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tyuiopasdfghjklzxcvbnmqwerty MONARCHIA, EPISCOPATO, COMUNIT CITTADINA uiopasdfghjklzxcvbnmqwertyui NAPOLI ANGIOINA. opasdfghjklzxcvbnmqwertyuiop (Testo integrale del saggio pubblicato in Studi storici, 52, 2011, pp. 195-227) asdfghjklzxcvbnmqwertyuiopas Mario Gaglione dfghjklzxcvbnmqwertyuiopasdf ghjklzxcvbnmqwertyuiopasdfgh jklzxcvbnmqwertyuiopasdfghjkl zxcvbnmqwertyuiopasdfghjklzx cvbnmqwertyuiopasdfghjklzxcv bnmqwertyuiopasdfghjklzxcvbn mqwertyuiopasdfghjklzxcvbnm qwertyuiopasdfghjklzxcvbnmq wertyuiopasdfghjklzxcvbnmqw ertyuiopasdfghjklzxcvbnmrtyui
E NELLA

Mario Gaglione, La cattedrale e la citt


Tutti indistintamente gli uomini avevano nella cattedrale una vita comune, n cera uomo che si chiudesse, la notte, nella stanza duna miseria sua senza sapere daver fuori, poco o molto pi in l, una ricchezza anche sua. Elio Vittorini, Diario in pubblico, Milano, Bompiani, 1957, p. 23.

Con i termini fabrica, fabbriceria o opera1 si designa un ente di origine laicale o ecclesiastica avente lo scopo primario di raccogliere e di gestire i finanziamenti per la costruzione e per la manutenzione della cattedrale, come accadde soprattutto nei comuni dellItalia centro-settentrionale. Se in altri paesi dellEuropa medievale la cattedrale era e rimase la chiesa del vescovo e del capitolo, in Italia, invece, in et comunale e post-comunale, si assist alla municipalizzazione delle opere cattedrali, anche in conseguenza del loro finanziamento pubblico e di un sempre maggiore coinvolgimento dei laici nella loro amministrazione, pur nel contesto di rapporti non sempre distesi tra comune, fabbriceria e vescovo, e nella gamma assai varia delle soluzioni che furono adottate per la gestione e per il finanziamento. La cattedrale civica, chiesa del comune, o Stadtstift, divenne peraltro non solo il luogo dellidentit e della memoria delle virt civiche, espressione del bene pubblico comunale, ma anche locus del Santo protettore, deputato a difendere la citt e i cittadini dalla precariet dellesistenza, dalle epidemie come dalla guerra. Unopera tanto prestigiosa richiedeva perci artefici di adeguata esperienza e prestigio. Arnolfo di Cambio, chiamato a lavorare al duomo di Firenze, nelle parole del governo comunale era: il pi famoso maestro e il pi esperto nella costruzione di chiese che si conosca in tutto il circondario cos che, grazie alla sua operosit, esperienza e ingegno si spera di ottenere un tempio pi bello e prestigioso di ogni altro in Toscana. Lambizione per crebbe, e al famosior magister in vicinis partibus successe poi il magnus magister, il maestro pi grande in assoluto, Giotto2.
Abbreviazioni: RA=Registro angioino; FA=Fascicolo angioino; RCA=I Registri della Cancelleria angioina ricostruiti da Riccardo Filangieri con la collaborazione degli Archivisti Napoletani, Napoli, pi volumi pubblicati a partire dal 1950. Sulle diverse accezioni dei termini di opera, fabrica, hedificium nei documenti medievali, si veda A. GROTE, LOpera del Duomo di Firenze, 1285-1370, Firenze, Leo S. Olschki Editore, 2009, pp. 12 ss.; pp. 22 ss. 2 Per queste citazioni da un documento del 1 aprile 1300 (per Arnolfo), e da uno del 12-13 aprile 1334 (per Giotto), si veda A. GROTE, LOpera del Duomo, cit., pp. 33-34.
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Mario Gaglione, La cattedrale e la citt Tali funzioni e ambizioni giustificarono e richiamarono, come si detto, il finanziamento pubblico che fu cos assicurato con le modalit pi diverse: dal 1293, proprio per la costruzione di S. Maria del Fiore, si provvide al prelievo dalle gabelle, in altri casi, invece, il governo comunale, o il signore, diede impulso alla raccolta dei fondi tramite gli ecclesiastici, incentivando le donazioni, i legati e il reperimento delle risorse economiche presso le corporazioni e le comunit. I notai di Orvieto erano obbligati a suggerire ai testatori di disporre legati a favore della cattedrale, mentre a Genova (nel 1174), a Modena (nel 1217), a Bologna (nel 1389), e a Todi (nel 1411) si impose una trattenuta obbligatoria sui legati stessi. A ci si aggiunsero le collette itineranti, listituzione di cassette per lobolo nelle cattedrali e nei luoghi pubblici, e, infine, le solenni processioni finalizzate alla raccolta, in una costante confusione, com stato osservato, tra la tassa e il dono, e nella sovrapposizione tra il capitale economico, quello sociale e quello simbolico3. A Napoli, principale citt del regno di Sicilia, invece, non risulta che sia stata istituita una fabbriceria o opera per la costruzione della cattedrale, sebbene non possa escludersi che, almeno in occasione dei lavori, siano stati individuati funzionari stabilmente deputati allamministrazione e alla direzione degli stessi, costituendosi cos una sorta di fabrica in embrione. Purtroppo, per, le amplissime lacune documentali e la mancanza di unanalisi sistematica delle superstiti strutture delledificio non consentono di stabilire con precisione la stessa cronologia dei lavori di edificazione4, e, certamente, la mancanza di documenti impedisce di accertare con precisione la misura degli apporti finanziari dei protagonisti (larcivescovo, il re, i napoletani), e i costi degli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria.

Cfr. su queste tematiche lottima sintesi di P. BOUCHERON, possibile un investimento disinteressato? Alcune considerazioni sul finanziamento delle cattedrali nelle citt dell Italia centrosettentrionale alla fine del Medio Evo, in Citt e Storia, IV, 2009, pp. 27-42, con ampia bibliografia; per un primo orientamento sulla storia delle fabbricerie cfr. anche G. GRECO, Un luogo di frontiera: lOpera del Duomo nella storia della chiesa locale. Premessa storica sulle fabbricerie, in A. V., La natura giuridica delle fabbricerie, atti della giornata di studio (Pisa 4 maggio 2004), Quaderni dellOpera primaziale di Pisa, 16, 2004, pp. 9-31. 4 I lavori sarebbero iniziati intorno al 1289, ovvero al 1294, per terminare poi tra il 1314 e il 1316, e si vedano B. CANTRA, Ledificazione del Duomo di Napoli al tempo degli Angioini, Valle di Pompei, Societ Tipografica Editrice Bartolo Longo, 1890, pp. 18 ss.; S. ROMANO, Die Bischfe von Neapel als Auftraggeber: zum Bild des Humbert dOrmont, in A. V., Medien der Macht: Kunst zur Zeit der Anjous in Italien, a cura di T. Michalsky, Berlin, Reimer, 2001, pp. 191-224; C. BRUZELIUS, Le pietre di Napoli. Larchitettura religiosa nell Italia angioina, 12661343, Roma, Viella libreria editrice, 2005, p. 104. Non si conoscono, infine, i nomi degli architetti e i loro compensi.

Mario Gaglione, La cattedrale e la citt 1. Il finanziamento dei lavori di costruzione della cattedrale: i provvedimenti dei sovrani angioini sulle decime. Sulla base delle rare notizie disponibili pu comunque tentarsi unanalisi pi approfondita riguardo al ruolo svolto dallarcivescovo, dal sovrano e dalla comunit dei cittadini nella fondazione della cattedrale, oltre che allentit dei finanziamenti dagli stessi assicurati. Secondo lopinione tradizionale la cattedrale napoletana fu fondata da re Carlo I dAngi (1266-1285) che per non pot veder terminato ledificio, cos che alla prosecuzione dei lavori provvide il figlio Carlo II (1289-1309)5. I Registri angioini, studiati a suo tempo approfonditamente dal sacerdote don Biagio Cantra (1869-1894)6, confermarono, invece, lintervento finanziario del solo Carlo II. Pi recentemente, tuttavia, accanto a quello del secondo sovrano angioino, stato posto in rilievo il ruolo svolto dallarcivescovo Filippo Minutolo nella promozione delledificazione della cattedrale7, giungendosi addirittura fino a minimizzare o a escludere del tutto linteressamento del re alla fondazione, e ci nonostante le notizie documentali superstiti8. La tesi riduttiva, in particolare, stata variamente argomentata. Anzitutto, si osservato che dagli stessi documenti angioini relativi alla cattedrale, a differenza di quanto accadde per altri edifici sacri patrocinati da Carlo II, come il convento domenicano di St. Maximin in Provenza9, non emerge con precisione lentit del finanziamento reale. I sostenitori di tale tesi limitano, anzi, a sole 5010 o 10011 once lammontare complessivo delle
Per una sintesi delle opinioni tradizionali si rinvia a F. STRAZZULLO, Saggi storici sul Duomo di Napoli, Napoli, Istituto editoriale del Mezzogiorno, 1959, pp. 46 ss.; tra i pi convinti assertori della paternit di Carlo I si ricorda G. M. FUSCO, Dellargenteo imbusto al primo patrono S. Gennaro da re Carlo secondo di Angi decretato, Napoli, Stamperia del Fibreno, 1861, pp. 19-20, nota 2. Per un profilo di Carlo II si rinvia a M. GAGLIONE, Conver ti que aptengas la flor: profili di sovrani angioini, da Carlo I a Renato (1266-1442), Milano, Lampi di stampa, 2009, pp. 118 ss. 6 B. CANTRA, Ledificazione, cit., pp. 5 ss. 7 S. ROMANO, Die Bischfe von Neapel, cit., pp. 191-224; EAD., La cattedrale di Napoli, i vescovi e limmagine: una storia di lunga durata, in A. V., Il Duomo di Napoli: dal paleocristiano allet angioina, a cura di S. Romano e N. Bock, Napoli, Electa Napoli, 2002, pp. 8, 10, 11, seguita da C. BRUZELIUS, Le pietre, cit., pp. 94-95 e G. GUIDARELLI, La ricostruzione angioina della cattedrale di Napoli, 1294-1333, in A. V., I luoghi del sacro: il sacro e la citt fra medioevo ed et moderna, a cura di F. Ricciardelli, Firenze, Pagliai, 2008, pp. 192 ss. 8 N. BOCK, I re, i vescovi e la cattedrale: sepolture e costruzione architettonica, in A. V., Il Duomo di Napoli, cit., pp. 133 ss.; V. LUCHERINI, La cattedrale di Napoli: storia, architettura, storiografia di un monumento medievale, Roma, cole franaise de Rome, 2009, pp. 202 ss., con argomentazioni in parte diverse. 9 N. BOCK, I re, i vescovi e la cattedrale, cit., p. 135, ricorda che per St. Maximin furono elargite 800 once, e, dal 1296, ben 1.200 once, oltre a 100 once annue per il sostentamento dei monaci, mentre 400 once annue furono assegnate a S. Nicola a Bari. 10 V. LUCHERINI, La cattedrale di Napoli, cit., pp. 209-210.
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Mario Gaglione, La cattedrale e la citt elargizioni del secondo Carlo, circostanza che testimonierebbe quindi un impegno finanziario discontinuo e certamente non decisivo. Si poi rilevato che, comunque, larcivescovo di Napoli Filippo Minutolo disponeva di fondi sufficienti per provvedere autonomamente ai lavori di costruzione, e, in particolare, che gli spettavano, a titolo di decime regali corrisposte dai sovrani angioini, ben 2.800 once doro allanno sugli introiti della gabella dello jus dohane et fundaci, e cio sui diritti doganali e di magazzinaggio della citt di Napoli, senza contare poi le importanti rendite sue e del capitolo cattedrale12. La quantificazione a 2.800 once doro dellammontare delle decime regali corrisposte stata dedotta da un provvedimento di re Carlo II dell8 novembre 128913 concernente, in realt, lattribuzione a sua moglie Maria dUngheria14 di un assegno annuale appunto di 2.800 once doro per le spese della corte particolare di questultima, assegno pagato sugli introiti della gabella dello ius dohane et fundaci di Napoli. Questo provvedimento stato posto in relazione allaltro con il quale, il 4 giugno del 1291, Carlo II aveva riconosciuto, a favore dellarcivescovo Minutolo, le decime spettanti alla Chiesa di Napoli disponendo che fossero prelevate proprio su quelle stesse entrate fiscali. Lintroito di 2.800 once derivante dallesazione di questa imposta indiretta, dunque, a seguito dellatto del 1291, sarebbe passato integralmente nelle casse dellarcivescovo di Napoli, tanto che, per assicurare poi il regolare pagamento delle spese della corte della sovrana, sarebbe stato necessario ricorrere a ingenti prestiti15. Proprio i prestiti contratti dimostrerebbero quindi che
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N. BOCK, I re, i vescovi e la cattedrale, cit., p. 135. Larcivescovo Filippo Minutolo, cui gi andavano 2.800 once allanno per lo jus dohane et fondaci, e lo stesso capitolo della cattedrale disponevano di altre entrate pi importanti. E, infatti, nonostante il magro sostegno regale, la costruzione della cattedrale avanz rapidamente, cos N. BOCK, I re, i vescovi e la cattedrale, cit., p. 135, e nota 28, p. 143, che fonda le sue affermazioni sulle osservazioni di A. KIESEWETTER, Die Anfnge der Regierung Knig Karls II. von Anjou (1278-1295). Das Knigreich Neapel, die Grafschaft Provence und der Mittelmeerraum zu Ausgang des 13. Jahrhunderts, Husum, Matthiesen, 1999, p. 489 (cfr. per il relativo passo la successiva nota 15). Sugli altri redditi del capitolo cattedrale non viene in realt fornita dallAutore alcuna indicazione qualitativa o quantitativa. 13 Il sovrano cos motiva lassegnazione: Cum sit corporis nostri pars media Regina consors nostra carissima mater tua, necessitate agente compellimur de illius honorabili statu tanquam de nostro proprio cogitare eo quod illius status honorabilis nostre est exaltationis iuditium et honoris nostri fili qualit. pro expensis suis hospitii duomilia octingentas uncias auri singulis annis frugali quedam ordinatione decrevimus dispensandas, in G. M. FUSCO, Dellargenteo imbusto, cit., p. 78, nota 5. 14 Per un profilo di Maria dUngheria, si veda M. GAGLIONE, Conver, cit., pp. 150 ss. 15 A. KIESEWETTER, Die Anfnge, cit., p. 489, e le note 5-6-7, osserva: Die Knigin Maria von Ungarn kam gleichfalls in den Genuss einer jhrlichen Pension von 2.800 Unzen, die zunchst aus den Stapel- und Zollgebhren Neapels beglichen wurde; der Erzbischof Filippo Minutolo konnte schliesslich am 4. Juni 1291 die Ansprche der Kirche von Neapel auf die Einknfte des jus dohane et fondaci Neapels mit Erfolg durchsetzen; die 2.800 unzen, welche diese bedeutende indirekte Steuer abwarf, flossen somit nicht mehr in die Staatskassen, sondern in die taschen des
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Mario Gaglione, La cattedrale e la citt sugli introiti fiscali della dogana e del fondaco di Napoli non fu pi possibile pagare lassegno stabilito a favore della regina Maria, proprio perch a beneficiare di quelle stesse entrate sarebbe stato invece esclusivamente larcivescovo Filippo Minutolo. In realt, e in termini generali, anzitutto piuttosto singolare laffermazione secondo la quale le decime regali garantivano alla Chiesa napoletana unautonomia economica sufficiente a consentire il finanziamento della costruzione della cattedrale, quando, invece, com noto, le stesse costituivano anzitutto lefficace strumento per il controllo e il condizionamento della Chiesa stessa da parte del potere regale, e ci soprattutto in et angioina, quando i sovrani subordinarono lerogazione di quel contributo alla comprovata fidelitas del presule beneficiario16. Per tali ragioni, del tutto evidente che le imprese finanziate impiegando le decime regali, come quella della costruzione della cattedrale napoletana, dovevano essere almeno condivise dai sovrani angioini. Le altre affermazioni dei sostenitori della tesi in esame, poi, non trovano riscontro nei documenti angioini noti. Anzitutto, non attestato che la somma di 2.800 once originariamente stanziata a beneficio della moglie di Carlo II sia stata in realt poi versata allarcivescovo di Napoli a titolo di decime, n annualmente n solo una tantum. Gli introiti della Chiesa napoletana a titolo di decime regali erano, infatti, notevolmente pi modesti. Un rendiconto del secreto e maestro portolano di Principato e di Terra di Lavoro, Guglielmo de Sisto di Nocera, del 1291, attesta la corresponsione allarcivescovo di sole 259 once a titolo di decime17. Da un altro rendiconto non datato, ma da riferire comunque a uno degli anni dellarcivescovato di Filippo Minutolo tra il 1296 e il 1301, emerge che furono versate 293 once18. Dai conti dei tesorieri di Carlo II riguardanti lanno solare 1304, nellambito della II indizione (1
Erzbischofs von Neapel, whrend die Hofhaltung der Knigin in der Folgezeit weitgehend ber Anleihen finanziert werden musste. 16 Gli studi pi approfonditi a questo riguardo si devono a Norbert Kamp, e si vedano K. TOOMASPOEG, Decimae: il sostegno economico dei sovrani alla Chiesa del Mezzogiorno nel XIII secolo. Dai lasciti di Eduard Sthamer e Norbert Kamp, Roma, Viella, 2009, pp. 35 ss.; C. D. FONSECA, Le istituzioni ecclesiastiche, in A. V., Le eredit normanno-sveve nellet angioina. Persistenze e mutamenti nel Mezzogiorno, a cura di G. Musca, Bari, Dedalo, 2004, pp. 153-154. 17 Compotum iudicis Guillelmi de Sisto de Nuceria Christianorum secreti magistri portulani Principatus et Terrae Laboris anno 1291, ex fasc. 6 fol. 181, ponit in exitu solvisse quantitates videlicet inter alias Archiepiscopo Neapolitano decimas iurium Neapolis cui fuerunt solutae unc. 259, trascrizione dal FA 6, f. 181, nel ms. Migliaccio o Ricciardi Chiese antiche di Napoli (sec. XIX), della Societ Napoletana di Storia Patria, f. 287v. 18 Et deinde venerabili q.m d.no Filippo Neap.no archiepiscopo pro decimis Maioris Neapolitanae Ecclesiae debitis pro iuribus Fundici et dohane et aliarum cabellarum Neap. tam veteribus quam novis unc. 293, dal RA 1302 G f. 242 t e 243, trascrizione nel ms. Chiese antiche di Napoli, cit., f. 297v.

Mario Gaglione, La cattedrale e la citt settembre 1303-31 agosto 1304), inoltre, risulta il pagamento di 175 once doro, 8 tar e 10 grani per un residuo delle decime relative a quellindizione, e inoltre attestato anche un pagamento di 7 once e 28 tar, bench non sia precisato se sempre a titolo di decime19. Unapodixa quietancie di Carlo II del 15 agosto 1305, relativa al conto reso dai tesorieri reali Pietro de Capuacio e Filippo de Minilio il 2 maggio di quello stesso anno, per il periodo dal 10 luglio del 1304 al 31 agosto del 1304, data finale della II indizione, attesta, a titolo di decime per la stessa II indizione, un pagamento di 125 once di carlini dargento su complessive once 300, 8 tar e 15 grani residue da corrispondersi20. Nel 1306, ancora, menzionata la corresponsione della somma di 339 once doro e 8 tar a titolo di decime regali per la IV indizione (1 settembre 1305-31 agosto 1306)21. In seguito, e sempre a valere sulle stesse imposte, nel 1363, sotto il regno di Giovanna I, le decime regali spettanti allarcivescovo di Napoli ammontavano solo a 1.500 fiorini lanno, e cio a 300 once doro22, mentre nel 1384, durante il vicariato di Margherita dAngiDurazzo, le decime dovute per il 1384 e il 1385 ammontavano complessivamente a 333 once e 10 tar23. In ogni caso, sulla base delle fonti angioine e pontificie, si stima che, nel periodo 1265-1325, il
In B. CANTRA, Documenti risguardanti il B. Giacomo da Viterbo, arcivescovo di Napoli, Napoli, Tipografia dellAccademia Reale delle Scienze, 1888, doc. XI, pp. 22-23, considerando la modesta entit del pagamento, potrebbe trattarsi di decime su censi o redditi di beni demaniali. Si riferiscono verosimilmente a questi stessi pagamenti anche il doc. XVII, pp. 31-32, (30 settembre 1305, quietanze dei pagamenti effettuati tra il 1 ed il 31 dicembre del 1304, III indizione, di 175 once, tar 8 e grani 10, quale residuo delle decime dovute per la II indizione), e XX, pp. 35-36, (25 aprile 1306, quietanze dei pagamenti effettuati tra il 1 ed il 31 dicembre del 1304, III indizione, per 7 once e tar 28). Per il pagamento di una ulteriore oncia sempre a titolo di decime per la stessa II indizione, si veda B. CHIOCCARELLI, Antistitum praeclarissimae Neapolitanae Ecclesiae catalogus ab apostolorum temporibus ad hanc nostram aetatem et ad annum MDCXLIII, Neapoli typis Francisci Savii, expensis Petri Agnelli Porrini, 1643, p. 194. 20 Ostenderunt et docuerunt se solvisse Reverendo in Christo patri domino Jacobo Archiepiscopo Neapolitano de unciis trecentis tarenis octo et granis quindecim que restiterant sibi solvende pro decimis maioris Ecclesie Neapolitane per Curiam debitis ratione Jurium Cabellarum Civitatis Neapolis pro predicto anno secunde indictionis in carolenis argenti Uncias centum vigintiquinque, in B. CANTRA, Documenti, cit., doc. XV, pp. 28-29. 21 Documento riferito da B. CHIOCCARELLI, Antistitum, cit., p. 189, le decime sono sempre calcolate super iuribus et proventibus fundici et dohanae et aliarum gabellarum civitatis Neapolis. 22 H. BRESC, La correspondance de Pierre Ameilh, archeveque de Naples puis dEmbrun (13631369), Paris, Centre national de la recherche scientifique, 1972, doc. n. 41, pp. 88 ss., in part. p. 91. 23 Come si ricava da un atto del 24 agosto 1384, parzialmente pubblicato ed esaminato da A. VALENTE, Margherita di Durazzo, vicaria di Carlo III e tutrice di Ladislao. Ricerche e note su documenti inediti, Napoli, Pierro, 1919, estratto dallArchivio storico per le province napoletane, n.s., 1, 2, 4, pp. 54-55, nota 3, relativo allordine impartito dalla Vicaria agli ufficiali reali di non procedere al pagamento allarcivescovo della decima sullintroito della gabella del fondaco maggiore e della dogana di Napoli per far fronte alle esigenze finanziarie dello Stato. Dallo stesso documento emerge che nel mese di settembre di quello stesso anno 1384 si sarebbero dovute versare allarcivescovo 200 once.
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Mario Gaglione, La cattedrale e la citt reddito annuo massimo dellarcidiocesi di Napoli, comprendente peraltro non solo le decime regali ma anche tutti gli altri introiti e rendite patrimoniali, non abbia mai superato le 1.000 once doro, valore massimo questultimo e da considerarsi comunque eccezionale24. Tutti i provvedimenti adottati in materia di decime, inoltre, mirarono sempre a salvaguardare i diritti della regina Maria sul gettito delle imposte della dogana e fondaco, come nel caso delle provisiones del 19 e 20 febbraio 129025, del 4 giugno 129126, e, infine,
Sulla base sempre degli studi condotti da Norbert Kamp, e cfr. K. TOOMASPOEG, Decimae, cit., p. 536, tavola 3, e, per i criteri seguiti nella stima, pp. 75 ss.; tuttavia, non viene precisata lentit delle decime regali pure rientranti nel reddito complessivo stimato; si veda anche la seguente nota 115 per un documento dal quale si deduce invece un reddito annuale di 1.200 once. 25 RCA, vol. 33 (1289-1290), a cura di M. A. Martullo Arpago, Napoli, Accademia Pontaniana, 1984, p. 26, doc. n 52; pp. 26-27, doc. n. 53. Nel provvedimento del 20 febbraio indirizzato da Carlo II a Pietro Bodin, maestro razionale della Magna curia, al fine di non privare la sovrana delle sue risorse finanziarie (cum nolumus eandem reginam expensis sufficientibus defraudari), lo stesso era autorizzato, ove per il pagamento delle 2.800 once stanziate non fossero bastati i proventi raccolti da doganieri e fondicari (in totali solutione predictarum licterarum duo milium octingentarum unciarum auri defectus aliquis committetur per impossibilitatem vel modo quovis alio), ad attingere ad altra pecunia della curia, e, in particolare, ai proventi dei fondaci del sale di Principato, Terra di Lavoro e Abruzzi, e delle altre gabelle della citt di Napoli. Il sovrano disponeva, in tal caso, che le somme incassate successivamente dai doganieri e corrisposte al secreto fossero versate ai mercanti della societ dei Battosi di Lucca che avrebbero poi dovuto riversarle alla regina Maria (sicut eas ab esidem dohaneriis receperis successive civibus et mercatoribus Lucanis de societate Baccusorum in Neapoli morantibus studeas assignare persolvendas per eos regine). Evidentemente, questi mercanti lucchesi assicuravano alla Corona angioina un vero e proprio servizio di tesoreria, come emerge anche da un atto del 10 ottobre del 1291, con il quale re Carlo II, tra laltro, disponeva che le somme raccolte dal maestro razionale Pietro Bodin fossero da questi consegnate proprio ai mercanti Battosi per il pagamento delle spese dellhospitium reale (reliqum tocius quantitatis ipsius Petro Bodino facias mense quolibet, sicut pro rata contigerit, assignari, assignandum per eum mercatoribus nostris [de Societate Baccusorum, viene precisato in conclusione dellatto] pro expensis hospicii nostri, e cfr. Le carte di Lon Cadier alla Bibliothque nationale de France: contributo alla ricostruzione della cancelleria angioina, a cura di S. Morelli, Roma, cole franaise de RomeIstituto storico italiano per il Medio Evo, 2005, doc. n. 150, pp. 144 ss. Sulla Compagnia dei Battosi di Lucca o societas filiorum Battosi de Luca (nei documenti napoletani, per, Baccosi o Baccusi, societas Bachosorum, Baccusorum) mercanti e banchieri finanziatori di Carlo II e di re Roberto, oltre che dei pontefici, si rinvia a G. YVER, Le Commerce et les marchands dans l Italie mridionale au XIII.e et au XIV.e sicle, Paris, A. Fontemoing, 1903, pp. 225, 363, 390; F. P. LUISO, Mercatanti lucchesi dellepoca di Dante I: La compagnia dei Battosi alla corte angioina, in Bollettino storico lucchese, 8, 1936, pp. 61-102; A. KIESEWETTER, Die Anfnge, cit., pp. 135, 462, 498, e, pi esaurientemente, a I. DEL PUNTA, Mercanti e banchieri lucchesi del Duecento, Pisa, Edizioni Plus-Pisa University Press, 2004, pp. 217-265. Infine, oltre ai gi indicati provvedimenti del 19 e 20 febbraio, M. SCHIPA, Carlo Martello, in Archivio storico per le province napoletane, XIV, pp. 438-439, nota 9, menziona, anche le lettere ai maestri razionali della Magna curia Pietro Bodin e Sparano di Bari del 15 marzo 1290; a Ludovico dei Monti e al vescovo Giberto o Gotberto di Capaccio del 15 marzo 1290; al principe Carlo Martello e a Roberto dArtois del 15 marzo e 1 agosto 1290. 26 Cfr. RCA, vol. 35 (1289-1291), a cura di I. Orefice, Napoli, Accademia Pontaniana, 1985, pp. 155-156, doc. n. 57. Si tratta di una provisio pro solutione decimarum del vicario del Regno, il principe Carlo Martello. A seguito della petitio dellarcivescovo Filippo, con la quale il presule ricordava che lui e i suoi predecessori percepivano annualmente la decima sui proventi e diritti della dogana di Napoli per concessione dei cattolici re di Sicilia, come risultava da una precedente inquisitio disposta dalla Curia regia, e che era gi inutilmente decorso il termine per il
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Mario Gaglione, La cattedrale e la citt dell8 maggio 129427. Il 1 settembre del 130528, anzi, re Carlo II don a Maria tutti redditi e proventi delle imposte del fondaco e della regia dogana di Napoli a qualsiasi somma complessivamente ammontanti, e quindi non pi limitatamente a 2.800 once, pur stabilendo espressamente la deduzione in ogni caso delle somme spettanti allarcivescovo di Napoli a titolo di decime, e ad alcuni milites neapolitani, a titolo di antichi diritti di partecipazione29. Alla
pagamento delle decime stabilito dai Capitoli di S. Martino, confermati nel parlamento di Napoli, Carlo Martello dispose allora il pagamento della decima per la IV indizione (1 settembre 1290-31 agosto 1291), richiedendo per al secreto di verificare preventivamente sulla base della precedente inquisitio se effettivamente larcivescovo e i suoi predecessori percepissero la decima sui diritti di dogana, e, solo in caso di positivo accertamento, di procedere al pagamento acquisendone quietanza (apodixa). Il Vicario, in conclusione, disponeva che, se necessario, in mancanza di altri fondi della Curia regia, per assicurare il pagamento delle somme assegnate alla regina Maria a valere sugli stessi diritti e proventi della dogana e fondaco di Napoli venisse destinato il supplementum e cio tutti gli ulteriori introiti della secrezia (volumus insuper et mandamus quod provisiones facte Marie Illustri Regine Hierusalem et Sicilie charissime domine genitricis nostre super eiusdem dohane iuribus et proventibus et in defectu huiusmodi de quacumque alia pecunia Curie, officiorum vestrorum supplementum ipsum constituas eidem vel procuratori pro parte prefate domine nostre genitricis solvas mandato aliquo huic contrario non obstante). 27 RCA, vol. 47 (1268-1294), a cura di R. Pilone, Napoli, Accademia Pontaniana, 2003, doc. 106, pp. 270-271; K. TOOMASPOEG, Decimae, cit., doc. 854, p. 291. Si tratta di una provisio pro decimis exhibendis di Carlo II indirizzata al secreto di Terra di Lavoro, contea di Molise e Principato. Il sovrano ricorda di aver gi in precedenza disposto il pagamento delle decime dovute per la VII indizione (1 settembre 1293-31 agosto 1294), e che in seguito larcivescovo gli aveva comunicato che il secreto poteva provvedere al pagamento delle decime limitatamente a omnium veterum iurium et demaniorum Curie in Neapoli et pertinentiis suis, proventi sui quali, comunque, le stesse dovevano essere materialmente versate dal maestro razionale della Curia regia Pietro Bodin dAnjou, delegato ad incassare le predette imposte per le spese della regina Maria. Carlo II disponeva quindi che si richiedesse al Bodin di precisare lentit delle somme percette e percipiende su quei diritti, per poter poi procedere efficacemente al pagamento delle decime. 28 Provvedimento citato da B. CHIOCCARELLI, Antistitum, cit., p. 189, dal RA 1305-1306 D 4; e dal RA1305 B 6, Carlo II dona alla regina Maria omnia iura, redditus et proventus fundaci ac regiae dohanae civitatis Neapolis ad quamcumque summam ascenderent locanda et percipienda per eam pro expensis hospitii et familiae demptis tamen et reservatis ad plenum in ipsis dohana et fundaco iis quae debentur ibidem et solita sunt exolvi tam decimis Archiepiscopo Neapolitano et maiori Neapolitanae ecclesiae quam aliis debitis certis militibus Neapolitanis qui ibi exprimuntur pro annuis provisionibus eis ibi assignatis. Il 27 novembre del 1307, Carlo II, propter suum ad idem regnum Hungarie accessum multas subituras est expensas, autorizzava la moglie ad alienare o vincolare per un quadriennio i redditi a lei assegnati super dohana civitatis Neapolis e quelli spettanti su terre e masserie, e per il documento cfr. Monumenta Hungariae Historica, Magyar Trtenlmi Emlkek, Niegyedik osztly, diplomacziai emlkek, Budapest, A. M. Tudomnyos Akadmia Knyvkiad hivatalban, 1874, vol. I, pp. 175-176, doc. n. 228. 29 Ad alcune famiglie napoletane per antiqua et approvata consuetudo spettava parte dei dazi esatti nel porto maggiore e nella piazza maggiore di Napoli nella misura di 1/60 degli stessi, ma gi re Manfredi aveva stabilito che ai titolari dellantico diritto fosse attribuita in sostituzione la somma complessiva fissa di 200 once doro annue, come emerge da un ordine di Carlo I del 17 novembre 1266, e cfr. al riguardo M. SCHIPA, Contese sociali napoletane nel Medio Evo, in Archivio storico per le province napoletane, XXXI, pp. 414 ss., p. 421, nota 2. Sullintroito delle gabelle della dogana e del fondaco di Napoli venivano sovente rimborsati i prestiti fatti alla corona soprattutto da banchieri toscani, e cfr. R. DAVIDSOHN, Forschungen zur Geschichte von Florenz, Berlin, E. S. Mittler und Sohn, 1901, vol. III, p. 114, per un documento del 17 ottobre 1309 relativo ad un prestito della societ dei Bardi e dei Peruzzi, in curia romana morantes, di

Mario Gaglione, La cattedrale e la citt luce di questi documenti sembra dunque piuttosto difficile sostenere che per provvedere alla corresponsione delle decime allarcivescovo di Napoli si sia trascurato di corrispondere lassegno spettante alla sovrana, considerando inoltre la conferma dello stesso assegno nel testamento di re Carlo II del 16 marzo 1308, assieme ad altre rendite, per complessive 4.000 once doro30, e che, nel 1311, in un atto di re Roberto (1309-1343) menzionato il solo assegno per limporto di 3.000 once31. I sostenitori della tesi esaminata ritengono poi che la concessione delle decime regali allarcivescovo Minutolo da parte di Carlo II sia avvenuta con il provvedimento del 4 giugno 1291, ma, in realt, oltre ad esser noti gi dal 129032, e sempre durante il regno del secondo sovrano angioino, altri atti di stesso contenuto33, il provvedimento del 1291 contiene la prescrizione che gli ufficiali reali verificassero in ogni caso la fondatezza del diritto e della consuetudine a ricevere le decime invocata dallo stesso arcivescovo nella sua petitio, delega uesta peraltro una formula tralaticia,
14.000 once di fiorini doro per i mesi di luglio e agosto della VII indizione (1309) e per lintera VIII indizione (dall1 settembre 1309 al 31 agosto 1310), da rimborsare, tra laltro, con 2.000 once de fundico dohane Neapolis; e, op. ult. cit., p. 156, per un documento del 10 aprile del 1322 relativo ad un prestito della Societ dei Peruzzi e degli Aczarelli di Firenze di 34.000 fiorini doro in ultramontanis partibus da rimborsarsi, tra laltro, con lintroito di 1.000 once doro super fundico et dohana Neapolis. Sugli stessi introiti erano pagate, inoltre, provvidenze e stipendi, come il subsidium in expensis di unoncia doro del peso generale al mese corrisposto a S. Tommaso dAquino, chiamato da Carlo I a leggere teologia a Napoli, e per il relativo provvedimento indirizzato ai dohanerios il 15 ottobre del 1272, cfr. G. ORIGLIA, Istoria dello Studio di Napoli, Napoli, nella stamperia di Giovanni di Simone, 1753, vol. I, pp. 144-145; ad altri professori dello Studium erano pagate complessivamente 97 once doro annue di stipendio sempre de pecunia dohanae seu fundici, come si ricava da un provvedimento del 5 febbraio 1278, pubblicato sempre da G. ORIGLIA, Istoria, cit., pp. 142-143. 30 Carlo II cos disponeva: Item relinquimus Marie Regine consorti nostre quatuor milia unciarum auri annuatim in vita sua pro jure et dotario suo et volumus quod percipiat eas in fundico et dohana Neapolis, terra Summe et super secretia Apulie et alia terra quam tenet in dono nostro, e cfr. M. CAMERA, Annali delle Due Sicilie, Napoli, Stamperia del Fibreno, 1860, vol. II, p. 175. 31 La regina Maria, oltre a godere del reddito di diversi castelli (secondo un documento del 26 luglio 1311), come risulta da un atto del 21 luglio 1311, beneficiava allora di 3.000 once doro annue sulla dogana di Napoli, e cfr. R. CAGGESE, Roberto dAngi e i suoi tempi, Firenze, Bemporad, 1922-1931, vol. I, p. 641, note 2 e 3; M. CAMERA, Annali, cit., vol. II, p. 292, nota 1, che precisa la finalit dellassegnazione pro faciendis expensis pro se et tota sua familia. 32 Eodem anno 1290 decimae sibi suaeque ecclesiae debitas exolvi obtinet, B. CHIOCCARELLI, Antistitum, cit., p. 181. Occorre ricordare comunque che re Carlo II era rientrato a Napoli nel luglio del 1289 dopo lunga prigionia, e che il provvedimento per il pagamento delle decime regali alla Chiesa di Napoli che precede immediatamente quelli del 1290-1291 risale al 25 maggio 1284, quando lo stesso Carlo, ancora vicario del padre, autorizz la corresponsione delle decime direttamente al capitolo cattedrale per la vacanza della sede arcivescovile, e per questo provvedimento cfr. K. TOOMASPOEG, Decimae, cit., doc. n. 848, p. 289. 33 Pro archiepiscopo neapolitano provisio de decimis proventuum et iurium dohane Neapolis pro ut constat per inquisitionem de mandato Curie factam, atto del 14 gennaio 1291, in RCA, vol. 35, cit., doc. 52, p. 154.

Mario Gaglione, La cattedrale e la citt ricorrente anche in provvedimenti successivi34. Certamente, comunque, lintroito delle imposte doganali non poteva essere costante negli anni, come conferma la formula sicut ipsa iura... crescunt et decrescunt altres ricorrente in questi documenti angioini35, e come pu altres desumersi dalle prescrizioni sulle modalit alternative di pagamento degli assegni, delle decime e degli stipendi in caso di mancanza o dinsufficienza del gettito dellimposta doganale a valere sul quale erano corrisposti36. Il ricorso ai prestiti per le spese di Maria, dunque, pu essere stato determinato dallinsufficienza del gettito dellimposta o dallaumento delle spese stesse anche per fatti eccezionali e, in realt, proprio a spese eccezionali si riferiscono gli stessi documenti citati dai sostenitori della tesi oggetto di discussione37, documenti che, infatti, riguardano
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Il citato provvedimento del giugno 1291 precisa: Si per inquisitionem predictam tibi constiterit quod idem Archiepiscopus et huiusmodi predecessores sui annis singulis usque ad tempus predictum decimam proventuum et iurium dohane Neapolis consueverunt percipere et habere, ma in unaltra provisio pro decimis in Neapoli del 4 maggio 1294, a seguito della petitio delle decime per la VII indizione (1 settembre 1293-31 agosto 1294), ricorre ancora la formula con la quale si chiede agli ufficiali di verificare preventivamente: si notorium fuerit quod dicta Ecclesia huiusmodi decimas ab antiquis temporibus usque nunc annis singulis percipere consueverit et habere illos. Latto del 1294, inoltre, precisava che si doveva provvedere al pagamento utilizzando il danaro gi incassato ovvero percipiendo nellesercizio dellufficio della secrezia iuribus curie nostre et cuiuslibet alterius semper salvis, e nonostante mandati o ordinazioni contrarie, e in particolare lordinazione relativa alla consegna di tutti gli introiti fiscali ai grafferii o notai dellospizio reale per la camera reale, in RCA, vol. 47, cit., doc. 96, pp. 268-269. 35 K. TOOMASPOEG, Decimae, cit., doc. n. 827, p. 285 del 1269; doc. n. 829, p. 286 del 1271; doc. n. 832, p. 286 del 1272 ed altri. 36 Cfr. ad esempio il documento del 1291 citato supra alle note 24 e 32. Sullentit degli introiti di queste imposte indirette abbiamo scarsissime notizie: la gabella del fondaco e della dogana di Napoli per la IX indizione (1 settembre 1310-31 agosto 1311) fu venduta a Marino della Valle e Saro Caracciolo per 3.850 once, il 22 settembre del 1310, e cfr. S. DE CRESCENZO, Notizie storiche tratte dai documenti angioini conosciuti con il nome di arche, in Archivio storico per le province napoletane, XXI, 1896, p. 110; un documento risalente alla VII indizione (1 settembre 133831 agosto 1339), attesta che la gabella fu data ad extalium, e cio affittata, a Nicola de Ursone, cui successe Carlo Scannasorice, per 4.400 once, e cfr. C. DE LELLIS, Notamenta, ms. dellArchivio di Stato di Napoli (seconda met del sec. XVII), vol. III, f. 619; nel 1340, infine, fu venduta al nobile Buccatortio per 5.000 once, e cfr. L. BIANCHINI, Della storia delle finanze del regno di Napoli, Palermo, dalla stamperia di Francesco Lao, 1839, vol. I, p. 131. Nel 1273, invece, attestato per Napoli un introito notevolmente inferiore pari a 1.266 once, e cfr. G. DEL GIUDICE, Una legge suntuaria inedita del 1290, in Atti dellAccademia Pontaniana, 16, 1886, parte II, p. 199. 37 A. KIESEWETTER, Die Anfnge , cit., p. 489, nota 7, cita, in particolare, un documento del 19 dicembre del 1291, osservando che aufnahme von Anleihen ber 2.413 unzen bei den Battosi, um die Kosten der Hushaltung der Knigin. Il documento edito in RCA, vol. 39 (1291-1292), a cura di J. Mazzoleni, pp. 10-11, doc. n. 8, si tratta di una apodixa di Carlo II del rendiconto presentato il 10 dicembre 1291 da Giovanni Balidardo magister hospicii della regina Maria, appunto de officio recepcionis et solucionis pecunie gesto per eum pro faciendis expensis hospicii regine, per il periodo tra il 19 settembre 1290 e il 31 maggio del 1291, e per quello dal 14 giugno del 1291 al 15 settembre dello stesso anno, per complessivi undici mesi e tredici giorni, durante lassenza del sovrano (nobis toto ipso tempore quod est menses undecim et dies tredecim ab eiusdem regine consortio pro exequendis negociis nostris absentibus). Vi si precisa che furono receptis mutuo dai Battosi di Lucca, in defectu pecunie Curie nostre, 490 libbre di tornesi, 10 soldi e 6 denari, nonch 5.542 libbre di tornesi piccoli, 16 soldi e 11 denari. Il

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Mario Gaglione, La cattedrale e la citt i maggiori oneri economici conseguenti al trasferimento e alla permanenza in Provenza proprio della regina Maria, vicaria di quella contea mentre Carlo II era in Francia, e dei suoi ufficiali e funzionari38. In seguito, comunque, Carlo II dispose che il pagamento delle decime dovesse specificamente servire al finanziamento dei lavori della cattedrale, con un provvedimento del 24 novembre del 129639,
documento sottolinea per anche leccezionalit della situazione che indusse a richiedere entrambi i prestiti, dovendosi infatti provvedere ai pagamenti a favore di diversi funzionari delle contee di Provenza e Forcalquier per le spese degli uffici dellhospitium reginale, e cio panactarie, bucticularie, coquine, marescalle, fructuarie et forrarie, nonch diversis minutis Camere ac eciam gagiis diversorum temporum solutis diversis personis eiusdem hospicii et etiam aliquibus ex personis hospicii nostri [i. e. Karoli secundi] que olim proximo preterito mense iunii dicte IIII indictionis [1291] nobis in franciam accedentibus cum dicta regina in Provincia remanserunt, nec non et certis extraordinariis expensis factis pro negociis et serviciis eiusdem hospicii. Kiesewetter stima, senza per fornire ulteriori ragguagli, che le somme mutuate, espresse nella moneta scritturale della libbra di tornesi, equivalessero a 2.413 once, e, in effetti, risulta che 8 once valevano 20 libbre di tornesi, e cfr. C. MINIERI RICCIO, Della dominazione angioina nel reame di Sicilia: studii storici estratti da registri della Cancelleria angioina di Napoli, Napoli, Tip. R. Rinaldi e G. Sellitto, 1876, p. 43; ID., Il regno di Carlo I dAngi dal 2 gennaio 1275 al 31 dicembre 1283, in Archivio storico italiano, 3 serie, XXVI, 1877, p. 20 (nel maggio 1277, 100 libbre di tornesi equivalevano a 40 once oro); ID., Alcuni fatti riguardanti Carlo I dAngi dal 6 di agosto 1252 al 30 di dicembre 1270, Napoli, Tipografia di R. Rinaldi e G. Sellitto, 1874, p. 46 (nel marzo 1269, 20 once doro equivalevano a 50 libbre di tornesi). Per il rapporto tra tornesi piccoli e grossi: M. G. CANALE, Storia politica commerciale e letteraria della Repubblica di Genova, Capolago, Tipografia Elvetica, 1851, vol. IV, p. 102, e ID., Nuova istoria della Repubblica di Genova, Firenze, Felice Le Monnier, 1860, vol. III, pp. 60 ss., pp. 307 ss., che menziona le offerte a Genova della legazione angioina (oblationes regis Caroli II) presieduta dal conte dArtois, che giunse nella citt il 1 dicembre del 1292, riguardo, tra laltro, ad un mutuo di 200.000 libbre di tornesi piccoli in grossi tornesi dargento, in ragione di un tornese dargento per ogni 12 piccoli (evidentemente di biglione o mistura): Item Dominus rex Siciliae mutuabit ipsi communi, et populo pro exonerandis debitis suis libras turonensium parvorum ducenta milia in turonensibus grossi argenti ad rationem de turonensibus parvis duodecim pro qualibet turonense argenti. 38 Il 27 gennaio del 1290, la regina Maria stava predisponendosi al viaggio alla volta di Narbona, ove risiedeva Carlo II, e, giunta ormai nella regione, il 13 giugno del 1291 fu nominata vicaria generale della contea di Provenza, Forcalquier e Avignone durante lassenza del marito e fino al suo ritorno. Il 6 gennaio del 1292 Maria era ad Aix en Provence, e cfr. per queste notizie C. MINIERI RICCIO, Genealogia di Carlo I dAngi, prima generazione, Napoli, Stabilimento tipografico di Vincenzo Prigiobba, 1857, pp. 26-27; p.107. 39 Pro Maiori Ecclesia Neapolitana. Karolus Secundus dei gratia Rex Ierusalem et Sicilie etc. Universis presentis indulti seriem inspecturis presentibus et futuris. Debentes Deo gratias de universis beneficiis quibus nos misericorditer in omni nostrorum successuum tempestate prevenit. Digne in eius reverentia qui redemit Nos promptos et munificos exibemus honorando cum expedit et opportunis impendiis ampliando venerabiles domos eius. Sane venerabili Neapolitane Maiori Ecclesie in qua bone memorie domini Patris nostri Ierusalem et Sicilie regis Illustris, et aliorum de nostro genere plurimum corpora consepulta quiescunt, decimas annales exolvimus et pro ut consuetum est hactenus de certis nostre Curie in Civitate Neapolis iuribus exibemus. Sed sicut venerabilis in Christo Pater Dominus P[hilippus] Dei gratia Neapolitanus Archiepiscopus dilectus Consiliarius et familiaris noster nobis exposuit decimas ipsas occasione novorum statutorum multe subtractionis circumventio minuit et non parva diminutio circumscribit, de quo ipsa maior Ecclesia temporibus presentibus non levia dispendia sustulit, et per officialium successive calupnias incomoda deploravit et sic per ipsum Archiepiscopum, nostro remedio implorato, ut confusionem huiusmodi per distinctionem accomodam dirimere dignaremur. Nos qui ad Regale fastigium providentia vocati ab ipso patre luminum

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Mario Gaglione, La cattedrale e la citt ripreso in numerose provisiones successive40. Analizziamo il testo di questo documento, per fortuna noto in extenso41. Carlo II,
recognoscimus quicquid sumus, ecclesiarum statum honores et comoda plenis affectibus prosequentes fide quoque devotione ac meritis ipsius Archiepiscopi gratis nobis benigna rememoratione pensatis, a Consulto de certa scientia nostra providimus ad hoc ut ipsa Ecclesia, certis potius quam dubiis innitatur quod tota fiscali pecunia fundici et dohane Neapolis cum membris suis et gabellarum quoque iurium reddituum et proventuum fiscalium omnium Civitatis eiusdem ipsi nostre Curie debita in unam redacta summam et calculum ac de ipsa tota ratione novorum statutorum huiusmodi tertia tantum pro nostre Curie parte dempta ex duabus partibus exinde reliquis, decima ipsa dicte Maiori ecclesie suoque Antistiti pro eadem que pro tempore fuerit annis singulis exolvatur eo tamen sicut inter nos, et ipsum Archiepiscopum sponte stetit firmiter observando quod totum id quod ex hoc ultra consuetum hinc hactenus ipsi Archiepiscopo vel ecclesie pro ipsa decima persolvetur in opificio constructionis ipsius maioris ecclesie que fit nuper usque ad perfectionem eius debitam convertatur, et post ipsius opificii complementum ad faciendas fieri certas cappellas in ipsa ecclesia in quibus pro animabus dictorum parentis et aliorum nostrorum divina celebrentur officia devolvatur dignum et enim fore dignoscimus ut quod pro decimis ipsis in honorem ipsius ecclesie addimus ad eius comodum reddeat et illorum qui conferunt proficiat cunctibus. In cuius rei testimonium presens scriptum exinde fieri et pendenti nostre maiestatis sigillo iussimus communiri. Datum Rome per Bartholomeum de Capua militem Logothetam et Prothonotarium Regni Sicilie anno Domini MCCLXXXXVI, Die XXIV Novembris, X Indictionis, Regnorum nostrorum anno XII, nel testo edito da B. CANTRA, Ledificazione, cit. pp. 8-9, nota 1. Deve peraltro ricordarsi anche una precedente provisio del 6 ottobre 1296 menzionante anchessa una nova conventio intervenuta tra Carlo II e Filippo Minutolo appunto riguardo al pagamento delle decime: Anno 1296, 6 octobris ind. X rex precipit ei [i. e. Philippi Minutuli] solvi decimas iuxta novam conventionem cum eo initam, in B. CHIOCCARELLI, Antistitum, cit., p. 183, dal RA 1297 A 103 e 195t, ma lo stesso Autore, op. cit., p. 188, precisa che laccordo tra Carlo II e Filippo fu sancito solo con il provvedimento appena riprodotto sopra, del 24 novembre del 1296. La provisio immediatamente precedente della regina Maria, vicaria di Carlo II, menzionata dallo stesso Chioccarelli, op. cit., p. 183, senza alcun riferimento, per, alla nova conventio, segno, evidentemente, che la stessa non era ancora intervenuta: anno 1295 die 21 septembris ind. 9 Maria Caroli secundi regis uxor ac Vicaria solvi praecipit Philippo huic Archiepiscopo decimas, dal Registrum Reginae Mariae 1295 E 192, e, daltra parte, il sovrano a quel tempo non era presente a Napoli. 40 Tra i provvedimenti successivi, si segnalano le provisiones del 15 marzo, 6 ottobre e 10 novembre del 1297 (sulle quali B. CHIOCCARELLI, Antistitum, cit., p. 182); una provisio per la X indizione (1 settembre 1296-31 agosto 1297) che richiama la gi illustrata convenzione tra Filippo Minutolo e Carlo II (ms. Chiese antiche di Napoli, cit., f. 290); le provisiones del 17 luglio 1299 e del 17 aprile 1300 (sulle quali B. CHIOCCARELLI, Antistitum, cit., p. 184); quella del 21 aprile 1301 (B. CHIOCCARELLI, Antistitum, cit., p.185); del 15 agosto 1304 (ms. Chiese antiche di Napoli, cit., f. 288); del 30 settembre 1304 (B. CHIOCCARELLI, Antistitum, cit., p. 194); dell11 maggio 1305 (B. CHIOCCARELLI, Antistitum, cit., p. 194 con lespressa menzione della convenzione intervenuta tra Filippo Minutolo e Carlo II); la provisio pro exhibitione decimarum per la III indizione (1 settembre 1304-31 agosto 1305), del 4 giugno 1305 (B. CANTRA, Ledificazione, cit., p. 11, nota 2; ms. Chiese antiche di Napoli, cit., ff. 13 ss; 297v-298; 298v-299, ove si richiama la convenzione intervenuta tra larcivescovo e il sovrano); la provisio dell11 maggio 1306 (B. CANTRA, Ledificazione, cit., p. 11-12, nota 3); quella del 20 luglio 1306 (B. CANTRA, Documenti, cit., pp. 41-43, doc. n. XXIV), pro archiepiscopo Neapolitano, con la quale Roberto, duca di Calabria, vicario del Regno, scriveva a Pietro de Capuacio e Filippo de Minilio tesorieri reali, ricordando che gi da molto tempo, per supplica di Filippo gi arcivescovo di Napoli, di buona memoria, che aveva esposto che la Chiesa napoletana dovendo percepire le consuete decime occasione novorum statutorum non levia prepedia et dispendia subiisse, Carlo II aveva stabilito quod tota fiscali pecunia fundici et dohane Neapolis cum membris suis cabellarum quoque iurium reddituum et proventum fiscalium omnium civitatis eiusdem regie Curie debita in unum redacta summam et calculum ac de ipsa tota ratione novorum statutorum, sicch, dedotta la terza parte dellintroito fiscale, sulle due parti residue doveva esser calcolata la decima annuale spettante alla Chiesa napoletana. Carlo II, volendo procedere

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Mario Gaglione, La cattedrale e la citt rivolgendosi a tutti i regi ufficiali, ricordava anzitutto che a favore della Chiesa napoletana, nella cui cattedrale erano sepolti Carlo I e altri membri della famiglia reale, egli provvedeva ogni anno al pagamento delle decime sullintroito di certi diritti fiscali della citt di Napoli. Il sovrano precisava altres che larcivescovo Filippo gli aveva per esposto che, a seguito delle nuove disposizioni fiscali (occasione novorum statutorum42), lentit delle decime era diminuita,
al pagamento delle decime per lanno della IV indizione, in data 11 maggio 1306 aveva dunque scritto ai secreti di Principato e Terra di Lavoro di provvedere al pagamento, ma poich lintroito della gabella del ferro era stato concesso ad alcuni religiosi (cabellam ferri unam ex predictis cabellis civitatis neapolis segregatam a predictis aliis cabellis certis religiosis prefatus dominus pater noster duxerit concedendam, si tratta verosimilmente della concessione di complessive 150 once sul gettito della gabella del ferro, della pece e dellacciaio stabilita sempre da Carlo II, il 24 dicembre del 1302, per il mantenimento dello Studio teologico dei Frati Minori cui spettavano 40 once, oltre che degli Studia dei Predicatori, cui spettavano 80 once, e degli Eremitani, cui spettavano 30 once, cfr. R. DI MEGLIO, Il convento francescano di S. Lorenzo di Napoli, Salerno, Carlone editore, 2003, pp. LVIII-LIX, regesti nn. 9, 10, 11, 12, 13, pp. 7-10, nonch n. 19, p. 12; n. 25, p. 15; n. 39, p. 23; n. 71, p. 42; A. AMBROSIO, Il monastero femminile domenicano dei SS. Pietro e Sebastiano di Napoli, Salerno, Carlone editore, 2003, regesto n. 15, p. 7; M. GAGLIONE, Note su di un legame accertato: la dinastia angioina ed il convento di S. Lorenzo maggiore in Napoli, in A. V., Studi in onore del prof. Italo Gallo, in Rassegna storica salernitana, 50, 2008, p. 139), e poich gli stessi religiosi avevano diritto a riscuoterlo per intero, per non diminuire lentit delle decime dovute allarcivescovo, Roberto aveva disposto de camera solvi, e cio di pagare la decima attingendo al danaro della Camera regis. Nonostante tale provvedimento, larcivescovo non aveva comunque ricevuto il pagamento della decima sul gettito della gabella del ferro, e perci Roberto dispose infine che si accertasse presso i cabelloti e credenzierii della stessa gabella il relativo introito per la IV indizione (1 settembre 1305-31 agosto 1306), e si applicasse, comunque, anche alla singola gabella il criterio della deduzione del terzo procedendo al calcolo della decima sui due terzi residui (Que pecunie summa deberetur eodem anno pro decima duarum partium Cabelle predicte in casu solutionis ipsius reliqua tertia parte ratione dictorum novorum statutorum dempta pro parte Curie); unaltra provisio di Roberto ricordata genericamente per il 1308, con la menzione di una cappella voluta nella cattedrale dalla regina Maria (Idem Robertus rex iussit exolvi Humberto neapolitano archiepiscopo decimas iuxta conventionem initam inter bonae memoriae dominum Philippum neapolitanum archiepiscopum ac regem Carolum secundum eius patrem et recenset ac repetit eam conventionem nempe de opificio eius maioris ecclesiae et de cappellis in maiori ecclesia faciendis et presertim de cappella facienda pro domina regina matre ipsius Roberti regis dal RA 1306 D 138, (B. CHIOCCARELLI, Antistitum, cit., p. 199); unaltra provisio del 6 marzo 1309, richiama la convenzione tra Filippo e Carlo (B. CHIOCCARELLI, Antistitum, cit., p. 199; B. CANTRA, Ledificazione, cit., pp. 16-17, nota 3); unaltra del 13 febbraio 1310, richiama altres la convenzione tra Filippo e Carlo (B. CANTRA, Ledificazione, cit., p. 17, nota 3); una del 1 luglio 1311, (ms. Chiese antiche di Napoli, cit., ff. 16-17; f. 296), oltre a richiamare la precedente provisio del 1296, accenna ad un mandato relativo alla corresponsione delle decime secondo la convenzione intercorsa tra Filippo e Carlo II per quattro anni consecutivi, decorsi i quali completo predicto quatriennio pro dicta decima nil solvatur absque nostro mandato. Altre notizie sul pagamento delle decime, soprattutto dai rendiconti dei tesorieri reali, in ms. Chiese antiche di Napoli, cit., f. 298, f. 304. * 41 Cfr. il testo alla nota 39 supra. 42 Secondo B. CANTRA, Documenti, cit., p. 24, nota 1 (con riferimento alla provisio pro exhibitione decimarum a favore dellarcivescovo di Napoli del 4 giugno 1305), seguito da M. GAGLIONE, Crolli e ricostruzioni della cattedrale di Napoli nel corso del Trecento, in Archivio storico per le province napoletane, 126, 2008, p. 72, nota 45, per nova statuta dovrebbero intendersi le disposizioni contenute nei Capitoli di S. Martino; in realt, nei documenti angioini, come ad esempio nella provisio del 24 novembre 1296 in corso di esame, gli iura nova vengono piuttosto denominati nova statuta. Tra questi documenti da segnalare, in particolare, un atto di

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Mario Gaglione, La cattedrale e la citt e gli aveva perci chiesto di intervenire per porre rimedio alla situazione. Per tale ragione il sovrano, ai fini di un pi certo calcolo della decima, dispose che si prendesse in considerazione lintero gettito della gabella della dogana e fondaco di Napoli, con tutte le annesse gabelle e membri, nonch il gettito di tutti i proventi e redditi fiscali della citt spettanti alla Curia regis, e che su questa somma, comprensiva delle imposte introdotte dalle nuove disposizioni fiscali, si dovesse dedurre la quota di un terzo come spettante esclusivamente alla Curia, procedendo al calcolo delle decime sui due terzi residui, e ci anche negli anni successivi. Carlo stabiliva, in conclusione, che le somme corrisposte in misura superiore a quanto erogato in precedenza (totum id quod ex hoc ultra consuetum) dovessero essere destinate in opificio constructionis ipsius maioris ecclesie, e, una volta completata la cattedrale napoletana, alla costruzione di alcune cappelle regali ove dovevano essere celebrati gli uffici divini in memoria di re Carlo I e degli altri membri della famiglia reale ivi sepolti. Questo provvedimento, il cui contenuto stato fin qui piuttosto male interpretato43, pu esser meglio compreso tenendo presente quanto osservato da Andrea dIsernia (documentato dal 1289-1315 o 1316) nel commento ai Ritus Regiae Camerae Summariae44, sfuggito agli studi specialistici sulla cattedrale napoletana. Lillustre giurista, evangelista feudorum come fu definito45, nellambito delle imposte indirette spettanti alla Corona
Carlo, principe di Salerno, del 30 aprile del 1283 contenente lordine impartito a Lorenzo Rufolo di Ravello, secreto, maestro portolano e procuratore e maestro del sale in Puglia, di costringere i pugliesi al pagamento appunto dei nova statuta appartenenti alla Curia e non aboliti dai Capitoli di S. Martino, secondo la prassi seguita fino a quel momento, e cfr. B. CAPASSO, Nuovi volumi di registri angioini, in Archivio storico per le province napoletane, 10, 1885, p. 778; inoltre, Andrea dIsernia nel suo commento ai Ritus Regiae Camerae Summariae (cfr. il testo alla successiva nota 46) distingue appunto i vetera jura dai nova statuta in luogo degli iura nova. In M. GAGLIONE, Crolli e ricostruzioni, cit., loc. ult. cit., con imprecisione si afferma decime spettanti per un terzo alla Regia Curia e per due terzi allarcivescovo di Napoli, laddove invece la distinzione delle quote di 1/3 e di 2/3 risponde al criterio di ripartizione presuntiva tra diritti vecchi e nuovi per la quantificazione della base imponibile della decima, criterio oggetto della presente specifica analisi. 43 Il provvedimento stato infatti letto come una concessione di rendita annuale, da C. BRUZELIUS, Le pietre, cit., p. 96, oppure come un mandato (di Carlo II) di esentare dalle gabelle la concessione delle decime gi assegnata a Filippo Minutolo per la costruzione della nuova cattedrale da V. LUCHERINI, La cattedrale di Napoli, cit., p. 203, e per altre interpretazioni cfr. la seguente nota 47. 44 Ritus Regiae Camerae Summariae Regni Neapolis, Neapoli, ex typographia Jacobi Raillard, et sumptibus eiusdem, 1689, p. 568, nella Rubrica trigesima prima De decimis solvendis praelatibus de juribus supradicti. 45 Per questo ed altri epiteti cfr. P. GIANNONE, Storia civile del Regno di Napoli, Milano, per Niccol Bettoni, 1822, vol. VI, p. 80, il quale riconduce con puntuali argomentazioni il commento ai ritus alla paternit di Andrea, e cfr. al riguardo op. ult. cit., pp. 58 ss. Andrea, professore di diritto civile, maestro razionale della Magna curia, consigliere e famigliare reale,

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Mario Gaglione, La cattedrale e la citt distinse anzitutto tra iura vetera e iura nova, fornendone i relativi elenchi poich le decime erano corrisposte solo sullintroito dei primi e non su quello dei secondi46. La Curia regia, infatti, provvedeva al pagamento delle decime ai prelati, che, fin dai tempi dei re cattolici di Sicilia, era assicurato attingendo agli introiti del demanio reale, dei diritti di dogana e di altri diritti antichi (iura vetera), con lesclusione per dei diritti nuovi (iura nova), quali quelli di fondaco e simili. In mancanza di iura nova, quindi, la decima si sarebbe dovuta calcolare su tutti i diritti fiscali antichi percepiti dalla Curia nella diocesi; in mancanza di iura vetera, invece, la Curia, a stretto rigore, non sarebbe stata tenuta a corrispondere alcunch a titolo di decima. Nella prassi seguita poi anche dalla Curia angioina, invece, per mera comodit, senza procedere allaccertamento e alla distinzione tra iura vetera e nova, sulle entrate complessive dei vecchi e dei nuovi diritti si procedeva alla teorica deduzione di un terzo del gettito per gli iura nova, calcolando cos sui due terzi residui, altres teoricamente corrispondenti agli iura vetera, la quota di un decimo (decima pars), dovuta appunto a titolo di decima regale. In alcuni casi, per, i prelati contestarono la legittimit del calcolo effettuato solo sui due terzi, e allora la Curia provvide allo specifico accertamento (computatio) dei singoli vecchi e nuovi diritti e del loro gettito, in modo da calcolare la decima esclusivamente sullintroito dei vecchi cos come prescritto. Tali contestazioni furono mosse anche da Filippo Minutolo, arcivescovo di Napoli, ma, in realt, nella capitale lintroito dei nuovi diritti era superiore a quello dei
conosceva direttamente la documentazione patrimoniale della Chiesa napoletana, poich su richiesta dellarcivescovo, il 5 febbraio del 1306, era stato delegato da re Carlo II a recuperare i beni della stessa Chiesa illegittimamente occupati durante la vacanza della sede, e cfr. B. CHIOCCARELLI, Antistitum, cit., p. 195. 46 Andrea dIsernia osserva : Et quia decimae solvuntur de juribus veteribus et de juribus novis non, sciendum est quae sunt jura vaetera et quae nova. Iura vetera sunt haec: Ius Dohanae. Ius Anchoragii. Ius Scolatici. Ius Tumuli. Ius Portus, et Piscariae vetus. Ius Bucceriae vetus. Ius Affidaturae herbagii, pascuorum, glandium, et huiusmodi. Ius casei, et olei, non est ubique per Regnum. Ius Passagii vetus; Iura nova sunt haec: Ius Fundici. Ius Ferri. Ius Azzarii. Ius Picis. Ius Salis. Ius Staterae, seu ponderaturae. Ius Mensuraturae. Ius Exiturae. Ius Setae. Ius Tinctoriae, et Celandrae. Ius Cambii. Ius Bucceriae novum. Ius imbarcaturae. Ius sepi. Ius Portus, et piscariae novum. Ius Decini. Ius Balistarum. Ius Reficae majoris, et minoris. Ius marium, saponis, molendini, et gallae, non sunt ubique, sed in Apulea. Ius lignaminum, non est ubique. Ius gabellae auripellis, Ritus Regiae Camerae, cit., loc. ult. cit.; i due elenchi sono riportati con qualche variante nel commento di Andrea alla costituzione federiciana Quanto ceteris (De decimis praestandis), in Constitutionum Regni Siciliarum Libri III cum commentariis veteris jurisconsultorum, Neapoli, sumptibus Antonii Cervonii, 1773, p. 20, e si veda anche lelenco degli iura vetera et nova edito da P. DURRIEU, Les Archives Angevins de Naples. tude sur les registres du roi Charles I.er,1265-1285, Paris, Ernest Thorin, 1886, p. 91, dal ms. lat. 4625 della Bibliothque nationale de France, f. 89 e ff. 69-83. Per i singoli membra delle gabelle indicate, cfr. L. BIANCHINI, Della storia delle finanze, cit., pp. 127 ss.; M. CAMERA, Annali, cit., p. 92, nota 3; pp. 137-138; pp. 269-270, nota 3; N. F. FARAGLIA, Gabelle, in A. V., Memorie di Napoli, Napoli, C. A. Bronner, 1882, pp. XXIX-XXXVI.

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Mario Gaglione, La cattedrale e la citt vecchi. Cos, a seguito della computatio condotta dalla Curia su richiesta del Minutolo, risult che allarcivescovo sarebbe spettata una somma addirittura inferiore a quella corrisposta fino a quel momento a lui e ai suoi predecessori per effetto del calcolo presuntivo sulla quota dei due terzi, e che lo stesso avrebbe dovuto dunque anche restituire quanto ricevuto in eccedenza in passato. Accertato ci, re Carlo II decise comunque di concedere de gratia che larcivescovo di Napoli continuasse a ricevere le decime calcolate sulla quota dei due terzi, stabilendo tuttavia che la maggiore somma cos corrisposta rispetto a quanto sarebbe stato effettivamente dovuto escludendo dal computo il gettito dei diritti nuovi specificamente accertati, fosse vincolata al finanziamento delledificazione della chiesa maggiore, e, una volta terminata la costruzione, per lallestimento delle cappelle o altari destinati alla celebrazione delle funzioni religiose in memoria dei membri della famiglia reale47.
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Decimas Praelatis regia Curia solvit, illis scilicet, qui a tempore Catholicorum Regum Siciliae habuerunt, et eas perceperunt, sicut dicitur in forma litterarum de demaniis, et juribus Dohanae, ac aliis juribus veteribus, de novis statutis, ut fundico, et similibus, non, quasi de male quesitis, de quibus socius vel uxor partem non habet, ut jura dicunt; et ideo posset dicere Praelatus loci alicujus: In isto loco non sunt iura nova, sed vetera; volo de omnibus decimam, et e contra, si essent nova tantum, non dabit Curia de novis quicquam, sed forma Curiae est, quod deducitur tertia pars pro novis statutis, et sic datur decimae per Curiam; forma Curiae non praejudicat Ecclesiis, etiam si esset lex posita per Principem secularem; Curia etiam potest dicere, et frequenter dicit, scilicet quando Praelatus vellet ultra duas partes decimam, fiat computatio de veteribus iuribus et novis statutis, de veteribus habeat decimam de novis non; sic fecit Philippo Neapolitano archiepiscopo, qui petebat ultra decimam de juribus Civitatis Neapolis ubi sunt longe minora vetera jura quam nova statuta, ita quod facta computatione minus debeat habere pro decima, quam duas partes decimae contingentis pro omnibus juris, deducta inde tertia parte ejusdem decimis pro novis statutis contingente; post quam autem comperta est inde veritas, quod minus debebat habere de jure, et de consueta forma, quam duas partes dominus rex Carolus secundus de gratia voluit, quod perciperet integras duas partes decime, deducta tertia pro novis statutis, ita quod illud plus, quod est in hac gratia, illa ratione, quia pro novis statutis, quae multa sunt Neapoli, deberet deduci plusquam tertia integrae decimae, donavit rex idem aedificio majoris ecclesiae quo finito cederet in orationes parentum suorum faciendas in ipsa ecclesia, pro quibus certa altaria debent fieri sicut continentur in regiis licteris, et privilegio concessis dicto Archiepiscopo et successoribus ejus et Neapolitanae ecclesiae, et sic solutum est et solvitur nunc, in Ritus Regiae Camerae, cit., pp. 568-569. Delle osservazioni di Andrea offr una interpretazione piuttosto infedele Camillo Salerno il quale ritenne che: Imo [Carolus Secundus] cum videret iura per Federicum imposita non satis rationi congruere, noluit exigere, ut in ritibus dohanarum in titulo de decimis apparet, quinimmo illa dedit pro maioris ecclesiae constructione, in Camilli Salerni praefatio alle Consuetudines neapolitanae una cum novis additionibus, Venetiis, apud Petrum Dusinellum, sumptibus Nicolai de Bottis, 1588, s. n. p. (ma 5), e p. 229, passo ripreso e ampliato da Giovanni Antonio Summonte: Fondata dunque per Carlo la Metropolitana Chiesa gli don per sovvenzione della fabbrica, e conseguente allArcivescovo, e suoi successori quelle ragioni, et esazioni imposte dallImperador Federico II, e volle che andassero per le orazioni da farnosi in detta Chiesa per lanime de suoi, come nota Isernia nel rito a penna della Regia Camera nel titolo de decimis, e Camillo Salerno nelladdizioni alla costumanza di Napoli Si mulier nupta de jure dotium, ove dice, che questo Re con aver donato le ragioni, et esazioni imposte illecitamente da Federico allArcivescovo di Napoli, f lecito lillecito; e nella prefazione di dette costumanze, dice, che Carlo vedendo essere state imposte molte esazioni da Federico, non le volle esiggere ma le don

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Mario Gaglione, La cattedrale e la citt Lanalisi del provvedimento carolino del novembre 1296 offerta da Andrea dIsernia fu poi ripresa da Bartolomeo Chioccarelli (1560 ca.-1647 o 1648)48, e, in una bella pagina, da Pietro Giannone (1676-1748)49. Chioccarelli ricostru la vicenda del contrasto tra
per edificazione della maggior Chiesa di Napoli, in G. A. SUMMONTE, Historia della Citt e regno di Napoli, in Napoli, nella stamperia di Giuseppe Raimondi e Domenico Vivenzio, 1748, vol. III, pp. 171-172; in tal senso peraltro anche B. CANTRA, Ledificazione, cit., p. 7 48 Et quoniam Federicus secundus Imperator multa nova, et illicita vectigalia imposuit, idcirco Praelati decimam ex novis illis impositionibus respuerunt accipere, tanquam de illeciti vectigalibus et veluti de male ablatis portionem habere dedignantes, quamobrem nova et vetera seorsim exigebantur et de veteribus dumtaxat decima exsolvebatur Neapolitanis Archiepiscopis, aliisque Praelatis illis tamen, qui a catholicorum Regum Siciliae temporibus solvebantur, ut quamplurima regii archivii monumenta, et Regum diplomata nobis significant et Andreas de Isernia in Ritibus regiae Camerae Summariae in titulo de decimis solvendis Praelatis, et in dicta constit. Regni quanto sub titulo de decimis aperte disserit, ubi etiam veteres, ac novas gabellas enumerat. Tandem post multas ordinationes diversis temporibus factas ad hoc ventum est, ut confusio, et immensus labor vetera a novis discernendi evitaretur, ut unica simul fieret veterum et novorum iurium extractio a regiis ministris et in unam summam redactis veteribus, ac novis, dempta tertia parte, ad quam novae ascendere poterant exactiones, que integra regiae curiae esset, de reliquis duabus tertiis partibus decimae praestarentur, idque diu fuit servatum, et ita regia curia consuevit solvere, et stilus curiae inolevit in litteris, quas pro decimis exhibendis Prelatis ipsis Rex concedere solitus erat. Et quia Philippus hic noster Archiepiscopus de his non contentus et credens se, eiusque praedecessores longe fuisse deceptos, petiit a Rege decimam de veteribus iuribus, et quod illa a novis separarentur, stilo curiae non obstante, qui Praelatis et ecclesiis officere minime poterat, quibus Rex libenter assensus est, et facta Regis iussu, diligenti computatione per regios ministros, compertum est Archiepiscopum ipsum, eiusque praedecessores satis maiorem summam singulis annis pro decimis accepisse, quam eis deberetur, ac multo minus debere consequi pro decima pro veteribus iuribus, quam duas ex tribus partibus novis computatis, pro ut ipse, eiusque predecessores, hactenus habuerunt, cum in civitate Neapolis plures essent novae quam veteres exactiones. Quamobrem Rex idem tum attento favore ecclesiarum et praesertim Neapolitanae, tum quoque divotione, fide et observitia ei ab eodem Archiepiscopo Philippo assidue praestita, et quae tunc exhibere non desinebat, ex gratia speciali voluit, ut redditibus omnium gabellarum iurium, reddituum et proventuum fiscalium civitatis Neapolis in unam summam redactis, dempta tertia parte novorum statutorum, ex consueta Curiae forma, de reliquis duabus tertiis darentur decimae eidem Archiepiscopo, eiusque successoribus, et Neapolitanae ecclesiae, ut in eiusdem ecclesiae fabricam converterentur, usque ad integram eius perfectionem et complementum et demum ea peracta, cederet in celebrationem missarum ac divini officii pro eius Regis anima et Caroli primi Regis eius patris et caeterorum de suo genere, quorum corpora in ea sepulta sunt, et quaedam altaria et cappellae, in quibus missae, atque officium celebraretur, erigi debuissent, cui Philippus assentitur. Testatur eius Regis diploma eidem Philippo indultum de ea conventione sub datum Neapoli, die 24 Novembris 1296. Ind. X, firmant quoque id ipsum passim eius Regis, ac successorum litterae in regio archivo, B. CHIOCCARELLI, Antistitum, cit., p. 188, ma cfr. anche p. 187. 49 Dellantiche [ragioni fiscali], cio di quelle, che furono prima dellImperador Federico II nel Regno di Guglielmo, e suoi successori Normanni, abbiamo che Andrea dIsernia ne form due Cataloghi: uno se ne legge nelle note, che fece alle Costituzioni del Regno sotto la rubrica de decimis, e laltro tra i riti della Regia Camera, pure sotto il medesimo titolo. In poche cose, e sol nellordine luno vario dallaltro: ecco il novero, che ne fece nelle CostituzioniDelle nuove parimente ne abbiamo del medesimo Autore ne luoghi allegati due cataloghi. Furono queste introdotte da Federico II Principe appo gli Scrittori Guelfi, che scrissero sotto il Regno degli Angioini, riputato tiranno, e che angariasse in cento maniere i suoi sudditi: Andrea dIsernia sopra gli altri lha sempre nelle sue opere malmenato, e dipinto per un crudele, e lo pone per ci nel fuoco penace dellInferno: dice nelle Costituzioni, che perci la Chiesa non vuole le decime di queste esazioni, come ingiuste, ed imposte da Federico contro Dio e la giustizia: De illis non vult Ecclesia decimas, tanquam de male ablatis, quae imposita fuerunt per illum contra Deum, et justitiam: per quod videtur ille Federicus quiescere in pice, et non in pace. E nel Rito I, sotto il

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Mario Gaglione, La cattedrale e la citt Filippo Minutolo e Carlo II, fornendo altri dettagli e ricordando che, in origine, era particolarmente difficile distinguere tra diritti vecchi e nuovi cos da poter calcolare correttamente la decima solo sui primi, e che, in seguito, proprio in considerazione della difficolt di questi accertamenti, si provvide allintroduzione del criterio della deduzione di un terzo sullintero gettito delle imposte indirette, criterio che comunque scontent, come si detto, larcivescovo di Napoli. In effetti, le disposizioni concernenti le decime conobbero unevoluzione dallepoca normanna, quando i sovrani di Sicilia avevano concesso alla Chiesa la partecipazione, per la quota di un decimo, agli introiti delle imposte indirette loro spettanti oltre che di altri diritti demaniali. Per quanto riguarda, in particolare, la diocesi di Napoli, noto che la concessione delle decime sulle imposte indirette esatte nella citt e su altri redditi fu in seguito consacrata in un provvedimento dellimperatore Enrico VI (novembre 1165-28 settembre 1197) del quale per non si conosce la data precisa, e che menzionato in un successivo mandato di Federico II50. Lo stesso
titolo de Jure Tinctoriae, et Celandrae, dicendo che questi dritti come nuovi ed odiosi non doveano stendersi per interpretazione, ma pi tosto restringersi, scrisse: Imposita fuerunt haec ab eo, qui depositus fuit a Regno, et Imperio: poena sua propterea in Inferno crescit semper, sicut poena Arii, ut Augustinus dicit. Ma queste erano vane querele, parole inutili e buttate al vento. Sincolpava, e detestava Federico per avergli introdotti, si declamavano per empj ed ingiusti; ma non per questo i Re Angioini, Roberto istesso, e Carlo suo padre, sotto i quali egli scrivea, gli tralasciarono; anzi Roberto per avergli rigidamente esatti ed accresciuti ne fu imputato davarizia. Listesso Andrea, che declamando dice, che la Chiesa n men per quelli vuol decime, ci racconta, che Filippo Minutolo Arcivescovo di Napoli, mal soddisfatto della convenzione passata col Re Carlo II che si dovessero pagar le decime per le due terze parti, lasciandone una, che si credette poter importare per li nuovi ed illeciti diritti, torn a moverne litigio, credendo essere stato ingannato; ma dopo un lungo contrasto, essendosi appurato che importava assai meno ci che gli apparteneva, quando non voleva esigere per li nuovi dazj, i quali importavano somma assai maggiore dei vecchi, e che perci bisognava restituir grosse somme, niente curandosi pi dellindebita esazione, n di proseguirla per lavvenire, preg il Re che per grazia gliele accordasse, e continuasse ad esigere le due terze parti, come prima; e per togliere ogni scrupolo, il Re acconsent, che per lavvenire si pagassero a lui due parti intere; ma che ci che gli veniva per questo suo dono, dovesse impiegarlo per ledificio del Duomo di Napoli, e quello finito, se gli dovesse continuare il pagamento con peso di pregare Iddio per lanime de suoi genitori, e di dover ergere in quella Chiesa alcuni altari, siccome narra Isernia, che a suo tempo si faceva e si pagava, P. GIANNONE, Storia civile, cit., pp. 53 ss. In tempi pi recenti accenna alla controversia anche Ludovico BIANCHINI, Della storia delle finanze, cit., p. 140. 50 Si tratta di un mandato indirizzato allarcivescovo di Napoli dato ad Orte, il 3 maggio 1240, ove si accenna ad un privilegium ostensum per te magistro G. de Tocco notario et fideli nostro, quod quondam a dive memorie imperatore Henrico patre nostro asseris fuisse indultum ecclesie tue super terris Montis Grilli, startia maris mortui de Putheolis, portu de Jubinul, decimis reddituum Neapolis et ecclesia Sancti Angeli de Zippio, in Historia Diplomatica Friderici Secundi, a cura di J. L. A. HUILLARD-BRHOLLES, Parisiis, excudebat Henricus Plon, 1859, vol. V, parte 2, p. 960. Per un cenno a questo privilegio, cfr. anche B. CHIOCCARELLI, Antistitum, cit., pp. 187-188; K. TOOMASPOEG, Decimae, cit., p. 285. Sulla ecclesia Sancti Angeli de Zippio, e sul toponimo Gipeum o Gypeum (Zippium) da identificarsi probabilmente con Nisida, cfr. B. CAPASSO, Neapolitani ducatus descriptio, in ID., Monumenta ad Neapolitani ducatus historiam pertinentia, a cura di R. Pilone, Salerno, Carlone Editore, 2008, vol. II, parte 2,

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Mario Gaglione, La cattedrale e la citt imperatore Federico II, nel 1231, con la sua costituzione Quanto ceteris, dispose che le decime continuassero a essere pagate secondo le modalit stabilite allepoca di re Guglielmo II, che regn dal 1153 al 1189,51, ma, in concreto, attraverso ladozione numerosi provvedimenti particolari escluse il clero dalla partecipazione al gettito delle imposte da lui stesso modificate o introdotte per la prima volta (iura nova)52. Andrea dIsernia, al contrario, ritenne di poter spiegare la mancata riscossione delle decime sul gettito degli iura nova sostenendo che ci avvenne a seguito di unautonoma decisione della Chiesa che, infatti, avrebbe rifiutato di beneficiare dellintroito di imposte che erano state stabilite contro Dio e contro la giustizia da un sovrano temporale che giaceva ormai, certamente, nel fuoco penace dellInferno53. La realt, come si appena anticipato, era ben diversa. Fin dal 1231, infatti, Federico aveva ordinato inquisitiones sistematiche al fine di accertare la natura e lentit delle decime spettanti alle singole diocesi, e su tali basi aveva poi impostato la sua riforma. Sebbene in alcune diocesi continuassero ad applicarsi esclusivamente gli iura vetera, limperatore cerc di cristallizzare la situazione impedendo la partecipazione delle Chiese locali agli incrementi del gettito fiscale derivanti dalla sua riforma. A tale scopo sostitu anzitutto le decime corrisposte sugli introiti fiscali spettanti alla corona, e perci di entit variabile al variare di questi, con la corresponsione di somme fisse prestabilite, calcolate sullentit delle decime percepite da ciascuna diocesi negli anni precedenti. Poich, inoltre, in et normanna gli introiti fiscali su attivit particolarmente redditizie
p. 217; B. BISCHOFF, M. LAPIDGE, Biblical commentaries from the Canterbury school of Theodore and Hadrian, Cambridge, Cambridge University Press, 1994, pp. 120 ss., ritengono che il monasterium Hiridanum [Niridanum, Nisidanum] non longe a Neapoli, del quale, secondo Beda il venerabile, era stato abate S. Adriano, poi abate di S. Agostino a Canterbury (710), era posto appunto sullisola di Nisida, cui, a parere di L. Duchesne, si riferirebbe la stessa donazione costantiniana a favore della Chiesa napoletana con lespressione possessio insula cum castro (cfr. supra la nota 114). 51 Mandamus, ut decimas integre, prout regis Guillelmi tempore consobrini et predecessoris nostri, ab antecessoribus officialibus et bajulis exsolute fuerunt, locorum prelatis exolvere absque omni difficultate procurent, cfr. Historia Diplomatica Friderici Secundi, a cura di J. L. A. HUILLARD-BRHOLLES, Parisiis, excudebant Plon Fratres, 1854, vol. IV, parte 1, pp. 11-12, nellambito delle Constitutiones regni Siciliae a Friderico secundo apud Melfiam editae (1231). Federicus secundus Imperator et Siciliae rex in constitutione regni quae incipit quanto sub titulo de decimis edita anno 1221 iussit ut omnibus Regni prelatis decimae a regia curia exsolverentur prout Gulielmi regis eius consobrini ac praedecessores temporibus solvebantur, quod tamen post ea usui esse desiit, cos B. CHIOCCARELLI, Antistitum, cit., p. 187. 52 K. TOOMASPOEG, Decimae, cit., pp. 41-42; pp. 46 ss., con ulteriori riferimenti bibliografici. 53 Item debetur secundum formam curiae tertia pars procuratoris pro novis statutis impositis per Fredericum Imperatorem. De illis non vult Ecclesia decimas, tamquam de male ablatis quae imposita fuerunt per illum contra Deum et Justitiam per quod videtur ille Fredericus quiescere in pice et non in pace, in Constitutionum Regni Siciliarum, cit., p. 20.

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Mario Gaglione, La cattedrale e la citt come i macelli e le tintorie, o sulle comunit ebraiche, spesso gi spettavano integralmente ed esclusivamente alle Chiese locali, prescrisse anche in tali casi la corresponsione di somme prefissate. In molti altri, invece, dispose che la decima non fosse pi calcolata sullintero gettito fiscale comprendente iura vetera e iura nova ma solo su due terzi dello stesso, in modo tale da non corrispondere alla Chiesa il 10% ma solo il 6,7% degli introiti54. Lassetto normativo stabilito in materia da Federico II fu conservato e confermato dai sovrani angioini, che non disdegnarono, infatti, di proseguire la politica fiscale dello Svevo, come dimostrano i Capitoli di S. Martino del 30 marzo del 1283, definitivamente approvati nel parlamento di Napoli dell8 settembre 128955. Fu tra laltro mantenuta lapplicazione della deduzione di un terzo per i nova statuta o nova iura, calcolando la decima sui due terzi rimanenti, bench talvolta, gli stessi sovrani angioini derogassero a questo criterio, come avvenne nel 1278 a favore del vescovo di Aversa che ottenne la concessione dellintegra decima, e cio della decima calcolata sul gettito complessivo di iura vetera e iura nova, e non solo sui due terzi del totale56. Con riguardo, in particolare, alla diocesi di Napoli, lapplicazione del criterio della deduzione del terzo per il calcolo delle decime dovute allarcivescovo documentata con maggiore certezza
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K. TOOMASPOEG, Decimae, cit., pp. 46-47. Volumus et mandamus inviolabililer observari quod decimae et aliae quae debentur ecclesiis et personis ecclesiasticis a tempore catholicorum regum Siciliae usque nunc et quae recipi consueverunt ab eisdem ecclesiis et personis, sine difficultatis obstaculo ac morae dispendio persolvantur, scilicet quae debentur in pecunia, in festo Pentecostes, et alia, quae debentur in frumento, et aliis victualibus, vino, oleo, seu fructibus aliis, illis temporibus, quibus percipiuntur, si non in pecunia vendantur. Et, si aliqua sunt, quae certis diebus persolvi consueverunt, die debito persolvantur. Et, ne ad hoc ecclesiae, vel personae ecclesiasticae necesse habeant singulis annis a curia litteras impetrare, volumus, et sub poena dupli ejus quod pro decimis, et aliis juribus personis, vel ecclesiis quibuslibet secundum ordinationem praesentem solutum non fuerit, debentur, secreti, seu magistri procuratores, et magistri salis, bajuli, vel alii officiales, qui eas debeant persolvere, tam praesentes, quam futuri, teneantur eas integraliter solvere, secundum quod superius est distinctum, authoritate praesentium, nullo inde alio mandato expectato, in Constitutiones Regni Utriusque Siciliae, Lugduni, apud haeredes Iacobi Iunctae, 1568, pp. 312-313; Andrea dIsernia, per, con riguardo allobbligo di pagamento delle decime annuali gravante sugli ufficiali reali anche in assenza di mandato reale, chiosa: quod hodie videtur male servari, in Constitutionum Regni Siciliarum, cit., p. 20. Per i successivi provvedimenti autorizzativi di Onorio IV del 17 settembre 1285, il primo noto come Constitutio super ordinatione regni Sicilie, cfr. Les registres dHonorius IV, a cura di M. Prou, Paris, E. Thorin diteur, 1886, doc. n. 96 pp. 72-86; doc. n. 97, pp. 86-89. In generale, sulla politica angioina in materia di decime, cfr. K. TOOMASPOEG, Decimae, cit., pp. 71 ss., e le osservazioni di Pietro Giannone riportate alla nota 47. 56 Si tratta di un provvedimento di Carlo I, del 2 agosto 1278, con il quale, su richiesta del vescovo di Aversa, il sovrano acconsent che non venisse dedotto un terzo sul totale delle entrate per la esiguit dei nova statuta imposti nella diocesi, e che il calcolo venisse fatto sullintero gettito delle imposte indirette, e cfr. K. TOOMASPOEG, Decimae, cit., p. 296, doc. 879.
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Mario Gaglione, La cattedrale e la citt intorno al 129457, ma Filippo Minutolo pretese il computo specifico delle singole imposte antiche presumendo di aver diritto a un maggior introito anche solo prendendo in considerazione gli iura vetera, e invece, accertato il contrario, lo stesso arcivescovo, grazie alla munificenza di Carlo II, ottenne la concessione sopra illustrata. Quella di Carlo II fu dunque una vera e propria donazione delle somme accertate come non dovute a titolo di decima58, ma,
Le provisiones pro exhibitione decimarum a favore degli arcivescovi di Napoli, tra il 1269 ed il 1294, note peraltro in forma di brevi regesti o transunti, indicano, come base di calcolo delle decime i soli vetera iura: veterum iurium et demaniorum Curie in civitate Neapolitana et pertinentiarum (26 ottobre 1269); baiulazione e veterum iurium dicte civitatis et casalium (13 marzo 1272); veterum iurium et demaniorum curie di Napoli e pertinenze (7 aprile 1275); veterum iurium et demaniorum curie (9 maggio 1282); proventuum et iurium dohane Neapolis (14 gennaio 1291); proventuum et iurium dohane Neapolis (4 giugno 1291); omnium veterum iurium et demaniorum Curie in Neapoli et pertinentiis suis ab antiquiis temporibus, si notorium fuerit (4 maggio 1294); omnium veterum iurium (7 maggio 1294); la prima provisio a menzionare anche gli iura nova, secondo la classificazione di Andrea dIsernia, e specificamente lo ius fundaci, risalirebbe solo all8 maggio del 1294: veterum iurium atque aliorum proventuum fundaci et dohane nostre Neapolis, in K. TOOMASPOEG, Decimae, cit., p. 285, doc. n. 827; p. 286, doc. n. 831; p. 287, doc. n. 836; p. 289, doc. n. 844; p. 290, docc. n. 850, n. 851, n. 852; p. 291, docc. n. 853, n. 854; e in ms. Chiese antiche di Napoli, cit., ff. 286, 286v, 287, 287v, 288, 289, 290, 291, 292; peraltro, che lo ius fundaci rientrasse tra gli iura nova stabiliti da Federico lo conferma anche un documento del 22 settembre 1266 relativo alla diocesi di Agrigento: Agrigentina ecclesia semper consuevit percipere et habere decimas omnium regalium proventuum terre Agrigenti preter quam regalium proventuum novorum statutorum per quondam imperatorem Fridericum, videlicet fundaci, statere, cangemie, salis et ferri, barderie cambii, et cabelle iocularia inter Iudeos, e cfr. Le pi antiche carte dellArchivio capitolare di Agrigento (1092-1282), a cura di P. Collura, Palermo, U. Manfredi, 1961, p. 204; S. SIMONSOHN, The Jews in Sicily (383-1300), Leiden, Brill, 1997, p. 462, doc. n. 225. Dai documenti sopra indicati, che non menzionano espressamente il criterio della deduzione del terzo, si ricava che le decime venivano calcolate sulla baiulatio, e cio sullinsieme delle imposte indirette di et normanna (vetera iura), ma anche sui redditi (censi) dei beni demaniali. Con riguardo ai censi dei beni demaniali, il 27 luglio 1299, poich Carlo II aveva concesso alla chiesa dellOspedale di S. Cataldo dellOrdine di S. Giovanni di Gerusalemme, sita in platea seu vico ecclesiae Sancti Pauli maioris, alcune botteghe devolute alla Curia regia sui cui censi era dovuta la decima annuale allarcivescovo e alla chiesa cattedrale di Napoli nella misura di 1 oncia doro, 21 tar e 6 grani, lo stesso sovrano concesse in sostituzione allarcivescovo: quosdam homines, vassallos censiles de casali Sancti Petri ad Paternum de predicta civitatis Neapolis ad regiam curiam spectantes cum certis iuribus, iurisdictionibus ac redditibus omnibus per eos regiae curiae debitos, in B. CHIOCCARELLI, Antistitum, cit., pp. 183-184. Larcivescovo di Napoli, inoltre, percepiva anche le decime della scomparsa diocesi di Cuma, distrutta dai napoletani il 25 febbraio 1207, e quindi aggregata allarcidiocesi di Napoli da papa Onorio III, il 5 marzo del 1218, cfr. R. CALVINO, Diocesi scomparse in Campania: Cumae, Misenum, Liternum, Vicus Feniculensis, Volturnum, Napoli, Fausto Fiorentino editore, 1969, pp. 51-53, e per le relative provisiones cfr. K. TOOMASPOEG, Decimae, cit., p. 55; p. 287, doc. n. 837 (3 settembre 1277, al magister massarius in Cumis, per le decime sui redditi di terre e beni a Cuma e zone circonvicine), e doc. n. 838 (30 marzo 1279, con riguardo ai beni esistenti a Cuma, Equa e Campanora, per le decime su fructuum et terragiorum, e cio sui canoni dovuti in natura o danaro per la coltivazione delle terre demaniali); e p. 288, doc. n. 839 (1 maggio 1279) e doc. n. 840 (5 maggio 1279), nonch G. JATTA, Discorsi sulla ripartizione Civile e Chiesastica dellantico agro Cumano, Napoli, dalla tipografia di Porcelli, 1843, pp. 66 ss., con notizia di ulteriori provisiones del 1322 e del 1465. 58 Una parte delle decime, comunque, era gi destinata alla costruzione e alla manutenzione della chiesa cattedrale. Andrea dIsernia, in Constitutionum Regni Siciliarum, cit., pp. 20-21, osserva a tal proposito che: item quod dicitur in glossa quod de decima fiunt quatuor partes per jus Longobardorum; dic quod per jus canonicum de oblationibus fiunt tres partes, de
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Mario Gaglione, La cattedrale e la citt purtroppo, allo stato delle conoscenze, non possibile stabilire con precisione il dato pi importante ai fini di questo studio, e cio lesatto ammontare annuo delle somme in eccedenza cos corrisposte. 2. Il finanziamento dei lavori di costruzione della cattedrale: altre sovvenzioni finanziarie e provvedimenti diversi dei sovrani angioini. Carlo II non manc di sovvenzionare i lavori della cattedrale con numerosi altri provvedimenti di contenuto non solo finanziario, ma anche, per cos dire, logistico. Il 17 giugno del 1294, il sovrano con provvedimento indirizzato ai secreti di Puglia esent larcivescovo di Napoli, in auxilium constructionis maioris Ecclesie, dal pagamento dellimposta dello ius exiturae sullesportazione per mare, purch solo a favore di stati alleati o amici e previa cauzione, di 1.000 salme di frumento di peso generale lanno, per un periodo complessivo di dieci anni a decorrere dal 1 settembre dellVIII indizione (1294), e dopo il giorno della festa di Ognissanti (1 novembre), stabilendo altres che nelle annate di carestia, quando lesportazione del grano era vietata perch si sarebbe risolta in danno per le popolazioni del Regno, la Curia regis versasse in sostituzione 100 once doro di peso generale da corrispondersi a cura degli stessi secreti sulle somme da loro incassate e custodite per ragione dellufficio. Il sovrano raccomandava peraltro di vigilare che con il pretesto di questa concessione non fossero invece vendute quantit maggiori di frumento o altre vettovaglie o merci la cui esportazione era vietata59. Considerando che nel 1297 per lesportazione di 100 salme di grano era corrisposto
decimationibus et aliis debitis praelato fiunt quatuor sed dic quod olim in primitiva ecclesia episcopi propter paupertatem recipiebant medietatem oblationum suae provinciae, postea vero receperunt tertiam, postea quartam, hodie vero de oblationibus nihil, quia illa tertia, quae postea fuit quarta, servitur pro fabrica ecclesiae, pro qua oblationes proveniunt, sed si episcopus vellet subire onus fabricae posset eam habere. Dunque, nel caso di tripartizione, una tertia (portio) della decima andava pro fabrica, una tertia ai poveri, e lultima tertia andava ai chierici (tertia clericorum illius ecclesiae), mentre, nel caso di quatripartizione della decima, un quarto spettava al vescovo, un quarto ai chierici, un quarto ai poveri, e lultimo quarto alla fabbrica della chiesa cattedrale (aliam quartam fabricae ecclesiae, quae si non indiget fabrica, servatur pro futura fabrica). La quatripartizione delle rendite ecclesiatiche sarebbe stata stabilita dai papi Simplicio (468-483) e Gelasio (492-496). Si osservato a tal riguardo che: la quarta fabricae comprendeva sia i sacra tecta (cio la manutenzione delledificio sacro), sia i luminaria ecclesiae, cio lesercizio del culto; questa quarta portio si era trasformata assai spesso in un semplice onus fabricae a carico del rettore del beneficio ecclesiastico che in questo caso presentava il carattere di beneficium indistinctum, nel quale il mantenimento del chierico e quello della sua chiesa si presentavano indivisi; quando, invece, questa porzione era definita e addetta specificamente a queste finalit si aveva un beneficium distinctum, che ha assunto nomi diversi: Opere, in Toscana; Cappelle, nel Napoletano; Maramme, in Sicilia, in G. GRECO, Un luogo di frontiera, cit., p. 10. 59 Cfr. per il testo B. CANTRA, Ledificazione, cit., pp. 7-8, nota 4.

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Mario Gaglione, La cattedrale e la citt uno ius exiturae di 9 once doro60, le somme risparmiate e utilizzabili dallarcivescovo in ausilio dei lavori di costruzione della cattedrale dovevano ammontare a 90 once doro lanno, e, supponendo costante nel tempo lentit dellimposta, a complessive 900 once nel decennio. Daltra parte, prendendo in considerazione la somma assegnata in sostituzione del beneficio fiscale in caso di carestia, il valore complessivo del beneficio nel decennio doveva aggirarsi appunto intorno alle 1.000 once61. Il 18 settembre del 130862, Carlo II, sempre in subsidium fabrice maioris ecclesie Neapolitane, stanzi 50 once doro del peso generale da prelevarsi sul gettito della generalis subventio, la principale imposta diretta del Regno, nellanno della VII indizione (1 settembre 1308-31 agosto 1309), e perci ordin al miles Lapo Turdo, giustiziere di Terra di Lavoro e contea di Molise, il celere versamento della stessa somma ai tesorieri reali per il pagamento allarcivescovo. Il pagamento fu poi effettivamente eseguito come si ricavava da un rendiconto del 14 gennaio del 130963. Il 1 ottobre 130864, lo stesso Carlo scrisse a Cuncto de Platamono di Salerno, maestro portolano e procuratore di Principato e di Terra di Lavoro, informandolo del fatto che poich lallora arcivescovo di Napoli, Umberto de Monteauro, per finanziare la costruzione della sua chiesa cattedrale intendeva vendere 800 salme di miglio65, gli aveva concesso di venderle dentro o fuori del Regno con lesenzione dallo ius exiturae e da altri diritti, raccomandando, peraltro, di vigilare che con il pretesto di questa concessione non fossero vendute quantit maggiori di miglio o altre vettovaglie. Da questo provvedimento si ricava dunque lunica notizia dellimpegno finanziario diretto dellarcivescovo nella costruzione del duomo
C. MINIERI RICCIO, Studi storici su fascicoli angioini della Regia Zecca di Napoli, Napoli, presso Alberto Detken, 1863, p. 15. 61 Lentit del ius exiturae, peraltro, vari nel tempo, C. MINIERI RICCIO, Il regno di Carlo I dAngi dal 2 gennaio 1275, cit., p. 20, attesta, al 5 maggio 1277, un ius exiturae di 25 once per ogni 100 salme di frumento a salma generale, mentre un diritto di uscita di 10 once doro per ogni 100 salme di frumento documentato da un provvedimento di Carlo II del 18 novembre del 1306 a beneficio dei creditori di Elisabetta dUngheria, sorella della regina Maria, pro extenuatione debitorum, e cfr. Monumenta Hungariae Historica, cit., p. 175, doc. n. 226. 62 Cfr. per il testo B. CANTRA, Ledificazione, cit., p. 15, nota 2; pubblica anche un mandato di Roberto, duca di Calabria e vicario del padre, di analogo contenuto, rivolto ai tesorieri reali perch provvedessero al celere pagamento della somma, ibidem, pp. 15-16, nota 2. 63 Come emerge da una posta di apodixa quietancie cos datata, pubblicata da B. CANTRA, Ledificazione, cit., p. 16, nota 1; secondo Cantra, peraltro, il relativo rendiconto sarebbe stato reso nellottobre del 1309. Ulteriore menzione del pagamento in un rendiconto dei tesorieri reali del 12 marzo 1309, citato da B. CHIOCCARELLI, Antistitum, cit., p. 199. 64 Cfr. per il testo B. CANTRA, Ledificazione, cit., p. 16, nota 2. 65 Cum venerabilis pater Umbertus Archiepiscopus Neapolitanus vendiderit seu vendere intendat pro constructione sue Neapolitane Ecclesie milii salmas octingentas quas habet ipsa Neapolitana Ecclesia, e cfr. B. CANTRA, Ledificazione, cit., loc. ult. cit.
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Mario Gaglione, La cattedrale e la citt grazie appunto allimpiego del prezzo della vendita delle derrate alimentari di sua propriet. Pu a questo punto valutarsi, sebbene in termini approssimativi, sia lentit del ricavato della vendita sia quella del risparmio fiscale conseguito. Come si gi osservato, nel 1297, per lesportazione di 100 salme di grano era corrisposto uno ius exiturae di 9 once doro, inoltre, tenendo presente che nel 1279 il grano costava 1 tar, e cio 20 grani al tomolo, e che il miglio e il germano (segale) costavano 12 grani a tomolo66, fatte le debite proporzioni, e considerando che 800 salme corrispondono a 6.400 tomoli67, il ricavato della vendita sarebbe stato di circa 128 once, e presupponendo il prezzo-valore del miglio pari in linea di massima a circa il 60% di quello del grano, come emerge dai dati disponibili, e considerando che lo ius exiturae era calcolato sul valore delle merci esportate, il risultato del beneficio fiscale sarebbe di circa 43 once, pur dovendo sempre tener presente la mera indicativit di questi valori a causa delle oscillazioni dei prezzi dei cereali nel corso degli anni68. Non mancarono inoltre, come si anticipato, numerose provvidenze non finanziarie da parte del secondo sovrano angioino. Il 16 giugno del 129469, cos, Carlo II scrisse al capitano della citt di Napoli Ludovico de Mons, a seguito della supplica rivoltagli da Filippo Minutolo, arcivescovo di Napoli che stava facendo edificare la chiesa cattedrale70, e che aveva denunciato che Ricciardello Piscicelli non intendeva vendere un solum et cellarium esistente vicino alla fabbrica che si rendeva invece necessario per poter proseguire la costruzione. Carlo II dispose allora che il capitano facesse valutare da stimatori giurati la giusta indennit spettante al Piscicelli per procedere poi allespropriazione. Si tratta di uno dei consueti provvedimenti espropriativi adottati dai sovrani angioini

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C. MINIERI RICCIO, Studi storici su fascicoli angioini, cit., p. 15. La salma ponderis generalis, e cio di peso generale per tutto il Regno, era pari ad 8 tomoli, ognuno dei quali equivaleva a 30 rotoli, e si veda C. MINIERI RICCIO, Studi storici su fascicoli angioini, cit., p. 57; ID., Alcuni fatti riguardanti Carlo I dAngi dal 6 di agosto 1252 al 30 di dicembre 1270, Napoli, Tipografia di R. Rinaldi e G. Sellitto, 1874, p. 61, p. 132, nota (a); ID., Il regno di Carlo I dAngi, dal 2 gennaio 1273 al 31 dicembre 1283, in Archivio Storico Italiano, XXVI, 1877, p. 21, nota 4, p. 208, p. 218; G. YVER, Le Commerce, cit., p. 57. 68 Basti considerare i dati raccolti da A. FILANGIERI DI CANDIDA, Potere dacquisto della moneta e tassi di scambio fra prodotti al tempo di Carlo I dAngi, in Atti dellAccademia Pontaniana, 47, 1998, pp. 186-187, tavola 2, prezzi dei cereali: il prezzo del miglio oscillava tra 12, 18,2 e 20 grani al tomolo, mentre quello del frumento oscillava tra 20; 35,3; 37,5; 40; 48; 60; 75 grani al tomolo. 69 Cfr. per il testo B. CANTRA, Ledificazione, cit., p. 7, nota 3. 70 Cum ipse (Filippo) maiorem Neapolitanam ecclesiam de novo construi faciat, e cfr. B. CANTRA, Ledificazione, cit., loc. ult. cit.
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Mario Gaglione, La cattedrale e la citt per ragioni di utilit pubblica, e, frequentemente, a beneficio di chiese ed edifici religiosi71. Il 12 giugno del 130572, Carlo II scrisse al giustiziere, al secreto, al maestro portolano, ai portolani e custodi delle foreste di Calabria pro opere maioris ecclesie neapolitane con riguardo a una certa quantit di legname da tagliarsi nel bosco di Guardia Piemontese, in Calabria, e da trasportarsi via mare a Napoli, affinch questi ufficiali non frapponessero ostacoli o impedimenti, ma operassero anzi a favore degli incaricati dei lavori, che erano un magister Cosmatus, forse Giovanni, e Petrus Bocz(a)otri, o dei loro delegati, prestando loro il necessario aiuto. Il 15 giugno 130573, Carlo II scrisse ai secreti, baiuli, platearii, pedagerii o passagerii e ufficiali vari, dovendosi trasportare a Napoli, pro opere maioris Ecclesie Neapolitane, una certa quantit di legname, stabilendo che gli stessi pubblici ufficiali non avrebbero dovuto applicare pedaggio, plateatico o altro diritto fiscale sul legname trasportato e sugli animali da trasporto, e ci purch gli addetti avessero ottenuto ed esibito le litterae testimoniales dellallora arcivescovo di Napoli, fra Giacomo da Viterbo (1303-1307). L8 marzo del 130774, Roberto, duca di Calabria e vicario del padre, scrivendo sempre a secreti, baiuli, platearii, pedagerii o passagerii e ufficiali vari, dispose che si consentisse ai funzionari delegati allacquisto del legname necessario per i lavori di costruzione della cattedrale, di impiegare per il trasporto dello stesso fino a 36 paia di bufali e di buoi (bubalorum et bovium) o di altri animali, con diritto di pascolo ovunque senza sottoposizione a imposta, previa esibizione delle litterae testimoniales dellarcivescovo. Nel provvedimento si precisava che lopera della cattedrale, in termini edilizi, doveva essere considerata come unopera propria di re Carlo II prima, e di re Roberto poi, e ci al fine di sollecitare ulteriormente gli ufficiali reali alla corretta e tempestiva esecuzione del mandato. Lo stesso 8 marzo del 130775, Roberto scrisse a giustizieri, secreti, maestri portolani, portolani e custodi delle foreste di Calabria e altri
Per unespropriazione a favore della SS. Annunziata nel 1318, cfr. M. CAMERA, Annali, cit., p. 106; G. DADDOSIO, Origine, vicende storiche e progressi della Real S. Casa dellAnnunziata di Napoli, Napoli, Tip. A. Cons, 1883, doc. XVII, pp. 343-345; per una espropriazione a favore del monastero di S. Croce di Palazzo nel 1344, cfr. A. CHIARITO, Comento istorico-critico-diplomatico sulla costituzione De instrumentis conficiendis per curiales dellimperador Federigo II, In Napoli, a spese di Vincenzo Orsino, 1772, p. 226. 72 Cfr. per il testo B. CANTRA, Ledificazione, cit., p. 12, nota 2. 73 Cfr. per il testo B. CANTRA, Ledificazione, cit., p. 12-13, nota 3. 74 Cfr. per il testo B. CANTRA, Ledificazione, cit., p. 13, nota 1. 75 Cfr. per il testo B. CANTRA, Ledificazione, cit., pp. 13-14, nota 2.
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Mario Gaglione, La cattedrale e la citt ufficiali del ramo, perch non ostacolassero il trasporto per mare del legname dalla foresta di Guardia Piemontese a Napoli, a cura dei gi noti maestro Cosmato e Pietro Bozzaotra. Ritorna nel provvedimento la esortazione a considerare lopera della cattedrale come opera dei sovrani76. Ancora l8 marzo del 130777, Roberto scrisse al maestro giustiziere del Regno e ai giustizieri, capitani e maestri giurati, utilizzando ancora una volta la formula di devotioaffectio78, per concedere licenza di portare armi proibite per scopi difensivi, pro tutela seu defensione, ai messaggeri e addetti ai lavori, e il 28 maggio dello stesso anno reiter il provvedimento in termini pi generali a favore di tutti i familiares, i procuratori, gli ufficiali e i custodi dei boschi, delle foreste, delle terre e possessioni dellarcivescovo stesso e della Chiesa di Napoli79. Il 6 settembre del 130780, si scrisse al notaio Florio de Avellis, erario distaccato presso lufficio del vice ammiraglio del regno di Sicilia e procuratore di Marino Bulgaro di Ischia, tarsianerio81 dellarsenale (tarsianatum) di Napoli, perch provvedesse allassegnazione di un usserium82 Curie debitamente equipaggiato, proveniente dalla Provenza e gi alla fonda nel porto di Napoli, da inviarsi in Calabria per il trasporto di legname destinato ai lavori della cattedrale, e poi da recuperarsi a cura di Marino Bulgaro al ritorno nel porto di Napoli. Lo stesso 6 settembre 130783, con provvedimento indirizzato a Guglielmo de Ambra, gi tarsianerio dellarsenale di Napoli, con riguardo a quattro gomene gi valutate unoncia e usuratesi in occasione del trasporto del legname occorrente per i lavori della cattedrale, e da rimborsarsi a carico dellarcivescovo, si autorizz il de Ambra a ricevere la consegna delle stesse gomene nello stato in

Cum pro opere maioris ecclesie neapolitane que in reverencia Dei et Virginis gloriose de novo construitur quamque rex inclitus reverendus dominus et genitor noster ac nos perfici et compleri plenis desideriis affectamus utpote opus ipsius domini regis et sue cure specialis, e cfr. B. CANTRA, Ledificazione, cit., loc. ult. cit. 77 Cfr. per il testo B. CANTRA, Ledificazione, cit., p. 14, nota 1. 78 In opere maioris ecclesie Neapolitane que in Reverentiam dei et virginis gloriose de novo construitur quam rex inclitus reverendus dominus pater noster et nos perfici pleniis desideriis affectamus, manca per il riferimento allopera dei sovrani, e cfr. B. CANTRA, Ledificazione, cit., loc. ult. cit. 79 B. CANTRA, Due documenti angioini, Napoli, Tipografia reale delle scienze, 1892, doc. II, pp. 6-7. 80 Cfr. per il testo B. CANTRA, Ledificazione, cit., pp. 14-15, nota 2. 81 Funzionario preposto allarsenale reale. 82 Usciere, usserius, ostiarium, nave da carico dotata di grande apertura a poppa, e cfr. L. TOMASIN, Schede di lessico marinaresco militare medievale, in Studi di lessicografia italiana, 19, 2002, p. 20. 83 Cfr. per il testo B. CANTRA, Ledificazione, cit., p. 15, nota 1.
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Mario Gaglione, La cattedrale e la citt cui erano, senza pretendere alcun risarcimento, rimettendo perci il debito al prelato. Le forniture di legname non furono per sufficienti, e, infatti, fu necessario utilizzare anche il legname destinato ai lavori del palazzo angioino di Casanova e della cappella del Castelnuovo, anchesso, comunque, in parte tagliato nelle foreste calabresi. Il 14 maggio del 1309, Roberto ordin quindi a Gualtiero Seripando, preposto alla costruzione del palazzo di Casanova e della cappella del Castelnuovo, di consegnare le 63 travi restanti delle 80 travi acquistate dalla Curia su mandato di Carlo II da Riccardo Scattaretico di Salerno, al procuratore dellarcivescovo di Napoli per le necessit dei lavori di costruzione della cattedrale, dietro rilascio di ricevuta84. Al 24 luglio del 131385 risale lultimo provvedimento reale noto riguardo ai lavori della cattedrale. Poich larcivescovo Umberto, dovendo provvedere alla costruzione della chiesa cattedrale di Napoli, aveva esposto che un Giovannello Boccapianola era proprietario di domum unam et casalenum unum vicini alla cattedrale, la cui acquisizione si rendeva necessaria per il completamento dei lavori, e poich, nonostante le trattative condotte, il Boccapianola pretendeva un prezzo molto superiore al valore effettivo degli immobili, re Roberto scrisse al capitano delle citt di Napoli e di Pozzuoli di nominare periti giurati che stimassero il valore della casa e del casalino, cio un terreno con edificio diruto o comunque edificabile, per provvedere poi alla vendita coattiva degli stessi a favore dellarcivescovo. 3. Il finanziamento dei lavori di costruzione della cattedrale: il non parvum auxilium dei Neapolitani cives. Bartolomeo Chioccarelli, nella sua preziosa opera dedicata alla storia degli arcivescovi di Napoli, dopo aver ricordato limpegno finanziario profuso da Carlo II e da re Roberto per la costruzione della cattedrale, menziona anche lefficace aiuto economico offerto dalla cittadinanza napoletana86, pubblicando a questo riguardo il testo di un provvedimento di Carlo II del 29 agosto 1299, peraltro

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B. CANTRA, Due documenti angioini, cit., doc. I, p. 5; cenni allo stesso documento in R. FILANGIERI, Rassegna critica delle fonti per la storia di Castel Nuovo, Napoli, I.T.E.A., 1936, vol. I, p. 21. 85 Cfr. per il testo B. CANTRA, Ledificazione, cit., p. 18, nota 1. 86 Rex Carolus secundus, qui tunc temporibus regnabat, ac Robertus rex eius filius et successor regia eorum liberalitate faverunt, verum etiam Neapolitani cives non parvuum auxilium ei praestiterunt, in B. CHIOCCARELLI, Antistitum, cit., p.185.

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Mario Gaglione, La cattedrale e la citt ben noto e pi volte edito87 a riprova della tesi della fondazione del duomo da parte del secondo sovrano angioino, che, appunto, ve la rivendicava apertis verbis88. Re Carlo in quelloccasione scrisse al capitano e a tutti i cittadini delluniversitas civitatis89 di Napoli a seguito dellunanime decisione adottata dalla stessa universit di concorrere alle spese di costruzione della cattedrale attraverso la corresponsione di un grano a settimana per ciascun focolare della citt e dei casali, per il periodo complessivo di un biennio90. Il sovrano, approvando dunque tale deliberazione, concedeva la sua licentia onerando luniversit dellesazione del sussidio, e disponendo che la Curia regis non ritardasse o impedisse la stessa91. Dal documento emerge, dunque, che luniversitas civium aveva spontaneamente deliberato lo stanziamento di un sussidio per i lavori di costruzione, e che il sovrano era intervenuto per autorizzare la raccolta dello stesso che, infatti, avrebbe potuto ostacolare o ritardare lesazione della colletta (generalis subventio) destinata alle casse statali. Come peraltro noto, le popolazioni del Regno erano chiamate frequentemente a corrispondere, oltre alla generalis subventio, anche un supplemento dimposta che prendeva il nome di donum e che era riscosso con gli stessi criteri e metodi della prima92.
Il provvedimento stato pubblicato da G. A. SUMMONTE, Historia della Citt e regno di Napoli, cit., vol. III, pp. 170-171; C. DENGENIO, Napoli Sacra, in Napoli, per Ottavio Beltrano, 1623, p. 4; B. CHIOCCARELLI, Antistitum, cit., pp. 185-186. 88 Fabrice maioris Neapolitane Matris ecclesie quam in honorem Beate Marie Virginis nos ipsi de novo fundavimus, in G. A. SUMMONTE, Historia della Citt e regno di Napoli, cit., loc. ult. cit. 89 Sulluniversitas civium (o civitatis), F. SENATORE, Gli archivi delle Universitates meridionali: il caso di Capua ed alcune considerazioni generali, in A. V., Archivi e comunit tra Medioevo ed Et Moderna, a cura di A. Bartoli Langeli, A. Giorgi, S. Moscadelli, Siena, Ministero per i beni e le attivit culturali, direzione generale per gli archivi, 2009, in part. pp. 447-456. 90 Universitas Civitatis nostre Neapolis tamquam Deo reverens et devota diebus proximis laudabiliter in concordia statuit in subsidium expensarum fabrice maioris Neapolitane Matris Ecclesie quam in honorem Beate Marie Virginis nos ipsi de novo fundavimus exhibere qualibet edomada per singula focularia tam corporis Civitatis eiusdem quam eius Casalium usque ad biennium granum unum, B. CANTRA, Ledificazione, loc. ult. cit. 91 Cfr. per il testo B. CANTRA, Ledificazione, cit., p. 10, nota 1. 92 Sulla generalis subventio, divenuta imposta diretta ordinaria a partire dal 1277, e sul donum, cfr. L. BIANCHINI, Della storia delle finanze, cit., p. 126; P. DURRIEU, Les archives Angevines cit., vol. I, pp. 86 ss; L. CADIER, Essai sur ladministration du Royaume de Sicile sous Charles I.er et Charles II d Anjou, Paris, Ernest Thorin, 1891, pp. 30-32; R. CAGGESE, Roberto dAngi, cit., vol. I, pp. 398-399; pp. 607 ss.; pi in generale sulla fiscalit angioina G. GALASSO, Il Regno di Napoli: il Mezzogiorno angioino ed aragonese (1266-1494), in A. V., Storia dItalia, diretta da G. Galasso, Torino, Einaudi, 1992, vol. XV, tomo 1, pp. 53-55; J.-M. MARTIN, Fiscalit et conomie tatique dans le royaume angevin de Sicile la fin du XIII.e sicle, in A. V., LEtat Angevin, pouvoir, culture et socit entre XIII.e et XIV.e sicle (Atti del Colloquio internazionale RomaNapoli, 7-11 novembre 1995), Roma, Istituto Storico Italiano per il Medio Evo, 1998, pp. 601648; S. MORELLI, Giustizieri e distretti fiscali nel Regno di Sicilia durante la prima et angioina, in A. V., Medioevo Mezzogiorno Mediterraneo. Studi in onore di Mario Del Treppo, a cura di G. Rossetti e G. Vitolo, Napoli, Liguori, 2000, vol. I, pp. 301-323; EAD., Una prima ricognizione sul sistema di prelievo fiscale nel Mezzogiorno angioino, in Atti del Convegno Fiscalidad y sociedad en el
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Mario Gaglione, La cattedrale e la citt Non si trattava tuttavia, di l dalle espressioni ricorrenti nei documenti angioini93, di una concessione spontanea ma di un sussidio richiesto dai sovrani ovvero imposto per necessit primarie e prevalenti di ordine pubblico, principalmente connesse alla difesa del Regno94. Quanto al sussidio deliberato per finanziare i lavori di costruzione del duomo napoletano, per, non si tratt verosimilmente di un donum, non ricorrendo, infatti, le indicate finalit di difesa del Regno, o gli altri eventi eccezionali previsti, ma appunto di una decisione spontanea delluniversitas, richiedente per pur sempre la definitiva autorizzazione del sovrano. A quanto ammontava complessivamente questo sussidio? Considerando che, con tutta la cautela e lapprossimazione del caso a fronte di dati frammentari e incerti, sulla base delle notizie documentali disponibili, si stima, che nel 1268 Napoli contasse complessivamente 5.000-6.000 fuochi o focolari (focularia), e cio nuclei famigliari composti, in teoria, di sei persone ciascuno, ripartiti in 3.750-4.500 fuochi in citt, e in 1.250-1.500 nei casali, pari a 30.000-36.000 abitanti95, e che nel 1320 i fuochi sarebbero giunti al numero di 9.004, dei quali 6.670 per la citt, e 2.334 per i casali96, calcolando la media matematica sullincremento del numero dei fuochi tra il 1268 e il 1320 in mancanza di dati intermedi pi precisi,
Mediterraneo bajomedieval (Malaga, 17-20 maggio 2006), in corso di stampa. La gi menzionata Constitutio super ordinatione Regni Siciliae, in Les registres dHonorius IV, cit., p. 75, riprendendo la legislazione di Guglielmo II, prescriveva, peraltro, che le collette potessero essere indette solo in quattro casi: pro defensione terre, per non oltre 50.000 once; pro regis persona redimenda, per non oltre 50.000 once; pro militia sua, per non oltre 12.000 once e pro maritanda sorore, per non oltre 15.000 once. Per il rendiconto di una subventio generalis a carico della universitas civium di Napoli, cfr. I fascicoli della Cancelleria Angioina. Il fascicolo 9 olim 82. Il computo del capitano Guglielmo di Recuperanza (1299-1301), a cura di B. Ferrante, Napoli, presso lAccademia Pontaniana, 1995. 93 Donum factum nobis ab hominibus Neapolis, que Universitas semper erga excellentiam nostram sicut evidentium experientia operum claruit prompta fuit in subveniendo nobis illam ex dono promisit pecunie quantitatem, per l11 febbraio della XIV indizione, anno solare 1301, in M. CAMERA, Annali, cit., vol. II, p. 82. Sullesosit del fisco angioino, che per le imposte dirette non prendeva in considerazione leffettiva capacit contributiva quanto piuttosto dati estrinseci quali il numero dei contribuenti per provincia, ben nota losservazione del giurista Sebastiano Napodano (1298-1362): quoniam singulis mensibus sex collectae exiguuntur, et pro illarum actionibus usque ad sacculum et peram et tegularum avulsionem miseri Regniculi exiguuntur per erarios deputatos..., qui postquam erant bene impinguati et impennati subtili ingenio in fine eos depennabant et excoriabant, citata in G. PALLANTE, Memoria per la riforma del Regno: Stanfone, 1735-1737, a cura di I. Ascione, Napoli, Consorzio editoriale Fridericiana, A. Guida, 1996, p. 288. 94 R. CAGGESE, Roberto dAngi, cit., vol. I, pp. 613-614. 95 K. J. BELOCH, Storia della popolazione d Italia, Firenze, Casa Editrice Le Lettere, 1994, pp. 113-114, p. 132. 96 A. FILANGIERI DI CANDIDA, Levoluzione della popolazione della Campania dal XIV al XVIII secolo, in Working paper del Centro per la formazione in economia e politica dello sviluppo rurale, Dipartimento di economia e politica agraria dellUniversit degli Studi di Napoli Federico II, 2, 2002, pp. 4-5.

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Mario Gaglione, La cattedrale e la citt per il 1299, anno dellaccennata deliberazione del sussidio da parte delluniversit, con riguardo a un possibile numero di 7.400-7.800 fuochi, da moltiplicare per il numero delle settimane in un biennio (104), e dunque dei grani dovuti per ciascun focolare, si ottiene che il sussidio doveva ammontare a 769.600-811.200 grani, pari a once 1.282-1.352 circa, somma corrispondente quasi al gettito della generalis subventio per un biennio, ascendente, infatti, complessivamente a 1.384 once, 16 tar e 8 grani97. Sembra peraltro che i tempi previsti per lesazione non fossero stati poi effettivamente rispettati, poich, infatti, il 27 settembre del 130398, re Carlo fu costretto a scrivere al capitano delle citt di Napoli e Pozzuoli ordinandogli di costringere luniversit di Napoli a versare allarcivescovo Giacomo le somme gi da molto tempo promesse in opus dicte fabrice convertende, e che non erano state ancora versate. In effetti, lesazione delle somme promesse nel 1299 avrebbe dovuto concludersi, considerando lanno indizionale, gi nel mese di agosto del 1301, poich il biennio decorreva appunto dal 1 settembre 1299 al 31 agosto del 1301. Il sovrano che gi aveva autorizzato la decisione delluniversitas intervenne dunque anche per garantirne leffettiva esecuzione a favore dellarcivescovo di Napoli. I napoletani, comunque, potrebbero aver sovvenzionato i lavori della cattedrale anche in altro modo. Il duomo, infatti, almeno secondo un recente tesi, avrebbe presentato fin dallorigine cappelle

Napoli, in occasione della generalis subventio, era tassata complessivamente per 692 once, 8 tar e 4 grani doro, e cfr. C. MINIERI RICCIO, Notizie tratte da 62 registri angioini dellArchivio di Napoli che fanno seguito agli studi storici fatti sopra 84 registri angioini, Napoli, Tip. R. Rinaldi e G. Sellitto, 1887, p. 160, dalla cedula generalis subventionis imposite in Iustitieratu Terre Laboris et Comitatus Molisii ann. IV Indictionis del 9 ottobre 1320; si trattava peraltro di una somma costante, e, infatti, Giovanna II, ancora nel 1418, restitu alla citt (universitas) la gabella del buon danaro, sottratta allamministrazione cittadina da Giovanna I, cum membris subcabellis juribus et pertinentiis suis omnibus, riservandosi solo la somma equivalente appunto al gettito della colletta dovuta in once 692, tar 8 e grani 4, come risulta dai diplomi del 20 dicembre 1418 ed 8 novembre 1419, per poi affittarla nel 1430, e cfr. Catalogo ragionato dei libri, registri e scritture esistenti nella sezione antica o prima serie dellArchivio Municipale di Napoli compilato da Bartolommeo Capasso, Napoli, F. Giannini, 1876, I p. 68; la somma imposta per la colletta si ripartiva nelle quote di 506 once per Napoli e di 186 once per i suoi casali secondo K. J. BELOCH, Storia della popolazione d Italia, cit., p. 179, infine, da un documento del 13 settembre 1291 si ricava che il gettito della generalis subventio ammontava a 668 once e 9 grani per i cittadini di Napoli e casali cui si aggiungevano 24 once e 15 grani per gli ebrei, e cfr. Le carte di Lon Cadier, cit., doc. 130, p. 120. Per un recente dibattito sulla corretta deducibilit di dati demografici attendibili da quelli fiscali delle collette, cfr. A. FENIELLO, Les campagnes napolitaines la fin du Moyen ge: mutations dun paysage rural, Rome, cole franaise de Rome, 2005; B. DERRICO, Sulla popolazione dei Casali di Napoli in epoca angioina, in Rassegna storica dei Comuni dItalia, XXXII (n. s.), 2006, n. 134-135, pp. 35 ss.; ID., Ancora sulla popolazione dei Casali di Napoli in epoca angioina, ibidem, n. 138-139, pp. 50 ss. 98 B. CANTRA, Ledificazione, cit., p. 11, nota 1.
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Mario Gaglione, La cattedrale e la citt laterali99, cos che, pur mancando documentazione a tale riguardo, le maggiori famiglie della citt avrebbero potuto acquistare anticipatamente i relativi patronati100. La cattedrale non era lontana dal sedile nobiliare di Capuana, posto allinizio del vicolo che ora ne porta il nome, e perci fu oggetto dellinteresse dei nobili ascritti allo stesso, come accadde per altre importanti chiese napoletane prossime ai seggi cittadini101. Proprio nella cattedrale, e specificamente nella cappella dei Minutolo102, il 22 settembre del 1500, al fine di stabilire le modalit di aggregazione al sedile di Capuana si tenne il capitolo dei nobiles de li aienti, e cio dei membri delle familiae adventitiae dei Boccapianola, Somma, Loffredo, Filomarino, Carbone, Crispano,
In tal senso C. BRUZELIUS, Le pietre, cit., p. 106; G. GUIDARELLI, La ricostruzione angioina, cit., p. 198; invece, secondo V. LUCHERINI, La cattedrale di Napoli, cit., p. 290 e pp. 290-291, nota 103, le cappelle laterali di patronato privato sarebbero state aggiunte solo in seguito alla struttura originaria. Occorre a tal proposito rilevare che la cappella di Loffredo Filomarino (cfr. la successiva nota 103), nel lato sinistro della cattedrale, si presentava in origine quasi del tutto chiusa da un muro che la separava dalla navata, e, ancora, che la cappella di S. Ludovico di Tolosa, fondata da Filippo dAngi, principe di Taranto, tra il 1313-1317 e il 1326 (al riguardo, cfr. M. GAGLIONE, Sulla pretesa commissione dei monumenti sepolcrali durazzeschi in Napoli da parte di Margherita dAngi-Durazzo nel 1399, in Napoli nobilissima, V serie, 3, 2002, pp. 113134, in part. p. 133, nota 73) a ridosso del transetto sinistro, non aveva in origine alcun accesso dalla cattedrale, come conferma Pietro Summonte nella sua lettera del 20 marzo del 1524 a MarcAntonio Michiel, scrivendo che: In la ecclesia di Santo Loisi, quale sta adnexa, dalla parte di fora, allarchiepiscopato, son pure cose delli discepoli di Iocto, delli quali uno fin ad questo tempo si nomina Farina, in F. NICOLINI, Larte napoletana e la lettera di P. Summonte a M. A. Michiel, Napoli, Ricciardi, 1925, p. 160; lingresso alla cappella era invece dal cortile sul quale si affacciava il seminario, mentre laccesso attuale dal transetto fu aperto solo nel 1581 quando larcivescovo Annibale di Capua fece della cappella la sacrestia della cattedrale, e cfr. F. STRAZZULLO, Restauri del Duomo di Napoli tra 400 e 800, Napoli, Edizioni Fondazione Pasquale Corsicato, 1991, p. 16, nota 24, in entrambi i casi si tratt dunque di oratori contigui alla cattedrale ma non posti in rapporto di continuit con lo spazio architettonico e liturgico di questultima. C da sperare che i lavori di restauro in corso possano fornire ulteriori e pi precise indicazioni in proposito, considerando anche che, proprio nel corso di tali lavori, nella parete destra cappella Seripando stata rinvenuta traccia di una finestra gotica che dimostrerebbe che la serie delle cappelle laterali, almeno dal lato sinistro della cattedrale, non raggiungeva il transetto, presentandosi dunque, verosimilmente, come corpo aggiunto alla navata laterale. 100 Per un cenno allipotesi dei finanziamenti derivanti dallassegnazione delle cappelle laterali alle famiglie private, cfr. N. BOCK, I re, i vescovi e la cattedrale, cit., p. 143, nota 29; in generale, sulla comparsa delle cappelle laterali, cfr. C. TOSCO, Committenti, cappelle e reliquie nel tardo Medioevo, in A. V., Santuari cristiani dItalia: committenze e fruizione tra Medioevo e et moderna, a cura di M. Tosti, Roma-Perugia, cole franaise de Rome-Provincia di Perugia, pp. 96-97; C. TOSCO, Il castello, la casa, la chiesa. Architettura e societ nel medioevo, Torino, Einaudi, 2003, pp. 76-81; sulle cappellanie e le cappelle, cfr. anche M. BACCI, Investimenti per laldil. Arte e raccomandazione dellanima nel Medioevo, Roma-Bari, Laterza, pp. 134 ss. 101 Per i rapporti tra i nobili del seggio di Nido e il convento di S. Domenico Maggiore, cfr. G. VITOLO, Ordini mendicanti e nobilt a Napoli: San Domenico maggiore e il seggio di Nido, in A. V., Le chiese di san Lorenzo e san Domenico. Gli Ordini mendicanti a Napoli, a cura di S. Romano, N. Bock, Napoli, Electa, 2005, pp. 10 ss.; per i rapporti tra i nobili del seggio di Montagna e il convento di S. Lorenzo maggiore, cfr. R. DI MEGLIO, Ordini mendicanti e citt: lesempio di san Lorenzo maggiore di Napoli, ibidem, pp. 15 ss. 102 C. TUTINI, Dellorigine e fundatione de Seggi di Napoli, in Napoli, appresso il Beltrano, 1644, pp. 115-117.
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Mario Gaglione, La cattedrale e la citt Aiossa, Dentice, Cossa, Arcella, Orsini, Tocco, Barrile, Guindazzo, Seripando, Lagn e Colonna, che costituivano uno dei tre ordini, quartieri o membri del sedile, mentre gli altri due erano quelli dei Capeci (Cacapice), formato dalle famiglie Galeota, Minutolo, Scndito, Latro, Zurlo, Piscicelli, Aprano, Tomacelli, Bozzuto, e, infine, dei Caracciolo, formato dalle famiglie Caracciolo, Caracciolo Rossi e Caracciolo Pisquizi. In effetti, molti membri di queste famiglie furono sepolti in duomo, come confermano le iscrizioni riportate nella letteratura periegetica, e i monumenti ancora superstiti, che, tuttavia, riferiscono date obituarie concentrate soprattutto tra gli inizi e la met del Trecento. Senza considerare le sepolture attestate in S. Restituta, edificata precedentemente, e i sepolcri successivi al 1350, si ricordano soprattutto i monumenti funerari di numerosi personaggi delle famiglie Filomarino103, Caracciolo104, Piscicelli105, Capece106, Minutolo107, Carbone 108 e Tocco109.
Nella cappella di S. Nicola dei Filomarino, prospettante sulla navata destra, acquistata dalla Deputazione del Tesoro di S. Gennaro l11 aprile del 1607 per far posto alla costruenda cappella del Tesoro di S. Gennaro, erano i monumenti sepolcrali di Giovanni Filomarino, ciambellano di re Roberto (21 settembre 1336); di Riccardo Filomarino (30 novembre 1335) e di Giovanni Filomarino, figlio di Covello detto Ienuese (20 settembre 1301) e cfr. C. DENGENIO, Napoli sacra, cit., p. 18; nellaltra cappella dei Filomarino prospettante sulla navata sinistra sono ancora oggi le memorie sepolcrali di Loffredo Filomarino, siniscalco del duca di Calabria, (3 aprile 1335), e dei figli Trudella (25 settembre 1335), Carlo (25 gennaio 1325), e Gregorio (1 marzo 1324), le cui iscrizioni sono menzionate da C. DENGENIO, Napoli sacra, cit., p. 33. Questa seconda cappella dei Filomarino era anche nota come cappella del Sacro crisma e risultava originariamente non aperta sulla navata ma chiusa pressoch integralmente da un muro. Laccesso era consentito da una: porticina antichissima ad arco e soglia di piperno, e sopra due stemmi marmorei Filomarino, cio quei delle bande e gli altri dei gigli, e nei pressi era un angusto finestrino ma lungo ad arco gotico, che, nel suo vano ornato pure di piperno, aveva altra cancellata di ferro, e ancora al di sopra era unulteriore finestra grande munita di cancellata di ferro onde consentire la visione della navata dai locali della confraternita dei Neri di S. Restituta, come precisato nella Memoria di Michele Cito Filomarino del 1884, pubblicata da F. STRAZZULLO, Restauri, cit., p. 202. 104 Covello Caracciolo (1326), e cfr. C. DENGENIO, Napoli sacra, cit., p. 17; Nicola Caracciolo, figlio di Bernardo (17 novembre 1328), e cfr. C. DENGENIO, Napoli sacra, cit., p. 18; Matteo Caracciolo, protonotario apostolico (26 maggio 1314); Marino Caracciolo, detto Marinozzo, sepolto nel mezzo del coro della cattedrale, con interessante epigrafe che ricorda gli oneri liturgici, la dotazione della cappellania e che gli utensilia necessari erano custoditi nella sacrestia del duomo: Hic iacet corpus spectabilis Marini Caraczuli dicti Marinoczi qui obiit anno domini 1310 pro cuius anima debet celebrari in aurora omni die in altare maiori missa presbyter Antonius Imperator, presbyter Iacobus Nicia, Antonius de Auria, hebdomadarii habent auri uncias duas, tarenos novem de molendino ubi dicitur ad Dullon [ad Dullolum, a Dogliuolo] et de censibus in platea Portus prope Mirallatum [admirallatum] auri tarenos XXVII, quae pecunia est annexa prebendis eorum cum onere et honore et in ipsa missa debent recipi omnia necessaria de sacristia maioris Ecclesiae de quibus omnibus apparet instrumentum in authetica forma effectum, e cfr. C. DENGENIO, Napoli sacra, cit., p. 33. 105 Nella cappella di S. Caterina e Margherita dei Zurlo, soppressa sempre per consentire la costruzione della cappella del Tesoro di S. Gennaro, erano i sepolcri di Pietro Piscicelli Zurlo, detto Quarra, signore di Fossaceca (11 settembre del 1342) e della madre Giovanna Caracciolo (11 novembre 1330), e cfr. C. DENGENIO, Napoli sacra, cit., p. 18; vi anche ricordo del sepolcro di Martuccio Piscicelli Zurlo, figlio di Berteraimo Piscicelli (1324) e della stessa
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Mario Gaglione, La cattedrale e la citt Purtroppo, come si anticipato, non risultano notizie di fonte documentaria o letteraria sulle modalit e i tempi dellacquisizione dei relativi patronati. Per quanto concerne la famiglia Filomarino, tuttavia, secondo alcune memorie epigrafiche del secolo XVII esistenti nella cattedrale e nella basilica di S. Giorgio maggiore, nel 1298, e dunque quando i lavori delledificio angioino erano ancora in corso, per disposizione di Carlo II, Giovanni Filomarino trasfer appunto nella cattedrale, e specificamente nella cappella di S. Nicola posta nel lato destro della chiesa, le spoglie dei suoi antenati gi collocate nella cappella gentilizia fondata e dotata, nellanno 1080, dal dominus Marino di Matteo Filomarino, e posta nella Plevis Sancti Georgii catholice maioris quod est ecclesia Seberiana110. Qualche nuovo apporto finanziario, infine, dov probabilmente venire dai legati testamentari pro fabrica dei quali sussistono peraltro scarsissime notizie soprattutto per gli anni tra il 1299 e il 1315111,
Giovanna Caracciolo, e cfr. C. DENGENIO, Napoli sacra, cit., p. 19, nonch del miles Enrico Capece de Domo Domnae Oraniae dictus de Aprano (18 gennaio 1328), e cfr. S. AMMIRATO, Delle Famiglie nobili napoletane, parte seconda, in Firenze, Per Amadore Massi da Furl, 1651, p. 35. 106 C. DENGENIO, Napoli sacra, cit., p. 21, menziona i sepolcri di Pietro Capece Baraballo, canonico cimeliarca della cattedrale (28 maggio 1333) e di Berdella Piscicelli detta Capece (19 aprile 1343), moglie di Enrico Capece Baraballo ( 1 gennaio 1360), tuttora esistenti nel transetto destro. 107 Filippo Minutolo (1303) e Orso Minutolo (1327), e cfr. C. DENGENIO, Napoli sacra, cit., p. 22. 108 C. DENGENIO, Napoli sacra, cit., p. 19, riporta liscrizione funebre di Masone Carbone del 6 gennaio 13(...). 109 C. DENGENIO, Napoli sacra, cit., p. 22, riferisce le iscrizioni di Guglielmo Tocco, ciambellano del principe di Taranto (22 settembre 1335), e del figlio abbate Nicola (18 aprile 1347), nella cappella di S. Aspreno, acquistata per in patronato da Pietro di Tocco, conte di Martina, con atto del notaio Pietro Zerola solo il 7 febbraio del 1370, e cfr. il Catalogo di tutti gli edifizi sacri della citt di Napoli e suoi sobborghi, tratto da un ms. autografo della chiesa di s. Giorgio ad forum, a cura di S. DAloe, in Archivio storico per le province napoletane, 8, 1883, p. 115. 110 Nella cattedrale segnalata la seguente iscrizione del 1647: Huius templi Aedicula/ Sepulcro exceptus/ Vt Ianuario Magno Neapolis Patrono daretur locus/ Quo Io. Philamarinus ex D. Georgij Maioris Templo/ Maiorum suorum transtulerat cineres MCCIIC; in S. Giorgio maggiore invece: Templum a Magno Constantino hic positum/ a Philamarina Gente/ Peruetusta olim illustratum Aedicula/ Quam annuis redditibus/ Marinus Philamarinus Matthaei filius/ Praeclaro tunc Domini titulo insignis Anno MLXXX auita pietate dotauit/ Ioannes Philamarinus anno MCCIIC/ Caroli II/ iussu/ In Pontificalem Basilicam hinc transtulit, che fu posta dai Pii Operai nel 1650 nei pressi dellaltare maggiore per commemorare la concessione a loro favore dellantica chiesa Severiana da parte dellabate Francesco Filomarino, e cfr. C. DE LELLIS, Parte seconda, overo supplimento a Napoli sacra di don Cesare dEngenio Caracciolo, in Napoli, per Roberto Mollo, 1654, p. 14; p. 21; pp. 44-45. 111 Il 7 agosto del 1299, Giovanna Tornupardo (de tribuno Pardo), vedova di Giacomo Cacapice Parrillo, leg 2 tar in illa opera Sanctae Neapolitanae Ecclesiae; il 23 novembre 1312 il miles Othus (Ottone) Melia leg una somma di danaro non meglio precisata a beneficio fabricae S. Neapolitane ecclesiae; il 18 aprile 1315 Gaitelgrima Cacapice de Dopna (Domna, Domina) Orania dicta Parrillo, vedova del miles Tommaso Cacapice di Sorrento, detto Grosa o Grosso (dictu Groxu de Sirrento), leg una somma di danaro non meglio precisata fabricae maioris Ecclesiae neapolitanae, e cfr. ms. Chiese antiche di Napoli, cit., ff. 15, 15v, 18v. Si discute, infine, della effettiva riferibilit alla cattedrale di un legato pro fabrica di 7 tar e mezzo contenuto nel testamento di Giovanna Pignitore del 14 febbraio 1308, e cfr. R. DI MEGLIO, Napoli 1308: una

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Mario Gaglione, La cattedrale e la citt tranne che nel caso del successivo testamento della regina Maria dUngheria del 1323, che conteneva un legato di ben 40 once destinate Maioris Neapolitane Ecclesie pro opere ipsius et missis cantandis112. Sulla base delle pur parziali notizie raccolte, quindi possibile quantificare approssimativamente lentit dellapporto finanziario dei diversi protagonisti della fondazione della cattedrale. Come si osservato, re Carlo II, dal 1296 e almeno fino al 1314 o 1315, per poco meno di ventanni, destin alledificazione della cattedrale la quota delle decime che, conteggiando i soli iura vetera, non sarebbe stata in realt dovuta alla Chiesa napoletana. Non possibile quantificare, come si gi rilevato, lentit dellapporto in mancanza di dati precisi, ma anche se si fosse trattato solo di 50 once su una media di 300 corrisposte allanno, si sarebbero conseguite complessivamente ben 1.000 once nel ventennio. A queste dovevano aggiungersi le 900-1.000 once di risparmio fiscale maturate in dieci anni per lesenzione da ius exiturae sul frumento esportato dallarcivescovo, nonch le 50 once pagate a valere sullintroito della generalis subventio, e, infine, le circa 43 once per il risparmio fiscale sullesportazione del miglio, per giungere complessivamente a 2.0002.100 once circa. Luniversit di Napoli, invece, avrebbe dovuto versare circa 1.282-1.352 once in un periodo sensibilmente pi ristretto, e cio, secondo loriginaria previsione, negli anni 12991301, a fronte invece del rilevato carattere pluriennale delle sovvenzioni regali. Larcivescovo di Napoli, sulla base dellunico referto documentale preciso a questo riguardo, destin de suo, infine, circa 128 once risultanti dalla vendita del miglio esportato113. Certamente, peraltro, la Chiesa napoletana doveva avere fin dai

citt cantiere, in Archivio storico per le province napoletane, 123, 2005, pp. 93-107, il testamento pubblicato alle pp. 108-113, e M. GAGLIONE, Sulla fondazione della chiesa e dellospedale di S. Antonio Abate in Napoli, in Scrinia. Rivista di archivistica, paleografia, diplomatica e scienze storiche, 4, 2007, pp. 95-96, e nota 30 ibidem. 112 Dal rendiconto degli esecutori testamentari del 31 maggio 1326, e cfr. B. CANTRA, Ledificazione, cit., pp. 18-19, e gi C. MINIERI RICCIO, Saggio di codice diplomatico formato sulle antiche scritture dellArchivio di Stato di Napoli, Napoli, F. Furchheim, 1883, Supplemento, parte II, doc. LXXXIII, pp. 101 ss., in part. pp. 120-121: Subscriptis ecclesiis et personis aliis legatis ipsis per prefatam dominam Reginam in suo ultimo testamento pecunie quantitates subscriptas videlicet Maiori Neapolitane Ecclesie pro opere ipsius et missis cantandis uncias quadraginta. Come si peraltro gi accennato (cfr. supra la nota 40), un documento del 1308, menziona una cappella fondata dalla regina Maria nella stessa cattedrale. 113 Nel documento del 1294 gi esaminato (cfr. la precedente nota 59) non detto che il ricavato della vendita delle 1.000 salme di frumento lanno fosse destinato ai lavori della cattedrale, comunque, sulla base dei prezzi gi indicati, pu quantificarsi il loro valore in 266 once e 20 tar lanno, e cio ad oltre 2.702 once nel decennio.

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Mario Gaglione, La cattedrale e la citt primi secoli del cristianesimo un patrimonio immobiliare114 del quale non comunque ben nota la redditivit n la continuit nel tempo,
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Anzitutto, le fonti menzionano il patrimonio fondiario donato da Costantino attingendo alla propria res privata, e le suppellettili sacre offerte dallo stesso imperatore. Secondo lAutore del Liber pontificalis, nella biografia di Silvestro, che pontific dal 314 al 335: Eodem tempore fecit Constantinus Augustus basilicam in ciuitate Neapolim, cui obtulit haec: patenas argenteas II, pens. sing. lib. XXV; scyphos argenteos II, pens. sing. lib. X; calices ministeriales XV, pens. sing. lib. II; amas argenteas II, pens. sing. lib. XV; fara argentea XX, pens. sing. lib. VIII; fara aerea XX. Fecit autem formam aquaeductus per milia VIII; fecit autem et forum in eadem ciuitatem et donum optulit hoc: possessio Macari, praest. sol. CL; possessio Cimbriana, praest. sol. CV; possessio Sclina, praest. sol. CVIII; possessio Afilas, praest. sol. CXL; possessio Nymfulas, praest. sol. XC; possessio insula cum castro, praest. sol. LXXX, e cfr. H. GEERTMAN, Hic fecit Basilicam. Studi sul Liber Pontificalis e gli edifici ecclesiastici di Roma da Silvestro a Silverio, Leuven, Peeters, 2004, pp. 188-189; E. SAVINO, Campania Tardoantica (284604 d.C.), Bari, Edipuglia, 2005, pp. 27, 30, 31, 35 (per lidentificazione delle localit corrispondenti alle possessiones donate); M. J. JOHNSON, The Constantinian Churches of Campania: Texts and Contests, in A. V., Apolline Project, vol. I: Studies on Vesuvius North Slope and the bay of Naples, a cura di G. F. De Simone e R. T. Macfarlane, Napoli, Universit degli Studi Suor Orsola Benincasa, 2009, pp. 247 ss. Il menzionato (Fecit autem formam aquaeductus) acquedotto augusteo del Serino fu restaurato nei mesi tra luglio e dicembre del 324 d. C., e cfr. E. SAVINO, Campania Tardoantica, cit., pp. 25, 30, 35, 222; E. COSIMI, Fons Augusteus. Le mura dArce di Sarno ed il doppio canale di Palma Campania, in Gradus, 3, 2008, pp. 23-42. A questa deve aggiungersi la gi esaminata concessione dellimperatore Enrico VI: super terris Montis Grilli, startia maris mortui de Putheolis, portu de Jubinul... et ecclesia Sancti Angeli de Zippio (cfr. la precedente nota 50). Alla Chiesa napoletana spettavano anche i beni immobili delle soppresse diocesi di Miseno (B. CHIOCCARELLI, Antistitum, cit., p. 88; R. CALVINO, Diocesi scomparse, cit., p. 68, con bibliografia) e di Cuma (cfr. supra alla nota 57). Inoltre, aveva vassalli oltre che a Napoli, anche ad Afragola, Secondigliano, Casoria, Agnano, Panicocoli (Villaricca), Casandrino, Giugliano, Carpignano (Mugnano), Campignano, S. Salvatore de Monialibus (presso Afragola), Lanzasino (presso Arzano), e cfr. B. CHIOCCARELLI, Antistitum, cit., pp. 263-265; ms. Chiese antiche di Napoli, cit., ff. 6, 286v, 287v, 288, 290v, 291rv, 294v; altri vassalli infine a S. Pietro a Patierno (cfr. supra la nota 57), e sul rapporto di vassallaggio nei riguardi della Chiesa Napoletana, cfr. C. CERBONE, Afragola feudale, per una storia degli insediamenti rurali del Napoletano, Frattamaggiore, Istituto Studi Atellani, 2004, pp. 27-30. Secondo una notizia riferita dal giurista Matteo dAfflitto (ca. 1447-1523), inoltre, il casale di Torre del Greco fu concesso alla Chiesa napoletana, verosimilmente in epoca ducale, in pagamento delle decime presenti e future: Audio ex fama, per quam probantur facta antiqua quod Turris Graeca quae fuit Casale Universitatis Neapolis pro tota decima praeterita et futura tradita fuit maiori ecclesia Neapolitana, e cfr. G. CASTALDI-F. CASTALDI, Storia di Torre del Greco, Torre del Greco, Tipografia elzeviriana Barnaba Cons di Antonio, 1890, pp. 20-21. Il ms. Chiese antiche di Napoli, cit., riporta numerosi transunti e regesti di documenti relativi al patrimonio della Chiesa di Napoli: f. 6v (a favore della chiesa cattedrale di Napoli, ob reverentia beati Januarii, mandato della Regia Camera relativo allimmunitas fiscale, indirizzato a Coluccio dAfflitto di Scala dohanerius seu fundicarius maioris fundici et dohanae Neap., dal RA 1446 f. 46t); f. 7v, (Landolfo Capece Latro chierico, cimeliarca della cattedrale, ha il possesso di case in platea Capuana spettanti al cimeliarcato); ff. 15v e 16 rv (beni immobili di S. Restituta); f. 286v (greggi e diritti di pascolo nel bosco di Silva Mala e vassalli a Scafati); e cfr. anche latto di Carlo I del 24 settembre 1269, in B. CHIOCCARELLI, Antistitum, cit., pp. 174-175); 290 (re Ladislao, l11 aprile 1404 disponeva la salvaguardia dello jus herbagii dellarcivescovo di Napoli contro numerosi abitanti delle villae e casali di S. Agnello ad cambranam, Casavaleria, S. Giorgio, Serino e S. Giovanni ad tuduczulum, in B. CHIOCCARELLI, Antistitum, cit., p. 259), e per altre notizie, cfr. lo stesso ms. ai ff. 291rv-292; 292v-293; 303v. Larcivescovo Giovanni Orsini ordin la confezione di un catastum bonorum ecclesiarum omnium civitatis Neapolis, solennemente pubblicato il 2 dicembre del 1353, che costituiva un inventarium praegrande in pergameno conscriptum, conservato originariamente nellarcivescovato, e che, ovviamente, doveva contenere anche linventario dei beni e diritti della Chiesa napoletana, ma che, purtroppo, andato perduto; accanto a questo era anche un registro dei censi e dei diritti dellOspedale di S.

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Mario Gaglione, La cattedrale e la citt ma, quanto alla costruzione della cattedrale, ad eccezione della gi ricordata notizia dello stanziamento del ricavato della vendita del miglio, non sono precisamente documentati altri pagamenti o finanziamenti da parte degli arcivescovi per servire ai lavori. In ogni caso, come si gi ricordato, il reddito annuo massimo dellarcidiocesi di Napoli, comprendente le decime regali e tutti gli altri introiti e rendite patrimoniali, non super mai, secondo le stime ed in mancanza di dati precisi, le 1.000 once doro, valore massimo questultimo che, come si detto, devessere considerato comunque eccezionale, e che certamente non pot essere impiegato integralmente per finanziare i lavori di costruzione delledificio. Daltra parte, occorre ricordare che proprio negli anni dei primi sovrani angioini e anche durante la costruzione del duomo gli introiti della Chiesa napoletana si rivelarono spesso insufficienti a far fronte anche a spese ordinarie di modesta entit115. I documenti angioini esaminati, nel confermare che soprattutto Carlo II non manc di assicurare un importante sostegno economico alla fabbrica della cattedrale, consentono per di dedurre che il sovrano, e per esso la Curia regis, non gest direttamente i finanziamenti reali, e non ne controll limpiego, come invece era accaduto nei cantieri delle fondazioni di Carlo I. Nel cantiere del monastero cistercense di Realvalle preso Scafati, ad esempio, il
Attanasio redatto da Ilario de Palude da Parma nel 1336, e cfr. B. CHIOCCARELLI, Antistitum, cit., p. 223; per qualche parziale estratto da copie successive del catastum, cfr. L. PARASCANDOLO, Memorie storico critiche diplomatiche della Chiesa di Napoli, cit., vol. II, p. 119, nota 3 (beni spettanti alla Chiesa napoletana in Miseno); vol. III, p. 58, nota 15 (beni spettanti alla Chiesa napoletana in Cuma); vol. III, p. 88, nota 6 (feudi e feudatari della Chiesa napoletana). 115 Cos larcivescovo Aiglerio, per poter far fronte alle spese di viaggio necessarie per recarsi al Concilio di Lione, fu costretto a richiedere a Carlo I lanticipazione del pagamento delle decime, e il sovrano la concesse con provvedimenti del 14 e del 19 gennaio del 1274, e cfr. B. CHIOCCARELLI, Antistitum, cit., p. 175; come emerge da provvedimenti pontifici del 29 dicembre 1302 e del 24 gennaio 1303, larcivescovo Giacomo da Viterbo aveva richiesto a papa Bonifacio VIII lautorizzazione a contrarre un prestito di ben 6.500 fiorini doro, pari a 1.300 once: tam pro tuis [dellarcivescovo] necessariis quam pro Ecclesie Neapolitane negotiis apud Sedem Apostolicam expediendis utiliter, te subire oporteat magna onera expensarum, le somme furono mutuate da Balducio Floravanti et Iohanne Puccii de Pistorio de Clarento et a Facio Miczoli et Nicolao Galligari de Florentia mercatoribus de Scalarum Societatibus. Occorre considerare anche che il 7 gennaio del 1303 larcivescovo Giacomo aveva promesso: pro communi servitio domini pape et collegii XVII card. 2.000 flor. auri et altra duo consueta servitia pro familiaribus eorumdem da corrispondersi otto giorni prima del Natale del 1303, poi, l11 gennaio 1303 era stata data la executoria de mutuo pro Jacobo, archiepiscopo neapolitano, ed, effettivamente, Giacomo aveva provveduto al pagamento come risultava dallannotazione del solvit, dunque, essendo il servitium commune pari a un terzo delle rendite annuali della diocesi, tali rendite dovevano ammontare in quel periodo a circa 6.000 fiorini, ovvero a 1.200 once, e cfr. U. MARIANI, Chiesa e Stato nei teologi agostiniani del secolo XIV, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 1957, pp. 85 ss., nota 2; p. 86, rendite che evidentemente non bastavano tanto da rendere necessario il ricorso ad un prestito addirittura superiore alle stesse.

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Mario Gaglione, La cattedrale e la citt giustiziere di Principato somministrava agli expensores operis non solo i fondi necessari per i lavori ma procurava anche le maestranze e i materiali. Le entrate e le uscite erano annotate dagli expensores su di un apposito registro, ed anche il prothomagister e i due praepositi dellOrdine cistercense tenevano un registro delle uscite. La documentazione contabile era dunque formata e registrata in modo da consentire controlli incrociati sulle spese anche da parte del giustiziere e dei maestri razionali116. Nulla di tutto ci invece attestato per la cattedrale napoletana, inoltre, gli stessi documenti angioini confermano che i finanziamenti reali erano versati direttamente allarcivescovo o a un suo procuratore e non a un funzionario reale117, ed dunque proprio larcivescovo, legato peraltro da complessi rapporti patrimoniali con il re118, che,
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Per lorganizzazione dei primi cantieri angioini cfr. R. FORGIONE, Labbazia di Santa Maria di Realvalle: lettura storico-critica delle fonti per unipotesi di configurazione dellimpianto angioino, in Apollo, XX, 2004, pp. 25-67, in part. pp. 33-36, e M. L. DE SANCTIS, Labbazia di Santa Maria di Realvalle: una fondazione cistercense di Carlo I dAngi, in Arte medievale, II serie, VII, n. 1, 1993, pp. 153-196, e in part. pp. 155-157; e, pi in generale, V. FRANCHETTI PARDO, Citt, architetture, maestranze tra tarda antichit ed et moderna, Milano, Jaca Book, 2001, pp. 89 ss. 117 Ad esempio, nel provvedimento relativo alla corresponsione delle 50 once (e cfr. la precedente nota 63), si dice che il pagamento deve essere fatto: venerabili in Cristo patri domino I. Dei gratia archiepiscopo neapolitano vel suo pro eo nuncio. Quanto ai provvedimenti relativi al pagamento delle decime, compresa la quota destinata specificamente ai lavori della cattedrale, gli stessi sono destinati, ovviamente, direttamente allarcivescovo ovvero ai suoi procuratori. 118 In alcune occasioni, poich evidentemente disponeva di maggiore liquidit, larcivescovo Filippo prest danaro al re. Carlo II, per le esigenze del Regno, chiese ed ottenne un prestito di complessive 500 once doro, 400 somministrate da mercanti, e 100 dallarcivescovo di Napoli, dietro il pegno di vasi doro e di argento, e di un elmo (galea) doro ed un piatto doro, cui peraltro il solo arcivescovo rinunci. Il 25 luglio 1294, Carlo dispose che lerario di Terra di Lavoro corrispondesse 500 once al magister rationalis della Magna curia Pietro Bodin per il pagamento, tra laltro, di 100 once allarcivescovo in restituzione del prestito, e cfr. B. CHIOCCARELLI, Antistitum, cit., p. 181, (e per un compotum et apodixa Saducti de Adria magister rationalis della Magna curia e del panecterius Giovanni Roci entrambi statutis super officio grafferiis hospitii regii nel quale era attestata la ricezione di 100 once mutuate dallarcivescovo di Napoli al re nel 1294, cfr. ms. Chiese antiche di Napoli, cit., ff. 289 e 299, gli altri mutuatori erano i mercanti Gado Gambacorta di Pisa per 200 once, e un Guelficio per 100). Il 4 febbraio del 1301, lo stesso Filippo prest 100 once di carlini di argento pro urgentibus necessitatibus a Carlo II, e, in particolare, per il pagamento delle spese di trasporto del grano della Regia curia dalla citt di S. Maria (Lucera) a Napoli, dove doveva essere venduto per mitigare la carestia imperversante, e cos il re stabiliva che con il primo denaro ricavato dalla vendita venisse poi rimborsato lo stesso arcivescovo, e cfr. B. CHIOCCARELLI, Antistitum, cit., p. 184. Vi poi notizia di una promissio [provisio?] pro excomputandis della somma di 200 once a favore dellarcivescovo Filippo e del clero dellarcidiocesi, gi offerta in subsidium dictae guerrae, in ms. Chiese antiche di Napoli, cit., f. 288. Ancora, nel 1300, larcivescovo Filippo, a seguito della concessione da parte del papa a re Carlo II di unannata di decime pontificie, pag personalmente al sovrano angioino, in camera regia, la decima dovuta da lui stesso e dai chierici della sua diocesi al pontefice, originariamente da esigersi dal collettore apostolico, larcivescovo di Benevento, per 192 once e 26 tar su 200 once doro complessive, e Carlo rilasci quindi quietanza con lettere patenti del 4 settembre 1300, e cfr. B. CHIOCCARELLI, Antistitum, cit., p. 184. Nellelenco di baroni e feudatari tassati pro confectione teridarum (teridi o taridi, e cio navi da guerra leggere usate per il trasporto di cavalli e soldati) larcivescovo di Napoli era stato tassato per 60 once, e cfr. ms. Chiese antiche di Napoli, cit., f. 290v.

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Mario Gaglione, La cattedrale e la citt verosimilmente, gest e amministr direttamente i fondi reali destinati alla costruzione della sua cattedrale. Non deve daltra parte dimenticarsi che proprio larcivescovo Filippo Minutolo, durante la costruzione della cattedrale napoletana, fu incaricato dal sovrano della cura aedificii dellOspedale di S. Marta di Tripergole presso Pozzuoli, di fondazione reale, e, in particolare, della gestione dei fondi occorrenti ai lavori, come si ricava da un documento del 1301119, segno questo di evidente apprezzamento per le qualit amministrative del prelato, qualit gi emerse probabilmente proprio in occasione della costruzione del duomo. Ritornando ora alla costruzione della cattedrale napoletana, pu dunque cautamente ipotizzarsi, bench non sia noto alcun documento al riguardo, che larcivescovo avesse deputato allamministrazione finanziaria e contabile e alla direzione dei lavori alcuni ecclesiastici e laici di sua fiducia, realizzando cos una sorta di fabrica in embrione, destinata peraltro, a quel che pu supporsi, a cessare di operare una volta conclusi i lavori della cattedrale stessa. 4. Il finanziamento dei lavori di manutenzione straordinaria: crolli e ricostruzioni. Pur in mancanza di precise notizie documentali, pu ragionevolmente ritenersi che, una volta terminati i lavori di costruzione della cattedrale, alla manutenzione ordinaria delledificio abbiano provveduto esclusivamente gli arcivescovi. Per quanto invece riguarda la manutenzione straordinaria sono invece noti alcuni interessanti documenti. Una supplica indirizzata da Giovanni III Orsini, arcivescovo di Napoli (1327-1358), a papa Clemente VI (1342-1352), accenna a un
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Re Carlo II, che aveva deciso intorno al 1298 la costruzione dellospedale di S. Marta di Tripergole a Pozzuoli pro pauperibus qui pro suis morbis ad balnea puteolana confluerent, incaric della cura delledificio (aedificii cura) larcivescovo Filippo, cui venivano pagate le somme necessarie ai lavori, come nel caso delle 135 once doro dovute alla Regia curia dalluniversit di Ascoli Satriano in Capitanata, e per il relativo provvedimento del 19 aprile 1301, cfr. B. CHIOCCARELLI, Antistitum, cit., pp. 184-185, e L. PARASCANDOLO, Memorie storico critiche diplomatiche della Chiesa di Napoli, Napoli, dalla tipografia di P. Tizzano, 1849, vol. III, p. 100, (per un mandato indirizzato a Filippo, arcivescovo di Napoli, per la consegna al nobile Gentile di S. Giorgio, capitano generale di Principato e di Terra di Lavoro, di 50 once percepite dallarcivescovo stesso sui proventi regi di Pozzuoli da impiegare per la costruzione dellospedale, cfr. ms. Chiese antiche di Napoli, cit., f. 288). SullOspedale cfr. anche M. CAMERA, Annali, cit., pp. 77 e 177; R. GIAMMINELLI, Sulla topografia di Tripergole da documenti inediti e poco noti. Lospedale di Santo Spirito e la Chiesa di Santa Marta, in I Campi Flegrei. Bollettino di storia, scienze e arte, seconda serie, I, 2004. Per la concessione dellamministrazione della struttura sanitaria da parte di Carlo II agli ospitalieri di S. Spirito in Saxia di Roma, cfr. G. DROSSBACH, Christliche caritas als Rechtsinstitut: Hospital und Orden von Santo Spirito in Sassia (1198-1378), Paderborn-Mnchen-Wien-Zrich, Ferdinand Schningh, 2005, pp. 193, 208, 276.

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Mario Gaglione, La cattedrale e la citt crollo della cattedrale verificatosi improvvisamente il 1 aprile del 1343, indipendentemente da eventi sismici. Scriveva, infatti, larcivescovo:
Giovanni, arcivescovo di Napoli, rappresenta alla Santit Vostra che la chiesa cattedrale napoletana, che era stata sontuosamente costruita come edificio ampio ed eminente, particolarmente grande in altezza e larghezza, il giorno primo di aprile appena trascorso improvvisamente crollata per gran parte, e ci che resta esposto a sua volta al pericolo di crollo se non sar celermente sorretto utilizzando colonne o altri adeguati sostegni. Il crollo si verificato, cos come si ritiene, anzitutto perch fin dalloriginaria costruzione ledificio fu realizzato su fondamenta deboli, e, inoltre, a causa della fragilit di quelle parti, compresi i pilastri, che per il grande peso e per la loro poca resistenza erano corrose e sono state, infatti, rinvenute quasi ridotte in polvere. Per tali ragioni il predetto arcivescovo, considerando che la stessa chiesa cattedrale crollata gi tre volte in breve tempo, si propone di provvedere a che ledificio sia riparato in modo tale da poter durare integro a lungo, e, comunque, pur non intendendo risparmiare in alcun modo per lesecuzione di questi lavori, poich a causa della grandiosit e sontuosit dellopera le risorse finanziarie disponibili non sono sufficienti, supplica umilmente la Santit Vostra affinch, cos come fece il Vostro predecessore di santa memoria, papa Niccol IV, che concesse diciotto anni dindulgenza e diciotto quarantene120 a tutti coloro che avessero prestato il loro aiuto per la costruzione della cattedrale di Orvieto fino al completamento dei lavori, voglia concedere anche a coloro che aiuteranno a portare a termine la ricostruzione della cattedrale napoletana unanaloga indulgenza fino al completamento dei lavori stessi o, comunque, lindulgenza che Vostra Santit riterr pi opportuna121.

Clemente VI, con fiat dato ad Avignone il 10 maggio del 1343, limit per lindulgenza concessa a un solo anno e una sola quarantena. Dalla supplica quindi possibile ricavare che lentit dei danni
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Periodo di quaranta giorni. Significat S. V. Iohannes, archiep. Neapolitanus, quod eccl. Neapolitana, que in eminentibus et amplis edificiis opere nimium sumptuoso constructa erat, et in altitudine ac latitudine maxima pro magna parte die primo mensis aprilis proxime preteriti subito corruit et residuum est ruine expositum nisi ei celeriter de columpnis et aliis oportunis sustentaculis succurratur, quod contigisse, dicitur, pro eo quod ab inicio posita fuit supra debile fundamentum et etiam propter molliciem lapidum illarum partium, qui infra pilaria, propter magnam gravedinem et ipsorum molliciem, corrosi inter se et quasi redacti in pulverem sunt reperti, et licet idem archiep. ipsam eccl., que iam ter a non longo tempore citra corruisse dicitur, taliter reparare proponat, quod sit opus perpetuo duraturum, et super hoc laboribus et expensis parcere non intendat, quia tamen ad tam grande tamque sumptuosum opus sue non suppetunt facultates, humiliter supplicat, quatenus, more pie me. d. Nicolai pp. IIII, predecessoris vestri, qui omnibus fabrice eccl. Urbevetane manus porrigentibus adiutrices decem et octo annos et decem et octo quadragenas, usque ad ipsius eccl. consummationem, de indulgentiis concessit, porrigentibus manus adiutrices operi eiusdem Neapolitane eccl., usque ad consummationem ipsius, similem indulgentiam, vel prout V. S. placuerit, dignemini misericorditer elargiri, in Regesta Chartarum Italiae. Le suppliche di Clemente VI, a cura di T. Gasparrini Leporace, Roma, Istituto Storico Italiano per il Medio Evo, 1948, vol. I, p. 227, doc. n. 535; per lesame del documento, cfr. M. GAGLIONE, Crolli e ricostruzioni, cit., pp. 55-72.

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Mario Gaglione, La cattedrale e la citt conseguenti al crollo era tale da rendere necessari interventi di riparazione, ovvero di ricostruzione, particolarmente dispendiosi, cui lo stesso arcivescovo avrebbe inteso provvedere direttamente e senza risparmio (super hoc laboribus et expensis parcere non intendat), ma poich le sue risorse non erano sufficienti (non suppetunt facultates), e al fine di incoraggiare la contribuzione dei napoletani, lOrsini ritenne opportuno chiedere la concessione dellindulgenza di diciotto anni e diciotto quarantene che era stata gi rilasciata da Niccol IV a beneficio di chi avesse prestato aiuto per la costruzione della cattedrale di Orvieto122. Di un eventuale intervento finanziario reale per la ricostruzione della cattedrale napoletana in questoccasione non sussistono invece notizie, cos come, in realt, neanche del successo poi concretamente riscosso dal provvedimento di papa Clemente. Altri gravi guasti furono arrecati alledificio dal terremoto che il 10 settembre del 1349 colp lItalia centro-meridionale e soprattutto
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Questa particolare concessione non tuttavia menzionata negli Statuti e regesti dellOpera di Santa Maria di Orvieto raccolti e pubblicati nel sesto centenario dalla fondazione del Duomo da Luigi Fumi, a cura dellAccademia storico-giuridica di Roma, Roma, Tipografia Vaticana, 1891. Mentre, infatti, negli Statuti del 1421 si accenna ad una indulgenza generale concessa da papa Niccol IV (ecclesiam...quam recolende memorie quondam S. P. et D. Nicolaus P. P. iiij cum sua Curia illis temporibus apud dictam Urbevetanam civitatem degens suis manibus ipse fundavit, et generalem omnium peccatorum veniam indulxit cunctis fidelibus et devotis dictam Ecclesiam visitantibus et pro eius Fabrica manus porrigentibus adiutrices, in Statuti e regesti, cit., p. 5), il 21 agosto del 1292 papa Niccol, con bolla indirizzata alluniversitas urbevetana, rilasci una indulgenza di un anno ed una quarantena a chi avesse prestato il suo aiuto per la fabbrica delledificio (Statuti e regesti, cit., pp. 89-90, doc. VII). In precedenza, il 13 dicembre 1289, lo stesso pontefice aveva concesso lindulgenza sempre di un anno ed una quarantena a chi avesse visitato in certe festivit (Nativit, Purificazione, Annunciazione ed Assunzione della Vergine) la chiesa di S. Maria e la cappella di S. Costanzo (Statuti e regesti, cit., pp. 85-86, doc. IV); quanto alle concessioni di indulgenze ad opera dei suoi successori, cfr. Statuti e regesti, cit., pp. 90-91, doc. VIII (7 agosto 1296, Bonifacio VIII con bolla indirizzata sempre alluniversitas concede indulgenza di un anno ed una quarantena a chi presti il suo aiuto alla costruzione); p. 91, doc. IX (3 novembre 1297, Bonifacio VIII con bolla indirizzata sempre alluniversitas, su richiesta [expositio] del vescovo e del capitolo, poich ad consumationem dicti operis non suppetant facultates concede indulgenza di cento giorni a chi presti il suo aiuto per la costruzione); p. 91, doc. IX (bis) (3 novembre 1297, Bonifacio VIII concede lindulgenza di due anni e due quarantene a chi visiti la chiesa e a chi presti il suo aiuto per la costruzione); p. 92, doc. X (25 marzo 1327, Giovanni cardinale diacono di S. Teodoro, legato pontificio, concede centoquaranta giorni dindulgenza a chi presti aiuto per la costruzione); pp. 92-93, doc. XI (13 febbraio 1344, Clemente VI concede indulgenze diverse, tra i quaranta e i cento giorni, a chi visiti il duomo in occasione della festa del Corpus Domini e successiva ottava); pp. 93-94, doc. XII (1 aprile 1349, il cardinale Annibaldo, vescovo di Frascati, legato pontificio in procinto di recarsi nel Regno di Sicilia, rivolgendosi alluniversitas, sempre per ottenere subsidia ad fabricam, concede unindulgenza di cento giorni); p. 95, doc. XIII (24 gennaio 1377, Gregorio XI estende a chi visiti il duomo di Orvieto nel giorno del Corpus Domini o ne aiuti la fabbrica le stesse indulgenze stabilite dai Pontefici suoi predecessori a favore di chi visitava la basilica di S. Pietro nella festivit dellapostolo). Pi in generale, sul ruolo di Niccol IV quale principale promotore della costruzione: L. RICCETTI, Le origini dellOpera, Lorenzo Maitani e larchitettura del Duomo di Orvieto. In margine al disagio di una storiografia in A. V., Opera. Carattere e ruolo delle fabbriche cittadine fino allinizio dellet moderna. Atti della tavola rotonda di Villa I Tattidel 3 aprile 1991, a cura di M. Haines e L. Riccetti, Firenze, Leo Olschki, 1996, pp. 157-256.

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Mario Gaglione, La cattedrale e la citt Roma, ove, tra laltro, furono danneggiate le basiliche di S. Paolo e di S. Giovanni in Laterano, come ricorda Francesco Petrarca123. A Napoli, secondo Matteo Villani, rovinarono al suolo il campanile e la facciata della chiesa cattedrale124. Il referto del Cronista fiorentino sembrerebbe attestare in questoccasione danni pi contenuti di quelli derivanti dal crollo del 1343, ma, in realt, molto probabile che al momento del sisma la cattedrale in precedenza crollata non fosse stata ancora integralmente ricostruita. Gli arcivescovi che ressero la Chiesa napoletana negli anni successivi si trovarono dunque ad affrontare anche il problema delle riparazioni, e, certamente, ancora nel 1360 i lavori non erano ancora conclusi, come confermano le lettere di papa Innocenzo VI, del 25 giugno di quellanno, concernenti la concessione dindulgenze a beneficio di tutti coloro che avessero prestato il loro aiuto per la ristrutturazione delledificio, e a vantaggio dei fedeli che avessero assistito alla celebrazione delle feste maggiori nella stessa cattedrale125. La concessione di queste stesse indulgenze fu molto probabilmente richiesta dellarcivescovo Bertrand de Maisonnais (de 126 Meyshonesio) , che era stato nominato il 4 giugno 1354, e che mor
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Ecce, quod adhuc forsan ignoras, Roma ipsa insolito tremore concussa est tam graviter ut ab eadem urbe condita, supra duo annorum milia, tale ibi nichil acciderit. Cecidit edificiorum veterum neglecta civibus stupenda peregrinis moles; turris illa toto orbe unica que Comitis dicebatur, ingentibus rimis laxata dissiluit et nunc velut trunca caput, superbi verticis honorem, solo effusum despicit; denique ut ire celestis argumenta non desint, multorum species templorum, atque in primis Paulo Apostolo dicate edis bona pars humi collapsa et Lateranensis ecclesie deiectus apex, Iubilei ardorem gelido horrore contristant; cum Petro mitius est actum (Fam. XI, 7), in Francisci Petrarcae, de rebus familiaribus et variae, a cura di G. Fracassetti, Firenze, Le Monnier, 1862, vol. II, p. 122. 124 In questo anno, a di 10 di settembre, si cominciarono in Italia tremuoti disusati e maravigliosi, i quali in molte parti del mondo durarono pi di Nella citt di Napoli [il tremuoto] fece cadere il campanile, e la faccia della chiesa del vescovado e di santo Giovanni maggiore, e in assai altre parti della citt fece grandi rovine, con poco danno degli uomini, cos la Cronica di Matteo Villani a miglior lezione ridotta coll aiuto de testi a penna con appendici storico geografiche compilate da Francesco Gherardi Dragomanni, Firenze, Sansone Coen Tipografo-Editore, 1846, vol. I, cap. XLV, pp. 53-54. Anche lAnonimo romano nella sua Cronaca aveva dedicato allevento lintero capitolo XXII, Dello terratriemulo lo quale fu in Italia, che per andato perduto. Per ulteriori riferimenti, con riguardo anche alla diversa datazione al 1 anzich al 10 di settembre, cfr. F. PAPENCORDT, Cola di Rienzo ed il suo tempo, Torino, Giuseppe Pomba e comp. editori, 1844, p. 252, nota 1. Altre fonti riferiscono che il terremoto si verific invece allalba del 9 settembre, e cfr. M. BARATTA, I terremoti d Italia, Milano, Bocca, 1901, pp. 51 ss. 125 . G. LONARD, Histoire de Jeanne I.re: reine de Naples, comtesse de Provence (1343-1382), Monaco-Paris, Imprimerie de Monaco, 1932-1936, vol. III, p. 394, nota 1, che cita dal Reg. Aven. Innocentii VI, t. 24, ff. 560 e 562. 126 In genere, il cognome viene indicato come de Meissenier o Meissonnier, ma, in realt, si tratta di de Maissonais, da una villaggio del Limousin, e cfr. J. NADAUD, Nobiliaire du diocse et de la gnralit de Limoges, Limoges, V. H. Ducourtieux-Chapoulaud frres, 1863-1882, vol. IV, p. 296; A. LECLER, Monographie du Canton de Saint-Mathieu, in Bulletin de la Socit Archologique et Historique du Limousin, 31, 1883, pp. 38-39; E. NGRE, Toponymie gnrale de la France, Genve, Librairie Droz, 1998, vol. III, p. 1415. Per un breve profilo biografico di

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Mario Gaglione, La cattedrale e la citt il 30 ottobre del 1362. Larcivescovo Bertrand cerc verosimilmente di provvedere alla ristrutturazione delledificio anzitutto impiegando le proprie risorse, e infine, come documentano le lettere del suo
questarcivescovo, cfr. H. BRESC, La correspondance, cit., p. 12, nota 1; B. CHIOCCARELLI, Antistitum, cit., pp. 231-232. Da una lettera precedente il 3 settembre del 1363 inviata dal collettore della Camera apostolica Gualferio, abate di S. Severino maggiore in Napoli, al Camerario papale Arnaud Aubert (in H. BRESC, La correspondance, cit., pp. 59-67, doc. n. 22), si ricava anzitutto che larcivescovo Bertrand aveva ottenuto da papa Innocenzo VI la speciale autorizzazione a fare testamento, e aveva nominato esecutori con il compito di pagare i suoi debiti personali e di eseguire i legati, i canonici della cattedrale napoletana Bartolomeo Prignano, poi arcivescovo di Acerenza e dottore in decretali, Gagliardo de Siuracho, Giovanni de Pardella che era il segretario di Bertrand, e Pandolo de Surponto, nonch, come principale esecutrice, la stessa sovrana, Giovanna I, la quale aveva delegato in sua vece il giudice Vittore de Dura, segretario reginale. Gli atti compiuti dagli esecutori dopo la morte dellarcivescovo furono per ben presto oggetto di severe censure per la lesione dei diritti della Camera apostolica. Anzitutto, non si riuscivano a trovare i beni mobili del defunto e, daltra parte, gli esecutori si erano preoccupati di redigere adeguatamente linventario delle attivit relitte solo molto tempo dopo la morte dellarcivescovo, indicando peraltro le sole rendite della mensa arcivescovile e dei funerali, senzalcuna menzione dei cospicui beni mobili dispersi, inoltre, il collettore apostolico aveva intimato la consegna dei beni spettanti alla Camera solo il 26 maggio del 1363, sicch, nel frattempo, come osservava amaramente il nuovo arcivescovo, et interim alii non dormierunt, anzi, ben svegli, si erano preoccupati di involare tutto il possibile (in H. BRESC, La correspondance, cit., doc. n. 4, pp. 11-12, lettera di Pierre Ameilh, del 5 giugno 1363, al Camerario papale Arnaud Aubert; doc. n. 5, pp. 13-14, altra lettera di stessa data e tenore indirizzata a Gaucelme de Daux, tesoriere di papa Urbano V). Gli esecutori, poi, avevano rifiutato di attribuire alla Camera apostolica 44 once e mezza ricavate dai diritti de funeralibus sostenendo che tale somma era stata destinata al pagamento dei debiti indicati dallarcivescovo nel suo testamento e dei legati a favore di famigliari e servitori (per inciso, da una lettera del 3 settembre 1363, in H. BRESC, La correspondance, cit., doc. 41, pp. 88 ss., in part. p. 91, emerge che dai mortorii si ricavavano 200 fiorini annui). Avevano inoltre trattenuto libri, ornamenti ecclesiastici, danaro, oggetti preziosi (jocalia) e vasi dargento, depositandoli presso la certosa di S. Martino, nonostante che, il 2 aprile dello stesso anno, fosse stato reso noto e pubblicato un provvedimento di papa Urbano V che autorizzava il collettore a richiedere ed a ricercare i beni del defunto per la loro attribuzione alla Camera apostolica. Perci labate Gualferio intim agli stessi esecutori, con lesclusione per della Regina e del suo delegato per ovvie ragioni di riguardo nei confronti della prima, di restituire tutto quanto sopra indicato, ma costoro si appellarono adducendo di aver agito conformemente ad un privilegio concesso da papa Innocenzo VI. Alla fine, comunque, furono costretti alla restituzione di tutti i beni contenuti in coffris et maletis tra i quali anche 137 once dargento; gli stessi beni contenuti in coffris et maletis, e cio in bauli (cofferum, coffrum da intendersi come cista, archa, secondo C. DE FRESNE DU CANGE, Glossarium ad scriptores mediae et infimae latinitatis, Francofurti ad Moenum, ex officina Zunneriana apud Johannem Adamum Jungium, 1710, coll. 1148-1149) e, probabilmente, in borse, poi, vennero depositati presso il mercante Andrea de Riccardi e i suoi soci (cfr. H. BRESC, La correspondance, cit., doc. n. 22, pp. 63-64). Larcivescovo Ameilh, in particolare, scrivendo a Gaucelme de Daux, il 3 settembre 1363, in ordine alla distrazione dei beni ad opera degli esecutori, osservava: [Ecclesia Neapolitana] que est omnino ruinata et que fuit totaliter depredata in duabus preteritis vacationibus non quidam per Cameras, sed per quasdam malas personas, quia uterque predecessor meus tempore mortis [i. e. pestis] morabantur extra ecclesiam et portaverant omnia secum, lamentando le difficolt incontrate per le sue spese quotidiane, perch non aveva ricevuto n la sesta n la quarta parte dei beni relitti del suo predecessore, e aveva invece consegnato ai collettori apostolici quanto rimaneva, (e cio alcuni documenti, lectisterniis e minutis utensilibus, mentre erano scomparsi i libri ecclesiastici, gli ornamenti e il vino), e anche tutto quanto era stato sottratto e poi recuperato. Lamentava, infine, di non disporre di utensili se non quelli che aveva portato con s dalla Francia, oltre a qualche arnese per la cucina, e chiedeva perci un prestito di 1.000 fiorini, su somme che il collettore pontificio doveva pagare, prestito che larcivescovo contava di restituire al momento della vendita del vino greco, cfr. H. BRESC, La correspondance, cit., p. 91, doc. n. 41.

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Mario Gaglione, La cattedrale e la citt successore, larcivescovo Pierre Ameilh127, stabil nel suo testamento un legato di 340 botti di vino greco acetoso e avariato128, destinando il ricavato della sua vendita a beneficio della fabbrica della cattedrale, definita nellatto integralmente rovinata al suolo per effetto del terremoto129. Questa disposizione, per, non pot essere utilmente eseguita. Poco dopo la morte dellarcivescovo Bertrand, infatti, il capitolo cattedrale, senza attendere larrivo del successore, vendette il vino greco acetoso oggetto del legato a Giovanni Zurlo e Marino Caracciolo, nobili cavalieri del seggio di Capuana, ricevendone, sembra, denaro da impiegare appunto per le riparazioni della cattedrale130. A seguito di uningiunzione dellarcivescovo Ameilh comminante la scomunica, i due nobili napoletani ammisero di avere acquistato dal capitolo cattedrale il vino per il prezzo convenuto di 100 once, e di conservarne ancora 311 botti, ma di non essere in grado di provare adeguatamente lavvenuto pagamento. Larcivescovo Ameilh dispose dunque la vendita del vino rimanente, del valore di circa 300 fiorini131. Da parte loro, lo Zurlo e il Caracciolo lamentarono di aver acquistato il vino esclusivamente animati dalla devozione religiosa e non a fini speculativi, poich, infatti, non erano mercanti132, mentre i nobili di Capuana e di altri seggi cittadini, oltre che i chierici, lamentarono che i provvedimenti adottati dal nuovo
Per un profilo biografico di questarcivescovo eletto il 9 gennaio del 1363, e rimasto in carica fino al 1365: D. AMBRASI, Tre arcivescovi napoletani di nazionalit francese. Ayglier, Pierre Amiel, e Guillaume de Guasconi, in Campania sacra I, 1970, pp. 10-15, docc. nn. 1-2, pp. 2228; H. BRESC, La correspondance, cit., pp. XXX-LXXII. 128 Il vino greco divenuto poi aceto risaliva alla vendemmia del 1360, e cfr. le due lettere del 23 aprile 1364, pubblicate da H. BRESC, La correspondance, cit., pp. 218-219, doc. n. 105; pp. 221222, doc. n. 107. 129 Trecentas et quadraginta vegetes de greco acetoso et corrupto pro fabrica majoris ecclesie Neapolis que passa fuit totalem ruinam tempore terremotus, in H. BRESC, La correspondance, cit., doc. n. 22, p. 65, lettera scritta prima del 3 settembre 1363. 130 H. BRESC, La correspondance, cit., doc. n. 22, p. 65: Certam pecuniam ab eisdem militibus pro reparatione dicte ecclesie receperunt, ut dicebatur. 131 Di conseguenza, era necessario incaricare una persona di provate capacit perch si occupasse della vendita stessa, ma limpresa non era affatto agevole perch molte navi avevano gi lasciato il porto di Napoli cariche di vino, n vi erano al momento compratori di aceto, che, in genere, veniva utilizzato misto allacqua proprio sulle navi per il consumo: Regulariter in navibus ponitur acetum in aliqua quantitate pro potu aqua mixtum: H. BRESC, La correspondance, cit., doc. n. 22, p. 65. Occorreva conseguentemente provvedere anche alla custodia delle botti fino appunto alla vendita o ad altra decisione, svuotando i cellaria, ovvero i magazzini presi in affitto per il deposito delle botti, proprio per fare spazio al nuovo vino greco frutto della vendemmia appena conclusa. 132 H. BRESC, La correspondance, cit., doc. n. 22, p. 66: Dicti milites fecerunt dictam emptionem jam dicti greci in favorem capituli et dicte fabrice predicte ecclesie Neapolis cui afficiuntur quia non sunt mercatores nec consueverunt mercari et multi sunt murmurantes contra me [Golferius], specialiter clerici et nobiles dicte platee et regionis Capuane et aliarum platearum circumstantium dicte ecclesie Neapolitane de reservatione facta quo ad fabricam et reparationem ipsius ecclesie cujus ruynam et defectum dicunt dominum nostrum quando fuit in partibus istis oculata fide vidisse, que reservatio dictam reparationem seu fabricam videtur impedire.
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Mario Gaglione, La cattedrale e la citt arcivescovo ritardavano le riparazioni della cattedrale. Il vino acetoso legato dallarcivescovo Bertrand, tuttavia, non era stato ancora venduto nel 1364, dopo quasi quattro anni dalla vendemmia, e, probabilmente, non fu venduto mai133. Le lettere dellAmeilh conservate in un registro dellArchivio Vaticano134, daltra parte, confermano che il vino greco costituiva allora la principale entrata della Chiesa napoletana135, e che al buon esito della sua vendita era legato soprattutto il pagamento degli oneri gravanti sullarcivescovo quali il servitium136, le procurationes 137
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Si vedano ancora le due lettere del 23 aprile 1364, pubblicate da H. BRESC, La correspondance, cit., pp. 218-219, doc. n. 105; pp. 221-222, doc. n. 107. Peraltro gli esecutori testamentari dellarcivescovo Bertrand avevano venduto anche il vino greco nuovo, quello cio della vendemmia del 1362, che si raccoglieva in occasione della festa di Ognissanti, sicch larcivescovo Ameilh ne trov solo una botte e due carretellos, e cio due barili o botti piccole, e si lament perci di esser stato costretto a vivere elemosinando: Oportuit me vivere mendicando, e si veda H. BRESC, La correspondance, cit., p. 673, doc. n. 450 (s. d.), ed anche p. 222, doc. n. 107, lettera del 23 aprile 1364, nella quale lAmeilh dichiar: Vere pauperus sum. 134 Registro dal titolo di Copie litterarum missarum per dominum domino nostro pape, cardinalibus et aliis , conservato presso lArchivio Segreto Vaticano, armadio VIII, vol. 9, opportunamente pubblicato, come si detto, da Henri Bresc. 135 Cum Ecclesie Neapolitane reditus quasi omnes consistant in vindemiis, dalla lettera dellarcivescovo Ameilh del 12 novembre del 1365 indirizzata al papa, in H. BRESC, La correspondance, cit., doc. n. 291, pp. 459 ss., in part. p. 460; e gi in una lettera del 2 novembre 1363: fructus istius Ecclesie quasi totaliter sunt in greco, in questa stessa missiva larcivescovo ci informa del fatto che la Chiesa napoletana conseguiva in media 1.000 caude di vino, bench appunto nel 1363 se ne fossero ricavate solo 680, in H. BRESC, La correspondance, cit., pp. 118120, doc. n. 53, in part. p. 119; la cauda, quauda o queue era una misura vinaria e annonaria francese di valore variabile, ad esempio a Parigi equivaleva a litri 402-419 ca., in altre regioni della Francia a 365-410 litri ca., e cfr. H. DOURSTHER, Dictionnaire universel des poids et mesures anciens et modernes, Bruxelles, M. Hayez Imprimeur de lAcadmie Royale, 1840, p. 456, alla Chiesa napoletana sarebbero dunque spettati circa 400.000 litri di vino greco lanno; ad ogni modo, il vino greco della stessa Chiesa si vendeva in media per 6.000 fiorini complessivi ma la cultura vineraum costava 3.000 fiorini, come risulta dalla lettera del 20 agosto 1363 a Gui de Boulogne e Robert de Geneve, in H. BRESC, La correspondance, cit., doc. n. 21, pp. 58-59; dalla lettera del 6 novembre 1363 indirizzata ancora al cardinale Gui de Boulogne emerge che, in genere, si vendemmiava ancora fino ai primi giorni di novembre, che il vino si vendeva in parte a fine vendemmia e in parte a marzo, e che con il ricavato della prima vendita si pagavano le spese della stessa vendemmia, nonch quelle per il fitto dei contenitori e i compensi dei coloni (partionarii) per complessivi 2.000 fiorini, senza contare le somme da anticipare agli stessi coloni per la preparazione delle vigne alla vendemmia dellanno seguente, e cfr. H. BRESC, La correspondance, cit., doc. n. 49, pp. 106 ss., in part. p. 108. Per inciso, proprio in considerazione della lunga vendemmia napoletana, papa Clemente IV, il 5 gennaio 1267, autorizz la celebrazione della festa di S. Gennaro non pi il 19 settembre, ma l8 maggio: quod 13 kal. Octobris quo solet huius festi sollemnitas celebrari, singuli vindemiarum occupati laboribus ab ecclesiarum visitationibus necessario retrahantur, e per il testo del provvedimento, cfr. L. LORETO, Memorie storiche dei vescovi ed arcivescovi della Santa Chiesa Napolitana, Napoli, Dalla tipografia arcivescovile dei fratelli de Bonis, 1839, pp. 99-100 ss. Tra gli altri redditi della Chiesa napoletana in questo periodo, in un frammento di registrazioni di esito e introito del 1364, in H. BRESC, La correspondance, cit., doc. n. 468, p. 723, annotato solo lintroito di 49 tomola di grano ed orzo ricavati in quattro terreni di propriet, inoltre noto un inventario del vasellame dargento redatto nel 1365, in H. BRESC, La correspondance, cit., doc. n. 474, pp. 728-731. 136 Si tratta del servitium commune, il tributo dovuto dai prelati e dagli ufficiali di curia alla Camera pontificia in occasione della loro nomina, conferma o trasferimento, e corrispondente, in genere, ad un terzo dellintroito, per il primo anno di carica, dellarcidiocesi, diocesi, abbazia o

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Mario Gaglione, La cattedrale e la citt e la decima pontificia138, e, ovviamente, anche il finanziamento dei lavori di ricostruzione della cattedrale. Il greco napoletano era particolarmente apprezzato, e, comunque, giudicato anche migliore del pur rinomato vino del Beaune139, e veniva esportato a Genova, in

ufficio ricoperto, e distinto dai servitia minuta o diritti di cancelleria, Kanzleigebhren, dovuti per la redazione dei relativi atti, e cfr. A. GOTTLOB, Die Servitientaxe im 13. jahrhundert: Eine Studie zur Geschichte des Ppstlichen Gebhrenwesens, Stuttgart, Verlag von Ferdinand Enke, 1903, pp. 13 ss.; pp. 103 ss.; pp. 111 ss.; e per le varie lettere dellAmeilh relative alla difficolt economiche incontrate nel pagamento del servitium e di prestiti ricevuti, cfr. H. BRESC, La correspondance, cit., doc. n. 43, pp. 93 ss., in part. pp. 94 e 96, lettera del 21 settembre 1363; doc. n. 47, pp. 102 ss., in part. p. 103, lettera del 30 ottobre 1363, ad Anglic de Grimoard, vescovo di Avignone; doc. n. 49, pp. 106 ss., in part. p. 108, lettera del 6 novembre 1363 al cardinale Gui de Boulogne; doc. n. 53, pp. 118 ss., in part. p. 119, lettera del 2 novembre 1363; doc. n. 75, pp. 157 ss., in part. p. 157, lettera del 16 gennaio 1364; doc. n. 108, pp. 222 ss., in part. p. 223, lettera del 23 aprile 1364 a Geoffroy Sapientis e Jean Berno; doc. n. 194, pp. 336-337, lettera del 18 settembre 1364; doc. n. 215, pp. 362 ss. lettera del 26 gennaio 1365 al cardinale Guillaume dAigrefueille; doc. n. 216, p. 364, lettera del 25 gennaio del 1365; doc. n. 235, pp. 391-392, lettera del 10 marzo 1365. 137 Cfr. H. BRESC, La correspondance, cit., doc. n. 252, pp. 414 ss., lettera del 6 giugno 1365, con la quale lAmeilh dichiarava di non poter pagare entro il 1 luglio la procuratio annua, e cio il contributo dovuto a titolo di concorso nelle spese del legato apostolico nel Regno, il cardinale Gil Alvarez Carrillo de Albornoz (1310-1367); nonch ibidem, doc. n. 253, pp. 416-417, lettera del 6 giugno 1365; doc. n. 255, pp. 418-419, lettera dell8 giugno 1365; doc. n. 262, p. 425, lettera del 13 luglio 1365. 138 Si veda, con riguardo alla decima triennale, la lettera del 19 settembre 1365, in H. BRESC, La correspondance, cit., doc. n. 275, pp. 439-441, in part. p. 440, dalla quale risulta che tutti i prelati del Regno erano stati invitati dal cardinale de Albornoz a versare un caritativum subsidium, ma anche che gli stessi erano finanziariamente impotentes come ben sapevano i collettori della decima triennale; lAmeilh osservava: circa decimarum recollectionem et procurationem legatorum et aliorum onerum communium solvendorum per clerum che, poich negli antichi registri dei collettori era indicato solo che lo specifico vescovo o arcivescovo pro se et clero civitatis et diocesis sue solvit tantum, senza la precisazione dei singoli benefici tassati salvo che per quelli collegiati ed esenti, i prelati procedevano allesazione ad arbitrium voluntatis, e costringevano anche i sacerdoti sprovvisti di benefici a corrispondere la decima pro scola, e, cio, sui proventi delle celebrazioni liturgiche. Quanto specificamente allesazione della decima nella diocesi di Napoli, da una lettera del gennaio 1364 al papa si apprende che la decima pontificia era stata fissata nellammontare di fiorini 600 per larcivescovo di Napoli, ma lAmeilh lamentava che il suo reddito annuale, base imponibile della stessa decima, non raggiungeva affatto i 6.000 fiorini, e che, inoltre, in applicazione delle extravagantes di papa Giovanni XXII, da tale reddito doveva comunque essere dedotta la quota della met pro oneribus, inoltre larcivescovo chiedeva la perequazione con gli altri ecclesiastici della diocesi, che, invece della decima parte dei redditi, corrispondevano solo la sessantesima parte delle loro rendite, in H. BRESC, La correspondance, cit., doc. n. 71, pp. 152-153; ancora sullimpossibilit di esigere la decima annuale, ibidem, doc. n. 259, pp. 422 ss. 139 Grecum anno isto habui parum valde: non potui atingere ad VII.c botas; mitto autem S. V. quasi primitias eo quod bene et munde factum est et spero quod erit bonum et in suo genere melius quam Belna preterito anno missa S. V. per gentes meas, da una lettera a papa Urbano V, in H. BRESC, La correspondance, cit., doc. n. 56, p. 127, s.d. s.l., ma riportato sotto lanno 1363. Nella lettera del 30 ottobre 1363 indirizzata ad Anglic de Grimoard, lAmeilh dichiarava di non poter pagare il servitium n per il giorno di Ognissanti n per marzo 1364, mese in cui avrebbe dovuto ricevere il prezzo del vino greco venduto, e richiedeva perci una dilazione fino a Pasqua, avendo appreso che il suo vino de Beaune dellanno precedente non aveva alcun valore, perci inviava alla Curia Avignonese il suo migliore greco, ricavato in quantit inferiore al consueto, sperando di potere in seguito inviarne altro, in H. BRESC, La correspondance, cit., doc. n. 47, pp. 102 ss., in part. p. 103.

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Mario Gaglione, La cattedrale e la citt Fiandra e in Grecia140, oltre ad essere regolarmente inviato alla Curia pontificia in Avignone141. Accanto allimpegno finanziario degli arcivescovi nella ricostruzione non manc per lintervento reale. Con ogni probabilit, infatti, proprio per provvedere ai lavori di costruzione, Giovanna I (1343-1382), succeduta a re Roberto dAngi, gi durante larcivescovato di Bertrand de Maisonnais, e a beneficio di questultimo, riconferm la corresponsione delle decime sugli introiti doganali della citt di Napoli. Il 6 ottobre del 1363, infatti, la sovrana dispose il pagamento delle decime allarcivescovo Pierre Ameilh, dichiarando appunto di confermare quanto gi concesso al suo predecessore larcivescovo Bertrand, richiamando espressamente la gi esaminata convenzione intercorsa tra re Carlo II e larcivescovo Filippo Minutolo, e destinando le somme dovute in eccesso rispetto al consueto ancora una volta alla (ri)costruzione della cattedrale e, terminati i lavori, alla dotazione delle cappelle destinate al culto memoriale: pro animabus dominorum Abavi, Proavi et Avi nostrorum, Regum Ierusalem et Siciliae, per le anime, cio, di Carlo I, abavus, quartus pater, trisavolo della sovrana appunto, Carlo II, proavus, bisnonno, e Roberto, avus, nonno142. Le
Un mercante dimorante a Napoli riconobbe infatti un suo debito nei confronti del defunto arcivescovo Bertrand per aver in precedenza acquistato vino della Chiesa napoletana per complessive 38 once, tar 4 e grani 15, nonch il debito di 134 fiorini per una certa quantit di vino greco missi apud Brujas in Flandria, di fiorini 63 per il vino greco inviato a Genova, e per il vino greco acetoso mandato in Romanie partibus, da una lettera databile a prima del 3 settembre 1363, in H. BRESC, La correspondance, cit., doc. n. 22, p. 66. Pi in generale, sul commercio del vino nel Mezzogiorno medievale, cfr. G. VITOLO, Produzione e commercio del vino nel Mezzogiorno medievale, in Rassegna storica salernitana, 10, 1988, pp. 65-75. 141 Oltre ai documenti gi citati supra alla precedente nota 139, cfr. una lettera del 18 gennaio 1364, ove si accenna ad una galea di Marsiglia giunta a Napoli che avrebbe dovuto trasportare il vino greco ad Avignone, ma che invece prefer far carico di passeggeri, in H. BRESC, La correspondance, cit., doc. n. 78, p. 161 ss.; in una lettera del 10 aprile 1364 al vescovo di Catania, larcivescovo Pierre denunci che nei giorni precedenti una barca diretta ad Avignone era stata assalita e depredata del carico di 53 botti di vino di propriet dello stesso arcivescovo, ad opera di due imbarcazioni di Trapani che avevano poi portato il carico nellisola, e chiese pertanto al vescovo di Catania di operare per fargli avere almeno un risarcimento in danaro, in H. BRESC, La correspondance, cit., doc. n. 100, p. 209; e simili ibidem, doc. n. 107, pp. 221 ss. lettera del 23 aprile 1364; doc. n. 144, p. 271, lettera del 12 luglio 1364; doc. n. 144, p. 271, lettera del 12 luglio 1364; doc. n. 227, pp. 378-380, lettera del 25 gennaio 1365. Con una lettera del 22 ottobre 1364, lAmeilh ringrazi Roberto di Ginevra (1342-1394), allora vescovo di Throuanne, per la vendita del vino greco da lui curata, senza specificare su quale piazza, e cfr. H. BRESC, La correspondance, cit., doc. n. 203, pp. 348 ss. 142 Huic Petro Archiepiscopo Regina Ioanna exolvi precipit decimas ecclesiae Neapolitanae debitas et solvi consuetasconfirmans litteras ac privilegium ab eadem regina super hoc indultum quondam Reverendo Patri Berterando Neapolitano Archiepiscopo eius praedecessori expresse repetitis pactis et conventionibus inter Regem Carolum secundum, eius abavum, et ecclesiam Neapolitanam eiusque olim Archiepiscopumet totum illud quod ultra consuetum hactenus ante ordinationem proavitam regiam in quodam eius privilegio dicte Neapolitanae Ecclesiae indulto forsitan persolvetur pro decima praedicta converti debeat in opificio constructionis dictae maioris ecclesiae usque ad debitam perfectionem illius post autem opificii
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Mario Gaglione, La cattedrale e la citt numerose lettere dellarcivescovo Pierre a questo riguardo confermano per non solo le difficolt incontrate dal prelato nellottenimento della conferma della concessione delle decime, ma anche quelle occorse nella successiva esecuzione del provvedimento stesso, e le continue suppliche, e richieste di raccomandazione per i pagamenti rivolte dal presule ai cardinali e al pontefice143. Ad ogni
complementum converteretur pro celebrandis divinis officiis pro animabus dominorum eius abavi, proavi, et avi Siciliae Regnum, in quibusdam cappellis provisis seu factis in dicta ecclesia, e cfr. B. CHIOCCARELLI, Antistitum, cit., pp. 232-233, che cita il testo delle lettere reginali da una copia del 31 gennaio 1364: de quibus quidem reginalibus litteris, publicum documentum ac exemplar fuit celebratum in archiepiscopali eius palatio, Petro archiepiscopo petente, publici tabellionis manu, die ultimo Ianuarii 1364 ind. 2, quod in Regiae Siclae archivo asservatur arca G, fasc. 71. Il ms. Chiese antiche di Napoli, ff. 288v e 289v, precisa anche, che su richiesta dellarcivescovo Pietro fu formato un: transumptum provisionis pro solutione decimarum... ad cautelam Simonis Cupiani de Neap. dicti Albatelli cabelloti quartatici, actum Neap. per notarium Cristoforum Campanile de Amalfia, anno 1364, arca C, mazzo 54, n. 3, e che Petrus archiepiscopus Neapolitanus recipit decimam cabellae panis Neap. a Nicolao Lacio de Neap. credenzerio dictae cabellae in anno II indictionis [1 settembre 1363-31 agosto 1364] dallarca K, mazzo 13, n. 30. Le cappelle reali, peraltro, erano state a quellepoca gi realizzate come confermano numerosi documenti concernenti i cappellani, e cfr. L. ENDERLEIN, Die Grablegen des Hauses Anjou in Unteritalien. Totenkult und Monumente 1266-1343, Worms am Rhein, Wernersche Verlagsgesellschaft, 1997, pp. 206-208. Si ha in particolare notizia di una provisio pro gagiis indirizzata ai cabelloti della buczaria a favore del presbitero Francesco Sorrentino, canonico cardinale della cattedrale, e cappellano della cappella reale del duomo, da pagarsi a valere sullintroito della cabella zabarellarum, membro della gabella della buczaria di Napoli; il gagium (compenso) ammontava a 3 once annue e fu portato a 6 once con provvedimento di Giovanna I del 9 maggio 1346, e cfr. ms. Chiese antiche di Napoli, cit., ff. 6v, 7v, 8, 16v, e C. MINIERI RICCIO, Studi storici fatti sopra 84 registri angioini dellArchivio di Stato di Napoli, Napoli, Tipografia di R. Rinaldi e G. Sellitto, 1876, p. 31. 143 Nella lettera del 24 giugno 1363, indirizzata ad Anglic de Grimoard, vescovo di Avignone, in H. BRESC, La correspondance, cit., doc. n. 9, p. 24, larcivescovo Pierre si lamentava del fatto che, nonostante la sovrana avesse confermato le decime al suo predecessore, egli era comunque costretto a munirsi di uno specifico mandato della stessa perch gli esattori non intendevano procedere spontaneamente al pagamento, e proprio per ottenere il mandato reginale richiedeva, infine, la raccomandazione del pontefice: Preterea cum predecessor meus recuperasset pro se et successoribus decimas regales super dohana, tantum ego et quilibet successorum habemus impetrare novum mandatum executorium ut levatores nobis respondeant de decima supradicta ad quod mandatum obtinendum prodessent michi necessarie littere recomendationis domini nostre pape, di analoghi contenuti unaltra lettera successiva al 29 giugno del 1363, allo stesso destinatario, in H. BRESC, La correspondance, cit., doc. n. 13, pp. 35-36; e la lettera della fine di luglio o inizi di agosto del 1363 a Urbano V, ove larcivescovo precisava amaramente di non aver ricevuto che parole al posto delle decime: quod etiam apparet in meo proprio facto duane in qua nondum habere potui nisi verba et tamen novit Altissimus in quanta sum egestate et quantis expensis extraordinariis gravor, in H. BRESC, La correspondance, cit., doc. n. 18, p. 55; altre analoghe missive ibidem, doc. n. 43, p. 98 (lettera del 21 settembre 1363); doc. n. 54, p. 122 (lettera del 6 novembre 1363). Le difficolt nel pagamento derivavano dal fatto che lintroito della dogana era stato gi tutto incassato e speso: Domina regina multum gratiose expedivit michi litteram super facto dohane decime pro isto anno inchoato de mense septembris et pro secuturis; dubito tamen quod non poterit habere effectum de magno tempore, quasi jam est quasi recepta expensa tota duhanna vel quasi, da una lettera degli ultimi mesi dellanno 1363 a papa Urbano V, in H. BRESC, La correspondance, cit., doc. n. 56, p. 126. Per ulteriori ritardi e problemi nel pagamento delle decime, cfr. la lettera del 23 aprile 1364 a Geoffroy Sapientis e Jean Berno, in H. BRESC, La correspondance, cit., doc. n. 108, pp. 222 ss.; nella lettera del 23 aprile 1364 indirizzata al cardinale Gui de Boulogne, lAmeilh accenna alle lettere reginali super decime Ecclesie mee, in esecuzione delle quali pot ottenere per solo 150 fiorini dei 700 che gli spettavano, ibidem, doc. n. 111, pp. 226 ss.; altre lamentele nel memoriale al vicario Marcus de

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Mario Gaglione, La cattedrale e la citt modo, probabile che a seguito dei gravi contrasti politici sopravvenuti con la sovrana e con il gran siniscalco Niccol Acciaiuoli lerogazione delle decime sia stata poi interrotta144. Larcivescovo Ameilh, comunque, in una lettera dellaprile del 1364145, precis che la fabbrica della cattedrale napoletana richiedeva ingenti risorse economiche, e, in unaltra missiva del luglio seguente indirizzata a papa Urbano V, osserv poi che i lavori della cattedrale continuavano seppure non speditamente a causa dellesiguit dei fondi raccolti, dichiarando per di confidare di poter nuovamente celebrare la messa nelledificio entro la fine dellanno. Proprio allo scopo di raccogliere fondi, con questa seconda missiva lAmeilh richiese al pontefice alcune concessioni, e, specificamente: lassoluzione di taluni scomunicati per ingiurie rivolte allarcivescovo Giovanni Orsini146, come gi era stato concesso al predecessore arcivescovo Bertrand; la conversione di un certo numero di voti di pellegrinaggio a S. Giacomo di Compostela (commutationes votorum Sancti Jacobi usque ad certum numerum); alcune dispense matrimoniali per matrimoni tra consanguinei entro il quarto grado (dispensationes super matrimoniis scienter in quarto gradu consanguineitatis contractis usque ad certum numerum); alcune assoluzioni da scomunica (absolutiones ab excommunicatione cum penitentie impositione)147.
Marcis, del 18 settembre 1364, ibidem, doc. n. 198, in part. pp. 341-343. Dalla gi citata lettera del 3 settembre 1363 a Gaucelme de Daux, tesoriere di Urbano V, risulta che larcivescovo stimava che la decima valesse circa 1.500 fiorini lanno, in H. BRESC, La correspondance, cit., doc. n. 41, p. 91. 144 Cfr. al riguardo M. GAGLIONE, Conver, cit., pp. 437 ss. Anche la vendita del vino greco della Chiesa napoletana fu ostacolata dal siniscalco reale Ligorio (Gurrello) Zurlo; in particolare, i mercanti non osavano comprare il vino dellarcivescovo, che gli avrebbe assicurato un incasso di 500-600 fiorini, perch lo Zurlo intendeva confiscarlo e venderlo con la motivazione ufficiale del finanziamento dei lavori di riparazione della citt di Napoli (pro reparatione civitatis Neapolitanae), in H. BRESC, La correspondance, cit., doc. n. 227, pp. 378-380, lettera del 25 gennaio 1365; lo Zurlo, poi, oltre a minacciare i mercanti perch non acquistassero il vino, intimidiva i marinai che avrebbero dovuto trasportarlo, in H. BRESC, La correspondance, cit., doc. n. 228, pp. 381, lettera del 25 gennaio 1365. 145 Lettera del 23 aprile 1364, ad Arnaud Aubert, camerario apostolico: Fabrice ecclesie Neapolis que multum indiget, in H. BRESC, La correspondance, cit., doc. n. 107, pp. 221 ss. 146 Si tratta probabilmente di alcuni membri della famiglia Minutolo, e, in particolare, di un Filippo detto Pallocta, di un Ursillus, e di Giovanni Fraynaldi Minutulus e di altri complici che, per motivi non meglio noti, aggredirono larcivescovo Giovanni al suo rientro allarcivescovato da una visita al monastero benedettino dei SS. Severino e Sossio. I Minutolo tesero un agguato al presule nei pressi della chiesetta di S. Stefano ai Mannesi, lo fecero cadere da cavallo e lo colpirono con armi e pietre, e solo lintervento della gente ne imped lomicidio. Gli aggressori furono puniti con la scomunica e linterdetto, disposti da papa Innocenzo VI con provvedimento del 27 ottobre 1355, ma, in seguito, grazie anche alle pressioni esercitate da Giovanna I, ottennero la revoca delle sanzioni ecclesistiche, e cfr. B. CHIOCCARELLI, Antistitum, cit., pp. 228230. 147 Lettera del 5-12 luglio 1364, in H. BRESC, La correspondance, cit., pp. 261-262, doc. n. 135: Sane, Pater beatissime, fabrica istius ecclesie Neapolitane continuatur, gratia Dei, sed satis

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Mario Gaglione, La cattedrale e la citt Non noto tuttavia se il completamento dei lavori sia poi effettivamente avvenuto entro il 1364, ad ogni modo, un transunto eseguito nel 1376 dei precedenti provvedimenti di Giovanna I riguardanti le decime sembrerebbe poter attestare la prosecuzione dei lavori di ricostruzione della cattedrale ancora a quella data, e, comunque, confermare almeno che lerogazione delle decime in conformit alla nota convenzione tra re Carlo II e larcivescovo Filippo era ripresa durante larcivescovato di Bernard (III) de Rodez (de Rodes, de Rutena) (1368-1379)148. La presenza degli stemmi dello stesso arcivescovo de Rodez sul trono arcivescovile tuttora esistente, e sugli stalli di legno di noce del coro destinato ai canonici, poi rimosso149, potrebbe per lasciar cautamente dedurre una definitiva sistemazione della crociera entro il 1379, e, forse, la conclusione dei lavori di ristrutturazione della cattedrale. I documenti appena esaminati consentono dunque di ritenere che in occasione dei lavori di ristrutturazione della cattedrale napoletana prevalse limpegno finanziario e amministrativo degli arcivescovi. Giovanna I contribu a sua volta, ma piuttosto discontinuamente, provvedendo al pagamento delle decime in conformit alla pi volte citata convenzione carolina, mentre la nobilt del seggio di Capuana intese probabilmente prestare il suo aiuto procedendo allacquisto del vino acetoso legato dallarcivescovo Bertrand de Maisonnais, che peraltro era di difficile smercio. Dello specifico intervento finanziario di altre famiglie napoletane non si hanno notizie, ma, in seguito, quando la cattedrale fu ancora una volta gravemente danneggiata per effetto del terremoto del 4 dicembre del 1456150, i del Balzo, i
debiliter propter mei et aliorum modicam caritatem. Spero autem quod poterunt ibi celebrari divina officia infra annum, presertim cum aliquali subsidio S. N. et utinam michi concedere dignaretur . 148 Reverendo Domino Bernardo Archiepiscopo Neapolitano Sanctae Romanae Ecclesiae Cardinali, transumptum provisionis pro solutione decimarum et quod ultra dicta decima solvet ei converti debeat in opificio constructionis mayori Ecclesiae Neapolitanae usque ad debitam perfectionem ixtius, post cuius complementum convertatur pro divinis officiis celebrandis pro animabus dominorum Abavi, Proavi et Avi nostrorum, Regum Ierusalem et Siciliae, in quiebusdam cappellis factis propterea in dicta Ecclesia Arciv. Neapolitana, per notarium Gurrellum Marmorarum de dicta Civitate coram Antonio de Bolino de eadem civitate ad contractus [iudex], in anno 1376, arc. A maz. 54 n. X, in ms. Chiese antiche di Napoli, cit., ff. 6rv e 288rv, dallarca A, mazzo 54, numero primo, gi pubblicato da M. GAGLIONE, Crolli e ricostruzioni, cit., p. 72, nota 45. 149 B. CHIOCCARELLI, Antistitum, cit., pp. 241-242. 150 Secondo C. DENGENIO, Napoli Sacra, cit., p. 5, le famiglie erano quelle dei Caracciolo, degli Orsini, dei Pignatelli, degli Zurlo, dei Dura e altre; invece C. DE LELLIS, Parte seconda, overo supplimento, cit., p. 27, a queste aggiunge la famiglia Baraballo, e ritiene che lo stemma interpretato dal DEngenio come quello dei Caracciolo fosse invece quello dei Di TransoVulcano, e che le insegne identificate con quelle degli Zurlo fossero invece dei Piscicelli, inoltre circoscrive gli interventi delle famiglie indicate al solo finanziamento della ricostruzione dei pilastri, mentre la ristrutturazione della cattedrale sarebbe stata curata da re Ferrante I dAragona (1423-1494) trattandosi appunto di una chiesa regia, in ID., Aggiunta alla Napoli

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Mario Gaglione, La cattedrale e la citt Capece Zurlo, i Pignatelli, i Capece Piscicelli, gli Orsini, i Caracciolo Svizzeri (Sguizzeri forse Pisquizi), i Dura, gli Aprano, i Baraballo e il popolo offrirono un importante contributo finanziando la realizzazione dei pilastri e degli archi della navata maggiore, come mostravano gli stemmi degli stessi finanziatori apposti sulle opere151. In conclusione, se nella fase della fondazione della cattedrale soprattutto il re e i napoletani giuocarono un ruolo rilevante per il finanziamento diretto o indiretto dellimpresa, pur non essendo improbabile anche limpiego di risorse proprie da parte dellarcivescovo, nelle successive riparazioni ordinarie e straordinarie delledificio sembrerebbe che gli oneri economici siano stati invece sopportati soprattutto da questultimo con lintervento dei sovrani. In questi stessi casi risulta infatti pi incerto limpegno finanziario dei napoletani, sebbene non possa escludersi che tale apparentemente minor coinvolgimento dipenda invece dalle pi volte lamentate e gravi lacune documentali, e in particolare, tra le altre, dallintegrale perdita dei protocolli notarili relativi al periodo. Quel che comunque occorre sottolineare la mancata istituzione di una vera e propria opera o fabbriceria della cattedrale, ente che, come si gi osservato, costituiva nellItalia comunale il momento di incontro tra limpegno della citt intera e quello del vescovo, destinato comera ad assicurare la manutenzione delledificio con la dovuta continuit. A Napoli la grande assente, per cos dire, sarebbe proprio luniversitas che non sembrerebbe aver avvertito la necessit di partecipare stabilmente alla cura della manutenzione delledificio lasciata verosimilmente al solo arcivescovo. Tale assenza, tuttavia, pu spiegarsi con lesiguit degli introiti fiscali destinati al comune napoletano a fronte invece delle ingenti risorse trattenute dalla corona, esiguit che evidentemente impediva un impegno gestionale e finanziario di lungo periodo.

sacra del DEngenio, a cura di F. Aceto, Napoli, Fiorentino, 1977, pp. 22-23. Sul sisma del 1456 e sulle sue conseguenze, si veda lampio studio di B. FIGLIUOLO, Il terremoto del 1456, Altavilla Silentina, Edizioni Studi storici Meridionali, 1988. 151 Per ulteriori indicazioni sugli stemmi presenti in tredici pilastri su quattordici (il settimo pilastro a sinistra, privo di stemma, fu finanziato dal popolo) e sui lavori di ricostruzione in questoccasione, si veda F. STRAZZULLO, Restauri, cit., pp. 7-11, e in particolare p. 10.

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