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1. Conflittualit interiore, intrapsichica Il primo passo proprio questo: vedere la divisione che c gi dentro di s.

. Parliamo a un livello strettamente personale e soggettivo, resistendo alla tentazione di dire: Ma la colpa dellaltro soprattutto quando abbiamo ragione ed evidente che stato laltro a creare il problema. Allora forte la tentazione di attribuire le colpe allaltro. Invece no, ricondurre a s, indipendentemente dai fatti avvenuti e dalle contrapposizioni vissute. Anche se tale divisione forse s resa particolarmente evidente proprio in seguito a questi eventi, ne stata come evocata. Infatti, quando succede qualche cosa di forte a livello esterno di rapporti e di relazioni uno dei meriti di questi eventi che evocano la nostra conflittualit interiore. Se uno sta attento si rende conto di come diviso dentro tra una parte di s che vorrebbe creare, ristabilire o ricreare una certa relazione lacerata e unaltra parte che dice: No, mandalo al diavolo!. Chi non ha vissuto questo? Se stiamo attenti questa conflittualit interiore tutti labbiamo, in qualche modo, conosciuta. dunque il caso che ognuno rilevi dentro di s quella frattura interiore che si porta dentro da sempre. Luomo nasce diviso. Abbandoniamo quelle visioni ottimistiche secondo cui luomo buono per natura, e quindi, se fosse in un bosco, si metterebbe in ginocchio ad un certo punto per adorare la divinit... Questa non corrisponde a una visione realistica, non questa la visione antropologica autentica delluomo! C come unischemia sottesa al cuore delluomo, con la quale tutti nasciamo. In fondo proprio per questo che siamo liberi, perch se nascessimo buoni saremo gi olimpicamente orientati verso il bene, la bellezza e la solarit. Invece no, nasciamo con una ferita gi rilevabile da un punto di vista psicologico. Freud diceva che il bambino un perverso polimorfo, per dire che il bambino in certi casi viene fuori con un egoismo infinito, con una filauta incredibile, pensando di essere il centro del mondo. Possiamo dire che questa attrazione verso il male non frutto della cultura, della societ, delle relazioni, ma dentro di noi. C una frattura dentro di noi non solo tra il bene e il male cos genericamente identificabile con quelle categorie che appartengono un po a tutti e che, probabilmente, non ci fanno neanche tanto soffrire. C una dicotomia dentro di noi, una frattura una separazione non solo tra il bene e il male, ma - ad esempio - tra una certa parte buona di s e il proprio limite o imperfezione. Sarebbe interessante, per esempio, se leggessimo la parabola del Padre prodigo, identificando nei personaggi altrettante identit che ci vivono dentro. (Fra laltro questo un buon metodo per leggere, o meglio, per lasciarsi leggere dalla Parola: quando il vangelo ci parla di diversi personaggi anzich identificarsi con un solo personaggio bene identificarsi con tutti i personaggi. La parabola del padre prodigo cos andrebbe letta come espressione, nella medesima persona, dei tre personaggi centrali della parabola stessa: il padre, il figlio che scappa e ritorna, il figlio maggiore che sta sempre in casa, si sente perfetto e non pu accettare il ritorno del fratellino furbetto. In me c un figlio che se ne va, che pretende la sua parte di eredit, che va in cerca di avventure, della sua autorealizzazione, che si stacca dal rapporto con il Padre, che va a ramengo, che

vuole godersi la vita... In me c un fratello maggiore che non sa per niente che cosa vuol dire essere figlio e tantomeno essere fratello, in me c anche un po di padre buono). C un po tutto in noi, c questo bene che lotta contro il male. importante riconoscere quanto presente in noi il fratello maggiore, in quella parte di noi che normalmente ci crea problemi ad accettare la parte debole. Chi non ce lha dentro di s? In noi c un fratello maggiore sussiegoso e perfetto osservante che non vede di buon grado la parte debole. Non vuole che laltro torni cosa vuol dire che non vuole che laltro torni? In noi c questa parte perfetta o perfezionista che non vuole che torni a casa la parte debole. Questo vuol dire che in noi c la tendenza a vedere la nostra positivit che non ha nessuna voglia di considerare la parte negativa. come se questa parte debole disturbasse, perch mi sono costruito unimmagine di me artificiosa. Quanto influisce in noi? Poi pensate, quanto diventa negativo nei confronti delle debolezze altrui chi non si rende conto di questo. dentro di me, in me c questo atteggiamento che mi impedisce di fare lesperienza pi bella di un cristiano. Qual lesperienza pi bella di un cristiano? La misericordia dellEterno, che nella parabola simboleggiata dallabbraccio del Padre e poi dalla festa, dal banchetto, con lanello al dito, i calzari ai piedi, il vitello grasso grande festa, la festa della misericordia che lesperienza pi bella. Il fratello maggiore, che dentro di noi, ci impedisce di fare questa festa. E questo fratello maggiore ha fatto tutto bene, pu dire: Io non ho mai trasgredito nessuno dei tuoi comandi, una persona perfetta ma molto disorientante un certo modo di interpretare la perfezione, quando solo correttezza comportamentale. Ecco, dunque, stiamo attenti, perch i 4 livelli di conflittualit sono presenti in ognuno, a partire da chi vi parla. Ed gi un grande dono di Dio avere uno sguardo che ci consente di riconoscere queste realt. Perch quando uno comincia a riconoscere allora comincia a muoversi, a fare qualche cosa, anzi interpreta in modo diverso anche il rapporto con Dio, soprattutto il rapporto penitenziale, con tutto ci che questo significa. Oppure, altro esempio, vi pu esser ancora in noi conflittualit con una parte della nostra vita, con un pezzo della storia passata. Anche questa non cosa assolutamente rara. Chi di noi pu dire di aver integrato tutta la vita passata? Tutti abbiamo avuto un momento di difficolt, un momento negativo, un momento in cui magari abbiamo sofferto per delle ingiustizie dunque, ci pu essere nella nostra vita qualche pezzo, qualche buco nero come dicono gli astronomi. Ci pu essere questo buco nero, che risucchia energia, qualcosa che non stato integrato. Non cos strano avere pezzi del passato, magari episodi, volti, nomi parole, immagini, vaganti. A volte a tormentarci semplicemente unimmagine in cui la persona riconosce degli spettri, delle memorie negative che evocano sofferenza, cos tanta sofferenza che la persona vuole dimenticare. Magari a volte ci si sente dire anche nel cammino spirituale cos: Dimentica. Ma c davvero qualcuno che riuscito a dimenticarsi perch se lo imposto? evidente che il problema vero non quello di dimenticare, ma quello di imparare a ricordare. Il credente ha unottima memoria. uno che ha imparato a ricordare
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nella sua vita la presenza di Do e integrare la propria storia. Integrare vuol dire imparare a leggere la propria storia e magari anche scriverla. Se no si rischia lanalfabetismo Leggere e scrivere la propria storia ritrovando in essa le tracce della misericordia di Dio. Rileviamo la possibilit che nella nostra storia, nel nostro vissuto ci siano questi pezzi da ricomporre. Nessuno tanto ricco da potersi comprare il proprio passato. Lessere umano pu prendere in mano il suo passato e viverlo in modo nuovo, caricarlo di un senso nuovo, mettere senso dove non ce nera, o trasformare in positivo quello che in passato ha vissuto solo con un senso negativo. E tutti abbiamo fasi della nostra vita che, a suo tempo, non abbiamo vissuto bene. chiaro che se le cose restano cos, quellevento che non ho mai provveduto a integrare continuamente mi disturber. Come siamo fatti a livello intrapsichico prodigioso. In noi nulla si estingue e daltro canto non si risolve tutto come diceva Freud, cio nella condanna a subire per sempre il marchio di ci che si vissuto nel passato. No non cos. Il passato non il futuro. Il passato non una condanna o non lo necessariamente. possibile riprendere in mano il proprio passato. possibile riconciliarsi con il proprio passato. Riconciliazione che non vuol semplicemente dire: Perdona a tua madre la pessima qualit di latte che ti ha dato, non semplicemente questo. Riconciliazione vuol dire dare un senso nuovo, vuol dire camminare verso il futuro. Oggi posso dare un senso nuovo a quellingiustizia o a quella violenza che ho subito, a quella cosa negativa che mi venuta da un altro. Luomo ha questa possibilit! Luomo libero al punto di ridare senso anche al suo passato. Credo che sia una delle punte pi alte della dignit dellessere umano. Luomo lo pu fare e se non lo fa non che non succede niente no! Quel pezzo di vita che tu non hai integrato ti disturber, non ti far essere sereno. Magari sar anche allorigine di cose strane: sintomi psicosomatici, nervosismi, incapacit relazionali, rigidit, reazioni di rabbia ingiustificate queste cose che noi non riusciamo a spiegare molte volte sono riflesso, conseguenza di pezzi vaganti nel nostro mondo interiore. Pezzi vaganti mai collocati nella posizione giusta che, come vedremo, sarebbe vicino alla croce di Ges, perch solo la croce di Ges d la possibilit di dare senso a tutto. Dunque, dobbiamo capire che queste eventualit sono pi che semplici eventualit, perch non esiste un diritto alla vita perfetta e dunque nessuno di noi ha avuto uninfanzia perfetta, genitori perfetti ecc la perfezione intesa cos diabolica non umana. Dunque, normale che ognuno di noi abbia una conflittualit interiore determinata da questi buchi neri, da questi pezzi vaganti, da questi corpi che vagano mentre in noi tutto dovrebbe essere ricapitolato in Cristo, come dice Paolo.
E io, quando sar innalzato da terra attirer tutti a me (Gv 12,32) dice Ges.

Ecco questa lintegrazione: lasciare che tutto senta questa attrazione magnetica per la Pasqua di Ges, perch Lui la fonte di senso. Ci sono, invece, alcune realt vaganti nel nostro mondo intrapsichico, che hanno perso lattrazione perch magari non abbiamo mai fatto questo lavoro, non ci siamo mai presi la briga di farlo. Dovrebbe essere fatto in un cammino di formazione iniziale, ma per poi essere continuato, perch non sar mai fatto del tutto questo lavoro. Anzi pi uno va
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avanti nella vita spirituale pi riesce a dare senso a queste realt che, di per s, sarebbero senza senso. Oppure pensiamo a un peccato che abbiamo fatto noi, anche quello rischia di essere un buco nero. E magari uno ti dice di non pensarci pi a quel peccato. Ma perch non ricordarlo? Il peccato mi ricorda che lamore di Dio per me non stato un amore legato ai miei meriti. Il peccato la possibilit che mi viene offerta di sperimentare la misericordia. Perch devo dimenticarlo? Semmai devo imparare a ricordarlo bene, cio ricordare quel momento della vita in cui il Signore mi ha fatto capire la sua misericordia e, dunque, dire: Signore grazie perch pensare a quel peccato mi fa capire che sono figlio, che sono piccolo e che ho ricevuto tutto da Te. E non solo, ripensare al mio peccato mi fa capire che non sono migliore degli altri. Non sono migliore di nessuno e non posso giudicare nessuno. Avere una buona memoria del proprio peccato la patente per vivere in comunit. Chi non ha questa patente cordialmente invitato a non avventurarsi a vivere in comunit. Quella patente che ti viene da questa verit: riconosci il tuo peccato, riconoscilo fino in fondo e pi lo riconoscerai pi potrai vivere in societ senza sentirti migliore di nessun altro. Dobbiamo, in qualche modo, prendere coscienza di questa conflittualit interiore perch quando noi non riconosciamo questi pezzi, queste parti, questi eventi della nostra vita passata o del nostro vissuto anche attuale, pezzi della nostra personalit che non sono integrati attorno alla Pasqua di Ges, siamo inevitabilmente persone divise. E se sono una persona divisa quando succede qualcosa nel rapporto con gli altri, qualcosa che difficile da accettare, che offende la relazione tutto questo evocher quella divisione che c gi dentro di me e io diventer una persona che non crea unione. Lunit da creare dentro di noi prima di tutto, se no come facciamo a creare unit attorno a noi? Lunit profonda, non consiste semplicemente in gesti, in parole che dico. Lunit una cosa delicatissima, che avviene prima di tutto dentro di te, per questo laboriosa, per questo delicata. Prima di tutto suppone questo lavoro dentro di te, nella tua vita, nella tua storia. Questo molto importante da accogliere. Quando uno non prende abbastanza coscienza di questa divisione interiore e non ci lavora su, camminando verso questa riconciliazione interiore, inevitabile che diventer elemento di divisione. La divisione che tu porti dentro di te fatale che tu la scarichi allesterno. normale che quello che tu sei dentro di te lo scarichi fuori, anche se ti illudi di riuscire a controllarti. Ci saranno mille modi in cui quella cosa la manifesterai senza che tu te ne renda conto. Non possiamo raccontarci bugie. Come possiamo costruire una vita sulla verit quando uno non ha imparato a dirsi la verit a se stesso, anche quando costa? Ma normale che la verit costi! Per possibile dirci la verit, soprattutto per noi credenti. Perch noi credenti, da un punto di vista psicologico, siamo molto fortunati: il credente pu dirsi la verit perch la sua vita costruita su una positivit che viene dallalto, che viene da Dio, sicura. Quindi il credente pu anche dirsi, come Paolo: Io sono un peccatore. Quanti santi non hanno detto cos! Cosa facevano? Facevano il teatrino per dire a noi che dobbiamo essere molto umili? No erano veri. Chi pu permettersi il lusso di dire: Io sono peccatore? Solo il figlio.

E torniamo al punto di partenza. Per esempio ci pu essere una parte di s al presente, con alcuni aspetti della propria personalit, psicologica o addirittura fisica, con alcuni fallimenti o insuccessi che io non ho mai provveduto a integrare. Un esempio classico la sessualit nella nostra vita. Molte volte resta un argomento tab, che non si affronta debitamente. Per cui si rischia che sia una sorta di realt energetica che, per, la persona non ha mai provveduto a vivere come qualcosa che parte della sua consacrazione. Il famoso concetto della sessualit pasquale. Noi non rinunciamo alla sessualit, che sarebbe una cosa piuttosto improbabile e insana. Rinunciamo allesercizio della genitalit, ma rinunciamo soprattutto per vivere e imparare a vivere questa energia preziosa e bella, attorno alla croce di Ges, per questo parliamo di sessualit pasquale. La sessualit del vergine sessualit pasquale e questa occorre imparare a viverla. Questo significa un certo tipo di attenzione, il coraggio di cogliere dentro di s questo dinamismo. La sessualit non solo tentazioni. qualche cosa che il vergine, cos come il coniugato consacrato, impara a vivere in una prospettiva cristiana pasquale. Se no resta conflittuale. Quanti, in realt, vivono il rapporto con la loro sessualit come con un nemico ostile e antipatico! Non vivere questo! una conflittualit che vuol dire immondo spreco di energie, che disturber tutta la vita. Importante da fare questa operazione, perch chiss quante volte la contrapposizione esterna soprattutto conseguenza e sfogo di quella interna. Anzi, diciamo che spesso proprio cos, pi la persona si schiera contro qualcuno, pi alle prese con un dissidio o disagio interiore, che di solito non conosce e non pu dunque controllare. Ci che noi non conosciamo evidente che non possiamo controllarlo. E ci che noi non controlliamo viene fuori in maniera incontrollata, cio strana. Ecco perch lo si scarica fuori di s. Come abbiamo detto tale divisione interna pu esser evocata da una conflittualit esterna, ovvero uno la controlla normalmente abbastanza bene finch non accade nulla di particolarmente problematico sul piano dei rapporti con gli altri. Quellevento esterno di dissidio ha il potere di risvegliare il dissidio interno. come se lo richiamasse. importante, allora, capire che la radice della conflittualit interpersonale sta dentro al soggetto, non fuori, ed dunque l che si deve lavorare. Questa comprensione potrebbe gi innescare un comportamento diverso. Capisco che la conflittualit che sento con quel fratello o con quella sorella dentro di me. Senzaltro ci potranno essere conflitti fuori, ma il problema che il conflitto esterno si affronta a partire dalla pace o dal conflitto interiore che uno ha dentro di s. La radice, cio il modo tuo di porti di fronte a quel problema esterno, che riguarda la relazione, legato al tuo modo di risolvere i problemi dentro di te. legato alla tua armonia o disarmonia interiore. Dunque, lavora sulla radice! Noi non abbiamo potere sugli altri, abbiamo un po di potere su noi stessi. Esercitiamolo con intelligenza! Non possiamo cambiare gli altri. Io non posso lavorare sul problema altrui, per posso lavorare sul mio modo di pormi di fronte al problema dellaltro. Allora l posso lavorare e, senzaltro, se io lavoro l, far un ottimo servizio anche a mio fratello, perch lavorando sulla mia conflittualit, mi pongo di fronte alla conflittualit dellaltro con un atteggiamento pi libero, pi liberante, meno ostile, che laltro sente come

meno minaccioso. E dunque, indirettamente, lo aiuto. logico, non c nulla di particolarmente strano o complicato da capire. Ognuno lavori su di s. Questo il miglior servizio che posso fare alla comunit, il miglior servizio che posso fare per la riconciliazione di tutti. Che ognuno lavori sul suo conflitto. Qual il problema? Che molte volte uno neanche lo sa qual il suo conflitto! Questo grave, perch se uno neanche conosce il suo conflitto vuol dire che vive in esilio da se stesso e creer molta confusione nei rapporti con gli altri. Se una persona vive lontana da se stessa una persona senza centro, senza punto di riferimento, una persona che far solo danni. Poi se non si conosce il proprio conflitto che rapporto si vive con Dio? Conoscere il proprio conflitto vuol dire saper chiedere a Dio: Signore aiutami, Signore salvami. C un punto nella nostra vita interiore in cui siamo a confronto con i nostri problemi e ci sentiamo impotenti, e quando ci sentiamo impotenti possiamo sollevare lo sguardo e dire: Signore salvami, perch solo tu mi puoi salvare. Dunque, chi non consapevole dei suoi problemi, del suo male, del suo peccato, in fondo, che rapporto avr con Dio? Ultima indicazione doverosa: pi una persona precisa nellidentificare la propria spaccatura interna meglio , perch il soggetto potr allora sapere dove lavorarsi, per esser pi libero di procedere verso la riconciliazione piena. Questa consapevolezza mi metter in condizione di affrontare la dinamica conflittuale esterna con un atteggiamento interiore pi libero, meno ostacolato da quel mio problema che non conosco. Dunque pi libero, pi efficace per la soluzione del problema. Quante riconciliazioni si rendono impossibili proprio perch manca questo passo fondamentale! Anzi, si potrebbe dire che i processi di riconciliazione neanche partono. Un processo di riconciliazione comunitario parte nel momento in cui in quella comunit i singoli membri dessa riconoscono ognuno il proprio problema, il proprio male, la propria schiavit, la propria inconsistenza, la propria spaccatura. Ecco allora in quel momento nasce il processo della riconciliazione anche a livello comunitario. Perch questo il primo passo. Magari le persone la vogliono sinceramente la riconciliazione, ma se non c questo primo passo assolutamente personale, la riconciliazione comunitaria sar solo apparente, momentanea, durer solo un po, sar superficiale e, prima o poi, cadr. E magari facciamo anche il rito della riconciliazione paraliturgico che ci aiuta, certo, per resta in superficie, perch manca questa presa di coscienza che, ripeto, non solo psicologica, ma soprattutto spirituale. E quindi il processo di riconciliazione sar solo apparente, di facciata e questo non nel senso che le persone sono false, no; le persone sono sincere in quel momento sono convinte che stanno facendo una cosa buona, solo che non sono partite dal punto giusto, quello preliminare. (P. Amedeo Cencini - tratto da registrazione)

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