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Hlk, XXII-XXVII (1982-1987) 143-210 FEDERICO DE ROMANIS (Roma)

ROMA E I NTIA DELL'INDIA


RICERCHE SUI RAPPORTI TRA ROMA E L'INDIA DRAVIDICA DAL 30 A.C. ALL'ET FLAVIA

Peregrinandum est in historias et litteras orbis (Tert. Apol. 19,7)

NOTE INTRODUTTIVE ED AVVERTENZE I rapporti commerciali intercorsi tra l'Impero romano e la regione meridionale del subcontinente Indiano durante le et giulio-claudia e flavia, costituiscono l'oggetto della presente ricerca. Applicandosi ad altro campo di indagine il metodo inaugurato nel 1947 da S. MAZZARINO col suo Fra Oriente e Occidente, il tema sar affrontato mediante la lettura e l'interpretazione di un'immaginaria epigrafe bilingue, nella quale trovino posto da un lato le fonti greche e latine, dall'altro quelle indiane (tamil, pracrite e sanscrite). Da una parte, dunque, avremo la letteratura geografica classica d'et alto-imperiale (Strabene, Periplus Maris Erythraei1, Plinio, Tolemeo) ed

1 Quanto alla uexata quaestio relativa alla datazione del Periplus Maris Erythraei noi qui, per evidenti ragioni, non potremo trattarla in quegli elementi che ci condurrebbero lontano dal nostro tema. Per la bibliografia baster qui rinviare a M. G. RASCHKE, New Studies in Roman Commerce with th East, in: ANRW 11.9.2 (ed. H. Temporini), Berlin-New York 1978, pp. 663-6. Fra gli scritti apparsi successivamente al lavoro del RASCHKE, mi limiter a ricordare lo studio di F. PAULI, NAHAPNA/MANBAN.Z vor 78 n.Chr. ? Fin epigraphischer Neufund aus Indien und seine Bedeutungfr die antike Sdasien-Chronologie, in: Studien zur alten Geschichte Siegfried Lauffer zum 70. Geburstag am 4 August 1981 dargebracht von Freunden, Kollegen und Schiilern, Roma 1986, II pp. 744-753, il quale ha il merito di aver mostrato che nelle epigrafi di Nahapana indicato l'anno regnale e non l'anno dell'era Caka. La datazione di Nahapana che se ne deduce, condurrebbe, combinata con la datazione di Maliku, al periodo com-

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epigrafi greche e latine, dall'altra i pi antichi monumenti letterari tamil (il Tolkappiyam, le nove antologie della Cankam Ilakkiyam, il Cilappatikaram, la ManimSkalai), le cronache buddhiste di Ceylon (Dlpavamsa e Mahvamsa) nonch iscrizioni in tamil e pracrito. Purtroppo Fepigrafe, come si vedr, non priva di lacune e difficolt interpretative : tuttavia essa riesce a dare allo studioso di storia antica, troppo spesso costretto a lavorare in ben altre ristrettezze, un quadro ricchissimo di particolari. I passi di poesia tamil saranno citati trascritti secondo il sistema adottato da K. V. ZVELEBIL, Tamil Literature, Wiesbaden 1974, vale a dire :

Nelle citazioni dei testi classici greci e latini ho aggiunto l'apparato solo quando ci mi sembrava necessario o, almeno, opportuno. Nel riportare le epigrafi pracrite o tamil ho adottato i criteri degli editori di volta in volta citati. Abbreviazioni delle opere pi frequentement citate: ANDR-FILLIOZAT = J. ANDRE-!. FILLIOZAT, Piine l'Ancien. Histoire Naturelle, livre VI, 2e panie, Paris 1980. BALASUBRAMANIAN = C. BALASUBRAMANIAN, A Study of th Literature of th Cera Country, Madras 1980. OTTO/BENGTSON = W. OTTO/H. BENGTSON, Zur Geschichte des Niedergangs des Ptolemderreiches : ein Beitrag zur Regierungszeit des 8. und des 9. Ptolemders, ABAW N.F. 17, Munich 1938. CAVALLARO = M. A. CAVALLARO, Spese e spettacoli. Aspetti economici strutturali degli spettacoli nella Roma giulio-claudia, Bonn 1984. CHARLESWORTH, Roman Trade with India = M. P. CHARLESWORTH, Roman Trade with India. A Resurvey, in: P. R. COLEMAN-NORTON (ed.), Studies in Roman Economie and Social History in Honour of Allan Chester Johnson, Princeton 1951, pp. 131-143. DORAI RANGASWAMY = M. A. DORAI RANGASWAMY, The Surnames ofthe Cankam Age literary and tribal, Madras 1968. DUNCAN-JONES = R. DuNCAN-JONES, The Economy of th Roman Empire, Cambridge 1974. PINOT = L. PINOT, Les lapidaires indiens, Paris 1896. FRISK = H. FRISK, Le priple de la mer Erythre: suivi d'une elude sur la tradition et la langue, Gteborgs Hogskelas Arsskrift 33.1, Goteborg 1927. GUPTA = P. L. GUPTA, Roman Coins from Andhra Pradesh, Andhra Pradesh Government Museum series n. 10, Hyderabad 1965. HUNTINGFORD = G.B.W. HuNTiNGFORD, The Periplus ofthe Erythraean Sea, London 1980. KANAKASABHAI PILLAI = V. KANAKASABHAI PILLAI, The Tamils eighteen hundred years ago, Madras 1904. KORTENBEUTEL = H. KoRTENBEUTEL, Der gyptische Sud- und Osthandei in der Politik der Ptolemder und rmischen Kaiser, Berlin 1931. MAHADEVAN, Corpus = I. MAHADEVAN, Corpus of th Tamil-Brahmi Inscriptions, in: Seminar on Inscriptions, Madras 1966. MAHALINGAM = T. V. MAHALINGAM, Early south Indian Palaeography, Madras 1967. MAYHOFF = L. IAN-MAYHOFF, C. Plinius Secundus. Naturalis Historia, Leizpig 1907. MAZZARINO, L'impero = S. MAZZARINO, L'impero romano, Roma 1986 (=11 voi. di G. GIANNELLI-S. MAZZARINO, Trattato di Storia Romana, Roma 1956). MAZZARINO PSC = S. MAZZARINO, II pensiero storico classico, voi. I, Bari 1965; voi. II, 1 Bari 1966; voi. II, 2 Bari 1966. MEILE = P. MEILE, Les Yavanas dans l'Inde Tamoule, JA 232 (1940), pp. 85123.

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preso tra il 40 e il 70 d.C. : tutto ci concorda, tra l'altro, con le nostre considerazioni in questo lavoro, pp. 160-1.

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MULLER = C. MULLER, Geographi Graeci Minores, voi. I, Paris 1853. RASCHKE = M. G. RASCHKE, New Studies in Roman Commerce with th East, in: ANRW II.9.2 (ed. H. Temperini), Berlin-New York 1978, pp. 604-1361. RAWLINSON = H. G. RAWLINSON, Intercourse between India and th Western World from th earliest Times to th Fall of Rome, Cambridge 19262. RODEWALD = C. RODEWALD, Money in th age ofTiberius, Manchester 1976. SCHOFF = W. SCHOFF, The Periplus of th Erythraean Sea. Translated from Greek and annotated. London, Bombay and Calcutta 1912. SIVARAJA PILLAI = K. N. SIVARAJA PILLAI, The Chronology of th Early Tamils, New Delhi 1984 (rist). SUBRAHMANIAN = N. SuBRAHMANiAN, Sangam Polity, Madurai 19802. TARN = W. W. TARN, The Greeks in Bactria and India, Cambridge 19512. VAIDYANATHAN = K. S. VAIDYANATHAN, The Geography of th Korgu Country, Bangalore 1983. WARMINGTON = E. H. WARMINGTON, The Commerce between th Roman Empire and India, Cambridge 1928. WHEELER, Roman Contaci = R. E. M. WHEELER, Roman Contaci with India, Pakistan and Afghanistan in: W. F. GRIMES, Aspects of Archaeology in Britain and beyond, London 1951, pp. 345-381. WHEELER, GHOSH, DEVA = R. E. M. WHEELER, A. GHOSH, K. DEVA, Arikamedu: An Indo-Roman Trading Station on th East Coast of India, Ancient India 2(1946), pp. 17-124. ZVELEBIL = K. V. ZVELEBIL, The Yavanas in ol Tamil Literature, ebanisteria Orientalia praecipue ad Persiani pertinentia, Praha 1956, pp. 401-409. Il tema del lavoro si colloca in una situazione che , nella storia dei rapporti interstatali, tra le pi significative. Essa presenta uno stile di incontro fra Occidente e Oriente alquanto diverso dal grave confronto che caratterizz, per esempio, lo scontro fra Isiam e Cristiani lungo tutto il Medioevo e ancora, per largo tratto, in et Moderna. Nei rapporti (infra n. 4) tra mondo ionico (-cario) e India, come anche (e tanto pi) tra mondo romano e India, c' un caratteristico incontro, il quale consente di definire siffatti rapporti anche in termini economico-commerciali. Quanto ai rapporti India-Occidente dal 326 al 30 a.C. circa, essi si caratterizzano talora in termini prevalentemente bellici, talaltra in termini economico-culturali; ed anzi propongono in certi casi persino problemi di conversione (p.es., Monandro). Se un periodo dei rapporti Oriente-Occidente in et moderna si volesse confrontare con l'incontro India-Occidente dal 326 a.C. in poi, potrebbe forse essere ma solo in qualche misura e con accenti diversi - rappresentato dalla situazione che si and delineando dopo la Guerra dei Sette Anni, dominata, in India, da Lord Clive e, pi ancora, da alcune fasi del lungo processo evolutivo che a gran distanza la segu con le tappe del 1858 e del 1876, fino ai noti sviluppi successivi alla Prima e poi alla Seconda Guerra Mondiale. Rapporti commerciali presuppongono problemi di navigazione; tanto pi li presuppongono quando si tratti di collegamenti a lunga distanza: di qui il significato che ha nella ricerca moderna il problema della scoperta del monsone.

L'ET AUGUSTEA E I RAPPORTI COMMERCIALI TRA INDIA E OCCIDENTE CLASSICO Nella prefazione al suo The Commerce between Roman Empire and India, E. H. Warmington scriveva di rischiare volentieri th imputation that in this hook on one aspect of ancient commerce, I nave given a description of which th beginning and th end are absent2. Altre ricerche hanno fatto luce sui precedenti tolemaici3 e i gi (peraltro diversi) presupposti achemenidi4 del commercio per via di mare con

WARMINGTON, p. vii. M. ROSTOVZEFF, Foreign Commerce of Ptolemaic Egypt Journal of Economie and Business History 4 (1931/29), pp. 728-796; id., The Social and Economie History of th Hellenistic World, Oxford 1941, pp. 927 ssg. ; OTTO/BENGTSON, pp. 194-223; J. H. THIEL, Eudoxus van Cyzicus, Medeel.Nederl.Ak. van Wettenschappen Niuwe Recks, n. 8, 1939. Altri studi saranno ricordati infra. 4 Cfr. ancora W. REESE, Die griechischen Nachrichte, ber Indien, Leipzig 1914, pp. 39-40; i commerci con l'India in et achemenide furono il risultato delle esplorazioni di Skylax di Karyanda, cfr. Hdt. IV,44: uet 5 TOUTOUI; 7tepi7tA.a>aavTa<; 'Iv8ou<; TE Katecrtpxi/aTO Aapeto? Ka ifj 9aXaar| tautri ^pto, anche se, ovviamente, rispondevano ad esigenze generali dello stato achemenide (cfr., p.es., P. J. JUNGE, Dareios I. Knig der Perser, Leipzig 1944, pp. 75 sgg.). L'attenta capacit d'osservazione di Skylax delle strutture politiche indiane (nella distanza fra il re e i sudditi : FGrHist 709 F 5 ; ultimamente A. PERETTI, // periplo di Salace, Pisa 1979, p. 62) va confrontata, in genere, con la precisione di Ecateo nella sua trattazione dell'Asia (tra l'altro erronea la comune opinione secondo cui non avrebbe saputo che il Caspio un mare chiuso: cfr. MAZZARINO, PSC, I, pp. 73 sgg.); quella capacit d'osservazione ha un fondamento anche economico. Pu forse essere interessante la tradizione di Deinon sull'atteggiamento del re persiano rispetto ai cibi e alle bevande provenienti da luoghi non controllati dai Persiani: si tratta di un problema riferibile alle importazioni? Cfr. MAZZARINO, PSC, II, 1, p. 14 e n. 331. Quanto all'India dravidica, va qui sottolineato che una prima notizia di essa si trova gi in Erodoto III, 101, su cui cfr., ultimamente, I. PUSKS, Herodotus and India, Oikumene 4 (1983), pp. 201-207. Per l'esistenza in et achemenide di una rotta marittima che collegava, in quaranta giorni circa, l'Egitto e la Persia si confronti il frammento di Damaste FGrHist 5 F 8 e l'interpretazione di S. MAZZARINO, Le vie di comunicazione fra impero achemenide e mondo greco, Atti del convegno sul tema: La Persia e il mondo greco-romano, Roma 1966, pp. 81-83 (cfr. anche id., PSC, I, n. 194); che in queste ultime navigazioni si utilizzasse, dopo Bab-el-Mandeb, il monsone, mi sembra si possa dedurre dal fatto che il tragitto durasse solo quaranta giorni, tempo brevissimo, quando si pensi che, nella sola traversata del Mar Rosso, le navi a remi impiegavano quaranta giorni (cfr. Hdt. II, 11), le altre circa trenta (cfr. Plin. N.H. VI, 104).
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l'India, sicch lo studioso di oggi potrebbe evitare facilmente questa accusa: le tesi di chi ha creduto che soltanto con Augusto o, peggio ancora, con Claudio ci sia stata una presunta full discovery del monsone riscuotono sempre meno favore 5 . Se noi ciononostante torniamo ad un'impostazione romana del problema, se cio torniamo a considerare l'et augustea una tappa fondamentale nella storia dei traffici commerciali tra India e Occidente, questa impostazione si giustifica non perch in questo periodo vi fossero nuove scoperte nello sfruttamento dei monsoni, ma pi semplicemente perch il nuovo stato sorto con la battaglia di Azio seppe esaltare e sfruttare come mai prima le possibilit commerciali insite nelle rotte monsoniche verso l'India: le profonde conseguenze di ci nel costume, nei rapporti sociali, nella economia del mondo romano durante tutta l'et giulio-claudia, resero coscienti gli antichi stessi dell'importanza dell'et di Cesare figlio, a cominciare dalla fine della guerra aziaca, per lo sviluppo dei commerci tra India e Impero romano. Sia qui sufficiente riportare le testimonianze di Fenestella e Tacito. Plin. N.H. IX, 123 (= HRRII Fenest. F 14): Romae in promiscuum ac frequentem usum uenisse (se. margaritas) Alexandria in dicionem redacta, primum autem coepisse circa Sultana tempera minutas et uiles Fenestella tradii, manifesto errore, cum Aelius Stilo (= GRF Ael. Stil. F 43) circa lugurthinum bellum unionum nomen inponi cum maxime grandibus margaritis prodat.

promiscu ac (a R) FR/ alexandria E2v. -iam (-ea R) r/ ditionem FRva. S. dedit- a Dal.2/redacta v. -t 11/ circa om. d/sillana Fa Syll- va. Brot.l circa MAYHOFF om. 11. v./ lugurthino bello v/ inponi cum R2/. inpunic r. inpositum v(D)/ grandibus Rv. -ius r. Tac. Ann. Ili, 55: [.. .}luxusque mensae a fine Actiaci belli ad ea arma, quis Seruius Galba rerum adeptus est per annos centum profusis sumptibus exerciti paulatim exoleuere. Nella riflessione di questi due storici dell'antichit, la fine della guerra contro l'Egitto di Cleopatra segn l'inizio in Roma di una rivoluzione del costume che l'uno6 coglieva nel pi diffuso uso delle perle, l'altro nei luxus mensae, due cose, come vedremo, in stretta relazione col commercio per via di mare con l'India. Vale la pena di soffermarsi un attimo sulla connessione stabilita tra la fine della guerra aziaca e l'evoluzione del costume romano. Dopo la presa di Alessandria infatti giunse a Roma una enorme quantit di metallo prezioso7 che indubbiamente favor la pratica di un vivere pi raffinato, ma - ed questo quello che ci preme sottolineare questa nuova voglia di luxus scopr immediatamente8 le merci importate dall'India, prova questa, se ancora ce ne fosse bisogno, che l'Egitto tolemaico intratteneva regolari rapporti commerciali con l'India al momento della conquista romana. Quanto di continuit e quanto di progresso vi fosse rispetto all'et ellenistica nel commercio con l'India d'et imperiale risulta chiaro dai due passi di Strabene che qui sotto riportiamo.

5 L'idea che la scoperta del monsone fu compiuta a tappe presente gi in WARMINGTON, p. 44 : . . . th disco very was made in succesive stages, developing in a naturai manner from voyages to North-west into voyages to Malabar. E tuttavia formulerei come segue: il vento sfruttato per tutte e tre le rotte menzionate da Plinio N.H. VI, 100-101 sempre lo stesso; cambia certamente il modo di utilizzarlo, ma semplicemente perch i mercanti preferivano i nuovi mercati della Limyrik a quelli delle coste nord-occidentali dell'India, come vedremo. Sono quindi le nuove esigenze commerciali a provocare cambiamenti, peraltro non rivoluzionari, nella tecnica di navigazione - e non viceversa. Per una completa scoperta del monsone e quindi per uno sviluppo dei commerci con l'India soltanto in et giulio-claudia, cfr. RAWLINSON, P. 109; WARMINGTON, pp. 42-47 ; M. P. CHARLESWORTH, Some Notes on th Periplus Maris Erythraei, CQ 22 (1928), pp. 94-95; J. FILLIOZAT, Les echanges de l'Inde et de l'Empire romain, aux premiers sicles de l're chrtienne, RH 201 (1949), pp. 5-6; TARN. pp. 368-9; una riscoperta secondo J. SCHWARTZ, L'empire romain, l'Egypte et le commerce orientai, Annales (ESC) 15 (1960), pp. 24-5. Sul problema cfr., ultimamente, RASCHKE, pp. 660-3.

6 La testimonianza di Fenestella molto interessante in quanto viene da uno storico che dimostra un vivace interesse per le evoluzioni del costume dei suoi tempi. Cfr. infatti F24 Pet. sulle toghe, F25 Pel. sui triclini (sotto Tiberio presero ad essere ornati con le scaglie di tartaruga: le migliori venivano dall'India), F27 Pet. sul tripatinium (BS. -num v. tispatiniu r.). Sulle diverse tradizioni di Plinio e Gerolamo riguardo la morte di Fenestella, avvenuta secondo Plinio nouissimo Tiberii Caesaris principatu, secondo Gerolamo nel 19 d.C, cfr., p.es., WISSOWA, R.E. VI, II, 2177-8. 7 Cfr. Suet. Aug. 41,1; Cass. Dion. 51,21; Oros. VI, 19,19; su questi passi, cfr. G. BILLETER, Geschichte des Zinsfusses im griechisch-rmischen Altertum bis auf Justinian, Stuttgart 1898 (rist. an. Wiesbaden, 1970), pp. 165-167; e recentemente E. Lo CASCIO, Moneta e politica monetaria nel principato: a proposito di due lavori recenti, AIIN 25 (1978), pp. 250-1. 8 Cfr. Verg. Georg. II, 116-124: MAZZARINO, PSC, I, p. 509, avverte in questo passo l'eco di un 'programma' commerciale, che in realt fu svolto da Cesare figlio.

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1) Strab. II, 5, 12: "Ore yov Foq 7tfjp%e tfjc; AyTiTOU auvvTgc; am) Ka auvava(3vceg u%pt Zuf|vr]<; Ka TCV AGiorttKcv pcov iotopouev TI Ka KaTv Ka eKoat vfjeq nXoiev K Mug puou npc, ir\v 'Iv6iKf|v, TtpTepov rti TCV riToXeuaiKrv paoi-cov Aycov Traviataci GappouvTCOv Tietv Ka TV 'IvStKv urcopeueaOat tppTOV. 2) Strab. XVII, 1,13: ripiepov (o,v ye o6'eKoai nXoa Oppet TV 'Apptov Kfotov 8ta7rspv, raate ^co TCV otevw UTtepKurcTeiv, vv 8 Ka CTTOV ueyAOt aiA^oviat ujcpt Tf|c; 'Iv5iKfj<; Ka TCV cfocpcov TCOV AGiOTUKCDV, cov o TtoAmiuTaTOi; Kou^eTat (ppxoc; e? TT]V AtyvmTOv. Il primo passo si riferisce al 26 a. C., anno in cui Strabene accompagn Elio Gallo, allora prefetto d'Egitto9, fino ai confini col regno meroitico. I Romani trovarono dunque ancora funzionante quella rete organizzativa che i Tolemei, sin dal Filadelfo, avevano steso sulVErythr ka Indik thlassa10: gi sotto i Tolemei si osava TV 'Iv8iKv nTcopeeaOai cppTOv: solo cos si pu intendere come l'entourage di Augusto avesse subito chiara coscienza delle prospettive che il possesso dei porti sul Mar Rosso apriva. Tuttavia negli anni immediatamente successivi alla presa di Alessandria, la conquista romana seppe imprimere una svolta decisiva: galvanizzati dalla domanda senza precedenti, favorita dal processo inflattivo e dall'arrivo in Roma dei tesori egiziani, i commerci con l'India crebbero in maniera tale da far apparire poca cosa la precedente esperienza tolemaica ' ' e ren-

dere l'Egitto il porto dell'India12: soltanto pochi anni dopo, la notevole presen/a dei mercanti occidentali lungo le coste dell'India indusse alcuni monarchi indiani ad inviare ambascerie ad Augusto n. In seguito a questo nuovo fervore le coste indiane furono esplorate in taluni casi - addirittura fino al Gange, come attesta Strabene in un passo troppo spesso ignorato dagli studiosi14, ma i porti su cui prevalentemente si concentr l'interesse dei mercanti occidentali, furono quelli della costa sud-occidentale indiana, la Limyrik15.

9 Cfr. PIR2 I, p. 27 sgg., n. 179; S. JAMESON, Chronology of th Campaigns of Aelius Gallus and C. Petronius, JRS 58 (1968), pp. 71-84. 10 Cfr. W. W. TARN, Ptolemy II, JEA 14 (1928), p. 251 ; id., Ptolemy II and Arabia, JEA 15 (1929), pp. 9-25; KORTENBEUTEL; OTTO/BENGTSON, pp. 194223; L. MOOREN, The Date of SB V, 8036 and th Development of th Ptolemaic Trade with India, AncSoc 3 (1972), pp. 127-132; sullo crtpcmyycx; ETC Tf^'EpuGpq Ka 'IvSiKfji; QaXaar\q, cfr. H. BENGTSON, Die Strategie in der ellenistischen Zeit, Miinchen 1952, III, pp. 118-119; E. van't DACK, L'volution de l'pistratgie dans la Thbaide au Ier siede av. J. C., in: Miscellanea in honorem J. Vergole (1975/6), pp. 577-587; RASCHKE, pp. 971-973. 11 Vanno limitale le osservazioni svolle da RASCHKE, p. 662, il quale parla di Slrabo's disparagement of ihe accomplishmenls of Ihe Ptolemaic period. Certamente va tenuto conto del tono laudalivo nei confronli dei Romani, ma ci non deve far dubilare della sostanziale veridicit del quadro fornito da Slrabone. In particolare, il dalo delle 120 navi che partono alla volla dell'India ci sembra troppo punluale perch esso non debba be considered reliable. D'altronde, come lo stes-

so RASCHKE rileva, c'erano otlime ragioni per un relati vely low volume of lale Ptolemaic commerce: proprio gli ultimi Tolemei (l'Aulete, cfr. Strab. XVII, 1,13) sono il principale riferimento della polemica di Strabene. 12 L'espressione di Flavio Giuseppe, Bel. lud. II, 16,4. (Ma i codici V e C offrono la lezione uopoi; invece di puog). 13 Cfr. R. G. 31; Strab. XV, 1,4; 73; Suet. Aug. 21,3; Cass. Dion. LIV, 9,8; Eutrop. VII, 10,1; Vici. Caes. I, 7; Epil. de Caesaribus I, 9; Oros. VI, 21,19; Hieron. Chron., ol. 188; su queste ambascerie, cfr. KORTENBEUTEL, p. 57. 14 Cfr. Slrab. XV, 1,4: Ka oi vv 8 J; AYWTCTOU TiAovtei; uJcopiKOi icp NeiXcp Ka tc 'Apa(3icp KATICO |ixpv Tfj<; 'Iv8iKfj<; anvio (iv Ka TtEpiTiSTtteuKacn Hxpi to ryyou KTA, 15 nolo il confronto della forma Limyrik del PME e di Ptol. Geogr., VII, 1,8; 85 con Dymirice (ma cfr. anche Damirice) della Tabula Peulingeriana, seg. XII e Dimirica del Cosmografo Ravennate II, 1,2,3. Queste due forme (L-, D-) sono parallele ed enlrambe corrette, inaccettabile quindi la proposta di correzione avanzata da SCHOFF, p. 205 e da HUNTINGFORD, p. 116. Il termine Limyrik, che nel PME e in Tolemeo si riferisce esclusivamente alla costa del Malabar (e in questo senso sar usato in questo lavoro), deriva, cosi come Dimirica e Damirice, da una resa pracrita del dravidico tamil: esso pu essere confrontato coi concetti tamil di tamilakam e tamilkuru, la terra dei Tamil, di cui Iroviamo una definizione nell'anlico trattalo di grammatica Tolkappiyam, Pyiram: vafa vnkatam ten kumari yitait tamilkuru nallulakam, la buona terra compresa a nord dal monte Vnkata (vicino Tirupali) a sud da Capo Comorin, questo il tamilkuru. Qui tamilkuru denoia l'area linguislica (cfr.iK. RAMAMURTHY, The Linguisti Area of Tamil Nad, Tamil Culture [1952] p. 165) e la sua estensione molto pi vasta di quella della Limyrik poich abbraccia lutta l'eslremil meridionale del subconlinenle indiano. Il concetto politico corrispondente lo si trova nell'iscrizione di Hathigumpha del re kalinga Khravela (cfr. K. P. JAYASWAL, R. D. BANERJI, Epigraphia Indica, XX, p. 72 sgg.) dove, alla linea 11 si legge: janapasa-bhvanam (sic) cha terasa vasa-satikam abhi[m]dati tramira-deshasamghatam, sbaragli la confederazione della regione Tamil, che aveva 113 (o 1300?) anni ed era stala causa di pericolo per iljanapada. (La datazione dell'epigrafe conlroversa: secondo alcuni sarebbe della mela del II sec. a.C, secondo allri dell'inizio del I sec. d.C, cfr. D. C. SIRCAR, Select Inscriptions hearing on Indian History and Civilization, Calcutta 1942, p. 206). Purtroppo non possibile appurare

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Della maggiore importanza di questa area rispetto ad altre del subcontinente indiano ora andremo a trattare.

I COMPENDIA E LA LIMYRIKE La ragione per cui abbiamo indirizzato la nostra ricerca verso i porti della Limyrik apparir chiara da una corretta interpretazione dei dati fornitici dalle due nostre fonti pi importanti, vale a dire Plinio e il Periplus Maris Erythraei (d'ora in poi PME). Partiamo dal celebre passo pliniano N.H. VI, 100-101 : Sic Alexandri classis nauigauit; postea ab Syagro Arabiae promunturio Patalen fauonio, quem hypalum ibi uocant, peti cenissimum uidebatur \I | XXXII p. aestimatione, Secuta aetas propiorem cursum tutioremque iudicauit, si ab eodem promunturio Sigerum portum Indiae pelerei, diuque ita nauigatum est, donec compendia inuenit rnercator lucroque India admota est: quippe omnibus annis nauigatur, sagittariomm cohortibus inpositis; etenim piratae maxime infestabant. Nec pgebit totum cursum ab Aegypto exponere nunc primum certa notitia patescente: digna res, nulla anno mmus HS | D | imperii nostri exhauriente India et merces remittente, quae apud nos centiplicato ueneant. hypalum MAZZARINO hipaium Es g va. H hypilum Fa ipilurn R pypylum D hippalum edd.16 / Xffl XXXIII Esv(D) Xlffl XXXV rS/ propiorem av propri- r/ sigerum DFdRaS. / zige- ESH. tinge- p. zize- v/ infestinabant R2 -bai DPR1 -stani pz#17/ HS B. his Es hic rv/ D (DB) Es pv. DL rS./ centuplicato ava.Z)/ ueniant E5/.

Naturalmente su questo passo si appuntato l'interesse di tutti coloro che hanno studiato i rapporti tra India e mondo classico. Tuttavia, crediamo, sfuggito un punto, a nostro avviso, molto importante. Bisogna abbandonare la dottrina, un tempo assai diffusa, secondo cui gli scrittori romani non avrebbero sensibilit storica per i fenomeni economici18. Cos, ad esempio, si crede generalmente che il succedersi delle tre rotte19 secondo Plinio (la prima per Fatale; la seconda pel portus Siger; la terza, infine, per Muziris) non sia altro che il risultato di successivi progressi nella tecnica della navigazione20; non si considerano, insomma, le cause economiche su cui (oltre che sul connesso problema della difesa dei convogli) Plinio vuole insistere. In verit possibile dimostrare che, almeno in un caso (nello spostamento dei traffici, quanto alla mta, dal portus Siger a Muziris) non il progresso nella tecnica della navigazione, ma le esigenze dell'economia capitalistica21 antica sono al centro dell'interesse di Plinio.

il rapporto tra questa confederazione della regione tamil e i tre grandi regni attestati gi nei noti R.E. di Acoka II e XIII - dei Cralar, Pn^iyar e Colar; sarebbe interessante sapere se essi fossero tutti compresi in questa confederazione, se insomma il tramira-desha fosse lo stesso tamil-kru. 16 In Plin. N.H. VI, 100 leggo hypalum, accogliendo la conclusioni di S. MAZZARINO, Sul nome del vento hipalus (ippalo) in Plinio: supra (in questo volume di Helikon), pp. VII-XIV. "MAYHOFF, I, pp. 554-555, osserva: tempus praeteritum infestabant aliter ferri uix potest quam inserto aut prius post positis (sic!) aut nunc ante nauigatur. In verit tutto ci ci pare inaccettabile: l'espressione omnibus annis nauigatur infatti individua un'azione che, pur in corso nel momento in cui si parla, iniziata nel passato; l'imperfetto infestabant rimanda al tempo in cui i mercanti occidentali decisero di imbarcare per la prima volta le coorti d'arcieri: a quel tempo gli attacchi dei pirati dovevano essere pi frequenti (maxime) che non in seguito, al

momento in cui Plinio scrive (si noti che Piino N.H. VI, 104, consiglia di non dirigersi a Muziris onde evitare gli attacchi dei pirati, ma su tutto ci torneremo in seguito nel testo). Degno di nota, infine, il fatto che le lotte dei mercanti Yavanah contro la pirateria indiana hanno trovato un posto nel fiabesco mondo del Dacakumaracarita di Dandin: in VI, 16 la nave degli Yavanah comandata dal nvikanyaka Rmesu ('Pcouaoi;?) attaccata dai pirati. 18 Cfr. MAZZARINO, PSC, I, p. 17; pp. 454 sgg.; p. 613; II, 1, pp. 123 sgg.; p. 217; II, 2, p.205; p. 213; pp.365sgg.; id., L'impero, pp. 96 e 146; p. 141; E. GABBA, Progetti di riforme economiche e fiscali di uno storico dell'et dei Severi, Studi in onore di A. Fanfani, I, Milano 1962, pp. 41-68; CAVALLARO, pp. 198 sgg. 19 Plin. N.H. VI, 100-101 va confrontato con PME 57, p. 19, 8-9 Fr.: [...] oi uv eiq Aiu.upiKf)v Tt^ovTEi; jti jtelov tpa%T|X{ovi:ec;, oi 6 E<; Bapuycc^av ov TE (oi 8: coir. MULLER) sic, ZKuQiav KtX. Nota giustamente A. DIHLE, Die, entdeckungsgeschichtlichen Voraussetzungen des Indienhandels der rmischen Kaiserzeit, ANRW II.9.2 (1978) p. 549: Plinius und der Autor des Periplus zahlen iibereinstimmend drei Routen auf, iiber die der Indienhandel im I Jh.n.Chr. abgewickelt wurde : Die eine endete im Gebiet der Indusmiindung, die zweite an der Kiiste des heutigen Gujerat und die dritte, zu jener Zeit wichtigste, die Plinius ausfurlich beschreibt, an der Malabarkiiste im heutigen Kerala. 20 Cfr. WARMINGTON, p. 44. 21 Uso questo termine, qui ed altrove in questo lavoro, nei limiti in cui esso applicabile alla societ romana antica. Per una discussione sul capitalismo antico, cfr. p.es., G. SALVIGLI, // capitalismo antico, Roma 1985 (rist. a cura di A. GIARDINA), pp. 157-189; M. ROSTOVZEV, Storia economica e sociale dell'impero romano,

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Ragioneremo nel modo seguente. Una delle pi antiche tradu/ioni italiane cos rende parte del passo in questione: chos fu la nauichatione d'Alexandro. Dipoi da Syagro promontorio d'Arabia si u con fauonio el quale quiui chiamano Hypalo a Fatale el uiaggio per estimatione .XIII.XXXII migla. L'et sequente dimostr corso pi brieue et pi sichuro se dal decto promontorio s'andassi a Zigero fiume, porto d'India. Et lunghe tempo si nauich in questo modo insino a che e mercatanti trouorono pi brieui tragecti et in India uanno per guadagno22. In questa traduzione, come in tutte le altre, fino alle pi recenti23, si assegna a compendia il significato di via pi breve, ma, osserveremo, questo vocabolo, quando ha il significato di uia breuior, rectior, o tende ad avere dopo di s un genitivo oppure un attributo esplicativo, o comunque va inquadrato in un contesto, in cui l'idea di uia breuior appaia implicita anche se compendium usato in assoluto. Come esempi del primo caso (compendium, -a +genitivo) possono

Firenze 1933, pp. 401-404; 615-617; sulla polemica tra modernisti e primitivisti, cfh, p.es., H. W. PEARSON, The secular debate on Economie Primitivism, in K. POLANYI, C. M. ARENSBERG (edd.), Trade and Market in th Early Empires. Economics in History and Theory, New York 1957, pp. 3-12. 22 Historia Naturale di G. Plinio Secondo, Tradocta di Lingua Latina in Fiorentina per Cristophoro Landino al serenissimo re di Napoli, 1476. 23 Caio Plinio Secondo. La Storia Naturale tradotta in napolitano misto da G. Brancati. Inedito del sec. XV a cura di S. Gentile, Napoli 1974, voi. Ili, pp. 575576: Et longo tempo { }, mentre che lo mercante trov le abreviatione et la India per lo lucro fo facta vicina; A. BRUCIGLI, Historia Naturale di G. Plinio Secondo, Venezia 1548, p. 143: Et lungamente si cos nauigato, infmo a che un mercatante, trou pi breue camino, et pel guadagno si appressata l'India; L. DOMENICHI, Historia Naturale di G. Plinio Secondo, Venezia 1561, p. 160: Et lungamente s' nauicato in questo modo, infin che i mercatanti hanno trouata la uia pi breue, et che l'India s' accostata al guadagno; E. LITTR, Histoire Naturelle de Piine, Paris 1883, p. 256: Longstemps on a navigu ainsi, jusqu'a ce qu'un ngociant et trouv une voie abrge, et que l'amour du gain et rapproch l'Inde; H. RACKHAM, Pii. Nat. Hist., II, London 1969, p. 415: [...] for a long lime this was th course followed, until a merchant discovered a shorter route and th desire for gain brought India nearer; ANDRE-FILLIOZAT, p. 53: [...] et ce fut pendant longtemps la route suivie jousq' ce qu'un marchand en dcouvrit une plus courte et que l'appt du gain rapprocht l'Inde; A. BARCHIESI, R. CENTI, M. CORSARO, A. MARGONE, G. RANUCCI, Gaio Plinio Secondo. Storia Naturale, I, Torino 1982, p. 711: Essa (se. la seconda rotta) fu seguita a lungo sino a che un mercante ne scopri una ancora pi breve e la brama di ricchezze non ci avvicin all'India.

addursi, tra gli altri, i passi dello stesso Plinio N.H. II, 245 : cursus compendiis maris breuior fieri potest e ibid. V, 38: compendium uiae quadridui (quadriduo o) deprehensum; come esempio del secondo caso (compendium, -a +attributo) si pu citare Tac. Ann. XII, 28: qui dextris et propioribus compendiis ierant; come esempi di compendium usato assolutamente, ma in contesto evidentissimo, vi sono passi come lust. II, 10, 24: quaedam ad nauigationis commodum per compendium ducebat. Ma qui, in Plin. N.H. VI, 101, compendia inuenit mercator non contesto in cui l'idea di uia breuior appaia implicita : un mercator scopre compendia in quanto realizza maggiori profitti. Ed invero il termine compendium indica necessariamente l'idea di guadagno24: un'idea che pu applicarsi in questo caso, secondo il significato originario, al guadagno come profitto. Ma soprattutto : il passo pliniano va considerato nel suo complesso. vero, s, che Plinio ha indicato per la seconda delle tre fasi, il fine di tentare un propior cursus, ma gi per questa seconda fase ha aggiunto tutior: quindi anche ragioni di sicurezza resero opportuno un cambiamento di rotta: la terza fase non era certo tutior rispetto alla seconda25, possibile che solo la prospettiva di un tragitto pi breve inducesse i mercatores a cambiare rotta? Ed era poi pi breve la terza rotta? qui opportuno discutere il passo PME 57, p. 19, 7-12 Fr. : 'A<p o H%pt KC vv Ttvg uv eOc; ano Kavf|, uvee, S ano rv Apraudicov cpivreg, oi uv eie; AiuupiKfiv nXovisq n jdetov ipa%r|iovTe<;, oi 5 eie; Bapuya^av o'( te (ot 8: corr. MULLER) eig Zia>6iav o rcXsov f| tpeg f)upa<; vTxouai KC t ouiv f Tiapemcppov (TtapeTtvcpopov 7tp<; Svov Spuov <%ovTeg aveuov> MULLER in comm.) Ttpg 8vov 8puov u\|/nA.o K ifj<; x^P01? Sia TO ijcoGev [yfjg] (FRISK) rcapan^oucn log rcpoeiprmvoxx; KJtouq. Questo passo pu confermare la conclusione che il tragitto della terza fase (Ocelis-Becare) , nel pensiero di Plinio, una scorciatoia (un compendium uiae insomma) rispetto ai tragitti della primar e della seconda fase (rispettivamente Syagrum promunturium-Patale; e Syagrum promunturium-Sigerus portus)1? II problema della differenza, quanto alla tecnica di navigazione, tra la

24 Cfr.

S. MAZZARINO, Antico, tardoantico ed ra costantiniana, I, Roma 1974,

p. 52.
25

Si ricordi il piratae maxime infestabant.

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rotta delle navi dirette alla Limyrik e quella delle navi dirette verso la Ki)9ia o Barygaza stato trattato, recentemente, da L. Casson26. Seppure la spiegazione che il Casson da del verbo Tpa%r|A.i^etv lascia forse incerti, tuttavia condivisibile la sua critica contro chi crede che le azioni del tpaxr|M^8iv e dell'vixeiv comportino una navigazione contro vento: in effetti, ali heading for th Malabar coast had th wind on th starboard quarter th whole way27. Epper, come lo stesso Casson in seguito afferma, le navi dirette verso la ZKVjOx o verso Barygaza, dopo tre giorni di vc%eiv, were able to steer directly for their destination with th wind more aft, in th case of Scythia almost astern. In others words, they were carried along just where they wanted to go. Some such meaning must have conveyed by what th scribes transformed into trcapemcppov28. Dunque per il solo fatto di avere, per gran parte del viaggio, un vento more aft o almost astern, le navi dirette verso la ZKuBia o a Barygaza potevano procedere pi speditamente di quelle dirette verso la Limyrik, le quali avevano il vento on th starboard quarter th whole way. Se a questo aggiungiamo che la distanza tra le coste arabe e la Limyrik maggiore di quella tra le stesse e la Ki)0m o Barygaza si arriver alla conclusione che la rotta per la Limyrik non poteva essere pi breve di quelle per la EKuGta o Barygaza29. Di conseguenza siamo indotti a cercare una diversa interpretazione del passo pliniano.

26 L. CASSON, The sea route to India: Periplus Maris Erythraei 57, CQ 34 (1984), pp. 473-479. Cfr. anche D. SCHLINGLOFF, Indische Seefahrt in rmischer Zeit, in : H. MULLER-KARPE, Zur geschichtlichen Bedeutung der frhen Seefahrt, Miinchen 1982 p. 70. 27 Ibid., p. 476. 28 Ibid., p. 478. 29 Plinio dice che la traversata durava quaranta giorni, N.H. VI, 104: inde uento hippalo (hipallo Es hyppalo a. hypa- vel hipa- v.a.H.) nauigant diebus XL ad primum emporium Indiae Muzirim (Muzirum E v.a.G.). Questo dato considerato da L. CASSON, Rome's trade with East; th sea voyage to Africa and India, TAPhA 110 (1980), pp. 32-33, a mistake poich se cos non fosse la velocit media delle navi dirette alla Limyrik sarebbe di due soli nodi: invero secondo calcoli dello stesso CASSON sulla base di alcuni dati forniti da Plinio e altri autori (per i quali cfr. L. CASSON, Ships and Seamanship in th Ancient World, Princeton 1971, pp. 282-288) le antiche imbarcazioni a vela erano in grado di raggiungere con venti favorevoli nel Mediterraneo una velocit tra i quattro e i sei nodi, sicch Plinio by a slip [...] wrote 40 instead of 20. Conclusione alquanto incerta.

Secondo noi il compendia di Plin. N.H. VI, 101, pi che il significato di uia breuior, rectior ha quello di lucrum, commodum30, cos come noi lo troviamo, ad esempio, in Tib. I, 3, 93: nec uagus ignotis repetens compendia terris/presserat externa nauita merc ratem. Quanto a lucroque India admota est, questa espressione pu considerarsi, forse, abbastanza oscura. Ma anche chi la ritenesse tale non potr negare che in essa - come, secondo noi, nel precedente compendia inuenit mercator - il pensiero di Plinio dominato dall'idea del profitto che i mercatores realizzano. Dunque anche se assegniamo ad admota est, col Th.l.L., un senso che rientri nell'accezione facere ut compendio itineris celerius ad ea perueniatur31, dovremo comunque sottolineare, nel passo pliniano, l'insistenza sull'idea di lucrum. per preferibile intendere o (cfr. LANDINO) si va in India per il guadagno, oppure, meglio - sebbene la metafora possa sembrare, come altrove in Plinio, alquanto ardita l'India fu avvicinata al profitto 32 : vale a dire fu implicata nella realizzazione di un alto profitto. Nel mercator di Plin. N.H. VI, 100, infine, noi vedremo, insieme al LANDINO e diversamente da altri33, non uri mercante, ma piuttosto il mercante: si tratta insomma di un singularis pr plurali. Ancora una volta : il punto essenziale la scoperta, da parte del mercator, di un modo di realizzare il profitto: a lungo si navig in questa maniera (per la rotta Syagro-Sigero) finch il mercante non trov (il modo di realizzare) i suoi guadagni e l'India fu avvicinata al profitto. Insornrna il mercante che faceva rotta per Becare poteva realizzare guadagni che erano stati (ed ancora erano) impossibili a chi si dirigeva verso Fatale o il porto di Siger. Va tenuta presente una circostanza: soltanto nei porti della Limyrik era possibile acquistare alcuni prodotti che a Roma trovavano larga diffusione, o almeno alto apprezzamento: grazie alle minuziose liste del PME noi possiamo sapere quali generi fossero importati dai porti delle foci dello Indo 34 , quali da Barygaza e quali dalla Limyrik. [

Cfr. Th.l.L., s.v. compendiimi, III, 2038. Cos BRANCATI, BRUCIGLI, LITTR, RACKHAM, ANDR-FILLIOZAT, BARCHIESICENTI-CORSARO-MARCONE-RANUCCI. 32 Cos all'incirca il DOMENICHI. 33 BRUCIGLI, LITTR, RACKHAM, ANDR-FILLIOZAT, BARCHIESI-CENTI-CORSARO-MARCONE-RANUCCI. 34 A dire il vero le prime due liste prese in considerazione elencano le importazioni da Minnagar e da Barygaza, non da Fatale e da Siger, i porti menzionati da
30 31

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Cominciamo con le importazioni da Minnagar, metropolis della PME 39, p. 13, 9-12Fr. : 'Avnxpopti^eTat 8 Ka-rog, pSa, uK<t>ov (GELENIUS), vpSog Ka Kaeavg tGog Ka oTicpetpog Ka XtptK (r|p- edd.) Spiiara Ka Gvtov Ka vfjua ZtptKv (ip- edd.) Ka 'Iv8iKv uAav. Passiamo ora a quelle di Barygaza. PME 49, p. 16, 28-31 Fr.: Opeiat S ano xrv TTUOV vpSog, Kotog, (38a, (pag, vu^vr) tGa Ka auupva (uoupptvri MULLER) Ka KIOV Ka Ovtov iravioov Ka ZiptKV Ka uo%tvov Ka vfj^a Ka jr7tepa> (edd.) uaKpv Ka i ano TGJV uTtoptcov (pEpja.eva. Consideriamo infine le importazioni dalla Limyrik. PME 56, p. 18, 22-28 Fr. : OpeTat S rcrcepi, uovoyevrg v vi Tncp TOUTCOV icv urcopicov (TOUTCQ T> ujiopicp: coir. MULLER) yevvcnevov TCOU, eyouvri KoTTavaptKfj (Aeyo|a.vr| KoTTavaptKf] : corr. MULLER). Opexat 8 Ka (a,apyaptTT|g Kavg Ka Stcpopog Ka Acpag Ka Gvta Empir Ka vpSog f| FayytTiKfi (yajiavtKfi: corr. STUCK, VINCENT) Ka uaAapaGpov K trv aco TTOOV etg aifiv Ka Xt0a 8ta(pavf)g Traviata Ka Suag Ka aKtvGog Ka %eXd)vr| f| ie XpuaovT|Tto)TtKfi (Xpuo-ovr|oicoTiKf| STUCK) Ka fj Ttep Tg vfiaoug 0r|peuonvr| tg TipoKetuvag a-cfig -ufig AtnuptKfjg. Si pu, confrontando le tre liste, distinguere nettamente Minnagar, metropolis della SKuGia, e Barygaza dai porti della Limyrik, Muziris e Nelkynda. Mentre a Minnagar e a Barygaza i principali generi di esportazione erano il nardo, il costo, il bdellio, il lycio e il lino, viceversa a Muziris e Nelkynda la parte del Icone la fanno il pepe e il malabathro: la grande quantit che ne viene importata rende necessario grandi imbarcazioni35; n vanno trascurate le perle : l'India meridionale ne il massimo produttore e la qualit delle perle indiane tra le migliori36; vanno poi notati i

diamanti - la materia, secondo Plinio, pi preziosa37 - e la lithia diaphans puntola, cio il berillo38 sul quale avremo occasione di tornare. Perle e pepe: quella rivoluzione del costume in Roma all'inizio dell'et augustea, che Tacito indicava nei luxus mensae e Fenestella aveva considerato nella diffusione dell'uso delle perle, si fondava, per molti suoi aspetti, sulle importazioni dalla Limyrik; il drenaggio di monete che Plinio39 e Tacito40 lamentavano, avveniva soprattutto in direzione dei porti della Limyrik : come conferma il PME, a Muziris e a Nelkynda si esportavanorcporjyouuvcog%pf|uata Ttelcrca41: non un caso che soprattutto nell'India meridionale ci siano stati ritrovamenti di monete romane 42 , come non un caso che il ricordo pi vivo di questi commerci ci sia conservato dalla poesia tamil.

I PORTI DELLA LlMYRIK

a) Naoura, Nitriai e Tyndis. Con Naoura e Tyndis incominciava, secondo il PME, la Limyrik. PME 53, p. 17, 24-27 Fr. : Erra ZriaeKpeevat ^eyuevai vfjaot Ka fi irv

Plinio. Epper, considerata la vicinanza geografica di Fatale a Minnagar e di Siger a Barygaza, possiamo tranquillamente presumere che, da un punto di vista commerciale, Fatale e Siger equivalessero a Minnagar e Barygaza rispettivamente. 35 Cfr., poco prima, PME 56, p. 18,16-17 Fr.: nte 8 si? t urpia taia jxevXa idoa 6i tv yKov Ka T nXr\Qoq toC jturpecoc; Ka TO uaapGpou. 36 Cfr. PME 36, p. 12,9-10 Fr. ; EappeTav 6 arc Kaipcov TCV (i7copicov (se. tf|<; 'Aito^you Ka 'Ouvcov) e? TE Bapuya^av Ka eq 'ApafJiav TTIVIKV jtoX uv %spov S TO 'IvSiKO KT.. Diverso il giudizio di Plinio N.H.. IX, 106: Indicus maxime has (se. margaritas) mittit Oceanus[.. .]praecipue autem laudantur circa Arabiam in Persico sinu

maris Rubri; secondo Plinio, per altro, le perle indiane superano tutte le altre in grandezza, cfr. N.H. IX, 113. "Cfr. Plin. N.H. XXXVII, 55: Maximum in rebus humanis, non solum inter gemmas, pretium habet adamas, din non nisi regibus et iis (his a) admodum paucis cognitus. Sui diamanti indiani, vd. Plin. N.H. XXXVII, 56; Arthacstra, II, 11, 89; cfr. GY. WOJTILLA, Indian precious stones in th Ancient East and West, Acta Orientalia 27 (1973), pp. 216; 223. 38 Vede nelle transparent stones principally th beryls SCHOFF, p. 222. 39 Plin. N.H. VI, 101; XII, 84. 40 Tac. Ann. Ili, 53. 41 PME 56: cos secondo la tradizione manoscritta e l'edizione di FRISK, RODEWALD, p. 121 da la lezione xpuocuaTa: piacerebbe sapere perch. 42 Cfr. le osservazioni di RASCHKE, p. 665: Of th approximately 5,400 denarii which bave come to light on th Indian subcontinent, over 99.9% occur in hoards in th southern states of Mysore, Kerala, Madras (Tamil Nadu), and th southern portion of Andhra Pradesh. In fact, with th exception of th large Akkempalle hoard, no large find has come from th region north of th Kistna River. Similarly 98% of th approximately 800 aurei have been found south of th Kistna.

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AyiSicov Kai i] TCV KcnvswSv icat TT]V eyouvnv Xepovriaov, Ka9' ovq Tjroui; ecriv Tieipaiav, Kai UET Tauinv AEUKTI vriaog. ETa Noupa Kai TvSn;, x (TuTteoia: corr. m. alt.) Tipcxa p.7ipia Tfj<; AiuupiKfjq

Vale la pena di confrontare la situazione descritta dal PME con quella presentata da Tolemeo. Ptol. Geogr. VII, 1, 7-8: 'AvSprv neipairav- Mav8yapa piy 18 L', pip y' iS, Xepo-vnaoq pi8 y' 18 L' y', Navayouva TioiauoC u pi8 L' is y', 'Apuaydpa pie 18 y', Nupaiai uTtpvov pvs <;' 18 y'. AiuupiKfji;- TuvSu; nK\.q pie, 18 e,', Bpauaypa pvc; L' 8' 18 y', KaXaiKapig pig y' 18, Mouijipu; urpiov pi 18, ^euSoaiuou Ttoiauo Kpoai pi L' y' 18, KT>U Mentre nel PME la Limyrik iniziava con Naoura - un emporio, si badi bene, non appartenente al regno dei Ceralar, ma al tempo stesso al di fuori della zona controllata dai pirati - in Tolemeo la Tyndis 7i/U<; inizio sia del regno dei Ceralar che della Limyrik e i pirati sembrano aver esteso il proprio dominio verso sud in direzione del regno dei Ceralar fino all'emporio di Nitriai: insomma sembra essere scomparsa, occupata dai pirati, quella zona-cuscinetto a nord di Tyndis e a sud della Chersonesos che faceva capo a Naoura ed era, per il PME, gi Limyrik. L'importanza strategica di questa zona dimostrata dal passo di Plinio N.H. VI, 104: non expetendum (se. emporium Muzirim) propter uicinos piratas, qui optinent locum nomine Nitrias. Nitriai, secondo Tolemeo, si trova subito a nord di Tyndis ; si pensato quindi, non a torto, che, se Nitriai non proprio la Naoura del PME deve essere ad essa vicinissima 43 : al tempo degli informatori di Plinio, dunque, i pirati erano giunti ai confini del regno dei Ceralar e, dalla base di Nitriai, riuscivano a disturbare notevolmente i traffici con Muziris al punto da rendere sconsigliabile ai mercanti occidentali l'approdo in quel porto. I pirati a nord del regno dei Ceralar da sempre avevano ostacolato i traffici dei mercanti occidentali44, ma, con la occupazione dell'emporio di Nitriai, la situazione si era fatta veramente critica: il quadro presentato dal PME con i pirati che occupano le isole Sesecriene, quella degli Egidi, quella dei Ceniti e la Chersoneso, non molto lontano da quello presupposto da Plinio, epper diverso in un punto essenziale: al tempo degli
43 Cfr. MULLER, I, p. 300. Sulla localizzazione di Tyndis, cfr. O. STEIN, R.E. VII, A2 1791-2. 44 Cfr. n. 17.

informatori di Plinio i pirati occupano Nitriai e minacciano addirittura Muziris45. Torneremo pi avanti sulle conseguenze che ebbe la pirateria nella politica commerciale romana: volgiamoci adesso a considerare le fonti relative a Tyndis. Tyndis, secondo il PME, segnava l'inizio del regno dei Ceralar. PME 54, p. 17, 29-30 Fr. : BaaiAeictg crcv f| uv Tuv8ic; KnTcpopiou (TUV7ipo(3TOu: corr. m. alt.: Knpopipoi) LASSEN) K>ur| TtapaGaavanuoq. Tolemeo la dice polis e con essa fa cominciare la Limyrik 46 ; il silenzio di Plinio in qualche modo compensato dalle numerose testimonianze dalle Cankam Ilakkiyam: sar di qualche utilit considerarne alcune. Alcune formule47, confermano l'appartenenza di Tonti (=gr. Tyndis) al regno dei Ceralar: fin trp poraiyan tonti, Tonti che appartiene al Porayan dal solido carro 48 ; cenkor kuttuvan tonti, Tonti che appartiene al Kuttuvan dal giusto scettro 49 ; virar pork kuttuvan ten tiraip parappin tonti munturai, il porto di Tonti col mare dalle bianche onde, appartiene al Kuttuvan la cui guerra vittoriosa50. Negli Ainkurunuru un'intera decade, la Tontipattu51 appunto, prende il nome da Tonti: in ognuno dei dieci brevi componimenti poetici infatti vi menzione di Tonti; il pi delle volte si compara l'anonima eroina della lirica amorosa tamil (talaimakal) alla citt, cosicch lei assomiglia

45 Cfr. Plin. N.H. VI, 104; Non expetendum (se. emporium Muzirim) propter uicinos piratas, qui optinent locum nomine Nitrias.
46 Si confronti il Kr|7tpopTO<; di PME 54 (ma C. LASSEN, Indische Alterthumskunde, III, Bonn 1873, p. 193 corregge in Kripopipou) col Caelobothras di Plin. N.H. VI, 104 e col Kr|pop6po<; di Ptol. Geogr. VII, 1,86; tutte queste forme rimontano a Keralaputra, figlio del Kerala, epiteto dei re Ceralar, che compare gi nel R.E. XIII di Acoka. 47 Sulle formule nella Cankam Ilakkiyam, cfr. K. KAILASAPATHY, Tamil Heroic Poetry, Oxford 1968, pp. 147-187. 48 Akananru 60,7; Narrinai 8,9; Kuruntokai 128,2. Sull'epiteto Porayan (il montanaro), proprio dei Ceralar, cfr. SUBRAHMANIAN, p. 41; DORAI RANGASWAMY, p. 111 ; secondo quest'ultimo studioso esso individuerebbe un particolare ramo dei Ceralar. ^Ainkurunuru 178,2-3. Sull'epiteto cera Kuftuvan (l'occidentale) confronta sempre SUBRAHMANIAN, p. 41 ; DORAI RANGASWAMY, pp. 110-111. 50 Akananru 290,12-13. ^Ainkurunuru 171-180.

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a Tonti52, ha lo stesso profumo del fresco e fragrante fiore di Tonti 53 , ha le stesse qualit di Tonti54, e cos via. In Puranntiru 17, 9-13 troviamo una suggestiva descrizione del paesaggio di Tonti: kulai irainciya kt tlai akal vayal molai vli nilavu manal viyan knal ten kalimicait tip puvin tan tontiyr atu poruna ! O re di Tonti uccisore dei nemici! La tua citt circondata dalle montagne e le sue ampie spiagge hanno la sabbia del colore della luna: nei vasti campi crescono le palme da cocco cariche di frutti, nelle paludi crescono i fiori dal colore del fuoco vivo. Alcuni passi sottolineano l'importanza della pesca, ad esempio Akannum 10, 8-13: [...] kontalotu kuruut tiraip punari utaitarum ekkarp palan timi! konra putu valaip paratavar mdttu manal ataikaraik kttumln kenti manam kamal pkkattup pakukkum valam kelu tonti anno, iva! nolane. Lei bella come Tonti, dove si divide nei villaggi sulla riva del mare dalla sabbia profumata, nelle spiagge dalle alte dune, lo squalo catturato dai pescatori colla nuova rete e il vecchio battello che stato rimosso dalla spiaggia quando il mare era increspato di onde lucenti per il vento dell'est. Dalle testimonianze che qui abbiamo raccolto, Tonti, la KCUT] rcapaQakaawc, evcrnuo<; del PME55, sembra vivere, soprattutto, di agricoltura e di pesca: ma va messo in rilievo che lo stesso PME la definisce un emporio56 e che gli Akannru confermano l'esistenza, a Tonti, di un munitimi, di un porto57.

Certamente, la sua importanza non poteva essere in nessun modo paragonata a quella di Muziris e Becare e al tempo degli informatori di Plinio poi, con i pirati che occupavano Nitriai, i rapporti con i mercanti occidentali si ridussero notevolmente, accentuandosi una tendenza che pure il PME ravvisa58. b) Muziris Segue Muziris, certamente il pi celebre tra i porti della Limyrik, primum emporium Indiae lo dice infatti Plinio59. Cominciamo ad esaminare i dati del PME. PME 54, p. 17, 30-18, 3 Fr.: f) 8 Mou^ipig |3acnleia<; (lv xfj<; oculili;, Kua^ouCTa 5 iotg ano tr\q ApiaKf<; etq atfiv p^ouvotc; rcA.oiotg KC TO<; 'ErivtKog- Keai 8 rcap rcotajxv rc%ouaa arc uv TuvSscog Sta TO TioiauoC Kai 5t QaX.Gor\c, aTaSiouq rcevTaKoaiouc;, arc 8 to <**> (<crcuaTO<; TO rcoiauoC TO> e. gr. MLLER in comm.) KOT' aifiv etKom. Dunque Muziris un grande centro di commercio internazionale e non solo dall'Impero romano giungono i mercanti, ma anche dalF ApidKfi, cio dalle coste nord-occidentali dell'India. Questo punto va sottolineato: Muziris non soltanto la principale testa di ponte del commercio romano in India, ma anche, anzi, prima ancora, uno dei centri nei quali, sotto lo stimolo del commercio, il Sud dravidico incontr il Nord ariano. Queste relazioni tra il nord e il sud del subcontinente indiano si erano gi cominciate ad allacciare nel III secolo a. C.60, contemporaneamente alle migrazioni verso il Sud, incoraggiate anche dalla monarchia Maurya, dei monaci buddhisti e jaina: al momento del viaggio di Eudosso di Cyzico, verso gli ultimi tempi del II secolo a. C., le coste indiane si trovano ad essere gi collegate da attive linee commerciali, con centri di scambio pie58 Cfr. PME 53, p. 17,27-28 Fr. :[...] Mouipi<; KC NsKv6a ai vv xcpaaouaav. MLLER, p. 296, riporta l'interpretazione del SALMASIUS, CI. Salmasii Plinianae Exercitationes, Parisiis 1629, p. 835: i.e. quae nunc negotiantur et frequentatur mercibus. FRISK, p. 100, pensa, sia pur con riserva, ad un'equivalenza, in questo caso, di Ttpcraeiv con eu Tipaaew. 59 Plin. N.H. VI, 104. Sulla localizzazione di Muziris, cfr. A. HERMANN, R.E., XVI 989. 60 Su questo punto, cfr. quanto osservo a n. 90 e infra nel testo a proposito del frammento di Megasthene FGrHist 715 F 13. Sulle migrazioni verso il sud di monaci buddhisti e jaina, cfr. MAHALINGAM, pp. 161-192.

Id. 171,4. Id. 173,3-4. 54 Id. 175,4.


52 53

"PME 54, p. 17,29-30. Fr. 6PME 53, p. 17,27 Fr. 57 Cfr. n. 50.

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namente sviluppati ed in questa grande organizzazione si inseriranno a poco a poco i mercanti occidentali: questo, in fondo, il senso del succedersi delle tre rotte di Plinio. Alcuni passi della Cankam Ilakkiyam consentono di cogliere altri aspetti della multiforme attivit di un porto come Muziris. Cominceremo da Purannuru 343, 1-10: min nofuttu nel kuvaii micai ampiyin manai marukkuntu manaik kuvaiiya kari mutaiyl kalic cummaiya karai kalakkuruntu kalam tanta por paricam kalit tOniyn karai crkkuntu malait tramum katal tramum talap peytu varunarkku lyum punal am kallin polan trk kuttuvan mulanku kafal mulavin muciri anno. '

Le ricchezze offerte in cambio della mano di una ragazza sono paragonate a Muziris e ci offre l'occasione al poeta di descrivere il fervore pieno di vita del suo porto: ne viene fifori un quadro abbastanza preciso delle attivit commerciali a Muziris, sul quale conviene soffermarsi giacch permette di intuire quale sistema economico ruoti intorno a questo porto. Il testo sembra dividere in quattro categorie i frequentatori del porto di Muziris, e cio: a) Coloro che vengono a scambiare i beni del mare coi beni della terra62. b) Coloro che portano a riva coi battelli da laguna i doni d'oro63 portati dai vascelli64. e) Coloro che affollano il porto nel trambusto creato dai sacchi di pepe che erano stati ammucchiati nelle case. d) Coloro che tornano a casa dopo aver venduto pesce e ammassato sulla barca il riso. I punti a) e d) evocano un commercio interno al regno dei Cralar, nel quale Muziris diventa il punto d'incontro di due economie65: quella della costa, fondata sulla pesca e sul commercio, e quella dell'interno fondata essenzialmente sull'agricoltura (riso, pepe), ma anche su altre attivit, come, ad esempio, le estrazioni di berillo alle cave di Padiyur, nel distretto di Coimbatore66.

[. . .] come Muciri (=gr. Mouziris; It. Muziris), dal tamburo dell'Oceano fragoroso, che appartiene al Kuttuvan dalla ghirlanda dorata, che offre il kal quasi fosse acqua fresca a coloro che vengono a scambiare i beni della montagna con quelli del mare, a quelli che portano a riva coi battelli della laguna i "doni" d'oro portati dai vascelli, a quanti affollano il porto nel trambusto creato dai sacchi di pepe che erano stati ammassati nelle case e infine a quelli che tornano a casa dopo aver venduto il pesce e ammassato sulla barca il riso61.

61 L'interpretazione del passo controversa: la mia traduzione si allontana sia da quella del MEILE che da quella dello ZVELEBIL, che qui sotto riporto. Nella mia interpretazione i participi passati marukkuntu, kalakkuruntu, crkkuntu dipendono tutti da varunarkku, allo stesso modo di talaippeytu. Questa la traduzione di MEILE, p. 93: Avec ses rues ses maisons, ses barques couvertes, o l'on vend le poisson, o l'on entasse le riz, -avec le remue-mnage de sa rive bruyante, o les sacs de poivre s'amoncellent, -avec ses livraisons d'or, apportes par les vaisseaux, et amenes a la rive par les bateaux de la lagune, la cit du Kuttuvan au collier d'or, qui donne aux arrivants, ple-mle, et les marchandises de la montagne, et les marchandises de la mer, la ville o la liquer abond, oui, cette Muciri, o gronde l'Ocan bruyant, mme si l'on me donnait une merveille, un trsor pareils [...] . Questa invece la traduzione dello ZVELEBIL, p. 403 : Fish has been sold and paddy piled up on boat and pepper, filling th house, has been heaped in bags in th house and

having been thrown, mixed, on th very noisy beach, th gold brought in ships as donation, gathered on shore has been brought in boats ploughing th backwaters. The products of th mountain and th products of th sea having been mixed and heaped and given to th newcomers (in) Mucuri resouding with th roar of th sea, belonging to th Ku^uvan with th garland of gold, where toddy flows like water [...] . r 62 Sulla parola taram, qui tradotta beni, cfr. MEILE, p. 94. 63 Sulla parola paricam, cfr. n. 78. 64 II termine kalam ha qui il significato specifico di nave, vascello invece di quello, pi usuale, di vaso, recipiente. Che a Muziris le grandi navi dovessero restare lontane da terra e le operazioni di carico e scarico fossero compiute da piccoli battelli confermato da Plinio N.H. VI, 104: praeterea longe a terra obesi nauium statio lintribusque adferuntur (efferuntur v&.H) onera et (DFR//. -ret Es -rat a -ra quae v) egeruntur. 65 Cfr. MEILE, p. 94. 66 Sulle cave di berillo nel distretto di Coimbatore, vedi Ptol. Geogr. I, 86 : nouvvdta v fj |3f|puXA.o<; (cfr. VAIDYANATHAN, p. 78); e Buddhabhafta, Ratnapa-

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Ora, questo interscambio tra la costa e l'interno, se da una parte era lo strumento di diffusione di generi di prima necessit, come il riso e il pesce, all'interno del regno dei Ceralar, dall'altra era il presupposto del commercio internazionale, dal momento che alcuni dei pi ricercati beni importati dalla Limyrik, come il berillo e il pepe, provenivano proprio dall'interno: non un caso che Muziris, Becare e Nelkynda, i porti pi importanti della Limyrik, sorgessero sulle rive di fiumi che permettevano agevoli comunicazioni con l'interno67. Come abbiamo accennato sopra, uno dei beni della montagna che si scambiava coi beni del mare e finiva per essere importato poi dai mercanti occidentali era il berillo. L'attenzione degli studiosi verso il commercio di questa gemma stata sollecitata dalla gran massa di monete romane trovate nel distretto di Coimbatore, nei pressi cio delle antiche cave di berillo. Tutta questa zona si doveva trovare sulla strada che dalla costa, e quindi da Muziris, portava a Karoura basleion del regno dei Ceralar68. Ai dodici ritrovamenti citati dal GuPTA69, vanno ora aggiunti due nuovi tesoretti, uno trovato a Polachi e un altro a Velatavalan, dei quali entit e composizione rimangono purtroppo sconosciute, e inoltre un singolo denario di Tiberio trovato a Sulur70. Alcuni di questi tesori sono di eccezionale rilievo. Cos, ad esempio, i tre trovati a Vellalur: il primo di 522 denarii, di cui 134 di Augusto, 378 di Tiberio, 7 di Caligola e 3 di Claudio; il secondo di 547 denarii, di cui
nk$a 199: avidure vidurasya girer uttungarodhasah/kongavlikasimante manes tasykaro (se. vaidryasyd) bhavat, non lontano dal monte Vidura dall'alto declivio, nei confini tra il koriga e il vlika si trova la miniera di questa pietra (cfr. PINOT, p. XLVI, il quale per nega l'identit tra vaidurya e berillo; per l'identificazione del $T\p\)U.oc^berullus col berillo, cfr. BLUMMER, R.E., III, 1, 320). Il termine greco pipM,iov, attestato per la prima volta nella traduzione dei Settanta, deriva, forse attraverso una forma pracrita verliya, dal sanscrito vaidurya, cfr. G. R. CAROGNA, I nomi del berillo, Incontri Linguistici 6 (1980/1981), p 80. 67 Cfr. PME, 54, p. 18,1-5 Fr.; Plin. N.H. VI, 105; Akannm, 149,8. 68 Cfr. VAIDYANATHAN, pp. 76-77. 69 GUPTA, pp. 41-43. Liste dei ritrovamenti di monete romane in India si possono trovare in R. SEWELL, Roman Coins Found in India, JRAS 1904, pp. 591637; WHEELER, GHOSH, DEVA, pp. 116-121; WHEELER, Roman Contaci, pp. 375381; per alcuni aggiornamenti, cfr. RODEWALD, n. 378; JNSI 42 (1980) pp. 1117; 46 (1984) pp. 37-46. 70 Informazioni personalmente ricevute in data 10/2/1985 dal dr. Y. SUBBARA YALU, Professor of Epigraphy and Archaeology of th Tamil University, Thanjavur, che qui vivamente ringrazio.

189 di Augusto, 329 di Tiberio, 3 di Druso, 2 di Antonia, 8 di Caligola, 14 di Claudio, 1 di Nerone e Agrippina; il terzo infine di 121 denarii, tutti di Augusto. L'importanza di quest'area per quanto concerne le pietre preziose inoltre ribadita da un'iscrizione tamil in alfabeto brahmi trovata ad Araccalur, la quale ricorda che Tevan Cattan, mani-y-vannakkan, costru sette letti per eremiti, non si sa se buddhisti o jaina, in una caverna71. L'espressione mani-y-vannakkan tradotta dal pi insigne studioso di queste iscrizioni a dealer in or a tester of precious gems, a lapidary 72 . Il berillo godette in Roma durante l'et giulio-claudia grande popolarit 73 : la sua importanza nel costume romano chiaramente attestata da fonti letterarie ed epigrafiche74: quindi probabile che Tacito faccia, almeno in parte, riferimento al berillo in Ann. Ili, 53: [...] promiscas uiris et feminis uestes atque illa feminarum propria, quis lapidum causa pecuniae nostrae ad externas aut hostilis gentis transferuntur75.

MAHADEVAN, Corpus, n. 72. p. 67; id., Tamil-Brahmi Inscriptions of th Sangam Age, Proceedings of th Second International Conference Seminar of Tamil Studies, I Madras 1971, p. 100; diversamente legge MAHALINGAM, p. 296: maraiya vannakkam a tester of coins and a native of Maranadu. 73 Sulla diffusione del berillo in et augustea, cfr. A. FURTWAENGLER, Die antike Gemmen, Leipzig-Berlin 1900, III, p. 395; G. M. A. RICHTER, Catalogne of th Engraved Gems Greek, Etruscan and Roman in th Metropolitan Museum of Ari, Roma 1956, p. XXVII. 74 Le informazioni pi dettagliate, al solito, si trovano in Plinio, N.H. XXXVII, 76-79; il berillo si diffuse insieme ad altre pietre preziose, in ambienti interessati a questi esotici articoli di lusso : cfr. Maec. Carm. F 2 : lucentes, mea uita, nec smaragdos beryllos ncque, Flacce mi, nitentes nec percandida margarita quaero; e soprattutto la lettera di Augusto a Mecenate riportata in Macr. Sat. II, 4,12: uale, mi ebenum Medulliae, ebur ex Etruria, lasar Arretinum, adamas Supernas, Tiberinum margaritum, Cilniorum smaragde, iaspi Iguuinorum (JAHN, ficulorum M figulorum cett.) berulle Porsenae, carbunculum Hadriae, 'iva oDviuco navta uXay|j.a moecharum. Sul berillo famosi artisti incidevano le loro gemme, cfr. Anth. Pai. IX, 544 (su Tryphon, cfr. EAA, s.v.); pietre di berillo valorizzavano gli anelli delle matrone romane, cfr. Prop. IV,7,9; un collaris ex gemmis beryllis menzionato in CIL XIV, 2215,'fa probabilmente parte di un corredo isiaco. Una splendida conferma archeologica della diffusione del berillo venuta, di recente, dagli scavi ad Oplontis, cfr. A. D'AMBROSIO, Gli ori di Oplontis, Napoli 1987, nn. 8, 9, 14, 23, 50. 75 Cfr. K. NIPPERDEY, P. Cornelius Tacitus erkldrt von K. Nipperdey, Berlin 1892, p. 268: quis bezieht sich auf illa propria: 'wodurch', 'infolge wovon'.
71 72 Ibid.,

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C' dunque una relazione tra l'emorragia di moneta lapidum causa lamentata dal Tiberio tacitiano e i tesori di monete romane trovati nel distretto di Coimbatore, dove predominano proprio i tipi di Tiberio. E tuttavia va detto che anche altri fattori possono aver contribuito all'eccezionale concentrazione di monete romane nel distretto di Coimbatore, non ultimo il favore che il berillo godeva tra gli indiani stessi: un favore, si noti, esplicitamente attestato da Plinio N.H. XXXVII, 76-79: India eos (se. berullos) gignit, raro alibi repertos [ . . . ] Indi mire gaudent longitudine eorum solosque gemmarum esse praedicant, qui carere auro malint; ob id perforatos elephantorum saetis subligant. Conuenit non oportere perforari quorum sit absoluta bonitas, umbilicis tantum ex auro capita conprehendentibus. Ideo cylindros ex iis malunt facere quam gemmas, quoniam est summa commendano in longitudine. [ . . . ] Indi et alias quidem gemmas crystallum tinguendo adulterare inuenerunt, sed praecipue berullos16. india eos (eoy F)gignit BFdri//. indiae origine a in india originem habentes Lv./ repertos 11. ( Ven.) H. -ti v./ longitudinem F. -utidem E./ ob id LadG. ob B et ob id Fv./ perforato B foratos F/ et (ex L) elephantorum (elefa- a) FLa./ subligant BS. relig- rv./ conuenit BS. et alias (Lav. et alias F. aliis hH) conuenit rhv./umbilicis Bv. -lici La -// F./ tantum Bdh//. statum Fa. statim Lv./ comprehendunt B / is WD. his B2a./ facere malunt FLav.a.S./. Un impiego del berillo come materiale da costruzione per complessi monumentali attestato dall'epigrafe di Khravela, laddove (1.16) menzione di chaturo cha vedriya-gabhe thambe quattro colonne dall'interno di berillo77. bene dunque mantenere una certa prudenza nell'interpretazione dei tesori di monete romane trovati nel distretto di Coimbatore, giacch la loro concentrazione in quest'area potrebbe essere, per gran parte, il risultato di transazioni interne, tra indiani78: a giudicare dal PME il pepe e il

malabathro dovevano avere un'importanza maggiore del berillo nel quadro delle importazioni romane dalla Limyrik79, mentre non v' dubbio che tra i lapides a cui Tiberio fa riferimento c'erano anche (e forse soprattutto) le perle e i diamanti, tanto per restare nell'India meridionale80, e che questi a Roma erano ben pi apprezzati che non il berillo. e) Ponnotu/Kariyotu, i prezzi del pepe in Plinio. Possiamo ora riconsiderare Purnnru 343; al punto b), come si visto, si faceva menzione di coloro che portano a riva coi battelli da laguna i "doni" d'oro portati dai vascelli: opportuno confrontare questa testimonianza, che altrimenti resterebbe alquanto oscura, con quella di Akananuru 149, 7-16:

76 Sulle imitazioni del berillo, cfr. anche Buddhabhafta, Ratnapariks 205 : girikcacaicuplau kacasphatikaf ca dhumanirbhinnh vaidrynm ete vijtayah samnibh bhnti, II girikca, lo caicupla, il vetro e il cristallo impregnati di fumo, dei berilli queste sono le contraffazioni. 77 Sull'iscrizione di Kharvela, cfr. n. 15. 78 opportuno qui almeno impostare il problema dell'uso della moneta romana nell'India meridionale. La discussione pu partire dall'espressione, in Purnnru 343,5, por paricam, i doni d'oro. Anche se non v'era dubbio che i por paricam fossero monete, l'espressione era apparsa alquanto oscura (cfr. MEILE,

p. 93). A chiarire la locuzione vale, secondo noi, il confronto con un testo stranamente sfuggito agli studiosi. Si tratta del Patikam alla settima decade dei Patirruppattu. Qui infatti si dice: ptip pena paridi: cirupuram ena nuryiram knam koluttu, nanr ennum kunru ri ninru, tan kannir kanta n{u ellm kattik kotut tan ak k. Questo il dono che ottenne avendo cantato: il re gli offri centomila monete d'oro chiamate cirupuram; e inoltre, dopo aver scalato il monte Nanr, dall'alto di esso gli regal tutta la terra che la sua stessa corona poteva vedere. Dunque, tra i doni (paridi, si noti, stessa radice e stesso significato di paricam ; per una derivazione di paricam dal skt. sparca, cfr. MEILE, p. 93) che il re Celvakkatunko Valiytan Kuttuvan Irumporai offr al poeta Kapilar, vi sono le 100 000 monete d'oro chiamate cirupuram: l'espressione por paricam in Purnnru 343,5 rimanda quindi all'uso che i monarchi tamil facevano delle monete romane, come dono agli uomini della propria corte ed del tutto naturale che una poesia di corte come la Cankam Ilakkiyam sottolinei questo aspetto. Che comunque questa non sia la unica possibilit di uso delle monete romane sembra suggerito da una iscrizione Tamil-Brahmi dove menzione di karu-ur ponvnikan atti, Atti, mercante d'oro di Karu-ur (cfr. MAHADEVAN, Corpus, n. 66). Un po' di attenzione merita infine il nome tamil di queste monete: cirupuram. Cirupuram in tamil significa propriamente nuca e forse non azzardato concludere che si debba vedere in cirupuram un riferimento all'effigie dell'imperatore sulle monete romane (si ricordi, per l'importanza del rapporto tra moneta e sacer uultus, il notissimo logion di Ges relativo al pagamento del tributo: la moneta dell'imperatore in quanto signata con la sua effigie, cfr. MAZZARINO, L'impero, p. 167). Se tutto ci coglie nel vero, avremo in India due tendenze: la prima che riconosce nella nuca dell'imperatore il tratto caratteristico delle monete romane, l'altra che lo nega sfregiandolo (sul defacement delle monete romane in India, cfr. GUPTA, pp. 68 sgg.). 79 Cfr. PME 56, p. 18,16-17 Fr. 80 Ma la doppia possibilit che lascia intravvedere Tacito (ad externas aut hostilis gentis) deve farci mettere nel conto altri lapides di altra provenienza.

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[.. .]cralar culli am periyrru ven nurai kalanka yavanar tanta vinai mn nan kalam ponnotu vantu kariyotu peyarum valam kelu muciri rppu eia vaiati, arun camam katantu, patimam vavviya nefu nal ynai afuprc celiyan koti nutanku marukin ktar kutatu, pai pori marinai vel koti uyariya

ofiy vilavin, netiyOn kunrattu[...]


[...] Murukan la cui festa non finisce mai e che raggiunto dalla vincente bandiera dalle molte macchie nella montagna a lui sacra, quando la strada ondeggia delle bandiere del Celiyan che conquista con la guerra, con il grande e buono elefante che si impadron delle immagini sacre, dopo aver vinto la difficile battaglia, avendo circondato con grande fragore la ricca Muciri dove i vascelli, perfetta e meravigliosa costruzione degli Yavanar, venuti con l'oro (ponnotu) se ne tornavano col pepe (kariyotu), agitando la bianca schiuma del grande fiume Culli che appartiene ai Ceralar81. Dunque agli Yavanar82 appartengono i vascelli (kalam) ed soprattutto kari o milaku" che essi cercano. Karl e milaku sono le due parole tamil che designano il piper nigrum, frutto di una pianta rampicante che cresce in abbondanza nelle foreste sui rilievi all'interno dello odierno Kerala84. Non sar fuor di luogo a questo punto fare una storia della parola TtTtspi / piper, nome con cui gli occidentali del I secolo d. C. chiamarono anche il piper nigrum. Ovviamente, limiteremo la nostra storia di piper a

dati importanti per la storia dei mercatores romani in India, trattandosi infatti di dati che ci consentono, come si vedr, una valutazione insospettata - anche se non definibile in tutti i particolari - degli s v i l u p p i commerciali e politici da riconoscere nei rapporti fra i mercatores romani (sempre indociles pauperiem pati) e le regioni del mezzogiorno indiano. La storia di piper nelle lingue celtiche, germaniche, slave e cinese rester dunque fuori della nostra trattazione. Il punto di partenza ben noto. All'origine del gr. irrcepi sta pippall, una parola sanscrita indicante propriamente il piper longum, che penetr abbastanza presto, attraverso la mediazione iranica, nel lessico greco85. Come si pu agevolmente dedurre dalle poche testimonianze che abbiamo al riguardo, nell'et ellenistica non si aveva un'idea definita e circostritta dircTiepi,giacch questo nome era applicato anche ad altre spezie di tutt'altra provenienza86. Teofrasto conosce due tipi di nnepi, ma se nel ;cpur|Ke<; utaxv par di riconoscere il piper longum, l'identificazione dello aTpoyyuXov rimane ancora oscura e comunque sembra da escludersi la possibilit che si tratti del piper nigrum*1. Per spiegare come i mercanti occidentali di et tardo-ellenistica e romana abbiano finito col chiamare rcrcepi / piper il kari o milaku dei Tamil, si supposto che mercanti stranieri abbiano applicato al piper nigrum il nome del piper longum. forse possibile, grazie ad un testo solitamente non considerato, essere pi precisi. Si tratta di Amarasirhha, Nmalingnucasnam, II 4, 97-98, p. 104 Sh. : krsnopakuly vaidehl mgadh capala kan/usan pippall caundl kol, 'tha karipippall II kapivalll kolavalll creyasl vacirah (pumn) I cavyam tu cavik, kkacinc-gunce tu krsnal II. In questi due versi il lessicografo del V-VI secolo d. C. elenca vari nomi di spezie pi o meno assimilabili al pepe.

Sull'importanza dei fiumi per i porti della Limyrik, cfr. supra, p. 166. Per gli Yavanar nella Cankam Ilakkiyam, cfr. MEILE ; ZVELEBIL : in questo e in analoghi contesti essi vengono identificati con i mercanti provenienti dall'impero romano. Sugli Yavanah nelle epigrafi e nelle altre letterature indiane, cfr. i lavori, dalle divergenti conclusioni, di S. LEVI, Quid de Graecis ueterum Indorum monumenta tradiderint, Paris 1890 e di O. STEIN, Yavanas in early Indian Inscriptions, Indian Culture I (1935), pp. 346-357. Per una storia pi completa del nome, cfr. R. SORACI, L'unit dei Greci e il nome di Yauna, Catania (s.d.). 83 Milaku la glossa dei commentatori medioevali. 84 Cfr. J. INNES MILLER, Roma e la via delle spezie, Torino 1974, trad. it, pp. 81-84.
81 82

Attestato per la prima volta in [Hippokrat] morb. mul. I, 81: iv8iKO cpap[...] o KaXeiai Ttjrspv ibid. II, 205 : t ivSucv, 5 Kaouai oi npaai TtTtepi. 86 TARN, p. 370. 87 Theophr., Hist. Plani. IX, 20,1; cfr. STEIER, R.E. XIX,2,1421; K. ZIEGLER, Kl. Pauly, IV, 681.
85
88 Cfr. H. YULE, A. C. BURNELL, Hobson-jobson. A Glossary of anglo-indian colloquiai words and phrases, 19032, p. 697.

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Concentreremo la nostra attenzione sul termine karipippall: Ind, un autore citato da Ksirasvamin, commentatore dell'XI secolo dell'opera di Amarasirhha, lo chiosa con le parole brhattvd gajayogy va per la grandezza o perch pertinente agli elefanti, interpretando cio karipippall come composto da karin elefante + pippall pepe (connessi con questa interpretazione sono anche i composti hastipippal, kunjarapippall e gajapippall citati da altre fonti di Ksirasvamin). E tuttavia noi proponiamo di vedere nel primo termine del composto, anzich il sanscrito karin, il tamil kari: in questo caso karipippall sarebbe il nome che l'India non dravidica diede a questo prodotto cos caratteristico dell'India meridionale89, assimilandolo in certo qual modo alla pippall della India settentrionale, ma precisandone, con kari, la natura. Se questa nostra ipotesi coglie nel vero, si dovr dedurre che i mercanti occidentali abbiano conosciuto il kari in zone non dravidiche, l dove esso poteva essere assimilato alla pippall. E infatti - ce lo attestano i composti tatpurusa Yavanapriya e Yavanestha, amato dagli Yavana, sinonimi del piper nigrum -, la predilezione degli Yavanar per il kari fu notata anche fuori del mondo dravidico. Per comprendere tutto ci bisogna rifarci, ancora una volta, a Plinio. Come abbiamo visto, secondo Plinio, per lungo tempo (din) le coste nordoccidentali dell'India furono la mta dei mercanti occidentali: qui essi trovavano, importata dall'India meridionale90, la karipippall, da essi chiamata pi semplicemente Tinept. Tutto ci donec compendia inuenit mercator, finch cio i mercanti occidentali non scoprirono i mercati dell'India meridionale91, dove, tra l'altro, il kari doveva costare meno che nei mercati delle coste nord-occidentali dell'India: ma ormai l'uso del termi-

ne HTiepi, per indicare il piper nigrum, si era fissato saldamente. Anzi, va notato che l'autore del PME chiama TtTtept tout court il piper nigrum e 7tjrep<u uaKpv il piper longum di Barygaza, l'originaria pippall: il kari insomma era diventato il Ttrcept per eccellenza e il pi popolare92. Se si considera poi che il pepe nero meno costoso di quello lungo e di quello bianco93 e si tiene presente il largo uso che se ne fece nella cucina romana94, non ci si stupir della scoperta, in un deposito di un cast rum romano ad Oberaden sulla Lippe in Germania, di scorze di grani di pepe nero95. Nella storia dei prezzi, le indicazioni di Plinio relative a quelli delle tre specie di piper (il longum, l'album, il nigrum), vanno messe ancora una volta in rilievo. Fra il prezzo dell'a/wra e quello del longum possiamo stabilire un rapporto del 46,6%; fra il prezzo del nigrum e quello del longum un rapporto del 26,6%, secondo lo schema: longum : 1 album : 0,466 nigrum : 0,266 Questa assai notevole differenza fra i prezzi delle varie specie di piper, cos come la deduciamo da Plinio, si riferisce, a nostro giudizio, ai prezzi d'arrivo; ma una diversit altrettanto notevole dobbiamo ammettere, ovviamente, gi nei centri d'esportazione. Si trattava, comunque, di

89 Cfr. PME 56, p. 18,22-23 Fr. : Opetai 8 Tcnspi, uovoyevx; v vi tcmcp totaw t(v uTiopicov yevvcuevovrco.0,Xeyouvn KotTavapiKfj. 90 A Barygaza si trovavano, oltre ai prodotti locali, anche TO arc TWV euTtoptcov cpepueva (PME 49). Tra questi empori vi sono anche, e direi soprattutto, quelli della Limyrik; infatti come si visto, a Muziris giungevano, accanto alle navi elleniche anche quelle provenienti dall'Ariake (PME 54). Questi traffici cominciarono molto prima che i mercanti occidentali giungessero a commerciare lungo le coste indiane, cfr. infra nel testo quanto osservo a proposito delle perle dei Pntiyar. 91 Terminus ante quem per questa scoperta la dichiarazione di Strabene, secondo la quale i mercanti della sua et erano giunti, per via di mare, fino al Gange [cfr. n. 14] - seppure di rado: il che presuppone, a maggior ragione, la piena conoscenza, anche, dell'India meridionale.

92 Si ricordi che l'autore del PME un mercante e la sua lingua presenta nombreuses ressemblances avec la Koivf| plus populaire (FRISK, p. 102). 93 Cfr. Plin. N.H. XII, 28 : Emitur (se. piper longum) in libras X XV, album X VII, nigrum X UH. Questo passo sar ulteriormente commentato innanzi in questa pagina e nelle seguenti. La lettura di questo passo pliniano relativo ai prezzi delle tre specie di piper non sembra presentare gravi difficolt (X XV come prezzo del longum mi sembra certissimo : XXVI di Rs evidente corruttela di X XVI, in cui a sua volta la corruttela XVI dovuta ad attrazione da libras X VI della 1. 17 M.). Nel confronto con la situazione dell'et di Alarico (infra, p. 174) presupporremo oltre, ovviamente, alle grandi opere di GIBBON, SEECK, E. STEIN e ad altri fondamentali lavori - la sintesi di O. J. MAENCHEN-HELFEN, The World of th Huns, Berkeley, Los Angeles, London 1973. Sulle tendenze deflazionistiche nell'avanzato IV sec., cfr., p. es., S. MAZZARINO, Aspetti sociali del IV secolo, Roma 1951, pp. 89; 107; 115sgg. 94 Basta pensare, naturalmente, ad Apicio. 95 Cfr. Frankfurter Allgemeine Zeitung fiir Deutschland 27/7/1984. Il castrum di Oberaden fu occupato soltanto dall'I 1 all'8 a.C, cfr. C. ALBRECHT, K. RECLINO, A. OX, Das Rmerlager in Oberaden, Dortmund 1938, pp. 9-10.

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pretta notevolmente sostenuti. Il confronto pi significativo ci viene, come noto, da una vicenda di gran lunga (pi che tre secoli) pi tarda, che si inquadra nel pi grande dramma dello stato romano (la imminente minaccia di Alarico su Roma nel 408, dopo la catastrofe di Stilicene e la sua fine in Ravenna, il 22 agosto 408 ; minaccia alariciana che si concluse col sacco del 410): verso gli ultimi tempi del 408, un senatoconsulto decise, nel tentativo di placare Alarico, di dare al barbaro fra gli altri tributi (dei quali due consistevano in 5000 libbre d'oro e 30 000 libbre d'argento) anche 3000 libbre di nrcept (Zosim. V, 41,4). Si tratta di un'informazione che va senza dubbio accettata (lo stesso MAENCHEN-HELFEN, p. 459, tendenzialmente scettico sulle cifre di Olympiodoro, non ha recato argomenti contro di essa). Nel 408 - a trent'anni di distanza dalla battaglia di Adrianopoli - e certo gi prima, i prezzi del pepe presentavano, ed infine accentuavano, una tendenza a sempre pi notevoli aumenti ; nonostante la politica deflazionistica, iniziata da Giuliano e poi seguita (con importanti attenuazioni) dai suoi successori, non era possibile fermare quella tendenza, appunto perch il pepe era per lo pi, un prodotto d'importazione. Quando l'opera di Plinio fu compiuta, Tito era (o, semmai, era stato) console per la sesta volta; l'opera era stata compiuta, dunque, nel 77 (sesto consolato di Tito), o, semmai, nel 78; quei mercatores, che gli fornirono informazioni sui loro viaggi verso i porti della Limyrik, lo avranno incontrato alcuni anni prima. Purtroppo non sappiamo quanti anni: la questione si collega col problema del castrense contubernium di Plinio con Tito; va ricordato, per altro, che il libro XII in cui appare la serie dei prezzi di piper (cap. 28 cit.) era gi stato delineato nei contenuti quando Plinio scrisse VI, 161 (cfr. infatti VI, 161 11.16-17 M. con XII, 66 e 69). Quando si celebr il senatoconsulto, in cui si deliberava, tra l'altro, la consegna delle 3000 libbre di Tcrcepi ad Alarico, erano trascorsi circa 330 (331) anni dall'offerta della Naturalis Historia all'imperatore Tito. Ma il pepe continuava ad essere merc di massimo pregio. N la pirateria n le altre vicende che avevano caratterizzato i rapporti fra mercatores provenienti dall'impero romano ed emporia piperarii della Limyrik, avevano potuto cancellare l'altissima domanda di piper. d) // problema della pirateria e le connesse vicende dei soldati provenienti dall'impero romano. Torniamo ora al problema della pirateria: come abbiamo visto, Plinio riflette un momento in cui lo stato dei Ceralar era gravemente turbato

dalla pirateria, al punto che per i mercanti occidentali era sconsigliabile l'approdo a Muziris96. Abbiamo visto che dai dati del PME e di Tolemeo si possono ricostruire altri momenti (e va tenuta presente la distanza di tempo fra PME, vicino a Plinio, e Tolemeo) della lotta tra il regno dei Ceralar e i pirati: grazie alla Carkam Ilakkiyam possibile conoscere un momento decisivo di questa lotta e soprattutto possibile dare un nome a questi pirati. Si dice infatti di Netuncralatan, un re cera, in Patirruppattu 20, 15: num kd yrl ena vinavin, em ko iru munnlrt turuttiyul muraniyrt talaiccenru katampu mutai tatinta katun cina munpin netunceraltan; vlka avari kannil Se mi si chiedesse: "Chi il tuo re?". Il mio re, risponderei, Netunceraltan, dalla forza di rabbia crescente, lui che per tagliare il tronco del katampu andato in mezzo ai nemici, sulle piccole isole del grande mare. Lunga vita alla sua corona!. In Cilappatikaram XXIII, 81-82, il re cera Cenkuttuvan, figlio di Netunceraltan salutato come katar katamperinta kvalan, il guardiano che ha sradicato il katampu dal mare 97 . Le espressioni katampu mutai tatinta e katampu erinta, rispettivamente tagliare il tronco del katampu e sradicare il katampu, hanno forse bisogno di qualche spiegazione : il katampu - come apprendiamo da alcune epigrafi di et medioevale98 - era l'albero-totem dei Katampar, quelli del katampu, i figli del katampu appunto. Nel taglio del katampu dovremo vedere delle vittorie di Netunceraltan e Cenkuttuvan sui Katampar loro nemici99.

Cfr. Plin. N.H. VI, 104; cfr. 101. Altre allusioni al taglio del katampu da parte di Netunceraltan, si trovano in Patirruppattu 11,12-16; 12,2-3; 17,4-7; per Cenkuttuvan invece, cfr. Cilappatikaram XXV, 187. 98 Cfr. Epigraphia Carnatica VII Sk 117; VII Sk 176; Vili Sb 262; IX Dg 35. Cfr. anche G. M. MORAES, The Kadamba Kula. A Hstory ofAncient and Medieval Karnataka, Bombay 1931, pp. 9-11. 99 Si confronti il taglio del katampu col taglio del vempu in Patirruppattu 44,15, allusione ad un'altra vittoria di Cenkuttuvan, quella su Palaiyan di Mkur
96 97

(Cfr. SUBRAHMANIAN, p. 92).

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II fatto che esse siano state riportate in mare, rende del tutto verosimile l'ipotesi che i Katampar, pirati, in qualche modo minacciassero o disturbassero i traffici del regno dei Ceralar e che insomma i pirati di Plinio, del PME, di Tolemeo e i Katampar della Cankam Ilakkiyam ponessero ai Ceralar problemi pi o meno analoghi: si noti, inoltre, che sia gli uni che gli altri hanno sede su piccole isole. Se queste considerazioni sono nel vero, noi possiamo fissare un importante momento della lunga lotta del regno dei Ceralar contro la pirateria: sotto il regno di Netuncralatan e di Cenkuttuvan ci fu una vigorosa reazione del regno dei Ceralar contro i pirati Katampar, culminata nel taglio del katampu. Fortunatamente, possibile proporre, per questo importante evento, una sia pur vaga datazione, grazie alla contemporaneit, stabilita nel Cilappatikaram, tra Cenkuttuvan e Gajabahu re di Ceylon: secondo calcoli condotti sulla base delle cronache singalesi Dlpavamsa e Mahvamsa, sembra infatti che i ventidue anni di regno assegnati dalla tradizione a questo re debbano essere posti tra il 174 e il 196 d. C. 10. Il fatto che si attribuisca a tutti e due questi re il merito di aver tagliato il katampu, ha fatto pensare o che la guerra sia stata combattuta nell'ultima parte del regno di Netuncralatan e nei primi anni di Cenkuttuvan o che Cenkuttuvan, comandante della flotta, abbia sconfitto i Katampar per conto di suo padre101. Comunque stiano le cose chiaro che il taglio del katampu avvenne in un'epoca, forse non molto, successiva a quella di Tolemeo102, il quale, lo ripetiamo, presenta ancora una situazione assai simile a quella di Plinio, con Nitriai occupata dai pirati.

Da Nitriai, attesta Plinio, era possibile minacciare Muziris; ed naturale, quindi, che i Ceralar aspirassero alla conquista di questi litorali a nord del loro regno, da cui dipendeva la sicurezza dei loro traffici: il taglio del katampu ebbe come immediata conseguenza l'acquisizione al regno dei Ceralar della Naravu dalla fresca brezza marina 103 , corrispondente alla Naoura del PME e quasi certamente alla Nitriai di Plinio e di Tolemeo104. Ci che a noi comunque preme sottolineare che in questa lotta si trovarono coinvolti anche i mercanti occidentali, i quali, gi ai tempi di Plinio (ed anche prima, sin da quando inizi la terza fase pliniana) portavano con s coorti d'arcieri, al fine, ovviamente, di difendere le proprie navi dai pirati: tutto ci ebbe conseguenze notevoli. Accadeva infatti che alcuni di questi mercenari, dopo aver accompagnato i mercanti occidentali, finissero col restare in India, mettendosi al servizio di monarchi indiani. Nel Cilappatikaram, gli Yavanar appaiono come guardie a Maturai, la capitale del regno dei Pantiyar. Cilappatik. XIV, 66-67: katimatil vyil kvalir ciranta atalvl yavanark kayirtu pukkn Egli (Kvalan) entr senza essere sospettato dagli Yavanar dalla spada omicida, eccellenti per la guardia della porta del bastione di difesa105.

100 Per la contemporaneit tra Gajabahu e Cenkuttuvan, cfr. Cilappatik., Patikam 3; XXX, 160: ka(al cui ilankaikkayavku Kayavaku (re di) Lanka circondata dal mare, il quale partecipa, insieme a Cenkuttuvan, alla consacrazione, a Vaiici, di un tempio dedicato a Kannaki-Pattini. Il Kayavaku del Cilappatikaram stato identificato col Gajabhukagmani di Dlpavamsa 22,14,28 e Mahvamsa 35,115 da KANAKASABHAI PILLAI, p. 6. Pone il regno di Gajabhukagmani tra il 174 e il 196 d.C. W. GEIGER, The Culavamsa, II, Colombo 1953, Introd. X, altri studiosi lo anticipano di circa 60 anni, ad esempio G. C. MENDIS, The Chronology ofthe Early Pali Chronides of Ceylon, University of Ceylon Review 5 (1947), p. 54. 101 Per la prima ipotesi, cfr. SIVARAJA PILLAI, p. 124; per la seconda, C. BALA-

SUBRAMANIAN, pp. 20-21.


102 La recoypaqncK;'Y<pf|yr|CTic; fu composta solo dopo il 147 d.C.: cfr. B. L. V.D. WAERDEN, K. Pauly IV, 1224.

103 Cfr. Patirruppattu 60,11-12; 85,7-8; SIVARAJA PILLAI, p. 137; p. 172, dove per Netuncralatan datato intorno al 25 d.C. 104 Cfr. n. 43. 105 Questa tradizione del Cilappatikaram sugli Yavanar guardiani della porta di Maturai, basileion del regno dei Pantiyar, pu essere confrontata con quella, contenuta nella Grg Samhit, degli Yavanh conquistatori della Mathur del Nord dell'India (cfr. TARN, pp. 452-456). Appare comunque improbabile che la prima possa essere una semplice eco letteraria della seconda. Si ricordi infatti che l'autore del Cilappatikaram conosce anche lui (cfr. n. 149) l'immagine, prevalente nella letteratura tamil antica (cfr. Akananru 149; Purananru 56), degli Yavanar mercanti e navigatori; la presenza di guardie Yavanar nella Maturai del Cilappatikaram deve essere quindi collegata con le esigenze del commercio romano in India meridionale: non v' dubbio che i mercanti Yavanar di Pukar fossero pi vicini alla mente dell'autore e dei lettori del Cilappatikaram che non gli Yavanh conquistatori di Mathur nell'India del Nord. Un'altra testimonianza sull'impiego degli Yavanar come guardie scelte la si

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Possiamo stabilire - sia pur solo in via d'ipotesi - la tendenza del processo evolutivo? Noi abbiamo, da una parte, i sagittarii che proteggono i traffici coi Cralar dei mercanti provenienti dall'impero romano ; dall'altra gli Yavanar che fanno la guardia alle porte di Maturai: evidentemente tra quei sagittarii e questi Yavanar c' un nesso dovuto all'interesse da parte dei commercianti occidentali ad assicurare la stabilit necessaria per lo svolgimento dei traffici. Ma tra l'et dei sagittarii pliniani e il regno di Cenkuttuvan intercorrono circa cento anni e, soprattutto, c' di mezzo un cambiamento nella politica commerciale dei mercanti romani: Muziris, sede, secondo la Tabula Peutingeriana, di un templum Augusti, era stata - dall'inizio dei rapporti commerciali tra impero romano e India meridionale fino all'et di Vespasiano e Tito (si ricordi N.H., VI, 104) - il primum emporium Indiae. I mercanti occidentali, quando ci era necessario, contribuivano a difenderla dai pirati; ma gi gli informatori di Plinio notavano che a quel tempo i mercanti avrebbero dovuto preferire (e dunque era consigliabile) rivolgersi all'alius utilior portus gentis Neacyndon, qui uocatur Escare. Questo porto apparteneva al regno dei Pantiyar: i Cralar non erano pi il punto di riferimento dei mercanti occidentali ; quelle navi che, senza il pericolo rappresentato da Nitriai, si sarebbero volte verso Muziris per cambiare, p.es., metallo nobile con pepe, guardarono sempre pi a\V utilior portus Secare pi a sud. Gli Yavanar tendevano ad evitare la incerta lotta contro la pirateria, andando a scoprire pi a sud mercati pi ricchi di

merci e pi comodi per le operazioni di carico e scarico, oltre che pi sicuri106; i mercenari che continuavano a seguire i mercanti si arruolavano ora coi re Pantiyar. Tutto ci port ad un raffreddamento dei rapporti tra i Cralar e i mercanti occidentali. Il Netunceraltan che tagli il katampu fu lo stesso che incaten gli Yavanar dal duro parlare107: ci accadde nella seconda met del II secolo d. C., ma le premesse dei problemi che questo sovrano cera dovette affrontare, erano gi poste nell'et del PME e di Plinio. Gi in questa et flavia, insomma, i rapporti tra i Cralar e i mercanti provenienti dall'impero romano si inquadravano in un sistema diverso. e) Secare e Nelkynda. Con Becare e Nelkynda aveva inizio il regno dei Pantiyar, i quali sin dall'et augustea avevano seguito con molto interesse gli sviluppi dei rapporti commerciali tra Impero romano e India108. Sfortunatamente le uniche fonti che ci informano su questi empori sono quelle greche e latine : nessun aiuto ci viene dalla letteratura classica tamil109.

pu trovare, se si accetta l'interpretazione di KANAKASABHAI PILLAI, pp. 37-38, in Mullaippffu 59-62: mattikai valaiiya marintuvlnku cerivutai/meyppai pukka veruvarun trrattu/valipunar ykkai vankan yavanar/pulittotar vilt punaim nallil/. In a tent (with doubl walls of canvas) firmly held by iron chains, guarded by powerful Yavanas, whose stern looks strike terror into every beholder and whose long and loose coats are fastened at th waist by means of belts. (Sul problema dell'interpretazione di questo passo, cfr. MEILE, pp. 106-112). In questo contesto appare suggestiva l'ipotesi che i Tamil abbiano appreso dagli Yavanar l'uso di alcune macchine da guerra come le catapulte, cfr. BALASUBRAMANIAN, p. 53. Naturalmente, il confronto che si prospetta quello con il miles Grassi, fatto prigioniero a Carr e costretto a militare nell'esercito panico (cfr. H. H. DUBS, As Ancient Military Contaci between Romans and Chinese, AJPh 62 (1941), pp. 322-330); i soldati di Grasso erano certamente esponenti di una cultura realistica e 'popolaresca' (MAZZARINO, PSC, II 2, p. 125, il quale per altro avanza dubbi sulla nota ipotesi di H. H. DUBS, A Roman Influence upon Chinese Painting, CPh 38 (1943), pp. 13-19).

Cfr. Plin. N.H. VI, 104. Cfr. Patirruppattu, 2 Patikam 7-10: per icai marapin ariyar vanakki/nayan il van col yavanarp pinittu/ney talaip peytukai pir koli/aru vilai nankalam vayiramotu kontu/. Dopo aver sottomesso gli Ariyar dalla stirpe gloriosa e dopo aver incatenato gli Yavanar dal duro parlare, vers sul loro capo dell'olio, tenendoli con le mani legate dietro la schiena e si impadron dei buoni e preziosi gioielli e dei diamanti. 108 Cfr. Strab. XV, 1,4. 109 Forse per un riferimento a Nelkynda possibile vederlo in Maturakkhci 75-88 : vn iyainta iru munnrp/pem nilaiiya irum pelavattu/kotum punari vilanku pla/kafun kalofu karai cra/nefun koti micai itai eluttu/in icaiya muracam mulanka/pon malinta vilup pantam/n{u ara nanku ilitamm/atu iyar per nvay/malai murriya malai puraiyat/turai murriya tulanku irukkai/ten ka(al kunfu akali/clr cnra uyar nellin/ur konfa uyar korraval O nobile vincitore, che possiedi la nobile citt di Nel piena del rumore del profondo fossato che porta al mare del sud : le sue case splendono circondate dal porto cosi come una montagna splende circondata dalle nuvole. Qui le grandi navi fanno scendere la splendida prosperit del paese, l'eccellente pantani (oro, ricchezza, merci) che fa crescere il pon (richezza, oro); qui risuona il fragoroso tamburo di guerra; qui spiegano le vele e, sopra, l'alta bandiera e raggiungono la riva col forte vento avendo spezzato per farsi strada le alte onde nel grande mare che fa durare la paura, nell'oceano che si
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Alcune scarne notazioni troviamo in Plinio N.H. VI, 105: Alius utilior portus gentis Neacyndon, qui uocatur Becare. Ibi regnabat Pandion, longe ab emporio in mediterraneo distante oppido quod uocatur Modura. Regio autem, ex qua piper monoxylis lintribus Becaren conuehunt, uocatur Cottonara. neachyndon F. -cindon Ta. -cridon Es. necanidon va.S. Nelcyndon coni.H./becare EsRdv(7). baec- D. -rae F. bacare a. barace H.l regnant P. -al Rava.57 emperio F. imp- R/ in om. Es va.S (J)/ modusa E*va.S/ becaren RdG(S).becha- v. baeca- D. benca- Es o becca- a pecca- F. baracen B(H)/cotionara Es. coci- o. conci- va.fi. cottona Bas./. Una presentazione un poco pi ampia invece in PME 54-55, p. 18, 4-llFr.: 'H 8 NeA.KvJvSa araStoix; uv ano Mou^tpecog (uouvipeco? : corr. m. alt.) n%i.[v] (m. alt.) a^ev nevTaKoavoug, uoiox; Sia Te noiauoC) [Ka JtE^fj] (MLLER) Ka Sia 0aA,a0r|<;, paaiAetat; 8 ativ ipag, ifji; OavSlovog ' Keai 5 Ka a>Tf| nap notaav cae ano oiaSicov SKatv etKoat if\c, QaKacr\q. 'Expa Se Kat' ai T atua TO noTOuoO npKeviai KtuT] BaKapf) (Bapapf|: corr. SCHWANBECK) eiq r\v ano NeKv8cov n if)g vaycoyfjt; npoKaTa(3alvouoi x nAOa' n (nei: corr. edd.) aci) 5ioputTOt np<; vr|\|/iv TCV (popxicov 8t t tv (Sia S TV: corr. FRISK) noiauv puaia (auaia: corr. MLLER) Ka Svnovx; xeuv> (SCHWANBECK) Aa(ppo<;. C' nel linguaggio di Plinio una particolarit che va immediatamente notata e cio l'equivalenza della espressione gens Neacyndon a NeXrvSa. Ci , da un punto di vista sociologico, di estremo interesse : Nelkynda, in quanto emporio, occupa uno spazio dato, fissato dal PME a 120 stadi dal mare, sulle rive di un fiume che da Tolemeo sappiamo essere il Baris110; tuttavia, per altri aspetti, poteva apparire una comunit di tipo, grosso modo, tribale (cos potrebbe forse intendersi il termine gens): ci

doveva essere insomma una sorta di polarit tra il centro commerciale, nato dalle nuove esigenze di traffico con gli Yavanar, e la struttura di tipo, grosso modo, tribale preesistente111. Il rapporto che c' tra Nelkynda e Becare comunque abbastanza chiaro : posta alle foci del fiume su cui sorge Nelkynda, Becare il portus gentis Neacyndon, allo stesso modo, per esempio, in cui Ostia il porto di Roma. A causa delle secche e degli scogli che si trovano alla foce del fiume, le navi sono costrette a ormeggiare a Becare e a caricare qui le merci da riportare poi in occidente112; i collegamenti con l'interno sono comunque facilitati dalla navigazione fluviale, grazie alla quale giungevano a Becare alcune delle merci richieste dagli Yavanar, prima fra tutte il pepe113. A Becare, ad ogni modo, le operazioni di carico e scarico per i mercanti occidentali erano pi agevoli che non a Muziris. Ancor di pi: a Becare c'era un'abbondanza di merci che a Muziris non si ritrovava"4. Il fatto che Muziris e Becare avessero caratteristiche commerciali molto simili (importantissime nel commercio del pepe), che i due porti si trovassero ad essere relativamente vicini l'uno all'altro115, e che per appartenessero a due regni diversi, pu suggerire delle cause economiche per alcune delle guerre tra regno dei Pantiyar e regno dei Cralar di cui noi abbiamo notizia dalla Cankam Ilakkiyam, cause economiche consistenti appunto nei conflitti d'interessi tra Muziris e Becare. Su una in particolare di queste guerre vorremmo richiamare l'attenzione, perch essa culmin nell'assedio di Muciri (Muziris) da parte dell'esercito dei Pantiyar. Due volte si allude, nella Cankam Ilakkiyam, a questa guerra. La prima in Akannuru 51, 12-19: [.. .]cru plr vi r vannam kontanrukoll

unisce al ciclo. Solitamente (ad esempio, KANAKASABHAI PILLAI, p. 23) si identifica nellin r la citt del nel con Caliyur la citt del cali (corrispondente al Ifioup |iJipiov di Ptol. Geogr. VII, 1,11), vedendo quindi nel testo un gioco di parole tra nel e cali che entrambe in tamil significano riso. forse pi naturale per vedere in nellin tir Nelkynda. Sul nome Nelkynda, formato da Nel+kynda, cos come Gol-t-conda, cfr. MLLER, p. 297. Sulla opportunit di conservare, in Plinio, la lettura Neacyndon, hanno insistito ANDR-FILLIOZAT, p. 138; sul problema dell'identificazione del sito di Nelkynda, cfr. KANAKASABHAI PILLAI, pp. 19-20; O. STEIN, R.E., XVI, 2, 2281-2285; e ancora ANDR-FILLIOZAT, p. 138. 110 Cfr. Ptol. Geofr. Vili, 1,8.

1 ' ' Un confronto pu forse essere non del tutto improprio : quello del tipo gens Neacyndon- NeXtdvSa col caso, notissimo, di citt gallo-romane che passarono all'et medoevale e moderna con il nome dell'etnico celtico dimenticando il nome romano : ad esempio Parigi da Parisii e non Lutetia, cfr., p. es., il classico lavoro di O. HIRSCHFELD, Kleine Schriften, Berlin 1913, pp. 734 sgg. (pubblicato nel 1907). 112 Cfr. PME 55, p. 18,10-11 Fr. 113 Cfr. Plin. N.H. VI, 105. 114 Cfr. Plin. N.H. VI, 104. 115 A cinquecento stadi circa, cfr. PME 54, p. 18,4-5 Fr.

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koy cuvar puravik kotit trc celiyan mutunlr munturai muciri mun kaliru pala erukkiya kallen nfpin arum pun urunarin varuntinal, peritu alintu pnt kankulum pakalum ntu aluvol y ciru nutal Lei ha preso il colore del piccolo plr, perch ha sofferto come il guerriero che, avendo ricevuto una tremenda ferita, sia stato ucciso dall'elefante quando il Celiyan (epiteto dei re Pantiyar116) dal carro con la bandiera e con il cavallo dalla criniera ben ordinata, assediava il porto di Muciri dall'acqua abbondante : cos tanto la piccola bella fronte ha sofferto! E piange senza sosta a mezzogiorno, a mezzanotte, tutto il giorno ! . La sofferenza dell'eroina per la partenza dell'amato paragonata a quella del guerriero morto in battaglia durante l'assedio di Muciri. Una seconda allusione la si trova in un passo che, in parte, abbiamo gi considerato, Akannru 149, 7-19: [.. .}cralar culli am periyrru ven nurai kalaika yavanar tanta vinai mn nan kalam ponnofu vantu kariyotu peyamm valam kelu muciri rppu eia vaiati, arun caman katantu, patimam vavviya netu nal ynai afuprc celiyan koti nutanku marukin ktar kutatu pai pori marinai vel koti uyariya, otiy vilavin, netiydn kunrattu, vantu paia nltiya kun{u cunai nllattu etir malarp pinaiyal ama ival ari matar malaik kan ten pani kolav. Lei quando ha le chiare lacrime nell'occhio di pioggia che unisce le linee rosse nella bianca pupilla come l'avvicinarsi di due fiori azzurri dove si sia posata un'ape nella grande e profonda piscina montana del monte sacro a Murukan, la cui festa non finisce mai e che raggiunto dalla vincente bandiera del pavone dalle molte macchie, nella parte occi-

dentale di Maturai, dalle strade ondeggianti di bandiere del Celiyan che conquista in guerra con il grande e buono elefante che si impadron delle sacre immagini, avendo vinto la difficile battaglia dopo aver circondato la ricca Muciri, dove i vascelli degli Yavanar, venuti con l'oro, se ne tornavano col pepe, agitando la bianca schiuma del grande fiume Culli, che appartiene ai Ceralar. I due passi sopra citati sono molto interessanti: ci informano infatti che una guerra tra i Pantiyar signori di Becare e i Ceralar signori di Muziris, culmin nell'assedio di quest'ultima da parte del Pantiyan ; il fatto che la menzione di Muciri evochi quasi automaticamente, nel secondo dei passi riportati, i commerci con gli Yavanar, pu essere utile all'intendimento di questo conflitto: assediando il primum emporium Indiae, il Pantiyan mirava a distruggere l'unico porto che potesse far concorrenza a Becare: tendeva, in altre parole, a monopolizzare il commercio con gli Yavanar. Purtroppo allo stato attuale delle nostre ricerche non possibile dare una sia pur vaga datazione della guerra cui le due poesie si riferiscono: nonostante gli sforzi di vari studiosi ancora si attende una soddisfacente sistemazione ed interpretazione della gran massa di informazioni contenuta nella Cankam Ilakkiyamul.

I PORTI DELLA COSTA SUD-ORIENTALE

Come si pu agevolmente dedurre da Plinio e dal PMEin, i mercanti occidentali dell'et flavia usualmente non andavano, nei loro commerci, al di l dei porti della Limyrik, vale a dire della costa sud-occidentale indiana: non si esclude, ovviamente, che alcuni intraprendenti si siano occasionalmente spinti oltre Capo Comorin, lungo la costa orientale indiana: gi al tempo di Strabene, lo abbiamo visto, alcuni mercanti erano

'Cfr. DORAI RANGASWAMY, pp. 104-105.

117 KANAKASABHAI PILLAI; P. T. SRINIVASA AIYANGAR, History of th Tamils from th earliest Times to 600 A.D., Madras 1929; SIVARAJA PILLAI: K. G. SESHA AIYAR, Cera Kings of th Sangam period, London 1937; S. VAIYAPURI PILLAI, History of Tamil Language and Literature, Madras 1956. 118 Plinio non menziona affatto i porti della costa sud-orientale; per quanto riguarda il PME si confronti quanto osserva MULLER, p. 300: [...] quae post Nelcynda emporium sequuntur neque ipse vidit auctor, neque ab aliis accuratiora accepit, adeo ut admodum vaga sit descriptio.

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giunti fino alle foci del Gange119, ma ci non modifica (almeno per quanto riguarda l'et giulio-claudia) il quadro generale che vede i mercanti occidentali concentrarsi soprattutto a Muziris e Becare. E tuttavia chi non tenesse conto della funzione svolta dai porti della costa sud-orientale indiana, difficilmente potrebbe intendere come i porti della Limyrik potessero disporre di una cos grande variet di merci. Nell'elenco degli articoli che, secondo il PME, i mercanti occidentali potevano trovare nei porti della Limyrik120, figurano molti generi che erano a loro volta importati dai porti della costa sud-orientale o, tramite questi, dall'emporio Gange e dall'isola Chryse121: cos le Gvux XnpvK la vp8o<; TI FayymKf, il uaMpaOpov &K TIV cco TKGOV eie; a>Tf)v, la %eJicvr| f) Xpoaovr|TtamKf| ma anche il uapyapurn; iicavc; Ka Sicpopoc; proveniente per lo pi da Kolchoi122. Una ricerca sui rapporti commerciali tra impero Romano e Limyrik deve dunque necessariamente spingersi a considerare i traffici che legavano la Limyrik alla costa sud-orientale indiana e, tramite questa, alla foce del Gange e oltre.

a) Kolchoi Secondo Plinio a Muziris non c'era quella abbondanza di merci che invece si poteva ritrovare a Becare123. Ed invero probabile che gi la stessa posizione geografica consentisse al regno dei Pntiyar, cui Becare apparteneva, un certo vantaggio (anche sui Cralar) nei traffici con la costa orientale. Per altro va considerato un punto di grande rilievo: al regno dei Pntiyar apparteneva Kolchoi, grande emporio nella %cpa caratterizzata dall'attivit dei palombari (condannati) addetti alla pesca delle perle. Il passo fondamentale in PME 59, p. 19, 22-24 Fr. : 'Ait S xoC Kouape K-ceivoucra %cpa u^pt KA.%COV, v fi KOuupr|cng TO rctw-

KO cmv, arc S Katatcpiaiucov Katepy^eTai rcpc; TV VTOV (haec uerba ante uerbum %rpa posuit MULLER: ut mihi uidetur, fonasse recte; del. FRISK, quippe quae ex 19, 14 deprompta sint) -TTO TV (aoi^a FlavSiov cmv. Quando l'autore del PME scriveva queste asciutte notazioni, da secoli le perle dei Pntiyar erano famose in tutta l'India. Le prime notizie risalgono addirittura a Megasthene FGrHist. 715 F13: Ttiv aKeuf]v S OTO<; o 'HpaK.r|<; f|VTiva epopee, Meyaa0vr]g A.yev TI UOVT] f|v (CASTIGLIONI, quem sequor, ut corruptelam explicem umnv Av: \aovf\) TC @r|pai(p 'HpaK^, me, aTO 'IvSo jrnyovTai. Ka TOUTCO apaevag uv naldaq noTJ^oc, KapTa yeva0at v Tfi vScv yfj - jtoAAfjai yp Sf| yuvat^v g yauov Getv Ka TOTOV TV 'HpaKa -, GuyaTpa S uouvoyevr|v. Ouvoua S evai TTJ rcaiS Flav8atr]v, Ka TT)V x<pr|v (Tfi xcpr] HAUPT) iva TE yveTO Kat fjOTivog rcTpe\|/ev aTfj (HERCHER aTf|v A) ap%eiv 'Hpa.KXr\q, navSainv ([FlavSainv] (HERCHER) <Kaeo0ai> (Roos) tf\q TtaiSq TICVUHOV. Ka TauTt] ^,(pavTai; uv yeva0ai K TO natpq g TtevTaKoaioxji;, i'jtjtov S q T8TpaKiCTXt(r|v, Tie^rv S q Tq ([me,] BOEHNER) Tpeti; Ka SKa uupi8ag. Ka TdSe ueTe^Tepoi 'Iv8>v nep 'HpaKoug youmv, 87ie0vTa aTv rcaaav yfjv Ka Xacraav Ka Ka0f|pavTa o TV n&p Karv, Kaivv eiSoi; ^eupev v ir\| Kauou yuvatKniou (Kavvv eiSoc; - Ko)a.oi) yuvaiKnvou SINTENIS KivaiSo? - KCTUOV yuvaiKfitov A) [...] TV uapyapiTT]v 8f| TV 0adaaiov OUTCO TTJ 'Iv8rv ycaari KaXeuevov. Tv yp 'HpaKA.a cbq Ka^,v oi cpvr) T cppnua, K nar\c, if\c, 0aaoarn; c, Tf|v 'IvScov yfjv cruvayivevv TV (lapyapiTnv 8f| TOTOV, TT) 0uyaTp ir\O eiva Questa tradizione di Megasthene su Pandaie, tra i figli dell'Erede indiano unica di sesso femminile, regina eponima della terra del suo regno e capostipite di una stirpe regale124 stata rettamente collegata con tradizioni relative al regno dei Pntiyar125, identificandosi con essa la kula

Cfr. n. 14. Cfr. PME 56, p. 18, 22-28, citato supra nel testo. 121 L'isola Chryse conosciuta gi da Mela e dalle fonti di Plinio il corrispondente del sanskrito Suvarnadvpa. L'et di Tolemeo, che, riguardo il golfo del Bengala, aveva conoscenze ben maggiori di quella del PME, applic il toponimo Chryse ad una chersnsos e cio alla penisola malese, cfr. P. WHEATLEY, The Golden Khersonese, Juala Lumpur 1961, pp. 127 sgg. 122 Cfr. infra.
119

120

123

Cfr. n. 114.

124 Cfr. sempre FGrHist 715 F 13: 'HpaK^a cnjnyvou oi yevousvri? ir\c, naiS<;, Jtei te 5f] yyvx; uaGsv ain) oaav if)v T8euTf|v, OK sxovta TCD v8pi iv jcaSa coutoC ita^icp, atv (iiyfjvai tfj Jiai5( jiTaiei OUCTT, rg yvo<; ou Te KKeivrn; noXeiTteaGai 'Iv6wv paaiXa?. Sull'opera di Megasthene segnalo il recente studio di A. ZAMBRINI, Gli Indik di Megastene, ANSP ser. Ili 12,1 (1982) pp. 71-149. 125 Cfr. KANAKASABHAI PILLAI, pp. 54-55; per un riferimento al regno dei Pan^iyar del racconto di Megasthene, cfr. anche V. A. SMITH, The Early History of India, Oxford 19082, p, 407 e ANDR-FILLIOZAT, p. 156 sgg.

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mutai o Maturpati (la dea capostipite126, protettrice di Maturai basleion del regno dei Pan^iyar). Con una immaginazione altamente poetica e con una determinatezza inconsueta nella poesia occidentale, la protettrice di Maturai descritta all'inizio del XXIII canto del Cilappatikaram: difficilmente il lettore dimenticher la sua immagine, quasi circonfusa di religioso stupore e di un'atmosfera di purissimo sogno, che pur suggerisce allo storico l'attenta considerazione della ricchezza a cui la rappresentazione si ispira (Cilappatik. XXIII, 1-15): cafaiyum piraiyum tlnta cennik kuvalai unkan tavalavl mukatti kataiyeyiru arumpiya pavalaccev vytti itainila virinta nittila nakaitti itamarun kiruntanlla mayinum valamarunku ponniram puraiyu mniyal itakkai polam pn tmarai yntinum valakkai am cutark kotuval pitittol valakkl punaikalal katfinum itakkai

taniccilampu ararrun takaimaiyal panitturai korkaik konkan kumarit turaivan porkftu varampan potiyir poruppan kulamutar kilatti talin alamantu orumulai kuraitta tirum pattini alamaru tirumukat tyilai nankaitan. E pi sotto al verso 22: ma perun kutal matura patiyenpen. Lei, la signora dal sacro volto era confusa; era turbata la divina, casta e fedele donna, lei che si era privata di un seno, lei che possedeva la scienza antica, la bella mutai della casa reale che possiede il monte Potiyil, confine dorato, che possiede il porto di Kumari, che regna su Korkai dal fresco porto: un braccialetto senza pari tintinnava alla sua caviglia sinistra e un altro alla sua caviglia destra; con la mano destra teneva una spada tremenda dalla luce splendente, con la sinistra un fiore di loto dal colore dell'oro; il colore di lei assomigliava a quello dell'oro nella parte destra, ma svaniva nel blu scuro nella parte sinistra; con lo splendido gioiello dalla perla che vince i raggi della luna piena, con la bocca rosso-corallo da dove risplendono i denti, con la faccia bianca e luminosa, l'occhio truccato come un giglio d'acqua, la testa adornata da una luna crescente sui suoi capelli [...] Lei disse: "Io sono la protettrice della grande, bella citt di Matura". Uno degli attributi della "dea capostipite" 1''itainila virinta nittila nakai, lo splendente gioiello dalla perla che vince i raggi della luna piena (particolarmente indicativo , per lo storico, il gusto sottile per la luce - pi splendente dei raggi della luna piena - emanata dal "gioiello della perla"): in modo analogo nel gi citato frammento (FGrHist 715 F 13) di Megasthene, i neTE^iepoi 'Iv8<Sv sottolineavano l'importanza del favoloso Ko-uog di Pandaie, datole da suo padre Eracle. Il parallelismo fra il passo di Megasthene sul KCUVV et8o<; - KOUOU yuvatKniou e Cilappatik. XXIII, 4 mi appare, insomma, evidente: ed evidente da entrambi i testi, l'alto interesse per le perle pescate nei mari dell'India meridionale127. Cer-

126 Negli altri due passi del Cilappatikaram (IV.22; XIII, 17-18) in cui compare la tennar kulamutal, la dea capostipite dei Meridionali (Pntiyar), questa identificata con la luna (ed da notare che il pirai, la luna crescente, orna i capelli della kulamutal descritta a XXIII, 1 e sgg). La Kulamutal dei Pntiyar va inquadrata nel contesto delle divinit femminili (Amm, madre, donna), tipiche dell'India dravidica (cfr. J. GONDA, Le religioni dell'India, II, Milano 1981 [trad. it], pp. 26-27). Sul culto di una non meglio precisata molai urai kafavul kulamutal la kulamutal che risiede nella montagna, abbiamo la delicata testimonianza di Airkurununt 259, dove una fanciulla innamorata offre fiori e miele, perch la dea le conceda al pi presto le nozze. il caso inoltre di richiamare l'attenzione sulla parola mutai che assieme a kulam famiglia, trib, forma il composto kulamutal. Mutai significa s Dio come causa prima, ma anche tronco (d'albero) (cfr. T. BURROW-M. B. EMENEAU, A Dravidian Etimological Dictionary, Oxford 1961, nn. 4053 e 4054) e ci va sottolineato in quanto, nell'India dravidica, non raro il caso in cui un albero sia il totem di una famiglia o trib, come abbiamo visto per i Kajampar e il loro kalampu mutai: possibile dunque cogliere, anche a livello linguistico, la stretta connessione (su cui cfr. sempre GONDA) tra culto delle divinit femminili e culto dell'albero (sul culto degli alberi nell'India dravidica antica, cfr. G. SUBRAHMANIA PILLAI, Tree worship and ophiolatry, Annamalai 1948). Di estremo interesse infine il fatto che kulamutal anche un titolo della regina dei Pntiyar, cfr. Cilappatik. XVI, 136 dove la moglie di Netunceliyan detta kulamutal levi.

127 Si confronti a proposito anche un altro frammento di Megasthene, dove, riguardo Taprobane, si dice FGrHist 715 F26: Megasthenes flumine diuidi (se. Taprobanem), incolasque Palaegonos appellari, auri margaritarumque grandmm fertiliores quam Indos. Cfr. F. F. SCHWARZ, Onesikritos und Megasthenes uber den Tambapannidpa, "Grazer Beitrage" 5 (1976), pp. 252 sgg.

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tamente fu questa una delle cause che spinsero l'impero Magadha a quella Siidpolitik che, sotto il re convcrtito Acoka, avr la sua affermazione pi notevole con il trapiantamento, in Ceylon, di un albero di Bodh Gaya, sacro al buddhismo128. L'autore deil'Arthafstra ha ben chiari i risultati, sul piano commerciale, di questa politica. Arthafstra VII, 12, 22-24: sthalapathe 'pi haimavato daksinapathcchreyn, hastyafvagandhadantjinampyasuvarnapanyh sravattarh itycryh / neti kautilyah / kambaljinfvapanyavarjh (ankhavajramnimuktsuvarnapanyafca prabhutar daksinapathe/. Per quanto riguarda la via di terra: "Quella delPHimalaya (Haima-

vat) preferibile a quella del Sud (Daksina129); infatti merci come gli elefanti, i cavalli, gli aromi, l'avorio, le pelli, l'argento e l'oro sono pi preziose". Questo pensano i maestri. Ma non cos Kautilya. Anche se non forniscono merci come coperte di lana, pelli e cavalli, i molti viaggi verso la via del Sud recano merci come le conchiglie, i diamanti, le pietre preziose, le perle e l'oro. Anche sui luoghi di provenienza delle perle, l'autore dello Arthafstra ha idee ben chiare. Arthafastra II, 11, 2: tmmparnikarh pndyakavtakam pfikyam kauleyam caurneyam mhendram kardamikam srautaslyam hrdyarh haimavatam ca mauktikam. Una perla pu essere tmraparnika, pndyakavtaka, pcikya, kauleya, caurneya, mhendra, krdamika, srautaslya, hrdya e haimavatalo.

128 II ricordo di un importante momento di questa Siidpolitik dei Maurya ci conservato (se i Vampa Moriyar sono da identificare coi Maurya) in Akannru 251 dove si parla di un attacco dei Vampa Moriyar portato al signore di Mkr. Su questo passo cfr., ultimamente, M. G. S. NARAYANAN, The Mauryan Problem in Sangam Works in Historical Perspective, Journal of Indian History, 1975, pp. 243-254: va detto per che la ricostruzione di questo studioso inaccettabile. Egli, infatti, avendo postulato la contemporaneit (o quasi) di Mmulanr, autore di Akannru 251, con le dinastie Nanda e Maurya portato non solo a negare la cronologia di Cenkuttuvan stabilita sulla base del Cilappatikamm e del Mahvarhsa (cfr. n. 100), ma anche a non tener in nessun conto le indicazioni che si possono trarre dal confronto tra letteratura classica e Cankam Ilakkiyam quanto alla cronologia di quest'ultima. Per quanto riguarda la Siidpolitik di Acoka, una compiuta letteratura sarebbe qui impossibile. Ai nostri fini baster sottolineare che anche Acoka rientra (sia pure solo in parte), in certo modo, nella storia della cultura ellenistica (sui rapporti tra cultura ellenistica e predicazione della Vittoria della Legge da parte di Acoka, cfr. MAZZARINO, PSC II, 1, pp. 330. Dell'altra letteratura ricordo, p. es., K. R. NORMAN, Note on th Greek Version ofAsoka's Twelfth and Thirteenth Rock Edicts, JRAS (1972) 2, pp. 111-118; D. SCHLUMBERGER, De la pense grecque a la pense bouddhique CRAI 1972, pp. 188-198; P. EGGERMONT, India en de hellenistische rijken. Totalbee van een maatschappij tussen ca 550 - ca. 150 v. Chr., Kleio, 1978, pp. 145-153; G. PUGLIESE CARRATELLI, Sull'editto di Asoka da Kandahar, PP, 1984, pp. 147-149). La cultura che chiamiamo ellenistica - seppur, ripetiamo, solo per qualche aspetto e in qualche modo - di A$oka da considerare, anche pei suoi limiti, all'incirca nella maniera in cui, su un piano di gran lunga pi modesto, pu considerarsi ellenistica, per esempio, nei suoi aspetti grecanici la cultura aksumita in alcune forme che essa assunse (cfr. MAZZARINO, Antico, tardoantico ed ra costantiniana, II, cit., pp. 104-118). Per alcune di queste manifestazioni si potrebbe parlare di cultura ellenistica periferica, con un calco di denominazione fondato sulla grecita periferica di et arcaica.

129 II concetto di daksinpatha la strada verso il Sud, la terra del Sud, era noto anche all'autore del PME,, cfr. . PME 50, p. 17,1-3 Fr.: uei 8 Bapya^av e0sa><; i] o-uvcwpfic; f|7teipo<; K to popou ei<; tv VTOV 5i KC KaMiai f) xrpa Salavo? x<*P KaXetav o vto<; ir\V yM>Gar\. 130 Questo il commento di Bhattasvmin : latra tmraparnikam pndyesu tmraparnykhy nodi, samudrasangamasamutpannam, pndyakavtakam tatraiva malayakotiparvatotpannam cancatkosthgarakotimacakseta/pcikyam pacadiknadnam, kauleyam simhaladvlpe mayragrmasampe kula nma nodi tadutpannam, caurneyam keralesu muracpattanasamlpe curro. nma nodi tasym jtam, mhendram mahendragirisampe samutpannam, kardamikam pracikesu kardama nma nad tadutpannam, (srotaslyam barbarakule srotas nma nadl tadutpannam), hrdyarh barbarakla va samudraikadece srghandbhidhno hradah tadutpannam, haimavatam himavadgirijam/ . tmraparnika. Fiume dal nome Tamraparnl nel paese dei Pndyah. Questa perla nasce dall'incontro (di detto fiume) con l'oceano. pndyakavtaka. Questa la perla che nasce dal monte estremo limite del Malaya (si intenda l'estremo limite della sede che trema [?]). pcikya la perla del fiume Pacadik. kauleya. Fiume Kula nelle vicinanze del [villaggio Mayura nell'isola di Sirhhala (Ceylon). Questa perla nasce da qui. caurneya. Fiume dal nome Curai vicino la citt di Muraci nel paese dei Keralh. Questa perla nasce qui. mhendra. Questa perla nasce nelle vicinanze del monte Mhendra. krdamika. Fiume dal nome Kardama nel paese dei Paraclkh. (srotasya. Fiume nel barbarakla dal nome Srotas. Questa perla nasce da qui.) hrdya. Nella terra oceanica di barbarakla, hrada, menzionato da Cri Ghanda. Questa perla nasce da qui. haimavata. la perla che nasce sul monte Himavat. Dei dieci luoghi di provenienza delle perle enumerati dall'autore deWArtha(stra, ben tre si trovano nel regno dei Pandyah e cio: il fiume Tamraparni, il fiume di Kolchoi (nell'immagine della perla che nasce dall'incontro della Tmraparnl con l'oceano Bhattasvamin echeggia Klidsa, Raghuvamca IV, 50); il

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Possiamo, per una parte, concludere: il colorito fantastico della leggenda di Pandaie che commuove gli animi dei lettori di Megasthene e s'introduce splendidamente nella mitologia 'ellenistica' dell'India, cos come la descrizione della bella mutai che dovette colpire i lettori del Cilappatikaram, ha uno sfondo storico, riflesso con accento di mito, nella via del Sud che consente ai mercanti la grande avventura dell'acquisto delle perle. Un altro riferimento, epigrafico questa volta, alle perle pescate nel regno dei Pantiyar, lo possiamo trovare nella gi pi volte citata iscrizione di Kharavela131; alla linea 13 si dice del sovrano kalinga: Pama'arj [ch=edni anekni] m[u]tamani-ratanni harpayati, ha fatto portare dal re Parhda molte perle, pietre preziose e gioielli. Come si visto, secondo il PME, la pesca delle perle si praticava soprattutto lungo la costa che andava da Capo Comorin a Kolchoi132 e il Cilappatikaram attesta l'esistenza di turai tanto a Kumari che a Korkai (=gr. Kolchoi)133; nonostante ci Kumari fu celebrata soprattutto come centro religioso134, mentre a Korkai la poesia dravidica leg la gloria delle

perle dei Pantiyar. Il suo sito stato localizzato lungo le rive del fiume Tamraparm e si trova ora, a causa del ritirarsi del mare, a circa cinque miglia dalla costa135; alcuni scavi, per la verit non sistematici, hanno portato alla luce qua e l cumuli di gusci di conchiglie perlifere. Conviene ora passare in rassegna le testimonianze della Cankam Ilakkiyam relative a Korkai. Cominciamo con Akananuru 130, 8-11: [...] pu nru parappin ivar tirai tanta Irn katir muttam kavar nataip puravi kl vatut tapukkum nal ter valuti korkai mun turai Nel porto di Korkai, che odora del fiore dal forte profumo e che appartiene al re Pantiyan dal buon carro, il cavallo che volesse camminare sulle perle dalla luce umida che l'onda ha portato, rovinerebbe con una cicatrice la propria zampa [...] . Facciamo seguire Akananuru 201, 1-7: [...] ponnin avir elil nutankum ani kilar tai vinai navi! ynai virar prp pn(iyan pukal mali cirappin korkai muntrai, avirkatir muttamotu valampuri corintu, talai anip polinta kotu Sntu alkul palaiyar makalir panit turaip parava [ . . . ]

distretto dei Pandyah (pndyakav(a) dove si trova il monte Malayakoti (per l'identificazione di questo monte con th southern parts of th Western Ghats, cfr. A.B.L. AVASTHI, Studies in Skanda Purana, Lucknow 1965, p. 134; per la lettura pndyaka-vta invece di panava-kav(a, cfr. O. STEIN, Pandyakavta, Indian Historical Quarterly 4 [1928]. pp. 778-782); e infine il monte Mahendra, da identificare con il Mahendrachala nel distretto di Tinnevelly (cfr. AVASTHI, p. 134). Ma ancora si trovano nella parte meridionale del subcontinente indiano il fiume Kula, nell'isola di Ceylon (sulle perle di Ceylon cfr. il frammento di Megasthene FGrHist 715 F 26 citato a n. 127 e inoltre Mahavamsa IX) e il fiume Curai che scorre vicino alla muracpattana; curnl e muraci in Bhaftasvamin infatti non sono altro che culli e muciri nella letteratura tamil (cfr. Akananuru 149 citato supra), Pseudstomos e Mozeris in Ptol. Geogr. VII, 1,8. 131 Cfr. sempre n. 15. 132 Cfr. PME 59, p. 19,22-23 Fr. mCilappatik. XXIII, 11. 134 Cfr. PME 58, p. 19,17-21 Fr.: 'Arc S iamr\q ecrrv eiepo^ TJKX; T Koup ?, v cp TTICO cppoupiv (Pptpiov: coir. STUCK: iepv SCHWANBECK: aicpov MLLER) o-Tiv Ka Xiuf|v, eiq 6v oi pouXjievoi TV uAlovta amoc, %pvov tepo yeva9cu p^uevoi TtoXoovTai KC fflpoi uvoucriv atoO T 5'ai (YevaGav xfjpoi uvoucnv ato, KE p^uevoi 7iotax>ovTat T 6'aT: cum FABRICIO et FRISKIO post OTO ponendum et aduerbii ice loco coniunctionem icai sed ante xflpoi item ponendam reor) KC TuvaKEi;. 'loiopeiTai yp TTJV 0ev KB Tiiuevai KaT TIV xpvov Ka noXfiXoaeai. Allusioni a questo rito dell'abluzione a Komarei si trovano anche in Cilappa-

tik. XXVII 68-69, dove il brahmano Matalan dice: mmuni potiyil malaivalan kontu/kumariyam perun turai yafi mll vnl, Ho girato intorno al monte Potiyil, sacro al grande saggio e mi sono purificato bagnandomi nel gran turai di Kumari ; e in Manimkalai XIII, 3-7: varanaciyr maraiym palan/arana uvtti, apancikan enpn/parppani cali kppukkatai kalintu/kontr pilaitta tanfam ancitltentcaik kumari yatiya varuvol, Cali, la moglie di un brahmano, guru di Varanasi insegnante dei Veda di nome Apancika, avendo passato il luogo di protezione, poich temeva la punizione di chi pecca comportandosi come una prostituta, and verso il sud per bagnarsi a Kumari. Sulla dea di Kumari, Kumari appunto, a volte identificata con Durga (Bhagavata Purana X, 79,17), cfr. Skanda Purana I, 2, 39. Purtroppo non qui possibile riportare le numerose testimonianze, relative a questo ttrtha, offerte dalla letteratura sanskrita, per le quali dunque si veda P. V. KANE, History of Dharmasstra, Poona 1953, IV, pp. 763; 772. 135 Cfr. KANAKASABHAI PILLAI, p. 23. Per gli scavi a Korkai si veda Excavations at Korkai, District Thirunelveli, Damilica 1 (1970) pp. 50-54.

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Nel porto di Korkai, piena della superbia che viene dalla grandezza del Pantiyan vittorioso in guerra con gli elefanti addestrati, dai copricapi ricchi della sfavillante bellezza della meraviglia scintillante dell'oro, le donne dei pescatori, dal fianco rotondo, dalla vita che splende, con abiti di foglie, dopo aver offerto valampuri e perle dalla luce brillante, pregano nel fresco turai.
K.

pu essere accostato, per, ad altre istituzioni indiane in qualche modo comparabili 14. b) Kamara, Podouke, Sopatma. Pattinappa lai 18 4-19 3 : cella nal icai amarar kppin, nirin vanta nimir parip puraviyum, klin vanta karun kari mutaiyum, vafamalaip piranta maniyum ponnum, kutamalaip piranta ramum akilum, ten katal muttum, kuna katar tukirum, karkai vriyum, kvirip payanum, Jlattu unavum, klakattu kkamum, ariyavum, periyavum, neriya In(i, valam talaimayankiya nanan talai marukin. Con la protezione degli dei dalla fama buona e immortale, cavalli dall'agile balzo sono portati per mare, sacchi di nero pepe sono portati sulle ruote dei carri ; le pietre preziose e l'oro che nascono nella montagna del nord; il legno di sandalo e Yakil che nascono nella montagna dell'ovest; le perle che vengono dai mari del sud, il corallo che viene dai mari dell'est; la prosperit del Gange, il prodotto del Kaviri; i generi alimentari di Ceylon e i manufatti di Kalakam e altre rare e preziose merci sono accumulate, compresse, nelle larghe strade dove la ricchezza giace confusa. Alla fine del II secolo d. C.141 dunque, Pukar, detta anche Kvirippmpattinam, basileion del regno dei Colar, identificabile con il Chabers emprion di Tolemeo142 e la Kamara del PME, uno dei centri commerciali pi importanti dell'India: nelle sue strade si trovano le merci prove-

E quindi a Maturaikknci 135-8: vilaintu mutirnta vilumuttin ilankuvalai iruncri katkontik kutippkkattu narkorkaiyor nacaipporuna O re amato dai buoni cittadini di Korkai, i quali bevono nelle larghe vie dei villaggi il kal, premio della conchiglia splendente per la meravigliosa perla giunta a completa maturazione. frequente infine il caso in cui lo splendore dei denti dell'amata paragonato a quello delle perle provenienti da Korkai136. Nei passi sopra riportati si esprime con affascinante grazia poetica l'orgogliosa opulenza di questa citt, dovuta ad un'ormai secolare attivit che l'aveva resa famosa: grazie alle sue perle, Korkai guadagn grande importanza tra le citt del regno dei Pantiyar, divenendo la sede di alcuni membri della famiglia reale137. Seppur con un altro nome, ancora ai tempi di Marco Polo manteneva tutta la sua grandezza138. Purtroppo non possibile approfondire l'interessantissima notizia fornitaci dal PME, secondo cui la pesca delle perle ano - KaiaKpiavucov KaiepY^etai: questo particolare non si trova nella Cankam Ilakkiyam, che ad esso poteva - almeno nei passi relativi - non essere interessata139;

Cfr. Akannru 27,8-10; Airkuntnuru 185,1-2. Cfr. Cilappatik. XXVII, 127 sgg.; Verriverceliyan, principe della linea lunare, residente a Korkai, succede al re Netunceliyan (suo fratello?), quando questi si uccide. 138 Altre precisazioni, ultimamente, in ANDR-FILLIOZAT, p. 116. Per una storia di Korkai dall'et preistorica al Medioevo, cfr. T. SUNDARAJ, Rise and Fall of Korkai, Journal of Tamil studies 19 (1981) pp. 55-63. 139 Forse un'allusione ad esso da vedersi nell'affermazione che i pescatori bevono il kal, premio della conchiglia splendente; questa ricorre due volte, in Maturaikknci, citato nel testo, e in Akannru 296,8-10.
136 137

140 Sulla schiavit in seguito ad una condanna giudiziaria, cfr. DEV RAJ, L'esdavage dans l'Inde Ancienne d'aprs les textes palis et sanskrits, Pondichery 1957, p. 74; sulla schiavit nell'india antica, cfr. R. THAPAR, Asoka and th dedine ofthe Mauryan Empire, Oxfor 1961, pp. 89 sgg.; D. CHANANA, Slavery in Ancient India, 1960; per quanto riguarda l'India dravidica, cfr. SUBRAHMANIAN, pp. 296297. 141 la datazione che si suole attribuire al Pattinapplai, cfr. K. V. ZVELEBIL, Tamil Literature, Wiesbaden 1974, p. 22.
142 Ptol.

Geogr. VII, 1,13.

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nienti dal Gange, da Ceylon, da Kalakam143, le perle di Korkai, il corallo dei mari orientali144, oltre all'oro, le pietre preziose e il pepe provenienti dall'interno145 ; ma gi nel I secolo d. C. Kavirippumpattinam occupa una posizione di non secondaria importanza nel quadro dei traffici che si svolgono nel golfo del Bengala e nei mari dell'India meridionale. PME 60, p. 20, 4-10 Fr. : Tcv 8 Ka f TOTOV urcoptcov ie KO opuoov, <; oCq ot te ano ir\c, AiuuptKfji; Ka ano apKtou Trovtei; icatyov-cat, mcrriuTepa Ka Kat t ^fjg Ksuev aiw uTipta Kaupa Ka IIoSouKT] Ka EcoTtiua, v o<; TOTIIK uv aitv nXola ujcpt AtuupiKf|<; rcapa^eyueva Tf|v yfjv, exepa 5' K UOVO^UCOV TIOCOV ueytoicov <palq (cpfjq : corr. MLLER) ^euynva, eyueva avyapa ' i 8 eie, ir\v Xpuafjv Ka eie, TV Fyyr)v Staipovia KoA,av5vo(pa>VTa r uyiaia. Kamara, Podouke e Sopatma sono i pi importanti tra i porti della costa sud-orientale indiana. La funzione svolta da questi porti chiara: da una parte essi sono i punti d'appoggio di un commercio a lunga distanza con l'emporio Gange e l'isola (secondo il PME) Chryse, dall'altra sviluppano dei traffici dalle dimensioni pi modeste, ridistribuendo lungo i molti, piccoli porti dell'estremit meridionale dell'India sino alla Limyrik i beni importati dal nord. Di qui le differenze tipologiche delle imbarcazioni che hanno colpito l'autore del PMEU6. Proprio i legami commerciali tra Limyrik e costa sud-orientale indiana sono il contesto in cui, secondo noi, deve essere interpretata la

ceramica romana trovata in alcuni siti lungo la costa dell'odierno Tamil Nadu. Come noto infatti, una delle pi clamorose scoperte archeologiche nel subcontinente indiano fu il ritrovamento, ad Arikamedu vicino Pondicherry, di alcuni frammenti di ceramiche aretine ed anfore mediterranee 147 : la presenza di questa ceramica, datata all'et augustea148, stata variamente spiegata. R. E. W. Wheeler, nell'articolo in cui per la prima volta pubblic quegli scavi, pens, sulla scorta di un passo del Cilappatikaram1^, che quelle di Arikamedu fossero le vestigia di una Indo-Roman Trading Station, dove i mercanti romani mantenevano loro fondachi150. M. P. Charlesworth, ravvisando come il PME dimostri di avere una buona conoscenza delle coste indiane solo fino a Capo Comorin, affermava che la ceramica aretina doveva essere stata importata ad Arikamedu da navi indiane151. Ancora Wheeler, tornato pi recentemente sul problema, ha sostenuto che gli uffici commerciali romani stabilitisi nei porti della costa orientale sotto Augusto e Tiberio costituissero, per quanto riguarda gli occidentali, la mta ultima di vie transpeninsulari152 e cio che le ceramiche raggiungessero Arikamedu per via di terra, per quella strada che, dalla costa occidentale e attraverso il distretto di Coimbatore, arrivava fino alla costa orientale. Ultimamente materiale simile a quello trovato ad Arikamedu stato

143 Problematica l'identificazione di questo luogo, cfr. K. A. NILAKANTA SASTRI, Kafha, Journal of th Greater India Society V (1938), p. 128. 144 K. A. NILAKANTA SASTRI, The Colas, Madras 1955, I, pp. 99-100, traduce: th coral of th western sea (leggendo kufakafal invece di kunakataH): in tal caso si tratterebbe del corallo importato dall'impero romano. 145 Si ripete a Kavirippumpattinam lo stesso interscambio tra la costa e l'interno che abbiamo visto svolgersi a Muziris. 146 Sui KO.avSio(pcovTa l uytata, cfr. A. CHRISTIE, An obscure passage from th Periplus: KoXavSuxprovta T uyiata BSOAS 19,2 (1957), pp. 345-353. La corruttela Ka, a 1. 4 Fr. stata variamente emendata : toutoov 5 i&v UTIOpcov BERNHARDY, TWV 6 ano TOTOU ujcopicov uel TCV 8 ano toutcov urcopicov MULLER in comm., qui tamen in textu TCQV 6 TOTtiKv suTtopiwv maluit, TCQV S Kttt toC-rov uTtopitov FRISK. Nessuno di questi emendamenti pu ritenersi sicuro, n alcun altro mi sembra proponibile : perci mi sono limitato ad indicare la crux. Il quadro generale resta, tuttavia, chiaro : ed in questo senso ho indicato la funzione svolta dai tre uitpva. Il punto essenziale nell'espressione o'( TE COT ifji; AiuupiKfjc; Ka arc apKtoo TiXovTei;: appunto su oi arc tfji; AiuupiKfji; - n\ovt&c, torner fra poco, in questo paragrafo.

147 WHEELER, GHOSH, DEVA; J. M. CASAL, Fouilles de Virampatnam-Arikamedu, Paris 1949; I. M. e G. CASAL, Site urbain et sites funraires des environs de Pondichry, Paris 1959; su Arikamedu si veda ora l'intelligente riesame di V. BEGLEY, Arikamedu Reconsidered, AJA 87 (1983), pp. 461-481, che, facendo risalire al III-II sec. a. C. il pi antico insediamento ad Arikamedu, lo inquadra nel pi generale contesto dello sviluppo dei rapporti commerciali tra impero Maurya e India meridionale. 148 L. OHLENROTH, Zur Datierung der Funde von Arikamedu, Germania 30 3/4 (1952) pp. 389-392, conclude che la ceramica aretina di Arikamedu non pu essere pi tarda dell'ultima parte del regno di Augusto. 149 Cilappatik. V,9-10: kayavay marurikir kanport talukkum/payanara variya yavana rirukkaiyum/, verso la foce del fiume lo sguardo dell'osservatore era attirato dalle dimore degli Yavanar la cui ricchezza non ha limite. 150 WHEELER, GHOSH, DEVA, pp. 18-21. 151 CHARLESWORTH, Roman Trade with India pp. 135-136. 152 R. E. M. WHEELER, La civilt romana oltre i confini dell'impero, Roma 1963 (trad. it.), p. 156; cfr. anche id. Roman Contaci, pp. 365-366.

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rinvenuto a Vasavasamudra153, poco pi a nord di Arikamedu, e a Ramanathapuram 154 , alle foci del Vaikai (il fiume che attraversa Maturai, basileion dei Pantiyar), pi a sud. Il fenomeno dunque non n sporadico n casuale e non pu essere ignorato o minimizzato, ma deve essere interpretato alla luce delle fonti letterarie latine e greche: il Cilappatikaram, che Wheeler invocava, riflette, gi lo abbiamo visto155, una realt che per lo meno della fine del II secolo d. C., quando cio i mercanti Yavanar erano penetrati ben pi profondamente nell'India meridionale e pertanto, a nostro avviso, sarebbe un errore fondarsi su di esso per spiegare la presenza ad Arikamedu di ceramica aretina di et augustea. Il problema , in ultima analisi, un problema di valutazione e caratteristica delle vie commerciali Roma-India. Erano vie esclusivamente marittime, oppure marittime-terrestri? Di queste due ipotesi, la prima appare di gran lunga preferibile : che i mercanti occidentali penetrassero nell'interno dell'India meridionale per i loro commerci non attestato da nessuna fonte letteraria. Ancora una volta: il silenzio dell'ammiraglio Plinio, informatissimo sulla caratteristica di queste rotte commerciali, va particolarmente sottolineato; e con l'aiuto delle sue informazioni dovremo anche considerare i dati forniti dal PME. quindi difficile credere in una combinazione di via marittima e terrestre. La ceramica romana rinvenuta a Ramanathapuram, ad Arikamedu e a Vasavasamudra trova invece la sua pi naturale spiegazione nel commercio di piccolo cabotaggio che legava i porti della Limyrik a quelli della costa sud-orientale indiana. Va considerato un passo decisivo, PME 60, p. 20, 10-13 Fr.: flpo%copet 8 eli; toc; Temoni; TOUTOUC; Travia t eie; tfiv AiuupiKf|v pyaCueva, KC a^eSv e<; CXTOC; KctTavT T te (T 6: coir. BERNHARDY, SCHWANBECK) %pfjua T ari AiyvmTOi) (pep^evov TW jiavT xpvco KOU> T (icaT: corr SCHWANBECK) Ttema yvr) TCCIVTCOV T&V ar AiuupiKfjq (pepouvcov <Kcd> (FABRICIUS) Sia Tamr|<; TTJC; jtapaAiac; Tcvxopriyouuvcov.

un testo di interpretazione controversa: mentre il Muller lo riferiva, in genere, alle esportazioni dalla Limyrik (Importantur in haec loca quaecumque in Limyricen negotiandi causa mittuntur, et omnes fere species quovis tempore ex Aegypto afferri solitae, plurimaeque eorum quae e Limyrice exportantur et per tractum hunc litoralem suppeditantur)156, viceversa il Frisk considera la traduzione del Muller un peu douteuse per quanto riguarda l'interpretazione di eie, TT]V AvuupiKf)v pya^ueva, per la quale espressione egli, pur non alterando il testo (come il Fabricius aveva proposto) accoglie, quanto al senso, la traduzione del Fabricius alles was in Limyrik producirt wird 157 ; e inoltre da a XPW<x il significato di argent158 e non, come Muller, quello di species, forse possibile che in eicj TT]V AiuupiKf|v pyo^ueva la costruzione e; + acc. possa intendersi, come ha ritenuto il Frisk, con valore di stato in luogo: ma penseremmo, in ogni caso, che pya^ueva abbia qui il significato tecnico di commerciate, trafficate, ben appropriato sulla bocca di un mercante. Per quanto riguarda invece Xpfua, non sembra che in questo caso il termine abbia (come ha ritenuto il Frisk) il significato preciso di moneta, ma quello pi generico di merci. Ed invero, va considerata a questo proposito, la correlazione istituita coi successivi yvr) mediante le particelle Te ... KC. Le merci provenienti dall'Egitto, insieme ai prodotti della Limyrik, erano dunque riesportate lungo la costa sud-orientale indiana. Coloro che praticano questo commercio sono semplicemente chiamati 01 ar t\q AvuupiKficj - TdovTeg, a cui corrispondono (oi) ar apKTOu TiovTeg (sono le due opposte rotte, da Ovest e da Nord; esse s'incontrano negli eurpio, della costa sud-orientale indiana; cfr. supra, n. 146): questo sembra indicare, prevalentemente, un commercio tra indiani. I porti della costa sud-occidentale e quelli della costa sud-orientale indiana si trovano, per cos dire, in una posizione speculare : i primi sono il punto d'arrivo delle navi provenienti dall'impero Romano e dalle coste nord-occidentali dell'India159, i secondi mantengono relazioni commerciali con l'isola (secondo il PME) Chryse, l'emporio Gange e, tramite

153 R. NAGASWAMY, A. ABDUL MAJEED, Vasavasamudra: A Report on th Excavation conducted by th Tamil Nadu State Department of Archaeology, Madras 1978. 154 Informazione ricevuta in data 20/2/1985 dal Dr. THULASIRAMAN del Tamil Nadu State Department of Archaeology che qui vivamente ringrazio. 155 Cfr. n. 100.

157

MULLER, p. 301. FRISK, pp. 73-74. 158 Ibid., 97. 159 Cfr. PME 54, p. 17,30-p. 18,1 Fr.
156

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quest'ultimo, con la polis Thina160; tutto ci che viene importato negli uni come negli altri porti diviene l'oggetto di un commercio a pi corto raggio che lega tutti i porti della costa meridionale indiana : l'organizzazione che permetteva ai mercanti occidentali di acquistare nella Limyrik le merci provenienti dall'emporio Gange e dall'isola Chryse la stessa che ha portato ad Arikamedu le anfore piene di vino161. Per tutto il I secolo d. C. i porti della Limyrik restarono le principali, se non le uniche teste di ponte del commercio romano in India: solo col II secolo d. C. i mercanti romani, per ragioni che restano da spiegare, spostano la loro attenzione dalla costa sud-occidentale a quella sud-orientale indiana. Allora anch'essi frequenteranno e sempre pi utilizzeranno le rotte commerciali del golfo del Bengala: saranno quelli i tempi in cui gli Yavanar possiederanno dei palazzi a Pukr, la capitale del regno dei Colar162 e invieranno ambascerie fino alla corte cinese163.

RIFLESSI DEL COMMERCIO ROMA-INDIA MERIDIONALE NELLA ECONOMIA E NELLA POLITICA ROMANE Quali gli effetti e i riflessi dei commerci con l'India nella politica e nell'economia romane d'et giulio-claudia? Una valutazione pu partire dalla discussione sul deficit della bilancia commerciale dell'impero: come noto un passivo annuo di 50 000 000 HS nei commerci con l'India lamentato da Plinio nel gi citato passo N.H. VI, 101: [...] digna res nulla anno minus HS | D | 164 India exhauriente et merces remittente quae apud nos centiplicato ueneant165.

160 Cfr. PME 64, p. 21,11 -15 Fr. : uet 8 Tau-cr|v tr| v x&>pav vm' autv f|8r| tv |3opav, ei;a>0ev eq uva TTCOV j[oXr|youoT|g if)q Ga^do-anc;, TtapKeiTai [8] (m.pr.) v aTfj n\iq usayeioi; ueyaTn, Xeyouvr| 6va (0vai MULLER) cp'rjg T TS piov Ka T vfjua KC 6viov t Itpiicv ei<; if|v Bapuyai^av 8i BaKtpcov Tcs^f) (ppSTai Ka si? TT)V AiuupiKf|v rcXiv Sia TO ryyoo jtotaiioO. Eie, 8 TT|V Ova TaTt|v OK cmv s%ep>g neA.9ev' arcavcog yp rc' aTfji; nvq o TtoAAo pxoviai. Sul toponimo Ovai indicante, come noto, la Cina, cfr. A. HERRMANN, Reallexkon fr Antike und Christentum, II, 1078-9. Questa rotta Cina-impero romano, per met terrestre (fino a Barygaza o al Gange), per met marittima, va connessa con i problemi di aggiramento della barriera panica, che, si presentavano in maniera diversa dopo il fallito tentativo, sotto Nerone, di aprire una diretta linea di comunicazione per via di terra con la Battriana mediante l'alleanza, in funzione antipartica, con gli Hyrkani : cfr. W. SCHUR, Die Orientpolitik Kaisers Nero, Leipzig 1923, pp. 80-85. 161 Cfr. WHEELER, GHOSH, DEVA, p. 41; sulle importazioni di vino in India vedi, oltre il PME passim. Purannru 56,18-21: yavanar nan kalam tanta tari kamal tral/pon cey punai kalattu nti nlum/on loti makalir matuppa makil tir antu / nku initu olukumati [...] [...] e vivi ogni giorno nel piacere aumentando la gioia che viene dalle donne dallo splendente bracciale, che versano nella preziosa coppa decorata in oro il dolce, fresco vino portato dalla perfetta nave degli Yavanar. Per la traduzione del termine temi con vino, cfr. MEILE, 103-5. In questo contesto va anche interpretata la farsa greca pervenuta in P. Oxy. 413: alcune delle frasi in lingua barbarica presenti in questa farsa sono state ricondotte in ambito dravidico (pi precisamente, canarese) da E. HULTZSCH, Zum Papyros 413 aus Oxyrhynchos, Kermes 39 (1904), pp. 307-311. 162 Cfr. n. 149. 163 Cfr., p. es., F. HIRTH, China and th Roman Orient, Leipsic, Munich, Shangai, Hong Kong, 1885, spec. pp. 42; 47-48; 64; 82; 94-95; 173 sgg. Va qui sottoli-

neato che sia l'ambasceria di An-tun del 166 d.C. che quella di Ts'in-lun del 226 d.C. giungono in Cina proveniendo dall'area indocinese: dovevano quindi avere l'India (assai probabilmente l'India meridionale) come lontano punto di partenza. 164 Cosi il MAYHOFF; D la lezione di Es e di p, mentre B presenta D; tutti gli altri codici offrono la lezione DL. Continueremo, in questo lavoro, a parlare di 50 000 000 HS, pur ritenendo plausibile, in questo passo, una lezione | DL|. 165 Cfr. Plin. N.H. XII, 84: [...] minimaque computatione miliens centena milia sestertium annis omnibus India et Seres et paeninsula illa (se. Arabia) imperio nostro adimunt. P. VEYNE, Rome devant la prtendue fuite de l'or: mercantilisme ou politique disciplinairel Annales (ESC) 34 (1979), pp. 211-244, ha sostenuto che queste cifre si riferiscono non alla quantit di metallo prezioso necessaria ogni anno per bilanciare l'importazione delle merci indiane, bens al valore complessivo di esse: Plinio avrebbe volutamente ignorato le esportazioni che, nell'opinione di VEYNE, avrebbero eguagliato in valore le importazioni. Le esportazioni romane non vanno sottovalutate, ma, almeno nella Limyrik, non dovevano arrivare a bilanciare le importazioni: abbiamo visto che in Akannuru 149 (cfr. supra, p. 170) gli Yavanar arrivavano con l'oro e tornavano col pepe e ci , in una certa misura, confermato dal PME (cap. 56, cfr. supra, pp. 158-9). Non mi sembra pertanto che les espces romaines elles-mme n'taient qu'une marchandise parmi les autres exportations romaines en Inde, et non pas l'instrument qui servait a payer les cent millions d'importations. Che il devait arriver aussi que l'Inde paie les marchandises romaines en or non monnay, mi sembra ugualmente inaccettabile : che vantaggio avrebbero i mercanti occidentali a tornarsene con l'oro, quando le merci indiane consentivano loro, all'interno dell'impero, guadagni notevoli? D'altronde un'eventualit del genere sembra esclusa da Pausan. Ili, 12,4: oi 6 s<; -tfiv 'Iv8iKf|v a;iXovte<; tpopTicov ipacnv 'EAAr|viK<J>v TOI; 'IvSoq yryiua XXa vtaAMaaeaQai, vuiaua 8 OK sTtaiaoGai, Ka -caO-ca xpwo TS epGvou Ka TiapvTOi; aqriai. Infine: la contrapposizione, nel passo pliniano, dei quingenties sestertium alle merces indiane induce a pensare o che nei 50 000 000 HS sia s incluso il valore

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Sebbene questa cifra possa avere un valore soltanto indicativo, non potremo tuttavia condividere lo scetticismo con cui alcuni studiosi l'hanno trattata166; pur senza tormentarci sulla loro natura e provenienza167, crediamo che le indicazioni del praefectus classis Plinio una qualche attendibilit debbano pure avere: si ricordi che Plinio afferma di avere certa notitia sui traffici con l'India. Chi asserisce che personal experience and acquaintance [...] appear unlikely as th source of Pliny's figures168 dovrebbe poi spiegare come mai Plinio, intorno ad altri particolari, riesce ad essere pi accurato addirittura del PME. Tuttavia la cifra di 50 000 000 HS, riferita da Plinio, pu assumere, come dicevamo, un valore soltanto indicativo, se si vuole fare una stima del drenaggio di metallo monetato verso l'India in et giulio-claudia. Non si pu essere sicuri, infatti, che l'espressione nullo anno si estenda fino a risalire ai primi anni dell'et augustea; e neppure sappiamo di quanto potesse aumentare il deficit rispetto ai 50 000 000 HS che sono il minimo. La sola documentazione che potrebbe in qualche modo precisare le dimensioni del deficit commerciale dell'impero romano sotto il regno dei vari imperatori dell'et giulio-claudia, sono i tesori di monete romane trovati nell'India meridionale. L'eccezionale preponderanza delle monete di Tiberio per (il dato pi significativo che emerge dall'analisi di questi tesori)169, ha suggerito agli

studiosi la possibilit che, proprio in seguito ad un intensificarsi dei traffici sotto questo imperatore, si sia diffusa nell'India meridionale una speciale predilezione per i suoi tipi170 e che insomma una parte di questi sia stata esportata in India soltanto dopo la sua morte: ancora pi precari dunque sarebbero i risultati di un calcolo statistico condotto sulla base delle monete sino ad oggi ritrovate. Epper anche se una parte notevole delle monete di Tiberio fosse stata esportata, per la suddetta ragione, dopo la sua morte, resterebbe ugualmente attestata l'importanza del regno di Tiberio per quanto riguarda i traffici con l'India meridionale : essa deve essere messa in relazione con le osservazioni di Tacito sull'espansione del luxus negli anni tra il 16 e il 22 d. C., su cui torneremo. Quanto poi alle conseguenze che questo drenaggio avrebbe avuto sulla circolazione monetaria nell'impero romano, le opinioni degli studiosi oscillano tra le tesi di T. Frank171, il quale vedeva in questo outflow of

delle esportazioni romane, ma che esso sia irrilevante di fronte a quello dell'oro esportato, oppure, meglio, che i 50 000 000 HS siano l'effettivo deficit della bilancia commerciale romana, al netto delle esportazioni. 166 Cfr. WARMINGTON, p. 276; CHARLESWORTH, Roman Trade with India, p. 137; M. I. FINLEY, L'economia degli antichi e dei moderni, (trad. it.) Bari 1977, p. 204, n. 21. 167 Tuttavia si pu osservare che mentre i 50 000 000 HS di N.H. VI, 101 sembrano riposare su dati ufficiali o comunque accertati (questa impressione sarebbe di molto rafforzata se si adottasse la lezione | DL | ), i 100 000 000 HS di N.H. XII, 84 sono frutto di computatio, cio di una stima approssimativa. 168 RASCHKE, p. 635. I suoi sforzi di dimostrare nullo il valore delle cifre pliniane non mi sembrano decisivi. 169 Per le liste dei ritrovamenti, cfr. n. 69. Un'altra particolarit dei tesori indiani l'impressionante esiguit del numero dei denarii repubblicani che pure costituivano, ancora in et giulio-claudia, il grosso dei denarii in circolazione: ci sembra doversi mettere in relazione col fatto che in India si tendeva ad esportare la moneta buona (cfr. E. Lo CASCIO, La riforma monetaria di Nerone: l'evidenza dei ripostigli, MEFRA 92 [1980], p. 451). Ora, proprio il fatto che la moneta romana

da esportare in India fosse attentamente selezionata, deve indurci a ritenere che in questi commerci fossero coinvolte delle persone capaci di fornire, in s grande abbondanza, moneta pregiata, trascegliendola tra quella in circolazione, e che insomma i negotiatores disponessero di notevoli possibilit finanziarie. Ci poteva verificarsi anche per via indiretta, come suggerito da Petron. Satyr. 76 : Postquam coepi plus habere quam tota patria mea habet, manum de tabula: sustuli me de negotiatione et coepi libertos fenerare. Questo passo pu forse aiutare a capire il rapporto che c' tra l'Annius Plocamus redemptor del uectigal maris Rubri e il suo liberto che commercia per i porti arabi fino al golfo Persico (cfr. Plin. N.H., VI 84). [Su Petron. Satyr. 76 dissentiamo, in parte, da P. VEYNE, Vie de Trimalcion, Annales (ESC) 16 (1961), pp. 213-247, il quale interpreta l'ultima fase della carriera di Trimalchio come una mtamorphose de l'homme d'affaires en proprietaire terrien (p. 237): al contrario proprio il cap. 76 del Satyricon ci sembra enfatizzare l'attivit del libertos fenerare, che non pu non essere considerata un investimento capitalistico (cfr. sempre n. 21), se si riconosce, come il VEYNE fa (p. 229), la grande importanza del ruolo svolto dai liberti nell'artigianato e nel commercio a Roma e in Italia]. Altro punto da notare che dopo Nerone cessa quasi del tutto l'esportazione di denarii; fatto importantissimo, giacch prima della riforma neroniana il denarius aveva sostenuto (qualche volta egregiamente, come sotto Tiberio) la moneta aurea nel non facile compito di bilanciare il valore delle merci importate, ma ora, con il brusco abbassamento del suo piede, esso veniva messo al riparo dalle esportazioni di moneta in India, allo stesso modo dei vecchi denarii repubblicani: la riforma diede impulso all'economia borghese emancipandola e contrapponendola a quella, caratterizzata dal luxus, delle dites familiae di classe senatoria. Cfr. MAZZARINO, L'impero, pp. 221 sgg. 170 Cfr. MAZZARINO, L'impero, p. 252. 171 T. FRANK, Theflnancial crisis of 33 A.D., AJPh 56 (1935) pp. 336-341.

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gold and silver un importante fattore della contraction of currency che determin, fra l'altro, la crisi economica del 33 d. C., e quelle di G. Mickwitz172, il quale riteneva che du moment que l'empire romain comprenait des rgions productives d'or, une exportation d'or tait une chose parfaitement naturelle, tout comme dans les pays productifs d'or actuellement. Vouloir prtendre que, par l, la quantit d'or serait devenue trop faible est naturellement absurde. Il problema pu essere approfondito mediante il confronto del deficit della bilancia commerciale con l'India (diciamo, per comodit d'esposizione, i 50 000 000 HS indicati dal nostro autore, Plinio) con altri dati dell'economia romana. Il confronto che generalmente si prospetta quello con i patrimoni di alcuni esponenti della classe senatoria, i principali destinatali di questi articoli di lusso, e si finisce per lo pi col notare l'esiguit del deficit romano rispetto ai patrimoni di certi senatori m. Dal momento che il solo Seneca possedeva un patrimonio di 300 000 000 HS, un deficit di soli 50 000 000 HS assicurerebbe circa la tenuit effettiva del volume assoluto di questi commerci174. Ma, d'altra parte, molti dati utili ci mancano: non abbiamo, p.es., pi particolari indicazioni sul potere d'acquisto della moneta romana in India (la sola indicazione che possediamo, anch'essa piuttosto generica, che le merci indiane costavano, apud nos, cento volte di pi che in India) n conosciamo l'entit del drenaggio romano all'infuori dei 50 000 000 HS indicati da Plinio o delle merci esportate. Un dato, comunque, illumina e chiarisce il volume dei traffici: le 120 navi che nel 26 a. C. partivano alla volta dell'India175. Ma soprattutto : le valutazioni generiche rischiano di essere fuorvianti, se non prendono in considerazione il fenomeno nella sua complessit. Torniamo al testo di Plinio : ci che fa dei traffici con l'India una res digna di ampia descrizione sono s i 50 000 000 HS annui di deficit, ma

anche le merci che giungono dentro l'Impero ad un prezzo cento volte maggiore: i due fenomeni vanno visti contestualmente. La cifra tonda e generalizzata impedisce di prendere in parola il testo pliniano; e tuttavia non si deve pensare che esso sia molto lontano dal vero: a Roma i prezzi di alcuni articoli erano effettivamente vertiginosi ed del tutto naturale che avessero subito, rispetto al prezzo indiano, elevatissime maggiorazioni176. Si veda infatti Plin. N.H. IX, 117: Lolliam Paulinam[...] uidi smaragdis margaritisque opertam, alterno textu fulgentibus foto capite, crinibus [spira], auribus, collo [monilibus], digitis, quae summa quadringentiens HS colligebat, ipsa confestim parata mancupationem tabulis probare. zmaragdis RSJ/ textu v -to 11.57 uncos posuerunt FRIEDLNDER et MAYHOFF/ manibus Bl digitis quae MAYHOFF -tisque 11 .D. -tisque quae v I ipsa... parata (-ti F) DFRaG2 (H). -sam... -tam Ev(L)D / maucupationem a. nuncu- va.///. La parure di Lollia Paulina (40 000 000 HS) sar stata eccezionale, cos come erano eccezionali le Sue avitae opes. Ma il suo caso pu aiutare a far capire come lo studium magnificentiae, nel quale tanta parte avevano le importazioni dalla Limyrik, comportando un giro d'affari per miliardi di sesterzi ali' interno dell'impero, abbia causato da una parte la rovina delle dites ohm familiae nobilium aut claritudine insignes e dall'altra l'immenso arricchimento di quanti, liberti o cavalieri per lo pi, approfittavano dei tempi negoziando merci di lusso o comunque ricercate177.

172 G. MICKWITZ, Leproblme de l'or dans le monde antique, Annales (ESC) 6(1934), p. 247. 173 L. CRACCO RUGGINI, Esperienze economiche e sociali nel mondo romano, in: Nuove Questioni di Storia Antica, Milano 1968, pp. 750-751; A. H. M. JONES, L'Economia Romana, (tr. it.) Torino 1984, pp. 188-189. 174 CRACCO RUGGINI, op. cit., p. 751. Per altri patrimoni di eccezionale entit, cfr. DUNCAN-JONES, pp. 343-4. 175 Cfr. Strab. II, 5,12, citato supra, p. 150.

176 A Roma i reali prezzi degli articoli di lusso erano tenuti nascosti, cfr. Tac. Ann. Ili, 52: sed alia sumptuum quamuis grauiora, dissimulatis plerumque pretiis occultabantur [...]; influivano sul costo delle merci indiane, oltre alle imposte cui queste andavano soggette (cfr. ultimamente RASCHKE, p. 670), all'alto costo dei trasporti e alla rischiosit di questi commerci, anche le ardite speculazioni di chi vende beni di prestigio a una clientela facoltosa: si confrontino le osservazioni di Plinio a proposito dei prezzi della porpora, N.H. IX, 138: Pretta medicamento sunt quidem pr fertilitate litorum uiliora, non tamen usquam pelagii centenas libras quinquagenos nummos excedere et bucini centenos sciant qui ista mercantur immenso. 177 Per il patrimonio di Lollia Paulina, cfr. Tac. Ann. XII, 22: ita quinquagies sestertium ex opibus immensis exuli (se. Lolliae Paulinae) relictum. Larghe fette di patrimoni si consumavano negli instrumenta uitiorum, cfr. Tac. Hist. I, 20: Bis et uicies milies sestertium donationibus Nero effuderat: appellari singulos iussit (se. Galba), decuma parte liberalitatis apud quemque eorum relicta. At illis uix decumae super portiones erant, isdem erga aliena sumptibus quibus sua pr-

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Ancora una volta : se con le sue esportazioni l'India poteva exhaurire, ogni anno, circa 50000000 HS dell'impero, il luxus costava alle vecchie famiglie senatorie molto di pi, economicamente e politicamente. La questione del luxus infatti ebbe dei risvolti politici, giacch creava ad uno stato come quello romano un grave problema: quello della stabilit della sua classe dirigente. Esso si pose in maniera chiara sotto Tiberio178, non a caso dietro sollecitazione di alcuni senatori. Tac. Ann. II, 33: Proximo senatus die multa in luxum ciuitatis dieta a Q. Haterio consulari, Octauio Frontone praetura functo; decretumque ne uasa auro solida ministrandis cibis fierent, ne uestis Serica uiros foedaret. Excessit Pronto ac postulauit modum argento, suppellectili, familiae: erat quippe adhuc frequens senatoribus, si quid e re publica crederent, loco sententiae promere. Cantra Gallus Asinius disseruit: auctu imperii adoleuisse etiam priuatas opes, idque non nouum, sed e uetustissimis moribus: aliam apud Fabricios, aliam apud Scipiones pecuniam et cuncta ad rem publicam referri, qua tenui angustas ciuium domos, postquam eo magnificentiae uenerit gliscere singulos. Neque in familia et argento quaeque ad usum parentur nimium aliquid aut modicum nisi ex fortuna possidentis. Distinctos senatus et equitum census, non quia diuersi natura, sed ut locis (ut sicut locis Uri.), ordinibus, dignationibus antistentita iis (Rup.: talis) quae ad requiem animi aut salubritatem corporum parentur, nisi forte clarissimo cuique plures curas, malora pericula subeunda, delenimentis curarum et periculorum carendum esse. Facilem adsensum Gallo sub nominibus honestis confessio uitiorum et similitudo audientium dedit. Adiecerat et Tiberius non id tempus censurae nec, si quid in moribus labaret, defuturum corrigendi auctorem. In questa seduta del senato, tenutasi nel 16 d. C., vediamo delinearsi due posizioni: la prima, sostenuta da Q. Haterius ed Octauius Pronto, reclama delle norme che regolino alcuni aspetti del luxus ciuitatis, la seconda, rappresentata da Asinius Gallus, afferma il principio che neque in familia et argento quaeque ad usum parentur nimium aliquid aut modicum nisi ex fortuna possidentis. Il problema, presentato come etico, in realt era soprattutto economico e politico : possiamo immaginare che i discorsi di Q. Haterius e Oc-

tauius Pronto fossero imbottiti di richiami alla semplicit antica, ma la sostanza era un'altra: all'interno della classe senatoria coesistevano famiglie le cui fortune erano tra loro molto diverse e, se non si fosse fissato un limite allo studium magnificentiae, i senatori che avessero avuto difficolt a sostenere tale stile di vita sarebbero stati relegati in una posizione di secondo piano, quando non condannati alla uscita dall'ordine senatorio, per aver dilapidato il patrimonio nel vano tentativo di tenere il passo dei colleghi pi ricchi179: proprio per queste ragioni in quegli anni molti senatori cominciarono ad essere assillati dal problema del censusiso.

degerant, cum rapacissimo cuique ac perditissimo non agri aut faenus, sed sola instrumenta uitiorum manerent. Cfr. Plut. Galba 16; Suet. Galba, 15. 178 Ma gi sotto Augusto c'erano stati provvedimenti anti-suntuari, cfr. CAVALLARO, pp. 189-190.

179 Luxus e prestigio politico sono esplicitamente messi in relazione da Tacito, Ann. Ili, 55: nam etiam tum plebem, socios, regna colere et coli lictum; ut quisque opibus, domo, paratu speciosus per nomen et clientelar inlustrior habebatur. Significativa, a questo riguardo, l'espressione lictor feminae, Plin. N.H. IX, 114: cupiuntque iam et pauperes lictorem feminae in publico unionem esse dictitantes. L'azione politica di Q. Haterius acquisterebbe un'interessante prospettiva se si potesse essere certi che egli, oltre ad essere il padre di D. Haterius Agrippa console del 22 d.C., sia anche il nonno di Q. Haterius Antoninus, console del 53 d.C. (su questi tre personaggi, cfr. PIR2 IV, pp. 49-50, nn. 24, 25, 26). Q. Haterius Antoninus, a partire dal 58 d.C., riceveva da Nerone annua pecunia, avendo dissipato per luxum le auitae opes (Tac. Ann. XIII, 34). La famiglia, dunque, che in et tiberiana aveva guidato la resistenza al luxus ciuitatis, sotto Nerone si troverebbe in gravi difficolt finanziarie, derivate proprio dalle spese suntuarie : tutto ci conforterebbe l'nterpretazione data nel testo degli interventi in senato nel 16 d.C. di Q. Haterius ed Octauius Pronto e cio che questi erano ispirati a reali motivi politici ed economici, non a vuoti intenti moralistici. Quanto ad Asinius Gallus va ricordato che gi l'anno precedente si era scontrato in senato, per altre ragioni, con D. Haterius Agrippa, allora tribuno della plebe (Tac. Ann. I, 77). Sulla personalit politica di Asinius Gallus, cfr. D.C.A. SHOTTER, Tiberius and Asinius Gallus, Historia 20 (1971), pp. 443-457. 180 Cfr. Veli. Pat. II, 129: [...] senatorumque censum, cum id senatu auctore facere potuit, quam libenter expleuit, ut neque luxuriam inuitaret neque honestam paupertatem pateretur dignitate destituii; Tac. Ann. I, 75: Propertio Celeri praetorio ueniam ordinis oh paupertatem petenti decies sestertium largttus est, satis comperto paternas ei angustas esse. Temptantis eadem alias probare causa(s) (Sir.) senatui iussit, cupidine seuertatis in iis etiam quae rite faceret acerbus. Vnde ceteri silentium et paupertatem confessioni et beneficio praeposuere. Cfr. anche Sen. Ben. II, 7,2; Tac. Ann. II, 37-38; 48; Suet. Tib. 47; Cass. Dion. LVII, 10,4. L'atteggiamento di Tiberio di fronte al problema del census dei senatori, apparso contraddittorio, in realt tipico di questo imperatore. Concorrono ad esso intrecciandosi e scontrandosi dentro il suo animo il senso del dovere del princeps nei confronti della res publica e la sua fedelt alle vecchie famiglie senatorie che avrebbero dovuto incarnare, agli occhi del Claudio Tiberio, l'essenza della romanit: cos se il suo deuotus animus verso il senato impediva honestam paupertatem dignitate destitu, la sua

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A questo tentativo di stabilire un'uguaglianza tra i membri dell'aristocrazia senatoria s'opponeva chi, come Asinius Gallus, proprio sullo studium magnificentiae fondava il proprio prestigio politico e, attraverso l'usura, la propria potenza economica. Di fronte a questa contrapposizione Tiberio si mostra prudente: rassicura la parte di Asinius Gallus (non id tempus censurae), ma da garanzie anche ai fautori dell'austerit, (nec si quid in moribus labaret, defutumm corrigendi auctorerr). Passiamo ora ai fatti del 22 d. C.. Tac. Ann. Ili, 52: C, Sulpicius D. Haterius consules sequuntur, inturbidus externis rebus annus, domi suspecta seueritate aduersum luxum, qui immensum proruperat ad cuncta, quis pecunia prodigitur. Sed alia sumptuum, quamuis grauiora, dissimulatis plerumque pretiis occultabantur: uentris et ganeae paratus adsiduis sermonibus uulgati fecerant curam, ne princeps antiquae parsimoniae durius aduerteret. Nam incipiente C. Bibulo ceteri quoque aediles disseruerant sperni sumptuariam legem uetitaque utensilium pretia augeri in dies, nec mediocribus remediis sisti posse et consulti patres integrum id negotium ad principem distulerant. Dunque quel luxus che nel 16 d. C. era sembrato a Tiberio non aver bisogno di censum, negli anni successivi era dilagato senza freno; ne era nato, a Roma, uno strano tipo di inflazione che, partendo dall'alto costo dei beni di lusso, aveva coinvolto via via anche gli utensilialB. E proprio l'aumento dei generi alimentari suscitava le proteste dell'opinione pubblica e il risentimento del

La paura di una dura reazione da parte di Tiberio dovette dare nuovo vigore al partito del rigore: per il 22 d. C. fu eletto console, insieme a C. Sulpicius, D. Haterius Agrippa, figlio di Q. Haterius183. Su iniziativa di C. Bibulus gli edili184 sottoposero al senato i problemi, strettamente connessi tra loro, della trasgressione della legge suntuaria e del rincaro dei prezzi: i senatori li passarono, di rimando, a Tiberio. Questi, dopo una lunga riflessione, dovette rinunciare ad esercitare quell'opera di censura, che pure aveva promesso non sarebbe mancata, si quid in moribus labaret: questa ormai era divenuta impossibile185 ed ogni tentativo, inevitabilmente vano, avrebbe finito per screditare lo stesso imperatore e le istituzioni186. Il deluso e amareggiato Tiberio insomma, sia pure a malincuore, fini col dare il proprio assenso all'economia della classe senatoria caratterizzata dal luxus e dall'usura e destinata a resistere per tutta l'et giulio-claudia. Disegnato cos il contesto in cui vanno inquadrati i traffici commerciali con l'India, cercheremo di rispondere alla domanda che ci siamo posti all'inizio del capitolo, indicando quelle che riteniamo le conseguenze principali di questo commercio sull'economia e la politica romane. La prima conseguenza sull'economia, quella che di solito viene indicata, appunto Foutflow of gold and silver verso l'India meridionale, che qualche importanza dovette avere, se esso si aggirava intorno ai 50 000 000 HS: 50 000 000 HS sono gi met dell'intera somma messa da

antiqua parsimonia gli proibiva luxuriam multare. Su tutto ci, cfr. F. B. MARSH, The Reign of Tiberius, London 1931, pp. 131-133; E. KOESTERMANN, Cornelius Tacitus. Annalen, Band I, Heidelberg 1963, p. 246; R. SEAGER, Tiberius, London 1972, pp. 134-136; P. VEYNE, Le pain et le cirque, Paris 1976, p. 635. Sul problema del census senatorio, cfr. A. CHASTAGNOL, La naissance de l'ordo senatorius, MEFRA 85 (1973), pp. 586 sgg.; C. NICOLET, Le cens senatoria! sous la Rpublique et sous Auguste, JRS 66 (1976), pp. 20-38; CAVALLARO, pp. 214-219. Tra le monografie su Tiberio, oltre a quella citate qui ed altrove, ricorderemo E. CIACERI, Tiberio successore di Augusto, Roma 19442; E. KORNEMANN, Tiberius, Stuttgart I960; B. LEVICK, Tiberius th Politician, London 1976. 181 Tac. Ann. Ili, 52 : [...] uetitaque utensilium pretia augeri in dies, cit. 182 Tac. Ann. Ili, 52: Ventris et ganeae paratus etc., cit.; Suet. Tib. 34: [...] tresque mul(l)os triginta milibus nummum uenisse grauiter conquestus. Tutto ci appare tanto pi significativo in quanto accade soltanto un anno dopo la rivolta gallica scoppiata ob magnitudinem aeris alieni, inasprita dalla grauitas faenoris (cfr. E. Lo CASCIO, Moneta e politica monetaria nel principato: a proposito di due lavori

recenti, AIIN 25 [1978], p. 244). Per una discussione dei prezzi a Roma durante il principato, cfr. DUNCAN-JONES, pp. 345-7. 183 Cfr. n. 179. 184 Cfr. Suet. Tib. 34: dato aedilibus negotio popinas ganeasque usque eo inhibendi, ut ne opera quidem pistoria proponi uenalia sinerent. 185 Tac. Ann. Ili, 53: Quid enim primum prohibere et priscum ad morem recidere adgrediar? Villarumne infinita spatia? Familiarum numerum et nationes? Argenti et auri pondus? Aeris tabularumque miracula? Promiscas uiris et feminis uestes atque illa feminarum propria, quis lapidum causa pecuniae nostrae ad externas aut hostilis gentis transferuntur?Che comunque la antiqua parsimonia di Tiberio non fosse aliena da un certo gusto per i miracula artistici, le oTrfAma TtepueYS0r|, Ka-coiKiaq ueyXac; KC TtouteM? SsSeyuva e i luxus mensae stato elegantemente mostrato da A. F. STEWART, To entertain an Emperor: Sperlonga, Laokoon and Tiberius at th Dinner-table, JRS 67 (1977) pp. 76-90. 186 Tac. Ann. Ili, 54: Tot a maioribus repertae leges, tot quas diuus Augustus tulit, illae obliuione, hae, quod flagitiosius est, contemptu abolitae securiorem luxum fecere.

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Tiberio a disposizione delle banche per risolvere definitivamente la grave crisi del 33 d.C.187. La seconda consiste nelle forti entrate nelle casse dello stato dovute alle elevate imposte che su questi generi di lusso si riscuotevano188. La terza infine la spinta al rafforzamento del grandissimo capitale, del capitale, cio, che finanziava i traffici con l'India e le connesse spese suntuarie delle dites olim familiae nobilium aut daritudine insignes. Tutte e tre queste forze concorsero, crediamo in maniera non marginale, a determinare quegli equilibri, o meglio quegli squilibri, economici caratteristici dell'et giulio-claudia. Nel 33 d. C. grandissima parte della moneta si trovava nelle mani dei senatori usurai e nelle casse statali189; Tiberio risolse la crisi finanziaria verificatasi in quell'anno mettendo a disposizione per mensas, ripetiamo, 100 000 000 HS: alla sua morte, quattro anni dopo, giacevano nelle casse statali 2 700 000 000 HS190. Per quanto riguarda l'aspetto politico, la risposta di Tiberio alla questione sollevata dagli edili nel 22 d. C. segn una svolta nella storia dell'et giulio-claudia, decretando la definitiva sconfitta di chi, opponendosi al luxus, si batteva contro la prevalenza politica ed economica dei

187 Sulla crisi finanziaria del 33 d.C., ci limiteremo a ricordare W. F. ALLEN, The monetary crisis in Rome, A.D. 33, TAPhA 18 (1887), pp. 5-18; FRANK, The financial crisis of 33 A.D., cit. (cfr. id., Economie Survey ofAncient Rome. V. Rome and Italy of th Empire, Paterson 1959, pp. 32 sgg.; RODEWALD, spec. pp. 1-17 con la recensione di Lo C ASCIO, Moneta e politica monetaria nel principato, cit., pp. 241 sgg. Per un'interpretazione del suicidio del giurista Cocceio Nerva nel contesto della crisi finanziaria del 33 d.C., cfr. il geniale G. GRIFO, Studi sul quasiusufrutto romano I, Problemi di datazione, Padova 1977, pp. 26-37; un inquadramento generale in MAZZARINO, L'impero, pp. 96 sgg. 188 Strab. XVII, 1,13: vv 5 KC aitan uyA.oi atAAovTca uxpi tf]<;'IvSiKfjq
KCC TCV ttKpCOV TCQV AGlOTtlKCV, S^ CQV O 7toA.UTljXTaTO? KOUl^ETai (ppTOq S.C, TT\V

AvyuTiTOV, K<xvT8C9ev jtXiv si<; toc; aM,ou<; icjiujteTai TTCOUC; coie T tT) SiTtXaia onvyeTOi, t uv eiaaycoyiK, x 6 ^aycoyiK ' TC&V 5 papuiiucov Papa Ka i T^T]. Cfr. RASCHKE, p. 670. Il tentativo di abolizione delle tasse indirette fatto da Nerone nel 58 d.C., cos come gli sgravi fiscali nei confronti dei negotatores possessori di navi dello stesso anno (Tac. Ann. XIII, 50-51), si collegano coll'esigenza di abbassare, in qualche misura, il prezzo degli articoli di lusso, favorendo cos la classe senatoria, cfr. MAZZARINO, L'impero, pp. 219-220. 189 Cfr. Tac. Ann. VI, 17: hinc inopia rei nummariae commoto simul omnium aere alieno et quia tot damnatis bonisque eorum diuenditis signatum argentum fisco uel aerario attinebatur.
">Suet. Cai. 37,3. Cifre diverse danno le fonti di Cassie Dione LIX,2,6, cfr. CAVALLARO, p. 187.

ricchissimi tra i senatori e a vantaggio della conservazione e della sopravvivenza della antiche famiglie decadute. Ma non fu neppure la vittoria dei fautori del luxus e di Asinius Gallus, la cui magnitudo famae exitio erat: la loro potenza politica vacill sotto i colpi dei delatori e i loro patrimoni finirono per essere assorbiti dalle casse dello stato. Per tutta l'et giulio-claudia, dunque, le grandi famiglie senatorie restarono esposte da una parte ai rischi di dissesto patrimoniale determinati da un tenore di vita troppo alto e dall'altro alle crisi dovute ai difficili rapporti con una moncarchia sempre sospettosa: nonostante poenae ex legibus et metus, la situazione cambi soltanto con l'et flavia, quando la classe dirigente era cambiata negli uomini e nell'etica. I commerci con l'India, naturalmente, rimasero; ebbero, anzi, per certi aspetti, nuovo incremento; ma nel quadro di un ciclo economico diverso del mondo greco-romano. Piace concludere riportando per intero il passo di Tacito che fin dall'inizio ha ispirato questa ricerca: l'autore di essa spera soltanto di aver stimolato il lettore a riflettere, sui dati esibiti, meglio di quanto abbia saputo fare lui. Tac. Ann. Ili, 55: Auditis Caesaris litteris remissa aedilibus talis cura; luxusque mensae a fine Actiaci belli ad ea arma, quis Seruius Galba rerum adeptus est, per annos centum profusis sumptibus exerciti"paulatim exoleuere. Causas eius mutationis quaerere libet. Dites olim familiae nobilium aut daritudine insignes studio magnificentiae prolabebantur. Nam etiam tum plebem, socios, regna colere et coli licitum; ut quisque opibus, domo, paratu speciosus, per nomen et dientelas inlustrior habebatur. Postquam caedibus saeuitum et magnitudo famae exitio erat, ceteri ad sapientiora conuertere. Simul noni homines, e municipiis et coloniis atque etiam prouinciis in senatum crebro adsumpti, domesticam parsimoniam intulerunt, et quamquam fortuna uel industria plerique pecuniosam ad senectam peruenirent, mansit tamen prior animus. Sed praecipuus qdstricti moris auctor Vespasianus fuit, antiquo ipse cultu uictuque. Obsequium inde in principem et aemulandi amor ualidior quam poena ex legibus et metus. Nisi forte rebus cunctis inest quidam uelut orbis, ut quem ad modum temporum uices, ita morum uertanturm; nec omnia apudpriores meliora, sed nostra quoque aetas multa laudis et artium imitanda posteris tulit. Verum haec nobis (in) (Lips.) maiores certamina ex honesto maneant.

Su questo passo, cfr. MAZZARINO, PSC, II, 2,80 sgg.

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FEDERICO DE ROMANIS

II destino ha voluto che mentre questo articolo era in corso di stampa, il prof. Santo Mazzarino venisse a mancare. Fisso nel ricordo del Suo insegnamento, impareggiabile per profondit di dottrina e appassionato calore umano, e grato per gli innumerevoli suggerimenti ricevuti durante questa ricerca, l'allievo rivolge al Maestro, sempre vivo nel suo cuore, un saluto, come sempre, affettuoso e devoto.

ADDENDUM Troppo tardi, perch potessi farne uso nel testo, sono venuto a conoscenza del recente J. ANDRE-J. FILLIOZAT, L'Inde vue de Rome Paris, 1986. Segnalo, comunque, che gli autori propendono, anche essi, per l'identificazione del vaidurya col berillo (n. 216). Si confronti inoltre la n. 153 sulla parola pippali. Per la stessa ragione non ho potuto tener conto del P. Vindob. G 40822 pubblicato da H. HARRAUER-P. J. SIJPESTEIJN in Anz. der oster. Akad. der Wiss., Phil.-hist. Kl. 122 (1985) pp. 124 sgg.

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