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Robert Swindells

SERIAL KILLER
traduzione di Mario Bellinzona

MONDADORI

il tipo di gente in cui si inciampa uscendo da teatro. Sir George Young

Capitolo primo
Potete chiamarmi Link. Non il mio vero nome, ma quello che do ogni volta che qualcuno me lo chiede. Il che succede di rado. Perch sono invisibile. Uno dei tanti. In questo preciso istante sono seduto nel vano di una porta e osservo i passanti. Neanche mi guardano. Temono, a ragione, che voglia qualcosa da loro. Preferiscono non vedermi, dimenticarsi della mia esistenza. Di me e di quelli come me. Siamo la prova vivente che qualcosa non va. Creiamo disordine. Se avete un po' di tempo, vi racconter la storia della mia affascinante vita.

Consegne giornaliere 1
Shelter. S. Mi piace. Sia per il suono sia per il significato. "Riparo", vuol dire. Fa pensare a un riparo contro il vento gelido. quello che cerca chiunque finisca a vivere per strada. Quello che desidera. Trovi un riparo e tutto si sistema. Be'... in riga, ragazzi! Io sono pronto.

Capitolo secondo
La mia affascinante vita. Come no. Nato il 20 marzo 1977 a Bradford, nello Yorkshire. Una famiglia felice, pi o meno come tante altre, finch nel '91, quando avevo quattordici anni e facevo le superiori, pap se l' filata con una telefonista. La faccenda mi ha incasinato gli studi, ma non certo per quello che sono finito cos. No. La colpa di Vincent. Il caro, vecchio Vince. L'amico di mia madre. Dovreste vederlo. Insomma, mamma non certo uno schianto, ma Vincent! Tanto per cominciare, avr cinquant'anni ed uno di quei tipi che vestono giovane e parlano giovane, ma sono soltanto patetici perch hanno i capelli grigi e la pancia. Come non bastasse, a Vince piace alzare il gomito. Immagino che neanche pap fosse uno stinco di santo, ma almeno non beveva come una spugna. Dovreste vedere in che stato rincasano, Vince e mamma. Sghignazza come un ebete e se ne sta l a brancicare mamma e a biasciare che dovrei chiamarlo pap. Pap. Quel ciccione idiota non lo chiamerei pap neanche fosse l'ultimo uomo sulla faccia della Terra. Ma a mandarmi in bestia il suo modo viscido di guardare la mamma, o quando se ne esce con doppi sensi tipo "Ora s che ci vuole un lettuccio comodo". Pap non

parlava mai di sesso, neanche sfiorava l'argomento, e invece questo zotico mi lancia sguardi allusivi, mi fa l'occhiolino per vedere se me la prendo, e mamma ride e gli d una gomitata e dice: Ma lo sai che sei tremendo? Mi d il voltastomaco. L'ha plagiata, ecco. anche per questo che lo odio. Mamma era tranquilla e soddisfatta. La sera non usciva quasi mai. Sembrava non le interessasse. Le bastava la sua famiglia, credo. C'era sempre quando avevamo bisogno di lei, e penso che ci amasse. Me e Carole, intendo. Oh, lo so: secondo voi parlo di mamma come se non avesse diritto a una vita sua. Non vero. Ne ha tutto il diritto. Ma perch proprio Vince? A proposito, Carole mia sorella. Ha quattro anni pi di me e mi ha sempre coccolato e quando il caro, vecchio Vince si installato da noi e mamma ha cominciato a cambiare, ho ringraziato il cielo che ci fosse lei. Era una brutta situazione, ma grazie a Carole riuscivo a sopportarla. Poi, una sera che mamma doveva lavorare fino a tardi, successe qualcosa fra Carole e Vince. Sul momento non capii e Carole non me ne ha mai parlato, ma un'idea ce l'ho. Comunque, Carole disse qualcosa a mamma e ci fu una lite furibonda e alla fine se ne and di casa. And a vivere col suo ragazzo e io restai solo. Avevo sedici anni. Ce la feci a resistere fino al diploma, non di pi. Passai gli esami per un pelo, ma trovare un lavoro era impossibile e lo Stato non destina fondi ai neodiplomati. Sono sicuro che mamma mi avrebbe aiutato finch avessi

trovato qualcosa, ma dopo un po' Vince cominci a brontolare che campavo a sue spese. Non campavo affatto a spese sue... mi sarei impiccato, piuttosto. Quelli erano soldi di mamma, ma lui continu a darmi contro, giorno dopo giorno, finch una sera che ero uscito con gli amici mi chiuse fuori di casa. Neanche era casa sua, ma lui chiuse a chiave la porta e imped a mamma di aprirla. Andai a passare la notte da Carole e quando, il giorno dopo, tornai a casa Vince me le suon perch ero rimasto a dormire chiss dove, mentre mamma moriva di preoccupazione. Se qualcuno cerca un bastardo fatto e finito, posso fornirgli l'indirizzo di Vince. Di sicuro, con me si comport da vero bastardo. Mamma non prese le mie difese, credo che avesse paura di lui. Cos me ne andai. Avreste fatto lo stesso, al mio posto. Chiunque l'avrebbe fatto. E cos, eccomi in questo androne che diventato la mia camera da letto, con la speranza che un passante impietosito mi allunghi qualche spicciolo per comprarmi da mangiare. Mica male, eh?

Consegne giornaliere 2
Mi sto abituando al nuovo nome. Lo ammorbidisco con l'uso, come un paio di stivali nuovi. "Buongiorno Shelter" dico al mio riflesso nello specchio del bagno. "Buongiorno Shelter. Sei un diavolaccio niente male, ma sei pigro. Datti una rasata, su." Lo scrivo sul retro di vecchie buste. Shelter. Shelter. Shelter. Comincia a sembrare una firma autentica. Mi rendo conto che tutto questo ha poco a che fare col reclutamento e forse pu sembrare che io stia perdendo tempo. Rimandando. Non cos. Mi gusto l'attesa, ecco tutto. Non c' fretta. I vagabondi mica spariscono e l'attesa la parte migliore della festa.

Capitolo terzo
Non sono venuto subito a Londra. Non ho una casa e nemmeno un lavoro, d'accordo, per mica sono scemo. Lo sapevo che a Londra le strade non sono lastricate d'oro. Sapevo che c'erano centinaia di senzatetto - migliaia, in effetti che dormivano per strada e chiedevano la carit. Ma proprio questo il vantaggio, capite? A Bradford saltavo subito agli occhi perch non eravamo in molti. Qui, invece, la polizia abituata a veder dormire i ragazzi nei portoni e di solito li lascia in pace. A Bradford mi facevano levare le tende ogni ora o quasi. Non riuscivo mai a dormire. Quanto a soldi, era anche peggio. A Bradford, la gente non abituata agli accattoni. Reagisce con imbarazzo, allunga la strada pur di evitarli. E per giunta continuavo a incontrare gente che conoscevo. Vicini. Ex compagni di scuola. Una volta vidi persino uno dei miei professori. E se non vi mai successo d'incontrare un vecchio conoscente mentre chiedete l'elemosina, nemmeno v'immaginate come ci si sente. All'epoca non stavo fuori tutte le notti. C'era almeno quello, di buono. Un paio di volte la settimana andavo da mia sorella a farmi un bagno, a mangiare un pasto caldo e a

dormire in un letto. Il guaio che ero sempre pi trasandato normale, visto che usavo sempre gli stessi vestiti e oltretutto ci dormivo dentro - e Chris, il ragazzo di Carole, cominci a scocciarsi. Non me lo diceva apertamente, ma glielo leggevo negli occhi, glielo sentivo nella voce e immaginavo che, dopo ogni mia visita, Carole si sciroppasse una scenata pazzesca. Cos, data la situazione, decisi che era ora di mettermi in viaggio. Suona bene, eh? Ora di mettermi in viaggio. Sembra una di quelle vecchie canzoni con il tipo che non riesce a fermarsi in nessun posto. Conosce una ragazza innamorata persa di lui, ma dopo un po' sente di dover tornare "sulla strada" e cos si carica in spalla il sacco a pelo e si rimette in viaggio, lasciandola in lacrime. Romantico, vero? Balle. Deprimente, ecco che cos'! Deprimente e pauroso. Lasci un posto noto e t'incammini indifeso verso l'ignoto. Sei al verde. Senza mezza prospettiva di lavoro. Senza un indirizzo dove qualcuno sia pronto ad accoglierti. Ti ritrovi in mezzo a gente dura, violenta. Squilibrati, anche. La tua vita in pericolo giorno e notte. Soprattutto la notte. Ci sono individui cos disperati o fuori di testa che ti darebbero una coltellata o una botta in testa per rubarti il sacco a pelo e i pochi spiccioli che hai in tasca. E ce ne sono altri che cercano d'infilarsi nel tuo sacco a pelo perch sei cos carino e hai una pelle cos morbida. E non puoi rifugiarti da nessuna parte, perch la gente se ne sbatte di te. Se ne frega. Sei solo l'enne-

simo barbone, e un barbone in pi o in meno non fa differenza.

Consegne giornaliere 3
Sono uscito, stasera. In metropolitana fino a Charing Cross e poi quattro passi in giro... Un giro d'ispezione, per cos dire. Ero certo di trovarli, e li ho trovati. Centinaia di furfanti pulciosi stravaccati dovunque: sembrava d'essere in un porcile. Ho marciato lungo lo Strand e li ho visti sdraiati nei portoni, persino in quelli delle banche e del Tribunale. Una piccola canaglia impudente (diciassette anni al massimo) mi ha persino chiesto del denaro. Hai moneta? mi ha detto. L'ho squadrato da capo a piedi e ho risposto: Moneta? Sei settimane in divisa, bello mio, e saresti nuovo di zecca! Ma la mia risposta non ha avuto effetto. Quello ha ghignato e mi ha augurato la buonanotte. Un petardo dove so io, ecco che gli ci vorrebbe. Quello lo sveglierebbe di sicuro. Quello, o sei mesi di caserma. Il servizio militare. Ecco cosa ci vuole. Li prendeva tutti: teppisti, motociclisti in pelle, cocchi di mamma. E li trasformava, perdio se li trasformava! In sei settimane. Uscivano in parata e non si vedeva neanche mezzo teppistello, ve l'assicuro, e neanche mezzo giubbotto di pelle. Soldati. Uscivano tutti soldati. Senza eccezione.

Quella era la mia missione: trasformare marmocchi foruncolosi in soldati. In veri uomini. E ci riuscivo. Anno dopo anno. Sicuro. E sapete come mi hanno ringraziato? Ve lo dico io, come. Sbattendomi fuori. Ventinove anni di servizio e quelli mi sbattono fuori. Ragioni mediche, dice la scheda. Congedato per ragioni mediche. Ma io sto benone. Benone. Ho quarantasette anni e sono sano come un pescecane. Ragioni mediche. soltanto una scusa, ovvio. Lo so io perch mi hanno sbattuto fuori. L'hanno fatto perch la loro missione l'opposto della mia. Credono che non lo sappia, e invece lo so. Fanno tutti parte del complotto, capite? C' un complotto, in preparazione da un sacco di tempo, per destabilizzare il Paese riempiendolo di barboni, drogati e ubriaconi. Ci sono coinvolti politici di spicco, uomini dell'esercito, pubblici ufficiali e persino la Chiesa. Vogliono inondare il Paese di alcolizzati criminali e straccioni e farlo andare a fondo, conciarlo peggio del peggio che ho visto in tanti anni di servizio. Cosa volete che sia, per loro, la carriera d'un sergente maggiore? Niente. Niente di niente. Ma non riusciranno a fermarmi. Oh, no. Hanno abolito il servizio militare obbligatorio e mi hanno sbattuto fuori perch non potessi pi trasformare la spazzatura in veri uomini. Ma posso sempre raccoglierla, la spazzatura, no? Fare pulizia. Questo mica possono impedirmelo, e io lo far. Perdio se lo far.

Capitolo quarto

Dov'eravamo rimasti? Ah, s, ci sono. Ora di mettersi in viaggio. Da quando avevo finito la scuola, avevo risposto a un sacco d'inserzioni. Uffici. Supermercati. Ristoranti e trattorie. Pompe di benzina. Di tutto. Quasi ovunque volevano gente con esperienza. Certe inserzioni arrivavano a sconsigliare i disoccupati di rispondere. Avevo cominciato a mandare le prime domande di assunzione in agosto e avevo fatto un paio di colloqui ma, come ho detto, a furia di dormire vestito mi era venuta un'aria trasandata. Per Natale avevo l'aspetto di un vero barbone. Sapevo che, conciato cos, non mi avrebbe mai assunto nessuno e cominciai a sprofondare nella depressione. Il giorno di Natale non fu un successo. Lo passai da Carole. Gentile da parte sua e di Chris, ma fu il peggior Natale della mia vita. Tanto per cominciare, il mio regalo. Carole e mamma, s, mi avevano comprato un sacco a pelo di gran lusso: trapuntato, impermeabile e via dicendo. Doveva essergli costato una fortuna e sapevo che l'avevano fatto con le migliori intenzioni, ma quel regalo significava anche qualco-

s'altro. Significava che, ai loro occhi, ero un barbone e probabilmente lo sarei stato per tutta la vita. Che almeno stia comodo! Non mi ero mai sentito peggio, ma non glielo lasciai capire. E devo ammettere che quel regalo si rivelato molto utile. Insomma, Natale pass e, a Santo Stefano, mamma si port dietro Vince. Era evidente che Carole non aveva mai raccontato a Chris la verit su Vince, altrimenti lui non l'avrebbe mai lasciato entrare in casa sua. Comunque, mamma e Vince vennero a cena e rimasero fino all'una del mattino e, ovviamente, si ubriacarono tutti. Tutti tranne me. E quando fu ubriaco fradicio, Vince attacc a fare battute su di me. Il fantasma dei Natali passati, mi defin. Non chiedetemi perch. Avrei dovuto vergognarmi, disse, a star li a ingozzarmi a spese di mia sorella, coi capelli lunghi e conciato come uno straccione. Ero uno scroccone, un parassita e uno scansafatiche, disse, e avrei fatto meglio a cercarmi un lavoro invece di star l con quella faccia da funerale a rovinare le feste a tutti quanti. Non c'era un'atmosfera da 'pace in Terra', ve l'assicuro. Quanto alla 'buona volont', non che abbondasse. Ma la cosa peggiore fu che nessuno prese le mie difese. Nemmeno mia sorella. Cos capii che non ero un ospite gradito, da quelle parti. Il 28 dicembre mi feci prestare da Carole i soldi per un biglietto di sola andata per Londra. Carole venne alla stazione a salutarmi e, prima che salissi sul treno con zaino e sacco

a pelo in spalla, mi abbracci. Il primo abbraccio che ricevetti in seguito fu quello di un vecchio ubriacone puzzolente ai Lincoln's Inn Fields, quando gli diedi venti pence perch mi lasciasse in pace.

Consegne giornaliere 4
Sono le sette di sera e la giornata risultata proficua. Molto proficua. Il segreto della vittoria sta nella pianificazione e nei preparativi. Nel mio caso, la pianificazione stata meticolosa e i preparativi accurati. Ho acquistato un gatto. Il tocco finale. Intendiamoci, io non sopporto le bestie che si leccano il culo e spargono peli dappertutto, ma bisogna ammettere che una casa con un gatto ha un che di rassicurante. Un gatto fa pensare al calore di una tranquilla vita domestica. Un uomo con un gatto incapace di fare del male, giusto? L'ho chiamato Saffo. Un tocco da maestro, che suggerisce un certo grado di cultura. Non so neanche se quella bestiaccia sia maschio o femmina, e nemmeno m'interessa. L'importante che un tizio con un gatto di nome Saffo d una precisa immagine di s. Di persona affabile e un po' saccente. Si presume che uno cos sia vagamente conscio del fatto che, mentre lui dorme al caldo, c' gente in ben altre condizioni. Sar anche un sempliciotto impacciato, ma ogni tanto la sua coscienza gli dice di fare qualcosa, di offrire un tozzo di pane e un letto per la notte a qualche poveraccio tutto solo, violini esclusi.

Shelter e Saffo, dunque. Sembra quasi una serie televisiva: Shelter e Saffo, ovvero Gli Invincibili. tutto pronto. Il reclutamento pu avere inizio.

Capitolo quinto
Londra, dicevo. Londra. Feci uno sbaglio dietro l'altro. Come la maggior parte della gente, la prima volta che arriva a Londra. Il problema che, fatto lo sbaglio, praticamente impossibile riparare il danno. Arrivai che era inverno inoltrato. Non fu un'idea brillante, d'accordo, ma a casa non ci resistevo pi. Comunque, se avessi saputo allora quello che so adesso, avrei stretto i denti ancora per un po'... fino a marzo o aprile, magari. Provate a passare una notte nell'androne di un negozio in pieno inverno e capirete il perch. Quando scesi dal treno avevo centocinquanta sterline: quello che mi restava dei miei risparmi, pi un biglietto da venti che Carole mi aveva infilato in tasca senza farsi vedere da Chris. Centocinquanta. Non male, eh? A me non sembrava niente male. Per prima cosa, mi sarei trovato una stanza da qualche parte. Niente di straordinario, sia chiaro. E poi avrei cercato un lavoro. Anche in questo caso, niente di straordinario. Avrei accettato qualsiasi cosa, tanto per cominciare. Ero proprio ingenuo. Un bimbo in fasce. Le cose mica filano cos lisce, ma io non lo sapevo.

Uscii baldanzoso dalla stazione, zaino e sacco a pelo in spalla, pronto a iniziare una nuova vita. Cos quella era Londra. La capitale. Gigantesca, travolgente, piena di opportunit. Nessuno ti conosce. Nessuno sa da dove vieni e qual il tuo passato. Sei una pagina bianca, puoi inventarti un'identit nuova. Iniziai alla grande, o almeno cos credetti. Uscii dalla stazione e svoltai a destra, a caso, alla ricerca di un posto dove sistemarmi. A un tratto, nella via che stavo percorrendo, notai una fila di negozi al pianoterra di un condominio. C'erano dei foglietti, appiccicati alla vetrina di un giornalaio e, quando mi avvicinai, vidi che erano offerte e richieste di vario genere: Vendesi questo e quello; cercasi baby sitter; riparazioni a prezzi stracciati. Un annuncio diceva: "Camera e prima colazione, perfetto per lavoratore, affitto trattabile". La parola 'trattabile' era scritta 'tratabile' e la calligrafa sembrava quella di un bambino di sei anni, ma la cosa non mi fece n caldo n freddo. C'era un indirizzo. Entrai nel negozio e mi feci spiegare come arrivarci. Dovevo rifarmi tutta la strada all'incontrano. Il posto era uno schifo e l'affitto non era poi tanto 'tratabile'. Cinquanta la settimana disse il tizio. Aveva una faccia da ratto. Due settimane anticipate continu e guarda che ti faccio un favore. Vogliono tutti un mese. Sto cercando lavoro spiegai. Non ho molti soldi. Non possiamo trattare sull'affitto? (Ve l'ho detto che ero ingenuo.)

Trattare? stridette. Vatti a trattare fuori da questa casa, ragazzo. Cinquanta la settimana: prendere o lasciare. Presi... e quello fu il secondo errore. Oh, l per l ero al settimo cielo, lo ammetto. Ero a Londra da neanche un'ora e avevo un letto su cui sdraiarmi e un tetto sopra la testa. Se solo avessi saputo che c'erano altri posti dove avrei potuto tentare. Gli ostelli delle associazioni di carit, per esempio: l, oltre a un letto e un pasto caldo, puoi ricevere aiuto e suggerimenti preziosi, sempre che tu riesca a entrarci. Ma, come ho gi detto, non lo sapevo. Mi misi a cercare lavoro. Sul serio. Per prima cosa, il mattino dopo, andai all'Ufficio di Collocamento. La donna allo sportello mi disse che dovevo andare all'Ufficio di Avviamento al Lavoro perch non avevo ancora diciotto anni. Mi disse anche di rivolgermi all'Assistenza Sociale. Andai all'Ufficio di Avviamento al Lavoro e riempii un modulo. Mi domandarono di dov'ero e io risposi del nord. Non volevo essere troppo preciso, casomai il vecchio Vince decidesse di venire a cercarmi. Diedi il mio nuovo indirizzo, ma la situazione era identica a quella che avevo lasciato: lavoro zero, neanche come apprendista. Andai all'Assistenza Sociale e riempii un altro modulo. Spiegai che avevo bisogno di qualche consiglio e mi fecero parlare con un tizio. Gli dissi che, avendo anticipato due settimane di affitto, mi restavano solo cinquanta sterline e che mi serviva un lavoro. Mi fece un sacco di domande sul perch me n'ero andato di casa. Gli spiegai di Vince, Chris e tutto il resto. Mi disse che, per deci-

dere se avessi diritto a un sussidio, ci sarebbero volute alcune settimane. Fu allora che cominciai a provare una certa ansia. Avevo una stanza per due settimane al massimo. Non potevo giurarci, ma avevo l'impressione che Faccia-di- ratto non fosse tipo da accettare ritardi nei pagamenti. Se nel giro di due settimane non avessi cominciato a guadagnare, mi sarei ritrovato in mezzo a una strada.

Consegne giornaliere 5
Ho dato inizio al reclutamento ed stato facile come bere un bicchiere d'acqua. Neanche sono dovuto andare lontano. Il mio appartamento, mio e di Saffo, in Mornington Place e la prima recluta l'ho trovata vicino alla stazione di Camden. Poco pi di un chilometro, a esagerare. Va detto che era una notte da lupi. Freddo, pioggia e vento tagliente. Indossavo un parka, un copripantalone impermeabile e stivali pesanti, e anche cos faceva un freddo cane. Come dovesse sentirsi quel tizio nel suo giaccone jeans lacero e inzuppato, mi vengono i brividi solo a pensarci. Era l'una e mezza, quindi doveva essere l da un paio d'ore buone a gelarsi. Per questo stato tutto cos facile. Ecco che cosa ho fatto. Mi sono accovacciato di fronte a lui. Che c', amico? Un periodo scalognato? gli ho detto sorridendo. Un sorriso da buono, un capolavoro. Ero pronto ad affrontare qualsiasi reazione. Voglio dire, quello poteva anche insospettirsi, pensare che fossi frodo, per esempio. Ma a quanto pare l'idea neanche l'ha sfiorato. Mezzo rimbecillito dal freddo, probabilmente. Ha aperto gli occhi, mi ha guardato, ha aggrottato la fronte e ha bofonchiato: Chi sei?

Era scozzese. Io? altro sorriso. Mi chiamo Shelter. Lavoro all'ostello in Plender Street. Fatta! Ostello? mi chiede. Che tipo di ostello? Per i giovani ho risposto. Del Comune. Forse hai sentito parlare di noi. Impossibile, visto che "noi" non esistevamo. Mi ero inventato tutto. Parte dei preparativi. Ha abboccato subito. C' un letto libero? dice. Ho scosso la testa, con quell'espressione afflitta che avevo provato e riprovato davanti allo specchio. Non stanotte, purtroppo. Tutto esaurito. Forse domani, se vieni sul presto. Ah dice, ammosciato. Pensa alle lunghe ore gelide che lo aspettano. Gli ho lasciato il tempo di pensarci su e poi, come mi fosse venuto in mente l per l, ho aggiunto: C' un divano comodo a casa mia, se ti accontenti. Se ti accontenti. Che tocco da maestro. Ha funzionato. Sicuro? dice, rianimato. Basta guardarlo per capire che cosa pensa. Pensa: "Questo tizio lavora in un ostello. Letti caldi. Cibo. Stanotte non c' posto, ma se domani arrivo insieme a lui ho un letto assicurato, giusto?" Sicuro? ripete. Sfodero di nuovo il mio sorriso. Sicurissimo. Nessun problema. Non abito lontano. Vieni. Nient'altro. Mi sono incamminato, con lui che mi trotterellava dietro come un cagnolino. Pioveva a dirotto. Quando siamo arrivati a casa, era fradicio. Gli ho presentato Saffo e, dopo avergli mostrato il bagno, gli ho detto di togliersi i

vestiti bagnati e gli ho dato della roba comprata apposta per V occasione : felpe pesanti e pantaloni di velluto, il tipo di roba che usano quelli con la faccia da buoni. Poi sono andato in cucina a riscaldare la minestra e, mentre quello era seduto sul divano a ingozzarsi, gli sono scivolato alle spalle e ho messo fine alle sue sofferenze. Crudele? Non direi. Non ha pi n freddo n fame, ora. Nessuno lo voleva, nessuno sentir la sua mancanza, e c' un barbone in meno a sporcare i marciapiedi. Tanto di guadagnato, no?

Capitolo sesto
Avevo visto un sacco di film dove il protagonista, il classico vagabondo, trova lavori occasionali ovunque vada. Lavare i piatti. Tagliare la legna. Spazzare. Mi sembrava assurdo non poter trovare un lavoro del genere in una metropoli come Londra. Insomma, la citt strapiena di ristoranti, caff e pub. Durante le prime due settimane, devo aver provato almeno in duecento posti. Niente. Niente di niente. Avevo cercato lavoro dappertutto, dai caff pi luridi agli alberghi pi raffinati, compresa l'intera gamma fra i due estremi. I piedi mi si erano riempiti di vesciche. Quasi mi mancava la forza di alzarmi dal letto, la mattina. Andavo sempre a piedi, per risparmiare, e vivevo a base di panini al formaggio e t, eppure, quando Faccia-di-ratto venne a chiedermi i soldi dell'affitto, mi erano rimaste solo nove sterline e pochi spiccioli. Era venerd sera. Le otto in punto. Ero appena rientrato. La stanza era gelata e mi stavo scaldando davanti a una stufetta elettrica che funzionava a moneta, quando sentii bussare. Aprii la porta e me lo trovai davanti. Disse due parole soltanto: "Sera" e "Affitto". E' solo venerd protestai. Ho pagato fino a luned.

Scosse la testa. venerd che si paga l'affitto, bello. Ma io sono arrivato luned protestai. E ho anticipato due settimane. La stanza mia fino a domenica sera. Si mosse cos in fretta che non ebbi il tempo di fare un passo indietro. Un secondo prima era a un metro di distanza, un secondo dopo la sua mano mi stritolava il colletto della camicia e la sua faccia era a un centimetro dalla mia. Senti, bello sibil. La camera mia. Sono io che faccio le regole. L'affitto si paga oggi. Se hai i soldi, paga. Se non li hai, ti do due minuti per fare i bagagli e sparire. Mi spinse nella stanza e mi segu, lasciando la porta aperta. Provai a ragionarci, gli dissi che aspettavo una risposta dall'Assistenza Sociale. Si mise a ridere. Tu aspetta pure ringhi. Io nemmeno ci penso. Gli spiegai che cercavo lavoro e aggiunsi che ero sempre stato tranquillo e avevo tenuto la stanza in ordine. Tutto inutile. Mi ripet di fare i bagagli e sparire, e si piant l in attesa, a braccia conserte. Non potei far altro che obbedire. Quando ebbi finito, gli passai accanto sfiorandolo e dissi: Te la far pagare. Prima o poi, in un modo o nell'altro, te la far pagare. La sua risata mi echeggi nelle orecchie mentre scendevo le scale. Ecco come sono finito cos, in mezzo a una strada, insieme ai ragazzi senzatetto che avevo gi visto durante i miei giri alla ricerca di un lavoro. Gli stessi cui avevo dato qualche spicciolo la settimana prima, quando avevo creduto che le cose si sarebbero sistemate. Adesso ero uno di loro, all'inizio di un viaggio senza ritorno.

Consegne giornaliere 6
il momento di fare una breve dissertazione sul tema 'uccisione'. Uccisione di esseri umani. Omicidio, in parole povere. S, cos che lo chiamerebbero. Se mai lo scoprissero, il che non accadr. Omicidio. Uccisione volontaria di un essere umano da parte di un altro essere umano. Il fatto che sono stato addestrato a uccidere. Quand'ero soldato, la mia funzione principale era uccidere, far fuori, eliminare, quegli esseri umani che svolgevano attivit poco gradite alle autorit del mio Paese. Ed qui che le cose si fanno confuse. qui che il confine si fa pi labile. Un soldato che uccide i nemici del proprio Paese non commette omicidio. Non viene chiuso in carcere. Anzi, se lo fa particolarmente bene, riceve una medaglia. E allora perch io, eliminando questi schifosi barboni, sono considerato un assassino? Assurdo. Non sono un assassino, sono un soldato senza uniforme che uccide per il proprio Paese. Il guaio che il Paese non approva, e allora mi tocca agire clandestinamente. Devo celare la mia attivit e questo porta alla domanda pi difficile: CHE FARE DEL CADAVERE?

I soldati in uniforme non hanno di questi problemi. Non devono nascondere i cadaveri delle loro vittime. Al contrario, li mettono in fila, li contano e li immortalano come in una battuta di caccia al fagiano. L'unica differenza che poi non li mangiano. Li gettano in una fossa, li coprono di terra ed finita l. Nessun problema. Se invece non avete l'uniforme, come nel mio caso, se siete quello che definiscono un assassino, fare sparire il cadavere una bella gatta da pelare... la parte pi difficile di tutta l'operazione. Uccidere facile. Facilissimo. Soprattutto se siete stati addestrati a farlo, anche se chiunque in grado di riuscirci, applicandosi un po'. Ma molti assassini hanno mandato tutto all'aria al momento di far sparire il cadavere. un dato di fatto. Hanno provato di tutto. Bagni nell'acido. Squartamenti. Stivali di cemento e un fiume profondo. Di tutto. Inutile. Prima o poi il cadavere, o anche solo una sua parte, viene ritrovato. E, col cadavere, l'assassino. Non sar il mio caso. No. Perch io, a differenza della maggior parte dei cosiddetti assassini, ho pianificato tutto. Il mio appartamento a pianterreno e, sotto le assi del pavimento, c' un posticino comodissimo... piuttosto spazioso, in effetti. E perfettamente ventilato: ci fa un bel fresco, laggi, anche in piena estate. importante, questo. Non scender in particolari, dato che l'argomento non molto piacevole: baster dire che i cadaveri tenuti in un luogo caldo tendono a rivelare la loro presenza dopo un paio di giorni al massimo.

Ma io ho questo posto perfetto - il mio frigorifero domestico, lo chiamo - ed li che giace il nostro amico di ieri sera. Come ho detto, non sente pi freddo, ora, e non sta tra i piedi a nessuno. tutto molto pi ordinato, no?

Capitolo settimo
Trovai un androne. Un bell'androne profondo, cos profondo che la luce dei lampioni e delle vetrine di fronte non arrivava alla porta. Cos profondo che dalla strada era impossibile vedermi. Erano le nove e si gelava. Seduto sul sacco a pelo, lo zaino fra le gambe, osservavo il rettangolo di luci, movimenti e colori in fondo a quella specie di tunnel. Continuava a passare un sacco di gente, ma nessuno guardava dalla mia parte. Nessuno si accorgeva di me. Al di l della strada si vedeva l'imbocco di una stazione della metropolitana, un'edicola e un incrocio. Pensavo al mio ex padrone di casa, Faccia-diratto, che non sapeva neanche scrivere correttamente 'trattabile'. Pensavo a come un giorno l'avrei sorpreso in una viuzza buia e immaginavo quello che gli avrei fatto. Ero furioso e scosso, ma non particolarmente infelice. Non ancora. Il mio anonimato era una consolazione. Almeno, non mi avrebbe visto nessuno che mi conosceva. L ero solo uno dei tanti. E non dovevo pi preoccuparmi per l'affitto. Mi sentivo... libero, credo. Non avevo ancora sperimentato l'altra faccia della medaglia: i morsi della fame, il freddo costante e il problema di riuscire ad andare in bagno senza perdere di vista la came-

ra da letto. Fu proprio cos che persi il mio androne, e non solo quello. Come ho detto, avevo trovato quella bella sistemazione verso le nove e, per un po', ero rimasto seduto a guardare il mondo passarmi davanti. Non stavo troppo male, ma verso le undici ero infreddolito, stanco, con le chiappe intorpidite e la vescica piena da scoppiare. "Nessun problema" pensai. La stazione era l di fronte. E nella stazione c'era di sicuro un bagno. Mi bastava attraversare la strada. Chiaramente, mi sarei dovuto portare dietro la roba. Volendo, potevo anche lasciarla l, ma un rischio che uno preferisce non correre quando possiede soltanto uno zaino e un sacco a pelo. Cos, alle undici e un quarto mi alzai, mi caricai la roba in spalla e mi diressi verso la stazione. Scoprii che i cessi degli uomini erano a met del marciapiede uno, ma siccome non c'erano barriere proseguii tranquillo, superando un gruppo di barboni seduti sulle panchine. I bagni erano in fondo a una scala che sprofondava sotto i binari. Mentre la scendevo di corsa, mi rianimai all'idea del sollievo imminente. Fu allora che mi ritrovai davanti al primo imprevisto. L'ingresso ai bagni era chiuso da una sbarra. Per entrare, servivano dieci pence. Misi gi zaino e sacco a pelo e mi frugai nelle tasche. Una moneta da cinquanta pence e due da venti. Neanche una da dieci. C'era un gabbiotto di vetro, perci doveva esserci anche un guardiano. C' nessuno? chiamai. Da un momento all'altro, la situazione rischiava di diventare imbarazzante. Nessuno mi rispose. Non si muoveva una foglia. Mi

guardai intorno, lanciai la mia roba oltre la sbarra e con un salto fui dall'altra parte. Provai un sollievo indescrivibile. Ero ormai a met dell'opera quando, da dietro la porta di un cesso, spunt la testa di un nanerottolo sulla cinquantina, con un berretto a visiera e una cicca fra le labbra. Ehi! gracchi. Hai pagato? N... no balbettai. Mi aveva fatto bagnare i pantaloni. Non avevo... Non me ne frega di cosa non avevi, ragazzo. Aveva la voce roca di chi si fuma almeno sessanta sigarette al giorno. All'inizio avevo avuto l'intenzione di farmi cambiare i venti pence, ma il suo atteggiamento mi mand in bestia. Decisi di saltare di nuovo la sbarra e risparmiare dieci pence. Sono al verde dissi, tirando su la lampo. Il tizio si piant davanti alla sbarra. Tu non te ne vai senza pagare. Quando parlava, la sigaretta ballonzolava facendogli cadere la cenere sulle scarpe. Lo guardai negli occhi. Levati di mezzo, nonno. Scosse la testa. E gi cenere. Feci un passo avanti, roteando lo zaino. Lo schiv e cerc di colpirmi alla testa. Evitai il colpo, lo scostai con uno spintone e saltai dall'altra parte. Mi sentivo invincibile, un vero duro, ma pensai che fosse meglio filare. Gi m'immaginavo il vegliardo che telefonava alla polizia ferroviaria. Salii le scale di corsa e uscii in strada.

Ma, quando tornai nel mio androne, scoprii che qualcuno mi aveva soffiato il posto. Non me ne accorsi finch inciampai nei piedi del nuovo inquilino e quello schizz su come una molla. Un armadio a tre ante per un metro e ottanta di altezza. Che ti serve, bamboccio? Dall'accento, doveva essere di Liverpool. Io... c'ero prima io. Oddio, non potevo dire una cosa pi stupida. Mi moll una ditata in pieno petto. Sparisci, piccolo, o ti faccio sparire io. Ma io ero qui gi da due ore protestai. Ero andato un momento in stazione per... Sparisci. Via! Era ovvio che me ne dovevo andare. Quello non era un vecchietto catarroso che si poteva buttare gi con un soffio. Quello s che era un vero duro. Mi voltai con un groppo in gola e la sensazione che avrei passato il resto della vita a farmi mettere i piedi in testa. Non giusto borbottai. Che idiota. Non giusto! Se me ne fossi andato via subito, non si sarebbe accorto dell'orologio che avevo al polso. Mi afferr il braccio. Bell'orologio. Molla. No! L'orologio era l'unico tesoro che mi fosse rimasto: me l'aveva regalato mamma prima di conoscere Vince. Con uno strattone tentai di liberarmi, ma l'altro rafforz la presa. Molla, o ti spacco la faccia! Per un istante pensai di gridare, chiamare aiuto, ma anche se c'era un sacco di gente per strada sapevo che non sarebbe servito. Chi rischierebbe un cazzotto o una coltellata

per aiutare un barbone? Mi tolsi l'orologio e glielo diedi, lottando per trattenere le lacrime. Quello ghign. Grazie, bamboccio. Molto gentile. E ora sparisci! Sparii.

Consegne giornaliere 7
come lanciarsi col paracadute. Dopo il primo lancio diventa una cosa normale, ma non bisogna montarsi la testa. Controllare ogni volta l'equipaggiamento. Verificare la procedura. Sapere cosa va fatto. Non cadere in trappola. E la trappola in cui cadono i serial killer quella della schematicit. Ogni omicidio rientra in uno schema preciso, e questo suggerisce che sia un'unica persona a commetterli. un elemento che aiuta la polizia, perch dice qualcosa dell' omicida. Per esempio, se tutte le vittime sono messicane, si cercher qualcuno che odia i messicani. Se tutti i corpi vengono ritrovati nelle stazioni della metropolitana, si cercher qualcuno che bazzica spesso da quelle parti. una trappola, capite? Una trappola che l'omicida si costruisce con le proprie mani. E a questo che devo prestare particolare attenzione. Non posso fare a meno di seguire uno schema, dal momento che tutti i miei clienti sono dei barboni. inevitabile. Certo la polizia non ritrover i corpi nelle stazioni della metropolitana, e nemmeno altrove. Non sono cos stupido. Ma lo schema inevitabile, perci devo creare la massima variet possibile senza venire meno al compito che mi sono assegnato.

Il reclutamento di ieri sera differiva da quello precedente per diversi aspetti. In primo luogo, la recluta era una donna. Non l'ho scelta perch mi piacciono le donne, e nemmeno perch le odio. Le donne posso prenderle come lasciarle. L'ho scelta perch il suo predecessore era un uomo, tutto qui. E non l'ho scelta vicino alla stazione di Camden, perch questo sarebbe rientrato in uno schema preciso. Sono andato fino a Piccadilly Circus e, mentre passeggiavo per Soho, l'ho vista uscire dal Regent Palace. Conciata da far paura. Persino dall'altra parte della strada si vedeva quant'era sporca. Ed era uscita da quell'albergo come se fosse stata una duchessa. Ovviamente vi si era intrufolata per usare il bagno, ma un mistero come avesse fatto a non essere bloccata all'istante dalla sorveglianza. Comunque, lasciai che si allontanasse un po' prima di avvicinarmi e toccarle una spalla. Mi scusi. Si volt di scatto. S... s? Sicurezza dell'albergo dissi seccamente. Regent Palace. Con quel completo e quell'impermeabile, ero perfetto per la parte. Lei era nell'albergo, poco fa, vero? Annu, con lo sguardo di un animale braccato. S. Sono andata in bagno. Perch? C' stata una serie di furti, ultimamente. Devo chiederle di tornare con me all'albergo. Furti? Aveva un'aria disperata. Non ne so niente, io, di furti. Avevo solo bisogno del bagno. Sono rimasta

dentro appena un minuto. Poveraccia. Conciata com'era, non ce l'avrebbe mai fatta a restare li abbastanza da commettere un furto. Spiacente dissi ma deve venire con me per rispondere ad alcune domande. Non ci vorr molto. Oddio! esclam, mordendosi un labbro. Senta... ho gi abbastanza guai. Non ho casa, non ho lavoro, non ho soldi. Non ho rubato niente. Perch non mi perquisisce e mi lascia andare? Stava per prorompere in lacrime, come scrivono nei romanzi rosa. Decisi che era il momento di dare il tocco finale. La squadrai con aria pensosa. Be', mica avrei qualcosa in contrario a perquisirti dissi in tono significativo. Hai detto che non hai una casa, giusto? Annu. Vidi la speranza albeggiarle negli occhi. E c' un tempaccio, stasera. Che ne diresti di passare la notte al coperto? Geniale. In un bel letto caldo? Che vorresti dire? Lo sapeva benissimo, quello che volevo dire. Sorrisi e lei disse: Vuoi che io...? Alzai le spalle. Era solo un'idea, fiorellino. Tu ti eviti un po' di guai e io... Sorrisi di nuovo. Esit, ma non ci mise molto a capire che non aveva alternative. Probabilmente pens che l'avrei fatta accusare di furto, se avesse fatto la puritana. Annui abbassando lo sguardo e mormor: D'accordo. Il resto fu facile. Taxi. Casa. Saffo. Vestiti asciutti. Minestra. Eterno riposo.

Sono cos carini, fianco a fianco, che non riesco a smettere di guardarli. Mi sa che mi sto rammollendo.

Capitolo ottavo
Arrancai in Pentonville Road lanciando occhiate negli androni. Senza orologio, mi sentivo il polso nudo. Aggiunsi alla lista l'armadio di Liverpool. Faccia-di-ratto e Armadiodi-Liverpool. Andando avanti cos, rischiavo di diventare un serial killer. A un certo punto ne trovai libero uno piuttosto profondo. Entrai esitante, chiedendomi se fosse un posto sicuro. E se ci dormiva gi qualcun altro? Uno tipo Armadio-di-Liverpool? Qualcuno che magari poteva innamorarsi del mio zaino e del mio sacco a pelo e portarmeli via. O accoltellarmi e prenderseli. D'altra parte si era fatto tardi, anche se non sapevo di preciso che ore fossero. Di certo, mi dissi, se qualcuno dormisse qui regolarmente, sarebbe gi arrivato. E poi ero stanco morto. Avevo bisogno di sdraiarmi, e dovunque fossi andato avrei avuto lo stesso dubbio. Cos... Mi ero appena infilato nel sacco a pelo, la testa sullo zaino, quando arriv. Sentii dei passi e pensai: "Non fermarti. Va' avanti, ti prego, non fermarti". Ma i passi si fermarono e capii che mi stava osservando. Aprii gli occhi. Era solo un'ombra sulla soglia. tuo, 'sto posto? gracchiai. Domanda idiota. Avrebbe risposto di s anche se non lo fosse

stato. Quello che avrei dovuto dirgli era sparisci. Mi chiesi quanto fosse grosso. No, amico, non mio. Aveva una voce calma, gentile. Ma se ti stringi un po', ci sta anche il mio sacco a pelo. Mi spostai e lui si sistem accanto a me, cos vicino che quasi ci sfioravamo. Era una bella sensazione avere qualcuno accanto. Sentivo di dover dire qualcosa, cos domandai: da molto che vivi cos? augurandomi che non si offendesse. Sei, sette mesi rispose. E tu? Prima notte. Ridacchi. Si vede. Di dove sei? Del nord. Di Birmingham, io. Si sente. Fu un rischio, la mia battuta sul suo accento, ma lui rise di nuovo. Ginger si present, e rimase in attesa che facessi altrettanto. Per io non volevo dirgli come mi chiamavo. Non volevo dirlo a nessuno. Taglio netto, chiaro? Nuova vita. E poi lui mica mi aveva detto il suo vero nome. Ginger un soprannome. Link dissi. L'avevo letto su un cartello. Thameslink: una linea ferroviaria. Ah s? ribatt con un tono da non-ti-credo-ma-vabene-lo-stesso. Ce l'hai una cicca, Link? Non fumo. Per la prima volta in vita mia, mi dispiacque non essere un fumatore.

Ginger ridacchi. Fumerai. Perch? Mai avuto fame, eh? Fame da lupi, intendo. No. Be' quando hai una fame da lupi, il fumo aiuta. Hai fame, Ginger? Un po'. Perch? Hai qualcosa da mettere sotto i denti? Ho uno Snicker nello zaino. Ti va? E tu? Non ho fame. Non era vero, ma forse avevo trovato un amico e non volevo perderlo. Aprii lo zaino e frugai finch ebbi ritrovato la barretta di cioccolato. Tieni. Grazie. Sicuro che non ne vuoi? No. Met. No, tutto tuo. Richiusi lo zaino e mi sdraiai a occhi chiusi, ad ascoltarlo mangiare. Aveva proprio fame. Si sentiva. Quando ebbe finito, disse: Va meglio, adesso, 'notte, Link. 'notte, Ginger. Fu cos che conobbi Ginger. Mi addormentai e fui svegliato da qualcuno che mi tirava calci nella schiena, neanche tanto delicatamente, e diceva: Forza, amico. Muoviti. Aprii gli occhi e li richiusi all'istante, accecato da una torcia elettrica. Dapprima pensai che Ginger avesse cambiato idea e non volesse pi dividere con

me la stanza da letto, ma poi capii che era la polizia. Mi tirai su. Era ancora buio. Mentre uscivo dal sacco a pelo, un freddo glaciale mi penetr nelle ossa. Erano due agenti, un uomo e una donna. Dopo averci svegliati, fecero un passo indietro e restarono a controllare che riavvolgessimo i sacchi a pelo e li legassimo agli zaini. Dimentichi qualcosa grugn l'uomo, puntando il fascio di luce sull'involucro appallottolato del mio Snicker. Ginger lo raccolse e se lo infil in tasca. Pensavo che ci avrebbero arrestati, ma appena fummo pronti ad andarcene, si rimisero in marcia illuminando tutti gli androni man mano che ci passavano davanti. Che ore sono? domandai, istupidito dal freddo e dal sonno. Ginger alz le spalle. Pi o meno le sei. Perch ci hanno fatto alzare? Perch? Fece una smorfia. Eravamo sdraiati davanti all'ingresso di un negozio. E al proprietario non avrebbe fatto piacere trovarci qui. Che facciamo? Come stai, a soldi? Ho nove sterline e qualche spicciolo. Ti va un caff? Con qualcosa da mettere sotto i denti? Altroch. Ero affamato. E tu? Sorrise. Non sentirti obbligato a sfamarmi solo perch abbiamo dormito nella stesso androne. E non dire a nessuno che hai nove sterline, o non le avrai per molto.

Andammo in un locale che restava aperto anche di notte. L'orologio alla parete segnava le sei e venti. Eravamo gli unici clienti. C'ingozzammo di panini e caff, e chiacchierammo. Ginger mi domand che pensavo di fare. Gli dissi che cercavo un lavoro in attesa che l'Assistenza Sociale prendesse una decisione sul mio caso. Ma, quando gli spiegai le circostanze che mi avevano portato a Londra, Ginger scosse la testa. Perdi tempo, amico. Diranno che colpa tua se sei diventato un senzatetto, perch hai lasciato volontariamente la casa di tua madre. Vuoi dire che non mi daranno un sussidio? Neanche il becco d'un quattrino, credimi. Ma... se non trovo lavoro... se ci metto un po'... come faccio a vivere? Scoppi a ridere. Imparerai ad arrangiarti. Non gliene frega niente a nessuno, capisci? Questa la prima cosa che devi imparare. Sorrise. Perch credi che tanti ragazzi chiedano l'elemosina? Perch si divertono? Scossi la testa. cos che vivi, tu? Chiedi l'elemosina? Gi. Tutto il giorno, ogni giorno. E a volte non riesco neanche a tirare su abbastanza da comprarmi un panino. Vuoi dire che la maggior parte della gente non d niente? Indovinato.

Cos, quando finir i soldi, anch'io mi metter a chiedere l'elemosina? Fossi in te, non aspetterei che finiscano i soldi. Come dicevo, certi giorni non riesci a tirare su niente. Io comincerei subito, se fossi in te. Restammo al caldo fino all'arrivo dei primi clienti. A quel punto, il proprietario del locale cominci a guardarci male. Andiamo disse Ginger. O finir per cacciarci. Si alz e si rimise lo zaino in spalla. Qui dietro ci sono dei bagni niente male. Ti faccio strada. Usammo il bagno e lasciammo il locale allo spuntare dell'alba. Seguii Ginger attraverso la folla del mattino, sperando che mi avrebbe permesso di restare con lui. Mi dava la sensazione di sapere parecchie cose che dovevo assolutamente imparare per sopravvivere in quella giungla fredda e sterminata. Era una mattina umida, con un vento subdolo che ti passava da parte a parte come una lama. Pensavo che Ginger cercasse un posto dove sistemarci, un posto al riparo dal vento e pieno di passanti, invece continuammo a camminare. Andavamo verso sud e pensai: "Se l'Inghilterra non fosse un'isola, potremmo arrivare a piedi in Spagna o in Africa, un posto caldo, al sole". Dopo un po', domandai: Dove stiamo andando? e lui rispose: Non ha importanza. Con un tempo cos, bisogna continuare a muoversi.

Ormai era pieno giorno e per strada c'era un sacco di gente. Mi accorsi che molti passanti cambiavano direzione per non passarci vicino. Di tanto in tanto, anche Ginger cambiava direzione per intercettarne qualcuno. Scusa, amico, hai moneta? Quasi sempre il tizio proseguiva senza dargli niente. Tanto per fare qualcosa, mi misi a studiare le varie reazioni. Certi tiravano dritto con sguardo inespressivo, come se neanche si fossero accorti di Ginger. Altri facevano una smorfia rabbiosa, stringevano le labbra e proseguivano sprezzanti, con l'aria di chi avesse appena ricevuto un'offesa. C'era poi chi scuoteva la testa, chi si frugava in tasca e chi scrollava le spalle, esprimendo mimicamente l'assenza di monete dalle proprie tasche; e c'erano anche quelli che mugugnavano qualcosa d'incomprensibile, cos non riuscivi mai a capire se dicessero "mi spiace non ho moneta" o "vai a quel paese". A un certo punto Ginger accost un tizio dall'aria severa, militaresca, che lo squadr da capo a piedi con disgusto e disse: Moneta? Sei settimane in divisa, bello mio, e saresti nuovo di zecca! Di tanto in tanto, per, qualcuno tirava fuori qualche spicciolo. I donatori erano di due tipi: quello sprezzante e quello afflitto. Il tipo sprezzante guardava Ginger dall'alto in basso, infilava una mano in tasca, tirava fuori degli spiccioli, glieli dava dicendo: Tieni e proseguiva a testa alta. Il tipo afflitto reagiva con imbarazzo, frugandosi nelle tasche e, tirando fuori una manciata di monete, diceva qualcosa tipo: Mi dispiace... tutto quello

che ho oppure: Mi spiace, ma vede ho gi dato prima... a un ragazzo. Poi gli metteva i soldi in mano e si allontanava con un sorriso dispiaciuto. Uno di questi mi guard con aria ansiosa, incerto se dare qualcosa anche a me. Facemmo diversi chilometri, quella mattina, finch Ginger si ferm davanti a un cancello in ferro battuto. Eccoci arrivati, amico. Sembra una chiesa dissi. Rise. una chiesa. St. James. Qui almeno possiamo stare seduti al riparo dal vento. Davvero? Certo. Durante il giorno puoi anche sdraiarti su una panca, se vuoi. Di notte chiusa. Entrammo in chiesa. Era splendida, dentro: interni immacolati, bianco e oro, vasi di fiori, legno levigato. E c'era soltanto un ubriacone malconcio, che seduto ricurvo su un banco in fondo bofonchiava fra s. Neanche si accorse di noi. Risalimmo la navata centrale e ci sedemmo su una panca, togliendoci lo zaino dalle spalle. Era un sollievo potersi sedere. Una sensazione straordinaria, essere finalmente al riparo da quel vento glaciale. Mi sembrava incredibile che fossimo potuti entrare cos facilmente. Mi sentivo imbarazzato, un intruso. Forse avrei dovuto pregare, ma Ginger mi strizz l'occhio e cominci a contare quanto era riuscito a raccogliere. Una sterlina e settantaquattro annunci. Possiamo avere panini al formaggio per pranzo, vecchio mio. I panini al formaggio sono la fine del mondo, qui.

Qui? Pensavo che mi stesse prendendo in giro. S, qui. C' un bar attaccato alla chiesa. Ma va' ! Altroch! Va' a vedere, se non mi credi. Scossi la testa. Sei tu l'esperto. Ti credo. Per quei soldi sono tuoi, non miei. Io non ho fatto niente. Chi ha pagato la colazione, stamattina? Io, ma... Niente ma. Io pago e tu compri la roba. Sorrise. Hai l'aria pi rispettabile di me. Ti prenderanno per un turista. C'era s, il bar, e facevano dei panini al formaggio che erano veramente la fine del mondo. Mangiammo in chiesa, e questo mi parve un po' blasfemo, ma poi mi dissi che in fondo anche Ges mangiava a casa della gente e perci il fatto che noi mangiassimo a casa Sua non l'avrebbe infastidito. Ero felice, credo. Avevo un amico, la pancia piena e un tetto sopra la testa. Che si pu chiedere di pi?

Consegne giornaliere 8
successo di nuovo. Mi stavo recando nel quartiere dei teatri per una perlustrazione, quando mi si sono avvicinati due barboni e uno, il pi trasandato, mi ha chiesto della moneta. Gli ho risposto come al solito e, allontanandomi, li ho sentiti ridere. Spero che non perdano il senso dell'umorismo, perch potrebbero averne bisogno molto presto. Non dimentico mai una faccia, io, e la prossima volta che c'incontreremo, si vedr chi ride ultimo. Perdio se si vedr.

Capitolo nono
Restammo in chiesa fino alle due. Non faceva molto caldo, ma almeno eravamo al riparo dal vento. Poi Ginger disse: Vorrei tentare di tirar su qualcosa intorno a Trafalgar Square. Vieni anche tu? Annuii. Se a te sta bene. Sarebbe ora che ci provassi anch'io, e mi sar pi facile sapendo che sei in zona. Approv. D'accordo. Facciamo cos: tu piazzati davanti all'uscita della National Gallery. Anche se non siamo proprio in alta stagione, da quelle parti i turisti non mancano mai. Risalimmo Piccadilly e, in fondo a Haymarket, girammo a sinistra. La National Gallery non era particolarmente affollata, ma c'era un continuo andirivieni di gente che entrava e usciva dal museo. Nonostante il freddo, qualcuno si era perfino seduto sulla scalinata d'ingresso. Ginger mi lasci davanti all'entrata. Lo guardai allontanarsi e mescolarsi alla folla, poi cercai di concentrarmi sulla mia nuova attivit. L'inizio fu drammatico. Veramente drammatico. Per un po' restai fermo a osservare i passanti, sforzandomi di capire quali fossero i possibili donatori. Dio solo sa che cosa stessi cercando: un'espressione gentile, immagino, una persona

che, a giudicare dalla faccia, non mi avrebbe mandato a quel paese. Un'idea sciocca, ovviamente. Alla fine presi il coraggio a due mani e pescai un tizio a caso. Sparisci ringhi, salendo di corsa i gradini. I cinque minuti successivi li sprecai pensando a quanto mi avevano ferito quelle parole. Mi sentivo rifiutato. E mi chiedevo come mai un essere umano sensibile alle bellezze dell'arte fosse cos insensibile ai sentimenti di un suo simile. L'avevo presa come un fatto personale. Errore gravissimo. Dopo un po' me ne resi conto e cominciai a fermare gente a casaccio, senza aspettarmi niente, augurando buona giornata anche a quelli che non mi davano un soldo. Smussai la punta della mia sensibilit nel duro terreno della loro indifferenza, finch diventai anch'io indifferente e a quel punto fu tutto pi facile. Mi diedi da fare sino alla chiusura del museo, stando un po' in piedi e un po' seduto sui gradini. Avevo i piedi intorpiditi ed ero mezzo congelato, ma non mi arresi e, quando il museo chiuse e la gente scivol via, contai gli spiccioli raccolti e scoprii che avevo tirato su quasi quattro sterline. Attraversai la piazza di gran carriera e trovai Ginger sdraiato su una panchina. Sentendomi arrivare, sollev la testa. Com' andata? Tre sterline e ottantuno pence. Tu? Due e quarantaquattro, e sono congelato. Mangiamo qualcosa. Prendemmo un trancio di pizza e una coca a testa. Mentre Ginger guardava da un'altra parte, comprai un pacchetto

di sigarette e un accendino da quattro soldi e glieli diedi. Sei fuori di testa, amico mi disse. Manco fumi, tu. A sera, il vento si rafforz, portando con s raffiche taglienti di nevischio. Avrei dato qualsiasi cosa pur di tornare nella chiesa di St. James, ma Ginger mi ricord che a quell'ora l'avremmo trovata chiusa. Finimmo per sdraiarci sullo Strand, nell'androne di un negozio di roba orientale, infagottati nei nostri sacchi a pelo, in attesa che chiudessero i teatri. Laggi disse Ginger, battendo i denti ci sono delle nicchie belle profonde. Perfette per passarci la notte. Per bisogna arrivarci presto. Accese una sigaretta, fece un tiro e me la pass. Esitai e lui ridacchi, buttando fuori il fumo. Forza. Tanto ai sessanta non ci arrivi lo stesso, vivendo per strada. Feci un tiro e mi prese un attacco di tosse. Ginger scoppi a ridere. Vedi? Sei gi pi di l che di qua. Se credete che per dormire all'aperto basti trovare un luogo asciutto dove sdraiarsi, con la sicurezza di non essere cacciati via dagli sbirri, vi sbagliate. Non colpa vostra, chiaro. Se non ci avete mai provato, non potete sapere che cosa significhi, cos cercher di darvene un'idea. Tanto per cominciare, vi trovate un posto. Dovunque sia (a meno che si tratti di una casa abitata da abusivi o di qualche edificio fatiscente), avr probabilmente un pavimento di pietra, piastrelle, cemento o mattoni. Duro e freddo, cio. E magari anche angusto, come sono di solito gli androni dei

negozi. Comunque, diciamo che vi siete trovati un posto. Se siete cos fortunati da avere un sacco a pelo, lo srotolate e vi infilate dentro. Tutto bene? Forse s, forse no. Ricordate la mia prima notte? Armadio-di-Liverpool? Certo. Mi cacci via e mi freg l'orologio. Be', sono cose che possono succedere ogni notte, e c' di peggio. Un ubriacone o un cane potrebbero pisciarvi addosso. Succede di continuo: quella che per voi una camera da letto, per un altro un cesso. O potreste finire fra le mani di una banda di teppisti ubriachi in cerca di qualcuno da conciare per le feste. Capita spesso, e se quelli si lasciano prendere la mano potete anche lasciarci la pelle. Ci sono quelli a cui piacciono i ragazzini e pensano che, se uno un barbone, disposto a fare qualsiasi cosa per soldi; e ci sono gli psicopatici, che vi accoltellano solo per prendervi lo zaino. Cos vi sdraiate e tenete le orecchie tese. Eccome. Passi. Voci. Respiri, persino. Non facile dormire. Senza contare i lividi. Che lividi? Provate a restare sdraiati su un pavimento di pietra per mezz'ora. Soltanto mezz'ora. Potete scegliere la posizione che preferite e cambiarla finch volete. Non starete mai comodi, ve l'assicuro. Non riuscirete mai ad addormentarvi, a meno che siate ubriachi fradici o esausti. E se lo siete, e riuscite ad addormentarvi, preparatevi: quando riaprirete gli occhi, avrete fianchi, spalle, gomiti, caviglie e ginocchia pieni di lividi, soprattutto se siete un po' dimagriti per la dieta degli ultimi giorni. E se lo fate

sei ore per notte, sei notti di fila, vi sentirete come se foste caduti da un treno in corsa. E il freddo, poi. Se avete provato anche solo una volta a chiudere gli occhi coi piedi gelati, saprete che impossibile addormentarsi anche sotto una coperta. Dovete trovare un modo per scaldarveli, o rimarrete svegli tutta la notte. E in gennaio, in un androne, coi vestiti fradici, la cosa pu risultare alquanto complicata. E, anche se ci riuscite, pu scapparvi la pip e allora vi tocca ricominciare da capo. Questi sono solo alcuni degli svantaggi. Non ho citato i crampi della fame, le emicranie e la febbre, il mal di denti, le pulci e i pidocchi. Non ho parlato della nostalgia di casa, della depressione, della disperazione. Non ho descritto come ci si sente a desiderare una ragazza quando le circostanze rendono praticamente impossibile conoscerne una, come ci si sente a essere un rifiuto della societ, una 'non persona'. Cos restate sdraiati sui vostri lividi, le orecchie tese, cercando di scaldarvi i piedi. Vi girate su un fianco e vi fa male l'anca, vi sdraiate sulla schiena e vi si congelano i piedi e il cemento vi distrugge le caviglie. Con uno sforzo immane, decidete di restare comunque immobili per qualche secondo nella speranza di addormentarvi, ma impossibile. Lo zaino sotto la testa duro come una pietra e avete il naso che ormai un pezzo di ghiaccio. Vi chiedete che ore sono. Potete smettere di stare all'erta, adesso? O potrebbe ancora arrivare qualcuno? Rintocchi lontani. Drizzate le orecchie e contate.

L'una? "Ma va, non pu essere soltanto l'una!" Vi dite. "Sono qui da ore. Che mi sia sfuggito un rintocco?" E questo cos'? Sembra un respiro. Un respiro pesante, di un pazzo, magari. Fermo. Buono. Magari non mi vede. Drizzo le orecchie. ancora qui? Silenzio. Forse si sta avvicinando senza fare rumore. No. Tranquillo. Posso tirare il fiato. Cavolo, ho i piedi congelati. Un'immagine improvvisa: la mia vecchia stanza, a casa. Il mio letto. Che cosa darei per... no, non devo. Non devo pensarci. Impossibile dormire, altrimenti. Forse, in questo momento, ci dorme qualcun altro. Al caldo, all'asciutto. Al sicuro. Beato lui. Cibo. Oddio, no, non pensiamo al cibo...! Mamma. Chiss cosa sta facendo mamma. Chiss se si domanda che fine ho fatto. Come reagirebbe se lo scoprisse? Mi manchi, mamma. E io ti manco? C' qualcuno che sente la mia mancanza? Altri rintocchi. L'una e un quarto? Non posso crederci. Gli assistenti sociali staranno esaminando il mio caso? Hanno un'idea di cosa significhi dormire in un androne? Figuriamoci. E cos passa il tempo, un'ora dopo l'altra. Ogni tanto sonnecchiate, ma solo pochi minuti per volta. Il freddo, la paura, il dolore sono tali che finite per pregare che venga presto il mattino anche se siete stanchi morti, anche se siete certi che domani non sar migliore di ieri.

E la cosa peggiore sapere che non avete fatto niente per meritarvi tutto questo. Il mattino dopo tornai all'Assistenza Sociale e scoprii che Ginger aveva ragione. Fui ricevuto da un tizio che mi comunic le loro conclusioni: se ero diventato un senzatetto, la colpa era mia e perci non avevo diritto ad alcun sussidio. Non era mia intenzione dare in escandescenze, ma non potei trattenermi. Ero sporco, avevo un freddo cane, una fame bestiale e i piedi distrutti. Ero cos stanco che riuscivo a malapena a mettere insieme una frase sensata. Ne avevo fin sopra i capelli, cos sbottai. Gli dissi di Vince e mamma, Vince e Carole, Vince e me. Pensavo che avrebbe capito, ma probabilmente uno dei leoni in pietra di Trafalgar Square mi avrebbe dato pi retta. Rest seduto a guardarmi dietro i suoi occhiali dalle lenti azzurrate e, quando ebbi finito di sfogarmi, ripet parola per parola e senza alcuna espressione quello che aveva gi detto. Avevo appuntamento con Ginger davanti al Cleopatra's Needle, l'Obelisco di Cleopatra. Il tempo era orrendo e non me la sentivo di farmi altri chilometri a piedi, cos presi la metropolitana a Euston e scesi all'Embankment. Arrivai con un certo anticipo e Ginger non c'era ancora. Passai un paio d'ore a chiedere l'elemosina lungo il fiume, ma raccolsi unicamente vento e pioggia. Alla fine decisi di rinunciare e andai a sedermi sotto un ponte, senza per riuscire a ripararmi dal vento gelido. Ginger mi aveva lasciato due sigarette.

Chiesi a un tizio di farmi accendere e me le fumai tutt'e due, accendendo la seconda col mozzicone della prima. Stavo morendo di fame e il fumo mi dava un senso di nausea, ma anche, stranamente, di conforto. Quand'ebbi finito le sigarette, contai i soldi che mi restavano e scoprii di avere appena quattro sterline. Quattro sterline e sedici pence, per la precisione. Avevo assoluto bisogno di mettere qualcosa sotto i denti e trovare un gabinetto, cos m'incamminai con la speranza d'incontrare un baracchino di hot-dog o roba del genere. Trovare un bagno pubblico non fu difficile e, dopo essermi lavato la faccia e le mani, mi sentii un po' meglio. Di mangiare, invece, neanche a parlarne. Mi ritrascinai fino all'Obelisco di Cleopatra, dove intanto era arrivato Ginger. Stava seduto sullo zaino, con un sacco della pattumiera che gli copriva la testa e le spalle. una nuova moda? gli chiesi. Splendido, vero? Si alz e fece una piroetta. Ultimo grido. Com' andata? Glielo dissi e lui scroll le spalle. Stando cos le cose, dovrai rinunciare a Buckingham Palace e pensare a una soluzione pi raccolta, tipo una scatola di cartone. Anche lui moriva di fame, cos ci trascinammo verso nord in cerca di una pizza. Il sole gi tramontava. Che ne diresti di un posto decente per stanotte, vecchio mio? propose Ginger, mentre cenavamo seduti in un portone. Con un tetto sopra la testa e quattro pareti intorno. L'Esercito della Salvezza o roba del genere?

No. Si sentono cose poco rassicuranti su quei posti. Pieni di pazzi furiosi. Una volta ci ho passato la notte. Da lasciarci la pelle dalla paura. No, pensavo a Capitan Uncino. Chi? Capitan Uncino. Lo guardai. Spiegati meglio. Chi questo Capitan Uncino? Sorrise. Non un personaggio di fantasia, amico. un tizio in carne e ossa. Andiamo a berci un caff e ti dico tutto di lui.

Consegne giornaliere 9
Il tre un numero importante. Lo si ritrova ovunque. Tre urr. I tre moschettieri. Se potessi esaudire tre desideri. Tre civette sul com. La Santissima Trinit. Le tre armi dell' esercito. I tre porcellini. Un numero importante. Ho tre reclute, ora. Quando ne avevo una sola, ero un assassino; due, un doppio assassino; ora che ne ho tre, suppongo di essere un pluriomicida o, per essere pi precisi, quello che gli americani definiscono un serial killer. Se mi prendessero - il che non accadr - probabilmente farebbero un film su di me. Naturalmente le ho sistemate alla maniera militare, la pi alta a sinistra e la pi bassa a destra, e fanno un gran bell'effetto, soprattutto adesso che gli ho tagliato i capelli. Dovr cercare degli stivali, per loro, qualcosa che si possa lustrare. Al momento, calzano tutti quelle orrende scarpe da ginnastica. Il reclutamento di ieri sera mi ha dato una particolare gioia. Ma andiamo con ordine. Saranno state circa le otto quando ho dato inizio al pattugliamento serale. Il tempo non era dei migliori - vento e nevischio - proprio la serata ideale per uno che lavora nel mio ramo. Avevo appena sceso le sca-

le che portano al Grand Union Canal e mi dirigevo verso Camden Lock per controllare la situazione, quando l'ho visto. Una creatura miserevole, macilenta, le spalle cascanti, sparuti ciuffi di capelli unti che gli scendevano sul collo. Stava sistemando dei cartoni sotto i gradini che avevo appena sceso. Era un angolo asciutto e il tizio, chiaramente, vi si stava accampando per la notte. Mi sono avvicinato con la mia maschera da buono e un'aria preoccupata. Santocielo ho esordito non vorr passare una notte cos in un posto simile! Ha reagito con sospetto. Sicuro. Mi ha fissato dritto negli occhi e ho capito che non era un novellino. Hai un'idea migliore? ha ringhiato. Ho scrollato le spalle, esibendo il mio migliore sorriso innocente. Non intendevo offenderla ho detto. Ma cos freddo che mi domandavo se avesse gi tentato di passare all'ostello di Plender Street. Non e' nessun ostello in Plender Street ha ribattuto. E comunque a quest'ora gli ostelli sono gi strapieni. Mi ha fissato socchiudendo gli occhi. E a te che ti frega? A che gioco stai giocando, nonno? Nessun gioco. Altro sorriso innocente. C' un ostello in Plender Street. nuovo, perci non tutti lo conoscono. E ci sono ancora posti liberi. Com' che sai tutto di 'sto posto? Sono il direttore ho mentito. Sono io che mando avanti la baracca.

E come mai non sei l, allora? Era un furbacchione, questo. Dovevo usare tutto il mio talento. Stavo facendo un salto a casa ho risposto. A dare da mangiare a Saffo. Saffo? Il mio gatto. Ha starnutito. Di sicuro quel gatto dorme meglio di me. E mangia meglio di me. Continuava a fissarmi. Cos dirigi un ostello? Esatto. E ci sarebbe ancora posto? Ce n'erano, quando sono venuto via. Ci dev'essere sotto qualcosa. Mi guard di traverso. Quanto costa? Niente. E non c' sotto niente. gratuito. Prima colazione compresa. Cos se vengo con te... Ho sorriso. Se viene con me, non dovrebbe avere problemi. Avrebbe il posto assicurato. Dove abiti? Poco lontano. Mornington Place. Sa dov'? Ha annuito. S, lo so. D'accordo, vengo. Spero per le che tu non stia giocando sporco, nonno, perch se cos ti faccio sputare le budella. Ha mollato i cartoni, si messo lo zaino in spalla e ci siamo incamminati.

Di dov' lei? gli ho chiesto, anche se non me ne fregava un accidenti di dove veniva. Sapevo esattamente dov'era diretto. Leicester. Leicester? L non si trova un lavoro neanche a pagare, vero? Ha scosso la testa. Sono andato avanti sei mesi a scrivere lettere, fare colloqui. Niente. Cos ha pensato di provare a Londra? Non subito. Ho provato con l'esercito, prima. Questo s che mi ha fatto drizzare le orecchie. L'esercito? ho chiesto. E com' andata? Ha scrollato le spalle: Insopportabile. Capoccioni che passano la giornata a urlarti in faccia. A dirti quello che devi fare. E la roba che ti danno da mangiare... Mioddio! Cos l'ho mollato. Be', non si pu dire che piaccia a molti, l'esercito. Pieno di fascisti, chiaro. Ribollivo, ovvio, ma non mi sono lasciato sfuggire una parola. Un'interpretazione sublime. Capoccioni! Davvero. Dei fascisti non so ha replicato. Non mi occupo di politica. Ma uno dev'essere alla disperazione per restare fra quella gentaglia. Ha sputato in un tombino. Meglio vivere in mezzo a una strada. D'accordo, amico, ho pensato. Tu ancora non lo sai, ma stai per essere arruolato in un altro esercito. un piccolo

esercito, che non si affida ai volontari, e uscirne alquanto difficile. Perdio se difficile. "Sta' attento" mi sono detto. "Questo non un ingenuo". Ma poi la cosa si rivelata pi semplice del previsto. Il tenerone si acquattato in cucina per accarezzare quello stupido gatto e io gli ho lasciato aprire una scatola di KiteKat. Addestrato a uccidere. Bisogna saper cogliere il momento giusto. E sapete una cosa? Il ragazzo migliorato del cento per cento col taglio di capelli che gli ho fatto. La sua mamma sarebbe fiera di lui.

Capitolo decimo
Cos presi un caff al baracchino delle pizze, ne bevemmo un po' a testa e Ginger mi raccont di Capitan Uncino. Qualche anno fa, 'sto tizio - che in realt si chiama Probyn - compra per quattro soldi sei barche conciate da fare schifo, con l'intenzione di risistemarle e affittarle a chi vuol fare le vacanze sui canali, ma poi scopre quanto verrebbe a costargli la cosa e decide di lasciar perdere. Ha un'idea migliore. Ha visto un sacco di ragazzi che dormono per strada e pensa: ci sono! Dormitori galleggianti, no? All'asciutto, al riparo dal vento, al sicuro dai pazzi furiosi, senza sbirri tra i piedi. Tre sterline a notte. Cos strappa via tutto l'arredo per sfruttare al massimo il pavimento o il ponte o come diavolo si chiama, e calcola di riuscire a infilare fino a sessanta ragazzi sottocoperta. Sei barche. Trecentosessanta ragazzi a tre sterline a cranio. Mille e ottanta sterline a notte. Certo in pratica non funziona proprio cos. Non quasi mai al completo, neanche in inverno, perch non mica facile trovare tre sterline e poi alcuni ragazzi non sopportano di stare chiusi l dentro, ma Capitan Uncino ci guadagna bene lo stesso.

S'interruppe per bere un sorso di caff e ne approfittai per chiedere: Ma ci saranno delle norme da rispettare, no? Contro gli incendi e roba del genere. legale quello che fa? Ginger scroll le spalle. Incendi, salute, igiene. Probabilmente non c' niente in regola, ma non gliene frega a nessuno. Lui toglie un po' di ragazzi dalle strade, giusto? E li sbatte sottocoperta, dove i turisti non possono vederli, cos l'amministrazione chiude un occhio. E dov' che tiene queste barche? Vicino a Camden Lock. Cosa ne dici? Dormiamo al coperto, stanotte? Non mi dispiacerebbe. che sono quasi al verde. Tre sterline per dormire e resto all'asciutto. Niente paura. Sorrise. Ho incontrato un tizio, oggi. Mi doveva dieci sacchi. Non li aveva tutti, ma me ne ha dati sette. Ci stiamo larghi. Dev'essere uno che lavora. Qualcosa del genere. Vende giornali. Li vende a cinquanta pence e se ne tiene trenta. Beato lui. Mi fiss. Andiamo, allora? Annuii e c'incamminammo a testa bassa nel vento gelido, difendendoci alla meglio col sacco della spazzatura di Ginger. Due ragazzi smarriti, in cammino verso il paese dei sogni. Avete mai visto uno di quei disegni che raffigurano la sezione di una nave negriera? Una di quelle con dentro gli

schiavi stipati come sardine in ogni centimetro quadrato? Be', la situazione non era molto diversa sulla barca dove finimmo Ginger e io. Ci eravamo separati dalle nostre sei sterline sull'alzaia che correva lungo il canale, dove Probyn aveva sistemato il suo ufficio sfruttando uno di quei gabbiotti gialli di plastica dei guardiani. A vederlo, non avrei mai pensato che fosse lui Capitan Uncino. Stava su una sedia pieghevole e portava stivali di gomma, una cerata, una sciarpa pesante, un berretto di lana e guanti senza dita. Aveva la pelle liscia, la carnagione rosea, occhi chiari e l'aspetto di un uomo sui trentacinque. Arraff i nostri soldi e sorrise. Aveva piccoli denti bianchi, regolarissimi. Ficc le banconote in un portafoglio rigonfio che infil in una tasca interna. Mi stavo chiedendo come mai nessuno lo avesse ancora rapinato, quando sentii un ringhio profondo e vidi un Rottweiler grande come un cavallo sdraiato ai suoi piedi. Probyn sorrise di nuovo. Non pensarci nemmeno, ragazzino disse in tono soave, come se mi avesse letto nel pensiero. Indic la barca pi vicina. Quella disse. Attenti a non cadere, quando salite. Ho gi detto che sembrava una nave negriera. Quello che non ho detto che puzzava anche come una nave negriera. Varcammo un portello e fummo investiti dal fetore di troppi corpi umidi e sporchi e dall'eccessiva concentrazione di gas corporei. Dopo aver sceso tre gradini, cominciammo a inciampare nei corpi distesi, cercando uno spazio dove sistemarci alla luce fioca di un'illegale lampada a cherosene. Tro-

vammo un angolo libero e ci sdraiammo, beccandoci grugniti e maledizioni dai corpi vicini. C'era una cosa buona, comunque: l, almeno, non sentivi freddo e non dovevi stare sempre sul chi va l. La barca dondolava sull'acqua e, una volta abituati alla puzza, la sistemazione era abbastanza gradevole. incredibile quanto siano morbide le assi di legno quando si abituati a dormire sul cemento. Mi addormentai quasi subito e sognai di solcare col mio yacht le acque dei tropici sotto un cielo limpidissimo, mentre Vince correva avanti e indietro portandomi bibite ghiacciate e il mio ex padrone di casa, Faccia-di-ratto, mi faceva aria con un ventaglio di penne di struzzo. Un sogno, finch dur. Un incubo, il risveglio. Vi siete mai accorti della quantit di soldi che la gente spreca per fesserie? Io non me n'ero mai reso conto fino a quel sabato pomeriggio, dopo la notte passata sulla barca, quando Ginger e io decidemmo di fare un giro al mercato. A quanto pare, il mercato di Camden Lock famoso, anche se non ne avevo mai sentito parlare. proprio di fianco al canale, un'area vastissima, strapiena di negozi e bancarelle che vendono di tutto: cappelli, gioielli, magliette, specchi, candele. Qualsiasi cosa vi venga in mente, l c'. Per la maggior parte roba tradizionale di altri Paesi, roba indiana e cos via, e ci sono dei bastoncini di incenso che bruciano di continuo, profumando l'intera zona. Il mercato c' solo durante i fine settimana e attira migliaia di persone.

Ginger e io decidiamo di fare un giro e lui dice: Qui i soldi non mancano, vecchio mio. Soldi a palate. Mi si spezza il cuore a vedere come li buttano via. Guarda. Guardo, e vedo delle grosse candele a strisce colorate tipo arcobaleno, a quattro sterline e venti l'una. Quattro sterline e venti sottolinea Ginger con amarezza. Si rifiutano di darti dieci pence per una tazza di t, e poi spendono quattro sterline e venti per una porcheria di cera. Mi viene da piangere. Perch ci siamo venuti, se ti d tanto fastidio? Mi strizza l'occhio. Servizi, vecchio mio. Vieni. Lo seguii su una scala, lungo una passerella, e mi trovai davanti una fila di bagni immacolati, dove riuscimmo a darci una bella lavata. Ginger ne approfitt per lavare anche un paio di mutande sporche che aveva nello zaino. La gente continuava a entrare e uscire, ma nessuno fece caso a noi. Usai almeno sedici salviettine di carta per asciugarmi, e devo dire che alla fine mi sentivo molto meglio. Stiamo sorseggiando un bella tazza di t bollente in un bar del mercato quando entrano tre ragazzi. Ginger li conosce e li chiama, e quelli vengono a sedersi insieme a noi. Due ragazzi e una ragazza, ognuno col suo zaino e quella faccia grigia da zombie che ti viene a furia di vivere in mezzo a una strada. Ginger non mi presenta e loro mi ignorano mentre parlano alla velocit della luce e stringono le tazze fumanti fra le mani screpolate. Dove sei stato? Come ti vanno le cose? Hai visto il tizio? Resto zitto e fisso la mia tazza di t. Provo un senso di... cosa? Gelosia? Forse. Apprensione di si-

curo. Questi sono amici di Ginger. Hanno fatto delle esperienze insieme. Hanno conoscenti in comune. Tutto quello che sa lui, lo sanno anche loro. E se mi pianta in asso e se ne va con loro? Se mi ritrovo ancora solo, posso farcela? So abbastanza per riuscire a cavarmela? A un certo punto salta fuori un nome. Un soprannome. Il Cameriere. L'hai pi visto il Cameriere? chiede Ginger, e la ragazzascuote la testa. No risponde. sparito. Il giorno prima era l nel solito androne e il giorno dopo non c'era pi. Avr trovato un lavoro suggerisce uno dei ragazzi. O se n' andato dice l'altro. Questa frase chiude l'argomento e la conversazione si sposta su un altro soggetto, lasciandomi con un interrogativo: come mai l'hanno soprannominato cos, quel tizio? Alla fine si alzano tutti e si rimettono lo zaino in spalla. Ginger e io facciamo lo stesso. Nessuno di noi vorrebbe uscire dal bar. Fa un bel caldo, qui dentro, ma il proprietario ci guarda male e non abbiamo i soldi per un altro t, cos ce ne andiamo prima che ci cacci. Fuori dal bar, i tre salutano Ginger e uno di loro mi fa un cenno di saluto, poi se ne vanno mescolandosi alla folla. Ginger ancora qui, e siccome ne sono felice, sorrido e dico: Il tizio di cui stavate parlando... perch lo chiamate il Cameriere? Ginger sorride. Aveva l'abitudine di bazzicare i bar e, appena vedeva uscire qualcuno, si fiondava al tavolo e infilava gli avanzi in un sacchetto prima che il cameriere, quello

vero, arrivasse a sparecchiare. Non gli riusciva, di chiedere l'elemosina. Ecco perch si arrangiava cos, ed ecco perch l'abbiamo soprannominato il Cameriere. Lasciammo il mercato. Mentre ci trascinavamo lungo l'alzaia del canale, continuai a pensare al Cameriere e, dopo un po', dovetti voltare la faccia per non far vedere a Ginger che lottavo contro le lacrime. So che pu sembrare stupido. In fondo, nemmeno lo conoscevo quel tizio. Non l'avevo neanche mai visto, ma c'era un pensiero che non mi dava pace. Il pensiero che anni fa c'era questo bambino, no?, e mamma e pap lo adoravano come tutte le mamme e i pap, e gli avevano dato un nome e avevano sognato che cos'avrebbe fatto da grande e come sarebbe stata la sua vita e tutto il resto, e non si erano mai immaginati neanche lontanamente che un giorno quel bambino sarebbe diventato il Cameriere, sarebbe vissuto di avanzi e sarebbe stato cos insignificante da sparire senza che gliene fregasse niente a nessuno.

Consegne giornaliere 10
Credo che la montagna sia venuta a Maometto. Ricordate i due che mi avevano riso in faccia? Be', stamattina li ho visti a Camden Lock. Parlavano con altra gentaglia della loro risma. Sono certo che fossero loro, non dimentico mai una faccia. Spero due cose soltanto: che si siano trasferiti in questa zona, e che prima o poi si dividano. Non fraintendetemi: sono in gamba nel mio lavoro, anche troppo, per non proverei mai a reclutarne due per volta. Vedete, bisogna conoscere il proprio nemico per poterlo sconfiggere. E io lo conosco molto bene, il mio nemico. L'ho osservato a lungo, ed ecco che cosa ho notato. Un sacco di barboni girano a coppie o a gruppi di tre o quattro e non si mollano mai. Magari di giorno si separano anche, per esempio se uno deve andare all'Assistenza Sociale o da qualche altra parte, ma la notte sono sempre insieme, per stare pi al caldo o sentirsi pi al sicuro o lo sa il diavolo perch. In queste condizioni, avvicinarli da stupidi, e io non sono stupido. Le so, certe cose. Perdio se le so. No. Tipi solitari, ecco quello che mi ci vuole. Persone sole. Perci ho intenzione di tenere d'occhio i miei ragazzi dalla risata facile e, quando si separeranno, si vedr chi rider per ultimo.

Capitolo undicesimo
Gli ultimi giorni di gennaio furono drammatici. Per poco non tornai da Vince. Giuro. Continuava a nevicare e i marciapiedi erano coperti di neve mista a fango e per le scarpe da ginnastica non c' nulla di peggio. Ginger e io cercavamo riparo nei sottopassaggi e nei portoni, ma avevamo sempre i piedi fradici e congelati. Notte dopo notte, il gelo trasform la fanghiglia in ferro grigio e le suole delle scarpe in blocchi di marmo, rendendoci il sonno impossibile. E se pensate che la vista di ragazzi bagnati, fradici e tremanti renda i passanti pi generosi, vi sbagliate di grosso. L'effetto fu esattamente l'opposto. La gente tirava dritto con aria scocciata e le mani in tasca. Non uno che si fermasse. Ci venne fame. Una fame da lupi. A stomaco vuoto, il freddo entra nelle ossa e non esce pi. Provammo di tutto: pestare i piedi per terra, correre sul posto, alitarci sulle mani, stringerci nei sottopassaggi. Tutto inutile. Giorni e notti si susseguirono, dissolvendosi gli uni negli altri, finch arrivammo al punto di non sapere pi che giorno fosse. Neanche riuscivamo a distinguere il mattino dalla sera. Una volta Ginger si fece prestare un pennarello da un giornalaio e scrisse su un paio di cartoni NON HO CASA, NON SONO ALCO-

LIZZATO, AIUTATEMI VI PREGO. Era importante specificare che non eravamo alcolizzati, mi spieg, perch la gente non fa l'elemosina agli ubriaconi. Ci sedemmo in un sottopassaggio, infilando le gambe nei sacchi a pelo e appoggiando i cartelli contro il muro sporco. Ma sarebbe stato lo stesso se avessimo scritto: SONO UNA CAROGNA, UN FANNULLONE, PRENDO A CALCI I BAMBINI E VOGLIO SOLO I VOSTRI SOLDI. Tanto, visto il risultato! Quella notte, ci mettemmo in coda davanti a diversi ostelli, ma c'erano centinaia di ragazzi e trovare un letto al coperto fu impossibile. Mi vennero le allucinazioni e per qualche ora credetti di essere tornato sulla fetida barca di Capitan Uncino. Nei momenti di lucidit avrei dato volentieri il braccio destro pur di tornarci davvero, ma ero sicuro che il Capitano non fosse particolarmente interessato alle braccia destre. Visto com'era andata con gli ostelli, pensammo di tentare le stazioni ferroviarie. Camminando, ci saremmo scaldati. E poi, una volta arrivati alla stazione di King's Cross o di St. Pancras, avremmo aspettato l'arrivo dell'Esercito della Salvezza. Sapevamo che passava sempre a mezzanotte a distribuire panini o brodo caldo. Siccome il cibo era gratis, c'era sempre una calca pazzesca, ma di solito almeno un panino o una tazza di brodo a testa erano assicurati. Fu cos che riuscimmo a sopravvivere fino a febbraio e all'inizio del disgelo. A proposito, se vi state chiedendo come mai non avessi pi fatto colloqui di lavoro, posso illuminarvi. I miei vestiti

erano ormai stracci luridi. Le unghie si erano trasformate in lunghi artigli neri, i capelli in una massa arruffata che mi arrivava alle spalle. E puzzavo. Certo che volevo un lavoro, avrei ucciso pur di trovarne uno, ma sapevo di non avere la minima speranza che mi assumessero, conciato com'ero. Neanch'io avrei mai assunto uno come me. Febbraio non port certo un caldo torrido, ma almeno la temperatura si mantenne quasi sempre sopra lo zero e non pioveva. Anche chiedere l'elemosina divenne pi facile. Non facile, ma pi facile. Cominciavo ad abituarmi alla vita di strada, o almeno cos credevo. E mi sbagliavo. Avrei dovuto capire che era la presenza di Ginger a rendere le cose pi facili. Me ne resi conto soltanto il giorno che Ginger spar. Un giorno cominciato come tutti gli altri. Ci svegliammo che era ancora buio e, dopo aver raccolto le nostre cose, andammo a berci un caff. In quei giorni dormivamo vicino alla stazione di Camden e c'era un bar che restava aperto tutta la notte, il Brazilia. Stavamo l a scaldarci finch faceva giorno, poi andavamo a chiedere l'elemosina. Quella mattina Ginger disse: Ho appuntamento con degli amici a Holborn, stamattina. Ci vediamo pi tardi, d'accordo? Scrollai le spalle. D'accordo. Non sapevo chi fossero, questi amici, n quando Ginger avesse preso appuntamento con loro, ma era chiaro che non mi voleva fra i piedi e io non avevo intenzione di discutere. Il modo pi veloce di perdere un amico impicciarsi dei fatti suoi, cos feci come se non me ne fregasse. E invece mi fregava. E mi feriva.

Andai con lui fino alla stazione e lo salutai augurandogli una buona giornata. Ginger sorrise, ricambi il saluto con un cenno del capo, poi fu spazzato via dal flusso dei pendolari. Passai la giornata trascinandomi per High Street a chiedere l'elemosina e a pensare a Ginger e a chiedermi cosa stesse facendo coi suoi amici a Holborn e perch non mi avesse voluto con lui. Forse uno spacciatore, pensai. Eroina e crack. Ecstasy. O forse ha una ragazza ricchissima, tipo ereditiera o roba del genere, e in questo preciso istante sono chiusi in un attico a mangiare aragosta e sorseggiare champagne. Non ero preoccupato. Non ancora. Era gi successo che Ginger sparisse durante il giorno e tornasse col calare della sera, ma non vedevo l'ora che quella giornata finisse. Ogni volta che passavo davanti all'orologio fuori dalla stazione, lanciavo un'occhiata. Alle cinque e mezzo, smisi di fare su e gi. Alcuni negozi stavano gi chiudendo, cos ne approfittai per sistemarmi in un androne libero, da dove si vedeva perfettamente la stazione. Ovviamente non avevo idea di quando sarebbe tornato Ginger, ma avevo i piedi distrutti e dovevo assolutamente sedermi. Da l si vedeva anche l'orologio, cos potevo tenere d'occhio sia la stazione sia l'ora. Non mi era mai successo di veder passare i minuti cos lentamente. A un certo punto mi addormentai e probabilmente dormii parecchio, perch, quando il freddo mi risvegli, erano gi le undici e la stazione era chiusa. Non c'era modo di sapere se Ginger fosse tornato o no. Controllai in tutti i posti dove an-

davamo a dormire di solito, ma di lui neanche l'ombra. Non me la sentivo di affrontare la notte da solo, cos andai da Capitan Uncino e gli detti fino all'ultimo penny per avere un posto su una barca. Ma questa volta non feci sogni d'oro.

Consegne giornaliere 11
Spiritoso Numero Uno. Era il nome in codice dell'operazione, un'operazione preparata meticolosamente ed eseguita ad arte. E ora giunto il momento di fare rapporto. In un esercito ben organizzato, ogni operazione sempre seguita da un rapporto. Una specie di autopsia, se mi consentita la battuta un po' macabra. Per prima cosa, la raccolta di informazioni. Il successo di un'operazione dipende sempre da un'accurata raccolta d'informazioni, e la mia stata un modello di accuratezza. Perdio se lo stata. Quello che ho fatto stato scoprire i loro nomi. Una cosa da niente, no? Elementare, ma si rivelata una scoperta fondamentale. Non ce l'avrei mai fatta, senza quell'informazione. Che cos'ho fatto? Semplicissimo. La strategia pi semplice spesso la migliore. Li ho pedinati finch si sono divisi. Come ho gi avuto modo di dire, bene che l'obiettivo sia sempre una persona sola. Be', oggi uno dei due spiritosi, Ginger, ha preso la metropolitana a Camden. Dapprima ho pensato che l'avrebbero presa tutt'e due, ma poi ho visto che si sono separati davanti alla stazione. L'altro barbone (Link, si fa chiamare, come la linea ferroviaria; anche se, nel suo

caso, Fetenzia sarebbe molto pi appropriato) si messo a chiedere l'elemosina in High Street. Io sono andato a fare un giro, poich era ovvio che il mio obiettivo non sarebbe ricomparso prima di un'ora o due. Quando sono tornato sul luogo, mi sono messo a passeggiare guardando le vetrine. Link ciondolava ancora per strada chiedendo soldi, e ho fatto in modo di stargli alla larga perch non volevo che mi notasse. L'attesa si rivelata pi lunga del previsto e rischiava di risultare perfettamente inutile dal momento che Link non se ne andava mai. Sull'imbrunire ho pensato che mi avrebbe lasciato libero il campo, e invece niente. Alla fine si seduto in un androne proprio di fronte alla metropolitana e io ho pensato: fantastico. Accidenti a te, stupido fannullone. Era ovvio che aspettava il suo amico. Stavo quasi per rinunciare, ma per fortuna l'idiota si addormentato e poco dopo ho visto il mio obiettivo uscire dalla stazione. Era ora di mettere in atto il piano. Mi metto la mia maschera da buono, attraverso la strada di corsa e lo afferro per un braccio ostentando un'espressione angosciata. Scusa farfuglio. Sei tu Ginger? E tu chi sei? Cosa vuoi? Vede che sono sconvolto, ma reagisce comunque con sospetto. Scuoto la testa. Lascia perdere rispondo. Conosci un certo Link, vero? Aggrotta la fronte. Cos' 'sta storia? successo qualcosa?

Annuisco e lo tiro per la manica. Link balbetto. Un incidente. Mi ha attraversato la strada all'improvviso. Non ho avuto il tempo di frenare. Sgrana gli occhi. L'hai investito? morto? Adesso lui che mi afferra per un braccio. Hai ucciso il mio amico, bastardo? No, no. Scuoto il capo, tirandolo per la manica. Non morto. O almeno non lo era quando l'ho lasciato. Ma ferito. Chiedeva di te. Dov'? In ospedale? No, a casa mia. successo proprio davanti a casa mia. ferito, e l'hai lasciato a casa tua? Mi fissa incredulo. Ma perch non hai chiamato un'ambulanza, pezzo d'idiota? Potrebbe essere in fin di vita! Portami subito da lui. Un'interpretazione davvero magistrale, anche se non dovrei essere io a dirlo. E quello, un ragazzo abituato a vivere per strada, un duro, furbo e sospettoso, mi ha seguito fino a casa come un bambino di tre anni. Naturalmente tutto era gi pronto quando siamo arrivati. Avevo sistemato il divano in modo da dare l'impressione che sopra ci fosse un corpo avvolto in una coperta, e ci avevo persino spremuto sopra il sangue di mezzo chilo di fegato di maiale. Ha abboccato alla grande: si slanciato verso il divano gridandomi di chiamare un'ambulanza e, appena si chinato per sollevare la coperta, l'ho fatto fuori.

Cos, Spiritoso Numero Uno sistemato. Un ottimo lavoro, ma non ho perso tempo per congratularmi con me stesso. Ho fatto un po' d'ordine, dopodich ero pronto a mettere in atto il piano successivo: l'operazione Spiritoso Numero Due. Avevo pensato di utilizzare lo stesso stratagemma al contrario, ma, quando sono arrivato in High Street, Link detto la Fetenzia non c'era pi. Mi sono aggirato un po' in zona, ma non ne ho trovato traccia. Pazienza. C' sempre un domani, infondo. Tranne che per Ginger.

Capitolo dodicesimo
Il giorno dopo, venerd, lo passai alla ricerca di Ginger. Chiesi anche un po' di elemosina, per tirare su qualche spicciolo, ma nel frattempo continuavo a guardarmi attorno. Niente. successo, mi dissi: tornato dai suoi veri amici. Eppure, in fondo al cuore, non riuscivo a credere che mi avesse piantato in asso cos, senza una parola. Verso sera cominci a piovere, cos mi riparai in un portone e restai seduto l a guardare la gente che entrava e usciva da una friggitoria. Di solito il profumo del cibo mi faceva smaniare, ma probabile che quella sera fossi gi mezzo partito. Una voce dentro la testa continuava a ripetere 'Ginger, Ginger'. Pensai: "E se fosse in ospedale, incosciente, e nessuno sa chi ? Potrebbe essere passato di qui un minuto fa, magari mi sta cercando anche lui. O ha perso la memoria". Alla fine, tanto per fare qualcosa, mi alzai e arrancai fino alla stazione. Appena entrato, vidi un ragazzo che vendeva giornali e che conoscevo di vista. Gli passai accanto un paio di volte prima di decidermi a chiedergli: Eri qui anche ieri sera? S. Mi fiss con sguardo interrogativo. Perch?

Io... cerco una persona. Un amico. Avevamo appuntamento qui, ieri sera. Mi chiedevo se l'avevi visto. Vedo gente a non finire tutti i giorni. A centinaia. Com' il tuo amico? Alto. Capelli rossi. Qualche anno pi di me. Ha uno zaino verde. Ginger, lo chiamano. Annui. Forse l'ho visto. C'era uno cos, ieri sera. Me lo ricordo perch discuteva con un tizio di mezza et. Urlavano. C'entrava un ospedale. Sono andati via insieme. Da che parte? E che ne so? Mica stavo a guardare loro. E poi magari non era neanche il tuo amico. Esitai. Senti, me lo faresti un favore? Dipende. Se lo rivedi, gli dici che Link lo sta cercando? Link? S. Anche quel tizio parlava di un certo Link. Quello di mezza et. Diceva che Link aveva avuto un incidente. Ma... sono io, Link. E non ho avuto nessun incidente. Sicuro che abbia detto proprio cos? S, mi pare di s. L'altro sembrava agitatissimo, lo tirava per un braccio e urlava. E non hai visto da che parte sono andati? No, amico. Mi dispiace.

Praticamente non chiusi occhio, quella notte. I pensieri s'inseguivano vorticosamente nella mia testa e avevo una fame da lupi. Fu un sollievo veder sorgere il sole. Presi un caff in un locale che restava aperto tutta la notte e aspettai che aprisse il mercato per andarmi a lavare, sperando di trovare Ginger da quelle parti. Non lo trovai, ma, affacciandomi alla ringhiera davanti ai gabinetti, vidi la ragazza con la quale Ginger aveva parlato al bar. Sembrava sola, stavolta. Scesi le scale di volata e la raggiunsi davanti a una bancarella di cappelli. Le toccai una mano. Ciao. Ricambi il mio saluto, ma era chiaro che non si ricordava di me. Sono Link le dissi. Ero con Ginger. Ah, s. Come sta? Speravo che me lo dicessi tu. Non lo vedo da gioved. Neanch'io. Era con te che aveva appuntamento, a Holborn? Conferm. Con me, Tim e Ricky, i ragazzi che hai visto al bar. Ogni tanto ci vediamo al centro di Macklin Street. Ginger non tornato? Le riferii quello che mi aveva detto il ragazzo dei giornali e lei scosse la testa. Ginger non conosce nessuno, qui, a parte Capitan Uncino. Aggrott la fronte. Incidente? Ospedale? Sicuro che quel ragazzo non ti prendesse in giro?

Sicuro. Fece una smorfia. Strano. La fissai, ansioso. Sono preoccupato... scusa, non so neanche come ti chiami. Toya. Un breve sorriso. Non il mio vero nome, ma mi piace. Sono preoccupato, Toya. Ho cercato dappertutto. Non so cosa fare. Alz le spalle. Non puoi fare niente di niente, Link. Quelli come Ginger vanno e vengono. Non si fermano mai. Magari ha trovato un lavoro. Oh. Abbassai lo sguardo e con la punta del piede smossi una buccia di banana sporca di fango. Se lo vedi, puoi dirgli che lo sto cercando? Annui. Certo, se lo vedo. Ma ti consiglio di non stare col fiato sospeso ad aspettare che torni. Grazie. Avevo abbastanza soldi per due caff e avrei voluto offrirgliene uno, ma Toya se ne and senza neanche salutarmi e io pensai: questo il segreto. Non permettere a nessuno di entrare nella tua vita. Non dipendere da nessuno, perch resterai sempre deluso. Mi voltai. D'ora in poi, mi dissi, mi preoccuper solo di me stesso. Di nessun altro. Una risoluzione che non dur pi di quattro minuti. Andai al bar. Lo stesso di prima. Mi sforzavo di non cercare Ginger, ma continuavo a guardarmi intorno. C'era un tavolino libero. Presi un caff e mi sedetti.

Il mio Nuovo Io. Ecco a cosa stavo pensando. Non ho bisogno di nessuno. Me la cavo benissimo anche da solo, giusto? Giusto. Trangugiai il caff avidamente. Si stava bene, nel bar, e fuori c'era un tempo da lupi, perci era meglio restare l. Ero a met tazza quando la vidi entrare. Una barbona, era evidente, ma la barbona pi affascinante che avessi mai visto. La prima cosa che notai furono i capelli. Capelli castani, che spuntavano guizzanti come fiamme da sotto il cappellino di lana verde. Anche gli occhi erano splendidi: scuri, grandi, luminosi, come se avesse appena dormito dodici ore di fila. Indossava uno sciupato giaccone impermeabile, logori jeans infangati e scarpe da ginnastica sdrucite, ma la sua bellezza riusciva a cancellare ogni altra cosa. Attraversando il bar non guard nessuno, ma tutti guardarono lei. Non riuscivo a staccarle gli occhi di dosso. Prese una coca e si volt, cercando un posto libero. I suoi occhi, quegli occhi fantastici, incrociarono i miei, e le sorrisi. Non ho speranze, pensai. Un lurido pezzente come me. Mi sbagliavo. Si avvicin al mio tavolo e, con un cenno, indic una delle tre sedie vuote. di qualcuno, quel posto? Aveva un accento scozzese. Scossi la testa. Ti spiace se mi siedo? Annuii in silenzio. Il mio Nuovo Io. Si tolse lo zaino dalle spalle, lo mise a terra accanto al mio e si sedette. Portai la tazza alle labbra e sorseggiai il caff tiepido, guardando fuori dalla finestra. Recitavo la

parte del duro cos bene da non crederci. Non era che una finzione, per. In realt, avevo il cuore a mille e mi rombavano le orecchie. Feci il possibile per non fissarla inebetito. La ragazza infil la cannuccia nel bicchiere di coca e aspir. Quando mi arrischiai a lanciarle un'occhiata, abbass subito lo sguardo. Ripresi a sorseggiare il caff. Sentivo i suoi occhi puntati su di me. Era una sensazione fisica, come due raggi laser. Dopo un po', disse: tanto che sei a Londra? Senza guardarla in faccia, annuii. Tanto quanto? Un anno, un anno e mezzo mentii. Dopotutto, entro cinque minuti sarebbe uscita dal bar e non ci saremmo rivisti mai pi. Davvero? Sembrava colpita. Allora sai come cavartela. Scrollai le spalle. Abbastanza. Uomo di poche parole. Come ti fai chiamare? Link. Link? l'abbreviazione di...? l'abbreviazione di... ho un altro nome, ma preferisco farmi chiamare con questo. Scusa. Sembrava dispiaciuta. Io mi chiamo Gail. Ciao, Gail. Appena arrivata, eh? Gi. Da...? Non dirmelo se non vuoi.

Glasgow. Ah-ah. Storie tese? Gi. Il mio patrigno. Ah... Non dire altro. Mi guard dritto negli occhi. Anche tu? Ah-ah. Il mio Nuovo Io. Il duro che non permette a nessuno di entrare nella sua vita. Ed eccomi qua a raccontare la mia storia alla prima venuta solo perch ha bei capelli e occhi penetranti. Svuotai la tazza e spinsi indietro la sedia. Devo andare. Perch? Scrollai le spalle. Ho da fare. Mi alzai. Mi cost farlo, eccome, ma non avevo intenzione di ritrovarmi davanti a una stazione nella speranza di vederla tornare. Non andartene. Cos. Semplice. Diretto. Fu come se un macigno mi s'incendiasse nel petto. Esitai, facendo oscillare lo zaino e guardandola negli occhi. Che cosa vuoi, Gail? Anche lei mi fissava. Ho paura, Link sussurr. No so cosa fare, come vivere in mezzo a una strada. Imparerai, Gail. "Ah, s?" ghign una vocina nella mia testa. "E la tua dipendenza da Ginger, allora? Il bisogno di aggrapparti a qualcuno?" Mi resi conto che, da quando l'avevo vista entrare, era la prima volta che mi tornava in mente Ginger e quella fu una medicina potente. Forse avevamo bisogno l'uno dell'altra. Mollai lo zaino e tornai a sedermi.

Consegne giornaliere 12
Senti, senti. Link la Fetenzia si innamorato. E ora sono cavoli amari per l'operazione Spiritoso Numero Due. Ieri, venerd, ho commesso un errore. Un errore grossolano. Se mi fossi concentrato su Link, ce l'avrei fatta. E invece sono andato a cercare gli stivali. Stivali dell' esercito di seconda mano. Non per me. Oh, no. Non pi tempo di marciare, per me. Per il mio esercito. Gli Orizzontali di Camden, li ho chiamati. Quattro paia, me ne servivano, tutte misure diverse, e li ho trovati a Bethnal Green. Certo non calzano a pennello, ma questo irrilevante. I miei ragazzi non dovranno fare lunghe marce, perci non importa se le calzature sono un po' troppo larghe o un po' troppo strette. Basta che siano lustre. E lo sono. Comunque, ho sprecato un'occasione d'oro, ieri. E stamane, quando sono finalmente riuscito a rintracciare il mio obiettivo, quello aveva appena agganciato una sciacquina in un bar del mercato, cos la faccenda si fa pi difficile del previsto. Dovr ripiegare. Riorganizzarmi. Studiare una nuova tattica. E io sono la persona giusta per farlo. Perdio se lo sono.

Capitolo tredicesimo
Quella fra Gail e me fu amicizia a prima vista. Lei mi offri un altro caff e restammo seduti a parlare, senza pi accorgerci di quanto avveniva intorno a noi. Incredibile. Quando si vive per strada, si finisce per dimenticare le normali esperienze di tutti i giorni. Sapete, cose come avere un lavoro, amici, risparmiare per farsi la moto. Non si pu comprare un CD, andare a tagliarsi i capelli, prendere appuntamento dal dentista o scegliersi i vestiti. Non si pu. Impossibile. Si finisce per appartenere a un'altra specie, e una delle conseguenze peggiori che bisogna togliersi di mente le ragazze. Di solito, quando uno vede una ragazza per strada, le sorride, magari le dice qualcosa. La tacchina un po'. Non significa niente e di solito non porta a niente, ma fa parte dell'essere giovani, ecco. Una volta su cento, invece, significa qualcosa e nasce una relazione che pu durare oppure no. La cosa importante che ci si sente parte di questo mondo, giusto? Un ragazzo come gli altri. Ma se si vive in mezzo a una strada, non si pi come gli altri. Provate un po' a fare il filo a una ragazza quando siete sporchi e vestiti di stracci, con la faccia bianca come un lenzuolo, i denti neri, ed evidente che non avete neanche i soldi per offrirle un caff. Non avete mezza

speranza. Non solo non si sogner di fare amicizia con voi, ma neanche vi risponder con un sorriso. pi probabile che vi lanci un'occhiataccia. Credo che la stessa regola valga anche per le ragazze. Basta invertire i ruoli. Dopo un po', uno comincia a considerarsi un diverso, qualcuno che vive accanto alle persone normali ma non dei loro. Ecco perch provavo una sensazione tanto strana a trovarmi seduto in quel bar a chiacchierare con una ragazza splendida. Per la prima volta da mesi non mi sentivo un emarginato. Ero solo un ragazzo che chiacchierava con una ragazza, come succede fra le persone normali. Dimenticai i miei stracci, i capelli arruffati e lo stomaco vuoto. Dimenticai gli androni freddi e duri, gli sguardi freddi e duri della gente e il fatto che non avevo i soldi per invitarla al cinema. Ero solo un ragazzo che forse si stava innamorando. Non sapevo altro. Non volevo sapere altro. Neppure mi accorsi di aver lasciato il bar finch mi ritrovai seduto su un muretto a tenerla per mano. Un vecchio strambo, passandoci accanto, ci lanci un'occhiataccia come se stessimo commettendo un crimine o chiss cosa. Era per me l'inizio di un periodo straordinario, e posso solo dire che una fortuna non conoscere il futuro. Insomma, siamo seduti su questo muro e lei dice: Perch non ci prendiamo delle patatine e andiamo a mangiarle in riva al canale? Per essere febbraio, una giornata

abbastanza calda, ma c' un problema. Sono al verde le spiego. Ce li ho io, i soldi. Ma devi farli durare. Non che si tira su molto, chiedendo l'elemosina. Ne ho parecchi. Non li avrai ancora per molto, se lo urli ai quattro venti. Sorrido. Come fai a sapere che non ho intenzione di rapinarti? Provaci. Ma potresti pentirtene. Compr le patatine e ci sedemmo in riva al canale. Le dissi: Ma perch dormi per strada, se hai i soldi? Potresti prenderti una stanza. Come hai detto tu, devo farli durare. E comunque sto con te, adesso. Non mi serve una stanza. La sua risposta mi parve ragionevole oltre che lusinghiera, e la presi per buona. Forse avrei dovuto farle qualche altra domanda, ma ero cotto e, quando si cos presi, non si fanno tante domande, giusto? Mangiammo e parlammo a lungo. Era tremendamente curiosa riguardo a quello che lei definiva 'Il Mondo', cio la vita della strada. Mi subiss di domande e io feci del mio meglio per rispondere a tutte. Non avevo scelta, dal momento che mi ero atteggiato a grande esperto. A essere onesti, cominciavo a pentirmi di averle mentito, non tanto perch mi tempestava di domande, quanto perch mi ero innamorato di

lei. Ironia della sorte, a pensare quello che accadde poi, ma allora non era ancora successo niente. Quel giorno non chiesi l'elemosina, e neppure lei. Passeggiammo per il mercato a guardare tutte quelle cianfrusaglie supercostose e la gente che le comprava. Ci prendemmo due coche e mangiammo per la seconda volta, anche se il mio stomaco avvizzito non aveva pi fame. Non pensai a Ginger neppure una volta - tranne quando raccontai di lui a Gail - il che profondamente ingiusto, ma mostra che effetto fa essere innamorati. E cos passammo la giornata. Le avevo parlato anche di Capitan Uncino, e quando scese la sera pensai di proporle una notte in barca, ma non lo feci. Primo, sarebbe potuto sembrare sfacciato da parte mia, dal momento che si trattava dei suoi soldi. Secondo, non volevo passare la prima notte con lei in mezzo a quella fetida marmaglia. Volevo averla tutta per me, cos la portai in uno dei miei androni preferiti. Non successe niente. Spiacente di deludervi, ma la pura verit. Non so perch. La malnutrizione, forse, o i patrigni. Sembrava che volessimo solo dormire abbracciati l'uno all'altra, e fu cos che passammo la notte. Una noia mortale? Vi sbagliate di grosso. La domenica, Gail disse che voleva provare a chiedere l'elemosina anche lei, cos andammo a Charing Cross. Ripensai a come mi aveva fatto cominciare Ginger, lasciandomi davanti alla National Gallery mentre lui batteva Trafalgar

Square. Facemmo la stessa cosa. Personalmente avrei preferito non lasciarla sola, anche se sapevo che non ci saremmo persi di vista. Era un mattino freddo ma asciutto, e c'era parecchia gente in giro. Mentre facevo il giro delle panchine, nella mia mente continuavo a vedere una serie di immagini, come in un film. Un film di cui ero il protagonista. Nella prima scena mi vedevo attraversare la strada per andare a riprendere Gail e scoprire che era sparita. Seguivano una serie di scene in cui mi ritrovavo in varie situazioni angoscianti: mentre correvo per strade sconosciute, chiamandola disperatamente; mentre cercavo di ottenere l'aiuto della polizia, che non voleva saperne; mentre la aspettavo invano davanti alla stazione di Camden. Cercai di allontanare quei pensieri ripetendomi che era stata Gail a voler restare con me, il che rendeva improbabile una sua fuga appena le avessi voltato le spalle. Inutile. Probabilmente ero ancora scottato dalla scomparsa di Ginger. Non andai avanti per molto a chiedere l'elemosina. I piccioni ottenevano risultati nettamente superiori ai miei: loro, briciole di pane e chicchi di grano in quantit; io, niente di niente. Giuro che se mi capita di tornare a Londra, ci vengo travestito da piccione. Dopo mezz'ora decisi di tornare da Gail e, strada facendo, riprovai a tirar su qualche soldo. Quando arrivai dove l'avevo lasciata, Gail non c'era. Sulla scalinata non c'era, sul marciapiedi non c'era. Dal panico, mi manc il fiato. Salii di corsa i gradini e mi guardai intorno, poi ridiscesi e costeggiai il museo. Avevo appena svoltato

in St. Martin's Place quando la vidi uscire da una cabina telefonica. Il sollievo fu cos grande che solo dopo parecchio mi venne in mente di chiederle chi avesse chiamato. Mia sorella, a Glasgow rispose. Mi ha fatto promettere di telefonarle, ogni tanto. La cosa era plausibile. Annuii. Anch'io ho una sorella. Carole. Ma non la chiamo mai. Taglio netto, capisci? Gliel'avevo promesso... Mica ti sto criticando. Solo che... Lo so. Mi strinse la mano. Sorrisi e ricambiai la stretta. Quanto hai tirato su? Non saprei. Non li ho contati. Aspetta. Infil una mano in tasca, tir fuori due manciate di monete e le cont. Due sterline e trenta. Le rimise in tasca. E tu? Scossi la testa. Dodici pence, e dovrei essere l'esperto. La fortuna del principiante ribatt lei sorridendo. O forse perch sono una ragazza. Mi lanci un'occhiata. Comunque dividiamo, no? Tutto quanto. E da quel momento in poi dividemmo tutto. Era cos fantastico che il tempo volava. Quasi non notavo pi il freddo. Era ormai primavera quando accadde qualcosa che mi riport alla realt.

Consegne giornaliere 13
Non dovete pensare che me ne sia stato con le mani in mano solo perch Link la Fetenzia continua a sfuggirmi. Vi baster dare un'occhiata sotto il pavimento per convincervi di quanto sia determinato a liberare il Paese da tutta la marmaglia che lo zavorra. Attualmente, il mio numero di reclute salito a sette. Sette! Oh, so di aver fatto una lunga dissertazione quando siamo arrivati a tre, ed effettivamente il tre un numero importante. Ma sette! Il sette potrebbe essere definito un numero mistico, ma non mi dilungher sul perch. Basti dire che ci sono moltissime cose che c'entrano con il numero sette: i sette peccati capitali, il settimo figlio di un settimo figlio, per non parlare dei sette giorni della settimana e dei Magnifici Sette. Ho preso anche una recluta di colore, a dimostrare che non c' discriminazione razziale fra gli Orizzontali di Camden. Anche per non cadere nella trappola della schematicit, quell'infausta trappola di cui ho gi parlato. Sembra quasi di vederlo, vero? Un poliziotto arrogante che cerca lo schema nascosto dietro la serie di omicidi e nota che tutte le vittime sono dei bianchi. Questo s che potrebbe essere un ele-

mento importante per le indagini. Be', le cose non andranno cos! Non c' nessuno schema, nessun elemento comune, se non il fatto che ogni operazione stata portata a termine con abilit da manuale. Hanno di che vantarsi, i miei ragazzi. Stivali lustri e taglio perfetto. E se pensate che gli stivali mi tradiranno, se pensate che il tizio del negozio dove li ho comprati potrebbe insospettirsi, vi sbagliate di grosso. Non sono stato cos ingenuo da comprarli tutti nello stesso posto. Sono andato in tre negozi diversi. Finora. E andr presto in altri, perdio se ci andr. Non lo prenderete tanto facilmente, il vecchio Shelter. Cos il lavoro procede. Le reclute aumentano. Nessuno dei miei ragazzi ha fame e tutti hanno un tetto sopra la testa... anzi di pi, anche un pavimento. A volte sospetto di viziarli.

Capitolo quattordicesimo
Dov'ero rimasto? Ah, s: la primavera e il ritorno alla realt. Era straordinario stare con Gail. Come ho gi detto, quasi non sentivo pi il freddo e chiedere l'elemosina era divenuto per noi una specie di gioco, una gara per vedere chi riusciva a raccattare di pi. Sia chiaro, la situazione aveva anche i suoi svantaggi. Tanto per dirne uno, cominciai a essere geloso di Gail. Possessivo. Non sopportavo l'idea di perderla di vista. Con una ragazza cos bella, il mio terrore era che arrivasse qualcuno, magari uno con un lavoro, una macchina e una casa, e se la portasse via. Be', sarebbe stata una gara persa in partenza, no? Cos, cominciai a volere un lavoro per poterle offrire una casa. Ovviamente lo volevo da sempre, un lavoro, ma adesso era una smania, un'ossessione. La cosa peggiore era che sapevo di non avere mezza possibilit. Nessuno mi avrebbe offerto un'opportunit, vedendomi in quello stato. Eppure continuavo a sperare e a provare. Ci provai veramente, a trovare un lavoro. Diventai un frequentatore abituale dell'Ufficio di Collocamento, arrivai a rubare dei fogli di carta e scrissi montagne di lettere, comprai francobolli che non potevo per-

mettermi e feci persino un paio di colloqui, ma senza risultato. che lo capiscono. Se dai come recapito l'indirizzo di un Centro Sociale, capiscono che non hai una casa. Capiscono che non lavori da parecchio e che forse non ce l'hai mai avuto, un lavoro. E non vogliono sapere altro. Hanno cos tanti nominativi fra cui scegliere. Perch dovrebbero assumere proprio un barbone? Neanch'io lo farei, al posto loro. Era una tortura, perch ogni volta che mi mettevo a inseguire un'opportunit di lavoro dovevo lasciare sola Gail. E, finch non la rivedevo, non facevo altro che pensare a lei, terrorizzato all'idea di perderla. Forse anche per questo che i colloqui andavano male: quelli avevano la sensazione che avessi lasciato la testa per strada. Comunque sia, arriv aprile e la mia situazione non era cambiata, ma Gail stava ancora con me e questo, a pensarci, era davvero sorprendente. Un sabato eravamo seduti sull'alzaia del canale a goderci il sole, quando un tizio di mezza et si avvicin dicendo: Scusate, forse potete aiutarmi. Pensavo avesse perso qualcosa, ma il tizio spieg: Sto cercando mia figlia e mi chiedevo se l'aveste incontrata. Si chiama Tanya. Tir fuori una fotografia. Ecco, questa lei. Gail prese la foto e me la pass scuotendo la testa. Era Toya. Annuii. L'ho vista un paio di volte. Dove? Il tizio per poco non mi saltava al collo. Dove l'hai vista? Quando?

Al mercato di Camden Lock. Per passato parecchio. Le hai parlato? Ti ha detto dove viveva, dove rintracciarla? Penso che dormisse per strada. Non so che zona bazzichi. Era con qualcuno? Un uomo di mezza et, forse? No. La prima volta l'ho vista insieme a due ragazzi, e la seconda era sola. Lo fissai incuriosito. Perch doveva essere con un uomo di mezza et? Il tizio scosse la testa. Ogni volta che apriva bocca, faceva un chiaro sforzo per trattenere le lacrime. Non lo so. Ho parlato con un tale, ieri sera. Uno che sta in un gabbiotto giallo di plastica, sul fiume. Mi ha detto che forse l'ha vista circa una settimana fa: stava entrando nell'appartamento a pianoterra del palazzo dove abita lui, insieme al proprietario... un tizio tra i quaranta e i cinquanta. Le ha dato l'indirizzo? E lei passato a vedere? Doveva essere stato Capitan Uncino a dargli quelle informazioni. L'uomo annu. Ci sono stato ieri sera. Ho suonato, ma in casa non c'era nessuno. Il tizio nel gabbiotto lo conosce, quest'uomo? No. Non da molto che vive l. andato alla polizia? No. Ci ho gi provato mesi fa, quando Tanya se n' andata di casa. Non volevano saperne niente. Ha diciott'anni,

capite? Libera di andare dove vuole. Soffoc un singhiozzo. A sua madre si sta spezzando il cuore. Poveracci, pensai. Prima fanno scappare la figlia di casa, probabilmente senza volerlo, poi pensano di ritrovarla andando in giro per Londra con una foto. Non ci riusciranno mai, ma vorrei che qualcuno facesse lo stesso per me. Senta dissi. Terremo gli occhi aperti e, se dovessimo incontrarla, le diremo che lei la sta cercando e la convinceremo a chiamare a casa, d'accordo? Era cos contento che quasi mi abbracciava. Grazie, grazie disse, infilandomi in mano una banconota da cinque sterline. La mia mano non oppose resistenza. Vi ringrazio infinitamente, tutt'e due. Si allontan, aggrappato alla foto e a una speranza vana. Gail e io lo guardammo andare via, fingendo entrambi di non aver notato la sua fatica per trattenere le lacrime.

Consegne giornaliere 14
Un tizio ha suonato alla mia porta, ieri sera alle dieci. La cosa non mi ha preoccupato. Quando si ha la situazione sotto controllo, non c' di che aver paura. Ho effettuato una rapida ricognizione attraverso le tende e ho individuato un uomo bassino, sui quarantacinque. Era troppo buio per vedere che faccia avesse, ma era evidente che era alquanto agitato, cos ho deciso di non rivelare la mia presenza. Non tengo mai accese luci forti, la sera. La lampada da tavolo ha una lampadina da sessanta watt e da fuori, con le tende chiuse, non si vede niente. Ne sono certo perch ho controllato di persona. Bisogna sempre controllare tutto. la mia regola di vita. Cos ho mantenuto la postazione e sono rimasto in attesa. L'uomo ha suonato altre due volte, poi se n' andato. Non so chi fosse n che cosa volesse, ma l'istinto mi dice che potrebbe entrarci una delle mie reclute. Potrei anche sbagliarmi, ma di solito il mio istinto non s'inganna, perci prester particolare attenzione nei prossimi giorni. Perdio se lo far.

Capitolo quindicesimo
Probabilmente non ci avremmo pi pensato, se non fosse stato per Nick. Insomma, Capitan Uncino poteva anche essersi sbagliato e si sa che i senzatetto non si fermano mai a lungo nello stesso posto. Mi sarei dimenticato di Toya anche pi in fretta di Ginger, se non ci fossimo imbattuti in Nick quello stesso pomeriggio, e chiss che cosa sarebbe potuto succedere, allora! Nick il ragazzo che vende i giornali alla stazione di Camden, ma noi lo incontrammo sotto il ponte di High Street. Avevo appena spillato una sterlina a un americano, quando vidi Nick avvicinarsi. Sono contento di incontrarvi disse. appena successa una cosa strana. Non dirmelo lo interruppi. Il primo ministro ti ha offerto un letto al numero dieci di Downing Street. No, ascolta. Ricordi quando cercavi quel tuo amico un po' di tempo fa? Ginger, s. Perch? Be', ti avevo detto che l'avevo visto lasciare la stazione insieme a un tizio di mezza et, giusto? Giusto. Un tizio di mezza et. Dov' che avevo sentito le stesse parole, ultimamente?

Be', stamane mi si avvicina un tale con una foto della figlia e mi chiede se l'ho vista. Annuii. L'ha chiesto anche a noi. E allora? Allora senti questa, vecchio mio: io l'ho vista, quella ragazza. Qualche giorno fa. L'ho vista lasciare la stazione insieme allo stesso tizio con cui se n'era andato il tuo amico. Lo fissai perplesso. Come sarebbe? Che incontrano questo tizio... ... e spariscono. Non ti puzza, la cosa? Gi. Puzza. L'hai detto al tipo della foto? Certo. E lui mi ha detto che qualcuno ha visto la ragazza entrare in una casa insieme a un uomo. Lo so. stato Capitan Uncino. Abita nella stessa casa. Il tizio andato a controllare, ma in casa non c'era nessuno. Gli hai consigliato di rivolgersi alla polizia? Figurati! Gli direbbero che i barboni non restano mai a lungo nello stesso posto. Non ci sono prove, capisci? Niente di concreto. S, ma... Lo so. Potrebbe esserci di mezzo un omicidio. Un doppio omicidio, ma solo un'ipotesi, amico mio. E allora che si fa? Nick scroll le spalle. Io, se lo vedo, lo riconosco. E il valoroso Capitano ha l'indirizzo. Suggerirei di tenerlo d'occhio per un po', vedere che combina. Se le cose stanno come sospettiamo, quello prima o poi si tradisce. E allora chiamiamo gli sbirri.

E se intanto si porta a casa qualcun altro? Mica possiamo tenerlo d'occhio ventiquattr'ore al giorno. Mi girai verso Gail. Tu cosa ne pensi? Non saprei, Link... Senti, devo fare una telefonata. Mia sorella. Ci vediamo davanti al Brazilia tra dieci minuti e ne riparliamo, d'accordo? La seguimmo con lo sguardo mentre attraversava la strada. Nick sorrise. Tipa tosta, eh? Le diciamo che un assassino gironzola nel quartiere e lei va a telefonare alla sorella. Io non so dove le trovi, Link. Mi tir un pugno su un braccio. Ci vediamo. Nel sole del pomeriggio, i marciapiedi pullulavano di turisti. Arrivato al Brazilia, mi appoggiai al muretto dell'alzaia, chiusi gli occhi e restai fermo a godermi la sensazione del sole sul viso. Sapere allora quello che so adesso mi avrebbe rovinato la giornata. Quando arriv Gail, le dissi: meglio andare alla polizia. Avevo ripensato a Ginger. Non era da lui sparire cos. Mi ero quasi convinto che l'avesse fatto solo perch non ero riuscito a trovare un'altra spiegazione, ma ora... Possiamo anche andarci disse Gail. Ma non so se ci daranno retta. Andammo al commissariato di Albany Street e non ci diedero granch retta. Ci volle una vita solo per superare il banco informazioni. Alla fine fummo ricevuti da un sergente. Il sergente Ireson. Ci fece accomodare in una stanzetta, ma, appena cominciai a raccontargli di Ginger e di Toya, m'inter-

ruppe. Devo informarvi che, in seguito alla denuncia di un cittadino, il caso in questione gi stato oggetto di indagine. Non emerso niente e il caso stato archiviato. Archiviato? Ma lei ci ha parlato con quel tizio? Gli ha chiesto che ci faceva con la ragazza? Il sergente aveva un'aria irritata. Sono state seguite tutte le normali procedure ringhi. Non emerso niente che giustificasse ulteriori indagini e il caso stato ufficialmente archiviato. E ora, se volete scusarmi, ho molto da fare. Ma che cosa le ha detto quel tizio? Buona giornata, signore.

Consegne giornaliere 15
Ah, ah, ah. Ah, ah, ah, ah, ah, ah, ah! Ride bene chi ride ultimo. E l'ultimo, non a caso, sono io. Il nemico ha attaccato in forze ed stato respinto. Ero andato a comprare gli stivali. Ero appena tornato e stavo dando da mangiare a quello stupido gatto, quando sono arrivati loro. Due agenti: un maschio e una femmina. Per un istante ho considerato la possibilit di non aprire, poi mi sono detto: "Perch no? Prima o poi doveva accadere. Il confronto diretto col nemico, Shelter vecchio mio. Non si batte in ritirata. Non ci si arrende". Ho dato il meglio di me. Ho messo gli acquisti nell'armadio in cucina. Ho aperto la porta sorridendo, li ho invitati a entrare e ho offerto loro un caff, ma non hanno accettato. Posso essere d'aiuto? Stiamo svolgendo un'indagine su una giovane donna mi hanno risposto. Questa donna. E mi hanno messo una foto sotto il naso, sperando che sussultassi o altro, insomma che mi tradissi. Niente da fare. Oh, si ho risposto con la massima calma. La conosco. Era proprio in questo appartamento, qualche giorno fa. Marted della settimana scorsa, per essere precisi.

Be', ovviamente volevano sapere come mai si trovasse qui, in quali circostanze, e a quel punto ho cominciato a recitare la parte del timido benefattore. Ah. be' ho risposto. Vedete, io mi reputo una persona fortunata. Ho dei risparmi in banca e una buona pensione, e provo una pena immensa per tutti quei poveri giovani che si vedono dormire in mezzo alla strada. Cos, di tanto in tanto, ne invito uno qui perch possa farsi un bagno o mangiare qualcosa di caldo. Non li faccio mai restare per la notte perch... be'... perch ho paura che mi aggrediscano nel sonno, ecco, ma di solito do loro una o due sterline, un piccolo aiuto... Ho scrollato le spalle, sfoderando il mio sorriso pi ebete. sciocco, lo so, ma mi fa sentire meglio. Potrebbe essere pericoloso, signore, per svariate ragioni. Lo so, agente, ma... Sorriso ebete. Cos ha dato da mangiare a questa giovane donna e le ha regalato dei soldi? S. La ragazza ha per caso accennato al desiderio di andarsene da qualche parte? Ho scosso la testa. Tendono a non parlare di s, ispettore, e io non sono un impiccione. Era un semplice agente, ma l'ho chiamato apposta ispettore. Certo che no, signore. Si ricorda che ora fosse quando se n' andata?

Abbastanza tardi. Pi o meno le dieci, dieci e mezzo. Pioveva. Sorriso mesto. Detesto mandarli via, ma... Certo, signore. E non le ha detto dove sarebbe andata? No. Ho aggrottato la fronte, simulando preoccupazione. Voglio sperare che non le sia accaduto niente di grave, ispettore. Era una ragazza cos dolce... S, signore. Di buona famiglia, credo. I due agenti sono tornati verso la porta d'ingresso. Non le ruberemo altro tempo, signore. Grazie dell'aiuto, e faccia attenzione a chi fa entrare in casa. C' in giro parecchia gentaglia, sa? Lo so, ispettore. Far attenzione. Sono rimasto fermo sulla soglia, con in braccio il mio stupido gatto. Ho aspettato che fossero a met del vialetto, poi ho detto: Mi avvertirete se... voglio dire... se la ritroverete, vero? Certo, signore. Buonanotte, signore. Buonanotte, ispettore. Buonanotte, sergente. Ah, ah, ah. Ah, ah, ah, ah, ah!

Capitolo sedicesimo
E ora che si fa? Stavamo risalendo Parkway. Il sole tramontava. Gail alz le spalle. Quello che ha suggerito Nick. Teniamo d'occhio questo tizio, sperando che faccia un passo falso. Forse dovremmo mettere in guardia gli altri. Tipo... non fidatevi di nessuno. Credo che gi lo facciano. Piuttosto ci serve sapere che aspetto ha quest'uomo. Luned chiederemo a Nick d'indicarcelo appena lo vede passare. Perch non adesso? O domani? Scossi la testa. Adesso non c'. Nick, intendo. Sta in una casa abbandonata, ma non so dove. Potremmo tentare di trovarlo da soli, il nostro uomo. Chiedendo l'indirizzo a Capitan Uncino, per esempio. Non ce lo dar mai. anche l'indirizzo di casa sua, Gail. Penserebbe che vogliamo rifargli l'appartamento da cima a fondo. Sorrise. Credo che a me lo dir, se vado a chiederglielo da sola. Tienimi lo zaino e aspetta.

La aspettai sul ponte che scavalcava il canale. Scendeva la sera e cominciava a fare fresco. Tremavo, non solo per il freddo. Pensavo a Ginger, a Tanya, che preferiva farsi chiamare Toya, a suo padre che ci aveva detto grazie e mi aveva ficcato in mano una banconota da cinque sterline. Pensavo anche a Gail, a come aveva arricchito la mia vita, ma anche a come suscitasse in me un vago disagio che mi smuoveva qualcosa nel profondo, una sensazione che cercavo di soffocare o d'ignorare. Una tipa tosta, proprio come l'aveva definita Nick, ma non solo. Tosta, era tosta, per c'era qualcos'altro: una grande calma, una padronanza di s che strideva con la sua condizione. Pu sembrare una sciocchezza, ma non era abbastanza smarrita. Probabilmente me n'ero reso conto, ma allontanavo il pensiero. Se era solo un sogno, era un sogno stupendo e non volevo svegliarmi. Torn dopo pochi minuti, sorridente. Mornington Place, numero nove annunci, rimettendosi lo zaino in spalla. E in silenzio ci mettemmo in cammino. La via era piuttosto corta e fiancheggiata da case a schiera in stile vittoriano. Il numero nove era un edificio a tre piani. Il giardinetto sul davanti aveva un aspetto trascurato ed era occupato quasi interamente da tre bidoni della spazzatura. Il cancello non c'era. Un vialetto congiungeva il marciapiede alla porta bianca dell'appartamento a pianterreno. Le finestre erano buie. Nessuno in casa disse Gail. Ci eravamo fermati sul marciapiede di fronte, sotto i platani.

Bazzichiamo un po' la zona mormorai. Quella casa mi dava i brividi. Nella mia testa era come rivedere le immagini di un film, con Ginger che seguiva una figura indistinta fino alla porta bianca. "Sar andata cos?" mi chiesi. "E quando, esattamente? Dov'ero io in quel momento? Perch Ginger aveva seguito quell'uomo? Ginger, Toya, e forse altri ancora. Perch?" Gail aveva un orologio. Aspettammo quarantacinque minuti. Nessuno entr, nessuno usc. Al primo piano c'era la luce accesa, e una donna continuava a venire alla finestra. Sembrava ci guardasse. Probabilmente neanche poteva vederci, ma la cosa ci rendeva nervosi. Per un senzatetto sempre rischioso bazzicare i quartieri residenziali. Quella donna poteva anche chiamare la polizia. Andiamocene dissi. Riproveremo domani. Alle otto e mezzo di domenica mattina eravamo nuovamente sul marciapiede di fronte alla casa. L'aria era asciutta e pungente. Il sole non aveva ancora fatto capolino da dietro le case. Le tende dell'appartamento erano chiuse. Non so cosa avrei dato per dormire fino a tardi insieme a Gail. Come invidiavo i bastardi che vivevano dietro quelle tende. Una bella dormita in un letto comodo, sveglia non prima delle dieci, colazione a base di uova, pancetta, toast e caff, da gustare nel tepore della cucina. Il paradiso, e milioni di persone lo danno per scontato.

Il nostro uomo, sempre che fosse proprio lui, non rimase a letto fino alle dieci. Poco prima delle nove, la porta d'ingresso si socchiuse e ne usc un gatto bianco e nero, seguito da una mano. La mano annasp in cerca della bottiglia di latte davanti alla soglia, la trov e la prese. La porta si richiuse e un minuto dopo qualcuno apr le tende. Gail e io ci spostammo sull'angolo senza perdere d'occhio il palazzo. Dopo una decina di minuti vedemmo un tizio alto e robusto, sulla quarantina, uscire e chiudersi la porta alle spalle. Indossava un maglione, pantaloni di velluto e aveva capelli cortissimi, biondo cenere. Mentre attraversava il giardino, il gatto salt gi dal muretto di cinta e corse via. L'uomo svolt a sinistra e s'incammin lungo la strada. Che si fa? chiese Gail. Lo seguiamo? Meglio di no. Da com' vestito, non star fuori per molto. Sar andato a comprare il giornale. Non mi ero sbagliato. Dopo cinque minuti, eccolo tornare con un rotolo di giornali sotto il braccio. Riattravers il giardinetto senza accorgersi di noi e rientr in casa. Pensi che sia lui? Gail scroll le spalle. Be', di sicuro non era Capitan Uncino. E dal momento che abita al pianoterra, direi che il nostro uomo. Ma ha un'aria cos... normale. Potrebbe anche essere una persona normalissima, Link. Non sappiamo ancora se colpevole di qualcosa, giusto? La polizia non ha notato niente di sospetto.

Per sappiamo che stato visto insieme a Ginger e a Toya poco prima che sparissero. E darei volentieri un braccio pur di fare un giro in quell'appartamento. Gail annu. Anch'io, ma impossibile. Non possiamo fare altro che tenerlo d'occhio. E cos facemmo, andando avanti e indietro sul marciapiede. A un certo punto ecco arrivare il gatto, che and a sedersi esattamente al posto della bottiglia del latte. Non vedemmo nessuno aprire le tende al primo piano, ma, ripassando davanti alla casa verso le nove e mezzo, notammo che erano aperte. Il sole aveva ormai superato i tetti delle case, mentre noi continuavamo ad andare su e gi. Non volevamo restare fermi troppo a lungo in un punto per paura di attirare l'attenzione. Del resto, c' un limite anche al numero di volte che si pu ripercorrere la stessa stradina senza farsi notare. Era una noia incredibile, e poi sembrava che il nostro uomo non dovesse uscire mai, cos alle dieci meno un quarto decidemmo di rimandare il tutto alla sera. Il gatto stava ancora davanti alla porta d'ingresso quando ce ne andammo. Fu proprio il gatto, a fregarmi. Dite quello che volete, ma un gatto ha un che di rassicurante. Insomma, provate a pensare a un tizio che gioca col suo gatto, lo coccola, parla e scherza con lui. Mica vi verrebbe da pensare: "Ecco un uomo pericoloso! Ecco un assassino. Meglio starne alla larga". Probabilmente pensereste: "Ma tu guarda, chiss che bonaccione". Comunque, questa l'unica scusa che giustifichi quanto

accadde quella sera. Ma forse farei meglio a cominciare dall'inizio. Per prima cosa, la pioggia. La mattina il tempo era stato splendido, ma verso mezzogiorno il cielo si copr e cominci a piovere. Gail e io stavamo cercando di tirar su qualche spicciolo in High Street quando caddero le prime gocce, cos ci spostammo sotto il ponte della ferrovia e continuammo l. Il tempaccio non sembrava scoraggiare la gente: il mercato era affollato come sempre e riuscimmo a tirar su un bel gruzzolo, ma fu proprio la pioggia la causa del nostro litigio. Non avevamo mai litigato prima. Andavamo d'accordo quasi su tutto. Ma quando cominci a far buio e proposi di tornare in Mornington Place, Gail disse: Io non ci vengo. Non con questo schifo. Di che schifo parli? Che diavolo dici, Gail? Questo schifo di pioggia, idiota. Non ho intenzione di starmene sotto la pioggia fino a chiss che ora, aspettando un cretino che probabilmente decider di restarsene a casa all'asciutto. Ma eravamo d'accordo. Avevamo detto che ci saremmo tornati stasera. Non pioveva, quando l'abbiamo deciso. E poi ho da fare. Tipo? Chiamare tua sorella? Ancora? Mangeremmo meglio tutt'e due se la smettessi di sprecare i soldi al telefono.

Sono soldi miei, Link. Posso farci quello che mi pare. Comunque non devo chiamare mia sorella. Ho altre cose da fare. Cose che non mi riguardano, giusto? Giusto. Allora va' a quel paese, fa' pure quello che devi fare, ma non illuderti che resti ad aspettarti come un cagnolino. Io sono in Mornington Place, se hai bisogno di me. E fu cos che mi ritrovai tutto solo in Mornington Place quando successe la faccenda del gatto. Una veglia deprimente. Deprimente. Ero ancora pi gi di quand'era sparito Ginger. Aspettavo sotto gli alberi gocciolanti e pensavo a Gail. Mi dispiaceva che avessimo litigato. Io l'amavo. Ma avevo passato l'intera giornata pensando a Ginger, a Toya e al numero nove di Mornington Place. Avevo visto un film, un giorno, che s'intitolava "Al numero dieci di Rillington Place" e parlava di quest'assassino che attirava una serie di donne in casa sua per poi ucciderle. Era una storia vera. Il titolo, "Al numero dieci di Rillington Place", aveva un che di inquietante, e nella mia immaginazione il numero nove di Mornington Place cominciava a ricordarlo parecchio. Mi ero quasi convinto che in quella casa erano successi fatti orribili e che era compito mio smascherare il colpevole. Non so che ore fossero quando la porta si apri. Mi sembrava di essere l da secoli. Ero fradicio e congelato e quasi sul punto di mollare tutto e andare a far pace con Gail, quando improvvisamente lo vidi: il tizio che avevamo tenuto

d'occhio quella mattina. Il classico tipo ultranormale, che indossa pantaloni di velluto, tiene un micio in casa e legge i giornali della domenica. Era in piedi sulla soglia, stagliato contro la luce fioca che filtrava dalla porta socchiusa. Chiamava sottovoce: Saffo... pss, pss, pss... qui, Saffo. Rimasi immobile sotto i platani. Era evidente che chiamava un gatto, probabilmente quello che avevamo visto al mattino. Dopo qualche minuto, non vedendo arrivare il gatto, il tizio rientr in casa lasciando aperta la porta e poco dopo torn fuori con un piattino. Si accoccol e depose il piattino davanti all'ingresso. Saffo! chiam di nuovo, battendo leggermente una forchetta o un cucchiaio contro il piatto. Forza, Saffo... ora di cena. Doveva avere un bel freddo a stare l in maniche di camicia, eppure continuava a chiamare il gatto, insisteva e insisteva, ma del gatto neanche l'ombra. A un tratto si rialz e attravers il giardino in pantofole, con in mano una forchetta. Scrut a destra e a sinistra, chiamando il gatto. Io pensai: "E questo sarebbe il mostro? Il serial killer? Uno che sta sotto la pioggia in maniche di camicia a chiamare il suo gatto? Ma fatemi il piacere!". Fu allora che l'uomo si accorse di me. Capii subito che mi aveva visto, ma non ebbi paura. Come si fa ad avere paura di un tizio che cerca il suo gattino? Ero imbarazzato, casomai. Imbarazzato perch era chiaro che lo stavo osservando. Feci per allontanarmi, ma mi sentii chiamare: Ehi, scusa... Mi voltai. Dice a me?

S... s. Non che hai visto una gatta? Una gatta bianca e nera. Feci un cenno di diniego. Oh, peccato! Odia la pioggia, capisci? La detesta. Ero convinto di trovarla davanti alla porta ad aspettare, anche perch l'ora della sua cena. Spero che non le sia... S'interruppe e mi fiss. Oh, santocielo! Sono mortificato. Aveva un'aria confusa. Io sto qui a preoccuparmi della gatta e tu sei bagnato fradicio. Dimmi... non hai una casa, giovanotto? Scossi la testa. Ma terribile. Terribile. Rimase l a fissarmi, girando e rigirando la forchetta fra le dita. Si capiva che non sapeva cosa dire. Allora vado mormorai. Certo. Annu, senza smettere di fissarmi. Poi, mentre mi voltavo, disse: Immagino che tu sia affamato. Sto bene, grazie. Mi stavo gi allontanando e me ne sarei andato se proprio allora non fosse riapparsa la gatta, correndo come un fulmine. Saffo! Mi voltai. La gatta si fiond verso il padrone, che la prese in braccio coccolandola, mormorandole qualcosa, sprofondando il viso nel pelo bagnato e infischiandosene della pioggia. Un vero tenerone. E pensare... tornai a voltarmi. Giovanotto? S?

Posso offrirti qualcosa da mangiare o... non so... un paio di sterline? Quasi tremava, ansioso com'era di aiutarmi e allo stesso tempo preoccupato che la sua offerta potesse offendermi. Ho un soprabito ancora buono, che non uso pi. Te lo do volentieri. Non avevo fame, ma faceva un freddo cane, ero bagnato fradicio e l'offerta del soprabito mi tentava. Accettai. Il soprabito sar pi che sufficiente, grazie. Il tizio sorrise e riattravers il giardinetto ciabattando, tutto preso a coccolare la gatta. Lo seguii. Pi semplice di cos! Entrando, vidi un breve corridoio con una porta a destra e una scala in fondo. Il tizio apri la porta con la mano libera e si fece da parte per farmi passare. Entra pure, giovanotto. Sar da te fra un minuto. La stanza sapeva di pulito ed era cos ordinata da dare l'impressione che nessuno la utilizzasse. Le finestre erano coperte da tende pesanti. L'unica luce proveniva da una lampada su un tavolino tirato a lucido. Rimasi in piedi, gocciolante, sul tappeto immacolato, mentre il tizio portava Saffo in quella che immaginai fosse la cucina. Dopo qualche secondo lo sentii chiedere: Ti dispiacerebbe prendermi il piattino? Quello davanti all'ingresso? Subito. Scusa se approfitto. Ridacchi. A volte penso che potrei dimenticarmi la testa da qualche parte, se non ce l'avessi ben salda sulle spalle.

Ritirai il piattino con la pappa e lo portai in cucina. Il tizio aveva avvolto la gatta in una salvietta rosa. Grazie disse sorridendo. Grazie mille. Mettilo pure dove vuoi. Un secondo e ti prendo il soprabito. Tornai nell'altra stanza, consapevole del fatto che stavo imbrattando il pavimento, lasciando orme dappertutto. Ormai mi ero convinto che tutti i miei sospetti fossero assurdi. La gatta, la fissa dell'ordine. Quell'uomo non avrebbe fatto male a una mosca. Non riuscii a trattenere un sorriso, guardandomi intorno. Cuscini belli gonfi. Quadri diritti. Mobili lucidi. Un posto per ogni cosa e ogni cosa al suo posto. Ogni secondo che passava mi sentivo pi a mio agio, finch notai l'orologio sulla credenza. Era il mio, senza dubbio alcuno. Quello che, un milione di anni prima, avevo dato ad Armadio-di-Liver-pool. L'avrei riconosciuto dovunque. Con una stretta al cuore, mi avvicinai per dargli un'occhiata pi da vicino e, quando la porta sbatt, lanciai un urlo. Era entrato senza rumore e ora stava in piedi, la schiena contro la porta e un sorriso diverso sulle labbra. Accenn con la testa alla credenza. Sono stato proprio sbadato. Ridacchi, e non era una risata da bonaccione. Ma tanto non ha importanza. Ormai... Mi fiss negli occhi e sibil: Link, la Ferrovia. Link, la Fetenza! Operazione Spiritoso Numero Due. Finalmente. Che ti prende, Spiritoso? Ti sei mangiato la lingua? O te l'ha mangiata il gatto? Scoppi a

ridere e, girando la testa verso la cucina, url: Ehi, Saffo! Gliel'hai mangiata tu, la lingua? Ero paralizzato dal terrore. Non ci eravamo sbagliati, Gail, Nick e io. Era lui, il nostro uomo. Bastava guardarlo negli occhi per capire che era pazzo. Era completamente fuori di s e mi aveva chiuso in trappola, come Toya e Ginger e... Oh, s. Mi aveva letto nel pensiero. qui, quel gigante di Liverpool, insieme a tutti gli altri. E promette molto bene come recluta. Un gran potenziale. Ha di che vantarsi. Vuoi dare un'occhiata? No! urlai, schiacciandomi contro la credenza. Voglio tornare a casa. Mi lasci andare. L'uomo rise di nuovo, scuotendo la testa. Oh no, ragazzo mio. Tu non te ne vai. Mi hai fatto aspettare a lungo, ma finalmente entrerai anche tu a far parte degli Orizzontali di Camden. Vieni a vedere i tuoi compagni d'armi. Mi lasci andare! Sapevo che era inutile, lo sapevo, ma avevo il cervello in acqua. Non riuscivo a dire altro. Lui, intanto si era inginocchiato e stava sollevando un angolo del tappeto. Misurai la distanza che mi separava dalla finestra. "Se riuscissi ad arrivarci, a rompere un vetro" pensai... Ecco, guarda. Aveva ripiegato il tappeto e tolto tre o quattro assi dal pavimento. Accender la luce, cos vedrai meglio. Si alz e, mentre si avvicinava all'interruttore, mi slanciai verso la finestra. Nell'istante in cui si accese il lampadario, afferrai le tende. L'uomo si volt, mi vide e, con

un'imprecazione, corse verso di me. Mi appesi alle tende e tirai con forza, strappandole, facendole cadere su entrambi. Singhiozzando terrorizzato, mi liberai, mi sfilai lo zaino dalle spalle e lo scaraventai contro la finestra. Il vetro s'incrin anzich andare in frantumi e, prima che potessi riprovarci, l'uomo mi fu addosso. La forza della follia. Mi era capitato di leggere questa frase da qualche parte, ma soltanto ora ne compresi improvvisamente il significato. Io non sono mingherlino e quell'uomo aveva molti pi anni di me, eppure non riuscivo a liberarmi. Scalciavo, mi dibattevo, ma lui mi stringeva in una morsa d'acciaio. Mi sollev di peso e mi riport in mezzo alla stanza e, quando fummo davanti al buco nel pavimento, mi lasci cadere a terra gettandosi su di me come un lottatore. Ero bloccato a pancia in gi, con la testa sopra il buco. Un filo di vento sal da sotto, portando con s un odore dolciastro, nauseabondo. Dopo qualche secondo, i miei occhi si abituarono alla penombra e li vidi. Erano in sette, sdraiati uno di fianco all'altro, tutti coi capelli tagliati cortissimi: non si capiva se fossero ragazzi o ragazze, ma riconobbi Ginger dai vestiti. La faccia era... be', dalla faccia non l'avrei mai riconosciuto. Ebbi un conato di vomito e voltai la testa da una parte. Mi lasci! gridai. Ora vomito! L'uomo scoppi a ridere. Vomita pure, soldato. Tanto ci finirai tu, l sotto, non io.

Vomitai in quel buco grigio e polveroso e l'uomo rise di nuovo. Tira fuori tutto rugg. Ti far bene. Il suo peso mi schiacciava, mi toglieva il fiato. Vedevo forme scure galleggiarmi davanti agli occhi. Stavo perdendo coscienza. Lasciami! balbettai. Mi manca il fiato. Aiuto! Un aiuto, Link. Ma certo! Sono qui apposta. In fondo giusto dare una mano alle nuove reclute! E scoppi in una risata selvaggia. Mi stava uccidendo lentamente, asfissiandomi. Con uno sforzo immane, presi un'altra boccata di quell'aria nauseabonda e tentai l'ultima carta. Sanno che sono qui dissi con un filo di voce. I miei amici sanno che sono qui. Dubito che mi abbia creduto. Di certo sapeva che, davanti alla morte, un uomo pronto a dire qualsiasi cosa pur di salvarsi. Ma le mie parole gli fecero tornare in mente il lampadario acceso e le tende strappate, e questo fu la mia salvezza. Imprec e si drizz di scatto. Ansimando e tossendo, rotolai lontano dal buco: sapevo di avere solo pochi secondi per riprendere fiato. Il lampadario si spense e, nella luce della lampada da tavolo, lo vidi tornare verso di me con un ghigno sul viso e un pezzo di filo elettrico teso fra i pugni. Cercai di alzarmi, ma avevo le gambe paralizzate. Ricaddi all'indietro e mi coprii la gola con le mani. L'uomo si chin su di me, pronto a strangolarmi, quando si ud il suono della sirena.

Mentre lo trascinavano fuori, l'uomo continuava a urlare ai suoi ragazzi di alzarsi e combattere. Ero cos stordito che neanche capivo che succedeva. Mi trascinai fino al corridoio. Gli sbirri avevano sfondato tutt'e due le porte per arrivare in sala. Sulla soglia, Gail stava cercando di entrare, ma era stata bloccata da due agenti. Non appena mi vide, esclam: Link, grazie al cielo! Gli sbirri mi lasciarono passare. Gail e io ci abbracciammo forte. So perfettamente cosa pensate. Ecco che arriva il lieto fine, giusto? Ma aspettate un po'. Sei stata tu? le chiesi. L'hai chiamata tu, la polizia? Annui. Ero venuta a cercarti, ma non c'eri. Me ne stavo andando, quando ho visto illuminarsi la finestra, le tende cadere e tu che lottavi con... quello. Sapevo di non poter far niente da sola, cos sono corsa al commissariato di Albany Street. Ma come hai fatto a convincerli? Quando siamo andati insieme, neanche volevano farci passare. Come hai fatto? Link. S'irrigid e si sciolse dall'abbraccio. Devo dirti una cosa. Ma non me la disse. Non fu necessario. Gli sbirri avevano appena caricato il pazzo sul furgone, che si stava allontanando seguito da due macchine, quando arriv questo tizio rileccato, con una splendida macchina fotografica e tutta l'attrezzatura. Attravers impettito il giardinetto, sorridendo come un babbuino.

Louise, tesoro disse. Sei un genio. Gail non mi abbracciava pi, ormai. Io mi guardai intorno, cercando con lo sguardo 'Louise tesoro', ma c'eravamo solo Gail, io e due sbirri, e nessuno dei due aveva una faccia da 'Louise tesoro'. Allora capii. Il tizio parlava con Gail. Gail aveva un'aria imbarazzata, questo va riconosciuto. Link mormor questo Gavin. Gavin, questo il ragazzo di cui ti ho parlato. Gavin s'illumin e mi tese la mano. Lo ignorai e mi volsi verso Gail. E tu? sbottai. Chi sei, tu? Arrossi. Mi dispiace, Link. Mi chiamo Louise Bain. Sono una giornalista. Erano... Non dirmelo. Erano mesi che davi la caccia a questo pazzo furioso, giusto? Ma non t'importava di quanti ragazzi ci lasciavano la pelle, purch tu e il tuo stupido amico foste presenti al momento dell'arresto. Ehi, vacci piano! strill il fotografo. Ti ricordo che ti ha salvato la vita. Lo fissai dritto negli occhi. Di' solo un'altra parola e ti ficco quella macchina fotografica dove non batte il sole. Gail scuoteva la testa. Ti sbagli, Link. Stavo facendo ricerche sui senzatetto. Non sapevo niente di quest'altra storia. Niente. Devi credermi. Eccetera eccetera. Io ero talmente sconvolto dalla rabbia e dal dolore che quasi non mi rendevo conto di cosa dicevo. Ricordo che domandai a Gavin perch non scattava qualche foto alle vittime per venderle ai genitori. Gail singhiozzava,

e io pure. Alla fine mi ficc in mano un rotolo di banconote. Buona fortuna, Link disse fra le lacrime. Mi dispiace. Gavin, intanto, era risalito in auto e stava mettendo in moto. Gail lo raggiunse e io mi ritrovai solo in una nuvola di fumo azzurrognolo, a guardarla uscire dalla mia vita. Oh, lo so. Avrei dovuto gettarle in faccia quei soldi. Qualsiasi eroe della tiv l'avrebbe fatto, ma gli eroi della tiv non vivono in mezzo a una strada. Comunque, questo fu il lieto fine. S, ma almeno... giustizia fatta, no? O no? Shelter (questo il nome che si era scelto, o almeno cos sembra dal diario che stato ritrovato) si becca il carcere a vita, ovvero un tetto, un letto e tre pasti al giorno. E io niente. Spero soltanto una cosa. Spero che, quando Louise e Gavin scriveranno la loro storia, dentro ci sar un po' di verit, e spero che la legga un sacco di gente. La gente pu migliorare le cose solo se sa come stanno davvero le cose. Tutto questo deve finire, un giorno. Spero solo, quando quel giorno arriver, di essere ancora vivo. Nel frattempo non so ancora cosa far. Non posso restare nella zona di Camden, poco ma sicuro. Troppi fantasmi. Vedrei continuamente Gail dall'altra parte della strada, o Ginger. Potrei tentare Embankment o Covent Garden. Ce ne sono parecchi come me che bazzicano Covent Garden. O potrei addirittura andarmene da Londra. Questo un paese libero, no?

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