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Francesco Lamendola

Donne sole, con dignit


passata da molto lepoca in cui il matrimonio era visto come la meta necessaria per realizzare lobiettivo di una vita felice, e in cui esso era considerato praticamente indispensabile perch una donna potesse realizzarsi pienamente. Tuttavia, sia la convivenza di fatto, sia la promiscuit sessuale che lo hanno sostituito, o, pi semplicemente, che lo hanno relegato in posizione cronologicamente secondaria, non hanno scalfito nel profondo, al di l delle apparenze, il vecchio assunto in base al quale la persona sola (e non single, che cosa ben diversa) una persona non realizzata, fallita e infelice, specialmente se si tratta di una donna. Nonostante la cosiddetta rivoluzione sessuale degli ani Sessanta e Settanta del Novecento, nonostante il femminismo o, molto pi semplicemente, il pragmatismo e perfino il cinismo con cui moltissime persone si pongono nei confronti dellaltro sesso, rimane al fondo di quasi tutti la segreta e radicata convinzione che, se non si possiede un compagno o una compagna almeno per andarci a letto, si dei frustrati pieni di complessi, invidie e rimpianti o, quanto meno, delle persone di poco valore, che non sono amate perch non sanno voler bene a se stesse. Il grado di autostima, sempre pi spesso, legato alla propria capacit seduttiva e al numero di uomini o donne che ci si porta a letto; e ci, per tutta una serie di ragioni che altrove abbiamo cercato di lumeggiare, vale specialmente per il sesso femminile. La conseguenza di tutto questo che lo spauracchio di rimanere zitella pi vivo che mai, a dispetto della apparente evoluzione della societ e della cultura. Un tempo, le donne senza marito venivano crudelmente derise in certe feste di paese, quando i giovanotti appendevano alle loro finestre simboli allusivi al loro forzato celibato; e la parola stessa zitella suonava come decisamente offensiva, al massimo come pelosamente compassionevole. Oggi, invece, le cose sono rimaste esattamente allo stesso punto: anche se non ci sono pi crudeli scherzi di paese e anche se la parola tende a scomparire. Sono allo stesso punto, perch le donne sole, per prime, hanno introiettato a fondo una tale filosofia: e, se anche il mondo non le giudica, loro stesse si ergono a giudici estremamente severi di se stesse. Esse pensano che, se non sono state capaci di acchiappare un marito, un fidanzato, un compagno o, almeno, un certo numero di amanti, vuol dire che non valgono davvero nulla: inevitabile conseguenza di una societ in cui lavere prevale sullessere, lapparire sul sentirsi, la vox populi sulla voce della propria interiorit; e dove i miti sociali sono costruiti dalla pubblicit televisiva pi che da qualunque altro fattore, sia esso materiale o spirituale. Naturalmente, vi una grossa differenza tra la frustrazione della donna sola della societ postmoderna e la donna non sposata di due o tre generazioni fa. La donna non sposata si sentiva fallita perch non avrebbe potuto realizzare la sua naturale vocazione alla maternit, di cui il matrimonio era il passaggio obbligato, ma non la parte veramente essenziale; tanto vero che la donna sposata, ma senza figli, viveva la propria condizione quasi altrettanto malinconicamente della donna che non era riuscita a trovare un marito; con l'aggravante del senso di colpa verso l'uomo e verso la sua famiglia. Al contrario, la donna sola dei nostri giorni si sente una fallita perch non stata capace di sedurre uno straccio di uomo, o, dopo averlo sedotto, di trattenerlo almeno un poco presso di s; si sente umiliata non nella propria (possibile) maternit, ma nella propria concreta e immediata femminilit, nel proprio valore di appartenente al genere femminile. Un po come se avesse subito lasportazione, diciamo cos, mentale degli organi sessuali. 1

Grazie al cielo, non tutte le donne sole vivono la loro solitudine in questo modo. Ve ne sono alcune che, indipendentemente dal fatto di essere (o di sentirsi) belle o meno belle, giovani o meno giovani, intelligenti o meno intelligenti, vivono con dignit la propria condizione e, pur non sfuggendo gli uomini, hanno smesso di rincorrerli per implorare quel po di amore che le faccia sentire veramente donne. Si sono organizzate con realismo e con buon gusto, non si vantano ma neanche si vergognano della propria solitudine; non escludono di trovare un uomo, ma non ne fanno la propria ragione di vita. In fondo, il dramma psicologico di molte donne sole (le quali come tale lo vivono) rientra nella pi vasta problematica dellatteggiamento che gli esseri umani della societ post-moderna sono in grado di elaborare nei confronti del proprio progetto di vita; a cominciare dal fatto di averne uno e di esserne consapevoli. Dopo che il rullo compressore dellomologazione della societ di massa passato, con la sua tremenda potenza e forza ricattatoria, sulla societ del secondo Novecento, gli esseri umani (di entrambi i sessi) si possono classificare in due grandi categorie: i liberi e i sottomessi. La grande maggioranza si sottomessa o si sta sottometendo e, in cambio delle misere sicurezze di una schiavit dorata, ha fatto propri, ciecamente, miti e riti del consumismo pi demenziale, fino a smarrire completamente la domanda di senso che insita nella vita di ciascuno. A costoro, parafrasando Einstein, non sarebbe necessario possedere un cervello: un midollo spinale pi che sufficiente. Non pensano pi con la propria testa, non parlano con le proprie parole, non si emozionano con il proprio cuore: vivono di riflesso sugli stereotipi che vedono sul piccolo schermo, al cinema o sulle pagine dei rotocalchi illustrati, che non valgono neppure il costo della carta su cui sono stampati. Basta osservare come si vestono, come si muovono, come si esprimono o perfino come stanno (o non sanno stare) in silenzio: burattini piuttosto che uomini; e, per giunta, burattini grottescamente truccati e dipinti da bambole sessuali. Qualche cosa che sta a mezza strada fra il patetico e il ripugnante: tanto pi ripugnanti quanto pi sono truccati da bambole di plastica, tanto pi patetici quanto appaiono inconsapevoli di ci che sino diventati. Tale il contesto in cui si colloca la situazione esistenziale della donna sola, oggi. Al di l delle diverse reazioni, che dipendono dai tratti individuali del carattere - siano esse di fuga in avanti, verso il modello della divoratrice di uomini, vera o presunta; siano, invece, di fuga all'indietro, verso il modello regressivo (e depressivo) della rinunciataria amareggiata e piagnucolosa -, un tratto comune si pu facilmente riconoscere nella maggior parte di loro: l'insoddisfazione ansiosa, il senso di fallimento, il bisogno patologico di aggrapparsi a qualcosa o la sfiducia, altrettanto patologica, in s stesse (che, magari, si traveste con la maschera di una artificiale e aggressiva ostentazione di sicurezza). Molto pi rare sono le donne sole che hanno accettato con serenit la propria condizione e, pur non escludendo di poter fare l'incontro giusto al momento opportuno, non passano la loro vita a leccarsi le ferite di delusioni e torti pi o meno immaginari, n a compiangere la propria sfortuna o a invidiare con malevolenza, e perfino con cattiveria, le altre donne che, bene o male, un uomo se lo sono trovato. Pi rare; ma esistono: e meritano tanta pi stima, quanto pi forte il cima di pressione psicologica che la cultura dominante esercita su di esse - e su noi tutti. Un caso a parte, ma altrettanto significativo e altrettanto ammirevole, quello delle donne che scelgono di rinunciare all'uomo non per aridit di cuore o per sfiducia in se stesse e nemmeno per paura dell'altro, della vita, del domani, ma perch hanno maturato una seria vocazione religiosa e intendono seguirla sino in fondo. Qualche tempo fa, ad un mercatino dell'antiquariato, ci capitato fra le mani un vecchio Pocket Longanesi di parecchi anni fa, il cui titolo ci ha incuriosito, bench l'autore ci fosse (e ci rimanga) un perfetto sconosciuto: La donna sola (titolo originale: The Single Woman, 1952) di John Laurence (traduzione dall'inglese di Elisa Morpurgo, Milano, Longanesi & C., 1969). 2

Sfogliandolo, ci siamo accorti che si tratta di un libro strano, alquanto sui generis. Tanto per cominciare, l'autore si dichiara un prete cattolico; ma, forse perch sudafricano che ha soggiornato a lungo negli Stati Uniti d'America, e precisamente a Washington, si pu dire che egli sa trattare l'argomento con un taglio abbastanza spregiudicato, anche se - nell'ultima pagina, come si vedr - non sa resistere alla tentazione di dichiarare apertamente il suo auspicio che il tipo "migliore" di donna sola (che lui chiama la realista), sia d'esempio a quelli pi imperfetti (e specialmente a quello ch'egli chiama la vergine suo malgrado) nel mostrare, con la propria vita, l'importanza di una profonda fede in Dio per accettare lietamente il proprio stato. Bench scritto pi di mezzo secolo fa, il che non certo poco con gli attuali ritmi di trasformazione sociale, il libro offre alcune pagine interessanti e perfino belle, che ci sono parse non prive di interesse anche per uno smaliziato lettore del terzo millennio. Alcune delle sue osservazioni psicologiche ci sono sembrate fini e pertinenti: molto meglio, comunque, di tanta robaccia che si vede in libreria, sotto la firma di qualche celebre psichiatra o sessuologo, opinionista, tuttologo; o, peggio, che ci tocca sentire alla televisione, per bocca di qualche piccolo Narciso, ospite fisso (e sussiegoso) di qualche squallido talk-show mandato in onda nelle ore di minore ascolto. Abbiamo scelto, per dare un'idea del libro, di riportarne l'ultimo capitolo (pp. 217-225), intitolato, appunto, Ritratto di una realista. Un personaggio assai pi confortante della vergine suo malgrado unaltra donna senza marito che comporta in modo diverso: la realista. Anchessa avrebbe preferito sposarsi, ma dato che non s sposata non vede che cosa ci sia da guadagnarci a piangervi sopra. Per quanto abbia una certa tendenza a sognare a occhi aperti,non permette che i suoi sogni sopraffacciano la realt. Forse avrebbe potuto essere una moglie felice, forse no; ma soltanto questione di ipotesi, mentre la sua felicit o infelicit attuali sono problemi che meritano di essere affrontati. La realista non si concede illusioni sulla vita o su se stessa. Ha una sua teoria che spiega perch non si sposata, giacch sostiene che una donna intelligente deve essere capace di giustificar lincidente del proprio celibato o la scelta di un marito; ma non considera necessario diffondere tale sua giustificazione tra amici o parenti. Non si sente inferiore alle alte donne per il semplice fatto di non aver marito, poich sa che vi sono donne nubili intellettualmente e fisicamente pi dotate di lei, e donne maritate meno intelligenti e meno graziose di lei. Il suo amore per lobiettivit non le consente falsa modestia; la realista conosce a fondo i suoi meriti e le sue manchevolezze. Per locchio itterico del cinico il matrimonio la prova evidente che in due si ancora pi infelici che da soli. Ma se il cinico esagera da un lato, la realista non cadr nelleccesso opposto, non si illuder che il matrimonio aporia le porte di un perenne idillio; essa si rende conto che quanto meno fantasiose saranno le sue idee sulla vita coniugale, tanto maggiori saranno le probabilit di essere felice anche da sola. Manterr una saggia via di mezzo, a prudente distanza dal cinico disprezzo e dalla lacrimosa invidia. Il matrimonio felice quando una donna sposa luomo che le conviene e viceversa, e ambedue si mettono dimpegno per difendere la loro felicit da ogni insidia. Nessuna donna, a meno che si tratti di una cacciatrice di ricchezza, di una sadica o di una sciocca, sposa deliberatamente luomo che non fa per lei; tuttavia la realista sa che molte unioni diventano insopportabili per ambedue i coniugi. Pur essendo convinta di sapere evitare un simile errore, essa si rende conto che linfatuazione acceca e paralizza le facolt di giudizio. A conti fatti, pi facile vivere bene da soli ce in compagnia di certi uomini, e mentre bisogna essere in due per assicurare il successo di un matrimonio, chi solo sar responsabile soltanto di fronte a se stesso. La realista ammette con serenit che se non si sposata la colpa probabilmente sua. Se non fosse stata cos esigente quando le opportunit di scelta erano maggiori, avrebbe potuto trovare un compagno. Ma con il passare degli anni, invece di rimpiangere ci che accaduto, pensa soprattutto a prendere il meglio di quanto accade. A certi innegabili vantaggi di una donna sposata, essa pu contrapporre, ad esempio, una libert di azione e di decisione di cui raramente 3

godono le madri di famiglia. Essa non esclude in maniera assoluta la possibilit di sposarsi, ma sa che una donna matura meno adattabile di una ragazza e non aspetta di trovare facilmente luomo col quale potrebbe essere felice. Prima di aver messo in chiaro il fatto che la compagnia maschile non essenziale per la felicit di una donna, gli uomini rappresentavano per lei un grave problema, non riusciva a distinguere lamicizia dallamore e spesso equivocava tra i due sentimenti, procurandosi inutili dispiaceri. Ora non cade pi in questo errore perch ha imparato a vivere con gli uomini, e ammette che avrebbe potuto evitare di versare tante lacrime se avesse avuto idee pi precise circa il problema sessuale. Il sesso, di volta in volta, una cosa cattiva o buona, il coronamento Dellamore o l0arna segreta della lussuria. La realista ora non ha pi dubbi in proposto, sa esattamente quel che il sesso pu o non pu dare a una donna, e ha scoperto perch chi parla continuamente di piaceri sessuali ne conosce in realt ben poco. Se ripensa alla sua vita passata le sembra di aver percorso un lungo cammino. Ride allidea che la gente consideri strambe le zitelle e non si preoccupa pi delle frustrazioni, perch sa che le frustrazioni sono una parte inevitabile della vita di ciascuno. Le piacerebbe vivere con un uomo amato e dargli dei figli, ma ha conosciuto mogli che si angustiavano perch non potevano diventare madri, altre che non volevano bambini e mariti che non riuscivano a vivere in pace con le donne che avevano sposate. La realista una vergine che non ha intenzione di cambiare stato finch luomo ideale non verr a chiederla in sposa.. Ha tenuto gli occhi bene aperti ed giunta a questa conclusione: la verginit pu essere sgradevole, ma rimane un fatto positivo. Anche il matrimonio un fatto positivo, ma pu diventare sgradevole. Le altre alternative, comunque, , comunque le si consideri, non danno mai buoni risultati. La realista forse non vergine, ma rimpiange di non esserlo e non ha intenzione di ricadere nei vecchi errori; ha capito, pagando di persona, che essere lamante di un uomo ben diverso che essere sua moglie. Gli uomini stimano lamicizia della realista perch essa sa capirli e apprezzarli; ed vero, bench la comprensione della realista non sia intuitiva, , ma basata su un attento studio collettivo e individuale. Essa non sospetta che in ogni uomo si celi un satiro, ma sa per che non tutti gli uomini sono santi. Ognuna delle sue amicizie un mondo a s, retto da un particolare codice. Vi sono uomini che la considerano loro pari, altri che lamano come una sorella o come una madre. La realista non rincorre gli uomini, ma non li sfugge. Prima di acquistare la sua attuale esperienza ha commesso ambedue questi errori; ora invece apprezza troppo la compagnia degli uomini per evitarli, ed essi dal canto loro la trovano molto simpatica. Evitano di trasgredire le leggi dellamicizia, anche se a volte sono tentati di farlo, perch non vogliono perdere la stima della realista. il tipo di donna che un uomo presenta senza timore alla propria moglie e che ogni moglie intelligente dovrebbe accogliere con gioia. La prova del suo successo sta nel fatto che non ha bisogno di definire platoniche le sue amicizie, anche se in certi casi la definizione calzerebbe. Le donne la trovano simpatica e a volte ne sono gelose, ma senza ostilit. Capiscono che essa molto pi felice di quanto lo siano abitualmente le nubili e se ne chiedono il perch. Per le ragazze che escono dalladolescenza la realista un ottimo esempio, giacch non v in lei nulla della vecchia zitella e la sua vita una chiara smentita del pregiudizio che una donna, se non si sposa, avvizzisce. Bruttina o bellissima, la realista non mai chiusa e opaca come la vergine suo malgrado. Sfrutta al massimo le sue doti fisiche, intellettuali e spirituali. La sua conversazione brillante, i suoi abiti sono eleganti e discreti. Sa interessare perch si interessa, sofisticata nel miglior senso della parola, e giacch si tiene sempre in ordine perfetto, il passare degli anni sembra accrescere anzich diminuire il suo fascino. Di solito la realista una career woman, sa benissimo dove vuole arrivare e come. Tuttavia non diventa schiava della sua professione e trova sempre il tempo per godere delle gioie pi spensierate della vita. Legge con intelligenza, sa distinguere un buon lavoro teatrale da uno 4

cattivo, si interessa vivamente alla vita della comunit , gioca bene a golf o a tennis o a bridge, al corrente di quel che accade nel mondo politico. Anche larredamento della sua casa reca limpronta del suo gusto e della sua personalit. La sua vita cos bene organizzata che quando gli uffici chiudono e le luci si accendono nelle vie, la realista non indulge alla malinconia, non maledice il suo destino. Essa infatti non ritiene che il destino sia stato ingiusto con lei, pur ammettendo che, se potesse ricominciare tutto da capo, saprebbe sfruttare meglio certe occasioni. Animata da vera fede, la realista sa che lo scopo ultimo della vita lamore di Dio. Senza questo amore, lesistenza umana diventerebbe un triste caos concluso dalla morte. la realista ama tanto la vita da non poter ammettere che la morte ne segni la fine. Ama anche la gente, le cose,m e sa che nelleternit potr dare libero sfogo a quella ansia di felicit che la breve vita terrena non pu soddisfare. La realista si rende conto che fisicamente e fisiologicamente la donna fatta per lamore e per la maternit; ma sa che vi sono cose ancora pi importanti del sesso e considera il suo celibato non come uningiusta calamit, ma come parte del complicato e provvidenziale scopo della creazione. Anche se a volte se ne rammarica, non penserebbe mai di ribellarsi, perch non si considera pi saggia di Dio. Gode di una pace che nulla e nessuno potr strapparle, giacch non di questo mondo. La donna priva di fede le fa piet, e a volte si chiede come si possa vivere cos, senza uno scopo. Vorrebbe aiutare lagnostica che non sa colmare labisso aperto tra ci che si ha e ci che si vorrebbe avere; sa capire perch la materialista si aggrappa freneticamente a tutto ci che lesistenza pu dare, senza limiti alla sua smania di amare quando e come si vuole. Se non credesse in Dio, anche la realista si unirebbe forse alla schiera di coloro che si buttano alla ricerca della felicit, convinti che la morte incalzi, seguita dal nulla. possibile che un donna che non crede in Dio e nella propria immortalit arrivi a un compromesso e viva in pace con se stessa e cl mondo; ma non il genere di pace che riesce a soddisfare la realista. C qualcosa di molto pratico nel misticismo della realista. La sua fiducia nella provvidenza di Dio non degenera mai in presunzione. Essa sa che una donna sola deve pensare al proprio avvenire, e di conseguenza predispone con cura i suoi piani. Non si lascia tuttavia scoraggiare se tali piani vengono sconvolti da circostanze imprevedibili, giacch si rende conto di non poter anticipare il futuro. dunque pronta a tutto, anche al matrimonio, che essa spera, se mai le capitasse, di organizzare bene quanto la sua vita solitaria. La realista una donna che preferisce sempre lesperienza pratica alle teorie, ma che sa accettare e vagliare lopinione degli altri. La realista un esempio che non ci stancheremo mai di proporre alla vergine suo malgrado. Pu capitare a tutti di non trovar marito; ma rammaricarsene di continuo avvelenando lesistenza propria e quella degli altri un errore in cui si cade soltanto volontariamente. Un marito pu essere di grande aiuto per una donna che cerca la felicit; ma anche possibile che accada il contrario. E Dio, che ha creato tutte le donne, pu aiutare ciascuna di loro a essere felice anche senza la cooperazione di un marito. La realista ne convinta, e giacch il suo coraggio saldo quanto le sue convinzioni, gli anni che passano non le fanno paura n attenuano il suo sorriso. Bella l'ultima frase: "gli anni che passano non le fanno paura n attenuano il suo sorriso. Infatti, solo le persone veramente adulte (siano esse uomini o donne) non temono di invecchiare e non si inacidiscono sotto il peso delle amarezze e delle delusioni che la vita, inevitabilmente, riserva a ciascuno. Il segreto di una vita realizzata, piena e coraggiosa, sta proprio in questo concetto: imparare a vincere la paura. Non diciamo: non averne, ci che impossibile, almeno qualche volta; ma imparare a vincerla. la paura che ci spinge ad essere delle persone mediocri, scontente e infelici; che ci rende avari e, al tempo stesso, esosi nei rapporti con gli altri; la paura che ci rende duri e insensibili, oppure 5

aggressivi, oppure esageratamente timidi e scoraggiati; la paura che ci spinge a voler apparire diversi da quello che siamo, per piacere agli altri, essere accettati ed amati. Quasi tutte le cose peggiori che facciamo nella nostra vita, le scelte sbagliate, i compromessi inaccettabili, le cattiverie gratuite, gli opportunismi e le strumentalizzazioni del prossimo, sono figlie della paura. E tutte le paure, in ultima analisi, si possono ridurre a una sola: la paura della morte, di cui fa parte la paura di quella forma di vera e propria morte sociale che consiste nel non essere cercati, ammirati, apprezzati, desiderati e amati. Solo chi smette di inseguire tutte queste cose, come se fossero dei beni in s e non dei segni di un valore pi grande, ossia del valore della propria persona, pu dirsi veramente libero. La societ del consumo fa di tutto per acuire in noi il bisogno di dipendenza: compresi quei supermercati del consumo spirituale che sono le sette religiose o pseudo-religiose, le quali offrono amore e senso della vita a chi se ne sente terribilmente privo e bisognoso, in cambio di una completa sottomissione - non al Dio denaro e alla mode 'laiche' del momento, ma a qualche sedicente "maestro" che tutto desidera, fuorch aiutare le persone a imparare a camminare con le proprie gambe sulle strade della vita. Noi conosciamo alcune di queste donne sole, che hanno imparato a vincere la paura e che camminano sulle proprie gambe lungo le strade della vita. Alcune di esse hanno dovuto anche crescere dei figli, e lo hanno saputo fare in maniera eccellente, nonostante tutte le difficolt. Gli anni che passano non le spaventano n attenuano il loro sorriso, perch hanno imparato il grande segreto: il non attaccamento alle cose (comprese giovinezza e bellezza), l'accettazione di se stessi, la dignit e l'autostima che provengono solo dalla coscienza di vivere una vita libera, coerente, protesa onestamente alla ricerca della verit.

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