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I PRECEDENTI E LEVOLVERSI DELLA CONTROVERSIA ARIANA

La controversia ariana si sviluppa nel III sec. ad opera del sacerdote Ario, ma gi precedentemente
abbozzata e trova origine nella controversia trinitaria del II III secolo cerca di stabilire il rapporto tra le tre
persone divine, Padre, Figlio e Spirito Santo, pi precisamente tra il Padre e il Figlio dal punto di vista
dellunit e della distinzione. Il punto centrale delleresia ariana il mistero trinitario. Ecco allora, che la
riflessione si fonda sul come conciliare luno con il trino.
Le correnti filosofiche del tempo (platonismo e stoicismo) erano povere per spiegare il problema, non erano
in grado di spiegare questo aspetto con categorie scientifiche.
Si individuarono tre strade:
Triteismo = distinzione delle persone fino alla separazione: esistono tre dei. Questa tendenza venne
superata dalla comunit giudaica cristiana fortemente monoteista.
Monarchianesimo o Monarchismo ( = unico principio, unico dominio) -- : proprio
perch il monarchianesimo era stato ereditato dallebraismo. Questa corrente sottolinea in Dio
lunit, a scapito della distinzione delle tre persone a partire dal dato del Vangelo e degli Atti.
Il Monarchianesimo pu essere:
_ Adozionista che veniva a considerare Cristo un semplice uomo adottato da Dio come
figlio. In questo modo si presupponeva un unico Dio, il Padre, mentre il figlio
sarebbe stato adottato, concezione che sta alla base del razionalismo della filosofia.
Questeresia si sviluppa in modo particolare in Asia minore alla fine del II sec. (180-
200), i cui esponenti principali sono Teodoto, conciatore di pelli, e Teodoto,
banchiere.
_ Patripassiano che supera ladozionismo, che professa che il Cristo non altro che il
Padre. Chi nato a Betlemme e morto in croce non Ges ma il Padre, mascherato
da Figlio. Essi si radicano nel monoteismo ebraico e i suoi esponenti principali sono,
in Asia, Noeto di Smirne, a Roma, un certo Praxeas, contro cui si scaglier
Tertulliano.
_ Sabelliano o modalista portata avanti da Sabellio, sacerdote egiziano, il quale
insegna, tra il 197 e il 217, che le tre persone distinte non sono altro che tre modi
diversi di manifestarsi dellunica persona divina: come legislatore (il Padre), come
Salvatore (il Figlio), contro cui si scaglia Dionigi di Alessandria, il quale rischiando
di cadere nel Triteismo, insiste nella distinzione.
Subordinazionismo, che fu un tentativo di spiegare la Trinit, operato dagli apologeti, per contrastare
le eresie. Volendo dar rilievo alle tre persone divine, che il modalismo tendeva a negare, finivano con
lo stabilire s la divinit ed inseparabilit delle tre Persone, ma anche una subordinazione gerarchica
tra loro (cfr. anche Origene).
Questi autori non si possono accusare di eresia perch, a quel tempo, i sistemi filosofici non
potevano esprimere altro. Essi utilizzano le categorie del Platonismo di
e -"""" -"---"
Ario, nella sua controversia, si colloca tra i subordinazionisti, tentando di leggere la Trinit in chiave
filosofica, attraverso una spiegazione razionale.
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La controversia trinitaria in Egitto (258)
Dionigi, vescovo di Alessandria, voleva eliminare ogni eresia dal suo territorio. Ecco, allora, che scese in
campo aperto contro i sabelliani rischiando di cadere nel triteismo: i suoi avversari, quindi, lo denunciarono
come eretico al Vescovo di Roma, Dionigi, che si interess alla questione e gli scrisse una lettera in cui gli
consigli di usare il termine consustanziale(cum sub stantialis) nelle controversie. La polemica, per,
non fin qui. Infatti, questo dibattito, considerato dalloccidente, coinvolse anche loriente e, in particolare, la
Siria con Paolo di Samosata.
Il caso di Paolo di Samosata, vescovo di Antiochia, monarchiano
Secondo Paolo di Samosata, monarchiano deciso, infatti, il Figlio non Dio, lunica persona divina il Padre
utilizzando il termine . Ecco, allora, nel Sinodo di tutti vescovi della Siria del 268 fu "
condannato e deposto.
Oltre a questo, fu condannata lespressione, da lui usata, che, per, non da -"
considerare con il significato di stessa sostanza (cfr Concilio di Nicea), ma come stessa cosa, stessa persona,
che effettivamente ha un valore errato.
Questa controversia si inserisce, fin dal 250, in una indeterminatezza teologica delle espressioni, che
dimostra proprio questa confusione, questa non chiarezza, questa equivocit delle parole. In Occidente,
infatti, questi termini, in questo periodo, non hanno lo stesso significato che hanno in Oriente. Bisogna,
allora, trovare una terminologia comune.
Ario e la situazione post-persecutoria della Chiesa di Alessandria (303-311)
Larianesimo, il cui promotore il sacerdote Ario, nasce nel 318 e vive, principalmente, due periodi:
1. Primo periodo dal 318 al 325, dallo scoppio del caso Ario, al Concilio di Nicea, primo
pronunciamento, prima risposta teologica alle sue tesi.
2. Secondo periodo dal 327 al 361, ossia la reazione antinicena. I concili, infatti, per essere veri,
devono essere metabolizzati, devono raggiungere la receptio. Il Concilio ha dato una risposta chiara
alle problematiche, ma, Costantino e gli stessi vescovi, non si impegnano ad assimilare e far
assimilare quelle risposte teologiche raggiunte dal Concilio. (ricordiamoci sempre che la Storia della
Chiesa non la Storia dei trionfi).
3. Terzo periodo dal 361 al 381, in cui vi la lenta ripresa del cattolicesimo, la difesa della cristianit e
la caduta dellarianesimo. In questo periodo si inserisce anche lesperienza di Giuliano lApostata,
dopo il quale, infatti, inizier una ripresa della cultura cristiana, arrivando alla sistemazione
definitiva nel Concilio Costantinopolitano I con la soluzione del problema trinitario.
Ario, sacerdote responsabile che svolgeva la sua attivit a Baucali, apparteneva alla scuola antiochena
(discepolo di Luciano di Antiochia), con un atteggiamento di apertura che distingueva i suoi discorsi. Suo
grande compito e motivo del suo successo e della quantit di simpatizzanti, era la predicazione.
In questo contesto, il vescovo Pietro di Alessandria che aveva abbandonato la diocesi a seguito delle
persecuzioni, ritornato, con atteggiamento molto benevolo con chi aveva ceduto alla persecuzione, fu
contrastato proprio da Ario che si schiera contro Pietro a favore del vescovo Melezio.
Nonostante questo, Ario, nella sua coinvolgente predicazione, affrontando il problema trinitario, in linea con
il pensiero della scuola di Alessandria, fu denunciato dai meleziani al vescovo Alessandro che nel 313
successe a Pietro.
In tal modo avvenne lincontro-scontro tra
Alessandro e Ario. Nel dialogo che possiamo
supporre tra questi due protagonisti della
controversia, Ario espose le sue tesi, che possiamo
ricavare da diversi scritti e, in particolare, dalla
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Thala
1
, cos come Alessandro espose le sue.
POSIZIONI DI ARIO
1. Il Verbo non coesiste dalleternit con il Padre, non
eterno come il Padre.
2. Il Verbo stato creato dal nulla, ex nihilo sui et subiecti.
3. Il Verbo non Figlio naturale del Padre, adottivo.
4. La natura del Figlio non procede da quella del Padre,
quindi diversa.
5. Il Verbo ha cominciato ad esistere per un atto di volont
del Padre, prima non cera e poi c.
6. Il Verbo per natura soggetto al mutamento, fisicamente
e moralmente.
Ario afferma la creaturalit del Verbo.
POSIZIONI DI ALESSANDRO
1. Il Verbo coesiste con il Padre fin dallinizio (cfr
Rapporto tempo ed eternit).
2. Il verbo non stato creato ma colui che ha creato (cfr
diverso il demiurgo).
3. Il Figlio non figlio per adozione, ma per natura.
4. Il Figlio possiede una natura uguale (=identica) a quella
del Padre (esplicitato solo nel 381).
5. Il Verbo esiste per comunicazione della essenza-natura
del Padre.
6. Il Verbo nella sua natura divina, in quanto la possiede,
non soggetto alla mutazione. Egli mutato fisicamente
ma mantenendo la natura divina.
Alessandro afferma le due nature, la creaturalit e la divinit
del Verbo
1 Il soggetto delle affermazioni di Ario sempre il
Figlio di Dio, non Ges Cristo.
4
.
Alessandro espulse dalla comunit Ario e chi aveva fatto parte o la pensava come lui. Ma Ario non fece passi
indietro, anzi, non riconosciuta la scomunica, cerc lappoggio e la protezione di molti vescovi che
appoggiavano la sua visione. Le sue posizioni, infatti, erano condivise da molti vescovi. Ario esprimeva il
tentativo di razionalizzare il mistero, rischiando, per di soppiantare la rivelazione con la ragione. Tra questi
vescovi nominiamo, in particolare, Eusebio di Cesarea, storico della Chiesa (cfr taglia-incolla della sua
Storia Ecclesiastica) e Eusebio di Nicomedia, il quale con lettere invit Alessandro di Alessandria a ritirare la
scomunica ad Ario.
Alessandro, capendo la difficolt e la portata del problema, fece della disputa una questione universale.
In tal modo Alessandro convoc un Sinodo e riconferm la condanna. Intanto Ario si rifugiava presso quei
vescovi, suoi protettori. In un Sinodo della Bitinia, Eusebio di Nicomedia si oppose ad Alessandro e
riammise Ario nella Chiesa. Il caso venne allorecchio di Costantino, che, attraverso il suo consigliere Osio
di Cordova, propone la convocazione di un Concilio. Giunta informazione del consenso, ecco che Costantino
indice il Concilio a Nicea, che si far nel 325.
Il Concilio di Nicea (325)
Quello di Nicea il primo Concilio ecumenico e prende decisioni importanti in materia dogmatica. Le fonti
attribuiscono concordemente a Costantino, liniziativa e lindizione del Concilio. La parola del Concilio
diviene, quindi, definitiva.
Ecco, allora, che si sarebbe finalmente affrontato il problema dogmatico, tanto dibattuto in quel periodo. La
data del Concilio fu fissata per il 25 maggio 325: limperatore avrebbe pagato il viaggio e il soggiorno, nella
stessa Corte Imperiale, a ciascun vescovo.
Al Concilio, furono presenti 318 padri autorevoli, di cui la maggior parte erano vescovi orientali perch in
Occidente era difficile sostenere il viaggio. Figure importanti che vi parteciparono sono Alessandro di
Alessandria, con a seguito il suo segretario-teologo Atanasio, Eustazio di Antiochia, Marcello di Ancira,
Ario, sostenuto da Eusebio di Cesarea ed Eusebio di Nicomedia. Nonostante le difficolt, erano presenti
anche cinque delegati dellOccidente (la controversia non si era ancora diffusa in quel periodo): Osio di
Cordova, Vito e Vincenzo, delegati di papa Silvestro, Ceciliano di Cartagine
Nel palazzo di Costantino, messo a disposizione per il Concilio, il primo tema trattato fu quello ariano.
Sebbene gli atti del Concilio non ci siano pervenuti, ci sono giunti, infatti, soltanto la professione di fede e
alcuni canoni, abbiamo altre informazioni dagli scrittori e autori ecclesiastici del tempo.
Ci fu la lettura di una professione di fede ariana con la citazione di alcuni passi del libro di Ario, la Tala.
Alla lettura, furono molte le voci di disapprovazione.
Si cerca, quindi, un compromesso con Eusebio di Cesarea che port il simbolo battesimale della sua diocesi:
i padri lo considerarono ortodosso ma necessitavano delle modifiche e delle integrazioni.
Inizi, cos, la discussione in cui entr la parola chiave dettata da Costantino, -"
suggerita da Osio di Cordova e promossa dallo stesso papa Silvestro. Tutti la sottoscrivessero (sebbene fosse
stata bandita con Paolo di Samosata, ma con un altro significato), mentre gli oppositori furono espulsi.
o Ario viene accusato con Secondo e Teodato e altri vescovi, suoi protettori e mandati in esilio;
o Eusebio di Cesarea, Eusebio di Nicomedia, Teognide di Nicea, sostenitori di Ario, per mantenere
i loro ruoli, sottoscrivono la professione di fede nicena, pur rimanendo fedeli ad Ario, ma, fino
alla morte di Costantino, non si permetteranno di intervenire su questo campo.
Il secondo problema era quello che riguardava la data della Pasqua. Nella liturgia orientale la Pasqua veniva
sempre celebrata il 14 di Nisan, mentre nella liturgia occidentale veniva celebrata la domenica dopo il 14 di
Nisan. Si trov, quindi, laccordo di celebrarla la domenica successiva al 14 di Nisan.
Il terzo problema da trattare era lo scisma meleziano.
Melezio era vescovo della cittadina egiziana di Licopoli. Pietro di Alessandria, in quel periodo, fu mandato
in esilio, costretto, cos, ad abbandonare la sua diocesi. Melezio, intanto, in assenza del vescovo, entr a
giurisdizionare nella diocesi di Pietro, ordinando preti. Al ritorno di Pietro dallesilio, ecco che si trova di
fronte ad una diocesi divisa tra suoi fedele e fedeli di Melezio. Questa situazione perdurer anche con il
successore di Pietro, Alessandro. Alessandro, allora, domanda al Concilio di trattare questa situazione e di
darne una soluzione. Si decide, quindi, che Melezio potesse stare nella sua diocesi e il clero da lui, ordinato,
potesse ritornare nel presbiterio, previa limposizione delle mani e laccoglienza nella Chiesa di Dio.
Cos, il Concilio di Nicea si conclude nella parte dogmatica. Consideriamo, inoltre:
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1. Il Concilio di Nicea il primo Concilio della Storia della Chiesa, che ha indubbiamente carattere
ecumenico. Il Concilio prende una decisione in materia di fede che ha un carattere di costituzione
dogmatica.
2. Questa definizione di natura di fede, per essere ben compresa, per una corretta interpretazione, non
solo utilizza termini biblici, ma, per esplicitare meglio la propria definizione di fede limitata, ricorre
a termini di carattere filosofico, che sono i pi adatti a comprendere il mistero e la nostra fede.
A noi sono giunti:
La formula del credo Niceno, che dichiara lonnipotenza del Padre, negando il Manicheismo, la fede
nel Figlio generato e non creato, della stessa sostanza del Padre
(= ), affermando cos la distinzione lunit tra Padre e Figlio -"--"
con una sottolineatura sotereologica, e nello Spirito Santo, segno dellassenza di una riflessione sullo
Spirito Santo nel II sec.
20 canoni disciplinari, che, nella concretezza di unanalisi delle questioni quotidiane della Chiesa,
affrontano vari problemi disciplinari, segno del cammino e della crescita della Chiesa, con i piedi per
terra. Essi riguardano: No ai preti mutilati o castrati (canone 1); tra il battesimo e lordinazione
sacerdotale deve passare del tempo (canone 2); si dice no al concubinato del clero, alla presenza di
donne in casa dei vescovi (canone 3); si chiede di mantenere il celibato, anche se la situazione
ancora instabile; si chiede di conservare, ai vescovi, le antiche autorit e privilegi, in particolare ai
quattro patriarcati su cui si poggiava la Chiesa (Roma, Gerusalemme, Antiochia, Alessandria).
In sintesi:
Il Concilio di Nicea con la sua formulazione di fede un avvenimento di grande importanza:
il primo Concilio ecumenico della storia.
Prende una decisione in materia dogmatica definitiva.
Questa definizione dogmatica si serve di una formulazione precisa, utilizzando, per, termini filosofici.
Reazione anti-nicena e secondo periodo della controversia ariana (327-361)
Dopo il Concilio di Nicea gli ariani non avevano abbandonato la lotta. Il Concilio di Nicea, infatti, aveva
risolto il problema solo sul piano teologico, ma, nella pratica, pur accolte e sottoscritte tutte le decisioni, la
loro realizzazione non fu per niente facile. Eusebio di Nicomedia e Teognide di Nicea, infatti, dopo lesilio di
Secondo e Teodato, comunicarono allimperatore la loro non accettazione della professione di fede e il ritiro
delle loro firme. Limperatore, coerentemente, li manda in esilio in Gallia, sostituendoli con vescovi fedeli al
Concilio.
Ma, nel 328, anche Costantino cambia opinione. Richiama i due vescovi ed, al posto di Osio, elegge Eusebio
suo consigliere. Perch questa svolta? Le ipotesi sono plurime: per linflusso della sorella Costanza, perch
attratto da Eusebio di Cesarea, storico e cortigiano di Costantino (cfr monarchianesimo politico pag 2).
Eusebio di Nicomedia, a questa svolta, approfitta della situazione e cambia tattica: finch fu in vita
Costantino, la sua lotta non era rivolta contro il simbolo, tanto amato dallimperatore, ma contro i capi
dellortodossia, eliminandoli moralmente e fisicamente. Cominciano, allora, dal 327 alla morte di Costantino
nel 337, i sinodi provinciali per attaccare e stracciare Atanasio, che sar costretto allesilio a Treviri, accusato
di aver ucciso il vescovo meleziano Arsenio e di fustigare i suoi vescovi, poi Eustazio, esiliato in Tracia, e
Marcello di Ancira.
Il partito ariano ha cos mano libera e grande autorit, tanto che cerca anche la riabilitazione di Ario che, nel
334, fu convocato dallimperatore. Ario present a Costantino, una nuova professione di fede, che Costantino
accett ed impose come nuova professione di fede, insieme ai vescovi, nel Concilio di Gerusalemme,
accettando, cos, anche la dottrina ariana. Ario, per, non fu riabilitato perch mor poco prima, nel 336.
Nel 337 mor anche Costantino. Nasce, qui, un problema: Costantino si convertito al cristianesimo, oppure
rimasto pagano? Gli storici, su questo aspetto, si dividono: alcuni dicono che non si battezz fino allultima
settimana, perch aveva vissuto in maniera peccaminosa; altri dicono invece di s, in quanto era usuale, a
quel tempo, rimandare il battesimo il pi tardi possibile, e, inoltre era anche un punto di riferimento per i
pagani. La conversione si colloca nel 312, con la battaglia di Ponte Milvio, condotta contro Massenzio,
quando gli era stato detto in sogno in hoc signo vinces. Si ritiene che la conversione sia il riconoscimento
della vittoria per merito di Cristo il 28 ottobre 312.
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Alcuni, invece, dicono che la data della conversione va collocata nel 324, nella battaglia contro Licinio A
Nicopoli. Notiamo che Costantino, successivamente a questa battaglia, applica gli stessi favori del
paganesimo al cristianesimo.
Altri, infine, sostengono che la posizione di Costantino sia machiavellica, egli stato cristiano autentico,
ma allo stesso tempo vero ed abile politico. Ha colto tutte le occasioni buone, tentando di controllare la
situazione, sapendo bene interpretare e costruire.
Nel 337 muore, e la successione non fu facile. Nel 340, i tre figli, che assunsero il titolo di Augusto, si
divisero lImpero, ma, in una congiura, vennero uccisi tutti i loro figli maschi. Rimasero solo tre cugini che
si divisero lImpero:
- Costantino II ricevette loccidente con capitale a Treviri.
- Costante ricevette le regioni balcaniche con capitale a Sirmio.
- Costanzo ricevette la regione orientale con capitale a Costantinopoli.
Ma Costante, il pi giovane dei fratelli, rivendic luguaglianza nei territori e, venuto alle armi con
Costantino II nel 340, lo uccise in un agguato. Limpero ora, quindi, diviso in due parti.
Politica imperiale
Nessuno dei due imperatori voleva ritornare al paganesimo. Nel 341, emanarono un decreto dove si poneva
fine alla superstizione del popolo pagano.
I due imperatori furono, per, impegnati nel problema ariano e, in particolare, nella scelta di che parte
assecondare.
Costante (occidente) rimase filo-ortodosso, fedele al credo niceno.
Costanzo (oriente) rimase di tendenza filo-ariana.
Questa situazione necessitava di un compromesso:
1. Nella prima parte, dal 341 al 350, i due fratelli si condizioneranno a vicenda, senza nuove
professioni di fede n da parte nicena, n ariana, senza il coraggio di imporsi.
2. Alla morte di Costante nel 350, per, Costanzo, senza pi legacci, favorir i filo-ariani. Ecco, allora,
che ci fu una reazione cruenta contro il simbolo (e in particolar modo il termine
), che diviene tanto agguerrita che, quasi tutte le Chiese, finiscono per -"
sottoscrivere una professione di fede ariana.
3. Ci sar, infatti, la cancellazione del termine ma anche il tentativo di inserirne altri che, comunque,
non risolveranno il problema perch n ortodossi n ariani.
In questo periodo, abbiamo ancora tentativi di eliminare Atanasio. Dal 350 al 356 fu Atanasio, in pratica,
lunico difensore dellortodossia, e per questo pi volte mandato in esilio.
Sorsero, nel 356, anche delle nuove correnti teologiche. In questo periodo, nasce il partito aeziano, promosso
da Aezio che, in quanto filosofo, tent di spiegare razionalmente il mistero, riprendendo il rapporto tra Padre
e Figlio delle tesi di Ario, che, secondo lui, era lunica via di comunicazione. Secondo le sue tesi, il Figlio
non n e nemmeno simile (= ), ma completamente dissimile -" -""
(= ) dal Padre. Questa soluzione suonava, per, troppo radicale, infatti, presentata al -"
Sinodo, fu sottoscritta soltanto da alcuni vescovi.
Ma gi nel 357 questa posizione cominci a calare, perch invalse, su questa, accettata dallimperatore
Costanzo, una corrente pi moderata diretta da Basilio di Ancira, secondo cui, in modo pi moderato e vicino
allortodossia nicena, non c dissomiglianza ( ) ma somiglianza nella sostanza (non -"
ma ). -" -""
Limperatore Costanzo fu conquistato da questa formula che, nel Sinodo di Sirmio del 358, fu approvata
anche da papa Liberio, che vi riconosceva un possibile dialogo.
Ma un gruppo di altri vescovi, in cui primeggiavano Valente e Ursacio, nel 359 suggerirono allimperatore di
celebrare questa formula con due sinodi in contemporanea a Seleucia per i vescovi orientali e a Rimini per i
vescovi occidentali. Da queste riunioni, ne risult che il Figlio simile al Padre senza alcuna specificazione,
dando, quindi, maggior favore alla corrente omeista, piuttosto che a quella omeusiana.
In questo periodo, sembra che il cristianesimo sia tutto ariano. Questo, infatti, il contesto della famosa
espressione di Girolamo: Il mondo gemendo, stup, dal mattino alla sera, di trovarsi ariano.
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Nel 360, nel tentativo di confermare e rappacificare le posizioni di Rimini e Seleucia, limperatore indisse un
Concilio a Costantinopoli, dove si trov un accordo tra le varie pressioni.
Tentativo di restaurazione pagana con Giuliano lApostata
Nellaprile del 360, Costanzo chiese al cugino Giuliano, che era scampato dalleccidio
2
, di inviargli delle
truppe militari per una guerra contro i persiani, costante pericolo ai confini dellAsia Minore. Ci fu per un
puch militare (che noi chiameremo Provvidenza): i soldati acclamarono Augusto Giuliano contro cui
Costanzo, giunta la notizia, si equipaggi per la guerra. Ma, mentre Costanzo stava andando ad affrontare
Giuliano, cadde ammalato e battezzato nellora di morte, nei Balcani.
Giuliano, entrato a Costantinopoli, divenne cos imperatore di Oriente ed Occidente. Egli, per, si rivel un
cristiano solo di facciata, e si fece fautore del paganesimo, ponendo al suo fianco, come consiglieri, il
filosofo Massimo e Prisco, due pagani.
Giuliano fu allevato secondo la religione cristiana, perse la madre da piccolo, il fratello e il padre nella
congiura e pens che Costanzo fosse il mandante. Allontanato da Costanzo, fu battezzato ma, nella
giovinezza, subentr la crisi religiosa, essendo a contatto con insegnanti non religiosi. In questo contesto,
avvenne la metamorfosi al paganesimo, aspetto che non fece mai intravedere. Una volta preso il potere fece
cadere la maschera.
Avvi, allora, un programma per portare il paganesimo a diventare religione di stato:
- Rovesci completamente la politica dellImpero Romano: i funzionari divennero pagani e, con numerosi
editti di tolleranza, furono abolite le limitazioni al paganesimo.
- Serie di riforme a favore del paganesimo che diviene religione di Stato. Limpero diventa nuovamente
confessionale.
- Riorganizzazione dei sacerdoti, apertura ai culti misterici,
- Riforma della scuola che andava a penalizzare i cristiani, in quanto i gradi di insegnamento dovevano
essere dati dopo un esame del autorit politica che doveva esaminare la convinzione religiosa affinch i
cristiani non potessero pi insegnare, o meglio non insegnassero in scuole pagane, poich non avrebbero
insegnato il paganesimo (da ricordare il grande scalpore che cre la conversione di Mario Vittorino).
- Contro i cristiani, esclusi dalla maggior parte delle cariche amministrative imperiali e dallesercito
stesso.
- Contro i vescovi, i capi delle comunit, in quanto richiama in patria i vescovi esiliati, non per piet o
generosit, ma, piuttosto, per far nascere contrasto, spaccature e divisioni con i nuovi vescovi fatti da
Costanzo.
In questo contesto di nuova persecuzione, ecco che si manifesta nuovamente la Provvidenza: i Persiani
continuano a premere nella zona orientale dellImpero e Giuliano decide di intervenire. Nella battaglia contro
i persiani, dopo alcuni successi, lesercito imperiale fu costretto a ritirarsi, e Giuliano, ferito in un attacco,
mor in campo a 32 anni (363).
Per quanto riguarda la morte di Giuliano ci sono varie ipotesi:
- Secondo gli storici morto tra i suoi maestri, Prisco e Massimo, e sepolto in seguito a Tarso.
- Secondo altre leggende, prima di morire Giuliano si sarebbe rivolto al Dio Sole, dicendo:
(=Dio Sole, perch mi hai "-"""""""-"-"-"
abbandonato?).
- Unaltra leggenda vuole che, sul punto di morte, abbia detto: Galileo hai vinto.
Questa fase, che va dal 360 al 363, e che comport un cambiamento radicale, fu fondamentale per superare la
reazione anti-nicena.
Il terzo periodo: il crollo dellarianesimo
2 Giuliano sopravvive ad una strage di cui il mandante sembra essere stato il cugino stesso Costante. In questa battaglia
perse il padre e il fratello. Dopo di questa, Costante, non molto fiducioso, lo mand a Macellum, dove, cresciuto,
divenne capo dellesercito con sede a Parigi, ma lontano dai centri di potere.
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In questo periodo che va dal 363 al 381, data di inizio del Concilio Costantinopolitano I, i due partiti filo-
ariani cominciarono il loro declino. Con la morte di Giuliano lApostata, i vescovi niceni non avevano pi il
contrasto dellimperatore e per questo si fanno forza ed iniziano la loro lenta ripresa.
In occidente, Ilario di Poitiers, nel 360, convoca un Sinodo dei vescovi della Gallia a Parigi, ribadendo
lortodossia nicena che fu sottoscritta da tutti i vescovi presenti.
In oriente, si mossero anche i vescovi dell Egitto, per opera di Atanasio che ritorn in diocesi convocando
un Sinodo.
Inizia in questo periodo, la riflessione sullo Spirito Santo (362). Atanasio scrisse a Serapione di Tmuis
(vescovo semi-ariano) a proposito di questo, in quanto la riflessione finora era rimasta catalizzata sulla
relazione Padre e Figlio. Molti negavano la divinit dello Spirito Santo. A questi, Atanasio si oppone.
Dal punto di vista civile, nascono, per, degli ostacoli dai successori di Giuliano.
In oriente, successe e prese il potere Valentiniano I che opt di governare con il fratello Valente, dividendosi
il potere, in Occidente Valentiniano I (niceno), in Oriente Valente (ariano).
Valentiniano muore nel 375.
Valente continu a governare ma fu costretto ad affrontare diverse difficolt. In questo periodo vi la
pressione da parte dei barbari, i Goti che, nel 378, furono sconfitti nella battaglia di Adrianopoli, dove, per,
mor Valente (a questa sconfitta, i Goti ci riproveranno quarantanni pi tardi cambiando ingresso: da Gorizia
e da Trieste, ed entreranno per andare a Roma).
Alla morte di Valente salgono al potere Graziano e Teodosio che riconoscono entrambi la fede di Nicea.
Questo un fattore determinante, infatti, molti teologi neo-niceni cominciano a far evolvere il pensiero e la
riflessione sulla Trinit, approfondendo in particolare lo Spirito Santo (Basilio di Cesarea, Gregorio di Nissa
e Gregorio di Nazianzo)
Basilio di Cesarea ebbe il coraggio di opporsi allimperatore Valente.
Questi tre vescovi, Gregorio di Nissa, Basilio di Cesarea e Gregorio di Nazianzo, agirono sul piano dottrinale
affinando il linguaggio teologico (necessit che era impellente) e affrontando il problema dellunit e
dellindividualit dello Spirito Santo (nuova problematica apparsa nellorizzonte teologico).
Essi, creando un vocabolario comune, distinsero , riferito alla natura divina, ed "
, riferito alle tre persone della Trinit. Ecco, allora, che nella terminologia chiara e -"
nello sviluppo del loro pensiero, possiamo trasformare la loro riflessione nella frase icastica, che fu alla base
del Concilio:
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Il Concilio Costantinopolitano I (381)
La riflessione dei padri Cappadoci porter al Concilio di Costantinopoli.
Progressivamente limpero si sta cristianizzando, ma non ancora compiutamente, in quanto a Roma, il
prefetto del pretorio Simmaco decise di restaurare lara della dea Vittoria, contro cui si scaglia
santAmbrogio; segno della difficile ripresa del cristianesimo dopo la controversia ariana.
In questo contesto, Teodosio, in Oriente, emana nel 380 un decreto, per mezzo del quale la religione
cristiana, trasmessa da Pietro e professata da papa Damaso, diventa religione di stato. Il decreto obbligava
tutti ad essere cristiani: il cristianesimo diventa segno di appartenenza allo stato romano, che in questo modo
diviene confessionale. Limpero romano diventa un impero cristiano.
Questa scelta fu conseguenza di quella che gli storici chiamano svolta costantiniana. La Chiesa, da
perseguitata, diviene religione di Stato, e quindi assolutamente libera, attraverso alcuni passaggi:
Nel 311 leditto di Galerio, editto di tolleranza religiosa per i cristiani, in cui si garantiva la
sussistenza, ma limpero rimaneva ancora pagano.
Nel 313 leditto di Milano, di Costantino e Licinio, che proclamava la libert religiosa per tutti i
cristiani, mentre limpero rimaneva religiosamente neutro.
Nel 380 leditto di Teodosio, in cui lo stato romano diventa uno stato confessionale e il
cristianesimo religione di Stato.
Questo cammino di libert, vissuto nelle scelte concrete, ha dei vantaggi e degli svantaggi. Il cristianesimo
dalla testimonianza dei martiri, ha ora loccasione di essere testimone al mondo intero, anche se, spesso e
volentieri, invece di annunciare il vangelo si lascer comandare dallo Stato stesso.
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Teodosio, per definire questa libert religiosa, fa celebrare anche un Concilio (Costantinopoli), ponendo fine
alla controversia trinitaria.
Nel maggio del 381 viene dato il via al Concilio di Costantinopoli, di cui non ci sono giunti gli atti e che,
quindi, stato difficile ricostruire nelle sue dinamiche interne. Ad esso parteciparono 150 padri
(informazione che ci data dai canoni del Concilio di Calcedonia), quasi tutti orientali tra cui furono
convocati anche 36 vescovi ariani. Prima del Concilio ci furono trattative tra le due parti, ma i 36 vescovi
semi-ariani non sottoscrissero le condizioni e non parteciparono al Concilio.
I punti trattati dal Concilio sono:
1. Primo argomento trattato la legittimit della nomina di Gregorio di Nazianzo, vescovo di Sasima, a
capo della Chiesa di Costantinopoli. Il problema era nato da un canone niceno che affermava la
necessit della stabilit del vescovo, sposato con la propria diocesi. La soluzione fu trovata e fu
mantenuta la nomina di Gregorio di Nazianzo a vescovo di Costantinopoli, perch di Sasina,
Gregorio, non prese mai possesso.
2. Seconda discussione riguard lo Spirito Santo, di cui la maggioranza delle tesi era
sull , anche se non fu utilizzato questo termine, gi tanto discusso a Nicea, anche -"
se erano presenti altre ideologie. La maggioranza, allora, tent di convincere la minoranza,
capeggiata da Eleusio di Cizico, guida dei pneumatomachi, che abbandon laula, permettendo, in
assenza di opposizione, di passare veloci su questa questione. Lo Spirito Santo, allora, viene detto
K , ossia Signore (cfr s.Paolo), adorato e glorificato, per esprimere il riconoscimento -"
della divinit nella , ossia nello stesso onore, superando la terminologia ""-"
filosofica, attraverso unespressione biblica.
3. Terza discussione riguardava la definizione trinitaria che port alla proclamazione di una professione
di fede, il credo che diciamo in Chiesa.
Difficolt:
Sono discordanti i pareri degli storici a riguardo di questo credo. Soltanto il Concilio di Calcedonia,
infatti, riconosce, nei padri di Costantinopoli, gli autori e lindizione di questo testo. Questo simbolo,
per, circolava gi nel 374 a Gerusalemme, testimoniato in un opera di Epifanio di Salamina,
lAncoratus. Questo simbolo era utilizzato, precedentemente, nella liturgia battesimale di Cirillo di
Gerusalemme, che ne testimonia la forma nelle sue catechesi battesimali. Attualmente, per risolvere il
problema, si sostiene che lo scritto di Epifanio di Salamina, contenesse il credo niceno, mentre a
Costantinopoli sia stato fissato un nuovo simbolo, dando valore agli atti di Costantinopoli. Perch i
padri sentirono la necessit di perfezionare il simbolo di Nicea? Il motivo semplice: essi volevano
porre fine alla discussione teologica pluridecennale. Non si riprese pi, infatti, il termine
, ma si formul la stessa idea, attraverso formule bibliche e non pi -"
filosofiche. Il simbolo presenta uno schema ternario. In questo credo, si pongono le basi per la
controversia del Filioque che, nella professione greca, non era presente. Questa espressione venne
inserita nel mondo Occidentale, a partire dal 500 fino all800. A causa di questa manomissione, gli
orientali accusarono gli occidentali di aver rinnegato il credo, in quanto lavevano modificato senza un
decreto di un Sinodo di vescovi, come prescriveva la regola. Questo aspetto vero ma il Filioque
pleonastico, non pu essere considerato se non nella sua dinamica storica. Questo problema, infine,
non ancora stato risolto.
Tutti i concili, secondo gli storici, venivano convocati dallimperatore e non dal papa. Allora ci
domandiamo se esso sia o non sia ecumenico. Di per s, il Concilio di Costantinopoli fu un Concilio
generale dellOriente, in quanto non c nessun rappresentante papale, n, tanto meno, furono invitati o
inviati dei delegati del mondo occidentale. In definitiva, il Concilio di Costantinopoli non un
Concilio ecumenico, ma ci fu, nel tempo, un graduale riconoscimento della sua ecumenicit. Esso,
infatti, inserito tra i concili ecumenici (elenco stilato da Roberto Bellarmino nel 1500-1600), ma
lecumenicit fu sanzionata, definitivamente, nel 545, dallimperatore Giustiniano, che consider
Nicea, Costantinopoli, Efeso e Calcedonia, come concili ecumenici, dando massimo valore ai dogmi
pervenutici.
4. Altro aspetto da considerare sono i 7 canoni definiti e promulgati a Costantinopoli. Il primo tratta
limpossibilit di mettere in discussione il Concilio di Nicea. Il secondo difende i privilegi e il buon
ordinamento delle diocesi contro lo scisma meleziano, nel divieto di ingerenza. Il terzo canone,
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invece, riguarda una problematica particolarmente importante di carattere disciplinare. Secondo
questo canone, il vescovo di Costantinopoli potr avere un primato donore dopo il vescovo di
Roma, perch Costantinopoli la nuova Roma. Questo canone non un attentato al primato! A quel
tempo, limportanza vescovile si fondava sullimportanza politica. Nel 325, infatti, secondo il
canone 6 di Nicea, cerano quattro patriarcati: Roma, Alessandria, Gerusalemme ed Antiochia. Nel
381, Costantinopoli aveva guadagnato grande potere ed era diventata la nuova sede dellImpero.
Ecco, allora, il significato del canone.
Papa Damaso non accett le giustificazioni del primato: secondo lui, limportanza del papa non si
giustifica attraverso un intento politico ma da un preciso intento di Cristo. Da questo momento,
quindi, i teologi occidentali elaboreranno il primato del papa sulla base del vangelo (Mt 16,18
primato di Pietro). Dallaltra parte c lo sforzo di Costantinopoli di fondare la sua origine
sullapostolo Andrea. Questo stesso aspetto verr trattato nel canone 28 del Concilio di Calcedonia.
Questo canone verr approvato da tutti i vescovi orientali, ma in assenza dei delegati occidentali.
in questa controversia, lorigine della divisione che spaccher il mondo orientale e il mondo
occidentale, sebbene, grazie alla forza di papa Leone Magno (primo papa ad essere chiamato tale),
loriente accettava un principio di unione, ma non in maniera giuridica.
LA CONTROVERSIA CRISTOLOGICA (421-681)
Il IV sec. gi colpito e assorbito dalla controversia trinitaria sollevata dagli ariana, non aveva sviluppato una
cristologia o, almeno, posto il problema del rapporto tra umanit e divinit in Cristo. Questa controversia
riguard prevalentemente lOriente, che inizialmente non aveva nessuna risposta e per questo cominci la
ricerca. La controversia dur 200 anni ed esplose, effettivamente, con Nestorio, anche se era gi presente
nella controversia trinitaria seppur in modo implicito.
Ges Dio e uomo. Qual il rapporto tra Dio e luomo in Cristo? Ecco, il passaggio: nella controversia
trinitaria si discuteva sul Verbo, nella controversia cristologia si discute su Ges.
Il primo a dare una soluzione fu lo stesso Ario, ma il problema fu sempre tenuto silenziosamente nascosto
perch il problema principale era quello trinitario e perch lortodossia non aveva una giustificazione da
opporre agli ariani. La dottrina cristologica di Ario si pu riassumere in tre punti:
1. Il logos una creatura, la persona divina una creatura, a cui vengono attribuiti i tratti umani.
2. Secondo Ario, nella nascita, il Verbo ha assunto solo il corpo, ma non lanima umana. Quindi il
Verbo ha assunto solo la natura umana, per giunta anche imperfetta perch, delluomo, ha assunto
solo la carne, non lanima, che viene sostituita dal logos divino (cfr Apollinare di Laodicea).
3. Per quanto riguarda la relazione tra logos e uomo, secondo Ario, vi un rapporto di unione che si
instaura nel corpo, non nellanima. Lunit del verbo con la carne tanto stretta, quanto lunit tra
lanima ed il corpo umano.
Di fronte a queste affermazioni, il Concilio di Nicea non prese alcuna posizione in merito, perch non aveva
percepito la pericolosit di una simile affermazione e, inoltre, perch queste affermazioni non erano ancora
state formulate pubblicamente. Anche Atanasio e Basilio di Ancira non colsero la gravit delle affermazioni e
tentarono di accennare alla presenza in Cristo di una , carne, e di unanima umana. -
Il primo vero e proprio tentativo di risolvere questo problema fu quello di Apollinare di Laodicea, della
scuola teologica di Alessandria, vescovo ortodosso, difensore della fede nicena e dell , -"
contro Ario, ed esemplare. La sua teoria cristologica, che si avvicina molto a quella di Ario, si basa sulla
teoria filosofica (e quindi non riflessione teologica) secondo cui due entit perfette non possano coesistere.
Ecco, allora, che, se in Ges convivessero due nature, esse o si contraddicerebbero o si eliminerebbero. Ges
, allora, costituito da un corpo umano e da unanima razionale ( ) che si identifica -"-
con il Logos. Apollinare, quindi, in questo modo, non riconosce a Cristo una vera umanit, egli non avrebbe
assunto tutta la natura umana e, quindi, non potrebbe essere il redentore, non avrebbe salvato tutta lumanit,
ma solo una parte (argomento sotereologico).
Questa posizione non passa inosservata, ma viene analizzata da Epifanio di Salamina che, con Gregorio di
Nazianzo e Gregorio di Nissa, sostiene lintegrit della natura umana in Cristo. Nel Sinodo di Alessandria del
377 si condann la dottrina di Apollinare, che lo stesso papa Damaso respinse, segno della diffusione che
essa ebbe anche in occidente (cfr il caso del presbitero Vitale nel 375)
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Questa condanna ebbe un grande significato e chiarimento, in quanto la riflessione teologica si rese conto
che, ripercorrendo la strada battuta da Apollinare, non si giungeva da nessuna parte.
Sebbene mancasse una risposta propositiva alla condanna della cristologia apollinarista, sorsero due scuole
teologiche diverse, quella di Alessandria, che esprime una cristologia di Dio che si fa carne
), e quella di Antiochia, che esprime una cristologia delluomo assunto -"--
( ), che portarono ad un ulteriore sviluppo della cristologia tra il 400 e il 420. -"-
La cristologia antiochena principalmente dualista. Diodoro di Tarso, infatti, dovendo difendere la divinit
di Cristo, che era stata messa in crisi, insiste sulla sua divinit e, allo stesso tempo, in modo quasi dualistico,
sulla sua umanit. Giovanni Crisostomo, invece, non tratta questo argomento, a differenza di Teodoro di
Mopsuestia che distingue le due nature in Cristo. Secondo questo autore, la natura divina che assume (parte
attiva), e la natura umana, invece, che viene assunta (parte passiva).
Tutti questi autori erano, per, impegnati nel salvare il dato evangelico che sottolinea sia la natura divina, sia
gli atteggiamenti prettamente umani di Ges, tanto che non approfondirono il problema delle due nature
separate.
La cristologia alessandrina , invece, unitaria, cercando il soggetto che agisce, ossia il Verbo. Essa sottolinea
la natura divina, il Logos che si fa carne. Esponente di maggior rilievo Cirillo di Alessandria, il quale, dopo
16 anni di affermazioni cristologiche sullo stile di Atanasio, cominci una propria impostazione, secondo cui
ci che contava era la divinit di Cristo, non tanto la sua umanit, in relazione alla salvezza.
Sbaglieremmo se accusassimo di eresia una di queste scuole, in quanto esse esprimono alcuni dei tentativi di
interpretare, di conoscere e di incontrare il mistero. Queste due scuole teologiche, quindi, sono legittime,
sebbene diverse.
Il momento determinante di questa controversia fu il 428, data della morte di Teodoro di Mopsuestia e della
elezione, a patriarca di Costantinopoli, di Nestorio. In questo contesto scoppia il conflitto fra Cirillo di
Alessandria e Nestorio, scontro che si manifesta, da una parte, tra scuole teologiche, ma, dallaltra, tra il
potere emergente di Costantinopoli e quello vigente di Alessandria.
Entrato a Costantinopoli, Nestorio si trov impegnato in una controversia su Maria, da considerare come
madre di Dio ( titolo gi presente nella pi antica preghiera a Maria, il sub tuum "
praesidium = lex credendi lex orandi) o madre delluomo ( )? Nella --
controversia, Nestorio si schier definendo Maria, madre di Cristo ( ). Questa sua -"
posizione fu vista come una deviazione e per questo fu accusato di eresia. La questione non si risolve, e
queste notizie si diffusero anche ad Alessandria. Tra Alessandria e Costantinopoli e tra Nestorio e Cirillo non
correva di certo buon sangue.
Cirillo, allora, con tutta la sua intelligenza e forza, scrisse delle lettere a Nestorio, prima esprimendosi in
favore di Madre di Dio ( , poi chiedendo spiegazioni a Nestorio della sua posizione, "
invitandolo ad una moderazione cristiana.
Nella seconda lettera (430), Cirillo definisce la sua posizione, che afferma con chiarezza Maria, madre di Dio
( In questa letteraviene coinvolto anche papa Celestino I, che, informato da Nestorio della "
situazione, rifiuta la posizione e le tesi di Cirillo, accusato di apollinarismo.
Cirillo, allora, scrive al papa in latino, radicalizzando le sue tesi e aggiungendo 12 anatematismi contro
Nestorio e la sua dottrina.
In seguito a questa, allora, il papa, in un Sinodo tra i vescovi presenti a Roma, nel 430, rifacendosi alla
comunicazione degli idiomi (communicatio idiomatum) di Agostino, condann Nestorio.
La controversia, per, non ancora finita, e, allora, Teodosio II, figlio dellimperatore Teodosio I, convoca,
nel 431, il Concilio di Efeso, per riuscire ad affrontare e risolvere il problema. Anche papa Celestino venne
informato, ma non vi partecip e nomin Cirillo suo rappresentante. In questa circostanza, Cirillo approfitt
della situazione e si serv dei suoi poteri per far vincere la sua idea, attraverso metodi che sono da
considerare pericolosi.
Il 22 Giugno del 431, infatti, Cirillo fece iniziare il Concilio, sebbene non fossero ancora arrivati tutti i
vescovi. Nestorio, visto il modo con cui era iniziato il Concilio, non si present, cos, il primo giorno, dopo
la lettura della fede di Nicea, venne letta la seconda lettera di Cirillo a Nestorio, che fu approvata dai
vescovi, e, a seguire, la risposta di Nestorio, che i vescovi non approvarono. In questo modo, fu formulata, in
merito, una posizione filo-cirilliana e lidea di deporre Nestorio.
Dopo quattro giorni, il 26 giugno, arrivarono anche gli altri vescovi, i quali, informati dellaccaduto e guidati
da Giovanni dAntiochia, fecero unassemblea per destituire Cirillo dAlessandria. In questa confusione
intervenne Teodosio II, che annull tutti i provvedimenti.
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La maggioranza dei vescovi, allora, continu il Concilio. In luglio giunsero i legati papali che si schierarono
con Cirillo, che, raggiunta la scomunica di Giovanni di Antiochia e dei vescovi della Siria, rafforz le sue
tesi contro Nestorio. Nel luglio del 431, i lavori erano chiusi, ma il permesso del funzionario imperiale fece
s che fossero deposti sia Cirillo che Nestorio e il Concilio fosse chiuso.
Cirillo, seppur deposto, per imbonirsi la corte imperiale, fece dei piaceri: non cos Nestorio che mor in
esilio.
Il Concilio di Efeso, nonostante i meschini problemi umani, port a dei progressi in campo teologico:
I vescovi riuniti, coscientemente, non affermarono una nuova professione di fede, ma indicarono il
simbolo di Nicea come unico e irrevocabile.
I padri dichiararono, canonizzarono, dogmatizzarono la seconda lettera di Cirillo in armonia con
quanto detto nel Concilio di Nicea. Essa, infatti, conteneva la vera dottrina della Chiesa.
Riconobbero e affermarono il titolo Madre di Dio a Maria e la comunicazione degli idiomi
3
.
Approvazione dei legati papali.
Anche Giovanni dAntiochia riconoscer il Concilio di Efeso nel 433.
Nonostante queste grandi mete raggiunte, c il rammarico che non ci sia stata una conversazione serena,
tranquilla e oggettiva, tra Nestorio e Cirillo. Se questa situazione fosse stata serena, ci si sarebbe resi conto
che il problema non era di carattere teologico, ma piuttosto era necessaria una precisazione terminologica.
Da Efeso a Calcedonia
Il Concilio di Efeso produsse una scissione temporanea nella Chiesa, da una parte Cirillo e la maggioranza,
dallaltra Giovanni di Antiochia e la minoranza. Giovanni era disposto a condannare Nestorio (presupposto
per lunit secondo Cirillo), ma non ad accettare i 12 anatematismi di Cirillo. Negli anni successivi ci fu un
riavvicinamento tra Antiochia ed Alessandria, che porta, cos, nel 433, alla formula di unione sottoscritta da
Cirillo e da Giovanni. Per opera di chi fu possibile questo avvicinamento? Alcuni storici dicono sia stato
opera dellimperatore Teodosio II, altri per la mediazione di Acacio di Berea, altri per la presenza di un
giovane vescovo, destinato a diventare importante, Teodoreto di Ciro.
Dal 433 al 446, allinterno delle comunit ecclesiastiche, per quanto riguarda la cristologia, ci fu un periodo
di pace tra occidente ed oriente, anche se non molto lungo.
Nel 446, infatti, esce allo scoperto una dottrina cristologica eretica, nata accanto al nestorianesimo, il
monofisismo o eutichianesimo, il cui massimo esponente , appunto, Eutiche. Motivo di questa rinascita, fu
la morte di quelle personalit forti, che avevano pensato il Concilio: Giovanni di Antiochia, Cirillo di
Alessandria, Celestino. Per questo, diventa patriarca di Costantinopoli Flaviano, vescovo molto bravo, ma
favorevole allabate Eutiche, originale ed intelligente fautore della dottrina alessandrina estrema,
portabandiera del monofisismo radicale.
Secondo la sua posizione, non era possibile andare oltre Nicea. La sua dichiarazione cristologia si pu
riassumere in una frase: Io credo che il Figlio fosse di due nature prima dellincarnazione, ma, poi, ci fu
una sola natura in Cristo, quella divina. Egli, dunque, diceva che la natura umana era stata completamente
assorbita dalla natura divina, a partire dallincarnazione.
La sua posizione, pur ritenuta pericolosa ed ereticale, fu difficilmente contrastata: Eutiche era molto
influente e nessuno aveva il coraggio di contestargli le affermazioni. Aveva, infatti, un enorme seguito di
monaci, a lui molto fedeli, aveva un ottimo rapporto con Crisafio, primo collaboratore dellImperatore
Teodosio II, e aveva diverso appoggio anche ecclesiale. Lunico che ebbe questo coraggio fu Teodoreto di
Ciro, il quale prepar la formula di unione. Egli autore di un dialogo tra un mendicante,
l (Eutiche), ed un teologo ortodosso (Teodoreto), in cui si rispondevano a vicenda, "-""
esponendo le loro posizioni. Con la pubblicazione di questopera, Teodoreto di Ciro si pone in aperto
contrasto con tutti coloro che professavano le stesse posizioni di Eutiche, contro la quale Teodoreto sostiene
linconfusione, limmutabilit delle due nature.
Dopo e grazie a Teodoreto, si fecero coraggio anche altri come Eusebio di Dorileo che accus Eutiche di
eresia e prepar la domanda precisa dellaccettazione delle due nature nel Sinodo permanente di
3 Comunicazione degli idiomi: legittimo applicare a Dio ci che proprio della natura umana; possibile
applicare alluomo (Ges) ci che proprio della natura divina. Quindi si pu dire che Dio morto in croce
ed ha sofferto, che Cristo risorto ed onnipotente. Ci non stato percepito da Nestorio, per cui nacque il
problema, secondo cui Maria ha dato lumanit a Cristo ma non poteva, Maria, essere la Madre di Dio.
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Costantinopoli Endemusas. Il patriarca Flaviano avvi, allora, un processo, ma Eutiche, forte dei suoi
appoggi, sollev una grande protesta. Teodosio II, costretto dallinfluenza di questa problematica anche in
campo politico, fiss un Concilio ad Efeso, senza informare il papa, per il 1 agosto 449, al fine di riabilitare
Eutiche, deporre Flaviano e mettere gli avversari di Eutiche nellimpossibilit di nuocere. Questo Concilio
ricordato come latrocinium Efesinum.
Il Concilio cominc con presidente Dioscoro, Patriarca di Alessandria. Papa Leone Magno, informato di
questo, invi dei legati con alcune lettere di carattere cristologico da far leggere in assemblea. Il presidente
del Concilio trascur la richiesta dei legati papali, che furono allontanati dai monaci fedeli ad Eutiche. Messa
ai voti lortodossia di Eutiche, egli fu riabilitato, sebbene con voti non liberi. Dioscoro fece mettere ai voti
anche la destituzione di Flaviano, che non sembrava venisse accusato. Nonostante questo a causa
dellirruzione dei monaci nellassemblea, i vescovi furono costretti a destituire Flaviano.
La situazione drammatica, ma, mentre Flaviano si reca dal papa per chiedere udienza, limperatore
Teodosio II cade da cavallo e muore. Gli successe la sorella Pulcheria, che spos lufficiale Marciano, e che
disapprovava la linea adottata dal fratello e dal collaboratore Crisafio. Di sua spontanea volont condann a
morte Crisafio e riabilit i vescovi, confinando Eutiche.
Con lapprovazione del papa, si convoc, allora, un altro Concilio: il Concilio di Calcedonia, vicino ad
Efeso.
Il Concilio Calcedoniense (451)
Il Concilio di Calcedonia si apre con 350 padri, di cui la maggioranza orientale ma con una piccola
rappresentanza (6 soltanto) dellOccidente, nonostante questo ritenuto ecumenico. Il papa mand il vescovo
Pasqualino come presidente, con lordine di negare il diritto di voto e di parola a Dioscoro, il presidente del
latrocinio di Efeso, che, nel Concilio, venne privato dellepiscopato. Durante il Concilio, infatti, viene
capovolta la situazione e vennero riabilitati i vescovi Flaviano e Teodoreto di Ciro.
Le questioni trattate giunsero subito al nocciolo della questione.
La prima questione trattata fu quella dogmatica. Apparve chiaro, fin dallinizio, che il modo di procedere era
diverso da quello richiesto dallimperatore il quale voleva una nuova formula di fede. Ai padri e in
particolare a papa Leone, invece, bastavano le professioni di fede di Nicea (receptio completata) e di
Costantinopoli. Tuttavia, nella terza seduta, il 22 ottobre, limperatore ebbe la meglio: si crea una
commissione teologica di 23 vescovi, con il compito di creare e proporre questa nuova formula di fede. Dopo
solo tre giorni, presentarono il simbolo. Lapprovazione di questo simbolo avverr il 25 ottobre 451.
Dopo questa approvazione, il primo novembre, sorsero alcune difficolt di carattere disciplinare. I legati
pontifici si opposero alla dichiarazione di priorit del patriarcato di Costantinopoli dei vescovi orientali, che
avevano votato a favore di questo canone (canone 28) in assenza dei legati pontifici, ma non riuscirono a
cambiare nulla, perch ormai messo agli atti. Ecco, allora, il motivo per cui, nella versione greca del Concilio
di Calcedonia, vi la presenza del canone 28, mentre, nella traduzione latina, questo canone omesso.
Nessun Concilio della Chiesa, in particolar modo della vita cristiana, fu tanto dibattuto come quello di
Calcedonia, non tanto nella conduzione o nella sua ecumenicit, ma, piuttosto, nella differenza di
valutazioni, di opinioni sul Concilio stesso.
o Gli storici del dogma, scienza che ha interessato molto di pi il mondo protestante, hanno dato
una valutazione del Concilio completamente negativa, perch il simbolo, sottoscritto a
Calcedonia, avrebbe ellenizzato il cristianesimo introducendo termini platonici ed aristotelici: la
figura di Cristo e tutto il cristianesimo risulta, quindi, falsato e cambiato in modo definitivo.
o Gli stessi storici della Chiesa sono critici perch il dibattito successivo a Calcedonia, che durer
per 200 anni, dimostra quanto questa formula di fede fosse troppo avanzata per la fede del
popolo di allora, mancata la receptio popolare. Essa, inoltre, non rispettava nemmeno
lapertura alle altre culture. Ecco qui, dimostrate i tanti tentativi di ridimensionare il simbolo di
fede.
o Altri affermano che il simbolo di Calcedonia non rappresentasse nemmeno lunit delle Chiese.
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Per riuscire a determinare limportanza o il fallimento del Concilio di Calcedonia, dobbiamo andare ad
analizzare il simbolo di fede. In questo testo era importante sottolineare due aspetti, messi in crisi dalle
controversie del periodo, ma gi presenti nella professione di fede di Nicea
4
:
1. Unicit di Cristo = cristologia unitaria: il simbolo, assorbendo i documenti precedenti, afferma un
solo e medesimo Cristo, riconducendo alla sostanza, umana e divina, la sua perfezione. Ges nasce
dal Padre, prima di ogni tempo, e da Maria , nel tempo. "
2. Insieme allunicit viene affermata la sussistenza in Cristo delle due nature. Lo schema iniziale
dellarticolo era ex duabus naturis, ma, per non cadere nella possibile interpretazione monofisista
di Eutiche (da due nature ad una sola natura nellincarnazione), allultimo venne cambiato in in
duabus naturis, specificando con quattro avverbi questa espressione:
o Inconfuse et immutabiliter = senza confusione o cambiamento, intendendo colpire il
monofisismo di Eutiche
o Indivise et inseparabiliter = senza divisione n separazione, intendendo condannare
leresia nestoriana.
Ecco, allora, che nellutilizzo di una terminologia aristotelica ma pi chiara, si usano termini nuovi come
natura, (=persona), la Chiesa afferma lunit di Ges Cristo e le due nature, ciascuna -"
delle quali conserva le sue propriet, concorrendo a formare una sola persona divina (unione personale,
ipostatica).
Il Concilio di Calcedonia esprime il dogma cristologico in base ad unesigenza del tempo. Purtroppo furono
negative le misure disciplinari nei confronti di Dioscoro: fu unumiliazione per tutti i vescovi e per tutta la
Chiesa egiziana. Il prezzo pagato fu grande.
In sintesi, questa formula di fede ha delle caratteristiche formali:
_ Alla base della dichiarazione di fede, rimane la Tradizione, cos come presentata in particolare
nella Sacra Scrittura, nella Bibbia, e nei due concili precedenti, di Nicea e di Costantinopoli.
_ Ogni singolo articolo di fede stato tolto dai testi gi in circolazione, o gi utilizzati in alcune
chiese.
_ Vengono presentati i nuovi termini natura e persona ( ), chiarendo -"
definitivamente la discussione ed opponendosi alle dottrine eretiche (Nestorianesimo ed
Eutichianesimo).
_ Il simbolo di Calcedonia, nella fedelt di principio alla riflessione teologica precedente, non afferm
dogmi nella forma che rispondeva allesigenza del tempo, ma anticip i tempi, aspettando
laccoglienza della riflessione successiva.
_ Il giudizio su questo Concilio fu il pi negativo. Dal punto di vista storico-ecclesiastico, il Concilio
di Calcedonia ebbe grande successo e approvazione da parte dei vescovi, successo e approvazione da
attenuare vista la reazione successiva.
Altro aspetto del Concilio, accanto alle questioni dogmatiche, sono i canoni, le questioni disciplinari. Alcuni
canoni parlano della stabilit del redditto del vescovo, della relazione tra chierici e monaci (in questo periodo
sono molti i canoni rivolti al monachesimo, nel tentativo di dar loro una giurisdizione contro le eccessive
prese di posizione), e molti altri, come il privilegium forum.
Di certo, il pi famoso e, purtroppo, il pi discusso fu il canone 28, che trattava del primato di giurisdizione
assegnato anche a Costantinopoli. Questo canone riprese i principi ecclesiastici gi in uso in Oriente. Il
primato donore e di privilegi di Costantinopoli, assegnato a Costantinopoli nel 381, diventa primato
giuridico sulle chiese orientali. Costantinopoli viene posta, quindi, sullo stesso piano di Roma. Secondo la
mentalit degli orientali, Costantinopoli diviene il patriarcato di tutto loriente, mentre il papa, il patriarca di
tutto loccidente. A Calcedonia, quindi, non viene recepito, n riconosciuto, il carattere di universalit della
citt di Roma. , questo, il primo passo di quella divisione che avverr nel corso dei secoli.
Questo stesso privilegio, verr ripreso da Mosca, dopo la caduta di Costantinopoli nel 1453.
LE CONTROVERSIE IN OCCIDENTE
4 Il simbolo di Calcedonia un centone, un raggruppamento degli articoli di fede gi professati e accettati a Nicea
(325), a Costantinopoli (381) e ad Efeso, nella formula di unione (433)
15 15 15 15 15 15 15 15 15 15 15 15 15 15 15 15 15 15 15 15 15 15 15 15
Il Donatismo
Il donatismo esplode nellAfrica proconsolare nel 312 circa e si risolve in un secolo, dura, infatti, fino al 412.
Per capire il donatismo necessario rendersi conto che esso inizialmente uno scisma interno alla Chiesa di
Cartagine, che diventa uneresia dopo il 412, quando Agostino da una risposta definitiva a questo attentato
allunit della Chiesa.
Possiamo dividere lo sviluppo di questa eresia in quattro periodi:
1. I periodo (312-321) = dalla elezione di Ceciliano a vascovo di Cartagine, alleditto di tolleranza
religiosa emanato da Costantino.
2. II periodo (321-347) = la diffusione del donatismo sotto il regime di tolleranza religiosa.
Periodo ibrido (347-362).
3. III periodo (362-390) = massima diffusione del donatismo a partire dallavvento del vescovo
Parmeniano.
4. IV periodo (390-412) = comincia la decadenza del donatismo, con la sconfitta definitiva dalle accuse
di Agostino.
Tre sono i presupposti di questo scisma:
Il motivo della nascita del donatismo la situazione organizzativa e dellamministrazione
ecclesiastica nellAfrica proconsolare. Cartagine era, infatti, sede super metropolitana. Questa
situazione non piacque alla Chiesa di Numidia che era soggetta della sua giurisdizione, suscitando,
cos, gelosie.
Altro aspetto la dottrina ecclesiologico sacramentaria e la prassi del battesimo la quale si
opponeva alla prassi della Chiesa in Roma e risale fin dai tempi di San Cipriano, ben cinquantanni
prima dello scoppio dello scisma. Secondo questa prassi, eretici, scismatici ed apostati non avevano
alcun potere nella Chiesa, nemmeno quello di amministrare i sacramenti. Da questaspetto, per la
riaccoglienza nella Chiesa, nacque la prassi del ribattesimo, della riordinazione dei sacerdoti e della
riconciliazione con il vescovo
5
.
Altro fatto scatenante fu la situazione post persecutoria molto difficile dei vescovi della Numidia, i
quali erano quasi tutti traditores a causa delle persecuzioni (305): essi, infatti, avevano consegnato
i libri sacri ai funzionari dello stato, erano caduti nellapostasia. Alla fine delle persecuzioni, non
volendo subire la deposizione, obbligo per chi aveva ceduto, sfruttarono il malcontento di una
minoranza di cristiani di Cartagine, a cui si era unita la facoltosa Lucilla
6
, nei confronti del loro
vescovo, Mensurio, e del suo diacono, poi successore, Ceciliano, i quali avevano proibito a questa
minoranza, esaltati dallardore, di cercare il martirio. Possiamo, quindi, considerare questo, il fattore
scatenante della controversia donatista.
I periodo (312-321)
Il punto di partenza fu la morte del vescovo di Cartagine, Mensurio, e lelezione dul diacono Ceciliano, che
doveva prima, per, diventare prete. I tre vescovi connnazionali, tra cui fedele di Aptungi, procedettero,
allora, allimposizione delle mani. Secondo la regola, per, la successione del vescovo spetta al clero della
diocesi, ma anche ai fedeli. La maggioranza della popolazione e del clero si espresse a favore di Ceciliano, e,
allora fu ordinato, ma una piccola minoranza del popolo e clero cartaginese non lo volle vescovo e trov una
base teologica per invalidare lordinazione, infatti, uno dei vescovi consacrati, appunto Felice di Atungi, era
un traditor. Di questa minoranza facevano parte i vescovi della Numidia, Lucilla e altri esponenti. La
minoranza, allora, contrappose un altro candidato.
In un Sinodo, indetto da Sinesio di Tisigi, fu dichiarata nulla la consacrazione di Ceciliano, per la mancanza
del primate della Numidia e perch alla consacrazione aveva fatto parte un traditor (per i donatisti
lordinazione non era valida) ecco allora che viene eletto Maiorino, eletto pagando i vescovi.
Cartagine , quindi, una Chiesa divisa.
5 La dottrina sacramentaria a Roma era, infatti, diversa (papa Stefano): il sacramento amministrato da un eretico,
scismatico, apostata, non doveva essere ripetuto, perch comunque considerato valido.
6 Lucilla era una facoltosa donna di origine romana, acerrima avversaria di Ceciliano per una questione nata in seno alla
Chiesa di Cartagine. Ella venerava un martire non riconociuto dalla Chiesa di Cartagine.
16 16 16 16 16 16 16 16 16 16 16 16 16 16 16 16 16 16 16 16 16 16 16 16
Un anno dopo Maiorino muore e viene eletto Donato dalle Case Nere, dal quale nascer la corrente donatista,
con il risultato che a Cartagine ci sono due vescovi, Ceciliano e Donato, che creano lo scisma, la divisione, la
non comunione. Ognino dei due vescovi tenta e si impegna, allora, a cercare di ricevere pi consenso
possibile tra il popolo dei fedeli, e soprattutto di ricevere il riconoscimento ufficiale da parte dellimperatore.
Entrambi, quindi, ricorrono a Costantino, autorit politica ed ecclesiastica, che istitu, nel 313, un tribunale
ecclesiatico episcopale, con tre vescovi della Gallia, delegando lincarico a papa Milziade. Alla fine della
sessione, dellincontro, Ceciliano viene dichiarato legittimo, valido, mentre Donato viene condannato. A
questa sentenza, i donatisti non si arresero e si riappellarono ancora allimperatore, che convoc non pi solo
una commissione per decidere, ma un Sinodo, imponendo un altro giudizio, di tipo sinodale. Nel 314, allora,
ad Arles, alla presenza dello stesso Costantino, le sentenze vennero confermate, nel Sinodo dei vescovi.
Neppure questo secondo giudizio, mise a tacere i donatisti, che nuovamente si ribellarono. A partire da
questa situazione, nel 314, Costantino reag, emanando un editto di unione secondo cui la religione cattollica,
propria di Ceciliano, lunica fede da professare, costrigendo i donatisti a riunirsi, anche con la forza.
Questa imposizione provoc anche la morte di alcuni che, in tal modo, legittimarono, i donatisti, a
considerarsi come la Chiesa dei martiri.
La situazione non si calm, in quanto i donatisti continuarono a resistere attraverso un patto tra i donatisti e i
circumcelliones
7
. A causa di questo gruppo armato, nel 321, Costantino fu costretto ad emanare un editto di
tolleranza religiosa, che determinava la possibilit ai donatisti di costruire chiese e cominciare, cos,
unintensa attivit proselitistica. In questo modo, Costantino fece sua lidea della possibile coesistenza del
culto di due Chiese, di due confessioni in Africa.
II periodo (321-347)
Da questo momento, i donatisti si considerarono vera Chiesa, ebbero piena coscienza che il cristianesimo
fosse nato con loro, e osarono, quindi, confiscare ai cattolici le pi importanti basiliche in Africa.
Nel 347, allora, i donatisti, sicuri del loro potere, indussero Donato a rivolgersi nuovamente allimperatore,
che a quel tempo era Costante, per rifare unit religiosa sotto i donatisti (in pratica, i cattolici, dovevano
rientrare).
Limperatore, per capire la situazione, invi, allora, Paolo e Macario. Questa missione, per, determin un
grave scontro tra la Chiesa donatista e il potere statale rappresentato dai due inviati.
I funzionari, infatti, parteciparono alle funzioni religiose di entrambe le chiese, ma Donato, ormai cieco di
orgoglio, vide un certo favoritismo dei funzionari statali per i cattolici e li attacc, Chiamando in aiuto anche
i circumcelliones.
In tal modo, Costante, alla reazione incontrollabile di Donato, ordin, con un nuovo editto di unione,
lunione delle due chiese sotto la Chiesa cattolica. Questa unione dur per 14 anni, fino allavvento al trono
di Giuliano lApostata (360-362).
III periodo (362-390)
In questo tempo, per, i cristiani non fecero nulla per rincontrare i donatisti perch non cerano, tra i
cattolici, forti personalit religiose e i donatisti, quindi, rimasero numerosi e forti. Nel 361, infatti, Giuliano
lApostata ordin che fosse ristabilito leditto di tolleranza e i donatisti, forti della loro presenza e della loro
influenza, fecero una rappresaglia, uccidendo, maltrattando e diffamando i cattolici. La Chiesa donatista
conobbe, cos, una rapida fioritura, tanto da essere considerata la Chiesa ufficiale dAfrica.
Le forti personalit in questo periodo, infatti, furono donatiste. Parmeniano, ad esempio, ed altri,
governarono con autorevolezza. Egli, eletto vescovo e capo della Chiesa donatista nel 360, ebbe successo in
tutte le situazioni, per il suo carattere ed intelletto. Scrisse unopera contro la Chiesa cattolica (adversus
Ecclesiam traditorum, la conosciamo dalla risposta di Ottato di Milevi), dimostrando che i cattolici avevano
tradito la vera Chiesa nel momento in cui avevano fatto intervenire, contro la Chiesa donatista, la forza
amministrativa.
7 I circumcelliones, lett. coloro che stanno attorno alle celle dei martiri, erano operai nazionalisti anti romani ed
esperti con le armi, persone fanatiche, guerrafondai, kamikaze, avversari dei ricchi proprietari romani e anche dei
cristiani cattolici.
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Ma, con il passare degli anni, si alzarono diverse critiche nel donatismo stesso. il caso del laico Ticonio,
pi grande scrittore donatista, che aveva unidea di Chiesa pi universale di quella di Parmeniano, secondo
cui anche le Chiese cattoliche, al di fuori dellAfrica, potevano essere accettate nella Chiesa donatista.
Parmeniano non accett le sue posizioni, in quanto soltanto la Chiesa donatista era pura, vera, e si vendic
con la sua esclusione. Il donatismo, in questo modo, perse lopportunit di aprirsi, ma si manifest come la
Chiesa indiscutibilmente pi forte e diffusa in Africa. La chiesa cattolica, quasi ridotta a setta interna al
donatismo, sembrava incapace di reagire.
IV periodo (390-412)
Inizia qui il periodo della riconquista cattolica.
Con la morte di Parmeniano ci fu una crisi allinterno del donatismo. Primiano, suo successore, fece una
scelta infelice, perch, estremista e fanatico, govern la Chiesa in modo autoritario e fondamentalista,
provocando la resistenza di alcuni vescovi donatisti, rappresentati dal diacono Massimiano.
A questa reazione, Primiano interven con forza e cerc di eliminarli.
Altro errore, oltre a questa posizione estremista di Primiano, fu la politica di un altro vescovo donatista,
Ottato di Tamugadi, che fece dei circumcelliones un gruppo paramilitare che seminava terrore tra i
proprietari terrieri della Numidia.
A rovinare entrambi questi vescovi, fu il tentativo dintesa tra Roma ed un capo della Numidia, Gildone, che
divenne funzionario imperiale, illudendosi di poter fare dellAfrica proconsolare un Regno personale. Fu un
passo falso anche per i donatisti, che provoc la reazione dellimperatore.
Alla morte di Parmeniano, la Chiesa cattolica cominci la sua rinascita, grazie al contributo di due
personalit forti come Aurelio di Cartagine, uomo di governo, e Agostino dIppona, uomo di pensiero. La
loro azione concordata, nacque dal fatto che erano convinti che per cercare lunit era necessaria la parola
scritta o annunciata, il dialogo. Agostino, infatti, fu luomo del dialogo fin dai primi anni, ma, entrambi, non
ebbero risposta da parte dei donatisti. Questazione risult un insuccesso, cos, bisogn impegnarsi in due
direzioni:
Uscire dai limiti territoriali dIppona e Cartagine e cercare lappoggio di tutti i vescovi africani, di
tutto lepiscopato, per cercare delle soluzioni ai vari problemi, recuperando lidea dei Sinodi.
Puntare la riflessione su questioni teologiche delicate, affrontare problemi comuni e profondi e non
problemi personali.
Si recupera, cos, il Sinodo vescovile nord-africano che doveva incontrarsi una volta ogni anno, per dibattere
i temi pi importanti. Presero, in questo modo, coscienza della propria forza, si sottopose agli occhi dei
vescovi la posizione di Agostino contro quella eretica dei donatisti, la si fece diventare opinione comune. La
politica di Agostino, questa sua posizione ecclesiale, ebbe molto successo.
Il Sinodo di Cartagine del 403, incoraggiato dal successo, decise di affrontare un dibattito religioso, al
massimo livello, tra Chiesa cattolica e Chiesa donatista. Questa iniziativa and delusa, poich i donatisti
rifiutarono il dialogo, perch si sentivano superiori e, ad opera di Primiano, risposero con una nuova ondata
di violenza.
Nel 404 ci fu un nuovo Sinodo, non avviando il dibattito, ma facendo intervenire lautorit statale. In questo
Sinodo, si chiese lappoggio dei magistrati statali per assicurare la tranquillit a Cartagine. Da questa
posizione, per, limperatore Onorio, contro i desideri del Sinodo, fece un editto di unione, il quale considera
ed equipara i donatisti a degli eretici, i quali anche con maniere forti, vennero perseguitati.
Dopo diversi anni, il 14 ottobre 410, i vescovi donatisti chiedono, definitivamente, dopo il rifiuto del 404, un
dibattito con i cattolici. Limperatore incaric un suo funzionario, Marcellino, di organizzare la conferenza e
a dirigire il dibattito, facendo da presidente e da mediatore. Ecco, allora, che il 1 giugno 411 si apre la
Conferenza di Cartagine, con sette oratori cattolici e sette oratori donatisti. Marcellino present un piano di
lavoro dettagliato.
I donatisti accettarono la conferenza per le condizioni favorevoli che i cattolici ponevano loro. I cattolici,
infatti, avevano dato piena approvazione al piano di lavoro di Marcellino e si erano impegnati, in caso di
esito a loro sfavorevole, di lasciare ai donatisti i propri seggi episcopali, ma se avessero vinto, invece,
proponevano ai donatisti di mantenere i loro seggi episcopali, rango e funzioni, previa una conversione al
cattolicesimo.
I primi cercarono, allora, di rimandare le questioni fondamentali, fermandosi a questioni di carattere
procedurale. Marcellino si dimostr paziente e riprese il dialogo l8 gennaio 412. A seduta ripresa, Agostino
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prese parola con una sicurezza e padronanza di termini assoluta, anche dal punto di vista storico e nella
citazione di passi della Sacra Scrittura. Per questo possiamo considerare Agostino come la figura dominante
di questo scorcio di secolo. Nella stessa sera, Marcellino chiuse la discussione decret la vittoria dei cattolici
perch confutarono gli avversari con una documentazione completa.
Subito, nel 412, questa valutazione della conferenza, venne trasformata dallimperatore in editto di unione.
I vescovi donatisti tentarono di fare ricorso contro Marcellino e contro errori procedurali, ma non furono
accolti. Tutti decisero di vietare le loro riunioni, di espellere i chierici resistenti e di sciogliere i
circumcelliones. Continuarono alcune rivolte, ma leditto di unione fu progressivamente accolto.
Concludendo:
- lo scisma donatista mostr la miseria dellAfrica cristiana, gli effetti negativi e dannosi che vennero a
crearsi. Furono molte e gravi, infatti, le conseguenze alla divisione della Chiesa: decadenza e divisione
ovunque nellAfrica del nord, turbamento dei fedeli Questo problema ritard, pericolosamente, la
cristianizzazione e anche la civilizzazione di queste zone, in quanto i vescovi, impegnati nella
discussione e nella difesa, si dimenticarono della formazione dei fedeli, della carit evangelica, che gli
stessi donatisti osteggiarono.
- Lo scisma, comunque, ebbe anche aspetti positivi di carattere teologico, in ambito ecclesiologico e nella
dottrina sacramentale. Ci fu, infatti, una definitiva chiarificazione del rapporto tra sacramento e ministro
ex opere operato, per cui il sacramento valido al di l del ministro, chiarendo, quindi, il significato
del termine invalido e illecito. La controversia apport, infine, unapprofondita conoscenza della natura
della Chiesa, ossia nel suo essere nel mondo e nella dinamica del futuro (qualis futura est). Si riconobbe
una differenza tra la Chiesa nel tempo (santa e meretrice cio di santi e peccatori, di buoni e cattivi,
che, quindi, non si realizza solo tra i puri) e la Chiesa del futuro. Agostino sottoline il fatto che si possa
appartenere alla Chiesa nel corpo (corpore), ma anche nel cuore (corde).
Il pelagianesimo e la disputa sulla grazia
Altra controversia che colp in modo particolare loccidente, dopo il donatismo, fu il pelagianesimo. Questa
controversia si diffuse nel mondo occidentale in due periodi:
380-418 pelagianesimo radicale.
418-529 semipelagianesimo, termine moderno dato dai Giansenisti.
Per capire lo sviluppo di questa eresia, non dobbiamo dimenticare la situazione storica, la societ e la cultura
del periodo in cui si sviluppa. La figura prevalente Pelagio, un monaco britannico e la disputa coinvolge la
Chiesa occidentale in modo particolare dellItalia e dellAfrica proconsolare.
Quadro esterno:
Alla morte di Teodosio I, nel 395, il quale aveva fatto della religione cattolica la religione di Stato, limpero,
che finora era unito, venne diviso tra i figli di Teodosio: ad Onorio, colui che partecip alla controversia
donatista, la parte occidentale, mentre ad Arcadio loriente. Questa divisione amministrativa port a gravi
conseguenze, in quanto limpero romano, unito formalmente, sar ormai diviso per sempre dal punto di vista
amministrativo, fino a che, nel 476, cadr limpero romano doccidente.
Alcune delle cause di questa fatale caduta in occidente, anche sotto Onorio, furono la crisi amministrativa,
linflazione, la crisi demografica e militare (i soldati non erano pi cittadini romani ma mercenari).
Unaltra causa stringente furono i barbari che, fin dal 378 con la battaglia di Adrianopoli, provenivano
dallesterno dellimpero (Danubio) ed erano spinti dagli Unni alla ricerca di territori da conquistare e nei
quali stanziarsi, a causa della loro crescita demografica. Inoltre, gli stessi barbari federati, ossia allinterno
dei confini romani, premevano dallinterno dellimpero.
Quadro interno:
Nel 380 era stato emanato lEditto di Teodosio, con il quale la religione cattolica diveniva religione di Stato.
Ecco allora, che il cristianesimo divent presto religione di massa per la predicazione di molti monaci i quali,
per, proponevano una fede facile, che permise lo sviluppo di uno spirito lassista. Chi chiedeva il battesimo,
infatti, non sempre era disposto a cambiare vita. Questi monaci orientali, tra cui Gioviniano, che predicavano
e promettevano una salvezza facile, che non presentavano alcun spirito di conversione interiore come
necessario ed invitava, cos, le folle, affermavano, persino, che le buone opere erano superflue, e bastava la
sola fede. A loro avviso, il paradiso si conquistava alla stessa maniera, non in proporzione dei meriti,
innescando, cos, un automatismo, una fede magica, senza essere disposti a cambiare.
Molti tentarono di entrare a far parte della Chiesa, senza conversione, sulla base, in sintesi, di tre presupposti:
19 19 19 19 19 19 19 19 19 19 19 19 19 19 19 19 19 19 19 19 19 19 19 19
1. Tutta la grazia viene dal battesimo.
2. Le buone opere sono superflue, se c la fede.
3. Nella vita eterna tutti riceveranno la stessa ricompensa, senza differenza di meriti.
Questo spirito lassista, che conduceva alla distruzione di quella diversit di meriti che da sempre era stata
riconosciuta, di una vita morale, della bellezza della vita monacale e verginale e al contempo di quella
coniugale, port ad un contraccolpo, ad una reazione intenta alla propaganda ed esaltazione della vita
monastica, ascetica, i cui protagonisti furono Pelagio e Celestio.
Questa reazione, per, d delle risposte che rischiarono di cadere in errori ed esagerazioni dogmatiche.
Ecco, allora, il pelagianesimo, che risulterebbe difficile capire se non inserito in questo contesto, in cui si
sviluppa.
I protagonisti della disputa
Pelagio (390 425ca)
Possiamo considerare Pelagio la mente del pelagianesimo. Non ci sono dati sicuri della sua biografia. Egli, di
origine britannica, formato in lettere in Inghilterra e poi in Gallia, venne a Roma nel 380 dove studi diritto
che, poi, abbandon perch incompatibile con gli impegni del cristianesimo che aveva abbracciato
decisamente. Fu asceta cristiano, scrisse libri esegetici, venne a conoscenza dei pi importanti vescovi del
tempo, fu amico di Girolamo, tenne conferenze alla pari di Agostino e Girolamo stesso ed era considerato un
sapiente, stimato da molti, fino al 413, quando inizi la difesa cattolica contro di lui.
Si racconta che quando Demetriade, figlia di una delle famiglie pi facoltose di Roma, gli Anici, entr in
monastero, la famiglia, come regalo, chiese di fare un trattato teologico ai tre maggiori autori del tempo,
ossia a Girolamo, Agostino e Pelagio.
Grazie alla sua fama e alla sua tecnica e abilit oratoria, cre attorno a s un gruppo di fedeli sia a Roma, sia
nelle regioni circostanti, grazie a colui che sar il braccio delleresia, Celestio.
Celestio
Egli port la dottrina pelagiana alle estreme conseguenze, volendo riorganizzare la dottrina cristiana nella
sua integralit, contro i mezzi cristiani di allora.
Celestio fu un brillante e dialettico portavoce della dottrina pelagiana, diceva, infatti, Io so come posso
essere un vero Cristiano.
Il pelagianesimo presentava, infatti, un ideale cristiano altissimo e aveva grandissima fiducia nelle possibilit
umane. Il cristiano doveva essere senza compromessi. Celestio invitava gli amici a vivere in un
atteggiamento molto pi puro, integrale, completo, rispetto alla cultura del tempo, in opposizione,
estremizzata, al clima lassista caratteristico di molti cristiani.
La dottrina pelagiana
Il pelagianesimo nasce, inizialmente, come movimento riformistico allinterno della Chiesa. Essi
manifestavano un certo ottimismo nelle possibilit umane ed esigevano per il cristiano delle attitudini morali
grandissime. Possiamo considerare il paelagianesimo come un movimento di puritanesimo spirituale, un
gigantismo spirituale
8
. Nella visione pi che ortodossa del movimento nelle intenzioni, si notano, per, degli
errori.
Il pelagianesimo un ascetismo esagerato ed entusiastico.
Esaltazione esagerata circa la vita ascetica, la verginit, la castit, deprimendo in tal modo il sacramento
del matrimonio, la sua bellezza. La scelta celibataria non pi valore ma costrizione.
8 La santit della vita cristiana non soltanto frutto del solo impegno umano come diceva Pelagio. s impegno e
necessit della volont umana ma soprattutto dono della grazia di Dio (cfr Vaticano II).
20 20 20 20 20 20 20 20 20 20 20 20 20 20 20 20 20 20 20 20 20 20 20 20
Propone la perfezione cristiana come obbligatoria perch vede i precetti cristiani, le opere buone come
assoluti e proponibili a tutti, contro la posizione di Gioviniano, secondo cui bastava la fede senza le
opere (cfr Lutero).
Esalta le opere per la salvezza, mettendo in secondo piano la fede.
Per raggiungere il radicalismo ascetico, la vita ascetica, la perfezione, bastano le sole forze umane, senza
laiuto soprannaturale, senza la Grazia di Dio. La vita ascetica fondata, infatti sulle sole forze della
natura umana, dotata di piena libert a fare il bene o il male, libert tanto radicata nelluomo che neppure
la grazia pu intervenire. Anche nei giorni nostri, il rischio quello di ridurre il tutto a ci che possiamo
fare, ma non possibile cadere in questo errore: la vita cristiana non solo questo. Questo atteggiamento
ascetico soltanto una possibile strada (cfr AMATO DAGNINO, la vita interiore).
Si oppone s al lassismo diffuso nel periodo contemporaneo, ma non gode pi di un certo equilibrio.
In queste loro posizioni, che possiamo considerare inserite nel contesto della reazione anti-lassista, Celestio e
Pelagio fecero anche delle affermazioni eretiche.
Riguardo il peccato originale e le sue conseguenze, essi non negano il peccato storico (originans) di
Adamo ed Eva, i quali sono soltanto cattivi esempi, ma negano la trasmissione del peccato originans ai
discendenti, ossia il peccato originatum.
Il dolore, la morte, le infermit e linclinazione al male non sono dovuti al peccato originale, non ne sono
conseguenza, ma rientrano nella natura umana, sono connaturali alluomo.
Essi, per questo, negano il peccato originale originante, e quindi, il battesimo dei bambini non ha ragione
desserci, inutile, perch i bambini non hanno il peccato originale e non hanno peccati personali. Come
remissione dei peccati, il battesimo ha valore soltanto per gli adulti.
Altro errore riguarda la grazia. La natura umana non ferita come si diceva, essa sana. Per il
pelagianesimo, con la sola forza e volont umana, possibile raggiungere la salvezza, la remissione dei
peccati, la vita eterna. La Grazia, tanto citata in San Paolo, , allora, considerata da Pelagio e da Celestio,
come un aiuto esterno, ci che naturalmente pu venire in aiuto alluomo, ma solo in modo esterno.
Anche la stessa Parola di Dio, quindi, solo Grazia esterna. In questa prospettiva, quindi, in gioco la
Grazia attuale (laiuto che Dio ci da per compiere il bene), non la Grazia santificante (il rapporto tra Dio
e il battezzato).
Quomodo esse verum christianum possim? Cum operibus per i pelagiani, cum operibus et cum gratia per
santAgostino e la Chiesa cattolica.
Questi atteggiamenti, diffusi in Italia e in Gallia, incominciarono a sollevare critiche in ambito cattolico. I
vescovi non si accorsero subito degli errori, anzi, erano contenti di questa contro-tendenza al lassismo
imperante, tanto che, nel 380, quando Pelagio arriva a Roma, divenne una grande personalit e padre
spirituale della citt. Egli, infatti, operer indisturbato, senza creare dubbi sulla sua dottrina, creandosi un
movimento organizzato, di cui facevano parte anche autorit ecclesiastiche, fino al 410.
Le prime critiche nascono in Africa, perch molti romani si erano rifugiati in quelle zone, dopo la prima
invasione barbarica e il saccheggio di Roma del 410 ad opera dei vandali, capeggiati da Alarico. Furono le
tesi di Celestio e di Pelagio sul battesimo dei bambini a creare alcune difficolt nelle comunit dei fedeli
africani. Nel 411 il diacono di Milano, Paolino, ospitato da Aurelio, vescovo di Cartagine, protest contro
Celestio e sollev alcuni dubbi sulla sua predicazione, proprio perch si rifiutava di battezzare i bambini.
Celestio desiderava essere incardinato nella Chiesa di Cartagine, ma, nel Sinodo di Cartagine, rifiutando di
rispondere alle accuse, venne condannato. Abbandon, allora, Cartagine e si ritir ad Efeso, dove fu ordinato
prete.
La discussione si spost, poi, in Palestina con Pelagio, siamo nel 415. Pelagio si era trasferito in Palestina nel
412-413 e aveva stretto una forte amicizia con il vescovo di Gerusalemme, Giovanni.
Qui, molti furono gli obiettori alla sua dottrina:
a. Girolamo, che aveva conosciuto Pelagio a Roma, mise in discussione la sua dottrina, in modo
particolare dal punto di vista morale, ponendo dubbi attraverso le tesi di due altri presbiteri: Origene
e Evagrio Pontico.
b. Orosio, prete di origine spagnola, accus le tesi di Pelagio, perch a-morali.
c. Anche due vescovi francesi, della Gallia, si opposero alla dottrina pelagiana, sebbene essi stessi non
fossero esemplari, in quanto furono deposti ed esiliati: Eros di Arles e Lazzaro di Eleben. Essi
scrissero un libellus, in cui elencarono le accuse alle tesi di Pelagio.
Giovanni di Gerusalemme, di fronte a questa avversione, convoc, allora, un Sinodo a Diospoli, per risolvere
la questione. In questo, deliber che Pelagio apparteneva alla comunit cristiana ed ecclesiale: Pelagio era
21 21 21 21 21 21 21 21 21 21 21 21 21 21 21 21 21 21 21 21 21 21 21 21
quindi assolto dallaccusa. Ecco, allora, che Pelagio interpret questa situazione e questo giudizio, come
indice di gradimento delle sue tesi.
Giunta la notizia del Sinodo in africa, tutti i vescovi furono meravigliati, e Agostino chiese al vescovo di
Gerusalemme di mandargli una copia degli atti del Sinodo e contemporaneamente gli invi anche copia del
de Natura di Pelagio, secondo Agostino, infatti, i vescovi di Diospoli non avevano ancora capito la gravit
della dottrina di Pelagio. Nel 416 si procedette, allora, alla convocazione di due nuovi sinodi, in
contemporanea, per i vescovi africani a Cartagine e per i vescovi palestinesi a Miedi, nei quali non
confermarono la decisione presa in Palestina, ma condannarono Pelagio e Celestio, invitando il papa a stare
dalla loro parte. Nel 417 (un po tardi a causa dei ritardi della corrispondenza, alla richiesta di Agostino ed
Aurelio, papa Innocenzo I rispose con tre lettere nelle quali approv la dottrina di Cartagine e consider, sia
Pelagio che Celestino, inventori voci novi e, quindi, andavano esclusi dalla comunit se avessero
mantenuto quella linea. In un secondo momento, Innocenzo sembr rimangiarsi qualcosa della sua risposta,
ma lAfrica, e in particolar modo Agostino, accolse questo intervento come decisivo (Roma locuta causa
finita, utinam etiam error cessat).
Sembrava che la situazione fosse finita, ma, nel 418, alla morte di papa Innocenzo I, sal al trono papale
Zosimo, il quale, ricevuta una lettera da Pelagio, in cui era presente una sua professione di fede, la accett
come ortodossa. Lo stesso Celestio, giunto a Roma e presentatosi al papa, chiese, attraverso un libellum, di
essere riammesso
9
. Il papa avvis i vescovi africani e tutto era ormai pronto per la riabilitazione. Ma
Celestio, nel suo attivismo, si riun con i suoi sostenitori e provoc manifestazioni popolari e disordini, che
furono sedati con la forza dallimperatore Onorio, il quale esili Celestio e Pelagio vietando la diffusione
delle loro idee.
Il papa, accortosi dellerrore, condann le tesi pelagiane di Celestio e di Pelagio con la lettera enciclica,
Epistola Tractoria, che doveva essere sottoscritta da tutti i vescovi. Alcuni vescovi del sud Italia si
rifiutarono di firmare, tra i quali nominiamo il capo, Giuliano di Eclano
10
, il quale, rifugiatosi a
Costantinopoli, continu questa eresia, sebbene in un modo diverso. Il pelagianesimo, infatti, possiamo
considerarlo concluso, sebbene rimase una ferita.
Il semipelagianesimo
Il semipelagianesimo si present come reazione alla dottrina di Agostino sulla Grazia. Il termine non
contemporaneo ma nasce nel 1600 con il giansenismo. Questo movimento si manifest dal 418 al 529: dalla
prossima conclusione del pelagianesimo, fino alla definitiva scomparsa con il Concilio di Orange (Francia
del sud).
Contro Pelagio, infatti, si mosse lepiscopato africano capeggiato da Aurelio e Agostino, il quale, negli ultimi
anni della sua vita, aveva fatto affermazioni molto importanti e radicali. Egli offr queste sue posizioni nel
418, in una lettera al presbitero romano Sisto, quello che successivamente fu eletto papa. Il suo pensiero sulla
grazia pu essere sintetizzato in due slogan, due affermazioni guida:
La necessit della Grazia per la nostra salvezza. La grazia diviene conditio sine qua non.
La gratuit della Grazia, puro dono di Dio, prima ancora dei nostri meriti, non esistendo nessun
precedente ad essa.
Questa lettera suscit imbarazzo negli ambienti cristiani pi impegnati, quali i monasteri maschili e quelli
femminili, sia in Africa che in Europa, che sostenevano posizioni diverse e cominciarono ad interrogarsi.
Se la Grazia necessaria per la nostra salvezza ed gratuita, la dottrina della Grazia annulla la
validit del volere delluomo.
Se la Grazia gratuita, cosa resta della libert delluomo, della libert del dovere, del libero arbitrio?
Qual il rapporto tra Grazia e libert? Sono ancora libero? (cfr Giansenio).
Con questa posizione, non si va contro la dottrina cristiana che dice che le buone opere servono per
conquistare il paradiso? (cfr Sacra Scrittura).
Se c la Grazia, non ha senso rimproverare chi pecca, e i comandamenti, la disciplina, le regole,
risultano inutili.
9 La riabilitazione era possibile solo per decreto ufficiale del papa.
10 Giuliano di Eclano, figlio del vescovo Memore spos con la figlia del vescovo Emilio di Benevento, fu il capo
spirituale di quei venti vescovi pelagiani che non sottoscrissero la lettera enciclica.
22 22 22 22 22 22 22 22 22 22 22 22 22 22 22 22 22 22 22 22 22 22 22 22
Queste correnti, allora, decisero che era necessario apportare una correzione alle tesi di Agostino, a partire
proprio dallattribuire, alla capacit umana, almeno due aspetti: linizio del cammino di fede (initium fidei) e
la perseveranza finale.
Alla preminenza della Grazia di Agostino, questi monaci risposero con la preminenza del libero arbitrio,
della volont delluomo, tipiche tesi de semipelagianesimo
11
.
Per un secolo, dal 400, fino allinizio del 500, tale problema venne dibattuto, tanto da portare, persino, alla
formazione di due scuole:
1. Scuola agostiniana, ossia dalla parte delle tesi di Agostino, capeggiata da Prospero di Aquitania e
Fulgenzio di Ruspe.
2. Scuola-corrente semipelagiana con a capo Vincenzo di Lerino, Santi e Fausto di Aliez.
Questo dissidio si risolse nel Concilio di Orange nel 529, che vide la presidenza di Cesario di Arles, che
defin la vittoria delle tesi agostiniane, proclamando linizio e la fine della fede come doni della Grazia
12
.
Nonostante questo, la Chiesa non fece propria tutta la dottrina di Agostino: accett la predestinazione ma non
in maniera forte come detta da Agostino. Comunque sia, questo Concilio venne dimenticato fino al 1000,
quando fu recuperato con la scolastica.
Consideriamo, concludendo, due aspetti, utili anche dal punto di vista attuale.
a) Il termine Grazia ha due principali significati: Grazia abituale o santificante, ossia la presenza di Dio
in noi escludendo il peccato mortale, grazie allamicizia di Dio, la nuova generazione, lessere
risuscitati in Cristo, e la Grazia attuale, ossia laiuto alla nostra intelligenza, alla nostra volont in
ogni genere di difficolt di ogni giorno. Nella questione semipelagiana, il termine Grazia si riferisce
alla Grazia attuale, che nel Concilio di Trento sar analizzata dalla commissione chiamata de auxilii,
contro cui si scaglieranno i giansenisti.
b) Nella questione semipelagiana, si parlato del rapporto tra Grazia e libert, si accennato a questa
relazione ma non si risolta la controversia. Non vi fu, infatti, nessun tentativo di spiegare cosa sia
la libert e quale sia la relazione con la Grazia. il Concilio di Trento che tratter questaspetto,
costretto dalle tesi di Lutero, che negava la libert delluomo sotto linflusso della Grazia
(agostiniano di stretta misura). Il Concilio afferm come dogma di fede che il cristiano sotto
linflusso della Grazia di Dio e anche libero sotto di essa. Comunque, come la necessit della
Grazia si concili con la libert delluomo, neppure il Concilio di Trento rispose. Nella controversia
contro il giansenismo, questaspetto fu il pi rivelante. Il giansenismo fu definitivamente condannato
nel 1653, con cinque proposizioni di una bolla, che accusava la loro visione riduttiva della libert
delluomo.
IL MONACHESIMO CRISTIANO
La prima osservazione che possiamo fare riguardo a questo movimento il domandarci se il monachesimo
cristiano sia frutto del messaggio evangelico oppure sia unesperienza di importazione. Nel secolo scorso,
furono fatte varie ipotesi, tra cui, secondo i razionalisti, il fatto che il monachesimo sia unesperienza di
derivazione pagana, come gli asceti reclusi del tempo di Serapide, o buddista, induista (cfr neopitagorici).
Oggi questa ipotesi stata superata perch le somiglianze sono puramente esteriori.
Sempre in questo secolo molto frequente la tesi di una derivazione del monachesimo da sette giudaiche,
come i terapeuti egiziani o gli esseni di Qumran. Queste tesi non sono sufficienti, anche se possibili (cfr
Giovanni Battista), poich la motivazione teologica del monachesimo la ricerca della santit (ricerca che
non nasce con il monachesimo ma presente fin dalle origini) e limitazione di Cristo, infatti, la castit non
un rituale ma essenziale per non essere divisi in se stessi.
11 Le tesi semipelagiane sono ancora molto diffuse, sebbene non esplicite. Il rischio la mentalit secondo cui almeno
il momento iniziale e quello finale debba, per qualche motivo, entrare nelle possibilit umane, frutto della personale
scelta delluomo. Il pensiero effettivo quello: Dovr pur contare anchio qualcosa!. In definitiva non questo che
conta, lasciamo che sia il Signore, e la Grazia, colui che ci guida e forse non peccheremo di superbia.
12 Noi siamo strumenti utili ma non necessari nelle mani di nostro Signore, cos scrive Amato dAgnino nel suo Vita
interiore, la Grazia non prevenuta da alcun merito, da alcun impegno personale delluomo, ma essa, che non
dovuta, precede le opere buone, perch esse stesse possano essere compiute. Se noi siamo preoccupati di compiere il
bene, pi di noi preoccupato il Signore.
23 23 23 23 23 23 23 23 23 23 23 23 23 23 23 23 23 23 23 23 23 23 23 23
La risposta effettiva , quindi, che questa esperienza puramente originaria, originariamente evangelica,
cristiana. Il fatto che sia molto frequente, anche in altre culture, motivo della ricerca di Dio nella solitudine
innata e tipica della natura umana.
Il monachesimo compare nel 250-260 con la persecuzione di Decio, quando giovani dallanimo radicale,
forse anche per sfuggire dalle persecuzioni, si ritirano nel deserto egiziano o siriano per imitare
completamente Cristo. Nel 250, nacque, cos, lanacoresi: gruppi di anacoreti e di cristiani, abbandonata la
citt per rifugiarsi nel deserto, vissero lascetismo in caverne o in celle separate o in capanne, vicine ai
villaggi. Oltre a questa forma, nacque, anche, leremitismo, un regime di totale separazione da tutto quello
che circondava luomo.
Lesponente maggiore delleremitismo , di sicuro, Antonio Abate, il quale, comunque, non fu il primo,
anche se possiamo considerarlo il predecessore di una moltitudine di eremiti, facendoci conoscere meglio
questo nuovo movimento. Da allora fino ad oggi, il monachesimo sar sempre presente.
Infine, possiamo domandarci come, prima del 250, avvenisse la vita ascetica. Nei primi secoli, lascetismo
era vissuto allinterno della famiglia, a livello domiciliare. In quel periodo, la meta pi alta, per ricercare la
santit di vita, era la testimonianza nel martirio. Ma quando non cera la persecuzione, coloro che
esercitavano la castit, la verginit, la continenza, erano ugualmente considerati confessores, atleti di
Cristo, milites Christi allinterno della vita cristiana e quotidiana. Il monachesimo risulta il nuovo
martirio, il martirio della coscienza (cfr Padri della Chiesa).
Dal 250 in poi, si verific un cambiamento in questa dinamica famigliare e la scelta di uno stile di vita
provocante, che crea uno spostamento radicale non pi per la persecuzione, ma per il monachesimo, che pu
essere diviso in anacoresi ed eremitismo, che per noi hanno lo stesso significato, mentre erano distinti e
avevano quindi accezzioni diverse. Lanacoresi la vita ascetica vissuta il celle separate, sebbene non molto
distanti tra loro: leremitismo , invece, completo distacco dagli altri e dal mondo.
La distinzione che possiamo fare di tipo puramente geografico, in quanto ciascuna zona ha una
caratteristica forma di monachesimo.
In Egitto
Sottolineiamo il ruolo fondamentale di due protagonisti ed esponenti pi conosciuti del monachesimo
orientale: santAntonio abate e Pacomio.
Antonio abate
La conoscenza di santAntonio e linflusso di costui nella spiritualit orientale legato a santAtanasio il
quale autore della Vita Antonii, opera biografica ma maggiormente corrispondente ad un panegirico, ad
un encomio, nellesaltazione delle gesta di questuomo, tratto ad esempio di ogni uomo che voglia progredire
sempre di pi nella vita ascetica. Egli non descrive, infatti, solo la vita di Antonio, ma cerca di descrivere un
modello di monaco, di vita cristiana, di impegno progressivo nella ascesi, attraverso le tappe della
conversione e della competizione, favorendo, cos, lo sviluppo dellanacoresi e delleremitismo.
Antonio non fu il primo anacoreta, ma il primo eremita. Nacque nel 251 in Medio Oriente e rimase orfano di
padre e di madre, a 20 anni, ed ecco, allora, che, insieme con la sorella, inizi il suo cammino di conversione.
La sua vita pu essere sintetizzata in quattro tappe:
1. Entrato in una Chiesa, dopo aver ascoltato un brano della Parola di Dio che diceva Vieni e seguimi (Lc
10 = modello del discepolo), torn a casa e, come primo allontanamento, vendette tutti i beni immobili e,
il ricavato, lo diede ai poveri. Poi, come secondo allontanamento, vendette anche i beni mobili e affid la
sorella ad un collegio. Fatto questo, decise di ritirarsi in una capanna fuori del villaggio, vivendo da
asceta. In questo periodo seguito e accompagnato da alcuni anacoreti, per formare in lui una sintesi
spirituale, attraverso il digiuno, la preghiera e il lavoro. A questo, si accompagn una continua lotta
spirituale contro le tentazioni dei beni e della carne.
2. Nel suo cammino nelleremitismo, si allontan dal villaggio e si port in prossimit dei cimiteri, nella
regione delle tombe, rinchiudendosi in una di esse. Un amico gli continu a portare cibo e bevanda, ma
qui venne colpito da apparizioni ed infestazioni diaboliche, che volevano cacciarlo e farlo desistere.
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3. Nella terza tappa, a circa cinquantanni, decise di ritirarsi completamente dagli uomini, dal consortium
umanum, chiudendosi in un castello abbandonato, a Pispir, per ben ventanni, mangiando pochissimo.
Forte nellimperturbabilit, nellatarassia e nel rapporto con Dio, questo suo periodo di completa
solitudine, fu interrotto da un solo viaggio ad Alessandria al fine di incoraggiare i cristiani a non cedere
nella persecuzione di Massimiano.
4. Antonio venne iniziato ai misteri di Dio, e, per questo, diversi monaci si radunarono presso di lui,
essendo cresciuta la sua fama. Nel 312, costretto dal numero dei suoi discepoli, abbandon il castello per
recarsi nel deserto. Qui visse da anacoreta sul pendio di un monte, prima a 400 metri e dopo essere stato,
nuovamente, scoperto sale a 700 metri, dove mor nel 356.
Antonio, in sintesi, fu il primo eremita, non fond nessun ordine monastico, ma fu padre spirituale di
moltissimi giovani. Fu asceta non austero, ma moderato, evitando ogni estremismo, nel grande impegno
ascetico e nella creazione di una vita ascetica semicenobitica.
Lesperienza di Pacomio
Quarantanni dopo santAntonio, si svilupp, ad opera di san Pacomio, il cenobitismo in Egitto. Egli nacque
nel 290 nellalta Tebaide da genitori pagani. Conobbe il cristianesimo a ventanni attraverso il servizio
militare e, per la carit dei cristiani, decise di battezzarsi. Una volta cristiano, dopo il cammino del
catecumenato, si ritir tra gli anacoreti in solitudine, ai confini delle citt, mettendosi alla scuola di
Palamone. Scopr, allora, gli aspetti positivi e negativi delleremitismo (mancanza di una regola, vita
disordinata), cercando, cos, di trovare una forma alternativa. Ecco, allora, che fonda i primi monasteri,
dando vita al cenobitismo.
Il cenobio abbracciava molto terreno e per questo era delimitato da un muro perimetrale, allinterno del quale
cerano degli edifici comuni, come la Chiesa, il refettorio, le sale riunioni, e delle case (domus) per i monaci.
Lappartenenza ad una domus, piuttosto che ad un altro, dipendeva dal lavoro che si era in grado di fare.
Lorganizzazione, infatti, era molto centralizzata e si fondava su un superiore generale, che amministrava la
giurisdizione di tutti i monasteri.
Per quanto riguarda la giornata, ci si riuniva, cinque volte al giorno, per la preghiera: allinizio il sacerdote
era esterno, e, quindi, la messa veniva celebrata solo il sabato e la domenica.
Cerano cinque istruzioni alla settimana, per cui tutti i monaci dovevano saper leggere la Sacra Scrittura.
Altro aspetto, era lobbligo del lavoro comune e il digiuno del mercoled e del venerd (il vino e la carne
erano concessi solo ai monaci vecchi o agli ammalati).
Due volte allanno, a Pasqua e in agosto, infine, tutti i monaci di tutti i conventi si riunivano per un capitolo,
stabilmente in un luogo (Pebu).
Il cenobitismo pacomiano pu considerarsi il punto darrivo del processo di evoluzione monastico, che va
dalla vita ascetica domestica, allanacoresi, alleremitismo e, quindi, al cenobitismo, ossia alla vita in
comune, come valore per raggiungere la santit.
Il valore particolarmente sottolineato , quindi, la vita comune.
Questa grande fioritura con i monaci pacomiani, non si mantenne, in futuro, allaltezza dei primi tempi.
Sebbene le fonti greche non parlino di nessuna colpa, secondo Orsiesi, Teodoro (successori di Pacomio) e
alcune fonti copte, nellesperienza del cenobio, vi furono diversi difetti e colpe di tipo sessuale. La vita
cenobitica, infatti, raccolse molte persone che aderirono con ardore, creandone un vero e proprio fatto
sociale. Questo stesso aspetto, port lesperienza cenobitica a cedere, anche perch sorsero monasteri
femminili accanto ai monasteri maschili, creando inconvenienti morali. Vennero, persino, costruiti monasteri
doppi, maschili e femminili per ragioni pratiche difensive, economiche e spirituali: ci, purtroppo, cre uno
scandalo a livello morale.
In Siria Palestina
Dopo la diffusione egiziana, fu importante anche il monachesimo siriano, il quale ebbe unevoluzione simile
a quella egiziana, ma indipendente. Il luogo del cenobio, non si chiamava monastero o cenobio, appunto, ma
laura, edificio monastico alla pari del cenobio pacomiano. Altra caratteristica, oltre alla somiglianza ma
indipendenza del monachesimo siriano, esso, istituzionalmente, non presentava una regola, come quella che
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aveva regolato il cenobio pacomiano. Questa assenza di una base comune, port, nella fase iniziale, ossia per
i primi cento anni, ad unascesi individualista, a volte anche estrema ed irrazionale. Questo individualismo
port alla diffusione di molte forme particolari, non prive di stranezza e di un ascetismo estremista
mascherato, che si diffusero, grazie alla forte spinta missionaria, anche fino in Cina.
I monaci stazionari = monaci che non si sedevano mai e si appoggiavano soltanto.
I monaci stiliti = monaci che vivevano sopra una colonna (san Simeone) come risultato finale di
unesperienza ascetica rigorosa.
I monaci dendriti = monaci che vivevano sugli alberi ( ). "-
I monaci subdivale = monaci che vivevano allaria aperta.
I monaci reclusi = monaci molto numerosi che passavano tutta la loro vita in una piccola cella.
I monaci girovaghi (vagantes) = autentici parassiti che vivevano a spese delle varie diocesi come i
sarabaiti, gli eustaziani, da cui nacquero i manichei, e i messaliani, falsi mistici.
Tutte forme deviate e rischiose, ma che non erano da colpire o accusare, ma, piuttosto, da riportare
allordine, reagendo allindividualismo diffuso, attraverso una regola chiara.
San Basilio intervenne, allora, con una regola e con delle precisazioni chiare che configurarono il
monachesimo bizantino. In questa regola invitava ciascun monaco allamore a Dio, allamore al prossimo,
allo slancio missionario, indicendo una nuova fase del monachesimo siriano. Questa regola di san Basilio
avr un grande influsso sul monachesimo occidentale, e in modo particolare su san Benedetto.
In Occidente
luogo comune da sfatare che il monachesimo occidentale si identifichi con il solo monachesimo
benedettino, nato nel 529, data di fondazione dellabbazia di Montecassino. Infatti, prima dellavvento di san
Benedetto, si era sviluppata, in occidente, una vita monastica pre-benedettina, che prese spunto e si rifer al
monachesimo orientale.
In Irlanda
Del monachesimo irlandese, nazione giovane e preservata dalle invasioni barbariche, non abbiamo molte
notizie, ma sappiamo essere stato presente per alcune testimonianze.
In Africa
Nel continente africano, il monachesimo si svilupp con caratteristiche proprie, grazie allesperienza
monastica di santAgostino fatta a Milano e poi a Roma dove pot osservare i monasteri maschili e
femminili. Egli fu il fondatore, in Africa, del primo monastero con sede a Tagaste, di cui ne fa il proprio
episcopio. Come a Tagaste, poi, se ne costituir uno anche ad Ippona.
Il monachesimo agostiniano ha una particolarit. Con Agostino, nasce il monachesimo clericale, in cui i preti
vivono e condividono la loro esperienza con il loro vescovo. Agostino diede le regole sulla scia di quelle di
Basilio, sotto la guida della comunit degli apostoli, ideale a cui rifarsi. La tendenza di queste comunit
clericali principalmente intellettuale, di lavoro e di preghiera.
In Gallia
Il monachesimo francese , di sicuro, il pi importante e fruttuoso. Linflusso di Atanasio, esiliato a Treviri,
fece nascere ed avere un ruolo fondamentale a grosse personalit: san Martino di Tours (morto nel 397),
Onorato di Lerino (morto nel 429) e Giovanni Cassiano).
San Martino di Tours (soldato, anacoreta, eremita, vescovo) che, appunto, fece esperienze eremitiche e
anacoretiche, fond diversi monasteri, e, divenuto vescovo, utilizz, nella sua diocesi, le forze emergenti dei
monasteri. Lautore cristiano Simplicio scrisse una biografia su S. Martino, la quale ebbe molto successo.
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Onorato di Lerino cre un monastero vicino a Marsiglia, con un regime molto duro, componendo anche una
regola, nella quale espose quelle che sono le basi della regola benedettina: la stabilitas loci, la clausura
perpetua, la povert e un governo che nasca attorno allabate.
Giovanni Cassiano, invece, visit i monasteri dEgitto e della Palestina, per, poi, fondare a Marsiglia il
cenobio di San Vittore.
In Italia
Nella penisola italiana, si presentarono molti centri di diffusione dellesperienza cenobitica. Prima
dellesperienza pacomiana, in Italia, era molto diffusa lascesi a domicilio. Il passaggio al monachesimo fu
dovuto ad Atanasio. Molti furono i protagonisti.
A Vercelli, il vescovo Eusebio, vescovo ed abate, anticip Agostino nel monachesimo clericale, invitando in
episcopio i chierici della sua diocesi.
A Milano, con Ambrogio e Agostino, e, ad Aquileia, dove arrivano molti monaci profughi a causa delle
invasioni barbariche, nacquero diversi monasteri.
In Calabria, presso Squillace, Cassiodoro, intellettuale e scrittore di primo ordine, fond il cenobio di
Vivarium.
Di certo, per, il pi grande esponente del monachesimo italiano Benedetto da Norcia.
San Benedetto da Norcia (480- 547)
Notizie riguardo la vita e le opere di Benedetto ci sono giunte grazie a Gregorio Magno, che, circa 50 anni
dopo, raccolse in una biografia tutte le informazioni trovate.
Benedetto apparteneva ad una famiglia patrizia, nobile. Come diversi altri personaggi, passa anchegli,
attraverso molte esperienze religiose: fu eremita a Subiaco, poi cenobita nello stesso paese, seguendo lo stile
di Pacomio. Proprio a Subiaco fond un monastero, da cui, a causa di gelosie interne e delle difficolt poste
da un prete secolare, si allontan per dirigersi a Cassino, dove, nel 529, fonda il monastero di Montecassino.
La forza di questa esperienza risente della personalit di Benedetto, del suo genio equilibrato e delle sue
capacit organizzative e della sintesi originale, compiuta da Benedetto, di tutte le principali regole precedenti
(Basilio, Agostino, altre regole minori). La regole quindi originale e indipendente, ma ricca di utili influssi
precedenti.
Particolare ed originale il fatto che tutti possano far parte del cenobio, liberi o servi, barbari o romani, laici
e presbiteri, adulti o bambini, che venivano presentati dai genitori e, per questo, chiamati oblati.
Lentrata in monastero era scandita da alcune fasi. Inizialmente vi era un anno di noviziato, al termine del
quale bisognava comporre una domanda scritta, la petitio, da presentare al padre abate, promettendo:
la stabilitas loci: un monaco lega se stesso, la propria persona al monastero, allabbazia in cui
risiede.
la conversio morum: la conversione dei costumi, nei tre voti e in particolar modo nella castit.
Lobbedienza allabate.
Labate, in quanto guida della comunit, aveva la facolt di non accettare le domande e, quindi, i candidati
per mancata idoneit.
Tutto lordo congregationis legato alla figura del padre abate, che non lamministratore del monastero,
ma il direttore delle anime, della vita ascetica. Egli veniva eletto a vita dalla comunit stessa, dai monaci, e
aveva massima autorit sul monastero. Vi era anche la presenza di priori, cellari, decani. Comunque,
superiore allabate soltanto la regola, codice stabile e punto di riferimento di ogni monaco e monastero.
Il tutto ricordato nella forma classica dellora et labora, conciliazione dellopera spirituale di Dio e a Dio
(opus Dei) e dellopera manuale delluomo e alluomo (opus homini).
Fino al 1000 il movimento monastico fu tipicamente laicale, sia in oriente che in occidente. I sacerdoti,
infatti, erano presenti soltanto per i sacramenti. Inizialmente, inoltre, esso era indipendente dai vescovi stessi,
(ma non per questo in contrasto con la gerarchia, sebbene diffidente degli ordini stabili): chiunque era,
infatti, libero di fondare un nuovo monastero.
Questo atteggiamento non canonico, non inserito nella Chiesa, dur fino a Calcedonia (451) perch alcuni
monaci, cominciata unattivit missionaria, vollero fondare monasteri in citt, vollero immischiarsi nelle
27 27 27 27 27 27 27 27 27 27 27 27 27 27 27 27 27 27 27 27 27 27 27 27
situazioni politiche e religiose, di cui non erano competenti
13
. Ecco, allora, che i vescovi cominciarono ad
intervenire per confermare certi movimenti o per bloccare eventuali eresie. Il Concilio di Calcedonia
istituzionalizz i movimenti, dando a ciascuno una regola specifica, decidendo:
La costruzione dei monasteri sotto il potere giurisdizionale dei vescovi.
Viene approvata la la stabilitas loci, contro i monaci vagantes.
Lestraneit dei monaci dalla politica e dalle preoccupazioni ecclesiastiche.
Lamministrazione vescovile dei monaci preti.
Lobbligo di celibato per tutti i monaci.
Il monachesimo diventa, cos, ufficiale, canonico, allinterno della Chiesa.
LA REAZIONE AL CONCILIO CALCEDONENSE
A Calcedonia capit quello che era capitato gi anche a Nicea.
Tre furono le cause scatenanti di questa opposizione al Concilio:
1. Leditto di Unione, il decreto del 482, che provoc uno scisma tra occidente ed ""
oriente, chiamato acaciano, dal nome di colui che scrisse questa formula di unione, ossia il patriarca
di Costantinopoli Acacio, sebbene limperatore Zenone assomma a s tutto il merito e la
responsabilit.
2. La condanna dei tre capitoli (tria capitula) contro Teodoro di Mopsuestia, Teodoreto di Ciro ed Iba di
Edessa, presente nelleditto di Giustiniano del 543, ma realmente confermato nel Concilio
costantinopolitano II (552-553).
3. Il fenomeno del monoenergismo e monotelismo, controversia orientale, risolta nel Concilio trullano I
del 681, sebbene i protagonisti dei questo Concilio non furono gli stessi degli altri due avvenimenti
precedenti.
La difficolt di ricezione da parte dei vescovi palestinesi, siriani ed egiziani fu, comunque, ancora pi
grande, infatti, non solo questi avvenimenti portarono gravi conseguenze, ma lo stesso Concilio di
Calcedonia non arrec la pace religiosa a causa di determinate scelte:
a. Il canone 28 che dava al primato del patriarca di Costantinopoli lo stesso valore di quello di Roma,
creando contrasti e avversioni, anche perch sottoscritto in assenza dei legati pontifici.
b. Non cera da aspettarsi di certo che dovunque e facilmente fossero accettate le decisioni dogmatiche
e le dottrine prese a Calcedonia.
c. La definizione di Calcedonia era una definizione che, dal punto di vista dogmatico, era in anticipo
nel tempo rispetto alla conoscenza teologica dei vescovi di quel periodo. In esso, infatti, vi fu
lutilizzo di termini filosofici classici (Platone ed Aristotele) che non erano ancora entrati nella
mentalit comune.
d. Altro aspetto da considerare il fatto che, nel Concilio di Calcedonia, fu deposto il patriarca di
Alessandria, Dioscoro, rappresentante dellunit egiziana, e fu riabilitato Teodoreto di Ciro,
avversario acerrimo della teologia alessandrina, sostenuta da Cirillo di Alessandria. Gli egiziani si
trovarono disorientati, e, per questo, le decisioni del Concilio non furono accettate dagli ambienti
palestinesi. Si svilupp in Siria, in Palestina e in Egitto una ribellione popolare contro le decisioni di
Calcedonia. Incominci cos, allinterno dellimpero romano, la diffusione di una corrente
nazionalistica, che si intreccia e si unisce a motivazioni religiose, che costrinse lautorit romana ad
intervenire militarmente per sedare le lotte. Questa situazione cre, in queste regioni, una specie di
scisma, una divisione tra la Chiesa melchita, o imperiale, che riconosceva Calcedonia e si rifaceva
allimperatore, e la Chiesa monofisita che riconosceva una sola natura di Cristo, che furono i
mandanti delluccisione del successore di Dioscoro, ponendone un altro al suo posto. Questa
divisione allinterno delle tre province orientali dur dal 450 al 480.
Il decreto '""
13 Levangelizzazione era, infatti, di competenza del vescovo.
28 28 28 28 28 28 28 28 28 28 28 28 28 28 28 28 28 28 28 28 28 28 28 28
In questo periodo, il problema degli imperatori che si succedettero al potere, era quello di favorire lunit
religiosa dellimpero, per poi assicurare anche lunit politica. Ecco, allora, il loro sforzo di sedare e
risolvere le controversie attraverso compromessi, anche in campo teologico.
Ad un certo momento, questa situazione preoccup, infatti, limperatore Zenone e il patriarca di
Costantinopoli Acacio, appunto, perch metteva in crisi lunit politica. Si tent, quindi, un accordo
attraverso un decreto imperiale, l , che affermava: ""
- La condanna di Eutiche e di Nestorio, non accennando, comunque a nessuna formula di fede n tanto
meno al Concilio di Calcedonia che non viene espressamente respinto, ma che si sorvola, non se ne
menzionano le decisioni, come del Tomus ad Flavianus di Leone I.
- Lintoccabilit del Concilio di Nicea, del Concilio di Costantinopoli e del Concilio di Efeso.
- Il valore degli anatematismi di Cirillo di Alessandria contro Nestorio che ad Efeso non erano stati
definiti.
Con questo decreto non viene eliminato il Concilio di Calcedonia, n si d uninterpretazione delle
deliberazioni del Concilio anti-cirilliniana.
Nel 482, su questo decreto prese posizione papa Felice III che invi alcuni legati per informarsi. Essi, per,
si schierarono con Acacio, per cui il papa scomunic Acacio e i suoi stessi legati, comportando, cos, la
cancellazione del nome di Acacio dai dittici
14
. Nasce qui lo scisma spirituale e materiale, chiamato acaciano,
tra Costantinopoli e Roma che si concluse nel 519, quando sal al potere limperatore Giustino.
Giustino fu imperatore dal 518 al 527, quando fu succeduto, da Giustiniano, gi suo consigliere, che govern
fino al 565. Questi due imperatori riusciranno a risolvere la questione venutasi a creare, proprio perch
avevano altre mire rispetto a quella strettamente religiosa.
In occidente, nel 476, era caduto limpero, e il sogno di Giustino e di Giustiniano fu proprio quello di riuscire
a ristabilire lunit del vecchio impero romano, riconquistando quei territori sotto il dominio dei barbari.
Ecco, allora, che iniziarono le prime guerre, guidate da Belisario, contro Teodorico, re dei Goti che si erano
insidiati a Ravenna. Questa guerra non fu delle pi facili e si concluse, soltanto, nel 564.
Sal, quindi, al potere Giustiniano, il quale segn linizi sia della Storia civile di Roma, sia della Storia della
Chiesa (aspetto importantissimo). La politica di Giustiniano, ispiratore della stessa politica dello zio
Giustino, si fondava sul sogno di restaurazione dellantica grandezza dellimpero romano, su un impegno,
non solo interessato, ma reale, mosso da una genuina piet, per le questioni ecclesiastiche e religiose. Questo
interesse fu dettato da un particolare impegno e riflessione teologico e dogmatico personale
15
. Egli fu vero e
proprio teologo, con una preparazione accurata, tanto che i suoi stessi discorsi ed interventi trattarono temi
teologici.
Arriv, cos, il primo scontro tra Giustiniano e Alarico, capo dei Goti, che erano ariani, che port alle guerre
gotiche, vinte da Giustiniano, che viene proclamato sovrano assoluto.
Il suo obiettivo inequivocabile, per il quale non conobbe stanchezza di sorta, eliminando qualsiasi ostacolo
frammezzo, era lunit di tutto limpero in un unico potere e in ununica Chiesa, al di fuori della quale non
c salvezza. Il papa diveniva, in questo modo, il capo della cristianit, e il primato non sarebbe stato soltanto
onorifico, sebbene, in questo esercizio, Giustiniano fece ben intendere chi doveva comandare. Giustiniano,
proprio per questa centralit, recuper tutte le regole ecclesiastiche nel Codex Iustinianum, come base per
lordinamento sia ecclesiastico che civile.
Per una Chiesa unica e per amore del suo obiettivo, si rese conto della necessit di estirpare completamente il
paganesimo, costringendo ogni famiglia, ancora pagana, a farsi catechizzare, pena la confisca completa dei
beni. Per quanto riguarda i fratelli ebrei, mantenne la religione ebraica licita, mentre contro gli eretici applic
le norme pi severe, allontanandoli dallinsegnamento e da qualsiasi esercizio pubblico.
Ecco, allora, la pienezza della Chiesa di Stato gi adombrata da Teodosio, che d inizio alla formula del
cesaropapismo dove il potere, in pratica, era controllato dallimpero, ma assolto dal vescovo stesso, nel quale
Giustiniano vedeva un valido rappresentante dellautorit civile.
La condanna dei '-""""+"""
14 I dittici sono la parte della messa in cui le Chiese sorelle, rappresentate dal nome del loro vescovo, si ricordavano a
vicenda durante la celebrazione dellEucarestia. Leliminazione del nome del vescovo di Alessandria non poteva che
creare questo scisma.
15 Questo interessse teologico molto probabilmente non era soltanto suo, ma, anche, della moglie, limperatrice
Teodora, che diede alla politica di Giustiniano un influsso imprescindibile, ma difficile da stabilirne la portata.
29 29 29 29 29 29 29 29 29 29 29 29 29 29 29 29 29 29 29 29 29 29 29 29
In questo periodo, a Giustiniano si pose lo stesso problema che aveva tormentato Zenone, riguardo le
province della Siria, della Palestina e dellEgitto. Giustiniano si accorse, per, che, in queste province, era
presente un forte nazionalismo che non permetteva la risoluzione di quelle controversie nate successivamente
al Concilio di Calcedonia. Mise in atto, allora, una politica di accondiscendenza, tentando il compromesso
con i monofisiti su un altro campo dazione. Nel 543, infatti, condann, in un decreto, i 3 capitoli, ossia tre
teologi di fama internazionale, scrittori della scuola antiochena, che, nelle loro posizioni a volte radicali
16
,
potevano sembrare nestoriani: Teodoro di Mopsuestia, Teodoreto di Ciro, e Iba di Edessa. Secondo
Giustiniano, infatti, laccusa di affermazioni eretiche di questi tre autori, avrebbe permesso labbandono del
monofisismo e, quindi, lavvicinamento religioso e civile di questi gruppi orientali. Il problema che rese
difficile questa operazione, fu la condanna sia di Teodoro di Mopsuestia che era gi morto, in pace con la
Chiesa, prima della celebrazione del Concilio di Calcedonia, che di Teodoreto di Ciro e di Iba di Edessa
entrambi condannati dal Latrocinium Efesinum, ma assolti e riabilitati dal Concilio di Calcedonia.
Giustiniano decise di estrapolare dal contesto alcune affermazioni, accusandoli, cos, di esprimere dottrine
prevalentemente nestoriane, convinto, grazie anche al consiglio di Aschidas, di poter eliminare ogni ostacolo
al ritorno dei monofisiti, affermando i tre capitoli ( ). -""-"
Questo decreto dogmatico non ci stato conservato, ma fu emanato nel 543-544. Di fronte a questo decreto i
vescovi orientali ed occidentali ebbero reazioni diverse. I vescovi orientali e i monofisiti sottoscrissero la
petizione. I vescovi occidentali, guidati da papa Vigilio, non sottoscrissero. Papa Vigilio, infatti, temporeggi
e per questo fu rapito per ordine di Giustiniano, e condotto lentamente a Costantinopoli. Qui cominci
lesitazione, i tentennamenti, le insicurezze, che ci impongono una domanda, che sar la base del II Concilio
di Costantinopoli: ma la condanna dei tre capitoli colpiva la persona o gli scritti?
Il Concilio costantinopolitano II
Il Concilio costantinopolitano II venne anticipato da alcuni pronunciamenti di papa Vigilio, ancora succube
di tentennamenti ed indecisioni. Nel 548, infatti, ruppe lesitazione con uno iudicatum, con il quale
condannava i tre capitoli, in modo tale, secondo linterpretazione degli storici, da lasciar intatta lautorit del
Concilio di Calcedonia, che sembrava venire minato nelle decisioni. Di questo iudicatum non possiamo dire
di pi, perch non ci sono rimasti che pochi frammenti.
Questo stesso documento venne considerato dai vescovi occidentali, attraverso alcuni libelli scritti in
occasione, come un attentato al Concilio di Calcedonia, esibiscenza di falsi giudizi. Ecco, allora, che Vigilio,
costretto, ritir il documento e si impegn, con giuramento a Giustiniano, di sottoscrivere le accuse dei tre
capitoli nellormai prossimo Concilio di Costantinopoli che Giustiniano avrebbe convocato.
Nel 553 Giustiniano convoc il Concilio a Costantinopoli, senza la presenza del papa.
A Concilio ormai iniziato, papa Vigilio ebbe un rinvigorimento di orgoglio e scrisse il Constitutum I, decreto
papale nel quale condann 60 proposizioni di Teodoro di Mopsuestia (non la persona perch era gi morto),
raccolte e manipolate dal teologo Leonzio di Bisanzio. Egli rifiut di condannare Teodoreto di Ciro ed Iba di
Edessa, perch a Calcedonia erano stati assolti da ogni accusa e proib di scrivere qualsiasi cosa contro il
constitutum stesso da lui emanato.
Giustiniano non accett il Costitutum I ed invit i vescovi, principalmente orientali, a separarsi dalla
comunione con papa Vigilio ma non con la sede di Roma. Nasce qui, infatti, per la prima volta la distinzione
tra sede e sedente, che non si identificano e che, quindi, possono non essere riconosciuti ugualmente.
In questa situazione, si chiuse il Concilio e papa Vigilio fu costretto, sotto pressione dellimperatore e a causa
delle stesse decisioni del Concilio, ad accettare i decreti del Concilio costantinopolitano II.
Papa Vigilio, allora, nel 554, scrive il constitutum II che presenta delle notevoli differenze rispetto al
precedente: laccusa a Teodoro di Mopsuestia riguarda le 60 proposizioni, ma anche la persona, e vi
lesplicita condanna anche di Teodoreto di Ciro e di Iba di Edessa.
Le sanzioni a papa Vigilio furono accettate e il suo successore, Pelagio, diacono di Vigilio, ne sub le
conseguenze. Comunque, Vigilio, tornato in Italia, a Roma, recuper il papato, ma non ebbe pi quella
influenza e quel favore a lui dovuto in quanto papa. A causa delle varie controversie e del suo stesso
atteggiamento non sicuro, si determin, in qual periodo, lo scisma aquileiense, tra la Chiesa di Milano e la
Chiesa di Aquileia, schierata contro il potere di Vigilio.
16 Guardando agli agli scritti di questi autori potremmo notare la presenza di errori nella tendenza al duofisismo, alla
divisione delle due nature in Cristo, come risposta al monofisismo radicale di alcune posizioni ereticali. Questi errori
sono da considerare, in realt, non pi che imperfezioni.
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Per concludere, quindi, questo compromesso approvato da Giustiniano, da papa Vigilio e dal suo successore
Pelagio, non port alla tanto attesa unione dei monofisiti che, infatti, non si accontentarono delle loro
decisioni, decretando, cos, il fallimento della politica e del sogno di Giustiniano. Le regioni di Palestina e di
Siria rimasero monofisite e anche la Chiesa italiana si divise a causa della scisma aquileiese, risolto soltanto
dopo il 700, con il Concilio Trullano I.
Due sono i problemi che, in definitiva, vennero a crearsi:
I. La condanna dei tre capitoli sollev la questione di papa Vigilio. Il suo modo di agire continuamente
oscillante, non tocc linfallibilit del magistero supremo che egli rappresentava, ma tra il costitutum I
e il costitutum II non possibile non notare unevidente contraddizione. Gli storici della Chiesa dicono
che questa contraddizione non da considerarsi come dogmatica, ma soltanto come segno che il
comportamento e la condotta di papa Vigilio fu volubile e debole.
II. La storia dei tre capitoli sollev anche il problema dellecumenicit del Concilio Costantinopolitano II
o Concilio ecumenico V. Esso non ecumenico n per la sua convocazione, in quanto fu indetto
dallimperatore, n per lo svolgimento, perch non erano presenti tutti i delegati e rappresentanti, n
per le decisioni raggiunte, perch emanate dopo il constitutum I che non permetteva alcun documento
dopo di esso, secondo la sua formulazione.
Esso, allora, da considerarsi ecumenico per la successiva accettazione da parte di tutta la Chiesa dei
suoi atti e decisioni, in quanto non erano in contraddizione con la formulazione di Calcedonia.
Il monoenergismo e il monotelismo
La tranquillit teologica ed ecclesiale dur soltanto cinquantanni. Si riaccese, infatti, la controversia, il terzo
tentativo di risoluzione, nel 600, attraverso e sotto la spinta di una nuova forma di monofisismo: il
monoenergismo e il monotelismo. La controversia dei tre capitoli si concluse nel 554, con lo scisma
aquileiense, a cui segu un periodo di silenzio per mezzo secolo. Riaccesa, poi, la disputa con questa nuova
edizione del monofisismo, ci rendiamo conto che i protagonisti di questa sono diversi rispetto a quelli
considerati finora.
Questo terzo tentativo fu occasionato da una polemica di ordine politico, nata sotto lormai frequente e
conosciuto impulso ed intento di ricondurre allunit religiosa i monofiti. la necessit della coesione
religiosa, quindi, politica e morale che riguarda tutto limpero bizantino.
In questo periodo, dal 611 al 630, limpero bizantino era minacciato nel fronte occidentale dai persiani,
popolazione guerriera alla ricerca di nuovi territori, che nel 616 entr a Gerusalemme. Questa conquista
favor i monofisisti che dominavano indisturbati in Siria, Palestina ed Egitto.
Il primo impegno degli imperatori che si succedettero in questi anni, Foca, Eraclio, fu quello di rimuovere il
pericolo degli attacchi e conquiste persiane. Proprio per il loro impegno dal punto di vista militare, resto loro
poco tempo per risolvere ed affrontare i vecchi litigi e le controversie confessionali.
Eraclio, risolto il problema persiano, almeno in parte, si dovette spendere per risolvere ancora una volta la
controversia contro i monofisiti. Limperatore Eraclio, come Giustiniano, infatti, cerc di risolvere questo
problema attraverso laiuto e la collaborazione del patriarca di Costantinopoli, Sergio.
Questa collaborazione si svilupp in due fasi:
- Fase monoenergista: Sergio e limperatore proposero una dottrina, seconda la quale in Cristo vi una
, ununica operazione umana e divina, ununica "-""-"""
operazione unita al logos. In questo modo, per, si volle tacere che in Cristo esistessero le due nature
complete e, in modo particolare, le attivit fisiche proprie di ciascuna natura. In base
allaffermazione del patriarca Sergio, si verific, nel 633, il passaggio di alcuni gruppi di monofisiti
dellEgitto, della Siria e della Palestina nella cerchia cattolica, in quanto non erano loro a
sottomettersi al Concilio, ma il Concilio che affermava le posizioni monofisite. Questo
compromesso, che si contraddiceva nelle premesse, quindi, accontent sia i monofisiti sia papa
Onorio I, che appoggiava loperato di Sergio. A questa affermazione si contrappose un monaco,
Sofronio, che diverr patriarca di Gerusalemme (634-638), secondo cui, poich le operazioni
emanano dalle nature, lunica operazione sottintendeva ununica natura. Questa definizione
contraddiceva Calcedonia che affermava in Cristo le due nature e, quindi, due operazioni.
Da questo dibattito, si pass progressivamente alla seconda fase.
- Fase monoteletica: Questa fase comincer sempre con il patriarca Sergio che, volendo informare il
papa riguardo questi avvenimenti, gli mand una lettera chiedendo consiglio per risolvere la
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discussione. La risposta di papa Onorio I non si fece attendere: egli affermava che, in Cristo, vi era
ununica volont, intendendo volont dal punto di vista morale, non ontologico, inoltre, mise silenzio
su questa discussione, proibendo di parlare di una o di due volont o di una o di due operazione,
perch tra esse non vi era contrasto. Dalle parole del papa, il patriarca Sergio colse soltanto ci che
gli fece comodo, e propose, come compromesso e a valore dogmatico, laffermazione del papa di
una sola volont in Cristo, sostituendo, per, il senso fisico, al valore morale. Abilmente, Sergio
proclam nel 638 una formula di fede, la , nella quale afferm, con valore """
dogmatico, lunica volont in Cristo, proibendo di sostenere le due volont in Cristo, e, quindi, n
vicendevolmente indipendenti n contrarie luna allaltra.
La ricezione non fu facile. Lepiscopato orientale accolse il decreto allunanimit, mentre questo
indirizzo non venne accolto dai vescovi occidentali, e dai papi Giovanni IV, Teodoro I e, in
particolare, dal nuovo papa Martino, che condann l , scomunic alcuni vescovi """
orientali e, in particolare, il patriarca Sergio, e riafferm le tesi di Calcedonia. Il patriarcato
bizantino, per non allontanarsi dalla Chiesa di Roma, decise, con limperatore Costante II, di
emanare un decreto nel quale si affermava limposizione a non parlare pi e, quindi, ad interrompere
il dibattito sullenergia e volont di Cristo.
Il problema rimaneva comunque ancora aperto e irrisolto.
Per questo, allora, papa Martino (649-655) svilupp una formula di fede, un simbolo, ricalcato su quello di
Calcedonia, che affermava le due operazioni e le due volont in Cristo. A questaffermazione, limperatore
Costante II reag con violenza, rapendo e torturando il papa, che mor in carcere.
Alla morte di Costante II, sal al trono il figlio Costantino IV Pogonato, mentre la sede papale era occupata
da papa Agatone (678-681).
Limperatore convoc, in definitiva, il Concilio Costantinopolitano III, o ecumenico VI, chiamato anche
Trullano I, dal fatto che la volta della sala, dove si incontrava lassemblea generale, era a forma di trullo. Il
Concilio si svolse dal novembre 680 al settembre 681, in 18 sessioni. In queste sessioni, limperatore
Costantino IV Pogonato cap limportanza di risolvere la questione. Egli accett e approv la dottrina di papa
Agatone, che, per loccasione, aveva scritto ed inviato al Concilio una spiegazione (Tomus Agatonianum).
Nella decisione definitiva, venne fatta propria la dottrina di Agatone, il quale affermava, in Cristo, lesistenza
di due volizioni, di due volont, di due operazioni, non in contrasto ma luna (umana) sottomessa allaltra
(divina). Il Concilio, quindi, afferm con chiarezza la doppia natura in Cristo, condannando definitivamente
il monoenergismo e il monotelismo, e tutti i loro sostenitori (Sergio di Costantinopoli, Ciro di Alessandria,
Pirro). In questo Concilio venne condannato anche papa Onorio. Questa condanna sollev forti critiche
fino al Concilio vaticano II, quando fu definitivamente risolta
17
.
Papa Leone II, successore di Agatone, accett il Concilio e, con esso, quindi, anche la condanna di papa
Onorio. Si arriv, quindi, al tanto desiderato accordo tra la Chiesa di Roma e quella di Costantinopoli e delle
Chiese monofisite di Siria, Palestina ed Egitto.
Quale fu il motivo di tale definitivo accordo?
Nel 632 mor Maometto, dando il via ad una forte espansione islamica: verso Nord, Iran e Iraq, nel corso di,
soltanto, una, due generazioni, ad Ovest, in Siria, con capitale Damasco e nella citt di Aleppo, in Palestina e
in Egitto tra il 660 e il 680, in occidente, quando, dopo aver conquistato tutte le coste dellAfrica, nel 711
passarono lo stretto di Gibilterra. Tutte queste regioni cedettero alla forza dellislamismo.
Queste regioni erano, quindi, ormai destinate a soccombere sotto il dominio islamico e non pi appartenenti
allimpero. Sentirono, allora, la necessit di allearsi e di essere sostenute dal potere di Roma.
Nel 717, limperatore Leone III Isaurico fu assediato dalle navi turche, e si eresse a baluardo di difesa di
Costantinopoli e delloccidente stesso, con la battaglia del 718. Dopo aver bloccato lavanzata islamica a
Costantinopoli (718), in Spagna e in Gallia, nel 738, Carlo Martello blocca la nuova ondata islamica a
Poitiers. La storia, per, ci ricorda che questi saranno sforzi destinati a cedere: quattro secoli dopo, nel 1053,
Costantinopoli cadr sotto il potere arabo.
INVASIONI BARBARICHE E TRASMIGRAZIONI DI POPOLI
17 Onorio era papa e non poteva essere condannato, in quanto veniva meno, cos, il valore del dogma dellinfallibilit.
Dopo le molte discussioni sollevate da Efele di Latisbona e, successivamente, da Leclrk, i papi del Concilio Vaticano I
risolsero il problema limitando linfallibilit del papa a quando egli interviene ex cathedra.
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Portiamo la nostra attenzione, ora, non pi alla Chiesa bizantina, ma alla Chiesa e alle comunit createsi in
occidente.
Per introdurre questo argomento necessario fare una premessa. In questo periodo, nacque la civilt
occidentale, civilt nuova di cui la principale componente la Chiesa. Questa civilt e societ il frutto del
progressivo distacco, della cesura, frattura, che si venne a creare tra oriente ed occidente, a causa delle:
o Controversie cristologiche, concluse nel 681.
o Controversia iconoclastica, che occuper le scena ecclesiastica tra il 726 e il 768.
o Diffusione dellIslam a partire dal 632. Con la diffusione e loccupazione, da parte del mondo
islamico, della zona costiera del mediterraneo, gli scambi commerciali nel mare Mediterraneo
divennero pi difficili, perch completamente controllato dagli arabi, che non permettevano gli
spostamenti.
o Questioni linguistiche. Infatti, il greco, la , la lingua comune, non era pi da tutti "
comprensibile, non si sapevano pi comprendere i testi dei Padri greci, la letteratura greca, classica,
che veniva conservata, ma sostituita e tradotta in latino. Il greco antico verr recuperato soltanto nel
Rinascimento, nellUmanesimo (Barozzi), come riscoperta della ricchezza del linguaggio e della
lingua originaria dei testi da studiare.
o Trasmigrazione di popoli, chiamate, dal nostro punto di vista occidentale, invasioni barbariche.
Sicuramente fu questa la motivazione principale della frattura tra oriente ed occidente, in quanto i
due imperi si troveranno a combattere contro le loro invasioni e, quindi, perdendo i contatti e
lunit iniziali.
Riguardo a questo fatto dobbiamo dire che le trasmigrazioni di popoli sono fenomeni di antica data, che si
ripeterono nel tempo. Questo fenomeno cominci nel 378, con la battaglia di Adrianopoli, e si concluse nel
568.
La spinta venne, inizialmente, dalla pianura del Danubio con gli Unni. Nel 378, infatti, ad Adrianopoli,
confine dellimpero bizantino, avvenne la prima battaglia contro i Goti, popolazione ai confini dellimpero,
che desideravano essere federati. Il loro tentativo di entrare e conquistare terreno fu limitato dalle truppe
militari, di cui buona parte era formata di barbari federati, guidati da Valente, che mor in campo. Dentro ai
confini dellimpero, infatti, cerano gi alcuni barbari federati, che potevano arruolarsi anche nellesercito.
I Goti, guidati da Alarico, ritornarono 40 anni dopo, aprendo una breccia nellimpero, entrando da oriente,
attraverso i Balcani, Trieste e Gorizia, scendendo fino a Roma, dove nel 410 misero a ferro e fuoco la citt,
saccheggiandola (sacco di Roma). Qualche anno prima ci furono le invasioni a nord, sul Reno, limite
invalicabile e confine dellimpero romano.
Nel 424, i Vandali, arrivati dalla Spagna, discesero la costa africana e conquistarono e distrussero Cartagine,
dando loccasione ad Agostino di scrivere il suo De Civitate Dei, che ridiede speranza alla popolazione.
Nel 445, poi, papa Leone I riusc a bloccare gli Unni, nella loro violenta discesa dalla pianura padana, nelle
vicinanze di Mantova, dirottandoli verso la Francia, dove vennero sconfitti da Ezio e Stilicone nei campi
Catalauci.
La conclusione definitiva di questo fenomeno continuo fu il 476, quando cadde limpero romano
doccidente, conquistato e messo sotto il potere di Odoacre, capo degli Eruli. In Italia, comunque, questa
presenza barbara fu breve, perch nel 478 Teodorico riconquist il potere imperiale, ponendo la sua capitale
a Ravenna.
Un anno indicativo ed importante per la trasmigrazione dei popoli non pi da est, Goti, Unni, che si
spostavano per la pressione demografica, ma da Ovest fu linverno del 407, quando il Reno gel. I barbari,
Vandali e Franchi, infatti, oltrepassarono il Reno e scesero lungo la Gallia per arrivare in Spagna, instaurando
i regni romano-barbarici, i quali erano, quindi, formati di Franchi (nord della Gallia), Burgundi, Alemanni,
Svevi, Visigoti e Vandali (costa africana).
La conquista di questi territori non comport, comunque, lestinzione di quelle popolazioni precedentemente
autoctone. Popolazioni italiche, romanizzate, continuarono ad occupare i loro stessi territori, con qualche
movimento.
Queste popolazioni barbariche, per, erano prevalentemente e praticamente non pagane ma ariane,
evangelizzate dal vescovo Vulfida, inizialmente ostaggio di Eusebio di Nicomedia a Costantinopoli, che,
convertito allarianesimo, venne rimandato in patria a prestare servizio al suo popolo.
Queste invasioni costituirono il ritorno dellarianesimo che era gi stato vinto a Costantinopoli dal punto di
vista teologico, ma che, ora, si ripresent sul piano storico. Le trib germaniche, ariane, erano organizzate in
chiese di stato. Era il capo della trib che nominava i vescovi e convocava i sinodi. Esse erano vere e proprie
chiese in marcia verso loccidente, che si scontrarono con le comunit italiche, francesi.
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Larianesimo fu vincolo di unit tra i barbari che, insediatisi, crearono chiese germanico-ariane, le quali si
stabilizzarono e si trovarono a coabitare con altre culture, creando lincontro-scontro tra due diversi ceppi di
popolazioni.
Non ci fu subito facile integrazione per cui rimasero a lungo due popoli estranei sia a livello religioso, sia
amministrativo. Esse, infatti, non erano intercambiabili: il diritto romano era territoriale, mentre quello
barbarico era personale, le popolazioni germaniche erano fondate sul principio della Chiesa propria, mentre
le popolazioni autoctone erano legate al vescovo locale che risiedeva nella citt di riferimento.
Inizialmente, avvenne che in questi regni romano-barbarici prevalsero rapporti di tolleranza, fatta eccezione
per i Vandali in Africa sotto Genserio, che, intolleranti, perseguitavano i cattolici.
Per mezzo delle invasioni barbariche, larianesimo acquist predominio e port tutto loccidente ad una
situazione di pericolo, tanto da far pensare che il futuro dellEuropa non fosse soltanto cattolico, ma ariano.
Questa minaccia divenne, in effetti, reale con Teodorico e i Goti dal 489 fino al 527. Ravenna divenne
capitale e Teodorico concep un fronte unitario della popolazione barbarica di tipo antiromano, antigreco,
pensando, anche, ai vincoli matrimoniali tra i barbari soltanto e a vincoli religiosi da instaurare. Questo
fronte per, fall, quando Clodoveo, re dei Franchi, di fronte alla proposta di Teodorico che voleva diventasse
ariano, si oppose abbracciando il cattolicesimo. Clodoveo, infatti, prese in moglie la sorella di Teodorico,
Audofleda, ma poi spos Clotilde, principessa cattolica, convertendosi.
Dalla Gallia al Regno di Francia
La Gallia fu la terra di incontro tra pagani, germani e romani cristiani. Per quanto riguarda la storia della
genesi del Regno dei Franchi e della prodigiosa conversione di Clodoveo, il primo autore che ne parla
Gregorio di Tours, della generazione dei nipoti di Clodoveo, quindi circa cinquanta anni dopo. La sua
dovrebbe, quindi, essere una biografia abbastanza completa, sebbene non abbiamo molti altri confronti,
poich altri scritti a noi pervenuti sono tardivi.
Nel 454, alla morte di Aezio, la Gallia meridionale venne annessa alla Gallia superiore, creando un unico
stato, sotto il potere dei Galli del Nord, i Franchi. Presso la corte Franca a Suasson, si fecero vivi alcuni
rappresentanti Goti di Teodorico, il quale propose, cercando di portare i Franchi allinterno del suo popolo, di
unire le forze in un fronte contro Roma e la Grecia. Lalleanza sarebbe stata stipulata attraverso una politica
matrimoniale tra le due popolazioni. In questo modo, Clodoveo veniva annesso alla cerchia dei re germanici.
Questa scelta politica comportava, inoltre, la scelta dellarianesimo come unica religione.
Come gi visto, Clodoveo and contro il favore di Teodorico, sposando una principessa cattolica, Clotilde,
figlia del re dei Burgundi, restando non implicato nellalleanza con Teodorico, in quanto, per Clodoveo, era
difficile dividere religione e politica.
A determinare la conversione di Clodoveo, secondo le fonti storiche che possediamo, furono due fatti
(miracolosi secondo Gregorio di Tours).
1. La Vittoria sugli Alemanni, Goti occidentali, stanziati ad Aquitania e capeggiati da Alarico, fervente
sostenitore di Teodorico. Entrato in guerra contro Alarico (questo dimostrava implicitamente che gi si
schierava a favore del cattolicesimo), si trov in pericolo durante la battaglia. Ecco, allora, che la
tradizione vuole che in questo momento abbia invocato il Dio dei Cristiani, chiedendo la vittoria in
cambio della conversione. Nello stesso istante, le truppe degli Alemanni avrebbero cominciato a cedere,
portando Clodoveo alla vittoria.
2. Un problema familiare. Il primo figlio di Clotilde e Clodoveo, Ingomero, per il grande desiderio della
madre fu battezzato. Poco tempo dopo, per, si ammal gravemente e mor. La disperazione di Clotilde
fu accompagnata dallaccusa di Clodoveo al cristianesimo. Il secondo figlio, Clodomero, dopo lunghe
discussioni, fu comunque battezzato e rimase in vita.
Questi due segni portarono Clodoveo a percepire in essi i segni di Dio, decidendo, cos, dopo essersi
sottoposto al giudizio dei suoi notabili, di battezzarsi. Clotilde mise, allora, Clodoveo in contatto con il
vescovo Remigio, che gli fece iniziare il cammino di catecumenato. Cos nella notte di Natale del 498,
venne battezzato nella basilica di Reims, con queste solenni parole: China umilmente il capo, o Sicambro,
adora ci che hai incendiato e incendia ci che hai adorato.
La conversione di Clodoveo, di natura politica contro Teodorico ma, allo stesso tempo, frutto di autentica
ricerca e scelta, port ad una vera e propria conversione di massa di tutti i Franchi, senza una forte catechesi.
Tutto ci ebbe due effetti, due conseguenze principali:
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_ Su Clodoveo, sui re germanici, suoi successori, e sullintero popolo germanico: non si doveva essere
pi pagani o ariani, ma cristiani.
_ Sullepiscopato Franco-gallico: la conversione garant la simpatia della Chiesa gallica e dei gallo-
romani verso il re, il quale sapeva di poter contare su unampia cerchia dellepiscopato. Anche quei
vescovi di zone non ancora conquistate da Clodoveo, erano favorevoli al suo potere. Questa
situazione, infatti, di fondamentale importanza per la Storia della Chiesa, in quanto, dalla
collaborazione dellepiscopato Franco-gallico, permessa da Clodoveo e dai suoi successori, nacque
la Chiesa nazionale Franca.
Nel 511, difatti, ci fu gi il primo Concilio internazionale Merovingio, con sede ad Orleans, a cui
parteciparono i vescovi nazionali, Clodoveo e la nobilt Franca. Questo Concilio fu indetto non solo
dallepiscopato ecclesiastico, ma anche dal re, dando vita alle prime Chiese Nazionali Neolatine.
In questo Concilio si determin la conversione obbligatoria di tutta la popolazione e lelezione del vescovo,
non pi compiuta soltanto dal clero e dai fedeli, ma anche dal re stesso, che svolger, dora in poi, un ruolo
fondamentale.
Questa riforma si svilupp in tutta la Gallia, nome che scompare nel 496, data della conversione di
Clodoveo. Da ora in poi, la Gallia chiamata Regno di Francia (Francia), con a capo Clodoveo che d vita
alla dinastia Merovingia.
LIrlanda
LIrlanda fu lunica regione a non essere stata toccata dalla trasmigrazione dei popoli e dalle conquiste dei
barbari; essa, inoltre, non fu mai conquistata dai romani, infatti, lavanzata romana si era fermata in Scozia,
dove fu costruito il Vallum Adrianii, e, quindi, essa rimaneva profondamente radicata nel culto pagano, fino
al 431, quando abbiamo le prime testimonianze di missionari e di fedeli irlandesi. Le fonti principali a cui
possiamo fare riferimento sono striminzite; esse sono portate avanti non da Gregorio di Tours, ma da
Prospero di Aquitania, il quale scrisse una cronaca, nella quale possiamo leggere la storia di Palladio e di san
Patrizio, primi missionari ed evangelizzatori di queste terre.
Secondo questopera, levangelizzazione irlandese cominci nel 429, quando papa Celestino invi il vescovo
di Auxer, Germano, per suggerimento del diacono Palladio, poi vescovo, a sgominare gli eretici
18
, dominanti
nelle terre britanniche, e a ricondurre la popolazione alla fede cattolica. Nel 430, secondo Prospero
dAquitania, Palladio stesso, ordinato vescovo da Celestino I, fu mandato agli Scoti credenti in Cristo.
Palladio divent, quindi, il primo vescovo dellIrlanda, segno della presenza di persone credenti in Cristo, gi
in quel periodo. Oltre questi cenni bibliografici, la figura di Palladio scompare, non ne abbiamo altri
documenti.
Patrizio e la sua evangelizzazione
Ben sappiamo, per, che lapostolo storico dellIrlanda, passato alla tradizione, , comunque, Patrizio. La sua
vita un vero e profondo mistero, sebbene egli stesso abbia scritto unautobiografia, una confessione, redatta
verso la fine della sua esistenza. Grazie a questa autobiografia, riusciamo a conoscere alcune sue
caratteristiche, sebbene, come gi detto, vi sia un velo di mistero su questa figura. Egli discendeva da una
famiglia brito-romana, che possedeva una piccola casetta in Britannia. Il padre decurione, con un incarico
pubblico, e diacono, il nonno presbitero, erano segni della grande fede della sua famiglia, nella quale, per,
Patrizio non si trovava a suo agio. A 16 anni, per, avvenne una determinante svolta nella sua vita: una
scorreria di irlandesi lo rap e lo port schiavo in Irlanda, dove Patrizio conobbe e trov la via a Dio. Rimase
schiavo, e riusc a fuggire soltanto dopo sei anni, ritornando nella casa paterna. Qui, ebbe una visione che gli
annunci di portare il Vangelo in Irlanda, proprio l dove era stato rapito, come vescovo missionario. Di
questa autobiografia, di questa confessione, non ci sono rimasti riferimenti cronologici. Vi sono soltanto
annali posteriori che documentano la data di arrivo di Patrizio in Irlanda, sebbene sia ancora sotto studio
degli storici: Patrizio sarebbe arrivato in Irlanda nel 432 e sarebbe morto nel 461 o nel 491. Questa ambiguit
delle date, per alcuni storici dimostrerebbe la presenza, a quel tempo, di due Patrizi, sebbene anche questa
18 Gli eretici di Inghilterra erano pelagiani, in quanto Pelagio era di origine britannica.
35 35 35 35 35 35 35 35 35 35 35 35 35 35 35 35 35 35 35 35 35 35 35 35
ipotesi non sia fondata. comunque pi verosimile che ci sia stato un unico Patrizio, in Irlanda tra il 431 e il
461, collegato, quindi, sia a Palladio che a Germano.
Un problema effettivo sta nel periodo che intercorse tra la fuga dalla prigionia irlandese e il suo ritorno in
Irlanda, come vescovo missionario. Seconda alcuni storici, in questo periodo, Patrizio fece alcuni viaggi in
Gallia e in Italia, conoscendo le varie realt ecclesiali e formando un suo metodo di evangelizzazione e
organizzazione.
La tecnica di Patrizio si rivolse a tutti gli strati del popolo, senza escludere i ceti inferiori, cercando di avere
sostegno da parte delle classi superiori, attraverso donativi. Egli dovette tener conto della diversa struttura
socio-politica dei clan irlandesi, rispetto al popolo occidentale. In Irlanda, esistevano molti piccoli regni
tribali di natura politica, chiamati tuatas. Questi gruppi, per Patrizio, furono la base dellordinamento
pastorale diocesano, che si insidi in Irlanda. La figura di Patrizio ebbe, quindi, un ruolo fondamentale per
levangelizzazione, e, dopo la sua morte, la Chiesa irlandese, grazie allazione di vescovi ed abati, ebbe un
volto tutto particolare, con delle caratteristiche originali e diverse da quelle della Chiesa del continente.
A met del VI sec. (550), la Chiesa irlandese, il cui ordinamento si espanse molto anche in Scozia e nel
continente, si presentava in questo modo:
_ Una struttura monastica, non episcopale, cio le abbazie, i monasteri divennero centri di
circoscrizioni pastorali, creando diverse parrocchie attorno allabbazia. Le parrocchie raggruppate
intorno alle abbazie sostituirono i limiti diocesani e rappresentavano la base della giurisdizione
ecclesiale. Il vero potere era, quindi, non del vescovo, ma dellabate, che era a capo della
circoscrizione e a cui spettavano le questioni amministrative. Il potere di giurisdizione era, infatti,
distinto dal potere consacratorio, di ordine che spettava al vescovo (aspetto diverso dallordinamento
del continente). Questa grande importanza data ai monaci e agli abati era segno della massiccia
presenza monacale in Irlanda. Questa presenza caratterizzata anche da unaltra originale differenza:
nei monasteri irlandesi, i monaci, oltre ai tre voti, ne facevano un altro, la peregrinatio pro Cristi.
_ Altro aspetto particolare della Chiesa irlandese fu lintroduzione della penitenza privata o tariffata.
Secondo il Pastore di Erma, opera del II sec., e tutta la tradizione ecclesiale, vi erano, per luomo
peccatore, due tavole di salvezza: il battesimo, una volta in vita, che cancellava tutti i peccati e la
poenitentia secunda, il battesimo delle lacrime, come seconda tavola di salvezza, una tantum e,
quindi, irripetibile. Secondo alcuni scrittori radicali (ad es. Tertulliano), cerano, per, dei peccati
irrimissibili: lapostasia, lomicidio, e ladulterio. Il rito penitenziale era molto duro (scomunica,
ostracismo dalle cariche pubbliche, continenza, non ammissione ai sacramenti), solenne e aveva un
carattere essenzialmente comunitario ed ecclesiale, in quanto la stessa comunit era chiamata a
piangere, gemere e pregare per il penitente che, a sua volta, vestiva di sacco e assumeva, in Chiesa,
posizioni particolari. Bisognava iscriversi allordo poenitentiarum e, poi, andare dal vescovo
personalmente a confessarsi, per essere, quindi, riammessi nella societas Christiana e, dopo aver
compiuto il rito di espiazione pubblico, ricevere nuovamente la carit cristiana.
Il peccatore riammesso, per, accettava la morte civile e sociale, non potendo pi avere alcun
esercizio pubblico, rompeva di fatto la comunione coniugale, matrimoniale, gli era proibito di
sposarsi, se celibe, o di risposarsi, se vedovo, e di possedere cariche pubbliche, commerciali o
ecclesiastiche.
Per questo motivo, molti vescovi invitavano i giovani a procrastinare il battesimo alla fine della vita,
poich tutto questo cammino risultava impegnativo e compromettente alla vita sociale e coniugale.
In Irlanda questo fenomeno non fu mai praticato, n, fin dallinizio, ci fu la preoccupazione per una
confessione privata al vescovo. Questa situazione favoriva, cos, una visione ascetica della penitenza,
rendendo il rito ripetibile. Nacque, cos, la penitenza privata o tariffata perch per ogni colpa il ministro
fissava una soddisfazione precisa. Questa formula era ripetibile tutte le volte che si desiderava, donabile da
tutti i presbiteri, e non solo dal vescovo, e permetteva la remissione di tutti i peccati, a partire da una
soddisfazione congruente.
Nel continente la vecchia formula continu fino al 1200.
Con questa nuova disciplina, tutti i peccatori, chierici o laici, potevano essere riconciliati tante volte quante
avessero desiderate, tutti i peccati erano remissibili e potevano confessare i vescovi, ma anche i preti.
Si pensava che il perdono divino fosse ottenuto, quando le tasse penitenziali (digiuno, astinenza, preghiere,
elemosina) fossero state saldate. Lassoluzione era data solo dopo aver saldato la tariffa penitenziale. Dopo
lassoluzione, la riconciliazione avveniva senza che i peccatori fossero interdetti da proibizioni: non si parla
pi di indizioni, di debiti speciali, di posizioni particolari.
La nuova comunit dellIrlanda si presentava giovane al mondo, senza quel bagaglio di tradizione dei primi
secoli di cristianesimo che hanno caratterizzato la fede nel continente. Ecco, allora, che la differenza tra
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penitenza pubblica e penitenza tariffata cre una vera e propria rottura, ma che non venne avvertita fino a che
i due riti non si scontrarono.
Nel primo periodo la penitenza tariffata non si diffuse con facilit, ma si svilupp, in particolare, tra il 600 e
il 700, poi anche nel continente, grazie ai fenomeni del pellegrinaggio e della evangelizzazione.
Il monaco irlandese, infatti, spinto dallamore per Cristo, usc dalla sua comunit, dalla propria terra, per
annunciare la Buona Novella (peregrinatio in Christo).
Quali furono le mete? I monaci irlandesi non rimasero rinchiusi nei loro confini, ma si spostarono verso la
Spagna (s. Giacomo di Compostela), verso Roma e verso Gerusalemme.
Inizi, qui, la penetrazione nel continente di questi monaci, di cui ricordiamo in particolare Colombano, che
parte dallIrlanda nel 591, predic in Francia contro lo strapotere dei Merovingi al governo, scese in Svizzera
e mor a Bobbio nel 620.
I monaci diffusero la penitenza tariffata in diverse zone del continente ed il loro passaggio cre una forte
reazione.
Nel maggio del 589, i vescovi della Spagna e della Gallia narbonense si riunirono nel Concilio di Toledo,
esponendo la loro indignazione per la pratica penitenziale tariffata, non conosciuta in diverse zone e non
conforme alle prescrizioni canoniche. Il Concilio, considerando il nuovo rito esecrando e presuntuoso,
prescrisse di indire la penitenza secondo il rito della penitenza pubblica.
Ma, soltanto cinquantanni dopo, tra il 644 e il 656, i vescovi dei regni di Clodoveo, la Neustria e
lAustrasia, zone di passaggio dei monaci irlandesi, riuniti nella Chiesa di san Vincenzo a alon Siraon,
elogiarono ed esaltarono la nuova pratica penitenziale, come utile a tutti gli uomini. Nel Concilio, vi fu,
allora, lassenso unanime dei vescovi per lentrata in vigore del nuovo rito della penitenza tariffata.
Fino a questo momento, nella penitenza pubblica, il peccato di chi veniva a confessarsi, veniva considerato
nel suo valore oggettivo, nella sua gravit. Nella penitenza privata o tariffata, invece, si cominciarono a
guardare anche le intenzioni, le condizioni, il desiderio per cui si compiuto il peccato. Ecco, allora, che,
nella valutazione della penitenza, entrano in gioco anche delle attenuanti.
Per i sacerdoti non era tanto importante verificare il pentimento, la contrizione, ma stabilire una tariffa
proporzionata alla colpa. Ecco che vennero alla luce dei veri e propri tariffari
19
per uniformare tutti i preti
che si mettevano a confessare.
Leggendo questi tariffari, penitenziali, ricaviamo tante informazioni: il peccato era rimesso ipso facto, dopo
che il peccatore aveva compiuto la penitenza (do ut des = espiazione e remissione) e, nellepoca carolingia,
nel continente, vi era la sussistenza di due penitenze.
La penitenza tariffaria non ha, infatti, subito sostituito la penitenza pubblica, che decadde nel 1215, quando,
nel Concilio lateranense IV, i vescovi decretarono la penitenza privata come diretta discendente della
penitenza pubblica e rito sacramentale della Chiesa latina.
Alcuni riformatori carolingi, come Clodevango di Metz, tentarono di istituire e restaurare la vecchia
disciplina penitenziale, ma la loro politica fu fallimentare e segn il definitivo successo della penitenza
privata, che invalse in tutte le Chiese.
La tariffa veniva applicata a seconda del tipo di peccato, della modalit e del peccatore, seguendo delle liste,
che, fin dalle origini, subirono mutazioni: digiuni, recita di rosari, colpi di flagello, multe di denaro, offerte,
pellegrinaggi, esilio temporaneo, celebrazione della messa con relativa offerta. Proprio in conseguenza a
questo ultimo aspetto della penitenza, il numero dei monaci preti nei monasteri aument, e si moltiplicarono
le ordinazioni sacerdotali: il monachesimo non fu pi soltanto un movimento laicale.
Questa sostituzione del rito penitenziale avr delle conseguenze dal punto di vista della storia futura. Il rito
dei giorni nostri, rischia di ridurre il sacramento alla remissione della colpa, quando, invece, esso comporta
un cammino penitenziale che comunque si identifica con la vita.
Rimane, comunque, fondamentale ricordare, oltre alle modalit della confessione (individuale, comunitaria
con assoluzione privata, comunitaria in casi eccezionali), che ci che conta, il problema pi grande, la
contrizione del cuore, il rapporto ristabilito con Dio, recuperando lo stato di grazia, nello sforzo, nella
proposta del cambiamento di vita.
LInghilterra
Il Regno anglosassone
19 Confessione di S.Colombano.
37 37 37 37 37 37 37 37 37 37 37 37 37 37 37 37 37 37 37 37 37 37 37 37
In Inghilterra, gi dal III secolo, si era sviluppata una solida organizzazione ecclesiastica, che aveva le sue
sedi episcopali principali a York e a Londra. Il processo di cristianizzazione era stato iniziato e portato a
termine con la romanizzazione della Brittania, quando le legioni romane cominciarono ad occupare il paese.
Possiamo dire che lInghilterra era occupata dai romani ed evangelizzata fino al Vallo di Adriano dal 160,
con Marco Aurelio. Questo movimento di crescita della popolazione brito-cattolica continu fino al 407.
In questa data, infatti, i generali romani, tra cui il generale Stilicone, richiam in Gallia le legioni romane che
presidiavano la Bretagna per controllare e bloccare le invasioni barbariche. Cos, cominci il processo di
deromanizzazione e, quindi, di scristianizzazione dellInghilterra invasa e tormentata dalla penetrazione degli
Scoti degli Angli (danesi) e degli Iuti. I brito-cattolici entrarono in crisi e, per difendersi, si ritirano ad ovest
del Galles. Le popolazioni barbariche, da una parte, non furono, infatti, animate da uno spirito di inserimento
nel paese, ma conquistarono ogni territorio, mentre, dallaltra, i brito-cattolici non si impegnarono in nessuna
forma di evangelizzazione del paese, che, dal 500, ritorn al paganesimo.
Questa situazione si aggrav a tal punto che fu necessaria una nuova evangelizzazione che riprese nel 590
con la missione promossa da Gregorio Magno e, in contemporanea, la missione irlandese ad opera dei
monaci spinti oltre il loro territorio per amore di Cristo.
Non sappiamo con precisione quali siano state, per san Gregorio, le motivazioni di questa nuova
evangelizzazione, in quanto non abbiamo grandi notizie se non due fonti ecclesiastiche, entrambe tardive,
rispetto alla vita di san Gregorio:
_ Vita nortumbrica di Gregorio Magno.
_ La historia ecclesiastica Regni Anglorum di Beda il Venerabile.
Secondo la biografia di Beda il Venerabile, la missione romana fu voluta perch Gregorio Magno fu colpito
dalla bellezza angelica di alcuni angli che erano venduti schiavi al mercato di Roma. Per questo motivo, ne
acquist alcuni, li liber e li educ, a Marsiglia, al cristianesimo, alla fede cristiana per una successiva loro
missione in Inghilterra.
La preparazione per la missione evangelizzatrice in Inghilterra fu molto lunga e alquanto impegnativa. Vi
furono, infatti, difficolt nella scelta dei missionari: Gregorio Magno, fatta richiesta al clero secolare, chiam
nuove forze per la missione tra i monaci, perch il clero secolare si dimostr restio. Finalmente, invi
Agostino, abate del monastero di santAndrea, con un gruppo di monaci del suo monastero. Sbarcarono, cos,
nel Regno del Kent, punto di partenza e trampolino della missione. Nel Kent, il re Etelberto aveva una forte
preminenza ed aveva, inoltre, sposato Berta, principessa Merovingia cattolica, con la quale arriv anche
Franco Liutardo, vescovo di Canterbury, al seguito di una legione.
La missione non fu facile e serena. Arrivati nel Kent, comunque, superate le prime difficolt grazie alle
lettere di raccomandazione del papa date ad Agostino, la missione si avvi con grande successo. Nel 601, vi
fu il battesimo di Etelberto che con Agostino fond la Cattedrale di Canterbury. Forte, allinizio della vita
della Chiesa anglosassone, furono le relazioni, lunit e gli aiuti della Chiesa in Gallia, tanto che nuove
missioni partirono da Roma. Questa Chiesa anglosassone, inoltre, doveva essere indipendente dalla Gallia e
Agostino divenne il capo della chiesa dInghilterra, che manteneva le due sedi di York e di Londra.
Da notare il nuovo metodo missionario inaugurato da Agostino e dei suoi monaci, che si fonda
sullinculturazione e ladattamento. La conversione, infatti, non fu questione di costrizione fisica, di tabula
rasa, di cancellazione dellidentit, della cultura, delle tradizioni, ma dellentrare nella cultura, dello scendere
dallalto, non distruggendo i templi, ma trasformandoli, non cancellando le festivit, ma rendendole
religiose.
La missione di Agostino, a cui succeder Mellito, puntava alla conversione individuale, tra cui quelle dei
principi che, a loro volta, assicuravano la conversione di tutto il popolo.
Dopo un periodo di pace, nel 616, Etelberto mor e si venne a creare una rivoluzione pagana, che venne
bloccata dal successore Edvino, che dichiar guerra ai Sassoni, definitivamente sconfitti.
Per risolvere la questione della religione, Edvino indisse unassemblea di capi a Vitegameno, dove si
discusse su quale religione fosse meglio orientarsi. La decisione, grazie alla testimonianza storica di Beda il
Venerabile, fu a favore del cristianesimo, perch portatore di senso alla vita e di speranza, anche oltre la
morte. Nel 627, allora, si convert il re Edvino e ci fu la conversione di massa al cristianesimo.
Come detto prima, per, la missione romana si confront con la missione irlandese, partita dal nord, dalla
Scozia, e frutto del quarto voto, ossia del pellegrinaggio per amore di Cristo, fatto dai monaci irlandesi.
Pur essendo unico lobiettivo, levangelizzazione, e unico il contenuto, il , ci furono "-""-
elementi discordi tra le due missioni, per quanto riguardava il metodo. Nascono, cos, i primi attriti ed
inconvenienti. Due furono le questioni principali:
La data della celebrazione della Pasqua. Per i monaci irlandesi la data era il 14 di Nisan, mentre per i
missionari romani la domenica successiva.
38 38 38 38 38 38 38 38 38 38 38 38 38 38 38 38 38 38 38 38 38 38 38 38
La penitenza. Per i monaci irlandesi vi era il nuovo rito della penitenza tariffata, mentre i missionari
romani erano ancora legati alla formula antica della penitenza pubblica.
Si trov una chiarificazione nel 664, nel Sinodo di Whitby, attraverso il dialogo tra le due parti che, gi,
cominciavano ad influenzarsi. A questa discussione intervennero diverse personalit importanti, che si
contrapposero, al fine di trovare una sintesi. I filo-romani, capeggiati da Vilfrido di Ripon, allora, si
appellarono allautorit di Pietro, citando il brano del Vangelo di Mt 16,18. Alla domanda di Vilfrido agli
irlandesi, capeggiati da Colimar di Landisfarne, se a Colombano fosse stato mai affidato dal Signore un tale
compito, il re ed entrambe le missioni dichiararono Pietro come legittimo successore e, quindi, il vantaggio
della missione romana. Ecco, allora, il primo motivo di unit nel comune appello allautorit di Pietro, il cui
culto si diffuse e permise la forte unione della Chiesa anglosassone con la Chiesa di Roma, tanto che uno dei
successori, Teodoro, veniva da Tarso.
Nel culto per san Pietro, la Chiesa anglosassone era pi romana della Chiesa francese, tanto che, da questo
momento, ci furono forme molto strette, anche giuridiche, di legame con Roma (cfr Pallio). Proprio in questo
periodo rinasce la cultura della Chiesa inglese, vengono fondate scuole e vengono rinnovate, le quali diedero
il via alla rinascita culturale, testimoniata da Alcuino, da Beda e dalla Silloge dei canoni e dei decreti papali
di Dionigi il Piccolo. Questo rinnovamento port ad una diversa forma di scrittura che invalse nel 664. In
questo periodo, nellimpero romano doccidente vi era in uso una scrittura capitale, accanto alla quale si fece
strada la scrittura capitale corsiva (forma abbreviata). Dal 664, la scrittura cambi e i caratteri furono diversi,
sebbene fosse sempre quello il vocabolario. Questa supremazia culturale (da riconoscere!) dur fino alla
venuta della scrittura carolingia, anchessa segnata da questa scrittura insulare.
Il processo di evangelizzazione, iniziato con i missionari romani, rafforzata con la missione irlandese, e il cui
massimo splendore fu raggiunto con il Sinodo di Whitby, raggiunse tutti gli angoli dellInghilterra, quando
lattivit missionaria trov il suo arresto con la conversione del Suxset, nel 681, degli abitanti dellisola di
Wight.
LItalia
I Longobardi in Italia
Il fenomeno delle invasioni barbariche termin nel 568, quando i Longobardi, guidati da re Albuino, scesero
nella penisola italiana. A differenza degli altri popoli barbari, come i Goti, i Longobardi penetrarono in Italia
non con il desiderio di diventare federati, ma con lintento di conquistare territori. Albuino, di religione
ariana, appena passato il confine, attravers il passo della Cisa e arriv fino in Toscana, che conquist fino a
Benevento e a Spoleto. I successori di Alboino furono Clefi (574-584), Autari (584-590), Teodolinda, vedova
reggente che, poi, spos Agilulfo, e quindi Liutprando, protagonista delle successive vicende.
Per comprendere la storia della Chiesa in et Longobarda possiamo leggerla ed interpretarla a partire e sullo
sfondo della storia della politica: essa stessa, del resto, non chiara per mancanza di documentazione e di
testimonianze.
Autari, re ariano, nel 584, spos Teodolinda, la figlia del duca bavarese, dando vita alla separazione dei
Longobardi dalle genti neolatine, sebbene, proprio in questo periodo, con il governo di Autari e di
Teodolinda, nasca la conversione dei Longobardi al cattolicesimo.
Questo processo continu anche con il suo successore Agilulfo, ariano convinto che, comunque, lasci
libert di culto e non fu contrario al cattolicesimo.
In questo periodo cominci il pontificato di Gregorio che, quindi, ebbe a che fare con gli angli e con i
Longobardi. I frutti della conversione non furono subitanei ma si verificarono nel 712, quando sal al potere
Liutprando, re Longobardo cattolico, il quale regn fino al 744.
LINIZIO DEL VIII SECOLO
LVIII sec. fu caratterizzato da due forti eventi:
_ Lespansionismo arabo. Per quanto riguardo questo aspetto, lespansionismo arabo caus un cambio
del centro di gravitazione del cristianesimo, sia per loccidente che per loriente. Per il mondo,
39 39 39 39 39 39 39 39 39 39 39 39 39 39 39 39 39 39 39 39 39 39 39 39
infatti, lasse di riferimento non fu pi Roma-Costantinopoli, ma Parigi-Costantinopoli. I papi che si
succedettero si dichiararono, ed era convinzione comune, sudditi dellimpero e consideravano
impossibile il distacco dallautorit civile. Lo stato diveniva, cos, realt politica e spirituale a difesa
della Chiesa. I papi cominciarono a sentirsi portavoce dellItalia spirituale e rappresentanti dellunit
comune dellimpero bizantino. Furono sempre sudditi fedeli allimpero e dellimpero,
contrapponendosi allautorit civile, allimperatore, soltanto quando esso mostrasse posizioni o idee
non accettabili sul piano teologico (come appunto il movimento iconoclasta).
_ Una controversia che separ maggiormente loriente dalloccidente, ossia la guerra delle immagini o
iconoclastia. Questo movimento ebbe origine con limperatore Leone III lIsaurico, personalit
importante nella storia perch difese limpero romano doccidente, bloccando lavanzata araba a
Costantinopoli. Dal punto di vista teoretico-spirituale, per, egli commise degli errori imperdonabili.
Cominci a sviluppare una guerra alle immagini sacre a partire dalla sua convinzione,
dellimpossibilit di rappresentare Dio, fondando il suo pensiero sulla trascendenza di Dio
20
, a
partire dalle tesi dellA.T. e dello stesso Islam, che fece proprie, combattendo ogni rappresentazione
di Dio e dei Santi. Nel 726, a scopo dimostrativo, Leone III distrusse la venerata immagine di Cristo
nella Chiesa di Calcide. Questo atto provoc una scoppio di indignazione da parte del gruppo di
greci favorevoli alle immagini, che diede origine alla reazione civile. Lindignazione di questi gruppi
fu fatta propria anche da una parte dellesercito, che si ribell allimperatore Leone III ed elesse un
anti-imperatore. Questa rivolta fu domata con la forza dallo stesso Leone nel 727.
Per permettere il consenso comune a questo suo movimento, Leone III si rivolse al papa, cercando
approvazione per la causa iconoclastica attraverso un decreto che vietava la venerazione delle
immagini. Papa Gregorio II non diede, per, nessuna speranza a Leone III, in quanto si schier dalla
parte del patriarca di Costantinopoli, Germano. Gregorio II e Germano, allora, dichiararono la
legittimit della venerazione delle immagini, grazie al contributo, dal punto di vista teologico, di
Giovanni Damasceno
21
.
Questo problema, comunque, continu tra lindignazione sia dellimperatore, sia del papa, i cui
rapporti diventarono sempre pi pesanti dopo il Sinodo romano del 731 in cui si escluse dalla Chiesa
quanti disprezzassero la consuetudine della Chiesa.
A questa reazione papale, Leone III, vendicativo, eman una disposizione che mirava ad eliminare
qualsiasi importanza alla citt ed autorit di Roma, prendendo il papa per la gola: confisc i
patrimoni pontifici dellItalia meridionale e della Sicilia e sottrasse, alla giurisdizione ecclesiastica
dal papa, la Sicilia, la Campania e tutto lIllirico, creando un vero e proprio nuovo patriarcato di
Tessalonica.
Vicende del Regno dei Merovingi e passaggio degli Anglosassoni nel
continente.
Queste due realt, lascesa del Regno Franco e la discesa degli Anglosassoni, non un semplice
accostamento o concatenamento di avvenimenti, ma luno e laltro non si possono che leggere insieme. Dal
681, conversione di Wigth, Vilfrido di Ripo, Villibordo e, poi, Bonifacio, diedero il via allapertura della
Chiesa anglosassone alla missione, attraverso viaggi e mete nuove.
Dallaltra parte, nel Regno Merovingio, cominci un periodo di crisi agli inizi del 700: a Clodoveo,
minacciato dal dissolvimento interno a causa di problemi di dinastia, succedette Childerico II, nel 675, il
quale fu subito ucciso, e la successione non fu facile, tanto che vennero, spesso, chiamati re fannulloni
perch il potere era effettivamente in mano al maestro di corte.
Come sempre, si determin una lotta per la successione, per il potere, da cui usc vincitore il maestro di
palazzo, Pipino II dEristal. Egli raggiunse il potere e govern, pur non avendo alcun riconoscimento regale.
Alla morte del re, nel 714, vi furono tre partiti che si contesero il Regno dei Franchi:
_ La moglie vedova di Pipino, che tentava di combattere per favorire il proprio nipote.
_ Il figlio illegittimo di Pipino, Carlo Martello, che, poi, ne uscir vincitore.
20 Liconoclastia, sebbene non in questa forma estrema, ha origini lontane. Gi Epifanio di Salamina ne aveva parlato e,
vi si riconoscono allinterno, tracce di monofisismo.
21 Fu proprio Giovanni Damasceno che, dal monastero, scrisse che liconoclastia altro non era che lultimo epigono
del monofisismo.
40 40 40 40 40 40 40 40 40 40 40 40 40 40 40 40 40 40 40 40 40 40 40 40
_ Il maggiordomo Ragarfrido, espressione e rappresentante delle regioni francesi della Neustria e della
Austrasia.
Tra tutti ebbe la meglio Carlo Martello. Nella sua politica tent sempre di consolidare il suo potere e, pur di
farlo, non bad alle mezze misure ed utilizz metodi abbastanza duri. Nel 732, Carlo Martello difese la
cristianit, nella vittoria a Poitiers contro gli arabi. Nel 733-736, assoggett la Borgogna e la Provenza, zone
al di l delle Alpi.
Per riuscire a realizzare queste conquiste, Pipino si appoggi ai maggiorenti, alla nobilt delle regioni a nord
della Francia, tra la Mosa e la Mosella, premiandoli per il loro intervento. Per premiare e dare il contributo ai
collaboratori ai confini delle terre ecclesiastiche si appropri dei beni e delle terre dei monasteri. A questa
situazione, la Chiesa and in rovina, in crisi (ricorso pesante alla violenza, decadimento morale), sebbene gli
interventi del re non scaturissero da un sentimento antiecclesiastico.
Carlo Martello mor nel 740 ma non fu il re dei Franchi nominalmente, sebbene il suo potere si fosse ben
consolidato, dividendo il suo Regno tra i figli. Alla sua morte, succedettero i figli: Pipino il Breve e
Carlomanno. Inizialmente, dal 743 fino al 747, posero al governo un re Merovingio, Childerico III, quando
cominciarono a governare assieme, Pipino in Austrasia, Carlomanno in Neustria. Nello stesso anno, per,
Carlomanno fece la sua scelta religiosa, ritirandosi dalla scena politica, fondando un monastero a Sorettte,
vicino Roma, per, poi, farsi benedettino nellabbazia di Montecassino. Tutto il potere, quindi, and in mano a
Pipino il Breve.
In questo momento, nel passaggio di governo a Pipino, i missionari Anglosassoni compirono il loro
passaggio in Europa, a partire dal 681. Il vescovo britanno Vilfrido, diversamente dal viaggio dei missionari
irlandesi del 600, che passarono lungo la Francia, egli, per andare dal papa, fece una strada diversa: sbarc
presso le foci del Reno, e penetr in Frigia. Qui, si imbatt nelle popolazioni barbariche dei Frigi, i quali
erano ancora pagani e cominci, cos, nellesigenza della conversione, levangelizzazione. Tra i suoi
successori e continuatori dellopera intrapresa, ricordiamo il vescovo Villibrordo, che fond la diocesi di
Utrecht e and a Roma dove papa Sergio I lo ordin vescovo missionario in Frigia, Ecberto e Vicberto,
figure minori tra gli stessi Frigi convertiti e, infine, il monaco Vilfrido, che cambi nome in Bonifacio.
Dopo Carlo Martello (morto nel 741) vi fu linizio dellascesa del Regno Franco, mentre continuava lo
scambio di personaggi, di monaci provenienti dallInghilterra: due fenomeni, quindi, che andarono paralleli e
coincisero in questo periodo. Nel 718, per, ci fu una reazione pagana da parte del re dei frigi Rabdodo
contro la predicazione missionaria perch essi predicavano la religione degli avversari Franchi. Questa
sollevazione elimin tutte le conquiste missionarie e costrinse Vilfrido, monaco anglossassone, la pi
eminente personalit del tempo tra i monaci impegnati nella missione, a fermarsi.
sicuramente lui il protagonista di questo periodo. Egli, in et matura, mise in atto la peregrinatio propter
Christum al fine di convertire lintero continente. Divenne, allora, collaboratore di Villiborbo, con il quale,
dopo la rivolta pagana, nel 718-719, diede vita ad un nuovo metodo missionario, ad altri sistemi.
Egli, infatti, fu:
1. Missionario e organizzatore di Chiese. Egli, si rec in regioni che erano ancora pagane, come i frigi e
i germani al di l del Reno (non ancora i sassoni, popolazioni pagane convertite con Carlo Magno),
occupando le date che vanno dal 719 al 738 e scandite da tre viaggi a Roma, uno nel 719, un altro
nel 722 e lultimo nel 737-738 (ottimo schema per organizzare le notizie e la specificit dellattivit
missionaria di Bonifacio.
_ Nel 719 comp il primo viaggio a Roma da papa Gregorio II, che gli diede ampia facolt di
attivit missionaria anche al di l del Reno, cambiando a lui nome (da Vilfrido a Bonifacio).
Ritornato in Germania, cerc lappoggio di Carlo Martello con una lettera commendatizia
mantenendosi in stretta connessione anche con la comunit inglese. Bonifacio si diresse, allora,
come apostolo, verso la Germania, pass la Baviera e la Turingia, considerandosi il riformatore
della Chiesa Franca. Fino al 743 Bonifacio continuer ad evangelizzare la Germania, la Turingia
e la Franconia.
_ Nel novembre del 722 ritorn ancora a Roma. Consacrato vescovo da Gregorio II dichiar voto
di obbedienza alla Chiesa di Roma, come i vescovi suburbicam di Roma, ossia contraendo un
legame molto forte con Roma. Il papa diede, allora, a Bonifacio un particolare mandato, che
dichiarava di non entrare in comunione con i vescovi contrari alle dottrine ecclesiali, di rimanere
in stretto contatto con il papa, di mantenere la sua attivit missionaria e giuridica intimamente
legata a Roma. Inoltre, diede a lui lettere commendatizie per Carlo Martello, che, sebbene
lattivit missionaria fosse svolta in Germania, avrebbe controllato e sostenuto il suo operato. In
tal modo Bonifacio, raggiunta la Turingia nord orientale, a partire dal 732, fece nascere una
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nuova regione ecclesiastica, nuove diocesi. Per questo suo impegno, nel 732, papa Gregorio II
concesse il pallio a Bonifacio, elevandolo alla carica di arcivescovo.
_ Nel 738, comp lultimo viaggio a Roma. In questultimo viaggio, i suoi poteri vennero
ulteriormente accresciuti per volere del papa. Questi, infatti, lo nomina legato papale in
Germania, non solo in Turingia, ma anche in Baviera. Ecco, allora, che Bonifacio cominci a
fondare monasteri (Fulda), ad istituire nuove diocesi e a crearsi un gruppo di collaboratori.
2. Riformatore della Chiesa Franca. Bonifacio ebbe il grande merito di conciliare la vicinanza alla
Chiesa di Roma, la protezione del Regno dei Franchi e di Carlo Martello in particolare, e la
comunione con la madrepatria, con lInghilterra, con la quale ci sono rimaste diverse lettere di
corrispondenza. Considerando la sua attivit missionaria, ci rendiamo conto che Bonifacio fu
riformatore non solo nella Chiesa germaniche, ma soprattutto anche nella Chiesa Franca. La sua
attivit riformatrice tra i Franchi si manifest in particolare quando, nel 741, a Carlo Martello
successe Pipino il Breve e Carlomanno (741-750), i quali chiesero collaborazione a Bonifacio.
Questa riforma si intensific tra il 747 e il 748 nel momento in cui, appunto, il Regno dei Franchi si
divise in due (perder, poi, valore e forza nellunit stabilita da Pipino). Bonifacio riusc a creare
sinergia tra la politica ecclesiastica e il potere civile.
Indisse concili riformatori
22
a Cosestin, in Neustria sotto Carlomanno, e a oisson, in Austrasia sotto
Pipino. Tre erano i fini di questi concili:
- ricostruire lordine giuridico ecclesiastico, messo a soqquadro da Carlo Martello per accentrare il
suo potere.
- il rinnovamento della vita religiosa e della vita morale nel clero e nei laici (da tempo, infatti,
situazioni difficili avevano creato corruzione ed immoralit), emanando costituzioni riguardo
lincardinamento, la sottomissione del clero al vescovo, il celibato, il divieto di portare armi.
- il recupero e la restaurazione dei beni ecclesiastici, del patrimonio, presi da Carlo Martello.
Questa riforma fu sicuramente utile non soltanto alla Chiesa Franca, ma anche per il riordinamento del clero
e dello stesso Regno Franco, negli anni in cui Bonifacio raggiunse il massimo della sua autorit.
Nel 747, per, le cose si complicarono e le riforme non furono accettate cos facilmente. Infatti, nel 745, un
Concilio affid a Bonifacio la sede metropolita di Colonia. Questo decreto faceva di Bonifacio un vescovo
straniero e, per questo, la sua riforma non fu accettata dai fratelli nellepiscopato di Francia. Questa gelosia
prese il sopravvento quando Carlomanno si ritir a vita monacale, in quanto egli era il primo sostenitore di
Bonifacio che, dal 747, non pot pi portare avanti la sua politica, poich il pi moderato, Pipino, fece s che
si ritirasse pian piano dallazione in terra Franca e ritornasse ad operare in Germania.
Nel 747, per, Bonifacio eresse labbazia di Fulda con esenzione vescovile e fond la diocesi di Magonza.
Il 5 giugno del 754, durante il suo mandato, ritorn in Frigia per una cresima di alcuni neofiti, ma cadde
vittima di un assalto di fanatici pagani a Dokkum. Il corpo fu recuperato dai Franchi e riportato a Fulda, dove
ancora giace. Nacque, cos, una devozione francese per Bonifacio.
LA FONDAZIONE DEL REGNO CAROLINGIO E LA CONTINUAZIONE
DELLA SUA RIFORMA
3. Fautore dellavvicinamento della Chiesa Franca a Roma, al papa. A partire dal 747, le sorti del
Regno dei Franchi erano nelle mani dei maestri di corte. Nel 750 governava la Francia, unita e senza
conflitti, il maggiordomo Pipino il Breve, che non era ancora considerato, per, re. Pipino, allora, si
rivolse a papa Zaccaria (successore di Gregorio II), mandando a lui il cappellano di corte Fulrado e il
vescovo Burkardo di Viltzburg. Essi erano incaricati di sottoporre al papa un quesito al quale egli
doveva rispondere: giusto che in Francia abbiano il titolo di re coloro che non esercitano nessun
potere giurisdizionale?. A questa domanda, il papa affermava il possesso del titolo regale a colui
che esercitava giurisdizionalmente il potere.
Da questa posizione papale, Pipino si consider legittimato a prendere il posto di Childerico III,
ultimo re Merovingio di Francia, a cui apparteneva il potere per successione ereditaria ma senza mai
aver governato, al quale fece tagliare i capelli e lo rinchiuse in un convento. Il titolo di re passava,
quindi, a Pipino nel 751, attraverso quello che oggi noi chiameremmo colpo di stato.
22 I concili riformatori erano riunioni di vescovi di unintera regione, riunitisi insieme per legiferare.
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Pipino venne eletto ed incoronato re dai Franchi, cambiando cos dinastia, dai Merovingi ai
carolingi, ed inoltre venne unto. Dietro le quinte di questa unzione sacra, anche se non si sa chi
labbia compiuta, agiva di certo Bonifacio, autore di quel regolare scambio epistolare con Roma.
Questa unzione, infatti, aveva le sue radici dallAntico Testamento: suggerito dalla liturgia, da allora
in poi, lazione del re nella Chiesa cominci ad avere un fondamento biblico-sacramentale.
Questa situazione perdur fino alla lotta per le investiture, azione valida per la vastit della dottrina
sacramentale del tempo. Il Regno Franco si sostitu, pian piano, ai bizantini nella difesa del papato.
Lappello romano ai Franchi e lorigine dello Stato Pontificio
Per quanto riguarda la politica internazionale, la penisola italiana era divisa in due parti: lItalia dei
Longobardi, insidiatisi nel 568, la cui capitale era Pavia, e lItalia bizantina, in quanto Bisanzio, nonostante
loccupazione longobarda, manteneva il controllo di tutte le zone costiere della penisola. Nel 714, con
Liutprando, i Longobardi dellItalia settentrionale miravano ad espandersi, stabilendo contatti con il ducato
di Benevento e di Spoleto. A questa politica lostacolo maggiore era il ducato di Roma che apparteneva a
Bisanzio. Il massimo rappresentante di Bisanzio era il patricius romanorum, un comandante che rendeva il
popolo romano suddito dellimperatore. Liutprando sapeva per che i rapporti tra Roma e Bisanzio erano
diventati esili per problemi di distanza e problemi teologici (controversia iconoclastica del 726), e, allora, nel
739, comparve davanti alle mura di Roma. Papa Zaccaria chiese aiuto a Carlo Martello, ma egli non
intervenne, perch Franchi e Longobardi si ritenevano fratelli. Dopo lassedio, Liutprando e papa Zaccaria
raggiunsero un accordo di pace ventennale.
La minaccia Longobarda, infatti, continu con il successore di Liutprando, Astolfo, che nel 751 occup
Ravenna e nel 752 mosse guerra a Roma. Il papa riprese, allora, le trattative con Astolfo, giungendo ad un
armistizio, ma la situazione politica divenne sempre pi pericolosa.
In questa tensione, laiuto normale doveva giungere dallimperatore, ma, a causa dei contrasti nominati in
precedenza, il papa chiese di nuovo aiuto ai Franchi per bloccare i Longobardi. Nacque, cos, lalleanza tra
papato e Regno dei Franchi, in funzione sia antilongobarda, sia antibizantina.
Il papa si rivolse a Pipino e, il 14 ottobre 753, Stefano II, dopo essersi recato a Pavia da Astolfo per un
tentativo di soluzione, cominci il suo viaggio verso la Francia. Lincontro con il re dei Franchi avvenne nel
gennaio del 754 a Pointhion, dove Stefano III implor laiuto di Pipino, accompagnato dal figlio Carlo: il re
si impegn con giuramento personale, ma rimand la decisione alla nobilt Franca. Nella pasqua del 754, la
nobilt Franca si riun nellassemblea di Quiery (in latino carisiacum) e approv la decisione di Pipino, in
cambio della quale il papa consacr i suoi figli, Carlo e Carlomanno, nella basilica di Saint Denis con il titolo
di patricius romanorum.
questo il patto carisiacum, dal nome della citt nella quale fu approvato, in forza del quale Pipino inizi la
guerra Franco-Longobarda, che si svilupp in due fasi:
1. I Fase: 754-756. Pipino, nellagosto del 754, scese in Italia attraverso il Moncenisio, giungendo alla
capitale Pavia. Astolfo avvi immediatamente trattative di pace, riconoscendo la sovranit Franca sul
Regno Longobardo ed impegnandosi a ridare Ravenna al papa.
Nonostante il patto, alla fine della spedizione di Pipino, ritornato in Francia, Astolfo non stette ai
patti e, nel dicembre 755, marci su Roma, accerchiando, in soli due mesi, tutta la citt. Tre
ambasciatori papali riuscirono a superare lassedio e a portare il disperato appello del papa a Pipino,
il quale nel 756 assedia Pavia e consegn al papa la citt di Ravenna. Costretto a mantenere la
promessa, Astolfo capitol. proprio in questo contesto che cominci a formarsi, sebbene non
ancora istituzionalmente, lo stato pontificio, di cui facevano parte il Ducato di Roma, lesarcato di
Ravenna e la Pentapoli. Il papa organizz una vasta organizzazione pontificia e rafforz il patto con
il Regno Franco, sebbene riconosceva ancora lautorit imperiale.
2. Fase intermedia: 756-773. In questi anni, cambiarono i protagonisti della scena politica. Nel 757,
mor Astolfo e fu eletto re dei Longobardi Desiderio, il quale non aveva alcuna intenzione di
mantenere la promessa fatta dal suo predecessore. Mor anche Pipino, e il Regno Franco fu diviso tra
i suoi due figli, Carlo, a cui venne affidata le province atlantiche, e Carlomanno, a cui vennero
affidate le province centrali e mediterranee.
Nel clima di inevitabile scontro tra i due fratelli dalla primavera del 769 allestate del 770, Carlo, in
cerca di alleati contro Carlomanno, attraverso la madre Bertrada, spos Ermengarda, figlia di
Desiderio e si alle con i Longobardi.
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La politica matrimoniale tra Carlo e Desiderio, per, non funzion e Carlo ripudi Ermengarda,
rompendo definitivamente con i Longobardi. Il conflitto con il fratello, intanto, si risolse facilmente,
poich, a soli ventanni, Carlomanno mor. Carlo, allora, nel 772, riun sotto di s lintero Regno
Franco.
Anche a Roma vi furono dei cambiamenti: morto Stefano III, nel 772 divenne papa Adriano, il quale,
temendo linfluenza Longobarda richiam laiuto dei Franchi.
Nel 772, per, Desiderio attacc lesarcato di Ravenna e minacci Roma ponendola, lanno
successivo, sotto assedio. Spinto dalla necessit, papa Adriano mand un disperato appello a Carlo
Magno, come ventanni prima aveva fatto papa Stefano con Pipino. Carlo Magno accett linvito e
propose la pace a Desiderio, che per non laccolse e dichiar guerra. Inizia qui, allora, la seconda
fase della guerra Franco-Longobarda.
3. II Fase: 773-776. Desiderio, pensando che Carlo Magno percorresse la medesima strada di Pipino,
corse al Moncenisio, per tendergli un agguato. Carlo Magno aveva, per, diviso il proprio esercito.
Simul lattacco dal Moncenisio, ma la gran parte dellesercito, guidata dallo zio Bernardo, passando
dal Gran San Bernardo, discese nella Pianura Padana e accerchi le truppe di Desiderio che si
ritirarono a Pavia. Carlo Magno, allora, accerchi Pavia e volle la resa incondizionata. Desiderio
scese a patti, ma lassedio continu per tutto linverno.
Carlo Magno, intanto, decise per un viaggio a Roma, che si realizz nel marzo del 774. Il papa, colto
di sorpresa, prepar in fretta una cerimonia di accoglienza e lo accolse trionfalmente, portandolo
davanti alla tomba di san Pietro dove Carlo Magno, a Roma non solo come pellegrino, ma anche per
ragioni politiche, giur fedelt allo stato Pontificio romano, rinnovando il patto carisiacum,
documento in due copie, una per Carlo Magno e una per il papa.
Questo nuovo patto fu fondamentale e non meno lo furono le conseguenze giuridiche e politiche, che
seguirono la sua proclamazione. Carlo Magno anzich affidare i territori liberati allimperatore, li
affid al papa che si trov ad avere in consegna una buona parte dei territori italiani. Finora, la curia
papale era solita datare i documenti in base allanno di Regno dellimperatore reggente. Da ora in
poi, i documenti vennero datati secondo gli anni di governo del papa. Nelle stesse monete scomparve
leffige dellimperatore, e vennero coniate nuove monete, a partire dal 774, con il nome e leffige del
papa. Il papa divenne sovrano sul suo territorio, il quale aveva una sua moneta ufficiale e che
desiderava essere autonomo dallimpero bizantino. A tutto ci, Costantinopoli rimase, per,
impassibile.
Lo stesso Carlo Magno era al corrente del desiderio di autonomia dello Stato Pontificio, ma non
intervenne. Anchegli, dalla vittoria contro i Longobardi nel giugno del 774 e dalla conquista di
Pavia, aggiunse al suo potere titoli su titoli. Egli re dei Longobardi e patricius romanorum (rex
Francorum et Longobardorum et patricius romanorum). Questultimo titolo, da lui accettato, stava ad
indicare che la competenza, che era stata esercitata dallimperatore bizantino fino ad allora, veniva
ora assunta da Carlo. Laiuto dei Franchi alla Chiesa non era pi soltanto onorifico o morale ma
venne reso istituzionale.
Il completamento del grande Regno Franco
Linglobazione dei Longobardi al Regno dei Franchi segn linizio dellespansionismo franco, che si diresse
innanzi tutto verso sud, Spagna, Spoleto e Benevento, e, successivamente, verso nord, territori sassoni,
Baviera e terre ungare.

Questione italiana
La questione italiana si risolse con la vittoria sui Longobardi nel 774.
Questione sassone
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Fin dal 774, si pose come decisiva lannessione della Sassonia nel Regno Franco. Carlo Magno punt, allora,
inizialmente, al dominio sui Sassoni, inserendosi a livello politico ed ecclesiastico. Questa prospettiva si
appoggiava al partito dei nobili sassoni, favorevoli al Regno Franco. A questo partito favorevole se ne
contrappose un altro, particolarmente avverso allannessione, a capo del quale si pose la Westfalia (sopra
Munster), guidata da Vitichindo, un nobile locale. Rifugiatosi presso i danesi, terra dei normanni, ritorn in
patria nel 778 e suscit la rivolta dei sassoni alloccupazione Franca. La Sassonia fu, per, annessa,
cambiando il suo sistema amministrativo e rendendola estensione della normativa ecclesiastica Capitulatio
de partibus Saxoniae, secondo la quale ogni capo era costretto a battezzarsi, per evitare persecuzioni e la
stessa morte
23
. Qualche intellettuale della corte carolingia non manc di opporsi allapplicazione di questo
decreto, criticando loccupazione: Alcuino, Paolino di Aquileia, i quali ricordarono a Carlo che latto di fede
un atto libero che non si pu imporre con la violenza. Queste critiche furono recepite e ascoltate, dopo
diverso tempo, da Carlo. La Capitulatio, infatti, fece scoppiare la guerra tra Franchi e Sassoni che dur per
parecchi anni, ma che Carlo Magno risolse in un ventennio con la battaglia di Verdun, nellottobre del 782,
dove morirono 4500 sassoni, in un vero bagno di sangue. Tale esecuzione di massa, non calm le acque. Solo
nel 785, si raggiunse una trattativa tra Carlo e Vitichindo, che ricevette il battesimo.
Questo patto port, nei secoli, ad una crescita sensibile della cristianit in terra sassone che, intorno al 960,
sar la Chiesa nazionale, rappresentante migliore della Chiesa di Roma.
Questione spagnola
Nel 750 la dinastia degli Omniadi, che regnava a Damasco, fu destituita dagli Abassidi, che trasportarono la
sede del califfato a Bagdad. Lultimo califfo omniade scapp in Spagna dove fond lemirato di Cordoba.
Carlo Magno, in quello stesso periodo, volle allargarsi verso sud ed espandersi verso la Spagna, gi
conquistata dagli arabi, che erano stati fermati a Poitiers da Carlo Martello. A causa dellinsediamento
dellemiro, nel 776, gli arabi di Spagna, guidati dal governatore di Barcellona, chiesero aiuto ai Franchi
contro lemirato di Cordoba.
Lanno successivo cominci la spedizione contro Pamplona e Saragoza, ma il governatore Hussai si rifiut di
consegnare le chiavi della citt. Carlo Magno fece, allora, ritorn in Francia, dove il 15 agosto 778 fu
attaccato e lesercito Franco venne sconfitto nellepica battaglia di Roncisvalle non dagli arabi ma dai baschi,
subendo numerose perdite.
Questione bavarese
La Baviera, la cui capitale era Ratisbona, era al confine del Regno Franco, gi vicina al governo francese,
sebbene, il suo governatore Tassilone, volle rafforzare la propria forza e rendersi completamente autonomo. I
rapporti con i Franchi, che volevano la Baviera, divennero tesi.
Tassilone chiese la mediazione del papa, a quel tempo Adriano, che, a differenza delle aspettative, gli chiese
di osservare i doveri Franchi, reali e papali. Questa situazione si risolse, quindi, con una condizione dei
Franchi di vassallaggio su Tassilone, che, al muoversi dei Franchi verso Ratisbona, dovette sottomettersi.
Su consiglio della moglie Liutberga, si mise in accordo con gli vari, coloro che avevano invaso lUngheria,
per affrontare i Franchi, ma, subito, accusato dai filo-francesi di alto tradimento, Tassilone fu condannato a
morte, pena che Carlo Magno commut nella relegazione in convento come monaco.
Questione beneventana
La questione beneventana fu affrontata in contemporanea a quella bavarese. Il ducato di Benevento e Spoleto
era ancora Longobardo, governato da Arichis, il quale aspirava ad assumere il titolo di re allinterno del
Regno Franco. Arichis riusc, nonostante tutto, per un certo periodo, a raggiungere questa autonomia,
23 A partire dallilluminismo la Capitulatio fu continuamente citata dai critici del cristianesimo e della Chiesa. Ma
non si pu prescindere dal contesto nel quale avvenne. La pena di morte, infatti, non era sconosciuta ai Sassoni (ad es.
per matrimoni tra ceti diversi, per chi violava la propriet privata) e questo periodo non distingueva la legge, i
comandamenti e i precetti, il livello religioso dallautorit giuridica.
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facendosi forza e grazie alla copertura dellImpero Bizantino. Questa politica, per, dur fino al 778, quando
venne meno perch limperatrice di Bisanzio fece fidanzare il figlio minorenne Costantino IV con la figlia di
Carlo Rotilde. Cos il ducato di Benevento venne completamente assorbito dal Regno Franco.
Questione vara
Ultima operazione militare dellesercito Franco fu contro gli Avari. Gli avari erano una popolazione di
origine turca, simile agli Uni. Verso il 400, dalla Siberia invasero le steppe dellEuropa orientale e centrale,
fermandosi nellattuale Ungheria. Essi, per, premevano sulla Baviera, sullAustria e sul Friuli. Nel 791,
intervenne Carlo Magno contro di loro, con lutilizzo di tre eserciti separati. Dopo una certa crisi, nel 795,
loffensiva francese risult vincente, in quanto sfrutt le liti interne e conquist il centro della potenza vara,
Ringhem, la capitale. Gli vari erano definitivamente sconfitti.
RIFORME RELIGIOSE, POLITICHE E CULTURALI
Nel primo decennio di Carlo Magno, egli fu principalmente preso dalla politica espansionistica. Egli
tralasci la politica legislativa, che riprese nel secondo decennio, continuando quella di Pipino e dando inizio
al rinascimento Carolingio.
Egli condens tutta lorganizzazione nei Capitolari, che comunque non coprono tutta lopera di Carlo.
Questo un termine nuovo, che deriva dalla suddivisione dei testi legislativi in articoli, capitoli. Essi
comprendevano leggi e decreti amministrativi di attuazione, e riguardavano il diritto civile, penale, pubblico
ecclesiastico e amministrativo. Il fondamento giuridico dei Capitolari consisteva nel potere di Banno Regio,
ossia il potere di emanare decreti, poi sottoposte allAssemblea dei Nobili, che aveva solo potere consultivo.
La deliberazione, quindi, poteva scavalcare lAssemblea.
Avvenne anche una nuova istituzione: i missi dominici, di cui si parla gi nel 779. Lattivit legislativa
venne messa a servizio dei missi dominici che erano inviati regolarmente nelle province dellImpero. I
missi si differenziano dai semplici ambasciatori, perch erano rappresentanti permanenti e scelti tra il clero
e la nobilt. Essi, a due a due, dovevano fare un controllo delloperare e dellesecuzione dei Capitolari.
Il pi importante, perch interessa maggiormente lambito ecclesiastico, la Admonitio Generalis di
Alcuino. Essa, infatti, cre una riorganizzazione territoriale delle province ecclesiastiche, in cui il pallio
arcivescovile diventa il distintivo del metropolita.
NellAdmonitio Generalis vi erano dieci comandamenti come legge generale dello Stato, che, con la raccolta
giuridica Dioniso-Adriana assunta dai Franchi, port alla rinascita Carolingia.
Furono molti i campi di rinnovamento, oltre alla suddivisione territoriale e politica:
- Venne rivista la liturgia e rielaborati i testi liturgici. Nel 785-786 Carlo Magno chiese a papa Adriano di
consegnare il Gregorianum (il testo per le azioni liturgiche a Roma), che fu unito al Gelasianum, testo
liturgico dei Franchi.
- Ci fu anche la riforma scolastica, che rivisit il metodo didattico della scuola di corte di cui Alcuino,
Teodolfo, Paolo Diacono furono tra i maestri pi insigni. La didattica, chiamata diversificata, era
argomentata sulla base della suddivisione degli studi. Nei primi tre anni ci si dedicava al Trivio
(Grammatica Retorica, Dialettica), poi si passava al quadrivio (Aritmetica, Geometria, Astronomia,
Musica). Linsegnamento non era legato a delle ore fisse, ma cresceva, organicamente, nella convivenza
tra professori e alunni. I docenti e i discepoli pi insigni costituivano lAccademia.
- Questa nuova impostazione port, nel Regno Franco, una riforma della scrittura: dalla scrittura insulare
dellIrlanda a quella carolingia. Questo cambiamento port con s anche il passaggio dellegemonia
culturale e politica dei Carolingi. Grazie a questo passaggio, vi fu una veloce diffusione di manoscritti
classici e di scambi culturali (codici, manoscritti), tra i quali citiamo tre esempi:
Nel 774, a conclusione della lotta contro i Longobardi, papa Adriano consegn a Carlo Magno la
Collezione di Dionigi il Piccolo, raccolta di tutte le leggi dellImpero e della Chiesa, che egli
adotter come fonte del diritto.
Nel 785-786, papa Adriano consegna a Carlo Magno il Gregorianum, libro della liturgia a partire da
Gregorio Magno, che unir al Gerasianum, testo liturgico presente in Francia.
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Nel 787, Carlo chiese e ottenne dal monastero di Montecassino una copia della Regula Sancti
Benedicti, che assume come propria e divent principio di unificazione della normativa monastica
nell816 tra s. Benedetto di Avvians e il figlio di Carlo, per cui, da questo momento, cominci ad
imporsi la visione benedettina al posto dellautonomia dei monasteri.
La lotta iconoclastica, ladozionismo, la processione dello Spirito
Limpero Franco stava diventando la prima potenza politica della cristianit, diventando, cos, la guida
spirituale dellEuropa e il legislatore in campo teologico (sussisteva, quindi una teocrazia). In questo
contesto, sorsero, per, alcuni problemi.
1. La lotta iconoclastica. Iniziata nel 725, si stava per concludere. Morto Leone III lIsaurico, il figlio
ottenne un Concilio, intorno al 750, che condann ogni tipo di raffigurazione del mistero. Nel 787 si
celebr il secondo Concilio di Nicea e si concluse la lotta iconoclastica. Limperatrice Irene, a nome
del figlio, ancora minorenne, convoc un Concilio generale, dove ribad la condanna
delliconoclastia e la legittimit della venerazione delle immagini. Il Concilio fu considerato
ecumenico, sebbene il papa non vi partecip direttamente. Ad esso, infatti, furono mandati i risultati,
che conferm, ma, solo tre anni dopo il Concilio, giunsero gli atti a Carlo, con una cattiva traduzione
latina. Carlo non fu contento di questo atteggiamento e nacque, cos, un equivoco. Egli invi al papa
un memoriale contrario al Concilio, il quale, invece, ne ribad la validit. Questa risposta venne
discussa a corte, fu sottoposta a critica da Teodolfo e preparata una sua confutazione: nacquero, cos,
i libri carolini. Confutata la traduzione latina dal testo greco, Teodolfo, il consigliere di Carlo, si
impunt in un solo punto, nel termine adoratio, nella distinzione tra adorazione (dovuta solo a Dio,
dal greco ) e venerazione (dei santi dal greco ) --" -"
24
.
I libri carolini e tutta questa messa in scena volevano aprire il confronto tra Franchi e Imperatore
Bizantino. Carlo Magno, non invitato al Concilio di Nicea, voleva essere messo alla pari
dellImperatore Bizantino. Egli negava luniversalit del II Concilio di Nicea, perch non fu
veramente ecumenico, universale, n quantitativamente n qualitativamente. In questo modo,
proclam il diritto dei Franchi a far sentire la loro voce nelle gravi questioni della cristianit.
2. Ladozionismo. Ladozionismo si svilupp nelle regioni Franche e nella Spagna cristiana a partire dal
792, quando, dopo la sconfitta di Roncisvalle, Carlo volle affrontare il problema spagnolo anche dal
punto di vista religioso. Egli invi Egila per portare la sua riforma ecclesiastica fuori dalla Francia e
per legare ancor di pi le regioni spagnole a Roma. Purtroppo la missione fu compromessa
dalleccessivo zelo di Micezio, collaboratore di Egila, e dalla sua dottrina sulla Trinit. Il primate
spagnolo, Elipando di Toledo, lo fece, per questo, condannare dal Sinodo di Siviglia che espresse
una propria formula trinitaria che fu avvicinata al nestorianesimo: Cristo era figlio adottivo
dellAltissimo per quanto riguarda lumanit, e figlio per quanto riguarda la divinit, sottolineando
fortemente le due nature.
Questa formula cominci ad essere sostenuta soprattutto da Elipando, capo della Chiesa di Spagna,
nel tentativo di salvare lumanit di Cristo. Questa affermazione poteva essere fraintesa al di fuori
della Spagna, e, infatti, i vescovi Franchi, nel 790, accusarono Elipando di Toledo di distruggere la
divinit del Redentore e lunit del Figlio di Dio. Nel 792, fu accusato e condannato da un Sinodo a
Ratisbona, gestito da Carlo Magno, anche Felice di Urghel, che dopo aver difeso la sua posizione fu
mandato in territorio islamico. In unaltra assemblea a Francoforte, nel 794, infine, fu ripresa e
assicurata definitivamente la condanna di Elipando.
3. La processione dello Spirito Santo. Nasce il problema del Filioque. Nel Concilio
Costantinopolitano I del 381, il Filioque non esisteva, ma fu aggiunto pi avanti in Spagna e in
tutto lOccidente (Credo Gallico) a partire dal Concilio di Toledo del 589. I greci non se ne
accorsero, finch, nel 794, durante il Concilio di Francoforte, si resero conto del cambiamento. Il
Credo, anche a livello teologico, non si poteva modificare. A questa situazione, il papa rispose che il
24 Da notare: la venerazione per i santi e per i martiri non quella da avere per le immagini. Esse devono soltanto
rimandare alla realt rappresentata.
47 47 47 47 47 47 47 47 47 47 47 47 47 47 47 47 47 47 47 47 47 47 47 47
Filioque non era uninnovazione ma una chiarificazione del testo. Tuttavia, questa risposta non fu
ritenuta valida dalla Chiesa bizantina, che prolung per secoli, fino all800, questo problema.
Dal Regnum Francorum al Regnum Christianum
Questo periodo pu essere considerato il centro dellet Carolingia, dello stesso Medioevo. Da Carlo Magno,
re dei Franchi e degli Anglosassoni, si pass a Carlo Magno, Imperatore, grazie ad alcuni avvenimenti:
1. Il Regno di Carlo Magno era uscito molto pi solido e grande di prima, dopo aver superato nel 768
la rivolta sassone e la crisi degli vari.
2. Il Regno di Carlo era tutto consolidato attorno alla capitale Aquisgrana, non Parigi.
3. Lo stesso Carlo Magno era maturato e aveva maturato (forse costretto) un nuovo metodo
missionario, approvato nel Concilio di Baviera del 796, il cui presidente era Paolino con laiuto di
Alcuino. Qui fu riconosciuto che la conversione opera di Dio, grazia, non opera delluomo,
disprezzando, cos, i battesimi forzati, il ricorso alla forza per la conversione. La catechesi, infatti,
doveva essere fondata sulla ragione del battesimo non della paura.
Conseguenza di tutto questo, fu che, dal 786 fino all800, in tutto loccidente cristiano, nessun Regno era
potente come quello Franco, che aveva consolidato i suoi confini e creato una solidit interna ed esterna
anche nei confronti degli Imperi cristiani non appartenenti al Regno Franco a cui chiedeva il riconoscimento
di una certa primarzia. Di questo era consapevole Carlo e la sua corte di Aquisgrana, che cominciarono a
stringere amicizie con tutti i re.
Questa primarzia indiscussa cominci ad essere chiamata con altri nomi, con una nuova terminologia.
Il Regno Franco inizialmente fu chiamato Regnum Europae e Carlo, nel racconto di un poeta di corte, fu
chiamato Pater Europae. Nel 796-797, Alcuino defin il Regno Franco come Imperium Christianum,
paragonando Carlo Magno ad un novello David.
Il titolo di Imperatore era superiore a quello di re e dalla sfera letteraria si pass, pian piano, a quella politica:
Carlo fu visto come successore degli Imperatori romani, ma fin dora lunico Imperatore riconosciuto
rimaneva lImperatore Bizantino.
Sebbene Carlo non avesse ancora rivendicato i titoli imperiali e non vi fosse stato alcun riconoscimento
ufficiale, grazie alla forza della letteratura, della cultura, egli venne a conformarsi come il successore
dellImperatore Bizantino nel territorio occidentale. Questo riconoscimento cre le prime difficolt e i primi
attriti nei rapporti tra Carlo e Bisanzio. Il passaggio ufficiale si stava, per, ormai, per realizzare.
Nell800, tra Bisanzio e il Regno dei Franchi la guerra non era dichiarata ma comunque presente, motivi
della quale erano due: il ducato di Benevento e il potere nel Nord-est nei quali sia i Franchi che lImpero
Bizantino ponevano i loro interessi.
Un occasione per superare questa situazione di guerra fu data nel 797, per iniziativa di Costantino VI il
quale, stanco della tutela della madre Irene che deteneva il potere, la mise da parte per governare.
Limperatrice Irene, nato il conflitto, destitu e fece accecare il figlio il 15 agosto del 797 e divent, per la
prima volta nella storia, imperatrice a tutti gli effetti (creando anche uno scandalo nel mondo e nella storia).
Questo conflitto cre nella storia Bizantina una nuova situazione contestata, di cui approfitt Carlo Magno.
Nellautunno del 798, Irene offr a Carlo Magno la rinuncia dellIstria e la cessione di Benevento in cambio
della pace. Questa stessa pace doveva essere ancora firmata quando scoppi una rivolta della nobilt a Roma.
Morto papa Adriano II, alleato di Carlo, era stato eletto, secondo i canoni romani, nel 795, Leone III.. Come
Adriano II fu grande collaboratore di Carlo Magno, cos Leone III si dimostr tale: invi la notifica della sua
elezione a Carlo Magno, la chiave della confessione di s.Pietro, il vessillo della citt (la lupa), ma soprattutto
il giuramento di obbedienza a Carlo Magno che rispose assumendosi il compito di difendere la Chiesa
esternamente e internamente, segno della teocrazia imperiale, non papale.
Il papa, quindi, si avvalse di compiti ridotti e, per giunta, definiti da unautorit laica, ma fu ben accorto
poich, non provenendo dalla nobilt romana, aveva previsto lavversione di essa. Il suo compito si limitava
a quello religioso-liturgico.
Il 25 aprile 799, come preannunciato, ci fu una rivolta contro il papa, aizzata dai nobili romani che durante le
rogazioni assalirono il papa, svestito degli abiti papali, maltrattato e derubato. Allordine di mutilarlo, si
limitarono a condannarlo ed imprigionarlo nel monastero di SantErasmo. La situazione precipitava, ma,
alcuni giorni dopo, il papa riusc a fuggire e a rivolgersi a Carlo, che si trovava a Paderbon, in Germania.
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Informato degli avvenimenti, invit il papa a raggiungerlo, ma gli stessi congiurati mandarono a Carlo una
delegazione con precise accuse al papa di adulterio e di spergiuro. Nel Luglio del 799, Carlo prese tempo per
esaminare il fatto e rimand tutti a casa. Il papa il 29 novembre 799 ritorn a Roma.
Nel mondo contemporaneo si riconoscevano tre grandi autorit: lImperatore Bizantino, che per in questo
caso distante, il papa, che in questo caso sotto accusa, e Carlo Magno. Secondo la procedura, il papa
doveva fare giuramento di purificazione e rassegnare le dimissioni, ma il problema era il fatto che, nel 600, si
era affermato il principio secondo il quale solo limperatore Bizantino potesse giudicare il papa (prima
sedes a nemine iudicatur).
Dopo un anno, passato linverno, Carlo Magno scese in Italia, e arriv vicino a Roma, a Montana, il 23
novembre 800. Qui convoc un Concilio romano invitando anche il senato. I pareri erano discordanti, ma,
alla fine, prevalse la linea di difesa che port il papa, il 23 dicembre, a prestare giuramento di purificazione
per i soli due punti di accusa iniziali. Lo stesso Carlo ritenne sufficiente questo e fu soddisfatto.
Il 25 dicembre il papa, grato a Carlo, con una solenne celebrazione, lo nomin ed incoron Imperator
Augustus del Sacro Romano Impero.
Da qui nata una discussione, un dibattito, per il fatto che non chiaro il significato profondo
dellincoronazione che ha fonti romane e franche, le quali si diversificano.
La parte romana, presente nel Liber Pontificalis Romano, che non un documento liturgico ma il libro
dove venivano scritte le memorie, piccole biografie, a partire dall816, e poi mai cambiate o artefatte, parla
di acclamazione popolare, di incoronazione e di unzione di Carlo ad Imperatore. Questo testo non parla di
alcuna opposizione tra papa e imperatore, anzi Carlo Magno esprime la sua riconoscenza attraverso un
donativo al papa.
La parte franca, scritta nel De Vita Caroli, storia di Carlo Magno, biografia ufficiale, stesa da Eginardo,
una delle menti della corte di Carlo con Alcuino e Paolino, scritta postuma alla morte di Carlo Magno (814),
afferma che, se Carlo avesse saputo dellintento del papa, non sarebbe andato in Chiesa perch non voleva
essere incoronato.
Gli storici, nel corso delle interpretazioni, hanno mantenuto il dubbio, come normale nellanalisi storica, e
si sono divisi in due correnti: coloro che sostenevano la teocrazia papale e coloro che sostenevano la
teocrazia imperiale. Questo dubbio si risolse grazie alle ricerche accurate di Halphen, storico tedesco, che ha
ricercato la presenza e, poi, confrontato pi documenti della corte franca successivi al De Vita Caroli,
trovandone altri tre:
I Fonte: Annales Regni Francorum, che si pu porre a pochi mesi dallincoronazione di Carlo dell800, la
quale non nomina la sorpresa di Carlo allincoronazione, ma riflette lo stesso racconto del Liber
Pontificalis Romano. Essendo influenzato dal rito Bizantino, viene omessa lunzione e aggiunta
ladorazione del papa al nuovo Patricius Romanorum.
II Fonte: Annales Laureshamenses, scritti nel 803, dove viene lanciata una nuova interpretazione del tutto
sconosciuta in quel momento. A causa della opposizione creatasi tra Carlo Magno e lImpero
Bizantino, vi unautodifesa della Corte Carolingia nei confronti dellImpero di Bisanzio.
Nell803, infatti, Irene era gi stata destituita e limperatore Niceforo, venuto a conoscenza
dellincoronazione, protest contro Carlo Magno, il quale si difese dallaccusa riversando la
colpa al papa stesso.
III Fonte: Annales Maximiani, di Massimiano, datati 811, che sono di grande importanza perch
corrispondono alla versione data nell801, con un inciso che da conoscere: nesciente domino
Caroli (allinsaputa del re Carlo). Questo inciso unaggiunta che testimonia il momento di
tensione tra Franchi e Bisanzio per le coste dellIstria (Veneto), esplicitata da Eginardo, qualche
anno dopo. , appunto, linterpretazione della Corte Franca per scaricare la responsabilit al
papa.
Qual il criterio di scelta della verit in questo caso? Linterpretazione vera di certo quella pi vicina ai
fatti; ogni variazione dipende dalla difficolt di rapporti e dallaspirazione al titolo imperiale che veniva a
crearsi tra Carlo Magno e lImperatore di Bisanzio. Da qui, anche, il futuro del potere che viene detenuto da
Carlo Magno e dai suoi successori, ma che dipende dallincoronazione ed unzione del papa. Guardando
allunzione del papa, infatti, i canonisti nei secoli successivi hanno ricavato che non c nomina imperiale
senza unzione papale (teocrazia imperiale). Ma ci furono anche giuristi che affermano che il titolo imperiale
superiore a quello papale perch in alcune versioni il papa adora Carlo dopo lincoronazione.
Nasce in questo momento lidea di Europa.
La situazione storica nella quale avvenne lincoronazione di Carlo Magno segnava:
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1. Un periodo di relativa pace esterna, rispetto agli altri Stati limitrofi, sebbene Carlo, per ben
quattordici anni, si fosse impegnato nella politica interna. La dignit imperiale a lui conferita, quindi,
aument considerevolmente il suo impegno in una concezione solidaristica nella ricerca della
giustizia, della pace e dellattenzione sociale e non solo ai propri interessi.
2. La soluzione di diverse discussioni dogmatiche, come quello sullo Spirito Santo, che, per, riesplose
nel 809, quando in Palestina si ebbe lo scontro tra monaci orientali e monaci Franchi. Questa
questione fu affidata a papa Leone III, che rest fedele alle direttive di papa Adriano e respinse
linclusione del Filioque nel credo, a partire dal decreto di immutabilit del Concilio di
Calcedonia.
3. La lotta alla penitenza tariffata che, sebbene ormai diffusa in tutta Europa, fu accusata come non
ecclesiale e sostituita dalla vecchia forma, dando aperta lotta alla disciplina penitenziale insulare.
Questo tentativo di ritorno alla tradizione passata non ebbe grande successo, proprio per la vasta
diffusione di questa nuova forma.
Lincoronazione Imperiale dell800 fu sentita a Costantinopoli come lusurpazione di un titolo che spettava
unicamente allImperatore Bizantino, come una vera e propria sfida. Il titolo sembrava, e di fatto era, stato
trasferito dallOriente allOccidente e la nomina corrisponde alla restaurazione dellimpero romano
dOccidente.
Carlo tent, allora, un compromesso con lImperatrice Irene con una proposta di matrimonio a lei, ancora
vedova. Ci fu, per, lintervento di Niceforo che, detronizzata lImperatrice il 31 ottobre 802, cominci una
serrata battaglia nelle isole dellAdriatico (Istria e Dalmazia), e, poi, scese a patti con Carlo Magno il cui
tentativo era quello di far riconoscere il suo Impero.
Nell810, Niceforo concesse il riconoscimento Imperiale a Carlo, in cambio del territorio delle Venezie e del
riconoscimento papale, e questo accordo fu accettato e definitivamente siglato dal suo successore Michele
che, nel 812, mand una delegazione a Carlo riconosciendoli il titolo di Imperatore doccidente. Nell806,
Carlo Magno divise limpero in tre parti per i figli Pipino, Ludovico e Carlo, secondo il diritto Franco, che
considerava lImpero come propriet del re che ne poteva disporre come voleva. Ma non ci fu pratica
attuazione di questa divisione, perch Carlo e Pipino morirono. Rimase soltanto Ludovico il Pio, il quale
govern un Impero ordinato, ma che fu tale per poco, perch, nell817, procedette alla divisione dellImpero
secondo i criteri del padre (ordinatio imperi), causa della divisione nellimpero Franco.
LImpero di Carlo Magno mancava, infatti, di un robusto apparato burocratico che, mancando, fu la causa
della disfatta e della caduta dellImpero. Nonostante questo limite, lesercizio del potere di Carlo fu ricco di
forza creatrice, di ideali, che, per tutta la storia successiva, diverr modello, esempio di governo.
Dal punto di vista morale, per, Carlo non fu di certo ineccepibile, non si comport secondo il Vangelo, ma
secondo i modi e i costumi del tempo, di cui abbiamo testimonianza nella biografia di Eginardo. Ebbe,
infatti, diverse mogli (Ermengarda, Ildegarda, Liutgarda) e concubine (Forstrada, Modergarda, Regina,
Adolinda) da cui ebbe altrettanti figli da ciascuna.
LA CHIESA SOTTO LODOVICO IL PIO (814-840)
In questo periodo furono molte le innovazioni e lImpero diede sfoggio delle sue pi alte caratteristiche.
Continu la riforma ecclesiastica carolingia attraverso lattivit legislativa, investendo sia la
politica sociale sia quella ecclesiale.
Ludovico cominci lemanazione di diversi Capitolari che riguardavano i monaci, i canonici, le
parrocchie e Roma stessa.
1. Nel 816-817, Lodovico eman lInstitutio canonicorum, derivata dalla regola di Clodegongo di
Metz per il clero di Metz, nella quale defin la regola dei canonici che si riferiva al rinnovamento
del clero secolare, il quale doveva vivere sempre in canonica, condividendo la vita comune ma
non i beni.
2. Nello stesso anno, eman anche il Capitulare Monasticum, nel quale, mentre finora i monasteri
si regolavano con tradizioni proprie, egli impose a tutti i monasteri lobbligo di seguire la regola
di San Benedetto (seguendo le orme del padre Carlo), nominando anche un commissario perch
ci venisse rispettato. I monasteri non ebbero pi tradizioni proprie, ma avvenne lunificazione
ed adeguazione dellordine monastico secondo la Riforma Benedettina.
3. Nel 818-819, eman il Capitulare Ecclesiasticum che influenz profondamente la vita
ecclesiastica, controllando i rapporti tra Chiese minori e le Chiese proprie, attraverso delle regole
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precise. Finora dopo la conversione di massa dei Longobardi, infatti, le Chiese private nelle
campagne erano di propriet di nobili che chiamavano i preti che costavano meno, ora, invece, si
stabil che nessuno poteva essere ordinato sacerdote se non era un uomo libero e i proprietari
delle Chiese dovevano, quindi, assicurare alla Chiesa un beneficio parrocchiale per la sussistenza
del prete stesso. Il proprietario poteva proporre il candidato, ma serviva lapprovazione del
vescovo. Le Chiese private erano, quindi, comunque, sotto la giurisdizione del vescovo.
4. Nel 824, usc anche il Capitulare Romanum, che fu emanato dal figlio di Ludovico l11
novembre 824, che riguardava la Chiesa di Roma. Lelezione del papa, fino ad allora nelle mani
del clero e dei laici romani, doveva essere fatta alla presenza di un delegato imperiale e, prima
della consacrazione, il papa doveva prestare giuramento allImperatore o al suo delegato.
Ci fu anche una rinascita della vita culturale, gi iniziata con Carlo, ma diffusasi con Ludovico.
Vi fu una forte crescita delle scuole monastiche ed ecclesiastiche, prosperando e facendo apparire le
prime testimonianze di una teologia in ambiente germanico. La preoccupazione maggiore di esse era
la conservazione dei manoscritti, dei libri (criterio di conservazione), ma allo stesso tempo
linteresse per la riflessione, per la ricerca (criterio di studio). Conosciamo questo passaggio, dalla
presenza di controversie in ambiente teologico. Ci furono, infatti, due principali controversie:
1. Una controversia eucaristica a partire dal monastero di Cambr. Due sono le interpretazioni che
si scontrano: quella che seguiva Ambrogio, capeggiata da Pascasio Rarberto, secondo cui la
presenza era cos reale che si poteva identificare il vero cuore di Cristo (rischio di riduzione
cafarnaitica), e laltra, quella ortodossa, che si rifaceva ad Agostino, di cui il sostenitore fu
Eratamno, secondo cui leucaristia era presenza reale in signo, nel sacramento, come segno.
La discussione si concluse, infine, con lintroduzione dei termini sostanza ed accidente ad opera
di Berengario, vescovo di Tours.
2. Una seconda controversia sulla predestinazione capeggiata dal monaco Odescalco, il quale
ripresent rigorosamente la dottrina di Agostino, secondo cui vi era una duplice predestinazione:
positiva, quella in Dio per la vita eterna, e negativa, per la dannazione. Egli fu condannato come
eretico e rinchiuso fino al giorno della sua morte.
Vi fu uno sviluppo missionario prevalentemente in tre direzioni.
1. Missione al nord, base di lancio per le popolazioni della penisola scandinava ancora pagane.
Egli, con SantAsgario (S.Oscar), nell831, fond un arcivescovado ad Amburgo, poi a Brema e
inizi, quindi, levangelizzazione.
2. Missione bavarese, la quale ebbe delle difficolt di penetrazione per disordini politici. Infatti, gli
stessi vescovi bavaresi si interessarono alla Moravia e alla Boemia e cercarono di entrare in
queste zone, ma questa penetrazione non fu accolta e non ebbe molto successo. Questo nuovo
Stato, Boemia e Moravia, si rafforz grazie al cristianesimo e alla mentalit europea, ma era
continuamente minacciato dallo Stato Bavarese. Il re Ratislav, allora, nel 863-864, chiese aiuto
allImperatore di Bisanzio, che gli mand altri predicatori senza marchio Franco. Arrivarono,
allora, Cirillo (Costantino) e Metodio, eruditi di Costantinopoli, grandi personalit riconosciute e
conoscitori delle lingue slave. Accettati molto bene dalla popolazione, riuscirono a stabilire un
nuovo alfabeto (lingua Glegolitica o alfabeto cirillico), con il quale tradussero la Sacra Scrittura
e crearono una liturgia.
In questo modo mantennero per tre anni distante la minaccia Bavarese, ma il limite di questa
loro evangelizzazione fu il fatto che essi non erano vescovi ed era necessaria la conferma del
papa Nicola I. Scesi a Roma e accolti trionfalmente poich portavano con loro la reliquia del
corpo di Clemente Romano (secondo papa), furono contrastati dal clero latino e greco per il
cambiamento di lingua della liturgia. Accusati di aver volgarizzato la liturgia, tornarono in
missione, raccomandati da papa Adriano II di leggere sempre, prima in latino e poi in slavo, le
letture della celebrazione.
3. Missione doriente con Cirillo e Metodio.
Ma questo sviluppo culturale e religioso, fu ostacolato da fattori di decadenza, che portarono
allindebolimento dellImpero carolingio, quali:
o La lotta per la successione al trono dei tre figli di Ludovico che, come Carlo Magno, secondo
lOrdinatio Imperii, divide lImpero in tre parti considerandolo sua propriet: a Lotario la Lotaringia, a
Pipino la Francia e a Lodovico il Germanico la Germania e la Baviera. Ma Lodovico, morta sua moglie,
prese in sposa unaltra donna, Giuditta, da cui ebbe un altro figlio, Carlo il Calvo. Giuditta insistette per
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la spartizione del Regno anche a questo nuovo erede. Lodovico diede a Carlo il Calvo lAlemagna,
contro il parere degli altri fratelli, dando inizio alle lotte fratricide che indebolirono lImpero. Si giunse,
nel 840, al trattato di Verdt, scritto non in latino ma in proto-francese e proto-tedesco, segno dellinizio
della crisi dellImpero Carolingio e della divisione di esso in due lingue e Stati (Francia e Germania).
LImpero Carolingio, infatti, durer fino al 887, quando, alle dimissioni di Carlo III, cadr sotto il potere
di pi regnanti.
o Le invasioni barbariche che si succedettero dal 378 al 568, inizialmente ma che caratterizzarono fino
all800 tutta la storia dellEuropa. Si ripet, infatti, la stessa storia verificatasi con limpero romano.
Primi invasori furono i Vichinghi Normanni che risalirono con le barche i fiumi, depredando e
distruggendo le citt Franche e dei Paesi Bassi, fino alla Germania centrale, diventando un pericolo per
tutta lEuropa centrale(Parigi e Colonia). Solo Arnolfo di Carinzia riusc a vincerli definitivamente. Altri
invasori furono i Saraceni che costituirono una minaccia per la penisola italiana, depredando le coste del
mar Mediterraneo, occupando la Sicilia e la Sardegna e minacciando anche Roma. Proprio per questo,
preoccupato della situazione, papa Leone IV fece innalzare le mura attorno alla citt (mura Leonine).
o Altro pericolo, infine, furono gli Ungari, popolazione che incessantemente costituiranno un pericolo per
la penisola italiana dopo che conquistarono lUngheria. Essi giunsero in Italia, distruggendo la citt di
Padova.
Il Papato durante la decadenza dellImpero Carolingio ebbe delle personalit importanti, sebbene la
successione non fosse ancora chiaramente visibile, quali Leone IV (847-855) durante il papato del quale ci fu
la vittoria ad Ostia contro i Saraceni (849) e la costituzione della Citt Leonina (Vaticano), che venne murata,
Niccol I (858-867) il cui pontificato si pu riassumere in tre affermazioni, in rivendicazioni di libert della
Chiesa in tre direzioni:
a. Di fronte allImpero, governato da Lotario II, successore di Ludovico il Pio sullindissolubilit del
matrimonio (prima volta che viene affermata). Il papa depose quei vescovi che avevano dichiarato lo
scioglimento del matrimonio di Lotario II dalla moglie per una concubina.
b. Di fronte ai metropoliti dOccidente, Icmaro di Reims e Giovanni di Ravenna, i quali allargavano la loro
giurisdizione anche alle zone limitrofe. Il papa ridimension il loro potere a partire dalle esigenze dei
vescovi suffraganei che si rivolsero a lui (meglio un primate lontano che uno vicino!).
c. Di fronte al patriarca di Costantinopoli, Fozio, che aveva deposto, grazie allintervento dellImperatore,
il metropolita Ignazio, il quale si appell al papa per essere riconosciuto e per chiedere la destituzione di
Fozio. Questa situazione fu aggravata anche dal rinnovamento della polemica sul Filioque non solo a
livello giurisdizionale (primato) ma anche a livello teologico. Il papa intervenne prescindendo dal bene o
male del ministero di Fozio, segno della coscienza di fatto del primato in occidente e, nominalmente
anche in oriente, il cui fondamento giuridico stava nelle lettere Pseudoisidoriane, lettere fasulle
25
,
raccolte a cavallo del suo pontificato. A causa di questa polemica, si verific lo Scisma Foziano.
Anche altri papi sono da ricordare in questo periodo: Adriano II e Giovanni VIII, che, eletto nel 872, venne
violentemente ucciso da un parente, avido dei tesori pontifici.
Nel 875, mor lImperatore Ludovico II, pronipote di Carlo Magno e ultimo rappresentante della linea
italiana della dinastia carolingia. Il papa, allora, dovette scegliere tra la dinastia carolingia occidentale,
discendenti di Carlo Magno con il dominio sul papato, o orientale, dinastia austriaca. Il papa opt per la
dinastia orientale, la cui guida fu Carlo il Grosso (881-888), succeduto alla morte di Carlo il Calvo (875-
877), perch non era possibile un Impero e una Chiesa non governati e difesi da un Imperatore.
La Chiesa, in questo periodo, visse una situazione particolare. In breve tempo si succedettero molti papi:
papa Marino (882-884), primo papa che prima di salire al soglio pontificio era vescovo di una diocesi, segno
dello sconvolgimento degli antichi ordinamenti, Adriano III (884-885), papa Stefano V (885-891).
In questo periodo si diffuse la leggenda della papessa Giovanna: una ragazza di Magonza vestita da uomo,
che, dopo la morte di papa Leone IV, sarebbe stata eletta papa e scoperta, nella sua femminilit, solo quando,
durante una processione, partor un bambino. Questa leggenda fu smentita allinizio del 1900 quando si
verific che il periodo di elezione tra i due papi era ininterrotto.
25 Le lettere Pseudoisidoriane furono considerate vere fino al 1450, quando fu dichiarata la loro falsit dallo storico
Lorenzo Valle. Facilmente queste lettere furono opera dei vescovi suburbicam di Ignazio di Rems che, per giustificare la
loro vendetta dovuta al malumore per la loro situazione, attraverso di esse diedero fondamento giuridico al primato
papale. Niccol I si rifece ad esse per fondare anche la teologia del primato e rivendicare, quindi, il primato su Fozio e
su Costantinopoli, poich non era consapevole della loro falsit. Il primato papale frutto di una usurpazione fondata
sul falso delle lettere Pseudoisidoriane (Dolling). Qui nacque la polemica che si protrarr per secoli.
52 52 52 52 52 52 52 52 52 52 52 52 52 52 52 52 52 52 52 52 52 52 52 52
Alla morte di papa Stefano V, cominci la polemica Formosiana, il problema della legittimit dellelezione di
papa Formoso, vescovo di Porto s. Rufira.
A Roma si formarono due partiti: il partito formosiano, sostenitore della sua legittimit, e il partito
antiformosiano, il cui problema era il fatto che Formoso fosse gi vescovo di una diocesi e non potesse, per
questo, diventare papa.
La polemica si risolse con lelezione di papa Stefano VI, espressione del partito antiformosiano, il quale si
vendic del suo predecessore, gi morto da 9 mesi, facendo riesumare il cadavere, rivestendolo delle vesti e
portandolo come imputato in un processo, nel quale lo fece condannare, incenerire per gettare le sue ceneri
nel Tevere. Ma il popolo romano e il partito formosiano si ribell, lo incarcer e lo fece strozzare.
Per diversi anni seguirono elezioni di papi formosiani, fino allelezione dellantiformosiano Sergio III di
Caere, che, destituito e sostituito da Giovanni IX, sconfisse definitivamente, nel 904, con un colpo di mano il
partito formosiano.
Il pontificato di Sergio III di Caere fu importante per la sconfitta dei Formosiani, ma, allo stesso tempo, per
aver dato inizio allalleanza tra il papato e le famiglie nobili romane, che determiner un nuovo periodo della
storia romana e della stessa Chiesa.
Inizi, qui, infatti, il secolo cosiddetto oscuro che comprende il periodo dal 904, inizio dellalleanza tra
papato e nobilt romana, al 1046, data del Sinodo di Sutri, in cui vennero deposti i tre papi reggenti per
intervento di Enrico III. Fu, quindi, un secolo oscuro (periodo della pornocrazia, et di ferro) per la Chiesa di
Roma, per il papato che perse lappoggio dellImpero Carolingio entrato in crisi, diventando schiavo degli
interessi dei nobili romani, perdendo il suo carattere universale e diventando lo zimbello delle autorit
locali
26
.
LA CHIESA IN FRANCIA, ITALIA E GERMANIA
Andiamo ora a considerare la situazione della Chiesa a livello europeo, proprio a partire da un criterio
geografico: in Francia, in Italia, particolarmente a Roma, e in Germania.
Francia
Legati da unintensa affinit elettiva, Chiesa e Impero Carolingio erano cresciuti assieme. Ma lo sfaldarsi
dellImpero colp gravemente la Chiesa che fu costretta ad adeguarsi ai ritmi regionali. Nel 887 vi fu la fine
dellImpero Carolingio con la deposizione di Carlo il Grosso.
LImpero Franco ebbe relativamente poco da soffrire a causa dei nemici esterni (soltanto qualche scorreria di
Ungari, Mori, Normanni), ma pi difficile fu il superare i diversi conflitti interni a causa dellassenza di un re
forte che dominasse lanarchia imperante. Questa situazione di crisi si super solo nel X sec. con lelezione e
il controllo di Ugo Capeto nel 987, la cui dinastia, i Capetingi, govern, in linea diretta, fino al 1328 e, in
linea indiretta, con i Borboni, fino al 1848.
In questo periodo ci fu un vuoto di potere, infatti, duchi, marchesi e conti rivendicarono a s poteri sovrani e
una numerosa parte delle diocesi francesi cadde nelle loro mani. La sovranit ecclesiastica dei principi
assunse in parte il carattere giuridico delle Chiese private, facendo s che le Chiese venissero considerate
fonti di reddito e divenissero, anche, oggetto di eredit per parenti o di vendita ad estranei, rischiando anche
di trasformarsi in terre di contese e lotte politiche tra vescovi, conti e principi.
Nella gravit della situazione, le Chiese stavano meglio di quanto si possa pensare. La vittoria del
particolarismo, la suddivisione, non ebbe la stessa conseguenza che si verific in Germania. Infatti, esso non
influenz anche la scelta delle cariche ecclesiastiche, che vennero mantenute nel loro valore, nella scelta
nominale del vescovo e non legate ad un determinato sistema, potendo, quindi, svolgere facilmente le loro
attivit religiose.
26 Questo giudizio sulla storia deve essere fatto e deve essere ricordato e conosciuto. Lo storico non pu mantenere
quel pietoso silenzio o quella dimenticanza che ha caratterizzato buona parte della storia della Chiesa, ma deve essere in
grado di studiare questi avvenimenti, non solo alla luce negativa della storia, ma alla luce del contesto storico, nel quale
la Chiesa si trov nel caos del vuoto politico lasciato dalla caduta dellImpero Carolingio. Lo storico, allora, sapr
leggere questa storia non solo come decadenza, ma piuttosto come epoca della trasformazione, poich ci che capit fu
necessario per il futuro della Chiesa e della societ europea. Rimane il fatto che esso giudizio degli uomini e non
giudizio di Dio.
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Nel territorio francese, infatti, il Papato e le sue riforme trovarono valide e forti personalit.
Italia
Il quadro italiano della situazione politica ed ecclesiastica era altrettanto complicato e confuso.
LItalia settentrionale nel 889 era passato in mano a Berengario del Friuli, un principe etolico debole, che,
non difendendosi dagli attacchi dei competitori, venne ucciso nel 924.
Alcuni anni dopo, il potere pass nelle mani di Berengario di Ivrea (950), che respinse la corona imperiale,
ancora presente ma senza grande valore.
Questa debolezza favor il caos politico e la presenza di diversi nemici nel territorio italiano:
- Comparvero le prime scorrerie degli Ungari che si portarono fino al sud Italia.
- I Mori conquistarono lItalia nord-occidentale.
- I Saraceni, africani e siciliani assediarono le zone meridionali e centrali.
- Le bande arabe si aggirarono per le coste mediterranee con incursioni e devastazioni.
In questo caos politico, la Chiesa si trov in situazioni differenti a seconda delle diverse regioni.
Nel nord Italia, la presenza di possedimenti bizantini, facilit prese di posizione da parte dei vescovi
lombardi che assunsero anche il potere, costringendo le citt lombarde, a causa delle invasioni e dei conflitti,
a difendersi e rafforzare le proprie difese.
Unevoluzione simile si ebbe anche a Roma, dove, caduto lImpero, si fece avanti laristocrazia romana. La
nobilt, resa alleata da papa Sergio III di Caere nel 904, fu inizialmente guidata dalla famiglia di Teofilatto,
amministratore del Senato e comandante della milizia romana. Egli govern la citt di Roma, con la moglie
Teodora, la figlia Teodora, la figlia Marozia, madre di Alberico, fino al 973
27
.
In questo momento si succedettero molti papi, tra i quali alcuni di dubbia moralit: Anastasio III, Lando
(912-914) a cui succedette larcivescovo di Ravenna Giovanni X (914-928), il quale fu una forte personalit
in questo periodo. Giovanni X, infatti, partecip con Teofilatto alla battaglia sul Garigliano contro i Saraceni
nel 915, affid la corona dItalia al fratello Pietro attraverso un accordo con Ugo dItalia e non fu facile
pedina da manovrare, cominciando ad accusare e perseguire la loro politica. Contro di lui intervenne
Marozia, figlia di Teofilatto che era morto. Essa elimin il fratello Pietro, mise in carcere Giovanni X e lo
uccise, strangolandolo, poco tempo dopo, appunto perch la sua politica era troppo libera rispetto al dovuto.
I papi successivi (Giovanni XI, figlio di Marozia), non ebbero grande valore e il papato sembrava ormai aver
perso la sua autorit. Marozia, infatti, govern dal 924 al 932, quando, con un colpo di stato per linfedelt
della madre
28
, il figlio di Marozia con Alberico di Spoleto, Alberico, riprese il potere, portando al massimo
splendore la sua famiglia. I papi continuarono a subire linfluenza di Alberico che ebbe grande autorit pur
sapendo che non sarebbe durato per molto.
Per garantire la successione della sua famiglia al trono, Alberico si fece giurare che, alla sua morte, sarebbe
diventato papa il figlio Ottaviano. Questa promessa fu mantenuta e, alla morte di papa Agapito II, nel 955, i
romani elessero il figlio di Alberico, Ottaviano
29
, il quale si diede il nome di Giovanni XII (955-963), che
morir dinfarto a letto con una donna. Tuttavia, nonostante limbarbarimento di Roma, mentre per i cittadini
e i nobili di Roma il papa era un semplice vescovo, avendo perso il valore universale del suo potere. Le
nazioni occidentali, e in particolare la Germania, continuavano a vedere in Roma il loro centro, la capitale
del Regno Cristiano, il luogo dove il papa garantiva e guidava lintera cristianit.
Proprio a partire da questa visione riduttiva, il potere dei Teofilatto cadr, presentandosi, nel 973, un
cambiamento: comander la famiglia dei Crescenzi e, poi, nel 1046, quella dei Tusculani.
Germania
La situazione civile ed ecclesiale tedesca di certo migliore e soprattutto presenta novit nellimpostazione.
27 Queste notizie le abbiamo grazie alla Cronaca scritta da Liutprando, figlio di Sergio III e Teodora.
28 Marozia aveva sposato Alberico di Spoleto da cui ebbe come figlio Alberico. Alla morte del marito aveva sposato
Guido di Spoleto, alla cui morte celebr il matrimonio con Ugo dItalia, durante il quale, a Castel SantAngelo, il figlio
Alberico fece una sollevazione, incarcerando la madre e facendo fuggire lo sposo.
29 Fu con questo papa che si consolid, secondo tradizione, labitudine di cambiare il proprio nome alla proclamazione
al soglio pontificio.
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Inizialmente, come per tutta Europa, la caduta del Impero Carolingio port un grave vuoto sociale, che per
fu colmato da Enrico I di Sassonia, chiamato lUccellatore, che cerc di unire in modo federalistico le
diverse trib della Germania sotto la gerarchia della Sassonia. Questo stesso obiettivo se lo propose il figlio
Ottone I, quasi come ristabilimento del precedente sogno carolingio.
Egli, intenzionato ad unire tutte le popolazioni anche con la forza, simpegn a fare della Chiesa la colonna
portante del Regno da lui creato, la stampella per reggere lintero sistema, il quale durer per molti secoli.
Questo sistema si fondava sul:
- Diritto di nominare i vescovi scelti nella sua cappella, tra i suoi cortigiani fedeli, collaboratori, esperti
nellesercizio della Cancelleria, a cui donava territori, senza risparmiare privilegi (immunit) e donativi
(feudi interi), ed unautorit simile a quella dei conti con giurisdizione anche civile. La mossa di Ottone I
fu quella di avere il massimo controllo delle terre, infatti, alla morte del vescovo, i beni ripassavano nelle
sue mani, senza problemi di successione e lotte fratricide.
- Grande privilegio affidato alle grandi abbazie e Chiese primarie, paragonate a delle contee, i cui vescovi
avevano, dunque, potere temporale e spirituale, servendo Dio e il re.
- Statalizzazione che port ad uno slancio di riforma nella Chiesa, la quale tra il IX e il X sec. arriv al suo
culmine e al suo massimo splendore, accompagnata da grandi personalit, futuri santi della Chiesa di
Dio.
Il potere in Ottone I era cos tanto cresciuto che egli aspirava oggettivamente a diventare non solo re tedesco
ma Imperatore. Se lImpero Carolingio non poteva pi essere ricostituito nei termini e nei confini, tuttavia il
concetto di unione dellImpero Occidentale spinse Ottone I molto al di l del confine tedesco.
Ottone I si afferm, infatti, in Germania e in Italia e sconfisse definitivamente gli Ungari nel 955.
La posizione egemonica di potere gli permise di aspirare alla corona Imperiale, spinto non soltanto da
motivazioni di ragione politica, ma anche animato da una profonda spiritualit e religiosit, che, nonostante
oggi ci sfugga, tuttavia si fondava sul concetto cristiano di Renovatio Sacri Imperii, concetto strettamente
legato allincoronazione e consacrazione papale.
Per avverare questo suo progetto, Ottone I doveva aspettare il momento opportuno.
Il desiderio di Ottone I di conquistare il titolo imperiale era legittimo e possibile, tanto che il momento
propizio avvenne alla morte del re, di origine franca, Lotario, la cui moglie, Adelaide, giovane regina, non
volle lasciare il posto a Berengario dIvrea, legittimo successore, che la imprigion. Adelaide riusc a
chiamare in suo soccorso Ottone che, nel 951, entrato in Lombardia con un forte esercito, vinse Berengario e
spos Adelaide, acquistando il Regno Franco.
Dopo questi fatti, Ottone mand alcuni delegati al papa Agapito II per raggiungere il suo scopo e farsi,
quindi, eleggere Imperatore, ma il papa, sostituito da Giovanni XII, li respinse.
La sua missione era fallita, allora, ritorn in Germania e cedette lItalia a Berengario con precisi patti, in
attesa di una nuova occasione. Nel 957, contravvenendo agli accordi, Berengario conquist il ducato di
Spoleto, diventando un pericoloso vicino di Roma e di Giovanni XII, che ne temeva le mire espansionistiche.
Papa Giovanni XII chiam, allora, in aiuto Ottone I e in cambio gli promise la corona imperiale. Preparata la
difesa contro Berengario (960), Ottone promise di difendere il papa e, riconosciuto come suo unico sucessore
suo figlio omonimo (Ottone II), il 2 febbraio 962 venne fatto Imperatore. La consacrazione imperiale
sanciva la Renovatio Sacri Imperii, con la quale Ottone I non aggiunse nulla al suo potere ma leg in modo
molto stretto Chiesa e Impero. Nel 962 nacque il Sacro Romano Impero di nazione tedesca, il quale poggiava
sulla Germania ma dipendeva dallincoronazione e consacrazione del papa.
Dal 962, finch regnarono gli Ottoni, lImpero rimase sottratto al papa e ai romani, sotto il potere tedesco;
attraverso un patto, Ottone I promise al papa due terzi dellItalia (da La Spezia fino a Chioggia), in cambio
ottenne, per, il titolo di patricius romanorum.
Ottone I cominci allora la guerra contro Berengario, il quale si rifugi nellesarcato di Ravenna. Nel 962-
963, papa Giovanni XII, accorgendosi che Ottone I era troppo forte, dimentico del patto, cospir contro di
lui, alleandosi con Adelberto, figlio di Berengario. Ottone convoc, allora, un Sinodo a Sutri, nel quale
costrinse il popolo romano a sottoporre alla sua approvazione ogni elezione del papa. Ottone I destitu papa
Giovanni ed elesse Leone VIII. Questa ingerenza imperiale permise a Giovanni XII di riprendere il potere
dopo una sollevazione della nobilt. Morto Giovanni XII, Ottone scese a Roma e rielesse Leone VIII, ma, dal
963, si successero papi imperiali e papi romani (eletti dal clero di Roma), talvolta anche simultaneamente.
Ottone I mor nel 973 e gli successe il figlio Ottone II che dovette fare i conti con i nobili romani appena
saliti al potere, i Crescenzi. Ottone II, sposata una donna bizantina, svolse la sua politica in Italia, morendo
nel 996. Alla sua morte gli successe Ottone III, giovanissimo e con grandi ideali per riformare lImpero:
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elesse diversi papi tra cui Silvestro II, grande uomo, dando inizio ad un rinnovamento totale della Chiesa e
dellImpero che si arrest con la sua morte improvvisa nel 1012.
Alla sua morte avvenne un cambiamento di dinastia imperiale ma, allo stesso tempo, anche di famiglia
reggente della nobilt romana. Ottone III, infatti, non lasci figli e sal al trono Enrico II il quale spos
Cunegonda (santa) e riusc ad imporsi nella scena politica. Egli continu la linea della Chiesa di Stato,
sviluppando la collaborazione tra Impero e Chiesa. Sceso a Roma per essere incoronato Imperatore, si
scontr con i Crescenzi e i Tuscolani, che controllavano Roma e il papato con modalit e obiettivi diversi
dallImperatore, ed eleggevano papi soltanto dalla loro parentela (a differenza della famiglia di Teofilatto).
Nonostante questo, fu fatto Imperatore e alla sua morte gli successe Corrado II e poi Enrico III (1039-1056).
A Roma dal 1045 al 1046 la situazione si fece sempre pi drammatica.
Benedetto IX (1032-1045), nel settembre del 1044 fu costretto a fuggire a causa di una rivolta di alcune
fazioni contrarie ai Tuscolani di cui faceva parte. I romani, nel 1045, nominarono, al suo posto, Silvestro III
sostenuto dai Crescenzi il quale, per, dopo pochi mesi fu cacciato al ritorno di Benedetto IX. In questa
situazione si fece avanti il canonico Giovanni Graziano che invit Benedetto ad abdicare. Benedetto IX
accett in cambio del risarcimento di tutto il denaro speso per lelezione.
Elessero allora un altro papa perch Silvestro III era illegittimo. Il canonico Giovanni Graziano divent
Gregorio VI, sebbene la sua elezione si possa considerare simoniaca, in quanto avvenuta attraverso
pagamento.
Enrico III, accintosi a ricevere lincoronazione imperiale, il 20 dicembre 1046, riun il Sinodo di Sutri dove
furono accusati e deposti tutti e tre i papi, e dove fu eletto Suitgaro, vescovo di Bamberga, con il nome di
papa Clemente II, il quale nel Natale del 1046 incoron Imperatore Enrico III.
Le ragioni per cui Enrico III procedette alla triplice deposizione furono:
o Perseguire la riforma della Chiesa romana.
o Liberare il papato dal controllo delle famiglie romane.
o Rivendicare a s la designazione delleligendo pontefice.
o Fare in modo che nessun italiano venisse pi eletto papa.
Con questo atto si conclude il secolo oscuro, ma si aprirono alcune discussioni. La deposizione di Gregorio
VI, ad esempio, era sembrata non legittima ma, in realt, fu segno della paura del tempo a cadere nella
simonia.
Si apr, cos, la Riforma Gregoriana. Il papato, per, sottratto dalle famiglie nobili di Roma, pass sotto il
controllo dellImperatore e in particolare della Germania, di cui il papa doveva essere nativo per essere
eletto.
Enrico III, con questa elezione, inoltre, prosegu lo scopo di iniziare la riforma della Chiesa Romana, pilastro
spirituale della cristianit, sicuro di poter far partire da Roma il rinnovamento della cristianit stessa.
Molto dura la critica degli storici a questa sua mossa, la quale fu considerata un danno alla libert del Papa
e un danno all'Impero stesso, perch la riforma della Chiesa si sarebbe ribellata all'Imperatore. Lintervento
di Enrico III verr detto tirannico attentato alla libert ecclesiastica. Ma a quel tempo non ci furono
contestazioni: Pier Damiani e Idelbrando, infatti, furono d'accordo e testimoniarono un buon ricordo di lui.
LImpero Romano di Nazione Tedesca inizi con Enrico III e dur fino al 1919 come potere nominale con
gli Asburgo, i quali occuparono le tre regioni pi importanti dellEuropa contemporanea: la Germania,
lItalia e la Lotaringia, regione molto ampia che andava dalle foci del Reno fino allItalia, comprendendo i
Paesi Bassi, lAlsazia e la Lorena.
LA VISIONE DAL BASSO, DAL POPOLO, DELLA SOCIET
il periodo di primavera della Chiesa che vive una spinta al rinnovamento a tre stadi:
1. La riforma monastica (904-1050) a partire da Cluny.
2. Il movimento di vita evangelica ed apostolica (1050-1150) con la nascita di nuovi ordini cistercensi e
certosini, i quali vivono in modo ancora pi duro e radicale la povert.
3. Gli ordini mendicanti (1150-1350), grazie a s. Francesco e s. Domenico, vivendo la carit.
Questi tre stadi impressero un clima di rinnovamento a tutta la Chiesa, infatti, dai centri di irradiazione
principali, questa riforma si diffuse anche in Lotaringia ed Italia. Non dobbiamo pensare, per, che questi
stadi fossero indipendenti, essi, piuttosto, furono luno conseguenza degli altri: al rinnovamento monastico
venne ad aggiungersi il movimento di vita evangelica ed apostolica che nacque dalla necessit di annunciare
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e diffondere questo rinnovamento a causa della nascita anche di alcune correnti ereticali, dal quale, nella
grande quantit di vocazioni, furono costituiti nuovi ordini monastici.
Il movimento Cluniacense (904-1050)
Fino al decimo secolo, dopo il Capitulare Monasticum di Benedetto dAniane, la situazione monastica era
critica, a causa di:
- lintervento di secolarizzazione dei sovrani, diventati padroni dei monasteri. Essi, per questo, a volte
mettevano in vendita il monastero, del quale avevano anche il diritto di eleggere labate.
- La dissipazione dei beni (Chiese, terre, monasteri) da parte di coloro il cui unico interesse era
guadagnare soldi.
- Lassenza di protezione dei monasteri, continuamente sottoposti a incursioni e attacchi.
- Le invasioni devastatrici di Normanni in Francia, Saraceni in Italia ed Ungari, che coinvolsero tutta
lEuropa.
A partire dal X secolo, questo rinnovamento raggiunse non soltanto i monasteri pi grandi, ma un po
dovunque, dove sorsero centri monastici, la cui forza era riconosciuta da tutti, in particolare in tre regioni: in
Francia, in Italia e nella Lotaringia, riverberandosi anche alla Germania.
Nella bassa Lorena, vicino alle foci del Reno (Paesi Bassi, Olanda), fu Brogne il centro di spiritualit pi
influente. Fondato da Gerardo di Brogne (morto nel 959), esso ebbe grande fama e splendore tanto che il
marchese di Fiandria, Malgravio, affid alla sua guida tutte le abbazzie, non solo per motivi religiosi ed etici,
ma anche per una riforma sociale ed economico.
Nellalta Lorena, a Gorze, a partire dalliniziativa di Adalberone, vescovo di Metz, si cre un centro
monastico animato da un autentico spirito evangelico, che fu di esempio e provocazione a tutti i vescovi
della zona (Verden, Treviri). A Saint Vanne, invece, sotto la forte personalit dellabate Riccardo, si
svilupp un nuovo centro di riforma che fuse assieme le correnti di Cluny e lorenesi. Saint Vaint divenne,
cos, centro di una congregazione monastica con pi di venti monasteri i cui prepositi, abati, da lui assegnati
ad ogni monastero, si riunivano per ordine di Riccardo
30
.
In Francia, tutto fu profondamente legato allabbazia e alla riforma di Cluny, oggi ridotta ad un rudere da
Napoleone e dalla rivoluzione francese. Questa abbazia fu opera di un principe, il conte di Aquitania e
Alvermia, Guglielmo il Pio, il quale, ancora vivo, nel 909 assegn un appezzamento di terreno esteso al
primo abate di Cluny, Bernone, monaco che desiderava rinnovare la riforma monastica. Alla sua morte,
Guglielmo nel suo testamento aveva posto alcune condizioni perch la fondazione continuasse:
o Tutto il territorio, le propriet e il patrimonio da lui donato allabbazia doveva essere sottratto (pi tardi
si dir esente) all'ingerenza di qualsiasi autorit sia civile (la storia lo dimostrava) che ecclesiastica
(soprattutto se vicini).
o Se libero da questa autorit civile ed ecclesiastica, il convento doveva essere posto sotto la diretta
protezione della Santa Sede.
o Lelezione dell'abate doveva essere decisione libera, in mano ai monaci, la cui carica durava a vita.
Si mettevano cos le basi al rinnovamento cluniacense, il quale cominci cinque anni dopo linizio formale
del secolo oscuro, con la salita al soglio pontificio di Sergio III di Caere. La comunit acquist sempre pi
importanza, grazie anche alla sua pi grande fortuna, ossia la scelta degli abati. Personalit molto forti e con
grande spirito di rinnovamento: Bernone (909-927), Oddone, suo discepolo (927-942), Aimardo (942-954)
ed altri tre, Maiolo (954-993), Odilone (993-1048) e Ugo di Cluny (1048-1109), che da soli copriranno un
periodo di ben 150 anni. Con questi abati, Cluny esercit uninfluenza universale, raggiungendo la gran parte
delle abbazie francesi e non solo.
Personalit ascetiche ed intellettuali ressero le sorti della cristianit, grazie ad una spiritualit fondata su una
regola chiara. Cluny, infatti, affond le sue radici nella stessa tradizione di s. Benedetto di Aniane e, quindi,
di s. Benedetto da Norcia. Essi non cambiarono la spiritualit, ma soltanto alcune tendenze particolari: la
pratica del silenzio prolungato considerata opus Dei, il prolungamento della preghiera locale. L"Ora et
labora" era ritenuto la celebrazione della liturgia, del canto della vita monacale (si giungeva a recitare i 138
salmi nell'arco di una sola giornata), attraverso una liturgia splendida ed una cura magnifica. Conseguenza di
questo fu la preponderanza dellelemento liturgico sullo studio e sul lavoro manuale. Il tempo prolungato
30 Questi movimenti fino agli anni 80 non venivano neppure considerati, perch si pensava fossero direttamente
dipendenti dalla riforma di Cluny. Essi, invece, sono centri di spiritualit contemporanei allirradiazione di Cluny. Non
dobbiamo, comunque, n sottovalutarli, n sopravvalutarli.
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dedicato alla preghiera non permise ai monaci di curare il lavoro dei campi che venne affidato a dei servi
della gleba.
I monasteri cominciarono cos ad essere mete predilette per i figli di nobili che si trovavano a loro agio in
questi ambienti.
Altra conseguenza fu lo sviluppo delle richieste da parte di signori laici di pregare per i defunti, di
intercedere attraverso la messa, per espletare le quali si moltiplicarono le ordinazioni di monaci sacerdoti e,
cos, anche gli introiti. Il movimento laicale del monachesimo cominci a questo punto a diventare
movimento sacerdotale. Cluny, grazie allinfluenza che ebbe e grazie alle personalit che la guidarono, cre
una riforma monastica alla quale tutti gli altri monasteri fecero riferimento, facendo nascere una vera
congregazione, assorbendo le forze di rinnovamento che si stavano diffondendo.
Nasce, per, anche un problema dal punto di vista sociale: la riforma cluniacense intendeva trasformare il
mondo feudale in cui viveva? Cluny non ebbe questo scopo, ma tuttavia contribu a mettere in crisi questo
sistema. Certe personalit uscite dagli ambienti di Cluny, infatti, diedero vita a quella riforma Gregoriana
nata a Roma nel 1046, che ebbe importanza ed influsso in tutta Europa.
In Italia, l'influsso cluniacense sotto la spinta dellabate Maiolo fu particolarmente presente. I monasteri pi
colpiti dallonda del rinnovamento cluniacense furono quelli del nord, come Farfa ed altri (Montecassino non
sembr esserne investito).
Tuttavia esso acquis delle note peculiari che condussero il monachesimo alla forma eremitica, che mai fu
abbandonata. Gli stessi benedettini, infatti, mantennero la vita cenobitica, ma permisero ai loro monaci la
scelta eremitica, sebbene loro principale caratteristica fosse la vita comune.
Lesperienza di vita eremitica fu portata avanti principalmente da due protagonisti: Nilo e Romualdo.
Nilo il rappresentante di quel tipo di eremitismo di estrazione greca-italiana sotto l'influsso del
monachesimo orientale, che in Italia meridionale era sempre stato presente. Il numero di monaci, inoltre,
grazie alle invasioni saracene, era aumentato drasticamente. Egli nacque a Rossano Calabro nel 905 dove
fond la sua prima comunit a 45 anni (950). Per le invasioni arabe, si trasfer in Campania, a Valleluce,
dove fond un monastero. Sal, poi, ancora, verso Roma dove fond, in localit Tre Fontane, il monastero di
Grottaferrata. Nonostante la sua forte personalit, egli non ebbe un forte influsso nel mondo latino, nel quale,
invece, grande successo ebbe Romualdo.
Figlio del duca di Ravenna, nel 972 entr nel monastero di santApollinare in Classe per espiare un delitto di
sangue commesso dal padre. Qui non trov lo spirito religioso che cercava e, scontento, si ritir in solitudine.
Guidato da un padre spirituale, cominci a viaggiare: si ritir nelle paludi di Venezia, and anche in Spagna,
a Tucsa, verso il 988 ritorn in Italia. Suo grande ammiratore fu Ottone III con il quale entr in buoni
rapporti, fece approvare la riforma nei monasteri gi sorti, fondandone anche nuovi (ad esempio quello di
Camaldoli nel quale vi sono entrambe le forme: cenobitica ed eremitica).
Alla sua morte, egli non aveva lasciato alcuna regola ma la sua opera resistette per merito di Pier Damiani,
priore di Fonte Avellana, il quale redasse una regola che diede fondamento teologico e base economica al
monachesimo italiano. Egli mir ad una vita monastica estremamente austera, sebbene vissuta nel clima
benedettino, con il cui ambiente non vi fu alcuno scontro. In quest contesto crebbero moltissime personalit
indomite, perfette, che cominciarono ad accusare la vita scandalosa di alcuni monasteri, della Chiesa stessa,
delle sue autorit e dei laici.
Questo rinnovamento e la nascita di Camaldoli furono forza motrice, ma allo stesso tempo mossa sociale,
politica. La vita eremitica, infatti, influiva, provocava molto pi la vita sociale e civile.
Parallelamente al rinnovamento dei monasteri cominci anche quello canonicale. I canonici erano a quel
tempo il clero secolare, riformati secondo lInstitutio Canonicorum, documento redatto da s. Benedetto di
Aniane. Il clero secolare cominci in questo periodo, probabilmente sotto linflusso del rinnovamento
monacale, a riformarsi, sebbene la vita canonica era ben diversa da quella dei monasteri. Si verific, infatti,
la distinzione, nelle medesime situazioni, tra vivere canonice e vivere monastice; la vera differenza
consisteva nella condivisione dei beni economici. Nel X secolo, il clero secolare fu chiamato a vivere
canonicamente, condividendo la preghiera (corale), primo suo compito, e la vita quotidiana legata al
dormitorio e al refettorio, prima coinvolgendo le parrocchie vicine alla Chiesa cattedrale, poi, data la
lontananza e diffusione, i fedeli lontani si ritrovarono in cappelle indipendenti dalla Chiesa cattedrale.
I movimenti ereticali e i riformatori nel clero tra il 1000 e il 1050
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Per dimostrare che il X secolo fu un secolo di germinazione e trasformazioni, passiamo in rassegna alcuni
altri fattori che lhanno caratterizzato. In questo periodo, infatti, nascono e si sviluppano diverse posizioni
ereticali sia tra il clero che nei monasteri. Leresia svegli la Chiesa e segn linconfondibile elemento di
novit e di riformismo religioso che contraddistinguer questa fase della Chiesa e delloccidente intero.
Leresia si mostr attraverso diversi movimenti e non soltanto da parte di singoli personaggi, come
primitivamente era stato: Magonza, Arrs, Orleans, Monteforte, halon sur Marn e molti altri fulcri
rivoluzionari solitari, senza relazioni particolari, sollecitati dalle singole istanze e non organizzati tra di loro.
I cronisti del tempo si posero il problema di assegnare un nome a questi vari gruppi, finch li chiamarono
Manichei. In essi, per, non riconosciamo il dualismo ontologico, escatologico, presupposto secondo cui
Mani poneva lesistenza di due principi, uno per il bene ed uno per il male, ma piuttosto un dualismo
ascetico. Essi, infatti, proibivano il matrimonio (radicalmente indebolito e svalorizzato), luccisione degli
animali e rifiutavano i piaceri della carne. La loro posizione trov radici da una lettura personalizzata
dellA.T. e del N.T., che si appellava alla voce dello Spirito Santo, che li animava dal profondo. Assunsero,
cos, un atteggiamento anticristiano, antisacramentale, ponendo la stessa fede in Ges Cristo in secondo
piano, esprimendo la tendenza di rifarsi alla comunit primitiva.
Ad un certo momento, a livello storiografico, lorigine e la diffusione simultanea di questi gruppi in varie
zone europee non facilmente definibile. Due sono le tesi che possiamo portare ma di cui gli storici stanno
ancora dibattendo:
a) Secondo Flacio Illirico, primo storico del Luteranesimo che scrisse gli Annales, la presenza di questi
movimenti ereticali fu ravvisata nella spontanea adesione occidentale agli ideali di vita evangelica ed
apostolica, che sarebbe sfociata, infine, nella Riforma Protestante. In questo modo rese questi gruppi
precursori della Chiesa Protestante, aralda del recupero della vita della Chiesa primitiva non
secolarizzata.
b) A lui rispose il cardinale Baronio che, nella sua Storia della Chiesa, prende posizione su queste
conclusioni. La presenza di questi gruppi si fond sotto gli influssi dei Bogomini Bulgari, che
derivavano il loro nome dal sacerdote bulgaro Bogomino. Essi attribuivano un dualismo ontologico
alla Chiesa, vivendo una vita molto austera, che si diffuse in tutta lIlliria e in Occidente, sebbene
nella differenza di dualismo proposto. A questi gruppi quindi appartenerono tutti coloro che non
erano favorevoli allautorit della Chiesa.
Per quanto riguarda queste eresie sorge un problema: esse non sono portate avanti da teologi o preti, ma dai
laici stessi, segno di grande rinnovamento e dellimpegno dei fedeli nella lettura della Sacra Scrittura, della
Bibbia, anche in modo privato.
Tre sono i momovimenti nella Chiesa che andiamo a considerare:
Anti nicolaitico. Questo movimento si svilupp nella Chiesa contro il concubinato del clero, a volte
lasciato ad esagerazioni da parte del basso clero, perch considerato inconcepibile dallo stesso popolo
che lo richiede, mentre sopportato dai sacerdoti. In questo movimento un protagonista fu Raterio che,
per, non fu ascoltato e non si impose facilmente, in quanto era necessario che il celibato fosse
interiorizzato, sostenuto da tutte le comunit e quindi adempiuto contro ogni deviazione.
Saranno i laici che, cambiando la cultura a favore del celibato contro il matrimonio, cominciarono ad
accusare lo stile di vita dei sacerdoti.
Anti Simoniaco. Nello stesso periodo si svilupp nella Chiesa anche un altro movimento che si
espresse con grande forza, a causa della inquietante paura per il suo sviluppo. Per Simonia (da Simon
Mago cfr At 8,18-24) si intendeva lacquisto e la vendita di beni spirituali. Con papa Gregorio Magno il
concetto di Simonia abbracci un vasto territorio, in quanto egli distingueva e condannava tre tipi di
simonia, su cui si fondava anche tutto il sistema feudale:
o Munus ad manum (pagando attraverso denaro o regali offerti).
o Munus ab obsequio (per raccomandazione, per favore).
o Munus a lingua (per intercessione).
Questa definizione cos estesa compromise altamente anche il sistema feudale, poich il rapporto tra il
re, il signore e i suoi vassalli, valvassori e valvassini era sostenuto dalla sudditanza, dalla nomina. Questa
lotta contro la simonia valse sia per la Chiesa, sia per il regime feudale di cui la Chiesa stessa divenne
sistema sostenitore. Nonostante ci, questo sistema fu criticato da diversi monasteri e da validi esponenti
come Guglielmo di Bompiano, Aliberto di Saint Poeny.
Movimento della pace e della tregua di Dio. Questo due movimenti si svilupparono luno nellaltro
allinizio del primo millennio e in particolar modo in Francia, ove si avvert maggiormente il vuoto di
potere lasciato dallImpero Carolingio dopo la sua caduta (887). Questo periodo, infatti, caratterizzato
59 59 59 59 59 59 59 59 59 59 59 59 59 59 59 59 59 59 59 59 59 59 59 59
da una quasi anarchia, senza un potere effettivo e stabile, con diversi abusi di potere che imposero i
nobili in base al principio della forza, i quali, taglieggiando le popolazioni e secolarizzando gli ordini,
diedero vita ad un periodo di violenze.
Secondo il principio meno Stato pi societ civile
31
, proprio per levidente situazione di vuoto di potere,
i vescovi cercarono di mantenere lunit nelle comunit, nei vari paesi. Si diffusero, cos, manifestazioni
promosse anche dai vescovi, per proteggere la Chiesa ma anche i cittadini e i loro patrimoni. Essi, tra i
quali spicca il vescovo di Lepuy, convocarono un sinodo ed emanarono un decreto nel quale
costringevano i nobili a giurare di non intaccare le propriet della Chiese. Questo decreto fu accettato da
tutti i vescovi francesi e questi sforzi furono appoggiati dal popolo e talvolta anche da qualche principe.
Ruberie e violenze continuarono a verificarsi, nonostante la forte partecipazione del popolo, che port, in
poco tempo, a vere e proprie manifestazioni di massa di carattere civile, sociale, ma anche con un
rivelante peso religioso. I vescovi, a partire da questi fatti, inventarono, allora, nuovi strumenti per un
intervento sociale: linterdetto (ad un reato, ad un errore, la punizione era leslusione dalla vita
comunitaria, dai sacramenti, fino a che non fosse stata raggiunta una situazione di remissio), il
giuramento di pace, che diversi sinodi imposero alla nobilt, e la forza militare (i vescovi organizzarono
una milizia ecclesiale, un gruppo di giovani assoldati per la difesa dei pi poveri, dei pi deboli,
trasformati in milizia di pace).
A questo forte desiderio di giustizia, per, i vescovi, resisi conto della difficolt dellideale della pace,
accostarono il movimento della tregua di Dio, secondo cui era vietato sfidarsi e luso della forza in
determinati giorni della settimana (dal mercoled sera al luned mattina, in ricordo della passione di Ges
Cristo), poi, anche prolungata a periodi particolari dellanno (avvento e quaresima). Questi due
movimenti tentarono di raggiungere la pace ed ebbero per questo un grande valore: attraverso questi due
movimenti, infatti, lepiscopato francese sostenne, non solo a parole ma anche con i fatti, il re nel suo
tentativo di mantenere lordine pubblico e sociale. Questo permise allepiscopato di affermare un diritto
di prelazione anche nelluso delle armi di propria iniziativa a difesa della pace dello Stato e della Chiesa.
Questo atteggiamento ebbe un carico di conseguenze per il futuro, in quanto cambi la prassi della
Chiesa. Essa, infatti, in un momento di anarchia, di violenze, venne a supplire allo Stato, rivendicando a
s la difesa della pace dello Stato, il possesso di un esercito e ponendo le fondamenta della guerra santa e
delle crociate. In tal modo, tra il X e lXI secolo, cambi latteggiamento della Chiesa, nei confronti
della guerra e dei cavalieri. Mentre nei secoli precedenti, riguardo alla guerra, alle armi, al servizio
militare, la Chiesa innalzava preghiere a favore dei re, difensori della cristianit, in questo periodo
cominciarono ad esserci preghiere, formule di benedizione anche per i cavalieri a cui erano affidati
compiti specificatamente ecclesiali: difesa dei malati, dei deboli, delle vedove e dei bambini. Non fu
questo, comunque, lultimo passo: nacquero, infatti, anche veri e propri ordini religiosi cavallereschi,
segno del superamento sempre pi convinto di quelle perplessit di antica tradizione verso la guerra.
Nella Chiesa primitiva le armi non erano di certo sante, anzi dovevano essere abbandonate per diventare
cristiani; nella trasformazione dellImpero da pagano a cristiano, per salvare la fede dagli attacchi di
nemici sempre pi organizzati, cambi anche la prospettiva, il punto di vista nei confronti di questi
strumenti
32
.
LA STORIA VISTA DAL VERTICE
LA RIFORMA GREGORIANA (1046 1122)
Questo periodo inizi nel 1046 e si concluse con il concordato di Worms (1122): chiamato periodo della
riforma gregoriana dal nome del principale artefice, non comunque solo, papa Gregorio VII, che cominci il
suo intervento proprio dal vertice. La riforma gregoriana, comunque, inizi prima di lui e continu dopo la
31 Principio antenato del principio di sussidiaret, da non ridurre, comunque, a questa formulazione.
32 Cosa dire? Questo cambiamento di visuale a seconda delle occasioni indica la non dogmaticit della posizione. Essa,
infatti, non verit assoluta ma contestualmente alla sua situazione, la Chiesa ha avuto atteggiamenti diversi nei
confronti delle armi e della guerra. Come le stesse interpretazioni del Vangelo possono essere molteplici, necessaria
una preferenza, una scelta che nel diverso contesto deve comunque essere a favore della pace.
60 60 60 60 60 60 60 60 60 60 60 60 60 60 60 60 60 60 60 60 60 60 60 60
sua morte, proprio grazie a quei movimenti di germinazione dal basso di cui abbiamo appena parlato. Questa
riforma suddivisibile in quattro periodi:
I. 1046-1057 = Inizio della riforma sotto i papi tedeschi.
II. 1057-1073 = Potenziamento della riforma gragoriana sotto i papi tosco-lorenesi.
III. 1073-1085 = Lotta di Gregorio VII.
IV. 1085-1122 = Lotta e tenace vittoria della riforma da papa Vittore II a papa Callisto II.
I. La riforma sotto i papi tedeschi (1046 1057)
Dopo il colpo di mano di Enrico III, tutti i papi che si successero dal 1046 furono di nazionalit tedesca e da
lui eletti. I nomi che questi papi assunsero quando salivano al soglio pontificio furono particolarmente
inconsueti, in quanto presero il nome dei primi papi, a cui Enrico III stesso si rifece, come segno del
recupero della realt ecclesiale primitiva. Clemente II, Damaso II, Vittore II, sebbene non riuscirono ad
arrivare ad una azione concreta di riforma, perch morirono in fretta, vollero ritornare alla purezza primitiva.
Clemente II, infatti, procedette contro la simonia, accompagn lImperatore in Sicilia, ma, tornato a Roma, si
ammal di malaria e mor il 9 agosto 1048. Gli successe Poppone, vescovo di Bressanone, con il nome di
Damaso II, il quale dur soltanto 23 giorni. Unattuazione concreta si ebbe con Brunone di Tull, ex
consigliere di Enrico III, uomo molto dotato che, in giovane et (solo 46 anni), divent papa con il nome di
Leone IX per cinque anni.
Egli, pur essendo stato disegnato dallImperatore, sottopose la sua nomina allaccettazione del popolo e del
clero romano.
In questi cinque anni di pontificato egli inaugur un nuovo metodo di guida della Chiesa:
- Si circond di un gruppo di validi collaboratori della Lorena ( qui, probabilmente, lorigine del
collegio dei cardinali), tra questi Alinardo, Umberto da Silvacandida (giurista e storico grazie al
quale ci sono giunte molte notizie), Federico, figlio del duca di Lorena, Ildebrando da Soana
(segretario di Gregorio VI): da questo momento la gestione della Chiesa divenne collegiale. Questa
sua decisione fu gravida di conseguenze, in quanto fece partecipare questi suoi consiglieri, alti
dignitari, allesercizio del potere pontificale, della riforma ecclesiale, liberandoli dagli impegni
liturgici per permettere loro un governo pi forte della Chiesa a loro assegnata.
- Leone IX non risiedette a Roma, ma viaggi instancabilmente tra lItalia, la Francia e la Germania,
sullesempio dei sovrani secolari della sua epoca. Dal 1050, scese in Italia meridionale, attravers le
Alpi, indicendo sinodi di vescovi (pass anche per Padova secondo la tradizione). Questi suoi viaggi
portarono un grande vantaggio allautorit pontificia: la mentalit/coscienza del potere del papa nella
Chiesa universale, oscurata dal secolo di ferro, venne rivitalizzata ed illuminata nel suo valore
universale.
Nel suo pontificato affront, principalmente, tre problemi:
Riforma della Chiesa
Egli volle attuare una riforma di tipo morale e non ancora istituzionale. Il suo principale obiettivo fu la lotta
contro il concubinaggio e la simonia. Questo papa si rese conto della difficolt di questa impresa. Sapendo
che la legge era violata da buona parte del basso clero, difficilmente raggiungibile dalla riforma, decise di
limitare la riforma alla sola citt di Roma e dintorni, come esempio per altre citt. Egli proib ogni relazione
di laici con i presbiteri incontinenti, ospitando tutte le concubine in Laterano sotto il suo controllo. Lott poi
contro la simonia che intaccava preti e vescovi italiani e francesi. Essi sperimentarono la seriet dei decreti di
Leone IX emanati nei diversi sinodi (Rems, Magonza,), in conseguenza dei quali, di fronte laccusa, il
vescovo veniva subito deposto. Secondo la mentalit del tempo, la simonia era leresia pi grave, quella che
non permetteva, allo Spirito Santo di agire liberamente: il vescovo non veniva legittimamente consacrato e, a
sua volta, non trasmetteva lordine allordinato. Questi metodi drastici tentavano, allora, di salvare la
sostanza della fede e della vita sacramentale, ma per questo furono anche fortemente osteggiati. Nacque,
cos, anche il problema della differenza tra illeicit e invalidit
33
, pur nella non ancora chiara interpretazione,
in quanto prevaleva ancora la visione del papa che riteneva lordinazione invalida (tamquam non esse).
33 La distinzione effettiva tra illecito e invalido avverr con Alessandro II. Queste notizie sono giunte fino a noi grazie
ai resoconti e alle opere di Umberto da Silvacandida.
61 61 61 61 61 61 61 61 61 61 61 61 61 61 61 61 61 61 61 61 61 61 61 61
Lotta contro i normanni insidiatisi nellItalia meridionale
Fu sicuramente il pi grave problema. Durante il secolo oscuro, i papi, nobili eletti dalle famiglie dei
Teofilatto e dei Tuscolani, e in particolare Benedetto VIII, avevano chiamato in aiuto a Meles, rappresentante
dellImpero bizantino in Puglia (insorto contro la dominazione greco-bizantina), alcuni soldati Normanni.
Essi non si erano fatti ripetere linvito e dalle Alpi, per mare e per terra, raggiunsero Meles e lo sostennero
nella battaglia. Questi immigrati, che si erano insediati dopo il 1000 nellItalia meridionale, nel giro di una
generazione erano diventati i padroni delle terre, maltrattando le popolazioni residenti, che, a causa di queste
ingiustizie, si appellarono al papa.
Per scacciarli, il papa fu costretto ad allearsi con i bizantini, che occupavano ancora gran parte dellItalia
Meridionale e che erano guidati dal figlio di Meles. Chiese, poi, aiuto ad Enrico III, recandosi in Germania.
Inizialmente lImperatore approv i piani di papa Benedetto VIII, sostenendolo con un esercito, ma, dissuaso
dal suo cancelliere, il vescovo Gebehard di Eichstatt (che sar papa Vittore II) decise di rimanerne fuori.
Leone IX, succeduto a Benedetto VIII, decise di assoldare dalla nobilt tedesca un gruppo di giovani che
unitisi ai soldati italo-bizantini avrebbero sferrato lattacco ai Normanni. Prima che i due eserciti si unissero,
per, i Normanni attaccarono lesercito papale, infliggendogli una grave sconfitta il 16 giugno 1053 a
Civitate, a sud del fiume Fortero, facendo prigioniero il papa. Dopo sei mesi, i Normanni lo liberarono ma,
colpito duramente e sfibrato dalla guerra, Leone IX, il 19 aprile 1054, mor a Roma
34
.
A Papa Leone IX successe Gebehard di Eichstatt, con il nome di Vittore II, il quale si impegn fortemente
nella riforma ancora prettamente morale. Egli mantenne gli stessi collaboratori di Leone IX e indisse sinodi
in Francia e in Italia. La sua azione di riforma fu, per, condizionata dalla morte di Enrico III (5 ottobre
1056), infatti, essendo vacante la sede imperiale, fu impegnato ancora pi direttamente nella politica
imperiale, svolgendo magnificamente questo suo compito. Enrico III, infatti, lasci la moglie Agnese di
Poitours reggente e il figlioletto (futuro Enrico IV) ancora minorenne. Vittore II, con abilit diplomatica,
riusc ad assegnare il trono al figlio di Enrico III e alla moglie e ad indire un sinodo riformatore, durante la
preparazione del quale mor, il 23 giugno1057.
Con la sua morte fin il periodo della riforma gregoriana sotto i papi tedeschi.
Lo scisma doriente (1054)
I rapporti tra Chiesa occidentale e Chiesa orientale furono sempre particolarmente freddi. Alla morte di
Alessio Studita, divenne Patriarca di Costantinopoli Michele Cerulario, che govern dal 1043 al 1058.
Un giudizio equo su questo protagonista della Storia del primo millennio non di certo facile. Egli ebbe una
personalit tempestosa e rivoltosa, molto autonomo persino dallautorit dellImperatore bizantino. Gi da
nobile si dice che, aspirando alla corona, fece una rivolta per diventare Imperatore. Scoperto nei suoi intenti,
fu mandato in convento, dove ebbe grande influenza sulla politica e sullo stesso Imperatore Costantino IX,
fino a che, nel 1043, fu eletto patriarca di Costantinopoli.
Bisanzio e Roma erano gi di fatto divise, anche se non ancora formalmente, in quanto forte era la richiesta
di autonomia dalla Chiesa centrale.
A Bisanzio cresceva la consapevolezza e le convinzione che Roma andava degenerandosi a causa
dellalleanza con i Normanni e con lImpero Tedesco, mentre Bisanzio, nuova Roma, si fece depositaria delle
vere e autentiche tradizioni ecclesiastiche, della vita e della fede religiosa, conservatesi intatte.
Nella rottura dei rapporti tra Chiesa e Normanni (1053), nacque lidea di realizzare un esercito formato
dallunione militare tra tedeschi e bizantini in funziuone anti - normanna. Questo esercito fu guidato da
Argiro, figlio di Meles, che nel 1009, con la protezione tedesca e papale, aveva combattuto contro lesercito
bizantino.
A Bisanzio Michele Cerulario non era disponibile ad aiutare Argiro in funzione anti normanna, per lodio
personale che aveva nei suoi confronti, ricordando le vicende del padre. Per questo cominci a guidare una
campagna anti latina di dimensioni molto pi grandi di quella portata avanti da Fozio nell863-869.
Nonostante questo, Argiro port avanti la sua campagna, sostenuto dallImperatore bizantino.
Michele Cerulario non si arrese e cominci una campagna di diffamazione contro Roma: rimise allordine
del giorno il problema del Filioque, del rito ecclesiastico, del celibato del clero, delluso del pane azzimo, del
digiuno del sabato. Inoltre, fece chiudere le Chiese latine in Oriente e comp diversi atti vandalici anche
contro le particole consacrate. Il portavoce e il braccio del patriarca Michele era Leone di Okrid, il quale
scrisse una lettera al vescovo di Trani (in realt il vero destinatario era il papa), nella quale obbligava Roma
34 Siamo agli sgoccioli dello scisma con la Chiesa orientale di cui parleremo pi avanti.
62 62 62 62 62 62 62 62 62 62 62 62 62 62 62 62 62 62 62 62 62 62 62 62
ad adeguarsi a Bisanzio e ai suoi riti, ripudiando i riti occidentali contrari a quelli greci. Questa lettera fu
trasmessa nelle mani del tempestoso e sanguigno Umberto da Silvacandida, consigliere del papa, che rispose
a tono, accusando la Chiesa orientale di ben 90 eresie.
Mentre papa Leone IX era prigioniero dei Normanni e Costantino IX era consapevole della necessit
dellalleanza; la curia romana, allora, per ristabilire la pace con Bisanzio, mand una delegazione
allImperatore.
Umberto di Silvacandida e Federico di Lorena furono accolti con onore dallImperatore ma con indifferenza
dal patriarca Michele.
A questo atteggiamento, Umberto da Silvacandida rispose traducendo in greco le sue accuse di eresia, che
suscitarono una violenta reazione da parte del patriarca Michele.
Il dialogo si ruppe e la delegazione di pace si risolse in un nulla di fatto.
Umberto da Silvacandida il 16 luglio 1054 pose sullaltare di S. Sofia una bolla di scomunica contro Michele
Cerulario e i suoi collaboratori, designandoli come simoniaci, eretici, nicolaitici
Il 24 di quello stesso mese, Michele convoc un Concilio ed eman, in risposta, una scomunica ai legati del
papa e ai loro sostenitori. Lo scisma era ormai consumato!
Ai fatti concreti del 1054, per, dobbiamo accostare anche le valutazioni storiche a questi fatti che non
coincidono con la valutazione giuridica. Ne possiamo ricavare principalmente due:
Lo scisma, per cos dire, nacque nel 1054 ed in questanno avvennero i fatti pi determinanti. Esso, per,
non fu necessariamente avvertito nella sua gravit dagli stessi contemporanei, ma fu visibile soltanto
una-due generazioni pi tardi.
Lo stesso aspetto giuridico, che ha un suo valore, sembra non essere cos chiaro. Infatti, papa Leone IX,
quando fu scritta e proclamata la bolla di scomunica da Umberto da Silvacandida, era gi morto. Noi
sappiamo che, alla morte di un papa, automaticamente vengono sospese tutte le deleghe che il papa
stesso aveva concesso. La delegazione, allora, aveva ancora lo stesso potere di agire? La scomunica non
avrebbe, quindi, valore giuridico, ma piuttosto una illegittima amplificazione del risentimento
personale di Umberto verso il patriarca Michele, sebbene, attraverso di essa, si colga il problema centrale
della questione.
La veemenza con cui si parl durante questa discussione fu del tutto senza precedenti. Il repertorio di
conoscenze e di accuse di entrambi i contendenti fu sicuramente molto pi vasto di quello dello scisma
foziano del 863.
Michele ed Umberto, in quel momento, non ebbero coscienza di quante conseguenze questa rottura avrebbe
avuto nel tempo. Nonostante il il ritiro delle reciproche scomuniche da parte di Paolo VI e Atenagora, il
problema tuttora aperto, soprattutto riguardo l , ossia lautonomia sostanziale delle "-"
Chiese ortodosse tra loro e il rifiuto del primato papale.
II. La riforma gregoriana sotto i papi tosco-lorenesi (1057-1073)
La morte di papa Vittore II fu inattesa ma la nobilt romana si risvegli. I vecchi riformatori e collaboratori
di Vittore II, ponendosi il problema di un eventuale ritorno dei Tuscolani, cercarono appoggio militare contro
di essi, chiamando in protezione lesercito del margravio di Toscana e quello di Goffredo di Lorena e, in
cambio del servizio, elessero come papa Federico di Lorena, fratello dello stesso, Goffredo, con il nome di
papa Stefano IX. Egli, formato alla scuola di Leone IX, rafforz il gruppo dei suoi collaboratori, scegliendo
tra di loro anche alcuni monaci, tra cui Pier Damiani, successore di Romualdo, fondatore di Fonte Avellana,
nominandolo cardinale di Ostia e valorizzando cos il movimento eremitico dellItalia centrale. Ma questo
pontificato dur poco e non fu particolarmente determinante; infatti, papa Stefano IX mor nel 1058.
Egli, prevedendo la sua imminente morte, fece giurare al popolo e alla nobilt romana che per la sua
successione si aspettasse Ildebrando da Soana, che stava tornando dalla Germania, dove era andato ad
annunciare lelezione di Papa Stefano IX.
In questa situazione di attesa, i Tuscolani intervennero con una sommossa, eleggendo Giovanni di Velletri,
con il nome di Benedetto X. I collaboratori non riconobbero questa elezione e, a loro volta, elessero Gerardo
di Firenze, originario della Borgogna, che divenne papa con il nome di Niccol II. Accompagnato da
Goffredo di Lorena, si diresse verso Roma, scomunic lanti papa e fu intronizzato il 24 gennaio 1059.
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Con Niccol II si deline una nuova fase della riforma gregoriana
35
. Egli non diede vita soltanto ad una
riforma morale, ma anche istituzionale, seguendo il consiglio di Umberto da Silvacandida, secondo cui la
Chiesa non sarebbe mai stata riformata finch linvestitura del potere ecclesiale non fosse ritornata
esclusivamente in mano della Chiesa. Egli, allora, non colp soltanto gli abusi simoniaci e di concubinaggio,
ma cerc di combattere le stesse cause, le radici di questi abusi che, a suo parere, stavano proprio
nellinvestitura da parte dei laici alle maggiori cariche ecclesiastiche.
Ecco, allora, che rivendic la libert della Chiesa e il diritto di conferimento delle cariche ecclesiastiche,
liberandosi del consuetudinario potere giuridico dei laici, lottando contro le investiture.
Niccol II, quindi, a settembre del 1059, indisse un Sinodo romano dove sottoscrisse un decreto
36
che,
legalizzando la sua elezione a papa, chiariva la procedura da seguire per lelezione, dividendola in tre fasi:
I. I cardinali vescovi (termine che per la prima volta compare), consultati tra di loro sul candidato da
eleggere, decidono per un nome, avendo cos in mano lelezione.
II. Alla decisione, i cardinali partecipano la loro decisione ai cardinali presbiteri e ai cardinali diaconi,
con i quali, raggiunto un accordo, presentano il candidato al popolo romano.
III. Presentato il candidato al clero e al popolo romano, esso deve dare la sua approvazione attraverso
lapplauso, con il quale lo conferma.
Si fond cos un potere gerarchico dallalto al basso, staccando lelezione papale dal legame con il popolo
romano e dalla figura stessa dellImperatore.
In circa un decennio, cambi radicalmente il sistema: dal 1046 in cui Enrico III, dopo aver deposto tutti i
papi, pone lelezione sotto la decisone dellImperatore, staccata dalle famiglie nobili romane e dallo stesso
clero romano, al 1059 quando la nomina non solo staccata dalla nobilt romana, ma anche da qualsiasi
autorit che non sia ecclesiale.
Niccol II si rese conto della portata rivoluzionaria di questa sua decisione, anche per il fatto che tale
obiettivo toglieva potere allImperatore. Sentiva necessario non tanto questa enunciazione di principio, ma
piuttosto una forza politico-militare per farla valere. Niccol II trov un valido alleato nel popolo normanno.
Egli, messosi in viaggio verso lItalia meridionale nel settembre del 1059, stipul con essi il Patto di Melfi,
secondo cui, nella logica del do ut des, i Normanni fecero omaggio di sottomissione feudale e giuramento
di fedelt, riconoscendosi sudditi del papa, mentre la Chiesa, nella figura del papa, diede loro linvestitura su
tutti i territori da loro conquistati.
In tal modo i Normanni non furono pi stranieri, ma ebbero il diritto di governare, promettendo di prestare
fedelmente aiuto militare al papa
37
.
Con una sola mossa, papa Niccol II aveva conquistato la sovranit feudale su gran parte dellItalia, ma, allo
stesso tempo, aveva violato il diritto imperiale di Enrico IV, con il quale, come preannunciato, cominciarono
rapporti tesi e difficili.
Questa tensione nei rapporti si manifest evidentemente alla morte di Niccol II (20 luglio 1061), con uno
scisma tra Chiesa ed Impero.
Alla morte di Niccol II, mentre la nobilt romana fu pi prudente e chiese allImperatore la nomina del
papa, il gruppo dei riformatori, tra i quali Umberto di Silvacandida e Ildebrando, procedettero allelezione di
Anselmo di Lucca, originario di Milano, il quale fu intronizzato, dopo aver deposto, con laiuto dellesercito,
Cadalo, vescovo di Parma, eletto papa (Onorio II) dalla nobilt romana, e govern dal 1061 al 1073 con il
nome di Alessandro II.
Nella situazione mondiale vi fu un cambiamento a causa del colpo di Stato di Kaiserverte, per volere del
vescovo di Colonia Annone, che sottrasse il potere ad Agnese di Poitours e lo affid ad Enrico IV, sebbene
ancora minorenne.
Uscita vittoriosa dalla guerra per la sua libert, la Chiesa dal 1061 al 1073 continu lattuazione della sua
riforma, la quale cominci a diffondersi raggiungendo lInghilterra e la Francia.
35 Tutte le notizie di questo periodo storico ci sono giunte grazie allAdversus Simoniacos di Umberto da Silvacandida
scritto nel 1058, opera preziosa e ricca di informazioni.
36 sicuramente un documento di importanza grandiosa, anche per il suo influsso nella storia futura. Questa procedura,
infatti, con alcune modifiche, ancora oggi utilizzata.
37 In particolar modo questo aiuto militare fu in funzione delle elezioni seguenti. Infatti, in caso di elezione papale
contestata tra nobili e Imperatore tedesco, i Normanni avevano il compito di sostenere e difendere il candidato scelto dai
cardinali migliori, dalla pars sanior.
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In Inghilterra
Il papa intervenne per la successione del re dInghilterra, alla morte di Edoardo il Confessore. La Chiesa, tra
i due contendenti, Aroldo e Guglielmo di Normandia, appoggi quastultimo che, con la benevolenza del
papa, vinse Aroldo ad Hastings nel 1066. Da questo punto in poi la Chiesa Inglese si leg intimamente al
papato.
In Spagna
Anche in Spagna la riforma raggiunse molto successo. Il re Sancio di Aragona, infatti, nel 1068 affid il
proprio paese al papa, introducendo la liturgia romana nella liturgia spagnola. In questo modo si riaprirono le
relazioni tra papato e Chiesa spagnola, finora rimasta isolata.
In questo periodo, per interesse di Roma, ma anche di ciascun governante succeduto fino al 1492, nacque
quellideale per uneventuale reconquista dei territori che gli Arabi avevano conquistato. Fu sempre in
questepoca che il fervento generale, in campo militare, economico, sociale e anche religioso, port a grandi
cambiamenti.
In Lombardia
In Italia settentrionale, invece, la riforma ecclesiastica port ad una divisione del clero e del popolo. Il clero
ambrosiano, infatti, nonostante il divieto, continuava nella sua vita mondana, provocando la critica di molti
fedeli. Questa situazione si espresse in modo radicale a Milano, dove si realizz il movimento anti
nicolaitico (contro il concubinaggio dei preti), chiamato Pataria. Questo movimento era capeggiato dal clero
e dai laici, tra i quali spiccano i nomi del prete Arialdo da Varese e del laico Landolfo Cotta. Essi diedero
voce ad un autentico desiderio di riforma, a volte anche rivoluzionario, obbligando i preti, anche
violentemente, a rispettare il celibato.
Nellestate del 1057-1058, cominciarono a giungere al papa vere e proprie proteste e false accuse, che lo
costrinsero ad inviare una delegazione per sistemare la situazione. Pier Damiani ed Anselmo da Lucca,
conosciuta la situazione, appoggiarono la Pataria, bloccarono le proteste e ristabilirono la pace, portando
larcivescovo di Milano, Guido, a sottomettersi al papa.
Queste stesse rivolte ebbero anche i loro martiri, primo tra tutti Arialdo di Varese, segno della spinta, del
desiderio di riforma a partire dal basso, che portarono ad inevitabili rivolte.
Guido, per, nel 1072, deciso a dimettersi, mand il proprio anello e pastorale ad Enrico IV, il quale diede
linvestitura a Goffredo, nobile ecclesiastico. Questo suo gesto, per, riattizz la lotta tra papato ed Impero.
Alla fine del secolo (1066-1100), la Pataria, da movimento riformatore che Gregorio VII porter avanti,
assunse un altro significato. Essa, con il tempo, divenne sempre pi scomoda al papa e fu considerata
ereticale, in quanto continuava a far riferimento allImperatore invece che al papato, accentuando determinati
aspetti.
III. Gregorio VII (1073-1085)
Dopo Alessandro II sal al soglio pontificio Gregorio VII. La sua scelta a successore di Alessandro II fu fatta
durante i funerali di questultimo, proclamato papa dal popolo romano, poi confermato ed intronizzato anche
dai cardinali. Ildebrando di Saona (questo il suo vero nome) era figlio di Bonizzone, nato nella Toscana
romana. Fra il 1019 e il 1030 venne educato dallo zio abate, nel convento di Santa Maria a Roma. Dopo gli
ordini minori, si mise a servizio di Gregorio VI che, deposto da Enrico III nel sinodo di Sutri, fu mandato in
esilio in Germania, accompagnato dal suo valido consigliere. Alla sua morte, nellautunno del 1047,
Idelbrando entr a Cluny o, comunque, in un monastero cluniacense, dando buona prova di s e venendo in
contatto anche con il futuro papa Leone IX, il quale, nel 1049, eletto papa, lo chiam a Roma e lo inser nel
gruppo riformatore, dove aument considerevolmente il suo prestigio.
Egli, nel suo pontificato, si dedic alla riforma con grandissima determinazione. La sua filosofia, teologia era
agostiniana, ed, infatti, era convinto che, nel mondo, in ultima analisi, si decideva tutto nella lotta tra il
Regno di Dio e quello di Satana, lotta alla quale sono chiamati tutti i cristiani, ma soprattutto coloro che
avevano responsabilit, le guide, le autorit ecclesiastiche. Il Regno di Dio era, secondo lui, la Chiesa
universale nella quale distingueva due poteri: il potere diretto in temporalibus e il potere diretto in
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spiritualibus. Questi due poteri non sono sullo stesso piano, ma Gregorio VII riconosceva un primato di
quello spirituale (sacerdotium), in quanto completamente a disposizione di Dio.
In questo suo sistema di pensiero, aveva anche una concezione originale del primato e del ruolo del papa, che
lo port a stabilre ununit personale di Pietro con il suo successore, simile allunit ipostatica tra lumanit e
la divinit in Ges Cristo.
Questa sua conclusione ebbe una conseguenza radicale e completamente nuova nella Chiesa:
- Solo il papa era linterprete autorevole della volont divina.
- Il papa ha il potere di destituire un principe indegno (anche lo stesso Imperatore), dispensando i sudditi
dal giuramento di fedelt.
La grandezza di Gregorio VII non stette tanto nelle sue idee
38
, perch gi comuni allambiente ecclesiastico
del tempo influenzato dalla teologia agostiniana, quanto nella sua personalit religiosa e mistica, nella sua
esperienza di Dio.
Eletto papa nel 1063, nel primo sinodo riformatore del 1074, si impegn anchegli nella riforma non solo
morale ma istituzionale, rinnovando i decreti precedenti (antisimoniaco, antinicolaitico), ma non
restringendoli alla sola Roma, come aveva fatto papa Leone IX, ma rendendoli decreti universali per tutta la
Chiesa.
A questa sua decisione non mancarono gli oppositori, in particolar modo avversi al celibato
39
, ma egli rimase
irremovibile nelle sue convinzioni e nelle sue decisioni.
Nella primavera del 1078, papa Gregorio VII, per la prima volta, dichiar invalide tutte le ordinazioni
impartite da vescovi scomunicati.
Sicuramente tra i vari problemi e contrasti, quello pi gravoso fu la lotta alle investiture laicali. Gregorio VII
si trov coinvolto in un conflitto che non avrebbe desiderato sostenere. Egli, infatti, fu costretto ad
intervenire e ad affrontarlo in maniera tragica.
Questa lotta sorse a causa dellarcivescovo di Milano, Guido, il quale nel 1074 rassegn le dimissioni
allimperatore Enrico IV, invece di far riferimento al papa. LImperatore di conseguenza nomin Goffredo,
nobile ecclesiastico, al suo posto, modo esplicito per andare contro le indicazioni del papa.
Di fronte a questo, Gregorio VII non pot non intervenire e accett il confronto/scontro, ormai inesorabile,
attraverso luso dei legati papali, i quali da temporanei divennero permanenti.
Il pontificato di Gregorio VII segn una pietra miliare nella storia del papato romano: si cominci, infatti a
parlare, grazie al suo impegno, di Chiesa Ildebrandina, concezione di una Chiesa particolarmente
polarizzata sulla monarchia papale, cambiando, in questo modo, lecclesiologia, prima sinodale, conciliare
(le decisioni venivano prese in concili): ora viene sottolineata limportanza del primato papale (Chiesa
monarchica). Egli, quindi, si pose a livello costituzionale e trasform il sistema monarchico in realt,
consolidandolo.
La sua politica di riforma, morale ed istituzionale, andando alle radici del problema (investitura laicale)
abbracci tutta la Chiesa:
Stretti rapporti con loriente cristiano europeo (Polonia, Ucraina cominciarono ad avvicinarsi al
cristianesimo).
Nella propria preoccupazione, Gregorio VII inser, con particolare attenzione, anche la Chiesa greca,
quella Chiesa con la quale si era arrivati allo scisma, non pi solo teorico, ma di cui vi era coscienza
diffusa, sottoposta, in questo periodo, alla pressione dei turchi Selciuchidi. Il papa, in buoni rapporti
con lImperatore doriente Michele III, invi un esercito a difesa delle citt. questa la prima
spedizione militare che anticip la prima crociata.
Ebbe buoni rapporti anche con la Chiesa inglese e con Guglielmo il conquistatore, che aveva
sostenuto durante la lotta per la salita al potere. Dopo la battaglia di Astings, il rapporto con
lInghilterra divenne sempre pi forte e stretto tanto che Guglielmo I favor la riforma ecclesiastica
nelle sue terre e pag a Roma il tributo di san Pietro.
Anche in Spagna la riforma si estese con energia. Gregorio VII continu quei progetti iniziati da
papa Alessandro II: sostitu al rito mozarabico quello romano, non solo in Catalogna (Aragona) ma
anche in Castiglia e in tutte le regioni.
38 Il suo pensiero e le sue idee sono a noi note grazie al Dictatus Papae, modalit in cui Gregorio VII aveva distribuito
il materiale canonistico, liturgico che aveva trovato; probabilmente semplice raccolta, indice dei temi, degli argomenti
canonici in funzione del suo governo della Chiesa.
39 Furono frequenti in questo periodo anche gli scontri anche tra vescovi, tra i quali caddero anche alcuni martiri. Per
un approndimento consulta il testo Diocesi di Padova di Sante Bortolami, curato da Pierantonio Gios.
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In nessun altro paese la riforma fu portata avanti con tale energia come in Francia. Egli impieg,
infatti, gli sforzi maggiori, ma a differenza della facile diffusione al sud, al nord ebbe diverse
resistenze e i successi furono abbastanza modesti.
In Italia vi fu una situazione diversa nella continua lotta ed opposizione alla simonia, al concubinato
e, in particolare, alle investiture, non tanto tra i laici (Patari), ma tra gli stessi chierici
40
.
Questa opposizione crebbe nella misura in cui cominciarono ad essere esasperati i rapporti (e quindi
le tensioni) con Enrico IV, eletto Imperatore nel 1073.
NellImpero, quindi, la riforma risent dei rapporti tra la Chiesa ed Enrico IV, il cui contendere non
fu solo a livello personale, ma fu per la Germania stessa. Questa situazione si protrarr fino al 1131-
1133, quando verr introdotta anche in Germania la legge del celibato, cambiando cos lopinione
pubblica. La Chiesa tedesca, infatti, era solidale e riunita attorno allImperatore e si era, quindi,
opposta ai decreti papali riformatori e pi decisivi. Queste opposizioni divennero sempre pi forti
allo scoppio della controversia sulle investiture, che coinvolse lItalia del nord e la Germania (non la
Francia e la Spagna).
Il conflitto tra Chiesa ed Impero nacque nel 1074, quando Enrico IV, contrapponendosi al decreto
papale sullinvestitura, si permise di nominare vescovo di Milano, Teodaldo, chierico milanese, dopo
le dimissioni di Goffredo, affermando cos nuovamente il suo potere. Enrico IV viol i diritti
metropolitani del vescovo di Roma eleggendo (investendo) anche i vescovi di Terni e Spoleto,
personaggi neppure conosciuti dal papa. Milano era sotto lImpero tedesco, ma Terni e Spoleto erano
citt del regno pontificio: Enrico IV, volontariamente fece affronto allautorit del papa.
Gregorio VII, allora, mand una lettera di ammonizione, ricordando la non canonicit della nomina
dei tre vescovi (Milano, Terni e Spoleto) e, non per iscritto, minacciando la scomunica in caso di non
cambiamento. La contro reazione non si fece attendere e la lotta continu. N Enrico IV, n
lepiscopato tedesco si dimostrarono allaltezza della situazione e, convocata una dieta a Worms il 24
gennaio 1076, inviarono una lettera al papa nella quale lo dichiaravano decaduto. Enrico IV, poi, ne
invi unaltra, dove dichiar lillegittimit del suo papato.
A questo attacco, il papa rispose nel Sinodo quaresimale (febbraio-marzo) destituendo Enrico IV
dallImpero e sciogliendo i sudditi dal giuramento di fedelt a lui, durante una solenne preghiera in
San Pietro. Un tale pronunciamento non pot non produrre i suoi effeti.
Allinterno del mondo tedesco, in quanto lImperatore era eletto dai principi, vi fu una spaccatura. I
principi di Sassonia e della Germania settentrionale si ribellarono ad Enrico IV, traballante nel suo
potere, e, come avversari politici, presero loccasione per radunarsi a Tribur. Sulla base della
scomunica del papa, essi decisero di non riconoscere Enrico IV come legittimo Imperatore, se nel
giro di un anno non fosse stato liberato dalla scomunica papale.
Enrico IV, resosi conto del pericolo, attravers le Alpi in inverno, e si diresse verso Roma. Gregorio
VII era ospite di Matilde di Canossa, contessa emiliana che controllava buona parte dellEmilia
Romagna, e qui Enrico IV si present come pellegrino e penitente
41
.
Dopo una certa titubanza, Gregorio VII, grazie anche allintercessione di Ugo di Cluny a favore
dellImperatore, ritir la scomunica.
Da un punto di vista politico, Gregorio VII ag erroneamente, infatti, Enrico IV era liberato dalla
scomunica, mettendo cos in crisi quei principi sassoni che avevano sollecitato il papa
allatteggiamento duro. Daltra parte, da buon pastore, pur rendendosi conto che la lotta sarebbe
continuata, sapeva che il perdono era necessario.
Nonostante la decisione del papa, i principi sassoni procedettero allelezione di un altro Imperatore,
avversario di Enrico IV, Rodolfo di Svezia. La reazione port allo scontro armato tra i due
contendenti. Il papa poteva riconoscere lelezione di Rodolfo ma non lo volle fare, infatti, la peggior
sorte capit a Rodolfo che fu sconfitto da Enrico IV. Egli, nel 1080, si present a Roma davanti al
papa con un forte esercito per punirlo del suo continuo tergiversare.
In questa situazione, papa Gregorio VII fu costretto a rinnovare la scomunica, dichiarando Enrico IV
destituito, prevedendo che sarebbe caduto in battaglia prima della festa di San Pietro in Vincoli.
La lotta, invece, a differenza di quanto detto nella profezia, continu ed Enrico IV divenne ancora
pi oltraggioso. Egli nomin un antipapa, Viberto di Ravenna, eletto a Bressanone, e si prepar alla
battaglia, divenendo una minaccia per tutto il nord Italia.
40 Questa situazione di opposizione clericale al papa dimostrata dalla quantit di libelli polemici di vescovi al papa,
accusato di metodi non democratici.
41 Da questo fatto nasce il detto andare a Canossa.
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Nel 1083 la Citt Leonina cadde nelle mani di Enrico IV e Gregorio VII fu costretto a rifugiarsi,
abbandonato dai suoi, a Castel SantAngelo.
Enrico IV era ormai convinto di poter fare eleggere il suo anti-papa, ma, grazie allaccordo stipulato
da Niccol II con i Normanni, Gregorio VII fu liberato dallesercito normanno di Roberto il
Guiscardo che, secondo le leggi del tempo, occup Roma saccheggiandola e mettendola a fuoco.
Gregorio VII, ormai libero, non pot, per, restare a Roma a causa di una sollevazione del popolo e
si rifugi a Salerno dove mor il 25 maggio 1085
42
.
IV. La riforma da papa Vittore III a papa Callisto II (1085-1122)
La morte di Gregorio VII e la situazione difficilmente superabile venutasi a creare colp fortemente il partito
riformatore.
Pass, infatti, un anno prima di eleggere il successore di Gregorio VII. Desiderio di Montecassino, eletto nel
1086, diede il suo assenso lanno successivo e fu intronizzato il 21 marzo 1087 con il nome di Vittore II.
Accettata la nomina gli manc il tempo per realizzare la riforma, infatti, il 16 settembre 1087 mor.
Dopo di lui venne eletto il cardinale Odone di Ostia con il nome di Urbano II (1088).
La sua elezione fu una scelta felice: egli si adatt alle circostanze, condividendo il programma riformatore di
Gregorio VII e utilizzando spesso la dispensa papale per quei vescovi simoniaci di cui doveva esserci la
riconsacrazione.
Durante il suo pontificato, per, era ancora in vita lantipapa Clemente III (Viberto di Ravenna), il quale fu
neutralizzato, anche grazie al cambio di mentalit di molti vescovi prima favorevoli a Clemente III ed ora ad
Urbano II.
Enrico IV, pur avendo vinto il rivale Rodolfo di Svezia, fu quasi abbandonato dai suoi sostenitori e persino
dal figlio Enrico V, e fu costretto, cos ad asserragliarsi nella regione di Padova e Verona.
Intanto Urbano II intraprese un viaggio per due anni che lo port in Francia, passando per la Toscana, dove
convoc concilii a Piacenza (1055), in cui decise linvalidit delle investiture fatte dallanti-papa e dai suoi
sostenitori, e a Clement Ferrant (1095), nel quale cerc di incitare i monaci perch imprimessero la riforma
nel paese. Durante questo concilio indisse la prima crociata, invitando i cavalieri cristiani
43
a combattere per
la liberazione della Terra Santa.
Urbano II mor il 29 luglio 1099, due settimane dopo la presa di Gerusalemme da parte dei crociati (15 luglio
1099).
Alla sua morte gli succedette Pasquale II di cui non abbiamo molte informazioni. Certamente italiano,
monaco anche se non cliniacense, fu descritto dagli storici come persona semplice e, a volte, ingenua.
Sotto Pasquale II si continu a combattere contro le investiture, argomento maggiormente interessante e
scottante in questo periodo.
Questa questione si risolse innanzi tutto in Inghilterra e in Francia.
In Inghilterra, il problema fu risolto giuridicamente alla presenza del re e e di santAnselmo dAosta,
nellagosto del 1107, con la dieta di Londra. Enrico I dInghilterra, figlio di Guglielmo il conquistatore,
rinunci allinvestitura dei laici alle cariche ecclesiastiche con lanello e lo scettro (segni dellinvestitura
spirituale e temporale), ma conserv il diritto di ricevere dai vescovi, prima di essere consacrati, lomaggio
feudale. Prima di essere consacrato, infatti, il vescovo eletto doveva fornire al re una truppa di uomini, di
cavalieri gi armati che si mettesse al servizio del re.
42 Le sue ultime parole furono: Ho amato la giustizia, ho odiato lempiet, per questo muoio in esilio. Fu
canonizzato soltanto nel 1606, a causa del giudizio controverso sulla sua personalit. In quel periodo a governare la
Chiesa non era soltanto il papa e i suoi collaboratori, ma lo stesso Impero. Secondo la curia romana, Gregorio VII fu
considerato subito santo, ma non fu tale lopinione dellImpero (potere statuario di Austria e Francia). Egli fu segno di
venerazione e di contraddizzione, pietra di inciampo nel contesto in cui visse. Unobiettivit storica non possibile, ma
sicuramente la sua fu una figura secolare, fuori dei veli della mentalit medievale. Possiamo, allora, concludere che Dio
chiama persone che, in determinate situazioni difficili, pericolose, possano esercitare il loro potere in maniera forte,
profetica, distruggendo e riedificando, affinch con decisioni riformatrici e rivoluzionarie compiano la volont di Dio.
Rimane, per, una domanda, la cui risposta difficile da trovare: Gregorio VII stato strumento perfetto o difettoso
della volont divina? stato fedele ad essa o lha interpretata in maniera difettosa?
Queste domande, comunque, ripercorrono tutta la Storia della Chiesa.
43 Per la prima volta un papa crea un esercito sopranazionale.
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Anche in Francia la situazione fu la stessa. Il re rinunci a dare linvestitura con lanello e il pastorale ma si
accontent di chiedere al vescovo, a differenza dellInghilterra, soltanto un giuramento di fedelt.
Secondo gli storici canonisti, si giunse a queste soluzioni perch ci si rese conto in ambito politico che
linvestitura era duplice ed era necessaria, quindi, una distinzione: il potere spirituale (ordinazione
episcopale) era un ufficio ecclesiastico, mentre il potere temporale (dare i beni, le propriet) spettava al re. A
questa distinzione contribu fortemente anche Ivo di Chartre.
Il problema, superato per Francia ed Inghilterra, rimase irrisolto per le regioni dellImpero (Germania, Italia
e Lotaringia).
Pasquale II, accortosi del problema, tent una linea di soluzione nel 1111, invitando i vescovi a rinunciare
allinvestitura temporale, alle propriet affidate loro dallImperatore. Questa soluzione non port alcun
successo, anzi cre ribellioni di molti vescovi allautorit papale, sebbene fosse una soluzione che piaceva
allImperatore, in quanto vedeva tornare a s tutti i donativi e le propriet affidata ai vescovi dagli Ottoni
(800). Pasquale II mor nel 1118. Gli successe Gelasio I, il quale venne imprigionato e fugg a Gaeta dove
mor nel 1119.
Alla sua morte gli successe Callisto II, un monaco cliniacense francese, con il quale si risolse linghippo.
Egli, infatti, raggiunse un accordo con lImperatore Enrico V nel Concordato di Worms (1122), durante il
quale fu cambiata la modalit di elezione del vescovo.
DOPO IL 1122
1. Elezione libera dalla pressione dellImperatore, che poteva comunque partecipare alla elezione, e
canonica, secondo la consuetudine e la tradizione ecclesiastica.
A seconda della regione (Germania, Italia, Lotaringia) cambiavano gli ultimi due passaggi:
In Germania:
2. Scelto il candidato, avveniva
linvestitura fatta
dallImperatore. Essa non
significata dallanello e dal
pastorale, ma da un segno
che contraddistingua il potere
temporale: lo scettro.
3. Poi seguiva la consacrazione.
PRIMA DEL 1122
In Italia o in Lotaringia, regioni pi lontane dal controllo imperiale e quindi meno legate allautorit del re:
2. Dopo la scelta del candidato, avviene subito la consacrazione.
3. Come ultima fase, linvestitura da parte dellImperatore che, di poca importanza, se non avveniva prima
dei sei mesi dalla consacrazione, veniva considerata comunque data, secondo il principio del silenzio-
assenso.
1. Elezione, designazione del candidato a vescovo. Veniva fatta dallImperatore che eleggeva il candidato,
la cui designazione poteva essere varia (prete, vescovo, monsignore).
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2. Investitura da parte dellImperatore che chiamava presso la corte imperiale il candidato consegnandoli
lanello e il pastorale. Questo gesto era il segno del potere sia spirituale, sia temporale, del vescovo.
3. Consacrazione. Questultimo aspetto non interessava, non spettava allImperatore. Tre vescovi o
metropoliti consacravano il candidato.
Questa distinzione tra investitura in Germania e nelle altre due regioni, fu determinata dalla differenza di
relazioni e controllo dellImperatore sui vescovi. In Germania questo ordine permetteva allImperatore il
diritto di veto, riconosciuto anche dalla Chiesa, sul candidato eletto. Poteva, infatti, accadere che dopo
lelezione di un candidato, nemico o percepito come tale o scomodo allImperatore, egli poteva non dargli
linvestitura e non sarebbe stata valida la consacrazione.
Per concludere, Enrico IV rinunci allinvestitura con lanello e il pastorale, sostituita dallo scettro,
allinfluenza sullelezione e alla sua decisone sulla sanior pars.
In tal modo si concluse la lotta per le investiture, ma non fu, di certo, la fine di ogni contrasto.
STORIA DELLA CHIESA
ANNO ACCADEMICO 2005-2006
INDICE
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