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Manuale

1. La realt si divide in cose soggette al nostro potere e cose non soggette al nostro potere. In nostro potere sono il giudizio, l'impulso, il desiderio, l'avversione e, in una parola, ogni attivit che sia propriamente nostra; non sono in nostro potere il corpo, il patrimonio, la reputazione, le cariche pubbliche e, in una parola, ogni attivit che non sia nostra. [2] E ci che rientra in nostro potere per natura libero, immune da inibizioni, ostacoli, mentre quanto non vi rientra debole, schiavo, coercibile, estraneo. [3] Ricorda, allora, che se considererai libere le cose che per natura sono schiave, e tuo personale ci che estraneo, sarai impedito, soffrirai, sarai turbato, ti lamenterai degli di e degli uomini; se invece riterrai tuo solo ci che tuo, ed estraneo, come in effetti , ci che estraneo, nessuno ti potr mai coartare, nessuno ti impedir, non ti lamenterai di nessuno, non accuserai nessuno, non ci sar cosa che dovrai compiere contro voglia, nessuno ti dannegger, non avrai nemici, perch non potrai patire alcun danno. [4] Ora, se aspiri a cos alta condizione, ricorda che non basta uno sforzo modesto per raggiungerla, ma ci sono cose che devi denitivamente abbandonare, altre che per il momento devi differire. Mentre se desideri averle, e in pi desideri cariche pubbliche e ricchezze, probabilmente, per il fatto stesso di ambire alle prime, non otterrai neppure le seconde: in ogni caso, fallirai gli unici presupposti che consentano libert e felicit. [5] Quindi esercitati n d'ora a dire a ogni rappresentazione che ti colpisca per la sua asprezza: sei soltanto una rappresentazione, non sei affatto ci che sembri in apparenza. Poi analizzala e sottoponila alla valutazione degli strumenti in tuo possesso, accertando -- il primo e il pi importante esame -- se essa sia relativa a cose che ricadono in nostro potere ovvero a quelle che non vi rientrano; e in questo secondo caso abbi gi pronta la conclusione: per me non nulla.

2. Ricorda che il desiderio promette di farti ottenere ci che desideri, l'avversione di non farti incorrere in ci che avversi, e che chi non raggiunge l'oggetto del desiderio non ha la sorte dalla sua, mentre chi ricade in qualcosa da cui sta rifuggendo patisce la cattiva sorte. Ora, se avverserai soltanto ci che contrario alla natura tra le cose che sono in tuo potere, non incorrerai in nulla di ci che avversi; ma se avverserai la malattia, la morte o la povert, patirai la cattiva sorte. [2] Pertanto rimuovi ogni avversione da tutto ci che non dipende da noi e trasferiscila alle cose che, tra quante dipendono da noi, sono contrarie alla natura. Per il momento sopprimi completamente ogni desiderio: perch se miri a qualcosa che non in nostro potere inevitabilmente fallirai, e d'altra parte ancora non puoi disporre di alcune tra le cose che sono in nostro potere, alle quali sarebbe bene rivolgere il desiderio. Usa soltanto l'impulso e la ripulsa: ma in misura leggera, con riserva, e senza trascendere. 3. Di fronte a ogni singola cosa che ti attragga, ti si presenti utile o abbia il tuo affetto, ricorda di pronunciarti sulla sua vera natura, a cominciare dalle pi piccole. Se ti piace una pentola, dirai: mi piace una pentola; quando andr in frantumi non ne sarai turbato. Se baci tuo glio o tua moglie, ripeti a te stesso che stai baciando un essere umano: la sua morte non ti turber. 4. Ogni volta che ti accingi a un'azione, ricorda a te stesso quale sia la sua vera natura. Se esci per recarti al bagno pubblico, predisponiti mentalmente a quello che succede in questi ambienti: la gente che ti spruzza, ti urta, ti insulta, ti deruba. E cos, se inizierai col dire: voglio fare un bagno e mantenere la mia scelta morale conforme a natura, ti disporrai ad agire con pi sicurezza. E fai altrettanto per ogni altra azione. Perch in questo modo, se qualcosa dovesse impedirti il bagno, potrai dire prontamente: non volevo soltanto lavarmi, ma anche mantenere la mia scelta morale conforme a natura: e non ci riuscir, se mi infastidisco per quel che succede. 5. Non sono i fatti in s che turbano gli uomini, ma i giudizi che gli uomini formulano sui fatti. Per esempio, la morte non nulla di terribile (perch altrimenti sarebbe sembrata tale anche a Socrate): ma il giudizio che la vuole terribile, ecco, questo terribile. Di

conseguenza, quando subiamo un impedimento, siamo turbati o afitti, non dobbiamo mai accusare nessun altro tranne noi stessi, ossia i nostri giudizi. Incolpare gli altri dei propri mali tipico di chi non ha educazione losoca; chi l'ha intrapresa incolpa s stesso; chi l'ha completata non incolpa n gli altri n se stesso. 6. Non inorgoglirti per un merito che non ti appartiene. Se fosse il cavallo a vantarsi: sono bello, si potrebbe anche accettarlo; ma quando tu orgogliosamente dici: ho un bel cavallo, sappi che ti stai vantando di un pregio del cavallo. Cos' davvero tuo, dunque? Il tuo comportamento di fronte alle rappresentazioni. Perci, quando ti regoli secondo natura nell'uso delle rappresentazioni, allora potrai essere ero: perch in quel momento lo sarai per un bene che tuo. 7. Come in un viaggio per mare, se la nave ha ormeggiato e sei sbarcato per attingere acqua, cammin facendo potr anche capitarti di raccogliere una conchiglietta, una piccola radice, ma la tua attenzione dev'esser sempre ssa alla nave, devi voltarti continuamente indietro, caso mai il timoniere ti chiamasse, e se ti chiama devi lasciar perdere tutto, se non vuoi esser caricato a bordo legato come una pecora: allo stesso modo anche nella vita, se ti sono dati non una conchiglia o una radice, ma moglie e glio, nulla ti vieter di avere la tua famigliola: ma se il timoniere ti chiama, lascia perdere tutto e corri alla nave senza neanche voltarti. E se sei vecchio non ti allontanare mai troppo dalla nave, in modo da non mancare, quando sarai chiamato. 8. Non devi adoperarti perch gli avvenimenti seguano il tuo desiderio, ma desiderarli cos come avvengono, e la tua vita scorrer serena. 9. La malattia impedimento del corpo, non della scelta morale, a meno che non sia proprio quest'ultima a volerlo. Essere zoppo un impedimento della gamba, non del proposito morale. Ripetilo a te stesso, a ogni accidente che ti sopraggiunge: vericherai che un impedimento per qualcos'altro, non per te. 10. A ogni singola cosa che incontri, ricorda di rivolgerti a te stesso per cercare di quale facolt tu disponga in relazione a essa. Se vedi un bel giovane o una bella donna, troverai che in questo caso la facolt da applicare il dominio di s; posto di fronte a una fatica, troverai

la resistenza; a un'ingiuria, la pazienza. Se ti abitui cos, le rappresentazioni non ti travolgeranno. 11. Non dir mai di nessuna cosa: l'ho perduta, ma: l'ho restituita. morto tuo glio? stato restituito. morta tua moglie? stata restituita. Mi stato tolto il podere: ebbene, anche questo stato restituito. Ma chi me l'ha portato via un malfattore. E a te cosa importa attraverso chi ne abbia chiesto la restituzione colui che te lo aveva dato? Finch ti concede di tenerlo, abbine cura come di un bene che non tuo, come i viaggiatori della locanda. 12. Se vuoi progredire, lascia da parte i ragionamenti di questo genere: se trascurer i miei beni non avr di che vivere, se non punisco il mio schiavo, diventer un furfante. Meglio morire di fame, ma libero da afizioni e paure, piuttosto che vivere nell'abbondanza, ma nell'inquietudine. Meglio che lo schiavo sia disonesto, piuttosto che tu infelice. [2] Perci comincia dalle piccole cose. Ti spandono qualche goccia del tuo povero olio, ti rubano un po' del tuo vinello? Di' a te stesso: questo il prezzo per la tranquillit dell'animo, il costo dell'imperturbabilit. Gratis non si ottiene nulla. E quando chiami lo schiavo pensa che pu non ascoltarti, e pu anche ascoltarti, ma non far nulla di quello che vuoi: ma non ha certo il privilegio di avere la tua tranquillit interiore in suo potere. 13. Se vuoi progredire, sopporta pure che le circostanze esterne ti procurino la reputazione di stolto e insensato, non cercare affatto di apparire sapiente: anzi, se ci sar chi ti considera qualcuno, difda di te stesso. Perch devi sapere che non facile conservare la tua scelta morale conforme a natura e insieme conservare le cose esterne: chi si occupa dell'una necessariamente deve trascurare le altre, e viceversa. 14. Se vuoi che i tuoi gli, tua moglie, i tuoi amici vivano per sempre, sei stolto: vuoi che sia in tuo potere ci che non lo , e che quanto non ti appartiene sia tuo. Cos pure, se vuoi che il tuo schiavo non sbagli, sei sciocco: pretendi che il difetto non sia difetto, ma qualcos'altro. Mentre se non vuoi fallire quando desideri qualcosa, questo puoi ottenerlo. Perci esercitati in quello che puoi. [2] Chi ha il potere di procurare o di togliere a un uomo ci che questi desidera

o non desidera il suo padrone. Quindi chi vuole essere libero non desideri e non rifugga nulla di ci che dipende da altri: se no, inevitabilmente, sar schiavo. 15. Ricorda che nella vita devi comportarti come a un banchetto. Una portata girando tra i convitati arrivata davanti a te: allunga la mano e prendi la tua parte, con educazione; il piatto passa oltre: non fermarlo; non ancora arrivato da te: non protenderti inseguendo l'appetito, aspetta che ti sia di fronte. Cos fai con i gli, cos con la moglie, con le cariche pubbliche, con la ricchezza: e un giorno sarai degno di stare a banchetto con gli di. Se poi, invece di prendere la porzione che ti sar servita, la ignorerai, allora sarai degno non solo della mensa degli di, ma anche di governare con loro. per questo comportamento che Diogene ed Eraclito, e gli uomini come loro furono meritamente considerati divini, e tali furono in effetti. 16. Quando vedi qualcuno in lacrime per un lutto, per la partenza di un glio o per la perdita dei beni, bada di non farti trascinare dalla rappresentazione, pensando che egli soffra a causa di fatti esterni, ma abbi sottomano la considerazione: lo afigge non ci che accaduto (infatti altri non ne sono afitti), bens il suo giudizio sull'accaduto. Non esitare, senza andare al di l delle parole, a partecipare al suo dolore; eventualmente condividi i suoi gemiti: ma attento a non gemere anche dentro di te. 17. Ricorda che sei soltanto attore di un dramma, ed chi lo allestisce a stabilire di quale dramma: se lo vuole breve, reciti un dramma breve; se decide che sia lungo, uno lungo; se ti riserva la parte di un mendicante, cerca di interpretarla con bravura, e cos quella di uno zoppo, di un magistrato, del privato cittadino. Perch il tuo compito questo: impersonare bene il ruolo assegnato; sceglierlo tocca ad altri. 18. Quando un corvo gracchia di malaugurio, non lasciarti trascinare dalla rappresentazione, ma distingui subito dentro di te, dicendo: nessuno di questi auspici diretto a me, ma a questo mio misero corpo, alla mia piccola propriet, alla mia povera reputazione, oppure ai miei gli, a mia moglie. Per me ogni augurio favorevole, se io lo

voglio: perch, qualunque sia il suo esito, dipende da me trarne benecio. 19. Puoi essere invincibile, se non entri mai in nessuna lotta dalla quale non dipenda da te uscire vincitore. [2] Quando vedi qualcuno che gode di maggiori onori, oppure molto potente o reputato per qualche altra ragione, stai attento a non farti mai trascinare dalla rappresentazione a considerarlo un uomo felice. Perch se l'essenza del bene nelle cose che dipendono da noi, non c' motivo d'invidia o di gelosia: e del resto tu non vorrai essere stratego, pritano o console, ma un uomo libero. E c' una sola via che porta a questa meta: il disprezzo di ci che non dipende da noi. 20. A offendere, ricordalo, non chi insulta o percuote, ma il giudizio che queste azioni siano offensive. Perci, quando uno ti irrita, sappi che la tua opinione che ti ha irritato. Come prima cosa, quindi, cerca di non lasciarti trascinare subito dalla rappresentazione: una volta che avrai guadagnato un po' di tempo per riettere, potrai dominarti pi facilmente. 21. La morte, l'esilio e tutto ci che appare terribile ti siano quotidianamente dinanzi agli occhi, pi di ogni altra cosa la morte: e non avrai mai alcun pensiero meschino n desidererai mai nulla oltre misura. 22. Se aspiri alla losoa, preparati n d'ora a essere deriso e schernito dalla gente: ce lo ritroviamo di colpo losofo, diranno, e ancora: da dove ha preso tutto questo cipiglio?. Ma sul tuo volto non vi sia cipiglio; attieniti invece a ci che ti pare il meglio, come un uomo assegnato dal dio a questo posto. E ricorda che se resterai coerente agli stessi principi, quelli che prima ti beffavano poi ti ammireranno, mentre se ti rivelerai inferiore a essi riscuoterai un doppio dileggio. 23. Se mai ti accadesse, per voler compiacere qualcuno, di volgerti alle cose esterne, avresti perduto, siine certo, il tuo programma morale. Dunque, in ogni circostanza, accontentati di essere losofo, e se vuoi anche apparire losofo, mostrati tale a te stesso, e ne sarai in grado.

24. Non afiggerti con questi pensieri: vivr senza onore e non sar nessuno in nessun luogo. Perch, se la privazione dell'onore un male, non puoi patire un male a causa d'altri, come neppure una vergogna. Ora, ottenere una carica pubblica o essere invitato a un banchetto sono forse cose che dipendono da te? No, affatto. Dunque non averle come pu costituire una privazione di onore? E come potrai non essere nessuno in nessun luogo, visto che devi esser qualcuno soltanto nelle cose che dipendono da te, e in queste hai la possibilit di giungere al pi alto valore? [2] Ma, tu obietti, i tuoi amici resteranno senza aiuto. In che senso dici senza aiuto? Non riceveranno un soldo da te, e neppure potrai farli cittadini romani: ma chi ti ha detto che queste cose rientrano tra quelle in nostro potere, che non ci sono estranee? E chi pu dare a un altro ci che non ha neppure per s? [3] Allora tu acquisisci, dice qualcuno, in modo che noi possiamo avere. Se sono in grado di acquisire conservando pudore, lealt e nobilt d'animo, indicami la strada e acquisir. Ma se ritenete che io debba perdere i miei beni perch voi abbiate quelli che beni non sono, giudicate voi stessi quanto siete ingiusti e sconsiderati. Cosa preferite, insomma? Del denaro o un amico leale e rispettoso? Allora aiutatemi a esserlo, invece di chiedermi di compiere azioni che mi faranno perdere queste qualit. [4] Ma la patria, dir qualcuno, per quanto sta in me rester senza aiuto. Di nuovo: ma di quale aiuto stai parlando? Da te non potr avere portici o bagni pubblici: e con ci? Nemmeno riceve calzature dal fabbro, n il calzolaio le fornisce armi: basta che ciascuno esegua il proprio compito. E se tu le procurassi un altro cittadino leale e rispettoso, non le gioveresti in nulla? S. Allora neanche tu puoi risultarle inutile. [5] Ma, chiede, quale posto occuper nello Stato?. Quello che puoi occupare continuando a conservare rispetto e lealt. Perch, se volendo giovare alla patria li perderai, che benecio potrai fornirle divenuto impudente e sleale? 25. A qualcuno stato riservato pi onore che a te durante un banchetto, in un'espressione di saluto oppure nella richiesta di un consiglio? Se questi sono beni, devi rallegrarti che li abbia ottenuti; se invece si tratta di mali, non crucciarti di non averli conseguiti. E ricorda che, se non fai come gli altri per raggiungere cose che non rientrano in nostro potere, non puoi certo pretendere eguali risultati. [2] Chi non

bussa alla porta di questo o di quello come pu ricevere lo stesso di chi vi si presenta? Se non ti accodi a qualcuno, se non lo lodi, come puoi avere altrettanto di chi sta nel corteggio e adula? Sarai ingiusto e incontentabile se invece di pagare il prezzo al quale si vende questa merce pretenderai di averla gratis. [3] Quanto costa un cespo di lattuga? Un obolo, poniamo. Ora, se uno paga un obolo e compra la lattuga, mentre tu l'obolo non lo sborsi e la lattuga non la compri, non puoi pensare di aver meno di lui: lui ha la lattuga, ma tu hai l'obolo che non hai speso. [4] Altrettanto vale anche nel nostro caso. Qualcuno non ti ha invitato a banchetto? Evidentemente non avevi versato all'ospite il corrispettivo della cena. Quello vende la cena in cambio di elogi, di servigi: se lo trovi conveniente, pagagli il prezzo che chiede. Ma se pretendi di non versarglielo e di prendere lo stesso la merce, sei incontentabile e sciocco. [5] Al posto della cena, allora, non ti resta nulla? S: ti resta il fatto di non aver elogiato qualcuno che non volevi elogiare, di non esserti piegato a quello che succede all'ingresso in casa sua. 26. possibile comprendere la volont della natura nelle situazioni in cui non siamo mossi da interessi personali. Per esempio, quando lo schiavo di un altro rompe una coppa, viene fatto di dire: sono cose che succedono. Allora, per, quando la tua coppa che si spezza, devi comportarti esattamente come quando va in frantumi quella dell'altro. E la stessa condotta trasferiscila anche alle circostanze pi gravi. morto il glio o la moglie di un altro? Tutti, senza eccezione, sanno dire: il destino degli esseri umani; ma quando muore nostro glio, subito ci disperiamo: ahim, oh me sventurato!. Dovremmo ricordarci, invece, la nostra reazione quando sentiamo che questo toccato ad altri. 27. Come un bersaglio non posto per esser mancato, cos pure nell'universo non esiste la natura del male. 28. Se qualcuno afdasse la tua persona al primo che incontra, ti adireresti; e tu che afdi la mente a chi capita, e, se questi ti insulta, la lasci cadere nel turbamento e nella confusione, non te ne vergogni?

29. Di ciascuna azione considera le premesse e le conseguenze, e solo dopo accingiti a compierla. Altrimenti, all'inizio ti avvierai entusiasta, senza aver minimamente calcolato il seguito, ma poi, al manifestarsi di qualche difcolt, ti tirerai vergognosamente indietro. [2] Vuoi vincere le Olimpiadi? Anch'io, per gli di: un'impresa prestigiosa. Ma prima esamina le premesse e le conseguenze, e poi passa all'azione. Devi disciplinare la tua vita, sottoporti a dieta, astenerti dai dolci, importi gli allenamenti, alle ore prestabilite, al caldo, al freddo; non devi bere acqua fredda, non devi bere vino senza una regola, in una parola devi esserti consegnato all'allenatore come a un medico; e poi, in gara, dovrai affondare nella sabbia, qualche volta ti slogherai un polso, ti storcerai una caviglia, ingoierai tanta polvere, qualche volta sarai fustigato e poi, con tutto ci, sarai anche scontto. [3] Riettici, e poi dedicati all'atletica, se ne hai ancora l'intenzione. Altrimenti ti comporterai come i ragazzini, che ora giocano ai lottatori, ora ai gladiatori, ora suonano la tromba, poi fanno gli attori tragici; cos anche tu adesso fai l'atleta, poi il gladiatore, poi il retore, poi il losofo, ma con tutta l'anima non sei nulla: come una scimmia imiti tutto quello che vedi e sei attratto da cose sempre diverse. Perch alle cose arrivi senza rietterci e senza considerarle bene da ogni punto di vista, ma a caso, assecondando un vano desiderio. [4] Cos ci sono persone che dopo aver visto un losofo e aver ascoltato qualcuno che parla come Eufrate (ma chi davvero in grado di parlare come lui?), vogliono dedicarsi anch'esse alla losoa. [5] Uomo, osserva prima la natura della cosa; e poi anche la tua natura, per capire se puoi reggere. Vuoi darti al pentathlon o alla lotta? Guardati le braccia, le cosce, esaminati i anchi: per natura qualcuno adatto a una cosa, qualcuno a un'altra. [6] Se ti dedichi alla losoa credi forse di poter continuare a mangiare e a bere allo stesso modo, di lasciar corso al desiderio e all'insoddisfazione come fai adesso? Devi vegliare, faticare, allontanarti dai tuoi cari, subire il disprezzo di uno schiavo, la derisione di chi ti incontra, essere sminuito in tutto, nell'onore, nelle cariche pubbliche, in tribunale, in ogni minima faccenda. [7] Riettici, se sei disposto a pagare questo prezzo per avere in cambio l'immunit dalle passioni, la libert, l'imperturbabilit; altrimenti non ti accostare alla losoa, non fare come i bambini: ora losofo, poi esattore di imposte, poi retore, poi procuratore di Cesare. Sono cose

che non si accordano. Devi essere un solo uomo: buono o cattivo; devi lavorare sul tuo principio interiore o sulle cose esterne; devi impegnarti in ci che hai dentro o in ci che sta fuori: in una parola, devi occupare il posto del losofo o quello dell'uomo comune. 30. I doveri si misurano generalmente in base alle relazioni tra gli individui. Prendiamo tuo padre. Sei chiamato a prenderti cura di lui, a cedergli in tutto, ad accettare i suoi rimproveri, le sue percosse. Ma un cattivo padre. Gi, ma per natura dovevi forse essere assegnato a un padre buono? No: semplicemente a tuo padre. Mio fratello ingiusto con me. Ebbene, tu conserva la relazione che hai nei suoi confronti e non guardare cosa fa lui, ma cosa dovrai fare tu perch la tua scelta morale sia conforme a natura. Perch nessuno potr nuocerti, se tu non lo vuoi: mentre avrai patito un danno nel preciso momento in cui riterrai di subirlo. Cos, se ti abituerai a osservare le relazioni fra gli individui, scoprirai quali siano i doveri del vicino di casa, del cittadino, dello stratego. 31. Sappi che il punto fondamentale su cui si fonda la devozione verso gli di avere opinioni corrette su di essi -- ossia credere nella loro esistenza, e nel loro governo buono e giusto dell'universo --, ed esserti disposto a obbedire loro e a sottometterti a tutti gli eventi assecondandoli spontaneamente, persuaso che sono il prodotto della pi alta intelligenza. Cos infatti non ti lamenterai mai degli di, n li accuserai di trascurarti. [2] Ma a questo risultato puoi giungere soltanto a condizione di rimuovere il concetto di bene e di male dalle cose che non sono in nostro potere e trasferirlo alle cose che dipendono da noi, e unicamente a quelle. Perch se ritieni che qualcuna tra le prime sia bene o male, inevitabile, non riuscendo in quello che vuoi e incorrendo in quello che non vuoi, che tu debba lamentarti dei responsabili e odiarli. [3] Ogni essere vivente, infatti, per natura inclina a fuggire ed evitare quello che gli pare dannoso e le sue cause, e a inseguire, invece, e ammirare ci che utile e le sue cause. Quindi escluso che chi si crede danneggiato gradisca quello che gli pare danneggiarlo, come pure impossibile che gradisca il danno stesso. [4] Di conseguenza, anche il padre insultato dal glio quando non lo fa partecipe di quelli che al glio sembrano beni; e fu questo a rendere nemici tra loro Eteocle e Polinice, il fatto che essi

considerassero un bene il trono di tiranno. Perci il contadino impreca contro gli di, e cos il marinaio, il mercante, perci imprecano contro gli di coloro che perdono la moglie o i gli. Dove c' l'utile, l c' anche la devozione. Cosicch chi si preoccupa di avere giusti desideri e avversioni nello stesso momento provvede anche a essere pio. [5] Ma libagioni, sacrici e offerte di primizie secondo il costume dei padri si devono compiere ogni volta con purezza, non sciattamente, n trascuratamente, e senza risparmiare o spendere oltre i propri mezzi. 32. Quando ti rivolgi alla divinazione, ricorda che non conosci quel che avverr -- tant' vero che sei venuto dall'indovino per apprenderlo da lui --, ma quale sia la vera natura di un avvenimento, questo lo sapevi gi al momento di varcare la soglia, se davvero sei un losofo. Se infatti cosa di quelle che non rientrano sotto il nostro controllo, garantito che non si tratta n di bene n di male. [2] Perci non portare dall'indovino un desiderio o un'avversione, e non avvicinarti a lui tremando, ma sicuro che ogni futura evenienza sar indifferente e non sar nulla per te, e quale che sia la sua natura potrai farne buon uso: nessuno te lo impedir. Quindi rivolgiti con ducia agli di, come ai tuoi consiglieri: e poi, ricevuto il parere, non dimenticare a quali consiglieri sei ricorso e a chi disobbedirai se non presterai ascolto. [3] E accostati alla divinazione come Socrate riteneva opportuno, nei casi in cui l'esame della questione si riferisce interamente all'esito e i mezzi per risolvere il problema non sono offerti n dalla ragione n da altra arte. Pertanto, quando si deve condividere il pericolo di un amico o della patria, non chiedere all'indovino se necessario affrontare questo rischio. Perch anche se ti avvisa che gli auspici sono sfavorevoli -- evidente preannunzio di morte, di una mutilazione o dell'esilio --, ciononostante la ragione impone di porsi egualmente a anco dell'amico e di affrontare il pericolo per la patria. Perci dai ascolto a un pi alto indovino, ad Apollo Pizio, che cacci dal tempio colui che non aveva soccorso l'amico mentre veniva assassinato. 33. A questo punto preggiti un determinato carattere e modello, da osservare fedelmente sia dinanzi a te stesso sia nei rapporti con gli altri. [2] Per lo pi mantieni il silenzio, usa la parola per lo stretto

necessario, e concisamente. Parla solo di rado, quando le circostanze lo richiedono, ma mai di argomenti banali: i giochi dei gladiatori, le corse dei cavalli, gli atleti, cibi, bevande, le solite cose di cui si parla ogni volta; e, soprattutto, non parlare della gente, per biasimare, elogiare, confrontare. [3] Se sei in grado, usa le tue parole per spostare anche quelle degli interlocutori a ci che opportuno. E se ti trovi stretto tra persone di tutt'altro genere, taci. [4] Non ridere molto, di molti argomenti e sguaiatamente. [5] Riuta il giuramento: se possibile, in tutto e per tutto, altrimenti per quel che ti consentiranno le circostanze. [6] Evita di banchettare con persone comuni ed estranee alla losoa; e se qualche volta l'occasione ti porter a farlo, concentrati con impegno per non scivolare nel comportamento della gente comune. Sappi, infatti, che se il compagno sporco, anche chi gli sta a stretto contatto, inevitabilmente, si insudicia, per pulito che possa essere. [7] A ci che serve al tuo corpo ricorri nei limiti della pura necessit: parlo del cibo, per esempio, delle bevande, del vestiario, della casa, della servit; cancella tutto quel che destinato all'apparenza o al lusso. [8] Quanto al sesso, prima del matrimonio si deve osservare, nei limiti del possibile, la castit; in ogni caso, praticandolo, bisogna mantenersi entro il lecito. Tuttavia non mostrarti arcigno con chi ne fa uso, non censurarlo; e non menzionare a ogni pi sospinto il fatto che tu te ne astieni. [9] Se uno ti riferisce che il tale parla male di te, invece di difenderti dalle critiche che ti vengono riportate, rispondi: sicuramente ignorava gli altri miei difetti, perch altrimenti non avrebbe parlato solo di questi. [10] Non indispensabile frequentare abitualmente gli spettacoli. Ma se una volta capita l'occasione, dimostra che non ti occupi di nient'altro se non di te stesso; il che quanto dire: desidera che avvenga ci che sta avvenendo e che vinca chi sta vincendo; in questo modo non ti verranno impedimenti. Astieniti assolutamente dal gridare, dall'irridere questo o quello, dall'agitarti troppo per l'eccitazione. E, uscito dallo spettacolo, non perderti a parlare di quanto hai visto, se non per quanto pu contribuire al tuo miglioramento morale, perch un simile comportamento ti fa apparire entusiasta di ci cui hai assistito. [11] Non frequentare senza ragione, con tanta facilit, le pubbliche letture; e, quando vi assisti, mantieni la tua dignit, la tua fermezza, ma nel contempo senza risultare sgradevole. [12] Quando

devi incontrare qualcuno, soprattutto i personaggi pi illustri, poniti prima di fronte che cosa avrebbero fatto Socrate o Zenone in un'occasione come questa, e non avrai difcolt a comportarti convenientemente nella circostanza che ti si presentata. [13] Quando frequenti un potente, preparati immaginando che non lo troverai in casa, che ti lascer sulla strada, che ti far sbattere la porta in faccia, che non si occuper di te. Se poi, con tutto ci, devi andarci, vai e sopporta quello che succede, e non dire mai a te stesso: non ne valeva la pena; perch questa la reazione dell'uomo comune, in contrasto con le cose esterne. [14] Nella conversazione evita di esagerare ricordando continuamente quello che hai fatto, i pericoli che hai corso: perch se a te fa piacere parlare di quello che hai rischiato, non altrettanto piacere fa agli altri ascoltare le tue avventure. [15] Ed evita anche di far ridere: un comportamento che ti fa scivolare nei modi dell'uomo comune, e insieme pu alienarti il rispetto che gli altri nutrono per te. [16] rischioso anche spingersi a un linguaggio osceno. Quando succede, se l'occasione adatta, rimprovera pure chi si lasciato andare al turpiloquio; altrimenti manifesta la tua disapprovazione tacendo, arrossendo e assumendo un'espressione infastidita. 34. Quando ricevi la rappresentazione di una qualche forma di piacere, bada, come del resto devi fare con ogni rappresentazione, di non lasciarti trascinare da essa: fatti attendere dalla cosa, e concediti un rinvio. Poi, vai con la mente a entrambi i momenti: quello in cui godrai del piacere e quello in cui, pi tardi, te ne pentirai e ti rimprovererai; e a questi contrapponi la gioia che proverai se ti astieni da quel piacere, e l'elogio che potrai rivolgere a te stesso. E se poi ti pare che sia un'occasione favorevole per intraprendere la cosa, stai attento a non lasciarti sopraffare dal suo aspetto gradevole, dolce, seducente, ma considera, in contrapposizione, quanto sia preferibile la coscienza di aver colto la vittoria contro queste lusinghe. 35. Quando, dopo aver deciso che una cosa dev'esser fatta, la fai, non nasconderti mai mentre la compi, anche se la gente dovesse darne un giudizio negativo. Se non agisci rettamente, evita l'azione stessa; ma se agisci rettamente, perch temi chi ti rimproverer non rettamente?

36. Come le frasi giorno e notte hanno pieno valore se prese distintamente, mentre coordinate perdono signicato, cos, a tavola, scegliere la porzione maggiore avr signicato per il tuo corpo, ma non ha alcun valore per il rispetto dello spirito comunitario del banchetto. Quindi, quando pranzi con qualcuno ricorda di non considerare soltanto il valore delle vivande per il tuo corpo, ma anche di osservare rispetto per l'ospite. 37. Se hai assunto un ruolo che va oltre le tue possibilit, oltre a rimediare, in quello, una brutta gura, hai trascurato il ruolo che era alla tua altezza. 38. Come, camminando, stai attento a non calpestare un chiodo o a non storcerti la caviglia, cos fai attenzione a non danneggiare il tuo principio interiore. Se lo tuteleremo in ciascuna azione, potremo agire con pi sicurezza. 39. Ciascuno ha la giusta misura dei suoi possessi nel corpo, come nel piede ha la misura della calzatura. Quindi, se seguirai questo criterio, manterrai la giusta misura, mentre se andrai oltre fatalmente nirai trascinato come in un precipizio. Cos pure nel caso della calzatura: se vai oltre le necessit del piede, ecco le calzature dorate, poi di porpora, ricamate. Non c' limite alcuno, una volta al di l della misura. 40. Appena compiuti i quattordici anni le donne sono chiamate signore dagli uomini. Cos, vedendo che a loro non tocca altro tranne il giacere con gli uomini, cominciano a imbellettarsi e a riporre in questo ogni speranza. bene, quindi, adoperarsi perch capiscano che non sono onorate per nessun'altra ragione se non per una condotta rispettosa e pudica. 41. segno di scarse qualit naturali dedicare troppo tempo alle cose del corpo: per esempio un eccessivo indulgere agli esercizi ginnici, a mangiare, a bere, a defecare, ad accoppiarsi. Attivit che devono restare marginali: tutta l'attenzione va rivolta alla mente. 42. Quando uno ti fa del male o dice male di te, ricorda che agisce e parla nella convinzione che gli convenga. Quindi impossibile che

egli segua ci che sembra a te: si attiene invece a ci che sembra a lui; di conseguenza, se prende un abbaglio, il danno suo, perch stato lui a ingannarsi. Infatti, se uno ritiene falso un sillogismo vero, non ne danneggiato il sillogismo, ma chi si ingannato. Partendo da questa constatazione, dunque, sarai indulgente con chi ti insulta. Ogni volta dirai: la pensa cos. 43. Ogni cosa ha due manici: con uno si pu reggere, con l'altro no. Se tuo fratello ingiusto con te, non prenderla dal lato ingiusto, perch questo il manico con cui non puoi reggere la cosa, ma piuttosto dal lato mio fratello, cresciuto con me: cos afferri la cosa per il manico con cui la puoi reggere. 44. Le affermazioni sono pi ricco di te, quindi ti sono superiore, sono pi colto di te, quindi ti sono superiore, sono incongruenti. Pi conforme alla logica sar dire: sono pi ricco di te, quindi il mio patrimonio superiore al tuo, sono pi colto di te, quindi il mio eloquio superiore al tuo. Tu, davvero, non sei n patrimonio n eloquio. 45. Il tale si lava in fretta: non dire male, ma in fretta. Un altro beve molto vino: non dire male, ma molto. Prima di aver distinto il giudizio che presiede al suo agire, come sai se male? Cos non ti accadr di ricevere le rappresentazioni catalettiche di una cosa e di dare il tuo assenso ad altre. 46. Non denirti in nessuna occasione losofo e in generale non parlare tra gente comune di principi losoci, ma fai quello che discende da questi principi: per esempio, a banchetto non dire come si deve mangiare, ma mangia come si deve. Ricorda, infatti, che Socrate aveva a tal punto eliminato l'ostentazione da ogni suo atteggiamento che c'era chi addirittura lo avvicinava per domandargli di essere introdotto presso altri loso, e Socrate lo accompagnava da loro. Tanto accettava il fatto di non essere considerato! [2] E se, quando ti trovi tra gente comune, il discorso cade su un principio losoco, per lo pi osserva il silenzio: troppo alto il rischio che tu rigetti immediatamente quello che non hai ancora digerito. E quando qualcuno ti dice che non sai nulla, se non ti senti punto sul vivo,

allora sappi che la tua opera di losofo iniziata. Le pecore non portano il foraggio ai pastori per mostrare quanto hanno mangiato, ma lana e latte sono il prodotto esterno della pastura che hanno assimilato internamente: e tu alla gente comune non sciorinare i principi losoci, ma esponi i risultati che derivano dalla loro digestione. 47. Quando avrai abituato il tuo corpo alle regole della vita semplice, non te ne fare un vanto, e se bevi acqua non ricordarlo a ogni occasione. E se un giorno vuoi esercitarti alla fatica, fallo per te e non per il mondo esterno: non abbracciare le statue, ma quando, poniamo, la sete ti tormenta, prendi un sorso di acqua fresca, poi sputala e non dirlo a nessuno. 48. Condizione e carattere dell'uomo comune: non attende mai un benecio o un danno da s stesso, ma dall'esterno. Condizione e carattere del losofo: attende ogni benecio e ogni danno da s stesso. [2] Segni di chi progredisce nella losoa: non biasima nessuno, non loda nessuno, non si lamenta di nessuno, non accusa nessuno, non parla mai di s come di chi sia qualcuno o sappia qualcosa; di fronte a un ostacolo o a un impedimento, accusa s stesso; se si sente lodare, dentro di s deride chi lo elogia; e, se qualcuno lo biasima, non si difende. Come i convalescenti, procede con cautela, per non muovere le parti in via di guarigione, prima che si siano denitivamente rinsaldate. [3] Ha eliminato da s ogni desiderio; e ha trasferito l'avversione solo alle cose che, tra quanto in nostro potere, sono contrarie alla natura. Verso ogni cosa usa un impulso moderato. Non si cura che lo considerino sciocco o ignorante. E, in una parola, si guarda da s stesso come da un nemico insidioso. 49. Quando uno si vanta di poter comprendere e interpretare i libri di Crisippo, di' a te stesso: Se Crisippo non avesse scritto in modo oscuro, costui non avrebbe nulla di cui vantarsi. Che cosa voglio, io? Conoscere la natura e seguirla. Per questo cerco un interprete che me la spieghi: sentendo fare il nome di Crisippo, ricorro a lui. Ma non capisco i suoi scritti: allora cerco chi me li spieghi. Fin qui non c' ancora nulla di cui vantarsi. Poi, per, trovato l'interprete, tocca a

me applicare l'insegnamento che ne ho tratto: ed proprio questa, solo questa, la cosa di cui vantarsi. Se invece ammiro il semplice atto dell'interpretare, che altro ho concluso, se non di fare il grammatico in luogo del losofo? Con la sola differenza che mi dedico all'esegesi di Crisippo invece che di Omero. Piuttosto, ogni volta che uno mi dice: leggimi Crisippo, dovrei arrossire, quando non riesco a mostrare azioni simili e conformi alle parole. 50. A tutti i tuoi proponimenti attieniti come fossero leggi, persuaso che trasgredirli empiet. Invece, qualunque cosa si dica su di te, non prestarvi attenzione: questa non pi cosa che ti appartenga. 51. Quanto aspetterai ancora per giudicarti degno delle cose migliori e non trascurare in nulla le distinzioni operate dalla ragione? Hai ricevuto i principi che dovevi approvare, e li hai approvati. Quale maestro attendi ancora, per afdargli l'attuazione del tuo emendamento morale? Non sei pi un ragazzo, ormai sei un uomo adulto. Se ora ti abbandoni alla trascuratezza, all'indolenza, e passi perennemente di proposito in proposito, e ssi sempre un'altra data per intraprendere la cura di te stesso, non ti renderai conto di non compiere alcun progresso, anzi non smetterai mai di essere un uomo comune, nemmeno al momento di morire. [2] A questo punto, perci, giudicati degno di vivere come un uomo adulto sulla via del progresso morale: e sia per te una legge inviolabile tutto ci che pare il meglio. E se ti si presenta una fatica, o un piacere, un onore o un disonore, ricorda che la prova gi in corso, che le Olimpiadi sono queste, e non pi possibile rimandare, e che il progresso morale si perde o si salva in un solo giorno e in una sola azione. [3] Cos Socrate giunse alla sua sublime realizzazione, senza badare ad altro di ci che gli si presentava, ma solo alla ragione. E tu, anche se non sei ancora Socrate, devi per vivere come chi desideri essere Socrate. 52. In losoa il settore primo e il pi necessario l'applicazione dei principi; per esempio: non mentire. Il secondo sono le dimostrazioni; per esempio: perch non si deve mentire? Il terzo costituisce la conferma e la distinzione dei primi due: da dove deriva che questa sia una dimostrazione?, che cos' una dimostrazione?, cos' una conseguenza logica, una contraddizione?, e la verit, e il falso? [2] Il

terzo settore, quindi, necessario per il secondo, e il secondo per il primo; ma il pi necessario, quello su cui dobbiamo soffermarci, rimane il primo. Invece noi facciamo il contrario: indugiamo sul terzo e tutto il nostro impegno ruota intorno a quello; mentre del primo ci disinteressiamo totalmente. Per questo da un lato pratichiamo la menzogna, dall'altro teniamo sottomano la dimostrazione che non si deve mentire. 53. Per ogni evenienza, tenere a disposizione i seguenti concetti: Conducimi, Zeus, e anche tu, Destino, alla meta che mi avete assegnata: poich vi seguir senza indugio; o se anche, per vilt, non volessi, non di meno vi seguir. [2] Chi si nobilmente conciliato con la necessit per noi saggio e conosce le cose divine. [3] Ebbene, Critone, se cos piace agli di, cos sia. [4] Anito e Meleto possono uccidermi, certo, ma non possono farmi del male. [Traduzione di Enrico V. Maltese]

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