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Giove d 02 m aggio 2013

La predestinazione di Cristo
Home Storia Eventi culturali & Info Consiglio Soci Societ Congressi Pubblicazioni Mariologia Archivio mariano Cattedra Duns Scoto Ci si domanda se Cristo sia stato predestinato ad essere Figlio di Dio. Ordinatio III, d 7, q. 3. Tutte: elenco | anteprima - per societ mariologica

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Chi siamo News & Info Terzo: mi chiedo se Cristo sia stato predestinato ad essere Figlio di Dio. Prove in contrario: 1. Non fu predestinato ad essere Figlio di Dio in quanto Dio, perch in questo caso la predestinazione non avrebbe preceduto la sua esistenza. La predestinazione infatti esige precedenza rispetto a ci cui si predestinati.

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2. Non lo fu neppure in quanto uomo perch a seconda che uno predestinato a qualcosa, sotto questo aspetto e in qualche modo lo gi. Per cui se egli predestinato in quanto uomo ad essere Figlio di Dio, gi Figlio di Dio in quanto uomo. Ma questo falso. Prove a favore: Rm 1,3-4: Nacque dal seme di Davide colui che fu predestinato ad essere Figlio di Dio nella potenza. 1. DIMOSTRAZIONE E DISCUSSIONE La predestinazione si ha quando uno principalmente e precedentemente ordinato alla gloria e a tutto ci che finalizzato alla gloria. Ora la natura umana di Cristo preordinata alla gloria; e anche la sua unione nel Verbo ordinata alla gloria: senza quell'unione che le stata conferita non ne avrebbe avuta tanta. Allo stesso modo cadono sotto la predestinazione anche i meriti perch senza di essi almeno per ragioni di convenienza la gloria non sarebbe tanta quanta con essi, pur ammesso che il merito come tale non vada sotto la predestinazione. Perci essendo tale natura predestinata all'unione col Verbo, il Verbo fu predestinato ad essere uomo e l'uomo ad essere Verbo. Le conseguenze si dimostrano in modo simile a quello usato a proposito dell'azione passiva. Se tu poi dici: la predestinazione riguarda prima di tutto la persona; per cui occorre prima di tutto trovare una persona che Dio predestin alla gloria e quindi tale unione in ordine alla gloria. Ora nessuna persona divina predestinata a questa unione: non

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la persona del Verbo come Verbo, ovvio; n la persona come sussistente nella natura umana, com' implicito in quella unione. Rispondo: Si pu negare l'affermazione che la predestinazione ha per oggetto solo la persona. Dio infatti pu amare ogni cosa buona diversa da s, non soltanto una persona ma anche una natura e cos pu volere e ordinare in precedenza quel bene che ad essa conviene. Quindi pu prestabilire che una natura, e non soltanto una persona, sia destinata alla gloria, e anche l'unione in ordine alla gloria. E' vero tuttavia, che in tutti gli altri casi, diversi da questo, la predestinazione riguarda una persona, perch in nessun altro Dio ha preordinato il bene della natura se non preordinando il bene della persona: e questo perch non c' alcuna natura se non in una persona creata alla quale possa venir preordinato il bene. Ma non si tratta di questo. 2. SORGONO QUI DUE DUBBI Primo: se questa predestinazione comporti necessariamente che prima vi sia la caduta della natura umana, come sembrano sostenere molti autori per i quali il Figlio di Dio mai si sarebbe incarnato se l'uomo non fosse caduto. Senza pregiudizio si pu dire che la predestinazione di qualcuno alla gloria, naturalmente di per s, precede la prescienza del peccato o della sua condanna, secondo l'opinione che stata detta per ultimo nella distinzione 41 del primo libro. A maggior ragione vero di quellanima che predestinata alla massima gloria. Generalmente infatti colui che vuole con ordine, vuole prima quello che pi vicino al fine; per cui vuole la gloria di qualcuno prima che la grazia; e cos per coloro che sono predestinati alla gloria prima vuole ordinatamente la gloria di colui che pi vicino al fine. Egli vuole prima la gloria di quest'anima che non la gloria di un'altra; e vuole per chiunque la gloria e la grazia prima di prevedere i loro opposti. Tutte le autorit citate si possono interpretare nel senso che Cristo non sarebbe venuto come Redentore se l'uomo non avesse peccato e neppure come passibile, perch non c'era nessuna necessit che la sua anima gloriosa da sempre, preordinata non solo alla somma gloria ma anche ad essere nel tempo con un corpo passibile. Ma non ci sarebbe stato bisogno di redenzione se l'uomo non avesse peccato. Non pare per che Dio abbia predestinato quell'anima a tanta gloria per quel solo motivo, giacch la redenzione, ossia la gloria dell'anima redenta non sono un bene tanto grande quanto la gloria dell'anima di Cristo. N verosimile che tale altissimo bene negli esseri si debba considerare soltanto occasionato da un bene minore; e neppure verosimile che egli abbia predestinato a tanto ben prima Adamo che Cristo, come verrebbe di conseguenza. Ne deriverebbe anzi una conseguenza ancora pi assurda: predestinando Adamo alla gloria ne avrebbe previsto la caduta prima di predestinare Cristo alla gloria, se si facesse dipendere la predestinazione di questo dalla redenzione degli altri. Si pu dunque dire che Dio elesse angeli e uomini, secondo certi gradi diversi come volle, a far parte della corte celeste, con priorit di natura rispetto ad ogni altra previsione circa il peccatore, il peccato, il castigo; e che nessuno predestinato semplicemente in previsione della caduta di un altro, perch da questa caduta nessuno si trovi ad averne vantaggio. Un secondo dubbio se si preveda prima l'unione di questa natura con il Verbo ovvero la predestinazione alla gloria. Si pu dire che, come l'opera di un artefice segue nell'esecuzione un procedimento diverso dall'intenzione, cos Dio, sul piano dell'esecuzione, un a s la natura umana prima di darle la somma grazia e gloria. Nell'ordine dell'intenzione fu il contrario: Dio prima volle una natura che non avesse la somma gloria mostrando che non era necessario seguire l'ordine della natura. Poi, quasi in un secondo momento, volle che quella natura fosse nella persona del Verbo perch non si venisse a considerare la natura dell'angelo inferiore a quella dell'uomo. 3. OSSERVAZIONI ALL'ARGOMENTO

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Si pu ammettere che dicendo in quanto uomo s'intende dire che predestinato ad essere Figlio di Dio pur che questo in quanto esprima una ragione formale per cui il termine estremo viene preso in se stesso, in senso determinato. Formalmente infatti quell'uomo Dio; e come persona esistente in una natura umana stato predestinato ad essere Dio e fu Dio. Se invece quell'in quanto si assume come una ripetizione esplicativa volendo indicare la causa di adesione del predicato al soggetto, allora non lo concedo: perch egli Dio ma non perch uomo; non Dio a causa dell'umanit. Si pu ulteriormente fare una distinzione in quest'affermazione col dire che in quanto predestinato ad essere Dio, sotto quest'aspetto egli Dio, se questo in quanto precisa l'atto del predestinare nel senso che in quanto predestinato appunto Dio; ossia il termine della predestinazione per cui Dio in quanto Dio. Ma nel primo modo la proposizione maggiore falsa mentre vera la minore; nel secondo modo vera la maggiore ed falsa la minore. Con maggior verit si pu dire, in terzo luogo, che n in quanto uomo n in quanto Dio fu predestinato ad essere Figlio di Dio perch questa predestinazione comporta due cose: una esige un termine temporale quale il termine della predestinazione; l'altra qualcosa di eterno, quale il Figlio di Dio. Ora nella conclusione confluiscono ambedue i termini pur non essendo identici quanto a natura: a quello temporale spetta la predestinazione come termine; a quello eterno l'esser Figlio di Dio: due dati che non convengono tra loro per una natura comune. Sembra dunque che si debba introdurre un altro fattore particolare di tutto il predicato, che sarebbe causa di ambedue nel predicato. Infatti, a rigor di logica, n in quanto uomo n in quanto Dio predestinato ad essere Figlio di Dio.

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