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EURUSSIA, IL NOSTRO FUTURO?

EURUSSIA
NEL PALLONE di Giovanni ARMILLOTTA

Storia dell’integrazione calcistica tra il Vecchio Continente e la


Russia che fu degli zar, dei soviet e dei post-comunisti. Stalin
arbitro imparziale, Dzeržinskij, Gor’kij e Berija tifosi più che
eccellenti. Squadre, titoli, sconfitte e trionfi di un’epoca perduta.

S E VOGLIAMO L’IMPERO RUSSO DEL PALLONE


esordì in un torneo ufficiale proprio contro la nostra Nazionale. Nel 1809 la Fin-
landia era stata conquistata dalle armate dello zar Alessandro I che l’aveva tolta
alla Svezia. Essa rimase un granducato autonomo facente parte dell’impero fino
al 6 dicembre 1917 quando dichiarò la propria indipendenza dopo la rivoluzione
d’ottobre.
Correva il 1912 e nell’ambito delle Olimpiadi di Stoccolma si iscrissero al tor-
neo calcistico undici nazionali di nove Stati europei 1. Il 29 giugno nel turno eli-
minatorio, la squadra di Helsinki eliminò l’Italia (3-2, dts), anch’essa all’esordio
in una competizione.
Il giorno dopo nel derby panrusso, accadde l’incredibile: l’impero eliminò se
stesso. I poco più di tre milioni di finlandesi ebbero la meglio sugli oltre cento-
venti milioni di russi 2: 2-1. Una vittoria che annunciava l’affrancamento del se-
guente lustro.

Il rifiuto dello sport borghese


I bolscevichi scelsero di non partecipare alle Olimpiadi. Essi erano contrari al
carattere aristocratico del Cio, e obiettarono che il puro dilettantismo fosse una pa-
ratia che impedisse al proletariato la partecipazione negli sport. Solo i ricchi pote-
vano permettersi di gareggiare con attrezzature, equipaggiamenti e fondi per intra-
prendere trasferte. Lo schema olimpico però figurava un modello che, mutato nei
1. Austria, Danimarca, Finlandia, Germania, Gran Bretagna, Italia, Norvegia, Paesi Bassi, Russia, Sve-
zia, Ungheria.
2. Calendario Atlante De Agostini. XX secolo. 100 anni di dati e confronti, Istituto Geografico De
Agostini, Novara 2001, p. 39 (dati del 1910). 1
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presupposti classisti, sarebbe stato un’arma potente nelle mani del partito-Stato: la
manifestazione non come evento sportivo, bensì meramente politico.
Già nel 1913 la II Internazionale aveva allestito una conferenza a Gent fra le
associazioni sportive operaie. Poi a Lucerna nel 1920 si tenne il congresso costituti-
vo dell’Associazione internazionale per gli sport e l’educazione fisica. I socialde-
mocratici organizzarono tre Olimpiadi operaie estive: Francoforte sul Meno (1925),
Vienna (1931), Anversa (1937); e due invernali: Schreiberhau (1925) e Mürzzusch-
lag (1931). Le estiva e invernale del 1931 furono superiori per partecipanti e spetta-
tori alle omologhe del Cio tenute nel 1932 3.
Il partito varò l’Internazionale dello sport rosso nel 1921 per opporsi a Lucer-
na e al Cio 4, e dal 1923 iniziarono le feste dello sport e dell’educazione fisica. Dal
1927, sul finire della Nep, la teoria staliniana del social-fascismo – critica all’ibrido
turn over alla base della politica capitalistica – indusse l’Isr a organizzare la prima
spartachiade dei popoli dell’Urss. Il passaggio fonetico Spartakiada/Olimpiada fu
voluto in onore non solamente di Spartaco (lo schiavo tracio che si ribellò a Roma
dal 73 al 71 a.c.) ma pure del movimento degli spartachisti tedeschi che fu schiac-
ciato dalla reazione socialdemocratica (1919).
La spartachiade si distingueva per l’inserimento di esercizi militari, danze fol-
cloristiche e prove non competitive assieme agli sport tradizionali. Sebbene ai la-
voratori e ai soldati fosse concesso uno sconto del 50% sui prezzi dei biglietti, essi
mostrarono alto interesse solo per il calcio 5. In tal modo la spartachiade rivelò
una fondamentale contraddizione fra l’idea del partito verso la concezione poli-
sportiva del tempo libero, e quella del proletariato appassionato del pallone e di
poco altro. E infatti una dei maggiori vantaggi della spartachiade fu la possibilità
di vedere squadre straniere giocare con quelle delle repubbliche sovietiche o di
Leningrado e Mosca che, per l’isolamento del paese, avevano poche opportunità
di giocare contro club occidentali sia pure formati da dilettanti 6. I comunisti di
Germania e Austria non poterono inviare rappresentative per l’interferenza dei
propri governi, mentre Finlandia, Inghilterra e Svizzera onoravano gli inviti. Ma
l’attrattiva principale era l’Uruguay, la cui scuola dominava il mondo. La Celeste,
composta di operai e giornalisti, fu eliminata in semifinale, mentre la Sel. Mosca,
battendo l’Ucraina per 1-0, si aggiudicava la manifestazione di fronte a una folla
record di 50 mila spettatori.
Dal 1930 si avviarono anche le spartachiadi per sindacati, esercito, studenti e
aziende agricole, e le grandiose e spettacolari manifestazioni delle annuali parate
dell’educazione fisica, vere e proprie celebrazioni estive di massa al cospetto di
Stalin che dal mausoleo di Lenin, per tre-quattro ore salutava indicando la via.

3. en.wikipedia.org/wiki/Socialist_Workers%27_Sport_International#Workers.27_Olympiads
4. Cfr. V. MIKHAJLOV, Massovaja fizkul’tura, s.e., Moskva 1929; A. ENUKIDZE, Proletarskij sport, s.e., ivi.
5. Cfr. Pravda, 28/7/28, 17/8/28, 22/8/28, 24/8/28; Fizkul’tura i Sport, 25/8/28, 1/9/28.
6. Gli unici incontri della Nazionale dalla rivoluzione a Helsinki 1952 furono: due partite ufficiali con
la Turchia (3-0, 2-1), e 14 non ufficiali, 13 con la Turchia (8-4-1, 31-21) e una con l’Estonia (4-2), di-
2 sputate fra il 1923 e il 1935.
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Dal 7 novembre 1917 a Pietrogrado al 7 novembre 1951 a Tirana


Il calcio sovietico precedente la seconda guerra mondiale si può dividere in
due periodi: prima e dopo la nascita del campionato (1936: Dinamo M.), coinci-
dente con la costituzione staliniana approvata dopo la fine del torneo. Le sfide tra-
dizionali Pietrogrado-Mosca continuarono nel corso della guerra civile (1917-21), e
i club prerivoluzionari Skl e Olls si trasformarono rispettivamente in Mks (1922) e
Armata Rossa (1928, attuale Cska). Nel 1935 il presidente del Mks, Nikolaj Staro-
stin, lo ribattezzò Spartak, dopo la lettura della traduzione in russo del libro Spar-
taco del garibaldino Raffaello Giovagnoli (1838-1915) 7.
Nel 1923, invece, fu fondata la squadra prediletta del partito, la Dinamo Mo-
sca, anch’essa società prerivoluzionaria creata nel 1887 in una fabbrica 8. La Dina-
mo fu posta sotto il controllo di Dzeržinskij, creatore e capo della polizia segreta,
la Čeka (dal 1922 Gpu), e del commissariato del popolo agli Affari interni. Il pri-
mo tifoso della Dinamo, e pure suo funzionario, era lo scrittore Maksim Gor’kij.
Due anni dopo nacque la Dinamo Tbilisi che aveva fra i propri sostenitori il geor-
giano Berija, già ex calciatore e direttore della Divisione politica segreta della Gpu
transcaucasica.
Come abbiamo visto l’isolamento diplomatico impediva al calcio sovietico di
misurarsi con quello estero, oltre al fatto che l’Urss non era membro di organizza-
zioni internazionali sportive. Gli unici incontri erano svolti con club operai, e gli
stessi socialdemocratici rifiutavano d’inviare sodalizi. Negli anni Venti si giocò in
Estonia e Scandinavia contro squadre di dilettanti. Però i tecnici sovietici si rende-
vano ben conto dell’inferiore spessore degli avversari.
Furono le decisioni geopolitiche di Stalin a far compiere un grande passo in
avanti al pallone rosso. Nel 1934 l’ammissione alla Società delle Nazioni e la politi-
ca dei fronti popolari – abbandonata la teoria del social-fascismo – condusse le so-
cietà sovietiche a confrontarsi a livelli elevati. Dopo una vittoria in Francia contro il
Saint-Louis (5-2), il 14 ottobre 1934 la Sel. Mosca superò per la prima volta dei pro-
fessionisti: lo Židenica Brno (3-2). Una grande: terza alla fine del campionato 1934-
35 di quella Cecoslovacchia vicecampione del mondo quattro mesi e quattro gior-
ni prima, quando fu sconfitta dall’Italia il 10 giugno. L’anno dopo l’Ucraina surclas-
sò a Parigi la formazione di serie A del Red Star Olympique (6-1). La fortissima Sel.
Praga in Urss ottenne due pareggi (Leningrado e Mosca) e una vittoria (Kiev): par-
tite per la prima volta trasmesse per radio. Risultati ottimi, tenendo conto che i so-
vietici erano del tutto autodidatti. La Sel. Dinamo M./Spartak accettò un invito in
terra transalpina e a capodanno’36 fu superata di misura (2-1) dal Racing Club Pa-
rigi che avrebbe vinto lo scudetto e che aveva pareggiato con l’Arsenal, campione
d’Inghilterra. Fu questa sconfitta a convincere il partito a strutturare il calcio secon-

7. R. GIOVAGNOLI, Spartaco, P. Carrera, Milano 1874 (prima edizione in proprio: 1873); sull’episodio,
cfr. M.A. CURLETTO, Spartak Mosca. Storia di calcio e potere nell’Urss di Stalin, il Melangolo, Genova
2005, p. 49.
8. Già nel 1922 c’era la Dinamo Leningrado, ma era una polisportiva. 3
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do il sistema occidentale, accettando sottobanco il professionismo (che costò caro


allo Spartak che pagava di più 9) e cercando di arginare le violenze negli stadi ma-
nifestatesi sin dal 1926.
Nel 1936 fu istituita anche la Coppa (Lokomotiv M.) e il 21 giugno il Comitato
per gli affari sportivi e l’educazione fisica passò sotto il controllo diretto del Consi-
glio dei commissari del popolo. Nuove squadre stavano conquistando il cuore dei
tifosi: quella dei lavoratori dei trasporti Kor (1923, poi Lokomotiv); della fabbrica
Zis di automobili, Rdpk (1924, poi Torpedo); Dinamo Kiev (1927); Traktor Stalin-
grado (1929, poi Rotor); Stakhanovec Stalino (1936, poi Šakhtar), e altre 10.
Il calcio europeo basava gran parte del suo prestigio sulle amichevoli. La Di-
namo Mosca ne svolse diverse in Cecoslovacchia, ma il clou si ebbe quando la Sel.
di Euzkadi, nei quali v’erano calciatori dell’Athletic Bilbao, campione di Spagna
1936, nonché il basco Isidro Lángara Galarraga 11, giunse a Mosca il 16 giugno
1937 come segno di gratitudine per l’aiuto che l’Urss prestava alla causa repubbli-
cana. Lo squadrone iberico nacque dall’iniziativa del presidente del governo basco
José Antonio Aguirre y Lecube, già calciatore dell’Athletic Bilbao. Affluirono nella
capitale sovietica richieste per ben due milioni di biglietti, e tutte le partite furono
radiotrasmesse. I baschi batterono il Lokomotiv (5-1 e 5-0), la Dinamo M. (2-1 di
fronte a 90 mila spettatori, e 7-4) e la Dinamo Kiev (3-1). A Tbilisi, 2-0 contro la Di-
namo e 3-1 con la Georgia, e vittoria con la Dinamo Minsk (6-1). Pareggio con la
Dinamo L. (2-2). L’Izvestija scrisse che «i nostri campi non hanno mai visto un gio-
co di così alta classe» 12. Salvò l’onore lo Spartak che batté 6-2 gli avversari ormai
stanchi, grazie a un rigore sul 2-2 contestato pure dai tifosi locali che fiaccò gli ibe-
rici (l’arbitro era un funzionario del club sovietico). Quell’anno lo Spartak vinse
pure il torneo calcistico dell’Olimpiade operaia di Anversa.
La seconda guerra mondiale non fermò il calcio sovietico. Il 31 maggio 1942
nella Leningrado assediata si disputò Dinamo-Lmz 6-0; nel secondo tempo i tede-
schi presero a bombardare la città, ma i calciatori rifiutarono di recarsi nei rifugi e
continuarono la partita. Sempre quell’anno, in piena guerra fu fondato il club delle
industrie dell’aviazione Kryl’ja Sovetov Kujbyšev 13. Nella Kiev occupata la Dinamo
sconfisse gli ufficiali della Luftwaffe per 5-3, gran parte dei calciatori sovietici fu
passata per le armi. Nel 1944 la Dinamo Tbilisi si recò a giocare in Iran, e si di-
sputò la V Coppa dell’Urss, ferma dal 1939, e vinta dallo Zenit Leningrado contro
l’Armata Rossa (2-1). E finalmente il 13 maggio 1945, solo cinque giorni dopo la re-
sa della Germania prese il via il VII campionato nazionale, conquistato per la quar-

9. Sugli odi che condussero gli alti funzionari del partito a condanne a dirigenti e calciatori dello Spar-
tak, cfr. di M. DE BONIS, «Lo Spartak. Un calcio al regime», L’espresso, n. 3/1994, p. 112; e M.A.
CURLETTO, op. cit.
10. Stalingrado e Stalino, dal 1961: Volgograd e Donec’k.
11. Lángara (1912-92), basco di Pasajes, Guipúzcoa, giocava nell’Oviedo, capocannoniere 1933-34,
1934-35 e 1935-36 e fra i massimi attaccanti al mondo, partecipò ai Mondiali del 1934 giungendo se-
sto. Combattente repubblicano nella guerra civile.
12. Izvestija, 17/6 e 26/6/1937.
4 13. Kujbyšev, dal 1990 Samara.
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ta volta dalla Dinamo M.; la coppa se l’aggiudicò l’Armata Rossa ai danni della stes-
sa Dinamo (2-1).
Conclusasi la stagione 1945 il partito si mosse in due direzioni geopolitica-
mente opposte. Decise di accettare l’invito degli alleati di Londra per una tournée
presso i maestri del calcio, e poi di mandare una forte rappresentativa sulle coste
del Mediterraneo.
La trasferta britannica del novembre 1945 fu affrontata nella massima cautela.
La Dinamo Mosca si portò il cibo da casa e man mano lo consumava in ambasciata
per timore di inconvenienti. La Dinamo inferse al calcio britannico la prima delle
sei grandi umiliazioni da esso subite 14. Pareggio col Chelsea (3-3) davanti a quasi
100 mila spettatori; la Dinamo sbagliò un calcio di rigore, e The Guardian scrisse:
«The result was a draw of three goals each but on the day’s play Dynamo should
have won with a comfortable margin to spare» 15. In seguito 10-1 al Cardiff City (40
mila sp.). Poi la grande vittoria contro l’Arsenal (4-3; 55 mila sp.), la quale aveva
chiesto rinforzi ad altre squadre, col pretesto che alcuni suoi calciatori fossero fuori
forma per la guerra o sotto le armi, suscitando la protesta della Dinamo che a quel
punto sosteneva di doversi incontrare con la Nazionale inglese. In ciò i sovietici ri-
scossero il sostegno del Times: «The Russians also have been at war, but their foot-
ball is not bad in consequence» 16. Chiuse il pareggio col Rangers Glasgow (2-2; 90
mila sp.). Un trionfo del calcio sovietico, trasmesso pure da Radio Mosca. Le nubi,
però, s’addensavano sull’orizzonte.
Il discorso di Fulton di Churchill il 5 marzo 1946 sulla «cortina di ferro», pro-
vocò la risposta di Stalin sulla Pravda del 14. Era iniziata la guerra fredda, e il pre-
cedente lungo telegramma di Kennan da Mosca il 22 febbraio, sarà pubblicato su
Foreign Affairs solo nel luglio ’47.
Ora spostiamoci sulle rive del mar nostro. Contrariamente a quanto pensino i
fan di Tito, la Jugoslavia non si liberò da sola dai nazisti, ma ebbe un decisivo aiu-
to dall’Armata Rossa sovietica, come le pubblicistiche moscovita e non c’insegna-
no 17. Il primato spetta unicamente ai comunisti albanesi e a nessun altro. E fu per
questo motivo che Mosca, dopo Fulton, volle darsi una visibile presenza ufficiale a

14. Le altre cinque grandi umiliazioni: 21/9/49, amichevole Everton, Inghilterra-Repubblica d’Irlanda
0-2 (gli inglesi persero l’imbattibilità casalinga dopo 77 anni al di fuori dell’Home British Champion-
ship, e tuttora fingono di dimenticarsi questa partita in quanto sconfitti dagli odiati irlandesi, cfr.
www.toffeeandtayto.com/IrelandvEngland_1949.htm); campionati mondiali, Brasile 1950, II girone
eliminatorio: Stati Uniti d’America-Inghilterra 1-0; XV Olimpiadi, Helsinki 1952, primo turno: Lussem-
burgo-Gran Bretagna 4-3; 27/11/53, amichevole Wembley, Inghilterra-Ungheria 3-6; 23/11/54, ami-
chevole Budapest, Ungheria-Inghilterra 7-1. È la più umiliata fra le nazionali titolate, altro che RDP
Corea-Italia 1-0.
15. The Guardian, 14/11/1945.
16. The Times, 21/11/1945.
17. «[L’Armata Rossa sovietica] diede un contributo decisivo alla liberazione della Jugoslavia. Il 20 otto-
bre 1944, l’esercito sovietico liberò Belgrado, capitale della Jugoslavia» (BAKHRUSCIN, BAZILEVIC, FOGHT,
PANKRATOVA, Storia dell’Urss, sotto la direzione di A. PANKRATOVA, Edizioni di Cultura Sociale, Roma 1953,
Parte terza, p. 681). Cfr. pure Atlante storico, Istituto Geografico De Agostini, Novara, 2004 (vol. 31 di
L’Enciclopedia, La Biblioteca di Repubblica), pp. 478-479; Atlante enciclopedico, Tci, Milano, 1990, vol.
5: «Storia moderna e contemporanea», p. 129; Atlante storico, Garzanti, Milano 1966, p. 508. 5
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Tirana che andasse oltre il semplice edificio ambasciatoriale e nel contempo mar-
casse una presenza geopolitica pure nello Ionio.
Nell’aprile 1946 lo Spartak si portò in Albania, e il primo maggio tenne a batte-
simo la Nazionale locale vincendo per 2-1 grazie anche a un rigore iniziale conces-
so da Nikolaj Latišev 18. Trentuno giorni prima, a Belgrado, la II Conferenza balca-
nica dell’educazione fisica aveva già stabilito il calendario delle balcaniadi che si
dovevano tenere in Albania dal 6 al 13 ottobre 1946. In realtà organizzare i giochi,
escludendo nel corso della I Conferenza di Sofia (12-13 gennaio 1946), le «capitali-
ste» Grecia e Turchia fu un vero e proprio colpo di mano, in quanto le balcaniadi
non erano sottoposte ad alcuna confederazione continentale. La manifestazione di
Tirana, sotto la regia esterna del Cremlino, fu la prima avvisaglia concreta, al di là
dei discorsi, che annunciò il clima della guerra fredda. Non solo. Si ebbe anche la
proposta di partecipazione al Fronte di liberazione nazionale-Esercito popolare di
liberazione greco, controllato dal Partito comunista ellenico 19, che non poté accet-
tare per la situazione in atto nel paese. Nel 1947 e 1948 ciò che non riuscì con
l’Eam-Elas si colse col Territorio libero di Trieste, facendolo iscrivere ai campionati
balcanici di pallacanestro di Tirana e poi Sofia 20.
Le balcaniadi albanesi del 1946 mostrarono la vitalità della diplomazia sportiva
sovietica e degli organizzatori locali. Il primo campionato internazionale sia calci-
stico (VIII ed.) che di atletica (XIII ed.) allestito in un continente ancora sanguinan-
te dal conflitto. Nel ’46 l’Urss fu accolta nella Fifa. Stalin intanto preferì rinviare l’e-
sordio olimpico poiché non v’erano le condizioni per una partecipazione dignitosa
a Londra, e il Cc del partito alla fine del ’48, in una pubblica risoluzione, richiese
agli sportivi la vittoria e non solo la partecipazione alle competizioni esterne 21.
Dal ’46 al ’48, Torpedo, Dinamo Mosca e Armata Rossa collezionarono spetta-
colari vittorie in Ungheria, Svezia e Cecoslovacchia: tutt’e tre futuri vicecampioni
del mondo. Le tournée ripresero nel 1950 quando lo Spartak giocò in Norvegia. In
seguito i club di Mosca presero a fronteggiarsi con le nazionali dell’Est, anche per-
ché la Federcalcio sovietica non aveva ancora convocato una propria Nazionale in
pianta stabile. L’ultimo capitolo del periodo pre-competitivo si svolse a Tirana nel
giorno del XXXIV anniversario della rivoluzione d’ottobre: Albania-Spartak 1-1 (7
novembre 1951) 22.

Dalle Olimpiadi 1952 ad oggi


Il 21 aprile 1951 ebbe vita il Comitato olimpico sovietico e il 7 maggio entrò nel

18. B. DIZDARI, Historia e Kampionateve të Shqipërisë, Rozafat, Tiranë 2007, V: 1955-1959, p. 201. La-
tišev (1913-99) fu il primo arbitro-Fifa sovietico dal 1952 e diresse ai Mondiali 1962.
19. B. DIZDARI, Ballkaniada 1946. Shqipëria – Kampione e Ballkanit në startin e ‘Luftës së Ftohë» në
Evropë, Rozafat, Tiranë 2007, pp. 9, 61-63.
20. XH. VASILI, G. KAVAJA, S. KUVARATI, Me basketbollin nëpër vite, Milosao, Sarandë 2003, I: 1919-1965,
p. 234.
21. N.N. ROMANOV, Trudnye dorogi k Olimpu, Fizkul’tura i sport, Moskva 1987, p. 87.
6 22. B. DIZDARI, Historia…, cit.
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Cio 23. L’Urss partecipò alla XV Olimpiade. La Nazionale esordì contro la Bulgaria
(2-1) poi s’incontrò con la Jugoslavia (Gianni Brera, testimone sul campo 24). La par-
tita finì 5-5, i sovietici a 15’ dalla fine erano sotto di quattro reti. Lo spareggio lo per-
sero (1-3), e molti pagarono di persona: l’Armata Rossa fu esclusa dai campionati
1952 e 1953. Non si poteva perdere contro Tito! L’Urss colse un prestigioso secondo
posto nel medagliere (22/30/19). Il postremo dono dell’imbattuto Stalin a 214 giorni
dalla morte. L’alloro inaugurale fu colto a Melbourne 1956, vendicandosi della Ju-
goslavia (1-0).
Quattro anni dopo fu la volta dei primi campionati europei, ancora contro la
Jugoslavia (2-1, dts), in porta il grandissimo Lev Jašin. Per poi chiudere con le Olim-
piadi di Seul 1988 ai danni del Brasile (2-1, dts). Non dimentichiamo il quarto posto
ai Mondiali ’66, quando in finale il guardalinee sovieto-azero Tofik Bakhramov fece
convalidare l’inesistente rete dell’Inghilterra contro la Germania Federale. Favore
restituito agli inglesi che li avevano accolti a Londra nel 1945.
Visto il buon esito dei Mondiali, i sovietici salirono alla ribalta delle coppe eu-
ropee. Furono l’Inter di Angelo Moratti e l’Ofk Belgrado a battezzare rispettiva-
mente la Torpedo nella Coppa dei campioni e lo Spartak nella Coppa delle coppe
(28 settembre 1966). Nelle fiere l’Unione Sovietica rifiutò di partecipare non condi-
videndo il presupposto capitalistico delle esposizioni campionarie. E nel 1971-72
l’Urss esordì con ancora lo Spartak alla stessa competizione organizzata per la pri-
ma volta dall’Uefa. Nella medesima stagione la Dinamo Mosca pervenne alla finale
di Coppa delle coppe contro il Rangers Glasgow (2-3).
Partita memorabile. La Dinamo come l’Italia del 14 novembre 1934. La Dinamo
come i Leoni di Highbury. La più grande finale della storia delle coppe. La sconfitta
che trasforma in leggenda l’unico grande club russo-sovietico senza trofei: pareva
di ascoltare le note del concerto in la minore di Paderewski. Poi arriveranno le vit-
torie nella stessa manifestazione di Dinamo Kiev contro il crepuscolare Ferencváros
Budapest (3-0) nel 1974-75; di Dinamo Tblisi (1980-81) e ancora Dinamo K. (1985-
86). Crollerà l’Urss, ma l’Armata Rossa, questa volta russa, vincerà la Coppa Uefa
2004-05, e lo Zenit non più di Leningrado, lo stesso trofeo nel 2007-08 25.
Il calcio sovietico è stato l’emanazione di un irrealizzato sogno politico collet-
tivo. I nomi di Dinamo Mosca, Spartak, Torpedo e Armata Rossa resteranno per
sempre scolpiti nella memoria di tutti. In definitiva lo sport ha rappresentato l’uni-
ca affermazione che il socialismo reale possa accampare sul capitalismo: la vittoria
in ben cinque su otto scontri diretti olimpici nei confronti degli Stati Uniti 26. Se si
sia trattato di un successo o di un’illusione, sarà solo la storia a deciderlo.

23. www.moscow2001.olympic.ru/rom/noc/oksssr1951/index.html?l=e
24. Lo Sport Illustrato, n. 41, 24 luglio 1952, p. 20.
25. Da non dimenticare le supercoppe vinte da Dinamo Kiev (1975) e Zenit San Pietroburgo (2008).
26. Urss: Melbourne 1956, Roma 1960, Monaco di Baviera 1972, Montreal 1976 e Seul 1988; Usa: Hel-
sinki 1956, Tokyo 1964 e Città del Messico 1968. Inoltre ai giochi 1976 e 1988, Washington fu anche
preceduta dalla Germania Democratica. Inoltre Mosca si aggiudicò tutte le Olimpiadi invernali dal 7
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