, qui e ora, e poi di nuovo qui e ora, e quello che stato stato, e tutte le chiacchiere dei vecchi sono fumo nel vento. Il presente si nutre di se stesso , digerisce se stesso e va avanti. Larte, il pensiero, la letteratura dei secoli andati lenta, puro impedimento vitale, ruminamento in epoca di fast food. In tutto ci Lodoli vede la fine dellumanesimo, citando in apertura di articolo, come ulteriore pezza dappoggio, una collega professoressa la quale quasi piangendo si confessa: Entro in classe, comincio a spiegare, e subito mi accorgo che nessuno mi ascolta. Nessuno, capisci? E cos per giorni, mesi, forse per tutto lanno. La mia voce non gli arriva, parlo e vedo le parole che si dissolvono nellaria e dopo un poco mi sembra che anch io mi dissolvo, resta solo un senso di impotenza, di fallimento. Conclude Lodoli: Dobbiamo assolutamente capire dove stanno andando, perch ci salutano senza voltarsi, perch non si fidano pi della nostra cultura. Oggi loro sentono che la vita altrove e la memoria non basta a reggere lurto con le onde fragorose del mondo che sar A questo articolo, sempre su Repubblica ( del 5 novembre), risponde un altro scrittore, Andrea Tajani, che per contrappone al fin troppo usato termine umanesimo (spesso citato a casaccio) quello di rinuncianesimo, una categoria del pensiero adulto che oggi troppo facilmente sta rinunciando a capire i giovani, quasi abbandonandoli al loro destino. Tajani dice una cosa che subito venuta in mente anche a me leggendo larticolo di Lodoli. E quando scrive che gli adulti devono trovare un linguaggio per far arrivare fino a loro gli strumenti con cui nel passato abbiamo provato a costruire il futuro, lumanesimo, il marxismo. Troppo comodo buttare lumanesimo, scrive. Poi decideranno loro come usarli, se considerarli buoni, vintage o soltanto vecchi. Perch forse, pensavo mentre leggevo larticolo sto citando sempre Tajani hanno ancora bisogno di madri, di padri, di nonni, che facciano le madri, i padri, i nonni, e non di babysitter che li guardano perplessi E hanno bisogno di insegnanti [.] e non distudentsitter che girano per la classe guardandogli le spalle e crogiolandosi nel loro dorato e inservibile passato. *****

A mia volta, leggendo i due articoli, sono state anche altre le domande che largomento impone con urgenza: siamo proprio sicuri che esistono adulti capaci di cambiare il proprio linguaggio, di riconvertire i propri saperi verso una modernit che non pi possibile parametrare sul passato? E insegnanti capaci di capire la modernit, anzi il postmoderno, per poi sensibilizzarsi sulla lunghezza donda di ragazzini nati col telefonino al posto del biberon?

Il fatto che noi (almeno noi ex ragazzi) ci stiamo vivendo una dicotomia che sembra insanabile: siamo diventati tecnologicamente e antropologicamente diversi usando internet, telefonini, parabole e satelliti extraterrestri, manipolando nuovi diritti e nuovi linguaggi, ma conservando tradizioni e soprattutto etiche che non fanno pi parte del nostro tempo. A questo aggiungasi che i ragazzi, appena appena nati a cavallo del terzo millennio, aprono la televisione e si accorgono che alcuni processi storici sono talmente avanzati e gi in parte consuetudinari da far diventare del tutto inspiegabili le polemiche tuttora in corso tra la tradizione e la modernit. Provate, da adulti, a spiegare a un sedicenne le misteriose e insondabili critiche verso temi che tra i giovani non sono neppure pi in discussione, come il divorzio, lomosessualit, la convivenza fuori del matrimonio, il matrimonio stesso, la limitazione delle nascite, la sessualit tra i giovani, luso dei diritti come la libert, lemancipazione sulle religioni imposte, sulla parit uomo-donna o finanche su temi assolutamente assurdi come i dogmi religiosi o lassenza di Dio dal mondo.

Come diavolo si pu giustificare, da professori, questa congerie di argomenti che per loro sono assolutamente inesistenti, finendo col ridicolizzare o, nel migliore dei casi, ignorare del tutto ci che il prof. sta dicendo?

Nelle scuole italiane fino a poco tempo fa c stata addirittura una violenta contrapposizione sullinsegnamento della teoria evoluzionistica che, secondo certi cattolici, non avrebbe dovuto sostituire quella creazionistica. Negli Stati uniti questa contrapposizione stata tanto irriducibile da finire molte volte nei Tribunali. Anche in questo caso quanti insegnanti sono stati allaltezza di spiegare, in modo razionale, la sostanziale differenza tra una teoria e una credenza senza compromettersi, non dico con la Chiesa, ma con le stesse

famiglie che hanno la testa ancora imbottita di preconcetti se non di assurdit pseudo-culturali? Del resto a scuola non si riesce neppure a parlare di sessualit senza scatenare, come tutti sanno, le isteriche proteste dei cattolici ai quali, diciamola tutta e con franchezza, non sta affatto a cuore la realt del mondo di oggi, ma solo lasservimento a ideologie che i ragazzi non percepiscono pi come valori, ma come ingombranti assurdit. ******

Dunque di cosa stiamo parlando? Perch se proprio si deve prendere posizione, allora dobbiamo metterci daccordo sul significato dellumanesimo, che non sempre appare chiaro a causa del suo sfilacciamento sotto luso linguistico improprio che se ne fatto, quasi un dovere continuamente propugnato politicamente in una sorta di obbligatorio populismo semantico. Intendiamoci, non voglio insegnare nulla a nessuno, ma solo ricordare che lumanesimo ha due significati. Il primo comprende quel movimento letterario e filosofico sorto in Italia nella seconda met del XIV secolo, per rivalutare lamore per le lettere e per le arti, considerate primarie anche rispetto alla scienza. Siamo in pieno Rinascimento, chiaro, con la riscoperta dellinterezza delluomo (anima e corpo) \e il suo valore nella storia, concetti che per la verit avevano gi condiviso Cicerone e Varrone per i quali la parola humanitas significava leducazione delluomo, quella che i greci chiamavano paideia, attraverso le buone arti, quelle discipline, cio capaci di evidenziare le capacit umane rispetto a quelle degli altri animali. Tutto ci attiene alla sofferenza di Marco Lodoli che vede svanire linteresse dei nostri ragazzi per il classicismo e le letterature dello spirito.

Ma nel secondo significato umanesimo indica qualcosaltro di pi importante della classicit, vale a dire la posizione centrale delluomo nella Storia secondo il vecchio detto di Protagora: luomo la misura di tutte le cose a cui, nel secolo scorso, Heidegger oppone la definizione delluomo come la misura dellessere, respingendo lumanesimo di Protagora considerato troppo effimero rispetto alla nozione di essere.

Quale che sia la versione pi giusta, lumanesimo ricentra luomo nella Storia ma la modernit, in tal modo, pu essere riletta come il compimento

(ancora non risolto) dellutopia umanistica che oggi si sta realizzando attraverso i diritti, la democrazia parlamentare, le costituzioni repubblicane e con la separazione, sempre pi netta, tra religioni e Stato, secondo quella conclusione illuministica che pone ogni valore nellindividualit e nella coscienza nel rifiuto dellalienazione umana a qualsivoglia ideologia per la quale si battuto a lungo il bistrattato Marx.

Non voglio trarre conclusioni, ma rispetto a queste premesse che dobbiamo decidere se considerare lumanesimo qualcosa di morto e sepolto oppure se lutopia umanistica non sia gi pienamente in corso facendola coincidere con le conquiste a favore delluomo che non riguardano solo le grandi scoperte scientifiche e tecnologiche, ma soprattutto la nascita della libert che appare come conferma e non come cancellazione del valore centrale dellumanesimo.

Resterebbe da capire perch le nuove generazioni rifiutano lantica cultura classica, la quale comunque un prodotto della creativit e dellintelligenza umana.

Ora mi prender un bel po di sberle: ma siamo proprio sicuri che gli insegnanti sono all'altezza della situazione e i loro atteggiamenti in classe non siano gli stessi che i ragazzi si vivono in famiglia, insofferenti, nevrotici. Quanti professori hanno studiano psicopedagogia, hanno esperienza di vita o hanno letto qualche libro di buona psicanalisi, quanti di loro studiano i problemi della giovent di oggi, di ragazzi che sembrano allo sbando mentre sicuramente sono allo sbando i loro genitori, (che magari sono insegnanti a loro volta) incapaci - lo ha dichiarato la stessa chiesa cattolica pi volte - di trasmettere valori in quanto a loro volta ne sono privi?

E tutto da ripensare. Da ripensare, cio, la relazione sistema scuola con la formazione dei ragazzi. Ho detto formazione non informazione. A chi spetta? E inutile girarci intorno. Ai nostri tempi, parlo per me ormai vecchio, i professori erano arroganti, supponenti e intrattabili come in gran parte lo erano i nostri padri-padroni. Queste tre cose messe insieme ci venivano propinate come la giusta severit che occorreva per raddrizzare le nostre

schiene e riempire le nostre zucche vuote come ha lasciato scritto San Paolo. Anche allora, tuttavia, i professori avevano i loro problemi e vigeva lintelligentissima regola che in ogni caso gli adulti hanno sempre ragione e i ragazzi sempre torto, ma oggi si accentuato il precariato con qualche aggravante: che i professori sono ben coscienti di non avere pi sempre ragione dal momento che sono in crisi esistenziale anche loro e poi linsegnamento vissuto come un impiego che spesso un ripiego, senza amore e senza passione. Ma mentre senza amore e senza passione si pu benissimo stare dietro una scrivania a far di conto o in una catena di montaggio a stampare lamiere con una pressa, vi sono mestieri e professioni che necessitano dellamore, della creativit, dellinteresse a perfezionare se stessi per ottenere risultati e conoscenze e per ricavare piacere dalla propria opera. Per un professore o per una maestra non si tratta, infatti, di istruire pratiche o di timbrare francobolli, ma di un rapporto privilegiato tra una persona che deve prendersi cura della formazione di ragazzi con tutto il loro carico emotivo, affettivo, ormonico, di ragazzi spesso provenienti da famiglie disadattate, separate, conflittuali se non addirittura con padri carcerati o tossicodipendenti. Oggi questa situazione di sconnessioni intrapsichiche pi accentuata di ieri, perch il postmoderno unepoca instabile di transizione storica non sedimentata, anzi ancora in effervescenza, per cui linsegnante finisce facilmente col non essere pi all'altezza del suo ruolo. Quanta cura di s pone un professore di lettere nel leggere Dante? Perch se lInferno viene letto da Roberto Benigni piace a tutti, ma quando ce lo leggeva il nostro vecchio professore di liceo anche noi o ci addormentavamo o ci scompiacevamo di risate? Certo, Benigni un attore, ma proprio difficile rendere una lezione pi interattiva, collegarla con la modernit della cronaca, magari ridere assieme ai ragazzi, e discutere di attualit senza la fissazione di pretendere una conoscenza sterile in luogo di un sapere emotivizzato perch calato sui problemi reali? E cos difficile rendere interattiva qualsiasi letteratura e specialmente la Storia, con i problemi dellattualit?

Se cos, compito e fini dellumanesimo, vorrei sottolinearlo, non solo la trasmissione dei saperi scolasticamente intesa, ma lumanizzazione della realt, vale a dire la comunicazione tra cose che sembrano o sono davvero morte (la storia) con quelle ancora utili a farci riflettere nel tempo presente dei ragazzi.

Non c molto altro da dire. Insegnare, anche nella vita, unarte. Anche il solo vivere unarte, se si vuole vivere con un po di felicit. Chi insegna veramente qualcosa chi non trasmette mai un sapere teorico, ma il suo stesso modo di muoversi, di parlare, di entrare in contatto con lAltro, di sapere ascoltare e anche di saper tacere quando necessario.

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Devo poi dire che ho trovato molto pertinente lidea di Galimberti per il quale, in un suo scritto quasi concomitante con gli alti due, ha sostenuto che nel selezionare il personale insegnante, si dovrebbe ricorrere a test di personalit ad hoc per capire se idoneo, se ha una vera passione per linsegnamento e, aggiungerei, se non ha difetti di personalit tali da sconsigliare di metterlo a contatto con una umanit ancora in crescita come pu esserlo una scolaresca allo sbando per i motivi sociali e familiari che tutti conosciamo, a cui va aggiunto lhandicap di dover andare a scuola per ottemperare a un obbligo non essendo in grado, le famiglie, di spiegar loro che la conoscenza un piacere, al contrario dellignoranza che, invece, sempre una iattura.
Pubblicato da Corrado Piancastelli a 12:50 3 commenti: Invia tramite emailPostalo sul blogCondividi su TwitterCondividi su Facebook
MERCOLED 19 SETTEMBRE 2012

Assolutismi e terrorismi
La peste degli assolutismi

Se c una cosa che mi sembra di aver veramente capito durante il corso della mia vita il rifiuto degli assolutismi quando questi vengono utilizzati per esprimere percezioni esistenziali, per definire le verit della conoscenza e finanche nellesibire i sentimenti. Sono convinto, anche al di l dei criteri filosofici di analisi, che non possiamo essere certi di nulla, tranne che nella generalit del parlare comune. Ad esempio posso dire: ti voglio bene o ti amo, ma non sarei mai in grado di dire quanto ti amo. N sapere quanto mi ami tu. Posso immaginare una forma geometrica molto grande, ma ce ne sar sicuramente unaltra ancora pi grande. Di ogni cosa, insomma, se ne pu descrivere sempre unaltra pi profonda e di diversa forma e grandezza. Soprattutto nel bene e nel male: non esiste limite alle virt positive n a quelle negative e anche quando ci sembra di essere certissimi di qualcosa c sempre il rischio di essere smentiti. Lunica verit , dunque, quella che non esiste una verit assoluta e lunica

misura luomo (Parmenide), tranne che nelle strutture meccaniche del mondo: a un lampo segue un tuono, se mi getto dalla finestra finisco in ospedale o al cimitero, un albero - se non sar distrutto da un fulmine - sar un albero anche domani, eccetera. Gli stessi saperi non godono dello statuto di certezza e finanche la scienza cambia giorno dopo giorno ed questo il senso del relativismo per il quale, paradossalmente, neppure esso vero nel senso che se non esistono verit assolute vere, neppure la definizione di relativismo pu essere vera. E non un gioco di parole. La stessa idea di spazio-tempo una nostra convenzione perch rapportata ad una misura e ad un tempo prefissati dalluomo in modo convenzionale: il tempo dellorologio e il calcolo spaziale servono alle nostre configurazioni mentali ma non sono assoluti. Il relativismo, ovviamente, la bestia nera delle religioni monoteiste per le quali non vige lonere della prova, ma la certezza radicale della fede. Ci significa che considerato che di due o pi opinioni diverse rispetto a uninterpretazione, una sola potrebbe essere vera o potrebbero essere sbagliate entrambe io ho sempre ragione e gli altri sempre torto. A ci segue, di regola, lintolleranza radicale verso il diverso, linsofferenza verso la democrazia e la libert di opinione, la violenza dialettica o di fatto in nome di una suprema volont data per certa e non solo presunta. superfluo aggiungere che lintolleranza e lassolutismo determinano il carattere reale del fondamentalismo, una vera piaga dellumanit. Non un caso che il relativismo sia aspramente combattuto da tutti i fondamentalismi, sia politici che religiosi. Perch mentre il relativista incline alla tolleranza e accetta ogni diversit in base al principio che nessuno, su questa terra, detiene la verit, il fondamentalista non pu esserlo in quanto gli stato inculcato fin dalla nascita, che chi non la pensa come lui un nemico da combattere. Del resto quello che i cristiani hanno fatto per secoli, dalle crociate ai tribunali dellinquisizione ed quello che esattamente ora stanno facendo gli islamici da Bin Laden a oggi.

Eguaglianza tra i fondamentalismi

Nel mese di settembre scorso ho avuto lennesima riconferma dellintolleranza assolutista. Loccasione, come gi accaduto altre volte, stata un film. Il regista (cristiano) Nakoula, per aver offeso Maometto col film Linnocenza dei musulmaniha fatto scoppiare una nuova avversione contro gli Stati Uniti culminata con massacri o persecuzioni di americani in Libia, Egitto, Iran, Iraq, Yemen. Afganistan, Bangladesh. Addirittura in quasi tutto il mondo arabo stato bloccato youtube per impedire la visione del film su Internet. Ma proprio negli stessi giorni si sono levate critiche da parte di associazioni cattoliche per luscita, in Italia, del film di Marco Bellocchio La bella addormentata (favorevole al caso Englaro) in quanto il regista non avrebbe rispettato la par condicio mostrando anche la tesi cattolica. Un film a senso unico, stato detto e scritto, pretendendo che Bellocchio avesse rinunciato a essere unartista e che, come tale, non dovesse essere libero di esprimere lopinione che gli pare. In entrambi i casi lassolutismo religioso ha giocato il ruolo principale perch ha determinato unassoluta mancanza di rispetto per la libert di opinione. Ha fatto dunque bene

Obama a respingere ogni insulto a Maometto, ma anche ad affermare con forza che la libert di espressione un diritto inalienabile. Ovviamente ci vale anche per il film di Bellocchio indipendentemente se sia un buon film e qualunque cosa si creda sullo staccare o meno la spina a una persona in coma irreversibile da 17 anni. Ma su questo non mi pare che i politici, per compiacere la Chiesa, abbiano espresso pareri (tranne il presidente Giorgio Napolitano che ha telefonato a Bellocchio per congratularsi) , bench proprio la CEI questa volta non abbia condannato il film commentando che potrebbe essere utile per una dialettica intorno al fine vita (ricordo che lo stesso papa Wojtyla e mons. Martini hanno rinunciato allaccanimento terapeutico dei medici che li hanno assistiti fino alla morte). Ma resta linterrogativo: come possibile che le persone abbiano una mente cos ingessata e monolitica al punto da non essere in grado di respingere la propria istintiva intolleranza, pur nella libert di controreplicare argomentando razionalmente, ma preferendo le reazioni e le invettive irrazionali o addirittura la violenza fisica? Credo che le religioni, al pari delle politiche radicaliste, contengono in nuce il seme della violenza e dellintolleranza perch sono sostenitrici del pensiero unico, cio di una cultura non dialettica e naturalmente antidemocratica. Lassolutismo diventa, in tal modo, un introiezione di modello culturale che modifica lelasticit mentale della tolleranza e diventa un istinto reattivo verso tutto ci che non inscrivibile nel modello introiettato. La cosiddetta verit di fede (politica o religiosa) in queste condizioni psichiche si trasforma in una compulsione reattiva e fanatica verso chiunque la contraddice e questo perch il lavaggio del cervello avvenuto nel corso dellinfanzia, quando il soggetto era esposto allassimilazione acritica della realt e ai modelli familiari e sociali quotidiani. Da questo processo intrapsichico si evince che molte responsabilit sia individuali che di massa non sono mai totalmente del soggetto, ma delle ideologie che gli sono state inculcate quando la mente era ancora una tabula rasa. E una di queste pericolose ideologie, se non la principale, quella che esista un punto di vista privilegiato sopra ogni cosa, da cui si possa predicare la verit assoluta. Torna prepotentemente sempre la solita domanda: dobbiamo essere liberi o essere gregge?
Pubblicato da Corrado Piancastelli a 13:04 6 commenti: Invia tramite emailPostalo sul blogCondividi su TwitterCondividi su Facebook
MERCOLED 13 GIUGNO 2012

Lombroso, il Vaticano, Ges Cristo. Chiesa di Dio o di Satana?

Come i tanti scrittori di sinistra del mitico 68 anchio ho sempre fortemente irriso la teoria di Cesare Lombroso relativa alla fisiognomica. Lombroso (ispirato dai greci del V secolo a.C. e forte delladesione dello stesso Aristotele) aveva

sostenuto che dallaspetto di una persona si risale facilmente al suo carattere e alle sue inclinazioni. I delinquenti e le prostitute avrebbero, dunque, tratti fisici molto caratteristici, per cui dalle loro facce, con buona precisione si risale alla loro inclinazione socio/etica. Non voglio troppo occuparmi di questa questione, che peraltro ha avuto studiosi e estimatori insigni, come Lavater, Browne e Della Porta, ma al tempo della mia giovinezza, appena usciti dalla guerra, fu Lombroso il bersaglio del nostro stare a sinistra, perch le sue teorie ci apparivano razziste. Infatti nella teoria Lombrosiana, il delinquente ha la faccia e la postura da delinquente e la puttana ha la faccia e la postura della puttana. Ma oggi so che Lombroso non era un politico, ma uno psichiatra e criminologo che se ne fregava del razzismo. Io scrivo e descrivo quello che vedo, diceva, senza preoccuparmi di ci che potr dirsene. Naturalmente lassociazione tra delinquenza e puttanesimo risente della cultura religiosa del passato, ma sta di fatto che in questi ultimi anni mi sono in parte ricreduto sullopposizione a Lombroso, se si prescinde, naturalmente, da valutazioni separatistiche e razzistiche e si accetta il principio scientifico che la mente agisce sul corpo, come dimostra la psicosomatica, che noi conviviamo con il DNA del nostro passato e che gli umori e le passioni della nostra interiorit si possono leggere nei nostri occhi, come anche ricordano le pi belle canzoni damore. Ma che Lombroso e i suoi predecessori non avessero tutto il torto che gli attribuivamo, mi era gi balzato in mente vedendo le foto di certi gerarchi ecclesiastici, oltre che dei boss della camorra o della politica. Come si fa a mettere daccordo la faccia di certi cardinali con la carit, la piet, il senso del perdono, lumilt, la bont, cio il corredo che dovrebbe accompagnare ogni buon cristiano? Non abbiamo alcuna immagine del volto di Ges. Ma per la vita che ha avuto e per lesempio che ci ha lasciato, sicuramente non aveva una faccia come quelle che si vedono in televisione e sui giornali.

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Il secondo punto della riflessione concerne la meraviglia e il doloroso stupore che mostrano i cattolici di base rispetto sia alle migliaia di casi di pedofilia che agli intrallazzi mafiosi della Chiesa. Francamente uno stupore che non si capisce. La Chiesa cattolica sempre stata un concentrato di malaffare che raggiunse il suo acme demoniaco con gli atti delinquenziali della santa inquisizione, (scrivo santain minuscolo perch la maiuscola la uso per le persone perbene), con le crociate, con i massacri in America dei cattolici spagnoli e portoghesi, con le confische dei beni di chiunque fosse in odore di eresia, con i roghi e lesilio di famiglie smembrate dai fanatici cosiddetti cristiani. Cosha da spartire il cattolicesimo con la fede sincera (anche se irrazionale) dei cristiani che si riconoscono in Ges Cristo? ... Non sorprende, invece, la tecnica usata dal Vaticano che punta tutte le sue carte sulla forma, in modo da far dimenticare la sostanza. A tutti noi non dovrebbe

interessare, al di l della curiosit cronachistica, la modalit della sottrazione di documenti dalla scrivania del papa, ma se quello che scritto nei documenti sottratti vero o falso. Perch se vero e nessuno lo ha smentito fino a oggi la Chiesa ha riciclato denaro della mafia attraverso lo IOR (il cui direttore stato dimesso) ed ha corrotto i politici del parlamento italiano influenzando alcune leggi per favorire le lobby finanziarie che fanno capo allo Stato del Vaticano.

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Infine c da chiedersi se davvero il papa non sapesse nulla. Come faceva a non sapere se i documenti sono stati sottratti dalla sua scrivania? E anche se cosi fosse, non sempre il capo che risponde delle truffe dei suoi dipendenti? Abbiamo detto cos per Rutelli, per Bossi, per Penati e per qualsiasi altra situazione relativa alla gestione di partiti e societ finanziate con denaro pubblico. Perch il papa dovrebbe essere indenne da responsabilit dal momento che il capo supremo sia della Chiesa che dello Stato Vaticano e il denaro che amministra nella sua veste giuridica di monarca assoluto, anche denaro pubblico perch proviene da elargizioni di Stati laici e da connessioni con il bilancio dello Stato italiano (come, ad esempio, il finanziamento delle scuole cattoliche, la manutenzione degli edifici religiosi e museali, gli stipendi agli insegnanti di religione, le esenzioni fiscali, eccetera), mentre sul versante privato letica insiste ancora di pi, perch le donazioni e i lasciti che la Chiesa continua a ricevere, certo non dovrebbero essere finalizzati a sovvenzionare giri daffari mafiosi e commistioni con la delinquenza comune.

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Ultima annotazione: avete visto che siamo giunti al mese di giugno del 2012 e dellIMU della Chiesa, come facilmente prevedibile, non se ne parla pi?... Mi auguro di essere smentito.

Pubblicato da Corrado Piancastelli a 16:51 2 commenti: Invia tramite emailPostalo sul blogCondividi su TwitterCondividi su Facebook

MARTED 6 MARZO 2012

Risposta intorno alletica cattolica In seguito alla nota sulla laicit allo Stato, alcuni amici mi hanno fatto notare che, tutto sommato, letica pubblica dettata dal Magistero cattolico, come la Chiesa pretenderebbe, non poi una richiesta tanto malvagia, dal momento che gran parte del mondo politico vive di compromessi, di collusioni sottobanco finanche con la mafia, di ladronerie nei pubblici appalti, eccetera. Alla fine, dicono questi lettori, che cosa ci rimetteremmo nel farci eticamente guidare da un potere forte qual quello di uomini che si ispirano al Vangelo? Suggerisco a questi lettori, alquanto sprovveduti, di consultare almeno una piccola parte dei libri che denunciano con abbondanza di notizie e di prove, tutta lattivit violenta, affaristica e mafiosa della Chiesa, non solo dei secoli passati (per i quali esiste, ormai, una letteratura immensa e storicamente rilevante e consolidata), ma degli ultimi decenni fino ai giorni nostri e poi paragonarla alle pagine dei Vangeli. Siamo disponibili, se a qualcuno interessa, a pubblicare una bibliografia essenziale. Ma per quanto concerne lopinione che letica cattolica potrebbe salvarci da un mondo politico non allaltezza di una morale necessaria, forse bene precisare subito che una democrazia tradirebbe se stessa se dovesse prendere lezione da una religione fondamentalista la quale, per principio, una struttura antidemocratica, tanto vero che lo stesso pontefice non solo detiene tutti i poteri politici e economici dello

Stato vaticano, ma non eletto dalla base. Nella Chiesa i semplici sacerdoti e anche i vescovi, non contano nulla perch lelezione del papa riservata ai soli cardinali che, a loro volta, sono nominati tali solo dallo stesso pontefice in base a strategie di politica interna coperta dal segreto. Ora, venendo allobiezione specifica, se letica civile dovesse essere dettata dalla Chiesa, non avremmo i matrimoni civili, la contraccezione, la procreazione assistita, il trapianto dorgani, luso delle staminali, il testamento biologico, la libert omosessuale, le coppie di fatto, la libert sessuale fuori del matrimonio, la libert di stampa e di opinione e, fra le tante, la libert politica e religiosa. Come possiamo dimenticare le persecuzioni cristiane soprattutto nei confronti degli ebrei, ma anche di altre religioni contro le quali la Chiesa ha finanche inviato eserciti, per esempio le Crociate? Inoltre la Chiesa ha fatto della lotta contro ogni socialismo la sua bandiera di combattimento e non tollera, nonostante il Concilio Vaticano II, alcuna eresia o pensiero contrario al suo Magistero, cos come ha fatto, nellincetta di denaro e di potere, una delle attivit fondamentali della sua esistenza. Nella quale il Vangelo il pretesto per svolgere ogni illecito, puntando sulla complicit e sullomert tacita della maggioranza dei fedeli che in buona fede e molto per ignoranza, scommettono su un Dio che, per, non abita i templi eretti dagli uomini, n le religioni che affermano, mentendo, di parlare in suo nome.
Pubblicato da Corrado Piancastelli a 14:24 3 commenti: Invia tramite emailPostalo sul blogCondividi su TwitterCondividi su Facebook
VENERD 2 MARZO 2012

Laicit e religione cattolica

Il cardinale Ettore Scola (Arcivescovo di Milano) su La Repubblica del 26 febbraio, torna sul tema della religione cattolica nella vita pubblica. La tesi vecchia, ma ogni tanto qualcuno prova a rinverdirla. Nello specifico il Cardinale Scola sostiene che nella vita pubblica deve essere riconosciuta la fede come tale, per cui la narrazione religiosa deve avere gli stessi diritti di cittadinanza di qualsiasi altra verit. Largomentazione del Cardinale Scola quanto mai stucchevole e antica. Egli sostiene, al pari di quanto pi volte ha ripetuto lo stesso Ratzinger in varie occasioni, che bisogna uscire dalla soggettivit e pensare a unetica universale che dovrebbe essere sostenuta dalla fede religiosa. Secondo il, cardinale oggi prevale, al contrario, un graduale processo di abbandono della pretesa stessa di universalit. E poich nessuno dei vecchi codici secolarizzati riuscito a mantenere la sua promessa di raccontare la verit sullesperienza umana in modo credibile ecco che si diffusa una generale sfiducia nei confronti dellannuncio cristiano. Questa crisi, per sempre Scola a dirlo deriverebbe dal fatto che la ragione umana debole ed incapace di portare a termine il compito di conoscere la realt e di stabilire valori da tutti condivisibili. In conseguenza di ci vivremmo in una delusione compiaciuta che celebra la provvisoriet, lincertezza, come esaltazione suprema della libert di scegliere senza le fastidiose costrizioni del passato (etiche, religiose, sociali). Il cardinale invoca una omologazione della ragione. Tutti dovremmo pensarla allo stesso modo e non, come accade oggi, avere concezioni del mondo cos diverse e contrastanti. Il paradosso del cardinale Scola tocca il suo culmine allorch parla della democrazia, la quale sarebbe in crisi perch ogni cittadino pensa di testa propria, involuzione che si dovrebbe correggere per mezzo di un pensiero unico, vale a dire quello del magistero ecclesiastico. Da qui la necessit di considerare lo spazio religioso come pubblico e non privato, nel senso che il politico sempre il cardinale che scrive- deve essere lambito in cui tutti i diversi debbono avere la possibilit di contribuire responsabilmente al bene comune della comunicazione cercando di spiegare ci che per loro vale, in un linguaggio che sia accessibile a tutti. Si pu allora essere perplessi di fronte alla presunta laicit di scelte politiche che mirano a eliminare ogni riferimento religioso nello spazio pubblico. E veramente pubblico, e perci sanamente laico, solo quello spazio che scommette sulla libert dei cittadini, credenti e non credenti, di mettersi nel gioco di una narrazione reciproca in vista come insegna Ricoeur di un reciproco, seppur faticoso, riconoscimento.

Il Cardinale Scola nel suo articolo, oltre a chiamare in suo soccorso Maritain, cita incautamente anche Habermas. Dico incautamente perch il filosofo tedesco vero che sostiene il pieno diritto della religione di poter parlare in uno spazio pubblico, (cosa su cui ogni democratico non pu che concordare) ma a condizione che rinunci a portare, nella discussione, argomenti di fede perch, altrimenti, si verrebbe a creare unasimmetria concettuale e linguistica (e, direi, anche di diritto) che una democrazia non pu tollerare. Come si pu non concordare su questa posizione che rende estremamente coerente e lucido il fondamento stesso della ragione? La Chiesa non pu dettare le sue regole etiche a un paese i cui parlamenti sono democraticamente eletti dal popolo e soprattutto non pu oscenamente utilizzare il nome e la volont di Dio dal momento che non in grado di garantirne la veridicit. Cosa sappiamo, noi umani, di ci che Dio vuole o non vuole dal momento che nessuno ha mai sentito la sua voce? Inoltre, come possibile supporre di influire (e la Chiesa continua a farlo impunemente) sulla vita pubblica demonizzando la ragione umana, la quale certamente fragile, ma lo proprio perch per secoli le stato impedito di crescere e di svincolarsi dalle tutele religiose? Dopo i roghi e le persecuzioni dellInquisizione e dei forni nei campi di sterminio nazisti - due nefasti eventi di violenza antidemocratica e gli imbrogli della finanza vaticana e gli stupri sui minori da parte del clero, la Chiesa pensa ancora di poter ottenere ubbidienza alle sue regole e la sottomissione totale al magistero della Gerarchia. Tutto ci ci fa semplicemente orrore. Il tempo del pensiero unico e dei dogma, da noi in occidente, finito con le ultime monarchie e con le ultime dittature, nonostante i residui ideologici di alcuni partiti e delle religioni monoteiste. Inoltre va sottolineato che chi si propone alla guida dei cittadini, soprattutto se si tratta di unistituzione con fini presuntuosamente etici, deve aver dato prova di pulizia morale e di onest intellettuale, due propriet di cui la Chiesa certamente non gode, sia per il suo passato che per il suo presente. Ma anche se desse prova di comportamenti irreprensibili, egualmente una democrazia non potrebbe e non dovrebbe mai accettare di essere influenzata e tanto meno governata da chi vorrebbe ridurre i cittadini a preconcetti fideistici a detrimento della libert della ragione. A meno di non ridurre un paese a un convento di talebani.
Pubblicato da Corrado Piancastelli a 17:01 Nessun commento: Invia tramite emailPostalo sul blogCondividi su TwitterCondividi su Facebook

MERCOLED 14 DICEMBRE 2011

La vergognosa esenzione fiscale concessa alla Chiesa.

Con impudica faccia tosta la C.E.I. di Mons. Bagnasco continua a chiedere ai cittadini italiani di non evadere le tasse poich giusto che tutti concorrano al fabbisogno dello Stato. A sua volta, dopo la messa a punto della recente manovra Monti, Monsignor Giancarlo Bregantini, responsabile della Commissione C.E.I. per i problemi sociali e il Lavoro ha aggiunto che forse la manovra poteva essere pi equa e soprattutto si poteva fare di pi sui redditi alti. Ma se evadere le tasse costituisce un furto ai danni di chi, invece, le tasse le paga, come si deve definire lesenzione estorta dalla Chiesa allo Stato italiano, una Chiesa che non solo riceve, oltre a ad altri finanziamenti (come quelli per le scuole private cattoliche) l8 per mille, ma anche sulle destinate commerciali non ha mai pagato lI.C.I., lI.R.P.E.F. , lI.R.E.S., lI.M.U., nonch le tasse immobiliari e doganali e finanche il gas, lacqua e la tassa sui rifiuti urbani? Ovviamente non stiamo alludendo alle propriet immobiliari comprese nel territorio del Vaticano (che per dovrebbero pagare gli allacciamenti ai servizi del territorio di Roma) ma a quelle disseminate su tutto il territorio nazionale. Si tratta di un patrimonio immobiliare intorno a circa il 20/25% di tutto il patrimonio italiano e comprende, oltre a centinaia di chiese, conventi e oratori, scuole, negozi, banche, case per ferie (10.000 posti letto nella sola zona di Roma) ospedali, universit, cliniche, terreni e Arciconfraternite cimiteriali che trafficano perfino su fosse e tome. Si stima (ma non esiste un sicuro inventario (conosciuto, per, dallAPSA, la societ che amministra tutti i mattoni di Dio) ma opinione nota che la Chiesa sia proprietaria, in Italia, di circa 115.000 fabbricati (locati a societ e famiglie) , 9.000 scuole (dove si paga una retta) e 4.000 tra ospedali e centri sanitari che ricevono corposi contributi. Nella sola provincia di Roma la Chiesa possiede circa 25.000 tra terreni e fabbricati, 20 case di riposo e 16 istituti di ricovero e ospizi. Il solo storico palazzo di Propaganda Fide (un istituto creato per la diffusione del vangelo nel mondo) un possedimento extraterritoriale che affaccia su Piazza di Spagna e oggi vale sicuramente non meno di quindici miliardi. A sua volta propaganda Fide ha un ingente patrimonio immobiliare costituito da appartamenti e negozi e il cui traffico di compravendita oggi si trova al centro di indagini giudiziarie. Ma tutto ci appena una goccia dacqua dello sterminato dominio immobiliare della Santa Sede. Del resto basta appena guardarsi intorno. Non c paese o cittadina in cui non ci siano propriet ecclesiastiche non solo dello Stato Vaticano, ma dei singoli parroci, semplici preti o vescovi. Tra laltro nessuno accenna alle estese propriet immobiliari che la Chiesa cattolica possiede in altri paesi europei e nessuno in grado fare stime sugli introiti miliardari dei lasciti testamentari ( ma si sa che nella sola citt di Roma, ogni anno, vengono depositati circa 10.000 testamenti a favore di enti ecclesiastici), sulle compra-vendite di titoli e azioni commercializzati da banche estere o dalla I.O.R., sulle entrate dei tanti conventi trasformati in alberghi, ostelli e ristoranti, sui tour religiosi che producono milioni di euro ogni giorno per accompagnare i fedeli a Fatima, Padova, Medjugorje, Lourdes, eccetera. A tutto ci la Chiesa risponde che impegnata sul

fronte caritativo, per cui le esenzioni che lo Stato italiano concede compenserebbero lesborso delle casse del Vaticano a favore delle classi meno abbienti. Il cardinal Bertone in risposta alle critiche, ha detto che la questione dellICI un tema aperto da approfondire. Chiss cosa c da approfondire. E sugli altri introiti e esenzioni? Nessuno dice una sola parola. Alla fine, per non perdere completamente la faccia, si organizzer qualche nuovo pasticcio e intrigo e vedrete che la Chiesa far uscire con la mano destra qualche soldo dal cilindro, ma pronta a riprenderseli con la sinistra facendo in modo che nessuno se ne accorga. La giustificazione che la Chiesa debba godere di benefici perch produce un welfare sociale (e psicologico) che lo Stato non in grado di coprire, ha un indubbio fondamento, ma questo non pu autorizzare illeciti arricchimenti sfruttando la (buona) fede dei credenti. Tutte le persone sensibili, pur con pensioni e stipendi da fame, fanno la carit ogni volta che possono. La Chiesa dovrebbe farla sempre, perch la carit dovrebbe rientrare nel suo DNA. Invece accade che siano i laici a fare la carit alla Chiesa concedendo quel che loro non restituiscono. Se si legge il solo rendiconto dell8 per mille, balza immediatamente agli occhi che per le opere di carit la Chiesa utilizza appena il 10% dellintroito annuale, destinando il resto alle opere di culto e al sostentamento dei sacerdoti. In altri termini il fiume di denaro che dalle tasche degli italiani va verso il Vaticano non viene utilizzato per opere di bene ma per la sopravvivenza della struttura ecclesiastica e per laumento dei capitali di riserva.

Pubblicato da Corrado Piancastelli a 12:04 1 commento: Invia tramite emailPostalo sul blogCondividi su TwitterCondividi su Facebook
MERCOLED 30 NOVEMBRE 2011

Il suicidio di Lucio Magri

Ora si scateneranno le solite insulse critiche al suicidio assistito. I poveri di spirito non aspettano altro che queste occasioni per dar sfogo ai propri livori ideologici. E accaduto anche per Mario Monicelli, poco tempo fa. Per fortuna vi sono persone che riescono a viversi la libert da vivi e tenervi fede anche quando decidono di morire. Lucio Magri stava lavorando al suo ultimo libro sulla storia del PCI che (forse) avrebbe intitolato Il sarto di Ulm, quel personaggio di Brecht che si sfracella al suolo perch, al pari di Icaro, non sa volare. Ma avrebbe voluto avere le ali, Lucio Magri, per andare in alto e staccarsi dalla delusione e dal dolore. Ma non avendole ha scelto razionalmente di morire non volendo aspettare che fosse la morte a decidere quando. Dicono gli amici che abbia deciso cos perch deluso dalla politica della sinistra, ma anche perch la morte della moglie Mara, da lui amatissima, lo aveva profondamente segnato. e depresso evidenziando la percezione dellimpotenza romantica perch sin da ragazzo, avrebbe voluto cambiare il mondo. Unutopia benedetta, direi, e finanche salvifica che, come tanti di noi, Magri si viveva, come fallimento generazionale, ma che in lui deve aver generato oscuri inferni e una profonda frattura, irrecuperabile, tra s e la realt.

Si tolto la vita in Svizzera col suicidio assistito. Aveva 79 anni. Nel 1969 era stato il fondatore del Manifesto e protagonista della cosiddetta sinistra eretica, asieme a Luigi Pintor, Rossana Rossanda e Aldo Natoli. Nello stesso anno il PCI li radi tutti dal partito perch intollerante alle loro critiche. Ora gli stupidi che, di solito, vogliono sempre avere lultima parola, scateneranno le solite insulse polemiche per questo ennesimo suicidio razionalmente cercato e voluto. Per loro vale di pi la vita del corpo che quella dello spirito, qualunque significato si voglia dare alla soggettivit creativa e decidente delluomo. Nascere, vivere e morire non sono momenti distaccati e frammentari, ma costituiscono un processo strutturato, un continuum esistenziale di tipo singolare e non collettivo. Se siamo responsabili della nostra vita e dei nostri atti, per logica conseguenza lo siamo anche nella scelta della nostra morte proprio perch il processo dellesistenza unitario. Prima di morire Magri aveva finanche organizzato il suo funerale e gli amici - rispettando la sua decisione - aspettavano la sua morte riuniti nella sua cucina (amava molto cucinare) in attesa di una telefonata dalla Svizzera. Una morte pulita come pulito era stato lui. Coerente e pulito perch la nostra morte, come la nostra vita, appartengono a noi soltanto e a coloro che ci amano. Non mai bello morire, intendiamoci, ma ci sono modi esemplari di morire e modi stupidi. E ci sono morti che fanno riflettere e morti che si dimenticano in un batter dali. Corrado Piancastelli.

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