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L'uso dell'incenso nella liturgia: significato teologico & modalit pratiche

(http://www.cantualeantonianum.com)

La sparizione dell'uso dell'incenso nella Messa riformata di Paolo VI qualcosa di assolutamente inspiegabile. Infatti mentre nel rito romano classico l'uso dell'incenso era strettamente regolato, confinato alla sola messa cantata e alla messa solenne (da quest'ultima non poteva mai mancare), nel rito riveduto l'uso dell'incenso stato invece ampiamente liberalizzato. Ma proprio da quando lo si pu usare sempre e comunque, il turibolo fumigante sparito dalle nostre chiese. Riappare immancabilmente al termine dei funerali, prendendo cos un senso di mestizia e di lutto che non gli affatto appropriato. Forse il motivo da ricercare nella traduzione sibillina di una rubrica del num. 276 dei Principi e norme per l'uso del Messale Romano: l'utilizzo dell'incenso, in latino, ad libitum, ma invece di tradurre questa locuzione con a piacere, nel testo CEI l'incensazione in tutte le messe diventata semplicemente facoltativa. E si sa, nella mentalit del clero di un certo stampo, tutto quello che facoltativo significa sconsigliato (leggasi: inutile orpello). Ad libitum, propriamente, invece un'espressione della lingua latina che significa "a piacere", "a volont"! Altro che non obbligatorio, opzionale, non richiesto (cio facoltativo)! E' facoltativo in senso positivo (cio hai facolt di usarlo), ma questa accezione in italiano non pi normalmente percepita, pertanto la traduzione pu risultare ingannevole. Visto poi che l'incenso esprime riverenza e preghiera, perch mai privarsene, visto che lo si pu usare, proprio nel nostro tempo che ha tanto bisogno di segni fisici di preghiera e devozione? Tra l'altro, proprio i pi spinti propugnatori della postmodernit, affermano che bisogna coinvolgere tutti i sensi nel rito, non solo "l'anima", ma anche il corpo. Il profumo soave dell'incenso, si sa, fa entrare volenti o nolenti in "clima" mistico (come dimostra il suo uso nelle varie religioni, non solo nel cristianesimo). Ma in realt c' di pi. La mia teoria che l'incenso, essendo un segno tipicamente sacrificale (= bruciare una cosa preziosa con l'intenzione di offrirla a Dio), sia stato messo in disparte proprio per questo suo inequivocabile e ancestrale richiamo, non certo adatto ad una festa, ad una cena tra amici, o cose del genere. Il levarsi delle volute di fumo profumato non pu che richiamare il tempio e Dio a cui si offre la vittima in olocausto, accompagnandola con soave profumo. Nei riti offertoriali della Messa questo era (ed tuttora) evidente. Gi presso i pagani, l'incenso veniva bruciato davanti alle immagini degli dei e davanti all'imperatore ad essi equiparato. Nei primi secoli del cristianesimo, numerosi cristiani furono martirizzati per essersi rifiutati di compiere questo gesto idoltrico. In seguito, tanto era forte il richiamo sgradevole della persecuzione dei non turificanti, per distinguere il culto cristiano da quello pagano, l'uso dell'incenso dalla liturgia fu addirittura soppresso. Esso venne ripristinato soltanto dopo l'editto di

Costantino e il declino del paganesimo. A Roma non si usavano per turiboli o cose orientali del genere. Il poco incenso che si utilizzava era sparso in appositi bracieri. L'incenso all'offertorio rientrato dal IX sec. nella liturgia carolingia e addirittura nell'XI nella liturgia romana. L'incenso nella Bibbia: Per quanto riguarda la liturgia dell'Antico Testamento, Mos riceve dal Signore lordine di costruire un altare speciale riservato allincenso per il culto divino: Farai un altare sul quale bruciare lincenso: lo farai di legno di acacia (...). Rivestirai doro puro il suo piano, i suoi lati, i suoi corni e gli farai intorno un bordo doro (...). Porrai laltare davanti al velo che nasconde larca della Testimonianza, di fronte al coperchio che sopra la testimonianza, dove io ti dar convegno. Aronne brucer su di esso lincenso aromatico: lo brucer ogni mattina quando riordiner le lampade e lo brucer anche al tramonto, quando Aronne riempir le lampade: incenso perenne davanti al Signore per le vostre generazioni (...). cosa santissima per il Signore (Es 30,1-10). Lincenso, veniva posto anche sopra le oblazioni bruciate sullaltare come memoriale: profumo soave per il Signore (cfr. Lv 2). Pi tardi, nel Tempio di Gerusalemme, nella ricorrenza annuale dell'Espiazione ( Yom Kippur), il sommo sacerdote, oltrepassava il velo del Tempio ed entrava con lincensiere nel Santo dei Santi, per bruciarvi due manciate di incenso odoroso polverizzato, allora, una nube densa e profumata, avvolgeva ogni parte del luogo santissimo in cui era custodita lArca dellAlleanza (cfr. Lv 16,1213). In Israele, si incensavano le persone, gli oggetti, e i luoghi riservati al culto del Dio Unico. Tutti coloro che partecipavano al culto divino, erano invitati ad effondere un soave profumo spirituale: Ascoltate, figli santi...Come incenso spandete un buon profumo (Sir 39,13-14). Lincenso, legato al culto degli Israeliti, sar pi tardi presente, con la sua ricca valenza simbolica, anche nella liturgia cristiana, soprattutto nelle Chiese d'Oriente. Nel Vangelo di Matteo, viene descritto lomaggio fatto a Ges da alcuni personaggi misteriosi: i Magi. Costoro, giungendo dalle lontane terre di oriente per incontrare il re dei Giudei, gli offrono in dono, con loro e la mirra, anche lodoroso incenso, custodito in scrigni preziosi (Cfr Mt 2,11). La Chiesa antica Nel IV secolo (epoca d'oro dei liturgisti), la famosa pellegrina Egeria, cos descriveva una liturgia svoltasi nel Santo Sepolcro di Gerusalemme: Quando si sono cantati questi tre salmi e fatte queste tre orazioni, ecco che vengono portati dei turiboli allinterno della grotta dellAnastasi, perch tutta la basilica dellAnastasi si riempia di profumi. [Diario di Viaggio, 24,10] La solenne incensazione del luogo da cui Cristo risorto precedeva la lettura, da parte del vescovo, del Vangelo della risurrezione. Luso dellincenso nel Santo Sepolcro, ripropone limmagine delle donne che portarono oli aromatici per imbalsamare il corpo del Signore e trovarono invece langelo che ne annunciava la gloriosa risurrezione (Cfr Mc 1,6). Secondo San Paolo, tutti i cristiani, con la loro testimonianza di fede, spandono nel mondo il profumo di Cristo che si offerto al Padre in sacrificio di soave odore(Cfr 2Cor 2,14-16; Ef 5,2). -----------------------L'Ordinamento generale del Messale Romano, rivisto nel 2000, descrive cos il senso e il modo di utilizzare nel rito eucaristico l'incenso (lo leggiamo in latino con le traduzioni interlineari):

De incensatione 276. Thurificatio seu incensatio reverentiam exprimit et orationem, ut in Sacra Scriptura significatur (cf. Ps. 140, 2; Apoc. 8, 3). Lincensazione esprime riverenza e preghiera, come indicato nella sacra Scrittura (Cf. Sal 140, 2; Ap 8, 3). Incensum ad libitum adhiberi potest in qualibet forma Missae: Trad. CEI: Luso dellincenso in qualsiasi forma di Messa facoltativo: (Leggi: anche nella messa solenne si pu omettere) Trad. Letterale: L'incenso pu essere usato a piacere in qualsiasi forma di Messa: (Leggi: anche nella messa letta e quotidiana si pu utilizzare!) * durante processione ingressus; durante la processione dingresso; * initio Missae, ad crucem et altare thurificandum; allinizio della Messa, per incensare la croce e laltare; * ad processionem et ad proclamationem Evangelii; alla processione e alla proclamazione del Vangelo; * pane et calice super altare depositis, ad thurificanda oblata, crucem et altare, necnon sacerdotem et populum; quando sono stati posti sullaltare il pane e il calice, per incensare le offerte, la croce e laltare, il sacerdote e il popolo; * ad ostensionem hostiae et calicis post consecrationem. alla presentazione dellostia e del calice dopo la consacrazione. 277. Sacerdos, cum incensum ponit in thuribulum, illud benedicit signo crucis , nihil dicens. Il sacerdote quando mette lincenso nel turibolo lo benedice tracciando un segno di croce , senza nulla dire. Ante et post thurificationem fit profunda inclinatio personae vel rei quae incensatur, altari et oblatis pro Missae sacrificio exceptis. Prima e dopo lincensazione si fa un profondo inchino alla persona o alla cosa che viene incensata, non per allaltare e alle offerte per il sacrificio della Messa. Tribus ductibus thuribuli incensantur: Ss.mum Sacramentum, reliquia sanctae Crucis et imagines Domini publicae venerationi expositae, oblata pro Missae sacrificio, crux altaris, Evangeliarium, cereus paschalis, sacerdos et populus. Con tre colpi del turibolo si incensano: il SS. Sacramento, la reliquia della santa Croce e le immagini del Signore esposte alla pubblica venerazione, le offerte per il sacrificio della Messa, la croce dellaltare, lEvangeliario, il cero pasquale, il sacerdote e il popolo. Duobus ductibus incensantur reliquiae et imagines Sanctorum publicae venerationi expositae, et quidem initio tantum celebrationis, cum incensatur altare. Con due colpi si incensano le reliquie e le immagini dei Santi esposte alla pubblica venerazione, unicamente allinizio della celebrazione, quando si incensa laltare. Altare incensatur singulis ictibus hoc modo: Laltare si incensa con singoli colpi in questo modo: * si altare est a pariete seiunctum, sacerdos illud circumeundo incensat; a) Se laltare separato dalla parete, il sacerdote lo incensa girandogli intorno;

* si vero altare non est a pariete seiunctum, sacerdos transeundo incensat primo partem dexteram, deinde partem sinistram. b) Se invece laltare addossato alla parete, il sacerdote lo incensa passando prima la parte destra dellaltare, poi la sinistra. Crux, si est super altare vel apud ipsum, thurificatur ante altaris incensationem, secus cum sacerdos transit ante ipsam. La croce, se sopra laltare o accanto ad esso, viene incensata prima dellaltare; altrimenti quando il sacerdote le passa davanti. Oblata incensat sacerdos tribus ductibus thuribuli, ante incensationem crucis et altaris, vel signum crucis super oblata thuribulo producens. Il sacerdote incensa le offerte prima dellincensazione della croce e dellaltare con tre colpi di turibolo, oppure facendo col turibolo il segno di croce sopra le offerte. ------------------------------Per i sacerdoti fermi alle rubriche della prima e seconda edizione del Messale: in questi numeri ci sono delle novit (ovvero un ripristino di ritualit antiche) che non sono ancora entrante nell'uso di molti celebranti (ovviamente per scarsa dimestichezza con il turibolo che vedono raramente). 1) Quando il sacerdote impone l'incenso, adesso lo benedice formando un segno di croce con la mano destra, senza dire nulla (questo perch sono state abolite, ahim, le parole che nel rito antico accompagnavano questo gesto. Il gesto tornato - la preghiera no: ab illo benedicaris in cuius honore cremaberis). Il fumo che proviene dall'incensiere - si sono ricordati i correttori delle rubriche - deve essere benedetto. Quando arriva alle narici dei credenti esso portatore della benedizione che li avvolge e li pervade. Tutti i partecipanti al rito eucaristico sono incensati: tutti sono offerta gradita a Dio! Quale potente simbolismo del sacerdozio comune riscoperto dal Vaticano II! (Il sacerdozio comune, lo ricordo, abilita ad offrire se stessi in sacrificio vivente, santo e gradito a Dio, come e con Cristo). 2) Il sacerdote si inchina prima di incensare cose e/o persone, ma non ci si inchina prima di incensare le oblate sopra l'altare all'offertorio (come molti fanno). 2) Le oblate si possono incensare "facendo col turibolo il segno della croce" sopra di esse. Anche questo un "ritorno" graditissimo (eppure poco utilizzato, perch anche questo ad libitum). Vi posto qui sotto il disegno classico che guida i sacerdoti ad imparare come incensare le offerte nel rito romano. E' oggi applicabile non solo al rito antico, ma come mostrano le rubriche rinnovate, anche al rito ordinario. Se poi - cari sacerdoti - volete sussurrare mentalmente anche le parole che accompagnano l'incensazione cruciforme, penso possa essere un utile richiamo mistico del significato del gesto che state compiendo. Incensare muovendo il turibolo in forma di croce, rievoca evidentemente il sacrificio del Signore che sta per compiersi sull'altare; mentre lincensazione circolare, significa che i doni e le offerte sono stati circoscritti, riservati cio al culto divino. Ecco lo schema dal Messale di Giovanni XXIII che illustra le modalit e le preghiere per incensare nella forma straordinaria:

Incensum istud, a te benedictum, ascendat ad te, Domine, et descendat super nos misericordia tua. Quest'incenso da te benedetto, salga a te, o Signore, e discenda su di noi la tua misericordia mentre incensa l'altare il sacerdote sussurrava il Salmo 140,2-4: Dirigatur, Domine, oratio mea, sicut incensum in conspectu tuo:

elevatio manuum mearum sacrificium vespertinum. Pone, Domine, custodiam ori meo, et ostium circumstanti labiis meis: ut non declinet cor meum in verba maliti, ad excusandas excusationes in peccatis. - Come incenso salga a te la mia preghiera, le mie mani alzate come sacrificio della sera. Poni, Signore, una custodia alla mia bocca, sorveglia la porta delle mie labbra. Non lasciare che il mio cuore si pieghi a parole piene di malizia per trovar scuse con cui giustificare i miei peccati. restituendo il turibolo al diacono o al ministrante dice: Accendat in nobis Dominus ignem sui amoris, et flammam tern caritatis. Amen. Il Signore accenda in noi il fuoco del suo amore e la fiamma dell'eterna carit. Amen ------------------------------Dalla OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II in occasione della LITURGIA COPTA DELLA PREGHIERA DELLINCENSO Basilica di Santa Maria Maggiore - Domenica, 14 agosto 1988 Come incenso salga a te la mia preghiera, le mie mani alzate come sacrificio della sera (Sal 140, 1). 1. Con queste parole il salmista rende esplicito il legame simbolico tra la preghiera vespertina e il salire dellincenso. Il levarsi delle volute di incenso esprime con grande potenza evocativa lanelito dello spirito umano a librarsi verso lalto, a superare le angustie quotidiane, per riconoscere il senso della propria esistenza e ricongiungersi con Dio. Con lincarnazione, il Verbo ha voluto assumere la natura umana ed entrato in un nuovo rapporto anche con il cosmo, per presentarlo a Dio Padre quale offerta a lui gradita. Nella visione sicura della fede, il bisogno di infinito, di perfezione, di comunione intima e profonda della creatura col Creatore non semplice nostalgia o sogno dellimpossibile, ma un pellegrinaggio ininterrotto, una tensione perenne, delluomo verso il suo fine che si esprime incessantemente in atteggiamenti di condiscendenza. Fecisti nos ad te, et inquietum est cor nostrum donec requiescat in te, ci ricorda il santo vescovo Agostino (S. Augustini Confessiones, 1,1). Questo incenso che sale senza tregua al cielo porta con s laspirazione profonda del nostro cuore, verso Dio che si esprime nellanelito della preghiera. Lincenso accompagna dunque il levarsi delle nostre mani al cielo, per offrire a Dio la nostra sete di lui e, nello stesso tempo, per presentargli persone e cose, desideri e aspirazioni. ...Partecipando allodierna preghiera dellincenso desideriamo fare nostri idealmente i toni variegati e molteplici di ogni liturgia della Tradizione dellOriente, anche di quelle che non si sono potute celebrare in questa alma citt. La liturgia copta, cos adatta ad esprimere lattesa vigilante del monaco che, con i fianchi cinti e le lucerne accese, accoglie il rivelarsi discreto, ma sicuro del suo Signore, la voce mirabile, con cui oggi si esprime la fervida attesa della Chiesa per il Signore che viene....

4. Diletti fratelli e sorelle, amate questa vostra liturgia, nella quale e con la quale oggi prega con voi il Vescovo di Roma; sentitela come espressione viva della vostra sensibilit religiosa e culturale; vedetela come frutto originale di cui la Chiesa universale va fiera. Difendetene leredit, perch continui ad essere il luogo ove il palpito del vostro cuore si fa pi spontaneamente preghiera. Siate sempre in continuit con la testimonianza gloriosa dei vostri padri nella fede, i quali, alimentandosi alla liturgia seppero sostenere le prove del martirio e compiere con coraggio e fermezza scelte di vita impegnative. Non aderite con eccessiva improvvisazione alla imitazione di culture e tradizioni che non siano le vostre, tradendo cos la sensibilit che propria del vostro popolo. Molte volte i miei predecessori hanno insistito su questo punto cos rilevante. Vorrei qui ricordare tra tutti, due grandi Papi, benemeriti per lOriente cristiano: Benedetto XIV, al quale dobbiamo la costituzione Demandatam, del 24 dicembre 1743; e Leone XIII, che ha emanato la celebre lettera apostolica Orientalium Dignitas Ecclesiarum, il 30 novembre 1894. A loro fa eco il Concilio Vaticano II che con vigore sottolinea come non si devono introdurre mutazioni, se non per ragioni del proprio organico progresso (Orientalium Ecclesiarum, 6). Questo significa che necessario che ogni eventuale adattamento della vostra liturgia si fondi su uno studio attento delle fonti, su una conoscenza obiettiva delle peculiarit proprie della vostra cultura, sul mantenimento della tradizione comune a tutta la cristianit copta.

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