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MassimilianoCapati BENEDETTOCROCE ELEMETAMORFOSIDELBAROCCO

INDICE Dallerudizioneallestetica TraMarinoeDAnnunzio StoriadelletbaroccainItalia Criticaestile Note



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DALLERUDIZIONEALLESTETICA Nel momento stesso in cui Croce completava il suo sistema filosofico, cominciavalafondazionedelsuopersonalecanonecritico.Sonogliannidelle monografie su Hegel e Vico e poi della vasta indagine sulla storia della storiografia e sui grandi autori della letteratura universale. Esce nel 1910 anche il volume di Saggi sulla letteratura italiana del Seicento, che segna un punto fermo nella rivalutazione del Barocco nella critica di lingua italiana. Eraunascopertacherisalivaperadannilontani. Sopravvissuto al terremoto di Casamicciola del 1883, Croce era stato ospite per due anni nella casa romana dello zio Silvio Spaventa. In quel periododolorosoecupoamavarinchiudersinellebibliotecheafarricerchesu temidisparati.Inunadiquellebibliotechescopreunadimenticatatragediadi unanima gemella, lastigiano Federico Della Valle, raro scrittore tragico del seicento. Di quella tragedia far una lettura pubblica e ne scriver su un giornale romano. Quasi settantanni dopo, nei suoi ultimi giorni, ormai vecchioemalato,vergasullacartaodettaallefigliealcunenotediscontinuee spesso malinconiche, che saranno poi raccolte nelle Terze pagine sparse. Tra quelle note, alcuni argomenti di cultura, vita civile, letteratura secentesca (e ricompaiono i nomi di Caravaggio e del cavalier Marino) su cui non aveva maismessodipensareediscutere. Due momenti che racchiudono in termini cronologici tutta la sua vicenda umana. Due immagini che valgono come emblemi sullideale frontespizio di quello sterminato libro sul seicento che Croce tra saggi, recensioni,aneddotihacontinuatoascriveredurantetuttalasuavita. LasciatalapoliticantesocietromanaetornatoaNapolinel1886,Croce si ritrov in una societ composta di archivisti, eruditi, curiosi e altra onesta e buona e mite gente, uomini vecchi e maturi che non avevano labito del troppo pensare. In questo ambiente, ritrovata una apparente serenit, si dedica a ricerche di erudizione locale. Il suo sguardo sul seicento fa tuttuno con il suo interesse per la storia napoletana, e comprende lattenzione pionieristica verso autori dialettali come Giulio Cesare Cortese, Filippo
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Sgruttendio e soprattutto Giambattista Basile. Sono di questi anni anche i saggi sui Viaggi di Parnaso del Cervantes, su Salvator Rosa e molti scritti sul teatro secentesco confluiti nel volume sui Teatri di Napoli dal Rinascimento alla finedelsecoloXVIII. La sua scrittura spia di una condizione esistenziale. Ha un ritmo martellante, ossessivo, procede per giustapposizione di argomenti equivalenti, senza sforzo di riduzione ad unit. Una prosa senza centro. Il CrocematuroguarderaisuoiTeatridiNapolicomeaunaselvadinotizie,un regesto di documenti. Luomo era scomparso dietro un cumulo di dati e citazioni. La serenit, la calma di quegli anni, come ce la descrive nel Contributo alla critica di me stesso, ci appare allora come uno stordimento, una fuganelloperaperfuggirelangosciaelorroredelvuoto. Negli anni seguenti, tra la pubblicazione della Storia ridotta sotto il concetto dellarte del 1893 e lEstetica del 1902, gli studi eruditi passeranno gradualmente in secondo piano. Intanto ha conosciuto il marxismo, di cui resta traccia anche in una divagazione storica su Pulcinella, simbolo del proletariato napoletano, che decade come personaggio teatrale in seguito a unmutamentodisensibilitdelleclassicoltenapoletaneedeuropee. Il saggio pi compiuto di questo periodo quello sui Predicatori italiani del Seicento e il gusto spagnuolo del 1899. Come guida spirituale nella selva dei concetti e delle prediche secentesche, Croce adotta un libro che diverr canonico negli studi sul seicento, Il cannocchiale aristotelico di Emanuele Tesauro,specialistadiarguzieeconcettosit,dovetrovascrittocheancorail grande Iddio gode talora di fare il poeta e larguto favellatore, motteggiando agli uomini e agli angeli con vari motti e simboli figurati gli altissimi suoi concetti. Sulla scia del Tesauro, Croce si sofferma a lungo sulluso delle allegorie e sulle diverse forme della retorica: temi per cui in seguito una volta sopraggiunta la negazione estetica perder poi ogni interesse. Ma limportanza di questo saggio sta in un dato formale. Nel contemporaneo scritto di estetica sui Trattatisti italiani del concettismo e Baltasar Gracian, Croce aveva provato a togliersi labito ormai stretto dello storico puro, rivelando innumerevoli difficolt stilistiche. Nel saggio sui Predicatori invece scrittore di notevole sapienza figurativa. La sua scrittura comincia come rievocazione storica, per poi adattarsi con qualche fatica alle forme della teoria. Un buon esempiolapaginasullapredicacomeformacherispecchiaimutamentidella sensibilitnellediverseepoche:
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AllamodanonsisottraelaparoladiDio.Aitempinostriascoltiamotaloradal pulpito dissertazioni sulla questione sociale o sui mali del liberalismo []. Nel Settecento, si agitavano dal pulpito problemi di economia, di finanza, di amministrazione, di popolazione: noto il motto di Luigi XVI, per il quaresimale dinanzialuipredicatonel1781dalpoifamosoabbateecardinaleMaury:Selabbate Maury ci avesse parlato un po anche di religione, ci avrebbe parlato di tutto! []. Tanto pi lefficacia della moda si faceva sentire nel Seicento, per effetto della devozione largamente diffusa, le prediche formavano uno spettacolo, al quale tutti prendevano vivo interesse [] il bel mondo cercava nella quaresima un sostituto ai divertimenti del carnevale; le rivalit tra gli ordini religiosi suscitavano nel pubblico partitientusiastici.Diquestifattisonpienelecronachediqueitempi;e,delresto,chi pu ripensare al Seicento senza rivedere in fantasia la figura del Predicatore, nerovestito come gesuita, o biancovestito come domenicano, o col rozzo saio cappuccino, gesticolante in una chiesa barocca, dinanzi a un uditorio dai fastosi abbigliamenti? Appartiene a quel piccolo numero dimmagini dominanti e caratteristiche, in cui si riassume e condensa per la nostra fantasia unintera epoca storica. Inquestiscrittiilgiudizioesteticoancoradeltuttooccasionale;ciche interessa Croce laspetto storico, sociale, psicologico dei fenomeni letterari. Lerudizione locale un pretesto per viaggiare tra gli usi e i costumi del passatoeuropeo.IlCuntodelicuntidelBasilegliaprelastradaperstudiarela novellistica di Grimm e i rapporti tra cultura popolare e cultura dotta, cos come dietro i lazzi di Pulcinella ci fa intravedere gli scenari variopinti dei teatri europei o le risa e i sentimenti dei popolani che assistevano allo spettacolo.Lasuavisionedellaletteraturavicinaaquelladialcunefiguredi eruditi della Scuola storica. Uno di loro, Arturo Graf, studioso di ogni simbolo e superstizione dei secoli bui, aveva parlato della letteratura come sistema di interferenze infinite. Una definizione che non sar dispiaciuta al Croce di quegli anni, nel cui animo il problema estetico non aveva assunto quel carattere di urgenza assoluta che avr negli anni immediatamente seguenti. In effetti la chiusa ideale agli scritti di questo periodo la parte dellEstetica dedicata ai trattatisti secenteschi, da cui aveva tratto spunti importanti nella descrizione delle forme alogiche e dunque secondo lui estetiche della conoscenza. Era stato importante soprattutto il libro Del Bene del cardinale Sforza Pallavicino, che distingueva la poesia dalla scienza e dalla storia, assegnandole una funzione conoscitiva nellambito delle prime apprensioni.CrocenefaunprecursorediVico,cheinquegliannigliappare
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soprattutto come un filosofo estetico, anzi linventore dellestetica. In realt il Pallavicino conta pi per Croce che per Vico. Non sarebbe inutile indagare linflusso di quel forbito gesuita (e in generale della teoria retorica gesuitica) per comprendere lo stanco formalismo dellEsteticadel1902. Queste brevi considerazioni fanno gi capire come la cultura italiana del XVII secolo non fu solo un argomento di studio erudito, ma entr nella genesi del pensiero di Croce, sin dallinizio. Mentre gli eruditi del metodo storico si erano esercitati soprattutto sul medioevo, Croce aveva subito scelto il seicento, gi partecipe della rivalutazione che partiva dagli storici dellarte tedeschi. E forse, giunto a Napoli dal severo Abruzzo, sar anche rimasto colpito, come DAnnunzio a Roma, dalla ridondanza espressiva delle forme secentesche, cheancoraoggideterminalafisionomiadellacitt. Era come immergersi nel ventre della Napoli barocca, scrutarne le figure caratteristiche, seguirne le mode, i lazzi, i costumi. Questo scrittore austero, di timbro protestante, continuer per tutta la vita a mostrare simpatia per le espressioni native ed enfatiche di quel mondo. Forse, attraverso la rievocazione della vita aristocratica, piccoloborghese e plebea del seicento, amava risentire lo spirito dei luoghi. E negli ultimi anni, in una visione di solitudine e calma psichica, stanco di lotte e di contrasti, immaginava intorno a s ancora quel mondo variopinto e rumoroso. Vagheggiava di trovarsi al riparo di un antico monastero secentesco, protetto daalteebianchemura,intornoallequalifolletumultuosecontinuavanonella vitadituttiigiorni.
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TRAMARINOEDANNUNZIO Le ricerche erudite di fine Ottocento appartengono alla preistoria di Croce, che al passaggio del secolo si incammin per tutta altra strada. Per molti anni accanton la mera erudizione e non scrisse quasi niente sul periodo storico in cui quella erudizione si era esercitata, il seicento. Torn a occuparsene nel 1910, quando decise di pubblicare per leditore Laterza di BarilantologiadeiLiricimarinisti,acuiaffianclaraccoltadeisuoiSaggisulla letteratura italiana del Seicento, che conteneva molti di quei lontani scritti giovanili e alcuni nuovi testi. La differenza tra il vecchio e il nuovo salta allocchio. Un critico moderno ha preso il posto dellerudito di tradizione. In quel periodo Croce aveva messo su un sistema filosofico e aveva pubblicato sullaCriticamoltideisuoiscrittisullaLetteraturadellanuovaItalia,riunitidi lapocoinquattrovolumi(chepoidiverrannosei).Maapartelasuadiversa consapevolezza, questi saggi sono importanti perch iniziano in Italia la vera epropriarivalutazionedelBarocco,consegnatodallacriticaaunlungooblio. Poche le eccezioni: DAnnunzio nel Piacere, un articolo del suo amico Enrico Nencioni,alcunistudidelleruditoeletteratoarcaizzanteCorradoRicci(acui il libro di Saggi dedicato). significativo che nello stesso 1910 il ragazzo Roberto Longhi cominciasse a scrivere la sua tesi di laurea su Caravaggio, dando cos inizio con Matteo Marangoni, Hermann Voss e Lionello Venturi alla riscoperta della civilt figurativa del seicento italiano, di cui diverr il maggiorconoscitore. Gli scritti pi importanti sono le due prefazioni al volume dei Saggi e allantologia della poesia marinista. Nella prima, Croce sente di dover fare i conti con la tradizione storiografica e con la condanna ultrasecolare del barocco. Comincia con gli esangui Arcadi di inizio 700 (in seguito da lui rivalutati), i quali intrapresero una reazione antisecentesca che fece sommarieesecuzioniinmassa,demollecasedeinemici,sparsesulterrenoil sale e vi eresse colonne dinfamia. Destino volle che questi eruditi e letterati (Gravina, Muratori, Zeno) furono anche i primi a delineare una storia della letteratura italiana nella quale si adoperarono a collocare in bieca luce il secolo che li aveva preceduti. Parlare della letteratura del Seicento come di una follia, di una pestilenza, di una decadenza, divenne consueto. Semmai di quel secolo si rivalutarono gli scrittori meno esuberanti e sperimentali: corretti e languidi petrarchisti, noiosi imitatori di Orazio e Pindaro, frigidi dicitori di celie ebbero, per tal modo, il lasciapassare e lapprovazione, e
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figurarono da pauci electi nel paradiso della storia letteraria []. E poich i pi di codesti innocenti furono toscani, si continu ad attribuire per quel secolo alla Toscana legemonia che, allora per lappunto, essa veniva perdendo,cosnellapoesiaenelpensieropoliticocomenelleartifigurative. I successivi storici, da Tiraboschi a Belloni, manterranno il giudizio negativo sul secolo, accentuando semmai la riprovazione morale. Lo stesso Manzoni su cui Croce va un po troppo veloce ha un atteggiamento bonario ma sempre ironico e distaccato. I primi giudizi equilibrati li trova invece in Settembrini e De Sanctis, che pure non amavano il seicento, per una certa ritrosia che gli uomini del Risorgimento dovevano provare al ricordo di un tempo nel quale lItalia, schiava non fremente, si avvolse nellozioenellevolutt. Poitoccherallacriticaeruditaepositivistica,cheindaghersoprattutto il problema delle cause del secentismo, indicando di volta il volta lelemento generatore o corruttore, un falso problema secondo lui: Tutte le cause finora arrecate, la servit politica, il gesuitismo, lo spagnolismo, il petrarchismo, la poesia pastorale, la smania di novit, e perfino, se si vuole, la cosiddetta causa antropologica onde alcuni individui possono esser definiti secentisti nati, accennano a cose reali; ma tutte poi riescono false nel modo in cui vengono presentate. La vera e compiuta causa il fatto stesso, esposto geneticamente in tutti i particolari. Posizione ragionevole in apparenza ma nelfondogenerica.Luistessoindag soloalcunidi queiparticolariedi quelle cause, accantonando proprio la pi probabile, linflusso dei gesuiti nella vita moraledeltempo.UnargomentotrattatosoprattuttodaSettembrininellesue Lezioni, ancora molto presente nella Storia di De Sanctis, sporadico nellopera diCroce. A suo parere il fenomeno del secentismo appartiene alla storia della cultura e non a quella dellarte; va considerato piuttosto sotto laspetto sociale, come un lato della vita cortigiana, in relazione al cerimoniale che questa coltivava eai giuochi nei quali si dilettava. Fenomeni che giudica nel segnodellapassivitstorica.Nellastoriadellapoesiaedelpensieroconviene invece dare risalto alla attivit e non alla passivit: il fiorire delle scienze naturali e delle scienze morali, le prime riflessioni estetiche, le teorie sulla ragion di stato o sullarte di far fortuna nel mondo, e poi lerudizione, la critica e lo scetticismo storico. In quel tempo, per un verso fu continuato Machiavelli; ma per laltro, fu preparata quellesplosione filosofica che si chiam la Scienza nuova. Infine chiede giustizia anche alla produzione
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artistica, senza per fare lerrore di lodare troppo unarte e una letteratura priva di sentimento etico, epper, sotto apparenze lussureggianti, assai ristrettaepovera. MoltodiversalaprefazioneaiLiricimarinisti,ristampatanelvolumedei saggi col titolo Sensualismo e ingegnosit nella lirica del Seicento. Seguendo la tesi di De Sanctis, si accorge che in questi poeti rimasta viva soltanto la sensualit, la passione rudimentale e quasi animale, e cantano la natura come oggetto sensuale, le bellezze della donna, gli occhi neri o azzurri o chiari; la bocca; le mani; il seno; la pozzetta nelle guance; il neo, e, specialmente, le chiome bionde o nere. Ne viene fuori una perfetta orchestrazione di voci poetiche, dirette con tocco leggero; e scorgiamo il filosofo in atteggiamento edonistico, rapito da quelle musiche lontane in cui risentiva il fremito della sensualit barocca. Una cos intima partecipazione per quella poesia un fatto inconsueto in lui, e si pu far risalire in parte alla contemporanea frequentazione della letteratura contemporanea. Anche nel saggio del 1903 su DAnnunzio aveva ricantato i passi in cui il poeta descriveva con visione delicatissima di pittore le mani, i capelli, gli occhi delle sue amanti reali e immaginarie. Il testo del 10 si chiude infatti con un paragone tra Marino e DAnnunzio, diversi nei presupposti concettuali e culturali ma simili per laspetto sensuale e per lassenza in entrambi dellelemento etico. Nel 46, mutato ormai il suo primitivo giudizio positivo sul poeta coetaneo, tornava sul paragone tra i due autori dicendo che DAnnunzio nel Parnaso italiano, sta molto prossimo al Marino (del quale gli forse riserbata la sorte letteraria), ma molto lontano, e in certa guisa separato,dallacoronadeigenipoetici. Ilgiudiziodel1910restacomunquesignificativosesipensachetuttala rivalutazione del barocco tra otto e novecento era sempre cominciata da un impulso dellarte contemporanea. A indirizzare Nietzsche e Wlfflin verso larte secentesca era stato lascolto di Wagner, a Roberto Longhi il maggiore stimolo venne dalla pittura francese dellottocento, da Courbet allimpressionismo. Per Croce la musa contemporanea era stata innanzitutto GabrieleDAnnunzio. Quando si liberer di lui, a farnele spese sar anche la letteraturadelbarocco.
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STORIADELLETBAROCCAINITALIA Una sensazione di spaesamento pu impossessarsi del lettore che, accantonato sul tavolo i Saggi sulla letteratura italiana del Seicento del 1910, si mettaasfogliarelaStoriadelletbaroccainItalia,daluiscrittatrail24eil25, pubblicata sulla Critica tra il 24 e il 28, e poi definitivamente in volume nel 1929. Ora il giudizio di condanna sulla decadenza italiana, prima sporadico, informa di s tutto il libro, ne il motivo dominante. Duro il tono sullavitamorale,sulpensiero,masoprattutto sullapoesiaopseudopoesia secentesca,ormailontanadallasuasensibilitedalsuogusto. Tra i due libri cerano stati i suoi saggi sui grandi poeti del passato Dante, Ariosto, Shakespeare rispetto ai quali gli sforzi dei rimatori secenteschi dovevano parergli misera cosa. Ma cera stata soprattutto la prima guerra mondiale, che aveva segnato il distacco o piuttosto la voragine tra due Europe, tra due mondi e tra due Croce. Il suo moralismo dorigine rischiava di divenire anche il fine delle sue letture del passato. Dei primi anni venti la teorizzazione della storiografia eticopolitica come unico luogodellaverastoria.EselaStoriadelregnodiNapolidel23ilmanifestodi questa nuova concezione, la Storia dellet barocca lopera in cui questo aspetto della sua riflessione pi riconoscibile e scoperto, anche nelle difficolt. Opera in cui lindagine sulla decadenza del passato diviene un ammonimento ai contemporanei. In questo senso, opera non meno politica della Storia dItalia del 27 e della Storia dEuropa del 32. Quasi un gigantesco pamphlet contro quella che a lui pareva la decadenza moderna. Lui stesso in una nota autobiografica del 34 ricordava che gi, quando io scrivevo il mio libro, cominciavano a fiorire gli amoreggiamenti con la controriforma, lassolutismo,laregoladallalto,laletteraturaelartesensuale;elamiastoria fu,anchecontrodici,unimplicitaprotesta. Nel primo dei tre capitoli introduttivi del libro, intitolato Controriforma gli altri due riguardano il Barocco e la Decadenza Croce interviene nel dibattito tra storici tedeschi sul primato del rinascimento o della riforma protestante nella genesi dellet moderna. Tra i seguaci della tradizione accademica tedesca, che davano una preminenza alla riforma, e tra gli altri che suggestionati da Nietzsche riconoscevano nel rinascimento lorigine della civilt moderna, il filosofo napoletano trovava una diversa spiegazione, di carattere non documentario ma concettuale. Scorgeva infatti nel rinascimento e nella riforma i termini ideali e fondamentali, di terra e cielo,
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uomo e Dio, individuo e universo, spirito profano e spirito religioso [] in unit dialettica: luniverso impensabile senza lindividuo e lindividuo senzauniverso,laterrasenzailcieloeluomosenzaDio. Diseguito,affermatoilcarattereidealedelrinascimentoedellariforma, lo negava invece alla controriforma, a cui comunque riconosceva molte positivit(cultura,dottrina,diffusionepopolareecc.).Difattolacontroriforma semplicemente difendeva una istituzione, la chiesa romana. Una grande istituzione secondo lui, che per non pu avere linfinit di un eterno momento spirituale e morale: Per quanto si cerchi, non si trover mai nella Controriforma altra idea che questa: che la chiesa cattolica era unistituzione altamente salutare, e perci da serbare e da rinsaldare. Un giudizio non dovuto a insufficiente informazione storica (ancora da venire le rivalutazioni della cosiddetta riforma cattolica) ma a una ben precisa contemporaneit. Nella prima redazione apparsa in rivista, questo capitolo terminava con un riferimento dattualit, poi prudentemente tolto nella versione definitiva: La Controriforma stessa, come epoca e ideale storico, par che venga raccogliendo, nei giorni che corrono in Italia, ammirazioni, entusiasmi e nostalgie; e dalle file del partito dominante si odono uscire frequenti invocazioniallaControriforma[].Etemoche,nelvuotodeiconcettipolitici storicamente giustificati e attuosi, gli animi torbidi e gli intelletti rozzi si appiglinoadaltriidealiletterari,perprocuraredicelare,aglialtrieasstessi, quelvuoto. Delio Cantimori ha ipotizzato che Croce intendesse riferirsi al giovane Curzio Malaparte, che in quei giorni andava proponendo lunione di controriforma e rivoluzione fascista come momenti inscindibili di reazione alla moderna civilt europea. Non improbabile per che il bersaglio di Croce si trovasse pi in alto, e che quelle pagine fossero state pensate come una indiretta risposta alla riforma della scuola di Gentile, che manteneva molte ambiguit sullinsegnamento della religione cattolica nelle scuole, e ad alcune dichiarazioni dello stesso Gentile sulla superiorit del cattolicesimo sulprotestantesimo.Siera,altempodiquelsaggio,neglistessigiorniincuisi consumava la definitiva rottura tra i due filosofi, dopo un quarto di secolo di collaborazioneediamicizia. LesevereparolediCrocesullacontroriformasiallarganoaogniaspetto della vita civile italiana del seicento. La morale cattolica mancava di entusiasmomoraleefuincapacedifarsiprincipiodivitaattiva,elortodossia controriformistica accompagnava e favoriva la decadenza italiana, ed era
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ortodossia di decadenza. La prospettiva della decadenza domina il libro, e inquestoilCrocestoricocontraddiceilCroceteorico,chepredicavapossibile solo la positivit della storia, che domina e riassume in s il negativo. Ma, quasiparlandoconsstesso,ilfilosoforispondevainanticipoallobiezionedi chi riteneva impossibile una storia decadente. Se la prendeva con i generici della filosofia, che negano fatti o epoche di decadenza, perch non si pu progredire se non lasciando cadere o decadere qualcosa, come non si pu viveresenzamorire,e,poichladecadenzasempreinognivita,noncmai come particolare modo di vita: il mondo va sempre innanzi. Ai quali generici si risponde che, se il mondo va sempre innanzi, un individuo o un popolo possonoservireda sgabelloalmondochevainnanzi;e,seilmondo passada vitaavita,ilpopoloitalianopotevamorire,comesonomortialtripopoli. Come mostra anche lo stile drammatico, erano risposte a un s stesso antico. Era stato proprio lui a scrivere, quindici anni prima, che bisognava farla finita con le accuse al seicento: et di decadenza, sia pure; ma importa stabilirecheilconcettodidecadenzaaffattoempiricoerelativo:sequalcosa decade, qualche altra nasce e germina: una decadenza totale e assoluta non concepibile. La negativit dellet barocca diviene cos il tratto dominante dellopera, che non affatto una storia per punti vivi, come si disse allepoca. Semmai da sottolineare ancora una volta come questa prevalenza del negativo in un sistema che ammette soltanto il positivo, determini in Croce una ambiguit irrisolta, perch vicina alla realt della sua condizione esistenziale. Da una vita andava predicando linesistenza della negativit, il dominio del pensiero sullirrazionale; eppure, puntualmente, questo mondo ucciso se lo ritrovava davanti. Non solo un problema di psicologia. Una simile difficolt si riscontra nel discorso teoretico sulla categoria dellutile o delleconomico. Dopo aver fondato il sistema sulle quattro positivit del vero, del bene, del bello, delleconomico, questultimo gli si rivelava sempre pi residuale e irriducibile al dominio filosofico. Fino a quando negli ultimi anni gli si presenter col volto della pura negativit, la vitalit nuda e incontrollabile. Nella Storia dellet barocca siamo ancora lontani da queste riflessioni, ma alcune difficolt strutturali sono gi evidenti, anche se ricomposte nella narrazione storica. Nel seicento laspetto pi visibile della negativit, della decadenza, il barocco, inteso come perversione artistica, che consiste nella sostituzionedellaveritpoeticaconleffettoscenografico,stupefacente:un
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peccato estetico, ma anche un peccato umano, e universale e perpetuo come tutti i peccati umani. E nega anzitutto che il barocco possa essere arte, perchrispondeallarichiestadicapriccio,dilibidineodistupore:insomma un bisogno pratico, utilitario. E si sa che nel suo sistema la pratica altro dallestetica. Fenomeno semmai culturale, che sostituisce il pratico stupore al soave palpitare e al contemplativo rapimento artistico. In questa ricerca dello stupore sta la sua unica coerenza, e spiega perch esso sembri a volte passare dal pi sottile intellettualismo al pi crasso realismo e verismo di rappresentazioni. Lincoerenza coerente di questo fine pratico si sostituita allacoerenzapropriadellarte. Questa non soltanto la spiegazione di un fenomeno secondo le leggi della sua estetica. In realt Croce vuole riportare il barocco al significato negativo che ebbe per oltre due secoli, contro la massiccia rivalutazione degli ultimitempi,acuiluistessoavevapartecipatoeincuiormaivedevasoltanto unsegnodidecadentismo.
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CRITICAESTILE Tra ottocento e novecento il maggiore impulso alla rivalutazione del barocco venne dalla cultura tedesca. Era una storia cominciata nel 1855, in alcune caute rivalutazioni di opere darte secentesche nel Cicerone di Burckhardt. Del 1872 invece la Nascita della tragedia di Nietzsche, in cui esposta una ingegnosa variazione sulla concezione dualistica dellarte tipica del romanticismo. Stavolta la dualit era fatta derivare dai simboli mitici di Apollo e Dioniso, come antitesi tra contemplazione ed ebbrezza, tra sereno dominio della natura e tripudio orgiastico nella natura. Lantinomia tra apollineo e dionisiaco sembr a molti essersi verificata in epoche artistiche del passato, e il barocco, come gi il romanticismo, diverr antitesi dello spiritoclassico.IlpersuasivolibroRinascimentoeBaroccodiHeinrichWllflin, allievo di Burckhardt, rese istituzionale quella dicotomia, perpetuata in vari modi negli studi di lingua tedesca, fino ai saggi di Karl Vossler, a cui Croce dedic la Storia dellet barocca e col quale in un denso scambio di lettere dibatteralungosuquestitemi. Nel frattempo si era impadronito del termine anche Oswald Spengler, nelTramontodellOccidente.Nellostessolibroincuiprofetizzava,conevidente compiacimento, il ritorno dei Cesari, la svolta autoritaria inscritta nel declino delloccidente, il barocco diveniva il simbolo dellanima faustiana, lunica genuinamente germanica. Dopo di lui non pochi furono, in Germania ma anche in Italia, coloro che coprirono il barocco di mitologie nazionalistiche o intesero questa rivalutazione come richiamo a una autorit assoluta per sanare le malattie del presente. Cos andavano le cose in quel tempo. A questo moto irruente intese metter riparo Benedetto Croce, che interpretava in modo diverso il sentimento della decadenza. Inerme o velleitario nella lottapolitica,sapevapercomescacciarefantasmisottoculturali.Ecosnella Storia dellet barocca svalutava completamente la vita morale e letteraria di quel secolo, qualificando il barocco come non stile, o come una delle forme particolari del brutto. Si sbarazzava inoltre delle recenti polemiche sulla appartenenzarazzialedelbarocco:Iononsoqualegustocisiaadisputarese Sigfrido o Arminio, Alarico e Teodorico fossero o no anime barocche, e a complicare si nuove stravaganze gli stolti contrasti etnici e nazionali. Rifiutava inoltre quel dualismo estetico su cui si erano innestate simili discussioni razziali, distaccandosi in tal modo anche dalle intuizioni formali della migliore cultura tedesca. Era una morfologia, una storia per stili a cui
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Croce ormai non era pi disposto a concedere nessuna chance di utilit conoscitiva. Anche questo gli pareva segno di una decadenza culturale. Ormai, su questi temi, qualsiasi sua parola prendeva forma di chiusura e di polemica. Una maggiore disponibilit si rivela nelle singole analisi dellopera. Croce segue il metodo a lui consueto dellisolamento di passi poetici seguiti da un breve commento, ma ormai svanito ledonismo dei vecchi saggi. Tra la folla di letterati, giocolieri e rimatori del seicento sono poche le anime fraterne in cui riconosce la voce della poesia o dellentusiasmo morale. Si cominciaconTommasoCampanella,quasiunnuovoJacoponedaTodi,poeta aspro, scontroso, costretto a stare tra gente di facili costumi. Subito dopo si incontra lombra del Cavalier Marino, in un intero capitolo diminutivo intitolato La pseudopoesia barocca. Tra tanto sdegno ne viene fuori persino un accostamentotramarinismoefuturismo:lalibertversoleregoleperdevail suo valore di affermazione dellinteriorit spirituale e trapassava in cosa affatto diversa, nellardimento di tentare i modi pi insoliti, violando larte stessa, pur di ottenere il successo sul mercato dei piaceri o dincuriosire e sbalordire la gente: invece di libert estetica, era, insomma, una libert, come orasichiamerebbefuturistica. Una constatazione che trova esatto riscontro in alcuni termini da lui usati nei commenti alle strofe di Marino, quando parla del suo procedimento meccanico che produce un rumore simile allo scoppiettio di elastiche molle dacciaio, scattanti a rapidi intervalli regolari. Non si insister mai abbastanza su questi accostamenti con larte moderna. La ricerca della meraviglia, che era stato il programma di Marino, gli si era chiarita in tutti i suoi aspetti sociologici e culturali dopo aver assistito allo spettacolo offerto da artisti contemporanei, tra dannunziani e futuristi, e messo in scena sul variopinto palcoscenico di una incipiente societ di massa nellItalia di primo novecento. Il tono dellopera non per sempre cupo; a tratti diventa ironico e scherzoso. I suoi commenti si accomodano alle iperboli secentesche producendo una amplificazione in cui la pretesa seriet dei poeti barocchi mostra il suo lato comico. Un altro procedimento tipico consiste nel far seguire sempre a una constatazione positiva una constatazione negativa: ci che costoro non seppero fare. In tal modo si minimizzano regolarmente le cose buone dellepoca. E lo stesso procedimento usato al contrario nel capitolo sullet di Giolitti nella Storia dItalia dal 1870 al 1915, in cui le
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deficienze dei governi dello statista piemontese sono enumerate di sfuggita e subordinate a quello che Giolitti e la sua classe dirigente fecero di buono. Sicch aveva ragione Federico Chabod a rimproverare i lettori che avevano visto in quel capitolo solo una apologia del giolittismo, ma avrebbe dovuto ricordare che era stato lo stesso Croce ad appiccicarsi addosso quella interpretazione,acominciaredaimeccanismiretoricidellasuascrittura. La negativit dellet barocca non comunque uniforme. Pochi nomi di scrittori,vociisolateinetdicorruzionechesidisegnanocomealveolidiluce nella diffusa penombra dellopera. Ottavio Rinuccini o Carlo de Dottori e lamato Federico della Valle, unici ad avere in quel tempo il senso tragico della poesia. O ancora Maria Menadori, sconosciuta poetessa di canzoni delicate e fragili come un sospiro che si perde e continua nella musica che laccompagnava. Il prediletto Giovan Battista Basile, raccoglitore e rifacitore di fiabe nel suo Cunto de li cunti, di cui Croce cur una edizione incompletanel1890,etradussepoinel1925dalnapoletanoallitaliano. BellepaginedicriticaletterariasonoanchequelledelcapitoloAccennidi poesia tragicomica, interamente dedicato al personaggio di Corisca nel Pastor fido del Guarini. Corisca la femminilit sfrenata, rapace, sfrontata e consapevoledis.Eroinadiunmondodiraziociniopoliticoediprecettistica, dominatrice di sensi e di capricci. In un crescendo di immagini teatrali, ci rivelato il segreto di questa donna senza scrupoli, ignorata dalladorato Mirtillo, ma riamata da un essere degno di lei, il satiro, che ella ha illuso e deluso, usato e sfruttato, tutto promettendogli e nulla concedendogli: Ma quando il satiro labbranca, sicuro che non possa questa volta sfuggirgli, e lacciuffa ben forte per le chiome, essa, dopo avergli lasciato credere per un istante alla vittoria, d una scossa e scappa, abbandonandogli tra le mani la sua chioma posticcia, la bionda parrucca con la quale rialzava la procace bellezza avuta da natura. Quella chioma posticcia, che rimane nelle mani del satiro reso immobile dallo stupore, non una trovata da farsa per far ridere, ma un simbolo, lartistico simbolo di Corisca. E il sipario si chiude su questarivelazione. Un discorso a parte va fatto per Torquato Accetto, poeta e autore di un trattato Della dissimulazione onesta, fatto ristampare da Croce nel 1928 dopo due secoli di oblio. Scrittore di grande introspezione morale che parla della vittoria sui propri sentimenti in tempi illiberali. Era un tema diffuso nel primo seicento, ma Accetto sente una differenza psicologica, di onest morale,tralasimulazioneeladissimulazione,econsideraquestasola,che
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vero composto di tenebre oneste e di rispetti violenti, da che non si forma il falso, ma si d qualche riposo al vero, per dimostrarlo a tempo. Se si pensa alla fiducia che negli anni del fascismo Croce infondeva ai molti che andavano a trovarlo per una parola di conforto, e latteggiamento verso s stesso, costretto a stornare la mente senza perdere la speranza, risulta evidente il valore politico di quella pubblicazione. Un appello a non perdersi danimo, a dar riposo al vero per dimostrarlo a tempo, rivolto a coloro che avesserosaputocogliernelacifra. A parte il caso isolato di Accetto, il suo giudizio sulla precettistica secentesca sostanzialmente dissolutorio. Spunta ogni tanto qualche eccezione,inseritaquasicomenotadicolore:ilcasodiTommasoGarzonidi Bagnocavallo,autoredellaPiazzauniversaleditutteleprofessioni,incuitrovava ilprimotentativodiunasociologia delleartiedeimestieri.Nelcomplesso,tra le scritture secentesche Croce riconosce vitalit e interesse solo ai prosatori scientifici,aiteoricidellartee,sullascortadiMeinecke,aiteoricidellaragion di stato. Numerosi sono anche gli accenni che verranno sviluppati dalle future generazioni di storici: sullItalia come preistoria del mondo moderno o sullimportanzadaattribuireallastoriadegliitalianifuoridItalia. LelencodeipuntivividellaStoriadelletbaroccapotrebbecontinuare ma non renderebbe giustizia alla sua complessit. Unopera che somiglia a una strana pianta, tra il cirro e il cespuglio, cresciuta come la Storia dEuropa su una radice triforcuta (le tre introduzioni) ma a differenza di quella non sviluppata in modo eretto ma informe, per articolarsi in ramificazioni molteplici, dai frutti diversi. E pu parere anche esagerata la generosit di Croce nel donare questi frutti se si pensa che, per dare unidea, nelle 56 paginette iniziali del capitolo (comunque riduttivo) sulle Scienze fisiche troviamodiseguito:unadimostrazionedellasoltantoparzialeinfluenzadelle costrizioni politiche nello spegnersi del pensiero in Italia, una rievocazione del dilemma dei cattolici di fronte alle contrapposte autorit della bibbia e della chiesa, un appunto sullinconsistenza filosofica della dottrina della doppia verit, un bellaforisma sulleterna fisiologia dei professori, una contrapposizionespiegatatrafilosofiasistematicaeindaginemonografica,un illuminanteparagrafosuirapportifrateologiaescienza,ealtrecoseancora. In questa densit di scrittura la Storia dellet barocca si riconosce come una delle poche grandi opere di storia della cultura, proiettata nel passato e nel presente, terreno di meditazioni sulla storia e sulla decadenza. Fin dalle soglie del libro aveva detto che avrebbe anche potuto intitolarlo Storia della
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letteratura italiana del seicento, dichiarazione inconsueta sulla bocca di chi aveva affermato linfondatezza teorica della storia letteraria, che sempre monografica, procede per individualit, per momenti poetici irrelati e non per tipologie storiche. Gi qui si annuncia insomma quella rielaborazione estetica che lo porter alla difficoltosa giustificazione della letteratura nel libro sulla Poesia del 1936. E questa osservazione fa capire come per Croce il seicento fosse una specie di epocalaboratorio, in cui sperimentare le sue teorie o la sua perizia di storico. Lo era stata alla fine dellottocento, allinizio del nuovo secolo e continuer ad esserlo fin quasi agli ultimi giorni. Alla Storia dellet barocca seguiranno molti altri scritti che inseguivano la vita secentesca in tutti i suoi aspetti, con unansia enciclopedica rimasta senza paragone. Enondifficileimmaginarselocomeunaspeciediscienziatodemiurgo alcentrodelmutevoleuniversobarocco,luichestatoilpigrandelettoredi testidelseicentoitaliano.Questonongliimpeddicondannarequellepoca.Il prevalere in lui del momento etico, dellavversione al decadentismo contemporaneo accentu il tono dellinvettiva. La sorte aveva voluto che quella condanna riguardasse proprio il secolo da lui pi amato e studiato in giovent, a cui in astratto doveva pi riconoscenza, perch perdendosi in quelleminuziosericercheavevauntempoplacatolesueangosce.
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NOTE
UnaprimaversionediquestosaggioapparsanellibroIlmaestroabnorme.Benedetto CroceelItaliadelNovecento,PagliaiPolistampa,Firenze2000. Le notizie sulla giovent di Croce sono nel Contributo alla critica di me stesso, (prima edizione1918),Milano1989,p.26epassim. Il giudizio sui Teatri di Napoli si trova nellAvvertenza alledizione 1916, completamente riscritta, pp. VIIVIII. Vedi anche ledizione Milano 1992 con una nota del curatore Giuseppe Galasso che riporta brani di lettere di Croce allerudito Alessandro Ademollo, interessanti per scorgere la nascita di interessi sociologici nel giovane studioso; per esempio, a proposito del ritrovamento di un vecchio testo satirico scriveva: Simili testimonianze[]sonoprezioseepermoltiversiinsostituibili,quandosivogliapenetrare nel profondo di certe rivoluzione sociali e ci si voglia render conto delle loro conseguenze artistiche. Le parole di Emanuele Tesauro su dio poeta e arguto favellatore sono citate a p. 161 dei Saggi sulla letteratura italiana del Seicento (1910), Bari 1948. Il cannocchiale aristotelico delletteratotorinesemoltopresenteneiprimiscrittidiCroce,tracuiquellosuiTrattatisti italiani del concettismo e Baltasar Gracian del 1899, poi incluso nei Problemi di estetica (1910), Laterza, Bari 1954, pp. 313348 (dove, curiosamente, il Tesauro non figura nellIndice dei Nomi). In quel saggio riportata la arzigogolata distinzione tra Retorica e Dialettica proposta dal Tesauro, la prima funzionale alla piacevolezza del discorso, la seconda rivolta al vero: una evidente anticipazione della distinzione crociana tra Estetica e Logica. Commenta infatti il filosofo abruzzese (p. 341): Spogliata della sua veste scolastica, gesuitesca e barocca, e rivestita alla moderna, questa risposta suona cos: Non lecito considerare come affermazione logica quel ch forma letteraria. Si potr dire che queste o quelle forme siano brutte, ma non gi che siano false o sofistiche, perch con esse non si ragiona e non sindaga il vero, ma semplicemente si parla. Tra laltro in questa frase Croce usa per la prima volta, che io sappia, il termine barocco (non ho per potuto verificarelaprecocitdellattestazionelinguisticanellaprimaedizionedelsaggio). A. Graf, Di una trattazione scientifica della storia letteraria, RomaTorinoFirenze 1877, p.16. Su Vico inventore dellestetica vedi B. Croce, Estetica come scienza dellespressione e linguisticagenerale(1902),Bari1950. La visione del ritiro nel monastero secentesco ricordata pi volte dallallievo FrancescoFlora,dicuivediViaggioneltempocrociano(1946),inSaggidipoeticamoderna.Dal TassoalSurrealismo,DAnna,MessinaFirenze1949,p.62. Le citazioni dei Saggi sulla letteratura italiana del Seicento (1910), Bari 1948, sono alle pp..VIII,XIV,XIX,361. A proposito della sottovalutazione del gesuitesimo (come lo chiamava Settembrini) nella vita del 600, va notato che laccenno storico pi vivace al tema si trova nella Storia delletbarocca(p.19)mariguardailsecolosuccessivo,quandodinanziallachiesacattolica e alle altre chiese si andava ergendo come nuova chiesa cattolica, cio universale, la chiesa della Ragione, la quale volle perfino istituire ai suoi servigi un esercito politico, sul 19

modello della compagnia che Ignazio di Loyola aveva istituita, la libera muratoria o massoneria. In quella occasione Croce omise di dire che la nuova Chiesa della Ragione, la massoneria,nontardmoltoadiventaregesuitica. I giudizi di Croce sia sul sensualismo sia sul meccanicismo dei poeti secenteschi derivano dalla Storia della letteratura italiana (a cura di B. Croce, Laterza, Bari 1949) di FrancescoDeSanctis. Ap. 192 delII volume, a proposito del Pastor fido delGuarini (di cui aveva appena ricordato la frase famosa, Questo un secolo di apparenza e si va in maschera tutto lanno) scriveva De Sanctis: Se ci l dentro un sentimento, una sensualit raffinata, la poesia della libidine; e a proposito del Marino, a p. 208: inutile dire che tutte queste combinazioni non hanno pel Marino alcun valore effettivo ed intrinseco, e che esse sono una materia qualunque, arricchita di moltissime favole mitologiche, buona a sviluppare le sue forze poetiche: il solito macchinismo fantastico dellamorenepoemiitaliani. Il giudizio del 46 su Marino e DAnnunzio nelle Letture di poeti (1950), Bari 1960, p.272. LaNotaautobiograficadel34nelContributo,cit.,p.76. IlsaggioControriformaapparvesuLaCritica,XXII,1924. D. Cantimori, Il dibattito sul barocco (1960), incluso nella raccolta postuma Storici e storia,Einaudi,Torino1971,pp.610623. Lecitazioni della Storia delletbarocca in Italia, Bari 1929, sono alle pp. 5, 10, 485, 48, 25,219,347,377. La frase sulla relativit della decadenza nei Saggi, cit., p. XIII. Poco dopo il libro crociano, nel 1930 il filosofo vitalista spagnolo Ortega y Gasset pubblicava il noto saggio La ribellione delle masse, dove tra laltro ribadiva il concetto della relativit della decadenza (ediz. il Mulino, Bologna 1984, p. 55): La decadenza , non c dubbio, un concetto comparativo. Si decade da uno stato superiore verso uno stato inferiore. Ebbene: questa comparazione pu farsi dai punti di vista pi differenti e vari che sia possibile immaginare. Per un fabbricante di bocchini dambra il mondo in decadenza perch ormainonsifumapiconbocchinidambra.Altripuntidivistasarannopirispettabilidi questo, per, a rigore, non cessano dessere parziali, arbitrari ed esterni alla vita stessa di cuiprecisamentesicercadivalutareilpeso. Era stato Luigi Salvatorelli, in una recensione su Pegaso, I, 1929, p. 501, a osservare che la Storia dellet barocca era una storia per punti vivi, non rispecchiante la media culturale di quellepoca: Laccento messo non su quel che fu la vita spirituale secentesca, ma sugli elementi migliori, sugli spunti di vita nuova [] il Seicento di Croce ,perdirlaunpoparadossalmente,ilSettecentoemagarilOttocento. Laccostamento tra marinismo e futurismo, in Storia, p. 176, non venne ripreso da Croce ma da Carlo Antoni, che chiamava il Barocco un futurismo antelitteram, in Dallo storicismoallasociologia,Sansoni,Firenze1973,p.218. Il saggio di Chabod, Croce storico nelle sue Lezioni di metodo storico, Laterza, Bari 1972. La Prefazione del 28 alla Dissimulazione onesta riportata nei Nuovi saggi sulla letteratura del Seicento, pp. 8694. Il librino dellAccetto stato in seguito oggetto di 20

molteplici discussioni e interpretazioni, che tuttavia non hanno portato elementi nuovi rispettoallaletturadiCroce.

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