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all'altezza di certe sue intuizioni speculative, ci dimostra soltanto che calare gli ideali nel reale non mai cosa facile e automatica. L'importante la purezza delle intenzioni. Quindi, tu non pensi che, per non prestare il fianco a critiche o per non alimentare malintesi, quella persona debba tacere? E perch dovrebbe farlo? Oppure i suoi discorsi avevano un doppio fine, miravano ad acquisire qualche vantaggio personale? Nessuno, nel modo pi assoluto. N un centesimo, n una poltrona. Perch, allora, comunicare ad altri i risultati della propria speculazione? Per un bisogno di chiarificazione interiore, ma anche per essere di aiuto ad altri viandanti in difficolt. Chi ha gi percorso una parte del sentiero, pu dare qualche buona indicazione a chi ancora non lo conosce. Tutto qui. E infatti, questa una buona cosa. Un movente disinteressato, generoso. Gli altri possono fare l'uso che credono di quelle idee: che non sono a pagamento, in ogni modo. come quando ti viene fatto un dono: tu puoi utilizzarlo, oppure no; ma certo, un danno non te ne viene. Tuttavia, c' ancora un qualcosa che mi infastidisce non so bene cosa. Il fatto stesso che ti faccia di tali scrupoli, dimostra la tua buona fede. Altri non se ne farebbero. Del resto, gente che critica se ne trova dappertutto. Molti criticano per invidia, anche se si farebbero scorticare vivi, piuttosto di ammettere che si tratta di questo. Eppure - domando -, quando si fanno discorsi elevati sulla ricerca spirituale, non si dovrebbe essere anche in grado di mostrarne la fondatezza, appunto nella sfera della propria vita? Certo, su questo non c' dubbio: ma non cosa che si possa realizzare in perfetta simmetria con la chiarificazione interiore. Le cose, prima si capiscono, poi si mettono in pratica. C' sempre un certo sfasamento temporale: nessuno riesce a sintonizzare perfettamente la teoria e la pratica, senza passare attraverso una fase di transizione. Gi, una fase di transizione Chi alla ricerca della verit - non di una verit preconfezionata, ma di una verit conquistata passo a passo, avanzando, per cos dire, sulla propria pelle, e pagando in prima persona - ha bisogno di un certo tempo per calare nella vita di ogni giorno ci che ha compreso mediante la meditazione e la riflessione E non solo questione di tempo Sabina annuisce, sorridendo: No, certo. una rivoluzione interiore: bisogna che l'uomo vecchio incominci a morire, perch possa venire alla luce l'uomo nuovo. Una faccenda delicata, e non indolore. No non indolore, convengo. Quindi, giudicando dall'esterno, questa fase pu dare una impressione di incoerenza. In effetti, l'uomo vecchio incomincia a morire poco a poco; a volte ritorna, poi arretra nuovamente, e, alla fine, scompare. E mano a mano che questo scompare, emerge l'uomo nuovo: non senza momenti di esitazione e di incertezza, nei quali sembra che sia sul punto di eclissarsi. Rimango un po' in silenzio, pensieroso, fino a quando Sabina mi chiede: A che cosa stai pensando? Penso che questa supposta incoerenza, o meglio questa sfasatura fra ci che si compreso e ci che si sta vivendo, proprio il segno che una persona si trova impegnata ad evolvere, a spingersi verso le regioni superiori del proprio spirito. Se rimanesse ferma, non si noterebbe alcuna discrepanza, perch tutto sarebbe a un livello ugualmente basso. S, cos. Nelle persone spiritualmente poco evolute, e non interessate n impegnate nel tentativo di sviluppare la propria parte migliore, non vi alcuna distanza fra ci che pensano e come si muovono nella sfera della vita di ogni giorno. Non devono accordare una cosa con l'altra, entrambe sono a pari livello: vale a dire ferme, e molto in basso. S, questo un forte argomento; direi che mi convince. un po' come dire che chi non fa nulla, non commette mai un errore; e chi non si mette in cammino, non rischia di imboccare una strada sbagliata. N rischia di farsi sorprendere dalla pioggia o dalla neve: se ne sta al calduccio, presso il caminetto, con le pantofole ai piedi. Ora i tuoi scrupoli si vanno placando?
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Mi sembra di s. Dunque, siamo arrivati ad una conclusione: dobbiamo fondare l'associazione degli oppositori di Wittgenstein. E tu, mio caro, sarai proclamato anti-Wittgenstein onorario. Perch mai? Perch hai compreso che non bisogna tacere quello che si pu dire; o, se preferisci, che si deve dire quello che si pu dire. E se qualcuno dovesse fraintendere il messaggio? Ti risponder con una contro-domanda: forse colpa mia se un altro, invece di guardare la Luna che gli sto indicando, si fissa a guardare il mio dito? Un dito, un dito, osservo, meditabondo. Appunto: un mezzo per indicare qualcos'altro. Non si pu farti un addebito del fatto di segnare le cose con il dito. Ciascuno di noi mostra le cose come sa e come pu; ciascuno di noi ha un proprio linguaggio, un proprio stile, e dei valori personali. Ciascuno ha il proprio linguaggio, Sabina, ma la verit una sola. D'accordo: ma chi potrebbe guardarla dritto, senza restarne abbagliato? La verit che possiamo intuire, solo una fuggevole scaglia di luce; e quella che possiamo esprimere e comunicare, non che un pallido riflesso di questa. Aggiungo: e non appare mai perfettamente uguale a se stessa, perch noi siamo in movimento. Ora la vediamo sotto una determinata luce, ora sotto un'altra; ora da lontano, ora da vicino. Ieri la vedevamo in un modo, domani la vedremo in un altro. Giusto. N questo far di noi degli incoerenti. No, l'incoerenza un'altra cosa. Bene. E i suoi occhi scintillano, come due stelle. A proposito: mi viene in mente un altro paragone. Quelli che si dolgono di non vedere incarnate sino in fondo le alte verit spirituali descritte a parole da una certa persona, assomigliano a quei fanatici dantisti i quali pretenderebbero che dalla bocca di Dante non siano mai usciti altro che dei versi nobili e perfetti. Invece, ogni tanto, anche a Dante sfuggivano dei versi cos, cos Neanche il leone pi gagliardo pu ruggire ad ogni istante Anche i leoni hanno il diritto di dormire, qualche volta; di riposare, come tutte le altre creature della terra. Ma c' di peggio - riprendo. - Quei tali fanatici dantisti, scommetto che non accetterebbero mai l'idea che il sommo poeta aprisse la bocca anche per domandare un pezzo di formaggio, ogni tanto, o magari per chiedere al ciabattino entro quanti giorni gli avrebbe riparato le scarpe; oppure, infine, per russare la notte, nel sonno, come un qualsiasi mortale che abbia qualche inconveniente di respirazione Gi: avrebbero dovuto uscirgli dalle labbra solo petali di rosa. A questo punto Sabina assume la sua solita aria maliziosa e mi domanda, socchiudendo gli occhi con impertinenza: A proposito, eccellenza: lei russa, di notte? Oh, be', questa poi Che cosa c'? Che ho detto di tanto strano o sconveniente? Signorina, proprio lei mi domanda se russo alla notte? Non le sembra di esagerare un poco, con tutta questa ostentazione di innocenza? A questo punto scoppiamo a ridere entrambi, con la complicit di sempre. Ormai ti tengo in pugno - mi dice alla fine, minacciandomi con finta severit - Posso andare in giro a dire a tutti che russi la notte, e rovinarti per sempre la reputazione di filosofo e di ricercatore spirituale. Distruggerei la tua credibilit. Un filosofo non deve russare, questo poco ma sicuro. E meno ancora potrebbe farlo un ricercatore spirituale. Va bene, mi arrendo: ponga lei le condizioni; firmer qualunque cosa Una sola, ma spietata: continui a scrivere. strano; ma non ho mai capito veramente quando scherza, Sabina, e quando invece fa sul serio.
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