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26/05/13

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Addio a don Gallo, prete degli ultimi

morto don Andrea Gallo, amico e collaboratore di MicroMega. Da molti anni, a Genova, chiunque si trovava in una situazione di difficolt o marginalit - italiano o straniero, tossicodipendente, alcolista, prostituta, transessuale, ex detenuto, eccetera - sapeva che poteva contare su di lui. Con la sua comunit di San Benedetto al Porto ha incarnato il sogno di una "Chiesa povera fra i poveri". Lo ricordiamo con lintervista uscita nel recente volume [http://temi.repubblica.it/micromega-online/micromega-72012-la-chiesagerarchica-e-la-chiesa-di-dio-il-sommario-del-nuovo-numero-in-edicola-esu-ipad-da-giovedi-4-ottobre/] di MicroMega dedicato a "La Chiesa gerarchica e la Chiesa di Dio".

Ges, gli ultimi e il Concilio tradito


Intervista a don Andrea Gallo di Luca Kocci, da MicroMega n. 7/2012 Prete di strada, parroco dei centri sociali, limmancabile prete-comunista: si sprecano le definizioni utilizzate dai media per descrivere don Andrea Gallo, il sacerdote genovese della Comunit di San Benedetto al Porto, amico di un altro genovese doc, Fabrizio De Andr, per il quale ha pronunciato lorazione funebre durante il funerale. Spesso, per, ne manca una: prete del Concilio. E don Gallo ci tiene a ricordarlo: Io sono un prete del Concilio. Quando Roncalli viene eletto papa, nel 1958, ero diacono; poi il 25 gennaio 1959, papa Giovanni annuncia di voler convocare un Concilio ecumenico per la Chiesa universale e pochi mesi dopo, il primo luglio, vengo ordinato prete. Quindi nasco prete con il Concilio.
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Prete giovanissimo, perch don Gallo, che nato a Genova nel 1928, allapertura del Vaticano II aveva 34 anni. Prima della vita religiosa cera stato lantifascismo nel 1944, quando la Repubblica sociale italiana richiama alle armi anche i nati nel 1928, sceglie di disertare e la Resistenza, come staffetta partigiana, con il nome di battaglia di Nan, diminutivo di nasan, in genovese nasone. Finita la guerra lincontro con i salesiani e lingresso nella Congregazione fondata da don Bosco, da cui per decide di uscire nel 1964: La congregazione salesiana si era istituzionalizzata e mi impediva di vivere pienamente la vocazione sacerdotale, racconta don Gallo che, incardinato nella diocesi di Genova, viene nominato viceparroco della chiesa del Carmine, nel centro storico, fra gli epicentri della contestazione sessantontina la facolt di Lettere, il liceo classico Cristoforo Colombo e la sede di Autonomia operaia e la Genova dei sottoproletari e degli irregolari cantati da De Andr. Don Gallo sceglie di stare dalla parte degli emarginati e partecipa al movimento: Ho saputo che vai spesso in processione, lo rimprovera il cardinal Siri, arcivescovo di Genova, riferendosi ai cortei e alle manifestazioni a cui il suo prete prendeva parte; io conosco le litanie dei santi, ma non ho mai visto n sentito quel santo che continui ad invocare con i tuoi parrocchiani, Ho Ci Minh.

Il cardinale, rappresentante della parte pi conservatrice della Curia romana e dellepiscopato lo allontana dalla parrocchia e don Gallo si rifugia nella parrocchia di San Benedetto al Porto: nasce la comunit di base e la comunit di accoglienza, che apre le sue porte a chiunque capiti da quelle parti, italiano o straniero, tossicodipendente, alcolista, prostituta, transessuale, ex detenuto. Nella vita mi hanno apostrofato in ogni modo, racconta don Gallo, ma spesso si sono dimenticati che sono anche amico delle prostitute, dei devianti, dei balordi, dei border line, dei migranti, di tutti coloro che viaggiano ai margini della societ. Un prete da marciapiede, insomma. l che vivo, ogni giorno e ogni notte, cercando la speranza insieme alla persone che incontro. Ed l che continua a sognare una Chiesa povera e dei poveri, come vuole il Vangelo, come sperava il Concilio. Il Concilio aveva suscitato in me, e in molti miei confratelli, grande entusiasmo e forti speranze ricorda don Gallo . Soprattutto mi avevano colpito gli interrogativi posti dal cardinal Suenens, uno dei moderatori del
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Concilio, e da Montini, allora arcivescovo di Milano: Chiesa chi sei? Cosa dici di te stessa?. Sono le domande fondamentali. Oggi la Chiesa non se le pone pi, non riflette pi su se stessa, perch sazia e ha assunto nella societ un ruolo dominante e una posizione di potere. La Curia romana e le gerarchie ecclesiastiche lo sanno, ma tacciono. In questo modo la Chiesa abbandona la profezia e dimentica la forza eversiva del Vangelo. Non si mette pi in discussione perch la tentazione del potere ha avuto la meglio? Esatto. E cos il Concilio, che stato una rivoluzione copernicana, dopo cinquantanni, morto. Sar possibile riportarlo in vita? Quella della Chiesa una crisi di sistema, strutturale. Per risolverla ci vorrebbe una risposta teologica, invece si preferisce organizzare i raduni di massa, i pellegrinaggi, le offensive mediatiche, che per sono solo fumo negli occhi, perch la crisi rimane intatta. Lunica speranza per salvare la Chiesa sono il popolo di Dio e i cattolici di base. Lo ha scritto in uno dei suoi ultimi libri anche Hans Kng, il grande teologo a cui la Congregazione per la dottrina della fede ha proibito di insegnare nelle universit cattoliche: Salviamo la Chiesa. Ma per salvarsi necessario che la Chiesa avvii delle riforme radicali, perch non si salver mai una Chiesa verticistica, patriarcale, maschilista, misogina, sessuofobica ma molto attenta a coprire cardinali e pretini pedofili, una Chiesa eurocentrica che chiama la guerra ingerenza umanitaria o missione di pace, che benedice le portaerei e non si oppone alle basi militari come a Vicenza con il Dal Molin -, una Chiesa che difende lesclusivismo cristiano e limperialismo romano. Osare la speranza era il motto della mia brigata partigiana. E io non abbandono la speranza di una Chiesa evangelica, non di potere. Di chi sono le maggiori responsabilit? Chi ha affossato il Concilio e addomesticato la forza eversiva del Vangelo? Le responsabilit sono di tutti i cattolici, ma ovvio che bisogna partire dallalto, ovvero dalla gerarchia ecclesiastica. Ai tempi del Concilio avevo un amico che stava a Roma e che era molto vicino a Roncalli. E Roncalli un giorno gli confess: sai perch non spingo troppo lacceleratore per le riforme? Perch questi venerabili uomini della Curia romana si rivolterebbero a tal punto che, dopo di me, eleggerebbero come mio successore un uomo che affosserebbe tutto quello che ho cominciato. Ecco di chi sono le responsabilit. Pare che la profezia di Roncalli si sia avverata Completamente. Gi Paolo VI, successore di Giovanni XXIII, fece qualche passo indietro, ad esempio con lenciclica Humanae Vitae, quella contro la pillola. Con Wojtyla, poi, iniziata la vera e propria restaurazione. Chi ha scelto per sostituire i vescovi che si ritiravano e che raggiungevano let pensionabile? Nuovi vescovi totalmente allineati a Roma. Ha decapitato la
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teologia della liberazione, che invece aveva pienamente abbracciato il Concilio: appena eletto, nel 1979, Wojtyla andato a Puebla, per la III Conferenza generale della Celam (il Consiglio episcopale latinoamericano), dieci anni dopo la nascita della teologia della liberazione, a Medellin, nel 1968, e l ha attaccato duramente la teologia della liberazione; negli anni successivi, poi, ha tolto le cattedre a tutti i principali teologi della liberazione E poi arriva Ratzinger Lultima enciclica di papa Ratzinger la Caritas in veritate: un bellissimo titolo, ma falso, perch a me sembra che non ci sia n amore n verit. ComunqueRatzinger non fa altro che continuare la restaurazione avviata da Wojtyla, prendendo sempre pi le distanze dal Concilio, ma anche allontanandosi dalla maggioranza del popolo di Dio. Poi per, con i grandi raduni organizzati dallalto, come per esempio lultimo Incontro mondiale delle famiglie lo scorso giugno a Milano, in televisione si vede un milione di persone in piazza con Ratzinger e si pensa che tutti i cattolici stiano con il papa e i vescovi. La struttura ecclesiastica seriamente malata, e la causa della malattia il sistema di governo romano, che si affermato nel corso del secondo millennio grazie soprattutto alla riforma gregoriana che ha concentrato tutti i poteri nelle mani del papa e della Curia, e che ancora resiste. Ma questo un vero e proprio scisma, il pi grave di quelli che la Chiesa ha conosciuto. Uno scisma? Esattamente. Nella storia della Chiesa ci sono stati tre scismi. Il primo nellXI secolo, con la divisione fra Chiesa dOccidente e Chiesa dOriente; il secondo nel XVI secolo, con Lutero e la seprazione fra cattolici e protestanti; il terzo nei secoli XVIII e XIX, tra il cattolicesimo romano e il mondo moderno. Il Concilio Vaticano II aveva tentato di ricomporre questo scisma, perch la Chiesa era ancora quella della Controriforma, nemica della modernit. Bench il suo pontificato sia durato meno di cinque anni, Giovanni XXIII era riuscito ad aprire le finestre della Chiesa sul mondo, nonostante la forte resistenza della Curia, e ad indicarle, con il Concilio, la via del rinnovamento e dellaggiornamento, in direzione di un annuncio del Vangelo al passo con i tempi, di unintesa con le altre Chiese cristiane, di unapertura nei confronti delle altre religioni, a cominciare dallebraismo, di una riconciliazione con la democrazia. Questa finestra per stata immediatamente richiusa dalla macchina della Curia, che ha fatto di tutto per tener sotto controllo il Concilio, e cos lo scisma si riaperto. Papa Giovanni morto troppo presto, e il sistema romano ha vinto. E comanda soprattutto oggi, che siamo tornati indietro, ad una Chiesa preconciliare. Si riferisce a papa Ratzinger che ha ripristinato una serie di elementi preconciliari, dalla messa in latino alla celebrazione liturgica con il prete che d le spalle ai fedeli? Non solo a Ratzinger, perch il processo di restaurazione iniziato gi con Wojtyla, che io paragono a Ronald Regan: un attore, con un grande carisma e un fascino potente, un comunicatore eccezionale, capace di gesti dallalto valore simbolico, che, in questo modo, stato in grado di rendere accettabili le dottrine e le pratiche pi conservatrici, cos da frenare il movimento
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conciliare e arrestare le riforme. Viene ribadita integralmente la dottrina cattolica. Invece dellapertura al mondo moderno, si rinnovano, con grande insistenza laccusa, il rammarico e la denuncia di un presunto adattamento a esso. Si incoraggiano le forme di devozione pi tradizionaliste. Si rafforza una nuova Inquisizione. Si rifiuta la libert di coscienza. Si azzera lecumenismo e si pone laccento su tutto ci che cattolico, facendo coincidere la Chiesa di Cristo con la Chiesa cattolica romana. Siamo in unepoca non solo di ricattolicizzazione, ma di riromanizzazione. Il Concilio ha segnato, tra laltro, lapertura della Chiesa al mondo moderno. Questo ambito sembra essere quello in cui larretramento maggiore, soprattutto su alcuni temi, per esempio la morale sessuale Laffossamento del Concilio inizia proprio da l, con lHumanae Vitae, nel 1968. Paolo VI ignora non solo la Gaudium et spes, che mette al centro le donne e gli uomini del nostro tempo, ma anche il parere della Commissione preparatoria nominata da lui stesso, favorevole alla pillola. Si torna indietro, a quello che ci facevano studiare prima del Concilio: fine principale del matrimonio procreatio est, diceva il professore di teologia in aula magna. Basta, chiuso il discorso. Poi aggiungeva che era anche remedium concupiscentiae e poi mutuum auditorium. Dal 1968 ad oggi, in tema di morale sessuale non cambiato nulla, siamo ancora allHumanae Vitae, che pure terminava dicendo che la Chiesa avrebbe dovuto interessarsi di questo tema. Ma da allora non successo nulla. Una dottrina pi comprensiva sul controllo delle nascite necessaria, ma la Chiesa sorda, non ne vuole sapere. In occasione del trentesimo anniversario dellenciclica, nel 1998, papa Wojtyla lha ribadita parola per parola, senza togliere e senza aggiungere una virgola. Una chiusura totale e immotivata, tanto che una volta chiesi ad un cardinale: scusi eminenza, ma la sessualit un dono di Dio alle donne e agli uomini oppure un dono del demonio? Eppure il centro di qualsiasi unione, di qualsiasi tipo di unione, lamore. Addirittura nella celebrazione del sacramento del matrimonio non ci sarebbe nemmeno bisogno del prete, perch quello che conta il s degli sposi, e basta. E poi ci sono le altre questioni: il rispetto e la difesa della vita umana, dal concepimento fino alla morte naturale ovvero non solo i temi della contraccezione ma anche della fecondazione assistita, del testamento biologico, dellaccanimento terapeutico, della ricerca sulle cellule staminali -, la famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna con laltol alle unioni di fatto e alle unioni omosessuali -, la libert di educazione dei figli cio i finanziamenti alla scuola cattolica -. T utte riassunte e codificate nella formula dei principi non negoziabili coniata da Ratzinger e utilizzata spessissimo dalla Conferenza episcopale italiana, soprattutto quando, nel dibattito politico, sembra farsi strada qualche legge non gradita ai vescovi. Esattamente. Si tratta di argomenti tab, non trattabili, sui quali non si pu nemmeno discutere. E fra laltro mostrano una Chiesa cieca che non solo non vuole dialogare con la scienza, ma che nemmeno la rispetta.
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Non rispetta nemmeno la libert di coscienza? No. E non la rispetta nonostante il Concilio, torniamo di nuovo l, abbia chiaramente affermato il primato della coscienza, che non subordinata a niente e a nessuno. Invece capita spesso che questa libert sia negata e anzi che quella stessa coscienza venga resa prigioniera con la minaccia dellinferno. Perch se vero che la Chiesa ha delle convinzioni alle quali non pu rinunciare e ha il diritto di esprimerle pubblicamente, di discuterle e di proporle nel dibattito politico sulla formazione delle leggi, altrettanto vero che in una societ pluralista e democratica le regole e le norme si costruiscono insieme agli altri. Si pu proporre, senza arroganza, ma non imporre. Invece sembra proprio che la Chiesa voglia imporre ad ogni costo i propri principi, in una societ che postcristiana. La Chiesa potrebbe essere un presidio di autentico umanesimo e svolgere un servizio alla libert e alla dignit delluomo, invece non riconosce i valori che provengono dallesterno, dal mondo laico, e questo molto grave. Ma quando la Chiesa nega la possibilit di unetica a chi non credente in Dio, quando vede nella societ odierna solo frammentazione di valori, nichilismo, cultura di morte, allora contribuisce non al confronto ma alimenta lo scontro. Si tanto parlato di scontro di civilt: dobbiamo stare attenti che non siano proprio i cattolici a fomentarlo allinterno delle nostre societ, perch sarebbe anche questo un segno delle barbarie, una barbarie sempre pi invadente. La laicit un valore? Certo che lo , ed esiste unetica laica molto profonda. Non c contraddizione tra fedelt alla Chiesa e attaccamento allistanza di laicit. La laicit non laicismo, al contrario: il rispetto di tutte le fedi da parte dello Stato che assicura il libero esercizio delle attivit cultuali, spirituali, culturali, creative delle diverse comunit. E in una societ pluralista, la laicit lunico spazio di dialogo e di comunicazione tra la religioni. I principi non negoziabili sembrano essere molto lontani da quella forza eversiva e liberatrice del Vangelo di cui parlavamo in precedenza. Che fine hanno fatto temi evangelici come la giustizia sociale, lattenzione agli emarginati e agli oppressi, la ricchezza e la povert? Lattenzione per il potere e per i privilegi li ha eclissati. La Chiesa, compreso il mio arcivescovo che anche presidente della Cei, per anni ha sostenuto Berlusconi. Adesso sostiene Monti. Comunione e Liberazione applaude il potente di turno, lha scritto perfino Famiglia Cristiana parlando del Meeting di Rimini di questa estate. Pi che la difesa dei principi non negoziabili, c lattenzione alla difesa dei privilegi. Del resto, me lhanno detto anche dei santi monaci, la Chiesa governata dallOpus Dei e dalle altre truppe scelte: Comunione e Liberazione, Comunit di SantEgidio, i Legionari di Cristo, con il loro fondatore, il pedofilo padre Maciel, protetto alla fine da papa Wojtyla. Anche in questo caso bisogna tornare al Concilio, dove si parlava di Chiesa povera e dei poveri, e alla teologia della liberazione decapitata da Wojtyla e Ratzinger che ha proclamato lopzione fondamentale per i poveri. Per c una parte di Chiesa e molte organizzazioni cattoliche che aiutano i poveri
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vero, ma bisogna fare molta attenzione. Ci sono due strade: sembrano simili, in realt vanno in direzioni opposte. La gerarchia ecclesiastica e alcuni settori del mondo cattolico propongono una solidariet che ha degli aspetti positivi ma che si limita allassistenzialismo, e in questo modo conferma, anzi rafforza, il sistema economico dominante di sfruttamento, il neocolonialismo sui diseredati del mondo. La strada da percorrere quella della solidariet liberatrice, che mette in discussione il neoliberismo. Dom Helder Cmara, il grande vescovo di Olinda e Recife, aveva capito tutto: quando do da mangiare ai poveri, diceva, mi battono le mani; quando domando perch i poveri hanno fame, mi chiamano comunista. La Chiesa non ha ancora fatto una scelta chiara e netta. Ma se la Chiesa vuole essere cattolica, deve essere cristiana, se vuole essere cristiana deve essere povera, altrimenti sar un apparato che governa nel mondo, ma non certo lecclesia di Ges. Parliamo di alcuni temi ecclesiali emersi nel Concilio e nel post Concilio, su cui stata posta una pietra tombale: ad esempio il ruolo della donna nella Chiesa, fino alla possibilit dellordinazione sacerdotale. Su questo aspetto la chiusura totale. Questanno, sempre nellomelia del Gioved santo, Ratzinger, a proposito dellordinazione femminile, ha detto che nostro Signore non ci ha dato nessuna autorizzazione. Se fossi stato presente avrei voluto chiedergli: santo padre, forse Ges vi ha autorizzato o suggerito di fondare lo Ior, la banca del Vaticano? Poi, come impone la prassi pontificia, ha citato Wojtyla il mio predecessore, il beato Giovanni Paolo II, ha detto Ratzinger che ha ribadito il no al sacerdozio femminile in maniera irrevocabile. Qui ci troviamo di fronte ad una vera e propria eresia: come possibile dire in maniera irrevocabile? Il pontefice il vescovo di Roma, il successore di Pietro, ma il pi delle volte i papi credono di essere degli dei. Il Concilio ha affermato la libert religiosa e il primato della coscienza, dopo secoli di oscurantismo e di condanne che non sono finite nell800 ma che sono continuate fino a Pio XII, ovvero il predecessore di Giovanni XXIII. Ha spezzato tutti i vecchi paradigmi, ora invece si procede di restaurazione in restaurazione. Allora chiedo: lecito per un cristiano come me invocare lapplicazione dei documenti del Concilio Vaticano II? Non posso fondare la mia fede sul principio di autorit del magistero pontificio, come se la mia fede fosse autentica solo se obbedisco ciecamente al papa. unassurdit, non sta in piedi n filosoficamente, n ontologicamente, n teologicamente, n biblicamente. Non giurate mai, dice Ges nel Vangelo, dite s quando s e no quando no: tutto il resto viene dal diavolo. Quindi non ci sono dogmi, non possono esserci. Che fine ha fatto la collegialit episcopale, anchessa auspicata dal Concilio? La collegialit episcopale esiste solo sulla carta. Poi arrivano le veline da Roma e i vescovi devono obbedire. I vescovi, ormai da anni, non si fanno carico della responsabilit collegiale nei confronti dellintera Chiesa, conferita proprio dal Concilio, sono ridotti a semplici funzionari, a meri destinatari ed esecutori degli ordini vaticani. Lo stesso giuramento che i vescovi fanno al papa in contrasto con il Vangelo dove scritto, lo ripeto, non giurate. Ma c molto altro. Il matrimonio dei preti? Guai a parlarne. La comunione ai
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divorziati? Ancora no. Un nuovo ordinamento per la nomina dei vescovi? No. La riforma del papato e della Curia? No. In Italia ci sono diversi preti e religiosi, noti ed autorevoli, schierati nettamente dalla parte degli emarginati e degli esclusi, che per, di fatto, scelgono di intervenire e di impegnarsi solo su temi e questioni sociali, dallacqua agli inceneritori, dalle mafie al disarmo. Del sistema di potere ecclesiastico, della Curia vaticana e delle gerarchie, di quello che non funziona nella Chiesa, delle mancate riforme parlano poco o per niente, come se non volessero mettere il dito nelle piaghe. Per quale motivo? Quello che dici vero. Sono davvero pochi quelli che pongono questioni ecclesiali sostanziali e strutturali, che hanno il coraggio di affrontare nodi teologici e pastorali. Un tempo cerano padre Balducci e padre Turoldo, fino a pochi mesi fa cera don Enzo Mazzi della Comunit dellIsolotto di Firenze: grandi personalit, che ora non ci sono pi. Quasi nessuno parla al posto loro. Oggi rimasto fratel Arturo Paoli, che a novembre compir 100 anni; c mons. Bettazzi, che per messo in un angolo, come se fosse una reliquia del Concilio, invece un grande vescovo; rimasto don Franco Barbero, e infatti stato dimesso dallo stato clericale da Wojtyla. I teologi tacciono, i preti pure. Il problema che in Italia c una forte repressione: se parli liberamente e criticamente ti emarginano, ti tolgono la cattedra, ti fanno fare la fame. una repressione che non d scampo, quindi non facile decidere di prendere la parola su questioni ecclesiali, decidere di criticare la Chiesa: hanno molta paura. Alcuni gruppi ci provano, con grande coraggio: c la sezione italiana di Noi Siamo Chiesa, ci sono le Comunit di base, a volte c Pax Christi, ma in questo clima difficile organizzare il dissenso e il pensiero critico. E questo silenzio un grande problema, perch non aiuta la conversione della Chiesa. Il recente Appello alla disobbedienza dei 300 preti austriaci che chiedono riforme radicali nella Chiesa cattolica dalla comunione ai divorziati risposati alla celebrazione eucaristica senza prete, dal sacerdozio femminile alla fine del celibato ecclesiastico obbligatorio in poco tempo ha fatto il giro dEuropa e ha raccolto migliaia di adesioni. Forse dallestero, lontano da Roma e dal Vaticano, pi facile affrontare questi nodo ecclesiale e anche muovere critiche alla Chiesa? Non a caso quellappello non stato firmato da preti e religiosi italiani. Poi per cosa successo? Durante la celebrazione della messa del Gioved santo, in san Pietro, Ratzinger li ha rimproverati e li ha richiamati allobbedienza, senza nemmeno entrare nel merito delle cose che chiedevano. Prima ancora, nel 1996, cera stato lAppello dal popolo di Dio, lanciato in Austria dal Movimento internazionale Noi Siamo Chiesa, che chiedeva al Vaticano una serie di riforme lungo la linea tracciata dal Concilio dal riconscimento del ruolo della donna nella Chiesa al celibato facoltativo del clero, dal superamento delle discriminazioni verso gli omosessuali alla libert di coscienza per quanto riguarda la regolazione delle nascite e che ha raccolto oltre 2 milioni di firme, di cui pi di
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30mila in Italia E che sono state completamente ignorate. Questo significa che in Vaticano il popolo di Dio non conta nulla. Non c altra spiegazione. Eppure si dice che la Chiesa semper gloriosa, semper paenitens e semper reformanda: questultimo aspetto stato cancellato e dimenticato del tutto. Tutto questo mi amareggia molto: sono prete da 53 anni, amo la mia Chiesa e vedo che viene impedito che il messaggio rivoluzionario e liberatorio di Ges raggiunga le donne e gli uomini. Ma continuo a sperare e a sognare Cosa? Un Concilio Vaticano III, con tre temi: la povert della Chiesa, labolizione del celibato obbligatorio, il sacerdozio femminile. (22 maggio 2013)

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