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La numerazione delle pagine corrisponde a quella degli Scritti Spirituali, Roma 1987 Note progressive alla fine del

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S. Luisa de Marillac SCRITTI SPIRITUALI LUCE


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A 2.

LUCE (25 maggio 1623)

Nell'anno 1623, il giorno di S. Monica [= 4 maggio] Dio mi fece la grazia di fare il voto di vedovanza se Dio chiamava mio marito. Il giorno dell'Ascensione dello stesso anno ebbi un grande abbattimento di spirito per il dubbio che avevo se dovessi lasciare mio marito, come lo desideravo fortemente per riparare il mio primo voto1 e per avere pi libert di servire Dio e il prossimo. Dubitavo inoltre che l'attaccamento che avevo al mio direttore 2 m'impedisse di prenderne un altro, quando egli si allontanava per molto tempo, e temevo di essere obbligata a prenderlo. Avevo ancora una grande pena, causata dal dubbio sull'immortalit dell'anima. Tutto questo mi tenne in una pena incredibile dall'Ascensione alla Pentecoste. Il giorno di Pentecoste 3, ascoltando la S. Messa o facendo orazione in chiesa4, all'improvviso il mio spirito fu illuminato sui suoi dubbi.

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E fui avvertita che dovevo restare con mio marito e che sarebbe venuto un giorno in cui avrei potuto fare i voti di povert, castit e obbedienza, e sarei in una piccola comunit in cui alcune persone avrebbero fatto lo stesso. Capii allora che sarebbe stato in un luogo per servire il prossimo, ma non potei capire come ci potesse realizzarsi, per il fatto che ci doveva essere movimento per andare e venire. Fui ancora assicurata che dovevo stare tranquilla riguardo al mio direttore e che Dio me ne avrebbe dato uno 5, che Egli mi fece vedere, mi sembra, e ne provai ripugnanza ad accettarlo; per acconsentii, e mi sembrava che questo fosse per il fatto che non dovevo ancora eseguire questo cambiamento. La terza pena mi fu tolta con l'assicurazione provata nel mio spirito, che era Dio che mi insegnava quanto ho detto sopra, e che perci, essendoci un Dio, non dovevo dubitare di tutto il resto. Ho sempre creduto di dovere questa grazia al beato Monsignor [vescovo] di Ginevra 6, perch, prima della sua morte, avevo desiderato grandemente comunicargli questa pena, e perch in seguito avevo sentito una grande devozione per lui e avevo ricevuto, con questo mezzo, molte grazie; e in quel tempo ebbi qualche motivo di crederlo, ma adesso non me lo ricordo 7.

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CORRISPONDENZA

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1625-1630

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L 1bis

AL P. ILARIONE REBOURS

[Dopo il 21 dicembre 1625]

Reverendissimo Padre, poich volete conoscere le grazie che il nostro buon Dio ha fatto al defunto mio marito, dopo avervi detto che mi impossibile farvele conoscere tutte, vi dir che da parecchio tempo, per la misericordia di Dio, non aveva pi affetto alle cose che possono portare al peccato mortale e aveva un grandissimo desiderio di vivere devotamente. Sei settimane prima della morte ebbe una febbre alta che mise il suo spirito in grande pericolo, ma Dio, facendo apparire la sua potenza al disopra della natura, vi mise la calma, e per riconoscenza di questa grazia, egli risolse di servire Dio per tutta la vita. Non dormiva quasi per nulla tutte le notti, ma aveva una tale pazienza, che le persone che erano accanto a lui non ne ricevevano alcun incomodo. Credo che in quest'ultima malattia Dio ha voluto farlo partecipe delle pene della sua morte, perch egli ha sofferto in tutto il corpo ed ha perduto interamente il sangue, e il suo spirito stato quasi sempre occupato nella meditazione della sua passione. Vers sette volte il sangue dalla bocca, e la settima volta gli tolse la vita all'istante. Io ero sola con lui per assisterlo in questo momento cos importante, ed egli manifest tanta devozione che fece conoscere fino all'ultimo respiro che il suo spirito era unito a Dio. Non pot dirmi altro che queste parole: - Pregate Dio per me, non ne posso pi. Queste parole saranno impresse per sempre nel mio cuore. Vi prego di ricordarvi di lui quando direte Compieta, per la quale aveva una devozione cos particolare che non mancava di dirla tutti i giorni10.

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L 1ter

AL P. ILARIONE REBOURS 11 (fine del dicembre 1625)

Non forse molto ragionevole che io sia tutta di Dio dopo esser stata tanto tempo nel mondo? Vi dico, caro cugino, che lo desidero con tutto il cuore e nel modo che a lui piace. Per ho gravi motivi per diffidare di me stessa riguardo alla perseveranza in questo santo desiderio, a causa dei continui impedimenti che si oppongono ai progetti che Dio ha su di me. Perci, caro padre, aiutate la mia povera anima, e con le vostre orazioni rompete questi lacci che mi legano cos fortemente a tutto quello che non Dio, e per il suo santo amore, continuate le preghiere che mi promettete.

L 1 AL SIGNOR VINCENZO 5 giugno 1627

Signore, Spero che perdonerete la libert che mi prendo di manifestarvi l'impazienza del mio spirito, tanto per il vostro lungo soggiorno passato, quanto per il timore dell'avvenire e per non sapere il luogo dove andrete dopo quello in cui siete. E' vero, Padre, che il pensiero del motivo che vi obbliga ad allontanarvi mitiga alquanto la mia pena, ma ci non impedisce che nella mia ignavia, i giorni qualche volta mi sembrino mesi: per voglio aspettare con tranquillit l'ora di Dio e riconoscere che la mia indegnit la ritarda. Mi sono ben accorta che madamigella du Fay 12 ha un po' pi del solito il cuore stretto dal desiderio. Passammo insieme il giorno di

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Pentecoste, e dopo la funzione religiosa, ella avrebbe voluto parlarmi liberamente a cuore aperto, ma ce ne astenemmo nell'attesa e col desiderio di fare la volont di Dio. L'opera che la sua carit mi ha data fatta; se le membra di Ges ne hanno bisogno e se voi, Padre, avete piacere che ve la mandi, non mancher: non ho voluto farlo senza il vostro ordine. Finalmente, mio onoratissimo Padre, dopo un po' d'inquietudine mio figlio in collegio 13 e, grazie a Dio, molto contento e sta bene in salute; se continua cos sono abbastanza tranquilla da questo lato. Permettetemi, Padre, d'importunarvi ancora a proposito di una ragazza di 28 anni, che vorrebbero far venire dalla Borgogna per darla a me. E' ben istruita e virtuosa, a quanto mi hanno detto, ma prima di lei, la buona ragazza cieca di Vertus 14, mi aveva detto che quella che era con lei, di 22 anni di et, poteva forse venire qua. Da quattro anni sotto la direzione dei reverendi Padri dell'Oratorio e di vita tutta campagnola. Non sono proprio sicura che voglia venire, per me ne ha mostrato un certo desiderio. Vi supplico umilissimamente, Padre, di farmi sapere che cosa devo fare per questo. La persona che va in Borgogna deve partire luned e, pensando che tornerete questa settimana, promisi di darle una risposta. Il nostro buon Dio ha concesso alla mia anima un sentimento di lui pi vivo del solito, ma sono sempre purtroppo nelle mie imperfezioni. Quando non porr pi nessun ostacolo agli effetti delle preghiere che spero dalla vostra carit, credo che mi corregger. Ho assai desiderato, nei giorni scorsi, che vi ricordaste di offrirmi a Dio e che gli domandaste la grazia di compiere interamente in me la sua santa volont, nonostante le opposizioni della mia miseria. Dunque, Padre mio, vi faccio con la pi profonda umilt questa supplica e vi domando perdono di questo mio importunarvi tanto, poich sono, Signore, per la bont di Dio, la vostra obbligatissima serva e indegna figlia 15.

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L 2 AL SIGNOR VINCENZO 13 gennaio 1628

Signore, Circa tre settimane fa, essendo da madamigella du Fay, mi capit un'occasione per la quale vi scrissi, ma temo che le mie lettere si siano perdute. L'argomento principale era un consiglio che vi domandavo per mio figlio. Ora per, signore, non sono pi negli stessi termini, perch sia che Dio non lo voglia, presentemente, nella decisione di farsi ecclesiastico, o che il mondo si sia opposto, il suo fervore diminuito molto. Trovando in lui un s gran cambiamento di spirito, ne ho parlato francamente alla Madre superiora 16, che mi ha consigliato di metterlo a pensione da quei buoni ecclesiastici 17, per le ragioni che vi dir, se Dio mi fa la grazia di vedere il vostro ritorno, di cui ho gran bisogno. Certamente non ho mai sentito come ora la vostra assenza, dati i bisogni che ho avuto dopo la vostra partenza, e in questo devo confessare la mia debolezza, assicurandovi, Padre mio, che se Dio mi fa la grazia di ricordarmi del passato, non avr motivo di gloriarmi. Domando forza dall'aiuto delle vostre preghiere, per l'amor di Dio, e vi ringrazio molto umilmente della premura che avete avuto di scrivermi e dell'onore che mi avete testimoniato col vostro ricordo. Io non lo merito e Dio tanto buono da sopportarmi. Oh! mio carissimo Padre, offrite la mia volont alla misericordia divina, poich voglio, mediante la sua santa grazia, convertirmi e dirmi veramente, Signore, vostra umilissima serva e indegna figlia in Nostro Signore.

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P.S. - Madamigella du Fay sempre nelle sue infermit corporali ed stata quasi sempre a letto da quindici giorni, per senza febbre; desidera molto il vostro ritorno.

L 3bis

AL SIGNOR VINCENZO Sabato a mezzogiorno [maggio 1630]


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E' un anno che non c' nessun procuratore nella Carit 19, eppure un buon uomo ha sempre registrato le entrate e le uscite, e ora accetterebbe la carica se venisse eletto. Le sorelle20 della Carit si sono un po' raffreddate nel loro ministero e hanno tralasciato spesso la visita dei malati nel giorno che toccava a ciascuna, e questo perch la tesoriera ha tanta buona volont che fa cucinare per quelle che vi sono e anche perch la superiora ed essa si contentavano qualche volta di dare il denaro ai malati. Ne davano in tal modo a qualcuno bisognoso, trascuravano spesso di avere della carne e facevano passare le uova ai malati o qualche altra cosa che era di loro gusto. Le dette sorelle, almeno la maggior parte, lasciano la santa comunione mensile ed hanno bisogno di essere infervorate da qualche predica quando si far l'elezione del procuratore. La superiora si contentava di tenere la cassa presso di s e aveva consegnato le due chiavi alla tesoriera. Esse sono angustiate per l'accettazione dei malati e dicono che non c'era bisogno della [confraternita della] Carit, per non ammettere se non quelli che non hanno proprio nulla, poich ve ne sono pochissimi o nessuno in simile condizione, e ce ne sono invece molti i cui beni sono talmente vincolati, che preferirebbero morire di fame che poterli vendere e profittarne.

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1631-1636

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L 4 AL SIGNOR VINCENZO 4 settembre (verso il 1634)

Signore, Vi rimando il regolamento di S. Salvatore che non avevo ancora visto. Mi pare che l'inizio faccia dipendere tutta la confraternita dal sig. parroco, il che non so se sar opportuno. E' vero che i signori parroci di Beauvais ne sarebbero molto contenti, ma questo li porterebbe subito a non volere pi che nessuno s'occupasse di ci che avviene in ciascuna confraternita. Credo per, Signore, che necessario che le ufficiali comunichino loro l'accettazione dei malati o almeno dicano quali malati esse riceveranno; che sia detto nel regolamento che da essa sono raccolti i voti per l'elezione; che la tesoriera far il rendiconto alla sua presenza, senza parlare affatto del signor vicario generale; che sia precisato il numero delle dame e che i posti vacanti siano occupati da quelle che vengono presentate ai signori parroci per la loro recezione e per ricevere la loro benedizione. Quanto al procuratore, non so se sarebbe facile metterne uno per ciascuna confraternita, poich esse non s'assoggetteranno mai a far registrare le queste (fatte) da lui. I conti potranno registrarli le dame stesse. Al procuratore dunque non resta che far eseguire i legati se ce ne fosse qualcuno, a profitto delle confraternite, e in tal caso, sembra che un sol procuratore potrebbe bastare per tutte. Intendo dire questo, Signore, solo riguardo a Beauvais, perch per Liancourt, il regolamento ordinario buono specialmente quando raccomanda l'amicizia tra loro e le pi ampie.... 21, a causa degli esercizi sia del mattino che della sera, del ricordo della presenza di Dio durante la giornata, e che inoltre, Signore, i posti vacanti siano occupati nel modo detto sopra. Dappertutto ci sono dei buoni procuratori. Nel caso, Signore, facciate qualche articolo particolare nel regolamento, vi prego di ricordarvi di quell'ufficiale che tanto insiste per essere ammesso a procurare il bene della confraternita. E [dire] se il regolamento consentir che ci siano due ragazze indicate da madama di Liancourt 22 per essere infermiere, le quali abiteranno nella casa che la detta dama d a tale scopo e saranno obbligate a preparare e portare le medicine, tanto ai malati di Liancourt che a quelli di La Bruyre, Cauffry e Rantigny, ed avranno

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cura di visitare i detti malati almeno due volte alla settimana e di fare tutto quello che sar prescritto nel regolamento e negli atti di fondazione che saranno fatti su questo punto. In questi luoghi la questua si fa la domenica nelle case, e le altre feste in chiesa. I procuratori hanno un libro dove scrivono il ricavato di ogni questua e cos pure la tesoriera. Le cassette sono solamente con due serrature, e credo che sarebbe bene dire che la custodia di esse sar affidata a membri della confraternita. Credo, Signore, che sarebbe bene che in ciascuna cassetta ci sia un registro come quello che vi ho lasciato, affinch tutto ci che avverr nella confraternita, vi possa essere trovato. Al principio del libro penso che bisogna scrivere ci che riguarda la fondazione, poi il regolamento, quindi i nomi delle sorelle, poi l'elezione del procuratore e delle ufficiali; in seguito si potranno mettere le nuove elezioni. Verso la met del libro notare che bisogna scrivere i nomi delle sorelle che morranno e di quelle che ne prenderanno il posto; dall'altra parte del libro i legati pii e i doni straordinari, e in un posto a parte indicare i mobili che appartengono ai poveri. Il libro che ho portato quello di La Bruyre, per il fatto che l'istituzione era segnata per intero. Credo che la superiora deve tenere un libro in cui faccia scrivere il nome dei poveri malati, il giorno che sono stati ricevuti e quello della loro morte o il giorno in cui la Carit cessa di assisterli. Se voi, Signore, non m'aveste domandato di farvi questo promemoria, non avrei osato pensarvi. Non so come mai abbia tanto ritardato, se non per il fatto che io sento purtroppo il mio spirito rallentarsi tanto per il bene altrui, quanto per le mie particolari occupazioni. La buona suor Giovanna [della parrocchia] di S. Benedetto 23 mi ha condotto or ora tre ragazze di Colombes 24, di molto buone maniere, che hanno gran desiderio di servire i poveri in qualunque luogo si vorranno mandare. Credo che verranno a trovarvi uno dei prossimi giorni. Mi dispiace molto di aver perduto la giornata che la vostra carit mi voleva dare, e credo che ci sia un po' di colpa mia. Avrei proprio bisogno di avere alcuni giorni per pensare a me stessa per un po' di rinnovamento. Credo, Signore, che quando bisogner lavorare per l'esercizio della carit a S. Lorenzo 25, se mi vorrete far l'onore d'impiegarmici, sar necessario che io vi rimanga qualche giorno,

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ed allora potrei servirmi di quest'occasione, se giudicate che sia a proposito. Ma per l'amor di Dio, Signore, domandate che la sua misericordia vi faccia conoscere i miei bisogni, altrimenti temerei ch'Egli volesse abbandonarmi del tutto, poich permette che abbiate questo sentimento. Vi mando il promemoria di ci che fu fatto in ciascuna adunanza di Beauvais. Sar bene che il regolamento che farete stendere sia per S. Salvatore 26, e mandandolo avvisare [questa confraternita] di consegnarlo alle altre, perch lo copino. Se volete aver la bont di rivedere la lettera che vi mandai da Liancourt, vi troverete forse qualche cosa di pi che ora non vi comunico. Perdonatemi, per favore, questo disordine che ho; vorrei quasi scusarmi per la mia poca memoria, ma voi sapete che io sono e sar sempre, Signore, la vostra umilissima figlia e obbligatissima serva. P.S. - Le questue si fanno a Beauvais tutti i luned, ma credo che sarebbe opportuno far questa le feste in chiesa. Mi pare che facendo la fondazione subito dopo la missione che monsignor [vescovo] di Beauvais vuole che sia tenuta, sar facile che si ottenga tutto quanto si potr desiderare a vantaggio della confraternita. Non mi sono affatto occupata di proporre questa questua.

L 5 AL SIGNOR DEHORGNY27 (nel Collegio dei Bons-Enfants) 29 settembre 1635

Signore, Ho ricevuto le cento lire che mi avete mandate; vi supplico di

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avere la bont di farmi sapere quante camicie volete, quanti copricapo, quanti fazzoletti e tutto ci di cui avete bisogno. Mi dispiace molto che la borsa di tela sia troppo grande; vi mando un copricalice; vi supplico di avere la bont di farmi sapere se va bene; con l'aiuto di Dio non mancher di fare tutto quello che desiderate. Siete troppo buono nei miei riguardi; vi ringrazio umilissimamente dell'onore che fate a mio figlio. Egli ricever il bene che gli procurate. Dio voglia che egli ne sappia approfittare e sia riconoscente per tutta la vostra carit. Lo raccomando sempre alle vostre preghiere, e anche me, che sono, signore, la vostra umilissima serva.

L 43 A SUOR BARBARA 28 Figlia della Carit, serva dei poveri malati, della parrocchia di S. Paolo (Parigi) 29 [Verso il 1636]

Carissima sorella, Sono molto preoccupata per la malattia della nostra carissima sorella che saluto con tutto il mio cuore, ai piedi di Ges Cristo, esortandola spesso, per il suo santo amore, a non annoiarsi, a provare in se stessa il bisogno che i nostri padroni, i poveri malati, hanno di assistenza, di cordialit e di dolcezza. Proprio in questo stato essa pu mostrare la sua fedelt nell'amare la santissima volont di Dio. Quanto a voi, cara sorella, non dubito affatto che non abbiate una gran cura di lei. Ma vi prego, sorella, chiamate un medico al pi presto, e abbiate cura anche dei malati della parrocchia. Sapete quanto importi non dar motivo di parlare in codesto territorio. Visitateli, ve ne prego, poich, bench le altre nostre suore abbiano molta cura e carit, sar pi conveniente che ve ne occupiate voi in particolare. Spero che il nostro buon Dio benedir

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le vostre sollecitudini, e Lo prego di darvi abbastanza forza e coraggio per superare le piccole difficolt che avrete, e sono nel suo amore santissimo, la vostra umilissima sorella e serva. P.S. - Se avete ancora bisogno di un'altra suora, fatemelo sapere, ve ne prego.

L 6 AL SIGNOR VINCENZO Dicembre 1636

Signore, Madama di Beaufort 30 m'ha mandato a dire che questo il tempo pi propizio per lavorare intorno alla fondazione della Carit di S. Stefano e che il signor parroco lo desidera molto e per questo scopo ha approvato che ella e un'altra dama facessero la questua in queste feste, come hanno fatto. Vi supplico umilissimamente, Signore, di aver la bont di farmi sapere come devo regolarmi. Avevo pensato di mandarle a dire, se vi par giusto, che le dame che maggiormente desiderano questa santa opera, andassero a trovare il signor parroco e gli dicessero che, per ben cominciare e perseverare, hanno bisogno di un certo numero di persone che si uniscano per questo santo esercizio, sia di grado elevato che di condizione mediocre, affinch le une contribuiscano di pi e le altre si applichino volentieri a visitare, ognuna nel suo giorno, i poveri malati. Perch poi non ci fossero incomodi per nessuno, si

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chiederebbe se fosse espediente dividere la parrocchia in due quartieri. Ma per lavorare con utilit, sarebbe necessario prima di tutto supplicare il detto signor parroco che si faccia stendere un promemoria molto ampio da qualche ecclesiastico che conosca bene i suoi parrocchiani, e che dopo, faccia fare una predica nella sua chiesa allo scopo suddetto: al termine di essa, si potrebbero riunire tutte le dame in un'assemblea, avvertendo anche alla messa che tutte quelle di qualunque condizione che vogliano entrare a farne parte, potranno presentarsi all'assemblea, nella quale si proporr il regolamento che si osserva nelle altre parrocchie. Vi faccio sapere tutto questo, Signore, per abbreviare il tempo, perch tanto che queste buone dame cercano di incoraggiarsi per questo scopo, che io credo che bisogna battere il ferro finch caldo. Ma se a voi pare, mandatemi pure a dire il contrario di ci che vi propongo, poich sapete bene che cos bisogna fare, se vi piace. Vi ringrazio umilissimamente, Signore, della vostra carit; il buon Dio sa bene che avevo bisogno di questo soccorso e perci m'ha dato l'indirizzo d'una lattaia, che da tre giorni ci fornisce il latte. Eccoci vicini alla fine dell'anno. Desidero molto, se Dio mi concede di cominciare quell'altro, che il nuovo anno sia favorevole per il suo servizio. Supplico la vostra carit di dirmi una buona parola a questo scopo: i poveri si contentano di poco, ma io lo stimer molto, essendomi data a Dio per mezzo di voi, di cui sono, Signore, umilissima figlia e serva. P.S. - Signore, tutte le vostre figlie si permettono di raccomandarsi alla vostra carit.

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1638-1639

L 7 AL SIGNOR VINCENZO Da La Chapelle (17 gennaio 1638)

Signore, Il nostro procuratore della Carit e le sorelle fanno oggi meraviglie per la festa del santo Nome di Ges, ed hanno mostrato il desiderio, spontaneamente, che vi supplicassi di far avere loro un'esortazione per i vespri, che non si diranno prima delle due e mezzo. Desidererebbero molto il signor de la Salle, ma se non si pu, ne accetteranno certo un altro; io unisco la mia preghiera alla loro, affinch siano incoraggiate alla perseveranza. Credo che sappiate che la nostra suor Barbara 31 qui, e che lei ed io ci siamo molto rafforzate. Credo che sarebbe molto bene che essa avesse l'onore di vedervi prima di partire. Non bisogna pensare a un po' di mobilio che le sar necessario? Non state in pensiero, vi prego, per la nutrice dei bambini, che ancora non abbiamo, poich la nostra potr bastare per il tempo che ci indicate, ed anche di pi. Sono, Signore, nell'amore di Ges, la vostra umilissima figlia e obbligatissima serva.

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L 26

AL SIGNOR VINCENZO 2 luglio (verso il 1638)

Signore, Mi hanno detto or ora che nella casa dove stanno le Figlie della Carit dell'Ospedale c' il contagio 32. Vi supplico di farmi sapere se bisogna levarle di l, o se, lasciandole, occorre avvertir le dame di non andarvi, e se noi stesse, intendo le Figlie della Carit di qui 33, ci dobbiamo andare. C' pericolo a prendere della marmellata per portarla all'Ospedale? 34 Vi siete dimenticato di me riguardo al bisogno che, come vi mostrai, avevo di parlarvi. Non so quello che il buon Dio vuol farvi capire, ma spero che la vostra carit me ne avvertir, poich io sono, Signore, vostra umilissima figlia e obbligatissima serva. P.S. - Non vi dico nulla dell'azione che ho fatta fare cos a sproposito alle figliole; aspetto quello che alla vostra carit piacer ordinarmi.

L 38

AL SIGNOR VINCENZO Domenica (verso il 1638)

Signore, Mander la vostra risposta a madama Pelletier 35 per mezzo di suor Turgis36. Sono cos cattiva che avrei voluto che la parola del suo sollecito ritorno non vi fosse stata. Il signor di Liancourt pass ieri di qui, io per non lo vidi, ma mi fece dire che la madama sua moglie era molto ansiosa per il mio ritorno. Il leggero salasso di ieri m'ha prodotto sudore per tutta la notte e mi ha molto sollevata, grazie a Dio, dimodoch ho lasciato il letto. E poich non ho abbastanza forze n salute per venire a trovarvi,

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vedendo il cattivo tempo, e (poich) ho bisogno di parlarvi, avevo fatto dire al fratello portinaio che vi supplicavo di prendere l'incomodo di venire voi qui. Mi prendo questa libert per la confidenza che la vostra carit altre volte mi ha dato, poich credo di essere sempre, Signore, vostra umilissima e obbligatissima figlia e serva37

L 89

AL SIGNOR VINCENZO Gioved (verso il 1638)

Signore, Suor Turgis molto in pena perch il sergente della compagnia del sig. de Castillon venuto a dirle che mander dei soldati ad alloggiare, tanto nella parte anteriore della casa, quanto in quella dove stanno i bambini: faranno rumore. Se a voi pare bene che, ritornando [il sergente], rifiutasse di alloggiarli, facendosi forte [dell'autorit] di madama la duchessa d'Aiguillon 38, o la madama la cancelliera, fino a che la vostra carit non ottenga la proibizione della Regina, o se invece credete meglio fare in altro modo, abbiate la bont di mandarglielo a dire per mezzo del latore [della lettera], se non lei. Sono, Signore, vostra umilissima e obbligatissima figlia e serva.

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L 8bis

SIGNOR VINCENZO Marted (verso il 1638)

Signore, Eccovi una lettera. Credo che sia necessario provvedere prontamente a questa povera ragazza, che ha talmente conquistato il cuore degli abitanti, che c' la voce che se si leva lei, non riceveranno pi altre ragazze. Questa va da molto tempo a consigliarsi da tutti e particolarmente dai vecchi scapoli chiamati Signori de la Noue dai quali ricava dei vantaggi, fa buoni pranzi, riceve bottiglie di vino e pasticci [dei carne]. Vi supplico umilissimamente e per l'amor di Dio di pensare agli inconvenienti di questo brutto affare, di cui penso di esser io la causa. Vi supplico di pregare il nostro buon Dio che mi perdoni. Signore, [sono] la vostra umilissima e obbligatissima figlia e serva.

L 9 ALLA MADRE SUPERIORA DELLE BENEDETTINE AD ARGENTEUIL39 La Chapelle, 16 maggio 1639

Madama, Forse vi stupirete che io, pur non avendo l'onore di conoscervi n di essere conosciuta da voi, mi prenda la libert di scrivervi. Non lo farei se non avessi la convinzione che non la troverete una cosa cattiva, perch proprio per l'amor di Dio - che noi vogliamo servire e amare - vi mando una ragazza di questo paese, che benestante e tutta piena di buoni desideri, per occupare il posto che mi stato detto esserci nella vostra casa per una suora laica. Ho avuto questa informazione da una delle ragazze, serve dei poveri malati delle Carit delle parrocchie, che Dio ha chiamata e

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messa in questa condizione da otto anni. Non ho voluto credere, Madama, che siete stata voi a dare l'incarico di allontanarla dalla sua vocazione, non potendo immaginare che coloro che (ne) conoscono l'importanza volessero tentare di opporsi ai piani di Dio, e mettere un'anima nel pericolo di perdersi, togliendo il soccorso ai poveri abbandonati, che si trovano in ogni specie di bisogni e non possono realmente essere soccorsi se non col servizio di quelle buone ragazze, che staccandosi da ogni interesse personale, si danno a Dio per il servizio spirituale e temporale di quelle povere creature che la sua bont vuole certamente considerare come sue membra. Dio voglia, Madama, che quella che avete gi nella vostra casa vi serva bene, e con sua soddisfazione. Voglio credere che non era chiamata allo stato in cui era, perch altrimenti sarebbe molto da biasimare. Ma, Madama, non permettete pi, ve ne supplico, che siano provate a nome vostro, perch questo potrebbe servire di tentazione a molte altre, per non m'impedirebbe di essere, come sono nell'amore di Ges crocifisso, la vostra umilissima e obbedientissima serva 40.

L 11

A SUOR BARBARA ANGIBOUST E SUOR LUISA GANSET41 A RICHELIEU42 26 ottobre 1639

Mie buone sorelle, Non dubito affatto che abbiate sentito molto la perdita che abbiamo fatta con la morte di madama la presidente Goussault 43; gli obblighi che ci legavano a lei ci devono servire a farcela imitare, affinch Dio ne sia glorificato. Lo spero da voi mediante la sua santa grazia, e voi, figlie mie, avete gi sentito gli effetti di questa grazia col bene che la sua bont ha voluto che faceste nel luogo in cui siete. Ma ho saputo una cosa che ho sempre temuta molto, cio che il vostro piccolo ministero, che riusciva cos

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bene per il sollievo dei malati e l'istruzione delle fanciulle, non servito affatto alla vostra perfezione, e al contrario, sembra che vi abbia nociuto, perch il buon odore che davate comincia a svanire. Pensate, mie buone sorelle, a quello che fate: siete la causa che Dio offeso spesso invece di essere glorificato, il prossimo scandalizzato e voi date motivo di non stimare pi il santo esercizio della carit. Come oserete un giorno comparire davanti a Dio per rendergli conto dell'uso che avete fatto della grazia cos grande che vi ha fatta di chiamarvi nello stato in cui vi ha messe? Egli voleva ricavarne la sua gloria ed ecco che voi gliel'usurpate. Voi, suor Barbara, con la vostra poca cordialit verso la suora che Dio vi ha data, con i vostri piccoli atti di disprezzo e col poco sopporto delle sue infermit: come non vi siete ricordata che, quando siete stata messa con lei per tenere il posto di superiora, questo era per obbligarvi alle condizioni di madre, molto pi grandi [di quelle] delle madri corporali, dovendo aver cura della sua salvezza e perfezione pi che le madri naturali? e questo vi obbligava a una grande dolcezza e carit, come il Figlio di Dio ha raccomandato sulla terra. E voi, accettando questa carica, non avete compreso subito a quale umilt vi obbligava, poich avete tante ragioni di riconoscere la vostra incapacit? Quando ordinate qualche cosa, non dovete forse avere sempre davanti agli occhi, che l'obbedienza che ve lo fa fare, non che avete da voi stessa il diritto di comandare? Ors, mia cara sorella, spero che il male non sia in uno stato tale che sia senza rimedio: mettetevi seriamente le vostre mancanze davanti agli occhi, senza scusarvi, perch in realt niente pu esser causa del male che facciamo se non noi stessi. Confessate questa verit davanti a Dio, eccitate nel vostro cuore un grande amore per la nostra cara suor Luisa, e considerando la giustizia misericordiosa del nostro buon Dio, gettatevi ai suoi piedi e domandatele perdono delle vostre freddezze verso di lei e di tutte le pene che le avete recato, con la promessa, con la grazia di Dio, di amarla come Ges Cristo stesso vuole, di mostrarle la cura che dovete avere di lei e di abbracciarla, con questo sincero sentimento nel cuore. E voi, mia cara suor Luisa, eccovi ancora caduta nelle vostre piccole cattive abitudini: che pensate della vostra condizione? E' forse una vita di libert? Dio ce ne guardi; deve essere una vita di continua sottomissione e obbedienza. E' possibile che non ci

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pensiate mai, oppure che se ci pensate abbiate cos poco amor di Dio e cos poca paura della vostra salvezza, da trascurare di fare ci a cui siete obbligata? Figlia mia, fatevi un po' di violenza: che ci guadagnate quando fate delle visite o dei pellegrinaggi senza permesso, o volendo vivere in tutto secondo la vostra volont? Non vi ricordate che non dovete far nulla n andare in nessun luogo senza il permesso di suor Barbara, che prima di partire avete accettato some superiora e che dovete amare come e anche pi che se fosse vostra madre? Credo che non pensiate mai alla vostra condizione, perch fate tante cose che sono incompatibili con essa. Non avete paura e rimorso di perderla per delle soddisfazioni cos leggere? Credo che la causa della maggior parte delle vostre colpe (come mi viene in mente adesso) il fatto che avete del danaro, e voi avete sempre desiderato averne. Se volete dare retta a me, vi libererete da questo attaccamento; mettete tutto nelle mani di suor Barbara, non vogliate aver se non ci che essa vi permetter ed eccitatevi all'amore della povert per onorare quella del Figlio di Dio, e con questo mezzo otterrete quello che vi necessario per essere vera figlia della Carit. Altrimenti io dubito molto della vostra perseveranza: vi dico questo col timore che non lo facciate, ma non ho potuto fare a meno di dirverlo. Ricevetelo di buon animo, perch solo l'amore che Dio mi d per tutte voi mi fa parlare cos. Ors, mia buona sorella, credo che non disprezzerete i miei piccoli avvisi e perci, riconoscendo quanto Dio merita di essere amato e servito, proverete grande vergogna di aver compiuto cos male il vostro dovere da quando Egli vi ha fatto la grazia di chiamarvi nello stato in cui siete e particolarmente nel luogo in cui ha dato tante benedizioni al vostro santo lavoro; e facendo un proposito ben pi forte di quello che avete fatto nel passato, gettatevi anche ai piedi di suor Barbara, con....44 Non vedete che le vostre anime non sono in pace e che questo fa s che non partecipate alla santa pace che il Figlio di Dio ha portato a quelli che sono di buona volont, n partecipate a quella che ha lasciato ai suoi santi apostoli andando in cielo? Avvertendovi delle vostre opere, mi metto le mie davanti agli occhi, e questo, figlie mie, mi fa dirvi che la colpa che ora sento di pi il cattivo esempio che vi ho dato nella pratica delle virt che io vi raccomando. Vi prego, mie buone sorelle, di dimenticarlo

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e di domandarne perdono per me e la grazia di correggermi: lo desidero con tutto il cuore. Sono stata anche troppo negligente nello scrivervi; ora io voglio credere che mi perdonate, come ve ne prego e offro al nostro buon Dio l'atto di riconciliazione che, son sicura, farete dei vostri cuori pieni di buona volont: ad essi unisco il mio, affinch otteniamo insieme la misericordia di cui abbiamo bisogno e la grazia di vivere d'ora in poi con l'amore di Ges Crocifisso, nel quale sono, carissime sorelle, la vostra umilissima sorella e serva. P.S. - Sapete, [care sorelle, che cosa] mi aspetto dalla vostra riconciliazione? Oltre un rinnovato affetto, [che abbiate il cuore] aperto l'una all'altra; che non vi vedano mai una senza l'altra, che [sarete insieme nelle visite] che fate in citt e che vi guarderete dalle amicizie particolari [con le dame, non facendo loro] nessuna visita, non amando altro che la vostra camera in compagnia [l'una dell'altra. Io non] dico che rifiutiate le visite che donne oneste vi [faranno la] carit di farvi. Una vera umilt accomoder tutto 45

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1640

L 12

AL SIGNOR ABATE DI VAUX 46 AD ANGERS47 Venerd (1640)

Signore, La nostra buona donna dispostissima a fare quello che vi piacer, e se non m'inganno, vi render un buon servizio. Le ho presentato tutte le condizioni necessarie per questo (lavoro) ed essa le trova facili. Mi ha detto che, da quando ha prestato servizio all'Ospedale, ha bisogno di vino quando lavora, ma le baster circa mezzo litro al giorno. Le ho detto di tornare domani a trovarmi, oppure le far sapere se questo buon affare per lei si potr fare. I nostri Signori 48 hanno desiderato che presentassi loro il modo che sarebbe bene [seguire] per seppellire le Figlie; ecco il mio pensiero su questo punto e una parte di ci che abbiamo praticato con le prime. Vi supplico, signore, di avere la bont di aggiungere e togliere ci che riterrete necessario. La nostra suorina sta sempre molto male, e io sono nel mio solito bisogno di essere aiutata dalla vostra carit davanti a Dio, nell'amore del quale sono, signore, la vostra umilissima e obbedientissima figlia e serva. P.S. - Vi supplico umilissimamente, signore, di avere la bont di rimandarmi il foglio per farlo vedere, domani dopo pranzo, a quei Signori che devono venire a trovarmi molto presto. Hanno fatto firmare questo verbale 49, ma non penso che quello che devo avere possa essere pronto: non sarebbe meglio che lo mandassimo a Parigi? Si supplico umilissimamente, signore, di dirmelo.

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L 13

AL SIGNOR ABATE DI VAUX (Febbraio 1640)

Signore, Ho un obbligo troppo grande verso di voi perch, malato, la vostra carit si ricorda dei miei bisogni, come quando state in buona salute. Ricevetti ieri una lettera del Signor Vincenzo che mi raccomanda sempre di prendere un [vettura a] barella 50. Non mancher di servirmi dell'avviso che mi date voi, per avere anche il suo su questo argomento. Mi dispiace molto, signore, che le mie infermit m'impediscano di compiere i miei doveri durante la vostra indisposizione, per offrirmi a rendervi i piccoli servizi che potessi fare; se, cos lontana, giudicate che possa fare qualche cosa, chiedetemi - ve ne supplico umilissimamente - di darmi modo di obbedirvi e attestarvi che sono, signore, nell'amore di Ges Crocifisso, la vostra umilissima e obbedientissima figlia e serva.

L 14

AL SIGNOR ABATE DI VAUX, AD ANGERS Saint-Martin, 24 febbraio 1640

Signore, La vostra carit ha voluto ancora aumentare il mio debito di riconoscenza essendovi incomodato a darmi il vostro lacch per darmi questa consolazione 51. Mi viene certo in mente di ringraziarvi anche di tutti gli altri benefici che ho avuti e ho ricevuti da voi 52. Ma vi devo dire, signore, che il ringraziamento per i grandi obblighi verso le persone che io onoro come fo con voi, mi sembra cos al disotto del dovere, che ordinariamente non posso farne; e questo, signore, mi fa essere senza parole proprio quando dovrei mostrarvi pi vivamente i miei sentimenti di riconoscenza. Voi

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me lo perdonerete, vi prego, poich sono cos stupida che mi comporto cos anche verso il nostro buon Dio per i suoi innumerevoli benefici, che riempiono il mio animo pi di ammirazione che di ringraziamento. Gradite dunque, signore, ve ne supplico, che io rimanga in silenzio per questo motivo di impossibilit, e permettetemi di dirvi che io so di non aver avuto mai, verso qualunque persona al mondo, un obbligo maggiore che verso di voi, del quale sono, signore, la vostra umilissima figlia e obbedientissima serva. P.S. - Mi sembra, signore, che mi abbiate raccomandato di scrivervi la maniera di fare lo sciroppo di rose e il modo di trattare i poveri malati. Ecco quello che ho scritto, e vi domando perdono che sia fatto cos male: il nostro Maestro, che il medico caritatevole, supplir.

L 15

AL SIGNOR ABATE DI VAUX, AD ANGERS 26 febbraio 1640

Signore, Siamo arrivate a Tours, per grazia di Dio, in buona salute. Mi sono decisa a prendere un piccolo carro per arrivare fino ad Orlans, e questo mi spinge a ringraziarvi umilissimamente della vostra carrozza e a rimandarvela senza incidenti, grazie a Dio! Mi auguro che il ritorno sia uguale. Ho un gran desiderio di avere notizie delle nostre suore; vi supplico umilissimamente, signore, di avere la bont di far avvertire suor Turgis 53 che me ne dia. Spero che saremo mercoled ad Orlans, ma tuttavia credo che bisogner che aspetti di riceverne a Parigi. Non dubitate, signore, della consolazione che avr quando sar assicurata della vostra salute, poich sapete che io sono veramente, signore, la vostra umilissima figlia ed obbligatissima serva. P.S. - Parecchie ragioni mi hanno obbligata a cambiare qui la strada.

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L 16

AL SIGNOR ABATE DI VAUX La Chapelle, 23 marzo 1640

Signore, Perdonatemi, per favore, se disturbo tanto la vostra carit. Speravo di avere vostre notizie tutte le settimane, per mezzo vostro o di qualche altro, e poich vedo che questo mi manca, mi prendo la libert d'interrompere le sante occupazioni della vostra carit, per supplicarvi umilissimamente di volermi far sapere la condizione delle piccole occupazioni dell'opera delle nostre figlie, per le quali sto un po' in pena, poich io non dovevo venire senza questa spedizione. Sono cos soggetta a fare degli sbagli che questo non dovrebbe stupirmi, sperando che - poich non son capace di niente - Dio possa e voglia molto spesso ricavare la sua gloria dalle persone della mia qualit, per far conoscere che la sua potenza non ha nessun bisogno delle sue per eseguire i suoi progetti. Spero, signore, con l'aiuto di Dio, che le tre suore 54 che ho promesse, partiranno marted, senza dubbio. Ho tardato a mandarle pi di quel che pensavo, per la difficolt che abbiamo avuta a toglierle dal luogo dove erano, assicurandovi, signore, che il meglio di quanto ci resta, eccettuata qualcuna che ci molto necessaria. Crederei di sbagliare se le raccomandassi alla vostra carit: ho molti motivi per credere che il nostro buon Dio ha affidato alla vostra carit la direzione di quest'opera. Solamente, signore, ho un'umilissima supplica da rivolgervi, cio di perdonarmi le mancanze che io commetto nella formazione di queste buone figlie, e di farmi la carit di avvertirmene, affinch correggendomi abbiate meno difficolt con quelle che verranno dopo. Non so se nelle precedenti lettere vi ho presentato gli umilissimi saluti del Signor Vincenzo; supplir con questa lettera, che termino supplicandovi umilissimamente di onorarmi continuamente con il vostro santo ricordo, con la fiducia che io sono, signore, nell'amore di Ges crocifisso, la vostra umilissima figlia e obbedientissima serva.

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L 17

AL SIGNOR ABATE DI VAUX, AD ANGERS 24 marzo 1640

Signore, Ho ricevuto ora tutte le notizie che la vostra carit ha avuto la bont di mandarmi; commuovono un po' il mio animo, ma con l'aiuto di Dio, la volont si conformer a quella di Dio e agli avvenimenti che gli piacer permettere. Non sarebbe opportuno, signore, far inserire tra gli articoli quello che stato tolto, e che esprimeva la libert che i signori amministratori hanno di rimandare le suore e noi di ritirarle, per far sapere che il Signor Vincenzo non ha mai avuto il proposito di impadronirsi dell'ospedale? infatti, purch la cosa sia reciproca, non importa n all'uno n all'altro. Non mancher, signore, di comunicare la vostra lettera al Signor Vincenzo Scrissi ieri al signor Solimon 55 e lo pregai che, finch le nostre suore sono poche, uscissero il meno possibile. Ma suor Turgis ha commesso l'errore di non comprare quello che i Padri 56 desideravano. Se lo giudicate opportuno, ordinatele, per favore, di chiedere scusa. Temo proprio che quei signori si lascino persuadere dalle voci dei mormoratori, poich mi sembra che non abbiano abbastanza disposizione a scusare completamente le noie che ricevono dai difetti delle nostre suore, guardando alla condotta di Dio in affari di tale importanza. Non vi posso dire, signore, la consolazione che provo perch la bont di Dio ha affidato quest'opera alle cure della vostra carit; questo addolcisce un po' tutte le difficolt che si presentano ed anche la rottura, se Dio permette che avvenga, poich non dubito affatto che continuerete l'assistenza caritatevole che mi fate l'onore di dimostrarmi per la mia povera e meschina persona che vi tanto obbligata, e questo mi fa avere la completa certezza che mi credete, signore, nell'amore di Ges Crocifisso, la vostra umile figlia e obbediente serva.

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L 18

AL SIGNOR ABATE DI VAUX 27 aprile (1640)

Signore, Vi domando perdono del fatto che la mia impazienza a scrivervi con l'ultimo corriere mi indusse a domandare al Signor Vincenzo dei missionari per i luoghi in cui vorreste impiegarli. Poich la sua risposta fu solo verbale, non l'intesi [bene] e questo il motivo, signore, per cui non vi feci le sue scuse per il fatto che non poteva, per allora, mandarvi nessuno di qui. Ma a proposito della Carit, che voi specificate nella lettera, [il sig. Vincenzo diceva che], se lo gradite, raccomanderebbe al signor Lamberto 57 di venire a trovarvi. Egli ammira, signore, la carit che il nostro buon Dio vi d per le nostre povere suore; questo gli fa desiderare che Egli vi dia il pensiero d'avere la bont di far loro qualche piccola conferenza, sia pure d'un quarto d'ora, sulle virt di cui esse hanno bisogno e specialmente quelle alle quali sono obbligate dalla loro vocazione. Sono preoccupata di suor Turgis; credo, signore, che abbia bisogno di qualche medicina per prevenire una grave malattia. Ma bisogna che le sia comandata perch ha una grave ripugnanza alle medicine. Mi avete molto consolata con quello che la vostra carit si preoccupata di farmi sapere della nostra suor Maria 58. Temevo che il suo spirito fosse nell'inquietudine. Vi supplico, signore, di informarmi se la nostra povera suor Margherita morente o morta contenta, perch dal modo come mi hanno mandato sue notizie, non posso credere altro che alla sua morte 59. Dio sia benedetto di tutto. Forse lo spirito della nostra suor Clemenza 60 si fortificher quando anche gli organi del suo corpo, indeboliti dalla malattia e dalle medicine, si saranno rimessi. Penso che non le si debba chiedere troppe cose, sia per la memoria che per l'immaginazione, e lasciarla a lungo senza fare orazione. Perdonatemi, signore, se mi prendo la libert di parlarvi di tutti questi particolari; mi prendo questa confidenza per la carit che vi ha fatto essere cos perfettamente nostro padre, e di questo

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Dio sia eternamente benedetto? Nell'amore del suo Figlio crocifisso sono, signore, la vostra umilissima e obbedientissima serva. P.S. - Signore, mi prendo la libert di mandarvi aperta la lettera per le nostre suore, affinch vediate quello che il Signor Vincenzo dice loro riguardo all'obbedienza.

L 19

AL SIGNOR ABATE DI VAUX, AD ANGERS 3 maggio 1640

Signore, Abbiamo un gran motivo di ringraziare Dio che addolcisce cos per la sua misericordia i colpi di sferza che la sua giustizia ci fa sentire 61. Ecco, la nostra suor Genoveffa 62 sta meglio: come sarei stata in pena se vi foste esposto di pi. Vi supplico, signore, per l'amor di Dio, non permettete che le nostre suore siano cos importune, poich io temo che, vedendo la grande carit che Dio vi d per loro, ne abusino, senza timore del pericolo, non pi che di se stesse. Ma hanno un grande torto se vogliono nascondere il loro male, nel caso che voi, signore, e codesti [amministratori] ordinino loro diversamente, come anche [hanno torto] se non stanno abbastanza separate. Non scrivo loro con questo corriere per non togliere loro il tempo del servizio ai loro poveri malati, che io vorrei non riceves-

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sero danno, e sar cos, purch non siano troppo preoccupate di se stesse. Voi mi riferite sempre il bene su di loro; non temete affatto, signore, ve ne supplico, di avvertirmi anche dei loro difetti. Credo di non aver capito bene quello che mi comunicate per il Signore Vincenzo a proposito della Missione. Avrete ricevuto, son sicura, la seconda lettera che vi ho scritta su questo punto e avrete visto le sue scuse. Lodo Dio di avere scelto come Padri dei poveri le due persone di cui mi informate. Ma il buon signor Gardeau 63 non ha pi nessun incarico? Credo che se non lavora, la conclusione del contratto rimarr sospesa64. Mi sembra, signore, che quei signori [amministratori] hanno gran torto di temere che si stabilisca una comunit, poich il potere che si riservano e vien loro dato molto volentieri, [cio il potere] di togliere le suore, li deve assicurare che sono sempre loro i padroni. Credo, signore, che non manchiate di raccomandare sempre alle Figlie il loro dovere di obbedienza. Il Signor Vincenzo vi saluta umilissimamente: non pu pensare alla vostra carit che con ammirazione. Spero che il nostro buon Dio vi dar la santa perseveranza in essa. Lo supplico di ispirarvi il ricordo dei miei bisogni nel vostro santo sacrificio, poich io sono, signore, per il suo santo amore, la vostra umilissima figlia e serva.

L 20

AL SIGNOR ABATE DI VAUX, AD ANGERS Parigi, 6 maggio 164065

Signore, E' necessario che mi serva ancora della mano di un'altra per rispondere alla lettera che avete avuto la bont di scrivermi il 30 del mese passato. Vi assicuro, signore, che non senza dispiacere.

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Spero di farlo io stessa col primo corriere, e lo farei certo anche ora, mi sembra, se non fosse che non oso sforzarmi troppo presto, oltre al fatto che questa mattina ho preso una bevanda che non mi permette di agire con tanta libert. Mi avete profondamente consolata con le notizie che vi siete compiaciuto di mandarmi sulle nostre povere figlie; non posso dubitare che Nostro Signore non benedica la sua opera purch non vi mettiamo ostacoli. Cercheremo di agire sempre con fiducia e dipendenza dalla sua divina volont. Per le due ragazze di cui mi scrivete, il vostro modo di procedere stato tale che non c' da aggiungere nulla, come mi sembra. Per quella che non ha nulla, non rinunzieremo a prenderla, se lo giudicate opportuno; per l'altra, se la trovate una cosa buona, l'affitto della sua casa potrebbe servire per assistere i suoi pochi parenti secondo il suo desiderio. Per la signorina, non ho bisogno di dir nulla, dato che nelle vostre mani; seguiremo sempre i vostri pareri su questo punto, e in attesa che possa avere l'onore di scrivervi personalmente, sono e sar eternamente, signore, la vostra umilissima e obbligatissima serva.

L 44 AL SIGNOR ABATE DI VAUX, AD ANGERS Arcidiacono e Canonico della Chiesa di Parigi, in citt (maggio 1640) 66

Signore, Una febbre che mi opprime da quindici giorni, con dolori abbastanza fastidiosi, m'impedisce di avere l'onore di scrivervi personalmente, per ringraziarvi molto umilmente della grande cura che la vostra carit ha di noi. Con la mia ultima (lettera) credevo, signore, di avervi mostrato con precisione che mi aspettavo del bene dalle due ragazze di cui mi parlate, e che potevate sempre esser sicuro che sarebbero state ricevute bene, dato che erano presentate da voi. Tuttavia, signore, poich volete ordini pi espliciti, vi dir che il Signor Vincenzo non ci trova nessuna diffi-

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colt, e io da parte mia vi supplico che possano avere l'onore di venire in vostra compagnia. Spero che saranno libere dalle debolezze a cui sono soggette le ragazze di Angers che vengono in questa citt. La nostra suor Maria che ho condotta con me spero che sar l'inizio di quelle che avranno coraggio e robustezza. Le ultime due venute prima di lei erano malate di malattie incurabili fin da quando arrivarono, sono state sempre malaticce da quando sono qua dentro e ora sono sul letto di morte. Sono le due Pierine: credo, signore, che possiate ricordarvene. Godo moltissimo per la speranza che ci date di avere l'onore di vedervi. Ma d'altra parte penso alla perdita che faranno le nostre povere suore e il bisogno in cui potranno trovarsi, soprattutto se i reverendi Padri Riformati entrano in possesso dell'Ospedale durante la vostra assenza. Vi supplico, signore, per l'amor di Dio, di voler lasciare qualche ordine, sia a loro che a colui che la vostra carit lascer come direttore, su quello che dovranno fare nel caso che quel fatto capiti. Supplico Dio di darvi abbastanza forza e salute per attuare i suoi piani su di voi. Sono nel suo amore, signore, la vostra umilissima e obbedientissima serva.

L 21

AL SIGNOR ABATE DI VAUX, AD ANGERS Parigi, 26 maggio 1640 67

Signore, La gravit della malattia mi obbliga a servirmi della mano di altri per ringraziarvi mille volte dell'onore che mi avete fatto con le vostre due ultime (lettere), e per raccomandarmi alle vostre buone preghiere, avendone gran bisogno, dato il pericolo in cui sono stata da tre o quattro giorni, pericolo dal quale non sono ancora fuori. Penso che il Signor Vincenzo risponder a tutto il contenuto delle vostre lettere; vi pregher solamente di avere la bont di far fare una promessa a suor Maddalena 68, che incarichi sua madre di far pagare il debito che ha con un buon prete, suo cugino, che in questa citt e fa pressione fortissima per essere pagato, perch ne ha bisogno. Non avrete che da mandarmi, per favore, la promessa

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e noi vi provvederemo. Con questo, signore, rimango la vostra umilissima e obbligatissima serva. P.S. - Vi supplico umilissimamente di raccomandarmi alle nostre povere suore della Carit e di assicurarle che spero che star abbastanza bene per scrivere loro col primo corriere.

L 22

AL SIGNOR ABATE DI VAUX, AD ANGERS 29 maggio 1640

Signore, Solamente una parola di umilissimo ringraziamento per tutti gli atti di carit che fate alle nostre figlie e di cui mi informate. Dio sia la vostra ricompensa in eterno. Sono molto preoccupata della nostra povera suor Elisabetta 69. Non so se non una debolezza di malattia come ha avuto altre volte. Se fosse cos, signore, credo che, dopo il parere del medico a proposito delle sue forze, sarebbe opportuno rimandarla da noi. Informo suor Turgis che, dopo avervi fatto parlare alle due buone ragazze che desiderano venire e se voi non avete niente da dire in contrario, le mandi e la nostra buona suora potrebbe far loro compagnia. Perdonatemi la brevit; le conseguenze della mia malattia non mi permettono di scrivere di pi, costringendomi a finire ed assicurarvi, signore, che sono la vostra obbedientissima figlia e serva.

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L 27

ALLA CARISSIMA SUOR ELISABETTA MARTIN 70 AD ANGERS (verso il 1640)

Carissima sorella, Compatisco con tutto il cuore le vostre sofferenze e con tutto l'affetto lodo Dio del coraggio che vi d la sua bont. Mi sembra che se lasciaste le medicine e prendeste molta buona acqua, stareste meglio. State tranquilla per quello che mi avete mandato a dire: rinnovate i vostri buoni desideri e credete che davanti a Dio la cosa vale come se fosse fatta. Mi raccomando alle preghiere vostre e di tutte le nostre suore, e sono, carissima sorella, la vostra affezionatissima sorella e serva.

L 28

AL SIGNOR VINCENZO (1640)

Signore, Supplico umilissimamente la vostra carit di prendersi il disturbo di mandarci a dire se dovr avvertire domani, dopo pranzo, le nostre quattro suore. Mi sono dimenticata di proporvi suor Anna 71 di S. Paolo72, della quale, credo, bisogna dirigere lo spirito, e suor Genoveffa 73, dell'Ospedale [di Parigi], che presentemente qui a riposarsi della fatica sostenuta per i trovatelli durante la fine della quaresima. In tal caso sarebbero cinque o sei. Un'altra volta ne potr mancare qualcuna, e cos sar bene che pi di quattro abbiano preso parte all'istruzione che piacer a Dio impartirci per mezzo della vostra carit, della quale sono, Signore, l'umilissima figlia e obbligatissima serva 74

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L 29

AL SIGNOR ABATE DI VAUX (AD ANGERS) 9 luglio 1640

Signore, La poca distanza che c' tra La Chapelle e Parigi ha fatto s che ricevessi le due lettere che avete avuto la bont di scrivermi dopo il vostro viaggetto, delle quali vi ringrazio umilissimamente. A proposito dei buoni sentimenti di quel buon religioso, mi prendo la libert di dirvi, signore, che se avesse pensato che il modo migliore d'insegnare fare, avrebbe fatto conoscere, a quella che gli domandava informazioni, la diversit delle vie di Dio nel condurre le anime. Ma lo spirito delle ragazze deplorevole, quando cercano di tormentarsi con la pluralit dei consigli. Ci che si vede non essere peccato, pu essere sopportato da un'anima umile che non lascia di farne buon uso, per la bassa stima di se stessa che ci le pu dare. Piacesse al nostro buon Dio che io facessi quello che dico! allora io varrei pi di quello che fo. Finalmente, signore, non sono ancora all'inizio di una malattia che causi la morte: questa sar quando Dio vorr. Finalmente quei buoni signori [amministratori] eseguiscono il loro buon proposito per quelle povere anime in pericolo di perdersi. Vi assicuro, signore, che ho una grande consolazione e non avr nessun dispiacere per il fatto che quelle buone ragazze - che avevano avuto l'intenzione di associarsi a noi - servano a quella buona opera, se la volont di Dio. L'unico desiderio che ho quello di avere con noi solo quelle che vi saranno veramente chiamate, senza nessuna considerazione di interesse temporale, e questo non mi fa desiderare nulla intensamente su questo punto; perci, signore, sono profondamente consolata per il modo in cui la vostra carit si comportata con quelle che vi hanno parlato. Sono stata un po' in pena per le nostre suore, perch sono stata a lungo senza avere loro lettere; esse sono sempre con la loro debolezza. Se suor Elisabetta 75 si preparasse dell'acqua e ne pren-

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desse, lei e le altre, una buona quantit, credo che starebbero meglio, ma noi disprezziamo quello che abbiamo. Secondo me star per lungo tempo senza febbre. Penso, signore, che non ci sarebbe pericolo a lasciarla lavorare, purch non vada all'eccesso, e lasciarla uscire a passeggio o che faccia qualche cosa nel giardino, almeno due volte al giorno. Che direte della mia troppo grande libert di parlarvi cos di tutte le cose? La vostra carit mi ha ordinato di fare cos, mi sembra, e questo mi ha resa in modo particolarissimo, signore, la vostra obbligatissima serva e umilissima figlia.

L 47

AL SIGNOR ABATE DI VAUX, AD ANGERS La Chapelle, oggi, [festa di] S. Anna (26 luglio 1640)

Signore, Mi sono certo accorta delle vostre frequenti visite fuori della citt e mi sembra certamente che ci fosse un po' di disordine tra le nostre suore. Non so se il signor Lamberto 76 ci sar stato o se ci verr; vi supplico umilissimamente, signore, di aver la bont di parlargli molto apertamente del loro stato, sia in generale che in particolare. Lodo Dio con tutto il cuore che quella buona ragazza si sia data al servizio delle Penitenti. Vi assicuro che se fossi stata sul posto e me ne avesse parlato, credo che l'avrei persuasa, se avessi potuto; voi sapete che, quando c'ero non le ho parlato affatto di rimanere con noi, n [ho parlato] con altre, che avrei certamente desiderato per il solo motivo di questa opera. Non forse ragionevole, signore, servire tutte le anime che Dio ha riscattate? Quelle che sono ad Angers mi sono care come quelle di altrove, e se osassi, direi [che mi sono care] un po' di pi. Ma ne va del mio interesse per l'onore e la carit che vi ho ricevuti. Dunque, signore, la santissima volont di Dio si faccia in noi e per noi, nel tempo e nell'eternit. Non ho nessun pensiero per le suore di cui la vostra carit mi fa l'onore di scrivermi; non so se questo dovuto al fatto che il mio spirito spera che voi avrete la bont di darmene pi [ampia] informazione. Mi sembra che io temerei quasi ugualmen-

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te di uno spirito che - per non so quale sentimento - non temesse niente, come di un altro che per prudenza umana, volesse conoscere un po' prima di cedere. Ho paura delle persone che sono state a servizio e rimangono nelle citt, tuttavia lo spirito di Dio si diffonde dappertutto. Non ho avuto l'onore di vedere colui a cui avete dato l'incarico di avere i salmi del defunto Signor de Marillac 77. Non so se ne vendono ancora, poich le sue opere su Giobbe non hanno ancora visto la luce. Mio figlio m'ha detto che il vostro signor nipote sarebbe tornato presto; lo incaricher di [portarvi] il libro che io ho, se non posso trovare un'altra copia. Vedete, signore, con quale libert vi parlo e che uso trattando con voi. Al vostro ritorno da Loudun sar ben contenta di sapere da voi qualche verit su quel luogo 78. Permettetemi di raccomandare sempre alla vostra carit le nostre povere figlie. Credo che il signor Tonnelier 79 non far nessun danno. Credetemi sempre, signore, nell'amore di Ges Crocifisso, la vostra umilissima figlia e obbedientissima serva.

L 23

A SUOR ELISABETTA MARTIN, UNA DELLE F.d.C. (AD ANGERS) (1640)

Mia buona sorella, Come prendo parte alle vostre pene! Vorrei che le addolciste col pensiero continuo che siete nello stato in cui Dio vi suole, e cos non vi preoccupereste affatto di essere di peso per il fatto che non lavorate come certamente vorreste, e cos respingereste tutti quei pensieri che vi impediscono di essere tutta secondo il cuore

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del nostro buon Dio e vi impediscono forse anche di guarire. Pensate dunque che Dio vuole che siate lieta e in pace in mezzo a tutte le vostre pene, e che io sono spesso accanto a voi a dirvi: - Mia cara sorella, ricordatevi che gi un'altra volta siete stata nella condizione in cui siete, e poi Dio vi ha ridato la salute quando ha voluto che lo serviste. Mi dispiace che non mi abbiate scritto una sola volta di vostra mano da quando sono partita. Fatelo, se potete, ma informatemi molto francamente delle vostre pene: io legger e comprender bene tutto. Saluto tutte le nostre suore; incoraggiatele molto nella vostra afflizione e credetemi, sorella, la vostra sorella e la vostra migliore amica.

L 103

AL SIGNOR ABATE DI VAUX Oggi, [festa di] S. Lorenzo (10 agosto 1640)

Signore, Voi non sapevate che quando sono impegnata in qualche opera buona, gli sbagli che io fo attirano sempre dalla giustizia di Dio qualche segno per farmi conoscere che non fo niente che valga: sono io dunque la causa di quelle mormorazioni in quelle piccole case. Vi domando perdono della pena che ne risentite, ma, signore, non avete potuto soddisfare monsignor vostro vescovo con la ragione che la vostra carit mi port sulla proposta che vi feci di vederlo? e cio, poich sembrava che l'ospedale non fosse interamente alle sue dipendenze come doveva, non era opportuno che egli autorizzasse quell'azione. Per quanto riguarda l'istituto delle Convertite non so altro che quello di cui mi avete informato, e cio, mi sembra, che si tratta solo di ragazze riunite in una casa, ma io non so se c' clausura. Vi domando il permesso di dirvi che mi meraviglio che la vostra carit non le abbia viste [affinch] quel piccolo turbamento non aumenti, e che il nostro buon Dio se ne lamenterebbe, poich che cosa si potrebbe pretendere di fare senza di voi e che cosa avremmo fatto senza la vostra guida, che Dio solo ci ha data e della quale sia benedetto? Non si dir nulla della visita del sig. Lamberto 80? Sembra, dalla lettera di suor Turgis, che non avr lo-

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ro fatto del male. Ho visto certamente che essa non sa che si pensa al suo ritorno, e credo che questo sia molto opportuno. Mi parla di cinque o sei ragazze, ma, signore, molto importante conoscerle o prenderle ma a condizione di rimandarle. Vi supplico di avere la bont di sondarle un po' su questo punto e vedere se il molto parlare di colei di cui mi scrive la vostra carit, non sia leggerezza o abitudine presa nella casa in cui stata a servizio, e la cosa non sarebbe adatta a noi. Noi non ne riceviamo nessuna in cui ci sia il minimo motivo di sospettare che ha mancato, essendo una cosa troppo importante per tutte le ragazze. Sono rimasta un po' contrariata per il fatto che siete stato servito cos prontamente da colui81 che vi ha fatto avere le opere del Signor de Marillac82; non sapevo affatto che le sue lettere fossero stampate. Avrete la mia riconoscenza, signore, se mi fate sapere chi il libraio, e se mi permettete di dirvi che il mio cuore stato commosso nel conoscere il pensiero che avete avuto di restituire al nostro buon Dio la carica che la sua volont forse vi ha data.. O signore, quanto bene c' da fare, mi sembra, per voi e per il prossimo. Non cesser, bench indegna, di offrire a Dio le mie povere preghiere a questo scopo. Non saprei dirvi la consolazione che ho provata nel sapere che madama vostra sorella a Parigi, spero [di avere] l'onore di vederla, ma l'ho pregata che questo incontro fosse solo dopo la sentenza del suo processo. Allora le far ricordare che mi ha promesso di passare alcuni giorni nel nostro piccolo eremo, in cui potr vedere il Signor Vincenzo. Vi ringrazio umilissimamente, signore, delle informazioni che avete date al signor Lamberto sulle nostre suore: credo che fosse una cosa assolutamente necessaria. Spero che la nostra buona suora di Richelieu83 far molto bene, se Dio permette che venga ad Angers. E' una ragazza giudiziosa e che non si meraviglia del chiasso, per senza farne, e inoltre ha molta virt. Era stata proposta [per Angers] fin dall'inizio. Supplico Dio che vi ispiri la sua santa volont su questo punto. In questa stessa santa volont sono, signore, la vostra umilissima figlia e serva. P.S. - I signori Padri amministratori non dicono pi nulla per gli articoli [del contratto]? Non sar che stanno pensando a un'altra cosa? Vi supplico, signore, di dirmene il vostro parere. Penso che dar [bene] che le suore non sappiano che si richiamer suor Turgis, fino a pochi giorni prima [della partenza].

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L 426

(ALLE SUORE DELL' OSPEDALE DI ANGERS) (Agosto 1640)

Mie care sorelle, Mi sembra di vedermi ora in mezzo a tutte voi, al servizio dei nostri cari padroni, durante la loro cena. Mio Dio! che fortuna avete in realt, che io non sono degna di possedere se non col desiderio! Coraggio dunque, mie care sorelle, fatelo con un cuore grande, tutto pieno del puro amor di Dio, che ci faccia sempre amare le rose tra le spine. Com' corta questa vita languida, e com' lunga, amabile e desiderabile l'eternit beata, nella quale non possiamo andare se non seguendo Ges, [che era] sempre al lavoro e nella sofferenza! Egli non avrebbe potuto condurci l se la sua perseveranza non l'avesse condotto alla morte di croce. Vedete, sorelle, se ci dobbiamo risparmiare per non ingannarci! Oh, guardiamocene bene, perch anche se avessimo lavorato per quarantanove anni 84 o cessassimo di lavorare il cinquantesimo, nel quale Dio ci chiamasse, non avremmo fatto nulla per tutta la vita. La perseveranza, dunque, care sorelle, deve essere l'ultimo fiore della nostra corona, perch bisogna acquistarla nell'ultimo momento della nostra vita nella grazia e nell'amore di Dio. Non saremmo forse delle meschine creature se l'amore di noi stesse, l'attaccamento a questa o quella cosa, ci impedisse questa cos necessaria e importante perseveranza? Oh, mie buone sorelle, domandate per me al nostro buon Dio che mi usi misericordia e che la mia vilt non mi privi del suo amore nell'eternit. Quante volte ho meritato questa punizione per i miei delitti!

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L 106

AL SIGNOR ABATE DI VAUX 29 agosto (1640)

Signore, Sia benedetto Dio perch ha fermato i mormoratori per tutto il tempo che gli piacer. Se pensaste, signore, che parlare degli articoli 85 che quei signori stessi hanno desiderato e proposto suscitasse ancora qualche sospetto, in nome di Dio, non parlatene. Credo che la vostra massima sia molto vera, e vi assicuro che non desidero mai altra sicurezza che la santa Provvidenza. E anche se il regolamento e gli articoli fossero nella forma proposta, voi sapete che quello che contengono non implica nessuna assicurazione n impegno da una parte e dall'altra, ma possono servire solo come promemoria in buona forma, per vedere i termini nei quali le suore sono state ammesse al servizio dei poveri, affinch col passare del tempo, nulla possa essere alterato n da una parte n dall'altra, finch esse saranno in quel luogo. Il nostro buon signor Lamberto non ha saputo custodire per s la cordialit della vostra accoglienza. Non tocca a me ringraziarvene ma desiderare ardentemente che il nostro buon Dio vi continui le sue grazie, specialmente, signore, quelle che vi ha date per la direzione delle nostre povere figlie. Ho fatto sapere a suor Turgis che tutte le ragazze che voi troverete saranno le benvenute. Ma, per favore, signore, credo necessario che siano avvertite che, nel caso che non fossero quello che promettono, le rimanderemmo indietro, oppure bisognerebbe che andassero a servizio. Vi dico questo, signore, ma ci vorrebbero gravi colpe per arrivare a questo punto. Ho avuto l'onore e la consolazione di vedere madama vostra sorella. Mi dispiace che abbiate desiderato questo incontro prima della sentenza del processo, perch so la grande pena che ella ha per questo affare. M'ha detto che non far promesse per gli otto giorni di riposo che speravo dovesse venir a prendere nel nostro piccolo eremo. Le ho domandato un'intera giornata ed essa mi ha mostrato un gran desiderio di parlare col Signor Vincenzo, cosa che questi far volentieri, se avvertito del giorno in cui essa vorr prendersi il disturbo di venire. Mi ha dato grande gioia con la speranza che potremo avere l'onore di vedervi qui in quest'inverno. Lo desidero, se questa la santissima volont di Dio, nella quale sono, signore, la vostra umilissima e obbedientissima figlia.

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L 107

(AL SIGNOR ABATE DI VAUX) 6 settembre (1640)

Signore, Credo che i signori Padri amministratori e Padri dei poveri 86 non troveranno mal fatto che ritiriamo la nostra suor Turgis 87, perch vi assicuro che ne abbiamo grandissimo bisogno qui e, senza le malattie delle nostre suore, da molto tempo l'avremmo domandata. Sapere, signore, che quei signori non hanno gradito molto che essa rimanesse cost, e questo mi fa credere che [ora] saranno molto contenti. Vi supplico umilissimamente, signore, - nel caso che alcuni volessero far credere che necessario che essa rimanga ancora o anche se essa lo desiderasse - di rompere tutti gl'impedimenti affinch parta pi presto che potr. Le ho comunicato, signore, di condurre a noi le giovani che la vostra carit avr giudicate adatte. Abbiamo avuto l'onore di vedere qui madama vostra sorella, ma con mio grande dispiacere venne all'improvviso e in un giorno che il Signor Vincenzo non era a S. Lazzaro. Vi mando le espressioni del dispiacere che ne ha provato, ed io non potei farlo avvertire dell'abitazione di madama du Plessis88, che non ho potuto vedere a casa sua, a causa delle mie continue infermit. Credo che togliendovi una suora vi tolgo un po' di lavoro, ma non piuttosto che ve lo accresca? Lascio tutto alla guida della divina Provvidenza; anche l'assicurazione della vostra carit mi d molta tranquillit. Questo mi assicura che mi credete, signore, la vostra obbedientissima figlia e serva.

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L 108

AL SIGNOR ABATE DI VAUX 19 settembre (1640)

Signore, Con motivo vi lamentate della mia pigrizia che, apparentemente, mi ha tenuta per tanto tempo senza ringraziarvi umilissimamente di tutte le cure che la vostra carit ha per le nostre suore. Non so come mai ho lasciato passare il giorno del corriere, in cui dovevo aver l'onore di scrivervi per supplicarvi umilissimamente di aver la bont di far acconsentire i signori dell'ospedale al fato che ritiriamo la nostra suor Turgis, per le ragioni che vi ho comunicato con l'ultima mia lettera. Per quanto riguarda la buona volont che hanno verso suor Elisabetta 89, gliene siamo obbligate, ma mi sembra che la povera figlia star meglio in questo clima [di Parigi]. Per lascio questo completamente alla vostra decisione, ma vi assicuro, signore, che la nostra suor Barbara, di Richelieu, ha tutte le condizioni necessarie per il governo di codesto piccolo gruppo, eccetto il fatto che non sa scrivere cos bene come la nostra suor Turgis. E' la sorella maggiore di suor Cecilia90. Non sapevo della perdita del processo di madama vostra sorella 91, ma la vidi in una disposizione molto cristiana, nell'attesa della sentenza, cosa che mi edific molto. Se la nostra suor Turgis non ancora partita, vi supplico ancora umilissimamente, signore, di considerare tutto quello che vi comunico e di disporre nel modo che giudicherete migliore, delle due suore di cui vi parlo. Vi domando perdono della libert che mi prendo con la vostra carit, della quale sono, signore, la vostra umilissima e obbedientissima figlia e serva.

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L 33

AL SIGNOR VINCENZO Oggi, [festa di] S. Dionigi (1640) 92

Signore, Gli amici della madre di un nostro bambino ci fanno molta premura di venire ad un accordo riguardo al processo che abbiamo intentato contro di lei, bench assente, e domandano che si proponga loro quello che si desidera per comporre la lite. Si sono intromessi un beneficiato93 e il padre della detta donna. Ho promesso di dare la risposta, cio: se per servir d'esempio alle altre, si proceder per le vie della giustizia, il che la scandalizzer completamente, oppure se si prender la via pi dolce che di chiedere che paghi le spese, riprenda il suo bambino, incaricando una persona che pu pagare e dia garanzia che non far alcun male al bambino, ma che l'allever com' suo dovere e dia alla casa qualche elemosina. Se volete farmi sapere quale somma deve dare, credo che coloro che si sono intromessi la pagheranno. Perci credo che bisognerebbe chiedere una buona somma, oppure, signore, prima di fare queste richieste, domandare loro che fissino una quota loro stessi. Vi prego di farmi sapere tutto ci, senza interferenze di altri, perch il signor Le Roy 94 ha messo la cosa completamente nelle mie mani. Intendo agire sempre in quest'opera secondo la vostra obbedienza, come incaricata delle dame, che io desidererei trovare tutte le settimane riunite nella (nostra) casa. Se siete di questo parere, dopo la decisione che mi avrete data, le avvertir di venire per decidere di questo affare; oppure voi avrete la bont di far dire alla nostra suora che le avverta di trovarsi tutte domani mercoled alle undici, che l'ora in cui il signor Bret deve venire a prendere la risposta che attender dalla vostra carit. Madama Turgis95 arrivata: credete sia bene che la buona suora che essa ha condotto con s faccia qui il ritiro con l'altra che vi ha parlato a S. maria, o in casa del defunto signor commendatore? 96 Ho detto alla buona suora [della parrocchia] di S. Germano 97 che non potevamo tenere in casa delle persone malcontente o che dessero cattivo esempio alle altre suore, e che se ella ci voleva rimanere, bisognava che cambiasse e non trovasse difficolt ad andare a servire i poveri, almeno [quelli] di parecchi anni. Il nostro denaro tutto in moneta di Francia e pochissimo in oro. Desidero molto che Dio se ne voglia servire, se la sua santa

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volont. Ho visto madama di Villeneuve 98: mi ha detto che le avevano indicato una casa a La Chapelle. Non so se si tratti di un'altra diversa dalla nostra. Se avete la bont di occuparvene, sarebbe necessario che vi dicessimo tutti i disagi e quello che si pu accomodare prima di uscire 99, affinch non abbiamo da pentircene. Supplico la bont di Dio che nulla impedisca i suoi piani e che io sia veramente, Signore, la vostra obbedientissima figlia e serva. 100

L 30

AL SIGNOR ABATE DI VAUX Dalla casa dei trovatelli, 3 ottobre 1640 101

Signore, Sono molto contrariata per il fatto che suor Turgis abbia lasciato codesta buona ragazza. Le avevo comunicato di non badare alle spese del viaggio, se non c'era che questo in contrario, e che se si presentava l'occasione di mandarla, sarebbe la benvenuta, come anche quella [ragazza] di cui la vostra carit mi ha fatto l'onore di parlarmi. Il beato monsignor [vescovo] di Sales non ha affatto escluse quelle povere creature dal suo ordine, intendo da quello delle sue care figlie. Faremmo perci un gran torto se non le ricevessimo. Sono molto dispiaciuta di aver tardato tanto tempo per inviare l'orologio, ma mi sembra, signore, che avevo rimesso la cosa completamente al vostro arbitrio, se vi piace disporre come di qualunque altra cosa per la direzione delle nostre suore che hanno tanti obblighi verso di voi, e anche io, per tutti quegli [obblighi] che la vostra carit si acquistata sulla mia miseria.

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Siete voi, signore, che con la vostra cura caritatevole le guidate, con la grazia di Dio, alla pratica del distacco che avete notato in loro in questa separazione. Voi vedete, signore, il bisogno che hanno della vostra assistenza per compiere la santissima volont, la quale sembra che sia che suor Elisabetta 102 rimanga ad Angers, poich la sua bont le ha ridato la salute, dato che proprio per questo motivo proponevamo di richiamarla. Cominciavo a temere che foste malato e avevo deciso di rivolgermi a madama vostra sorella103 per avere vostre notizie con pi sicurezza. Dio sia benedetto per il fatto che sono buone, e ci faccia la grazia di conservarvi per la sua gloria e il suo amore, nel quale sono, signore, la vostra obbedientissima figlia e serva.

L 7bis

AL SIGNOR VINCENZO (28 novembre 1640)

Signore, Madama di Liancourt 104 m'ha fatto sapere che domani mi manderebbe a prendere verso le otto. Supplico umilissimamente la vostra carit di farmi sapere se qualche cosa pu impedire d'andare da lei, e di ricordarvi di ci che vi ho fatto sapere oggi per le nostre suore. Fu proprio un giorno come domani che le prime (suore) hanno cominciato a mettersi in comunit, bench molto poveramente, circa cinque o sette anni fa105. Stasera ho avuto un pensiero che mi ha rallegrato, cio che, per la grazia di Dio esse sono molto migliorate da quando cominciarono, e che, dopo i pochi anni che spero di restare sulla terra, quella che Dio dar attirer su di loro maggiori benedizioni coi suoi buoni esempi. Questo auguro con tutto il cuore e lo domando al nostro buon Dio, e che io possa essere fino a dopo la mia ultima ora... 106

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L 34

AL SIGNOR ABATE DI VAUX, AD ANGERS La Chapelle, 2 dicembre 1640

Signore, Lodo Dio con tutto il cuore per la benedizione che la sua bont d alla cura caritatevole che avete nella direzione delle nostre care suore. Temo sempre un po' per l'apparente semplicit di suor Clemenza107; spero che Dio vi far conoscere la vera disposizione del suo spirito. Temo anche il soggiorno di madama Terrier nell'ospedale, per le ragioni notate dalla vostra carit. Ma, signore, non ci sarebbe modo di far chiudere la porta del passaggio che separa la sua camera dalla cucinetta delle suore, poich in camera sua c' un camino?; inoltre, la cucina grande, dove le suore lavano le stoviglie dei poveri, essa l'avrebbe libera per servirsene. Perch io credo, signore, che molto importante disporre i Padri 108 a questa sistemazione prima che quella buona dama esca dalla casa dove . Non so chi le d il consiglio di uscirne, perch io credo che pu rendere molti servizi a Dio per la salvezza delle anime che vi dimorano. Non ho alcun ricordo che essa mi abbia proposto di metterci le suore, e ancor meno che io le abbia fatto sperare che questo si potrebbe [fare], poich so bene che non dobbiamo pensarci, non avendo suore sufficienti nemmeno per il servizio dei malati. Mi meraviglio che il medico si lamenti che le suore non stiano vicino a lui durante le visite, poich questo l'ufficio del signor Nabulo, il quale - credo - non ci manca ed assai attento ad avvertire le suore dei bisogni dei malati; per, signore, vi supplico umilissimamente di aver la bont di ordinare loro tutto quello che giudicherete necessario. Alle suore, che hanno un'occupazione cos santa, sarebbe un grande impedimento voler imparare a leggere, se non lo sanno fare, e per questo motivo qualche volta ho impedito a lungo quell'esercizio, anche a quelle che sapevano leggere un po'. E' vero che le nostre lettere hanno tardato un po', e credo che

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la via pi celere e sicura quella di mio figlio, poich, bench non sia a Parigi, non cessa di riceverle al collegio dei Bons-Enfants. Abuso della vostra pazienza, e vi supplico di perdonarmi e di onorarmi col credere che sono, signore, la vostra umilissima e obbedientissima serva.

1641

L 56

AL SIGNOR ABATE DI VAUX (AD ANGERS) 4 gennaio 1641

Signore, Il signor Brouart mi ha informata del rumore che c' stato per le nostre suore, ma sono preoccupata riguardo al motivo, e se c' una colpa da parte delle nostre suore, vi supplico umilissimamente di avere la bont di informarmene, e di scusarmi se vi scrivo troppo spesso. Questa volta per salutarvi umilissimamente all'inizio di questo nuovo anno e per avere la libert di mandarvi questa lettera per le nostre suore. Temo che quelle che ho loro mandate direttamente siano andate perdute, perch molto tempo che non ho avuto loro notizie. Tuttavia sto tranquilla poich

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voi siete in citt, avendo la fiducia che la vostra carit mi avvertir se capitasse loro qualche male. Ma ecco, signore, che finalmente l'inverno venuto e voi non ci fate l'onore di informarci se il vostro proposito di venire a Parigi si compir, e quando. Lo desidero con tutto il cuore, se questa la santissima volont di Dio, nella quale sono, signore, la vostra umilissima e obbedientissima figlia e serva.

L 57

AL SIGNOR ABATE DI VAUX (AD ANGERS) 28 gennaio 1641

Signore, Vi ringrazio umilissimamente per la pena che la vostra carit si presa di mandarmi notizie delle nostre suore, avvertendomi dei loro difetti. Per me una delle pi grandi testimonianze che possa ricevere, che ci fate l'onore di amare il nostro bene e la perfezione di quelle anime, per le quali Dio vi d tanta carit. In questo, signore, voi vedete la bont della divina Provvidenza che le ha messe sotto la vostra direzione: di questo sia glorificata eternamente. La nostra suor Maddalena 109 mi fa conoscere le colpe di cui sono accusate, dimodoch trovo molto difficile che possano fare meglio, per il fatto che ci sono troppe persone a comandare. Questo un avviso che dtti a quei signori amministratori, cio che non sarebbero mai completamente contenti del servizio che le suore avrebbero reso ai malati, se non si fidano di loro per questo, poich molto spesso uno comanda ci che l'altro proibisce. Non , signore, che voglia scusarle delle colpe, al contrario: penso anzi che ne facciano pi di quelle che io conosco. Se quei signori se ne lamentassero con voi, non sarebbe possibile proporre loro che, per quanto riguarda il servizio dei malati, sia uno solo a ordinare le piccole cose che capitano, alternativamente uno dopo l'altro, e che acconsentano a far s che quanto il medico ordina sia eseguito, quando possibile alle suore, secondo il oro ordine generale? Per quanto riguarda la disunione tra di loro, la suora [Maddalena] non me ne parla affatto, come neanche del lamento che essa fanno per suor Clemenza 110, che [suor Maddalena] mi informa esser molto malata per una caduta fatta alla fon-

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tana, e di qualche piccolo lamento fatto da suor Cecilia 111 che malata. Ma quello che io credo non essere il minor male il fatto che le suore dormono - credo - con le altre [malate] nelle sale. Non so, signore, se bisogna tollerarlo. Penso che sia per curarle. Quando avranno un'altra suora - e questo sar presto, se piace a Dio avranno maggiori mezzi per curarsi. Esse e noi abbiamo un gran motivo di ringraziare Dio che lo sbaglio che ha acceso il fuoco, non ha causato un danno pi grave, come essa [suo Maddalena] mi informa. Sono sicura che c' ancora un po' d'invidia che provoca tutte queste mormorazioni della citt. Supplico Dio di fare la sua santa volont, nella quale sono, signore, la vostra serva umilissima e obbedientissima. P.S. - Le nostre buone suore mi segnalano che non stanno mai cos bene come il giorno che la vostra carit le visita. Vi dico questo, signore, non per aumentare l'incomodo che vi prendete, ma per [darvi] un segno caratteristico della debolezza dello spirito del nostro sesso: se esse potessero conoscere questo difetto, mi sembra che sarebbe per voi un motivo d'incoraggiamento.

L 36

ALLE CARISSIME SUORE BARBARA E LUISA RICHELIEU

112

1 febbraio 1641

Carissime sorelle, Avete fatto bene a rimandarmi le croci che vi avevo (mandato); ecco che ve le rimando tutt'e due, ma non piene di reliquie: vi ho lasciato un po' di posto per quelle che potrete avere. Ho avuto molta consolazione nel sapere le vostre notizie col ritorno del Signor Vincenzo. Supplico Dio con tutto il cuore di continuarvi le

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sue sante grazie e [darvi] il coraggio di essergli fedelissime. Mi raccomando alle vostre preghiere e sante azioni. Salutate umilissimamente da parte mia il signor Lamberto e ditegli che le due ragazze che ci ha mandato stanno bene e fanno ugualmente bene, e lo supplico di avere la bont di mandarci ogni tanto notizie dei loro parenti e amici. Suor Vincenza113 desidererebbe molto sapere qualche cosa della sua padrona. Vi prego di supplicare il nostro caro Signore Crocifisso di farmi la grazia di amarlo molto. Sono, in Lui, carissime sorelle, la vostra umilissima sorella e serva.

L 115

AL SIGNOR ABATE DI VAUX (A PARIGI) 8 febbraio (1641)

Signore, La vostra carit ha avuto la premura di annotare l'ultimo articolo del nostro regolamento 114 che vi rimando, affinch, se volete, lo correggiate nel modo che giudicherete opportuno. Perdonatemi, signore, se mi prendo questa libert ed anche quella di dirvi che, se non vi siete purgato, mi obblighereste sommamente a impegnarmi a farvi il piccolo servizio di prepararvi la medicina che penso debba essere del peso di tre scudi di senna 115, infusa per tutta una notte in un buon decotto di radici rinfrescanti e aperitive, e aggiungere una mezza oncia116 di buona cassia mondata, con un'oncia di sciroppo di fiori di pesco (il farmacista di qui me ne procura di quello buono), o in mancanza di questo, altrettanto sciroppo di rose pallide. Ma credo essere necessario che sia passato il dolore che vi d l'infiammazione o almeno siano sette giorni che cominciato, per paura di causarne un'altra. Che direte di me, signore, che fo cos la saccente? La libert che la vostra bont mi concede, mi fa anche credere che la vostra carit non la riterr una cosa cattiva, perch, signore, io sono la vostra umilissima figlia e obbedientissima serva.

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L 36bis

AL SIGNOR VINCENZO 9 febbraio 1641

Signore, Finalmente la nostra buona suor Maria 117 qui, tutta piena di buona volont. Mi pare un po' stanca per il lavoro che ha avuto da otto giorni, e le d molto pensiero doversene andare sola sola 118 e non essere pi con le sue sorelle, ma per fortuna, senza mormorare di questo e senza che ci le dia motivo di opporsi a compiere l'obbedienza. Solamente fa vedere che ha una grande paura. Ma io, io sono meno saggia, perch la decisione che mi sembrava che voi aveste presa di non mandar mai una da sola, mi cos fortemente impressa nello spirito, che mi par necessario mandare qualcuna con lei. Ella si pu ammalare per strada, o, essendo l, pu incontrare persone cattive che la giudicheranno male e potranno farle cose spiacevoli. E poi, siccome non siamo insensibili e non poco per queste buone figliuole lasciare tutto, ella pu avere un gran dolore e, non potendo sollevare lo spirito, c' da temere che cada nello scoraggiamento. Temo pure che ci nuoccia alle altre, potendo esse dire che non ci curiamo molto delle suore, poich si lasciano andare via sole sole. Tutte queste ragioni, Signore, fanno s ch'io ardisca supplicarvi di pensare a ci e [vedere] se c' modo ch'ella serva di esempio alle altre per incoraggiarle. Il viaggio non ci coster molto, perch oltre i dieci scudi ch'ella port otto giorni fa, ne port anche ieri altrettanti. Quanto alla loro spesa, poich sono avvezze a nutrirsi non con lusso, credo che il poco che si potr dare a una aiuter a vivere l'altra, ed esse lavoreranno per guadagnarsi il resto. Infatti bench [Maria] avesse molto lavoro e molti malati a S. Germano, non trascurava di fare il bucato per gli altri e guadagnare qualche cosa. Pensavo, Signore, se vi sembra bene, di darle per compagna la nostra robusta suor Chiara: quella che venne a visitarvi a S. Maria per esservi ricevuta e ve la condusse sua madre. E' di carattere assai docile e credo che staranno bene insieme. Vi supplico umilissima-

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mente di avere la bont di farmi sapere se volete che si faccia cos, e di dirmi il giorno che potranno partire e se bisogna che mandi a fissare il posto per loro nella vettura pubblica. Mi dispiace molto di affaticarvi nella vostra indisposizione: supplico il nostro Dio che ve ne guarisca. Sono, Signore, la vostra umilissima figlia e obbligatissima serva. P.S. - La suora che vi propongo per andare con suor Maria Joly sa leggere, mentre [Maria] non sa; potrebbe fare scuola alle bambine povere. Se la vostra carit pensasse a un'altra suora, favorisca dirmene il nome e dirmi anche se c' modo di dare una compagna alla nostra buona suor Maria 119.

L 37

AL SIGNOR ABATE DI VAUX (A PARIGI) 22 aprile (1641)

Signore, Nell'ora stessa che ho ricevuto la lettera che mi avete fatto l'onore di scrivermi, avevo presente nel mio spirito un'istruzione che ho ricevuta dalla vostra carit, e questo mi conferma nel pensiero che vi manifestai l'ultima volta che ebbi l'onore di vedervi, parlandovi a proposito della vostra lettera. Perci, signore, poich lo volete voi, scriver alle nostre suore per mercoled e lascer il nome in bianco, affinch piaccia al nostro buon Dio farvi conoscere, tra le nostre due suore, Cecilia e Maddalena120, quella che vuole che occupi il posto della nostra cara suor Elisabetta, la cui separazione m'intenerisce veramente il cuore. La credo una vera e buona serva di Dio. Perci la vostra carit, se lo crede bene, avr la bont di met

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terci il nome. Mi stupisco del fatto che quei buoni signori [amministratori] non mi hanno fatto saper nulla dello stato della sua malattia, mandandomi i documenti della fondazione, che ho ricevuti la settimana scorsa121, e questo mi faceva dubitare che foste ritornato [ad Angers], non essendo stati indirizzati a voi. Dio voglia che i motivi che vi trattengono in questi luoghi contribuiscano alla sua gloria. Mi dispiacerebbe molto, signore, farvi perdere il tempo che vi cos prezioso; mi basta la conoscenza della vostra carit che Dio mi ha dato, per esser sicura che l'esercitate per i bisogni di quella che veramente, signore, nell'amore di Ges Crocifisso, la vostra pi piccola e obbedientissima figlia e serva.

L 56bis

AL SIGNOR ABATE DI VAUX (A PARIGI) Mercoled (23 aprile 1641)

Signore, Non ho pi la lettera delle nostre suore che fin da ieri incaricai di portare a voi. In qualunque condizione di salute sia la nostra suora malata122, mi sembra necessario che essa ne scelga una per stare al suo posto. Vi supplico umilissimamente, signore, di credere che ho lasciato il nome in bianco senza nessun riguardo cerimonioso, ma per la sola ragione che dovevo fare cos per agire secondo la volont di Dio, e perch io credo che anche il Signor Vincenzo, quando sar qui, far lo stesso. Avevo certamente in mente suor Cecilia e suor Maddalena, ma per nominare l'una o l'altra bisogna averne una conoscenza come quella che Dio ha dato a voi da quando hanno l'onore di essere sotto la vostra direzione. Voi vedete, signore, che io propongo loro la detta suora solo per un certo tempo, per il motivo che ho pensato che il Signor Vincenzo potr forse mandare [ad Angers] una123 di quelle che sono a Richelieu, che una delle pi anziane e capaci della Compagnia. Ma bisogna aspettare il suo ritorno che sar solo la prossima settimana, e poi non son sicura che la cosa si far prontamente. Anche ieri ho ricevuto notizie della gravit estrema della sua

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malattia (parlo della nostra suora), e questo mi conferma nel pensiero che vi ho detto sopra; per se la Provvidenza permette il vostro ritorno, ne avr una grande consolazione, e sarebbe ben pi opportuno che la vostra carit desse loro quest'ordine personalmente. I signori [amministratori] non m'informano che l'assenza della nostra suora disturbi il servizio dei poveri, e questo mi fa credere che dodici o quindici giorni non recherebbero loro del danno. Oh, mio Dio, quanta vergogna mi fa sentire, signore, la vostra umilt caritatevole!... Sarei molto contenta che vi comportaste in un'altra maniera con me, che per la grazia di Dio, conosco una gran parte delle disposizioni che la sua bont ha dato alla vostra anima, e di questo sia sempre glorificato. Nel suo santo amore, signore, sono la vostra umilissima e obbedientissima figlia e serva.

L 41

SUPPLICA PRESENTATA DA MADAMIGELLA LEGRAS AL SIGNOR CANTORE DI NOTRE-DAME DI PARIGI (Maggio 1641)

Signor des Roches, cantore di Notre-Dame di Parigi. Luisa de Marillac, vedova del signor Legras, segretario della regina Madre del Re, supplica umilissimamente dicendo che il gran numero di poveri che nel sobborgo di S. Dionigi le ha fatto desiderare di occuparsi della loro istruzione, considerando che se le loro povere figliolette rimangono nella loro ignoranza c' da temere che questo le porti alla malizia che le rende incapaci di cooperare con la grazia per la loro salvezza. Considerando questo, vogliate, signore, dare alla detta richiedente il permesso richiesto in questo caso, con la speranza che Dio sar glorificato, se i poveri, senza dare nulla, potranno mandare liberamente i loro figli a scuola, e senza che le persone ricche possano impedire loro questo beneficio, non volendo che le maestre che insegnano ai loro figli ricevano [le fanciulle povere] e le tengano con tanta libert. Queste anime riscattate dal sangue del Figlio di Dio saranno obbligate a pregare, signore, per voi nel tempo e nell'eternit.

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L 41

RISPOSTA DEL SIGNOR CANTORE

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Michele Le Masle, consigliere del Re in tutti i suoi consigli di Stato e privati, priore e signore des Roches di S. Paolo, cantore e canonico dell'insigne chiesa metropolitana di Parigi, alla nostra diletta Madamigella Le Gras, abitante nella parrocchia di S. Lorenzo di Parigi 125, salute nel Signore. Poich per la nostra dignit di cantore della detta chiesa di Parigi, spetta a noi e ci appartiene il conferimento e la direzione delle scuole inferiori della citt, dei sobborghi e della periferia di Parigi, avendovi trovata degna di tenere le scuole, dopo il nostro esame, in base al rapporto del vostro parroco e alla testimonianza di tutti gli altri degni di fede; e conoscendo la vostra vita, i costumi e la religione cattolica, vi accordiamo il permesso a questo scopo, e vi diamo la facolt di tenere le scuole e di esercitarle nella strada detta il quartiere di S. Lazzaro nel sobborgo S. Dionigi, e con l'incarico d'istruire soltanto le povere ragazze e non altre, e di educarle nei buoni costumi, nella grammatica e in altri pii e onesti esercizi, avendo prima fatto giuramento di tenere con diligenza e fedelt le dette scuole secondo le nostre leggi e ordinamenti. Il presente decreto avr valore solo fino al nostro prossimo sinodo. Dato a Parigi, col nostro sigillo e quello di maestro Giovanni Le Vasseur, notaio apostolico, nostro scrivano e segretario ordinario, l'anno di Nostro Signore 1641, il 29 del mese di maggio. Per ordine del detto mio signore, il signor Cantore. LE VASSEUR

L 388

[ALLE SUORE DI ANGERS]

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(1641)

Carissime sorelle, Credo che sarete un po' meravigliate per l'assenza della nostra cara suor [Elisabetta] 127 e sarete consolate che intanto la nostra cara suor [Maddalena]128 occupi il suo posto. Ne lodo Dio con tutto

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il cuore, e vi invito ad essere con lei molto cordiali e sottomesse, e considerarla come quella dalla quale dovete ricevere gli ordini per compiere bene il vostro [dovere]. Con questo solo punto, sorelle, avrete modo di praticare molte virt e acquistare una grande perfezione. Senza questo non potreste far nulla di bene, e se alcune di voi avessero a volte delle piccole pene e difficolt, esaminatevi su questo punto e vedrete, sorelle che la causa questo difetto con un po' d'amor proprio. Quest'amore una cattiva erbaccia che ci fa perdere completamente la ragione e qualche volta ci fa dimenticare Dio. Se alcune sono afflitte qualche volta da piccole inquietudini e debolezze, le prego, in nome di Dio, di ricorrere subito all'orazione e essere molto esatte alle nostre regole e alla pratica delle virt, nelle quali vi dovete esercitare. E comunicate fedelmente le vostre pene al vostro signor direttore, che dovete considerare come colui che occupa il posto del nostro buon Angelo, o [comunicatele] alla suora [superiora] che ha l vostra cura, e mai ad altri. E raccomandatemi alle preghiere delle nostre sorelle.

L 45

AL SIGNOR ABATE DI VAUX, AD ANGERS 6 giugno 1641

Signore, Ieri persi l'occasione di rispondere a quello che desideravate sapere prontamente da me; ve ne domando umilissimamente perdono, e vi dir che non sono addolorata per il fatto che non avete giudicata adatta la giovane che assisteva il signor de Pichery, ma lo sono molto per il fatto che le nostre suore hanno troppa ricercatezza spirituale. Se c' modo, signore, vi supplico di far loro la carit di aiutarle a guarire di un male cos pericoloso. Credo che il fiume Loira non sia molto lontano; in questo caso, se i medici credono questo rimedio necessario alla nostra buona suora, e voi non ci trovate nulla da ridire, penso, signore, che

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non sarebbe male che essa lo provasse, purch giudichiate opportuno che i signori [amministratori] le diano una ragazza, che non sia una delle nostre suore, per assisterla, poich, come dite voi, signore, non sembra che le sei che resterebbero, possano bastare al servizio di poveri. Ma se avvenisse che essa fosse in pericolo di vita, in questo caso, signore, credo, che bisognerebbe darle la consolazione di avere accanto a s una nostra suora. Dio sia benedetto, signore, per la perseveranza delle buone giovani che desiderano stare con noi. Se quella che la vostra carit dice [esser della parrocchia] dello Spirito Santo la buona Margherita Deshaies, sar la molto benvenuta, ma se non lei, vi supplico umilissimamente di avere la bont di informarvene bene. Voi sapete, signore, quanto dannoso sia ammettere nelle comunit le persone che non vi sono idonee. Per le altre, ho cos cattiva memoria che non mi ricordo in nessun modo di quello che la vostra carit me ne ha detto; perci, signore, vi supplico umilissimamente di credere che quelle che giudicherete adatte per noi saranno le molto benvenute. Favorite stare attento che a far loro desiderare di venire, non sia il desiderio di vedere Parigi n il bisogno che hanno di assicurarsi da vivere. Ed anche che siano ben robuste: ne sono venute sei, dopo la vostra partenza, ma ce n' qualcuna malaticcia e altre [molto] giovani. Sono ottime ragazze ma non adatte a compiere tutto il servizio necessario ai poveri. Il Signor Vincenzo, al suo ritorno, m'incaric di ringraziarvi umilissimamente del vostro ricordo e di salutarvi da parte sua; vi domando scusa di non aver compiuto prima questo dovere, e vi domando sempre la carit di partecipare ai vostri santi sacrifici e di offrire al nostro buon Dio il progetto che ha sulle sue povere piccole serve affinch non mettano impedimento alla [sua] esecuzione, e [vi chiedo] che possa dirmi liberamente, signore, la vostra umilissima e obbedientissima figlia e serva. P.S. - Signore, appena scritta la lettera, mi sono ricordata di supplicarvi umilissimamente di avere la bont di parlare a codeste buone ragazze del cambiamento d'abito. Abbiamo una signorina di ottima famiglia e delle meglio sistemate, che pure non ha fatto nessuna difficolt. [Mi] sembra che questo esempio sia una prova manifesta della necessit dell'uniformit.

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L 46 ALLA CARISSIMA SUOR ELISABETTA MARTIN, Figlia della Carit serva dei poveri malati nell' Ospedale S. Giovanni di Angers 5 luglio 1641

Carissima sorella, Si vede che siete cara al nostro buon Dio, poich la sua misericordia si esercita continuamente su di voi. Abbiate molto coraggio e non lasciatevi scoraggiare, ve ne prego, con la speranza che Dio ricaver la sua gloria dalla vostra miseria. Cara sorella, nel mio caso personale, vedendomi sotto la correzione che spesso la divina giustizia mi manda, mi consolo pensando che posso servire di esempio a coloro che volessero offendere Dio come ho fatto io, vedendo essi ch'Egli sa ben trovare coloro che si ribellano alla sua volont. Siate molto lieta, ve ne supplico, e non state in pena di ci che fanno all'Ospedale quando non ci siete voi. Se le suore vi parlano in particolare, spingetele ad avere affetto e confidenza in suor Maddalena129. Supplico il nostro caro Ges crocifisso di attaccarci fortemente alla sua croce, affinch, stando unite strettamente a lui nel suo santo amore, le nostre piccole sofferenze e il poco che facciamo siano nel suo amore e per il suo amore, nel quale sono, carissima sorella, la vostra umilissima sorella e serva.

L 59

AL SIGNOR ABATE DI VAUX (luglio 1641)

Signore, Mi ero completamente dimenticata di rispondere al desiderio di mortificazioni corporali che hanno le nostre buone suore; tocca a voi, signore, se volete, regolarle secondo i loro bisogni, poich ordinariamente si permette loro solo la disciplina, che - come dice il nostro beato Padre - serve a risvegliare la devozione. Vi mando due cilizi e sei cinture; credo che alcune ne abbiano gi; decider la vostra carit di fargliele usare, quando lo giudicherete opportuno, essendoci tante cose da considerare, che non si pu

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dare qui nessuna regola. Aspettiamo la buona ragazza 130 che ci fate il dono di mandarci; voglia Dio che essa non abbia tanta difficolt a adattarsi, quanta ne ha avuta suor Renata 131. L'avviso che su di lei me ne ha dato la vostra carit mi servito molto. Mi raccomando in modo particolare alle vostre sante preghiere per alcune necessit che mi sono ordinarie, causate dalle mie infedelt al nostro buon Dio, ma che io sento solo quando gli piace che mi capitino delle occasioni di farmele conoscere. E questo mi fa riconoscere, su questo punto, che duro alla natura conoscere se stessi. Voi mi conoscete abbastanza, signore, per capire la verit di quello che vi dico e per spingere la vostra carit a domandare misericordia al nostro buon Dio per la mia povera anima per i meriti di Ges Crocifisso, nel cui amore, signore, sono la vostra umilissima e obbedientissima figlia e serva. P.S. - Dimenticai di dirvi, signore, che qui non conosco nessun mezzo per aiutare codeste due giovani convertite, e che molto pericoloso che tali persone vengano a Parigi. Quella povera giovane di cui vi ho parlato stata spostata dall'abitazione di mons. de la Grandire. Voglia Dio che essa faccia bene.

L 35

AL SIGNOR VINCENZO (Agosto 1641)

Signore, Sono entrate oggi cinque o sei suore a fare un breve ritiro, per quasi tutte dicono d'esser disposte a far la loro confessione. Anche suor Barbara 132 desidererebbe molto di farla per acquistare il giubileo133 questa settimana, perch non fu troppo in buone condizioni la settimana passata. Vi prego di farmi sapere se acconsentite che vengano tutte a La Chapelle 134 e se riceverete quelle che giudicherete adatte, oppure se vi mander [solo] quelle che si dicono disposte completamente e le altre rimarranno qui. E' necessario, credo, che vi parli prima di mandare a madamigella du Me135 Sono, signore, la vostra umilissima e obbligatissima figlia e serva.

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P.S. - Tutte preferirebbero venire ora piuttosto che non poter venire da voi un'altra volta.

L 66

AL SIGNOR ABATE DI VAUX 7 agosto 1641

Signore, Ho detto al Signor Vincenzo il desiderio, che la vostra carit ha, che il signor Lamberto 136 venga a visitare le nostre buone suore. Mi ha detto che gliene scriver e allora, signore, deciderete insieme di rimettere al suo posto suor Elisabetta 137 o se per la sua salute sarebbe necessario che cambiasse aria. Gli ho parlato pure delle mortificazioni esterne per regolarle, oltre quelle che giudicherete necessarie in particolare. Egli crede bene, signore, che per quanto possibile non tralascino i digiuni della Chiesa e l'astinenza [dalle carni] tutti i venerd. E quando la salute loro lo permetter, la cintura (o cilizio) il luned, ma solo la mattina, e la disciplina il venerd. La nostra suora 138 arrivata felicemente, grazie a Dio; spero che far bene. Vi ringrazio umilissimamente, signore, della pena che vi siete presa su questo punto. Non sufficiente alla vostra carit occuparsi con tanta cura dei bisogni delle nostre suore che servono i vostri poveri, ma bisogna ancora, signore, che Dio ci faccia incoraggiare dalla vostra stessa premura caritatevole in questo campo. In nome di Dio, fate attenzione, ve ne supplico, ai pensieri che la sua bont vi d per quest'opera, allo scopo di farci sempre la carit di offrirla a Dio e [considerate] la bassezza di tutte le persone ch'Egli sceglie per impiegarle [in quest'opera]. Voi vedete, signore, che vi parlo per il mio interesse e con vera sensibilit dei miei bisogni, con quella confidenza cordiale che vi deve colei che , signore, nell'amore di Ges Crocifisso, la vostra umilissima e obbedientissima figlia e serva. P.S. - Ho dimenticato di dirvi, signore, che ho esposto al Signor Vincenzo alcune difficolt di una delle nostre suore che non va volentieri da un confessore. Credo che fosse il signor Pichery. Mi ha detto che devono metter da parte queste ricercatezze. Vi

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supplico umilissimamente, signore, di avere la bont - se capitasse una simile difficolt - di far loro capire che male c'. Per quello che vi comunico del signor Lamberto, temo che le occupazioni del Signor Vincenzo gli diano un po' (d'impedimento) al suo viaggio ad Angers. Perci, signore, agirete secondo il bisogno per rimettere al suo posto suor Elisabetta o per incaricarla di parlare e ricevere le persone esterne, se giudicate che sia necessario.

L 58bis A SUOR ELISABETTA MARTIN, una delle suore della Carit, serve dei poveri malati ad Angers 7 agosto (1641)

Carissima sorella, Dio sia benedetto per la vostra salute migliorata; conservatevi per il suo santo amore e pensate che un mezzo essere lieta, conformandovi completamente alla santissima volont di Dio, senza preoccuparvi di nessuna cosa. Dite con semplicit di che cosa avete bisogno e non datevi pena nel vedere che le vostre infermit vi rendono inutile, perch siete solo voi a pensare cos. Ho avuto il gran conforto di parlare al buon signor Avril. Supplico il nostro buon Dio di continuare a farvi le grazie gi date a tutte; vi prego di incoraggiare caldamente le nostre suore alla perseveranza e soprattutto a una grande e cordiale pace che le tanga unite. Vi ringrazio, carissima sorella, del bel cucchiaio tutto d'oro 139 che mi avete mandato, me ne servo molto volentieri. Siate sempre sicura della mia amicizia nell'amore del nostro buon Ges Crocifisso che, come sapete, il vincolo dei nostri cuori, e questo mi fa essere spesso con voi. Pregatelo molto per me, carissima sorella; domandate al signor Abate come vi dovete comportare riguardo a quello che mi proponete per suor Maddalena 140 e seguitela con amore. Vi auguro con tutto il cuore la perfezione del santo amore, nel quale sono, carissima sorella, la vostra umile sorella e serva.

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L 67

AL SIGNOR VINCENZO Mercoled 7 agosto (1641)

Signore, Ecco una lettera della nostra buona suora di Sedan 141; vi supplico di avere la bont di leggerla e di fare la carit di consolarla un po'. Io ho dato lettura alle nostre suore di tutto quello che pu incoraggiarle col suo esempio: esse mi sembrano come si dice che sono i soldati quando sentono il segnale d'allarme, specialmente suor Enrichetta 142 che, bench sia in ritiro, preferirebbe partire piuttosto oggi che domani. Se credete opportuno che scriva a madama de Bouillon 143, come lei desidera, abbiate la bont di avvertirmene. Spero che mi farete anche il favore che vi possa parlare, almeno sabato o domenica, per dispormi a cominciare il mio 51 anno, nel quale entrer luned, giorno di S. Chiara, se Dio mi fa la grazia di vivere 144. Il signor parroco di Saint-Germain-l'Auxerrois 145 m'ha fatto domandare se poteva venir qui una signora a fare il ritiro; non so se proprio da voi che anche il suo signor marito lo deve fare. Sono persone di cui mi stato detto che sono state gravemente tribolate, ma non so il loro nome. Gli ho mandato a dire che domani gli dar la risposta, dopo avervi comunicato la richiesta; abbiate la bont di avvertirmi di ci che gli mander a dire, e di ricordarvi che sono, Signore, la vostra umilissima e obbligatissima figlia e serva. P.S. - Ci sono in ritiro cinque brave suore: Enrichetta, Margherita [della parrocchia] di S. Lorenzo, la parente del signor parroco de la Gve, Claudia Laurraine che fa servizio dai bambini, e quella di Angers146. Esse potranno fare, venerd mattina o dopopranzo, la confessione, alcune quella generale e le altre quella di quattro o cinque anni. Ordinerete, per favore, il tempo che ci si far. 147

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L 8 AL SIGNOR VINCENZO (Agosto 1641)

Signore, Ecco una lettera della madre di suor Amata di Troyes che i suoi fratelli non vollero condurre con loro. Vi supplico umilissimamente di avere la bont di farmi sapere quando quella buona donna di cui parla torner via e se le devo consegnare del denaro, sia per le sue spese che per il posto nella vettura pubblica, e quanto [denaro dovr dare]. L'occasione di parlarvi che io penso Dio m'ha dato oggi, mi ha fatto accorgere delle colpe simili che io commetto, ma anche, onoratissimo Padre, mi sembra che [questa occasione] deve far conoscere alla vostra carit il bisogno che ho di essere aiutata per fare la santissima volont di Dio, e che da me non bisogna aspettarsi nient'altro che ci che mi farete l'onore di comandarmi, perch mi sembra che per questo il nostro buon Dio mi fa la grazia di ricordarmene. Una delle cose che mi preme di pi domandarvi qualche istruzione sul modo di comportarmi con la nostra suor Barbara 148, e dirvi che ha gran bisogno di parlarvi, credendo che fino a quel momento non sar contenta. Se poteste andare sabato a la Chapelle, sarebbe per noi un gran bene. Temo molto che suor Margherita 149, la signorina, esca alla fine dalla buona via. Sarei molto contenta se, con vostro comodo, mi permetteste di potervi parlare prima. Voglia la vostra carit ricordarsi del foglio che mi ha promesso per aiutarmi a parlare alle nostre suore due o tre volte alla settimana, per cercare d'incoraggiarle. Mi sembra che io meriti gravi punizioni per tutte le loro mancanze: domandate a Dio qualcuna

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che possa servirle meglio, ve ne supplico con le lacrime agli occhi. Quanti anni sono che Dio mi fa la grazia di parlarmi per mezzo vostro ed io sono sempre cos! Domandategli misericordia, per favore, per la mia povera anima ch'Egli ha messo nelle vostre mani per essere sempre, Signore, la vostra umilissima e obbligatissima figlia e serva.

L 107bis AL SIGNOR VINCENZO 11 settembre [1641]

Signore, Il desiderio che la buona madamigella Chamillac m'ha espresso che la vostra carit pregasse Dio per lei, mi fa supplicarvi umilissimamente di assisterla nel pi grande bisogno che ha avuto finora, cio lo stato agonizzante in cui si trova, come mi stato detto or ora. Credo di poter dire in verit che l'amor di Dio che ve l'ha ridotta cos presto. Io perdo molto con questa buona creatura, ma so che interamente la santissima volont di dio alla quale voglio essere sottomessa interamente. Appunto per questo vi supplico umilissimamente di farci la carit che la vostra bont ci ha fatto sperare, avendone noi un gran bisogno. Le occasioni che vi hanno impedito non mancheranno di presentarsi sempre, eccetto il caso che vi degnaste di non aspettarle. Perdonatemi questa libert, che dipende dal timore che ho spesso che quello che ci impedisce di fare il bene sembri disposizione della divina Provvidenza. Supplico Dio con tutto il cuore che ci conservi ci che ci ha dato in voi, e sono, Signore, la vostra obbedientissima figlia e obbligatissima serva.

L 49

AL SIGNOR ABATE DI VAUX 17 settembre 1641

Signore, Credo che sia questo press'a poco il tempo del vostro ritorno

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ad Angers, eppure non posso rispondere ancora all'ultima lettera che la vostra carit ha avuto la bont di mandarmi. L'ho comunicata al Signor Vincenzo che mi ha detto di voler dare una risposta, ma le sue grandi occupazioni e infermit non gliel'hanno ancora potuto permettere. Spero, signore, che sar col prossimo corriere. Non posso dirvi la consolazione del suo cuore, vedendo la bont della vostra carit in quel piccolo incarico che sembra che il nostro buon Dio vi abbia affidato per la felicit dei suoi cari poveri, alla quale sono s fortunata di partecipare, e di questo vi ringrazio umilissimamente. Continuatemi, per favore, questa carit, domandando al nostro buon Dio la grazia di fare buon uso delle istruzioni che mi d la vostra carit, poich io sono, signore, la vostra umilissima figlia e obbedientissima serva.

L 51

AL SIGNOR ABATE DI VAUX, AD ANGERS 18 ottobre 1641

Signore, Vi supplico umilissimamente di avere la bont di dire alle nostre suore, se lo credete opportuno, che non stiano cos a lungo senza scriverci. Temo che ci nuoccia loro, cio stare tanto tempo senza parlarci e soprattutto durante la vostra assenza. Bisogna dunque, signore, confidare nella divina Provvidenza nel caso che quei reverendi Padri Riformati 150 si stabilissero [ad Angers], come pure per tutte le altre cose. Per quanto riguarda l'invio di una nostra suora, credo, signore, che bisogni un po' aspettare a causa della stagione che qui cos rigida. Per questo motivo temo il vostro viaggio. Supplico Dio con tutto il cuore di conservarvi, e [di credere che] io sono, signore, nel suo santissimo amore la vostra umilissima figlia e obbedientissima serva.

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L 53

AL SIGNOR ABATE DI VAUX, AD ANGERS 23 ottobre 1641

Signore, Solo ier l'altro ho ricevuto la vostra lettera del 25 settembre, e questo mi tiene in dubbio sul luogo dove potete essere ora, eppure mi sento obbligata a ringraziarvi umilissimamente di tutte le vostre caritatevoli premure, confessandovi che ho avuto dispiacere per il fatto che sia stato necessario tentare il cambiamento d'aria per la salute della nostra buona suor Elisabetta 151. Mi stupisco che da allora io non abbia avuta nessuna notizia da quei buoni signori amministratori n dalla nostra suor Maddalena 152. Aspetter che ci domandino l'invio di un'altra suora o che la vostra carit mi faccia l'onore di avvertirmi del bisogno che ne avranno le nostre suore. Ho presentato al Signor Vincenzo il desiderio dei signori amministratori dell'ospedale dei poveri che ci siano le nostre suore per servire i detti poveri153 Egli mi ha detto, signore, di informarvi che [molto volentieri] 154, se ne avessimo un numero sufficiente, la cosa potrebbe essere fattibile, ma questo non si pu sperare per parecchio tempo. Se vero quanto mi hanno fatto sperare, cio di vedervi presto da queste parti, ve ne parler pi ampiamente. Credo, signore, che la nostra buona suor Maddalena abbia gran bisogno di essere aiutata, per acquistare le disposizioni che la vostra carit mi segnala e che le sono molto necessarie; perci, signore, vi supplico umilissimamente, se lo giudicate opportuno, di avere la bont di dirne qualche parola, prima della vostra partenza, alla persona in cui essa ha fiducia. Abbiamo visto il signor Lamberto che ci ha manifestato di essere molto soddisfatto del viaggio fatto ad Angers. E' ancora una nuova prova che Dio ci d che voi continuate la vostra carit verso quelle anime che ne hanno tanto bisogno e gran motivo di lodare Dio, ammirando la guida della sua divina Provvidenza, alla quale, signore, devo abbandonare il fatto del cambiamento che, sul piano spirituale, si vuol fare a[ll'ospedale di] S. Giovanni 155. Credo, signore, che questo non si potr fare senza l'ordine di monsignor [vescovo] di Angers, e perci, signore, credo che la vostra carit sar implicata, e questo mi tiene in una completa calma. Mi sono ricordata che da due giorni madama du Plessis156 vostra sorella, mi ha fatto l'onore di scrivermi e che non le ho ancora data ri-

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sposta. Sar, con l'aiuto di Dio, col primo corriere. Aiutatemi, signore, vi supplico, affinch essa mi perdoni, e fatemi l'onore di credere che con grandissima verit sono, signore, la vostra umilissima figlia e obbedientissima serva.

L 48

AL SIGNOR VINCENZO Sabato mattina (ottobre 1641)

Signore, Ho dimenticato di dirvi che madama Traversay 157 m'ha mandato a dire che vi ricordiate del documento dei galeotti da portare al signor Procuratore generale, e che una di quelle suore che devono fare oggi la confessione per il giubileo 158 quella della Normandia, del paese di un povero buon ometto 159 che in seminario e qualche volta le fa, data la sua grande bont e semplicit, delle raccomandazioni: ier l'altro mattina le disse di andare a parlargli, cosa che non ho osato concederle senza il vostro comando; le dtte anche qualche immagine, ma credo che lo fece perch egli non poteva tenerle: le ho trattenute, in attesa del vostro ordine. Vi supplico umilissimamente, Signore, di fare attenzione a quello che vi manda a dire il signor Abate di Vaux sull'istituto delle religiose di S. Genoveffa, e [vedere] se non sarebbe opportuno proporre ai signori amministratori di domandare a monsignor [vescovo] d'Angers se approva il servizio e la permanenza delle nostre suore all'ospedale, scusandosi di non avergliene parlato fino a che essi non ne avessero fatto una prova, e questo per paura che i Padri 160 non pensino di volerle fare religiose, perch, ora che suor Elisabetta non c' pi, temo che sia troppo facile che le altre arrivino a questa persuasione 161. Considerate anche per favore, che ormai ci sono solo sei ragazze per il servizio, essendo la settima malata, e che n quei si-

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gnori [amministratori] n le suore ne chiedono altre, e neanche il signor [Abate] di Vaux. Voglia la vostra carit avvertirmi di quello che devo mandare per quella buona madama di Vertus 162. Oggi parte il corriere, e io Signore, sono la vostra umilissima e obbligatissima figlia. P.S. - Voglia la vostra carit farmi sapere l'ora in cui le nostre suore andranno a La Chapelle 163. Ieri ebbi la gioia di vedere Madama de Chantal164. Non so quel che il nostro buon Dio far di me, che gli sono cos infedele e piena di peccati. 165

L 50

AL SIGNOR ABATE DI VAUX 9 ottobre (= novembre) 1641


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Signore, Vedo bene che dobbiamo perdere la speranza di vedervi da queste parti poich la buona Madama de Chantal 167 parte luned per passare a Moulins. Dio sia benedetto di tutto... Mi meraviglio di non aver avuto notizie di nemmeno uno di quei buoni signori Padri dei poveri malati dopo la partenza di suor Elisabetta 168. Forse perch sono addolorati e per questo non domandano un'altra [suora] al suo posto? Siate cos cortese, signore, ve ne supplico, di avvertirmene. Prego Dio che ricavi la sua gloria dalla fondazione di quei buoni religiosi 169. Permettetemi di dirvi il pensiero che mi

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venuto da quello che avete avuto la bont di farmi sapere. Per l'avvenire, nel caso che quei signori trovino che i loro malati sono serviti bene, non giudicate opportuno che esponessero a monsignor (vescovo) di Angers lo stato in cui erano prima che ci fossero loro (= le Figlie della Carit) e che avendo voluto, per liberare la coscienza, provvedere ai disordini, avevano provato il servizio di quelle suore prima di parlargliene, e che, dopo la prova di sue anni, ne erano contenti e avrebbero desiderato che il loro servizio continuasse per ordine suo e col suo consenso e che perci le approvasse? Non so se mi illudo, ma mi sembra, signore, che questo metterebbe al sicuro da molti progetti che si potrebbero fare, sembrandomi che, essendoci l dei religiosi, potrebbero desiderare che in futuro ci fossero delle religiose. Non , signore, che mi dispiaccia che ce ne fossero, ma che le nostre suore servissero a questo, per la conseguenza del nostro piccolo piano. E' una previdenza, forse umana, ma so bene a chi confido questo pensiero, che la vostra carit approver o condanner, se lo crede. Mi confondete un po' parlandomi di quella buona contessa: che cosa pu dirvi la mia ignoranza se non che non conosco affatto n padri [spirituali] n direttori? Che ne pensate, signore, dei reverendi padri gesuiti? In mancanza di loro, non conoscete il signor Renard, uno dei primi di quei bravi signori membri della Conferenza e pratico delle missioni? E' molto stimato per la direzione e, tra gli altri, direttore di madama de Marillac, la giovane 170 che d un grande esempio di virt. Poich per quanto riguarda il Signor Vincenzo, vero, signore, che non ha abbastanza tempo per contentare un'anima che comincia a voler essere devota. Oser, signore, domandarvi la spiegazione delle ultime parole della vostra lettera, che mi fanno venire qualche dubbio sulle condizioni della vostra salute: tra oggi e sei mesi? Le vicende di questa vita devono certo avere molta forza per desiderare la stabilit dell'eternit, per la quale ho gran bisogno delle vostre sante preghiere. [Credete che] io sono sempre, signore, la vostra umilissima e obbedientissima figlia e serva.

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1642

L 55

AL SIGNOR ABATE DI VAUX (AD ANGERS) 3 gennaio 1642

Signore, Credo che avrete ricevuto, ormai da quindici giorni, la risposta alla lettera che la vostra carit ebbe la bont di scrivermi, prima di quella del 18 del mese scorso che ho aspettato molto a ricevere; e per rispondervi, signore, comincio col mio umilissimo ringraziamento per la vostra premura caritatevole. Sono sempre nelle mie solite infermit e un po' pi impacciata dagli affari che forse mi avranno impedito di rispondere completamente alla vostra precedente: se cos, signore, ve ne domando perdono. Temo un po' la familiarit del signor Pichery 171 e che si abitui a entrare e domandare i suoi piccoli favori nel loro ufficio. Ci mi pare pericoloso perch, quando c'ero io, c'era gi qualche piccolo indizio di questo. Abbiate la bont di informarvi di ci che avviene su questo punto per suggerire le precauzioni che giudicherete necessarie. Mi confondete profondamente, signore, volendo che il mio

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meschino parere si pronunci sugli ordini che la vostra bont deve dare alle nostre suore; credo che vogliate umiliare il mio orgoglio. Vi dir dunque, signore, riguardo alla devozione della nostra suor Maddalena, che io credo che potrebbe facilmente dire ogni giorno due diecine della corona, e, dicendone tre il sabato, ogni settimana reciterebbe l'intero rosario [di 15 poste]. Quanto al dormire sulla paglia, mi sembra che la cosa ha pi l'ombra che la realt della mortificazione. E riguardo alla nostra suora che desidera essere (membro) della Confraternita di S. Francesco, [ un impegno che obbliga a uscir di casa, e mi sembra che la Compagnia in cui sono le suore, la fa partecipare a tutte le altre confraternite. Tuttavia, signore, se non trovate nessun inconveniente per l'uscir di casa, la cosa non va contro nessuna delle loro regole, poich non c' nessun obbligo. Sono molto perplessa di parlarvi per quella che domanda il cilizio: se giudicate che ne abbia bisogno, non sareste del parere, signore, che si contentasse di due o tre ore al giorno? Non so se essa fa uso della disciplina: voi sapete, signore, che il nostro beato Padre 172 la consigliava. Sarebbe molto male - mi sembra - che le suore entrassero il mattino nelle sale dei malati senza mangiare. Per il giorno di digiuno prescritto penso che quelle che stanno bene, basterebbe che si aiutassero con un po' di vino da prendere o da aspirare, eccetto la quaresima. Per quelle che domandano di ascoltare la santa Messa fuori della casa, non si potrebbe, signore, far dire una Messa all'ospedale verso le 9 o le 10? Cos si fa all'ospedale di Parigi, poich io temo l'abitudine di uscire. Mi rincresce molto che il cattivo tempo m'impedisca di mandare l'aiuto alle nostre povere suore; lo far al pi presto possibile. Il Signor Vincenzo non stato a Richelieu e non so che parli di andarci. Supplico Dio di dirigere l'affare che vi spinge a venire in questa citt per la sua gloria, sperando dalla vostra bont (che) il ricordo dei miei bisogni ecciter la vostra carit ad esporli al nostro buon Dio, nel cui amore sono, signore, la vostra umilissima figlia e obbedientissima serva.

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L 114

AL SIGNOR ABATE DI VAUX (A PARIGI) (febbraio 1642)

Signore, Credo che il Signor Vincenzo faccia radunare domani le nostre suore; io sarei contenta che la vostra carit vedesse tutto il gruppo, ma il timore di non potervi parlare, mi spinge ad avvertirvi, affinch, se lo giudicate opportuno, abbiate la bont di venirgli a parlare voi stesso del desiderio di codesti signori (amministratori) oppure rimandiate l'occasione di prendervi questo incomodo. Soltanto domani sapremo il nome di quella 173 che deve andare ad Angers. Vi ringrazio umilissimamente, signore, della vostra carit, che spero mi aiuter a passare bene la quaresima, e [vi ringrazio] anche delle lettere che vi siete disturbato a scrivermi. La vostra carit non pu essere esaurita dalle mie importunit. Spero di avere l'onore di vedere madama de Marillac174 prima del tempo da voi indicatomi. Dio voglia compiere la sua santa volont nel vostro affare. In essa io sono, signore, la vostra obbedientissima figlia e serva.

L 58

AL SIGNOR ABATE DI VAUX 7 marzo 1642

Signore, Ho molto dispiacere che non possiamo, presentemente, mandare pi di una175 delle nostre suore ad Angers, che spero partir luned prossimo, dato che una mia amica 176 va in quella citt per qualche affare. Ve l'avrei mandata, signore, se voi ci foste, per supplicarvi umilissimamente di darle il vostro indirizzo per presentarsi alle Carmelitane e diventare religiosa. E' una vedova che conosco dalla nascita e che pu essere ricevuta con tutta sicurezza, sia per la dote che prometter [di dare], sia per tutte le altre diffi-

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colt che potrebbero esser fatte su una persona che non si conosce. Se non fosse che troppo giovane per rimanere nel mondo, e il timore che ho che la grande attrattiva che ha per diventare Carmelitana non sia una vera vocazione, farei tutto il possibile perch essa non rimanesse con noi. In quell'ordine ha una sorella che le offre di riceverla, ma poich il periodo del suo priorato, che di sei anni, terminato, non vuole riceverla, se non dopo l'elezione di un'altra priora, e questo richiede pi tempo di quanto essa ne voglia dare al mondo, sia che diffidi delle proprie forze o che tema che suo padre e sua madre ritirino il permesso che le hanno dato. Desidera rinchiudersi al pi presto e servirsi dell'occasione del viaggio. Perci, signore, vi supplico umilissimamente di avere la bont di scrivere in suo favore una parola alla rev. madre priora, e anche, se lo credete opportuno, che la nostra suora vada a presentarsi ai Padri dei poveri177 sotto la protezione del vostro indirizzo. Se sapessi l'ora in cui potrebbe venire a trovarvi, la manderei a ricevere la vostra benedizione, che anche io vi domando per l'amore di Dio, nel quale sono, signore, la vostra umilissima e obbedientissima figlia e serva.

L 61

AL SIGNOR ABATE DI VAUX 1 aprile 1642

Signore, Supplico Dio con tutto il cuore che la vostra carit verso la nostra vedova 178 sia ricompensata con la gloria che Dio ne potr ricevere, se essa fa buon uso della grazia che il vostro appoggio le ha ottenuta. Bisogna che essa faccia un buon dono alla Chiesa, di cui mi sembra che non si parli affatto. Bisogna inoltre che io vi sia ancora importuna e vi supplichi di aver la bont [di concedermi] che vi possa parlare prima del vostro ritorno, a proposito di lei. Perdonatemi, signore, questa libert e tanti altri fastidi che io vi do. Non son capace che di questo, bench io sia veramente, signore, la vostra umilissima e obbedientissima serva.

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L 62

AL SIGNOR ABATE DI VAUX 22 aprile 1642

Signore, Credevo che la nostra vedova 179 fosse pi generosa di quanto non stata. Mi fa una gran pena, e son sicura che se aveste avuto la bont di parlare, avreste riconosciuto il bisogno che ha di esser fuori del mondo, almeno per alcuni anni. Non mi posso contentare dell'incommodo che vi ho dato su questo affare, devo supplicare umilissimamente, signore, la vostra carit per vedere se non sarebbe opportuno che essa entrasse come pensionata in qualche casa religiosa, e se fosse possibile ad Angers. Ci starebbe bene come altrove. E' un pensiero che mi venuto mentre vi scrivi: vi supplico, signore, di considerarlo solo se sar conforme al vostro giudizio. Vi ringrazio umilissimamente delle notizie delle nostre suore e, se i signori amministratori [dell'ospedale] di S. Giovanni vi dicessero di richiamare [ad Angers] la nostra suor Elisabetta 180, che uno di loro andato a visitare a Richelieu, vi supplico di non lasciar loro sperare che la cosa si possa fare. Ci vedo molti inconvenienti. Abbiate la bont di ricordarvi di quello che vi ho detto della nostra suor Claudia181, e che io sono, signore, la vostra obbedientissima e umilissima figlia.

L 63

AL SIGNOR ABATE DI VAUX, AD ANGERS 9 maggio 1642

Signore, La vostra carit non si stanca di esercitarsi in tutti i campi. Sono molto confusa di causarvi sempre un aumento di lavoro. Ve ne domando perdono. Bisogna, signore, che mi prenda la libert di

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scusarmi per la disposizione della divina Provvidenza che vi ha messo ancora tra le mani la nostra povera vedova 182 che conoscete veramente bene, Dio ne sia benedetto! Credo anche che vedete giustamente che essa ha gran bisogno di essere avvertita degli inganni del suo spirito. Credo che si servir dei solidi consigli che le date, poich ha fatto abbastanza esperienza dell'inutilit di quelli ricevuti da parte di persone che non la conoscevano. Sar per lei un grande onore accompagnare madama vostra sorella 183 al suo ritorno [a Parigi] nel caso che giudichiate che non debba rimanere in nessun monastero. Vi devo confessare, signore, che sono un po' preoccupata per ci che essa diventer: se potesse decidersi a vivere nel mondo da vera vedova e farlo vedere anche esternamente, sarebbe un gran vantaggio, se lo credete opportuno. Vi supplico umilissimamente di avere la bont di parlargliene. Avete dato una grande consolazione alle nostre povere suore permettendo loro un piccolo ritiro. E poich me lo comandate, vi dir dunque con grande semplicit, signore, come lo fanno quelle di qui. Fanno due mezz'ore di orazione, in due diversi tempi, una al mattino e una verso le 5 del pomeriggio. Gli argomenti sono quelli del libro del nostro beato Padre184, e, fatta la confessione, si danno loro le meditazioni sulla vita e morte di Nostro Signore. La meditazione prima della confessione [generale] una lunga orazione presa dal Granada 185 per ottenere da Dio una vera contrizione. I giorni che precedono la confessione, la lettura su argomenti che portano alla penitenza e alla vita di purificazione. A quelle che non sanno leggere, diamo una suora per fare la lettura. Dopo la confessione, la lettura in Gersone186 o altro libro simile che ecciti all'amor di Dio. Almeno una volta al giorno fanno il rendiconto [dei loro esercizi], e si esortano a riflettere, da una meditazione all'altra, sul soggetto della meditazione fatta; a fare dei propositi non solamente generali ma particolari secondo i loro bisogni, e soprattutto sulla pratica necessaria al loro modo di vivere, a imitazione delle azioni del Figlio di Dio e di quelle della sua santa Madre che sono i loro patroni, tenendoli presenti spesso nei loro esercizi. Fanno le preghiere vocali nel modo ordinario e lavorano o passeggiano qualche volta. Ecco, signore, in breve una buona parte della loro attivit, della quale, se lo credete, non terrete nessun conto, ma ordinerete loro come al nostro buon Dio piacer ispirar-

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vi. Vi domando perdono di avervi fatto tutto questo piccolo discorso cos poco in ordine, perch sono molto occupata. Vi ringrazio, ancora una volta, di tutte le vostre caritatevoli premure e vi supplico di credere che, appena potremo avere qualche suora, non mancheremo di mandarvene, ma siamo sempre nella medesima difficolt, a causa delle molte suore di cui abbiamo bisogno qui. La nostra buona suor Anna187 venuta da Angers stata malata molto pericolosamente; spero che Dio ce la restituir; quasi due mesi che a letto. Non posso scrivere alle nostre suore con questo corriere; mi resta solo il tempo per supplicarvi umilissimamente di presentare al nostro buon Dio i miei grandi bisogni, e supplicarvi anche di farmi l'onore di credermi, signore, la vostra obbedientissima e umilissima figlia e serva.

L 68

AL SIGNOR VINCENZO (verso maggio 1642)

Signore, Mastro188 Belot prevede che l'affare di suor Anna sar spiacevole e teme che ci sia un processo, perch sembra che siano il signor du Ruisseau e i principali abitanti 189 a volerla tenere l. Essa crede certamente che il suo signor fratello, esecutore del testamen-

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to di quella che ha fatto la fondazione, e i suoi eredi saranno contro, e che questo punto d'onore li metter male insieme. Non sarebbe possibile, signore, che faceste parlare al signor parroco, al quale ella ha detto che io non approvavo ch'egli andasse da lei ed essa gli parlasse, e [faceste parlare] al signor du Ruisseau? Non credo che vogliano fare nulla contro ci che loro proporrete: mi dispiace molto di non aver diffidato abbastanza di quella spiacevole persona. La nostra suor Anna della parrocchia di S. Sulpizio, anch'essa Lorenese, venne a trovarmi ier l'altro per pregarmi di toglierla di l per delle sue ragioni, cio perch ha troppe difficolt e contrasti. E' vero che i signori che si occupano delle cose di quella Carit le disprezzano grandemente: dubito che quella buona figliuola di Fontenay le abbia parlato o fatto parlare, poich sta tentando di tirarne qualcuna con lei. Madama d'Humires 190 decisa ad aspettare che siate disponibile per fare la sua confessione. Le ho detto che stavate male, ma ella non cessa di sperare che potr essere un giorno della settimana prossima, ma vorrebbe esserne assicurata domani. Abbiate la bont di farmi sapere cosa far per la nostra suor Anna di S. Sulpizio, che mi pareva avesse molta fretta. Siamo molto fortunate che il nostro buon Dio vi abbia dato un cuore paterno per sopportarci e me in particolare, che sono, Signore, la vostra umilissima figlia e obbligatissima serva. 191

L 128

AL SIGNOR VINCENZO Marted sera (verso giugno 1642)

1. Suor Enrichetta 192 andr a Sedan prima di tornare, e faremo ritornare suor Gillette 193, e in questo caso, occorrer mandarne due?

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- Penso di s

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2. Suor Barbara 195 rimarr dai galeotti, dove stato necessario che mandassi una terza suora, perch la detta suor Barbara debole e malata? - Anch'io penso che farete bene; ve ne basteranno due per pochi giorni, perch i forzati se ne andranno presto. 3. E' necessario parlare al signor Procuratore generale della proibizione di uscire fatta a suor Enrichetta? - S. 4. C' qualche modo di provvedere affinch le nostre suore di S. Sulpizio196 non siano troppo sovraccaricate di medicine, che devono portare a persone che non ricevono cure dalla Carit? Ci sono poi cinque o sei persone che le comandano, e questo le scoraggia tutte, oltre il disprezzo che mostrano verso di loro e i continui sospetti: non ci sarebbe modo che cambiassero di camera? - Far sapere questo a madama la Duchessa 197 quando torner, se non preferite parlargliene voi. 5. Come far per togliere di l suor Anna? - Vedrete voi. 6. Quando madama la Cancelliera andr a Fontenay, si potr dirle [la cosa]? e come parler a suor Anna? 198 Se questo nel tempo che sar con i bambini [= trovatelli], non sarebbe pi opportuno che ella fosse l anzich rimanere a casa, col timore che vi faccia qualche guaio? - Bisogner far ricordare a madama la Cancelliera questo viaggio e fare come dite voi, cio portare con voi codesta suora dai bambini [trovatelli]. 7. Chi mettere al suo posto? Se Giovanna Lepintre 199, non le si dir nulla dell'acconciatura del capo? e nel caso che si decidesse a servirsi di una cuffia a causa del suo male agli occhi, se potr, ne potr prendere una di stamigna nera, oppure si far venire suor Pietrina da S. Germano a causa dello scontro col signor parroco di cui bisogna parlare? - Bisogner rimandare Giovanna Lepintre e proporle questa specie di acconciatura; nell'attesa, non bisogna toccare cos presto S. Germano. 8. Come agire con le suore che al minimo disgusto che hanno, dicono di andarsene?

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- Nella prima conferenza che terr loro, cercheremo di rimediare a questo difetto, se a Dio piacer. 9. Parler a madama Lote del bisogno che avremo della sua camera, nel caso che tutti i bambini e le balie vengano qui? E' quasi un mese che non vi alloggia, perch non le sono state fatte le impanate alle finestre. - Farete bene. 10. Le dame decideranno, durante la vostra assenza, di comprare o affittare una casa per i bambini? - Come loro piacer. 11. [Potr] radunare tutte le suore perch possano, parlando insieme familiarmente, incoraggiarsi scambievolmente e riconoscere le mancanze che si fanno, sia nel servizio dei poveri sia nella condotta verso le dame e nella cordialit reciproca? - Provateci, per favore. 12. Devo ricevere, e quando, le due giovani che si presentano, specialmente quella di madama Enrichetta? - Quando lo giudicherete opportuno. 13. I trovatelli attualmente hanno troppo pane: lo possiamo prendere noi? bisogna parlarne alle dame o almeno a madama la Duchessa?200 - A madama la Duchessa. 14. Se le balie e i trovatelli vengono qui, faranno loro le spese oppure faremo come a La Chapelle, per evitare i lamenti su quello che potrebbe esser preso dagli uni o dagli altri? - Credo che debbano fare loro le spese. 15. Sar necessario fare qualche riparazione al camino che il signor Portail201 ha gi visto: si deve fare [il lavoro]? - Si, per favore, lo faremo fare. 16. A chi mi rivolger se capita qualche difficolt? Questi sia avvertito di non accondiscendere ai miei sentimenti e desideri, ma [badi] solo alla volont di Dio, manifestata per mezzo della persona del nostro onoratissimo Superiore. - Il signor Portail, e io glielo dir. 17. Il signor conte di Lannoy 202 ha desiderato esser assicurato se gli sar dato l'aiuto che ha domandato. -Lo proporrete, per favore, a madama de Herse 203, poich mi sono dimenticato di parlargliene. 18. Madama di Beaufort 204 domanda come deve comportarsi coi

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fabbricieri di S. Stefano 205 che vogliono assistere tutti insieme al rendiconto della tesoriera e all'elezione delle nuove ufficiali, o almeno [chiedono] che sia nominato da loro un procuratore della Carit che vi assista. - Far bene a tirare in lungo, se pu, fino a che non vi sia pi quel fabbriciere. 19. Vi supplico umilissimamente, signore, che - se c' modo - io abbia l'onore di parlarvi qua, affinch tutte le suore della casa siano incoraggiate a far bene, con il dono della vostra santa benedizione. Vi assicuro che ne abbiamo bisogno. Sarei molto contenta di sapere l'ora che per voi comoda, e che voi poteste sapere come io temo per il vostro viaggio, affinch davanti a Dio consoliate il cuore della vostra povera figlia e obbligata serva. - Cercher di venire da voi sul tardi, dicendovi intanto che siete donna di poca fede, e io sono il vostro servitore, VINCENZO DEPAUL

L 102 A SUOR CLAUDIA (BRIGIDA) PRIMA 206, Suora della Carit serva dei poveri malati nell'ospedale S. Giovanni di Angers (verso giugno 1642)

Carissima sorella, Prendo parte alla pena che so che avete per i vostri abbattimenti di spirito e per le vostre tristezze. Spero che nel vostro inti-

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mo ne facciate buon uso, e di questo prego Dio con tutto il cuore che ve ne faccia la grazia. Vorrei, carissima sorella, che mi comunicaste queste pene e i pensieri che vi vengono; cercher di aiutarvi, avendo avuto forse le medesime pene. Cercate, vi prego, di allontanarle piuttosto che fermarvi in esse: il nostro mortale nemico, il diavolo, si serve molto spesso di quelle occasioni per ispirarci quei pensieri infelici, e il scopo principale di scoraggiarci dal servizio di dio senza che ce ne accorgiamo, ma specialmente impedirci di perseverare nei nostri buoni propositi, fino al punto che qualche volta la sua cattiveria tenta di farci perdere la vocazione, e questa la cosa che si deve temere di pi ed la pi pericolosa per la nostra salvezza. Perci, cara sorella, vi consiglio di lavorare pi che potete per superare questa penosa tentazione, domandando allo Spirito Santo la gioia, che uno dei suoi sette doni, stando occupata pi che potrete, cercando di praticare esattamente le regole e soprattutto avendo una confidenza grande e cordiale nei consigli del nostro buon signor Abate207 e nella nostra buona suor Maddalena 208, alla quale per questa volta non scrivo, ma che saluto con tutto il cuore insieme a tutte le altre suore. Vi prego di amarvi molto scambievolmente e di avere una grande premura sia dei malati dell'ospedale che di voi altre in particolare. Prendo parte alle sofferenze della nostra buona suor Maria Marta 209 che, credo, si infiammer dell'amor di Dio negli ardori della sua febbre, e [partecipo alle pene del]la buona suor Clemenza 210, alla quale scriver alla prima occasione. Buongiorno, care sorelle, sono tutta per voi nell'amore di Ges Crocifisso, vostra affezionatissima sorella e serva. P.S. - Voi tutte, care sorelle, ringraziate molto il buon Dio per noi della grazia che ci ha fatta di preservarci la vigilia di Pentecoste, quando il pavimento della nostra camera sprofond ed avemmo solo il tempo di ritirarci di quattro passi211.

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L 441

(A SUOR MADDALENA MONGERT, AD ANGERS) 212 (Giugno 1642)

Carissima sorella, Non saprei dirvi la consolazione che il mio cuore ha provato ricevendo la vostra cara ultima lettera. Lodo Dio con tutto il cuore per il miglioramento della salute che vi ha dato. Avevo parlato col signor ... 213 per il rimedio che proposto per voi. Siatene molto riconoscente, anche tutte voi, care sorelle, della cura che ha la divina Provvidenza per darvi ci che vi necessario. E voi, carissima sorella .... 214, quale gioia mi date nel farmi sapere la disposizione in cui adesso la vostra anima! Ho sempre creduto che le vostre pene sarebbero passate: proprio cos che bisogna essere di Dio, il quale vuole che noi vogliamo solo quello che vuole Lui. Siate dunque molto coraggiosa nella diffidenza che dovete avere di voi stessa. Dico lo stesso a tutte le nostre care suore: auguro che siano tutte ripiene di un amore forte che le tenga unite a Dio cos soavemente e al servizio dei poveri cos caritatevolmente, che il loro cuore non possa pi ammettere tanti pensieri pericolosi per la loro perseveranza. Coraggio dunque, care sorelle, pensiamo solo di piacere a Dio con la pratica esatta dei suoi santi comandamenti e dei consigli evangelici, poich la bont di Dio si degnata di chiamarci: a questo deve servire l'osservanza esatta delle nostre regole, ma (fatta) con gioia e dolcezza. Servite i vostri malati con grande dolcezza; portate grande rispetto ai signori amministratori, un grande onore ai signori ecclesiastici: un vostro dovere verso di loro. Ebbene, nostra povera suor ... 215, ecco che siete ancora malata, Dio lo vuole, vogliatelo anche voi: la febbre vi servir, ne sono sicura, ad acquistare pi salute e pi forza di prima. Siate tutte fedeli a Dio, care sorelle, delle quali sono nel suo santo amore ...

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L 277bis AL SIGNOR VINCENZO Venerd, 4 luglio 1642


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Signore, Madama de Traversay217 s' dimenticata di chiedervi se non bisognerebbe fare un altro decreto 218 perch quell'altro solamente per i trovatelli e non secondo la proposta di madama la Duchessa 219; e bench io le abbia detto che l'avevate veduto, vi prega di fare in modo che la possa informare domani mattina. Vi supplico anche umilissimamente che io vi possa parlare un po' prima che partiate 220, altrimenti sarei molto imbarazzata. Abbiamo qui una suora quasi decisa del tutto a uscire: pi di un anno che qui [con noi]. Ritornata dalla casa dei trovatelli, l'ho trovata qui stasera e le ho consigliato di confessarsi domani. Se fosse possibile, [sarebbe bene] che fosse il signor Gurin 221 perch il signor Portail ancora malato, e di mattina, poich io vedo che c' solo lei che possa andare ad aiutare le suore [della parrocchia] di S. Sulpizio, dove una suora - a quanto mi stato detto - agli estremi. Io mi sento un po' sovraccarica da molte difficolt, per le condizioni spirituali della maggior parte delle nostre suore. Vi assicuro, Signore, che ci per me gran motivo di confusione davanti a Dio e davanti agli uomini, per la mia insufficienza ad aiutare quelle buone suore a far bene. Supplico la bont di Dio di farvelo conoscere e di provvedere. E sono, Signore, la vostra umilissima e obbedientissima figlia e serva. 222

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L 64

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ALLA CARISSIMA SUOR GIOVANNA LEPINTRE, F.d.C, , maestra di scuola a Saint-Germain-en-Laye 224 5 luglio 1642

Carissima sorella, Ho ricevuto da poco due vostre lettere, ne sono stata contenta ed anche il Signor Vincenzo, al quale ne ho fatta vedere una. Continuate sempre, carissima sorella, a stare bene e lavorate a liberarvi di ci che sapete che dispiace a Dio. Credo che non abbiate avuto la consolazione che speravate per il giorno di S. Pietro; bisogna aspettare in pace. Quando sar tornata da un viaggetto che penso di fare la prossima settimana, vi far sapere il giorno in cui potrete venire: prevedo che sar solo verso il mese di agosto. La nostra suor Anna di Fontenay 225 ci ha dato tutte le prove possibili del pentimento per il suo ritardo nell'obbedire, ha fatto il ritiro ed ha pi che mai la volont di vivere e morire Figlia della Carit; partita con suor Giovanna Dalmagne226 per andare a insegnare a Nanteuil 227. Credo anche che verr in questa citt [Parigi] verso la festa di mezz'agosto per celebrare secondo il suo desiderio questa santa festa e per fortificarsi sempre pi spiritualmente. Pregate Dio per tutte quelle nostre suore che hanno questa stessa volont. Vi avevo fatto sapere la grazia che Dio ci ha fatta proprio un mese fa228, e oggi stesso ne abbiamo ricevuto un'altra, cio che una delle suore venute da poco caduta nel fiume mentre lavava per l'Ospedale, e per una grazia specialissima del nostro buon Dio stata tirata fuori e dopo esser rimasta svenuta per tre ore, come hanno detto, ha ripreso i sensi. Vedete, carissima sorella, l'obbligo che abbiamo di essere fedeli alla nostra santa vocazione: domandate questa grazia per me, ve ne prego. Leggete questa lettera alla nostra buona suor Giovanna Battista 229 che tutte le suore ed io salutiamo e le diciamo, come a voi, carissima sorella, che sono nell'amore di Ges Crocifisso, la vostra umilissima sorella e serva.

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P.S. - Non so se vostro zio vi ha scritto; a me ha fatto sapere che vostro padre e la vostra matrigna stanno bene ma i loro affari vanno male: credo che il loro mulino si sia rovinato ancora una volta. Ho pregato suor Turgis 230 di andarli a trovare personalmente per avere notizie sicure e anche per sapere se sono nel bisogno. Non state in pena, solamente raccomandateli a Dio. Vi far sapere ci che verr a sapere e ne avremo cura. La vostra tranquillit sia nel desiderio di compiere la santissima volont di Dio e di lavorare per la vostra perfezione. Vi avrei gi mandato questa lettera se non fosse stato che aspettavo le notizie che vi comunico. Abbiate cura della vostra salute; credo che vi siate fatta salassare per la vostra congestione: non ci vedo altro rimedio, oltre a fare spesso dei lavativi. Buongiorno, carissima sorella, e anche a voi, buona suor Giovanna Battista; abbiate cura l'una dell'altra, sia per la salute del corpo che per la santit delle vostre anime.

L 64bis

AL SIGNOR VINCENZO 6 luglio (1642), domenica sera

Signore, La nostra suor Francesca231 mi pare molto indifferente tanto ad andare a Liancourt 232 quanto a rimanere qua; s' dimenticata di

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dirvi che libera di godersi il patrimonio della sua defunta madre e che ha affittato una parte della casa fin da tre o quattr'anni fa, ma non ne riceve nulla e vorrebbe certamente vendere quello che ha al suo paese. Per questo pensa di poter metter in ordine i suoi piccoli affari se venisse con me. Vi supplico umilissimamente di avere la bont di farmi sapere che cosa devo fare e se non c' niente da temere lasciandola, a causa della proposta che quel buon prete le ha fatto, bench sembri che nel suo spirito ci sia una grande fermezza nella vocazione233. E' rimasto nel mio spirito un certo timore che le suore credano che io non voglia che esse parlino delle loro pene. Esaminandomi su questo punto, non ho saputo notare che due casi, uno che il sig. Thibault234, venendo qui, chiese di parlare a tre o quattro (suore) di sua conoscenza, e tra queste c'era la piccola suor Claudia 235 che allora non si stancava mai di parlare di una pena che provava per un peccato che aveva gi confessato, e io l'avvertii di non parlare affatto con lui. Un'altra volta a suor Luisa 236 che ama molto parlare e spesso237 delle mortificazioni: le dissi di non parlarne ma di stare alla pratica di quelle che le sono state permesse e che quando le interrompeva, poteva riprenderle senza parlarne. Fuori di questi [due casi], Signore, non so di aver dato motivo a nessuna di dire che non approvo che parlino. Se esse si fossero lamentate di un'altra cosa, credo che sarebbe necessario che la vostra carit se ne informasse per far meglio conoscere lo spirito delle suore. Quello che vi ho domandato perch suor Turgis occupasse utilmente il mio posto per le suore, mi pare, Signore, che mi sia venuto un mente in seguito ad alcune piccole osservazioni su tale bisogno, delle quali non mi posso ricordare in particolare, e dal fatto che il sig. Portail dice a parecchie suore nel medesimo tempo di fare il ritiro ed a quasi tutte parla dei voti, e le suore che hanno lo spirito debole ed impaziente non hanno pi pace fino a che questo [ritiro] non si fa e rimandano [l'obbligo] di fare il bene. Mi sembra che, come disposizione a un buon ritiro, dopo essersi un po' smarrite come capita spesso, dovrebbero prima rimettersi a fare meglio, e [si dovrebbe] proporre loro [il ritiro] solo nel tempo pi vicino che si potr. Ci un po' pi difficile a noi che alle religiose, per il fatto che bisogna mettere altre suore al posto di quelle che fanno il ritiro. Per rimediare prontamente ai disordini delle suore di S. Sul-

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pizio, penso, Signore, se non sia meglio mandare fin d'ora suor Enrichetta 238, far venire suor Caterina per fare il ritiro e trattenerla qui, e rimandare il ritiro a suor Enrichetta, poich temo che i loro piccoli disordini abbiano a continuare. Piaccia alla vostra carit di darmi una risposta e di perdonarmi per tutto quello che vi ho mandato a dire, forse inopportunamente, e di darmi la vostra santa benedizione, essendo, Signore, la vostra umilissima e obbligatissima figlia e serva. 239

L 65

AL SIGNOR ABATE DI VAUX (Agosto 1642)

Signore, Se non fosse stato il pensiero che eravate in campagna, non avrei aspettato tanto tempo a ringraziarvi umilissimamente, come fo, di tutte le premure che la vostra carit ha avuto per la buona madama Raffy240, che si ritirata in casa di suo padre e di sua madre, come le avevate consigliato. Mi auguro, signore, con tutto il cuore che sia altrettanto fedele agli altri consigli che la vostra bont le ha dati. Ho ricevuto la vostra cara lettera mentre vi scrivo, il che mi fa

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ricordare che la nostra suor Maddalena 241 mi aveva comunicato che alcune ragazze si presentavano per il servizio dei poveri. Vi supplico umilissimamente, signore, di aver la bont di esaminare bene la loro vocazione e la solidit del loro spirito; se le giudicate adatte per noi, saranno le molto benvenute. Devono essere forti e sane. Per la buona ragazza malata, credo, signore, che non ci sar nessun pericolo a farle prendere dell'acqua, non di quella pi forte, nel caso che il suo male non sia nel polmone, e credo, signore, che un mezzo bicchiere di quest'acqua col succo di un arancio le farebbe bene, a digiuno, mescolandoci un po' di zucchero e la sera come un giulebbe242. Credo che non si tralascino i frequenti piccoli salassi, specialmente quello del piede. Non scrivo alle nostre suore con questo corriere dell'argomento sul quale mi fate l'onore di consigliarmi, ma non mancher [di scrivere] con l'aiuto di Dio. Scrivo alla nostra suor Claudia 243: vi supplico, signore, di avere la bont di conoscere il motivo delle sue pene e di farmi l'onore di informarmi se potr fare qualche cosa a questo proposito. Vi supplico umilissimamente di farmi la carit di ricordarvi delle mie miserie nel santo sacrificio [che celebrate], credendomi, signore, la vostra umile e obbedientissima figlia e serva.

L 547

ALLA CARISSIMA SUOR CLAUDIA BRIGIDA ANGERS)

244

(AD

(Verso agosto 1642)

Carissima sorella, M'avete fatto gran piacere a comunicarmi le vostre pene; parlatene molto liberamente al signor Abate [di Vaux] o, se lui assente, al signor Ratier245, e credete che passeranno. Ma, mia buona sorella, finch Dio permetter che durino, vedetele come un mezzo che Dio permette per farvi avanzare nella virt; [credete] che vi servono per umiliarvi, per farvi amare e stimare le nostre buone suore e mostrare loro la vostra sottomissione che dovete [avere per]

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loro perch sono anziane nella casa, per quanto riguarda il servizio dei poveri. O mia cara sorella, amate molto la vostra condizione che molte dame vorrebbero avere! Quando penso alla felicit di voi tutte, ammiro che la Provvidenza vi abbia scelte; fatene buon uso e contentate Dio servendo i vostri padroni, sue care membra, con devozione, dolcezza e umilt, e senza affliggervi se i sensi vi dicono diversamente. Pensate che il nostro buon Dio si contenta di un cuore di buona volont. Supplico la sua bont di riempire il vostro [cuore] col suo santo amore, nel quale sono, cara sorella, la vostra sorella e serva.

L 70

AL SIGNOR ABATE DI VAUX 17 settembre 1642

Signore, Non posso pi aspettare a scrivervi, bench sia incerta se siate tornato dalle vostre visite, e - dopo avervi salutato umilissimamente vi supplico di avere la bont di darmi le vostre care notizie e di informarmi delle condizioni delle nostre suore. Non ho ancora potuto scrivere a nessun'altra, credo, se non alla nostra suor Maddalena 246, dopo che la vostra carit aveva avuto la bont di consigliarmi che dovevo farlo. Ve ne domando perdono umilissimamente, signore, e anche del fatto che il signor de Marillac247 non ha compiuto il suo dovere verso di voi, come avrebbe fatto se avesse ricevuto la lettera che gli scrissi, appena vi preoccupaste di avvertirmi che era ad Angers. Vedendolo ritornare in questa citt [Parigi] sono rimasta stupita, sapendo che non aveva affatto ricevuto mie notizie. Mi capitano spesso di queste sorprese perch ho pochissima abitudine alla conversazione: me ne vergogno davanti a Dio, poich non mi servo della libert che ho con la gente, per essere di pi tutta di lui. E' uno dei miei pi gravi difetti che vi dico con tutta sincerit, con la speranza che mi farete la carit di domandarne perdono per me al nostro buon Dio, nel cui amore sono, signore, la vostra obbedientissima e umilissima serva. P.S. - I signori Padri amministratori mi avevano chiesto di

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servirli presso i fittavoli che badano alla vendita del vino. Non l'ho potuto fare per parecchie ragioni, e una di quelle che i detti fittavoli mi hanno portata che dicono che si servono di questa occasione della vendita del vino dei poveri per farne passare tante altre. Non ho comunicato loro questa difficolt, ma temo che saranno scontenti che la cosa sia stata loro rifiutata. Vi assicuro, signore, che ho fatto quello che ho potuto.

L 127

ALLA CARISSIMA SUOR BARBARA ANGIBOUST, Figlia della Carit, Serva dei poveri galeotti (Verso il 1642)

Carissima sorella, Bisogna accondiscendere di buona volont al beneplacito di Dio per quanto ha deciso riguardo alla nostra buona suora: me ne lamenterei, se osassi, ma la volont del nostro grande Padrone sia fatta sempre su noi tutte e in noi tutte. Il Signor Vincenzo ci ha ordinato di farla seppellire stasera, dopo i vespri. Vi prego di farne avvertire il signor parroco per sapere se lo approva. Sul suo corpo si reciteranno le preghiere della veglia funebre e mercoled [si far] la funzione religiosa. E' necessario, vi prego, procurarvi sei torce di mezza libbra l'una: credo che potrete facilmente avere le sei torce dalla Chiesa, e in questo caso non dovete comprarle. Occorrono anche quaranta candele per le suore, di due liarde l'una. [La suora] sia seppellita al posto della defunta suor Michela. Ci vuole una bara e una corona di fiori bianchi; le suore [della parrocchia] di S. Nicola avvertano le suore [di quelle] di S. Benedetto, S. Stefano, dei trovatelli, e noi faremo avvertire le altre. Raccomandatevi al signor Compaing 248. Tenete la nostra suor Francesca fino a stasera. Ma non porti la marmitta perch ha un piccolo male249. Non so se non dimentico nulla, voi farete quello che avr dimenticato. Buongiorno, cara sorella; avete una bottega di ceri in piazza Maubert. Mandate a pregare madama Metay 250 ed essa vi aiuter in tutto. Sono di cuore e con affetto, la vostra sorella e serva.

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L 69

AL SIGNOR VINCENZO (Verso il 1642)

Signore, La nostra suor Giovanna Dalmagne 251 arrivata da Nanteuil252. La vettura che l'ha portata riparte domani, alle 8 del mattino. Non so se anche lei ripartir o se giudicate opportuno che rimanga qui per qualche giorno. E' andata ai funerali di una nostra suora 253, e questo fa s che non so quello che ci deve dire, forse lo saprete da quella lettera che vi ha portata, e mi potrete informare del suo soggiorno. Ve ne supplico umilissimamente, e anche di vedermi davanti a Dio domani al santo altare, Signore, come la vostra umilissima e obbligatissima figlia e serva.

L 71

AL SIGNOR ABATE DI VAUX 14 ottobre 1642

Signore, Ho trovato una lettera della vostra carit al mio ritorno da un piccolo viaggio di pi di 15 giorni. Vi dir, signore, che sono molto contrariata da questa occasione di affari da trattare, da parte dei fittavoli254, del diritto sulla vendita del vino, temendo che i Signori di S. Lazzaro possano obbligare i signori amministratori dell'Ospedale, per le ragioni che ho loro notificate. Credo che il

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Signor Vincenzo vi abbia dato la risposta su questo argomento. Ma quale piano potevano avere quelle nostre suore che si univano insieme [a chiacchierare]? Quanto mi dispiace questa cosa e quanto dispiacere provo per la pena che questi incidenti possono dare alla vostra carit, verso la quale abbiamo sempre tanti obblighi, anche per l'assistenza che fate loro dare dal signor Ratier 255, che ringrazierei molto volentieri con una lettera se non fosse che temo di accrescere la sua pena. Supplico il nostro buon Dio di essere eternamente la sua ricompensa. Mi sembra, signore, che la seconda lettera che avete avuto la bont di scrivermi mi dia un po' una buona opinione di suor Clemenza 256, e questo mi consola, perch non la posso chiamare qui [a Parigi] per due ragioni: la prima che, non essendo capace come le altre e avendo servito [i poveri] per tre anni, non sarebbe ragionevole unirla con una sola [suora]: il forte deve sostenere il debole. La seconda ragione che tocca a quei signori [amministratori] rimandare quelle che mancassero in cose notevoli, e di questo, signore, vi supplicherei umilissimamente di aver la bont di essere giudice. Per le altre quattro suore 257, penso che non possiamo ancora mandarle. Dico s quattro, ma da principio ce ne hanno domandate dodici, e se, quando io ero [ad Angers] quei buoni signori le avessero domandate, la cosa sarebbe stata pi fattibile, avendole messe in altri luoghi. Tuttavia vi posso assicurare che faremo tutto il possibile. Non posso ancora dire nulla per le buone ragazze che la vostra carit si preoccupata di proporci, a causa delle difficolt che vi si notano; appena avr parlato al Signor Vincenzo, vi comunicher la sua decisione. Il signor de Marillac258 ha avuto molto dispiacere nel non aver avuto l'onore di fare la vostra conoscenza quando era ad Angers; credo che fosse gi partito [da Angers] quando arriv cost la lettera che gli avevo scritta a questo proposito. Se ci ritornasse, riparer la mancanza che ho fatta di non avvertirlo pi a tempo. Se vi potessi far conoscere tutte le mancanze che commetto, spero tanto dalla vostra bont che domandereste misericordia per la mia povera anima. Ve ne supplico umilissimamente per l'amor di Dio, nel quale sono, signore, la vostra umilissima e obbedientissima figlia e serva.

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L 72

AL SIGNOR ABATE DI VAUX 9 novembre 1642

Signore, Ecco la lettera che pensavo di scrivere alle nostre suore quando ve lo comunicai ma non potei farlo. Non so se potranno leggerla o ascoltarla n so se giudicherete opportuno che sia loro data: perci ve la mando aperta, pensando che, se le vostre occupazioni non vi danno il tempo di disturbarvi a vederla, il signor Ratier 259 far questa carit, con tanti altri [atti di carit] per il medesimo scopo, che mi fanno sentire riconoscente verso di lui. E anche [lo sono] verso di voi: non mi stanco di essere importuna, supplicandovi, per l'amor di Dio, che quelle povere figlie stiano sempre nel posto che Dio ha loro dato con la pura carit che la sua bont ha messo nella vostra anima. E poich sono stata cos contenta di risentirne gli effetti nel mio caso particolare, oso sperare, signore, che conoscete il mio stato interiore e quello dei miei grandi bisogni su questo punto: questo mi fa supplicarvi umilissimamente di aiutarmi davanti a Dio; e se non volete che io tema che mi giudicate incorreggibile e troppo infedele, [vi supplico] di avvertirmi all'inizio del nuovo anno 260 dei miei difetti e di [dirmi] ci che pensate che Dio mi domandi. Nel suo amore vi chiedo la santa benedizione e sono, signore, la vostra umilissima figlia e serva.

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L 112

ALLA CARISSIMA SUOR BARBARA, F.d.C. presso i galeotti 261 (Verso il 1642)

Carissima sorella, Supplico Dio con tutto il cuore di essere la vostra consolazione nell'attesa in cui siete di sapere che cosa Dio avr deciso per il vostro parente. Mi sembra che avreste fatto meglio ad avvertire il signor Accar262 o madama Traversay 263 prima di far diminuire la porzione [del vitto] ai galeotti per darne agli altri, perch coloro che li fanno venire non s'informeranno da dove viene il loro vitto, purch ne abbiano. Pregate Dio per noi e raccomandatemi a suor Caterina 264, ve ne prego, credendomi tutt'e due, con la parte migliore del mio cuore, carissima sorella, la vostra umilissima e affezionatissima serva.

1643

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L 75

AL SIGNOR VINCENZO (17 gennaio 1643)

Signore, Ecco una lettera di suor Giovanna, d'Issy 265; vedrete ci che ha fatto a proposito della copia della quietanza che loro si domanda. Credo, Signore, che sarebbe bene regolare quest'affare al pi presto. Il signor parroco di Baron 266 sta aspettando una suora dopo la Candelora, e noi aspettiamo che la divina Provvidenza ispiri alla vostra carit di farci avvertire: le nostre suore credono, come anche io, che questo beneficio che ci rimandato da cos tanto tempo, sia una punizione del cattivo uso che abbiamo fatto nel passato e ne sentiamo dispiacere, riconoscendo che non potremo far meglio per l'avvenire senza un grande aiuto della vostra carit, della quale sono, Signore, una povera piccola figlia e obbligatissima serva. Il giorno (di) S. Antonio.

L 76

AL SIGNOR VINCENZO [25 gennaio 1643]

Signore, Vi supplico umilissimamente di farmi la carit ch'io sappia l'ora in cui direte la santa Messa domani, e di far la carit a mio figlio di pregare per lui e di ricordarvi della mia umilissima supplica. Non potremo mandare suor Enrichetta 267 a Issy per il fatto che sar necessaria a Fontenay 268 per farvi la scuola, poich la suora che l non sa leggere. Questa buona e semplice suora, che vi avevo detto d'avere in mente di rimandare, non ha fatto il ritiro [spirituale] non credendola capace. Vi supplico umilissimamente, Signore, di avere la bont di dirmi se devo metterla con le altre. Spero che le nostre suore faranno buon uso dell'istruzione che la vostra carit ci ha fatto oggi269: il loro cuore tutto pieno di desiderio per questo e si augura vivamente di ricordarsene sempre. Questi mi spinge a supplicarvi umilissimamente di mandarci il sommario dei punti

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che avevate davanti; mi sembra che mi far ricordare una buona parte di quello che il nostro buon Dio ci ha fatto udire dalla vostra bocca. Prima di morire non sar mai nello stato che Dio mi domanda per il suo amore? Fatemi la carit di pensarci un po' e di voler conoscere i miei disordini, affinch non abbia nel punto della morte tutta la confusione che merito per le mie infedelt ai piani di Dio, e particolarmente quando Dio me ne chieder conto, dal momento che la sua bont m'ha fatto la grazia, onoratissimo Padre, di essere la vostra pi piccola figlia e la serva pi obbligata. P.S. - Mi sono dimenticata di domandarvi se l'atto di ricevuta che vi ho mandato, devo trascriverlo dietro il foglietto dov' il saldo del conto, oppure in margine allo stesso foglietto, affinch sia compreso nella pratica. Giorno della Conversione di S. Paolo.

L 77

AL SIGNOR VINCENZO 9 febbraio 1643

Signore, Madama de Lamoignon 270 e madama de Nesmond271 sono venute qui al ritorno dalla visita all'ospedale di Saint-Denis 272, per il quale devono domandare delle suore della Carit nel caso che le religiose ospedaliere non accettino le condizioni che si vogliono loro proporre. Quelle dame, Signore, avevano gran desiderio di parlarvi per dirvi che non credono che mons. [vescovo] di Beauvais vada a S. Germano273 ma che madama sua sorella ve le potr condurre al posto di lui, se lo approvate. Per la loro pi grande difficolt per andarvi sta nel fatto che hanno detto loro che il signor de

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Noyers274 a Versailles col Re, e sembra loro che se non fosse a S. Germano il loro viaggio non sarebbe cos utile. Non sanno nemmeno se devono ringraziare solo la Regina, raccomandando a Sua Maest quest'opera, oppure supplicare di diventarne protettrice. Aspetteranno il vostro consiglio su questo punto prima di decidere il loro viaggio; e [a tale scopo] devono mandare domattina qualcuno da voi, oppure, Signore, se lo giudicate necessario, la vostra carit dar loro la decisione al pi presto? Il signor parroco d'Issy venuto qua e dopo avermi parlato della carit verso una bambina, m'ha domandato se rimanderemo presto la nostra suor Giovanna. Gli ho fatto capire che aspettavo di essere chiarita sul dubbio che io avevo se ci fosse il proposito di continuare questa carit e con tutta semplicit gliene ho detto il motivo (non ho rovinato nulla, mi pare). Deve parlare a madamigella de Montdsir 275 e dirvi che cosa ella desidera fare. Certamente avrebbe voluto dar la colpa a noi del poco che stato dato alle nostre suore da quando sono a Issy. Pu la vostra carit farmi il favore di comunicarmi se devo tardare ancora a rimandare la nostra suor Giovanna? Sono, Signore, la vostra umilissima figlia e serva.

L 78

AL SIGNOR ABATE DI VAUX (AD ANGERS) 10 febbraio 1643

Signore, E' tempo che io mi mostri riconoscente alla vostra carit per il vero bene che mi ha fatto, istruendomi su una pratica che mi

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cos necessaria. Veramente Dio mi ha parlato, signore, per bocca vostra su questo argomento, la cui pratica , secondo me il fondamento e il sostegno, e dar la stabilit all'opera che, come sembra, la sua divina bont ha cominciata. E' un grandissimo motivo di umiliazione per me, per la ripugnanza che la mia malizia naturale ha per questo modo di agire e che spesso mi fa rovinare tutto, quando mi voglio intromettere in qualche affare. Non basta, signore, avermi fatto ben conoscere il male n avermi insegnato i veri rimedi. Bisogna, per favore, aiutarmi ad applicarli, per quanto potete, con l'aiuto che vi domando davanti a Dio per il suo santo amore, e con i vostri avvertimenti, quando la vostra carit ne trover le occasioni che, se volete, vi saranno indicate dalla santissima volont di Dio. Se sapeste come sono poveretta e come sarei disposta a farvelo conoscere, se ne avessi il tempo! Supplico Dio e il mio buon angelo di farvelo capire. Ho fatto conoscere a madama de Marillac, la religiosa 276, il vostro desiderio riguardo agli scritti del defunto signor suo padre. Credo, signore,che sarete dei primi a vederli. Rimane da finir di stampare pochissimo della storia di Giobbe e si comincer da qui a dare tutto alla luce. Credo, signore, che la medesima luce che Dio vi ha data per farmi conoscere la via di Dio su di me vi sar servita per sopportare lo stato nel quale la sua bont vi aveva messo quando aveste la bont di scrivermi, e poich la divina Provvidenza ha voluto che quella parte della vostra lettera non mi sia venuta che molto tempo dopo averla ricevuta (e non so come questo avvenuto), vedrete bene che questa inavvertenza per me una proibizione di non dirvi nulla su questo argomento, altrimenti, signore, vi avrei fatto apparire il mio troppo ardimento pensando che avrei dovuto obbedire, e la mia ignoranza, obbedendo a voi. Sono addolorata per la nostra suor Claudia 277 e suor Barbara 278, poich suor Maddalena 279 mi ha informata che spesso esse pensano di ritirarsi. Non so, signore, se ne parlano con voi o col signor Ratier. Vi supplico umilissimamente - se lo giudicate opportuno - di avere il loro consenso per avvertirne il Signor Vincenzo, che vi saluta con tutto il cuore, con grande sentimento dei grandi obblighi che Dio vuole che abbiamo verso di voi, noi e tutte le Figlie della Carit. Non possiamo mostrare la nostra riconoscenza se non con l'offerta a Dio di tutti i motivi che ce ne d la vostra carit, ed io in particolare, domandando alla sua bont infinita che

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nel tempo e nell'eternit trovi in voi il suo beneplacito col compimento della sua santissima volont, nella quale sono, signore, la vostra umilissima e obbedientissima figlia e serva.

L 80

AL SIGNOR ABATE DI VAUX 10 marzo 1643


280

Signore, Credevo che per disposizione della divina Provvidenza fosse avvenuto il ritardo della lettura della prima lettera di quest'anno che m'avete fatto l'onore di scrivermi e [credevo] che fosse per me un potente avviso di non temere di disobbedirvi, non facendovi vedere la mia temerit. Ma poich lo volete, signore, vi dico dunque con molta semplicit che bisogna aspettare in pace che la grazia produca in noi la vera umilt, che, dandoci la conoscenza della nostra impotenza, ce la faccia confessare e volontariamente sottometterci a sopportare ci che chiamate leggera infermit, orgoglio e sensibilit, senza speranza che tutto questo possa essere distrutto in noi, che per tutta la vita siamo e saremo sballottati da tali agitazioni. Per il resto che mi fate l'onore di comunicarmi, ho creduto, signore, che dovevo comunicarlo al Signor Vincenzo, pensando che la vostra carit avrebbe bisogno del suo consiglio su questo argomento per il bene del prossimo. Se non vi scrive con questo corriere, credo che siano le sue continue occupazioni ad impedirglielo, poich m'ha espresso il desiderio di farlo. Voi non vorreste permettere, signore, che vi dicessi i pensieri che la vostra umilt ha suscitato nella sua anima. Il signor Constantin 281 ha avuto la bont di portarmi lui stesso la vostra cara lettera. Non saprei dirvi, signore, la consolazione che ho provata nel vedere il fervore del suo cuore per il santo amore.

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C' motivo di sperare molto nella perseveranza di quell'anima. Vedo che la debolezza di spirito delle nostre povere suore continua, e mi sembra che sia un frutto del povero giardino della mia meschina direzione [che ho dato loro] prima [di mandarle ad Angers]. Non scrivo a quelle due suore 282 che soffrono quella pena, non sapendo se devo farlo. Sono penata per la debolezza mostrata da suor Maddalena283. Credo, signore, che la vostra carit l'avr avvertita, e questo fa s che non le scriva; per quanto riguarda il cambiarla non ho ancora saputo dal Signor Vincenzo il tempo che devono stare in carica. Ma spero che il signor Lamberto 284 far una visita dalle vostre parti e allora, signore, avrete la bont, per favore, di parlare insieme di tutti i loro bisogni. Raccomando ai vostri santi sacrifici e alle vostre sante preghiere un affare importante che sembra ben avviato per la gloria di Dio, ma poich ci sono interessata, temo che i giusti motivi che do alla divina giustizia di irritarsi si oppongano alla sua misericordia. Confido nella vostra carit, e questo mi rende importuna, assicurandovi che sono, signore, nell'amore di Ges Crocifisso, la vostra umilissima figlia e obbedientissima serva.

L 172bis A SUOR CLAUDIA BRIGIDA, Figlia della Carit (ad Angers) 29 marzo 1643

Carissima sorella, Dio sia benedetto per la grazia che vi ha fatta di fare il santo ritiro: dovete apprezzare molto tutti i pensieri e i buoni propositi che la sua bont vi ha dati, bench vi sembri che non abbiate fatto nulla che valga. Tanto meglio! Se non siete stata soddisfatta di voi stessa, forse un segno che avete contentato il nostro buon Dio, e

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per questo lo supplico con tutto il cuore. Quanto al vostro desiderio, conservatelo con molta cura, cara sorella, come un deposito prezioso che vi ha dato il vostro caro Sposo e del quale vi chieder conto: aspettate in pace che Egli ne voglia l'attuazione. Mi raccomando alle vostre sante preghiere e a quelle di tutte le nostre suore, e sono nell'amore di Ges Crocifisso, carissima sorella, la vostra obbedientissima sorella e serva.

L 97

ALLA NOSTRA CARISSIMA SUORA MALATA (suor Giovanna Dalmagne, a Nanteuil) 285 (Marzo 1643)

Amatissima sorella, Adoro con tutto il cuore l'ordine della divina Provvidenza su come pare che voglia disporre della vostra vita: se la santissima volont di Dio di richiamare a s la vostra anima, il suo santo nome sia benedetto: Egli sa il dispiacere che ho di non potervi assistere in quest'ultimo atto d'amore che credo che farete, dare cio molto volentieri la vostra anima all'eterno Padre, col desiderio che essa onori il momento della morte di suo Figlio. La nostra buona suor Elisabetta286 vi assicurer dell'affetto di tutte le nostre suore, e del desiderio che vi ricorderete di loro in cielo, quando Dio vi avr fatto misericordia, e specialmente la nostra suor Anna Maria, che dice di avere un grande dispiacere di non potervi rendere gli ultimi servizi. Ricordatevi dunque, carissima sorella, dei bisogni della povera Compagnia nella quale Dio vi ha chiamata; siatene l'avvocata presso la sua bont affinch gli piaccia compiere i suoi piani su di lei, e se la sua bont ve lo permette, pregate i nostri buoni angeli di aiutarci. Buona sera, carissima sorella, supplico con tutto il cuore Ges Crocifisso di benedirvi con tutte le virt da lui praticate sulla croce. Sono nel suo santissimo amore, carissima sorella, la vostra umilissima sorella e serva.

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L 84

AL SIGNOR ABATE DI VAUX, AD ANGERS 6 giugno 1643

Signore, Ho comunicato la vostra lettera al Signor Vincenzo, che mi ha comandato di dirvi che, poich onora molto tutta la compagnia dei rev(erendi) p(adri) dell'Oratorio 287, non trova nessun inconveniente che il (loro) superiore aiuti quelle buone signore a incoraggiarsi per rinnovare il loro fervore, se giudicate che questo sia loro necessario e, poich siete sul posto, non vi prevedete nessun pericolo. Non ho visto, signore, colui che mi ha portato la lettera che m'avete fatto l'onore di scrivermi, e questo il motivo per cui non ho ancora saputo l'alloggio di madama vostra sorella, che con tutto il cuore desidero avere l'onore di vedere e poterle rendere il servizio che devo ai suoi meriti. Vi supplico umilissimamente, signore, se vi parlano di madama Turgis 288, fate sapere che non pu lasciare il posto in cui . Avremmo grande bisogno di parecchie altre come lei. Vi domando perdono di non avervi risposto per quelle buone figlie. Non mi ricordo pi delle loro qualit, ma poich abbiamo bisogno che tutte abbiano delle disposizioni adatte per la nostra attivit, mi sembrava di non veder ben chiaro in quelle ragazze, anzi mi sembrava che la vostra carit ne avesse qualche dubbio. In nome di Dio, signore, non abbandonate le nostre povere suore. Conosco la carit che il signor Ratier ha per loro e che le aiuta molto, ma voi siete il padre di quell'opera. Se giudicate opportuno che cambiamo la nostra suor Barbara 289 vi supplico umilissimamente di avere la bont di mandarmelo a dire. Sono molto contenta che conosciate le grandi occupazioni del Signor Vincenzo; spero che gli farete la carit di averne piet e di aiutarlo davanti a Dio. E' sempre lo stesso e io spero che non cambier, e specialmente, signore, riguardo alla stima che ha delle grazie che Dio ha messe in voi: Lo supplico con tutto il cuore di aumentarle fino all'ultimo momento della vostra vita, dandovi modo di credere che sono, signore, nell'amore di Ges Crocifisso, la vostra umilissima e obbedientissima figlia.

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L 85

AL SIGNOR VINCENZO 8 giugno [1643]

Signore, Madama Pelletier uscita ora di qui [dov'era venuta] per dirmi che il signor abate di Buzais290 il coadiutore di monsignor arcivescovo e che essa ha subito pensato a mio figlio, e, senza dirmene nulla, ne ha parlato al reverendo Padre Emanuele 291, che le ha detto di ]voler] sapere da me se fossi contenta che egli lo proponesse per servire il detto signor Buzais, non so se come elemosiniere o in qualche altra carica che gli fosse pi adatta. Ora, poich la cosa non venuta da me in nessun modo, ho pensato, Signore, che non dovessi trascurare di prendermi la libert di domandarvi come mi devo comportare in essa, e - se giudicate la cosa fattibile - di supplicarvi umilissimamente di farci la carit di aiutarci. Credo che se mio figlio avesse qualche occupazione che lo distraesse dalla malinconia che, secondo me, gli causa le sue pene, queste scomparirebbero. Mi sembrato che avesse il timor di Dio e la volont di compiere fedelmente quello che gli verrebbe affidato. Se volete che abbia l'onore di parlarvi di questo affare, prego la vostra carit di aver la bont di farmelo sapere e di credermi, Signore, la vostra obbligatissima figlia e serva.

L 86

AL SIGNOR VINCENZO 12 giugno (1643)

Signore, Le dame Soucarire 292, de Romilly293 e Traversay 294 sono venute

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da voi per dirvi che il signor cancelliere 295 le ha ricevute molto bene e le ha avvertite che per entrare in possesso del castello di Bictre 296 bisogna parlarne alla Regina e fare stendere un rescritto: esse vi supplicano umilissimamente che sia la vostra carit a parlargliene, se gi non l'ha fatto, e che le avverta da chi si faranno stendere questo rescritto e chi lo deve presentare, se il signor cancelliere o madama de Brienne297. Il signor cancelliere ha offerto pure alle dette dame di fare un decreto affinch si servano di una parte della somma dei poveri bambini per i loro bisogni presenti. Vi prego perci di aver la bont di avvertirle quale somma si debba chiedere. Le dette dame temono che madama de Lamoignon 298 abbia rovinato tutto parlando al signor de Nesmond 299, perci vi supplico di parlarne presto alla Regina, per paura che sua Maest non sia prevenuta da qualcun altro, e [vi prego] di ricordarvi di farle comprendere che il popolo considerer un grande dono la diminuzione che il Re far sulla tassa del trasporto del grano, secondo quello che gi ve ne ha detto il signor de Romilly. Ho detto al signor Portail che la vostra carit ci ha fatto sperare l'adunanza [delle suore] per domenica; ho creduto bene proporvi l'argomento sull'importanza di osservare ci che nel promemoria, cio sul modo di vivere delle Figlie della Carit e farne lettura 300 E mi pare molto necessario avvertirle che un buon mezzo per abituarsi alla pratica che ogni suora delle parrocchie e una per ogni casa, ne rendano conto in tutte le assemblee, o tutte o una parte ogni volta. E cos, Signore, se lo giudicate opportuno ci farete la carit di istruirci, in ogni incontro, su uno o due punti del nostro metodo di vita. Se volete che tutte facciamo orazione per l'adunanza, la vostra carit abbia la bont di darcene i punti, affinch li mandiamo alle nostre suore, quando le faremo avvertire. Verr domani mattina presto a sentire da voi ci che vi piacer dirmi su tutti questi argomenti. Permettetemi di supplicarvi di ricordarvi al santo altare dei miei bisogni, particolarmente di quello che mi rende cos criminale davanti a Dio, che m'impedisce la confidenza piena nella sua santissima Provvidenza e mi rende indegna di dirmi, Signore, vostra figlia, bench io lo sia per sua bont, e obbligatissima serva.

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L 104

AL SIGNOR ABATE DI VAUX 29 giugno (1643)

Signore, Vi ringrazio umilissimamente per il parere che mi avete dato sulla condotta di quella buona ragazza di Angers. Se non vuol ritornare, saremo costretti a lasciare che vada a servizio, perch non so in quale luogo potrei metterla, per le ragioni che ho fatto dire a madama vostra sorella. Appena l'ho vista, dubitai che venisse da parte vostra e temetti di tenerla pi a lungo. Ci occorrono giovani che abbiano assolutamente il desiderio della perfezione, io credo invece che essa ha ancora un po' il desiderio di vedere e godersi il mondo. Ce n' una che, spontaneamente, venuta a trovarci e ci ha detto che da molto tempo desidera essere della Compagnia, che vorrebbe preferire a un ordine religioso. La franchezza e la buona volont che subito manifest, mi dette molta simpatia per la sua domanda, poich mi sembr capace di poter rendere un giorno molti servizi a Dio in questa Compagnia. Facendo parlare di lei a madama vostra sorella, questa ne parl con parole che aumentarono ancora il mio affetto per il suo servizio, eppure ho saputo dopo che alcuni suoi parenti vorrebbero distorgliela dal suo

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buon proposito e l'accusano che sia diminuito il suo buon desiderio, bench essa ne parlasse ieri alla nostra suor Elisabetta 301 in modo tutto differente. Se Dio ce la vuol dare, sapr certo trovare i mezzi, ed io, signore, vi assicuro che l'onorer e amer come se fosse una stretta parente, con la speranza che potremo lavorare insieme per la gloria di Dio. Spero con gioia di fare qualche piccolo servizio a madama du Plessis302, ma temo che non avr questo onore. Supplico il nostro buon Dio di condurre avanti il suo affare. Vi supplico umilissimamente, signore, di ricordarvi molto del Signor Vincenzo nei vostri santi sacrifici: ne ha pi bisogno che mai. Temo fortemente che soccomba sotto il peso. Ha sempre le sue solite febbri ed anche il suo (solito) lavoro. Non so pi che dire del viaggio del signor Lamberto303: pensavo che, al ritorno da Sedan, dovesse andare subito a Richelieu, ma non vedo che sia cos; quando questo avverr, non mancher di andare ad Angers. Vi supplico, signore, per l'amore di Dio, di continuare sempre la vostra assistenza caritatevole alle nostre povere suore, che continuano a vivere, come hanno cominciato, solo col vostro soccorso, per cui esse e noi siamo profondamente grate alla sua bont di averci fatto questa grazia. Ho un estremo dovere di gratitudine a madama du Plessis che ha avuto la bont di venire qua due volte. Sono tanto confusa che non potrei dirvelo, per il fatto che non ho nessun mezzo per darle prova dell'affetto che ho per il suo merito. Sono stata cos malaccorta che non ho avuto il pensiero di darle la possibilit di assistere alle cerimonie della funzione (funebre) fatta a Notre-Dame per il defunto Re304, e me ne sono accorta solo dopo l'avvenimento. Vi fo notare questa mancanza, signore, affinch giudichiate da questa che ne fo molte altre, ed anche per l'aiuto che dovrei cercare per la mia salvezza. Vi supplico umilissimamente, signore, di farmi la carit di aiutarmi presso il buon Dio, nel cui amore sono, signore, la vostra obbedientissima e umilissima serva.

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L 96

AL SIGNOR VINCENZO Marted (1643)

Signore, Madama Traversay 305 mi mand a dire ieri di avvertirvi che le dame si troverebbero gioved dove voi sapete e che vi sarebbe anche madama la cancelliera 306. Mi dispiace di non avervi ancora fatto sapere nulla della visita che il padre d'Attichy307 fece a madama la duchessa308 riguardo a mio figlio, visita che era stata progettata da tanto tempo senza che ne sapessi nulla. Avendolo trovato dalle Carmelitane, dove madama la contessa de Maure309 mi fece andare per il suo affare, egli s'inform dei beni che aveva mio figlio e mi rimprover perch non facevo nulla per lui. E anche madama de Maure mi disse che conoscevo abbastanza il signor de Noyers310 per avergli gi parlato. Tutto quello che feci fu di scrivere, due giorni dopo, al padre d'Attichy e di dirgli che tutto quello in cui riconoscevo di avere mancato nei miei doveri di buona madre verso mio figlio era di non avergli fatto sapere che il defunto mio marito aveva consumato tutto - il tempo e la vita - per curare gli affari della sua casa [= dei d'Attichy], trascurando completamente i propri. Per riparare questa colpa, lo supplicavo poich era deciso ad interessarsi per mio figlio a mia insaputa - di darsi pensiero di dire alla detta dama che il signor de Noyers mi conosceva abbastanza, perch mi aveva vista spesso in casa del signor guardasigilli de Marillac311, e che io credevo che la vostra carit avrebbe fatto conoscere mio figlio, se gliene parlavano. Ecco, davanti a Dio, tutto ci che io ho fatto in questo affare. Vi supplico umilissimamente di crederlo, e non l'avrei fatto in nessun modo, senza l'incontro imprevisto di quelle persone su questo argomento, e [vi prego di credere] che neppure mio figlio ne sapeva nulla. Supplico il nostro buon Dio di farvi conoscere la sua volont su questa cosa e di farvi sapere che preferirei morire che fingere con voi in qualche cosa, poich sono, Signore, la vostra obbligatissima serva e umilissima figlia.

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L 74

DA CONSEGNARE AL SIGNOR VINCENZO PERSONALMENTE (1643)

Signore, Seppi ci che il signor Compaing 312 m'aveva promesso di domandare, e sono, per questa cosa, tanto afflitta come mai potrei esserlo. Perci vi supplico per l'amor di Dio che oggi vi possa parlare, se fosse possibile qui, oppure verrei io a trovarvi. E' tempo, credo, di mettere qualche rimedio al male che estremo, e peggio di quanto possiate pensare. Ho gran motivo di temere e di desiderare che Dio mi sostenga ed ispiri alla vostra carit di ricavare la sua gloria da un male cos grave. Mi sembra di voler certamente sottomettermi a tutto, ma temo l'eternit. In nome di Dio considerate questo affare come di grande importanza e fatemi l'onore di credermi, Signore, la vostra obbedientissima figlia e obbligatissima serva.

L 125

AL SIGNOR VINCENZO 19 agosto (1643)

Signore, Ecco le difficolt che mi son venute in mente e che mi avete comandato di scrivervi. Avrei pena a mandarvele se non credessi che non nuoceranno affatto all'esecuzione dei piani di Dio su questo punto. Vi supplico umilissimamente di poter aver l'onore di parlarvi pi presto che potrete a proposito di mio figlio. Lo cre-

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do necessario, come anche che la vostra carit s'impegni davanti a Dio per i suoi bisogni e nel modo che voi sapete. E' la sua Provvidenza che ha dato questo aumento di preoccupazioni a tutti gli atti di carit che avete fatti e fate sempre a quella che per amore [di Dio], Signore, la vostra umilissima figlia e obbedientissima serva. Le difficolt per rimanere a Bictre sono: prima di tutto, l'estensione dell'edificio e la vastit del locale che in pi di due anni non potrebbe essere riempito a met. [Poi] i gravi inconvenienti che capitano, anche a Parigi, quando le case sono state abitate da persone di cattiva vita. A maggior ragione si devono temere l dove per molti anni stato il rifugio di ogni genere di malfattori, sia dentro al castello che fuori, sia di giorno che di notte. Il pericolo che nelle strade c' per le suore, che sono obbligate spesso ad andare e venire in citt. L'impossibilit di portare i bambini in braccio, e la grande difficolt di portarli con delle bestie, a causa della terra argillosa e dei sentieri difficili, sia a causa delle piogge, grandinate e nevi. Ci vorr un gran numero di suore, sia a causa dei viaggi che si dovranno fare, sia per i bambini e per le necessit della casa, e noi non abbiamo tante suore che siano adatte a questo. C' il pericolo che tutti questi viaggi che le suore devono fare siano per loro causa di molta distrazione, sia al presente che in avvenire. Le grandi spese [che si dovranno fare] sia per mettere ora quel luogo in condizione di alloggiarvi, sia per le provviste che dovranno essere molto pi abbondanti che altrove: la cosa evidente abbastanza. La difficolt che le suore si trovino alle adunanze e possano venire tutti i mesi nella Casa [madre], ed anche che i bambini siano visitati. E se si trattasse di metterci tutte le suore della Carit, ci mi pare che sarebbe di grave danno a tutta la Compagnia, a causa delle visite necessarie che devono fare le suore che servono i poveri di Parigi, a causa dei lavori che si fanno in casa come anche per il servizio ai poveri malati e per medicare le piaghe, per istruire le

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giovani e soprattutto per le comunicazioni necessarie con i superiori e qualche volta con le Dame delle parrocchie. Se, nonostante tutte queste difficolt, ci si deve andare, necessario che almeno durante tutto il [prossimo] inverno vi stiano due uomini, che tutti i giorni ci sia la messa in cappella, in cui si potrebbe far costruire un fonte per battezzare i bambini: e questo porterebbe via le cinquanta lire date a questo scopo. Sarebbe anche necessario avere un piccolo carretto con un cavallo per portare i bambini, e questo sarebbe molto comodo, uno dei [due] uomini potrebbe guidarlo. In questo caso, sarebbe necessario fare bene la scelta dei [due] uomini, a causa del contatto con le balie e con le suore.

L 91

AL SIGNOR VINCENZO 16 novembre [1643]

Signore, Madama Traversay e madamigella Viole 313 son partite or ora da qui e vi salutano umilissimamente. La seconda m'ha detto di farvi sapere che il suo signor fratello 314 l'ha avvertita che il signor avvocato generale gli aveva detto si sapere da buona fonte che una persona che aveva servito [il Re nell'esercito] voleva domandare alla Regina il dono delle offerte dei portatori di grano. Se questa persona arriva prima di coloro che devono domandarlo, i bambini [trovatelli] lo perderanno. Questa buona damigella ha desiderato molto che la vostra carit ne fosse avvertita 315. Anche madama di Liancourt 316 m'aveva detto, Signore, di parlarvi delle pensioni dei monaci laici 317 di ogni abbazia, che essa vuole proporre alla Regina per gli storpi. Se credete che non debba farlo, abbiate la bont, per favore, di farla avvertire. E vogliate pensare davanti a Dio come potr essere fedele ai miei obblighi, non sentendo altra guida che la mia propria volont che mi pare di seguire in tutte le cose, e questo mi di grande impedimento a compiere quella di Dio, per la quale sono, Signore, la vostra obbligatissima serva e indegna figlia.

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L 130

AL SIGNOR ABATE DI VAUX 17 novembre 1643

Signore, Credo che avrete abbastanza bont da pensare che il mio ritardo a scrivervi venuto dal desiderio di comunicarvi il parere del Signor Vincenzo su ci che mi avete fatto l'onore di comunicarmi, perci non vi presento delle scuse, ma vi dico che, non avendo avuto il tempo di leggergli la vostra lettera, egli per l'ha voluta avere e come risposta, m'ha detto, signore, di farvi sapere che approva il vostro proposito che di rimanere sei mesi e Parigi e sei mesi ad Angers almeno, in attesa che la Provvidenza ordini diversamente. Egli giudica anche opportuno, signore, - secondo quanto avete avuto la bont di comunicarmi - che si cambino alcune suore, e mi ha fatto scrivere al signor Lamberto 318 di fare la visita pi presto che potr. La nostra suor Maddalena 319 mi ha comunicato la sua anomalia: esse risentono tutte della vostra lontananza. Spero, signore, che il vostro ritorno richiamer il loro antico fervore. Mi stupisco molto dei lamenti di codesti buoni signori [amministratori] ai quali avevo scritto, come anche a voi, signore, gi sei settimane fa. Temo molto che le mie lettere siano andate perdute: ce n'erano anche per le nostre suore. M' venuto in mente che quei signori siano spinti a far dei lamenti per un motivo ben differente da tutte le colpe di cui accusano le suore, che sarebbero veramente grandi se fossero state cos imprudenti da rilassarsi fino al punto di cui sono accusate. Vi supplico umilissimamente, signore, di continuare la vostra carit, per conoscere la verit, e, come Dio le ha guidate tanto tempo con la vostra santa direzione, possano ritornare al loro fervore primitivo col soccorso che Dio d loro col vostro ritorno. lo spero dalla bont di Dio, ed anche, si-

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gnore, che la vostra carit si ricorder dei miei bisogni, domandando misericordia per me, che sono, signore, nell'amore di Ges Crocifisso, la vostra obbedientissima e umilissima figlia e serva. P.S. - Ho dimenticato, signore, di presentarvi le scuse del Signor Vincenzo e le sue umilissime raccomandazioni, di cui m'ha incaricata. E' sempre cos sopraffatto dalle occupazioni che fa compassione. Credo che gli farete la carit di pregare per lui.

L 92

AL SIGNOR VINCENZO

Dall'Ospizio dei trovatelli, Gioved 19 [novembre 1643]

Signore, Ho fatto sperare a madamigella Viole 320 che vi potrebbe parlare domani qua in qualunque ora comoda per voi, e perci verr fin dal mattino, per tornarsene solo verso la sera. Ecco una lettera che il signor Compaing 321 mi ha consegnata per farvela vedere, dicendomi che conoscete bene quest'affare. Supplico il nostro buon Dio di darvi nuova forza e salute per la sua gloria, e sono, Signore, la vostra umilissima e obbligatissima figlia e serva.

1644

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L 31

AL SIGNOR VINCENZO Gioved 14 gennaio (1644)

Signore, Il nostro buon Dio vuol dunque che siate malato: ne sia benedetto!, ma vuole anche, certamente, che per suo amore, abbiate carit verso il vostro corpo come l'avreste per quello di un povero; e se io osassi, onoratissimo Padre, vi direi che lo vuole assolutamente. Servitevi dunque si questa occasione, ve ne supplico, e perdonate alla troppo grande libert che mi prendo, come [parte] interessata, per la gloria di Dio. Le dame Traversay, Romilly, Fortia e Viole 322 stanno in gran pena per l'affare di madamigella Serquemann, ed erano venute a dirvi, Signore, che il signor Lavocat 323 le ha convocate alla Camera, dove ha fatto trovare la detta damigella, essendo impressionato che il suo consiglio non fosse stato seguito, e persuaso che quella buona damigella avesse ragione di lamentarsi, e voleva che essa dicesse alle dette dame tutto ci che aveva detto a lui solo. Prima di tutto essa disse che era stato tenuto un consiglio a tre, di cui voi, Signore, eravate uno, con le dame de Traversay e Romilly, e ci [era avvenuto] in una carrozza: in questo [incontro] decideste di far portare i bambini in campagna e di impedire al sig. Pelletier 324 di continuare la sua elemosina, cosa che la detta dama ha fatto, scrivendo il detto signor Pelletier alla presenza della damigella e attendendo risposta, che si dice fu messa anch'essa per scritto, in cui ella pregava suo nipote di tardare otto giorni a consegnare il denaro: questo per non fu scritto. Essendo interrogata su chi le aveva detto questo segreto, la detta damigella ha detto che, poich eravate solo in tre, era un angelo, che ancora glielo rivelereb-

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be. Il signor Lavocat ha detto anche alle dame di aver visto, dopo di voi, Signore, il primo Presidente 325 che gli ha detto di non aver affatto prestato fede a tutto quello che gli avevate detto, e inoltre che questa buona damigella gli ha detto che conoscevate benissimo il progetto di quelle dame, bench voi gli diceste il contrario, ed questo che mette in collera il signor Lavocat, il quale dice che non bisogna pi parlare di prendere i bambini e non impedire le elemosine che essa aveva a tale scopo. Ella ha fatto gran chiasso col signor Pelletier, dicendo che gli far portare i bambini alla porta; fa sempre credere che le stata promessa la fondazione, [che] il signor primo Presidente [le dar] un ospedale, e che le dame ostacolano quest'opera buona, e si lamenta molto che non le abbiate voluto parlare, bench sia venuta a trovarvi il giorno dei Re [magi] con grande disagio, vedendosi anche completamente respinta dal signor Pelletier, che le fece dire che aveva ordinato [di dare] cento lire per pagare il mese dei bambini che egli manteneva e che non intendeva continuare. Essa andata a lamentarsi, dicendosi molto indebitata. Il signor primo Presidente le ha detto di presentare una domanda e che egli la confermerebbe e che i bambini non sarebbero tolti dalla sua direzione, [ma] che gli occorrerebbero almeno tremila lire per la garanzia. Quelle buone dame credono che la reputazione della Compagnia sia perduta, e sono addolorate per il fatto che siete implicato in questo affare, e domandano qualche rimedio a questo male. Dimenticavo di dirvi, Signore, che ieri madama Traversay, vedendosi sollecitata a dare qualche soddisfazione al signor Lavocat, per calmare un po' la damigella, mand a dire a madama Romilly che dicesse al suo signor nipote quello che le consiglierebbe il suo buon angelo. Stamattina, mentre egli era a tavola, essa gli ha detto: Vengo a dirvi che facciate per l'affare dell'ospedale tutto quello che Dio vi ispirer. Esse mi hanno pure incaricata di dirvi, Signore, che credono necessario che il signor Lavocat veda il signor Pelletier con alcune dame della Compagnia, presente anche madamigella Serquemann affinch sia testimonio della volont del detto benefattore, il quale le dir di non aver mai avuto l'intenzione di fondare e nemmeno di continuare per sempre. Ci servir a far conoscere al detto signor Lavocat che le altre cose espresse dalla buona damigella sono piuttosto un suo desiderio

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che un motivo di speranza di fondazione. Ma non immaginabile la credulit che quel buon primo Presidente ha per quella buona donna, una credulit tale che il signor Lavocat e le madri dell'ospedale sono costretti a dire che hanno bisogno di lei. L'intenzione di quelle dame in questo colloquio che il signor Lavocat possa assicurare quel buon giudice della verit di questo affare. Vi supplicano umilissimamente, Signore, se potete, di dar loro domani qualche consiglio. Se il signor Pelletier non fosse malato, vi avrebbero proposto che lui stesso fosse andato a trovare il signor primo Presidente. Spero che il nostro buon Dio sapr ricavare la sua gloria da questo spiacevole incidente; lo supplico con tutto il cuore di questo e che vi ridia la salute a questo scopo. Spero di essere aiutata dalla vostra bont a partecipare alle vostre e [ai vostri] sacrifici, poich voi sapete il nostro bisogno e che io sono, Signore, la vostra obbligatissima figlia e umilissima serva. Madamigella Legras.

L 32

AL SIGNOR VINCENZO (1644)

Signore, Nel caso che intendiate approvare che il signor Lavocat vada a trovare il signor Pelletier, come vi ho informato 326, vi supplico umilissimamente [di dire] quali dame della Compagnia ci si dovranno trovare. Le dame Traversay e Romilly sono le pi indicate, ma non sarebbe bene che, con loro, ce ne fossero pure delle altre? Credo che il vostro raffreddore guarirebbe molto pi presto se voi andaste a letto la sera pi presto, poich il molto lavoro e lo

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stare in piedi riscaldano il sangue. Supplico Dio di ispirarvi la sua volont su questo punto; in essa io sono, Signore, la vostra umilissima figlia e obbligatissima serva. P.S. - Il salasso di ieri m'ha guarita quasi del tutto, grazie a Dio.

L 94

AL SIGNOR ABATE DI VAUX, AD ANGERS 3 febbraio 1644

Signore, Sono in gran pensiero per il fatto che non avete ancora il signor Lamberto. Il bisogno che credo ne abbiano le nostre suore, secondo quello che la vostra carit mi ha fatto l'onore di segnalarmi, mi fa temere che la vostra bont ne provi pena. Egli mi ha informato che una certa indisposizione gl'impedisce di venire da voi [e non potr venire] che all'inizio della quaresima: spero che non mancher. Cos, signore, la bont di Dio permette che tutto quello che si fa in questa piccola Compagnia incontri delle difficolt. Credo che ne siano causa le mie miserie. Sono in dubbio che le le mie lettere giungano fino a voi; vi supplico, signore, umilissimamente di rassicurarmi. Vi scrissi all'inizio dell'anno e vi comunicai il parere del Signor Vincenzo su ci che mi avevate fatto sapere per il servizio spirituale dell'ospedale. Vi domando umilissimamente perdono di tante pene che vi diamo. Se non fosse la conoscenza che ho della vostra carit, avrei timore di urtarvi, ma per la grazia di Dio, sono ben lontana da questo pensiero, ma piuttosto Dio mi d quello di considerarvi come il nostro ottimo e onoratissimo padre, vedendo la pazienza cordiale per i pi deboli figli sotto la vostra guida. Supplico Dio con tutto il cuore di essere la vostra ricompensa in terno, e io sono, signore, nel suo santissimo Amore, la vostra obbligatissima figlia e umilissima serva.

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L 95

AL SIGNOR ABATE DI VAUX, AD ANGERS 23 febbraio 1644

Signore, Ho comunicato al Signor Vincenzo l'ultima lettera che mi avete fatto l'onore di scrivermi327, ed egli non riuscito a capir bene, e nemmeno io, di qual beneficio avete disposto, se in questa citt [di Parigi] o ad Angers. Ma mi ha detto, signore, che qualunque cosa farete, egli crede che ne verr del bene, e [mi ha detto] anche di ringraziarvi umilissimamente delle due lettere che gli avete mandato, supplicandovi anche di scusarlo se non vi ha risposto. Lodo Dio, signore, del vostro distacco dalla carne e dal sangue, come gli comunicate, essendo questo un mezzo potente per seguire le massime dello spirto di Ges Cristo. Credo che voi sapete bene che le grandissime occupazioni che egli ha sono la sola causa per cui non ha potuto scrivervi e a questa io aggiungo l'indisposizione continua che ha da pi di un mese, senza per smettere di lavorare. Ci che mi avete fatto l'onore di comunicarmi mi darebbe un po' di timore che voi levaste al prossimo ci che Dio gli ha dato per mezzo vostro, se non fosse l'assicurazione del contrario che mi sembra vi dia il Signor Vincenzo. Credo, signore, che abbiate ad Angers il signor Lamberto. Vi supplico umilissimamente di aver la bont di dargli piena conoscenza delle condizioni delle nostre suore ed anche di tutti i lamenti contro di loro. Fatemi la carit, signore, per l'amor di Dio, di domandare alla sua bont, non solo per me ma per tutte quelle che la sua divina Provvidenza chiamer nella Compagnia delle Figlie della Carit, lo spirito che desiderate per loro, che , secondo me, conforme al piano di Dio per farle sussistere. Lo lodo con tutto il cuore di avervi fatto conoscere - cos chiaramente come ha fatto, preservandovi o ritirandovi dal pericolo - che Egli si vuole servire di voi. Quanto potere devono avere queste grazie particolari su un cuore che ama! Devo chiedervi sempre qualche carit: un grandissimo bisogno di una persona 328 che mi sta a cuore, mi spinge a supplicarvi di ricordarvene al santo altare; e il mio dovere, accompagnato dal desiderio, mi obbliga a supplicarvi di credermi, signore, nell'amore di Ges Crocifisso, la vostra umilissima e obbedientissima serva.

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L 98

AL SIGNOR ABATE DI VAUX, AD ANGERS 21 marzo 1644

Signore, Vi sono molto riconoscente perch vi siete disturbato a darmi notizie del viaggio del signor Lamberto che sapevamo solo essere tornato, ma [senza saper] nulla di ci che ha fatto ad Angers. Dio sia benedetto, signore, del bene che ne sperate: e io, parlando da persona di poca fede, dico che temo che [tutto] non vada cos [come sperate], a causa della vostra assenza, che credo certa. Vi supplico umilissimamente, signore, [di trovare] il modo di far capire loro [= alle suore] l'obbligo che hanno di aver fiducia e sottomissione alla persona che la vostra carit avr giudicata loro adatta. E se - prima che lasciate la citt e prima di parlargliene - necessario, signore, che il Signor Vincenzo ordini loro questa sottomissione, avrete la bont, per favore, di farci sapere il suo nome, e io credo che egli vorr certo far scrivere per ordinare loro di eseguire interamente gli avvisi che avrete avuto la bont di dare loro. Poich quest'opera ha avuto al suo inizio la benedizione di stabilirsi col vostro aiuto, io credo anche, signore, che il nostro buon Dio vuole che si mantenga ancora col medesimo mezzo. Ho fatto sapere al signor Vincenzo ci che mi avete fatto l'onore di comunicarmi sui due buoni ecclesiastici che hanno il proposito di darsi a Dio per la Missione. Mi ha detto di informarvi, signore, che approver quello che farete, e che tutto quanto verr da parte vostra sar ben accetto, senza ordinarvi nessun'altra norma per la la loro direzione se non quella che Dio vi ispirer. Voi mi date una grande lezione, signore, augurando che Dio cambi per voi in croce i motivi dai quali potevate sperare una certa soddisfazione: mi pare che questo, signore, sia un mezzo potente per purificare le nostre intenzioni nelle vie sconosciute. Fatemi la carit, signore, di domandare per me questa grazia al nostro buon Dio, ve ne supplico umilissimamente per il suo santo amore, nel quale sono, signore, la vostra obbedientissima e umilissima serva.

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L 39 (Verso marzo 1644)

AL SIGNOR VINCENZO

Signore, E' pi di un mese che siamo avvertite che il signor Abate di vaux deve venire in questa citt all'inizio del mese di maggio e che necessario che stabilisca un direttore per le nostre suore (cosa che non ha fatto prima che io vi abbia fatto tutte le sue proposte), e questo prima che parta [da Angers] e che sia fatto il cambiamento delle suore. La mia poca esperienza e capacit impediscono che io dia modo alla vostra carit di provvedere ai pericoli in cui vedo spesso che la Compagnia perisce a poco a poco anzich stabilirsi, e questo suscita in me i pensieri di Agar quando, nel timore della morte di suo figlio, non aveva cuore di vederlo perire; ma [io soffro] pi giustamente di lei perch sono i miei peccati la causa di tutti i disordini. Vi domando umilissimamente perdono del sovraccarico di preoccupazioni che vi do; se non pensassi che la volont di Dio, cercherei di guardare in pace tutti questi pericoli. Supplico la sua bont di rimediarvi, e la vostra carit di credere sempre che sono, Signore, la vostra umilissima figlia e obbligatissima serva.

L 99

AL SIGNOR ABATE DI VAUX, AD ANGERS 19 aprile 1644

Signore, La lettera che la vostra carit m'ha fatto l'onore di mandarmi l'ho comunicata al Signor Vincenzo, il quale giudicher sempre ottimo l'ordine che lascerete alle nostre suore dell'ospedale; per i confessori, approva il vostro giudizio sul signor Ratier 329 il quale, secondo il vostro parere, potr loro permettere le confessioni straordinarie agli altri [preti] nel tempo che voi giudicherete adatto a loro per farle. Spero, signore, che, dopo il vostro soggiorno pi prolungato ad Angers, la vostra cura caritatevole sar servita a dar loro la volont di acquistare le virt che loro mancano, e [spero] che le vostre preghiere le otterranno per loro. La nostra buona suor Elisabetta 330 stata malata: questa la causa, signore, per cui non potremmo mandarla, ma al suo posto

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manderemo suor Turgis 331 per tre mesi; credo che baster, e richiameremo suor Barbara, Genoveffa, Clemenza e la superiora, suor Maddalena332 che staranno con noi per il tempo che suor Turgis sar cost. Spero che le suore 333 che manderemo al posto di quelle che richiameremo, partiranno al pi tardi, al principio della prossima settimana, e spero che la vostra carit, continuando la sua opera su questo punto, avr la bont di disporre i signori amministratori a questo cambiamento, promettendo loro che questo dar loro pi soddisfazione, sperando che i poveri saranno serviti meglio secondo i loro desideri. Vi assicuro, signore, che per questo motivo ritiriamo con dispiacere la nostra suor Turgis dalla cura dei bambini, in cui molto necessaria per la grande comprensione che bisogna avere in questo campo. Il nostro buon Dio voglia rinnovare le benedizioni che ha gi date all'inizio dell'opera per la sua gloria, e (faccia s) che un giorno non ci sia rimproverato che il vostro lavoro si svolto in una terra ingrata. Mi dispiace per le nostre suore che lasciate Angers, ma sono consolata perch Dio che vi chiama in questa citt (Parigi), con la speranza che per qualche bene: c' coinvolto un po' il mio interesse, e lo confesso, ma credo che Dio lo voglia certamente, poich nell'amore di Ges Crocifisso sono, signore, la vostra obbedientissima e umilissima serva.

L 100

AL SIGNOR ABATE DI VAUX 28 aprile 1644

Signore, Spero che la divina Provvidenza vi avr trattenuto ad Angers affinch le necessit delle nostre suore siano soddisfatte con vantaggio, come la loro fondazione fu fatta con la benedizione della vostra direzione caritatevole. Mi prendo la libert di mandarle a

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voi come a loro padre, affinch abbiate la bont di dare loro le norme che devono seguire per entrare nell'ospedale. Credo, signore, che avrete avuto la bont di far capire a quei signori (amministratori) che queste nuove suore che manderemo vengono solo per la loro pi grande consolazione a rinnovare il fervore delle prime suore, per servire meglio insieme i poveri. Scrivo loro con questo stesso scopo. La nostra suor Turgis vi mostrer il promemoria delle norme che deve seguire, sia alla sua entrata nell'ospedale, sia per il cambiamento di tutto ci che necessario, nel caso che lo giudichiate cos opportuno, e se voi credete pi conveniente fare in un altro modo, essa ha l'ordine di obbedirvi in tutto. Le suore che il signor Lamberto 334 ci ha informato esser necessario che siano ritirate sono: suor Barbara, suor Genoveffa e suor Clemenza335; ne mandiamo solo due affinch la terza rimanga fino al ritorno di suor Maddalena 336 o un'altra per occupare il posto della detta suor Turgis 337, che vi prego, signore, di avvertire di tutto ci che dovr fare, come pure di disporre i padri (amministratori) al suo ritorno. Manderete, per favore, le due suore che pi urgente rimandare. Supplico il nostro buon Dio che tutti gli atti di carit che avete compiuti a questo scopo, attirino sulle suore le benedizioni di cui hanno bisogno per la perfezione che Dio domanda loro, e [lo supplico ancora] che gli siano gradite le preghiere che esse e noi siamo obbligate a fare al nostro buon Dio per essere un po' riconoscenti verso di voi. Non so, signore, se vi siano state consegnate le due lettere che ho avuto l'onore di scrivervi, con le quali, da parte del Signor Vincenzo, vi pregavo di provvedere un direttore [delle suore] prima della loro partenza 338. Vi supplico ancora di questo, signore, ed anche di farmi l'onore di credere che sono, signore, nell'amore di Ges Crocifisso, la vostra obbedientissima figlia e umilissima serva.

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L 142

ALLE CARISSIME SUORE BARBARA E MARIA

339

Festa di S. Giovanni (Batt., 24 giugno 1644)

Carissime sorelle, Sia benedetto Dio per la forza e il coraggio che vi d in tutte le vostre fatiche; voi compite imprese meravigliose. Non ci avete fatto sapere se avete incaricato che riportino quella giovane per la quale madama Sang ha pagato il vitto. Mi sembra che non abbiate preso la strada che vi era stata proposta. Appena sapr la decisione delle dame la comunicher a quel buono scrivano che cos caritatevole. Non mancate, vi prego, di rinviare tutti i bambini che vedrete che vanno bene da soli, e di far svezzare quelli che sono al disopra dei diciotto mesi. Il Signor Vincenzo ha visto le vostre lettere, ma non approva il titolo di Reverenda Madre. Oh, sorelle, non tocca noi usare queste parole, perci vi prego di parlarecon pi semplicit. Le dame sono del parere di vendere i vestiti che sono trattenuti, ma che si conservino sempre fino a che non si sappia che cosa ne stato di quelle due bambine: ne informer chi di dovere. Vi prego di comportarvi pi dolcemente che potrete verso tutti i poveri che incontrerete in queste condizioni. Mandatemi vostre notizie pi spesso che potrete e [vogliate] credermi, carissime sorelle, nell'amore di Nostro Signore Crocifisso la vostra umilissima sorella e serva. P.S. - Non c' motivo che andiate a Nanteuil, se questo vi allontana, perch suor Andreina venuta e ce ne ha portato le notizie.

L 286bis AL SIGNOR VINCENZO Gioved 30 giugno (1644)

Signore, Vi domando umilissimamente perdono della mia inopportunit, ma il timore che ho di offendere Dio se sto pi a lungo senza far la santa comunione - e non la posso fare se non ho l'onore di

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parlarvi -, fa s che mi prenda la libert di avvertirvene, supplicandovi, per l'amor di Dio, di credere che ho fatto tutto quello che ho potuto per non tener conto del timore che mi trattenne ieri dal comunicarmi. Voi sapete che non una cosa solita per me, e che sono, Signore, la vostra obbligatissima e indegnissima figlia e serva.

L 355

(A UNA SUOR SERVENTE)

340

(1644)

Cara sorella, Mi avete mandato una lettera molto dolorosa, eppure m'avete fatto un gran piacere. Non dubito affatto che proviate una grande pena nel vedere delle persone cos poco sottomesse. Bisogna proprio dire che io non ho saputo tutto fin dal principio. So che siamo tutti soggetti a sbagliar e io pi di tutte. Ma la sopportazione scambievole che dobbiamo avere tra di noi ci deve impedire di guardare le debolezze delle nostre sorelle, se non per aiutarle. Vi stimo molto fortunata di poter essere aiutata dai santi consigli dei vostri signori direttori. Quello che ha attirato la benedizione [di Dio] i primi anni stata la sottomissione e l'obbedienza praticata dalle nostre suore. Spero, cara sorella, che la vostra paziente dolcezza sistemer tutto, e che il vostro esempio far vivere lo spirito della Compagnia, che quello di Nostro (Signore).

L 104bis ALLE SUORE (D' ANGERS) 26 luglio (1644)

Carissime sorelle, Non posso pi nascondervi il dolore del mio cuore, causato dal fatto che ho saputo che ci sono in voi molte cose che lasciano a desiderare. Come, mie povere sorelle! bisogna proprio che il nostro nemico la vinca su di voi? Dov' lo spirito di fervore che vi animava al principio della vostra fondazione in Angers e che vi da-

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va una cos grande stima dei signori vostri direttori, che i loro consigli erano dei comandi per voi e non mancavate mai di seguirli col rispetto e la stima dovuti? Non forse contro ogni ragione se voi trovaste qualche cosa che si opponesse al loro consiglio e al loro ordine? Dico questo sia rispetto ai superiori spirituali che a quelli temporali. Dov' la dolcezza e la carit che dovevate cos preziosamente conservare per i nostri cari padroni, i poveri malati? Se ci allontaniamo, sia pure di poco, dal pensiero che sono le membra di Ges Cristo, infallibilmente questo sar un motivo per diminuire in noi queste belle virt. Sarebbe mai possibile che un qualche attaccamento alle creature vi mettesse in pericolo di perdere il caro tesoro della vocazione? State ben attente, carissime sorelle, un pericolo invisibile, come anche non ci si accorge della vanit che ci pu essere sotto i vostri poveri abiti e rozzi copricapo, se non si sta attente; sotto l'apparenza dell'ordine e della pulizia si commettono gravi mancanze su questo punto. Voglio credere che nemmeno una di voi, carissime sorelle, abbia ammesso nessun pensiero contrario alla vostra santa vocazione e che, su questo punto non abbiate il desiderio di parlare alle persone che potrebbero offuscare la purit dell'amore che dovete avere per Dio, che geloso delle anime che Egli chiama al suo santo servizio. Se qualcuna avesse qualche piccolo attacco di questa passione, o carissime sorelle, non lasciatevi dormire in seno questa vipera; manifestate i pensieri del vostro cuore alla persona che Dio vi ha data come direttore, che quello che il signor Abate di Vaux vi ha dato; Dio non mancher di darvi la soddisfazione e l'aiuto che vi sono necessari in questo campo. Rinnovatevi dunque, mie care sorelle, nel vostro primitivo fervore, e cominciate col vero desiderio di piacere a Dio, ricordandovi che vi ha condotte con la sua Provvidenza nel luogo in cui siete e vi ha unite insieme affinch vi aiutiate scambievolmente a perfezionarvi. Ma per attuare il suo piano divino dal quale dipende la vostra salvezza, dovete avere una grande unione che vi porter ad avere un grande sopporto l'una dell'altra, cio non troverete nulla da ribattere quando vi daranno un avviso delle vostre colpe o di ci che dovete fare. Cos pure quando vedrete nell'una o nell'altra qualche difetto, la scuserete. Mio Dio, care sorelle, com' ragionevole far cos, dato che anche noi facciamo spesso mancanze simili, per cui ci necessario che siamo scusate. Se una

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sorella triste, se un po' afflitta, se troppo vivace, se troppo lenta, che volete che ci faccia? la sua indole. E bench si sforzi spesso di vincersi, tuttavia non pu impedire che le inclinazioni appaiano spesso. E una suora, che deve amarla come se stessa, dovrebbe inquietarsi, bistrattarla, tenerle il broncio? Oh sorelle, bisogna guardarsene bene, far finta di non accorgersene, non litigare con lei, pensando che presto toccher a voi aver bisogno che l'altra faccia altrettanto riguardo a voi. Questo, care sorelle, significa essere vere Figlie della Carit, poich il segno della carit in un'anima - con tutte le altre virt - sopportare tutto. Abbiate anche una grande stima di ci che Dio ci fa dire da colei che tiene il posto di superiora, chiunque sia, in un momento o in un altro. E quando l'obbedienza la cambia, non si deve ricordare pi il modo di governare della superiora precedente, ma seguire in tutto gli avvisi di quella che avete attualmente, a meno che volesse farvi mancare ai vostri regolamenti e al modo di vita che vi stato comandato, cosa per che spero non capiter mai, se siamo fedeli a Dio. Non mi stancherei mai di trattenermi con voi, davanti al nostro buon Dio, tanto il mio desiderio che vi rendiate gradite alla sua bont, ma tardi: vi prego di pregare per tutta la famiglia di qua, che [siamo] pi di trentacinque. Le nostre due suore Barbara e Maria Daras 341 sono arrivate in buona salute, grazie a Dio, dalla visita di tutti i trovatelli e delle balie, presso i quali sono state esattamente sei settimane. Ringraziate Dio della grazia che ci ha fatta in loro. Non so dov' il signor Abate di Vaux. Vi supplico, suor Turgis 342, di darmene qualche notizia e di salutarlo umilissimamente se ad Angers; ditegli che ho creduto per molto tempo che fosse a Parigi, e ancora non lo so. Sarebbe per me un gran dispiacere se si ritirasse tanto da noi che non avessimo pi l'onore di vederlo. Raccomandateci, ve ne prego, molto umilmente al signor Ratier343 e a tutti gli altri che sapete, come anche alle dame. Credetemi tutte, sorelle mie, quello che io sono con tutto il cuore nell'amore di Ges Crocifisso, [cio] la vostra umilissima sorella e serva.

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L 105

ALLA CARISSIMA SUOR TURGIS, Suora della Carit, Serva dei poveri malati dell'Ospedale di Angers 24 agosto 1644

Mia carissima sorella, Sono molto addolorata se avete ricevuto una lettera che scrissi a tutte in generale e indirizzata a madamigella la Franchandire. Vi prego di comunicarmelo. Lo scopo principale era di mostrarvi il mio dolore nel vedere la cattiva disposizione delle nostre suore e la disunione che si nota tra voi. Sono anche molto stupita nel sentire che ce ne sono alcune che, per piccole contrariet, lasciano entrare nel loro animo il pensiero di desiderare di venire a Parigi prima che l'obbedienza ve le chiami. Oh, mie care sorelle, c' gran motivo di dire che non sanno quello che domandano. Dunque vi rattristate un po' quando i signori Padri [dei poveri] 344 vi mortificano davanti ai vostri padroni che sono i poveri, eppure non gliene date il motivo e vi comportate cos bene che non ci hanno niente da ridire; e se qualche volta pensate di non aver mancato o che qualcuno di quei signori vi rimproveri troppo aspramente, secondo voi, e pensate che questo vi fa diminuire nella stima presso i malati, umiliatevi, sopportando pazientemente, e dopo, in privato, dite loro le vostre ragioni e supplicateli di avvertirvi delle vostre mancanze. In questo modo, sorelle, vi assicuro che non ci sarebbe nemmeno una delle sorelle che non si stimerebbe molto fortunata di essere al vostro posto. Vi prego dunque, cara sorella, di dare l'esempio, voi per prima, della virt che desidero in tutte. Ho letto quello che mi dite di quella piccola avversione di una nostra suora. O mio Dio, bisogna certamente che la vostra carit ne abbia grande compassione e pazienza. Non sapete che ordinariamente si tratta di un sentimento naturale di cui non siamo padroni, ma tocca a quelli che hanno una carica cercare e aiutare [le altre] a uscire da questa pena senza che se ne accorgano? Non dobbiamo essere cos sensibili da stare in pena se non ci parlano, se non ci mostrano un volto benevolo, ma cercare di guadagnare i cuori con la pazienza e la cordialit. Infine, cara sorella, quelle che hanno cura delle altre non devono pensare alla propria soddisfazione, come se fossero insensibili. Dio sia benedetto per il confor-

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to alla pena della nostra suor Brigida 345; se essa sa che l'avevate conosciuta, avvertitela certo di evitare ogni pericolo di ricadere in una simile [prova], come la troppo grande familiarit e l'inclinazione alla curiosit. Non credo che il Signor Vincenzo richiami neanche una delle nostre suore quando voi tornerete. Non dovrebbero piuttosto temerlo che desiderarlo? Pensino solo a perfezionarsi nel loro stato che cos alto e gradito a Dio e che in ogni momento offre loro l'occasione di rendergli servizio. Vi prego, sorella, che si porti un gran rispetto ai signori confessori, e le suore non ne parlino mai tra di loro se non in questo modo; nessuna minacci l'altra, anzi io credo, mia buona sorella, che opportuno che neanche voi gli parliate di esse. Lasciate alla direzione della divina Provvidenza la cura di farle conoscere, a meno che non ci fosse una forte necessit; e se voi pensate che esse non facciano lo stesso e che forse potrebbero lamentarsi di voi, lasciate a Dio la vostra giustificazione. Quando qualcuna prover ripugnanza a parlare al sig. direttore 346, andate avanti senza far vedere alle altre che ve ne accorgete, e scusatela davanti a loro e non permettete che ne parlino tra di loro; non con autorit e asprezza (come del resto in ogni altra circostanza), ma sviate accortamente il discorso e poi parlatele in privato, intendo dir alla suora. So, cara sorella, che ci vuole molta fatica per compiere bene il dovere delle nostre cariche, ma Dio che ce le ha date non ci negher la sua grazia e per ottenerla umiliamoci ben profondamente, con una santa diffidenza di noi stesse e una grande confidenza nella sua bont che ci spinga a domandargli molto alla buona ci ch'Egli vuole che diamo alle nostre care suore, che dobbiamo considerare come sue care creature e serve. Non so che dirvi delle persone che proponete e che desiderano essere della nostra Compagnia: vi dico solo che temo molto gli spiriti di codeste parti; inoltre ce ne occorrono solo di quelle che siano molto adatte alla Compagnia, sia per le forze del corpo che per quelle dello spirito. Informatevene ancora molto esattamente e poi ce ne scriverete. Inoltre, se possibile, bisogna che non superino i trent'anni e bisogna conoscerle, se fosse possibile, fin dalla nascita. Abbiamo un gran motivo di ringraziare il nostro buon Dio per la grazia che ci ha fata di ridarci il nostro onoratissimo Padre,

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il Signor Vincenzo, che stato molto malato e in pericolo: vi prego che le nostre suore facciano qualche [atto di] devozione a questo scopo. Salutate da parte mia il signor Ratier e tutti gli altri e le nostre care suore che abbraccio con tutto il cuore, augurando loro la perfezione di santa Giovanna e di santa Caterina da Siena, come anche a voi, di cui sono, cara sorella, nell'amore di Ges Crocifisso, la vostra umilissima e affezionatissima sorella e serva.

L 107ter AL SIGNOR PORTAIL

347

9 settembre (1644)

Signore, Purch il Signor Vincenzo non creda che sono stata io a mandargli quel buon signor Botte, vi prego di assicurarlo che un ottimo uomo e che un grande (atto di) carit procurargli quello che desidera: molto ricco ma in una situazione molto delicata da alcuni anni. Ho dimenticato di dirvi che spero molto bene dalle suore di Sedan, e perci, signore, se lo giudicate opportuno, il signor Gallais 348 pu mandarmi quella ch'egli propone; non abbiamo pi le due di Argenteuil. Il viaggio di Angers sta per risolversi per il ritorno di suor Turgis349 e questo mi fa supplicarvi, signore, che io non perda l'occasione di parlare al Signor Vincenzo, e per due o tre altre proposte che mi sono state fatte. Fateci la carit di pregare per noi e di credermi, signore, nell'amore di Ges Crocifisso la vostra obbedientissima serva.

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L 125bis ALLE SUORE DI ANGERS 9 settembre 1644


350

Carissime sorelle, Finalmente la divina Provvidenza ha fatto rimanere da noi la nostra cara sorella351 per un po' di tempo; non siate turbate, ve ne prego, perch questa stata la santissima volont di Dio. Spero, sorella, che avrete abbracciato con grande sottomissione di spirito il giogo che vi ha lasciato, poich il Signor Vincenzo che ci ha ordinato di lasciarvi l. Ritornateci dunque di nuovo con grande umilt e diffidenza di voi stessa, ricordando l'insegnamento che ci ha dato il Figlio di Dio quando ci ha ordinato di imparare da lui a essere mite e umile di cuore. Ritornate l col suo spirito, che gli faceva dire di non essere venuto al mondo per essere servito ma per servire, e ascoltatelo volentieri dirci che chi si umilier sar esaltato e chi sar il pi grande deve farsi il pi piccolo per essere grande davanti a Dio. Finalmente, cara sorella, consideratevi come il mulo della casa che deve portarne tutto il peso352, e questo avverr quando tratterete le nostre suore con grande pazienza e dolcezza, nascondendo spesso le loro mancanze per tenere davanti agli occhi le vostre, avvertendole caritatevolmente delle loro mancanze nei momenti che saranno loro pi utili, non dicendo mai di avere un affetto particolare, ma trattarle in modo tale che tutte credano di essere amate e sopportate da voi. A voi tutte, carissime sorelle, ecco un notevole aiuto che vi mandiamo353. Vi prego che non si conosca tra voi quali sono le pi anziane della casa, se non dando un grande esempio di virt, soprattutto di riserbo nelle parole; non parlate mai del temperamento delle suore e guardate sempre Nostro Signore nella superiora 354 e la volont di Dio, e credetemi nel suo santo amore.

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L 70bis

A SUOR MADDALENA

355

, AD ANGERS (Settembre 1644)

Cara sorella, Siete molto coraggiosa? Fate come il buon pastore che rischia la vita per il bene e la salvezza delle pecore che gli sono state affidate? Io lo credo, perch, anche se non abbiamo sempre le occasioni di esporre la nostra vita, non ce ne mancano quando necessario esporre la nostra volont per adattarci a quella di altri, rompere le nostre abitudini e inclinazioni per dar l'esempio alle nostre suore, e superare le nostre passioni per non provocare quelle delle altre. Questo, cara sorella, quello che dobbiamo fare, per mantenere la cordialit, per esercitare la tolleranza, per stare nella stretta unione della vera carit di Ges Crocifisso, che supplico Dio di darci. Dite a suor Maria Marta 356 che io spero che lo sar di nome e di fatto, perch chiamandosi Maria deve vivere con una grande purezza, dolcezza e modestia, pronta a contentare tutti, e il nome di Marta l'obbliga a una grande osservanza esatta della Regola in tutti i suoi particolari. Quanto a suor Cecilia 357 oh, come deve essere pacifica e dolce per imitare la sua santa patrona e cantare soavemente le lodi di Dio! La nostra cara suor Brigida 358 deve amare la stabilit della sofferenza nella perseveranza e nel compimento del piano di Dio su di lei. Per suor Francesca359, spero che Dio le far la grazia che la forza dello spirito supplisca alla piccolezza del corpo, ma, cara sorella, ditele che per questo deve avere un gran coraggio: le auguro con tutto il cuore che non le sia rimasta nessuna traccia della malattia e che sia molto lieta. E la nostra buona suor Caterina 360 che fa? Le ruote e i fuochi del gran lavoro non la spaventano? Ha abbastanza amor di Dio, come la sua cara patrona, per resistere a tutto? Ditele che dipender solo da lei, e che lo stesso caro Sposo ha per lei tante grazie e tanto amore, quante ne ha date a tutte quelle grandi sante Caterine, purch essa sia altrettanto fedele. Dico lo stesso a suor Barbara 361, alla quale auguro la santa perseve-

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ranza e l'aumento di perfezione come a tutte voi, carissime sorelle. Ricordatevi sempre delle necessit di tutta la Compagnia, che ha bisogno dell'aiuto delle vostre preghiere e specialmente del merito che Dio d alle azioni per il servizio dei poveri.

L 110 AL SIGNOR VINCENZO, superiore generale dei Preti della Missione (Verso ottobre 1644)

Signore, La confidenza che il nostro buon Dio mi ha messo nel cuore verso la vostra carit supera il timore di esservi importuna, che dovrei giustamente avere, per supplicarvi umilissimamente di ricordarvi che si avvicina il tempo per mettere in esecuzione un articolo contenuto nel piccolo promemoria che vi consegnai prima di partire 362, ed anche per richiamarvi alla mente il desiderio del signor Guillon riguardo all'ospedale in cui la sua signora sorella. Temo che si offenda se non gli diamo nessuna risposta circa il tempo in cui pretendeva di aver delle suore, cio prima di Tutti i Santi. Permettetemi, onoratissimo Padre, di domandarvi che cosa dobbiamo sperare del vostro ritorno. Oh, se potessi farvi conoscere i miei timori, come mi sentirei sollevata! Si compendiano tutti in quello dell'abbandono di Dio, che credo di aver meritato molte volte. Vi supplico umilissimamente di permettermi di fare il viaggio a Chartres durante la vostra assenza, per raccomandare alla S. Vergine tutti i nostri bisogni e le proposte che vi ho fatte 363. E' ormai tempo di pensare a me e davanti a Dio vi dico che io credo che

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questo sia di grande interesse per il bene della nostra piccola Compagnia. La settimana scorsa venne qui una dama, che la vedova d'un gentiluomo chiamato signor Sigongne a dirmi che veniva a vedere se poteva servire Dio con noi. E' ancora immersa nel dolore della perdita del marito, che l'ha staccata completamente da ogni cosa; non ha figli. Non so se Dio che la manda; m'ha fatto una grande compassione, vedendola cos afflitta nel suo affetto. Se ritorna, Signore, vi parrebbe cosa buona che la trattenessimo per un po' di tempo come per fare un po' di ritiro? Data la sua necessit, sarebbe piuttosto una distrazione. Mi sembrato di non poter prendere questa decisione senza prima comunicarvela. Ma alla fine il nostro buon Dio ha permesso codesto vostro grande viaggio, senza darmi ci che gli avevo domandato. Supplico la sua bont di rimandarvi presto con la salute tutta rinnovata. Fatemi la carit di darmi qualche notizia rassicurante sul vostro stato e di farmi sempre l'onore di credere che il nostro buon Dio vuole che veramente mi dica, Signore, vostra umilissima e obbligatissima figlia e serva. P.S. - Permettetemi, Signore, che vi presenti gli umilissimi saluti delle vostre figlie, nostre carissime sorelle, le quali, come me, sono rimaste molto meravigliate della vostra partenza. La nostra suor Anna [della parrocchia] di S. Paolo 364 molto malata. Cominciamo tutte a risentire del fatto che da molto tempo non abbiamo avuto la fortuna di riunirci davanti alla vostra carit per la conferenza 365 che aspettiamo con affetto completo, domandandovi con tutta umilt la vostra benedizione, per prepararci [alla conferenza]. La dama di cui vi ho parlato vedova da nove mesi ed di nobile condizione. Sapete bene che se il vostro cammino fosse la Beauce 366 m'informerei del tempo del vostro ritorno, per fare il viaggio [a Chartres] che vi domando. Vi supplico, perdonatemi l'importunit che tante volte vi ho data su questo punto.

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L 111

(RACCONTO DEL PELLEGRINAGGIO A CHARTRES) (1644)

Arrivammo a Chartres venerd 14 ottobre. Sabato, nella cappella della Santa Vergine ringraziai Dio, come dovevo, delle molte grazie ricevute dalla sua bont. La preghiera della domenica fu per i bisogni di mio figlio. Luned, giorno della Dedicazione della chiesa di Chartres, offrii a Dio i piani della sua Provvidenza sulla Compagnia delle Figlie della Carit, offrendogli completamente la detta Compagnia e chiedendo la sua distruzione piuttosto che se si dovesse stabilire contro la sua santa volont, e domandando per lei per le preghiere della S. Vergine, madre e custode della detta Compagnia - la purezza di cui ha bisogno. E vedendo nella S. Vergine il compimento delle promesse fatte da Dio agli uomini, e nel compimento del mistero dell'Incarnazione vedendo compiuto il voto della S. Vergine, gli ho domandato per la Compagnia questa fedelt, per i meriti del sangue del Figlio di Dio e di Maria, e [domandai] che Egli fosse il legame dolce e forte dei cuori di tutte le suore per onorare l'unione delle tre divine persone. Per me in particolare, ho messo nelle mani della S. Vergine la decisione da prendere sui promemoria consegnati al mio onoratissimo Padre spirituale, il desiderio delle pratiche per prepararmi alla morte, aspettando la disposizione di Dio, come al solito, dalla santissima obbedienza.

L 113

AL SIGNOR VINCENZO 2 dicembre [1644]

Signore, Sono nella massima pena per mio figlio, che arrivato qui fin

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da sabato con madama la contessa de Maure 367. Questa mi ha fatto sapere che domenica gli dette un biglietto e che egli doveva venire da me ma essa non sa dove possa essere. Che devo fare? Non so se stato ai Bons-Enfants. Devo mandarci a vedere? oppure voi, Signore, vorreste avere questa premura, cio di mandare l e informarvi se c' stato e che cosa ha fatto? Ve ne supplico umilissimamente, per l'amor di Dio. Sapete che il mio dolore e i miei timori non sono piccoli, e che io sono, Signore, vostra obbedientissima e obbligatissima figlia e serva. P.S. - Non posso avere assistenza da nessun altro al mondo e non ne ho quasi mai avuta se non dalla vostra carit.

1645

L 113bis ALLE CARISSIME SORELLE, FIGLIE DELLA CARIT, Serve dei poveri malati nell'Ospedale S Giovanni (ad Angers) (Gennaio 1645)

Mie carissime sorelle, E' veramente troppo tempo che il mio cuore non si trattenuto con i vostri che stimo cos buoni verso di me, che mi hanno per-

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donato scusandomi per le occupazioni che, come sapete, io ho. Tutte le nostre buone suore368 sono arrivate in ottima salute, grazie a Dio, e questa (salute) continua come il loro fervore e la loro devozione; voi siete state per lungo tempo senza darci vostre notizie, perch non ne abbiamo ricevute dopo il loro ritorno. Vi prego, sorella, di darcene e di non aspettare la risposta; basteranno tre o quattro righe almeno una volta al mese. Come si comportano le nostre ultime sorelle arrivate? 369, e suor Huitmill e la sua compagna? 370 Le prego tutte di essere molto coraggiose, prima di tutto per perfezionarsi bene nella vera umilt, dolcezza, obbedienza, cordialit e sopporto scambievole. Dovreste essere tutte sante in mezzo alle occasioni che avete di servire Dio e i poveri senza interruzione. Credo che le prime suore avranno preso nuove risoluzioni di perfezionarsi, vedendo la felicit delle ultime arrivate, che sar invidiata da tutte le suore della Compagnia, se Dio non comandasse loro di contentarsi di fare la sua santissima volont. Amiamola molto, questa adorabilissima volont e vediamola in tutto quello che ci ordina la santa obbedienza; guardiamoci bene dalle amicizie particolari e dalle piccole intese o accordi, in cose contro la mutua carit. O sorelle, vi domando perdono di questo avviso: non credo che possa valere per voi, e supplico Dio di benedirvi con una santa unione e cordialit, per essere tutte una sola volont sotto la sua guida, per la premura caritatevole della nostra cara suor Maddalena, che saluto con tutto il cuore e insieme a lei la sua famigliola, della quale vorrei aver notizie, di ogni singola suora. Ecco nove immagini: ne prenderete una per il signor Ratier, vostro direttore e gli presenterete le mie scuse per esser stata stata tanto tempo prima di rispondergli; anche per questa volta non ho il tempo; fate lo stesso con tutti quelli ai quali devo [scrivere], e ricevete anche le raccomandazioni affezionate di tutta la famiglia, e credetemi, mie buone sorelle, nell'amore di Ges Crocifisso, vostra umilissima sorella e serva.

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L 116

ALLA CARISSIMA SUOR MADDALENA, F.d.C, Serva dei poveri malati dell'Ospedale di Angers 16 marzo 1645

Carissima sorella, Siamo molto addolorate per le condizioni della nostra cara suor Francesca Chiara 371: il signor Ratier ha fatto sapere al signor Abate di Vaux che in pericolo di morte. Mio Dio, cara sorella, ve la raccomando vivamente con tutto il cuore; consolatela e aiutatela a fare un buon uso della grazia che Dio le ha fatto di soffrire qualche cosa per il suo amore e servizio. Vi supplico anche, cara sorella, di avvertire tutte le nostre suore di sforzarsi per liberarsi di ogni ricercatezza spirituale, e perci devono vincersi quando Dio qualche volta vuole provarle, per esempio quando permette che la tentazione si serva della loro debolezza e timidezza per rendere loro difficile manifestarsi alla persona che hanno la fortuna di avere come direttore; assicuratele che, se riescono a superarsi una o due volte su questo punto, questa piccola lotta attirer molte grazie di Dio su di loro per la loro perfezione. Non detto che ogni tanto non possano chiedere un confessore straordinario, ma [deve essere] molto di rado e poche volte durante l'anno. Nell'ultima conferenza 372 il nostro onoratissimo Padre ci ha ben avvertite del pericolo che c' nel dar ascolto a queste piccole soddisfazioni. Gli ho parlato del desiderio di codesti buoni signori [amministratori] di avere alcune nostre suore a Beaufort. Vi assicuro, sorella, che per il momento non possiamo, e non penso che due suore possano bastare a fare tutto il lavoro che dovrebbero fare. Abbiamo dovuto dare da poco sei nostre suore a tre villaggi, e dobbiamo mandarne tre o quattro in un ospedale moto vicino a Parigi 373, nel quale credo che non ci siano sempre dieci malati. Credo che sarebbe necessario purgare bene la nostra suor Cecilia374. Raccomando a voi e a tutte le nostre suore la cara cordialit e la tolleranza, tanto necessarie per vivere nell'unione delle perfette Figlie della Carit, la dolcezza e un santo affetto ai vostri poveri malati, la modestia e la riservatezza in tutte le vostre azioni, e l'obbedienza ai signori amministratori. Supplico Dio con tutto il cuore di darvi le sue pi care benedizioni, e sono nel suo santo amore, mie care sorelle, la vostra umilissima sorella e serva. P.S. - Tutte le nostre suore vi salutano; noi tutte stiamo ab-

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bastanza bene in salute, grazie a Dio. Una delle suore venute da Sedan per essere della nostra Compagnia morta appena ricevuta l'Estrema Unzione: suor Maria, la grande; anche suor Maria Gonain375 stata gravemente malata ed ha ancora delle conseguenze abbastanza dolorose: quella buona signorina che suor Turgis ha condotta: la raccomando alle vostre preghiere. Se suor Cecilia sente il mal della pietra, l'acqua un po' forte le far molto bene. Buongiorno, care sorelle.

L 117

(A MADAMA LA CANCELLIERA)

376

Marzo 1645

Madama, Crederei di commettere una grave infedelt all'impegno che devo avere di rinfrescarvi la memoria sul deposito che ha messo nel vostro cuore la nostra onoratissima defunta, madama la presidente Goussault377, se [non] vi raccomandassi la Compagnia delle sue povere Figlie della Carit, che sono e saranno sempre anche le vostre, Madama, se volete. Secondo questa verit mi prendo anche la libert di presentarvi i bisogni della detta Compagnia (come mi ha ordinato anche la vostra carit), bisogni che aumentano sempre, a misura che Dio benedice e fa aumentare il numero [delle suore]. Spero che la vostra bont le onorer sempre della sua benevolenza e protezione, e che la continuazione delle vostre distribuzioni di carit attirer la benedizione perch possano essere sufficienti; questo aumenter l'obbligo che abbiamo di continuare in ogni modo le nostre modeste preghiere per vostra Eccellenza, della quale sono, insieme a tutte [le Figlie della Carit] nell'amore di Ges Crocifisso.

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L 73

AL SIGNOR VINCENZO (Verso il 1645)

Signore, Abbiamo un discreto numero di suore, ma vedo che per ora non ce n' nessuna sufficientemente preparata per cominciare il servizio dei poveri di S. Gervaso 378, intendo dire, da sole, perch so che essi sono gi serviti da altri; per se madama de la Porte 379 ci volesse prestare solamente suor Enrichetta 380 per quindici giorni, credo che intanto ne potremmo provvedere. Ma bisognerebbe che il signor parroco 381 e le dame di S. Gervaso sapessero che la prendiamo in prestito, affinch non si offendano del pronto cambiamento. Se me ne venisse qualche altra in mente, ve lo far sapere. Ho dei grandi timori riguardo alla cosa per la quale stamattina ho affidato alla vostra carit questo scritto. Temo lo spirito e ho paura per lo stato dell'anima, con dolore di sottomettermi, su questo punto, alla pena eterna. Supplico la vostra carit, per amor di Dio, di farvi attenzione e di credere che sono, Signore, vostra obbedientissima e obbligatissima serva.

L 118

AL SIGNOR VINCENZO Gioved (25 maggio 1645)

Signore, Supplico il nostro buon Dio di farmi la grazia che le mie im-

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portunit non siano di troppo sovraccarico alla vostra carit, e vi domando perdono del disturbo che vi d per i miei bisogni. Vi supplico, per l'amor di Dio, di suggerirmi una o pi intenzioni da tenere presenti nel mio piccolo ritiro, e di farmi la grazia di poter ascoltare domani la vostra santa messa per ricevervi la vostra paterna benedizione. La grande festa vicina 382 per me una singolarissima raccomandazione, per tutte le grazie insigni che Dio ha fatte alla sua Chiesa, e a me in particolare per quelle che la sua divina bont mi fece ventidue anni fa 383 e che mi ha reso cos felice di essere sua nel modo che la vostra carit sa. Sento internamente non so quale disposizione che, come mi sembra, mi vuole attaccare a Dio pi fortemente. Mio onoratissimo Padre, dite, per favore, alla vostra povera figlia e serva che cosa ne pensate, in nome di Ges, per mezzo del quale siamo di Dio ci che siamo per lui. Aspetto molto aiuto dalle vostre sante preghiere, e prego il vostro onoratissimo angelo di farvene ricordare.

L 120

AL SIGNOR VINCENZO Sabato, vigilia di Pentecoste (3 giugno 1645)

Supplico il nostro buon Dio che la medicina vi abbia trovato in condizioni assai buone per giovare alla vostra salute, ma ho molta paura che sia troppo presto. Pochi giorni fa pensavo di prepararvi dei brodi e credo che vi faranno molto bene, se ci permettete di mandarvene domani. Io lo ho presi in questa settimana e ne ho sentito un notevole sollievo. Non saprei attendere pi a lungo, onoratissimo Padre, a dirvi come sono stata in questi giorni del mio piccolo ritiro. Mi pare che Dio non voglia che io gusti pienamente la soavit [del ritiro]: fin da ieri ne sono stata molto distratta da una nostra malata che ricevette l'Estrema Unzione. E' una buona suora che era [nella parrocchia di] S. Bartolomeo, figlia di un commerciante di Tours e si chiama Caterina de Gesse384. L'altra nostra malata di spirito non fa che rimproverarci [dicendo] che ha tanto domandato di voi e che

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noi non vogliamo avvertire la vostra carit. Faremo di tutto per liberarcene dopo queste feste, se piacer a Dio. E io, caro Padre, che far? Continuer a comunicarmi senza avervi fatto conoscere le malizie da me notate nell'esame di coscienza? O buon Dio! quale motivo ho di confessare e riconoscere ch'io non faccio niente che valga! eppure il mio cuore non se ne rattrista, bench abbia motivo di temere che la misericordia di Dio debba stancarsi di una persona che sempre gli dispiace. Oggi l'anniversario del giorno in cui cadde il nostro pavimento 385, e domani quello in cui il buon Dio mi fece una volta conoscere la sua volont, e in questo giorno vorrei che il suo santo amore si donasse al mio cuore con una legge perpetua. Vedete, onoratissimo Padre, che cosa ci voglia per ottenere questo, e se la vostra carit mi pu dare qualche parola di aiuto, ed anche avere la bont di farmi sapere se domani, in qualche meditazione, devo prendere come argomento il vangelo del giorno o la discesa dello Spirito Santo, o se in tutta la giornata le mie meditazioni devono essere su questo soggetto. Vi domando perdono della mia inopportunit, bench mi sembri di fare cos la santa volont di Dio, per la quale sono, Signore, la vostra obbligatissima figlia e obbedientissima serva. P.S. - Vi raccomando mio figlio, per l'amor di Dio. M' venuto in mente di domandare se in camera sua ha un crocifisso grande.

L 121 ALLA CARISSIMA SUOR MADDALENA, F.d.C. Serva dei poveri malati dell'Ospedale S. Giovanni di Angers 27 giugno 1645

Carissima sorella, Mi meravigliate molto scrivendomi che non avete avuto risposta riguardo alle suore che vi sono [state] richieste per

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Beaufort386. Ho scritto per questo al signor Gouin, e mi hanno assicurato che le lettere erano arrivate ad Angers e a voi: ve ne ho scritte e fatte scrivere due o tre volte. Ho detto al signor Abate di Vaux la risposta su quella domanda, e vi prego di dirlo al signor Gouin. Mio Dio, mia povera sorella, non saprei nascondervi che la vostra ultima lettera, riguardo alle mancanze che m'avete comunicate, mi ha molto afflitta, e [vi devo dire] che vi credevo superiore a queste miseriole. Ma come, cara sorella, pretenderemmo forse di non essere mai contraddette? pensiamo forse che tutti debbano cedere davanti a noi e siano obbligati ad approvare tutto quello che diciamo e facciamo? che noi possiamo fare quello che vogliamo senza renderne conto a nessuno? Questo, non forse contro l'obbligo che abbiamo di imitare il modo di vivere e di agire di Nostro Signore, che stato sempre sottomesso, che ha detto di essere sulla terra non per fare la sua volont, per servire e non per essere servito? Durante tutto questo tempo cos'hanno fatto le nostre povere suore? il vostro esempio non ha loro fatto del danno? Supplico il nostro buon Dio di fortificarle bene. Vi devo dire per che non credo il male cos grave come me lo fate vedere; consolatevi dunque, carissima sorella, e non guardate con asprezza questa mancanza, ma ammirate la bont di Dio che ha permesso in voi questa piccola mancanza per insegnarvi ad umiliarvi in modo pi perfetto di quanto non avete fatto nel passato. Credo che non avrete lasciato di riconoscere il vostro torto davanti a coloro a cui avete dato un cattivo esempio, e che Dio vi avr dato un coraggio completamente nuovo per servire Lui e avanzare nella perfezione che vi domanda. Abbiate un cuore grande per la nostra cara suor Maria Marta 387, alla quale Dio ne ha dato uno cos buono per la carit. Non bisogna credere che abbia mancato nel rendere tutto il servizio che ha potuto alle nostre care suore, che saluto umilissimamente con tutto il cuore e le supplico di rinnovarsi nello spirito di fervore, d'umilt, di dolcezza cordiale e in una obbedienza molto semplice e sincera. Oh, mie care sorelle, non basta essere Figlie della Carit di nome, non basta essere al servizio dei poveri in un ospedale, bench questo sia un bene che non saprete mai stimare abbastanza, ma bisogna avere le vere e solide virt che voi sapete che dovete avere per compiere bene l'opera, nella

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quale siete tanto felici di essere impegnate; senza di questo sorelle, il vostro lavoro sar quasi inutile. Non che voglia scoraggiare quelle che lavorano un po' lentamente alla loro perfezione, se ce ne fosse qualcuna nella vostra comunit, ma voglio comunicare a voi una parte di rimprovero che Dio rivolge spesso interiormente alla mia poltroneria. Prendiamo dunque tutte insieme una forte decisione di disfarci del nostro giudizio e della nostra volont, della nostra pigrizia, asprezza e soprattutto del nostro orgoglio, che spesso la fonte di tutte le nostre imperfezioni, e prendiamo una solida decisione di lavorare seriamente alla pratica delle virt contrarie. Care sorelle, sapete che a causa della mia et ho delle vecchie abitudini e perci ho bisogno dell'aiuto delle vostre preghiere: ve lo domando per l'amore di Ges Crocifisso, nel quale sono, carissime sorelle, la vostra umilissima sorella e serva. P.S. - La nostra buona suor Anna Moisson morta, quindici giorni venerd scorso, a mezzogiorno, dopo aver dato un grande esempio di virt. La nostra suor Maria 388 di Sedan l molto malata e il signor de Visny agli estremi: pregate per tutte queste anime. Presentate i miei umilissimi saluti al signor Abate [di Vaux] e al signor Ratier. Non ho abbastanza salute per scrivere loro.

L 87

AL SIGNOR VINCENZO 19 luglio (1645)

Signore, Ieri mi dimenticai di dirvi che madama Chavenas vuole che le suore di S. Gervaso 389 prendano i cinque soldi che le dame, che preparano la minestra dei poveri, davano come salario alla donna che portava [la pentola] prima che ci fossero le suore; vuole che anche un pezzo di bue, che mettono nella pentola per lo stesso scopo, sia per le dette suore con due pagnotte che essa loro d. Tutto questo torna ora a profitto dei poveri, perch la detta dama Chavenas prende, dalle suore, tutti i giorni i cinque soldi e fa dare

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il resto ai poveri. Ci dispiace alle suore perch le dame domandano loro se sono pagate e se madama Chavenas vuole che dicano che esse le danno quel denaro. Vi supplico umilissimamente, Signore, di farmi sapere che cosa dir loro di fare, poich madama Chavenas mi aveva fatto sperare che la cosa non sarebbe andata cos. Sto ancora in pensiero se tenteremo di far stare suor Giacomina a S. Giacomo390 o qui: quella che era a Saint-Leu391. Dovrei dirvi tutte le difficolt, ma non oso domandavi di parlare se non so che lo gradite. L'una e l'altra cosa sono urgenti. Quanto bisogno ho che la vostra carit si eserciti sulla mia miseria, non potendo io essere aiutata se non dalla guida della volont di Dio, nella quale, Signore, sono la vostra indegnissima figlia e obbedientissima serva. P.S. - Vi supplico umilissimamente di avere la bont di farmi sapere se la vostra carit ha consegnato del denaro a mio figlio e se potr andare stamattina dalle Figlie di Dio 392 a una funzione [funebre] alla quale madama de Vertamont 393 m'ha avvertita di andare, per una sua zia, nel caso che possa avere la sua carrozza.

L 123

AL SIGNOR VINCENZO 21 luglio 1645

Signore, Ho pensato di dovervi mandare questa lettera affinch abbiate la bont di vederla. Mi meraviglio molto che la madre 394 l'abbia fatta fare, avendole fatto sapere che ho pochi mezzi per far del bene alla casa, e anche perch sono incerta che ci serva a qualche cosa. Questo non significa che, rimanendo l lei, o non desideri contribuire e procurarle del bene con tutti i mezzi che potr. So purtroppo che la maggior parte delle figlie che ci sono non danno nulla; se quello che questa dice vero, potrebbe avere ancora una

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dote abbastanza buona ricavata dai suoi beni, per una ragazza della sua condizione, anche se non avesse che la met di quello che essa dice di avere nel suo paese. Credo che quelle buone religiose abbiano prestato molta fede alle ragioni che essa ha potuto dir loro di avere per pretendere giustamente [di attuare] i suoi propositi. Vi domando umilissimamente perdono, Signore, di questa importunit, la mia intenzione di farvi conoscere lo stato di questo brutto affare, per quando la vostra carit avr la bont di vedere quelle buone religiose che dicono di averne gran bisogno 395 Piacesse alla divina bont aumentare le vostre forze in proporzione degli affari con cui tutti vi opprimono! Fatemi la carit, in mezzo a tutto questo, di vedere davanti a Dio i miei bisogni e di raccomandarglieli, poich il mio unico aiuto per fare la sua santissima volont, nella quale sono, Signore, la vostra obbedientissima figlia e obbligatissima serva.

L 124

AL SIGNOR VINCENZO Oggi, [festa di] S. Anna (26 luglio 1645)

Signore, Ho l'impressione che da molto tempo non mi son presa la libert di parlarvi, e che questo mi servir di scusa davanti alla vostra carit, se mi prendo ora la libert di dirvi che sto molto in pensiero per il vostro male396, che temo sia pi grave di quello che ci fanno credere. Se foste uno dei nostri poveri, mi sembra che la nostra acqua forte del signor Desner vi avrebbe guarito presto, mentre gli unguenti, di qualunque specie siano, riscaldano il male e questo tiene sempre [la piaga] in suppurazione. Non so, onoratissimo Padre, se il buon prete delle Figlie della Maddalena397 vi ha parlato; fa premura che si decidano a far uscire di l quella persona 398 e sembra che egli si faccia forte della sua conversione, dicendo che essa l'assicura di non voler pensare mai pi alla persona 399 alla quale affezionata e che essa si vuol ritirare

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al suo paese. Dopo mi sono ricordata che questa era la decisione che essi avevano presa insieme prima del loro arresto, e che la lettera che ho fatto vedere dopo alla vostra carit indica che il suo proposito di unirsi, dopo il matrimonio, ai genitori di quella ragazza che vendono il vino, oppure di ritirarsi in quel paese per vivervi in pace ma senza far niente. Il pensiero di lei dunque, di uscire, ha tutta l'apparenza che essa creda che, appena sar uscita, egli andr a trovarla. Vi domando umilissimamente perdono, Signore, di parlarvi di questo affare che mi sempre tanto nuovo come da principio e, in certi momenti, pi penoso di quanto possa dire. Il pensiero che sono molto vicina a morire continua ancora, e bench io voglia certamente che, se Dio lo vuole, io lasci qui tutti i miei piccoli affari in disordine e in misero stato, se Dio lo vuole, non posso fare a meno di soffrire per questo motivo. Anche la nostra piccola Compagnia non stata mai pi debole [di adesso]. Infine, onoratissimo Padre, non so se dipende dal fatto che da molto tempo non siete venuto qui, ma noi stiamo male. Supplico umilissimamente la vostra carit di ricordarsi della proposta che vi feci di una conferenza tutte le settimane o che vi assistesse uno dei vostri signori [missionari]. Mi sembr che voi allora non respingeste l'idea e mi faceste l'onore di nominarmi un missionario. Ci sarebbe, ogni volta, solo una suora di ogni parrocchia, per impedire che i poveri ne risentissero disagio. Dateci, per favore, la vostra santa benedizione e fatemi la carit di vedermi davanti a Dio, che sono, Signore, la vostra obbedientissima figlia e obbligatissima serva.

L 124bis AL SIGNOR VINCENZO (Verso agosto 1645)


400

Il numero delle suore impiegate al servizio dei trovatelli

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maggiore e deve aumentare per Tutti i Santi, quando vi porteranno molti bambini. [Vorrei sapere] se necessario prolungare tanto l'elogio delle dette suore, che comincia con queste parole: E quel che pi considerevole; e [vorrei sapere] se non basterebbe dire che, oltre al servizio corporale che rendono ai detti poveri malati, Dio d la sua benedizione ai piccoli consigli che danno loro per la loro salvezza spirituale, sia a quelli che devono morire, sia a quelli che devono guarire per aiutarli a vivere bene, il che produce gran frutto e fa vedere evidentemente.... Vorrei nominare gli altri luoghi dove da prima sono state, e dire: dopo pochi giorni, o poco tempo dopo, all'ospedale S. Dionigi, e [vorrei] nominare Sedan e far menzionare che quelle della campagna lavorano tanto all'istruzione dei bambini quanto per i malati e per curare le loro piaghe. Non si accenni affatto al bene fatto dalla detta Damigella n ora n in avvenire. Vedove che contribuiscono non ve ne sono che poche e raramente, non per norma ordinaria. Riguardo al lavoro delle suore della casa, dopo queste parole: fare i salassi e medicare i mali dei poveri di fuori che vengono a cercarle a tale scopo, aggiungere: preparare o dare le medicine. Non sono specificati la lettura e il silenzio di due ore [nel pomeriggio] e neanche quello degli altri tempi, forse perch non necessario. Non bisognerebbe forse ricordare che il denaro messo nella cassa comune serve per comprare le provviste necessarie alla casa e per vestire le suore? Anche se sono nelle parrocchie, vien fatto l'abito affinch con questo mezzo siano sempre uniformi. In quest'articolo [che dice]: avranno rispetto e obbedienza in tutto ci che riguarda la loro condotta e il trattamento dei poveri malati al detto....

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L 325

AL SIGNOR PORTAIL

401

2 settembre 1645

Signore, Supplico umilissimamente la vostra carit di volermi fare il favore di dare questo biglietto al Signor Vincenzo: non gli dar noia n lo distrarr, non ha nemmeno bisogno di risposta, a meno che non vogliate darmi un soprappi di carit. Vi supplico anche di avere la bont di sapere dal signor Lamberto 402 se ha saputo dal Signor Vincenzo che risposta devo dare al signor Abate di Vaux a proposito del ritorno della signorina Maria Gonain 403, a proposito dell'ospedale di Nantes e a proposito dei poveri rinchiusi della citt di Angers. La ragione che parecchi di quei signori [amministratori] ne hanno parlato molto tempo fa e insistono presso il detto signor Abate perch dica loro qualche cosa su questo punto. Mi raccomando alle vostre sante preghiere e sono, signore, nell'amore di Ges Crocifisso la vostra obbedientissima serva.

L 109

AL SIGNOR VINCENZO (Verso il 1645)


404

Signore, Il ragazzetto di mio figlio mi ha detto che egli lo rimand ieri e non sa dov'; potete immaginare la mia pena: supplico umilissimamente la vostra carit di consolarmi e aiutarmi davanti a Dio e raccomandare alla sua misericordia la condizione in cui egli pu

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essere ora e per l'avvenire. Se volete farmi la carit di mandare qualcuno della vostra Casa per sapere se non ha detto nulla e ci che ha fatto - senza fargli sapere dei miei timori n le disposizioni che egli vi ha detto -, sarebbe per me una grande consolazione sapere qualche cosa. Perch ho paura di tutto, ho il pensiero che faccia portare via i mobili dalla camera, per ritirarsi definitivamente, senza che io sappia dove. Mi dispiace molto darvi tanta noia, ma impossibile per me cercare conforto altrove, e non solamente questo, ma temo che si sappia il mio dispiacere, per la paura che ho che vengano a dirmi qualche cosa di lui, il che aumenter la mia pena: com' grande il mio dolore! Se Dio non mi aiuta, non so cosa far. Aiutatemi a stare attaccata con forza a Ges Crocifisso, nel quale, Signore, sono la vostra umilissima figlia e obbligatissima serva. P.S. - Una parola che ho detto a mio figlio a causa della mia grande pena.

L 52

A SUOR GIOVANNA LEPINTRE (A PARIGI) (Da Saint-Denis, agosto 1645)

Carissima sorella, Vi prego di mandare domattina suor Luisa Cristina 405 ad accompagnare la piccola Pavie da madamigella de Lestang 406 nel sobborgo di S. Germano, dicendole che quella di cui gli ha parlato il signor Chomel. Se fa difficolt per riceverla cos mal vestita le dir che crede che madama la duchessa d'Aiguillon 407 le dar modo di soddisfare alle piccole necessit di lei. Non si deve dire nulla alla piccola che sar rinchiusa, e suor Luisa stia ben attenta a non lasciarla. Far i suoi atti di piet in quel quartiere e poi andr a pranzo con le nostre suore di S. Sulpizio. Ecco la lettera del detto signor de Chomel che la bambina potr consegnare a madamigella de Lestang. Se domani io non fossi a casa, potrete fare voi la conferenza e lo scambio di pensieri, ma vi prego, sorella, che - se capitasse che qualche suora mostrasse un po' di amarezza o di agitazione - vogliate praticare la dolcezza e la cordialit.

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Non affatto mia intenzione tenere a Parigi la piccola di Sedan, ma non bisogna parlargliene se non la sera o la mattina che partir. Credo che, in base a quello che vi ho comunicato, avreste rimandato la buona suor Michela; ditene una parola al signor Portail, ve ne prego. Non so che cos' quella tela bianca della piccola Maria; il suo viaggio ci coster molto di pi, per bisogner vedere. Se il signor Portail pensa che non c' pericolo a far prendere della polvere alla nostra suora senza dirlo al medico, gliene farete prendere ventiquattro chicchi, cio otto di ogni specie. Il sig. Vacherot408 non ne fa difficolt. Quando essa star un po' meglio, sar molto opportuno che venga in casa. Suor Luisa dir a suor Antonietta 409, di S. Sulpizio, di ricordarsi che le suore devono cambiare quartiere almeno ogni quindici giorni, e di stare attente a trattare sempre in modo uguale le malate, affinch ciascuna riceva come l'altra, e per parecchie altre ragioni. Suor Maria Marta potr vedere sua madre malata, ma non [la suora della parrocchia] di Saint-Leu, perch essa in campagna. Potrete mandare suor Giovanna Battista410, di Richelieu, a Issy e suor Luisa 411, anche lei di Richelieu, dai galeotti. Pu essere che ci sia molto lavoro, ma essa non di carattere difficile. Vi raccomando sempre il piccolo gregge, affinch vi regnino la tolleranza, la cordialit e la dolcezza amorevole, nell'amore di Ges Crocifisso, nel quale sono cara sorella, la vostra [umilissima] sorella. P.S. - Le lettere accluse vi prego di mandarle ad Angers al signor Giovanni412 potranno esser consegnate a suor Enrichetta 413. Mi avete mandato le albicocche secche ma molto poche e cattive; le aspettavo per regalarle. Raccomandatemi molto alle preghiere di tutte le nostre sorelle, quelle di qui le salutano di cuore e con affetto.

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L 150

A SUOR GIOVANNA LEPINTRE, A PARIGI (Agosto 1645)

Carissima sorella, Credo che marted bisogna rimandare la piccola di Sedan 414, ma per questo bisognerebbe parlare all'albergatrice [di dove parte la diligenza], affinch assicuri di affidarla a persone che ne abbiano cura. Informatevi di quello che ha portato: non occorre sistemarla meglio [dandole di pi]. Sar bene mandare a visitare le suore di S. Rocco415 e far tornare suor Ognissanti416 a S. Severino417. Bisogna che le suore non vengano alla Casa madre per rimanerci se non stato loro comandato di venire. Non da molto tempo ho parlato con suor Genoveffa, di S. Germano, che una ragazza molto buona. Spero che Dio le faccia la grazia di superare le sue piccole difficolt; se la vedete, consolatela; un po' tenera [per se stessa]. Scrivo al signor Portail 418 per Barbara419 perch ne parli al Signor Vincenzo; egli vi dir tutto quello che dovrete fare; potrete anche mandare a S. Sulpizio420, una cosa molto opportuna. Non so ancora il giorno in cui [devo] ritornare, perch non abbiamo ancora fatto nulla. Raccomandateci molto alle preghiere delle suore, consolate le deboli, e aiutate quelle che sono nel dolore parlando loro in privato. Supplico Dio di darvi il suo santo amore, nel quale sono, carissima sorella, la vostra obbedientissima serva e affezionatissima sorella. P.S. - Fate buona accoglienza alla suora che deve venire da voi stasera o domani mattina; il Signor Vincenzo l'ha ricevuta.

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L 143

A SUOR GIOVANNA LEPINTRE (A PARIGI) (Da Saint-Denis, agosto 1645)

Carissima sorella, Supplico la bont di Dio di essere sempre la vostra guida! Vi prego di mandare prontamente questo pacchetto a madamigella Lamoignon 421 e se non c', bisognerebbe portarlo a madama de Nesmond422, e nel caso che madama de Nesmond fosse in campagna, bisognerebbe riportarlo a madamigella Lamoignon e far domandare presso l'una e presso l'altra se madama de Nesmond non ha lasciato un foglio da mandarci. Pregate per noi; i miei peccati sono la causa del fatto che non siamo ancora sicure di rimanere qui 423. Salutate tutte le nostre care suore. Se avete qualche cosa da comunicarmi, vi prego di farlo ma non fate tardare troppo la nostra suora. Con tutto il cuore sono, cara sorella, nell'amore di Ges Crocifisso la vostra umilissima sorella e molto serva. P.S. - (Mandatemi) notizie delle suore malate.

L 129

AL SIGNOR ABATE DI VAUX 28 ottobre 1645

Signore, Bench abbia motivo di credere che non siate ad Angers o, pur essendoci, che le vostre sante occupazioni vi tengano impedito

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pi del solito, poich non ho avuto l'onore di ricevere vostre notizie dopo la vostra partenza da Parigi, non tralascer di supplicarvi umilissimamente di volerci continuare l'assistenza caritatevole di cui sapete che abbiamo tanto bisogno, sia per me in particolare che per le nostre suore dell'ospedale, le quali con ogni corriere m'informano di avere sempre delle malate e di alcuni rifiuti dei Padri amministratori, e questo, signore, mi fa credere che non sono molto contenti di loro. Vi supplico umilissimamente di avere la bont di avvertirmi se ne sapete qualche cosa e di pensare ai mezzi per metterci un po' di ordine. Scrivo loro, a quei signori, per senza parlare di questo piccolo contrasto, ma per dar loro l'occasione di farmi i loro lamenti se ne hanno motivo. Credo, signore, che l'Anjou vi terr occupato pi di Parigi, e su questo non ho niente da dire, considerando gl'interessi della gloria di Dio; ma per il suo amore, fatemi la carit di domandargli misericordia per me e per una persona 424 che mi riguarda da vicino e per la quale sono in gravissima afflizione, per tutte le ragioni umane e, in pi, per il timore della sua salvezza, e siccome un male irrimediabile - secondo tutte le apparenze -, bisogna che sia l'onnipotenza di Dio a guarirlo. Perci son ricorsa alla vostra carit, della quale sono, signore, nel suo santo amore, l'umilissima figlia e obbedientissima serva.

L 344

(ALLE SUORE MANDATE A SERQUEUX)

425

(ottobre-novembre 1645)

Carissime sorelle, Sia benedetto Dio della grazia che vi ha fatta conservandovi durante il viaggio. Vi assicuro che vi compatiamo molto, bench molte vi invidino del servizio che rendete a Dio. Se potete andare a Beauvais senza allontanarvi troppo, fareste bene a parlare a quell'onesto uomo di chiesa per imparare quella ricetta, e la farete, ma bisogna stare (attente) perch non tutte le fistole sono di natura maligna, e anche se ce ne fossero, possono venire da altre cause. Io non oso mandarvi ancora se non dieci scudi; se avete biso-

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gno di pi, fatevene prestare per mezzo di Bianca e io lo restituir qui. Credo che non avrete molto da cambiare. Vi prego di essere molto esatte nello scrivere tutto quello che trovate e tutto quello che date. Credo che farete un bel librone poich vi manca la carta. Oh, mie care sorelle, quante consolazioni mi sembra di vedere per voi in mezzo a tanta fatica! Coraggio! Lavorate con lena per la vostra perfezione in tante occasioni di soffrire che avete, di esercitare la dolcezza, la pazienza, i maltrattamenti e superare tutte le contraddizioni che trovate. Abbiate un cuore grande, che non trovi nulla di difficile per il santissimo amore di Dio, nel quale sono, e in quello del suo Figlio Crocifisso, carissime sorelle, la vostra umilissima sorella e serva. P.S. - Tutta la nostra Compagnia vi saluta. Oggi ho dato le vostre notizie al Signor Vincenzo che prega molto Dio per voi; il numero delle suore cresce tanto che erano trenta alla prima tavola. Buona sera, care sorelle. Suor Giovanna Cristina 426 e suor Genoveffa 427 di Angers sono a S. Gervaso428.

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1646

L 3O3bisAL SIGNOR VINCENZO (Marzo 1646)

Sono indegna delle disposizioni della divina Provvidenza, che la vostra carit mi fa l'onore di farmi conoscere per liberarmi dalle mie infedelt. Rinunzio dunque a questa paura dell'avvenire per volere solo quello che Dio vorr ordinare ogni giorno, senza per potermi impedire, credo, [di sentire] i giusti timori che devo avere per le mie infedelt, per con sottomissione. Non era affatto mia intenzione che il quadro della Santa Vergine 429 fosse per il nostro oratorio o per i trovatelli, ma perch servisse a ornare un altare dedicato alla Santa Vergine, per riparare in qualche modo le colpe di mio figlio; per farlo, ho adoperato alcuni anelli che m'erano restati. Perci, Signore, vi supplico umilissimamente di permettere che questa riparazione sia fatta nella vostra chiesa, poich sono stata cos sventurata che il delitto sia venuto da una vostra casa per colpa di mio figlio 430 La coroncina la devozione che tre anni fa chiesi alla vostra carit il permesso di recitare e che io recito privatamente, avendo in una cassettina un certo numero di queste coroncine e in un foglio i pensieri scritti su questo soggetto, da lasciare - se la vostra carit lo permette - a tutte le nostre suore dopo la mia morte; ma nemmeno una suora lo sa. Serve per onorare la vita nascosta di Nostro Signore nel suo stato di prigionia nel seno della Santa Vergine, e congratularsi con lei per la sua felicit durante quei nove mesi; i tre chicchi sono per salutarla per i suoi bei titoli di figlia del Padre, madre del Figlio e sposa dello Spirito Santo. Ecco l'elemento principale di questa piccola devozione.

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Per grazia di Dio, per quanto sia indegnissima, non l'ho mai tralasciata dal tempo indicato, e spero di lasciarla, aiutata dalla medesima grazia di Dio, se la vostra carit me l'ordina. Questo piccolo esercizio, secondo la mia intenzione, ha lo scopo di domandare a Dio, per l'Incarnazione del suo Figlio e le preghiere della S. Vergine, la purezza necessaria alla Compagnia delle suore della Carit e la stabilit della stessa Compagnia secondo il suo beneplacito431. Domani, con l'aiuto di Dio, vi mander una lettera per il signor Portail432: avrete la bont di vedere se sar opportuno mandargliela. Cercher anche di essere presente domani in spirito al santo sacrificio della Messa, e bench io creda che non la diciate a pian terreno, se posso saperne l'ora, avr la fortuna di assistervi. Vi prego di non dimenticare la risposta a ci che madama la presidente de Lamoignon 433 domanda per continuare le questue, e [non dimenticate] che sono, Signore, vostra obbligatissima figlia e obbediente serva.

L 132bis AL SIGNOR PORTAIL, A LE MANS 20 marzo (1646)

Signore, Supplico Dio [ringraziandolo] perch vi ha conservato nel vostro viaggio e [lo prego] di continuarvi questa medesima grazia fino al vostro ritorno, durante il quale, se incontrate qualche buon soggetto presentato dai vostri signori [missionari], vi supplico di avere la bont di far loro ben capire che cos' la Compagnia e vedere se saranno adatte per noi. Finalmente suor Maria 434 ci ha la-

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sciate e si ritirata da noi e [cos] anche Anna la grande, di Richelieu, appena ha visto che volevamo levarla ed scappata, la cosa solo di ieri ma non abbiamo ancora saputo dove si ritirata. Voi vedete, signore, se abbiamo bisogno dell'aiuto delle vostre sante preghiere e specialmente io, che sono la causa di tutti questi mali, di cui vi prego di domandar perdono a Dio per me. Il signor Abate di Vaux m'ha detto di avervi incontrato lungo il viaggio435; avrebbe tanto desiderato parlarvi, per egli non mi ha dato altre informazioni che quelle che vi ho dette, oltre il fatto che tutte le suore di Angers hanno la tacita volont di venire un giorno a Parigi. Vi supplico, signore, di parlare al sig. Ratier e al sig. Tonnelier che confessore di S. Maria, prima di parlare alle nostre suore. Bench il secondo vada poco spesso all'ospedale, credo che abbia per dei buoni suggerimenti da darvi su di loro. Per favore, abbiate la bont di vedere se tra di loro ce n' qualcuna che potrebbe essere messa come suor servente al posto di suor Maddalena 436, sia che occorra semplicemente cambiarla o che sia necessario farla venire qui per la malattia da cui minacciata. Credo anche, signore, che sia necessario dare alcuni avvisi al loro confessore. Temo che [le suore] fino ad oggi siano state spinte a credere in una grande necessit di fare la comunicazione spirituale e che esse si siano troppo preoccupate di questo col pensiero di averne grande bisogno, e che questo passatempo faccia loro desiderare la conversazione con persone, differenti da quelle che sono state date loro come direttori, e questo le tiene molto inquiete. Con una lettera, consegnata a mio figlio perch la facesse giungere ad Angers, ho comunicato loro che da un po' di tempo era stata nominata una suora per aiutarmi nel disbrigo dei nostri modesti affari di casa, e che le suore ricorrevano pi a lei che a me, e che, di conseguenza, si notava un gran profitto in mezzo a loro. Io ho creduto di dire la verit, e perci, signore, vi supplico, se lo giudicate opportuno, di dirne loro qualche parola, se volete. Il signor Lamberto ci ha fatto la carit di cominciare oggi il catechismo; spero con la grazia di Dio, che questa cosa ci far molto bene, se siamo aiutate anche dalle vostre preghiere: tutte le suore ve ne supplicano umilissimamente e vi salutano del pari, e anche io che sono, signore, nell'amore di Ges Crocifisso, la vostra obbedientissima e umilissima serva.

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L 137

AL SIGNOR VINCENZO (24 marzo 1646)

Signore, Ho gran motivo d'umiliarmi vedendo come Dio guida me, che sono indegna della grazia che desideravo, prima della nostra cara festa dell'Incarnazione, perch mi servisse di preparazione. Supplico la bont di Dio che ci possa essere prima della fine [del tempo] di Pasqua e che, cessando la vostra indisposizione, siate in perfetta salute per questo e per tutto quello che il nostro buon Dio vuole dalla vostra carit. La supplico per l'amore santissimo di Ges, di voler ancora donare a lui , e di offrire domani alla sua santa Madre questo quadro, destinato a ornare un altare sotto il bel titolo del suo nome, domandandole tanto nuovi aiuti per mio figlio, del quale non ho avuto pi notizie dal 7 di questo mese, il che mi tiene molto in pena. Non ho avuto notizie nemmeno dalla madre superiora della Visitazione di Tours n dal signor d'Esvre: questo mette molti timori nel mio spirito. Vi supplico anche molto umilmente, onoratissimo Padre, di farmi la carit di tener presente domani al santo altare tutta la nostra piccola Compagnia, difettosa e dura di cuore, perch si compia la santissima volont di Dio in noi. Oh, mio carissimo Padre, se il nostro buon Dio ve ne fa vedere il motivo, come vi apparir spaventosa: non vedo in me nulla che non sia criminale, eccetto una volont, molto debole, di far meglio. Aiutate la vostra indegna figlia con le vostre preghiere e consigli caritatevoli, per essere tutta di Dio e ottenere dalla sua bont che guardi pietosamente al mio povero figlio. Ecco un libro che il signor Gurin 437, confessore delle nostre suore di S. Gervaso, vi manda per loro; ne ha mandato uno anche a noi: Dio voglia che ne ricaviamo profitto per la sua gloria. Con l'umilt pi grande che posso, prosternata col cuore e con l'affetto

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ai vostri piedi, vi domando la vostra santa benedizione, per attirare sulla mia povera anima le grazie di cui ha bisogno per essere veramente, onoratissimo Padre, la vostra obbedientissima figlia e umilissima serva. La vigilia dell'Incarnazione del Figlio di Dio 438.

L 132ter AL SIGNOR PORTAIL, A LE MANS 27 marzo 1646

Signore, Sarebbe una grande presunzione se pensassi di essere necessaria nelle case delle nostre suore e nei luoghi dove Dio le chiama, e specialmente nel luogo dove siete voi ora; devo piuttosto temere di rovinare tutto. Credo che ci che mi d il pensiero di andare in alcuni luoghi la diffidenza che ho per le capacit delle nostre suore, a causa dei miei cattivi esempi e della poca attenzione nella loro direzione. E siccome parlo cento volte meglio di quanto io non faccia, avendo solo da fare questo nelle piccole case, mi sembra che possa riparare, con qualche avvertimento a ogni suora, le mancanze commesse in altri tempi. Quando dunque piacer al Signor Vincenzo, manderemo due nostre suore. Poich so che le conoscete tutte, vi avevo supplicato, signore, di farci la carit di dirci il nome di quelle che sono le pi adatte. Avevo proposto al Signor Vincenzo suor Giovanna Lepintre 439 come suor servente; vi ricorderete, per favore, che abbiamo le due suore tornate da Angers: una suor Claudia 440, occupata a S. Bartolomeo, e [l'altra] suor Genoveffa 441 che a S. Gerva-

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so; [c' ancora] suor Andreina 442 che era a S. Stefano: forse necessario che anche lei sia allontanata. Vedete, signore, quali saranno le pi adatte. Vi avevo domandato se ci fosse modo di far venire qui le giovani che sono cost e che hanno la volont di essere della nostra Compagnia. La credo una cosa cos necessaria che potremmo mandarvene [in cambio] quattro di qui, e bench forse vi sembrino tutte sottomesse, c' da temere, signore, che in pratica si smentiscano e che tal modo di fare diventi un costume per gli altri luoghi. Quando fummo ad Angers, entrammo all'ospedale solo dopo che tutte ne erano uscite, eccetto una [che rest] finch non trov come sistemarsi e per darci delle indicazioni di cui avevamo bisogno. Mi sarebbe molto difficile dare da qui gli avvisi necessari alle nostre suore quando saranno sul luogo: dovrei conoscere la maniera usata per servire i malati, il loro numero, la sistemazione dell'ospedale, s'intende per quanto riguarda l'alloggio degli uomini e delle donne; se ci sono degli ufficiali che preparino il cibo dei poveri, se c' un farmacista, se dovranno fare salassi. Mi sembra anche che il signor Gallais443 m'abbia detto che c'era una quantit di serve, oltre a quelle che egli chiamava suore. Ora, signore, questo punto mi sembra di grande importanza, perch molto pi opportuno, secondo me, che ci sia un numero pi grande di suore e togliere completamente le serve con i modi pi dolci e caritatevoli che potremo. Mi sembra anche, signore, che la casa di Le Mans sia per noi un affare di grande importanza, specialmente perch stabilita per mezzo dei vostri signori [missionari], e inoltre io credo che si possano contentare molte persone. Supplico la bont di Dio, per le preghiere della S. Vergine, che la Provvidenza divina conduca quest'affare. Se avremo notizie da voi e se Dio mi d qualche altro pensiero, non mancher di comunicarvelo. Vi domando molto umilmente perdono [perch] proprio ora ho trovato la lettera che vi ho detto sopra di avervi gi mandata; uno degli effetti della mia felice memoria. Fo ben altri sbagli! Supplico la vostra carit di domandarne perdono a Dio per me e la grazia di correggermi. Nel suo santo amore e in quello della S. Vergine - che ricordiamo oggi - sono, signore, la vostra obbedientissima e umilissima serva.

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L 132quater

AL SIGNOR VINCENZO Mercoled (2 maggio 1646)

Signore, Supplico umilissimamente la vostra carit di ricordarsi che i posti per Le Mans sono fissati per venerd prossimo, e che abbiamo bisogno per questo della conferenza che ci avete fatto il favore di prometterci per domani, gioved 444. Vi supplico umilissimamente di avere la bont di comunicarci il soggetto affinch possiamo avvertire tutte le nostre suore. Ho calcolato tutto quello che le suore delle parrocchie hanno portato alla Casa nell'anno 1645. Il tutto assomma a 1.129 lire e 12 soldi, e con questo si dovuto mantenere 43 suore per gli abiti e la biancheria. Credo che vi siano press'a poco 400 lire di resto per la casa, tolte le spese, senza comprendervi i lavori di biancheria e di abiti, che sono fatti dalle suore di casa. Penso, Signore, che se la vostra carit ne dir qualche cosa, sar bene che le nostre suore comprendano che quello che portano quasi giusto il valore della spesa, e che se alcune portano pi di quello che occorre, questo supplisce a quello che le altre non portano sufficientemente; poich non so se tutta la Compagnia sarebbe capace di capire che il loro risparmio serve molto alla Casa, a causa della poco discrezione di alcune e della maggior parte, che dicono troppo liberamente tutto quello che sanno. Supplico la bont di Dio di farvi ben conoscere i nostri bisogni e le nostre debolezze, e in particolare di me, che sono, Signore per ordine della volont della sua santa Provvidenza, la vostra obbedientissima figlia e obbligatissima serva. 445

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L 133 (Gioved 3 maggio 1646) 446

Con l'aiuto di Dio, non mancheremo di inviare le nostre suore se domani possono447. Quelle di S. Giacomo 448 riceveranno la benedizione del Signor Vincenzo, ma bisogna sapere da lui, per favore, se non sarebbe utile che il signor de Marillac 449 scrivesse ad alcune personalit importanti della citt che sono suoi parenti per assicurarle che le nostre suore non turberanno in nessun modo gli amministratori dell'Ospedale di Parigi, verso i quali avranno la dovuta e completa obbedienza e sottomissione 450. Ma io credo che necessario che il loro confessore sia un prete della Missione. Bisogna pregare molto per questa fondazione, a quanto vedo; sia fatta la volont di Dio. Sarebbe difficile che le sei suore dovessero provvedere da se stesse al loro vitto e mantenimento con i cento scudi; [occorre] sapere se l'intenzione del signor Portail non di darli ai signori [amministratori] e che le suore siano vestite e nutrite dalla casa con i poveri.

L 458

(A SUOR MADDALENA MONGERT, A ANGERS) (Verso il maggio 1646)

Carissima sorella, Ecco che il nostro buon Dio vi visita ancora una volta nella persona della nostra cara suora. In nome di Dio, abbiatene molta cura. So bene che non le mancher nulla, ma non stancatevi di insistere perch prenda tutto quello che le sar necessario. La saluto con tutto il cuore, e la sua condizione aumenta il mio affetto, credendola in una stretta unione con la volont di Dio, che io

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supplico la suora di amare molto. Quanto amo il cuore buono di suor (Maria)451, tutta figlia della Santa Vergine! Ditele, ve ne supplico, che io mi aspetto da lei che contribuir con tutte le sue forze a mettere la santa gioia in tutti i cuori delle nostre care suore. Tutte le suore di qui vi salutano; se le vedeste lavorare tutte a dissodare, sperereste certo dei buoni frutti da quella terra. Pregate Dio per loro, ve ne prego, e credetemi, carissima sorella, nell'amore di Ges Crocifisso la vostra umilissima sorella.

L 139

AL SIGNOR ABATE DI VAUX (A PARIGI) (11 maggio 1646) 452

Signore, Vi ringrazio umilissimamente della bont che avete sempre per noi, che non meritiamo questo bene. Non ho scritto al signor Portail 453 sul punto di cui la vostra carit mi ha gentilmente informata, perch l'avevo gi pregato di parlare al signor Ratier, prima [di parlare] alle suore affinch fosse informato delle loro disposizioni in particolare. Appena seppi la gravit estrema del male del defunto vostro signor fratello, non mancai, signore, di avvertirne il Signor Vincenzo e il signor Lamberto, come anche, dopo la sua morte, per far raccomandare la sua anima alle preghiere della loro Compagnia. Gli obblighi che abbiamo verso di voi, signore, attestano sufficientemente che non abbiamo mancato al nostro dovere su questo punto secondo le nostre possibilit. Fui molto addolorata di non aver potuto aver l'onore di vedere la vostra signora sorella a S. Lazzaro, n di andare a visitarla a casa sua prima della sua partenza. Spero dalla sua bont che non lascer di farmi il favore di conservarmi l'onore della sua benevolenza, sapendo che l'onoro in modo tutto particolare. Vi supplico per l'amor di Dio, signore, di offrire alla sua bont, nel santo sacrificio, tutto quello che la vostra carit pu pensare che voglia da me, affinch gli sia gradito l'impegno di alcuni giorni di ritiro che comincio og

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gi; e credetemi, signore, per favore, nell'amore di Ges Crocifisso la vostra umilissima e obbedientissima figlia e serva. P.S. - Vi supplico umilissimamente, signore, se scrivete al signor Ratier, di aver la bont di dirgli di parlare molto apertamente al signor Portail di tutti i bisogni delle nostre suore.

L 138

AL SIGNOR PORTAIL, AD ANGERS 11 maggio 1646

Signore, Vi supplico umilissimamente di avere la bont di informarmi dello stato in cui avete lasciato le nostre suore 454 e di darmi gli avvisi dei quali abbiamo bisogno per intenderci con loro quando scriviamo, per le difficolt che potranno sorgere tra loro e le altre suore. Vi supplico anche, signore, di farmi il favore di informarmi come vi siete inteso, mandando da noi quella buona ragazza dell'ospedale, sia con gli amministratori sia con lei, se solo perch diventi una delle nostre, col solo obbligo di rimandarla come facciamo con le altre. Quanto tempo credete che sia necessario che noi lasciamo cost suor Giovanna Lepintre 455? possiamo sperare il vostro ritorno dentro quest'anno? In qualunque luogo voi siate, favorite darci ogni tanto le vostre care notizie. Vi devo dire in verit, che la vostra assenza pesa molto su tutta la Compagnia; lo proviamo sempre pi tutti i giorni. Di tutto sia benedetto Dio e la sua santa volont sia preferita a tutto! Speriamo molto dalla vostra assistenza davanti a Dio. Tutte le suore, vostre care figlie, hanno una gioia particolarissima nel sentire che vi ricordate di loro, e vi salutano tutte con tutto il cuore, assicurandovi che pregano molto Dio per voi, e la loro suor servente sarebbe troppo ingrata se non partecipasse. Credo, signore, che la buona sorella, la signorina Maria Gonain 456 verr a trovarvi per domandare di ritornare. Per favore,

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signore, non dategliene nessuna speranza, ma anzi fatele capire che pu considerarsi della Compagnia e che il servizio che fa a Dio nei suoi poveri le d [diritto a considerarsi di] questa associazione. Il signor Ratier ha informato il signor Abate di vaux che ci sono tre o quattro ragazze che domandano di venire [tra noi]; voi conoscete il bisogno che ne abbiamo, ma anche la necessit che esse abbiano tutte le disposizioni richieste. Vi supplico di riceverle o rifiutarle. Forse quella di cui ci ha gi parlato il sig. Tonnelier 457 una delle quattro che si presentano. Vi supplico, signore, di parlarle in privato. Credo che ci siano parecchie cose da dirvi delle nostre suore: per favore, fate loro ben capire che non basta essere nella disposizione di andare dappertutto; che bisogna avere quella di voler rimanere nel luogo dove ci ha messe l'obbedienza, fino a quando non ce ne tolga. Dateci, per favore, notizie di ciascuna in particolare. Il padrone e la padrona di suor Despinal458 ne hanno sempre una grande cura. Spero dalla vostra carit che ci manderete il nostro regolamento prima che potrete e anche le istruzioni di cui abbiamo bisogno per metterle in pratica, affinch le fatiche che la vostra carit ha compiute per noi siano seguite dal bene che aspettate, cosa che io spero, aiutate dai vostri santi sacrifici e preghiere 459. Vi supplico umilissimamente per l'amore di Dio, nel quale sono vostra obbedientissima serva.

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L 136 A SUOR MADDALENA (MONGERT), F.d.C, Serva dei poveri malati nell'Ospedale di Angers 23 maggio (1646)

Carissima sorella, Sono molto addolorata per le condizioni della nostra buona suor Maria Despinal460; se Dio ce la lascia ancora sulla terra, salutatela da parte nostra e ditele che la prego di fare tutto quello che potr per stare bene e per impiegare bene il resto dei suoi giorni al servizio di Dio. Oh, quale amore compassionevole per i poveri malati avr dopo un esercizio cos grande di sofferenza! Io spero che la bont di dio l'avr benedetta con un grande aiuto e consolazione. Ma come mi stupite e mi addolorate per la pena della nostra povera suora!461 Da quanto tempo vi siete accorta del disgusto che prova per la sua vocazione? Assicuratela che qui sar la benvenuta, e se desidera ritirarsi [dalla Comunit] per mettersi a servizio, avremo una cura tutta particolare per sistemarla bene; perci deve evitare assolutamente di fare l'errore di andarsene come una vagabonda. Il suo signor fratello, che io vi ho informata essere [membro] della [Congregazione della] Missione, non permetter che rimanga con questa volont. Mi stupisco che le suore siano cos agitate, tenuto conto del lavoro che hanno da fare; le prego di rinnovare spesso il desiderio di fare tutte le azioni alla presenza di Dio e per suo amore, e di pensare alla grande grazia che Egli ha loro fatta, di chiamarle a un ministero cos santo nel quale sono impegnate tante persone di nobile condizione, vi lavorano con tanto fervore che non hanno tempo di fare tante riflessioni su se stesse n di stare occupate alla ricerca della propria soddisfazione. Spero che avrete presto da voi il signor Portail. Appena i signori [amministratori] avranno deciso di domandare le nostre suore per l'opera di cui mi avete informata, ve ne manderemo, con l'aiuto della grazia di Dio. Saluto di cuore e con affetto tutte le nostre care suore, e le prego di ricevere quello che comunico a voi con la presente lettera, come se fosse per ciascuna in particolare. Tutte le nostre suore, sane e malate, si raccomandano alle loro preghiere e a voi, delle quali sono, carissime sorelle, l'umilissima sorella e affezionata serva.

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L 140

AL SIGNOR PORTAIL (A LE MANS) 25 maggio 1646

Signore, Se la vostra carit non avesse conosciuto gi da molto tempo le nostre miserie, direi che il nostro buon Dio ve le farebbe sperimentare con la pena che vuole che abbiate nelle trattative dell'affare per il quale lavorate cos generosamente per il servizio dei suoi poveri. E' una grande confusione per noi pensare che sono solo la nostra pigrizia e le nostre cattive disposizioni a causare tanto turbamento a proposito del nostro lavoro. Vi prego di domandare perdono a Dio per noi e di volerci perdonare - questo vale anche per il signor Gallais462 - tutto il male che vi facciamo. Abbiamo gran motivo di lodare Dio per tutto quello che fa per mezzo vostro e perch la sua Provvidenza ha affidato a voi questo affare. Appartiene solo alla sua bont fare dei progetti e dirigerli. Se la Provvidenza non ci vuole cost, le suore d'Angers ne riceveranno conforto 463, perch credo che i signori amministratori abbiano deciso di domandare ancora quattro suore, e ci stato comunicato che suor Maria Despinal464 da tre giorni in agonia, e questo ci fa credere che Dio avr gi disposto di lei. Quando la vostra carit sar ad Angers, conoscerete le buone disposizioni della sua anima per l'affare pi importante della nostra vita. Vi supplico, signore, ringraziate Dio per le grazie che la sua bont le ha fatte. Siete molto desiderato in quella citt da tutte le suore, e il bisogno di due o tre di loro vi richiama urgentemente. Credo che abbiate ricevuto la lettera con la quale vi supplicavo, come anche vi supplico ora umilissimamente, di aver la bont, prima di andare all'ospedale, di parlare al signor Ratier465 e al confessore delle religiose di S. Maria, che si chiama il signor Tonnelier 466, e di prendere tutte le informazioni possibili delle ragazze che vi devono essere presentate [e che desiderano] di venire tra noi. Vi supplico anche, signore, che, prima di partire da Le Mans, parliate a madama du Clos che scrive continuamente alla nostra buona suor Giovanna Delacroix 467 per metterle lo scrupolo di aver abbandonato la

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madre, e [vi supplico di cercare] di sapere se veramente la detta madre ha bisogno di lei o della sua sorella Renata, l'ultima che ci avete mandato, la quale ci ha detto che anche sua madre vi aveva pregato di riceverla. Sono tutt'e tre delle buone suore 468, purch sotto non ci sia nulla di nascosto, come credo. Non siamo mai state come ora in cos grande necessit di avere vocazioni: ne abbiamo ben dodici malate o inferme, specialmente la nostra suor Andreina che a Issy e pensiamo che potr vivere ancora poco tempo, perch ha ricevuto alcuni giorni fa l'Estrema Unzione. La raccomando alle vostre preghiere, e sono, signore, nell'amore di Ges Crocifisso, la vostra obbedientissima e umilissima serva.

L 141

A SUOR GIOVANNA LEPINTRE, F.d.C., Serva dei poveri malati (a Le Mans) 25 maggio 1646

Carissima sorella, Dio sia benedetto per il suo modo di procedere con voi, in tutto il vostro viaggio469 e specialmente della buona salute che vi ha data e di tutti i contrattempi e contrasti di cui mi avete informata. Credo che la sua bont vi avr fatto la grazia di non annoiarvi nello star senza far niente, perch non ci importa il fatto che non facciamo niente: basta che Dio sappia che siamo sempre pronte a lavorare quando gli piacer impiegarci. E' vero, care sorelle, che siete di un gran peso ai nostri buoni signori (missionari), ma non ve ne dovete dispiacere perch conoscete la loro carit. Pagateli bene con la moneta che domandano, cio con una grande sottomissione a Dio e [fate] che tutte le vostre parole ed azioni siano di edifica-

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zione al prossimo. Se la Provvidenza vuole che rimaniate cost, cercate di prevedere i consigli che avrete da domandare prima che il signor Portail se ne vada. Vi prego, sorella, di vigilare che tutte le suore abbiano una grande modestia e riserbo, e soprattutto che abbiano un gran rispetto ai preti, stando attente a non abusare della loro grande bont e dolcezza, affinch la virt dell'umilt e carit che eserciteranno no vi siano di confusione, se non li imitate. Salutate tanto la buona madama du Clos da parte mia e siatele molto riconoscente della carit che pratica verso di voi; ma, in nome di Dio, sorelle, se rimarrete [a Le Mans], state attente a non legarvi nemmeno con una dama per non mettervi nell'occasione di perdere molto tempo. Se vedete la madre o la sorella di suor Salom 470, fate loro i suoi saluti e i nostri, e assicuratele che essa sta bene e dite alla madre che sua figlia la prega di scrivere a suo padre. Pregate Dio per la nostra buona suor Maria Despinal 471 che crediamo essere ormai davanti a Dio e della quale il signor Ratier ci ha fatto sapere tante buone cose. Tutte le suore vi salutano con tutto il cuore. Le nostre tre suore di Le Mans472 stanno bene, grazie a Dio: farete i loro saluti a coloro che vi domanderanno loro notizie, e credetemi, carissime sorelle, nell'amore di Ges Crocifisso, la vostra umilissima sorella e affezionata serva. P.S. - Assicurate molto le nostre care sorelle del nostro affetto e del nostro premuroso ricordo.

L 177

AL SIGNOR VINCENZO 28 maggio 1646

Signore, Credo che il diritto del signor direttore dell'ospedale di Le Mans di nominare due suore, e quello degli amministratori per le altre causa dei disordini che accadono nel servizio dei poveri.

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Non sarebbe meglio che il signor direttore dichiarasse spontaneamente di non voler usare di questo diritto, non lasciando per di concedere la somma concordata, e che i signori [amministratori], tenendo conto solo della loro amministrazione, per soddisfare il loro dovere, volessero essi stessi chiamare suore di qualche comunit per servire i loro poveri malati? Forse non vedete l'utilit che potrebbe venire dal fatto che due nostre suore rimanessero in mezzo a quei disordini. Supplico che alla vostra carit sia fatta conoscere la santa volont di Dio, alla quale piaciuto prendersi la nostra buona suor Maria Despinal a Angers 473 con una morte felice e cristiana, come si informa il suo signor confessore. Vi supplico umilissimamente di farla raccomandare alle preghiere della vostra santa Compagnia, e di ricordarvi del dovere di dare presto una risposta a quei buoni signori [amministratori] di Nantes 474 e [ricordarvi] che io sono, Signore, la vostra obbedientissima e umilissima serva.

L 214bis AL SIGNOR VINCENZO (Verso giugno-luglio 1646)

Signore, Siamo costrette a mandare suor Guglielmina 475 a S. Paolo per far venire qui suor Anna476: se aveste il tempo di dirle una parola, la manderemmo fin da oggi. Avevo pregato il signor Lamberto 477 di mandarci il vostro muratore per fargli vedere il luogo dove mettere un parlatorio 478, e ho dimenticato di dirvi che, sopra a quello, si potrebbe fare una stanza, essendo necessario che il detto parlatorio sia coperto. Quando verr qui madama de Liancourt 479 gliene parler, dato che essa sa che significa costruire. Ella contribuirebbe alla spesa, credo, tenendo questa camera per il tempo dei suoi piccoli ritiri spirituali. Vi domando perdono della mia importunit e sono, Signore, la vostra obbedientissima figlia e obbligatissima serva.

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L 144

ALLE NOSTRE CARISSIME SORELLE

480

(Luglio 1646)

Carissime sorelle, Per conformarci in tutto alla santissima volont di Dio, vi lascio il patto, fatto da noi tutte insieme, di non trovar mai nulla da ridire sulle disposizioni della divina Provvidenza e di abbandonarci completamente ad essa: accettiamo, voi ed io, l'attuazione di questo viaggio, come esercizio di praticare questa promessa, che abbiamo rinnovato tante volte. Voi, suor Giovanna Lepintre 481, sapete che questa stessa Provvidenza vi ha fatto nominare, dal nostro onoratissimo Padre, suor servente di tutta la Comunit. Spero che Dio vi far la grazia di esercitare fedelmente la vostra carica. Quanto alle cose importanti, quando non potrete avere l'ordine dal Signor Vincenzo, lo riceverete dal sig. Lamberto 482 e, per quanto potrete, ogni quindici giorni, comunicherete quello che dovrete fare alle due suore vostre coufficiali483, con grande dolcezza e cordialit. Voi, suor Anna484, insieme a suor Giovanna 485 avrete cura dei malati esterni da medicare e della farmacia, e baderete alle suore che servono i malati [della parrocchia] di S. Lorenzo, facendovi rendere conto da loro del modo come li servono, come si comportano con le dame [della Carit], e se hanno cura di far loro il resoconto, e soprattutto [badare] che preparino bene le medicine e conservino le droghe. Suor Margherita Lesoin 486 sar sempre la portinaia della nostra Casa, e suor Margherita, di Vienne 487, la cuciniera, bench possa di quando in quando andare dai poveri. Credo che suor Margherita 488 sar tornata da Angers; vi prego, suor Giovanna, che, dopo che si sar riposata, le facciate fare un ritiro con qualche altra che desiderer farlo. Manderete suor Gio-

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vanna Four489 all'ospedale dei bambini per fare l'infermiera insieme a suor Giovanna Battista 490, e darete una delle due suore che sono con suor Antonietta 491 a suor Vincenza492, se lo desidera e se pensa che le dame non si addolorino per il fatto che si cambino [le suore] cos spesso. [Facciamo] cos solo perch essa [suor Vincenza] non sa leggere e la cosa le dispiace; se per essa pu farne a meno fino al nostro ritorno, tanto meglio; date quella suora a suor Fenice, a S. Nicola. Vorrei tanto che suor Rosa 493 aspettasse il nostro ritorno per fare il ritiro, perch un po' scrupolosa e bisogna guidarla in modo ben diverso dalle altre. Il Signor Vincenzo ha approvato che alcune nostre suore facciano delle visite494 a quelle delle parrocchie, ogni otto o dieci giorni, cio: suor Enrichetta495 a S. Sulpizio; suor Genoveffa 496 dell'ospedale a S. Bartolomeo, S. Severino e S. Stefano; suor Barbara 497 a S. Gervaso e a S. Giacomo del macello [= de la Boucherie]; suor Antonietta a S. Giacomo [du Haut-Pas]; suor Hellot 498 dai Galeotti e a S. Lupo. E voi tutte, care sorelle, farete in questa maniera: considererete questa azione come una cosa importante che fate in vista di Dio e della santa obbedienza, perci comincerete con un atto di umilt, considerando i vostri difetti e infedelt, e per onorare le azioni del Figlio di Dio, vi proporrete di imitare la sua grande dolcezza. Le vostre visite non faranno vedere altro che cordialit, e nei vostri discorsi pieni di affetto, vi occuperete solo del vostro ministero, della grazia che Dio ci ha fatto chiamandovi ad esso, ma alla quale vi dispiace di non aver ben corrisposto; che sapete bene esser necessario pensare spesso che cosa Dio ci domanda; una grande dolcezza verso i poveri, un gran rispetto verso i preti e i signori medici e le dame. vi avverto, sorelle, che senza questo diventeremo arroganti fino al punto che le dame saranno costrette a scacciarci e...
499

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L 487

AL SIGNOR ABATE DI VAUX 19 luglio (1646)

Signore, Vi ringrazio umilissimamente delle buone notizie che avete avuto la bont di darmi sulle nostre suore. Desidererei con tutto il cuore poter servire il vostro ospedale dei Rinchiusi; per non posso ancora, signor, darvene nessuna notizia, non avendo potuto parlarne al Signor Vincenzo. Solamente ieri ho saputo che l'affare del beneficio500, di cui mi avete fatto l'onore di scrivermi, non ancora concluso, a causa di tanti altri affari che si sono accumulati, per il fatto che da quasi un mese non c' stato consiglio; e tuttavia, signore, non so se la lettera qui acclusa e che ho ricevuta ora, ve ne d altre notizie. Lodo Dio con tutto il cuore per la migliore disposizione che ha madamigella Maria: forse la divina Provvidenza la destina a servirla e a dare un esempio nel suo paese natio 501. Se [Dio] ha un piano simile su voi, poich una cosa straordinaria, spero anche che continuer le grazie straordinarie che vi ha fatte finora. Supplico perci la sua bont, signore, di darvi la vera conoscenza della sua santissima volont e vi domando di prender parte alle vostre sante preghiere e sacrifici, mentre voi, signore, credete che sono, nell'amore di Ges Crocifisso, la vostra obbedientissima e umilissima serva.

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L 122

AL SIGNOR VINCENZO Venerd (20 luglio 1646)

Signore, M' sembrato molto necessario mandare la nostra suor Elisabetta502 a Saint-Germain-en-Laye per esaminare la condotta della nostra suora che l e con lo stesso mezzo potr andare a Maule e a Crespires503, essendovi molto vicina. Per le medesime ragioni potr sapere pi particolarmente se necessario fare il cambiamento di suor Maria504, che quella che madama di Bouillon 505 chiede che sia tolta, e questo perch sembri che vada l solo a prendere un po' d'aria, poich, in realt, essendo abituata a lavorare molto, temevo che si ammalasse quando dovr partire. Ieri non mi venne in mente di far questa proposta alle nostre suore. Vi supplico umilissimamente, Signore, di aver la bont di farmi sapere se trovate giusto che si faccia cos. Ella potrebbe oggi andare a dormire a SaintGermain e, se vi piace, dar la risposta a madamigella di Bouillon riguardo alla preghiera che vi ha fatta di mandare l uno dei vostri signori [missionari] per il rendiconto delle tesoriere [delle dame della Carit]. Domando alla vostra carit la santa benedizione per prepararmi alla santa comunione. Sono, Signore, la vostra obbligatissima serva e obbediente figlia.

L 145

AL SIGNOR PORTAIL (A RICHELIEU) Dal battello, vicino a Tours, 30 luglio (1646) 506

Signore, Non mi spiegavo il mistero dell'indugio di mandare una suo-

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ra a Richelieu, ma la Provvidenza ci ha fatto vedere che doveva essere suor Turgis 507, alla quale Dio ha fatto pensare giustamente al tempo necessario per farla venire a Parigi: per questo motivo sia benedetto il nome di Dio, che ha la bont di supplire ai difetti e alle imprudenze della sua meschina creatura: invidio la sua fortuna, se ella cos fortunata di incontrarvi. Vi supplico, signore, di farle conoscere bene le sue mancanze, poich io gliene attribuisco molte 508 a proposito della cattiva intesa [tra le suore]; poich sotto l'apparente dolcezza e carit c' molta ricerca della propria soddisfazione e vanagloria, ma questo le completamente nascosto, perch ha molto desiderio di essere perfetta: Dio voglia che questo sia per la purezza del suo amore. Se la nostra suor Turgis si affeziona e s'impegna alla pratica delle regole, spero che le mancanze delle altre saranno cancellate, aiutate dalla buona direzione dei vostri signori [missionari] 509. Vi supplico umilissimamente, signore, di avere la carit di avvertire le nostre suore del rispetto che devono loro, e dell'importanza che non abbiano familiarit con loro, e soprattutto del conto che devono fare degli avvisi che esse avranno la bont di dare loro. Penso, signore, che sar bene anche avvertirle che, nelle occasioni che avranno di parlare a qualcuno della casa, bisogna che la consolazione che provano, non impedisca il riserbo e una grande modestia. Ho notato in altre suore che hanno mancato molto in questi incontri, e questo di grandissima importanza. Vi ringrazio umilissimamente, signore, di tutte le premure che avete avute per le nostre povere suore di Angers510; lodo Dio che vi ha dato una tale carit e lo supplico [di far s] che io non sia il nemico che va a gettare la zizzania tra il buon grano da voi seminato. Vi siamo molto grate per averci mandato la conferenza sulla nostra suora defunta 511. Il signor de Croisille venuto a visitarci e ci ha fatto notare la condotta ammirevole della Provvidenza verso quell'anima per salvarla. Il signor Lamberto ci ha mandato la copia della domanda fatta a monsignor [arcivescovo] di Parigi 512, nella quale inserita la parte principale dei nostri regolamenti, ma non il regolamento completo che il Signor Vincenzo ci ha dato dopo averlo spiegato in una conferenza513, e che la vostra carit mi ha promesso di restituirmi. Vi supplico, signore, nel nome di Dio, di farcelo riavere perch non ne abbiamo nessuna copia. Credo che ancora non se ne sia fatto niente. Se avete da darmi qualche

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avviso per le nostre suore di Angers, credo, signore, che potrete indirizzare l una lettera per mezzo del signor Abate di Vaux o del sig. Ratier. Spero di passare l tornando da Nantes, dove accompagniamo sei nostre suore e passando prenderemo suor Giovanna di Chinon 514 e al suo posto lasceremo suor Pierina di Sedan. Aiutateci molto con i vostri santi sacrifici, ve ne supplico, e credete che tutte le vostre figlie hanno un tenerissimo ricordo di tutti gli atti di carit ricevuti dalla vostra bont, e desiderano il vostro ritorno come me, con la sottomissione che dobbiamo avere alla santissima volont di Dio, nella quale sono, signore, la vostra obbedientissima figlia e umilissima serva.

L 146

PER SUOR HELLOT

515

(Agosto 1646)

Carissima sorella, Se il vostro cuore stato cos bravo che me lo mandate a dire, oh, io l'amo con tutto il mio e ancor pi, poich bisogna onorarlo e amarlo per il fatto che tutti questi effetti sono prodotti in lui dall'amore di Dio. Supplico questo santo amore di infiammarlo completamente. Penso che il nostro viaggio non sar cos lungo come credevamo, poich la nostra buona salute ci ha impedito di fermarci ad Orlans e ad Angers quanto io pensavo. Ho fatto sapere a suor Giovanna 516 qualche cosa di suor Giovanna Delacroix 517, ma ho dimenticato di dirle che, se le scrivono in risposta a ci che

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desiderava, siate voi o suor Giovanna a comunicarle che la decisione che domanda le sar data quando io sar ritornata, e lo stesso bisogna fare con tutte quelle che domanderanno qualche cosa straordinaria e voi non potrete avere il parere dei nostri signori [missionari]. Quando scriverete loro, fatelo nel modo che avete fatto voi, e scriverete - per favore - quando suor Giovanna ve ne pregher; quando sar lei a scrivere, firmer le lettere. Aspetto certamente, cara sorella, che mi scriviate con tutti i corrieri, almeno una volta alla settimana, e mi mandiate notizie del vostro caro cuore, del Signor Vincenzo, del signor Holden 518 al quale per il momento non posso scrivere, e anche di mio figlio e della mia piccola suor Anna 519, poich sar molto contenta di sapere che lavora per diventare completamente virtuosa. La sua buona zia sta bene. Credo che abbiate ricevuto una lunga lettera che risponde a tutto quello che mi domandate; se fosse andata perduta o aveste qualche difficolt, farete bene ad andare a trovare il Signor Vincenzo, e ve ne prego. Tutto quello che avete fatto per S. Dionigi 520 ben fatto: comunico loro quello che dovranno fare. Non abbiate mai nessuno scrupolo su ci che mi comunicate e mi direte. Spero dalla bont di Dio che, poich ci ha fatto la grazia di darci la volont di lavorare solo per la sua gloria e il bene delle nostre sorelle e di tutto il nostro prossimo, non si riterr offeso di tutti i mezzi con i quali agiremo a questo scopo. Egli troppo buono, cara sorella, amiamoci molto in Lui, ma anche amiamolo in noi poich siamo sue. Nel santo amore di Ges Crocifisso sono, cara e amatissima sorella, la vostra affezionatissima sorella e umilissima serva. P.S. - Non so se vi ho comunicato di domandare alla nostra suor Giovanna 521 di rispondere alle suore, o di aspettare che ve lo dica lei. Buona sera, sorella, ma dite anche a tutte le nostre suore ci che dovete dir loro da parte mia.

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L 149

A SUOR GIOVANNA LEPINTRE, F.d.C., Serva dei poveri malati a Parigi (11 agosto 1646)

Carissima sorella, Sono stupita di non ricevere nessuna lettera vostra eccetto quella che aveste la bont di scriverci sabato 522 - dopo la nostra partenza del gioved precedente -; con quella lettera non mi comunicate molte notizie, dato che non ne avrete avuto molti motivi. Aspetto di giorno in giorno che ci informiate di pi. Alle nostre care suore che vi domanderanno del nostro ritorno, dite - ve ne prego - che le nostre cose vanno molto bene e che le prego tutte di ringraziare Dio delle benedizioni che la sua bont d a questa fondazione. Se ci continua [a dare] le sue grazie ci rivedrete presto; ma siamo state quattordici giorni in viaggio 523 e temo che occorra impiegarne altrettanti al nostro ritorno. La santissima volont di Dio sia fatta! Sono stata cos bene in salute che non c' pi paura per fare [altri] grandi viaggi n qualunque altra cosa di tutto quello che la volont di Dio fa compiere per il suo servizio in quello dei poveri. Sono le vostre preghiere, carissime sorelle, ad attirare dalla bont di Dio tutte le sue grazie; siatene molto riconoscenti e lavorate tutte per acquistare la perfezione e la fedelt che Dio vi domanda. Oh, come saremmo miserabili e indegne di Dio se la nostra vilt ci facesse mancare su questo punto! Se vedete mio figlio, vi prego di dirgli che mi stupisco che non mi dia sue notizie; senza fratel Ducourneau sarei stata molto in pena. Prego Dio di conservare lui e tutte voi, carissime sorelle, delle quali sono nell'amore di Ges Crocifisso, la vostra obbedientissima sorella e serva. P.S. - Saluto tutte le nostre care suore in generale e in particolare, le abbraccio con tutto il cuore; ho scritto a suor Hellot 524, a suor Giovanna Delacroix 525 e a qualche altra, come suor Tourneton 526, e mi sono lamentata con suor Anna 527 perch non mi scrive. Suor Luisa 528, ne son sicura, vorrebbe tanto scriverci e una parolina scritta dalla sua mano mi consoler. La mia piccola suor Anna 529 ci potr aggiungere qualche parola. E suor Margherita di Vienne? Oh, io rinuncio a lei, se anche lei non mi scrive una parola. Avrei desiderato [mandarle] oggi un bel pezzo di melone per la sua comuni-

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t. Suor Francesca530 [vorrebbe sapere] se suor Anna ha ricevuto tutta la sabbia che le ha mandato per i suoi piccioni.

L 147

AL SIGNOR VINCENZO 11 agosto (1646)

Signore, Ricevetti ieri una lettera che mi sembr che venisse in qualche modo dalla vostra carit, ma siccome non vi ho visto nessun segno della vostra scrittura, ebbi una non piccola pena per il timore che foste molto malato, ma sono stata un po' consolata perch il buon fratel Ducourneau 531 m'ha fatto la carit d'informarmi. In nome di Dio, Signore, sapete quanto vi necessario un po' di tempo [di riposo] per ricuperare la salute e cercar di conservarla per il servizio di Dio. Sono molto stupita che non abbiate ricevuto la lettera che scrissi alla vostra carit da Orlans dove ci fermammo solo la mattina del sabato per arrivare in questo paese, mentre il buon Dio mi dava abbastanza forza. Oh, onoratissimo Padre, se la vostra carit sapesse l'assistenza che la mano divina mi ha fornito, ne sarebbe riconoscente per supplire alle mie infedelt e ingratitudini. Ve ne supplico umilissimamente per il santo amor di Dio. Non so quello che avverr di questa fondazione [di Nantes] nella quale finora non ho visto delle spine, eccetto piccoli mormorii popolari, e invece tanti applausi da tutti che sembra una cosa incredibile. Ci siamo trattenute ad Angers solo tre giorni, da dove non mi sono presa l'onore di scrivervi; quattro o cinque ore a Tours e cos siamo arrivate a Nantes solo l'ottavo giorno di agosto, essendo dovute

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star molto sul [battello] perch l'acqua straordinariamente bassa; e bench abbiamo fatto tutto il possibile perch non si sapesse il giorno del nostro arrivo, la buona madamigella La Carisire 532 aveva qui dato l'ordine, per cui sono venuti a riceverci al battello e, dopo la visita al santissimo Sacramento, ci hanno condotte presso madamigella des Rochers, che vi saluta umilissimamente e mi ha mostrato un po' di dolore per non aver avuto risposta a due lettere che si era preso l'onore di scrivervi dopo la morte del suo buon marito, che era molto amato e stimato in questa citt. Vi avevo comunicato qualche difficolt a domandare il signor des Jonchres533 come direttore delle suore, ma, se dalla vostra carit non ricevo altri nomi differenti da quello che ci avete dato, mi pare che non ci sia ragione di fare delle scelte se non col suo consiglio e fargli la proposta che desideriamo questo dalla sua carit. Non affatto, come mi avevano detto, padre dei poveri 534 e non mi pare affatto che madamigella sua sorella possa far danno, perch molto zelante e ragionevole e fa del bene, non solo in questo ospedale, ma in tutte le case religiose e di soccorso [ai poveri]. Piacesse a Dio, onoratissimo Padre, che avessi abbastanza capacit e amore per riconoscere la premura della divina Provvidenza nel guidarci! Oh, come canterei a voce alta le sue lodi! Devo essere breve e contentarmi d'invitare la corte celeste a renderne a Dio la gloria che potr. A voi, onoratissimo Padre, al quale il buon Dio fa conoscere la sua volont su di noi, tocca supplire alla nostra deficienza. Questa santa Provvidenza, che conosce l'attaccamento che ho alle mie decisioni, ha permesso che trovassimo malata ad un ginocchio la suora535 che volevamo condurre qui, e ce ne ha fatta prendere un'altra che era necessario cambiare. Oh, benediciamo sempre Dio, per le sue misericordie, e io in modo particolare, per la grazia di essere, Signore, la vostra obbedientissima figlia e obbligatissima serva. P.S. - Credo che una quindicina di giorni passati qui faranno progredire i nostri affari. 536

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L 148

AL SIGNOR PORTAIL, A RICHELIEU 13 agosto (1646)

Signore, Posso dirvi che stata la divina Provvidenza, e non voi, a mandare a Richelieu suor Turgis 537, alla quale non avevo pensato minimamente se non l'antivigilia della nostra partenza per Nantes, dove di troviamo da gioved sera, ma credo, come voi, che essa far del bene e che anche a lei servir stare in quel luogo, non avendo abbastanza forze per altri luoghi, bench per vi fosse destinata: spero che con la grazia di Dio e le vostre sante istruzioni [le suore] ripareranno il danno compiuto dalle altre. Notate attentamente, signore, per favore, che stata piuttosto suor Anna che suor Margherita a introdurre il tipo di acconciatura per il capo, di cui mi fate l'onore di informarmi, perch so che il suo spirito ha grande inclinazione a fare la saputella, la molto devota e saccente, e questo dovunque, sia con le dame che con i poveri, e si compiace nel dire molte parole di umilt, che hanno l'apparenza di cercare la lode. Ecco certamente una cosa cattiva, per io intendo, signore, parlare solo delle disposizioni della natura, e spero che la grazia ne ricaver del bene. Non oserei dirvi nulla sulla proposta del piccolo velo se non che io credo che il Signor [Vincenzo] la teme grandemente e con ragione, bench io gli abbia fatto parecchie volte la proposta non di un velo - che del tutto da evitare -, ma di qualche cosa che possa coprire un po' il volto dal gran freddo e dal gran caldo, e perci egli ci ha permesso che le suore, ricoperte per ultime [in capo] portassero una cornetta di tela bianca sulla testa in quelle necessit, ma quanto al color nero, oh, signore, la cosa non mi sembra per niente fattibile. Per i difetti che ci avete notati e per molti altri inconvenienti credo che bisogna attendere la decisione del Signor Vincenzo su questo pun-

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to. Dio sia benedetto, signore, per il fatto che quest'uso cessato. Nell'attesa, conosco i costumi di questo luogo e non so se sar opportuno che le suore usino questo copricapo piuttosto che qualche altro particolare. Poich la divina Provvidenza ci ha fatto conoscere prima il vostro parere a proposito di suor Brigida 538, ci ha fatto trovare suor Giovanna 539 malata non in condizione di poter partire per Angers, e questo ci ha fatto decidere di portar via suor Brigida, avendo conosciuto anche il suo bisogno. Non ammirabile Dio nel guidare la nostra piccola Compagnia? Vi supplico umilissimamente, signore, di essergliene riconoscente per supplire alla nostra ingratitudine. Quanto bene fa la vostra umilt al mio orgoglio! Vi dir, signore, che l'ultima volta che parlai dei voti al Signor Vincenzo, vidi che stava pensando di decidere se, per le principianti, fosse opportuno accordarli per un po' di tempo o per sempre, e credo che prender la decisione per la festa del 15 agosto, poich la sua carit aveva rimandato parecchie suore per questo tempo, e mi ordin, a questo scopo, di lasciarne un pro-memoria al signor Lamberto. Che grande consolazione sarebbe stata per me aver l'onore di vedervi e sapere press'a poco il tempo che vi occorre per condurre a termine gli affari che la santissima volont di Dio vi ha affidati! Poich andate in Guascogna, non dimenticate, signore, d'informarvi bene per rispondere a tutte le interrogazioni che vi far per una pi grande conoscenza della persona che per noi la pi cara al mondo540. Quanta soddisfazione ho provata per le pene che avete subito ad Angers, e mi sono stupita poi delle piccole debolezze che sono ancora nelle nostre suore, per le quali e per me - che sono la pi bisognosa - vi supplico di continuare la vostra santa assistenza presso il nostro buon Dio, per ottenerci le benedizioni di cui abbiamo bisogno e particolarmente sulle nostre suore di questo ospedale, in cui molto difficile prestare servizio. Sono continuamente oppressa da visite, e questo non mi d il tempo per poter rispondere a suor Turgis; vi supplico di presentarle le mie scuse e credermi sempre, signore, nell'amore di Ges Crocifisso, la vostra obbedientissima e umilissima serva.

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L 153

PER SUOR GIOVANNA LEPINTRE a Parigi

541

(Agosto 1646)

Carissima sorella, Lodo Dio con tutto il cuore per la condotta della sua divina Provvidenza sulla Compagnia. Abbiamo tanto motivo di adorarla che saremmo le persone pi ingrate del mondo se mancassimo di fiducia in Lui. Essa sola, cara sorella, ci deve conservare, ci deve dare tutto quello che occorre ai nostri bisogni, specialmente a quelli che la prudenza umana non pu prevedere ed ai quali non pu provvedere. Mi auguro con tutto il cuore che tutte le suore entrino coraggiosamente in questo sentimento, senza mai confidare in nessun'altra cosa. Sono ben contenta che suor Salom 542 stai un po' nella casa; mi sembra che l'avete fatta venire per purgarla. Se quella che al posto suo fa bene, penso, cara sorella, che farete bene a non rimandarla cos presto. Mi avete dato una grande gioia informandomi della premura e della carit del nostro onoratissimo Padre; bisogna esserne molto riconoscenti presso il nostro buon Dio. Ho scritto a mio figlio; non so se tutte le mie lettere vi sono fedelmente consegnate, ma mi sembra che non fo altro che scrivere. Vi prego di fare le mie scuse a tutte le suore per il fatto che non scrivo loro in particolare: le assicuro che il mio cuore per ciascuna di loro e che sono, cara sorella, la vostra umilissima sorella e serva.

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L 151

AL SIGNOR VINCENZO Marted 21 agosto (1646)

Signore, Credo che avrete ricevuto la lettera con la quale c'informavo che credevo che la divina Provvidenza volesse che seguissimo l'ordine che la vostra carit ci aveva dato per la direzione delle nostre suore, e [vi dicevo] anche della grazia che la sua bont ci ha fatto riguardo alle difficolt di cui vi avevo scritto a proposito di suor Pierina 543. Credo che le nostre suore avranno come confessore ordinario quello544 delle religiose della Visitazione, che vuole essere cappellano dell'ospedale al posto di quello che c' da molto tempo. Temo che quelle buone religiose attribuiranno a noi di essere la causa del dispiacere che ne avranno; non lo sanno ancora e far certamente tutto quello che potr per aver l'onore di vederle prima, temendo che mi rimproverino, bench non vi abbia affatto contribuito. Vi ringrazio umilissimamente, onoratissimo Padre, della bont che avete per mio figli, il che mi d grande tranquillit. Il giorno che ebbi l'onore di ricevere la vostra cara lettera avevo avuto un'ispirazione pi forte di darlo a Dio e abbandonarlo completamente a lui: questo mi aiut a sopportar la notizia che la vostra carit mi dette 545. Spero che domani i nostri affari con questi signori [amministratori] saranno terminati; non ci rimane ormai che veder perfezionati gli accordi che ho domandato a questi signori, e veder per un po' di tempo le nostre suore nell'esatta pratica delle loro regole, ciascuna nel suo ufficio, ma la paura che ho di concedermi una soddisfazione senza necessit e di ammalarmi, mi fa prendere la decisione di partire la prossima settimana per andare a prendere la carrozza di Angers, se ho la salute che Dio mi d ora. Suor Giovanna Lepintre 546 mi ha informata che un ecclesiastico stato da noi [alla Casa madre] perch mi comunicasse di passare da Le Mans, cosa che non far, almeno per fermarmi l, se la vostra carit non me l'ordina e non m'avverte di quello che l devo fare. Mi dispiace molto che mio figlio non abbia accettato l'onore che gli avete fatto di ammetterlo presso di voi. Mio Dio! penso che non sar esaudita domandando la sua piena conversione; mi sembra che il male che ha avuto sia stato pi grave di quel che egli pensa,

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ma temo proprio che faccia il sordo e non voglia far entrare nel suo spirito il timore, per paura d'impegnarsi a un felice ritorno. Non so nulla della vostra salute e ci mi preoccupa un po'; per l'amor di Dio, Signore, vi supplico che io ne sia rassicurata. Credo che le dame dell'ospedale [di Parigi] saranno molto soddisfatte di me, quando vedranno che non ho mancato di scrivere; mi stupisco di tanta loro premura, dato che so bene di non meritarla, e Dio che lo sa, come lo permette? per umiliarmi. Me la prendo un po' con la vostra carit per gli onori che qui ci vengono tributati. In nome di Dio, non ingannate pi nessuno riguardo a me, che la gente prende per una grande dama. Penso che non ci sia pi dama di alto grado che non sia venuta a visitarci, e perfino alcune persone venute espressamente dalla campagna.Oh! come brucer un giorno [per questo] e che grande confusione ricever! Sia fatta la volont di Dio, nella quale sono, Signore, la vostra obbedientissima serva e indegna figlia.

L 152

ALLA CARISSIMA SUOR HELLOT, F.d.C., Serva dei poveri malati (a Parigi)

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Marted 21 agosto (1646)

Quanto piacere m'avete fatto, amatissima sorella, comunicandomi i particolari della malattia di mio figlio, della quale temo pi di lui, perch il male deve essergli venuto da una grande congestione e da una grandissima debolezza della natura. Ci pensa alla grazia che Dio gli ha fatta? poich stato in gravissimo pericolo di rimanere soffocato all'improvviso, e se temessi che questo male sia soggetto a ritornare, ne sari stata in gran pena, se voi non vi foste preoccupata di togliermi da questa pena, sapendo bene che

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era malato. Ma poich avete lavorato presso di lui, mi sento obbligata a tutte le suore e le ringrazio con tutto il cuore del loro caro affetto che non avrebbero potuto mostrarmi in un'occasione pi sensibile. Non posso scrivere a tutte in particolare, ma spero di avere presto la fortuna di vederle; cono sempre occupata quando scrivo, avendo sempre delle persone con me o che mi aspettano. Spero di partire oggi a otto da Nantes, per andare a prendere la carrozza il sabato seguente ad Angers e di l a Parigi. Aspettatevi certo di ricevere una buona ripassata per tutte le vostre negligenze; pensate forse che voglia accettare come mio un cuore che si lascia andare tanto alle sue paure e immaginazioni da far vedere che ancora tutto pieno di stile di romanzo? Vi dichiaro che, se esso non d alla divina Provvidenza pi di quello che dice e se ascolta ancora le sue paure, io non ne voglio sapere affatto. Ohim! che ne farei? Ma eppure lo voglio certamente, se ritorna a Dio, se gli dichiara di volere solo quello che vuole lui e scruta l'avvenire per fare atti di coraggio e di generosit. Ma poich questo non si pu fare senza far compiere grandi sforzi alla natura, contentiamoci di accettare il presente; lasciamo in dubbio tutto quello che non ci appare in conformit alla sottomissione a Dio, e umiliamoci se la nostra sottomissione non senza riserva di dolore e di desideri. Vi prego, cara sorella, di continuare nella vostra caritatevole premura per mio figlio. Chi quel conte de Mauny col quale era stato? conosciuto dalle dame con le quali sta, oppure una vecchia amicizia che io non conosco? Vi prego di non dirgli che ne sono preoccupata, ma se fosse una delle sue antiche conoscenze, vi prego di distoglierlo da quel viaggio. Se andasse in campagna, cos da poco guarito, c' da temere che ricada in un male peggiore del precedente. Il signor Holden 548 mi ha fatto uno dei pi notevoli piaceri che mai abbia fatti in tutta la sua vita consigliandovi di scrivermi. Vi prego di ringraziarlo e di dirgli per che non so se questo piacere abbastanza grande da scancellare quello di aver detto che non mi voleva comunicare nulla perch io non gli scrivevo. Non bisogna far cos, mi sembra. Dio sia benedetto, cara sorella; diremo tutto il resto se piace alla bont di Dio, e vi far conoscere quanto ragionevole che non vi accordi il titolo che domandate verbalmente, bench il mio cuore sia tutto pieno dell'affetto che possie-

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de, e che mi fa essere, amatissima sorella, nell'amore di Ges Crocifisso la vostra affezionatissima e umilissima sorella e serva. P.S. - Vi prego di far salutare da parte mia il signor Vacherot 549 e le signorine sue sorelle, e di darmi notizie della malata al piede.

L 154

ALLA CARISSIMA SUOR HELLOT, Serva dei poveri malati 25 agosto (1646)

Carissima sorella, Non state in pena per le vostre lettere; non mi sembra che ho ricevuto tutto e sono ben contenta che le nostre abbiano cominciato a esservi consegnate. Vi avevo comunicato che dovevo partire luned o marted prossimo, ma eccoci un po' in ritardo e la partenza non potr essere che dentro otto giorni. Se avete saputo come stato ucciso il caro figlio di quella famiglia cos santa 550, vi prego di farmelo sapere. le nostre suore di S. Sulpizio potrebbero saperne qualche cosa, visitando, da parte mia, madama de Lignre 551, se ancora a Parigi. Le vostre attente cure e quelle delle care suore, con la grazia di Dio, hanno ridato la salute a mio figlio; credo che queste malattie siano molto soggette a ritornare se non si sta molto attenti. Vi ringrazio umilissimamente e con tutto il cuore del consiglio di purgarsi che gli avete dato; credo che gli fosse molto necessario. Vi supplico di avere la bont di comunicarmi se avete ricevuto un pacchetto che indirizzai al signor Lamberto 552 o al signor du Chesne553; in esso c'erano lettere per il signor Holden 554 e per madamigella de Lamoignon 555, e vi prego di darmene notizie. Vi scrissi ampiamente con l'ultimo corriere; vi basti per esser

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sicura che il mio cuore sempre come voi lo volete. Nell'amore di Cristo Crocifisso [sono] la vostra affezionatissima sorella e serva.

L 155

AL SIGNOR VINCENZO (Nantes) 28 agosto (1646)

Signore, Non avremmo quasi nulla da fare, eppure non saprei far fretta a questi signori che mi hanno trattenuta ancora per questa settimana. Siamo in una grande difficolt che viene dall'uso di questa citt, dove c' un provveditore che anticipa gratuitamente i denari per le spese dell'ospedale; la sua moglie era abituata a venir a fare le porzioni ai malati e viene ancora a distribuirle a suo piacimento, nonostante che questo sia in contrasto con i nostri articoli [dell'accordo]. Esposi questa difficolt ai padri [dei poveri] 556, che mi accordavano tutto quello che loro domandavo. Temo molto che questa cosa ci intralci e ci faccia fermare un po' pi di quanto pensavo, perch prevedo gravi inconvenienti per la tranquillit e l'unione delle nostre suore, poich quella donna non contenta del loro modo di fare e vuole intendersela ora con l'una ora con l'altra, e penso che non devo lasciarle se non liberate da questo impedimento. Se ci avviene in questa settimana, spero che partiremo luned, ma siccome non una cosa sicura, vi supplico umilissimamente, Signore, di aver la bont di farmi sapere che cosa dovrei fare, perch quella donna e suo marito terminano il loro incarico fra tre o quattro mesi e i signori [amministratori] propongono di sopprimere quell'incarico per parecchi altri inconvenienti. [Desidero perci] sapere se, con questa speranza, devo lasciarli, bench tema che i disordini, le lamentele e la mancanza di buoni

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servizi ai poveri in tutto questo tempo facciano supporre a certe persone che tutte quelle colpe vengono dalle nostre suore. Se mi fate l'onore di scrivermi, vi supplico umilissimamente, Signore, che la vostra carit indirizzi la lettera a Santa Maria 557 per timore che capiti in altre mani, nel caso che tutte queste difficolt siano tolte, e bene, e io parta il giorno che vi ho indicato. E' vero che il signor Abate di Vaux mi ha avvertita della malattia e della ricaduta della nostra buona suor Maria Marta 558 ad Angers, ma dalla settimana passata non ne ho avuto notizie. Anche se Dio avesse disposto [di chiamarla a s], penso, Signore, che non sarebbe necessario ancora mandare un'altra, poich le nostre suore mi avevano fatto capire la necessit delle quattro suore che domandavano da molto tempo. I signori Padri dei poveri me le hanno chieste, di loro iniziativa, vedendo che stavo per partire da Angers senza che io ne parlassi loro, e mi hanno promesso tutto quello che ho creduto necessario domandare per la loro sistemazione; ho promesso loro di parlarvene al mio ritorno e li ho quasi assicurati di mandarne pi presto che si potr, come anche due qui a questo ospedale di Nantes, dimodoch, Signore, sar necessario domandarne sette alla divina Provvidenza. Dio sia eternamente glorificato per le benedizioni che d alla nostra piccola Compagnia! Ne spero sempre l'aumento, poich la vostra carit lavora cos fortemente per la sua perfezione. Non vi saprei dire la consolazione che ne prova il mio cuore, facendomi Dio conoscere che non sono affatto necessaria e pochissimo utile. Ho risentito molto il dolore del signore e di madama di Liancourt 559, ma temo molto che il modo come avvenuta la morte del loro figlio, per molto tempo sia per quella buona madre causa di grande afflizione. Speravo che la malattia del pensionante del signor Vacherot560 gli avrebbe servito, ma a quanto m'informano, egli passeggia e anche dorme fuori di casa; mi ha scritto e mi fa vedere un nuovo risentimento perch stato frenato e, secondo il mio modesto parere, ha messo e mette una guardia al suo cuore per impedirgli di avere conoscenza dello stato in cui la sua anima. Vedo tutto questo male ma abbastanza tranquillamente e mi sembra di non aver pi nulla contro di lui, per desidero molto la sua salvezza. Supplico umilissimamente la vostra carit di domandarla al nostro buon Dio per i meriti del suo Figlio: una cosa, credo, della (sua) onnipotenza.

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La mia salute un po' migliore di quando mi presi l'onore di scrivervi l'ultima volta: voi conoscete tutti i miei bisogni ma non le mie infedelt, che mi tengono quasi senza far nessuna pratica di devozione, sempre col mondo o con la preoccupazione della mia salute. Sono degna di compassione, bench io sia, Signore, veramente - e Dio non voglia che sia con mia grande confusione - la vostra umilissima e obbligatissima figlia e serva.

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PER SUOR HELLOT, a Parigi 28 agosto (1646)

Carissima sorella, Mi meraviglio che abbiate ricevuto solo una lettera da me, bench questa sia la quinta. Penso di averne mandate due al signor du Chesne561, ai Bons-Enfants, una al signor Lamberto 562, una o due al Signor Vincenzo stesso perch andassero pi sicure; potete informarvene; ma tutte erano contenute in pacchetti con altre lettere. Avete fatto benissimo, cara sorella, a non dar retta al pensiero che vi voleva impedire di scrivermi, come avete fatto con l'ultima, di cui vi ringrazio con tutto il cuore. Vi avevo pregato d'informarmi chi era quel conte 563 col quale doveva andare mio figlio. Vi sono molto grata per la cura delicata che la vostra carit ha di lui. Non vedo nessuna mancanza nel parere che avete dato su suor Maria564 n perch ne avete parlato a suor Genoveffa 565, poich credo che l'avete fatto con la discrezione necessaria; riguardo a ci che dopo avvenuto, bisogna amarlo e servirsi di simili incidenti per morire completamente a noi stesse. Penso che nessuna lettera vostra andata perduta; ne conservo alcune per parlarne tra noi. Sono in dubbio se la risposta che potrete fare a questa lettera mi

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trover a Nantes; mi auguro proprio di no, ma io non posso avere la sicurezza che saranno terminati i nostri affari. In ogni caso vi prego di indirizzarle alle religiose della Visitazione che me le potranno far recapitare ad Angers. Siete un gran diluvio di carta, e credo proprio che ne renderete un conto buono e fedele, se Dio mi fa la grazia di ritornare. Ma dove avete saputo del naufragio del signor L'Escalopier? Qui non se ne parla affatto. potete certamente aspettarvi un (buon) rimprovero se non vi trovo tutta santa. Pregate Dio che mi usi misericordia, e credetemi, carissima sorella, con un cuore tutto pieno di affetto nell'amore di Ges Crocifisso, la vostra umilissima sorella e serva. P.S. - Spero che non abbiate mancato di scrivere la cara conferenza566 del nostro onoratissimo Padre, e le vostre piccole conferenze.

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ALLA CARISSIMA SUOR GIOVANNA LEPINTRE (a Parigi) Nantes, 1 settembre (1646)

Credo che abbiate ricevuto un bel numero di nostre lettere, e mi stupite molto [dicendo che] non le avete ricevute prima. Temo che siano rimaste in qualche luogo in deposito, forse ai Bons-Enfants dove ne ho mandati due pacchetti al signor du Chesne, uno o due al Signor Vincenzo e uno al signor Lamberto, senza contare quelli che ho mandati a voi567. Mi fate un piacere singolare, non tralasciando di darci vostre notizie, anche se non ricevete le nostre. Vi prego di dire a tutte le nostre suore che ricevo i loro sa-

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luti, di ognuna in particolare, e che mi sembra di vedere i loro cuori, che saluto con tutto il mio. Bisognerebbe che i fratelli portinai di S. Lazzaro e S. Vittore s'incomodassero a cercare nella loro celletta o a mandare qualcuno alla posta a pregare di far cercare, se per caso non ci fossero rimaste delle lettere. Tutte le nostre suore si raccomandano alle vostre preghiere e a quelle di tutta la nostra Compagnia; vi assicuro che ne hanno un grande bisogno [perch] non c' mai stato finora un luogo pi difficile di questo per il nostro servizio. Buona sera, cara sorella, sono con tutto il cuore nell'amore di Ges Crocifisso, la vostra umilissima sorella e serva. P.S. - Vi raccomando la salute delle nostre suore e specialmente di quelle che ne hanno pi bisogno, come suor Hellot.

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ALLA CARISSIMA SUOR GIOVANNA LEPINTRE (a Parigi) (Inizio del settembre 1646)

Carissima sorella, Mi stupite molto che si ciano tante (lettere) che non vi sono state date; temo che ce ne siano di quelle che sono andate perdute, perch credo di averne scritto almeno cinque o sei, e [cos pure] a suor Hellot568, per la quale sono un po' in pensiero, perch non ho avuto nessuna sua lettera con l'ultimo corriere. Se mi scrivete, vi prego d'indirizzare le lettere alla Visitazione di Angers 569: scrivete una parola alla Madre superiora e non mettete sul pacchetto [l'avviso] che mi debba essere recapitato. Metterete la medesima affrancatura sul pacchetto di dentro come su quello di fuori. Speriamo, con l'aiuto di Dio di partire di qui luned 570 senz'altro, a meno che Dio non voglia altrimenti. Per questo motivo, cara sorella, non vi dir di pi, se non che lodo Dio con tutto il cuore per le grazie che fa alla nostra piccola Compagnia e per le benedizioni che la sua bont d al vostro governo. Oh, come amo le nostre care sorelle perch danno tante prove di fedelt alla loro vocazione! Salutatele molto tutte, ve ne prego, cara sorella, e dite alla cara suor

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Hellot, se malata, che la prego di guarire presto affinch io la trovi nello stato in cui l'ho lasciata. Raccomandateci molto tutte al nostro buon Dio; vi assicuro che le suore che servono negli ospedali hanno un gran bisogno di preghiere per essere aiutate a lavorare e a soffrire, e in modo particolare quelle di Nantes fino a che l'ospedale non cammini normalmente. Vi [prego], cara sorella, di avere molta cura delle nostre care sorelle dei trovatelli, affinch abbiano un po' di aiuto nelle loro grandi necessit. Se vedete il signor Holden 571 e mio figlio, vi prego di dir loro che sto cos bene che questo viaggio mi farebbe desiderare di non fare pi altro che andare in giro per il paese, purch ci fosse qualche bene da fare. Quasi tutti i giorni vediamo qui morti e moribondi, e questo ci insegna, molto meglio di quanto sapevamo, che questa vita non che un viaggio che ci conduce all'eternit. Con la sua misericordia Dio ce la renda felice! Ho indirizzato le mie ultime lettere a suor Genoveffa Poisson 572; prego Dio che queste vi siano subito consegnate, e sono, cara sorella, nell'amore di Ges Crocifisso, la vostra umilissima sorella e serva. P.S. - Vi prego di salutare suor Enrichetta 573 e suor Anna574: cono preoccupata del suo male.

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RELAZIONE DEL VIAGGIO A NANTES 1646

Gioved 26 luglio, Dio ci ha fatto la grazia di partire da Parigi per andare a condurre le nostre care sorelle Elisabetta 575, Claudia576, Margherita Noret, Caterina Bagard, Pierina di Sedan, suor Antonietta 577 di Montreuil e suor Turgis da lasciare a Richelieu, mentre le altre sei per andare a servire i poveri malati dell'ospedale di Nantes in Bretagna. Dopo che i signori Padri amministratori

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ed alcuni tra i principali della detta citt domandarono al Signor Vincenzo, nostro onoratissimo Padre, alcune nostre suore per quello scopo, avendo saputo del servizio che fanno all'ospedale di Angers, vollero esaminare gli articoli della convenzione e l'atto di fondazione delle dette suore e dissero che volevano accordare le stesse cose. Ci siamo messe in nove nella carrozza di Orlans, cio le sei suore di Nantes, quella di Richelieu, suor Francesca Noret ed io per accompagnarle. Il nostro onoratissimo Padre ci fece la carit di farci una conferenza su questo argomento il luned precedente, e verso la fine nomin le dette suore; il mercoled seguente andai a prendere i suoi ordini per il viaggio ed ebbi la fortuna di ricevere la sua santa benedizione; avendogli detto il giusto timore che avevo di fare molte mancanze in questo viaggio, la sua carit mi comand di scrivere il nostro modo di comportarci e gli avvenimenti durante il detto viaggio. Ricordandomi delle sue sante istruzioni e pratiche, non mi sono prefissa altro scopo e intenzione che quelli della santissima volont di Dio e la pratica delle nostre regole. Ci mettemmo tutte nella carrozza di Orlans e stemmo insieme molto lietamente, senza mancare, per grazia di Dio, alle pratiche, eccetto il fatto che nelle ore di orazione e di silenzio ci lasciavamo prendere dal sonno, di cui qualche volta accusavamo il caldo. Entrando nei villaggi e nelle citt, qualcuna [di noi] ci faceva ricordare di salutare i buoni angeli con l'augurio che raddoppiassero la premura per le anime di quei luoghi per aiutarle a glorificare Dio eternamente; e passando davanti alle chiese facevamo un atto di adorazione al santissimo Sacramento, salutando anche i santi patroni. Arrivando nei luoghi per i pasti e l'alloggio, alcune suore andavano in chiesa a ringraziare Dio della sua assistenza, domandandogli la continuazione e la santa benedizione per fare la sua santissima volont. Se c'era un ospedale, quelle stesse suore andavano a visitarlo, oppure qualche malato del luogo, e questo [lo facevano] a nome di tutta la Compagnia, per continuare l'offerta dei nostri servizi e doveri a Dio nella persona dei poveri. Secondo le occasioni dicevamo qualche parola, sia sui principali punti della fede necessari a sapersi per salvarsi, sia qualche piccolo avviso sui

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costumi, ma brevemente. Quando potevamo andavamo al mattino in chiesa, partendo, per fare i medesimi atti. Da Orlans siamo venute a dormire a Meung (sulla Loira), e siccome il fiume era basso siamo rimaste quasi cinque giorni sulla strada di Meung. Abbiamo alloggiato a La-Cour-sur-Loire e il giorno dopo a Montlouis e ci siamo fermate al porto di Ablevoie, dove la nostra cara suor [Turgis] rimasta per andare a Richelieu. Bench tutte avessimo desiderato molto di rimanere a Tours per vedere i luoghi pii, i parenti e gli amici delle nostre suore di quelle parti, Dio ci ha fatto la grazia di rimanerci solo sei o sette ore circa. Sia sempre benedetto, di questa e di tutte le grazie che la sua bont ci ha fatte in tutto il nostro viaggio fino ad oggi. Continuammo il viaggio allo stesso modo fino a Saumur, dove arrivammo verso le tre o le quattro del pomeriggio e l trovammo la processione delle parrocchie e Madama.... 578 con la quale parlammo dopo aver adorato Dio e salutato la santa Vergine. La medesima sera ricevemmo 257 lire dalla detta dama per l'esecuzione testamentaria della nostra defunta suor Anna Maria di Moisson 579, e dopo aver fatto le nostre pratiche di piet nella chiesa di Nostra Signora 580, continuammo il viaggio molto felicemente, grazie a Dio, ed avemmo l'onore a Pont-de-C di essere scacciate dall'albergo dove arrivammo molto tardi, e questo avvenne perch non volemmo che uccidessero dei polli, per non metterci al pericolo di mangiarne il venerd e anche perch avevamo gran bisogno di riposo; ma uscendo da quel caro albergo, trovammo la moglie di un chirurgo, di condizione molto agiata, che ci accolse benevolmente. Continuammo il nostro viaggio per la via del fiume fino ad Angers, a causa dei nostri bagagli. Arrivammo ad Angers il venerd all'albergo pi vicino all'ospedale, e dopo aver pranzato, mandammo a domandare ai signori Padri [dei poveri] se avessero gradito che andassimo ad alloggiare all'ospedale. Uno di loro ebbe la bont di venirci a trovare e condurci l, e qui, dopo aver adorato il SS.mo Sacramento, andammo a salutare i nostri cari Padroni e poi tutte le nostre suore che provarono una grande consolazione nel vedere tutto il nostro gruppo. Ci rimanemmo fino a luned, e mentre eravamo pronte a partire, i signori [Padri dei poveri], che avevano sempre aspettato che io parlassi loro delle quattro suore che avevano domandato, per cercare di risparmiare -

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credo - le spese del viaggio, ce ne parlarono, facendoci capire che la richiesta veniva dalle suore e che la cosa era loro indifferente. Anche io mi mostrai indifferente come loro, e partii di l dicendo loro che se lo desideravano, avremmo fatto (tutto) il possibile per mandarle. Riprendemmo il viaggio per fiume per andare a Nantes e ci fermammo solo a Ingrandes, dove il signor Abate di Vaux mi aveva pregata di vedere alcune dame della Carit; lo facemmo e trovammo un grande zelo per il servizio dei poveri, che era aumentato per il fervore della buona signorina Maria Gonain 581 che molto amata e stimata in tutte quelle parti. Il suo affetto per tutte noi aveva fatto s che quelle buone dame ci avevano fatto preparare il pranzo e insistevano molto, ma Dio ci fece la grazia di non prendere assolutamente nulla. La maggior parte di quelle dame e damigelle vennero ad accompagnarci al battello, e tra le altre la buona sorella582 Gonain la quale, sospettando che non avevamo nulla per il pranzo, perch eravamo arrivate troppo tardi per farlo all'albergo, o meglio, per una disposizione della Provvidenza divina, ci port quello che si era stato preparato, e si rassegn ad accettare il denaro anzich lasciarci partire senza mangiar nulla. Pagammo quello che ci aveva portato e che ci serv bene per tutta la giornata. Facemmo ancora due soste fino a Nantes, perch le acque erano molto basse, ed arrivammo a Nantes gioved alle due o tre del pomeriggio. Tutte le famiglie di Nantes aspettavano con impazienza l'arrivo delle suore, e un giorno o due prima, alcuni ecclesiastici e dame vennero per la strada, credendo sempre che [le suore] sarebbero arrivate; poi incaricarono un uomo di venire incontro a noi abbastanza da lontano il mercoled che arrivammo; faticammo un po' per liberarcene per andare nella chiesa delle Orsoline che era la pi vicina, a adorarvi Dio e a darci di nuovo tutte a Lui per eseguire la sua santa volont. Subito parecchie dame vennero a trovarci e ci condussero a Belestre, che una casa appartenente a madamigella des Rochers583, dove la maggior parte delle congregazioni religiose che sono a Nantes hanno fatto il loro primo soggiorno. Una parte delle nostre care suore rimasero sul battello, a causa dei bagagli, per aspettare di sapere che cosa volevano fare di noi. Da quel luogo scrissi a uno di quei signori Padri [dei poveri],

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mandandogli la lettera che il Signor Vincenzo, nostro onoratissimo Padre mi aveva consegnata per la nostra partenza, e subito quello ebbe la bont di venire, ed anche molte distinte dame della citt. Ci condussero all'ospedale e mandarono una carrozza alle suore che non avrebbero potuto liberarsi dalla gente, perch c'era una festa con applausi di tutti, grandi e piccoli, che desideravano assistere a questa entrata. Ci avevano preparato una camera particolare vicina alla camera delle nostre suore, ma io la rifiutai e pregai di permettermi di non avere altro luogo appartato se non quello delle nostre suore, e la loro bont me lo concesse. Fin dal giorno che arrivammo tutti i signori Padri [dei poveri] ci dettero pieni poteri nell'ospedale, sia per il trattamento dei malati sia per stare attente che le inservienti facessero il loro dovere, dicendo alle suore che coloro che non le avessero contentate rifiutando di obbedire, sarebbero stati mandati via; le inservienti furono tolte subito e l'incarico di tutto fu dato alle suore. C'era un buon ecclesiastico che era il cappellano della casa ma senza il suo ordine non si faceva nulla; quei signori [Padri] avevano deciso di toglierlo quando le suore si fossero bene stabilite nell'ospedale; al suo posto fu messo il confessore delle suore di S. Maria. Sia che l'uso del luogo fosse di non salassare molto n di purgare, sia che gl'incaricati avessero solo una somma molto piccola, tanto per le medicine che per il loro lavoro, constatammo che i malati non erano curati bene; avendo conosciuto questo fatto, pregammo quei signori [Padri] di approvare che le suore supplissero con piccoli rimedi, data la grave necessit. Questo fece prendere a quei signori la decisione che col tempo le suore preparassero tutte le medicine e a questo scopo fecero fare una farmacia in fondo alla sala, con una dispensa, cose che non c'erano state fin allora. Dio ci fece la grazia che, per quanto quei signori ci avessero dato piena autorit, non facemmo mai nessuna cosa senza comunicarla loro e avere il loro consenso. Tutte le dame della citt, che sono in gran numero e di elevata condizione, si presero l'incomodo di venire a visitarci, e anche quelle che erano in campagna vicino a Nantes vennero espressamente, tanto grande era il desiderio che avevano di vedere questa fondazione. Ci vennero anche molti superiori di congregazioni religiose

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riformate, e molti conventi di religiose che non potevano venire, obbligarono alcune dame a condurre noi l, ed esse lo fecero conducendo con noi alcune nostre suore, le une dopo le altre, poich desideravano vedere loro e il loro abito. Dal giorno dopo, tutte le suore si misero al lavoro con grande zelo e affetto, a pulire e sistemare la sala delle donne che era un brutto disordine, e in pochi giorni ci fu un cambiamento tale che la gente aveva il piacere di venire [a vedere], mentre prima ci entrava pochissimo. All'ora del pasto dei poveri c'era una tale affluenza di persone che non ci si poteva quasi avvicinare n ai tavoli n al letto dei malati. Ci dettero la libert di chiedere tutto quello che volevamo per il sollievo dei malati, e noi lo facemmo senza cose inutili n concessioni di ricercatezze, pensando che, trattandosi di poveri, bastava avere il necessario e la pulizia, e non [dovevamo] cercare la nostra soddisfazione e lodi per concessioni superflue, e sapendo anche che i signori Padri [dei poveri] degli ospedali amano l'economia, bench, per grazia di Dio, non vogliano aver lamenti per le necessit. Un certo numero di signore, parecchi mesi prima, si erano dedicate a visitare i malati, a causa del grande bisogno di cibo che questi avevano, perch la cena dalla sera della sera al pranzo del giorno dopo, nell'ospedale non rimaneva nulla, n dopo il pranzo fino alla cena. Cos che le dette signore portavano del brodo, delle uova e altre cose, ma smisero di farlo al nostro arrivo. Avendolo saputo, dimostrammo loro che la visita era necessaria ma in un'altra maniera, dimostrando loro che potevano dispensarsi dal venire la mattina, che poteva essere un tempo poco adatto per loro a causa degli obblighi verso la loro famiglia; come pure [potevano dispensarsi] dal portare i brodi freddi, poich all'ospedale c'era sempre del brodo pronto per i pi malati, come anche le uova, ma [dicemmo] che avrebbero fatto una grande carit venendo [all'ospedale] alle due dopo pranzo con delle marmellate e altre cose, come fanno le dame nell'ospedale generale di Parigi, e [dicemmo] che questo sarebbe servito molto ai malati e farebbero un'azione molto gradita a Dio e con la quale potevano farsi molti meriti, ed anche [dicemmo] che questo avrebbe dato sollievo alle suore, che sarebbero spinte dal loro esempio e avrebbero ricevuto

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con rispetto gli avvisi che esse avrebbero fatto l'onore e la carit di dare. Le dette signore decisero di continuare le visite in questo modo, e parecchie ebbero la bont di venire per sapere che cosa dovevano portare. Nell'ospedale non c' nessun incaricato eccetto due o tre servitori per servire gli uomini, andare a prendere l'acqua e per altri servizi della... 584, tanto che necessario che le suore facciano le cuciniere e le dispensiere per quanto riguarda la distribuzione del pane e del vino ai malati, poich per quanto riguarda le provviste, i signori Padri [dei poveri] danno ordini loro e fissano il giorno. Un uomo sposato che abita in citt aveva l'incarico di fare tutte le provviste fino alle verdure della pentola, e sua moglie veniva al momento dei pasti due volte al giorno per la distribuzione del cibo. La cosa avrebbe causato molte piccole difficolt, se fosse continuata, senza dire che questo era in completo contrasto con gli articoli [del nostro regolamento]; perci domandammo ai signori Padri amministratori che le suore rimanessero sole al servizio dei poveri, ed essi ce lo permisero quando fosse terminato il tempo [di quelle due persone], a condizione che le suore si incaricassero di fare quelle piccole provviste. Noi lo accettammo, per la grande facilit che c' in quel luogo, per paura che il tempo che quella donna aveva ancora per il suo incarico non diventasse un'abitudine, e per il desiderio che essa mostrava - ed anche altre persone - che quel cambiamento non si facesse, pensando che quel diritto era un onore e un vantaggio agli abitanti di Nantes. Penso che fosse necessario, prima di partire, abolire completamente la cosa, che mi sembrava di grande importanza per le suore, le cui azioni sarebbero state tutte conosciute a ogni momento e riferite, forse in modo completamente differente da quello che avrebbero fatto. Perci domandai a quei signori che nel nostro atto di fondazione si facesse cenno a questo cambiamento, e che prima del mio ritorno [a Parigi] potessi vedere se nessuno ne fosse scontento, ed essi me lo accordarono. Dimenticavo di dire che alcuni giorni dopo il nostro arrivo, il signor des Jonchres585 mi consigli di scrivere al sig. vicario generale di mons. vescovo di Nantes - ambedue assenti -, e io lo feci, perch il detto monsignore aveva firmato con i signori della citt il consenso per la nostra fondazione nel modo che gli articoli e il nostro regolamento era[no] stati loro proposti. E io scrissi al detto

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signor vicario generale nei medesimo termini [dicendo che] non siamo obbligate a nessuna dipendenza; e appena ritorn, fece come se avesse ignorato quanto era successo. Sarei stata in grave difficolt se nel medesimo tempo la Provvidenza non ci avesse mandato il signor des Jonchres, senza il quale saremmo state molto a disagio. Gli fece capire che eravamo approvate da monsignor [vescovo], e allora [il vicario] dimostr di essere disposto a renderci servizio nel nostro bisogno. La difficolt della moglie dell'amministratore di cui ho parlato prima ritard un po' la stesura del nostro atto di fondazione, desiderando che si facesse cenno in esso [della cosa], essendo molto necessaria, e per questo si dovette avere il consenso del sig. sindaco, che lo dette molto facilmente, e questo mi obblig ad aver l'onore di andare a trovarlo a casa sua prima di partire per ringraziarlo di tutta la bont che ci aveva dimostrato e dell'aiuto che ci aveva dato. Andammo a congedarci anche dal signor vicario generale per gli stessi motivi e per raccomandargli la protezione delle nostre suore presso monsignor [vescovo] di Nantes, assicurandolo del nostro rispetto e della nostra sottomissione. Riflettendo sullo svolgersi di questa fondazione, ho grandissimo motivo di dire con verit che stata solo la divina Provvidenza ad agire, non avendo io, per parte mia, andando [a Nantes], nessuna conoscenza di quello che c'era da fare; e [devo] dire inoltre che io vedevo quello che si faceva via via che era fatto, e che nelle difficolt in cui sarei stata forse molto imbrogliata, la medesima Provvidenza, senza che lo prevedessi, mi faceva incontrare le persone che mi potevano aiutare. Credo che fossero i bisogni causati dalla mia incapacit, perch mi sembra di non aver mai agito in quella maniera, essendo senza preoccupazioni, e mi sembrava di fare solo quello che mi faceva fare, senza che sapessi come: Dio ne sia benedetto per sempre! Credo che senza questa grazia avrei commesso molte pi mancanze di quelle che ho fatte, bench riconosca di averne fatte molte. Tre o quattro giorni dopo la firma del nostro atto che fu il giorno di... 586, ci disponemmo a tornare [a Parigi]; tutte le suore ci mostrarono di rimanere con gran desiderio di fare bene; ce ne rinnovarono il proposito prima che io partissi, dimodoch ne ri-

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masi molto consolata. Partimmo per ritornare passando per Angers; i signori tre Padri non ci lasciarono dalle 7 del mattino fino alle 10 quando ci misero nel battello, e con loro tre o quattro dame pi zelanti per il servizio dei poveri, tra le quali c'erano madamigella de La Carisire e madamigella de La Pinsonnire. Dimenticavo di dirvi che il signor des Jonchres, ebbe la bont di venire fin dalle 6 del mattino a dire la santa Messa all'ospedale. Dio sia benedetto per tutte le grazie che ci ha fatte nello svolgimento di questo viaggio. Se Egli ne glorificato, per lui stesso; se ne venisse qualche male da qualunque parte confesso davanti a Dio di esserne io la causa per le mie infedelt al suo amore e al suo servizio, e per i miei grandi peccati, di cui domando perdono alla sua bont. Fummo per quattro giorni sul fiume da Nantes ad Angers, e bench volessimo certamente osservare l'orario come nel viaggio di andata, per non lo facemmo, in parte per la nostra fiacchezza e in parte perch ne fummo impedite dalle distrazioni delle persone con le quali eravamo, avendo a nostra disposizione nel battello solo due posti 587. Avemmo un grandissimo bisogno d'un'assistenza particolare di Dio per premunirci contro la paura che ci assal alla minaccia di un naufragio, poich c'erano con noi persone molto impressionabili per l'acqua, e i venti e l'acqua ci erano contrari, e questo ci caus grande spavento tre o quattro volte; Dio ce ne preserv per sua bont, e questo ci spinse a prendere la decisione di prendere la carrozza ad Angers, per con gran dispiacere, a causa della spesa. Andammo direttamente all'ospedale di Angers e ci arrivammo venerd mattina 588, e poich i signori Padri [dei poveri] ci parlavano ancora delle nostre suore, decidemmo di mandare le quattro che desideravano, a condizione che essi facessero fare una tinozza per lavare il bucato e un pozzo nella lavanderia per avere comodamente l'acqua; e poich quei signori temevano che le dette suore si stancassero di fare il bucato e quella spesa fosse inutile, desiderarono che promettessi che il ritorno delle suore [a Parigi] sarebbe stato a carico nostro: vedendo che, in certo modo era una cosa ragionevole, concessi loro che, se da parte delle nostre suore fosse stato necessario richiamare [a Parigi] le quattro mandate a questo scopo, in questo caso faremmo noi le spese, ma se fosse avvenuto che la colpa venisse da parte loro, le spese le farebbero lo-

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ro: cosa che ci accordarono molto volentieri. Il giorno dopo, al mattino, partimmo per ritornare a Parigi, e durante questo tempo Dio ci dette la stessa benedizione che la sua bont ci aveva dato in tutto il viaggio. Ne sia per sempre glorificato! Cosi sia.

L 224 ALLE CARISSIME SORELLE, LE FIGLIE DELLA CARIT DI NANTES (Fine di settembre 1646)

Carissime sorelle, Inviateci vostre notizie un po' pi in ampio. Che ha avuto il signor du Portail per [trovarsi in pericolo di] morire? Come sta il signor cappellano e [quali] notizie di madamigella de La Carisire, della quale non ho sentito parlare come neanche del signor des Jonchres? eppure ho scritto loro, a tutt'e due e, credo, pi d'una volta. [Ditemi] come state con lei e tutto il resto; aspetto che me lo diciate la prima volta che ci scriverete. Abbiamo due nostre povere suore, delle quali non sappiamo se cono morte o vive: suor Barbara Angiboust che a Fontainebleau 589 e suor Andreina di Nanteuil, delle quali ci hanno informate che sono tut'e due agli estremi. Le raccomando alle vostre preghiere. Se il signor Cappellano ancora in vita, come mi auguro, ditegli che sono molto preoccupata della sua salute. Vi saluto tutte, e sono nell'amore di Ges Crocifisso, carissime sorelle, la vostra umile sorella e serva.

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L 222

AL SIGNOR VINCENZO Domenica (fine di settembre 1646)

Signore, Una persona di Fontainebleau ci inform alcuni giorni fa che la nostra suor Barbara Angiboust aveva la febbre dal giorno della Madonna di settembre, e ieri ci hanno detto, da Saint-Germainl'Auxerrois, che il confessore aveva fatto sapere a una dama della parrocchia che [la suora] era morente e le era stata data l'Estrema Unzione. Vi sembra bene, Signore, che, in base a queste notizie, noi mandiamo oggi una suora, dato che abbiamo scritto e una nostra suora part otto giorni fa per essere sua compagna, eppure non ne abbiamo avuto nessuna notizia? Piaccia alla vostra carit darci una pronta risposta 590. Vi chiedo anche per amor di Dio la vostra benedizione, poich io sono, Signore, la vostra obbedientissima e obbligatissima figlia e serva. P.S. - Ricordatevi, per favore, della risposta [da dare] a monsignor [vescovo] di Beauvais591

L 223

A SUOR ANNA HARDEMONT a Fontainebleau

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(Ottobre 1646)

Carissima sorella, Ci avete messe in gran pena col non ritornare e non darci vostre notizie. Sapete bene che vi avevamo inviata solo per vedere le condizioni di salute di suor Barbara e venire a riferircele al pi

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presto possibile. Appena avrete ricevuto la presente, cercate un'occasione per ritornare; se potete portare con voi suor Barbara, mi sembra che starebbe bene qui, e credo che sarebbe abbastanza facile [venire] per fiume e condurla fino al porto con una carretta ben sistemata e coperta; quando sar tornata ne manderemo un'altra al posto suo. Se non pu venire, non lasciate di venire con la prima vettura o per fiume, appena ricevuta la presente. Suor Margherita 593 far quello che potr, sia ai malati sia ai bambini, finch non avremo mandato una suora, sia che suor Barbara venga sia che rimanga [a Fontainebleau], e quello che essa non potr fare aspetter per un po' di tempo. Salutate tanto suor Barbara e suor Margherita da parte nostra. Il Signor Vincenzo si molto rallegrato della sua salute migliorata ed ha celebrato la messa per ringraziare Dio. Sono nel suo santo amore, carissima sorella...

L 163 A SUOR TURGIS, F.d.C., serva dei poveri malati a Richelieu 29 ottobre (1646)

Carissima sorella, Ho ricevuto due vostre lettere e in risposta lodo Dio con voi della consolazione che la sua bont vi ha data, avendo voi avuto per cos tanto tempo il signor Portail 594 al vostro arrivo a Richelieu. O carissima sorella, quante buone provviste avete fatte e per quanto tempo vi dureranno! E poi, mia buona sorella, il soccorso che avete dai nostri buoni signori [missionari] far continuare, ne son certa, la medesima consolazione che voi desiderate solo per aiutarvi ad essere fedele a Dio in tutto ci che vi domanda. Cara sorella, vi prego di non pensare alla distanza che c' tra noi, ma pensate piuttosto che siamo unite strettamente senza poter essere mai separate, poich l'unione operata dalla santa carit non potrebbe soffrire separazione. Spero che la vostra permanenza in co-

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desto luogo far molto bene. Vi prego, sorella, di avere una grande cura dell'istruzione della giovent e di tenere in buon ordine la vostra scuola. Credo che il signor Portail ve ne avr lasciato il regolamento. Vi prego anche di fare il catechismo alle giovani pi grandi nel pomeriggio della domenica e feste, e di intrattenerle sulla vita devota. Credo che continuiate le conferenze introdotte dal signor Lamberto595; se non le fate, potete informarvene dai signori [missionari] che sono [a Richelieu]. Vi prego di mandarmi notizie della vostra comunit, di suor Anna 596 e vostre; [di farmi sapere] qual il numero dei malati che avete e se sono curati bene. Mi raccomando a suor Anna con tutto il cuore e le fo le mie scuse perch non le scrivo. Sono di lei e di voi, carissima sorella, nell'amore di Ges Crocifisso, la vostra umilissima sorella e serva.

L 160

ALLA CARISSIMA SUOR ELISABETTA MARTIN, F.d.C., serva dei poveri malati dell'ospedale di Nantes (Ottobre 1646)

...597 che dobbiamo stimare molto la carit e la pena che codesti buoni signori si prendono per noi. Carissime sorelle, che cosa pensate che il nostro buon Dio vi domandi per riconoscenza di tante grazie che vi fa? E' la fedelt al suo servizio in tutti i punti del vostro regolamento, e soprattutto, carissime sorelle, la cordiale tolleranza scambievole, la condiscendenza, la sottomissione e il buon accordo. Leggete il vostro regolamento e [quello] dei vostri uffici? Dite sera e mattina le preghiere dei malati e il Benedicite e il ringraziamento ai pasti? Avete asciugamani al letto dei malati e li tenete ben puliti? Ma soprattutto, care sorelle, avete un grande amore per la loro salvezza? Questo specialmente il nostro buon Dio aspetta da voi; e pensate che siete responsabili di loro non solo per il tempo che li avete all'ospedale, ma che renderete conto anche delle colpe che commetteranno nelle loro confessioni, se non li avvertite, come potrete, per farle bene, e anche se, prima

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che escano, trascurerete di esortarli a vivere bene. Non che voglia, sorelle, farvi troppa paura, ma anzi vorrei molto aiutarvi ad avere tanto amore per il nostro buon Dio, che pensiate spesso ai metti che potete avere per aiutare le anime a glorificarlo. Ecco le nostre due suore 598 che vi mandiamo, tutte piene del desiderio di seguire i buoni esempi che loro darete per lavorare virtuosamente al servizio dei poveri per amor di Dio. Dopo il nostro ritorno [a Parigi] vi abbiamo gi scritto, mandando a suor Elisabetta599 e a suor Caterina Bagard600. Dopo vi ho mandato la lettera del buon malato fratel Melais. Raccomandateci alle sue preghiere e a quelle di tutti i vostri signori. Vi raccomando, per l'amor di Dio, di far loro il servizio che siete obbligata a fare, con grande dolcezza e rispetto. Buona sera, care sorelle. Pregate Dio per noi, nel cui santo amore sono, carissime sorelle, la vostra obbedientissima sorella e serva.

L 161

ALLA CARISSIMA SUOR ELISABETTA MARTIN, F.d.C., a Nantes (Novembre 1646)

Carissima sorella, Ecco la nostra carissima suor Enrichetta 601 che viene per aiutarvi. Vi prego, sorella, bench sia anziana, il rispetto e la deferenza che avrete per lei, non vi deve impedire di contribuire al desiderio che ha di impiegare bene il poco tempo che il Signor Vincenzo le d per lavorare alla sua perfezione. La considererete dunque come una delle altre suore, e bench abbia la cura della farmacia - alla quale avvier suor Claudia602 -, far tutto quello che fanno le altre, come anche suor Maria Thilouse 603. Vi prego, cara sorella, di stare ben attenta a farle impiegare [bene] il tempo; essa mi ha promesso di fare tutto quello che le direte. Io credo anche che ab-

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bia bisogno di una grande dolcezza e di essere avvertita delle sue mancanze con grande carit. Scusatemi tanto con tutte le suore per il fatto che non scrivo loro in particolare. Le abbraccio tutte con tutto il cuore, e sono, cara sorella, nell'amore di Ges Crocifisso, la vostra obbedientissima serva.

L 165

AL SIGNOR VINCENZO Novembre 1646

Signore, Abbiamo gran bisogno d'istruzioni dalla vostra carit a proposito di una mancanza abbastanza grave commessa da una nostra suora: si chiama Marta604, figlia di un giardiniere che abita sulla strada di un villaggio di Issy. E' stata per molto tempo nella parrocchia di S. Lupo; sembrava una figliola piuttosto semplice e buona, ma - a quanto temo - invece un po' scaltra e riservata. Poco tempo dopo essere stata nelle parrocchie, le venuta la curiosit di voler sapere molto e da se stessa si data alla chirurgia. La sua mamma, povera donna, ci disse di averle dato un grande astuccio e, dopo che stata messa [nella parrocchia] di S. Paolo, ha avuto anche un bisturi, che sua madre dice di averle dato. E all'insaputa della suor servente, ha fatto salassi, bench nessuno gliene avesse mostrato il modo, a meno che non [l'avesse visto] dai chirurghi quando era nelle parrocchie. E quando la suor [servente] le ha chiesto il bisturi, ha rifiutato, dicendo che l'avrebbe consegnato a me; a me invece ha detto di averlo gettato via, come se non volesse pi vedere l'oggetto che le aveva fatto offendere Dio. L'ho trattenuta qui in casa, per sapere da voi, Signore, che cosa dobbiamo fare per tali mancanze, sembrandomi necessario che per l'avvenire [siano dati] degli esempi per il bene della Compagnia, e che sia-

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mo avvertite come procedere con giustizia e carit in simili casi. Fatemi la carit di domandare al nostro buon Dio che mio figlio, per la sua misericordia, partecipi un giorno ai meriti della vita e della morte di Ges Crocifisso, fonte viva di ogni santit, e [vi partecipi] anche io, miserabile e infedele a Dio, che sono, bench indegna, Signore, la vostra obbligatissima figlia e obbediente serva. P.S. - Dimenticavo di dirvi che ho proibito a quella suora di confessarsi e comunicarsi oggi, e prima di lasciarcela andare, aspetto l'ordine della vostra carit.

L 162 ALLA CARISSIMA SUOR ELISABETTA MARTIN, F.d.C., serva dei poveri malati nell'ospedale S. Renato di Nantes 18 novembre 1646

Carissima sorella, Siamo in grandissima pena perch non abbiamo vostre notizie dalla partenza di suor Enrichetta e di suor Maria 605. Le suore di Angers ci hanno informata che esse sono passate da loro e ne sono partite gi da molto tempo, dimodoch dovremmo aver notizia del loro arrivo presso di voi. Vi prego di mandarcene al pi presto, e di informarci dello stato di salute di tutte le suore, e [di dirci] se la moglie dell'amministratore compra pi le vostre provviste 606. [Informateci anche] se per Tutti i Santi stato cambiato qualcuno dei signori Maestri e chi c' al suo posto, e mandateci notizie di tutti i signori e dame di Nantes; [diteci anche] se nessuno scontento di noi. Non abbiamo avuto ancora notizia della lettera di [fratel] Melais607, ma noi ve l'abbiamo mandata. Informateci sulle

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condizioni di salute dei vostri malati e raccomandateci a tutti loro. La nostra povera suor Maturina che stata tanto tempo malata, da marted deceduta all'ospedale S. Dionigi, dove tutti la rimpiangono. Non dimenticate il santo uso di fare la comunione per il riposo della sua anima. Informateci se nella vostra cucina non c' venuta l'acqua. Suor Giovanna Lepintre malata per una grave infiammazione agli occhi e suor Francesca608 oggi ha avuto il vomito. Tutte le nostre suore si raccomandano alle vostre preghiere e io, care sorelle, vi saluto e abbraccio ognuna in particolare, e vi auguro con tutto il cuore la santa pace di Ges Cristo, nel cui amore sono, carissime sorelle, con tutto il mio affetto, la vostra umilissima sorella e serva.

L 164

AL SIGNOR ABATE DI VAUX 27 novembre (1646)

Signore, Credo che il Signor Vincenzo non lascer di servire quei buoni Padri609 in tutto quello che potr. Conoscete la sua carit, e quanto a me in particolare, sarei in molta difficolt, signore, se dovessi agire in questo affare che trovo essere di grandissima importanza, e tutto quello che ne potrei dire a quelli che in esso hanno qualche autorit sarebbe che bisognerebbe agire con matura decisione. E' vero che quel buon signore, che uno dei Padri che qui, m'ha fatto l'onore di parlarmene, e per dirvi la verit, signore, mi sembra che vada sulla buona strada, poich mi ha (detto) di non voler vedere in questo se non la volont di Dio, e per riconoscerla, avevano cominciato col pregare e far pregare a questo scopo. Ecco tutto quelli che me ne disse, e io [non aggiungo] nient'altro per la ragione che non me ne devo occupare in nessun modo, e per il vostro stesso interesse, signore, non lo vedo affatto, e se lo vedessi, spero dalla bont di Dio che non direi altro. Vi ringrazio umilissimamente, signore, perch continuate [a

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mostrare] la vostra bont verso di noi. La considero in voi come un effetto della divina Provvidenza verso di noi, e inoltre ne ho tutte le assicurazioni possibili. Mi hanno informato da Nantes che il buon signor don Morisse molto tribolato perch ha deciso di rimanere nell'ospedale. Temo molto che il rispetto umano impedisca che ci rimanga: le nostre povere suore ne riceverebbero un gran dolore, alcune [per] mi hanno fatto sapere di averne molta soddisfazione. Suor Maddalena610 mi ha informata anche di alcune difficolt di una nostra suora, che pu essere di cattivo esempio alle altre suore e potrebbe anche intaccare le altre, e che, inoltre, essa mostra di aver il desiderio di ritirarsi nel suo paese che non molto lontano. Ho detto alla nostra suor Maddalena di parlarne con voi, signore, e dirvi il parere del Signor Vincenzo, cio di approvare che essa si ritiri alle condizioni che ho notificato alla detta suora, che ve le comunicher. Forse questo esempio servir alle altre. Di tutte le suore venite da Angers uscita solo suor Pierina, che ebbe l'onore di parlarvi nel vostro ultimo viaggio; ora fa tutto quello che pu per rientrare e piuttosto - cos essa dice - andr a gettarsi ai piedi della regina. Delle ultime tre venute uscita una che si chiama Giovanna e che si voluta ritirare a causa delle sue infermit, senza che io abbia potuto impedirglielo. Ha gi fatto due o tre servizi e le nostre suore ne hanno cura. Una 611 che era venuta con quella prima uscita, deceduta da poco a Saint-Denis; le altre stanno abbastanza bene, eccetto l'ultima che paga il suo tributo al clima dei malati e di Parigi con una febbre che spero non sar nulla. Sarei molto contenta che la signorina Gonain 612 si contentasse di quello che avrete la bont di dirle, e desidero con tutto il cuore che Dio benedica gli avvisi che la vostra carit dar alle giovani che desiderano darsi al suo servizio tra noi. Nel suo santissimo amore, signore, sono la vostra obbedientissima e umilissima figlia.

L 130quater

AL SIGNOR VINCENZO (Novembre 1646)

Signore, Non ho affatto pensato di domandarvi se dovessi comunicare questo613 alle suore, e non l'ho comunicato. Permettetemi di dire alla vostra carit che la spiegazione data del nostro regolamento delle Figlie della Carit mi fa desiderare che sia mantenuto questo titolo che stato tralasciato forse per inavvertenza, nel promemoria delle condizioni della fondazione 614. L'espressione cos assoluta di dipendenza da Monsignore 615 non pu forse nuocerci per l'avvenire, poich d la libert di sottrarci dalla direzione del Superiore generale della Missione? Non forse necessario, Signore, che con quel [documento di] fondazione la vostra carit ci sia data come direttore perpetuo? e riguardo ai regolamenti che ci devono essere dati, l'intenzione di monsignor [arcivescovo] forse che siano quelli indicati al termine della domanda? Questo esige forse un atto a parte, oppure se ne vogliono formare altri, dato che egli ne fa menzione separatamente? In nome di Dio, Signore, non permettete che non avvenga nulla che dia il minimo appiglio di sottrarre la Compagnia alla direzione che Dio le ha data, poich voi sapete bene che subito essa non sarebbe pi quello che , e i poveri malati non sarebbero pi soccorsi, e cos credo che non sarebbe pi fatta in mezzo a noi la volont di Dio, nella quale ho la fortuna di essere, Signore, la vostra obbedientissima figlia e obbligatissima serva.

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L 206

AL SIGNOR VINCENZO (Verso il 1646)

Signore, Madama la marchesa di Mortemart 616 uscita ora di qui e m'ha detto di pregarvi umilissimamente da parte sua di ricordarvi [di trovare] un precettore per il signor suo figlio 617. Ha sempre un buon prete di Roule618 che ha cominciato [a insegnargli] i primi rudimenti, ma dubita che non sia capace e cos gli ha dichiarato che lo iene solo provvisoriamente. Si chiama signor Lafon. Essa vi supplica umilissimamente d'informarvi di lui, se c' modo, affinch, se fosse capace come un altro, lo possa mettere con gli altri per decidere. Ringrazio umilissimamente la vostra carit che m'ha fatto tanto bene. Quando mi lascio cos trasportare dai miei timori che mi mettono nel medesimo stato come se fossero vere afflizioni, mi sembra che ho bisogno d'essere trattata un po' duramente. Dalla lettera di mio figlio che vi mando vedrete la mia debolezza da una parte e sempre la causa del mio dolore che mi fa avere tanto bisogno della vostra caritatevole assistenza e di essere sempre, Signore, la vostra obbligatissima figlia e umilissima serva.

L 205

AL SIGNOR VINCENZO

Sabato (verso il 1646)

Signore, Non avendovi trovato, madama di Mortemart 619 m'ha incaricata di dirvi che colui che tiene provvisoriamente il posto di precettore del signor suo figlio, deve venire da voi perch vogliate avere la bont di vedere se capace di questo incarico. Ma essa te-

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me che vi dica solamente che viene da voi per imparare da voi il modo come si deve comportare, ma non questa l'intenzione di lei. La nostra povera suor Genoveffa 620 sempre molto malata, e io sono, Signore, la vostra umilissima e obbligatissima figlia e serva.

L 435

(A SUOR BARBARA ANGIBOUST, A FONTAINEBLEAU) (Verso il 1646)

Cara sorella, Ebbene, eccovi di nuovo alla Corte occupata per ordine della nostra ottima e devotissima Regina. I suoi santi esempi vi diano una grande umiliazione, e la scelta che di voi ha fatto la divina Provvidenza vi riempia di confusione, ma state attente, care sorelle, che il nemico non getti zizzania in mezzo a codesto buon grano. E lo vedrete, se durante il soggiorno alla Corte, il frequentare codeste dame cambia, sia pure poco, la vostra piet, se sarete meno premurose nell'osservanza delle regole, meno dolci e umili. Ma a proposito di umilt, state ben attente che quella che il mondo usa verso di voi non vi renda troppo ardite nel parlare alle dame, sia a quelle della Corte che a quelle del seguito, come anche al signor medico. L'abitudine di trattare con i malati e quello che avete imparato dai medici non vi renda troppo ardite, non vi faccia fare le saputelle per non ascoltare gli avvertimenti e obbedire agli ordini che vi potranno esser dati. E quando vi faranno l'onore di domandare il vostro parere, rispondete sempre con grande umilt, dicendo con molta semplicit che cos vi stato insegnato, perch in realt, care sorelle, se ci comportassimo diversamente, saremmo molto ingrate per le grazie di Dio. Che cosa abbiamo che non abbiamo ricevuto? 621 e che cosa sappiamo che non ci sia stato insegnato?

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1647

L 168

ALLA CARISSIMA SUOR TURGIS, F.d.C., serva dei poveri, a Richelieu 4 gennaio 1647

Carissima sorella, Che dite per il fatto che ho superato tanto il tempo che vi avevo promesso di scrivervi, tempo che non doveva essere che un mese? Ma, cara sorella, mi dovete scusare perch non mancanza di ricordo n di affetto, ma di tempo 622. Sono sempre stata malata da molto tempo ed anche in pericolo, a quanto si diceva; ma mi sono ripresa, per misericordia di Dio. Pregate, per favore, la sua divina bont che sia per la sua gloria e che lo possa servire con pi fedelt di quanto non ho fatto. Lodo Dio, carissime sorelle, di tutto quello che ha fatto per mezzo vostro e delle grazie che vi distribuisce; bisogna ben riconoscerle ed esservi fedeli. All'inizio di quest'anno rinnovatevi al suo servizio, col fervore che avevate all'inizio quando conosceste quello che voleva da voi. E voi, suor Anna, guardate bene le virt particolari che Egli vi domanda. Ec-

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co le immagini 623 che la santa Provvidenza vi ha dato in sorte; ricavate molto frutto dalle istruzioni che esse vi danno. Informo il signor Gauthier 624 che per [quanto riguarda] le medicine una cosa ordinaria che le suore le prendano da quelle della carit, ma se c' qualche cosa che lo impedisca, bisogna fare secondo i luoghi; farete perci quello che il signor Gauthier vi dir, dopo quello che gi vi ha detto il signor Portail 625. Sapete gi che la nostra povera suor Maturina 626 di Angers morta? Siamo state visitate dalla misericordia di Dio con un gran numero di malate, ma sono guarite quasi tutte; ce ne sono ancora due in grave pericolo, e ambedue hanno il nome di Maturina, tutt'e due di Angers e venute nello stesso tempo: una malata ai polmoni, l'altra alla milza. Pregate Dio, sorelle, che, sia per vivere che per morire, il suo santo nome sia glorificato in noi. Nel suo santo amore io sono con tutto il cuore, carissime sorelle, la vostra umilissima sorella e serva.

L 207

ALLA CARISSIMA SUOR BARBARA ANGIBOUST, F.d.C., serva dei poveri, a Fontainebleau 3 marzo (1647)

Carissima sorella, Mi mettete in angustia, mostrandovi tanto sconsolata, e per di pi non mi comunicate affatto la [causa della] vostra afflizione: sono i vostri disturbi? Se cos, cara sorella, amate la santissima volont [di Dio] e aspettate in pace che migliori la vostra salute; un segno buono che vi si gonfino le gambe. Se vi affliggete nel vedere Dio offeso da coloro che dovrebbero cantare le sue lodi e essere di edificazione al popolo, sperate che quando sar venuta l'ora della loro perfetta vocazione, Dio ne po-

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tr fare dei grandi santi. Da parte vostra fate tutto quello ce potrete per essere fedele a Dio nella vostra vocazione e nell'osservanza delle regole. Se la vostra infermit vi impedisce di alzarvi, di digiunare e di fare altre opere di penitenza, pensate che essa non vi pu impedire di avere la vera umilt, di essere molto cordiale, di praticare la pazienza e la dolcezza verso il prossimo, anche verso coloro che pi vi contrastano. Non so se non vi siete sbagliata nel comunicarmi il numero delle alunne; settanta sono molte. Quando avrete pi forze, penso che sar bene che andiate a visitare qualche volta i malati e facciate fare la scuola a suor Margherita 627: mi stupisce molto che mi trascuri tanto che non mi scrive: ditele che cosa cattiva prendere in giro il proprio Maestro, cio disgustare Dio; questo mi fa temere che essa non vada bene con Lui. Forse, sorella, voi al momento opportuno non l'avvertite che abbiamo grandi esempi di sventure per quelle che a poco a poco si sono rilassate. Se vi dicessi la condizione di tutte quelle che conosciamo, vi farei piet e ve ne stupireste molto. Pregate Dio per tutte loro, ve ne prego, e domandiamo a Dio, l'una per l'altra, la santa perseveranza. Quando avrete 628 la comodit di farci sapere il numero delle vostre alunne [scrivetemi], ma consoliamoci perch Dio lo sa ed evitiamo quanto pi potremo, di desiderare che si sappia quello che Dio fa per mezzo nostro. Certamente ho mandato la vostra lettera al Signor Vincenzo: non so se avete ricevuto le lettere che vi abbiamo scritto da quindici giorni, credo; ce n'era una per suor Margherita, come avrei voluto scrivere io a una figlia, se l'avessi. Credo che avrete saputo che non suor Francesca che deceduta ma una certa suor Maturina 629 e una certa suor Pierina 630, tutt'e due di Angers; suor Maddalena631 molto malata ad Angers, e suor Elisabetta632 a Nantes. Pregate Dio per l'una e per l'altra e per tutte le nostre malate che sono in gran numero. Tutta la nostra Comunit vi saluta tutt'e due ed anche io, che sono, care sorelle, nell'amore di Ges Crocifisso la vostra umilissima e affezionatissima serva.

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L 172

ALLA CARISSIMA SUOR TURGIS serva dei poveri, a Richelieu

633

, F.d.C.,

10 marzo (1647)

Carissima sorella, Sia benedetto Dio per tutte le grazie che la sua bont ha fatte alla vostra piccola comunit. Ma state attenta, cara sorella, che la dolcezza degli applausi del popolo, la consolazione dei vostri frequenti colloqui e comunicazioni non mettano radici nel vostro animo, di modo che vi lasciate ingannare riguardo alla purit d'intenzione che dovete avere nel servizio di Dio. Questo potrebbe nuocervi quando la divina Provvidenza vi far cambiare [per andare] da questo luogo in un altro, nel quale non trovereste tutte quelle soddisfazioni. Non crediate, cara sorella, che sia un avviso particolare che do a voi; dico lo stesso alla cara suor Anna 634, come farei a tutte le altre suore. Voi provate, cara sorella, la debolezza dello spirito per le piccole pene a cui accennate nell'ultima vostra lettera. Non preoccupatevene, non niente, poich con la volont siete cos fortemente unita a Dio. Mi ricordo, cara sorella, che mi avete parlato delle droghe per le medicine. Se non avete una stanza ben fornita per i vostri poveri e se fosse necessario fare acquisti a poco a poco, non vi consiglio di prenderne [in deposito], perch credo che la Carit non troppo ricca, e anche se ne prendesse in altri luoghi, bisognerebbe che avvenisse solo nella necessit della malattia. Poich il signor Portail non ve l'ha consigliato, credo che dobbiate comportarvi cos. Bisogna ancora che vi dia notizia della vostra sorella vedova, che in questi giorni di carnevale si risposata con un giovane di circa 25 anni, garzone calzolaio, ma essa dice che l'ha fatto perch l'aiuti nella sua scuola. L'altra sta bene, grazie a Dio. Ci raccomandiamo alle vostre sante preghiere, e sono, cara sorella, la vostra umilissima sorella e serva. P.S. - Tutte le suore vi salutano. Abbiamo molte malate. I

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nostri sentimenti affettuosi a suor Anna e i miei umilissimi saluti al signor Gauthier 635, di cui sono l'umilissima serva.

L 170

AL SIGNOR VINCENZO 10 marzo [1647]

Le preoccupazioni che avete per il gran numero di persone che nella vostra casa, m'impediscono di mandarvi la lettera del signor des Jonchres636, avendo anche altre notizie da comunicare alla vostra carit per averne consiglio. Non credo che ci che ha detto mio figlio sia stato giudicato cattivo, perch, a parer mio, non uscito dai termini del dovuto rispetto, ma credo esser del tutto impossibile che l'affare si concluda senza che la vostra carit dia il suo consenso. Prevedo certamente che il ritardo sar di pregiudizio a mio figlio, per parecchie ragioni che non posso scrivere. Bisogna prepararsi a tutti gli eventi che temo, bench molto spiacevoli. Ci di cui vi informai e che mi era stato detto, era per impedire che si continuasse nelle invettive e maldicenze contro i costumi di coloro la cui dottrina messa in sospetto, e perch era stato notato che i membri di quel partito avevano protestato sul pulpito [dicendo] che si occupavano della cosa solo con spirito di unione e di carit, e non ne parlavano che in questi termini. Madama la contessa de Maure637 m'ha mandato a dire che mi prendessi cura d'un libro che vi ha inviato, ed L'apologia di Giansenio 638, perch glielo rispedissi. Vi manda anche questo, come vi aveva promesso, affinch lo esaminiate. Se pensassi di potervi parlare domani a qualunque ora, vi supplicherei umilissimamente di concedermelo, per alcuni bisogni della nostra Compagnia, oltre quello di Nantes che un bisogno abbastanza grande. La nostra suor Maddalena 639 sta molto meglio, grazie a Dio, e tutto va molto bene ad Angers. Provoco molti disordini dappertutto; temo che la vostra carit dimentichi i miei bisogni, i quali

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mi fanno desiderare pi che mai che la vostra carit creda che io sono, per volont di Dio, la vostra obbedientissima ed obbligatissima figlia.

L 173

AL SIGNOR VINCENZO Giorno di Pasqua [21 aprile 1647]

Signore, Ho pensato essere necessario che la vostra carit si disturbi per prendere visione di questa lettera del signor d'Annemont 640 prima che le nostre suore partano per Nantes. Due cose inoltre mi sembra che devono essere sapute da voi: se non necessario che comunichiamo il nostro parere sul cambiamento di suor Caterina 641 ai signori des Jonchres 642 e d'Annemont 643 e anche a madamigella de La Carisire, o - se le cose rimanessero nella calma - non fosse pi opportuno informare suor Elisabetta 644, che sempre malata, come vedrete; oppure se bisogner lasciar trattare questo cambiamento a suor Giovanna 645, secondo l'ordine che vorr darle la vostra carit. Un'altra cosa che credo necessarissima e di grande utilit che la vostra carit voglia disturbarsi per scrivere una lettera 646 a tutte le nostre suore, se lo giudicate opportuno, per mostrar loro un po' di malcontento e per incoraggiarle. E' anche vero, onoratissimo Padre, che questa povera Compagnia soffre molto sotto il mio meschino governo! e cos pure penso che ben presto Dio la liberer da tale schiavit, che un grande impedimento alla perfezione della sua opera; e quanto a me ho gran motivo di temere di morire nel mio indurimento se la vostra carit non m'aiuta.

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Non possiamo forse sperare nel bene di una vostra conferenza, in queste feste, per completare quella dell'istruzione 647 sui doveri delle suore serventi verso le suore loro soggette, [sui doveri] delle suore soggette verso le suor serventi, e sulla condotta e sopportazione delle suor serventi verso le suore soggette? Mi pare che questo, inteso bene e ben praticato, sarebbe un impedimento a tutti i piccoli disordini della Compagnia, come anche [sarebbe bene] che avessimo i nostri piccoli regolamenti per farne lettura ogni tanto nella Compagnia. Una dama m'ha incaricato d'informarmi se si potessero avere in vendita cinquanta iugeri di terra verso la casa dove alloggiano i trovatelli di La Chapelle, e io le ho proposto la vostra casa verso i Recolletti, con la speranza che possa esservi vicino il terreno che ella desidera, ivi compresa la casa. Vi supplico umilissimamente, Signore, se credete che la cosa sia possibile, di aver la bont di farmelo sapere per mezzo di fratel Ducourneau 648, perch la detta dama, dopo queste feste, deve mandare un uomo a visitare il posto. Se la vostra carit vuole, si ricordi di madama la contessa de Maure 649 per mio figlio, perch l'altro affare si divulga molto. Mi sembra che non sentiate parlare che di questo affare: mio Dio!, quanto mi fa soffrire l'orgoglio in questa cosa e quanta pace mi avrebbe dato esserne esente! La santissima volont di Dio non l'ha permesso: ne sia benedetto sempre! Con ci ho l'onore di essere, Signore, la vostra obbedientissima e obbligatissima figlia e serva.

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L 166

ALLA CARISSIMA SUOR TURGIS, F.d.C., serva dei poveri a Richelieu (Verso l'aprile 1647)

Carissime sorelle, Da molto tempo non ho avuto la consolazione di ricevere qualche vostra lettera ed anche molto tempo che non vi ho scritto; il mio cuore l'ha sentito molte volte e me ne ha rimproverato, ma io non ero ancora guarita completamente dalla malattia, avuta nell'inverno scorso, e sono ricaduta in un'altra, ancor pi pericolosa, dalla quale appena adesso comincio a rimettermi 650. Vedendo questo, non mi scuserete dunque, mie care sorelle? Oh, io me l'aspetto dalla bont del vostro cuore. Ma come mai suor Anna 651 non mi scrive? ne sarei cos rallegrata! Bench la sua scrittura sia brutta, vi prego, suor Turgis, di indurla a scrivermi. Ecco una lettera di suor Luisa Proust 652, che farete recapitare a Parthenay. Avete saputo - credo - della morte della nostra povera suor Michela653. Se vedete qualche suo parente potete assicurarlo che ha fatto una fine che deve consolarli molto; se posso, scriver a suo padre. Abbiamo avuto un gran dispiacere per la sua perdita, perch era veramente una buona figlia [della Carit]. Suor Giovanna Roux 654 sta molto bene. Non avete delle buone ragazze che domandino di essere nostre? Ne abbiamo gran bisogno, ma devono essere veramente buone. Pregate Dio che ce ne mandi: abbiamo avuto tante (suore) malate da sei mesi, che la nostra infermeria stata sempre piena. Ecco, care sorelle, una parte delle notizie che avevo da darvi, in attesa delle vostre. Vi saluto tutt'e due, e rimango nell'amore di Ges Crocifisso, carissime sorelle, la vostra umilissima sorella e serva. P.S. - La nostra suor Michela, alcuni giorni prima della morte, ha desiderato avere i segni che moriva come vera Figlia della Carit, e il Signor Vincenzo gliel'ha concesso, ed essa ne ha avuto

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una consolazione indicibile. La sua malattia durata quindici giorni ed stata un piccolo martirio nel quale essa ha avuto una pazienza ammirevole.

L 174

(ALLE CARE SUORE FIGLIE DELLA CARIT, serve dei poveri dell'ospedale di Nantes) 8 maggio (1647)

Carissime sorelle, Suor Giovanna Lepintre 655 sta per venire a visitarvi da parte del Signor Vincenzo, e credo che la sua carit avrebbe mandato me se avessi ripreso abbastanza le mie forze dopo la grave malattia. E sapete, care sorelle, perch viene? Per sapere, dalla vostra stessa bocca, quali sono le disposizioni del vostro spirito e da dove possono nascere i piccoli turbamenti che si manifestano nella vostra comunit e come ha potuto entrare la zizzania 656 che sembra voler soffocare il buon grano. Oh, care sorelle, quanta ragione ho di temere che siano stati i miei cattivi esempi a mettere penose impressioni nel vostro spirito! Se cos, fatemi la carit di domandarne perdono a Dio per me, e perdonatemi anche voi, facendo meglio di quel che avete visto fare a me, per non contristare pi il nostro buon Dio e per non perdere la ricompensa che la sua bont promette a coloro che compiono le opere di misericordia stando nella sua grazia, poich Egli rifiuta anche i pi grandi doni che gli fanno coloro che Egli vede pieni della loro volont. Potete dunque parlare con la pi grande confidenza alla suora mandata, che al suo ritorno ci riferir fedelmente quello che le avrete comunicato. poich insomma, care sorelle, dobbiamo essere di Dio e tutte di Dio, e per esserlo davvero, bisogna distaccarci da noi stesse E credetemi, scandagliamo [bene in noi] senza lusingarci, e troveremo che solo questo amor proprio il nostro pi

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grande nemico, che fa s che troviamo da ridire sulle altre e desideriamo trovare la nostra soddisfazione in tutte le cose. Ecco una lettera del Signor Vincenzo657 che dovete tenere ben cara, poich Dio gli ha dato il tempo necessario per scriverla, bench sia occupato in tanti affari gravi e seri. Care sorelle, bisogna che vi dica con tutta semplicit i pensieri che mi sono venuti leggendo questa cara lettera. O sorelle, la dolcezza dello stile, il richiamo delle grazie che Dio ha fatte a voi e a noi, le istruzioni che la sua carit vi d cos soavemente mi hanno fatto un tale spavento che non posso dirvelo, ricordandomi che tante volte Dio ci ha fatto avvertire per mezzo di lui sui nostri obblighi; tante volte ha saputo e voluto dimenticare le nostre colpe e mancanze, senza stancarsi di spronarci e incoraggiarci, n di preoccuparsi di noi in modo tutto paterno, affrontando a questo scopo dei dolori come se fossimo persone di valore. E che cosa gli abbiamo reso in cambio, noi terra ingrata che siamo? Nient'altro che dispiaceri - terra ingrata che siamo - con le nostre infedelt a Dio al quale ci vuol guadagnare. Ora qualche membro della Compagnia se ne separato o ha compiuto gravi mancanze contro la vocazione, ora tutta la comunit ha degenerato. Siamo tutte stupite. Sembra che tutti gli avvisi che Dio ci ha fatto dare non abbiano avuto altro effetto che quello di batter l'aria e, quel che peggio, temo molto658 che, essendo stati pronunciati davanti a Dio e agli angeli, ci diano una grande confusione il giorno del nostro giudizio. Non con ragione, sorelle, che il mio cuore stato preso dal timore e da giuste apprensioni? E non pensate che vi dica questo per intimorirvi n per parlare a voi sole: lo dico a me e a tutte quelle che come me hanno fatto un cattivo uso della nostra santa vocazione. Le prego tutte, per l'amore della morte del nostro caro Maestro, di rinnovarsi nella sua risurrezione, ricevendo la pace che ci ha dato tante volte nella persona dei suoi apostoli. Ma notiamo attentamente ch'Egli non la d loro nell'ozio, ma nel lavoro e nel ricordo delle piaghe che ha sofferte per noi, insegnandoci cos che non potremmo avere la pace con Dio, col prossimo e con noi stesse se non ce la d Ges Cristo, e questi ce la d solo per i meriti delle sue piaghe e delle sue sofferenze, e questi [meriti] non ci saranno mai applicati se non con la mortificazione di noi stesse e li

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acquisteremo con la sua imitazione, facendo la santissima volont di Dio. Come siete fortunate in confronto di tante altre della vostra condizione, non solo povere donne, ma anche persone distinte che cercano di impegnarsi nel servizio di Dio e dei poveri, e hanno tanto desiderio di fare la volont di Dio e di essere aiutate per questo, eppure rimangono senza poter avere questa consolazione! E voi, a cui non manca nulla, sembra che non siate contente e che, invece di servirvi dei mezzi che Dio vi d per perfezionarvi, sembra che li disprezziate. Perdonatemi, care sorelle, se l'affetto che vi porto mi fa parlare cos. Oh quante volte ho commesso le stesse colpe che sospetto abbiate fatte voi; ma voglio essere davvero fedele a Dio e perci domandarne spesso la grazia. Fate cos: stimate e leggete con affetto le vostre regole e istruzioni, col desiderio di metterle in pratica e impegnatevi in questo coscienziosamente per l'amor di Dio, e soprattutto servitevi degli avvisi che Dio vi d - forse per l'ultima volta - su ci che vuole da voi. Non che io, care sorelle, abbia pensato di minacciarvi i castighi di Dio, ma temiamo, voi ed io, il suo sdegno se trascuriamo di compiere la sua santa volont, nella quale e per la quale sono tutta vostra, care sorelle, e spero dalla sua bont di esserlo eternamente. Domandategli che mi usi misericordia, perch nel suo santissimo amore sono, care sorelle, la vostra umilissima e la pi meschina sorella e serva.

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L 312 ALLE NOSTRE CARE SORELLE, LE F.d.C., serve dei poveri malati nell'ospedale di Nantes (Giugno 1647)

Carissime sorelle, Non posso scrivere a ognuna di voi in particolare, come mi ero promesso, ma ho pensato anche che non fosse necessario e che tutto quello che essa659 vi dir, saranno altrettante parole che formerebbero una lettera molto lunga. Vi supplico, care sorelle, di ricevere la nostra sorella come ve l'ordina il nostro buon Dio, cio riceverla come fareste [se fosse] il nostro onoratissimo Padre, poich proprio lui che la manda da voi. Pochi giorni dopo avrete il sig. Lamberto 660 e gli direte tutto quello che mi avete mandato a dire, ed egli vi dar ogni risposta soddisfacente. Suor Claudia661 sapr che il signore del villaggio di sua madre ha mandato a visitarla nel sobborgo Saint-Germain e l'ha fatta riportare al suo villaggio per farla assistere: essa stava meglio quando partita, grazie a Dio, e spero che l'aria natia le avr ridato un po' di salute. Tutti gli altri parenti delle nostre suore - almeno quelli di cui ho notizie - stanno bene, grazie a Dio. In nome di Dio, carissime sorelle, state molto sottomesse a tutto ci che il sig. Lamberto vi ordiner, sicure che [lo fa] per ordine della volont di Dio e del Signor Vincenzo. Spero dalla bont di Dio che tutti i piccoli contrasti capitati ci serviranno a perfezionarci e a far conoscere alle Figlie della Carit quanto devono essere umili, sottomesse e impegnate nell'osservanza esatta delle regole, senza le quali sarebbero una corona [di rosario] senza filo. Fatevi coraggio, carissime sorelle, se il vostro nemico ha il sopravvento per un po' di tempo, facciamoci violenza per abbatterlo. L'ora non mi permette di trattenermi pi a lungo con voi. Buona sera, carissime sorelle, pregate Dio per noi, ve ne supplico, e credetemi nell'amore di Ges Crocifisso, carissime sorelle, la vostra umilissima sorella e affezionatissima serva.

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L 101

AL SIGNOR VINCENZO (Giugno 1647)

Signore, se la vostra carit volesse farci il piacere di proporre al padrone della casa vicina a S. Lorenzo che andasse ad abitare nell'appartamento che ha affittato al venditore di birra, nel caso che le dame lo volessero risarcire dei danni, questo farebbe molto comodo ai trovatelli. Non posso trattenermi dal dirvi che oggi ho sofferto grande pena, per timore della predestinazione, in conseguenza di alcuni pensieri che mi son venuti durante l'orazione. Questo ha oppresso tanto il mio animo che ho dovuto fare un atto di sottomissione ai piani di Dio per me e per mio figlio, per essere sempre oggetto della sua giustizia. Mi sono dimenticata di domandarvi il permesso di fare la comunione durante tutta la novena in cui si celebra la santa Messa dello Spirito Santo662; la novena cominci venerd. Servendomi del permesso che la vostra carit mi ha dato per comunicarmi quando me lo permette la salute, mi sono comunicata dal primo giorno della novena, ma non oso continuarla senza un vostro permesso pi particolare, che vi domando per l'amore di Dio del cui aiuto abbiamo bisogno. E sono, Signore, la vostra obbligatissima figlia e umilissima serva.

L 83 ALLA CARISSIMA SUOR MADDALENA, F.d.C., serva dei poveri malati all'ospedale S. Giovanni di Angers 5 giugno (1647)

Carissima sorella, Il Signor Vincenzo mi ha comandato di sapere da voi se sono stati i signori Padri dei poveri che vi hanno spinta a scrivergli a proposito di alcune suore e con qual ordine le rimandate, perch

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questo importante. Vi prego di farmelo sapere quanto prima. La sua carit, tenendo conto della pena che potete provare perch siete cos poche, lo spinge a non aspettare, questa volta, per essere assicurato di questa disposizione presa, e vuole che altre due suore partano venerd prossimo663. Sono in apprensione a causa dei sospetti e dei giudizi temerari, perch questo causa spesso dei piccoli turbamenti. In nome di Dio, cara sorella, vi prego che tra voi ci sia il sopporto e la cordialit, e che pratichiate la santa letizia. Salutiamo con tutto il cuore le altre suore, che preghiamo di darsi di nuovo tutte a Dio per fare la sua santissima volont, senza nessuna eccezione di luoghi o di persone. In questa santissima volont sono, carissima sorella, la vostra umilissima sorella e serva.

L 178bis AL SIGNOR ABATE DI VAUX 12 giugno (1647)

Signore, Credo che la divina Provvidenza abbia fatto arrivare le nostre due suore664 in tempo necessario per far (vedere) alle colpevoli che il Signor Vincenzo ordinava loro di venire. Supplico la sua bont per aver condotto felicemente a termine questo affare. Proverei grande pena, signore, per la preoccupazione che le nostre povere suore vi danno e per le poche soddisfazioni che ricevete per tutti gli atti di bont che avete compiuti sempre per il loro avanzamento nella virt, se non fosse cos evidente (mi sembra) che proprio Dio che vi ha dato questo lavoro, (tanto) che non oso chiedervi scusa. E che avremmo fatto se la volont di Dio non vi avesse fatto arrivare in modo cos opportuno? Ne sia sempre benedetto il suo santo nome, e anche per avervi dato il suo spirito per decidere di ritardare il rinvio delle due suore 665, che mi auguro siano presto di ritorno. Spero dalla bont di Dio che far conoscere a tutte le altre la colpa che hanno commessa resistendo ai vostri ordini, e di questo vi domando perdono. Hanno bisogno di essere ben umiliate. [Ma] non ci sarebbe da temere, signore, che esse siano ombrose o diffidenti o indiscrete nel manifestare questi sentimenti a quelle di cui hanno sospetto, e che questo causi un male pi grave? Poich, bench

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non voglia credere che suor Pierina 666 sia esente dalle colpe di cui accusata, tuttavia proverei gran doloro a persuadermi che volesse sia pure poco, rovinare la propria reputazione. E' proprio penoso che vi siano nella casa delle persone di cui [si debba] temere. Vi ringrazio umilissimamente, signore, del consiglio, datoci dalla vostra carit, di ritardare la partenza delle suore, cosa per cui ero in pena, perch suor Maddalena ci aveva informata che erano partite. Dubitavo molto che la sua severit avesse contribuito a questo ritorno cos improvviso. E' un motivo di pace e consolazione sperare che Dio sistemer tutto per mezzo della vostra carit, della quale sono, signore, nel suo santo amore, [la vostra] obbedientissima e umilissima serva.

L 308

AL SIGNOR ABATE DI VAUX AD ANGERS 15 giugno (1647)

Signore, Mercoled mi presi l'onore di rispondere alla lettera che avevate avuto la bont di mandarmi per avvertirci della partenza delle nostre due suore 667, che ancora non sono arrivate, e perci ne sono un po' in pena. Credo, signore, che quelle che abbiamo mandate 668 serviranno ad incoraggiare la piccola Comunit col loro spirito di sottomissione e di dolcezza, di cui essa manca molto. Alle persone che sono [della Compagnia] della Carit ho parlato della borsa clericale, pensando che fosse il modo migliore per servire il parente di madamigella Gonain669 nel progetto che ha di terminare gli studi a Parigi. Ecco, signore, quello che mi ha comunicato madama Traversay 670 che ha grande autorit [nella Compagnia delle dame]. Vi prego umilissimamente, signore, di avere la bont di farlo sapere a madamigella sua sorella, e se voi siete del parere che

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egli venga, una parola scritta personalmente da voi alla detta dama, le servirebbe molto. Spero che tra pochi giorni il signor Lamberto 671 sar ad Angers; prima che partisse l'ho supplicato di conoscere dal Signor Vincenzo la decisione per la signorina Gonain 672; non dimenticher di parlargliene ancora, con l'aiuto di Dio, alla prima occasione. Egli ha benedetto Dio per la decisione che ha preso la vostra carit di servire il pubblico nella maniera che egli crede sar molto utile. Desidererei potervi partecipare: lo far lodando Dio di tutto quello che la sua bont far per mezzo vostro, del quale sono, signore, nel suo santissimo amore, la vostra obbedientissima e umilissima serva.

L 179

AL SIGNOR PORTAIL, A ROMA 21 giugno 1647

Signore, Da molto tempo desidero avere l'onore di scrivervi, se avessi osato importunarvi, ma lo stato ]di salute] in cui siete mi fa superare ogni timore per raccomandarvi il bisogno del vostro ritorno che hanno le vostre povere Figlie della Carit, affinch nella vostra malattia non prendiate Paradiso per Parigi . Che faremmo noi, signore? Infatti mi sembra che la perfezione, che Dio domanda a tutta la Compagnia, aspetti i vostri caritatevoli avvisi e direttive. E' vero che la vostra assenza cos lunga ci riuscita penosa, ma nel mio interno ho provato consolazione nel sapervi al centro della Santa Chiesa e vicino al suo Capo, padre santo di tutti i cristiani, dove tante volte ho desiderato di essere, per avere - come figlia bench indegna - la sua santa benedizione 673. Ma poich l'et e le mie infermit che aumentano ogni giorno, cominciano a farmi perdere la speranza di questa felicit tanto desiderata, e poich co-

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nosco che ho avuta, per grazia di Dio, la grande fortuna di vivere e di desiderare di morire nella fede di Ges Cristo, ho pensato, signore, di supplicarvi umilissimamente di ottenermi, per l'amor di Dio, questa grazia [della benedizione papale] per l'ora della mia morte, benedizione che mi potr essere conferita in quel momento. Ma, signore, vorrei certamente diffondermi di pi e pregarvi, se una cosa che si possa fare, di procurare questa stessa fortuna a tutte quelle alle quali Dio far la grazia di morire nella Compagnia delle Figlie della Carit, perch sembra che sia lo spirito di Ges Cristo che ha ispirato di volere questo tipo di vita alle persone che Egli ha scelte, per onorare la sua vita umana quando era sulla terra. Tutto questo, signore, non serve forse ad avvertirci fortemente che abbiamo una duplice fortuna di essere Figlie della S. Chiesa? e dal momento che lo siamo in questo modo, non sar forse per noi un nuovo motivo che ci obbligher a vivere e ad agire come figlie di questa Madre? Ci esige una grande perfezione. Venite presto, signore, ad aiutarci ad acquistarla e intanto continuateci le vostre caritatevoli premure all'altare e nelle vostre sante preghiere, e ora anche nelle vostre sofferenze. Permettetemi, signore, di salutare umilissimamente il signor Dehorgny 674 e il signor Almras675, ai quali domando la stessa carit che a voi. Suor Carcireux676 sta bene, grazie a Dio! le suore Fiorenza, Francesca di Montargis, Maturina di Angers e Pierina Fleury, che una delle tre che la vostra carit ci mand da Angers, sono morte, cos pure parecchie altre che voi non conoscete, e anche suor Michela, la grande, che avete mandato da Richelieu, e parecchie altre sono uscite. Insomma abbiamo un gran bisogno di suore, per il gran numero che ce ne domandano da tutte le parti. Vedete, signore, se abbiamo bisogno di un potente aiuto presso il buon Dio! Raccomandateci molto a tutta la vostra santa famiglia e me in particolare che, pi di tutte le altre, ho paura e devo dubitare della mia salvezza, bench la speri dalla misericordia di Dio, per i meriti del suo Figlio, nel cui amore sono, signore, la vostra obbedientissima e umilissima serva.

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L 181 AL SIGNOR VINCENZO, Superiore generale dei Preti della Missione 24 giugno [1647]

Onoratissimo Padre, Sono stata molto sorpresa della vostra partenza prima che avessimo avuto gli ordini necessari per la partenza delle nostre suore a Montreuil677. Se non fosse che i posti della vettura sono gi fissati, rimanderemmo il viaggio ma deve farsi mercoled, e che faranno le suore senza la benedizione e le istruzioni della vostra carit, di cui hanno tanto bisogno? Se il nostro buon Dio non vi ispira di mandarci a dire come devono regolarsi, ne saremo molto afflitte. Vi assicuro, Signore, che ho lo spirito cos oppresso che confesso di essere io la causa del fatto che le nostre povere suore soffriranno di questo dispiacere. Per la partenza delle suore per Nantes 678 non sapremmo affatto come farla, perch non abbiamo ancora avuto il parere della vostra carit dopo la notizia che ci avverte di non cambiare suor Cate... Ba... 679, quella che ha cominciato a metter turbamento nell'ospedale e crede che bisogna assolutamente far venire via suor Elisabetta680 e mandare una suora per la direzione 681. Credo che sappiate gi dell'arrivo delle suore di Angers che sono tornate682, ma quella accusata sembra la pi innocente di tutte. Non ho osato scrivere a suo padre, senza sapere dalla vostra carit quello che faremo; credo che egli non tarder molto a venire. Supplico il nostro buon Dio che la vostra carit ritorni, in buona salute, prima di quel tempo. La vostra santa benedizione, Padre, di grazia, per le nostre suore e per noi. Suor Margherita Tourneton 683 se n'and domenica senza dire una parola, e la Madre priora 684 m'ha scritto che stamat-

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tina era andata all'ospedale di Parigi e che l'aveva ricevuta; [la suora] domanda un altro abito per rimandarci il nostro. Non ho risposto nulla e non risponder fino al vostro ritorno. Dio solo sa in quale stato il mio povero spirito per tutti questi disordini, poich sembra che il nostro buon Dio voglia distruggerci completamente. Io lo merito, e mi meraviglio che la sua giustizia differisca tanto ad essere eseguita. Purch la sua misericordia salvi la mia anima, mi basta. Ottenetemi questa grazia con la vostra carit, poich sono, Signore, la vostra obbedientissima figlia e umilissima serva. 685

L 213 AL SIGNOR VINCENZO, Superiore generale dei Preti della Missione 26 giugno (1647)

Signore, Le nostre povere suore 686 sono partite stamattina con gran dispiacere per non aver ricevuto la vostra benedizione, per con sottomissione alle disposizioni della divina Provvidenza. Voglia il nostro buon Dio, per la sua bont, concederci che ritorniate presto e in buona salute. Tutta la nostra povera Compagnia in gran dolore, stupore e timore per la perdita della nostra sorella 687; il mormorio di ogni suora fatto sottovoce perch nessuna osa parlare e

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io aspetto il ritorno della vostra carit per far loro capire in qual modo devono considerare questo avvenimento. Mi sembra, Signore, che cominci a fortificarmi un po', purch non mi capiti nient'altro di nuovo. Ma ho una cura esagerata di me e non ho altra occupazione pi seria che fare del bene a me stessa; non lo stesso per gli interessi della mia anima, bench per la grazia di Dio, abbia un po' pi di calma di quando ebbi l'onore di scrivervi per far vedere alla vostra carit la condizione di colei che non ha altra consolazione se non quella della fortuna di essere, Signore, la vostra obbedientissima e obbligatissima figlia e serva. P.S. - Credo che ci sia qualche cosa da ridire sulla libert delle nostre suore di Serqueux 688.

L 182

ALLA CARISSIMA SUOR TURGIS, F.d.C., Serva dei poveri, a Richelieu 27 giugno (1647)

Carissima (sorella), Sebbene creda che il signor Abate di Vaux vi abbia dato o mandato una lettera che vi avevo scritta da un po' di tempo, non mi privo della consolazione di scrivervi appena il nostro buon Dio me ne d il modo, e fo questo per rallegrarmi con voi delle grazie che la sua bont fa a tutt'e due. Non potreste immaginare la consolazione che il Signor Vincenzo, e anche io, ha provato leggendo la vostra lettera; spero che sia lo stesso nei vostri cuori, carissime sorelle. Ma come mai voi, suor Anna, non mi scrivete mai? Oh, vi supplico di scrivermi di vostra mano e comunicatemi tutti i vostri segreti. Sapete bene che suor Turgis me li mander certamente, senza leggerli, se non lo volete, ma io credo che siate un cuor solo, perch cos che l'unione che ci deve essere tra le Figlie della Cari-

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t le deve rendere. Come siete fortunate, carissime sorelle, di avere la direzione 689 che avete! Fatene una buona provvista per quando la divina Provvidenza vi chiamer altrove, per non pensate a quando questo avverr, ma vivete nell'indifferenza. Ricordatevi, sorelle, di pregare Dio per tutta la nostra Compagnia che spesso ne ha bisogno, sia per ciascuna [suora] in particolare sia per le opere che il Signore ci domanda. Suor Anna Hardemont e suor Maria Lullen di Le Mans partirono ieri per andare a Montreuil 690, un luogo dove da tanto tempo il signor Conte de Lannoy 691 ci domandava. Vi assicuro, sorelle, che se non siamo aiutate fortemente dal nostro buon Dio e se delle buone persone non s'interessano di noi, abbiamo gran motivo di temere per le nostre infedelt. Tutte le suore stanno abbastanza bene, grazie a Dio; vi salutano con tutto il cuore, e anche io, che sono, carissime sorelle, nell'amore di Ges Crocifisso la vostra umilissima sorella e serva. P.S. - Vi supplico di salutare umilissimamente il signor Gauthier 692 e di raccomandarci alle preghiere di tutta la loro comunit.

L 182bis AL SIGNOR ABATE DI VAUX AD ANGERS Festa di S. Pietro [29 giugno] (1647)

Signore, Dubitavo molto che la nostra povera suor Pierina 693 fosse colpevole fino al punto che la si voleva far apparire. Ha un temperamento molto libero e che dimostra di non preoccuparsi molto di ci di cui accusata, perch convinta di non avere la volont di fare il male. Oh, mio Dio, signore, quanta pena mi ha fatto questo avvenimento! Come sarebbe possibile che Dio non gradisse

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tanto il servizio che desideriamo rendergli in quell'ospedale e che solo questo luogo fosse abbandonato dalle sue premure, per permettere che le suore vi compiano delle colpe cos gravi? Senza dubbio, signore, c' un malinteso, ed necessario che qualcuno di quei maldicenti si incarichi di metterci in cattiva luce agli occhi dei Padri694 e anche nella citt. Se il motivo che il nostro servizio non pi gradito, ci avvertano pure liberamente; ma [come] sopportare quei sospetti e quelle calunnie, e ascoltare proprio quelle bocche che hanno voluto anche affermare con sicurezza a quei signori di aver visto tre nostre suore far di notte dei pacchi e gettarli dalle finestre? Vi supplico, signore, di considerare se questo sopportabile. Dicono di non voler credere a tutto questo, ma credono di pi a ci che forse loro detto dalle stesse bocche. So che ci si lascia facilmente portare a sospettate il male e a crederci, ma in questo fatto, la cosa mi sembra d'importanza troppo grande. Vedete, signore, che mi lascio trasportare dal punto di onore, e ve ne domando perdono e vi supplico, per l'amor di Dio, di porre un certo rimedio all'inizio di questo male cos grande. L'esperienza della Huitmill695 avrebbe dovuto far sapere che, come essa non voleva uscire se non per debolezza e poco affetto alla vocazione, poteva avvenire lo stesso a un'altra, bench forse essa non avrebbe avuto la volont di lasciare la Compagnia, se le suore avessero avuto un po' pi di sopportazione per lei e se essa fosse stata avvertita delle cattive persone che pensano solo a rovinare la reputazione di quelle delle quali non potrebbero dire del vero male. Non si tratta, signore, che io voglia dire che la nostra suora senza colpa, e neanche che non sia stata lei stessa la prima causa delle maldicenze, ma questo [ avvenuto] per non so quale inclinazione e temperamento piacevole e libero, per [essa ] ben lontana dal male che [la gente] pensava; e la prova [ di questo che] essa non ha nessuna paura a comparire davanti a suo padre e domanda di ritornarsene a casa, e cos noi la perdiamo. Vorrei proprio, signore, che si sapesse che le nostre suore non sono, come si credeva che fossero, persone sconosciute e raccogliticce; vi posso assicurare che non le riceviamo se non dopo buone e doverose informazioni. Mi rivolgo a voi, signore, come al vero padre che Dio ci ha dato. Il tempo mi incalza in modo cos forte che non posso prendermi l'onore di scrivere al signor Ratier 696 che si

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tanto affaticato per tirarci fuori da questa cattiva situazione. in realt mi vergogno quando penso che siamo cos di peso a voi e anche a lui senza darvi nessuna consolazione per le vostre pene, a meno che Dio vi faccia conoscere che Egli vuole cos: io lo supplico con tutto il cuore e sono nel suo santissimo amore, signore, la vostra obbedientissima e umilissima serva.

ALLA CARISSIMA SUOR ANNA ELISABETTA (HARDEMONT)697 serva dei poveri della citt di Montreuil-sur-Mer nell'ospedale di Montreuil (Luglio 1647)

L 183

Carissime sorelle, Lodo Dio perch siete giunte felicemente a Montreuil 698; credo che il malessere di suor Maria 699 sia venuto dal movimento della carrozza e [spero] che essa abbia gi riacquistato la salute per il servizio dei suoi poveri. Aspettiamo con desiderio quelle ampie notizie che ci promettete, supplicando Dio che siano tutte secondo la sua santa volont. Vi prego, suor Anna, di non esser pigra a scrivere e di rispondere a suor Guglielmina 700. Comunicateci anche notizie dei parenti di suor Antonietta 701 che a Nantes, affinch possiamo darle a lei, che sta bene, grazie a Dio. Se non sapete chi sono i suoi parenti, potrete domandarlo al signor Conte 702. Ricordatevi sempre, care sorelle, che la santissima volont di Dio che vi ha messe dove siete, e che l dovete lavorare per compiere tale volont, come farebbe un ambasciatore di un re, cio fedelissimamente, praticare le regole e gli avvisi dei vostri superiori; e tutto questo con dolcezza di cuore e con umilt, guardando sempre agli interessi delle persone con le quali lavoriamo pi che

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ai nostri e a quelli della Compagnia. Cos ci ha insegnato il nostro onoratissimo Padre, dopo averlo imparato dal Figlio di Dio, Ges Crocifisso, nel cui amore sono, carissime sorelle, la vostra umilissima sorella e affezionatissima serva.

L 188

AL SIGNOR VINCENZO [Luglio 1647]

Signore, Finalmente l'esperienza ci far vedere che non senza ragione io temevo l'alloggio di Bictre 703. Quelle dame pretendono l'impossibile dalle nostre suore. Scelgono come alloggio delle stanzette in cui l'aria presto si corrompe e lasciano le stanze grandi, ma le povere suore non osano dir niente. [Le dame] non vogliono che vi si celebri la messa, ma che le suore vadano ad ascoltarla a Gentilly. E intanto che faranno i bambini? Chi far il servizio? Ecco suor Genoveffa 704 [che viene da voi]; vi supplico di aver la bont di parlarle. Vi far conoscere tutte le pene che soffrono e le pretese delle dame. Temo molto che dovremo lasciare il servizio di quei poveri bambini. Sia fatta la volont di Dio, per la quale sono, Signore, la vostra obbedientissima e obbligatissima figlia e serva. P.S. - Vuole la vostra carit ricordarsi delle nostre due dame che saranno pronte a fare, domani mattina la loro confessione, se possibile?

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L 200bis (A SUOR ANNA HARDEMONT A MONTREUIL-SUR-MER) 705 (1647)

Per l'amor di Dio, cara sorella, usate una grande dolcezza verso i poveri e con tutti, e cercate di contentare sia con le parole che coi fatti; e questo vi sar facile, se avrete una grande stima del vostro prossimo: dei ricchi, perch sono sopra di voi, dei poveri, perch sono i vostri padroni. Per quanto riguarda le bestie che avete, se vero che questo nuoce al tempo che dovete impiegare sia con i malati che con le alunne, bisogna eliminarle e non prendere nessuno per aiutarvi nel vostro lavoro. Ma voi permettete certamente, cara sorella, di dirvi che bisogna attendere a tutto, senza pensare che siete cost solo provvisoriamente. Anche se dovessimo stare in un luogo solo per otto giorni, bisogna lavorarvi come se dovesse essere per tutta la vita, ma bisogna starci con un'intesa cos forte che, se una fa una cosa, l'altra ne sia contenta, e non dire: Tocca a me far questo o quello, ma tutt'e due metter mano all'opera. Vi prego, cara sorella, di essere molto esatta nel fare le istruzioni, sia sul catechismo che sui buoni costumi, e dare simili avvisi, e non usare questa frase: Voi farete il catechismo; venite al catechismo. Non tocca a voi parlare o insegnare cos, ma dire: Faremo la lettura. E poi, tenendo il libro, potrete dare delle spiegazioni familiari, ma niente di elevato. Sapete bene che ci si pu sbagliare, e questo sarebbe di grandissima importanza, se avete molte alunne e malati e se aveste molte ragazze grandi che assistono alla lettura nei giorni festivi.

L 184

ALLA CARISSIMA SUOR ELISABETTA MARTIN, 706 Figlia della Carit ad Angers

10 luglio (1647)

Carissima sorella, Sono rimasta molto stupita nel sapere che siete ad Angers:

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bisogna che sia per qualche motivo molto grande, poich avete anticipato l'obbedienza. All'infuori di questo, non potrebbe venirmi in mente che suor Elisabetta commettesse una simile infedelt. Perci, cara sorella, il Signor Vincenzo mi ha incaricato di pregarvi che ci informiate molto in ampio su ci che ha causato codesto viaggio, e di ordinarvi di non muovervi da Angers fino a che non ci avrete dato vostre notizie e non abbiate ricevuto risposta. Ma non mancate, cara sorella, di salutare molto umilissimamente il signor Abate 707, e i signori Ratier708 e Fellet709, se li vedete. Raccomandateci a tutte le suore e dite loro di [darci] le loro notizie al pi presto. Le saluto tutte nell'amore di Ges Crocifisso, [in cui sono] cara sorella, la vostra umilissima sorella e serva.

L 186

ALLA CARISSIMA SUOR TURGIS, F.d.C., serva dei poveri a Richelieu Parigi, 10 luglio (1647)

Carissima sorella, Vi ho scritto due volte da poco; vi prego di farci sapere se avete ricevuto la lettera che consegnai al signor Abate di Vaux per voi, e di darci notizie della vostra famigliola. Questa lettera per dirvi che ho avuto l'ordine dal Signor Vincenzo di avvertirvi che, se avete saputo dal signor Lamberto 710 o da suor Giovanna Lepintre 711 di andare a Nantes, non rimandiate la partenza appena ricevuta la loro comunicazione. Pregherete il signor Gauthier712 di prestarvi il denaro per fare il viaggio, e noi lo restituiremo qui quando ce lo avrete notificato. E quando sarete a Nantes, sorella, farete, per favore, quello che l'obbedienza vi ordiner. Ricordatevi sempre di noi nelle vostre preghiere e special-

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mente delle quattro suore che son venute da noi da Saintonge, e di parecchie altre, tutte nuove [arrivate], che alla fine diventeranno padrone della casa, perch ce ne sono pochissime anziane. Purch Dio sia il padrone di tutto, saremo molto contente. Nel suo santo amore, carissima sorella, sono la vostra umilissima e affezionatissima serva. P.S. - Vi prego di dire a suor Anna713 che non saremo buone amiche se non mi scrive; [per] non tralascio di salutarla. 714

L 185

ALLA CARISSIMA SUOR GIOVANNA LEPINTRE, serva dei poveri malati a Nantes (10 luglio 1647)

Carissima sorella, Ieri ricevemmo la notizia che suor Elisabetta 715 andata ad Angers. Il Signor Vincenzo m'ha ordinato di comunicarle di star l fino a che essa non ricever nostre informazioni. Perci, cara sorella, non avete che da sbrigare prontamente l'altro affare 716, quando sar arrivato a Nantes il signor Lamberto. Gli potrete proporre suor Enrichetta 717 o suor Claudia718 per accompagnare l'altra 719, e nel caso che non sia giudicato opportuno prendere l'una o l'altra, proporrete, per favore, al signor Lamberto se fosse utile far andare a Nantes suor Turgis per quello scopo, e lo pregherete di farlo prontamente, dicendogli che il Signor Vincenzo che gli fa fare questa proposta. Ma, se lo approva, non parta da Nantes finch quella suora non sar partita, almeno due giorni prima di lui, e che essa non passi per Angers. Mio Dio, cara sorella, di quante grazie avete bisogno per eseguire ci che Dio vi ha affidato! ma non fate nulla senza il parere del signor Lamberto e del signor des Jonchres 720. E fuori di questi

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due, non manifestate la cosa a nessuno, eccetto la buona madamigella de La Carisire 721 per farle capire che il signor Lamberto e voi non farete nulla se non per ordine del Signor Vincenzo, al quale non oserete disubbidire, e [le direte] che, se essa contribuisce a far accettare dai signori Padri 722 il cambiamento che [il Sig. Vincenzo] vi fa fare, sperate che Dio dar nuove benedizioni a codesta santa opera e alla sua attivit. Ecco delle pillole che le mando e il metodo per farle. Ne potrete tenere qualcuna per voi nel caso che crediate di averne bisogno, ma sapete che il miglior uso che si possa fare delle medicine di servirsene raramente. Direte a quella buona madamigella il bene che fanno quelle pillole e che servono a esser liberi da una pi grande schiavit, alla quale l'hanno ridotta tutti i giorni le sue gravi infermit. Assicurate tutte le suore, in generale e in particolare, del mio affetto, e dite loro che tutti codesti piccoli turbamenti e mormorazioni mi fanno sperare un gran bene [per] quando alla bont di Dio piacer di farli cessare. L'uso ordinario del diavolo proprio quello di opporsi sempre alle migliori azioni. Raccomando loro il servizio dei malati e le prego di averne cura; mi stato detto che poco tempo fa morta una giovane senza assistenza 723 e questo successo perch parecchie suore erano in citt. Se vero, mi stupisco molto perch esse non devono uscire. Mio Dio, sorelle, quale motivo abbiamo di umiliarci vedendoci motivo di chiacchiere e di disprezzo da tutti gli abitanti di Nantes che ci avevano chiamate per impedire piccoli disordini nella casa di Dio, e noi la profaniamo fino a questo punto nell'opinione degli uomini, e questo a causa dell'attaccamento al nostro amor proprio e alle nostre soddisfazioni. Vorrei poter far penitenza, e vi assicuro che tutte le volte che la gente mi parla bene della nostra Compagnia, arrossisco di confusione, pensando al disordine di Nantes. Supplico la bont di Dio di porvi il rimedio che la sua bont sa essere necessario, e sono, carissima sorella, nel suo santo amore la vostra umilissima serva e affezionatissima sorella. P.S. - Non dite che ho comunicato a suor Elisabetta di non ritornare subito. Dite alle suore che la gente di Nantes protesta e grida contro di loro pi di quanto esse non saprebbero pensare e in cose di grande importanza, ma il maligno che fa questi scherzi nei quali per non vincer purch si raccolgano e stiano ben

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unite tra loro, presso la croce, come i pulcini sotto la chioccia quando la civetta li minaccia. Salutate molto il signor Lamberto da parte nostra.

L 187

ALLA CARISSIMA SUOR GIOVANNA LEPINTRE, F.d.C., serva dei poveri malati a Nantes 22 luglio (1647)

Carissima sorella, Ci avete messe in grande ansiet col non darci nessuna notizia vostra. Dio sia benedetto per il vostro felice arrivo. Ho ancora le vostre lettere al Signor Vincenzo: questo deve liberarvi dalla pena di non avergli scritto: conoscete le sue continue occupazioni, che per non vi devono impedire di aumentare il numero [delle lettere] nelle vostre necessit; conoscete la sua carit. Immaginavo certo, cara sorella, che avreste trovato molte difficolt, ma vi compatisco solo a met perch avete il signor Lamberto724 che ha pieni poteri e voi non avete che da informarlo di quello che avete notato. Mi sembra che vi stato parlato di suor Enrichetta 725 solo per accompagnare l'altra 726, che forse altrimenti non verrebbe. Tutto quello che mi comunicate su ci che fanno le nostre suore completamente contrario agli accordi che abbiamo stabiliti con i signori Padri727, come, per esempio, uscire per andare al mercato: ci dovevano andare solo per il pesce e il pollame, e questo deve esser fatto in meno di un'ora. Infatti, quanto alle erbe, (la) frutta, (le) uova, ecc., tutto questo doveva essere portato in casa

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dalle venditrici; e il burro fa parte delle provviste alla casa che i signori Padri avevano promesso di far fare, come per tutte le altre provviste di legna, vino, aceto, olio e altre cose necessarie. Farete presente tutto questo al signor Lamberto. Le vostre lettere arrivate tutte insieme ci impediscono di conoscere bene il vero stato attuale in cui la suora che, a quanto voi dite, ha chiesto di essere sistemata. Quanto alle uscite di suor Elisabetta 728 e alle comunicazioni [di cui ha bisogno] per suo conforto, parlatene a signor Lamberto; spero che ci metter ordine, come anche per impedire che le suore vadano a raccogliere le erbe in mezzo ai campi. Non bisogna rifornire tanto la vostra farmacia; basta che vi siano ordinari e pi necessari, altrimenti si spenderebbe molto inutilmente tanto denaro. Per quanto riguarda quel buon ragazzo, non credo che sia opportuno che voi gli parliate, ma fate conoscere bene al signor Lamberto tutto quello che da lui avete saputo. Egli sapr certamente farci mettere un buon ordine dai signori Padri, che so essere molto ben disposti a fare tutto quello che sar necessario per la tranquillit delle suore e il bene dell'ospedale. Per quanto riguarda l'aiuto da avere da parte del giovane, credo di avergli detto che le suore gli avrebbero ordinato, con dolcezza e carit, quello che avrebbe dovuto fare, e che bisogna vivere in grande pace e sopportando i difetti gli uni degli altri. Voi potete pensare, cara sorella, se avrei potuto dire un'altra cosa a una persona che non conoscevo. Gli dissi solamente che era necessario che si preoccupasse di fornire l'acqua dell'ospedale e di fare tutti i pi bassi servizi. Non bisogna pensare di [poter] impedire completamente le maldicenze e le calunnie, ma [bisogna] sopportarle, poich il nostro Maestro vissuto ed morto in cos grande pace in mezzo ai calunniatori. Col primo corriere dateci notizie del pericolo della vostra infiammazione. Vi prego, sorella, di salutare umilissimamente il signor Lamberto e tutti gli altri signori Padri, ai quali non posso scrivere essendo troppo occupata, come anche a madamigella de La Carisire729, alla quale col primo corriere mander la ricetta che ci domanda e il modo di usarla. Tutte le nostre care sorelle vi salutano cordialissimamente, come io fo anche con tutte quelle di cost, alle quali auguro con tutto il cuore l'amore e il desiderio di compiere la santissima vo-

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lont di Dio, nella quale sono, cara sorella, la vostra umilissima e affezionatissima sorella e serva. P.S. - Il signor Lamberto conceder a suor Brigida 730 quello che desidera da tanto tempo, se lo giudica opportuno.

L 189

ALLA CARISSIMA SUOR GIOVANNA, F.d.C., serva dei poveri all'ospedale di Nantes 30 luglio (1647)

Carissima sorella, Mi sembra che il signor Lamberto tardi molto ad arrivare a Nantes731; supplico il nostro buon Dio che gi vi sia e che la sua carit sistemi prontamente i nostri affari, senza precipitare nulla. Vi prego di leggere spesso gli avvisi [che vi sono stati dati] e soprattutto stare attenta che il vostro spirito non si lasci andare a credere le cose che vi saranno riferite, e a giudicare quello che vi sembra di vedere e di udire. Se fate cos, spero dalla bont di Dio che tutto andr bene. Vi prego di scusarmi con tutte le suore se non gli scrivo, specialmente suor Caterina 732 che m'ha scritto: assicuratela, vi prego, che io sono sempre la stessa verso di lei, come mi ha conosciuta, e che l'amicizia che Dio m'ha data per lei, non diminuisce affatto. Le suore di Montreuil733 fanno meraviglie, per grazia di Dio, il signor Conte 734 ne molto contento. Mi hanno informata che la madre di suor Antonietta 735 sta bene e che non ha mai avuto una consolazione pi grande come sapere che sua figlia nella nostra Compagnia. Forse io se dicessi tutto quello che la suora mi comunica di dirle [alla madre], questa crederebbe che fossero parole mie, perch - a quanto vedo [la suora] non molto esatta [al-

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la regola] poich ha scritto a mia insaputa e per una strada diversa dalla nostra. Ditele, vi prego, sorella, che non saprei fare a meno di temere per lei. Salutate molto tutte le altre care sorelle e dite loro che spero che Dio mi dar abbastanza forza per scrivere loro, quando sapr che sono tutte nello stato in cui le vuole la sua bont. Salutate molto anche tutti i vostri signori [amministratori], scusandomi con loro per il fatto che temo di esser loro importuna, non avendo saputo nulla di nuovo. E' vero che mi presi la libert di prendere qualche pasto presso la comunit delle Figlie [di] S. Maria, quando passai di cost, ma, cara sorella, bisogna stare bene attente che non diventi un'abitudine. La mia debolezza e difficolt di camminare mi fanno fare spesso delle mancanze nelle quali, per favore, cara sorella, non dovete cadere, n voi n tutte le nostre care sorelle. Sar anche bene che avvertiate di questo tutte le suore nelle ricreazioni e conferenze. Sono stata avvertita su questo punto dal Signor Vincenzo, quando, avendo la sua carit mandato una suora a Fontainebleau 736, gli riferii la libert che le altre suore si erano presa, passando per Melun, in una circostanza simile. E per la vostra infiammazione, sorella, come state? Ne siamo molto addolorate, vi prego di mandarcene notizie: credo che abbiate ricevuto una mia lettera che ve le domandava. Salutate cordialmente madamigella de La Carisire e madamigella de Belestre 737, e assicuratele del mio affetto e del mio servizio. Ho parlato col Signor Vincenzo dello stato dei loro affari, ma potrete dirgli le difficolt in cui si trova la sua carit e che egli ha preso la decisione di non occuparsi di nessun altro affare se non della Chiesa. Presentate anche i nostri umilissimi saluti al signor Lamberto e ai signori amministratori: quanto al malatino, gli potrete dire che ho spedito la sua lettera, ma non ho avuto risposta. Se vuole scrivere ancora una volta, forse alla fine avremo la risposta. Raccomandatemi molto a tutte le buone donne dell'ospedale, mentre mi raccomando alle loro preghiere; sarebbe per me una grande consolazione se potessi avere la gioia di vederle ancora una volta. Ors, cara sorella, mi rimane solo il tempo per assicurarvi che tutte stiamo bene, grazie a Dio, e che io sono, cara sorella, nell'amore di Ges Crocifisso, la vostra obbedientissima sorella e affezionatissima serva.

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P.S. - Non ho il tempo per completare la ricetta per madamigella de La Carisire: sar per il primo corriere che partir.

L 192

AL SIGNOR VINCENZO [22 agosto 1647]

Signore, Se la vostra carit l'approva, credo che sarebbe opportuno che io non ritornassi senza aver lasciato qui 738 una maestra di scuola capace d'insegnare a cucire e a leggere alle bambine, nel caso che nulla mi spinga a tornare a casa. Perci, Signore, ho un'umilissima supplica da fare alla vostra carit, per l'amor di Dio, ed che abbiate la bont di visitare le cinque suore che ho lasciato in ritiro senza averle seguite molto, ed avevo fatto loro sperare che sarei tornata questa sera o domattina. Ce n' una di Saint-Germain-en-Laye, una di Nanteuil, una del villaggio d'Issy e quella che io credo che bisogner rimandare a S. Dionigi, perch penso che non sia adatta per noi. Le altre [tre] sono profondamente spinte a ritornare [nei loro uffici] e, al pi tardi, dovrebbero farlo sabato prossimo; la quinta [suora] quella che io destino ad essere una maestra delle nostre bambine. Ho pensato, Signore, che sarebbe molto necessario che la vostra carit ci desse prontamente un ecclesiastico, per due ragioni: una, perch istruisca i ragazzi, e l'altra , Signore, che mi sembra che il primo che potr provvedere a questo [ufficio], vi rimarr. Stamattina morto un bambino: mi son presa la libert di pregare il buon prete che verr a seppellirlo di venire a seppellirlo verso sera se comodo per lui -, e di farci la carit di venire domani, con lo stesso mezzo, a dirci la santa messa. Se giudicate necessario che le suore vengano a trovarvi per parlarvi a casa vostra, anzich lasciarle senza parlare loro, [vi] sup-

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plico umilissimamente di avere la bont di comunicarlo; sarebbe per una grande consolazione per tutta la comunit che fosse qui in casa nostra. Se la vostra carit giudica che le suore vadano a parlare al signor Procuratore generale per ricordargli le necessit che gli hanno fatte presenti, credo che dovrebbe farlo suor Genoveffa 739, le altre non fanno cos bene: sarebbe necessario fargli presente che si deve fare completamente la provvista di legna. Le dame non hanno pensato a designare un luogo per la scuola; ne abbiamo visto uno che, in basso, andrebbe bene ai ragazzi che si devono separare dalle ragazze; sembra che ci sia da fare solo la porta e chiudere le finestre; la scuola delle ragazze si far di sopra. Vorrei molto che avessimo quei cartelloni alfabetici; li metteremmo alle pareti: il metodo delle Orsoline in alcuni luoghi; non dico per insegnare la scrittura, poich penso che non sia utile che le ragazze imparino a scrivere. E' vero, onoratissimo Padre, che c' motivo di sperare molto bene da quest'opera, se piace al nostro buon Dio di continuare le sue sante benedizioni. Con tutto il cuore vi domando la vostra per il suo santo amore, per compiere in me su questo punto la sua santa volont, e sono, Signore, la vostra obbedientissima e obbligatissima figlia e serva. P.S. - Ho dimenticato di domandarvi il permesso di far di magro domani che venerd e [giorno di] digiuno, perch penso di poterlo fare; lo far se la vostra carit non me lo proibisce.

L 193

(A SUOR HELLOT740, A PARIGI) (Agosto 1647)

Carissima sorella, Lodo Dio per le grazie che fa alla nostra piccola famiglia, alla quale supplico la sua bont di dare la sua pace e la santa benedizione. Vi prego che senz'altro le nostre lettere siano portate a Liancourt 741. Prego il Signor Vincenzo di parlare alle suore; e vi prego che

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siano tutte disposte a ritornare sabato, eccetto suor Carcireux 742 che rimarr in casa per un po' di tempo. Vi prego di far acquistare un centinaio di aghi, 25 o 30 ditali e un centinaio di libretti come quello del Da Ponte . Gli aghi devono essere tutti d'una qualit; si mandino anche alcune lenzuola e una mezza dozzina [di teli] adatti per le culle; se suor Giuliana 743 ha del filo ne mander: serve per farci cucire alle bambine. Fateci sapere, vi prego, dal Signor Vincenzo se si trovano dei cartelloni alfabetici stampati, per mandarceli. Se le suore di Nantes 744 arrivano prima che io ritorni [a Parigi], vi prego [di dire] che nessuna venga qui senza comunicarcelo, ma ci ricorderete molto affettuosamente a loro. Vi prego [di far s] che il signor Vacherot 745 sia avvertito dell'arrivo della legna e che anche noi non ne rimaniamo senza. Bisognerebbe informarsi da madama du Bois e da madama la Rame se non si potesse avere nel nostro quartiere un misuratore di legna, e far vedere quello che rimane presso i bambini, per poterci regolare su questo punto [e vedere se] ne dovranno prendere da un'altra parte. Bisogna anche non dimenticarsi delle fascine, ma non bisogna prenderne se non sono buone. Vi prego, cara sorella, che qualcuno sia presente al carico della legna a S. Dionigi e lo faccia portare. Quando verr suor Margherita di Vienne, bisognerebbe verificare se stata pagata la nota trovata da suor Francesca 746. Tutte voi, care sorelle, io saluto con tutto il cuore e vi supplico, per l'amore del nostro caro maestro Ges Crocifisso, di lavorare molto per la vostra perfezione con l'osservanza delle regole, con la cordialit e il rispetto che dovete l'una all'altra, e con l'edificazione che dovete dare in tutte le vostre parole e azioni. Infine, care sorelle, se vi tenete spesso alla presenza di Dio, la sua bont non mancher di avvertirvi di tutto quello che vi domanda, sia con la mortificazione dei sensi e delle passioni, sia con la pratica delle virt che vuole in voi per essergli gradite. Temo molto di mancarvi di parola per il mio ritorno, ma ho pensato che fosse meglio star qui un po' di pi e non ritornarvi cos presto. Voi sapete, care sorelle, che avete sempre il mio cuore e che io sono, in tutta l'estensione dei miei affetti, care sorelle, la vostra umilissima sorella e serva. P.S. - Vi prego, cara sorella, di aver molta cura dei piccoli bambini affinch domani comincino ad essere alla fiera di

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buon'ora. Come sta suor Luisa? 747 Vi prego, cara sorella, di dare risposta a suor Giovanna 748. Non so quello che mi domanda, eccetto che non bisogna preoccuparsi della signorina n parlare a quel gentiluomo.

L 194

ALLA CARISSIMA SUOR GIOVANNA LEPINTRE, F.d.C., serva dei poveri malati (a Nantes) 749 (Agosto 1647)

Carissima sorella, Avete fatto molto lavoro, Dio ne sia benedetto, eternamente benedetto, e anche di tutto l'aiuto che la sua bont ha dato al signor Lamberto in tutto questo affare. Sarei molto contenta se ce ne faceste conoscere tutti i particolari: aspetto questo per ringraziare quei buoni signori che vi hanno dato tanto aiuto, e supplicarli di continuarvelo. Ma in nome di Dio, cara sorella, state attenta che nemmeno una suora abbia motivo di credere che voi la sospettate di attaccamento o di qualche altro difetto. Potrete avvertirle con accortezza tutte in generale, del male che temete in particolare, e poi l'esempio delle altre vi aiuter molto e anche il rimedio che Dio vi ha apportato. Ebbene, cara sorella, la divina Provvidenza vi ha tenuta a Nantes per un po' di tempo; spero dalla sua bont che Egli ne ricever la sua gloria. Credo che la buona suor Caterina 750 sia stata molto sorpresa e che, nonostante alcune affermazioni che vi ha fatte di essere contenta del suo ritorno, in realt non riusciva a persuadersi che le persone, le quali avevano mostrato tanta buona

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volont, potessero acconsentire al suo richiamo: noi abbiamo un grande obbligo di riconoscenza verso di loro. Scriver a tutte le suore in particolare, ma in pi volte, quando avr saputo ancora una volta vostre notizie. Vi supplico, cara sorella, di farmi sapere se vero che la gente critica che ci siano tante suore751 a servire i malati, dicendo che prima che ci fossimo noi, bastavano tre o quattro inservienti; se, in coscienza giudicate che ci possano essere meno suore, ci avvertirete. Non mi fate sapere nulla della vostra infiammazione, e questo mi fa sperare che non ci sia stato altro che una minaccia. Abbiate cura della vostra salute in mezzo al vostro lavoro, affinch il desiderio di consumarvi completamente per Dio e l'esempio che potreste pensare di essere obbligata a dare alle suore vi impediscano la cura ragionevole che dovete avere di voi stessa, e questo per il medesimo amor di Dio nel quale sono, carissima sorella, la vostra umilissima e affezionatissima sorella e serva. P.S. - I miei umilissimi saluti a tutti i vostri signori [amministratori] e dame. Vi ho scritto due volte otto o dieci giorni fa. [Le] abbraccio in spirito cordialissimamente, avendo tenerezza per loro ora pi che mai nel passato, per la pena che so che hanno provata. Dite loro, cara sorella, ve ne supplico, che - purch siano fedeli a Dio nella pratica delle regole - spero che la sua bont dar loro una consolazione maggiore del dolore che hanno provato, ma necessario che il desiderio che hanno di fare bene le spinga a domandare spesso a Dio la grazia di cui hanno bisogno per questo scopo.

L 191

AL SIGNOR VINCENZO [Agosto 1647]

Signore, Mi scusai ieri col signor Le Roy 752 di mandarvi un messaggio a nome suo e penso di dovervi dire tuttavia quello che m'ave-

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va detto e ci che gli avevo replicato, cosa che mi sar molto difficile comunicarvi. Ma la cosa principale che insiste nel dire che lui il direttore e l'amministratore dell'ospizio dei bambini, e come tale, pretende di andare a farvi l'istruzione quando gli sembrer bene, di metterci un prete e averne la cura spirituale; [dice] che gli si farebbe piacere trovandogli un prete e presentandoglielo per conoscerlo, e [dice ancora] che di questa cosa pi geloso che di un vescovato o di un cardinalato; se gli si ricusasse questo, [dice] che andrebbe a lamentarsene col signor Procuratore generale 753 e si dimetterebbe dall'amministrazione che gli era stata affidata. Mi mostrai stupita che egli non mi avesse parlato prima di questa cosa, dicendogli che quelle dame avevano avuto sempre, fin adesso, la cura sia spirituale che temporale [dell'ospizio dei trovatelli], come risulta dai battesimi, dalle confessioni per la Pasqua e dalle istruzioni per la prima comunione; [come pure la cura] di far dire la santa messa sia per i bambini che per le balie. [E dissi] che credevo che i signori del Capitolo avessero passato completamente tutta la direzione di quell'opera alle cure di quelle dame, con la riserva di milleduecento lire, di cui le dame rendevano conto a loro; e [dissi] che da pi di cinquant'anni che i signori del Capitolo avevano quella cura, non appariva che essi si fossero occupati d'altro che dell'amministrazione della detta somma; che per io parlavo senza aver sentito parlare di tutto questo dalle dame, che vedevo molto poco, e che quello che gli dicevo era secondo l'opinione pubblica. Si lament di non essere stato avvertito [del trasferimento] a Bictre. Gli feci presente che io credevo solamente che le dame non avessero avuto affatto il pensiero di doverlo fare e che la cosa era stata molto affrettata. Egli mi disse tante altre cose, e io a lui, cose che non posso comunicare. Egli non lasci di citarmi la risposta di suor Genoveffa 754 a quei signori, ma io gli feci capire che cosa essa avesse voluto dire. Se qualche buona persona potesse ottenere dalla regina questo luogo per [fondavi] una casa della Missione, si impedirebbero molti contrasti e si farebbe un gran bene. Dimenticavo di dirvi che, al mio rifiuto di parlarvi, il signor Le Roy decise di andar lui a trovare quelle dame e parlar loro energicamente. Se piace alla vostra carit di aver la bont di far vedere la lettera a madama de Romilly 755, la mander se vi sembra bene.

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Benediteci, per favore, e credetemi, Signore, la vostra obbedientissima serva e obbligatissima figlia. P.S. - Ricordandomi delle [nostre] grandi necessit, gli dissi che io credo che presto le dame sarebbero costrette a passare tutta l'opera a chi potesse tenerla. Ci manterremo sempre buoni amici, perch io gli avevo parlato sempre come neutrale. Penso che sarebbe necessario pensare al vino al pi presto.

L 186bis (A SUOR ANNA HARDEMONT, A MONTREUIL-SUR-MER) 756 (1647)

Carissima sorella, Mi date un po' di timore, quando vedo l'applauso di tutto il popolo [per voi]. O questo viene per fortificare la vostra debolezza e incoraggiarvi, oppure viene dal maligno per farvi prendere troppa parte a ci che Dio vuol fare in voi, e fare s che il mondo, al minimo difetto che vedr in voi o al primo dispiacere che ricever da voi, vi biasimi tanto o pi di quel che ora vi esalta. Se credete invece che questo venga da Dio, come vi deve umiliare, sorelle! Se viene dal maligno, quale timore vi deve dare! Domandate a Dio la grazia di farne buon uso, nell'uno e nell'altro caso. Ricordatevi, cara sorella, dell'avviso che vi ha dato il Signor Vincenzo, di procedere con dolcezza; ricordatevi, care sorelle, di essere sempre le pi piccole e le ultime nell'ospedale, e sopportate finch potrete prima di avvertire il signor Conte757. Sono molto contenta della decisione di codesti signori [amministratori], di eleggere una superiora dell'ospedale; obbeditele naturalmente in tutto quello che potrete, e non pensate che, per il fatto che vi umiliate, siate oggetto di disprezzo. Ho limitato un po' la quantit delle medicine che domandate, perch non si deve mai andare all'eccesso. Ricordatevi, care sorelle, che voi servite i poveri, che adoperate il loro denaro e che biso-

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gna risparmiare fino al soldo per tener tranquilla la vostra coscienza. Una grande quantit di medicine potrebbe andare a male, e inoltre dobbiamo usare solo medicine molto comuni. Non vi consiglio nemmeno di fare tutto il vostro catholicon 758 in una volta sola, perch molto meglio quando fatto nuovo.

L 60

AL SIGNOR VINCENZO (Verso il 1647)

Signore, Madama de Verthamont 759 non ha mancato di venire a trovar le dame e, dopo aver ancora fatto conoscere pi chiaramente che il piano di quei signori 760 era di farsi padroni assoluti di tuta l'opera 761, e dopo aver detto che ella credeva ch'essi sarebbero ben contenti che noi dessimo loro modo di dichiararsi, tuttavia ha accompagnato le dame nel modo che era stato deciso, e i detti signori non hanno mancato di farsi intendere, dicendo alle dame che accorderebbero loro tutto ci che volessero, e perfino che esse non dovrebbero dare che una ricevuta senza firma, del denaro che esse si riserveranno, mentre essi stessi si farebbero dare quietanza da tutti i commercianti e, come mi sembra, anche dalle balie. Le dame hanno pure fatto capire ch'esse non potrebbero intraprendere o continuare questo ministero se non fino a che si rimarr nelle prime disposizioni. E tutto questo colloquio si svolto col signor cancelliere 762, il quale, in conclusione, ha detto ch'egli metterebbe per scritto le intenzioni degli altri signori magistrati e le consegnerebbe alle dame. Il buon signor Le Roy 763, quando le dame lo videro e gli fecero sentire tutte queste proposte, disse loro che, se ci dovesse fermare l'affare, egli se ne ritirerebbe completamente. Se c' qualche altra cosa, queste dame ve la diranno domani nell'ora che la vostra carit ha indicato loro, alle tre pomeridiane. Sono, Signore, vostra figlia e serva. P.S. - Vi supplico umilissimamente, Signore, di avere la bon-

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t di mandarmi a dire se vi sembra opportuno che avvertiamo madama de Verthamont che voi e le dame sarete qui domani. Temo ch'ella s'irriter se la cosa non avvenisse, perch ha domandato alle dame quando ci sarebbe l'incontro.

L 190

AL SIGNOR VINCENZO [Agosto 1647]

Signore, Una buona dama, incitata da madamigella di Lamoignon 764 e dalla mano della divina Provvidenza, ci ha mandato cento scudi per questi poveri bambini. Siatele riconoscente, per favore, Signore, anche per noi, e permettete ch'io ricordi alla vostra carit la nostra suor Giovanna Lepintre 765. Vi supplico, se lo giudicate opportuno, li lasciarci i tre promemoria che vi abbiamo mandato per l'adunanza delle dame, per timore che non abbiano a smarrirsi nella vostra assenza. La mia indisposizione continua ed ho pensato che il nostro buon Dio, con questi s frequenti cambiamenti, tra un po' meglio e un po' peggio, voglia che io faccia conoscere alla vostra carit l'incostanza delle mie passioni, dalle quali dipendo a tal punto che, qualunque decisione io prenda, esse non mi lasciano libera di sottometterle alla ragione, poich per qualche giorno sono un po' calma, e subito ne perdo il controllo. Supplico umilissimamente la vostra bont per sapere se ha in qualche suo libro qualche immagine che rassomigli un po' a quella della Carit766. Mi pu fare il favore di darmene una? Vi chiedo scusa per questa libert. Il fatto che io non posso trovarne una come io desidero, e spero che questo m'aiuter molto, aiutata anche dalle preghiere della vostra carit, della quale sono, onoratissimo Padre, l'obbedientissima serva e indegnissima figlia.

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P.S. - Fatemi la carit, per favore, di darmi la benedizione del nostro buon Dio e la vostra nella santa Messa.

L 217bis ALLE CARISSIME SUORE ANNA E MARIA, F.d.C., serve dei Poveri 767 30 agosto (1647)

Carissime sorelle, Dio sia benedetto per la salute che vi d, cosa che per non posso credere fino a che non vedr uno scritto di suor Maria Lullen, poich non saprei comprendere perch non mi scrive, dopo averla assicurata che legger volentieri un suo scritto. Per le ragazze grandi dell'ospedale non posso dirvi altro che quello che ne avete detto al signor Conte768, non potendo ammettere nessuna singolarit tra di noi, e credo di averglielo fatto ben capire da qui, quando mi fece l'onore di parlarmi dei suoi santi propositi. Ma, mio Dio, cara sorella, bisognava che ci fosse una grave necessit per passare la notte fuori di casa. In nome di Dio, state attenta, e proponetemi qualche esempio di ci che avvenuto, affinch io possa comunicarlo al Signor Vincenzo per sapere se ci si potr fare. Credo che noi riceviamo le vostre lettere, ma temo che non riceviate le nostre, perch vi avevamo comunicato [la notizia] del ritorno di suor Antonietta 769 da Nantes, per avvertirne il signor Conte: credo che adesso ella sia a Montreuil. Vi supplico, cara sorella Anna, di far presente al detto signore col pi grande rispetto e dolcezza che le giovani che escono dalla nostra comunit non ci frequentano pi; [e ditegli questo] affinch la sua carit approvi che essa770 non vada pi all'ospedale, perch altrimenti temerei molto che questo impedirebbe che i propositi che ha su questa casa riescano secondo il suo desiderio. Credo che suor Hellot vi abbia avvertita che tutte le stoviglie

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che desiderate sono state comprate, ma che nessuno vuole incaricarsene a meno di cento soldi per il trasporto. Non mandateci pi burro, ve ne prego; ne abbiamo qui di molto buono a sei soldi. Supplico la divina bont di continuarvi le sue grazie, e sono, carissime sorelle, nell'amore di Ges Crocifisso, la vostra umilissima serva e la pi affezionata sorella.

L 201

ALLA CARISSIMA SUOR GIOVANNA LEPINTRE, Figlia della Carit a Nantes (Agosto-settembre 1647)

Carissima sorella, Due giorni fa ricevemmo le lettere che avevate indirizzate al signor Vacherot771; credo che sarebbe bene che faceste parlare con fermezza qualche persona autorevole all'incaricato della posta. Spero che la pazienza che avrete per sopportare tutte le piccole ripugnanze attirer dal nostro buon Dio la benedizione di cui avete bisogno per essere in pace, ma bisogna aspettarla con tranquillit. La settimana scorsa scrissi al signor des Jonchres 772, a madamigella de La Carisire e a suor Claudia773 e a voi: vi prego di informarmi se avete ricevuto tutte quelle lettere. Ho visto che parecchie volte il Signor Vincenzo desiderava scrivervi; se non l'ha fatto spero che lo far la settimana prossima. Dopo la mia ultima lettera, non mi ricordo di aver nient'altro da comunicarvi. Vi prego di dire a tutte le suore che le saluto e le prego che tutte le mattine si alzino con un coraggio rinnovato di servire bene Dio e i poveri; a suor Margherita Noret 774, che tutte stanno bene; sua sorella Francesca775 ha avuto la sua lettera, e a suor Giovanna 776 che il suo signor fratello, anche lui sta bene, per grazia di Dio. Non so se sia malato qualcuno dei parenti delle nostre suore. Anche se Caterina Bagard 777 ritornasse a Nantes, non avete nessun motivo di stare in pena. Cre-

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do che non abbia tanto ardire da andare all'ospedale; mi sarebbe stato impossibile impedirglielo, non essendo pi con noi. Ho fatto per lei quel che ho potuto, dandole una buona padrona, quando ha voluto assolutamente lasciarci. Adoriamo e amiamo sempre le disposizioni della divina Provvidenza, che la sola e vera sicurezza delle Figlie della Carit; pregate Dio per noi. Tutte le nostre suore vi salutano ed anche io, che sono, cara sorella, nell'amore di Ges Crocifisso, la vostra umilissima sorella e serva.

L 197

ALLA CARISSIMA SUOR GIOVANNA STEFANIA, F.d.C., serva dei poveri malati a Chantilly 778 7 ottobre (1647)

Carissima sorella, Aspettavo sempre di scrivervi mandandovi una suora. La Provvidenza finora non ce ne ha fatta trovare una ben adatta; spero che la settimana non passer senza che essa parta. Se conosceste che ci sia la comodit di un cavallo o di un carro domani e dopo, ci fareste piacere a comunicarcelo, poich noioso dover andare con la carrozza che non arriva fino a Chantilly. Dio sia benedetto perch ci continua a fare le sue grazie! Sperate sempre che la sua bont non vi abbandoner e che il desiderio della perseveranza che avete sar esaudito. Informatemi se madama di Saint-Simon 779 a Chantilly e credetemi, cara sorella, nell'amore di Nostro Signore la vostra umilissima sorella e serva.

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L 195bis ALLA CARISSIMA SUOR ANNA HARDEMONT, F.d.C., a Montreuil 11 ottobre (1647)

Carissima sorella, Mi stupite profondamente dicendo che non ricevete nostre lettere. Mi son presa l'onore di scrivere al signor Conte di Lannoy 780 in risposta alle notizie che ebbe la bont di darci a proposito del vostro arrivo, sul quale vi scrissi molto ampiamente e le lettere furono portate in codesta citt presso il signor Conte. La speranza che ho che le abbiate ricevute fa s che non vi ridir quello che vi comunicai. Abbiamo ricevuto il foglio per cui siete in pena. Suor Maria 781 non ci dice mai nulla: qual la sua occupazione principale? Con vostro comodo ci farete sapere la vostra attivit. Vi prego di salutare da parte mia tutte le buone ragazze782 che c'erano prima di voi, e continuate a trattarle sempre con rispetto, sopportazione e condiscendenza. E' morta una nostra suora di Saintonge. Tutte le altre suore della Compagnia stanno bene, grazie a Dio. Pregate per noi e credetemi, cara sorella, nell'amore di suo Figlio, Ges Crocifisso, la vostra umilissima sorella e serva. P.S. - Tutte le suore ed anche io salutiamo la nostra cara suor Maria. Le suore di Le Mans stanno bene, grazie a Dio, eccetto suor Giovanna Pangoy 783.

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L 126

ALLA CARISSIMA SUOR TURGIS serva dei poveri a Chars

784

, F.d.C.,

(18 ottobre 1647)

Carissima sorella, Abbiamo ricevuto, credo, tutte le lettere che ci avete scritte, e inoltre, vostre notizie da una lunga lettera che madamigella Viole 785 ci ha mostrata, mandatale da voi. Lodo Dio che la sua bont vi d del lavoro. Scrivendovi in questo giorno di S. Luca, vi prego di fare ancora una volta l'orazione sul soggetto della festa. Mi sembra, care sorelle, che qui troveremo tutti gli avvertimenti di cui abbiamo bisogno. Se avete malati solo nel paese, essi non devono essere molto lontani. Tutte le altre suore della campagna ne hanno spesso a una lega e pi, e in buon numero. Ecco una veste che vi mandiamo e che comincerete a mettere addosso. Credo che il miglior frumento qui costerebbe forse dodici franchi, ma quando faremo [il pane], non sar di solo frumento, perch lo mescoleremo per met alla segala. In questa stagione le uova sono care dappertutto: le nostre galline non ne danno quasi nessuno, bench abbiamo un gran numero [di galline], ma voi avete altre risorse nei campi che vi possono aiutare a fare a meno [di uova] durante questa grande carestia. Credo che abbiate ricevuto un lunga lettera che vi ho scritta otto giorni fa. Quando avremo trovato il vostro indirizzo sicuro, non mancherete di ricevere le risposte che facciamo a tutte le vostre lettere. Supplico Nostro Signore di darvi il suo Spirito, e sono, carissime sorelle, nel suo santo amore, la vostra umilissima sorella e affezionata serva. P.S. - Nella vostra firma bisogna mettere solamente Suora della Carit e serva dei poveri, senza mettere nell'ospedale di Chars786.

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L 196 AL SIGNOR VINCENZO, superiore generale dei Preti della Congregazione della Missione (19 ottobre 1647)

Signore, Mi dispiacque molto di non aver saputo che son venuti a trovarvi, per comunicarvi che, per grazia di Dio, non sono stata pi male quando la vostra carit mi lasci e continuo sempre meglio, il che mi permise di andare alla messa il giorno di S. Luca. Le dame de Herse787, de Traversay788, de Saint-Mand789 e Viole790 si riunirono ancora qui ieri senza che io ne sapessi la ragione n che esse sapessero di doversi riunire se non circa un'ora prima. Credo che fosse per rallegrarsi che la Provvidenza avesse fatto vedere la cura che vuole avere dei poveri bambini. Son giunte parecchie piccole elemosine, e il miglior soccorso quello di cinquemila lire che dovrebbero ricevere oggi: credo che siano [una parte] delle 8000, perch il ricevitore dell'ospedale di Parigi che deve ricevere la quietanza. Esse si aspettano molto dalla conferenza che la vostra carit decise di tenere, prima della partenza. Il loro cuore si tutto rinnovato in previsione di questo aiuto e sono decise a far continuare la loro opera a Bictre791 e perci madama Traversay e madamigella Viole ci devono andare luned e passarvi la giornata. Mi hanno incaricata di sollecitare il signor Drouart 792 a ricevere cinquecento lire da una parte e duecento dall'altra, e questo per ordine di madama la duchessa d'Aiguillon 793. Spero che il vostro ritorno finir di dar tregua ai grandi bisogni dell'opera di Nostro Signore, per il cui amore, Signore, sono la vostra obbedientissima figlia e obbligatissima serva.

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L 171

ALLA CARISSIMA SUOR BARBARA ANGIBOUST, 794 F.d.C., serva dei poveri malati a Fontainebleau (Novembre 1647)

Carissima sorella, Mille grazie per tutti i vostri benefici: non abbiamo mancato di mandare, come desideravate, il vostro dono al signor Lamberto, ma non posso ancora dare notizia se l'ha ricevuto perch non l'ho ancora visto; non vi vantavate forse di tutto il bene che la sua carit vi ha fatto? Domando scusa con tutto il cuore alla cara suor Anna 795, alla quale non posso scrivere questa volta. Credo che mi abbiate fatto la carit di assicurarla della volont che ho di scriverle, ma siccome voglio aprire il mio cuore con lei, aspetto di averne il tempo ed anche che essa mi mandi molte sue notizie, particolarmente sul modo di istruire le bambine. Vi prego, sorella, di accogliere i poveri pi che potrete. Un po' di tempo fa il Signor Vincenzo mi parlava delle suore addette all'istruzione, esprimendo il desiderio che seguissero tutte lo stesso metodo. Appena lo sapr completamente, non mancher di avvertirvene. Egli mi ha mostrato il suo dispiacere perch non vi avevo vista prima del vostro ritorno 796, ma credo che fosse solo per la pena ch'egli crede che ne avrete avuta; credo che il signor Lamberto gli avr dato le vostre notizie. Vi prego di non dimenticare la vostra buona penna alla prima occasione. Sono ben contenta che abbiate avuto notizie dei vostri parenti prima della vostra partenza. Anche suor Cecilia 797 sta bene, grazie a Dio; pregate per noi, vi prego; noi abbiamo ancora una nostra suora di Saint-Men798 gravemente malata. Abbiamo molto bisogno tutte di pensare alla nostra conversione; domandiamo la santa semplicit al nostro buon Dio, essa ci aiuter molto. Salutate molto la nostra cara suor Anna e ricevete i pi affezionati saluti da tutte le suore e da me in particolare, che sono, carissime sorelle, nell'amore di Ges e della sua santa Madre, la vostra umilissima sorella e affezionatissima serva.

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L 200 A SUOR TURGIS, F.d.C., serva dei poveri malati a Chars Parigi, 28 novembre 1647

Carissima sorella, Dio sia benedetto per il buon accordo e la santa pace che c' tra voi: cos bisogna vivere per essere cristiana. A maggior ragione per essere Figlia della Carit dobbiamo essere cos. Non ci comunicate il numero delle vostre alunne n [ci dite] se assistete i malati fuori dell'ospedale e quanti ne avete. E' cosa buona avvertire madama la marchesa d'O 799, ma credevo di avervi avvertita - come facciamo con tutte le altre suore - di mandare a noi tutte le lettere che scrivete. Dovete considerare una vera gloria, care sorelle, il portare gli zoccoli: chi di voi sapr conservarli meglio e a chi dureranno di pi? ce lo farete sapere. Ecco delle mutande gi tagliate, le confezionerete voi, per favore, perch noi siamo talmente prese dalle occupazioni che non sapremmo trovare qui una persona libera dall'ufficio. La nostra piccola suor Giovanna di Saint-Men morta, e dopo di lei, la povera suor Salom 800 con la quale abbiamo perduto molto; abbiamo ancora molto gravemente malata suor Michela e molte altre alla Casa madre e in citt, di modo che abbiamo bisogno pi che mai che il nostro buon Dio ci mandi delle giovani. Vedete un po' se non riuscirete a far venire la voglia a qualcuna del vostro villaggio. Suor Giovanna 801 di Richelieu nel numero delle malate, ma non molto grave, grazie a Dio. Pregate la sua bont di provvedere ai nostri bisogni e credetemi, carissime sorelle, nel suo santissimo amore la vostra umilissima sorella e affezionatissima serva.

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L 227

ALLA CARISSIMA SUOR GIOVANNA LEPINTRE, F.d.C., serva dei poveri malati 802 Festa di S. Andrea [= 30 novembre] (1647)

Carissima sorella, Mi sembra che da molto tempo non ho avuto vostre notizie; sono in pena [non sapendo] se avete ricevuto lettere per suor Enrichetta 803, suor Claudia804 e, credo, anche per voi. Vi prego di darmene notizia pi presto che potrete: mando le mie lettere al signor de Beaulieu 805. Poich questa lettera era solo per questo motivo, finisco, pregandovi di raccomandarmi alle preghiere delle suore, e di salutare molto cordialmente tutte le buone dame e i signori Padri, come anche il signor de Grenville e il signor de la Pinsonnire, dei quali sono umilissima serva. Buona sera, care sorelle; sono sempre nell'amore di Ges Crocifisso, la vostra umilissima sorella e serva. P.S. - Dopo scritta questa lettera ho ricevuto la vostra cara ultima, che mi ha consolata molto. Salutate con tutto il cuore le carissime sorelle e abbacciatele con tutto il mio cuore. Raccomando alle vostre preghiere la defunta suor Salom e Giovanna di Saint-Men e Michela, dello stesso luogo, che ha ricevuto l'estrema unzione stamattina.

L 204

ALLA CARISSIMA SUOR ELISABETTA MARTIN F.d.C., serva dei poveri malati a Richelieu

806

(Verso novembre 1647)

Carissima sorella, E' vero che avete un grandissimo motivo di lamentarvi di me, e vi domando umilissimamente perdono di non avervi scritto pi spesso; penso, cara sorella, che se foste stata in un altro luogo, sarei stata pi premurosa [di scrivervi], ma vi devo confessare che so-

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no in grandissima tranquillit per le nostre suore, sapendo che hanno la fortuna [di avere] la direzione dei nostri onoratissimi signori 807. Vi prego, sorella, di fare molto conto della loro direzione; la loro bont non impedisca il rispetto e la sottomissione che dovete avere per loro. Immagino che il vostro spirito si trovi ora in grande pace, essendo ormai fuori delle gravi difficolt e turbamenti da cui siete uscita. Non che io creda che non abbiate da fare nulla: [in questo caso] non vi giudicherei contenta; ma [sono lieta] di sapere che avete del tempo per praticare la carit, pensare alla vostra perfezione osservando i piccoli regolamenti, tanto o pi per gli atti interiori che per quelli esteriori, come sono il sopporto, la cordialit e la dolcezza, la correzione delle passioni, tra le quali la malinconia tra le pi pericolose. A questo ci servir molto la conformit alla volont di Dio, prendendo dalle disposizioni della sua Provvidenza tutto quello che ci capita di contrario ai nostri sentimenti. Se camminiamo cos alla presenza di Dio, saremo libere da molte pene che abbiamo per la ricerca e l'amore disordinato delle nostre soddisfazioni. Voglio credere che siete in questa pratica, e poich so che volete amare veramente Dio e servirlo per tutta la vita, supplico la sua bont di farvi questa grazia. Vi prego di scusare la mia memoria se tralascio di rispondere a qualche punto delle vostre lettere. Credo per di non averci mancato in quelle che vi ho scritto. Vi prego di salutare umilissimamente il signor Gauthier 808 e di raccomandarmi alle sue sante preghiere. Siate sicura, cara sorella, che ora pi che mai sono nell'amore del nostro caro Ges Crocifisso, carissima sorella, la vostra umilissima sorella e affezionatissima serva. P.S. - Non so se vi abbiamo comunicato la [notizia della] morte della nostra cara suor Salom 809 e di Margherita de Tourneton 810 e di parecchie altre, alcune delle quali di Angers. Tutte le suore vi salutano con tutto il cuore e non mancano di chiedere spesso vostre notizie.

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L 196bis AL SIGNOR VINCENZO (Verso il 1647)

Ricordarsi di avvertire le dame, che stiano attente, nelle istruzioni, a non parlar molto a quelle che sono gravemente malate, bench non abbiano fatto la confessione generale, ma solamente avvertirle di confessarsi dei peccati che avessero dimenticati o taciuti altre volte, se se ne ricordano, con la volont di confessarsi di tutti quelli che hanno commesso contro Dio e il prossimo. [Avvertirle anche], se potessero, di far loro recitare atti di fede, speranza e carit necessari alla salvezza, e impiegare molto tempo per disporre quelle che guariscono a fare propositi di vivere da buone cristiane, e insegnar loro come debbano fare. Ecco, Signore, l'avviso che la Madre, detta dei Sacramenti 811, ha dato a madamigella de Villenant. Ma ho ricevuto or ora questa lettera da madamigella de Lamoignon 812, che dice che madamigella de Saint-Mand propone di non dirne nulla nella grande assemblea. Se piace alla vostra carit, Signore, [voglia] ricordarsi di far capire quanto sia bene aiutare a far continuare un'opera buona cominciata, non solo in vita ma anche dopo la propria morte, quando intrapresa per amor di Dio, com' quella dei trovatelli; e [avvertire] che perci, coloro che fanno del bene con testamento, purch sia fatto con carit perfetta, ne hanno lo stesso merito di quello fatto in vita, avendo avuto la volont di farlo se avessero potuto, purch tale intenzione sia sincera. Credo che questo [avviso] potr servire, facendo presente il pericolo che tutto si fermi. Se piace alla vostra carit, [voglia] anche farmi sapere dove abita madama la presidente du Sault 813 per mandarle il biglietto per avvertirla dell'adunanza di domani, che voi non dimenticherete, per favore. Le dame sono molto rilassate nel trovarsi alla colazione [dei malati dell'ospedale], ma alcune meritano di esser lodate perch vi si comportano con molta premura. Perdonate, Signore, la vostra piccolissima figlia e serva.

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L 199

AL SIGNOR VINCENZO (Novembre 1647)

Signore, Mi sembrato che Dio abbia messo l'anima mia in una grande pace e semplicit nella meditazione che ho fatta, in modo molto imperfetto da parte mia, sulla necessit che la Compagnia delle Figlie della Carit continui ad essere per l'avvenire sotto la direzione che la divina Provvidenza ha loro dato, sia per lo spirituale che per il temporale . [In questa meditazione] credo di aver visto che sarebbe pi vantaggioso per la sua gloria che la Compagnia si estinguesse piuttosto che passare sotto un'altra direzione, poich sembra che questo sarebbe contrario alla bont di Dio. I segni sono che c' motivo di credere che Dio ispira e fa conoscere la sua volont per la perfezione delle opere che la sua bont vuol fare, fin dal principio quando fa conoscere i suoi piani. Ora voi sapete, Signore, che al principio di questa [Compagnia] fu proposto che i beni temporali della detta Compagnia, se essa venisse a mancare per qualche grave colpa, ritornerebbero alla Missione, affinch fossero impiegati per l'istruzione del popolo della campagna. Spero che, se la vostra carit ha inteso da Nostro Signore ci che mi sembra vi abbia detto nella persona di S. Pietro, che cio su voi voleva edificare questa Compagnia, essa perseverer nel servizio che Egli le chiede per l'istruzione dei piccoli e il sollievo dei malati. Quanto al parlatorio 814 non ho in mente nessuna decisione, ma per l'elezione delle dame, oh! io vedo sempre pi necessaria quella di cui parlai alla vostra carit, della quale, Signore, sono la vostra obbedientissima figlia e obbligatissima serva. P.S. - Supplico umilissimamente la vostra carit, se ne avete il modo, di tenerci domani la conferenza, e di farci il favore di avvertirci.

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1648

L 202 AL SIGNOR VINCENZO, Superiore Generale della Missione Mercoled mattina [17 gennaio 1648]

Signore, Siamo arrivate a Bictre 815 in buona salute, grazie a Dio, ma per non starci molto. Supplico umilissimamente la vostra carit di mandarci da domani il fratello fornaio, al quale ho gi parlato, per insegnarci e aiutarci a far fare un buon forno e trovarci una persona che se ne intenda bene. Sarebbe anche molto necessario cominciare a vendere il vino; se ne fa uno spaccio grandissimo in questo quartiere, in barili e grosse bottiglie, a causa dei soldati. Se si aspettasse ancora, c' da temere che la vendita non sia cos vantaggiosa. Suor Genoveffa 816 dice di credere che queste dame vogliano aspettare di avere del vi-

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no di minor prezzo per mescolarlo. Non credo che sarebbe una cosa facile, perch sarebbe necessario un ragazzo per questa vendita, e questo potrebbe portar via tutto il guadagno, oltre il fatto che sarebbe un grave imbarazzo per le nostre suore, che dovrebbero sempre stare attente che non si facessero torti, cosa che sarebbe molto difficile evitare. Supplico umilissimamente la vostra carit di ricordarsi che proprio otto giorni fa ci ha promesso la conferenza 817. Vidi ieri la sorella del signor Vacherot 818 che gravemente malata; mi disse di raccomandarla alle vostre sante preghiere e [di dirvi] che, se osasse, vi supplicherebbe di avere la bont di andarla a trovare. Se peggiorasse, [anche] io vi supplicherei volentieri; se lo credete opportuno, prego suor Giovanna 819 di avvertirvene. Credo che farebbe un gran bene alle nostre suore se voleste aver la bont di fare una visita anche alle suore della casa, per far capire a suor Hellot 820 il vantaggio che pu venire alla Compagnia se le suore si abituano alla sottomissione le une delle altre, e se quelle che sembrano avere pi autorit, dessero l'esempio di questo. Il lavoro delle nostre povere suore di qui quasi incredibile, non tanto per la grave fatica materiale, quanto per la ripugnanza che si ha naturalmente per questa attivit. Perci giustissimo aiutarle ad avere coraggio e far conoscere quello che fanno e che valore ha il loro lavoro davanti a Dio, come pure aiutarle con le preghiere. Io ne ho pi bisogno di tutte, essendo la pi debole di corpo e di spirito, quantunque abbia la fortuna di essere, Signore, la vostra umilissima serva e obbligatissima figlia.

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L 195

ALLE SUORE CARISSIME GIULIANA LORET ED ELISABETTA HELLOT, (a Parigi) Mercoled (17 gennaio 1648) 821

Carissime sorelle, C' mancato poco che partissi senza vedere la nostra malatina; vi prego di darmene notizie e dire a suor Francesca 822 che la prego di averne molta cura. Mandatemi pure notizie di madamigella Maria 823 e [fatemi sapere] se il Signor Vincenzo ha approvato che alcune suore andassero a vegliarla. Vi prego di sollecitare a S. Lazzaro perch il fornaio non manchi di venire domani, poich se io manco nel cominciare presto, temo che non potr ritornare nel tempo che ho detto. Vi prego che la sera824 si vada nelle camere tappezzate per lavorarvi e far vedere accesa la candela, affinch si veda dalla strada, ma che si abbia molta cura di tenere chiuse le porte, sia del pianterreno che della cameretta, come anche le finestre. Se avete notizie di mio figlio, vi prego di comunicarmele. Quando verr una nostra suora di buon'ora, vi prego di farmi portare l'orologio che attaccato alla spalliera del letto, ma bisogna metterlo in qualche posto in modo che non lo si veda. Mandatemi un po' d'inchiostro, vi prego; se avete anche un piccolo pane dal fornaio vicino a S. Nicola, vi prego di mandarcelo con delle erbe e con della cicoria. Saluto tutte le suore e raccomando loro con tutto il cuore di lavorare alla loro perfezione. Oh! come le vorrei volentieri tutte qui con i sentimenti che Dio mi d per questa grande opera. Sono profondamente edificata nel vedere l'unione della carit con la quale le buone suore compiono tutto quello che Dio domanda loro in questa santa opera 825. Buongiorno, carissime sorelle, credetemi tutta vostra e nell'amore di Ges e della sua santa Madre, la vostra obbedientissima sorella e umilissima serva. P.S. - Vi prego di comunicare a madama de Saint-Mand 826 di aver la bont di far sollecitare madama de Romilly 827 per ricevere il grano, e [di dirle] che gli altri l'hanno ricevuto quasi tutti, e che abbia la bont di far comprare della segala per mescolarla [al grano], e [vi prego] di farle le mie scuse perch non ho potuto pren-

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derla io, per il motivo che la carrozza giunta molto tardi e perch credo che domani verranno qui degli uomini per il forno: sarei ben contenta che ci fosse anche lei. Vi prego d'informarmi se i sacchi sono stati restituiti.

L 203

AL SIGNOR VINCENZO 23 gennaio (1648)

Signore, Ecco la lettera di madamigella de Pollalion 828 che attesta la fedelt di quest'uomo che si presenta per Bictre 829. Egli dice che oltre il resto, sa fare bene il pane, lavorare nel giardino, arare la terra e portare il carro. Son tutte cose che si devono fare in questo luogo e tutte costano molto, quando si deve far lavorare a giornata. Se la vostra carit lo crede opportuno, dir che impossibile aprire la porta per vendere il vino nel luogo che aveva indicato madama la presidente de Herse830, perch ci vorrebbero dei gradini della misura di almeno due tese831 o press'a poco. Son morti 52 bambini a Bictre da quando ci siamo, e ce ne sono anche quindici o sedici che non stanno molto meglio. Spero che quando tutto sar ben sistemato secondo il desiderio di quelle buone dame, i bambini non se ne andranno cos presto. Forse esse diranno che ho parlato del bisogno che c' che vi sia qui il S. Sacramento, non solo per la necessit ma anche perch Nostro Signore prenda possesso di questa casa, davanti agli occhi del popolo che s'interessa dell'opera in qualche modo. E questo mi fa prendere la libert di dirvi che mi venuto in mente che non soltanto le dame devono essere avvertite del giorno, ma occorre pure farlo annunziare efficacemente nelle prediche delle parrocchie, per obbligare la gente a fare del bene. Poich, vedendo quel luogo magnifico, che si crede appartenere ai bambini [trova-

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telli], e [sapendo] che lo dirigono tutte persone di nobile condizione, la maggior parte della gente crede che abbiamo grandi beni di fortuna, e invece dobbiamo chiedere in prestito quello che compiamo per le provviste, oltre tutte le altre necessit che conoscete. Se piace alla vostra carit, [vogliate] ricordarvi di richiedere delle ragazze per noi, che ne abbiamo un bisogno molto urgente, perch il lavoro della casa e altrove cresce tutti i giorni.fatemi sempre l'onore di credermi, Signore, la vostra obbedientissima serva e obbligatissima figlia.

L 169

(A SUOR TURGIS, A CHARS)

832

31 gennaio (1648)

Carissima sorella, Lodo Dio con tutto il cuore per la vostra salute migliorata e per la buona intesa di cui non ho mai dubitato, conoscendo la vostra buona suor Marta per il buon carattere. Ebbene, avete di che ben umiliarvi per il fatto che non avete da lavorare, o almeno molto poco; rifatevi con molti atti di virt, soprattutto con la pratica esatta delle vostre regole, poich, cara sorella, vedete, Dio vi domander conto del tempo che vi d per questo. Se mi credete, non darete ascolto a tutte le piccole difficolt che vorrebbero opporsi. Il tempo del lavoro sar presto passato per voi a causa della vostra et e ne avrete rimorso; inoltre, avendo con voi una giovane suora, siete obbligata a servirle di esempio. Saluto con tutto il cuore questa cara suora, e la supplico che la vista delle vostre difficolt le serva d'incoraggiamento per lavorare alla sua perfezione finch giovane. Parlando al Signor Vincenzo che scrivevate una lettera a ma-

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dama la marchesa833, egli mi ha caldamente incaricato di avvertirvi, cara sorella, che non solo voi, ma tutte le suore, non dovete scrivere a nessuna persona senza mandarci le lettere aperte, e per farvi vedere, cara sorella, che questo modo di scrivere gi praticato tra noi, ecco una lettera di suor Barbara, che ha fatto in questa maniera, e cos hanno fatto le suore di Nantes e di Angers, bench molto lontane. Questa mancanza che avete fatta da quando siete a Chars, l'attribuisco al fatto che non ne siete stata avvertita prima. Non m'informate se avete del lavoro in citt. Ricordatevi bene di questa pratica che c' tra noi, cio che dobbiamo lavorare per guadagnarci da vivere. Da poco tempo abbiamo delle suore presso Melun834. Oh, non si risparmiano davvero! Dio non ci ha liberate dalla preoccupazione di guadagnarci il nostro pane solamente per metterci nelle comodit e in riposo, ma per lavorare pi assiduamente, a imitazione del suo Figlio. Credo che le suore vi mandino quello che avete domandato, eccetto la stoffa per la fodera, poich stentiamo molto a trovarne per [le suore di] qui; potrete comprare qualche cosa che vi potr servire a questo scopo. Supplico la bont di Dio di darvi le grazie di cui avete bisogno per la pratica delle virt che desiderate, e sono, carissima sorella, nel suo santissimo Amore, la vostra obbedientissima e affezionatissima sorella e serva.

L 208 ALLA CARISSIMA SUOR ELISABETTA TURGIS, suora della Carit, serva dei poveri malati, a Chars verso Pontoise Venerd 6 marzo (1648)

Carissima sorella, Non conosco nessun catechismo molto ampio se non quello del signor cardinale Bellarmino 835, ma mi sembrato che il signor Lamberto non giudichi che sia opportuno che noi ce ne serviamo

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per far lezione ai fanciulli e nemmeno alle giovani, informandomi che era adatto solo ai parroci. E per dirvi la verit, cara sorella, sarebbe molto pericoloso per la nostra Compagnia se volessimo cominciare a parlare in modo dotto, non solo per il nostro interesse particolare, che cos inclinato alla vanit, ma anche per paura che diciamo degli errori. Il parere del Signor Vincenzo che andiamo avanti con grande semplicit, e voi sapete come dobbiamo esser deferenti a lui e ai suoi ordini. Tuttavia gliene parler 836 e dopo pranzo mander la vostra lettera a madama la marchesa d'O 837. Mi hanno detto che suor Marta cos grassa che non si riconosce pi; mio Dio!, come ho paura dei luoghi dove si sta troppo comode per la nostra condizione! Vi prego, sorella, state attenta che sia occupata e in lavori faticosi, pi che potr. Non avete dei malati nei piccoli villaggi vicini? Per le giovani delle quali ci parlate, sapete quali qualit devono avere per esser adatte a noi; se le giudicate tali, sarebbe molto opportuno che facessero un viaggio per presentarsi, prima di farle venire definitivamente. Buongiorno, cara sorella, pregate Dio per me, che mi perdoni le mie vilt e debolezze verso me stessa, che m'impediscono di diventare come Egli mi vuole. Saluto la nostra cara sorella, e sono, di tutt'e due, cara sorella, nell'amore di Ges Crocifisso, la vostra obbedientissima e umile serva.

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L 209

ALLA CARISSIMA SUOR ANNA HARDEMONT, F.d.C., serva dei poveri malati a Montreuil 838 31 marzo (1648)

Cara sorella, E' poco tempo che vi ho scritto e vi comunicai che veniste qui a fare un giro, conducendo le buone giovani che vogliono venire [tra noi] e la piccola, se il signor Conte 839 lo desidera; conoscerete la sua volont riguardo a una suora che avevate domandato, e se egli lo giudica opportuno, la condurrete con voi. Raccomandateci a suor Maria840 e a tutte le altre buone sorelle841; siate loro sempre, ve ne prego, di buon esempio, sia per la pazienza che per la dolcezza, la modestia e l'osservanza di tutte le regole. Supplico Dio di darvene la grazia, e sono, cara sorella, nell'amore del suo Figlio Ges Crocifisso.

L 207bis AL SIGNOR VINCENZO Festa di S. Monica [= 4 maggio] (1648)

Signore, Credo che madamigella Viole 842 proporr un fornaio 843 per cuocere il pane a Bictre: se la vostra carit lo giudica bene, ditele che gi ce n' uno che lavora molto bene e che ci siamo trovate bene col suo modo di lavorare, poich temerei molto che se ne prendesse un altro che non fosse cos adatto, sia per il bene dei bambini che per le suore. Il signor parroco di S. Lorenzo 844 si lamenta sempre di non ricevere ci che gli spetta per i battesimi; le dame vogliono che facciamo causa contro il parroco di S. Cristoforo 845, ma poich non ha nessuna copia del contratto di fondazione, non lo pu fare, oltre il fatto che il detto signor [parroco] di S. Cristoforo si lamentava di non ricavarne nulla. Credo, Signore, che sarebbe necessario che quelle dame si dessero premura di saperne la ragione, e sarebbe

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cos molto facile far fare i documenti necessari al signor [parroco] di S. Lorenzo. Da ieri mi venuto in mente di proporre alla vostra carit, se lo trovasse opportuno, per non urtare tanto il signor parroco di Chars 846, di mandare suor Giovanna Cristina 847 al posto di suor Turgis, e di destinare suor Giacometta a Chantilly, perch prevedo che bisogner togliere da Chars anche quella che vi rimasta, per non trascurare l'avvertimento della persona sconosciuta; ma l'una e l'altra domandano, da molto tempo, di fare i voti, e credo che sarebbe affliggerle troppo se li rimandassimo. C' gran motivo di sperare che sar una cosa di grande utilit, essendo l'una e l'altra abbastanza mature di spirito e di et gi avanzata. Per favore, abbiate la bont di darci al pi presto la risposta su questo punto, perch stringe il tempo per Chars e per me, per dirmi, Signore, la vostra obbedientissima serva e indegna figlia.

L 211

AL SIGNOR VINCENZO 13 maggio 1648

Signore, Ci vien fatta viva istanza di mandare due suore, una a Crespires 848 e l'altra a Maule, e sono di quelle che gi da molto tempo hanno chiesto alla vostra carit di consacrarsi a Dio con i voti. Sono gi sei o sette anni che sono nella Compagnia senza aver mai mostrato disgusto [per essa], ma al contrario, sono state sempre di ottimo esempio. Se piace alla vostra carit permetterlo loro, [potranno] domani mattina ascoltare la messa prima di partire e fare questa santa azione: non partiranno che verso mezzogiorno. Vi prego di avere la bont di avvertirci, se lo consentite e se

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avranno la consolazione di ascoltare la vostra santa messa a questo scopo. Ho un grandissimo bisogno che Dio mi faccia la grazia di parlarvi e che la vostra carit mi creda sempre, Signore, la vostra obbedientissima figlia e umilissima serva. P.S. - Una delle suore si chiama Andreina 849 ed di una localit vicina a Tours, e l'altra Caterina di Gesse 850, che serviva i poveri a S. Gervaso.

L 303ter ALLA CARISSIMA SUOR GIOVANNA LEPINTRE 851, F.d.C., serva dei poveri malati nell'ospedale di Nantes 17 maggio 1648

Carissima sorella, Vi mando queste poche parole solo per assicurarvi che abbiamo ricevuto le vostre lettere e quelle del signor de Beaulieu 852, alle quali abbiamo risposto mercoled scorso. Scusatemi, vi prego, se non rispondo sempre a tutti i punti delle vostre lettere: il fatto che, siccome spesso sono le stesse cose, mi sembra che vi abbia gi risposto molto in ampio, eccetto i cambiamenti delle suore, che voi mi segnalate di parecchie. Vi assicuro, cara sorella, che vorrei che ci fosse possibile per la vostra soddisfazione, o meglio per il bene che la vostra carit spera che ne venga, ma per i luoghi lontani le difficolt sono molto grandi. E poi non opportuno: il fatto sarebbe di troppo cattivo effetto, ma spero che il signor Lamberto 853, venendo a visitarvi, aiuter molto tutte le suore a trovare la loro pace e soddisfazione nel compimento della volont di (Dio) mortificando la loro. Conosco le pene di tutte voi; ma anche, care sorelle, so che questo il giogo del Signore e che Lui stesso ha la bont di renderlo dolce e soave a quelli che lo portano per suo amore. Vi auguro con tutto il cuore questa perfezione, e sono, cara sorella, in questo medesimo amore, la vostra obbedientissima e affezionat(issim)a sorella e serva.

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L 33bis

AL SIGNOR VINCENZO (Verso il 1648)

Signore, Credo che sia estremamente necessario che togliamo presto oggi questa povera signorina, che sembra che il nostro buon Dio voglia salvare, strappandola dal pi pietoso pericolo, purch non sia abbandonata, perch, se la lasciamo in libert, sar perduta completamente, per parecchi motivi che dir alla vostra carit, quando Dio mi far la grazia di potervi parlare.... 854

L 178

AL SIGNOR ABATE DI VAUX (a Parigi) 29 maggio (1648)

Signore, Supplico Dio con tutto il cuore di indirizzare secondo il suo beneplacito il vostro affare, dal quale spero che sar glorificato. Ecco una lettera di suor Cecilia855, che mi sembra che si obblighi ad aspettare notizie dei signori Padri 856. Vi supplico, signore, di farci la carit di fare attenzione all'avvertimento del bigliettino, accluso alla lettera. Uno dei giorni scorsi rimandammo indietro una ragazza per il medesimo motivo. Un po' di malessere mi spinge a finire e ad assicurarvi che sono veramente, signore, nell'amore di Ges Crocifisso, la vostra obbedientissima e umilissima figlia e serva.

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L 180

AL SIGNOR ABATE DI VAUX (a Parigi) (Verso maggio-giugno 1648) 857

Signore, Dio voglia che la suora che porta la presente lettera trovi che non siete partito, che prima io possa avere vostre notizie e che essa me ne possa portare una sulla vostra perfetta salute. Vi mando un po' di conserva, signore, il cui uso vi far ancor meglio delle tavolette [medicinali] che vi avevo detto. Credo che non abbiate avuto notizie di quei signori (amministratori) di Angers e che la Provvidenza abbia permesso cos, poich avremmo avuto gran difficolt a dar loro delle suore in questo momento 858. Supplico Dio che il vostro viaggio sia felice, e io sono nel suo amore, signore, la vostra umilissima e obbedientissima serva. P.S. Ho detto al Signor Vincenzo che sareste andato da lui per parlargli del vostro affare, del quale gli ho esposto la situazione ultima che mi avete fatto l'onore di espormi. Mi ha mostrato di essere addolorato per non avervi parlato. Non saprei dirvi se perch non approva che vi siete disfatto dell'arcidiaconato o per il modo di trattarne 859.

L 175

ALLA CARISSIMA SUOR BARBARA ANGIBOUST, F.d.C., serva dei poveri malati a Fontainebleau (Verso maggio-giugno 1648)

Carissima sorella, Oh, che gran torto avete a credere che sono inquieta con voi! Non ammettete mai, ve ne prego, questo cattivo pensiero; credo che ormai non sar pi nel vostro spirito, e che il motivo [di quel pensiero] fosse il fatto che sono stata tanto tempo senza scri-

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vervi. Non che non l'abbia desiderato molto, ma le occupazioni e le mie indisposizioni me ne hanno tolto il tempo. E poi, cara sorella, in varie occasioni avete avuto qualche cosa che valeva molto di pi delle mie lettere. In quaresima aveste il sig. Thibault 860 e prima avevate scritto al Signor Vincenzo e dopo al sig. Lamberto. Ora, mia buona sorella, tutte queste risposte e consolazioni vi servivano pi di dodici lettere da parte mia. Per quanto riguarda la vostra domanda di abiti, aspetteremo ancora vostre notizie, essendo necessario - mi sembra - che, se suor Anna deve essere vestita, venga in questa citt. Credo che non vi manchino in questo momento le occupazioni, e che per il momento non dovete pensare che a fare una buona mietitura in questo prezioso tempo della missione. Vi supplico di salutare umilissimamente il sig. Thibault da parte nostra e da quella delle sue buone figlie che continuano sempre a fare bene, grazie a Dio. Raccomandatemi molto a suor Anna Scoglige861 e ditele che aspetto che essa rinnovi completamente i propositi che mi manifest a Nantes, senza i quali non l'avrei fatta venire, cio un'esatta osservanza di tutte le regole e una continua mortificazione del giudizio e della propria volont; anche voi, cara sorella, ne son sicura, siete con questi stessi sentimenti. Lo desidero con tutto il cuore e [prego] che piaccia alla bont di Dio di fare a me questa medesima grazia, poich sono nel suo santissimo amore, cara sorella, la vostra obbedientissima e umilissima serva.

L 432

(A SUOR BARBARA ANGIBOUST, a Fontainebleau) (Verso il 1648)

Credo, cara sorella, che abbiate la fortuna di avere la nostra

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buona Regina a Fontainebleau. Se Sua Maest vuol parlarvi, non fate difficolt, anche se il rispetto che dovete alla sua persona vi d un certo timore di accostarla. La sua virt e la sua carit danno confidenza ai pi piccoli per esporle i loro bisogni: non mancate di dirle soprattutto quelli dei poveri, secondo la verit. Non necessario, care sorelle, che vi raccomandi la modestia e il riserbo con modesto gran mondo; so che queste virt sono molto stimate da voi; ma fate naturalmente per i vostri poveri tutto quello che potrete: ve ne prego, particolarmente per il servizio spirituale che dovete loro.

L 249

ALLA CARISSIMA SUOR GIOVANNA LEPINTRE, F.d.C., serva dei poveri, a Nantes 6 giugno (1648)

Carissima sorella, Lodo Dio con tutto il cuore perch, nel tempo che avete destinato, la sua Provvidenza vi ha dato un cappellano, proprio come ci vuole per la sua gloria e per il bene dei poveri e anche per il vostro; ma in nome di Dio, care sorelle, guardatelo con questo occhio, avendo per lui un gran rispetto e onore con sottomissione alla sua direzione. Il Signor Vincenzo dice che potete andare a confessarvi da lui. Ma ricordatevi che, per quanto sia buono, anche se fosse un santo che Dio abbia risuscitato, bisogna star molto attente a non avere familiarit con lui. Oh, sorelle, sapete il pericolo che c' e il grande turbamento che ci pu mettere nelle comunit, e quanto difficile riparare il male, una volta entrato da questa porta. In nome di Dio, non state per nulla in pena e inquietudine per le vostre lettere che ci sono fedelmente consegnate, e voi vedete che anche le nostre vi arrivano. Quando c' un po' di ritardo, piuttosto che inquietarvene, pensate che sono dimenticate e qualche volta portate pi lontano dai corrieri, ma non turbatevene. Voi siete sempre sicure che non manchiamo mai di premura n di affetto, ma alcune volte impieghiamo il tempo per altre, e che

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inoltre le nostre occupazioni aumentano continuamente. Raccomandate caldamente tutto il nostro buon Dio. Ci sono venute pi di quindici suore dopo Pasqua. Salutate tanto suor Enrichetta 862 e suor Claudia863: la prego di non ammazzarsi con la sua farmacia. Una buona persona che vi vuol bene, m'ha scritto di tutte voi in particolare, e questo mi fa dirvi che non dovete meravigliarvi dei piccoli cambiamenti che vedete nello spirito delle persone con le quali agite. A suor Margherita 864 [dico che] la prego di ricordarsi che se non molto fedele a Dio, dovr rendergli un severo conto alla sua morte. Oh, com' pericoloso ascoltare la carne e il sangue! A suor Maria865 [dico] che si ricordi delle ultime parole che le ho dette quando part da qui. Completer [il mio pensiero] con tutte un'altra volta. Supplico la bont di Dio di darvi le sue pi care benedizioni, e sono nel suo santissimo amore, cara sorella, la vostra obbedientissima sorella e umilissima serva.

L 323bis AL SIGNOR VINCENZO (Giugno 1648)

Signore, Il signor Lamberto 866 vi dir delle gravissime condizioni in cui si trova la nostra cara suor Luisa di S. Giacomo. Supplico umilissimamente la vostra carit di fargli comprendere che cos' la benedizione che il nostro Santo Padre ci ha concessa e il modo di applicarla, affinch la nostra povera suora possa partecipare a questo grande bene. Vi supplico umilissimamente di permettermi di andare a visitarla domani, se posso avere un mezzo comodo, ed anche madama de Marillac867 e con lo stesso mezzo fare le tre sante stazioni nella via S. Dionigi, vicinissime l'una all'altra. E se la vostra carit volesse avere la bont di parlarmi sabato, ne sarei molto lieta per comunicarmi domenica, per lucrare il giubileo. Vi supplico umilissimamente di aver la bont di informarmi se necessario che scriva a suor Barbara 868 a proposito della piccola che ci ha

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mandato869, tenendo conto di quello che me ne comunica; come pure [di dirmi] quello che le devo comunicare di quella donna e delle due figliole di cui ci parla nella sua lettera che ho ricevuta e che vi mando. Se il signor Lamberto mi fa la carit di dirvi tutti i lamenti che gli sono stati fatti su di me, vedrete bene il bisogno che ho che voi mi concediate ci che vi domando per sabato. Il signor cappellano di Madamigella 870 mi ha informato or ora a voce che egli si prenderebbe la pena di venire a casa vostra per comunicarvi la lettera di suor Barbara e che la farebbe leggere anche a me.. Non gli avevo fatto saper nulla da parte vostra. 871

L 181bis

ALLA CARISSIMA SUOR BARBARA ANGIBOUST, F.d.C., serva dei poveri di Fontainebleau 24 giugno (1648)

Carissima sorella, Avrete un gran motivo di lamentarvi di me, perch vero che troppo tempo che non vi ho scritto, senza potervi dire che cosa me lo impedisce se non gli affari che vengono spesso uno dopo l'altro, la morte della povera cara suor Luisa di S. Giacomo de la Boucherie, le malattie di parecchie altre [suore] e l'uscita di alcune, oltre all'aspettativa in cui ero di potervi mandare da un giorno all'altro una suora, senza poter trovare chi: infatti, quantunque ci siano discretamente molte persone qua dentro, quando si tratta di mandarne una in qualche luogo, non sappiamo su chi mettere gli occhi, perch quelle che sono adatte a una cosa, non lo sono per un'altra; e soprattutto, cara sorella, quello che ha fatto s che non

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mi sia tanto preoccupata la convinzione che ho avuta che voi non avevate bisogno di consolazione mentre avevate la fortuna di avere la missione872. Ecco finalmente suor Giovanna Cristina 873, che il Signor Vincenzo ha creduto bene che venisse con voi, perch crede che tra poco sarete incaricata di fare la visita dei bambini, ed necessario lasciare al vostro posto qualcuna che possa contentare: voi la informerete di tutto ci che c' da fare. Ecco, cara sorella, la vostra buona figliolina che, per il momento, non per nulla adatta a noi. Credo anche che fareste bene a metterla in qualche famiglia, purch sia di persone perbene, come presso qualche contadino, anche se, da principio, non dovesse far altro che custodire le mucche; e poi, man mano che crescer, le si potr far fare qualche cosa di pi, e dopo che avr servito tre o quattro anni, se Dio le d la volont di servirlo presso di noi, la potremo prendere, e sar meglio che sia lei a desiderarlo, quando sar in et capace, anzich venire adesso che non sa ancora quello che vuole. Spero che Dio benedir la carit che il vostro cuore ha per lei, e vi far trovare qualche buona occasione per sistemarla. Di questo lo supplico, e sono nel suo santo amore la vostra umilissima sorella e serva affezionata. P.S. - Il signor cappellano di Madamigella 874 ha ricevuto la vostra lettera, non so con quale mezzo, e l'ha fatta vedere al Signor Vincenzo, il quale giudica che molto opportuno che non parliate pi n scriviate su questo argomento. Vi raccomando molto suor Giovanna: non molto tempo che stata molto malata; state attenta ai suoi bisogni, ve ne supplico; voi la conoscete, una ragazza pacifica.

L 320 ALLA CARISSIMA SUOR CECILIA 875, F.d.C., serva dei poveri malati dell'ospedale di Angers (Luglio 1648)

Carissima sorella, E' vero che sono alcuni giorni o tre settimane che non mi sono

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data la consolazione di scrivervi; ma non che non l'abbia desiderato molto, bens ne sono stata impedita da una certa indisposizione e da molte malate e da piccoli affari che ci occupano pi del tempo che abbiamo. Vi prego, cara sorella, di non sopraccaricarvi di lavoro, poich credo bene come voi, cara sorella, che tutte le nostre care sorelle non sono l per stare con le mani in mano anche se fossero dodici876, e nemmeno per non impiegare il tempo nel modo pi utile, e (credo) che, anche nel tempo che potreste fare il bucato, non vi tirereste indietro. Anche se non poteste farlo interamente, almeno quelle di voi che vi fossero occupate, diminuirebbero il numero delle donne che dovreste prendere. Ma obbligarvi a fare il bucato, anche se foste un numero pi grande, sarebbe per voi un grande inconveniente. Mi sono informata da suor Maria Marta 877 quale sarebbe l'ufficio di quella che fa gli impiastri: mi ha detto che una suora vi potrebbe essere ben impiegata; non mi sembrerebbe [esserci] nessun altro inconveniente, purch la suora non si muovesse dalle sale e preparasse gli impiastri nel vostro reparto; se fosse necessario che li facesse altrove o fosse obbligata ad andare spesso dal chirurgo, questo non sarebbe bene. Ne potete parlare con confidenza a quel buon signore che vi ha fatto questa proposta. Per quanto riguarda i cambiamenti di luogo 878, supplico la bont di Dio di preservare voi e tutte le nostre care suore dall'averne un desiderio preordinato. Se il diavolo ne suggerisce loro qualche pensiero, le avverto di non ascoltarlo, ma respingerlo come cattive tentazioni. Non saprei dirvi che sia andata bene a quelle a cui sono capitate tali cose. Bisogna essere di Dio, carissime sorelle, in tutt'altra maniera. E chi siamo noi a voler fare, da noi stesse, la scelta delle nostre vie? lasciamo fare a Dio. Sono sicura che avrete certamente scoperto il vostro interno al signor Lamberto e che questi non avr mancato di parlarne al Signor Vincenzo; rimanete in pace fino a quando la divina Provvidenza vi faccia ordinare che cosa domanda da voi. Supplico Nostro Signore che vi faccia questa grazia, e sono, carissime sorelle, nel suo santo amore, la vostra umilissima e affezionatissima sorella e serva, ecc.

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L 82

ALLA CARISSIMA SUOR ELISABETTA MARTIN F.d.C.,serva dei poveri malati a Richelieu

879

(Verso il 1648)

Carissima sorella, Lodo Dio con tutto il cuore per la buona salute che vi d, specialmente a suor Anna880, che supplico di farne buon uso, come anche di tutte le altre sue grazie, per paura che non le siano rinfacciate nel giorno del giudizio. Oh, sorelle, come dobbiamo temerlo! e io credo che non ci pensiamo abbastanza e che spesso riceviamo volentieri le grazie di Dio e invece di umiliarcene, ce ne insuperbiamo senza pensarci, oppure ci serviamo di queste stesse grazie - sotto apparenza di carit - come se ci appartenessero e fossero prodotte da noi: Dio ci tenga lontane da questa sventura! e per fare tutto quanto possiamo per non cadere in essa, umiliamoci con la sottomissione alle creature, con la mortificazione dei sensi e delle passioni, e con l'adattarci al beneplacito di Dio in tutte le decisioni che ha per noi. Vi prego, care sorelle, di rallegrarvene molto. Sono molto preoccupata dell'indisposizione di suor Elisabetta, la prego di informarmene ampiamente; credo che sia necessario che si purghi molto spesso, ma in modo blando, e che tutte le mattine prenda a digiuno un bel bicchiere d'acqua di orzo ben bollita, per molto chiara, nella quale metter un po' di buon miele o di zucchero, e altrettanto la sera, ma molto dopo la cena. Mi sembra, suor Anna, che mi abbiate comunicato qualche cosa per l'uso del vino; in nome di Dio, non abituatevici, perch, per quanto io vi conosco, credo che vi farebbe molto male. Ho molta fretta; buona sera, care sorelle, pregate Dio per me

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e per tutta la nostra Compagnia, e credetemi, care sorelle, nell'amore di Ges Crocifisso, la vostra umilissima e affezionatissima serva.

L 239

ALLA CARISSIMA SUOR BARBARA ANGIBOUST 881 Venerd (1648)

Carissima sorella, Vi prego di dire che si rivesta il piccolo Francesco tutto di bianco, dalla camicia fino all'orlo del berretto; che sia digiuno dal mattino e che, se il signor suo padre manda a cercarlo, domandiate a quelli che verranno a cercarlo se bisogner condurlo; ed anche, senza domandarlo, bisogna - se vi piace - che andiate con lui e, in qualunque luogo vada, non perdetelo di vista, a meno che il signor de Charny stesso vi rimandasse indietro, e in questo caso mi verrete a trovare qui. Ho ricevuto notizie del Signor Vincenzo, il quale desidera per tutte voi molta pi perfezione di quanto non ne abbiamo; al suo ritorno, vi dir il resto. Vi saluto tutte, sorelle, nell'amore del cuore di Ges Crocifisso, [e sono], carissime sorelle, la vostra umilissima sorella e serva. P.S. - Sorella, vi prego di dire a suor Genoveffa 882 che le raccomando molto i piccoli bambini; domani, dopo che essi saranno andati a letto, mandatemi suor Giovanna Battista 883.

L 88

ALLA CARISSIMA SUOR ELISABETTA MARTIN 884, serva dei poveri, a Richelieu 3 agosto (1648)

Carissima sorella, Il nostro buon Dio vi rende dunque molto partecipe delle sue

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sofferenze, permettendo che stiate molto male, a quanto il signor Gauthier885 ha avuto la bont di comunicarmi. Supplico la sua bont di darvi le sue consuete consolazioni, che d alle anime che Egli vuole santificare per questa via. Due cose in questo ci possono essere di grande aiuto: una [] l'amore che dobbiamo avere per onorare la sofferenza del Figlio di Dio, e l'altra, il pensiero frequente che questa vita di breve durata e che le sofferenze, portate bene, ci conducono felicemente all'eternit. Amiamole dunque, cara sorella, e facciamo molti atti di volerle di buon cuore, finch la volont di Dio le vorr in noi. Siate sicura che un segno dell'amore che Dio ha per voi, poich con questo vi rende in qualche modo simile a suo Figlio. Soffrite dunque, col medesimo spirito, con sottomissione a tutto quello che Dio vorr da voi; e servitevi di tutti i mezzi che vi saranno dati per ricuperare la salute. Prego suor Anna 886 di aver grande cura di voi: son sicura che lo fa gi, ma mi auguro che lo faccia con spirito di perfetta carit e come un dovere. So, cara sorella, che vi ama e vi onora, e questo mi d grande sicurezza che non mancher [di soddisfarvi] in tutto quello che desiderate da lei, ma vi prego anche di domandarle, con grande confidenza, tutte le cure di cui avrete bisogno. Se provate pena ad assoggettarvi a tutto ci a cui la vostra malattia vi costringe, anche in questo, cara sorella, dovete vedere e amare la volont di Dio. Lo supplico con tutto il cuore di darvi la perfezione del suo santo amore, nel quale sono, carissime sorelle, la vostra umilissima serva e affezionatissima sorella, indegna suora della carit. P.S. - Saluto con tutto il cuore suor Anna e vi prego di fare lo stesso con madama de Bachets: se a Richelieu, ditele, vi prego, che madama la marchesa di Mortemart 887 molto afflitta per quello che ha fatto delle reliquie di madamigella sua figlia. La prego di darcene notizia al pi presto.

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L 319 ALLA CARISSIMA SUOR GIOVANNA LEPINTRE, F.d.C., serva dei poveri malati nell'ospedale S. Renato a Nantes (Agosto 1648)

Carissima sorella, Mi rallegro e lodo Dio per la consolazione che la sua bont vi ha dato con la visita del signor Lamberto 888, e lo supplico che questa visita non abbia solo colpito il sentimento, ma che sia stato un buon seme gettato nella terra buona dei vostri cuori, che fruttifichi abbondantemente per le necessit che ne avrete per l'avvenire, perch si deve essere donne forti. E difatti, poich vi chiamate Figlie della Carit e sapete che la vera carit ama e soffre tutto, perfino le contraddizioni e le ripugnanze pi difficili, spero che voi tutte la praticherete, ma non potrete farlo se prima non siete state esattissime nella pratica di tutti gli avvisi che sono nei vostri piccoli regolamenti. Non forse ragionevole, care sorelle, che - poich Dio ci ha fatto l'onore di chiamarci al suo servizio - noi lo serviamo nella maniera che gli piace? Salutate tanto a nome mio tutte le nostre care suore, che abbraccio con cuore affettuoso, guardandole come persone che si vogliono rinnovare tutte nel desiderio di fare il bene e di essere fedeli a Dio. Oh, care sorelle, come mi dolce questo pensiero e quanta consolazione mi d. Il signor Lamberto mi ha comunicato che sarebbe opportuno che ritirassimo suor Margherita Noret 889; ecco perch vi prego che, appena ricevuta la presente lettera, la mandiate al pi presto ad Angers, con qualche mezzo molto sicuro. Noi facciamo partire questa settimana un'altra suora 890 per occupare il suo posto che essa trover ad Angers, ed essa torner qui con quelle 891 che ritornano a noi da Angers. Ma prima parlatene al signor des Jonchres 892 e supplicatelo di avvertirvi se dovete parlarne a qualcuno dei signori [Padri] dei poveri e [fatevi indicare] chi, o meglio se sar proprio lui stesso: io sar onorata di scrivergli su questo punto. Vi prego, sorella, di dire a suor ....893 che il sig. suo fratello passato di qui uno dei giorni scorsi, sta molto bene, ha chiesto notizie di lei e ha detto che le ha scritto o che le scriver, ma [la lettera] non passata di qui, poich non ho visto nessuna lettera per

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lei. Il fratello e il nipote di suor Enrichetta 894, tutt'e due a S. Lazzaro, stanno bene, grazie a Dio. Sua sorella con l'altra sua figlia presso madamigella Pollalion 895 e sta bene, come anche suor Pierina 896 che sta ancora vicino a Forges; e per quanto riguarda voi, il vostro zio e la vostra zia, vicino a Notre-Dame, stanno bene, grazie a Dio, e si raccomandano a voi, come anche l'altra vostra zia che un po' nel dolore per la morte di vostro zio gi tre mesi fa. Essa continua sempre nella sua attivit e anche i suoi figli che trovano difficolt a progredire. Siete molto fortunata per il fatto che il nostro buon Dio vi abbia tolto ogni attaccamento per essere pi perfettamente tutta sua. Supplico la sua bont di continuarvi [a dare] le sue sante grazie, e sono nel suo santissimo amore, cara sorella, la vostra umilissima sorella e affezionata serva, suora della carit, serva dei poveri, indegnissima.

L 323

ALLA CARISSIMA SUOR CECILIA AGNESE F.d.C., serva dei poveri ad Angers

897

(Agosto 1648)

Carissima sorella, Nostro Signore ci riempia continuamente con le sue sante benedizioni e cos anche tutte le nostre carissime sorelle, che saluto nel suo santissimo amore. Sono impaziente perch non ho il tempo di scrivervi con piena comodit, ma non ho il tempo. Vi dir solamente, riguardo alle giovani 898 che il signor Lamberto ha ricevuto, che, se le credete adatte e, dopo il suo ritorno, non avete ri-

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scontrato in loro nulla che sia contrario alla nostra vocazione, le potete mandare. Ma non abbiamo bisogno affatto di fannullone, n di chiacchierone, n di quelle che pensano di venire a Parigi col pretesto di diventare Figlie della Carit, ma non hanno nessuna volont di servire Dio n di perfezionarsi, e questo motivo ce le fa mandare indietro, o le fa uscire dalla vostra Comunit. Fatemi sapere, vi prego, se Maria Dill 899 ritornata: questa povera figlia s' molto rattristata, ed un peccato. Fatemi sapere anche, ve ne prego, notizie del signor Ratier 900, ma specialmente del signor Abate di Vaux901. Salutateli con tutta umilt e rispetto a nome mio. Mi onorer di scrivergli quanto prima. Suor Barbara 902 attualmente con noi, saluta voi e tutte le care suore. Ne abbiamo almeno dieci malate in casa. Buona sera, carissime sorelle; pregate Dio per il Signor Vincenzo che stato molto male, ma, per grazia di dio, ora sta meglio. Sono nell'amore di Nostro Signore, carissime sorelle, la vostra umilissima e affezionatissima sorella e serva.

L 254

ALLE CARISSIME SUORE CARLOTTA ROYER FRANCESCA CARCIREUX 904, F.d.C., serve dei poveri a Richelieu

903

(Agosto 1648)

Carissima sorella, Non forse vero che avete pianto molto da quando siete partita da Parigi e che, se poteste parlare a questa cattiva Suor Luisa 905 che vi ha mandata cost, le direste il fatto suo? In mancanza di questo, ditemi tutto questo per scritto: state sicura che legger certamente la vostra lettera. Suor Giuliana906 non ha mancato di scrivere a vostro padre come le avete detto. Sta bene e anche vostra madre, grazie a Dio, e

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si raccomandano tutt'e due a voi. Spero di partire domani per andare a Liancourt: non mancher di dare loro ampiamente le vostre notizie e domandare loro se vogliono scrivervi e mandare una bella cesta d'uva. Vedete, Madamigella si burla di me: non vero che direte cosi?... Oh, come mi sembra che ormai siete brava e non piangete pi. Siate dunque ben contenta che il nostro buon Dio faccia in voi la sua santa volont. La stessa cosa dico a suor Carcireux, dandole anche un po' di notizie del suo signor padre che sta bene, grazie a Dio; per questa volta non le ha scritto. In nome di Dio, care sorelle, siate molto coraggiose per lavorare alla vostra perfezione, dimenticando la vostra terra e i vostri genitori, per vivere in pace sulla terra che piaciuto a Lui mostrarvi con la santa obbedienza. Salutate umilissimamente a nome nostro il signor Gauthier 907 e la sua comunit, supplicandoli di pregare per noi Dio, che io supplico di rendervi tutte secondo il suo cuore, e sono, carissima sorella, nel suo santissimo amore, la vostra obbedientissima sorella e serva.

L 173bis

ALLA CARISSIMA SUOR ELISABETTA HELLOT F.d.C., serva dei poveri, davanti a S. Lazzaro

908

(Da Liancourt, agosto 1648)

Carissima sorella, Vi prego di darmi notizie di ci che avvenuto alla conferenza 909, se ci fu il Signor Vincenzo e se quelle sorelle che dovevano parlargli gli hanno parlato. Credo che avrete certamente

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saputo che bisognava sapere da lui se suor Carcireux 910 si deve occupare dell'affare di suo padre: vi prego, sorella, [di vedere] se c' modo che qualcuno vi provveda, perch questo pover'uomo mi fa piet, e sarebbe molto necessario dargli una risposta per mezzo di colui che ne potr aver cura. Datemi pure notizie della salute della vostra signora sorella e se Dio vi d la forza di passare sopra i sentimenti teneri e inutili della natura. O cara sorella, come mi fa piacere che tutto quello che possiamo fare per i nostri [cari] lo facciamo, tenendo conto che Dio lo vuole. Se Champagne vi portasse i documenti, bisognerebbe, se potete, trattenerli e dirgli che presto ritorner, con l'aiuto di Dio. Forse vorr del denaro; non c' nessun pericolo a darglielo, ma bisogna fargli capire che ci saranno ancora da fare i cartelli di avviso. Vi prego, cara sorella, di scrivere una parola al signor Holden 911 al quale non ho tempo di scrivere, e supplicarlo di darmi un po' d'indulgenze, perch io qui ho da dare solo delle medaglie che non hanno nessun [indulgenza]. Dite anche a fratell'Alessandro 912 che io credo che non bisogna aspettare per purgare il Signor Vincenzo, che, secondo me, ne ha bisogno, e [ditegli] che io credo che lo sciroppo di cicoria, mescolato con quello di fiori di pesco gli far molto bene: saprete ben regolarvi per trasmettere questo messaggio. Vi prego di dire a suor Giuliana 913 di far visitare suor Vincenza914 a nome mio, e mandatemene notizie, per favore. Il nostro viaggio 915 andato molto bene, grazie a Dio; oggi, marted, verso mezzogiorno siamo arrivate a Liancourt. Vi prego, sorella, di ricordarvi di mandare a sollecitare madama la presidente de Nesmond 916 per far mandare a Chantilly quello che esse hanno domandato e [vi prego di far s] che suor Luisa 917 mandi una gonna a suor Turgis 918. Le ho trovate tutt'e due in buona salute, grazie a Dio, come anche le suore di qui. Abbiate grande cura della vostra, vi prego, e se avete bisogno di purgarvi, non trascuratelo. Credo sia bene far esercitare un po' la gamba di suor Giovanna di Sedan. Informatemi un po' che cosa avreste fatto voi di suor Giovanna Four 919. Se qualcuna delle nostre suore vede il Signor Vincenzo, vi supplico che lo saluti umilissimamente a nome mio. Buona sera a voi tutte, care sorelle; spero di vedervi tra poco. Mi darete, ve ne prego, notizie di mio figlio e assicuratelo con le nostre. Supplico la bont di Dio di darvi la perfezione del suo san-

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to amore, nel quale sono, cara sorella, la vostra umilissima sorella e affezionatissima serva. P.S. - Vi supplico di assicurare del mio affetto tutte le suore; le prego di credere questa cosa come se la scrivessi a ciascuna in particolare.

L 220 ALLA CARISSIMA SUOR GIULIANA LORET 920, F.d.C., serva dei poveri, proprio davanti a S. Lazzaro, nel sobborgo di S. Dionigi (27 agosto 1648)

Carissima sorella, Mi avete fatto un grandissimo piacere a scrivermi, ve ne ringrazio con tutto il cuore. Lodo Dio per la consolazione che tutte le nostre suore hanno ricevuto alla conferenza 921 e supplico la sua bont di far loro la grazia di approfittarne. Sono molto preoccupata per certe voci che sono corse per la campagna, cio che c'era stata qualche sommossa e uccisione nelle strade di Parigi922. In nome di Dio, cara sorella, datemi quanto prima notizie del Signor Vincenzo e di mio figlio e delle suore, e ci che avete saputo di queste voci. Vi prego di dire a suor Hellot 923 che mi mandi il regolamento di Chantilly 924 e i fogli della spesa, tanto dell'ospedale che per madama di Liancourt 925. Sarei anche molto contenta di avere notizie di suor Vincenza 926; se ha ancora la

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febbre terzana e ha i brividi, sarebbe bene che, passati i brividi, le fosse dato un mezzo bicchiere di acqua di cardo benedetto: non avrete che da comunicarglielo e lo avr facilmente dalle dame, se il medico l'approva. Per la madre della piccola Anna 927 mi dispiace molto che sia venuta, ma poich Dio l'ha permesso, penso che il Signor Vincenzo approver che le suore dell'ospedale di Parigi le trovino un posto quanto prima; voi avete fatto bene a non trattenerla presso di noi. Vi prego, cara sorella, che suor Hellot tenga le lettere pronte in porteria per non perdere l'occasione di consegnarle quando passer qualcuno. Si faccia molta attenzione nel chiudere tutto nella casa e lasciarvi persone sufficienti per custodirla. Supplico la bont di Dio di conservarvi tutte e di calmare la sua ira contro il suo popolo, e sono nel suo santissimo amore, cara sorella, la vostra umilissima e affezionatissima sorella e serva. P.S. - Vi prego di mandare a dire a mio figlio che mi scriva del suo affare928; ora non ho abbastanza tempo per scrivergli. Raccomandate caldamente alle suore di pregare Dio per tutti.

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L 221 ALLA CARISSIMA SUOR HELLOT, F.d.C., serva dei poveri malati, proprio davanti a S. Lazzaro, nel sobborgo S. Dionigi (28 agosto 1648) 929

Carissima sorella, In nome di Dio, mantademi notizie del Signor Vincenzo, del signor Holden930, del signor de Marillac931 e di mio figlio. Sono in una pena cos grande che, se avessi un mezzo comodo, ritornerei a Parigi fin da oggi; ma non nascondetemi niente, ve ne prego. Scrissi ieri a suor Giuliana; rispondetemi su tutti i punti, ve ne prego; mettete al sicuro, pi che potete, il poco che abbiamo, il meglio che potrete fare di ricorrere a Dio. Vi prego che per un po' di tempo ci siano sempre una o due suore davanti al santissimo Sacramento per cercare d'aiutare, con tante anime buone, a calmare l'ira di Dio su di noi. Se il Signor Vincenzo fosse del parere che mio figlio si ritirasse a S. Lazzaro, lo supplico umilissimamente di fargli questa grazia. Non ho tempo di scrivergli io stessa su questo punto; prego voi di parlargliene e di credermi, carissima sorella, nell'amore di Ges Crocifisso, la vostra umilissima sorella e affezionata serva. P.S. - Raccomandatemi a tutte le nostre care suore; non abbiate paura, ma una grande sottomissione alla giustizia di Dio e alla sua santa volont.

L 215 ALLA CARISSIMA SUOR HELLOT, F.d.C., che serve i poveri malati nel sobborgo S. Dionigi davanti a S. Lazzaro (a Parigi) (Da Liancourt) 29 agosto (1648)

Carissima sorella, Non crediate che sia preoccupata per la vostra mutua intesa; saluto la cara suor Barbara 932 e lodo Dio per tutta la tranquillit che

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mi fate sperare. E' una grande pena esser lontana dai propri amici quando si crede che siano nel pericolo 933. Credo che farete molto bene a mandare codesta buona donna dalla signora vostra sorella. Spero dalla bont di Dio che alla fine uscir dalla sua malattia, ma noi abbiamo molte malate; ve le raccomando con tutto il cuore. Vi prego di scrivermi con la maggior accuratezza possibile. Scrivo in un luogo e in una circostanza che mi fa utilizzare la vostra busta. Voi non avete risposto a tutto quello che vi domandai. Buona sera, cara sorella, sono completamente vostra. Raccomandatemi a suor Giuliana 934 e a tutte le suore. Voi sapete che sono, cara sorella, nell'amore di Ges Crocifisso, la vostra umilissima e affezionatissima serva.

L 216

A SUO FIGLIO, IL SIGNOR LEGRAS

935

(Da Liancourt) 29 agosto (1648)

Carissimo figlio, Avete forse incontrato madama Musnier in casa del signor Ufficiale, e qui ella vi ha fatto cos belle offerte? Non fui mai cos stupita come quando mi domand se il vostro affare era concluso: non sapevo se era quello che avevate ancora da concludere, e non avrei mai creduto che essa fosse cos al corrente. E' una buona amica, come sembra, e non dovete temere di ricorrere a lei. La cosa l'obbligher al segreto. Sono ben contenta che abbiate compiuto il vostro dovere verso il signor de Marillac936, e lodo la bont di Dio per la consolazione che loro ha dato dopo l'afflizione. Vi devo confessare che sono stata in grandissima pena e ho avuto un gran dispiacere di non essere a Parigi: bisogna lodare e benedire Dio di tutto e adorare le disposizioni della sua divina Provvidenza. Ritorner prima che potr, ve l'assicuro. Se fosse necessario scrivere al signor Ufficiale, me lo farete sapere, ve ne prego. Supplico Dio di conservarvi e sono sempre, caro figlio, la vostra affezionatissima madre e la vostra migliore amica.

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L 217

A SUOR ANNA HARDEMONT 937, F.d.C., serva dei poveri malati a Montreuil

29 agosto (1648)

Carissima sorella, Avete un gran motivo di lamentarvi per il lungo tempo che sono stata senza scrivervi; conoscete quali sono gli impedimenti ordinari che aumentano sempre invece di diminuire. Ho una grande pena per il fatto che da tanto tempo siete in attesa di un buon prete, ci prego di credere che facciamo tutto quello che possiamo. Sono molto afflitta per il difetto che avete trovato nella vostra padella, e che non mi abbiate capita bene. Non ho pensato affatto di farvi dei lamenti sulle suore che ci avete portate, poich, per la grazia di Dio, hanno tutte la buona volont, e i loro piccoli difetti non sono altro che mancanze di pratica, e questo non conta niente, ma ho voluto solamente farvi ricordare i loro piccoli bisogni e [dirvi] che, poich ci vuole un lungo tempo per renderle capaci, bene che abbiano i loro vestiti e la biancheria per il primo anno. La piccola Anna938 molto graziosa, ma non bisognava mandare qua sua madre, come vi avevamo comunicato. Temo molto che questo la pregiudichi nel futuro, e non so neanche (che) cosa potr fare. Ero gi a Liancourt quando arrivata; le suore si sono preoccupate di farla alloggiare e faranno il possibile per collocarla in qualche buon posto. Vi prego, cara sorella, di darci spesso vostre notizie e quelle delle care suore, che auguro siano tutte sante per lavorare utilmente all'opera di Dio, poich non basta andare e dare, ma ci vuole un cuore molto puro e disinteressato, e non smettere mai di praticare la mortificazione generale di tutti i sensi e delle passioni. Perci, care sorelle, dobbiamo avere continuamente davanti agli occhi il nostro modello, che la vita esemplare di Ges Cristo, che siamo chiamate ad imitare, non solo come cristiane ma ancora perch siamo [state] scelte da Dio per servirlo nella persona dei poveri. Altrimenti, care sorelle, le Figlie

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della Carit sarebbero da compiangere pi di ogni altra persona al mondo; e se diventassero ingrate e infedeli alle grazie di Dio, credo che la giustizia di Dio non potrebbe punirle troppo severamente nell'eternit [come meritano]. Preghiamo la sua bont, le une per le altre, affinch la sua misericordia spanda su noi le sue benedizioni di grazia e di luce, affinch possiamo glorificarlo eternamente. Sono nel suo santissimo amore, carissime sorelle, la vostra obbedientissima e umilissima sorella e serva. P.S. - Vi prego di salutare umilissimamente madamigella Mounille939, nostra buona madre, e tutte le care suore. Vi raccomando quanto posso di onorarle e amarle molto, altrimenti fareste una grave colpa. Questo non v'impedir di essere esattissime a non far nulla contro il vostro regolamento. Parlo a tutt'e voi tre 940, care sorelle, e vi abbraccio tutte di cuore e con affetto.

L 260

ALLA CARISSIMA SUOR GIULIANA LORET (a Parigi) (Settembre 1648)

Carissima sorella, Ecco la lettera da Le Mans: fatela vedere, se potete, al Signor Vincenzo o al signor Lamberto, che saluterete umilissimamente a nome mio, e farete le mie scuse a suor Barbara 941 perch questa volta non le scrivo. Fate fare, per favore, le nostre raccomandazioni alle suore malate e alle suore di Bictre, delle quali non mi mandate nessuna notizia. Domandate al Signor Vincenzo se darete l'abito alle suore di Angers, per timore di disgustarle. Comunicatemi i nomi e i luoghi dove sono tutti i bambini di queste localit 942, affinch me ne

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informi, e credetemi, cara sorella, nell'amore di Ges Crocifisso, la vostra umilissima serva. P.S. - Informatemi, per favore, se la piccola suor Anna 943 fa bene.

L 219

ALLA CARISSIMA SUOR GIULIANA LORET, F.d.C., serva dei poveri malati 5 settembre (1648)

Carissima sorella, Mi avete dato una grande consolazione dandomi le vostre care notizie. La vostra prima lettera me ne dava in modo doppio, poich sembrava che tutta la vostra famiglia fosse in buona salute, ma alla fine il nostro buon Dio vi tocca fortemente nella persona delle vostre creaturine. Come siete fortunate, care sorelle, per il fatto che tante anime partano dalle vostre braccia per comparire davanti a Dio e lodarlo in eterno! Mi mettete un po' in pena se la suora malata suor Giovanna Battista944. Se non fosse che spero di ritornare presto, vi pregherei di darmene notizie, ma spero di partire presto da qui 945. Vi prego, cara sorella, di farle i nostri affezionatissimi saluti, ed anche a tutte le carissime sorelle, alle cui preghiere mi raccomando con tutto il cuore, come alle vostre, cara sorella, di cui sono l'umilissima serva.

L 381

(ALLE SUORE DELL' OSPEDALE DI ANGERS) (Settembre 1648)

Carissime sorelle, Non state affatto in pena per noi per tutte le voci che potete

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sentire da Parigi946, poich per grazia di Dio, tutto abbastanza in pace, e poi le serve di Dio non devono temere nulla, purch gli siano fedeli. Non abbiamo un nemico pi grande di noi stesse. Se abbiamo delle punizioni da parte del nostro grande Dio, gi pronte a cadere sulle nostre teste, rientriamo ciascuna in noi stesse e vedremo certamente che l'abbiamo meritate e perci dobbiamo scommetterci e fare il possibile per calmare la sua ira con una vera conversione. Questo, Dio aspetta da noi, perci, care sorelle, per amor suo, vi prego di rientrare in voi stesse con seriet, per vedere se appartenete veramente a Dio. E lo saprete se provate piacere nel rinunziare alla vostra volont, nell'evitare ogni singolarit, nell'avere una grande sottomissione ai vostri superiori, nel rompere ogni attaccamento se ne avete qualcuno; e nel non ammettere nel vostro animo nessun desiderio di questa o di quella cosa, se non quello di piacere a Dio in tutte le vostre azioni.

L 229

ALLA CARISSIMA SUOR CLAUDIA BRIGIDA 947, F.d.C., serva dei poveri a Chantilly (Inizio di ottobre 1648)

Carissima sorella, Non ho pensato affatto che la povera suor Turgis 948 fosse ancora in condizione di andare alla messa, ma mi sono rallegrata molto con voi per la speranza che mi facevate intravedere di avere il permesso di andarci voi altre, poich il male non era quello che il medico aveva pensato. Per i mali che capitano alla nostra cara malata, non dovete stupirvene: tutte, o per lo meno la maggior parte delle malattie di quest'anno finiscono in questo modo; questo viene dalla gran quantit di umori ed molto meglio che la cosa si manifesti all'esterno che all'interno. Penso, cara sorella, che bisogna purgarla molto e quasi ogni due giorni, con piccole purghe leggere, e spero che, eliminando gli umori, potr rimettersi in forze. Vi ringrazio dell'avviso che mi date, cara sorella, e vi prego di salutare molto, a nome mio, la nostra carissima malata e suor Maria 949.

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Supplico Dio di spandere le sue sante benedizioni su voi tutte e, se permette che vi ammaliate, di farvi sentire che non vi abbandoner. Tutte le suore vi salutano e partecipano con voi alla pena che avete, e io pi di ogni altra, che sono nell'amore di Ges Crocifisso, carissima sorella, la vostra affezionatissima sorella e umile serva.

L 226

AL SIGNOR PORTAIL

950

8 ottobre (1648)

Signore, La speranza del vostro ritorno, che io ho avuto continuamente ogni tanto, mi ha trattenuta molte volte dall'avere l'onore di scrivervi, bench l'abbia spesso desiderato, ma cominciando da qualche mese a perdere questa speranza, mi ero decisa [a scrivervi] e ormai solo il timore di importunarvi, o piuttosto [il pensiero] di non doverlo fare, mi ha fatto rimandare fino al giorno in cui la divina Provvidenza ha permesso che la vostra carit mi abbia prevenuta, e di questo vi ringrazio umilissimamente. Non saprei manifestarvi abbastanza la gioia di tutte le suore, dopo il dispiacere che alcune di loro hanno avuto per il fatto che si era sparsa la voce che eravate morto. Dio sia benedetto, signore, perch la sua bont vi ha conservato tra tanti pericoli, e la sua medesima bont voglia riportarvi presto [tra noi]. Troverete ancora molte vostre figlie, per grazia sua, e molte [altre] nuove, che spero saranno aiutate validamente dalla vostra carit. Attualmente abbiamo molto malate [alcune suore] anziane: suor Turgis 951, che per sta un po' meglio da quando ha avuto l'estrema unzione, suor Elisabetta Martin952, che era a Nantes quando voi partiste, ora languente di polmonite, e io sono sempre nella mia languidezza di fannullona. Ma infine ho motivo di credere che Dio si stancher

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presto di esercitare tanta misericordia sui miei lunghi anni per farli finire nella sua giustizia. Questo pensiero aumenta in me il desiderio del vostro ritorno e mi farebbe dirvi volentieri: Signore, se il vostro lavoro tagliato, affrettatevi a imbastirlo, affinch un altro vada a cucirlo. Ricordatevi che se Dio mi fa questa grazia di vedere il vostro desiderato ritorno, non vi considerer come se tornaste solo da Marsiglia, ma da Roma, e vi domander molte notizie [di questa citt] e della Madonna di Loreto, nel caso che ci siate stato. Cominciate a rinfrescarvi la memoria, vi supplico. Le suore avranno una sensibile consolazione nell'ascoltare la lettura della cara lettera che la vostra carit ha avuto la bont di scrivere loro; aspetter la prima conferenza, dopo il permesso che avr avuto dal Signor Vincenzo. Non oser pi far loro sperare il vostro ritorno, e Dio voglia che abbiano la gioia che sia pi presto di quanto pensiamo. Spero che la vostra carit verso di noi continuer sempre e [spero] che mi fate l'onore di credermi sempre, signore, nell'amore di Ges Crocifisso la vostra obbedientissima e umilissima serva.

L 230

ALLE CARISSIME SUORE MARIA E BRIGIDA 953, Figlie della Carit a Chantilly (Ottobre 1648)

Carissime sorelle, Pensate da quale dolore siamo state prese alla notizia della morte della nostra carissima sorella 954, che non ci aspettavamo affatto! Non dubito minimamente che la vostra carit non abbia avuto una grande preoccupazione di darle ogni specie di assistenza e di conforto, e che non sentiate, come noi, vivamente il dolore della sua perdita. Ma, care sorelle, abbiamo gran motivo di deplorare il fatto che non ci avete dato nessun avviso che era peggiorata, perch non avremmo mancato di mandarla a visitare; e quando ricevemmo la notizia che stava meglio, il Signor Vincenzo stava per

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mandare, e lo ferm solo la proposta che si faceva di farla ritornare [a Parigi], cosa che aspettavamo da un giorno all'altro, e pensavamo cos solo per aspettare che avesse ripreso le forze. Cos, mie povere sorelle, potete pensare che sorpresa stata per noi sapere la sua morte. Ora bisogna lodare e benedire Diodi tutto, e pregarlo per lei, e vi prego che l'esempio delle sue virt, e specialmente della sua sottomissione e dell'amore al servizio dei poveri, vi serva per mostrare a Dio la fedelt che gli dovete. Siate molto riconoscenti, vi prego, delle cure che si sono avute di voi e di lei, e cercate di sdebitarvene col servizio che renderete ai poveri. Vi prego di salutare tanto tutte le dame della Carit a nome mio e di mostrare loro la riconoscenza che abbiamo per gli atti di bont che hanno compiuto verso di voi. Tutte le suore vi salutano e partecipano al vostro dolore, ma io pi di qualunque persona, che sono nell'amore di Ges Crocifisso, carissime sorelle, la vostra umilissima sorella e affezionatissima serva.

L 225

AL SIGNOR VINCENZO Venerd [ottobre 1648]

Signore, Non mi ricordo bene dell'affare di cui vi ha scritto il signor parroco di Serqueux 955, per mi rimasto in mente che si tratta delle religiose presso Forges 956 che sono accusate di una colpa grave, per la quale credo che si voglia togliere l'abbazia a colei che l'ha posseduta e che egli ritiene innocentissima della colpa di cui accusata. Della regolizia, con la quale si fa la tisana, vi ho mandati dei pezzettini per rendervene pi facile l'uso, ma deve essere fresca e tagliarne solo nella misura che si usa, perch annerisce. Non oserai vantarmi di averne nel nostro giardino, per il fatto che finora non abbiamo visto che i fiori e le foglie. Avevo dimenticato di dirvi che la priora di Montmartre, che sorella di madamigella Channelain, sta per morire di polmonite,

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si raccomanda alle vostre sante preghiere e vi supplica di farle la carit di farla raccomandare anche a quelle dei signori [preti] della vostra Compagnia affinch piaccia a Dio di usarle misericordia. Vi rimando questa lettera nel timore che crediate che sia stata portata alla persona a cui indirizzata. Supplico Dio che il vostro viaggio non sia lungo e il vostro ritorno sia in perfetta salute. Le nostre suore ci domandano un po' di sciroppo, di cui non siamo provviste; mander a sentire se fratell'Alessandro 957 ne potrebbe dare. Poich la vostra carit me lo permette, potr andare a St. Denis 958 e forse a Bictre; quest'anno non ho pi nulla da fare a Liancourt, credo anzi che il signore e madama se ne vadano a La Rocheguyon 959 per un mese. Se partite domani960, non avr l'onore di vedervi prima, e allora che cosa diverr la mia povera coscienza nell'attesa, per lo stato in cui la mia rilassatezza, la pigrizia e le mie infedelt hanno ridotto l'anima mia? essa farebbe paura a S. Caterina se fosse sulla terra, perch le si mostrerebbe senza amore, senza quell'amore che dovrei tanto avere e che, per grazia sua, mi ha fatto essere, Signore, la vostra obbedientissima serva e umilissima figlia.

L 265

AL SIGNOR ABATE DI VAUX, AD ANGERS 18 novembre (1648)

Signore, Pensando che siate tornato dal vostro viaggio, mi prendo l'onore di scrivervi per avvertirvi che la santa reliquia di S. Maurizio 961 pronta per esservi mandata per mezzo della persona

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che avrete scelta a questo scopo. Tutte le formalit che mi avete detto di compiere sono state osservate; questo accrescer la devozione del popolo, vedendola cos autenticata. La bont del sig. Ratier962 continua sempre ad esercitare la sua carit verso le nostre suore e veramente questo appare nella direzione [spirituale] di suor Cecilia 963 per mezzo suo. A voi, signore, dopo Dio dobbiamo la nostra riconoscenza per tutto il bene che Dio far per mezzo di lei. Essa mi ha informato della malattia di suor Maddalena 964 e delle altre due suore guarite. Ma sono pi in pena per la malattia spirituale di un'altra suora che, dopo il suo ritiro, ha delle difficolt a confessarsi. Temo, signore, che le suore diventino spiriti troppo delicati nei loro sentimenti interiori e si abituino a esaminarli troppo. Vi supplico umilissimamente, signore, di avere la bont di farvi attenzione e [di indicare] i mezzi per impedire questo difetto, che pi pericoloso nella nostra Compagnia che non nelle religiose. Perdonatemi la mia libert; forse il mio giudizio non giusto, io sono soggetta spesso a sbagliarmi. Perci vi domando, per l'amor di Dio, l'assistenza delle vostre sante preghiere, e di credere che sono, signore, nell'amore di Ges Crocifisso la vostra obbedientissima e umilissima figlia e serva.

L 231

ALLA CARISSIMA SUOR CECILIA ANGIBOUST, F.d.C., serva dei poveri ad Angers (Novembre 1648)

Carissima sorella, Mi fate un gran piacere dandomi spesso le vostre notizie. Sono molto preoccupata della malattia di suor Maddalena 965, per la quale non dubito che facciate (tutto) il possibile. Ha un tempera-

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mento che sembra un po' duro, e questo viene forse dal fatto che, poco dopo che stata qua, stata messa al servizio dei galeotti, che sono personecon le quali qualche volta bisogna essere pi duri di quanto si vorrebbe. Suor Barbara 966 stata molto malata e di parecchi mali tutti insieme, che minacciavano di portarla via ben presto, ma [ora], per grazia di Dio fuor di pericolo, stata gi purgata due volte e mangia carne. Non so se vi abbiamo informata della morte della povera suor Turgis 967, che il nostro buon Dio alla fine ha chiamata dopo averla provata con una lunga sofferenza. Dateci vostre notizie, ve ne supplico, e quelle di tutte le nostre suore, che vi prego di salutare cordialissimamente da parte nostra, e di credermi, cara sorella, nell'amore di Nostro Signore, la vostra umilissima sorella e serva. P.S. - Suor Francesca Chiara 968 vi prega di salutare umilissimamente a nome suo il signor Abate [di Vaux] e il signor Ratier e tutte le suore. 969

L 271 ALLA CARISSIMA SUOR GIOVANNA LEPINTRE, F.d.C., serva dei poveri malati all'ospedale (di Nantes) 14 novembre (1648)

Carissima sorella, Scrissi, un po' di tempo fa, a suor Maria 970 e vorrei tanto sapere che effetto ha fatto la mia lettera. Non potremo mandarvi una suora se non abbiamo modo di darle una compagna per il viaggio; questo mi tiene molto in pena per voi altre, che so bene che avete lavoro abbastanza per un pi gran numero [di suore]. Ho lodato Dio con tutto il cuore per la calma che, come mi avete detto, c' nella vostra piccola Compagnia. Spero che Dio vi far sempre una

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grazia simile finch non vi preoccuperete di tutto quello che potranno dirvi. Quando lo spirito di Dio nelle anime, toglie loro la debolezza che fa dire: Che si dir? oppure: Perch si dice questo o quello? E poi voi sapete, cara sorella, che nulla ci pu rendere pi simili a Ges Cristo come le persecuzioni sopportate in pace. Vi abbiamo mandato una lettera di vostro cugino che tornato dall'Italia; credo che l'abbiate ricevuta con quella di suor Maria, noi non avemmo allora il tempo per scrivervi. Vi prego di salutare tutte le nostre care suore e di dire a suor Enrichetta 971 che sono addolorata con lei perch non mi scrive, e che la pace sar fatta appena ricevuta la sua prima lettera. Sua nipote, suor Pierina 972 venuta a fare il ritiro. Fa meraviglie a Serqueux con suor Giovanna Delacroix 973; ha visto qui suo fratello che fa meravigliosamente bene. Quello di suor Enrichetta nella loro casa, vicino alle nostre suore di Nanteuil, col sig. Gallais974, e anche lui fa molto bene. Assicurate suor Giovanna 975 che il signor suo fratello sta bene: ci aveva detto che avrebbe lasciato la parrocchia, ma [poi] rimasto. State attenta, sorella, a una mancanza che fate e che lasciate fare, temo sotto apparenza di bene, cio lasciar alle suore di parlare troppo con le persone esterne, anche religiosi. So che tale cosa sembra conveniente e che lo scopo di consolarsi dicendo le proprie pene, ma non cos! Perch vi assicuro che invece di liberarsi dalle proprie pene, si aumentano ancor pi, e che a volte i mezzi che quelle buone persone danno per liberarsi dalla pena e l'offerta di aiutarle, le turbano ancor pi, fino a scuotere la loro vocazione. Il ritorno delle due ultime suore 976 mi ha fatto conoscere in modo tutto particolare che vi dovevo avvertire di questo pericolo e che bisogna amare la propria pena, quando c', portarla ai piedi del Crocifisso o comunicarla alla suora che serve le altre [= la suor servente o superiora], anzich cercare di liberarsene con quel rischio. Supplico Nostro Signore di insegnarvi questa verit, e sono nel suo santissimo amore, carissime sorelle, di voi tutte la vostra umilissima e affezionatissima sorella e serva.

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L 232

A MADAMIGELLA DE LAMOIGNON

977

15 dicembre [1648]

Carissima damigella, Vi domando scusa di non aver scritto a madama Seguin, come mi avevate ordinato. Mi sembra di aver fatto sentire anche troppo gli estremi bisogni, tanto dei poveri bambini quanto delle balie, fino al punto che ho creduto di essere importuna a parecchie [dame], contristando eccessivamente i loro cuori teneri e caritatevoli. Non mi resta pi altro da dirvi se non che mi sembra di vedere che le dame della Compagnia [sono] madri di quei piccoli pi delle loro stesse madri, e che hanno il giusto dolore delle mamme dei piccoli Innocenti quando ne fu fatto il massacro, non potendovi mettere rimedio. Bisogna tuttavia aspettare dalla bont della divina Provvidenza qualche soccorso notevole, come ha fatto per gli ultimi poveri trovatelli, e di questo Dio sia eternamente benedetto! Penso, madamigella, che farete presto un'adunanza generale: non sarebbe bene pensare ancora agli avvisi gi dati, cio ogni prima domenica del mese e feste principali fare la questua in tutte le chiese dei sobborghi della citt, e tutti i sabati a Notre-Dame? Forse tutte le Dame, riunite insieme, si offrirebbero per attuare questa iniziativa, ognuna nel suo quartiere, e quelle che non potessero personalmente, potrebbero passar l'incarico ad altre di loro conoscenza. Quelle che se ne incaricassero, prenderebbero qualche vicina o amica per aiutarle, e cos la cosa non sarebbe molto faticosa, purch se ne ottenga il permesso, al quale non sarebbe dato un rifiuto, conoscendo le necessit. Si potr obiettare che si far poco, vero, nei singoli luoghi, ma messo tutto insieme sarebbe qualche cosa. Bisogna naturalmente che i signori dell'ufficio ci trovino qualche vantaggio, poich continuamente fanno la medesima cosa.

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Credo anche, madamigella, che parlerete del grande bisogno di soccorso per continuare la colazione all'ospedale generale, che necessaria pi che mai; quei poveri dicono che qualche volta per tutto il giorno non prendono nient'altro, ma certamente hanno solo questo conforto. Non vi ricordate, madamigella, che all'inizio di quest'opera le dame [incaricate] dell'istruzione facevano la relazione di tutto il bene che si faceva, per mezzo delle visite fatte a proposito della colazione, sia per la parte spirituale che temporale, e questo faceva conoscere alle dame il frutto portato dalle loro visite ed elemosine? Forse questo si fa ancora, ma la paura che quest'opera venga a mancare, mi induce a prendere questa libert. Voi la perdonerete, per favore, a colei che con tutto il cuore, madamigella, nell'amore di Nostro Signore la vostra obbedientissima e umilissima serva.

L 228 ALLA CARISSIMA SUOR CECILIA AGNESE 978, F.d.C., serva dei poveri malati dell'ospedale S. Giovanni di Angers 6 dicembre (1648)

Carissima sorella, Credo che il signor Abate non sia ad Angers, e questo m'impedisce di scrivergli e fa s che vi preghi, care sorelle, che durante l'assenza sua e del signor Ratier, abbiate grande cura di ricordarvi delle buone pratiche che la loro carit vi ha insegnate. Specialmente dovete essere molto riconoscenti per le grazie che Dio vi ha fatte, mettendovi nello stato di rendergli servizi cos grandi, ricordandovi anche che il mezzo di rendervi gradite ai suoi occhi di lavorare per diventare molto virtuose per il suo santo amore. Il signor Bcu979 saluta tanto suor Maddalena980 e domanda se fa bene; anche io sarei contenta di saperlo. Non abbiamo ancora avuto notizie del denaro di cui essa ci parl prima di partire; cos poca cosa che essa non deve pensarci e neanche a tutto il resto del mondo, ma [deve pensare] alla sua felicit e a lavorare in modo da

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essere fedele a Dio pi di tante ragazze del suo paese. E voi, cara suor Cecilia, oh, non fidatevi tanto delle vostre forze da credere che siete troppe suore. Il nostro buon Dio sa abbattere bene il nostro orgoglio. E' vero che mi ero dimenticata che eravate nove 981. [Se] il signor Abate e i vostri signori [amministratori] saranno del parere che ne ritiriamo una, lo faremo molto volentieri. Le saluto con tutto il cuore e le scongiuro ugualmente di amare molto il nostro Ges e di mostrarglielo imitando le sue virt. Se vi stato lasciato come direttore il signor Fellet 982, salutatelo umilissimamente da parte mia, oppure colui che sar a questo posto. Sono, carissime sorelle, con tutto il cuore, nell'amore di Nostro Signore, la vostra obbedientissima sorella e serva.

L 232bis AL SIGNOR VINCENZO [Dicembre 1648]

Signore, Siamo molto impedite dal dare una persona che vada all'adunanza in casa di madama la duchessa d'Aiguillon, non potendole dare altra istruzione che quella di mettere le nostre carte nelle sue mani. E poich credo che l'interesse di tutto gli altri sia simile al nostro, ho pensato che forse mio figlio potrebbe andarci e fare come gli altri, a meno che, Signore, la vostra carit non giudichi bene che consegniamo le nostre carte a colui che l si trover per la vostra casa. Aspetteremo l'ordine che vi piacer darci, pregando Dio che vi dia perfetta salute per la sua gloria, mentre sono, Signore, la vostra obbedientissima e obbligatissima figlia e serva.

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1649

L 235

ALLE CARISSIME SUORE BRIGIDA E MARIA Figlie della Carit a Chantilly

983

1 giorno dell'anno 1649

Carissima sorella, Quello che ci avete chiesto impacchettato da molto tempo, eccetto la pentola per il motivo che non sapevamo di quale grandezza dovesse essere; la faremo comprare quanto prima, e quando avremo un'occasione comoda, vi manderemo tutto. Mi stupite molto per il numero dei vostri malati; vi prego di non portare il pranzo preparato se non nel luogo della vostra dimora, e per il resto, di fare com' stato ordinato. State troppo tempo senza darci vostre notizie. Mi ricordo bene che siete cost solo come in prestito; state attenta a non far nulla di nuovo e a lasciare un grande esempio di virt. La stessa cosa la dico a suor Maria, e in nome di Dio vi prego tutt'e due di pensare alla fedelt che dovete a Dio e alla Compagnia nella quale ha avuto la bont di chiamarvi. La morte arriva cos presto, care sorelle, che mi sembra che l'attesa dell'arrivo del nostro turno ci debba stare sempre davanti agli occhi, per farci impiegare a vivere il resto dei nostri giorni, secondo la santissima volont di Dio, la quale ha richiamato quindi-

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ci giorni fa suor Renata 984 di Angers e suor Giovanna Battista l'anziana 985; attualmente abbiamo suor Antonietta 986 gravemente malata e suor Giovanna Battista la giovane 987, ma grazie a Dio sta meglio. Anche suor Giovanna Four 988 malata a Valpuiseaux. Finalmente, care sorelle, dobbiamo pregare sempre per tutta la nostra Compagnia in modo che le nostre preghiere servano a ciascuna di noi a ben morire. Vi domando questo per me in particolare, che ne ho un grandissimo bisogno e sono nell'amore di Ges, nato e crocifisso per noi, care sorelle, la vostra umilissima sorella e serva.

L 233

ALLE CARISSIME SUORE BRIGIDA E MARIA Figlie della Carit a Chantilly

989

(Gennaio 1649)

Carissime sorelle, Ecco una parte di ci che avete domandato, poich non sappiamo come deve essere la pentola, se di ferro o di rame, n di che grandezza. Quando ce l'avrete comunicato, faremo comprare anche un mestolo per schiumare il brodo. A Parigi non c' rabarbaro, ma ecco delle pillole eccellenti per il flusso del ventre, con il modo di usarle. Ecco dell'olio Violart, dell'olio rosato e dell'olio sovrano che vi servir al posto dell'olio di millebuchi 990. Ecco un bacile, un cuscinetto e un portapranzo, con due paia di guanti per portare la pentola, poich penso che sappiate bene, care sorelle, che [i guanti] non si devono portare in chiese n nel villaggio ma solo per quella necessit; saprete anche che sono suppellettili della casa e che se foste richiamate l'una o l'altra prima che fossero usati, bisognerebbe lasciarli l per quelle che andranno al vostro posto.

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Abbiamo comunicato alle suore di Liancourt di venire a vedere da voi se qualche abito della defunta suor Turgis 991 potrebbe servire loro; perci, quando verranno, non farete nessuna difficolt a dare loro quello che sar loro adatto, ma nessuna tocchi, per favore, la sua cassettina. Penso che vi sarete interessata per raccogliere le sue corone [del rosario], le ore[=libri di preghiera], le carte e altri oggetti personali delle suore defunte, che voi sapete che si conservano, per mandarli con la sua cassetta alla prima occasione. Tutte le suore stanno discretamente bene, grazie a Dio, e vi salutano, e io prego il nostro buon Dio di darvi la perfezione del suo santo amore, nel quale sono, carissime sorelle, la vostra umilissima sorella e affezionata serva.

L 237

AL SIGNOR ABATE DI VAUX, AD ANGERS 5 febbraio 1649

Signore, Mi sono trattenuta molto tempo dall'avere l'onore di scrivervi nell'incertezza che foste ad Angers, e poi ne sono stata impedita dagli affari che come sapete ci sono capitati, e Dio voglia che la presente vi possa essere consegnata, per servirmi come giusta testimonianza del mio dovere. Ci stato detto, signore, che il Signor Vincenzo 992 doveva venire ad Angers. Potrete saperlo dalle religiose della Visitazione. Vi supplico, signore, di avere la bont di informarvene, affinch egli non passi senza che le nostre suore abbiano la gioia di vederlo, bench io creda che la sua carit non mancher [di farlo], a meno che non sia estremamente occupato. Mi sembra che, con l'ultima lettera che mi avete fatto l'onore di scrivermi, la vostra carit mi avvertiva che le nostre suore non

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avevano pi bisogno della nona suora che avevamo loro mandata. Se cos, signore, vi supplico di avere la bont di scrivere al signor des Jonchres per sapere se sarebbe opportuno mandarla all'ospedale di Nantes dove hanno bisogno di una, avendone solo sette, ed molto tempo che ne domandano una, ma la difficolt di mandarla sola, ci ha fatto sempre rimandare. Se il Signor Vincenzo ad Angers, avrete la bont, per favore, di parlargliene. Bisognerebbe che la suora che sar mandata, fosse molto utile per il servizio; abbiamo pensato, signore, di proporvi suor Nicoletta 993 o suor Elisabetta 994, poich sapete quali persone dobbiamo contentare a Nantes. Abbiamo sempre presso di noi la vostra reliquia 995, che teniamo con tutte le formalit da voi desiderate. Desidero con tutto il cuore che la bont di Dio ci dia i mezzi di consegnarla nelle vostre mani, per essere collocata nel luogo dove la sua bont vuole che sia onorata. Voi conoscete il bisogno che abbiamo delle vostre preghiere; io ve le domando per l'amore di Dio, nel quale sono, signore, la vostra obbedientissima e umilissima serva.

L 238

AL SIGNOR ABATE DI VAUX 16 marzo (1649)

Signore, Ero molto impaziente che i servizi postali fossero liberi, per avere l'onore di ringraziarvi umilissimamente delle premure che la vostra carit continua ad avere per le nostre povere suore. Mi stupisco profondamente che siano cos soggette a lamentarsi: non sarebbe questo un segno, signore, che il loro spirito non abbastanza esercitato [nella virt] n capace di conversare scambievolmente delle pene dello spirito, che - bench non si tratti che di ine-

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zie - non cessano di inquietarle? Vi supplico umilissimamente, signore, di avere la bont di parlarne col Signor Vincenzo che, come credo, non mancher di venire ad Angers, se gi non c', essendo gi un po' di tempo che era a Le Mans. Qui abbiamo gran bisogno che il suo ritorno non sia rimandato a lungo; lo speriamo mediante la grazia di Dio, nel cui amore sono, signore, la vostra obbedientissima e umilissima figlia e serva.

L 240

AL SIGNOR ABATE DI VAUX, AD ANGERS 31 marzo (1649)

Signore, Vi sono profondamente obbligata per la premura che la vostra carit ha avuta di darci notizie, che aspettavamo con grande ansia, e saremo ansiose ancora un po' fino a che non ne riceveremo da quella persona stessa, temendo che, dopo il suo arrivo [ad Angers], non sia avvenuto che l'incidente 996, permesso da Dio, gli abbia causato qualche grave male. E questo mi spinge a supplicarvi umilissimamente di farci ancora la medesima carit per l'amor di Dio. Qui noi siamo nella speranza della pace, bench ci siano degli spiriti cos malfatti che sembra la vogliano rifiutare apertamente. Bisogna aspettarla unicamente da Dio; in quanto a me, signore, la desidero con tutto il cuore, per noi e per tutti, affinch le massime dello spirito di Ges Cristo regnino potentemente. Nel suo santissimo amore sono, signore, la vostra obbedientissima e umilissima figlia e serva. P.S. - Non scrivo alle suore, pensando che siano abbastanza piene di consolazioni. Vi ringrazio umilissimamente, signore, di tutte le pene che la vostra carit vi fa affrontare per loro.

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L 234 ALLE CARISSIME SUOR GENOVEFFA 997 E ALLE ALTRE FIGLIE DELLA CARIT, che servono i poveri bambini nel castello di Bictre Venerd (verso marzo-aprile 1649)

Carissime sorelle, Rendiamo a Dio la gloria che siamo obbligate a rendergli nello stato nel quale piaciuto alla sua bont averci messe. Lo supplico con tutto il cuore di farvi conoscere quant' bello confidare in lui, e perci, sorelle, guardatelo spesso, come i bambini fanno col loro padre e la loro madre nei loro bisogni. Son sicura che Egli d a voi tutte abbastanza coraggio per morire piuttosto che permettere che Dio sia offeso in voi, e [son sicura] che la vostra modestia far conoscere [a tutti] che appartenete al Re dei re, a cui tutte le potenze sono sottomesse. Fate s che le nostre suore stiano insieme, e abbiate grande cura delle ragazze grandi che dovete tenere sempre sotto i vostri occhi o chiuse a scuola 998, anche quando non ne ricevete nessun servizio. Coraggio, care sorelle! E chi deve averne pi di voi, poich siete nell'afflizione come nell'esercizio della carit? Oh, che gran piacere riceve Nostro Signore nel vedere i sentimenti d'amore che partono dai vostri cuori, la sottomissione alla sua santa volont che gradisce tutto ci che vuole in voi e da voi. Non dubito affatto che ognuna di voi abbia pensato di fare una buona confessione con tutti gli atti necessari, ma soprattutto quello di essere sue fedeli serve per l'avvenire e di rinunciare sempre pi a voi stesse. Supplico la Santa Vergine di essere la vostra protettrice e di ottenere dal suo Figlio la generosit di cui avete bisogno, e i vostri buoni Angeli di accordarsi bene con quelli dei signori che Dio vi ha mandati, affinch siano aiutati a vivere in modo tale da poter glorificare Dio eternamente; e [aiutino] voi, care sorelle, a continuare [a compiere] tutti i vostri santi esercizi per il suo santo amore, nel quale sono, care sorelle, la vostra umilissima sorella. P.S. - Bench vi parli di confessarvi, non , care sorelle, che voglia mettervi la paura della morte. Oh no, ma perch questo vi aiuti ad essere sempre nella grazia di Dio, in modo che Egli abbia sempre il suo occhio su di voi. Vorrei di buon cuore essere con voi. Faremo tutto quello che potremo per rimanere in pace.

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L 241

PER SUOR GIULIANA (LORET) (Aprile 1649)

Carissima sorella, Gregorio andato a terminare il suo viaggio. Ricaverete dalla madre quello che potrete, mandando [qualcuno] a casa sua e nei luoghi di sua conoscenza. Bisogna che almeno nomini la levatrice o il confessore, che assicuri che essa non far pi la colpa di esporre il suo figlio. Prego suor Francesca999 di avere gran carit per la nostra povera suora malata1000, con la quale mi sembra di soffrire anch'io, e non si risparmi nulla per sollevarla. Lodo Dio perch ci siamo disfatte della casa. Se la figlia del signor de Saint-Mdard viene a sapere il giorno in cui entrer da noi, la pregherete di aspettare il mio ritorno. Vi prego di mandarmi quattro immagini per le suore di Maule e Crespires, e di dare a tutte le suore i saluti del Signor Vincenzo. Egli sta bene, grazie a Dio; bisogna pregare sempre per la sua conservazione, affinch piaccia al nostro buon Dio rimandarcelo presto: le sue lettere sono del luned di Pasqua 1001. Mandate questa lettera, ve ne prego, a madama di Bouillon 1002 e quelle del Signor Vincenzo, appena le avrete ricevute. Penso che farete bene a mandare suor Pierina 1003 a fare ancora un giro a Issy, e appena sar tornata, le due andranno per rimanerci. Mandatela da madama de Montdsir 1004 per avere sue notizie e, se scaduto il tempo di ricevere il denaro, le domandi se essa non ha ordinato che glielo mandino. Non ditele che non trattenevate nulla per il loro vitto, fino a quando non avremo parlato insieme come dobbiamo usarne. Raccomandatemi molto a tutte le suore. Non pensavo di stare qui tanto tempo; ma esse sono sicure che, dovunque io sia, sono sempre con loro, come con voi, di cui sono, cara sorella, nell'amore di Ges Crocifisso, l'umilissima sorella e serva.

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L 242 AL SIGNOR VINCENZO, Generale dei preti della Missione 6 aprile 1649

Onoratissimo Padre, Siamo in grandissima pena per il luogo e le condizioni in cui siete. Supplico la bont di Dio che la vostra salute e gli affari della vostra Comunit vi permettano di venire qui al pi presto. Siete molto desiderato a Parigi per le opere di carit. In modo speciale madama la presidente de Lamoignon 1005 vi prega di tornare prontamente. Lascio agli altri darvi le notizie della pace, non sapendo altro che quello che ci fa lodare Dio col popolo. Il buon signor Alain 1006 morto e le suore si preparano a ritornare, uno di questi giorni, a Bictre 1007 per occuparvi sempre il posto e seminare la terra. Dio voglia che vi possano rimanere per il tempo che la Provvidenza ha stabilito. Madama la presidente du Sault 1008 vi saluta umilissimamente e desidera vivamente che siate qui prima che parta per ritornare a casa sua. Vi supplico umilissimamente, onoratissimo Padre, se vi avvicinate a Nantes, di non dimenticare le nostre povere suore e [vedere] se c' modo che possano fare a meno di cambiare qualche suora. Come vi avevo informato con due lettere precedenti, se la vostra carit trovasse necessario che suor Maria 1009 di Tours fosse cambiata, almeno [vedete] se potrebbe essere mandata a Tours piuttosto che farla ritornare a Parigi. L'abbiamo provata in parecchi luoghi, e mandandola a Nantes le dissi che era l'ultima prova. Voi ne deciderete come la vostra carit giudicher opportuno, secondo che Nostro Signore vi ispirer. In nome di Dio, mio caro Padre, pregate per noi. Vi avevo scritto e fatto conoscere i nostri bisogni e i miei in particolare, ma temo molto che le nostre lettere non vi siano state recapitate. Pur-

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ch piaccia a Dio di usarci misericordia, e ridarci quello che ci ha tolto per sua giustizia. Sono nel suo santissimo amore, onoratissimo Padre, la vostra obbedientissima e obbligatissima figlia e serva.

L 243

AL SIGNOR ABATE DI VAUX, AD ANGERS 6 aprile 1649

Signore, Mi prendo l'onore di scrivervi per supplicarvi di darci notizie del Signor Vincenzo, se ne sapete, perch ne siamo profondamente preoccupate, non avendone avute dal 14 marzo che Egli era a Le Mans. Ho saputo veramente, signore, che era stato anche ad Angers, ma da allora, non ne abbiamo sentito parlare affatto, e le ultime notizie avute non erano n di lui n di persona vicina a lui. Fatemi il favore, signore, di avere la bont di farci sapere quello che ne saprete. Aspetto notizie delle nostre suore per scrivere loro. Supplico Dio di conservarvi, e sono, signore, nel suo santissimo amore la vostra obbedientissima e umilissima figlia e serva.

L 244

A SUOR GIOVANNA LEPINTRE, F.d.C., serva dei poveri malati a Nantes 6 aprile (1649)

Carissime sorelle, Dio sia benedetto ed eternamente glorificato per tutte le grazie che la sua bont ha fatto alle sue creature, e in modo particola-

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re per quelle che ha fatte alla nostra piccola Compagnia, sia in generale che in particolare, durante tutti questi giorni di afflizione. Prendete parte, care sorelle, alla consolazione che abbiamo, per il fatto che tutte le suore sono sopravvissute e hanno continuato a servire sempre i poveri malati, ed anche per i poveri che non avevano pane: infatti non potreste credere quante elemosine si sono fatte a Parigi. Credo che questo ha attirato la misericordia di Dio su di noi per darci la pace. Ringraziatelo molto per noi, care sorelle, come noi lo facciamo per la forza e il coraggio che vi ha dato per sopportare tutto quello di cui mi avete informata. Quanto mi avete rallegrata esprimendomi la gioia che avete avuta nel sapere le nostre notizie e l'uso che avete fatto di tutto quello che Dio vi ha fatto sapere di noi. Abbiamo saputo che il Signor Vincenzo stato ad Angers: Dio voglia che sia dalle vostre parti e che abbiate il tempo di parlargli. Per questo, come per qualunque altra cosa, mettetevi completamente sotto la guida della divina Provvidenza. Ho tanta fretta, che ho solo il tempo di finire e assicurarvi che sono nell'amore di Nostro Signore, care sorelle, la vostra umilissima sorella e serva. P.S. - Salutate molto, a nome nostro, il signor des Jonchres e tutti i nostri amici.

L 245

ALLA CARISSIMA SUOR GIULIANA

1010

(Aprile 1649)

Cara sorella, Poich la divina Provvidenza ha stabilito cos per suor Giacomina, tanto meglio, non c' per nessun urgente motivo per eseguire la decisione che stata presa a suo riguardo. Bisogna tuttavia essere forte e non prestar troppa fede alle dichiarazioni che le giovani [suore] fanno, a parole, di voler rimanere nella Compagnia, quanto piuttosto alle testimonianze delle disposizioni fisiche e delle azioni contrarie [compiute], come abbiamo saputo in parecchie e lunghe esperienze. Bisogna credere che Dio d ai superiori il suo spirito per guidare la comunit; tuttavia bisogner vedere [la cosa] al mio ritorno, nei primi giorni della settimana. Dio sia benedetto a causa della migliore disposizione della buona suor

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Maria. Non mi avete comunicato se avete fatto venire la roba delle nostre suore, da Issy1011 a S. Lazzaro, n mi avete dato notizie delle suore dei bambini: vero che ce ne ha parlato il signor Berthe 1012. Un'infiammazione al mento mi costringe a stare un po' in camera; spero che passer presto. Vi prego di raccomandare il Signor Vincenzo alle preghiere delle suore: Egli le chiede in tutte le lettere che la sua carit mi fa l'onore di scrivermi, assicurando che si ricorda sempre di voi al santo altare. Temo che sia stato un po' indisposto a Saint-Men1013 e che questo ritardi il suo viaggio, cosa che sarebbe per noi una grande afflizione. Vi prego, sorella, che si ricominci una novena a Nostro Signore, quando era viandante sulla terra, e alla santa Vergine, nostra unica e vera madre. Sono nel loro amore, cara sorella, la vostra umilissima sorella e serva.

L 261

ALLE CARISSIME SUORE GIULIANA E HELLOT F.d.C., serve dei poveri (a Parigi)

1014

(Aprile 1649)

Carissime sorelle, Vedo che siete un po' pigre nel farmi tutti i messaggi, senza scrivermi, e nel non darmi notizie della Casa; forse perch non sapete che sono molto contenta che crediate che la cosa necessaria, oltre a farmi un gran piacere. Non che non abbia grande consolazione, carissime sorelle, per la benedizione che Dio d al vostro governo, e che non lo ringrazi con tutto il cuore, ma bene che appaia la virt della sottomissione e della dipendenza. Credo certamente che essa1015 pratica tutte le cose [del Regolamento] e che ognuna fa il suo dovere e lo lascia fare anche alle altre, secondo gli usi ordinari e le necessit dei tempi, di cui non sapremmo cono-

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scere la durata n se [la situazione] durer pi a lungo di quanto pensiamo: Dio non voglia permetterlo, data la necessit che hanno i poveri di vederne la fine. Quanto a me, sto sempre bene, grazie a Dio, ma non ho sentito tanto [l'orrore del]la guerra come da quando sono in citt. Pensavo di ritornare oggi, ma aspettavo ieri un buon pranzo che non c' stato, perch suor Hellot andata a predicare il digiuno in casa di madama de Mortemart 1016. Appena suor Barbara 1017 ha fatto invitare sul campo 1018 colui che ne rimasto molto offeso, e oggi non so quale caso mi ha fatto succedere la stessa cosa in casa di madama de Marillac1019, ma n l'uno n l'altra mi hanno impedito di fare un buon pranzo. Vi prego di sapere domani qualche notizia del signor Lamberto 1020 che stato salassato due volte, e informatemene. Lodo Dio che suor Lorenza 1021 stia meglio. Vi prego di dirle che sono spesso con lei e offro con lei le sue speranze a Nostro Signore per le necessit pubbliche. Quando qualcuna delle suore della citt, fosse anche una sola, andr a confessarsi, vi prego, care sorelle, di farne avvertire il signor Lamberto o il signor du Chesne1022. Credo senz'altro che la loro carit si prender la cura di andare nella casa. Pensavo che suor Francesca1023 dovesse venire. Vi prego [di far s] che sia domani mattina, per paura che capiti qualche necessit che mi faccia uscire, perch, di tutte le dame che dovevo vedere, ho visto solo madama la presidente de Lamoignon, tanto tutte sono cos occupate. Vi stimavo ieri molto felice di esser fuori del grande tumulto che avevamo qui. Non fui mai cos dipendente n cos poco padrona di fare la mia volont come sono presentemente, e di questo lodo Dio con tutto il cuore, il quale non cessa di pensare alla consolazione che avr quando sar ritornata con le mie care sorelle, che saluto tutte con un gran cuore, pieno del desiderio della loro perfezione e santit. E sono nell'amore di Nostro Signore, care sorelle, la vostra umilissima sorella e serva. P.S. - Vi prego che non si lasci tanto uscire insieme i maiali e soprattutto che non vadano nel giardino, affinch possiamo rivederlo presto rinverdire. Credo che starete attenta al vitto della vacca e delle altre bestie, alle quali l'eccesso nuoce piuttosto che... 1024

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L 259

(A SUOR GIULIANA LORET)

1025

(Aprile 1649)

Carissima sorella, Avete molta ragione di lamentarvi perch non vi ho scritto; desideravo farlo, ma non ne ho avuto il tempo, e poi pensavo, da un giorno all'altro, di ritornare [a stare] con tutte le nostre care suore, tra le quali desidero spesso [di tornare], ma bisogna aspettare che tale sia la volont di Dio. Credo, cara sorella, che farete bene ad aspettare il nostro ritorno, poich non avete rimesso suor Luisa 1026 nei suoi incarichi; mi stato detto che sta male: ve la raccomando. Se vi capita l'occasione di aver del grano o della farina a buon prezzo, potete prenderne, ma se cara, penso che meglio aspettare. Non so se suor Francesca1027 si ricordata di dirvi che bisognava mandar qui la vacca, bench ci costasse un po', per paura che passi il suo tempo. Prego le suore giardiniere di lavorare bene per fare un bell'orto approfittando del fatto che il nostro buon Dio ci d il bel tempo, ma soprattutto raccomando loro la cicoria. Ecco un po' di belle fave, per conservare il ricordo della guerra raccogliendone la semenza. Vi prego di dire a suor Francesca che credo (che) si debba mettere l'essenza di cannella al sole some le altre acque distillate. Vi prego, cara sorella, che si continui a pregare molto Dio per la pace, e che le suore ringrazino Dio che ha conservato il Signor Vincenzo. Buona sera, care sorelle. Sono tutta vostra, nell'amore di Ges Crocifisso.

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L 258

ALLE CARISSIME SUORE DI SAINT-GERMAIN DE L'AUXERROIS 1028, da far recapitare a suor Giuliana, F.d.C., davanti a S. Lazzaro (Aprile 1649)

Carissima sorella, Vi supplico di darmi domani vostre notizie; ritorner solo verso la fine della settimana. Noi stiamo bene, grazie a Dio; mandatemi notizie del signor Norais e di tutta la vostra comunit. Ho tanta fretta che ho solo il tempo di assicurarvi che sono, cara sorella, nell'amore di Nostro Signore la vostra umilissima sorella e serva. P.S. - Mi raccomando con tutto il cuore a suor Hellot e a suor Francesca Lerose1029 e a tutte le suore, ma particolarmente a suor Barbara1030 e Genoveffa 1031.

L 132

ALLA CARISSIMA SUOR BARBARA ANGIBOUST, F.d.C., serva dei poveri a Liancourt Marted (verso il maggio 1649)

Carissima sorella, Lodo Dio con tutto il cuore per il vostro felice viaggio 1032; avete motivo di ringraziare Nostro Signore, che sempre vi guida. Vi prego di consolare suor Margherita di Fismes 1033 nelle sue afflizioni e sul motivo per cui si lamentata con me di suor Luisa 1034 e Clemenza1035;

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e soprattutto la prego di considerare che non siamo perfette e che Dio permette qualche volta che siamo soggette a fare molte mancanze per umiliarci; altrimenti la superbia, che un peccato mortale, ci perderebbe. Se piace a Dio, manderemo la carrozza gioved, al pi tardi; ritornerete in due giorni, per non fare un cos grande percorso a causa della debolezza della nostra cara sorella, che saluto con tutto il cuore. Spero che il suo ritorno sia molto utile per la sua salute. Salutate tanto anche la cara suor Maddalena e le altre suore, e vi prego di dire a suor Clemenza che proviamo una grande consolazione nel sentire le sue notizie; e che la prego di pazientare ancora un po' a fare un viaggio qui: essa non ci perder niente, avendo modo di esercitare molta carit e dolcezza, con compiacenza verso la nostra povera cara malata, che faremo ritornare con lei, con l'aiuto di Dio, appena piacer a Nostro Signore. Bench le spese di trasporto siano a carico dell'ospedale, giusto per che ci siano quelle delle persone, eccetto la vostra. Credo che non mancherete di prendere il necessario per sollevare la malata. Saluterete partendo il signor parroco e gli darete il buongiorno; assicurate tutte le suore del nostro affetto, e mi crederete, cara sorella, nell'amore di Ges Crocifisso, la vostra umilissima sorella e serva.

L 246 ALLA CARISSIMA SUOR GIOVANNA LEPINTRE, F.d.C., serva dei poveri malati, nell'ospedale S. Renato a Nantes 5 maggio (1649)

Carissima sorella, Ho saputo che avete avuto la benedizione di vedere il Signor Vincenzo1036 e di questo lodo Dio con tutto il mio cuore, e desidero anche che tutte le suore facciano un buon uso di questa grazia. Ma

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credo, sorella, che sia necessario il cambiamento di alcune suore; perci vi prego, sorella, di comunicarmi al pi presto se non potete finire di insegnare a una suora il modo di confezionare [i farmaci], la quale sappia gi preparare le medicine e altri rimedi 1037, poich avremmo una grande difficolt a mandarvi una suora ben preparata, almeno subito. Non parlerete per nulla di questa proposta, per favore. Informatemi, vi prego, se siete solo sette. E in nome di Dio, trattate i beni dei poveri meglio che potrete, e state attenta che le suore vi si applichino con affetto. Credo che rendiate conto, pi esattamente che potete, di ci che ricevete e delle spese. Salutate tanto tutti i nostri buoni signori e le signore dame e tutte le suore, che abbraccio di cuore e con affetto nell'amore del nostro buon Maestro, crocifisso e risuscitato per il nostro amore [nel quale sono], cara sorella, la vostra umilissima sorella e affezionata serva.

L 247

AL SIGNOR PORTAIL, A MARSIGLIA Parigi, 6 maggio 1649

Signore, So che il vostro cuore cos pieno di carit vorr certo ricevere l'espressione della pi umile riconoscenza delle nostre suore e mia, che io vi presento per i santi avvisi e le prove di buona volont che ci avete dati con una lettera in generale per loro e una in particolare per me, lettera che ci stata di grande gioia e consolazione. La lettura ne fu fatta mentre aspettavamo la conferenza, e Dio sa, signore, che [la lettura] avvenne non senza lacrime, che furono addolcite dalla speranza di avervi presto [con noi], ma tanto tempo che aspettiamo questa felicit! In nome di Dio, si-

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gnore, vi supplico di non contribuire a questo ritardo, affinch possiamo avere questa fortuna, quando alla divina Provvidenza piacer usarci misericordia. Credo che la vostra carit abbia certamente avuto compassione di noi nel tempo di cos grande tribolazione a Parigi1038; vi preghiamo di aiutarci ad essere riconoscenti verso il nostro buon Dio per le grazie che ha fatte a tutta la Compagnia, sia per averci preservate dalla fame, sia da tutti gli altri pericoli, non solo nelle citt ma anche nei villaggi. E' stata una grazia cos particolare che ci impossibile esserne sempre riconoscenti, a meno che il nostro buon Dio non aggiunga a tutte le sue grazie quella di essergli pi fedeli di quanto gli siamo state. Proprio questo motivo mi fa implorare l'aiuto della vostra carit, e in questo spereremmo di essere aiutate fortemente, se la divina Provvidenza vi riportasse dalle nostre parti. Ci troverete grandi cambiamenti. Non so se avete saputo della morte delle care suore Turgis 1039, Giovanna Battista l'anziana 1040, Salom 1041, Renata di Angers1042, Maria Despinal1043, Elisabetta Martin 1044 che era a Nantes, e della nostra buona suor Maddalena1045, che era stata per lungo tempo suor servente ad Angers, e di molte altre venute nella nostra Compagnia durante la vostra assenza. Le raccomando tutte alla vostra carit, ma particolarmente quelle che restano, parecchie delle quali sono vacillanti nella vocazione; e [raccomando anche] tutte noi in generale, poco zelanti e fervorose, e troppo attaccate al nostro amor proprio, il che mi ha fatto tanto temere che ben presto ci sia del rilassamento. Che direte, signore, del fatto che non temo di affliggervi con queste tristi notizie? La ragione che ho fiducia nella carit che so che Dio vi ha data per la nostra salvezza e per la perfezione che la sua bont esige da noi, per la quale vi supplico di pregare e di farmi sempre l'onore di credermi, signore, nell'amore di Ges Crocifisso la vostra obbedientissima e umilissima serva.

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L 433

(A SUOR GIOVANNA LEPINTRE)

1046

A NANTES

22 maggio (1649)

Carissima sorella, Ieri vi mandammo tre nostre suore 1047; voi non tarderete a mandare al pi presto suor Enrichetta 1048 e suor Maria Thilouse 1049 a Richelieu, come ha ordinato il Signor Vincenzo 1050, e qui aspetteranno il suo ordine per andare altrove. Vi prego che ne siano avvertite solo alla vigilia di quando dovranno partire. Pregate il signor des Jonchres e madamigella de La Carisire di avere la bont di disporre i vostri signori [amministratori] a gradire questo cambiamento, e seguite il loro ordine su questo punto. Non abbiamo dato alle suore il denaro per questo viaggio pensando che essi non glielo negheranno. Vi assicuro che Nantes ci costa molto, per se essi non volessero, vi prego di prenderne in prestito e di promettere che noi lo restituiremo qui. Il viaggio non tanto lungo, perci darete loro meno denaro che potrete e se i signori Padri [dei poveri] vogliono contribuire alle spese di quelle che son venute [cost], riceverete la loro generosit e la manderete per mezzo delle suore. Vi abbiamo mandato una ragazza da rimandare a Saint-Men; pregate madamigella de La Carisire di trovare una buona guida per accompagnarla; le suore hanno il denaro per il suo viaggio. Spero molto dalla casa di Nantes poich uno dei segni della bont di un'opera la persecuzione. Le tre suore che vi abbiamo mandate hanno tutte delle ottime disposizioni, sono molto attaccate alla loro vocazione e spero che vi aiuteranno molto a fare la santissima volont di Dio. Vi supplico, carissima sorella, di avvertire suor Giovanna 1051 e le altre di non parlare affatto del passato, che serve solo a scoraggiarle l'una con l'altra. Si deve guardare tutto solo per lodare Dio di avere liberato dal naufragio quelle che sono rimaste ferme [nella vocazione], e per riconoscere le occasioni che ci ha dato di soffrire per suo amore; io lo supplico con tutto il cuore di prendere interamente possesso di tutto quello che siamo in questa santa festa1052. Pregate molto Dio per tutta la Compagnia, che la sua bont permette che sia provata tante volte in diverse afflizioni che ci devono giovare molto. Fate una novena, vi prego, davanti al santissimo Sacramento per le necessit dei nostri affari,

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e pregate per alcune persone che si sono raccomandate e verso le quali siamo molto obbligate. Con tutto l'affetto abbraccio tutte le care sorelle, e sono di loro e vostra, cara sorella, nell'amore santissimo [di Dio], l'umilissima sorella e serva.

L 248

ALLA CARISSIMA SUOR GIOVANNA LEPINTRE, F.d.C., serva dei poveri a Nantes 1 giugno (1649)

Carissima sorella, Ho visto la vostra lettera e ho saputo che avete chiesto consiglio al signor abate di Vaux nell'incertezza in cui eravate. Sapete che non potreste mai fallire seguendo gli ordini del nostro onoratissimo Padre: siate ferma e costante in questo e non lasciatevi mai persuadere a far qualche cosa in contrario, attirata dalla soddisfazione del vostro spirito. Non mi avete comunicato a chi avevate dato i regolamenti, il quale ha impedito di farli vedere a monsignor [vescovo] di Nantes, che gi un'altra volta era stato a vedere l'alloggio delle nostre suore, sul quale trovava a ridire, ma non sul modo di vivere n sulla direzione della nostra casa, e questo lo ha conosciuto e ne abbiamo dato piena conoscenza al suo signor vicario generale. Mi dispiace molto di non aver scritto ai signori Padri [dei poveri] prima dell'arrivo delle nostre suore 1053; ero ben contenta che si fossero fermate un po' a Pont-de-C. Credo che la ragazza di Saint-Men1054 sia stata rimandata [a casa sua]; se non lo fosse, vi prego che non sia a carico di nessuno. Se non aves-

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se abbastanza denaro, lo prenderete in prestito e lo restituiremo qui o altrove. Raccomandatemi tanto a tutte le suore e dite loro che raccomando loro di ricordarsi sempre degli avviso del Signor Vincenzo, soprattutto la tolleranza e la cordialit, per onorare l'unit della divinit nella diversit delle persone della Santa Trinit, poich nel loro amore io sono, cara sorella, la vostra umilissima e obbedient(issima) serva.

L 250 ALLA CARISSIMA SUOR GIOVANNA LEPINTRE, superiora delle F.d.C., serva dei poveri malati dell'ospedale S. Renato a Nantes 15 giugno (1649)

Carissima sorella, Prendo parte sensibilmente alla vostra pena, ma poich il Signor Vincenzo appena arrivato 1055 ed preso da tanti affari e impegni, come potete ben immaginare, non ha potuto pensare ancora al vostro affare. Appena il tempo e gli affari glielo potranno permettere, ci metter ordine; di questo potete essere sicura e credermi, carissima sorella, la vostra umilissima e affezionata sorella e serva, ecc. P.S. - Non credevo di potervi scrivere questo biglietto: in nome di Dio, carissima sorella, sforzatevi di stare in grande pace in mezzo alle vostre molestie e inquietudini; aspettate l'ordine e la guida della divina Provvidenza con una totale sottomissione. Un giorno, voi e noi benediremo Dio di codesta persecuzione. Ebbene? potranno mandarvi via: credete che non succeder nulla se non per il nostro meglio. Non sapete che Dio ricava la sua gloria dai disprezzi? Vi prego di salutare umilissimamente a nome mio il signor de la Thomassire1056 al quale ebbi l'onore di scrivere la settimana scorsa, e parlandogli delle vostre persecuzioni gli dissi una parola che non spiegai in modo abbastanza energico, cio che, dicendogli che avremmo accettato il vostro allontanamento, come testi-

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monianza dissi che partendo sareste stata abbastanza giustificate, non avendo che da scuotere la polvere dalle vostre scarpe. Non intendevo dire altro che, non portando via nulla dall'ospedale, non vi resterebbe da fare che questo, per dimostrare che coloro che vi hanno accusate di fare torto alla casa, l'hanno fatto molto inopportunamente. Supplico Dio con tutto il cuore di perdonarli e di dare loro le sue sante benedizioni. Vi prego di comunicare questo messaggio a quel buon signore. Buon giorno a voi tutte, sorelle, salutate il signor d'Annemont 1057, poich si trova a Nantes.

L 251

(A SUOR BARBARA ANGIBOUST) a Saint-Denis

1058

18 giugno (1649)

Carissima sorella, Lodo Dio con tutto il cuore di avervi ridata la salute e lo supplico di aumentarla per la sua gloria. Vi prego di essere molto riservata nel dire le mancanze delle inferiori per le ragioni che vi dir, e state ben attenta che le suore siano molto esatte nelle spese e nel tenerne conto. Della carne bisogna metterne al massimo tre quarti [di libbra] per ogni malato e altrettanto per le suore; ma per le suore si usato fare la minestra a parte, non essendo giusto che mangino quella dei malati, se non quando sono malate anche loro. Vi prego [di far s] che non si trascuri di lavare i piedi ai malati quando entrano [nell'ospedale], farli cambiare e trattarli con dolcezza e carit. E' un vostro obbligo che essi abbiano le medicine e il cibo a tempo opportuno, e che le suore siano esatte nell'osservare il loro regolamento. Il Signor Vincenzo mi ha detto meraviglie di suor Cecilia1059 e della diligente esattezza delle suore. Spero che il nostro buon Dio vi far una grazia simile quando vi avr ridato la salute. Sono nell'amore di suo Figlio, cara sorella, la vostra obbedientissima sorella e serva.

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L 176

AL SIGNOR ABATE DI VAUX (Giugno 1649)

Signore, La serie degli obblighi che abbiamo verso di voi arrivata a tal punto che non posso farvi conoscere la riconoscenza che ne provo. Lodo Dio per il conforto che la sua bont ha permesso che fosse dato dalla vostra carit alle nostre suore di Nantes 1060, delle quali non posso parlarvi perch ho troppa fretta ed ho solo il tempo di dirvi che ho comunicato la vostra penultima lettera al Signor Vincenzo, il quale m'ha incaricata di dirvi, signore, che provava grande vergogna per non essersi preso l'onore di scrivervi e, per paura che i suoi impegni gli tolgano il tempo [di scrivervi], [m'ha incaricata] di comunicarvi che, viste le grazie e benedizioni che Dio spande sui vostri santi ministeri, egli giudica molto opportuno che trattiate dell'arcidiaconato 1061, considerando anche che Dio sapr certamente trovarvi, quando avr bisogno di voi altrove; voi, signore, conoscete bene il suo pensiero su questo punto. Per quanto riguarda il piccolo dispiacere del vostro signor nipote, Egli giudica opportuno, signore, che voi, agendo con grande semplicit, secondo il vostro modo ordinario di fare, gli diate un po' di tempo per vedere se colui che ha il beneficio vorr trattare con lui, dicendo il vostro modo di agire ai vostri signori parenti; dopo questo tempo potrete - cos sembra agire con tutta libert. Il Signor Vincenzo m'ha detto inoltre, signore, che questo consiglio ve lo dava con dolore, confessandovi che contento di vedervi in codesto luogo. Per quanto riguarda il rinvio 1062 delle suore di Angers, aspettiamo il vostro consiglio su questo argomento, come io da qualche tempo vi supplico di darci. Mi vergogno molto di non poter ancora scrivere per questa volta al signor Ratier 1063; spero che la sua bon-

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t me lo perdoner e che la vostra carit mi creder sempre, signore, nell'amore di Ges Crocifisso, la vostra obbedientissima e umilissima serva.

L 481

AL SIGNOR ABATE DI VAUX, AD ANGERS 29 giugno (1649)

Signore, Lodo Dio con tutto il cuore che la vostra indisposizione sia apparsa come una febbre regolare, e mi auguro che vi abbia completamente lasciato. Spero che l'aria della campagna vi servir molto a ricuperare la vostra salute di prima: vi devo confessare, signor, che ne ero un po' in pena. Mi presi l'onore di scrivere ai signori Padri amministratori per ringraziarli della bont che hanno avuta di ricevere le nostre suore 1064 e assisterle nelle loro necessit. Non avevo affatto pensato che dovessero passare per Angers: non avrei mancato di scrivere loro. Vi supplico umilissimamente, signore, di disporre delle nostre suore come giudicherete meglio, ma pensavo che suor Maddalena1065 fosse una delle pi forti e che se aveste da fare qualche cambiamento, avreste scelto piuttosto suor Giovanna di Loudun1066 o un'altra, di cui non mi ricordo il nome e che mi sembra che il signor Ratier proponeva per il cambiamento. Se credete che suor Claudia1067 faccia bene, avrete la bont, per favore, di ordinare di lei come giudicherete opportuno, poich per Richelieu ci sar facile richiamare e mandarci quelle che troveremo adatte, nel caso che sia necessario che ne occorra una per formarne delle altre, e io non so su quale si potrebbe mettere gli occhi per assistere suor Cecilia 1068, che gi molto debole. Vi ringrazio umilissimamente, signore, del consiglio 1069 che la vostra carit ci d per le nostre suore di Nantes; credo che quello del Signor Vincenzo sar molto simile. Avevo gi scritto al signor

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la Thomassire1070 che sarebbe un gran bene per noi se si facesse in quel modo. Temo molto che la nostra buona suor Giovanna 1071 abbia parlato dei voti in modo che non ha fatto sapere che essi non sono differenti da quelli che un devoto o una devota pu fare nel mondo; e inoltre essi non sono come questi, poich ordinariamente quelli del mondo li fanno dopo essersi accordati col confessore. Bisogna onorare i piani di Dio e benedirlo in ogni tempo. Credo che il Signor Vincenzo scriver la prossima settimana a Nantes; mi ha comunicato che domani decider ci che si far per questo. Fatemi il favore, signore, di avere la bont di avvertirmi se nel primo articolo dei regolamenti delle nostre suore ci sia qualche cosa che caratterizzi una comunit religiosa e differente da quella di Angers, poich questa non stata mai la mia intenzione, e al contrario vidi due o tre volte il signor vicario generale [di Angers], per fargli capire che eravamo solo una comunit secolare e che, essendo unite insieme alla Confraternita della Carit, avevamo come direttore il Signor Vincenzo come generale di queste confraternite. Riguardo ai nostri ministeri, egli fece fin d'allora capire questo tipo della nostra compagnia a monsignor [vescovo] di Nantes, il quale l'approv fino al punto di firmare [il documento di fondazione] coi signori della citt. Credo, signore, che il ritorno di suor Renata Priot avr raffreddato molto le postulanti che volevano essere con noi. Ci vuole un gran cuore e una grande fermezza per perseverarvi, avendo solo l'obbedienza che ci tiene [unite] ed essendo esposte spesso al pericolo dello scoraggiamento in parecchie circostanze. Non una piccola fatica lavorare intorno a tante specie di temperamenti e impiegare tanto tempo e tanti anni a servirli per formarli, e poi la fragilit [umana] ce li porta via; ma, purch Dio ne sia glorificato, non ce ne importa. Questo mi induce a supplicarvi umilissimamente, per l'amor di Dio, di aiutarci con i vostri santi sacrifici e preghiere per essere fedeli alla sua santa volont, e in questo, signore, sono la vostra obbedientissima e umilissima figlia e serva. P.S. - Abbiamo mandato la lettera di quella buona penitente e cercheremo di averne la risposta per mandargliela; la conversione completa dei peccatori molto difficile: bisogna che la potenza di Dio agisca fortemente.

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L 252

ALLA CARISSIMA SUOR ANNA HARDEMONT F.d.C., serva dei poveri, a Montreuil

1072

23 luglio (1649)

Carissima sorella, Ho provato una grande gioia quando tornata Maria Gallois 1073 che ci ha dato vostre notizie e quelle di suor Maria 1074. Lodo Dio che sono buone e supplico la sua bont di mantenervi nella salute che vi d per il suo servizio nella persona dei poveri. Mi dispiace molto di non potervi mandare presentemente una nostra suora. Ho fatto vedere la vostra lettera al Signor Vincenzo che del parere che ne prendiate una, come proponete, nel caso che ne abbiate bisogno urgente; se sperate di poter fare un viaggioqui, vedremo allora insieme ci che sar opportuno fare. Madama la Principessa1075 ci fa troppo onore ricordandosi di noi; quando la vedrete, assicuratela tanto, sorella, dei miei umilissimi saluti e servizi. Supplico Dio con tutto il cuore di darle un felice parto. Salutate anche, ve ne prego, da parte mia madamigella de Mounille 1076; apprezzo moltissimo la bont che mostra verso di voi. E' vero, cara sorella, che l'assenza del Signor Vincenzo1077 ci stata sommamente dolorosa a causa del timore dei pericoli che gli potevano capitare, ma cos stata la santissima volont di Dio: il suo santo nome sia eternamente benedetto di questo e anche di tutte le grazie che la sua bont ha fatte a tutta la Compagnia in tutto questo tempo di torbidi. Tutta la nostra vita troppo poca per essergli riconoscenti: prego voi e suor Maria di aiutarci a sdebitarci di questi obbli-

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ghi. Ho ricevuto ora la vostra lettera dal figlio del calzolaio, che serviremo in tutto quello che potremo. Vi sono grata, cara sorella, perch mi avete informata di aver dato i due libri a Maria Gallois; appena arriv, demmo a suor Hellot quello che voi le inviaste. La povera Maria arrivata in buon porto, per grazia di Dio. Mi dispiace molto che non abbiate potuto trattenere suo figlio all'ospedale, poich il signor conte1078 ce l'aveva messo. Se sapeste le difficolt che ci sono in questo momento a Parigi per sistemare le persone, non lo credereste. Sembra che la guerra sia qui da tanto tempo e che tutti ne siano impoveriti. Vi assicuro, sorella, che all'inizio della guerra sembrava che le parrocchie ci dovessero rimandare [indietro] tutte le suore, e invece la divina Provvidenza ha fatto fare elemosine per i poveri malati e vergognosi pi di quanto si avesse mai osato sperare. Sembrava che le dame ufficiali e le altre si preoccupassero di cercare il grano per i povero pi che per se stesse. Bisogna lodarne molto Dio. Ho parlato al Signor Vincenzo di ci che mi comunicate da parte del signore e di madama i principi d'Harcourt; li assicurerete che Egli ha sempre la volont di soddisfare il desiderio del defunto signor conte de Lannoy e che ripenser da capo a questo affare, e io, cara sorella, vi prego di credere che non mancher di sollecitarlo, sperando che ne sar glorificato Dio, nel cui amore, e in quello del suo Figlio Crocifisso, sono, cara sorella, la vostra umilissima e affezionatissima sorella e serva. P.S. - Tutte le suore vi salutano con tutto il cuore. Una nostra cara sorella, andata dal nostro buon Dio, e un'altra sorella sta molto male, voi non la conoscete.

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L 252bis AL SIGNOR VINCENZO Sabato [Agosto 1649]

Signore, La proposta fatta da madama la duchessa 1079 di far alimentare i bambini con latte di capra mi ha fatto pensare a un altro espediente che, se riuscisse, ci permetterebbe di farli nutrire per uno scudo; ma, prima di proporlo, bisognerebbe fare una prova, e consegnarli quando piacer alla vostra carit. Vi dir a voce come fare, per il motivo che sarebbe troppo lungo scriverne. Vi supplico umilissimamente, onoratissimo Padre, di ricordarvi della supplica che vi feci ieri, e di avere la bont di farmi sapere se la vostra carit accorda alla nostra suor Francesca 1080, la giardiniera, ci che ieri vi domand, e di offrire a Dio, al santo altare, la rinnovazione di alcune altre, e di darci la vostra santa benedizione, essendo, onoratissimo Padre, la vostra obbedientissima e obbligatissima figlia e serva.

L 253 ALLA CARISSIMA SUOR GIOVANNA LEPINTRE, F.d.C., serva dei poveri malati nell'ospedale di Nantes 18 agosto (1649)

Carissima sorella, Lodo Dio con tutto il cuore perch vi ha ridata la salute; vi devo dire, cara sorella, che vi ho sempre compatita durante una malattia cos lunga con tutte le altre pene. C' gran motivo di sperare che Dio ricaver la sua gloria da tutte queste angustie, e questo vi deve consolare molto. Il Signor Vincenzo ne loda Dio con tutto il cuore e vi dice che bisogna aspettare sempre la decisione della divina Provvidenza per sistemare i contrasti che son capitati. Se voi sarete rimandate indietro 1081, care sorelle, dovere di giustizia che vi diano i mezzi per fare il viaggio; se siamo costrette noi a richiamarvi di cost, il Signor Vincenzo ha pregato il signor des Jonchres di darvi quello che vi sar necessario. Ma in tutti i casi,

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care sorelle, dovete darci vostre notizie prima della partenza, perch ci chiedono delle suore da codeste parti. Vi prego, cara sorella, di assicurare tanto tutte le care suore che il Signor Vincenzo loda molto la loro generosit e fedelt a Dio nella loro vocazione. Oh com' giusto, carissime sorelle, non lasciarsi trasportare da tutti i venti! Ho visto il signor di ... , uno dei Padri dei poveri dell'anno scorso, tutto pieno di buona volont verso di voi. Se Dio permette che restiate, faremo quello che ci ha suggerito esser necessario. Mi ha parlato di come render gustoso il brodo; credo che non dobbiamo aver difficolt a metterci dentro un po' di chiodi di garofano, poich l'uso del paese, come anche, sorella, [vi prego] di fare dei brodi ristretti per i malati gravi che ne hanno bisogno, poich i signori Padri lo desiderano, e inoltre di prendervi la briga di fare delle pietanze e delle salse per i convalescenti. Questo non costa molto e i malati ne sono fortificati pi presto; qualche volta occorre pochissima roba per contentare i [malati] pi difficili. Vi prego di salutare da parte mia il buon signor don Giovanni 1082, e ricevete i saluti di tutte le nostre suore. La nostra piccola suor Margherita 1083 di Liancourt fu sepolta il giorno di S. Rocco 1084: vi prego che tutte le suore facciano la santa comunione secondo la sua intenzione. Il nostro buon Re arriva oggi a Parigi, e questo mette la gioia in tutti i cuori. Pregate molto Dio per la Chiesa e per tutta la Francia, e credetemi nel suo santissimo amore, cara sorella, la vostra obbedientissima e umilissima sorella e serva. P.S. - Vi prego di presentare i nostri umilissimi e rispettosi saluti al signor des Jonchres 1085, al signor d'Annemont 1086, al signor de la Truchandire e a tutti i nostri buoni amici, senza dimenticare le dame.

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L 255

AL SIGNOR VINCENZO 30 agosto [1649]

Signore e onoratissimo Padre, Dubitavo molto che fosse necessario che venissi in questo luogo1087, del quale non saprei rendervi conto se non quando avr l'onore di vedervi. Il signor de la Hode, cappellano di Chantilly venuto a trovarmi per darmi qualche consiglio. Sembra che tutta la famiglia sia attaccata da una parte e dall'altra; non so quello che il nostro buon Dio ci vuol dire con questo mezzo. Supplico umilissimamente la vostra carit di avere la bont di informarmi se dovr passare da Chantilly per questo motivo: io credo che sarebbe necessario. Ho saputo che madama de Romilly 1088 stata informata che tutta la famiglia del signor Portier - che abitava davanti a S. Paolo - proprio come la potremmo desiderare. [La dama] vi deve parlare a nome loro; vi supplico umilissimamente, carissimo Padre, di non parlarle affatto del patrimonio se essa non ve ne parla, per il motivo che coloro i quali hanno parlato a mio figlio di questo affare 1089 gli hanno detto che i parenti erano contenti del patrimonio, e in tutte queste occasioni di norma che non si dica chiaramente quello che si possiede, perch questo porta pregiudizio quando gli affari non si concludono. Le speranze dell'avvenire, sia per i beni che per l'impiego, sono notevoli. Non gi che io abbia intenzione o volont di ingannare nessuno, Dio me ne guardi; ma mi sembra che la spesa fatta in passato e che servita a rendere un uomo capace di essere impiegato, notevole, come anche le sue disposizioni a non dissipare quello che si ha, ma a lavorare per acquistare [di pi], ed questo che io spero che egli far decisamente quando sar sistemato. Supplico umilissimamente la vostra carit di raccomandare questo affare al nostro buon Dio e tutti i bisogni della nostra Compagnia, per attirare su di essa le sue grazie e benedizioni, e di darmi la vostra benedizione, per amor suo, per il quale sono, onoratissimo Padre, la vostra obbedientissima serva e obbligatissima figlia.

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L 256 AL SIGNOR VINCENZO da consegnare a Suor Giuliana Loret [Agosto 1649]

Carissima sorella, Credo che avrete ricevuto oggi qualche mia lettera. Ho scritto anche al Signor Vincenzo, ma non avevo ricevuto la vostra dolorosa lettera. Non bisogna addormentarsi in questo affare che ha un'importanza troppo grande. Pregate il Signor Vincenzo di ascoltarvi, ma fategli dire che la cosa urgente e fategli sapere tutto; parlategli anche di tutto il modo di procedere del signor Provost. E' evidente che il diavolo ha dei grandi propositi per la perdita di codeste anime; soprattutto si deve star molto attente che suor Anna Maria non esca. Fate presente al Signor Vincenzo il dispiacere della sua zia e ditegli che lo supplico umilissimamente di permettere che questa suora sia rinchiusa. Se noi avessimo una camera sicura, la cosa si potrebbe fare, ma non vedo nessun altro mezzo efficace che farla mettere a Santa Maria come se dovesse farvi il ritiro. Poich nipote di una di quelle religiose, esse non le rifiuteranno questa carit; se essa esce, prevedo gravissimi inconvenienti. Se si servissero di qualche mezzo potente per impedirglielo, questo potrebbe forse servire a rompere l'andazzo di questo uso, per cui gli spiriti deboli della nostra Compagnia non perseverano; se la cosa continua, ne prevedo la totale rovina. Noi certo ce la meritiamo, ma io in particolare per le mie miserie e infedelt. Se fate capire bene tutto questo al Signor Vincenzo e anche il pericolo che c', che si veda che le giovani escono dalla nostra Compagnia con tale libert, la cosa sar di scandalo a tutti, e credo che i migliori spiriti potranno rimanerne disgustati. Fate subito tutto quello che potrete, e pregate Dio per me, che sono cara sorella, nel suo santo amore, la vostra obbedientissima sorella e serva. P.S. - Mi meraviglio come quella suora abbia avuto la libert di fare tutti quei giri di cui m'informate. In nome di Dio, carissima sorella, state ben attenta a tutto quello che avviene. Non so se le avete tolto le chiavi; si deve farlo ma senza farsi accorgere che sia fatto per diffidenza.

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L 256bis AL SIGNOR VINCENZO [Agosto 1649]

Signore, Dopo aver scritto questa lettera 1090, ho pensato che era meglio indirizzarla alla vostra carit, data la necessit che questo affare sia deciso prontamente, e perci vi mando quella a suor Giuliana che vi far conoscere tutta la questione. Il signor Lamberto sa di che si tratta, e tutto il male venuto solo dall'attaccamento ai confessori. E' molto necessario pensare a ci che si potr fare per evitare questi spiacevoli incidenti. Mi dispiace molto causarvi tante noie col mio cattivo governo. La vostra carit si ricorder, per favore, che io le ho gi parlato di quella povera giovane suora 1091 e che voi proponeste di rimandarla [a casa sua]. Ma essa fermamente decisa a non ritornare affatto, e Renata le ha consigliato di farsi mettere in carrozza e discenderne poco dopo che l'avranno lasciata. Sono spiriti temerari, capaci di molto male; perci bisogna averne piet. Il mio parere che questa disgrazia capiti loro per la temerariet che hanno di ricevere i sacramenti con tutte quelle cattive disposizioni. Dio ci usi misericordia, e a me [dia] la grazia di essere sempre.... 1092

L 218

ALLA CARISSIMA SUOR ANNA HARDEMONT, F.d.C., serva dei poveri a Montreuil Venerd, 3 settembre (1649)

Carissima sorella, Arrivai sabato1093 a Liancourt dove trovai le vostre care notizie;

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lodo Dio con tutto il cuore per la salute che ha dato a madama la principessa d'Harcourt 1094, e lo supplico che sia per la sua gloria e la santificazione di codesta bell'anima, affinch sia erede veramente dei suoi virtuosi padre e madre. Se fosse stata al posto vostro, sarei stata impacciata come voi, cara sorella, e credo che il comando assoluto che vi stato dato scancelli la vostra mancanza, se c' stata. Ne parler al Signor Vincenzo al mio ritorno. se Dio me ne d la grazia, affinch il giudizio che ne dar ci serva per il futuro. Pi che mai sento il desiderio di poter contribuire al bene cominciato all'ospedale; (ma) bisogna aspettare e vedere quello che Dio ci domander a questo scopo per mezzo delle decisioni dei superiori, e in questa attesa rimanere in pace. La piccola Anna Varon 1095 non ci d molta speranza di essere adatta alla Compagnia; nel caso che si debba levarla, vedete se non sarebbe meglio rimandarla a casa sua che metterla a servizio a Parigi, dove aumenta sempre pi il numero delle ragazze perdute. Faremo ancora per lei tutto quello che potremo. Salutate tanto a nome mio, vi prego, la buona madre 1096, suor Maria1097 e tutta la Comunit. In nome di Dio, care sorelle, in mezzo agli applausi e alla soddisfazione che voi suscitate in codesto luogo, vi prego di non dimenticare la fedelt che dovete a Dio e la premura che dovete avere di lavorare alla vostra perfezione, facendo tutte le azioni con purit d'intenzione e col desiderio di seguire gli esempi di Ges Crocifisso, nel cui amore sono, care sorelle, la vostra obbedientissima e umilissima serva. P.S. - Salutate a nome mio, vi prego, madamigella de Mounille e assicuratela del mio umilissimo servizio.

L 264

AL SIGNOR ABATE DI VAUX, AD ANGERS 3 novembre 1649

Signore, La convinzione che avevo che foste in campagna, mi ha trat-

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tenuta a lungo dal prendermi l'onore di scrivervi, e se non fosse che conosco le vostre sante occupazioni e ho motivo di temere di esservi importuna, ve ne domanderei umilissimamente perdono. Non ho affatto sentito parlare di monsignor [vescovo] di Angers a proposito della santa reliquia di S. Maurizio 1098, che sempre nella condizione in cui la vostra carit ci ha ordinato di farla mettere. Le suore mi hanno informata che i signori padri [dei poveri] desiderano avere altre nostre suore, ma essi non ci hanno ancora comunicato nulla; perci, signore, vi supplico umilissimamente di avere la bont di informarvi da dove viene questa proposta, e [di farmi sapere] se giudicate opportuno far sapere a quei [signori] che sarebbe necessario che si interessassero di scriverne al Signor Vincenzo. Supplico Dio che stiate in perfetta salute per la sua gloria e il bene delle anime. Col rispetto e con la sottomissione che vi devo, sono, signore, nel suo santo amore la vostra obbedientissima e umilissima figlia e serva.

L 263

AL SIGNOR VINCENZO [Novembre 1649]

Onoratissimo Padre, Sono troppo importuna, ma noi siamo ormai al punto che bisogna ricevere un aiuto senza aspettare, oppure lasciare tutto. Ieri stato necessario dare tutto il denaro riservato alle spese di qui, circa 15 o 20 lire, per avere del grano per i bambini di Bictre, ed stato necessario prenderne in prestito per avere fino a 4 staia, e per tutto un mese non riceveremo pi nulla. Ci sono qui dodici o tredici bambini e non abbiamo panni per cambiarli. Se approvate, necessario che l'assemblea delle dame di domani faccia qualche cosa, cio [prenda] la decisione di questuare nelle parrocchie tutte le domeniche, metterci delle cassettine in qualche luogo in vista, farle raccomandare dai signori parroci e predicatori, e fare alla Corte la questua che fu proposta. Credo che, se si andasse a parlare a madama la principessa 1099 di

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questi bisogni estremi, essa darebbe qualche cosa. Fa pena vedere che le dame si preoccupino cos poco della cosa; bisogna dire che esse credano che abbiamo sicuramente i mezzi per far sussistere l'opera, o che ci vogliano costringere a lasciare tutto, e per queste ragioni credo che abbiano deciso di non far pi nulla. Se la vostra carit l'approva, fateci avvertire se dobbiamo mandare i biglietti per l'assemblea e se approvate che si informi madama de Schomberg 1100 e madama de Verthamont. Per il resto che avrei da dirvi, sarebbe troppo lungo; sar meglio farlo domani per dirvene qualche cosa, se ho l'onore di vedervi. Ho gran bisogno di una particolarissima assistenza di Dio, poich in tutto ci che mi riguarda non vedo che miseria e dolore. Dio ne sia benedetto! E' sufficiente farvi conoscere il bisogno che ho che non c' altra speranza di soccorso e di consolazione se non dalla vostra carit, di cui la Provvidenza ha voluto che sia, onoratissimo Padre, obbedientissima figlia e obbligatissima serva. P.S. - Se piace alla vostra carit, fateci sapere se il biglietto per la conferenza1101 proprio il soggetto che mi ha indicato, cio sui lamenti che io vi ho fatto a proposito delle suore che chiedono di essere cambiate. Temo che andiate [a predicare] in campagna.

L 266

AL SIGNOR VINCENZO [Novembre 1649]

Onoratissimo Padre, Mi dispiace profondamente di esservi tanto importuna, ma l'impossibilit di continuare a ricevere i piccoli bambini ci assilla troppo. Attualmente ci sono sette bambini affidati alle nostre due nutrici, i quali non vogliono succhiare al poppatoio, e non abbiamo neppure una doppia 1102 per metterli a balia, n abbiamo provvista di panno n di biancheria, e non abbiamo nemmeno speranza di poterne avere in prestito. Fateci la carit, onoratissimo Padre, di farci sapere se possiamo in coscienza lasciare che siano ridotti in

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pericolo di morte, poich le dame non si danno nessun pensiero di darci aiuto, e io son sicura che esse credono che noi facciamo i nostri affari a loro spese, cosa che molto contraria alla verit, poich del denaro che fu deciso che avremmo ricevuto per il vitto delle nutrici, abbiamo trattenuto solo cento lire. Io non conosco che un mezzo per il sollievo di tutti quelli che soffrono in quest'opera, ed che, a nome della Compagnia, presentiamo una richiesta al signor primo Presidente per farci liberare dall'impegno di ricevere i bambini, e incaricarne chi a lui piacer. Ma sarebbe necessario che le dame approvassero questo passo per non scandalizzare nessuno; senza questo, mi sembra che siamo in continuo peccato mortale. Ieri ci furono portati quattro bambini e, oltre i sette lattanti, ce ne sono tre svezzati, tutti trovatelli recenti, uno dei quali magro fino all'osso e bisogna rimetterli a balia, se possibile. Se potessimo portare noi questa pena senza comunicarla a voi, lo farei molto volentieri, ma la nostra impossibilit non ce lo permette. Queste buone dame non fanno ci che possono; nemmeno una di loro ha mandato qualcosa, n riceviamo nulla da quelle della Compagnia per la ragione che la maggior parte di loro ha anticipato la quota annuale. Supplico Dio di usarci misericordia; comincio a temere che tutta questa miseria venga a causa di me, che - bench cos - sono, onoratissimo Padre, la vostra obbedientissima e obbligatissima figlia. P.S. - Penso che bisognerebbe fare un'assemblea generale; anche la colazione dell'ospedale sta per cadere.

L 352

ALLA CARISSIMA SUOR CLAUDIA BRIGIDA a Chantilly

1103

(Fine dell'anno 1649)

Carissima sorella, Ho una grande dispiacere di avervi lasciata sola per tanto tempo1104, ve ne domando perdono; voi non avete perso nulla aspettando: ecco [a voi] suor Genoveffa 1105 che per tanto tempo ha servito i poveri malati di Saint-Leu; spero che Dio le dar le grazie

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di cui avr bisogno per fare quello che Egli domanda in codesto luogo. Soprattutto, carissima sorella, vi supplico, per l'amor di Dio, di avere grande dolcezza per i poveri e grande cura per la loro salvezza, avvertendoli della necessit che c' di osservare i comandamenti di Dio e [fare] la sua santa volont, e poi [suggerirne] i mezzi. Siate tutt'e due, vi supplico, di grande riserbo e modestia, e nella vostra condotta particolare, ricordatevi della pratica dei vostri regolamenti, e specialmente del sopporto scambievole. Istruite le vostre piccole alunne, vi prego, con grande dolcezza, ma soprattutto non permettete nessuna colpa senza correggerla. Vi prego, sorella, d'insegnare alla nostra suora a fare i salassi, ma soprattutto insegnate bene i pericoli delle arterie, dei nervi e altre [parti del corpo], e ricordatevi che, se vi capitasse di credere di avere aperto un'arteria, dovete cavarne una grande quantit di sangue e mettere una moneta nella compressa [di garza] per fare la legatura. Quando la suora avr imparato bene tutto, potrete venire qui a fare una visita. Rimanderete a Liancourt quella buona ragazza in qualche occasione sicura. La nostra sorella vi dir tutte le notizie della Compagnia che vi raccomando davanti a Dio, e sono, nel suo santissimo amore, carissima sorella, la vostra umilissima sorella e serva.

L 293

A SUOR GIOVANNA LEPINTRE 1106, F.d.C., serva dei poveri all'ospedale di Nantes 21 novembre (1649)

Carissima sorella, Sono stata molto consolata nel sapere le vostre care notizie relative a tutte le suore, e specialmente per il fatto che suor Giovanna di Saint-Albin 1107 ha avuto la bont di scrivermi: la ringrazio con

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tutto il cuore; se non fossi cos occupata, mi prenderei la consolazione di scriverle con questo corriere. Supplico tutte le nostre suore inferme di farsi coraggio nelle loro indisposizioni e di vedersi nello stato in cui Dio le vuole [considerandolo] come il pi onorevole che ci possa essere per Dio, perch fanno la sua santissima volont. Dite a suor Enrichetta 1108 che suo fratello e suo nipote, il pi giovane, fanno meraviglie, specialmente nel distacco da tutte le cose, suor Pierina1109 ne tutta edificata, l'uno e l'altro si raccomandano a lei. Ci fareste un grande piacere mandandoci una buona provvista di merluzzo, di quello che si pu meglio trasportare e conservare, ma bisognerebbe che avvenisse per mezzo di madamigella de La Carisire1110. Ditele che la supplico umilissimamente di questo e anche di darci l'indirizzo dove mandarle il denaro per pagare questa merce, sia per il denaro [della merce] che del trasporto. Presentatele le mie scuse per il fatto che non le scrivo, come anche a tutti quelli ai quali dovrei scrivere. I nostri saluti a Don Giovanni 1111 e agli altri, soprattutto alle nostre care suore, delle quali sono, come anche di voi, nell'amore di Nostro Signore, l'umilissima sorella e serva.

L 268

AL SIGNOR VINCENZO [Novembre 1649]

Onoratissimo Padre, Supplico umilissimamente la vostra carit di darmi domani un quarto d'ora perch io possa ricuperare quel che mi sembrato che ho perduto ieri, per l'occasione che mi aveva data la divina Provvidenza. Non so se devo incolpare di ci la paura o il mio orgoglio, che mi fa sempre indietreggiare nel parlare di me. Ecco la risposta di madama de Romilly
1112

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Vi supplico di prendervi il disturbo di farmi sapere se devo lasciare di inoltrare la vostra lettera a madama la presidente de Lamoignon 1113 anche se madama la principessa 1114 non venisse, e se opportuno invitare madama de Brienne 1115 che tornata in questa citt. Ecco un piccolo promemoria che ho steso affinch vi prendiate il disturbo - se lo credete opportuno - di parlarne all'assemblea, e di avvertirci dove si far, per informarne madamigella de Lamoignon. Se piace alla vostra carit, fateci sapere se dovremo avvertire le nostre suore di Serqueux di mandarci la giovane di cui ci parlano. Ecco anche una lettera dei signori di Gien 1116: che gli dovremo dire? Madama la duchessa di Ventadour 1117 non fa pi premura? Anche ieri una delle suore se ne andata con l'abito senza dire una parola: quella di Saint-Cloud. Che vuol dire questo? Non sarebbe necessario fare una severa ammonizione ad alcune, per far perdere questa abitudine? Poich questa suora una volta ci domand di andarsene, glielo accordammo, ma rimase di sua libera volont. Mi sembra che Dio ci parli con questi fatti, o per distruggere l'opera o per consolidarla. Se piace alla vostra carit pensateci e ditemi con tutta libert se sono io il Giona che si deve toglier di mezzo. Sono di Dio per tutto quello che gli piacer, e, Signore, la vostra obbedientissima suora e obbligatissima figlia.

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L 268bis AL SIGNOR VINCENZO Mercoled (novembre 1649)

Signore, Ho spedito il vostro biglietto che stato consegnato a madama de Lamoignon 1118, poich non c'era madamigella. La detta madama mi ha informata che il giorno dell'assemblea dipendeva da voi, e che madamigella Viole1119 avrebbe desiderato che potesse essere venerd. Sono, Signore, la vostra obbedientissima figlia e serva.

L 212

A MONSIGNOR CANCELLIERE SGUIER

1120

(Verso il 1649)

Monsignore, Il rispetto che devo a vostra Eccellenza mi ha fatto cercare le occasioni di raccogliere la carit che lei promise a Saint-Germain per le opere dei trovatelli, da parte di alcune distinte persone. Ma vedendo, monsignore, che mancato tutto, mi prendo la libert di scrivervi queste righe, non potendo avere l'onore di venire a trovarvi io stessa, per farvi presente che cento di questi poveri bambini, tra tutte le altre necessit in cui si trovano, hanno quella di non avere il pane per trascorrere queste feste: la cosa mi angoscia il cuore cos fortemente, che temerei, monsignore, di essere troppo colpevole se un qualche riguardo m'impedisse di ricorrere a vostra Eccellenza che in tante occasioni mi sembrata veramente il soccorso dei poveri. Permettetemi dunque questa richiesta cos ardita, e di dirmi, monsignore, con ogni specie di sottomissione e rispetto, nell'amore di Dio per il quale voi agite, la vostra obbedientissima e umilissima serva.

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L 273

AL SIGNOR VINCENZO [Dicembre 1649]

Signore, Credo che la vostra carit si ricorder che le ho parlato di quella buona ragazza di Saint-Cloud, alla quale si riferisce questa lettera, che avrete la bont di vedere, per favore. La divina Provvidenza non ha permesso che ella trovasse a vendere i suoi beni ereditari, ma ella li d in affitto a sua sorella, che pu pagare e gliene deve dare trenta scudi all'anno. Le nostre suore le sono affezionate e non hanno difficolt a riceverla, purch la vostra carit lo gradisca. Desidereremmo tanto sapere se i poveri mariti delle balie riceveranno un po' di denaro per queste feste e se i bambini che sono ancora lattanti, e che esse ci riportano a causa del mancato pagamento, saranno messi a balia col denaro dato per i nuovi trovatelli. Si far tutto quello che si potr per farli loro riprendere, se si ha qualche cosa [da dare], ma ancora la cosa non ci riuscita. Abbiamo gran bisogno della guida di Dio per la questione di mio figlio1121 che, si conceder l'onore di parlarvene, essendosi presa la libert di rimanere questa sera da voi, per paura di fare brutti incontri. Vi dir gl'incidenti spiacevoli di questo affare, che mi sembra che egli abbia sottoposto sempre alla volont di Dio, nella quale ho l'onore di essere, Signore, la vostra obbedientissima e obbligatissima figlia e serva.

L 272bis AL SIGNOR VINCENZO [Dicembre 1649]

Signore, Ecco una lettera di madamigella di Villenant dalla quale vedrete quel che ho saputo dell'affare. Quel che mi preoccupa la difficolt che hanno le vedove a disfarsi dell'ufficio dopo la morte del marito. Il denaro che si deve trovare per farsi ricevere e per la

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tassa alle parti in causa, si stenta a ottenerne il dono che mi stato detto che si poteva fare. E inoltre, la buona damigella che si occupa di questo affare m'ha detto oggi che ci che urge perch si abbia una decisione il fatto che la persona, che aveva condotto le trattative di questo affare con noi, era andata al suo paese e che molto probabilmente al suo ritorno avrebbe trovato questo affare concluso con altri. Questo mi fa temere un po' che si abbia intenzione di romperla con noi: se fosse cos, non saprei pi che dire. Tutte le difficolt dette sopra non derivano che dalla poca esperienza di mio figlio, ma egli ha bisogno di sprone per lavorare sul serio, e di qualche mezzo per occuparsene personalmente. Ha, come me, un temperamento indolente, e per agire abbiamo bisogno di essere spinti o da impegni necessari o dalla nostra inclinazione che, a sbalzi, ci fa intraprendere anche cose abbastanza difficili. Vedendo gli articoli1122 il signor de Marillac1123 ha notato certo che c' qualche cosa [che lascia] a desiderare, per non mi ha consigliato di rompere [il contratto], anche se non mi fosse accordato quello che egli mi ha consigliato di chiedere, poich in questo affare vede grandi vantaggi per noi. Se la vostra carit venisse sabato mattina da queste parti, la supplico umilissimamente di farmi avvertire: proprio in quel giorno che devono venire lo zio1124 e la ragazza1125, e penso che bisogner concludere su tutto. Il vostro caro e buon consiglio mi aiuter molto a prendere la decisione. Vi supplico umilissimamente di darmelo a nome di Nostro Signore, per il quale sono, Signore, la vostra umilissima figlia e obbligatissima serva.

L 274

AL SIGNOR CONTE DE MAURE

1126

(Dicembre 1649)

Signore, Speravo sempre che qualche occasione mi desse modo di ave-

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re l'onore di vedervi; non potendolo [avere], mi prendo la libert di farvi sapere, con queste righe, lo stato in cui siamo per l'affare di mio figlio1127, che direi essermi un'afflizione molto grande, se non fosse che come cristiana devo amare il disprezzo che accompagna ordinariamente la povert, che il solo motivo per cui non facciamo nessun progresso. E per dirvi la verit, signore, comprendo i sentimenti che la prudenza umana d a quella buona ragazza 1128, la quale, per la conoscenza che ha di lui e per il poco patrimonio che gli posso dare, comprende ch'egli non deve sperare di far mai nessun acquisto, poich tutt'e due insieme hanno solo molto poco per mantenere una famigliola. E poich i pesi vanno ordinariamente a coloro che hanno meno modo di sostenerli, il pensiero della morte e di lasciare due poveri orfanelli, fa temere di mettersi in quel pericolo. E bench le persone che si sono occupate dell'affare abbiano dato loro motivo di sperare pi che non paresse, sembra, signore, che essi credano solo a ci che vedono. Con ragione vi lamenterete della mia importunit, se Dio non avesse riempito di carit il vostro cuore: ma queste mie pene, che il mio coraggio troppo grande mi ha fatto tenere nascoste cos a lungo, a chi altro potrei svelarle se non a voi, signore, che siete per Dio quello che siete per lui, e che tenete per me il posto di coloro 1129 che con la loro condotta mi hanno fatto impegnare nello stato di vita 1130 che mi ha messo nella condizione in cui sono? Non prendete, vi supplico, quello che vi dico come un lamento, Dio me ne guardi! perch sarei stata felicissima se la divina Provvidenza avesse voluto che fossero riusciti la loro speranza e il loro progetto, e se Dio avesse loro prolungato la vita. Ma non stato cos: Dio ne sia glorificato per sempre, ed anche per il fatto che, dal giorno che son rimasta vedova, sono stata a cercare aiuto, almeno da dieci o dodici anni, come ve lo potrebbero ben testimoniare il signore e madama de Marillac 1131 e madama sua madre 1132, verso i quali ho un grandissimo e specialissimo obbligo di riconoscenza. Perdonatemi, signore, questo doloroso scambio, che vi far vedere la confidenza che ho nella vostra grande discrezione, e che io sono veramente, signore, nell'amore di Nostro Signore la vostra obbedientissima e umilissima serva.

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L 267

AL SIGNOR VINCENZO [Dicembre 1649]

Supplico umilissimamente la vostra carit di raccomandare caldamente a Dio il nostro affare. Ho trovato il signore e madama de Marillac1133 ben disposti a farci piacere, ma la religiosa 1134 crede opportuno che io veda madamigella d'Atry 1135 per farle ricordare i servizi resi dal defunto signor Le Gras 1136 alla defunta madama sua madre1137, e cercare che essa faccia qualche passo per mio figlio, come il signor conte de Maure1138, e per questo vi supplico di permettermi di andare a Port-Royal con madama sua figlia che mi ci vuol portare domani o dopo[domani]. Temo molto che madama de Herse 1139 abbia distolto le dame dall'andare all'assemblea, con la proposta da lei fatta di portare del denaro. Penso, Signore, che sarebbe necessario che essa facesse capire che il suo pensiero non che diano denaro della loro borsa n che si voglia obbligare nessuno. Pi io penso a ci che si deve fare e pi temo che l'affare ci resti sulle braccia; le nutrici cominciano a minacciarci seriamente e a riportarci i bambini, e i debiti si moltiplicano fino al punto che non c' speranza di pagarli, e cos la Compagnia sar screditata nella campagna, pi della moneta falsa. Penso a quella buona povera donna incinta; credo che ora potrebbe essere ricevuta; se volete che ne parli, a nome vostro, alla reverenda madre Priora 1140 e a madama Le Vacher, lo far molto volentieri. Non ho avuto il tempo di vedere il signor des Bordes 1141, come mi ero proposto; il signor de Marillac mi ha dato gli schiarimenti

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di ci che era pi urgente; se non fosse che questo affare dipende dalla divina Provvidenza, ne sarei in grande apprensione. Voi conoscete i miei bisogni per ottenere dal nostro buon Dio i mezzi per attirare la sua grazia per attuare [il suo piano], e [sapere] che Egli vuole sempre - come sembra - che io consegni nelle mani della vostra carit la mia volont e la mia piccola facolt di agire, per offrirgli tutto, cosa che io fo in modo tutto particolare per questo affare e per ogni altro [affare] per compiere tutti i suoi santi progetti [che Egli ha] su colei che , Signore, la vostra obbedientissima serva e obbligatissima figlia. 1142

L 272 AL SIGNOR VINCENZO generale dei venerabili Preti della Missione 20 dicembre [1649]

Signore, Ho avuto l'assicurazione che l'ufficio appartiene a coloro che attualmente ne dispongono e che nessuno potrebbe acquistarlo senza una loro rinunzia 1143. Il nostro affare continua. La persona di cui vi ho parlato ieri l'ho trovata spassionata, ed essa ha fatto bene stamattina quel che doveva fare. Supplico umilissimamente la vostra carit di continuare a raccomandarla a Dio. Madamigella di Villenant vi supplica umilissimamente di

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potervi parlare prima di gioved, e perci, Signore, se vi piacer dirle il luogo dove essa avr l'onore di venirvi a trovare, abbiate la bont di farmelo sapere, se possibile, dalla suora che porta la presente [lettera]. E' una cosa importante per la gloria di Dio ed urgente. Mi dispiaciuto molto di non esser passata dal signor des Bordes 1144: il cocchiere si sbagliato, non sapendo la strada 1145. Ecco il chiarimento del dubbio che avevamo; se piace alla vostra carit, [faccia s] che non vada perduto, e di farmi sempre l'onore di credermi, Signore, la vostra obbedientissima e obbligatissima figlia e serva.

L 365

ALLA CARISSIMA SUOR GIOVANNA LEPINTRE, F.d.C., serva dei poveri a Nantes (Dicembre 1649)

Carissima sorella, Ho ricevuto due vostre lettere, tutte lo stesso giorno e tutt'e due quasi con le medesime cose. Vi assicuro che sono molto addolorata per il fatto che soffrite. Ma che dico? dovrei piuttosto invidiarvi, perch per il servizio di Dio. Desidererei con tutto il cuore che il questo non ci fosse nessuna vostra colpa e che ognuna di voi entrasse nella pratica di una vera e solida umilt, sottomissione e dolcezza. Sembra che si abusi dei vostri incarichi, contro le nostre convenzioni; e bene avvertirne il signor des Jonchres e coloro che sapete che amano il servizio che fate ai poveri; ma volerla spuntare a lotta aperta, lamentarvene apertamente e mormorarne tra voi, una cosa che non bisogna fare, perch, eccetto le suore assistenti, le altre suore non devono sentire da noi niente che possa turbarle. Avrei gi preso ordini dal Signor Vincenzo su tutte le vostre difficolt, se non fosse che egli vive ritirato in camera da otto giorni. Appena potr, non mancher di farlo.

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La povera madama Marchais si raccomanda alle vostre preghiere per la sua afflizione: stata portata via dalla sua casa in campagna e condotta a Chteaudun da un uomo che aveva qualche parente nel palazzo Longue-Ville e l l'ha sposata, ma essa dice che stato fatto con la forza e perci ha intentato un gran processo. I vostri parenti stanno bene, grazie a Dio. Salutate a nome mio i vostri signori [amministratori] e madamigella de La Carisire e le altre buone dame di nostra conoscenza, e credetemi, cara sorella, nell'amore di Nostro Signore Incarnato, la vostra umilissima e affezionatissima sorella e serva.

1650

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L 275 ALLA CARISSIMA SUOR GIOVANNA LEPINTRE, F.d.C., serva dei poveri malati dell'ospedale di Nantes 13 gennaio 1650

Carissima sorella, Ho preso parte al vostro dolore per la perdita che voi e noi abbiamo fatta della nostra buona suor Maria Arnou 1146 che il nostro buon Dio ha trovato degna di essere chiamata da lui per metterla nel suo santo paradiso. Vi assicuro, cara sorella, che questa notizia ci ha molto sorpresa. Ho un gran desiderio di sapere che cosa ne della malattia della nostra suor Maria Noret 1147. Faremo tutto quello che potremo per mandarvi un aiuto; abbiamo perduto tante suore che molto diminuito il numero di quelle che sono adatte a fare bene, e ce ne domandano in tanti luoghi che non potremmo provvedere. La condotta di Dio con la buona madama Giovanna Marchais1148 stata ammirevole: tutti i suoi affari erano stati sbrigati, ne era uscita con grandissimo onore, si era promessa a un altro ed era decisa a sposarlo, ma non era questo il piano di Dio. Tutti i suoi parenti non mancano di noie, perch essa non ha avuto il tempo di dare sistemazione ai suoi affari, e durante la malattia era quasi sempre in delirio o assopita; tuttavia stata abbastanza fortunata per ricevere i santi sacramenti della Chiesa, [mentre] stava con madama Boulonnois. Vi prego d'informarmi com' andata per la nostra povera cara suora defunta. Ho scritto in ampio al signor d'Annemont 1149 la settimana passata, riguardo alle difficolt di cui mi avete scritto. Sono in pena per il fatto che non mi mandate notizie particolareggiate di suor Renata 1150. Vi supplico di dirle che suor Giovanna Delacroix 1151 si raccomanda a lei, e io [mi raccomando] a tutte le suore, specialmente a suor Enrichetta 1152, che esorto, per quanto posso, alla perseveranza nell'amare la stabilit. Come la stimo felice perch Dio le ha fatto la grazia di essere cos utile nel servizio dei poveri! Deve umiliarsi molto e fare il possibile per essere fedele e riconoscente alla bont di Dio. Sua sorella, il nipote e le nipoti stanno bene. Prego tutte voi suore di approfittare molto della grazia che Dio vi fa avendovi dato, nelle vostre necessit, il soccorso del signor d'Annemont. Son sicura che l'ha fatto per aiutarvi ad avere

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la calma dopo tutte le tempeste passate e rinnovarvi nello spirito di unione e di cordialit che le Figlie della Carit devono avere, con l'esercizio di questa stessa carit, che accompagnata da tutte le virt cristiane, particolarmente quella del sopporto scambievole, nostra cara virt. Ve la raccomando quanto posso, come assolutamente necessaria, perch ci porta sempre a non vedere le colpe delle altre con asprezza ma a scusarle sempre umiliandoci. Vi supplico, cara sorella, domandate questo spirito che lo spirito di Nostro Signore, per tutta la nostra Compagnia, e credetemi, cara sorella, nel suo santo amore, la vostra umilissima e affezionatissima sorella e serva. P.S. - Vi supplico, tutte voi suore, di fare la santa comunione secondo l'intenzione di mio figlio, che credo ricever il sacramento del matrimonio uno di questi giorni. Dio gli ha scelto - come sembra una signorina 1153 molto virtuosa che non di Parigi.

L 276

ALLE CARISSIME SUORE CLAUDIA BRIGIDA E GENOVEFFA DOINEL 1155, F.d.C., serve dei poveri malati a Chantilly

1154

(Gennaio 1650)

Carissime sorelle, Con tutto il cuore lodo Dio per la grazia che la sua bont vi fa di essere un buon profumo dove gli piace impiegarvi, ma state ben attente ad essergliene molto riconoscenti con la pratica delle virt che vi domanda, soprattutto con una grande cordialit e una

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buona intesa tra voi. Ho forse torto, carissime sorelle, a raccomandarvi questa virt, senza la quale non potreste essere non solo Figlie della Carit, ma nemmeno cristiane? Credo anche che mettiate la massima esattezza che potete [nell'osservanza] delle vostre piccole regole, senza far torto ai poveri, il cui servizio deve essere sempre preferito, ma nel modo dovuto e non secondo la volont nostra. Vi abbiamo mandato le immaginette per il [nuovo] anno, simili a quelle nostre: [fra di esse] c' la santa [Marta] che deve insegnarci il nostro mestiere, poich stata cos fortunata di servire i poveri nella persona di Nostro Signore, come noi serviamo Nostro Signore nella persona dei poveri. Suor Genoveffa, non state in pena per le notizie di vostra sorella, che sta molto bene, grazie a Dio e sta in un'ottima condizione. Se trovate un'occasione di scriverle, indirizzate le lettere alle suore di Saint-Germain, dato che essa si trova in quella parrocchia. Pregate Dio per la nostra defunta suor Maria Arnou, di Ennery 1156, e per me, che sono, care sorelle, la vostra umilissima sorella e serva. P.S. - Potete tenere con voi la donna che monsignor [vescovo] di Senlis ha comandato che fosse messa nelle vostre mani. Siate molto umili. Ma non mandateci pi delle ragazze senza essere sicure che siano trovate adatte.

L 278. AL SIGNOR ABATE DI VAUX, vicario generale di monsignor [vescovo] di Angers, ad Angers 1157 29 gennaio (1650)

Signore, Sono molto in pena per le nostre suore dell'ospedale, essendo molto tempo che non ho ricevuto loro notizie. E la cosa che mi tiene di pi inquieta il fatto che ho saputo dal Signor Vincenzo che eravate occupato moltissimo. In nome di Dio, signore, ricor-

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datevi che la sua Provvidenza vi ha dato la direzione [delle suore] e si servito di voi per la fondazione di quest'opera; se esse hanno abusato delle grazie che Dio ha loro fatto e delle pene sopportate dalla vostra carit, vi prego di perdonarle e di continuare loro la vostra direzione, sia personalmente sia per mezzo del signor Ratier1158, e [di far s] che non abbiano un confessore ordinario, se non quello che ordinerete voi. Esse hanno tanto bisogno di questo aiuto che senza di questo credo esser impossibile che possano continuare: questo mi spinge ad essere importuna con voi e supplicarvi umilissimamente di avere la bont di darmi notizie di suor Margherita Moreau 1159 e di farmi sapere che cosa pensate che dobbiamo fare per il bene di codesta piccola Comunit affinch possa attuare i piani che Dio ha su di essa. Permettetemi, signore, di supplicare la vostra carit di ricordarsi delle mie necessit al santo altare, e di onorarmi di credere sempre che sono, signore, nell'amore di Nostro Signore, la vostra umilissima e obbedientissima figlia e serva.

L 279

AL SIGNOR VINCENZO [Febbraio 1650]

Onoratissimo Padre, Credo che il signor sindaco1160 vi abbia fatto capire ieri lo stato di quel cattivo affare 1161 che sembra dipenda completamente dal modo in cui il signor Lesguier far capire al signor d'mery1162 la volont della Regina su questo punto: egli ne ha avuto un nuovo ordine da Sua Maest. Supplico umilissimamente la vostra carit di avere la bont di farmi sapere se non sarebbe necessario fargli parlare e [di dirmi] da chi. Ma bisognerebbe che fosse entro oggi. Sono obbligata a non trascurare nulla per il fatto che occorreranno

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milleduecento o millecinquecento lire, oltre la tassa per le spese dell'atto, ma ci hanno parlato anche di duemila lire 1163 In nome di Dio, reverendissimo Padre, pensate un po' se non bisogni pensare a disporre quelle dame a non prendere pi i bambini esposti di recente, per pagare i debiti e ritirare dalla campagna tutti quelli svezzati, poich vi assicuro in coscienza che non c' pi modo di resistere alla piet che quelle povere persone ci fanno domandando quello che dovuto loro giustamente; non solamente per le loro pene, ma siccome hanno anticipato tutto quello che avevano, ora si vedono morire di fame e sono costrette a venire tre o quattro volte da molto lontano, senza avere denaro. Noi abbiamo fatto anche troppo, per il mantenimento delle balie, e spesso di sette o otto bambini svezzati; e il denaro l'abbiamo preso in prestito; ma non il nostro interesse che ci fa parlare, bench - se la cosa continua - bisogner ben esaurirci, non potendo rifiutare di dar loro, per quanto poco, quello che loro dovuto. Perdonatemi, per favore, la mia solita importunit ed onoratemi sempre col credermi che sono, onoratissimo Padre, la vostra umilissima e obbedientissima figlia e serva.

L 390

(ALLE SUORE DELL' OSPEDALE DI ANGERS)

1164

(Verso il 1650)

Carissime sorelle, Le virt che suor ... 1165 vi potr aver detto essere state notate nelle nostre suore1166, vi saranno state di conforto e di incoraggiamento col desiderio di acquistarle; e soprattutto, care sorelle, pensate spesso che, come serve dei poveri, dovete avere per loro grande dolcezza, sopporto e cordialit; e io vi prego, state attente a trattare bene con le parole e rispettosamente le persone che vanno a visitarli, poich tocca a voialtre attirare i benefattori con la vostra

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affabilit. Con questo non dico che tutte le suore indifferentemente si fermino a parlare con la gente, ma quando qualcuno passando si avvicina, fermatevi per ascoltarlo. Se per vi dicono qualche cosa a cui non dovete rispondere, dite loro: Andate dalla superiora, che dar loro la soddisfazione che desiderano.

L 283 AL SIGNOR VINCENZO, generale dei venerabili Preti della Missione Venerd [aprile 1650]

Onoratissimo Padre, Ieri ebbi l'onore di vedere madama de Lamoignon 1167; madamigella sua figlia mi domand cosa avevano fatto le dame a Bictre 1168, e avendo saputo della decisione presa da loro di mettere i bambini in un padiglione per liberarsi dal peso della separazione da farsi necessariamente, mi disse che non era questa la decisione che la vostra carit aveva fatto prendere, e che comprendeva bene tutti gl'inconvenienti nel lasciare l le ragazze, sia per i bambini che per le balie: [infatti], bench si cerchi di prendere donne per bene, sembra per che queste per lo pi siano obbligate a ritirarsi non tanto per la necessit dei tempi quanto per la loro cattiva condotta, e inoltre [mi disse che] da tutta questa specie di donne raccolte da ogni parte vengono brutte parole e gran libertinaggio. E quella buona damigella mi disse che era necessario che voi insisteste per far eseguire la proposta che la vostra carit aveva sostenuto con fermezza, e domandare di farne una prova in questo anno del giubileo, senza rimandarla a un'altra volta. Io aggiunsi che questi ritardi permettono ai vari tipi di complottare; se voi lasciate correre questa volta, come essa dice, non ci sar modo di ritornarci sopra. Ma io credo anche, onoratissimo Padre, che bisogna tener duro per prendere una o due delle vostre case al massimo, per salvare

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l'affitto; altrimenti, se fanno loro la scelta, come penso io, la direzione sar data completamente e per sempre ad altri, e in questa circostanza si scopriranno interamente i loro piani. M' venuto in mente che esse credono che non potremmo lasciare il servizio dei bambini e che vi siamo obbligate per le mille lire che riceviamo dal demanio. Voi sapete il torto che ci stato fatto, poich l'intenzione di quelle che ci fecero assegnare il dono era che noi ne tenessimo la met puramente e semplicemente per il mantenimento della Compagnia e non per obbligarci al servizio dei piccoli bambini, diversamente da quello che [siamo obbligate a fare] per quello degli altri poveri e forzati. Sarebbe bene che, se pretendessero discutere di questo un giorno, si facesse ora piuttosto che in un altro tempo. Ieri ebbi occasione di vedere il signor Procuratore generale 1169 che mi fece l'onore di ricevermi molto cortesemente, e mi disse subito che io andavo da lui per un affare che egli aveva tra le mani; io gli dissi che era per rinfrescargli la memoria. Mi domand se pretendevamo di essere religiose o secolari: io gli feci capire che pretendevamo solo il secondo titolo. Mi disse che la cosa era senza esempi [precedenti]; io gli citai le Figlie di madama de Villeneuve 1170 e gli provai che andavano dappertutto. Mi fece vedere che non disapprovava il nostro scopo, dicendo molto bene della Compagnia, ma che una cosa cos importante meritava che egli ci pensasse bene. Io gli mostrai la mia gioia per questo suo modo di comportarsi, e lo pregai che, se la cosa non meritava o non doveva essere continuata, la distruggesse completamente, ma se era buona, noi lo supplicavamo di stabilirla solidamente; [gli dissi che] questo pensiero ci aveva fatto fare una prova per almeno dodici o quindici anni, durante i quali, per grazia di Dio, non era apparso nessun inconveniente. Mi disse: Lasciatemici pensare, non vi dico dei mesi ma alcune settimane. Ebbe la bont di accompagnarci fino alla carrozza, bench fosse in tribunale, ma ci mostr una grande buona volont, ci incaric di salutarvi umilissimamente, e ci disse che sarebbe stato un usuraio se avesse accettato gli umilissimi ringraziamenti che gli facevamo per l'onore che fa a tutte le nostre suore, quando osano avvicinarsi a lui nelle loro necessit, sia per i poveri forzati che per i bambini. Madama la marchesa di Maignelay 1171 ieri mi rispose solo a voce, mand la nostra suora dal signor parroco di S. Rocco, il quale

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con la detta dama l'assicur che non c'era stata nessuna colpa nelle nostre suore rimandate, e che solo l'osservazione di una ragazza che l faceva il servizio e non era adatta a rimanere nella Compagnia, aveva fatto s che il signor parroco aveva rimandata l'altra per accompagnarla; [disse] che ora sposata e quelle che sono al posto suo continuano a imitare i suoi esempi. La detta madama domanda due suore per domani. Ma si oppongono due difficolt: una , che necessario proporvi quelle che dobbiamo mandare, e [dobbiamo] farvele conoscere, [tanto pi che] hanno bisogno di fare prima il ritiro; l'altra difficolt che quella ragazza, che era rimasta ed attualmente sposata, rimane nella casa nella quale devono stare le suore, ed una vicinanza pericolosa per noi. Vi supplico umilissimamente di avere la bont di farmi sapere che cosa dovr fare in questa circostanza per non scontentare madama la marchesa e per non fare torto a noi. Datemi la vostra santa benedizione per tutte le nostre necessit e fatemi l'onore di credermi, [onoratissimo Padre, la vostra umilissima figlia e serva] 1172

L 284 ALLA CARISSIMA SUOR LEPINTRE, F.d.C., serva dei poveri malati nell'ospedale S. Renato di Nantes Parigi, 4 maggio 1650

Carissima sorella, Sono la pi stupta del mondo [nel sentire] che vi lamentate sempre di non ricevere le nostre notizie e dal tempo che voi mi indicate. Credo che sia suor Hellot 1173 che io vi abbiamo scritto non meno di sei volte. E' vero che ho lasciato passare alcune settimane

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senza scrivervi o farvi scrivere, ma era nel tempo che io sapevo che vi scriveva il Signor Vincenzo1174. E' vero, cara sorella, che non ho risposto a tutti i punti delle vostre lettere, e specialmente di una lettera che ho ricevuto da poco, nella quale facevate presente che alcune nostre suore avrebbero il desiderio di far parte [della Confraternita] del rosario perpetuo. Vi dir, cara sorella, che da moltissimo tempo abbiamo fatto questa proposta al Signor Vincenzo, senza che abbiamo potuto finora avere la risposta, e siccome io so che Egli non permette - come anche i superiori delle altre compagnie - che ci mettiamo in tante confraternite, questo mi ha fatto credere che, per questa proposta, bisogna contentarci di stare semplicemente al rosario. Abbiamo ricevuto lettere del signor Truchart 1175 molto differenti: la prima ci raccomandava di inviarvi presto un po' di aiuto, l'altra ci diceva di rimandarlo. In questo e in ogni altra cosa, cara sorella, dobbiamo adorare la guida della divina Provvidenza. Su questo punto vi scrissi molto ampiamente la settimana scorsa 1176. Spero che abbiate ricevuto le lettere; le mandai al sig. d'Annemont 1177. Vi supplico di salutare tutte le suore, per le quali domando a Dio con tutto il cuore un gran coraggio per dimostrargli la fedelt che domanda da loro in questa occasione, assai penosa per la natura, ma spero che, aiutate dalla grazia, ci sar molto vantaggiosa. Lo auguro per la gloria di Dio e per l'edificazione del prossimo. Certamente, cara sorella, in tutti questi impicci vi vengono grandi pene e difficolt di spirito, sia per l'incertezza degli avvenimenti, per l'opposizione e le relazioni da avere da una parte e dall'altra, sia per il fatto di non avere una persona sicura per consolarvi e darvi consiglio. Ma, vogliatemi credere, cara sorella, se fossi al posto vostro, domanderei a Dio di mettermi in condizione di grande indifferenza e nella convinzione che in questa occasione non tocca a noi agire, ma metterci nella disposizione di ascoltare e sopportare tutto quello che si dir per noi e contro di noi, senza turbarcene affatto. Oh, se noi fossimo cos, carissima sorella, come saremmo contente nel vederci, col Figlio di Dio, soggette alle accuse e ai giudizi degli uomini e in un completo abbandono della consolazione delle creature! Questa la condizione nella quale d'ora in avanti vi vedr davanti a Dio, che supplico di essere la vostra forza. Vi prego, sorella: se qualcuno insistesse per farvi parlare a proposito di tutti questi cambiamenti e disaccordi,

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rispondete con molta semplicit: Noi non abbiamo niente da dire su tutto questo: aspettiamo gli ordini dei nostri superiori per conoscere e fare la volont di Dio. Avvertite le suore di questa stessa cosa: se potete fare tutte cos, sarete le pi brave del mondo, e in realt penso che farete quello che Dio domanda da voi. E credetemi pi che mai, carissima sorella, nel suo santissimo amore, la vostra umilissima sorella e serva.

L 284bis

ALLA CARISSIMA SUOR CECILIA AGNESE F.d.C., serva dei poveri malati ad Angers

1178

4 maggio 1650

Carissima sorella, Se non fosse che il signor Abate di Vaux 1179 mi ha dato le vostre care notizie da poco tempo, sarei profondamente in pena, essendo molto tempo che non ci avete scritto. Spero che il nostro buon Dio vi conserver in mezzo a tutti i pericoli delle malattie da cui siete state minacciate da un po' di tempo. Sono stata molto consolata nel sapere il ritorno del signor Ratier 1180. In nome di Dio, care sorelle, siate molto fedeli a praticare i suoi buoni consigli, e soprattutto siate molto affabili e dolci con i vostri poveri; sapete che sono i nostri padroni e che si devono amare teneramente e rispettarli grandemente. Non basta che queste massime siano nella nostra mente, bisogna che le testimoniamo con le nostre premure caritatevoli e dolci. Ricordatevi anche di essere sempre rispettose verso i signori Padri [dei poveri] 1181 e salutateli umilissimamente da parte mia e continuate ad accogliere molto cordialmente i signori e le dame

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che frequentano l'ospedale, perch siamo debitori verso tutti; e noi dobbiamo star lontane da due estremi, uno dei quali la troppa affettata cortesia con le persone di fuori, cosa che spesso offende le persone che servono i poveri e che perci devono agire solo come povere; l'altro estremo che il pensiero di non voler piacere a nessuno, facesse s che non metteste nessuna attenzione per rendervi gradite alle persone. Ora, non cos che si deve fare, cara sorella, perch dobbiamo accogliere con benevolenza le persone che vanno a visitare i poveri, senza badare al nostro interesse particolare, ma semplicemente perch si deve fare cos e perch questo pu far del bene ai poveri. Saluto di cuore e con affetto tutte le suore, e nell'amore del nostro caro Maestro sono, cara sorella, la vostra umilissima sorella e serva. P.S. - La nostra suor Maria Noret 1182 spirata a Nantes; vi raccomando tutte le suore di l che hanno da soffrire molto; sembra che Dio le abbia scelte per far meritare tutta la Compagnia.

L 270

ALLE CARISSIME SUORE OGNISSANTI GIOVANNA 1184 Figlie della Carit a Valpuiseaux

1183

(Verso il 1650)

Carissime sorelle, Con tutto il cuore lodo Dio per la salute che ha data a suor Ognissanti, sperando che le ha dato [anche] nuove forze e un nuovo coraggio per dedicarsi al servizio dei poveri per il suo santo amore; e perci, cara sorella, il Signor Vincenzo ha ordinato che rimaniate mentre suor Barbara far qui un giro. Oh, come mi sembra, care sorelle, che viviate in grande unione e cordialit, poich la volont della divina Provvidenza che vi ha messe insieme; se c' qualche differenza nei vostri caratteri na-

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turali in nome di Dio, care sorelle, il suo santo amore appaia nei vostri cuori. Ricordatevi bene, suor Giovanna, di conservare accuratamente nel vostro cuore i santi sentimenti che hanno prodotto propositi cos generosi nel vostro ritiro; ma ricordatevi anche della fedelt che siete obbligata a osservare con Dio a causa delle sue grazie; senza questo, dobbiamo avere un gran timore del giudizio di Dio. A voi, suor Ognissanti, il Signor Vincenzo vi raccomanda di dare qualche buon contadino a suor Barbara per condurla fino a tampes, e [ordinatele] di lasciare tutti i bisturi che ha e che voi conserverete per un po'. Ricordatevi, care sorelle, che se c' un luogo dove le Figlie della Carit sono obbligate a dare il buon esempio e ad essere dolci e caritatevoli, proprio quello in cui siete, per l'obbligo che ne abbiamo - dopo Dio - al nostro onoratissimo Padre, il Signor Vincenzo, che infallibilmente sarebbe scontento se avvenisse in modo differente. Mi sono molto meravigliata che abbiate mandato espressamente quell'uomo, come avevate fatto gi ultimamente. Vi prego, sorelle, di non farlo pi senza una grande necessit. Supplico Dio di conservarvi, e sono, carissime sorelle, nel suo santissimo amore, la vostra umilissima sorella e affezionata serva.

L 286

A SUOR GIOVANNA LEPINTRE

1185

A NANTES 25 maggio 1650

Carissima sorella, Solamente ieri ho ricevuto, tutte insieme, tre vostre lettere, una del 3 di questo mese, l'altra del 19 e la terza senza data, e bisogna che siano state scritte da molto tempo, poich in esse mi comunicate che deve venire il signor Truchart 1186. Non vi potrei dire la consolazione che ho avuta nel vedere che voi e tutte le nostre suore siete nelle disposizioni che mi comunicate: cos, cara sorella, che dobbiamo essere di Dio. Non mancher di comunicare al Signor Vincenzo le vostre due lettere riguardo alla proposta che vi stata

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fatta di mettere un cuciniere e un amministratore. Bench riguardo all'amministratore abbia gi comunicato al signor Truchart che sarebbe un gran vantaggio per voi che ce ne fosse uno e che noi lo desidereremmo, tuttavia [questo deve essere] a condizione che sua moglie non si occupi affatto del servizio dei poveri. Per il cuciniere, ci vedo molti inconvenienti, ma si deve lasciar fare ai signori [amministratori], che vi prego di salutare umilissimamente a nome mio. Mi stupisco che il signor Truchart non sia soddisfatto, perch credo di avergli detto tutto quello che potevo dirgli; abbiamo un grande obbligo [di riconoscenza] per la carit che ha per noi. Care sorelle, per quanto riguarda il vostro ritorno, non sar cos imprevisto che non possiate darcene preavviso, per avere l'ordine dal Signor Vincenzo su ci che dovrete fare, oltre ci che gi vi ho comunicato. Supplico tutte le nostre suore di stare fortemente attaccate alla guida della divina Provvidenza, di amarla e abbandonarsi continuamente ad essa, essendo sicure che se le siamo fedeli fino a questo punto, la sua bont non ci abbandoner, e tutto ci che ci d dolore attualmente, si trasformer in una grande consolazione e se piace a Dio riuscir per la sua gloria, nel cui amore sono, carissime sorelle, la vostra umilissima sorella e serva.

L 277

ALLE CARISSIME SUOR CARLOTTA E FRANCESCA 1187 , F.d.C., serve dei poveri a Richelieu (Giugno 1650)

Carissime sorelle, Questa volta sono davvero tutta sbalordita per essere stata tanto tempo senza scrivervi; non lo crederei se non mi avessero assicurato che non vi ho ringraziate del vostro bel merletto. Il nostro altare ve ne ringrazia, ma i nostri crediti si lamentano. Mi sembra, sorelle, che eravate preoccupate per i vostri parenti. Vi dir, suor Carcireux, che un po' di tempo fa ricevemmo notizie del vostro signor padre, che avrebbe tanto voluto venire a

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visitarvi, ma noi lo dissuademmo; egli era a Beauvais con i suoi parenti, uno dei quali che presidente, gli dava un impiego e ci diceva di avere una grande buona volont di continuarglielo e aiutarlo con tutto il suo potere. Per quanto riguarda il padre e la madre di suor Carlotta e di tutta la sua famiglia, li credo sempre in buona salute. Non molto tempo che abbiamo avuto notizie la Liancourt. Non vi rimane altro, care sorelle, che essere molto riconoscenti delle grazie che Dio vi fa e lavorare per la vostra perfezione, sia per quello che Gli dovete, sia per il servizio che siete obbligate a fare ai poveri e alle alunne, con l'osservanza dei vostri regolamenti, pi esatta che potrete. Una delle cose principali che vi raccomando, suor Carlotta, di non piagnucolare pi, o almeno di non piagnucolare molto, poich molto meglio rallegrarsi; e poi, che vogliamo in qualunque luogo siamo? poich abbiamo Dio con noi, nel sui amore e in quello del suo Figlio Crocifisso, sono con tutto il cuore, carissima sorella, la vostra umilissima sorella e serva. P.S. - Vi prego di salutare umilissimamente il signor superiore 1188 da parte mia, e pregatelo di assicurare i signori Manceau 1189 che la loro sorella1190 sta bene e che gli abbiamo spedito una lettera di lei nel medesimo tempo che arriv quella che loro scrissero a lei, che si trova all'ospedale di Chars. Dopo scritta la presente, suor Fiorenza si ammalata ed agli estremi. Gi da alcuni giorni non le davano molto da vivere ancora. Credo che avrete saputo che suor Maria Arnou 1191 e suor Maria Noret1192 sono morte a Nantes. Pregate Dio per tutto, vi prego 1193

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L 280 ALLA CARISSIMA SUOR GIOVANNA PANGOY 1194, F.d.C.,serva dei poveri malati nell'ospedale dello Spirito Santo a Liancourt (Verso il giugno 1650)

Carissima sorella, Sono molto angustiata per suor Maturina 1195 che, come mi avete informata, ha la febbre doppia terzana: in nome di Dio, abbiatene gran cura e mandatemi sue notizie pi spesso che potrete. Vi prego di assicurare il signor custode che sar trattenuto il denaro che gli dovuto per il pagamento della balia; mandateci notizie del bambino, vi prego. Credo, cara sorella, che le notizie di tante moti vi aiutino molto a rinnovare i vostri propositi di far del bene a tutte, poich la vita breve e si muore una volta sola, e il giudizio [che sar dato] all'ora della morte durer eternamente. Sabato seppellimmo una nostra suora, chiamata Fiorenza, che stata solo due anni nella Compagnia: era un'ottima figlia e noi siamo molto obbligate al nostro buon Dio per il fatto che tutte quelle che chiama a s, sembra che siano in buone disposizioni. Cerchiamo di vivere in modo che sia cos anche di noi. Raccomandatemi molto alla vostra cara sorella malata e a suor Genoveffa 1196. Tutte le nostre suore si raccomandano a voi tutte, ed [anche] io, che con tutto il suore sono, care sorelle, nell'amore di Ges Crocifisso la vostra umilissima sorella e serva.

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L 288

AL SIGNOR ABATE DI VAUX 1 luglio 1650

Signore, Perdonatemi la libert che mi prendo per mandarvi questo piccolo pacchetto per le nostre suore. Non mancher di ricordare al Signor Vincenzo l'affare del signor Ratier, che - mi sembra - non pu dimenticare, avendomene parlato un'altra volta in questo senso. Ho saputo, signore, che i signori Padri dell'ospedale hanno ottenuto una seconda casa per metterci i malati e che le nostre suore li devono servire. Vi supplico umilissimamente di avere la bont di sapere di che si tratta. C' da temere molto che, sovraccaricandole di lavoro, esse manchino all'esattezza e alla pulizia necessarie negli ospedali, e che le persone, che non sapessero il piccolo numero che sono, le biasimassero. Ma la cosa pi importante che i malati sarebbero esposti a un grave pericolo di soffrire molto. La vostra carit, signore, esaminer tutto questo e ci metter ordine. La supplico umilissimamente di questo e di onorarmi sempre, ricordandosi al santo altare dei bisogni della nostra povera Compagnia e di quelli della mia anima, affinch piaccia alla bont di Dio usarle misericordia nell'ora della separazione da questa vita, durante la quale sar veramente, signore, nell'amore di Ges Crocifisso la vostra umilissima e obbedientissima ....

L 287 ALLA CARISSIMA SUOR CECILIA AGNESE 1197, F.d.C., serva dei poveri malati dell'ospedale di Angers 1 luglio (1650) Carissima sorella, E' vero che per voi una grande pena dover servire i poveri in due case, e io vedo una grande impossibilit dato il piccolo numero di suore; parlatene al signor Abate che ha sempre quella buona volont di assistervi che aveva quando Dio cominci a dargli la carit verso di voi. Vi supplico, cara sorella, di consolare molto la nostra cara suor Pierina1198 nelle sue indisposizioni e fatele ben comprendere che le malattie corporali ci sono vantaggiose quando le sopportia-

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mo per amore di Dio e cerchiamo di amare la sua santissima volont: se si fa cos, la parte pi nobile di noi stessi che la nostra anima in piena salute. Ecco due crocifissi, di cui noi ci serviamo ora per le nostre suore; servono anche da reliquiari poich ci si possono mettere delle reliquie. Non ne facciamo fare pi per il motivo che si rompono e si guastano subito. Le medaglie son venute certamente da Roma e le ha portate il signor Portail 1199: le distribuirete come giudicherete opportuno: se non ce ne fossero per tutte quelle che l'hanno domandate, appena lo sapr cercher di averne [delle altre]. Egli vi saluta tutte e vi prega di essere molto fedeli ed esatte alle vostre regole, particolarmente per quello che riguarda la cordialit e l'unione tra tutte voi. Le suore di qui vi pregano, insieme a me, di domandare per noi queste virt al nostro buon Dio, e [io vi prego] di credermi, care sorelle, nell'amore di Ges Crocifisso, la vostra umilissima sorella e serva. P.S. - La settimana scorsa ho scritto al signor Ratier; salutatelo umilissimamente a nome mio, e [salutate] i vostri buoni signori [amministratori].

L 289 ALLA CARISSIMA SUOR GIOVANNA LEPINTRE 1200, F.d.C., serva dei poveri malati nell'ospedale S. Renato, di Nantes 13 luglio (1650)

Carissima sorella, Credo che avrete [gi] ricevuto la risposta alle lettere che avete scritte al Signor Vincenzo, ed anche suor Enrichetta 1201. Mi rincresceva non avere vostre notizie, sperando sempre che Dio vi desse un po' di riposo. E' vero, cara sorella, che non potete averne molto essendo solo in sei, ed io sono molto addolorata nel vedervi

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cos poche per tanto lavoro che avete a causa della cucina e della farmacia. E' stata per me una vivissima gioia che il signor de Grenville 1202 sia stato eletto padre dei poveri. Vi prego, sorella, di farmi sapere se lo stesso che c'era al tempo della fondazione [della casa delle suore all'ospedale]. Speriamo che, poich sa tutto [quello che avvenuto finora] e anche da quanto tempo sono state richieste le nostre suore, egli dir chiaramente che l non ci ha condotte il nostro interesse, e questo nemmeno ci terr mai cost, con l'aiuto di Dio. Con tutto il cuore auguro, care sorelle, che abbiate fatto tra voi un rinnovamento del proposito di esser perfettamente unite insieme, per la pratica esatta del vostro regolamento, non tanto per le cose esteriori, quanto per la condotta interiore, che consiste nel ricevere tutti gli avvenimenti e le contraddizioni da parte della divina Provvidenza, nell'avere un grande sopporto scambievole e una piena concordia. Questo far s, care sorelle, che le persone esterne saranno edificate. Vi supplico anche, sorelle, poich piaciuto a Dio darvi un amministratore come mi sembra che desideravamo, che non usciate pi e anche suor Enrichetta dovrebbe farsi portare tutto, per le sue erbe medicinali. Da molto tempo desidero che i vostri poveri siano trattati, quanto a medicine, come quelli delle parrocchie di Parigi; se fosse cos, le suore che sono addette alla farmacia 1203 avrebbero molto pi tempo e calma per servire i poveri. Vi prego di assicurare cordialmente suor Giovanna di Saint-Albin 1204 che il motivo che ci fa ritardare il suo ritorno l'incertezza in cui siamo state riguardo al ritorno di voi tutte, e il fatto che aspettavamo che i signori Padri [dei poveri] domandassero altre suore, perch viaggi cos lunghi di persone sole non si possono fare facilmente. La nostra intenzione di farla ritornare alla prima occasione. Non mi informate affatto se avete ricevuto le mie lettere dell'inizio di questo mese, e perci sono in pena. Per quanto riguarda quello che vi ho detto, cio di non uscire, s'intende che questo [non si pu fare] senza una grande necessit. Bench io pensi certamente che voi non fate visite di nessuna specie, n di complimento n di piacere, posso [anzi] dirvi che proprio questa pratica ci che ha mantenuto le suore ad An-

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gers. Con la mia ultima lettera vi detti notizie su di loro e vi facevo sapere quanto tutta la Compagnia edificata della loro condotta, come lo per la pazienza che Dio vi ha data in tutte le vostre difficolt; supplico la sua bont di essere la vostra eterna ricompensa, e sono nel suo santissimo amore, carissime sorelle, la vostra umilissima serva. P.S. - Abbiamo molte malate in diversi luoghi e due in pericolo di morte. Vi prego di salutare tutte le suore a nome mio e [salutate] umilissimamente i signori Padri [dei poveri], madamigella de La Carisire e tutte le nostre amiche. Vi supplico, sorella, di scusarmi col signor Truchart 1205 per il fatto che non gli scrivo con questo corriere, perch ho preso una medicina, e presentategli i miei umilissimi saluti.

L 130ter

A SUOR GIOVANNA CRISTINA 1206 A LIANCOURT (Verso il 1650)

Carissima sorella, Ho comunicato la vostra lettera al Signor Vincenzo, che vi concede di essere liberata dal maneggio del denaro e di darne l'incarico a suor Maturina 1207, che deve accettarlo di buon cuore perch la divina Provvidenza che glielo ordina; suor Giovanna Pangoy 1208 avr cura di continuare l'assistenza dei poveri malati con voi, suor Giovanna, come l'avete vista fare da suor Elisabetta. E voi, suor Giovanna Cristina, farete la suor servente per la santa obbedienza, in modo che, di tre che siete, non formiate che una sola volont e un cuore solo. Da quando abbiamo suore a Liancourt non ho visto, per gra-

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zia di Dio, nessun contrasto tra di loro. Spero che la sua bont infinita ci continuer questa grazia. Quando dico che suor Giovanna Pangoy avr la cura dei malati dei villaggi, intendo dire che lo faccia con voi, suor Giovanna, ma essa vi istruir in qual modo bisogna servirli. Suor Maturina avr cura di scrivere tutti i giorni le entrate e le spese, quando saranno fatte, e cos tutto sar molto facile. Carissime sorelle, come tutte le cose sono meravigliosamente addolcite dal desiderio di amare Dio e dalla pratica di questo amore! Oh che grande consolazione per le anime buone avere delle occasioni per dimostrare a Dio l'amore che hanno per lui, come l'avete voi, col servizio che rendete ai poveri! Ricordatevi, suor Giovanna Cristina, delle pene interiori che avevate quando siete rimasta in luoghi dove avevate poco lavoro. Con tutto il cuore supplico Nostro Signore che benedica le vostre fatiche, e vi faccia conoscere quanto dovete stimarvi felice della grazia che vi fa. Quelle che l'hanno perduta per essersi mostrate ingrate, come se ne sono gi profondamente pentite! Bisogna umiliarsi molto e diffidare di noi stesse, perch non abbiamo un nemico pi grande del nostro amor proprio. Domandiamo a Dio questa grazia, e credetemi, cara sorella, nel suo santo Amore, [la vostra umilissima sorella e serva]. P.S. - Non so se vi ho gi comunicato la morte della nostra buona suor Luisa Proust1209: stata malata solo sei giorni. Pregate Dio per lei. 1210

L 290bis

(A SUOR CECILIA ANGIBOUST 1211, AD ANGERS) 20 settembre 1650

Carissima sorella, Credo che facciate tutto quello che potete per sollevare suor

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... 1212 e la consideriate come una giovane pianta dalla quale potete sperare buoni frutti da presentare un giorno alla mensa eterna del nostro buon Dio. Come sarete felice, carissima sorella, se con la vostra dolcezza e cordialit nel prevenirla amorosamente, potete cooperare con la grazia alla sua perfezione! Ve ne supplico con tutto il cuore. Non so se avete l'uso di lavare le mani dei poveri; se non lo fate, vi prego di prenderne l'abitudine. Vi prego anche, sorella, di avvertire tutte le suore separatamente, di esser loro di buon esempio di dolcezza e di sottomissione, di consolarle nelle loro piccole pene con la vostra cordialit e sopporto; bisogna avere una gran pazienza nel dar loro piccoli aiuti: il pi grande compatire le loro pene e persuaderle quanto importante non allontanarsi dal fare la volont di Dio, che non cambia mai i suoi piani. Bisogna anche stare attente qualche volta, quando si stancano in un ufficio, di cambiarle, senza aspettare che lo domandino. Infine ci vuole molta condiscendenza in parecchie cose, per prevenire le suore in ci che desiderano, senza far vedere di conoscerlo. Voi sapete che le cariche si devono esercitare pi con la carit che con l'autorit, e che siamo suor serventi: questo significa che avremo le pi forti pene di spirito e di corpo, e che dobbiamo consolare per quanto potremo le nostre care sorelle, le quali avranno sempre abbastanza pena per sopportarci, qualche volta per il nostro temperamento, altre volte per la ripugnanza che provano, per effetto della natura e dello spirito maligno. Supplico Nostro Signore di essere la vostra forza e la vostra consolazione, e sono nel suo santissimo amore ...

L 130bis (ALLE SUORE DI LIANCOURT)

1213

(Verso il 1650)

Care sorelle, Provo una certa pena a causa delle difficolt che mi dite di trovare nel compiere un'opera cos santa. E' cominciata, come cre-

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do, dieci anni fa e con alcune suore che avevano molto meno intelligenza di voi, e quando esse vi hanno aperto la strada, le cose erano ben pi difficili di adesso. Voglio credere che Dio mi dia questa piccola prova in punizione dei miei peccati, che meriterebbero i pi grandi castighi, se Egli volesse esercitare la sua giustizia in tutto il suo rigore. Vi esorto quanto posso a considerare gli obblighi che avete verso Dio per il beneficio della vocazione e per tante grazie che avete ricevute dalla sua mano generosa. Vi esorto anche ad affezionarvi ai ministeri di cui siete state incaricate. Non so, sorella ... 1214, se ho compreso bene la proposta che mi fate nella vostra lettera, di venire a Parigi per uscire dalle vostre pene e per ricevere un po' di conforto; ma per l'amore di Dio, siate una figlia [della Carit] tutta piena di confidenza e di fedelt a Dio, come siete stata sempre, e perci abbiate un po' di pazienza, affinch si conosca la sua santa volont su questo punto. Vi prometto che ne parler al Signor Vincenzo, e l'avrei gi fatto se non fosse che sono a letto malata; tuttavia non lascer passare questa settimana senza darvi mie notizie. E voi, cara suor Maturina 1215, non dovete temere nulla. Il Signore sar il vostro tutto perch, bench non sappiate fare i conti, non guasterete nulla per questo; ben presto l'imparerete. Il signor custode ha abbastanza bont per fare ci che occorre, anche se voi non lo saprete fare, e anche per scrivere sul registro come avete potuto vedere. Vi prego di presentare i miei saluti a lui e a madama de La Chambre, se c' ancora, come anche a madama Thibousche. Ho ricevuto la lettera del signor Thibault 1216 che si raccomanda a voi: spero che vi scriver presto, con suor Anna de la Thalonnire 1217. Come notizia recente vi dir che la povera suor Maria che avevamo rimandata a Saint-Men in cammino per ritornare, senza che l'abbiamo ordinato. Tutte le suore vi salutano cordialmente, e io supplico Dio di darvi la sua pace e il suo santo amore, nel quale sono [la vostra umile sorella e serva].

[p. 384]

L 291

ALLA CARISSIMA SUOR CECILIA AGNESE, (AD ANGERS) (Ottobre 1650)

Carissima sorella, Sono partite oggi cinque suore per andare a Nantes 1218 e in un altro luogo pi lontano 1219; devono passare da voi. Per mezzo loro vi mando delle medaglie benedette che il signor Portail manda a quelle che non ne hanno; hanno [annesse delle] indulgenze straordinarie. [Le suore] vi portano anche tre crocifissi, e per mezzo loro vi scrivo in ampio, ma avevo dimenticato di consegnare il pacchetto a suor Anna Hardemont: vi prego di consegnarglielo appena arriva. Vi prego di informarvi dai signori Padri [dei poveri] se gradirebbero che esse alloggino all'ospedale; quando passeranno, salutatele umilissimamente a nome mio. Se non opportuno che [le suore] si fermino presso di voi, preferirei che andassero presso qualche buona signora che non in un albergo. Raccomandatemi a tutte le nostre care suore e credetemi, carissima sorella, nell'amore di Nostro Signore la vostra umilissima e affezionatissima sorella e serva. P.S. - Vi prego [di far s] che tutte le suore di Angers incoraggino molto le nostre suore di andare a Nantes.

[p. 385]

L 295

ALLA CARISSIMA SUOR GIOVANNA LEPINTRE, F.d.C., serva dei poveri malati, a Nantes Oggi, [festa di] S. Andrea (30 novembre 1650)

Carissima sorella, Queste poche righe sono solo per avvertirvi dell'arrivo della nostra carissima suora1220 in buona salute, grazie a Dio. Oh, carissima sorella, com' stata la benvenuta, essendo venuta per ordine dell'obbedienza, e certamente noi con tutta la Compagnia le siamo affezionate con tutto il cuore. Ho avuto solo il tempo di leggere sommariamente la vostra lettera, che ci ha trovate nel dolore per la gravit della malattia della nostra buona suor Anna de la Thalonnire, che era a Saintonge ed morta dopo l'arrivo della nostra suora, cio marted dopo pranzo, ed stata seppellita oggi, festa di S. Andrea. Questo il motivo, cara sorella, per cui non ho il tempo per rispondere alla vostra cara lettera, che mi fa amare sempre pi il vostro buon cuore e mi fa dirvi solamente che credo siano andate perdute alcune lettere, perch, oltre quelle che vi ho scritte [e mandate] per mezzo delle suore di Hennebont 1221, vi scrissi col primo corriere dopo la loro partenza per avvertirvi che ve le mandavamo; e mi sembra che il Signor Vincenzo mi abbia detto che anche lui vi ha scritto dopo di allora. Vi posso assicurare, cara sorella, che la sua carit sempre nello stesso grado verso la vostra anima; ed io altrettanto, anzi pi che mai, sono, cara sorella, nell'amore di Nostro Signore la vostra umilissima serva e affezionatissima sorella. P.S. - Salutate a nome mio tutti i vostri signori [amministratori] e le nostre suore, che abbraccio con tutto il cuore.

[p. 386]

L 296 ALLA CARISSIMA SUOR GIOVANNA LEPINTRE 1222, F.d.C., serva dei poveri malati nell'ospedale di Nantes in Bretagna 10 dicembre (1650)

Carissima sorella, Vi ho scritto col corriere precedente per assicurarvi del ritorno della nostra cara suor Giovanna di Saint-Albin 1223 in buona salute, che continua, per grazia di Dio. Ho fatto vedere la vostra lettera al Signor Vincenzo che vi avr scritto, credo. Abbiamo gran motivo di lodare Dio, cara sorella, perch la sua carit continua sempre per il bene della nostra Compagnia, affinch possa compiere la santissima volont di Dio, ma una delle sue preoccupazioni particolari contribuire per quanto pu al bene dell'ospedale di Nantes. Questo vi deve far credere, cara sorella, che quando da molto tempo non ricevete sue lettere, dopo avergli domandato consiglio nelle difficolt, bisogna o che le sue lettere siano andate perdute o che gli sia stato impossibile scrivervi, poich io conosco il suo cuore per la sua figlia. Posso assicurarvi di questo, cara sorella: persuasa come sono che Egli d tutte le direttive necessarie, molte volte mi sono astenuta [dallo scrivervi], parecchie volte seguendo anche il desiderio delle vostre lettere che mi avvertivano che attendevate questa carit da lui, cio le sue risposte, poich voi sapete che una parola di consiglio da parte sua, vale pi di cento parole di altri, ed anche [sapete che] ci sarebbe motivo di temere che la diversit di consigli porti confusione o almeno faccia perdere molto tempo. Dico questo non perch, cara sorella, io abbia mai lasciato, per grazia di Dio, di rispondervi, quando avete desiderato qualche cosa da me. Vorrei che vedeste il mio cuore e sapeste che la lontananza di luogo, pi che diminuire, aumenta lo stretto legame che da molto tempo piaciuto a Dio stabilire tra le nostre anime. Come segno, mi permetterete certamente, cara sorella, che vi avverta che, quando ci sar qualche contrasto con la buona suora 1224 che un po' difficile, se possibile questo non appaia mai al di fuori, nemmeno ai signori Padri [dei poveri] n al signor amministratore, al quale dovete dire tutto quello che riguarda i poveri e il bene dell'ospedale, ma per la questione particolare dei piccoli contrasti della vostra Comunit, [la cosa riguarda] voi sole. Siate sicure che

[p. 387]

Dio dar la sua benedizione alla fiducia e alla dipendenza che avrete dalla sua direzione, ma per questo ci vuole una grande cordialit, sopporto e allegria. Vi prego di darmi al pi presto vostre notizie e quelle di tutte le suore, che saluto con tutto il cuore, nell'amore di Nostro Signore, nel quale sono, cara sorella, la vostra umilissima e obbedientissima sorella e serva. P.S. - Ho un'estrema fretta. Credo che il Signor Vincenzo vi abbia risposto a proposito delle confessioni.

Lettere non databili con precisione

Prima del 1650

L 10

AL SIGNOR VINCENZO (Tra il 1639 e il 1647)

Signore, Non saprei che cosa dirvi della mia salute, ma vi assicuro che ho gran bisogno di parlarvi a proposito di alcune necessit di parecchie suore, prima di pensare a qualunque altra cosa. Abbiamo qui suor Carlotta che da molto tempo sta male: la sorella di suor Genoveffa 1225 dell'ospedale [di Parigi] che qui faceva servizio per la colazione; temo che finisca come la defunta suor Bcu1226; le hanno ordinato parecchie volte il salasso al piede ma nessuno ha potuto cavarle del sangue. Se la vostra carit volesse mandarci quel buon fratell'Alessandro 1227, [credo che] forse ci riuscirebbe. La febbre, ordinariamente, pi alta la sera che la mattina.

[p. 388]

Le [due] suore che sono in ritiro faranno quando vi piacer, la loro confessione che non sar generale, n per l'una n per l'altra. La Lorenese che vi parl sabato all'ospedale [di Parigi] non trova nessuna sistemazione; son gi quindici giorni che all'ospedale per questo. Che faremo di lei? Non datele denaro, per favore. Ho detto a suor Genoveffa di farle ci di cui ha bisogno: [la Lorenese] non chiederebbe di meglio se non vivere l senza far niente e ricevere del denaro. Dappertutto vedo tanto disordine che mi sembra di esserne schiacciata; spero per e voglio affidarmi alla divina Provvidenza con le sante Marta e Maria. Nell'amore del buon Ges sono, Signore, la vostra umilissima figlia e obbligatissima serva.

L 3 (A UNA SUORA)

1228

(Tra il 1640 e il 1646)

Carissima sorella, Vorrei tanto venire io stessa a trovarvi nella vostra nuova abitazione; se non avete ricevuto ancora la benedizione del signor parroco, sar bene che preghiate madama de Romilly 1229 di condurvi tutt'e due1230. Per quanto riguarda il confessore, se egli ve ne parlasse, lo pregherete di aspettare che abbiate avuto un po' pi di tempo per orientarvi, e nell'attesa andrete dal primo che capita. Ecco delle immagini che vi mando: un Signore della Carit 1231 da mettersi nella sala dei poveri e un altro per la vostra camera. Vi prego, sorella, di avere - nei piccoli disordini, in cui vi troverete la pace che Nostro Signore ha dato ai suoi apostoli, di pensare pi che parlare, e di non dire a nessuno ci che sentite dire dalle dame della buona suora che c'era prima di voi. Bisogna onorare lo zelo che essa ha sempre dimostrato per il servizio dei poveri. Dico lo stesso a suor Giacomina 1232, pregandovi di osservare bene le sue azioni.

[p. 389]

Con tutto il cuore sono, carissima sorella, nell'amore di Ges Crocifisso, la vostra affezionatissima serva. P.S. - Dopo scritta questa lettera, il Signor Vincenzo mi ha ordinato che prendiate il signor du Mesnil come confessore.

L 417

AL SIGNOR VINCENZO Marted (tra il 1642 e il 1649)


1233

Signore, Vi supplico umilissimamente di avere la bont di farmi sapere se l'adunanza delle dame si potr fare domani, mercoled, affinch le faccia avvertire, quelle d'Issy e quelle di Fontenay. Madamigella de Lamoignon 1234 mi ha chiesto ieri di sapere da voi quando potr aprirvi interamente il suo cuore venendo a trovarvi, ma desidera che non lo sappiano a casa sua. Io l'avvertir, se mi fate l'onore di comunicarmelo. Vorrebbe che fosse al pi presto. Datemi, vi prego, la vostra benedizione, poich sono, Signore, la vostra umilissima figlia e obbligatissima serva 1235.

[p. 390]

L 129bis AL SIGNOR VINCENZO (Tra il 1645 e il 1649)


1236

Signore, Temo che abbiano dimenticato di dirvi che non lascer di far avvertire tutte le suore di trovarsi domani luned alla conferenza, come la vostra carit ci ha fatto l'onore di prometterci. Perci vi importuno con queste righe, per timore che qualche altro affare ci impedisca [di avere] questa fortuna. La Provvidenza ha fatto venire alcune suore da Maule, Saint-Denis e Issy, che con tutte le altre se ne rallegrano molto. Dio voglia che non sia a nostra confusione, un giorno, il fatto che la sua bont ci ha fatto tante grazie, e a me in particolare quella di essere, Signore, la vostra obbligatissima figlia e umile serva.

L 24

AL SIGNOR VINCENZO Gioved (prima del 1650)


1237

Signore, Vi supplico umilissimamente per l'amore di Dio che io possa avere l'onore di parlarvi stamattina, per una risposta che devo dare urgentemente a mio figlio che deve venire a trovarmi oggi, dato che non ho voluto dargliela ieri. Se le vostre occupazioni vi costringono ad uscire prima che io possa essere da voi, voglia la vostra carit prendersi la pena di passare di qua. Mi prendo la libert di farvi questa umilissima supplica, avendone gran bisogno ed essendo, Signore, nell'amore di Ges Crocifisso, la vostra umilissima e obbligatissima figlia e serva.

[p. 391]

L 42

AL SIGNOR VINCENZO

Oggi, [festa di] S. Vincenzo1238 (prima del 1650) Signore, Vi supplico umilissimamente, per l'amor di Dio, che possa aver l'onore di parlarvi oggi, sia pure per il poco tempo che vi piacer. Se non avete potuto ancora firmare il nostro conto, abbiate la bont di rimandare, fino a che non vi abbia messo le spese delle suore dell'ospedale che ieri dimenticai di aggiungere. Fo molti sbagli per la mia troppo grande fretta, oltre quelli per malizia. Supplico la vostra carit di ottenermi misericordia. Tutte le vostre povere figlie vi salutano umilissimamente, supplicandovi di ricordarsi di loro e di me, la minima di tutte, che sono, Signore, la vostra umilissima e obbligatissima figlia e serva.

L 54

AL SIGNOR VINCENZO (Prima del 1650)

Signore, La mia poca memoria m'imped ieri di dirvi che la piccola [ragazza] du Pont aveva desiderato di fare la sua confessione da voi quando fece il suo piccolo ritiro, e io credevo che fosse anche per parlarvi a proposito del desiderio dei suoi genitori. Ho pensato perci, Signore, che se la vostra carit le potesse parlare, essa vi potr dire il suo pensiero pi liberamente, ed anche voi avrete sul suo spirito pi autorit di suo fratello, che vi ho presentato, e che dimora a quattro o cinque leghe da qui. Supplico umilissimamente la vostra carit di offrire al nostro buon Dio la nostra piccola novena che comincia oggi; questo buon Dio sa che dalla sua misericordia non voglio nient'altro che la sua santissima Volont, ma che desidero che la sua potenza tolga tutti gl'impedimenti alla perfetta esecuzione di questa santissima volont, per la quale sono, Signore, la vostra obbligatissima serva e umile figlia. P.S. - Vi prego di avere la bont di farmi sapere a che ora la piccola du Pont verr a trovarvi.

[p. 392]

L 79

AL SIGNOR VINCENZO (Prima del 1650)

Signore, Credo che ci sia stato qualche impedimento perch madama de Lamoignon non mi ha mandato la sua carrozza; perci, Signore, vi supplico umilissimamente di non parlare affatto di quello che dubito di aver consegnato alle suore alla loro partenza, perch mi rimasto in mente di avere da loro solo cinquanta scudi, e non mi venuto in mente nient'altro che l'incertezza che esse ne avessero. Vi supplico umilissimamente che sia messo in conto solo questo. Era mia intenzione dirvelo davanti alle dame, come sono obbligata a fare, e dirmi, Signore, la vostra umilissima e indegnissima figlia e serva.

L 90

(AL SIGNOR VINCENZO) (Prima del 1650)

Signore, Il nostro buon Dio ha voluto aggiungere un'altra consolazione a quella che mi ha dato per mezzo della vostra bont, manifestandomi, intorno a un altro soggetto, che la sua Provvidenza non sdegna i peccatori. Poich mi ha mandato madama de Marillac 1239 per dirmi che credeva che io fossi indisposta e che mi pregava di parlare liberamente, volendo darmi l'aiuto che madama sua madre mi aveva offerto, cio una somma tutti gli anni. Le ho confessato con tutta semplicit la pena che provavo, ma che non avrei bisogno di nulla se mio figlio avesse un impiego. Essa ha desiderato vedervi per questo motivo (ma voi eravate uscito), per sapere da voi, Signore, come monsignor [vescovo] di Beauvais 1240 aveva ricevuto la proposta che ella gli aveva fatta, e il suo parere su questo punto; e siccome non sa in qual modo gliene deve parlare ed egli deve partire domani o dopo[domani], ella ed io vi supplichiamo umilissimamente di avere la bont di scriverle una parola su questo punto: intendo dire a madama de Marillac, se lo giudicate opportuno. Essa lo ha desiderato, per timore che voi non aveste a firmi qualche cosa che mi addolorasse. Non so se il mio orgoglio che mi fa sentire la pena della pena che do agli altri. Dovrei

[p. 393]

certamente essere migliore, poich ho l'onore di essere, Signore, la vostra umilissima figlia e obbligatissima serva.

L 118bis (AL SIGNOR VINCENZO)

1241

(Prima del 1650)

Signore, E' vero che sento un'attrattiva tutta speciale per la festa della Pentecoste e che questo tempo di preparazione ad essa mi molto caro. Ricordo di aver avuto, tempo fa, una grande consolazione, udendo un predicatore dire che in questo giorno Dio dette la sua Legge scritta a Mos e che nella Legge di grazia, in questo stesso giorno aveva dato alla sua Chiesa la Legge del suo amore con la forza necessaria per realizzarla. E poich, in questo stesso giorno, piaciuto a Dio mettere nel mio cuore una legge che non mai uscita nonostante tutta la mia iniquit 1242, desidererei volentieri che mi fosse concesso che in questo stesso giorno la sua bont mi facesse capire i mezzi per osservare questa legge secondo la sua santissima volont. Non so se non stato per questo che ho avuto il pensiero di chiedervi il permesso di disporci a questa festa con la privazione della santa comunione in questi undici giorni che la santa Vergine, gli apostoli e le sante donne sono stati separati dal loro caro Maestro, servendoci di questa occasione anche per pensare al cattivo uso delle comunioni che abbiamo fatto per tutto l'anno, per eccitare in noi un nuovo desiderio di fare la comunione con pi fervore e utilit per la gloria di Dio ed anche per partecipare con gli apostoli al battesimo di amore e di zelo, ricevuto per il servizio del prossimo. Vi supplico umilissimamente, Signore, che le debolezza del mio spirito, che vi ho fatto conoscere, non esigano affatto dalla vostra carit la condiscendenza, che vi potrebbe far pensare che io volessi che voi accondiscendeste ai miei pensieri, poich questo completamente lontano dal mio spirito e il pi grande piacere lo

[p. 394]

provo quando sono ragionevolmente contrariata, poich Dio mi fa quasi sempre la grazia di conoscere e stimare i giudizi degli altri quando sono completamente diversi dai miei; e specialmente quando la vostra carit [a darmeli], son sicura di vedere con evidenza questa verit, bench si tratti di cose che mi sono nascoste per un certo tempo.

L 134bis AL SIGNOR VINCENZO

1243

Signore, Sono stata pregata di supplicarvi umilissimamente, per l'amore di Dio, come fo, di fare la carit a una povera donna, che ha grandissimo bisogno di essere ricoverata, di far pregare il sig. Gillot, mercante che abita in piazza dei Gatti 1244, di aiutarla a trovare un posto all'ospedale della Piet 1245. Il bisogno che mi stato presentato assolutamente degno di compassione, sia per la salvezza dell'anima che per la sicurezza del corpo. Questo mi ha fatto decidere, Signore, ad esservi importuna e ad assicurarvi, con queste righe, che, Signore, nell'amore di Nostro Signore, la vostra umilissima e obbedientissima serva.

L 136bis AL SIGNOR VINCENZO

Signore, Ieri dimenticai di domandarvi se suor Renata si fermer questa volta per fare il ritiro. E' questo press'a poco il tempo che la vostra carit le aveva fissato. Se rimane, vi sembrerebbe bene che suor Claudia, di Chinon, vada per questo tempo a sostituirla? Ella qui fa spesso la scuola e fa bene.

[p. 395]

Vi supplico umilissimamente di ricordarvi del bisogno che abbiamo di una conferenza. Se potesse essere in questa settimana per servirci a disporci meglio alla festa della S. Vergine, ci farete la carit di avvertirci del giorno. Tutte le suore ne hanno gran desiderio. E le suore che sperano di non aspettare ulteriormente per darsi tutte a Dio, vi supplicano di dare loro il permesso, ed anche io che mi dico, Signore, la vostra umilissima e obbligatissima figlia e serva. 1246

L 369

AL SIGNOR VINCENZO 24 agosto (prima del 1650)

Signore, Il mio cuore, ancora tutto pieno di gioia per la comprensione che il nostro buon Dio mi ha data di quelle parole: Dio il mio Dio! e per il senso che io ho avuto della gloria che tutti i beati Gli rendono in seguito a quella verit, non pu fare a meno di parlarvi questa sera e di supplicarvi di aiutarmi a far buon uso di questo eccesso di gioia e di insegnarmi qualche pratica per domani, giorno del Santo di cui ho l'onore di portare il nome 1247, giorno della rinnovazione dei miei voti1248; per l'una e per l'altra ragione desidero ascoltare la vostra santa messa: se piace alla vostra carit, vi supplico umilissimamente di comunicarmi l'ora, con la speranza, onoratissimo Padre 1249, che voi sappiate che tutto quello che sono nelle vostre mani per essere dato a quel buon Dio, il cui amore - per sua grande misericordia - mi ha fatto essere la vostra umilissima e obbligatissima figlia e serva. Sera [della festa] di S. Bartolomeo
1250

[p. 396]

L 257

PER SUOR HELLOT

1251

Carissima sorella, Vi rimando questo verbale. Bisogner, per favore, rimandare il bambino dal medesimo commissario e stare attente che non gli si dia questo verbale se egli non ha trattenuto il bambino, affinch ci serva a far vedere il suo sbaglio. Vedete, per favore, la lettera senza firma e correggete gli errori e chiudetela perch gliela mando senza vederla. Andate a trovare madama Lendormy, come buona amica della ragazza per farle capire accortamente lo sbaglio che essa ha fatto, il pericolo della sua salvezza, bench si possa dirle che non deve aspettarsi da noi nulla senza che ne abbia parlato con me. [E ditele che] se noi facessimo come esige la giustizia, potremmo farla arrestare e accusarla come presunta ladra e di un altro grave delitto, poich si allontanata senza dire una parola, come un cattivo servitore. Ecco una lettera che manderete subito a madama de Borne, e ritornerete, per favore, verso sera, credendomi sempre, cara sorella, nell'amore di Ges Crocifisso, la vostra affezionatissima sorella e serva.

Luisa aveva desiderato di essere cappuccina e, senza dubbio, ne aveva fatto promessa a Dio. Ma il P. de Champigny, suo primo direttore spirituale, le disse chiaramente che la salute non le permetteva di essere religiosa. Consigliata dai suoi familiari, Luisa spos il 5 febbraio 1613 Antonio Legras, segretario della regina madre Maria de' Medici. Il 18 ottobre nacque il figlio Michele. 2 Pietro Camus, vescovo di Belley (+1652), parente dei Marillac e amico di S. Francesco di Sales. 3 La domenica 4 giugno 1623. 4 Di S. Nicola des-Champs, parrocchia di S. Luisa. 5 S. Vincenzo era allora precettore nella casa dei Gondi, situata nella parrocchia di S. Salvatore. 6 S. Francesco di Sales, vescovo di Ginevra e fondatore delle Visitandine, era morto nel 1622. 7 Cf Coste, Il grande Santo del gran secolo ..., I, p. 169. 8 Certosino e cugino germano di Antonio Legras. 9 Lettera citata da Calvet, Luisa de Marillac, Ritratto, p. 49, e riportata anche nel volume Nella Chiesa al servizio dei poveri , p. XLIV. - Notare come la Santa non accenna affatto al figlio Michele, nato il 18 ottobre 1613 e che allora aveva 13 anni compiuti. 10 Nel marzo 1626 mons. Le Camus, vescovo di Belley, scrisse alla Santa una lettera di conforto per la morte del marito (Coste, Il grande Santo ...., I, p. 174-175). Da questo prelato, che era stato il suo direttore spirituale, Luisa aveva ricevuto alcune lettere (i cui originali sono nell'archivio della Casa Madre delle F.d.C. a Parigi): per fare il voto di restare vedova (maggio 1623), per avere il permesso di leggere la Bibbia, per la malattia del marito, e il rimprovero per la mania delle confessioni generali e il troppo attaccamento al nuovo direttore spirituale, S. Vincenzo (Coste, Il grande Santo ...., I, p. 168-169, 171-173). 11 Ved. nota alla lettera precedente. - Riportata dal Gobillon. 12 Madamigella du Fay, dama della Carit di grande piet. Il suo zio paterno Renato Hennequin spos Maria de Marillac, una delle zie di S. Luisa. 13 Per favorire la vocazione del figlio che desiderava farsi prete, S. Luisa l'aveva messo nel seminario di S. Nicola du-Chardonnet, fondato e diretto dall'austero e virtuoso Bourdoise (15841655), per la formazione del clero. Proprio di questo seminario la Santa qui parla, chiamandolo collegio. 14 Paesetto del comune di Aubervilliers, dove c'era un santuario della Madonna, molto frequentato dai pellegrini. 15 La prima lettera che possediamo di S. Vincenzo a S. Luisa del 30 ottobre 1626 ( Corrispondenza di S. Vincenzo , I, n. 12, p. 66-67), dove detto, tra l'altro: Non vi ho avvisata della mia partenza perch stata pi sollecita che non credessi... Ors, Nostro Signore terr conto, secondo il suo piacere, di questa piccola mortificazione e far Egli stesso l'ufficio di direttore. S, certamente lo far ed in una maniera tale da mostrarvi chiaramente che proprio Lui. Siate dunque voi la sua cara figliuola, tutta umile, tutta sottomessa e piena di confidenza, ed aspettate sempre pazientemente l'evidenza della sua santa e adorabile volont. 16 La superiora del monastero della Visitazione, madre Anna Caterina de Beaumont. 17 I preti del seminario di S. Nicola du-Chardonnet. 18 S. Luisa risponde da Villepreux alle due lettere, mandatele da S. Vincenzo ( Corrispondenza , I, n. 45-46, p. 129-133). 19 Cio nella confraternita della Carit di Villepreux, stabilita nel 1618 nelle terre della famiglia Gondi. 20 E' il nome che veniva dato alle Dame della Carit, secondo il loro Regolamento. 21 Manca certamente una parola, come precisazioni. 22 Madama la duchessa di Liancourt, nata Giovanna de Schomberg (1600-1674), dama della Carit, fond la confraternita della Carit nei suoi domini. La Santa ne fu molto amica, fino a che la duchessa non si lasci prendere dalle idee gianseniste. 23 Parrocchia di Parigi. S. Luisa ci and ad abitare un po' prima della sua vedovanza fino al 1626, quando si avvicin a S. Vincenzo che allora era ai Bons-Enfants. 24 Nel distretto di Parigi. 25 Parrocchia di Parigi. 26 Parrocchia di Parigi. Nella parrocchia di S. Salvatore Luisa organizz la prima Confraternita della Carit di Parigi nel 1629: qui fu mandata da S. Vincenzo suor Margherita Naseau per fare servizio in questa Carit, e qui essa mor tra il 1630 e il 1631. 27 Il Sig. Dehorgny fu uno dei primi preti della Missione. Si un a S. Vincenzo fin dal 1627. Fu di volta in volta superiore al Collegio dei Bons-Enfants (1632-35, 1638-43, 1654-59), assistente generale

della Congregazione (1642-44, 1654-67), superiore della casa di Roma (1644-47, 1651-53). S. Vincenzo lo mand spesso a far la visita delle case dei missionari e delle Figlie della Carit. Alla morte del Signor Portail (1660), fu nominato direttore delle Figlie della Carit. 28 Barbara Angiboust (1605-1658) della parrocchia S. Pietro di Servilles, vicino a Chartres. Si un alle primissime Figlie della Carit dal 1 luglio 1634. Luisa scopr ben presto la ricchezza della sua personalit e la mand come pietra di fondazione in numerose case. 1636: parrocchia S. Paolo, poi S. Sulpizio a Parigi; 1637: Saint-Jacques de la Boucherie; 1638: Saint-Germain-en-Laye, poi Richelieu; 1642: i galeotti; 1645: probabilmente Serqueux; 1646: Fontainebleau; 1649: Saint-Denis; 1652: Brienne; 1653; Chlons; 1654: Bernay; 1658; Chteaudun. Suor Barbara fu scelta anche per le visite: dei trovatelli messi a balia (1644, 1648), della comunit delle Figlie della Carit a Liancourt (1649), a Sainte-Marie-du-Mont (1657), a Varize (1658). Dal 25 maggio 1642 si dedic totalmente al servizio dei poveri pronunciando i voti perpetui. Mor il 27 dicembre 1658. - S. Vincenzo tenne un'edificantissima conferenza sulle sue virt, il 27 aprile 1659 (ediz. Mezzadri, P. 1456-1472). 29 Servendo i poveri della parrocchia di S. Paolo dal 1632-33, le Figlie della Carit vi abitarono quando la Casa Madre fu trasferita nel villaggio di La Chapelle. 30 Dama della Carit, della parrocchia di S. Stefano du-Mont a Parigi. 31 Barbara Angiboust era stata mandata a servire i poveri a Saint-Germain-en-Laye. Ved. lett. 43 (p. 17). Verso il 1637 la Santa le aveva mandato la lett. 3 (p. 388). 32 Un'epidemia di peste a Parigi. 33 La Casa Madre a La Chapelle. 34 S. V. non credette opportuno interrompere il servizio all'Ospedale. 35 Madama Pelletier, senza dubbio, la figlia di madama de Herse, che aveva sposato il nipote di madama Goussault. Non persever nella Compagnia delle Figlie della Carit. 36 Elisabetta Le Goutteux, vedova Turgis, entr nel 1636 nella Compagnia delle Figlie della Carit. Intelligente, colta, favor con tutta la sua dedizione Luisa de Marillac e la sostitu quando era assente dalla Casa madre. Luisa le affid nel 1640 la responsabilit della nuova comunit ad Angers. Qui la mand di nuovo nel 1644 per alcuni mesi. Messa a Richelieu nel 1646, a Chars nel 1647, poi a Chantilly nel 1648, dopo una breve malattia mor nell'ottobre 1648. 37 Nella Corrispondenza di S. Vincenzo (III, n. 302, p. 167-168) riportata una lettera di S. Luisa, citata da Mons. Baunard con la data 1638: Dopo aver parlato dei maneggi che Madama Pelletier metteva in opera presso le autorit ecclesiastiche e giudiziarie per veder di allontanare S. Vincenzo e le Dame della Carit dall'amministrazione dei trovatelli e rimanerci essa sola padrona, la Santa dice a S. Vincenzo: Ma io ho fiducia che il buon Dio sapr ricavare la sua gloria da questo spiacevole incidente e lo prego con tutto il cuore di darvi la salute necessaria per quest'opera. Spero dalla vostra bont che ci renderete partecipi del merito delle vostre sofferenze e dei vostri santi sacrifici, poich sapete che ne abbiamo bisogno. 38 Maria de Vignerod (1604-1678) era nipote di Richelieu. Vedova a 18 anni, diventata, suo malgrado, la marchesa de Combalet, entr nel Carmelo. La tir fuori il suo potente zio, contro la sua volont, per ricondurla alla corte di Luigi XIII, e la dot del ducato d'Aiguillon. La Duchessa d'Aiguillon partecip a tutte le opere di S. Vincenzo e l'aiut con la sua immensa ricchezza e influenza. 39 A due leghe da parigi. Vi fu fondata una confraternita della Carit nel 1634. 40 Nella traduzione italiana delle lettere di S. Luisa (Napoli 1933, vol. I, p. 22) riportata la firma della Santa (Luisa di Marillac-Le Gras) con questa nota: Questa lettera e un'altra rivolta a persona estranea alla Comunit sono le sole che siano firmate cos. Tutte le altre portano invariabilmente "Luisa de Marillac". 41 Luisa Ganset, Figlia della Carit, mandata a Richelieu nel 1638, sar coi galeotti nel 1644 e a Maule alcuni anni dopo. 42 Fin dal 1637 il cardinale Richelieu aveva domandato al Signor Vincenzo dei missionari per la citt che aveva fatto costruire all'inizio del XVII secolo a sud di Chinon. Le Figlie della Carit vi furono mandate alla fine dell'anno 1638 per il servizio dei malati e per la scuola. 43 Madama Goussault, nata Genoveffa Fayet, vedova dal 1631 di Antonio Goussault, consigliere del re e presidente della Camera dei conti. Sugger a S. Vincenzo di mettere le Figlie della Carit all'ospedale generale di Parigi e ne fu la presidente. Favor la loro fondazione ad Angers. Mor santamente il 20 settembre 1638. 44 Qui la lettera strappata.

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La vostra lettera ha prodotto meraviglia nelle vostre figlie - scrisse S. Vincenzo a S. Luisa il 12 dicembre 1639 -, per ne sono state persuase e son contente, purch vi vedano ( Corrispondenza di S. Vincenzo , IV, n. 419, p. 166). 46 Guido Lasnier (1602-1681), abate di Saint-Etienne-de-Vaux in Saintonge, vicario generale di Angers, incontr S. Vincenzo a S. Lazzaro nel 1635 durante un ritiro, e divenne il protettore e il consigliere delle Figlie della Carit dell'ospedale S. Giovanni di Angers. Gran servo di Dio, e di grande carit verso le Figlie della Carit di Angers, scrisse S. Vincenzo al sig. Lamberto (Corrispondenza di S. V. , V, p. 13). - Nell'archivio della Casa Madre delle Figlie della Carit a Parigi sono conservate 100 lettere di S Luisa all'Abate di Vaux. 47 Luisa de Marillac part da Parigi con tre suore alla fine di novembre 1639 e arriv ad Angers il 6 dicembre (Corrispondenza di S. Vincenzo , IV, n. 422, p. 171). 48 Sono gli amministratori dell'Ospedale di Angers. 49 Il verbale della fondazione delle Figlie della carit nell'ospedale di Angers fu firmato il 1 febbraio 1640 da Luisa de Marillac, Cecilia Angiboust, Elisabetta Martin e Margherita Franois (Cf. Coste Il grande Santo ..., I, P. 368-379). 50 Corrispondenza di S. Vincenzo , IV, n. 427, p. 185-186 (lettera del 22 genn. 1640). 51 Luisa era ripartita da Angers con la carrozza dell'abate. 52 Al suo arrivo ad Angers, Luisa s'ammal e alloggi per alcune settimane presso l'Abate di Vaux prima di raggiungere le sue figlie all'Ospedale S. Giovanni. 53 Elisabetta Turgis (ved. lett. 38; p. 21), una delle pi anziane Figlie della Carit, accompagnata da Barbara Toussaint (ved. lett. 78, p. 104) e da Clemenza Ferr (ved. lett. 34, p. 53) part da Parigi il 23 dicembre 1639 ed arriv ad Angers all'inizio di gennaio ( Corrispondenza di S. Vincenzo , IV, n. 423, p. 175). 54 Genoveffa Caillou (ved. lett. 19, p. 35), Maria Marta Trumeau (ved. lett. 102, p. 87) e Maddalena Mongert (ved. lett. 57, p. 55). 55 Era uno degli amministratori dell'ospedale di Angers. 56 Padri della Carit: era il nome dato agli amministratori dell'ospedale. 57 Il signor Lamberto aux Couteaux (1606-1653) entr nella Congregazione della Missione nel 1629 e fu superiore a Toul dal 1635 al 1637, poi a Richelieu (1638-1642). Nominato assistente generale della Congregazione, fu di nuovo a Richelieu (1645-46), poi a Parigi al Collegio dei Bons-Enfant. Il Signor Vincenzo lo mander parecchie volte a visitare le suore dell'ospedale di Angers e di Nantes. Nel 1651 fu mandato in Polonia dove mor il 31 gennaio 1653, vittima della sua dedizione agli appestati. La sua morte sconvolse il Signor Vincenzo ( Corrispondenza di S. Vincenzo , X, n. 1636, p. 478-480). 58 Maria Marta Trumeau (ved. lett. 102, p. 87). 59 Quando arrivarono all'ospedale di Angers, la peste continuava i suoi disastri nell'Anjou ( Confer. alle Figlie della Carit , ediz. Mezzadri, p. 52) e parecchie suore si ammalarono. Una di esse, Margherita Franois, di Saint-Nicolas in Lorena, mor. L'Abate di Vaux scrisse a S. Luisa: La povera defunta morta nella sua semplicit ed ha fatto tutti gli atti di virt che Dio le ha ispirato, ma la buona disposizione del suo cuore era un atto di parecchie virt (ediz. 1961 degli Scritti di S. Luisa, p. 999). 60 Clemenza Ferr (ved. lett. 34, p. 53). 61 La peste infieriva allora ad Angers. 62 Genoveffa Caillou di Saint-Germain: ad Angers dal marzo 1640 alla fine del 1644, poi nel 1645 e 1646 nella parrocchia di S. Gervasio a Parigi; mandata a Le Mans nel maggio 1646; ritorn a Parigi in seguito a difficolt sopravvenute. L'8 agosto 1655 firm con l' altre l'atto di erezione della Compagnia. 63 Era uno degli amministratori dell'ospedale di Angers. 64 Gli amministratori dell'ospedale contestavano l'articolo del contratto che parlava della dipendenza delle suore dal superiore generale della Congregazione della Missione. 65 Lettera scritta da una segretaria e firmata da S. Luisa. 66 Lettera scritta, come la precedente, dalla medesima segretaria. 67 Lettera scritta dalla medesima segretaria come le due lettere precedenti. 68 Maddalena Mongert (ve. lett. 57, p. 55). 69 Elisabetta Martin, di Argenteuil, una delle prime figlie della Carit. Nel 1636 nella parrocchia di S. Paolo a Parigi. Partita per Angers con S. Luisa ha la responsabilit della comunit dell'ospedale dal 1640 al 1641: la sua fragile salute l'obbliga spesso al riposo. Dopo un breve periodo a

Richelieu, ritorna alla Casa Madre (1643) e le sono affidate le suore giovani. Parte poi per Liancourt, da dove i Fondatori la richiamano per affidarle la responsabilit della nuova comunit che va a Nantes (1646). Nel 1647 le difficolt della comunit influiscono sulla sua salute. Viene messa di nuovo a Richelieu dove muore alla fine del 1648. 70 Per suor Elisabetta Martin, ved. lett. 22, p. 38. 71 Suor Anna Hardemont (ved. lett. 110, p. 138-139). 72 Parrocchia di Parigi. 73 Genoveffa Poisson, entrata in Comunit prima del 1636. Fu messa prima all'Ospedale di Parigi, nel luglio 1647 partecipa alla sistemazione dei trovatelli a Bictre e si dedicher loro per lunghi anni. Nel 1651 prende parte al Consiglio come anziana. L'8 agosto 1655 firma l'atto di erezione della Compagnia, il 22 maggio 1657 nominata tesoriera. 74 S. Vincenzo rispose brevemente a S. Luisa con la lett. 713 ( Corrispondenza , VI, p. 252). 75 Elisabetta Martin (ved. lett. 22, p. 38). 76 Sul sig. Lamberto aux Couteaux ved. lett. 18, p. 34. 77 Michele de Marillac (1563-1632), guardasigilli. Uomo di grande profondit spirituale, durante la prigionia a Chteaudun lavor intorno a un trattato sulla vita eterna, incominci pure la traduzione del libro dell'Imitazione di Cristo, dei Salmi e del libro di Giobbe. La sua nuora, che l'aveva raggiunto a Chteaudun, s'incaric della pubblicazione di questi libri. 78 Sui fatti straordinari e famosi di Loudun, ved. Conf. di S. V. alle F.d.C. , (ediz. Mezzadri) p. 11771178. 79 Era il confessore delle suore nell'ospedale di Angers. 80 Il signor Lamberto aveva fatta da poco la visita (ved. lett. 18, p. 33). 81 Si tratta di Michele Legras, figlio di Luisa de Marillac. 82 Ved. lett. 47, p. 42. 83 Barbara Angiboust (ved. lett. 43, p. 18) che i Fondatori avevano pensato pi volte di mandare ad Angers (ved. Corrispondenza di S. Vincenzo , IV, p. 197 e V, p. 14). 84 Luisa de Marillac, nata il 12 agosto 1591, stava per entrare nel 50 anno di et. 85 Ved. lett. 19, p. 34. L'esame dei vari articoli del contratto durer un anno. Solo il 18 marzo 1641 il contratto fu registrato dal tribunale civile di Angers. 86 Avevano questo titolo, nelle Confraternite [delle dame della Carit] e degli ospedali, persone caritatevoli che, senza far parte dell'amministrazione, collaboravano per in vari modi al bene dell'opera e a sollievo dei poveri ( S. Luisa de Marillac , vol. II Sue lettere , Napoli, 1938, p. 35, nota). 87 Per suor Elisabetta Turgis, ved. lett. 38, p. 22. 88 Madama de la Brunetire du Plessis-Gest, sorella dell'abate di Vaux. Relazioni d'amicizia esistevano tra le due famiglie dei Marillac e du Plessi: la moglie di Michele de Marillac, Barbara de la Fortiere, era originaria del Maine. 89 Elisabetta Martin era sempre malata, e S. Luisa pensa al suo cambiamento (ved. lett. 22, p. 38). 90 Cecilia Angiboust, entrata nella Compagnia delle Figlie della Carit alcuni anni dopo la sua sorella maggiore, Barbara. Arrivata ad Angers nel dicembre 1639 vi rimarr fino all'ottobre 1657. Le numerose lettere di Luisa de Marillac che essa ha preziosamente conservate, permettono di seguire la storia della Comunit nell'ospedale di Angers. Nel 1648 sar nominata suor servente di quella Comunit. Ritornata a Parigi nel 1657 fu mandata alle Piccole Case. 91 Ved. lett. 103, 106 e 107 (p. 43, 46, 47). 92 1 o 2 ottobre, secondo il Coste (Corrispondenza di S. Vincenzo , V, p. 73). 93 Possessore di un beneficio ecclesiastico. 94 Uno degli amministratori dell'opera dei Trovatelli. 95 Elisabetta Turgis era arrivata da Angers (ved. lett. 38 e 107, p. 22 e 47). 96 Il commendatore Nol Brulart de Sillery, morto il 26 settembre 1640 (ved. lettera di S. Vincenzo alla Madre della Trinit, 1 ottobre 1640: Corrispondenza di S. Vincenzo , V, n. 493, p. 68-73). 97 Parrocchia di Parigi. 98 Madama di Villeneuve, amica di Luisa de Marillac, fond nel 1641 la congregazione delle Figlie della Croce. Mor il 15 gennaio 1650. 99 Si trattava di acquistare una casa vicina a S. Lazzaro per trasferirvi la Casa madre delle Figlie della Carit. 100 S. Vincenzo rispose a S. Luisa con la lett. n. 495 (Corrispondenza di S. Vincenzo , V, p. 75-76). 101 Il 30 marzo 1640 fu deciso di incaricarsi di tutti i trovatelli.

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Elisabetta Martin, superiora della comunit dell'ospedale di Angers (ved. lett. 22, p. 38). Madama du Plessis (ved. lett. 107, p. 47). 104 Madama di Liancourt (ved. lett. 4, p. 16), amica di Luisa de Marillac, le propose pi volte di andare a riposare nelle sue terre. 105 Il 29 novembre 1633. 106 Il Santo rispose con la lettera n. 508 ( Corrispondenza , V, p. 100), in cui leggiamo queste parole cos consolanti per Luisa: Non ho mai sentito cos pienamente la direzione di Dio sulle vostre figlie come la sento da un po' di tempo. 107 Clemenza Ferr: ad Angers dal gennaio 1640 all'aprile 1644. Fu mandata poi a Liancourt, e nel 1657 a Chars. 108 Ved. lett. 107(p. 47, nota). 109 Maddalena Mongert, di Sucy-en-Brie, mandata ad Angers nel marzo 1640. Nominata superiora nell'ottobre 1641 alla partenza di suor Elisabetta Martin, prov qualche difficolt nel dirigere la piccola comunit. Madamigella allora la far venire a Parigi per alcuni mesi nel 1644. Dopo parecchi cambiamenti di suore all'ospedale di Angers, riprende la responsabilit della comunit e la tiene fino al 1648, quando il suo stato di salute reclama che sia sostituita da suor Cecilia Angiboust. Mor ad Angers alla fine del 1648. 110 Clemenza Ferr (ved. lett. 34, p. 53). 111 Cecilia Angiboust (ved. lett. 108, p. 48). 112 Barbara Angiboust e Luisa Ganset (ved. lett. 43 e 11, p. 18 e 27). 113 Vincenza Auchy, originaria di Richelieu, era entrata da poco nella Compagnia delle Figlie della Carit. Sembra che sia rimasta sempre a Parigi, eccetto alcuni mesi passati a Chars nel 1652. Non sapeva n leggere n scrivere e perci firm con una croce l'atto di erezione della Compagnia l'8 agosto 1655. 114 Ved. lett. 19 e 106(p. 34 e 46). 115 Pianta con propriet lassative. 116 Unit di peso che corrisponde a gr. 30,59. 117 Maria Joly, una delle prime Figlie della Carit, presentata da madama Goussault verso il 1632. Serve i poveri nelle parrocchie di Parigi (S. Paolo e S. Germano). Nel 1641 scelta per la nuova fondazione a Sedan, dove rester fino all'ottobre 1654. Ritornata a Parigi, visse alla Casa Madre. Firm l'atto di erezione della Compagnia e dette la sua testimonianza nella conferenza sulle virt di Barbara Angiboust (Conferenze di S. V. , ediz. Mezzadri, p. 1466-67). 118 A Sedan; citt protestante, era tornata da poco alla fede cattolica in seguito all'abiura del Duca di Bouillon nel 1634 (Corrispondenza si S. V. , V, p. 85). 119 S. Vincenzo rispose a S. Luisa con la lettera n. 521 ( Corrispondenza di S. V. , V, p. 119), dove tra l'altro osserva: Se quella suora non fa scuola, non sarebbe meglio mandarvi qualche altra meno necessaria in questa citt? 120 Cecilia Angiboust e Maddalena Mongert. Fu scelta quest'ultima per sostituire suor Elisabetta Martin, partita per riposarsi. 121 Il contratto con l'ospedale e il regolamento delle Figlie della Carit erano stati registrati il 18 marzo 1641 nella cancelleria del Siniscalco di Angers. 122 Elisabetta Martin (ved. lettera precedente). 123 Luisa de Marillac pensa sempre a Barbara Angiboust (ved. lett. 103, p. 43). 124 La risposta data in latino sul medesimo foglio della supplica. 125 Il contratto di acquisto della casa della via del sobborgo S. Dionigi fu firmato solo il 6 settembre 1641 (Corrispondenza di S. Vincenzo , V, p. 150). 126 Nelle copie delle lettere di S. Luisa, fatte da Margherita Chtif dopo la morte di Luisa de Marillac non c'era nessun nome, per mantenere l'anonimato, dato che erano ancora in vita la maggior parte delle suore a cui erano indirizzate le lettere. 127 Elisabetta Martin (ved. lett. 27, p. 38). 128 Maddalena Mongert (ved. lett. 57, p. 55). 129 Maddalena Mongert (ved. lett. 57, p. 55) aveva la carica di suor servente (o superiora) durante il periodo di riposo di suor Elisabetta Martin. 130 Margherita Deshaies (ved. lett. 45, p. 63) che non persever nella vocazione di Figlia della Carit. 131 Giovane suora arrivata a Parigi nell'ottobre 1640. 132 Barbara Angiboust, tornata da Richelieu (ved. lett. 43, p. 18).

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Ved. Conferenze di S. Vincenzo alle FdC , (ediz. Mezzadri) p. 60-68. La Casa madre era ancora a la Chapelle. 135 Dama della carit che si occupava dei trovatelli. 136 Per il sig. Lamberto, ved. lett. 18 (p. 34). 137 Elisabetta Martin, dopo il riposo imposto dalla sua salute (ved. lett. 388, p. 61). 138 Margherita Deshaies (ved. lett. 45, p. 63 e 59, p. 65). 139 Si tratta senza dubbio di un cucchiaio di rame, che era ancora un lusso nuovo. A parte l'argenteria, si usavano solo cucchiai di legno. 140 Maddalena Mongert stava per prendere la responsabilit della comunit al posto di suor Elisabetta Martin. 141 Maria Joly, andata a Sedan in febbraio (ved. lett. 36bis, p. 58). 142 Enrichetta Gesseaume (ved. lett. 76, p. 102). 143 Madama de Bouillon (+1657), cognata di Turenne. Suo marito sar uno dei capi sostenitori della Fronda. Fu una delle prime dame della Carit e con la sua generosit contribu all'invio delle Figlie della Carit a Sedan, per i soldati feriti. 144 Ved. lett. 411 (p. 516). 145 Parrocchia di Parigi. 146 Margherita Deshaies (ved. lett. 59, p. 65). 147 Il Signor Vincenzo rispose nello stesso foglio ( Corrispondenza , V, n. 543, p. 144) in gran fretta. 148 Barbara Angiboust (ved. lett. 43, p. 18), ritornata da Richelieu. 149 Margherita Deshaies (ved. lett. 59, p. 65). 150 L'ospedale di S. Giovanni fu fondato e dotato nel 1153 da Enrico II Plantageneto, conte d'Angi e re d'Inghilterra, in riparazione dell'assassinio di S. Tommaso Becket. I religiosi che ne avevano la responsabilit sul piano spirituale si erano un po' rilassati, e per rianimare il loro fervore, erano stati richiesti i Canonici regolari di S. Agostino, riformati dal Cardinal de la Rochefoucauld. 151 Elisabetta Martin, che era stata superiora ad Angers dal 1640 al 1641, ed era partita per Richelieu. 152 Maddalena Mongert, l'attuale superiora. 153 Di un'altra casa, chiamata Ospedale dei poveri rinchiusi. 154 Queste due parole sono cancellate nell'autografo. 155 Ved. lett. 51, p. 71, a proposito dei Padri riformati. 156 Madama du Plessis, ved. lett. 107, p. 47. 157 Madama de Traversay, nata Anna Petau, dama della Carit, aiut S. Vincenzo per i trovatelli, i galeotti, ecc. Dopo la morte di Madama de Villeneuve si occup delle Figlie della Croce e fond il monastero in via Saint-Honor. 158 Ved. lett. 35 (p. 65). 159 E' Gugliemo Gurin entrato nella Congregazione della Missione il 30 gennaio 1640 e mandato da S. Vincenzo a fondare la missione di Tunisi, dove mor il 13 maggio 1648 ( Corrispondenza di S. V. , V, p. 164 nota). 160 Ved. lett. 107 (p. 47). 161 Nella lettera seguente S. Luisa espone nuovamente il suo timore. 162 A Aubervilliers (ved. lett. 1, p. 11). Caterina Fouquet, vedova di Claudio di Bretagna, conte di Vertus; mor a Parigi nel 1670 a 80 anni (Corrispondenza di S. V. , V, p. 165). 163 Non era ancora avvenuto il trasferimento della Casa madre nel sobborgo S. Dionigi; era ancora necessario fare degli adattamenti alla casa. 164 S. Giovanna Francesca Frmiot de Chantal (ved. lett. 50, p. 75). 165 Il Santo rispose a S. Luisa con la lettera 559 (Corrispondenza , V, p. 166). 166 S. Luisa ha sbagliato la data, poich Madama de Chantal lasci Parigi l'11 novembre 1641. 167 S. Giovanna Francesca Frmiot, baronessa de Chantal, fondatrice dell'ordine della Visitazione con S. Francesco di Sales. Nata a Dijon nel 1572, mor a Moulins il 13 dicembre 1641. S. Vincenzo e S. Luisa avevano una grande stima di questa serva di Dio. 168 Elisabetta Martin (ved. lett. 22, p. 38), partita per riposarsi a Richelieu. 169 I canonici regolari di S. Agostino riformati (ved. lett. 51, p. 71). 170 Giovanna Potier, moglie di Michele de Marillac, consigliere al Parlamento e nipote del Guardasigilli (ved. lett. 47, p. 42). 171 Il sig. Pichery era il confessore delle suore. 172 S. Francesco di Sales.

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Claudia Brigida, che aveva un temperamento portato allo scrupolo, fu ad Angers dal marzo 1642 alla fine del 1644. All'inizio del 1646 fu messa nella parrocchia S. Bartolomeo a Parigi, nel maggio fu scelta per Le Mans, poi nel giugno ritorn ad Angers. Nel 1648 a Chantilly al momento della morte di suor Elisabetta Turgis. Nel 1655 a Saint-Denis. 174 Ved. lett. 50 (p. 75). 175 Claudia Brigida (ved. lettera precedente). 176 Madama Raffy (ved. lettere seguenti) 177 Gli amministratori dell'ospedale. 178 Madama Raffy, vedova amica di Luisa de Marillac, desiderava essere carmelitana ad Angers, dove una sua sorella era priora del Carmelo, ma non si abitu alla nuova vita. 179 Madama Raffy (ved. lett. 61). 180 Elisabetta Martin (ved. lett. 22, p. 38). 181 Claudia Brigida (ved. lett. 114, p. 78). 182 Madama Raffy (ved. lett. 61, p. 80). 183 Madama de la Brunetire du Plessis-Gest (ved. lett. 107, p. 47). 184 E' l'Introduzione alla vita devota di S. Francesco di Sales, vescovo di Ginevra e fondatore delle Monache della Visitazione. 185 Autore spirituale. Il domenicano Luigi Sarria (1504-1588), pi conosciuto col nome di Luigi di Granada. Scrittore fecondissimo, i suoi libri pi diffusi sono Il libro dell'orazione e della meditazione (1554) e la Guida dei peccatori (1556), come pure il Memoriale della vita cristiana (1565) (Nella Chiesa al servizio dei poveri , Roma 1978, p. 367). 186 Autore spirituale. Giovanni Gersone, teologo e cancelliere dell'Universit di Parigi (13631429).... Fra le molte sue opere, notevole la trilogia della vita spirituale, le cui parti integranti sono: prima, la nascita e lo sviluppo della vita spirituale ( De vita spirituali animae ), poi i movimenti diversi di questa vita divinizzata (De impulsibus ), infine la sua perfezione sotto il nome di contemplazione (De mystica theologia ) (Nella Chiesa al servizio dei poveri , p. 368). 187 Anna Vallin, una delle numerose postulanti di Angers. Si conosce poco della sua vita: fu a SaintDenis con Barbara Angiboust (Ved. Confer. di S. V. alle FdC , ediz. Mezzadri, p. 1459), e nel 1659 la troviamo a Parigi. 188 Funzionario delle finanze. 189 Di Fontenay-aux-Roses (Senna). Bench le Figlie della Carit si siano stabilite in questo luogo nel 1642, l'atto di fondazione dell'11 novembre 1650 (Archiv. nazion. di Parigi, S 6.187). L'opera incominciata fu assicurata da un importante legato del signor Beguin a favore delle due suore (Corrispondenza di S. Vincenzo , VI, p. 19-20). 190 S. Luisa riceveva delle dame della Carit per fare il ritiro spirituale. 191 S. Vincenzo rispose con la lettera n. 599 (Corrispondenza , VI, p. 21). 192 Enrichetta Gesseaume (ved. lett. 76, p. 102). 193 Gillette Joly a Sedan con la sorella Maria Joly. 194 Il Signor Vincenzo mette le risposte nello spazio bianco lasciato da S. Luisa nel foglio della lettera. 195 Barbara Angiboust (ved. lett. 43, p. 18). 196 Parrocchia di Parigi. 197 La duchessa d'Aiguillon (ved. lett. 89, p. 23). 198 Vedere la lettera precedente. 199 Giovanna Lepintre (ved. lett. 64, p. 91). 200 La duchessa d'Aiguillon. 201 Il signor Antonio Portail (ved. lett. 107ter, p. 134). 202 Il conte di Lannoy, governatore di Montreuil-sur-Mer (Pas-de-Calais). 203 Madama de Herse (ved. lett. 196, p. 265). 204 Madama di Beaufort era la presidente della Compagnia della Carit di S. Stefano del Monte, parrocchia di Parigi (ved. lett. 6, p. 18). 205 Parrocchia di Parigi. 206 Claudia Brigida (ved. lett. 114, p. 78), chiamata prima per distinguerla da altre suore che portavano lo stesso nome. S. Luisa usava poco i nomi di famiglia (o cognomi). 207 L'Abate di vaux (ved. lett. 12, p. 28). 208 Maddalena Mongert, superiora (ved. lett. 57, p. 55).

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Maria Marta Trumeau, arrivata ad Angers nel marzo 1640, rientr a Parigi nel 1647. Nel 1648 serve i poveri della parrocchia S. Paolo, nel 1653 nominata suor servente della comunit di Nantes e qui resta due anni. Il 31 luglio 1656 mandata in missione a La Fre. Nel settembre 1658 S. Luisa la chiama per la casa di Cahors. 210 Clemenza Ferr (ved. lett. 34, p. 53). 211 Si ruppe una trave. Luisa de Marillac rimase profondamente impressionata da questo incidente (ved. lett. 120 e Confer. di S. V. alle FdC , ediz. Mezzadri, p. 285-286). 212 Copia fatta da suor Margherita Chtif (serie Angers). I nomi sono omessi per rispettare l'anonimato. 213 L'Abate di Vaux. 214 Claudia Brigida (ved. lett. 102, p. 78). 215 Maria Marta Trumeau (ved. lett. 102, p. 87). 216 La data dietro la lettera con la risposta di S. Vincenzo. 217 Madama de Traversay (ved; lett. 48, p. 74). 218 Una nota aggiunta da S. luisa dietro l'originale dice che il decreto ottenuto era relativo alla rendita di Gonesse: tale decreto, del luglio 1642, attribuiva all'opera dei trovatelli una rendita annuale di . 4.000. Su richiesta della duchessa d'Aiguillon, 1.000 . di tale somma furono destinate per il mantenimento delle suore dell'Istituto. 219 La duchessa d'Aiguillon (ved. lett. 89, p. 23). 220 Per Beauvais. 221 Il signor Giovanni Gurin, il giovane, entrato nella Congregazione della Missione nel febbraio 1639 (Corrispondenza di S. V. , IV, p. 201). 222 S. Vincenzo rispose con la lettera n. 613 (Corrispondenza di S. V. , V, p. 39). 223 Giovanna Lepintre, gi impiegata nella famiglia di madama Goussault, entr nella Compagnia delle Figlie della Carit verso il 1638. Dopo un periodo di tempo passato a Saint-Germain-en-Laye, rimase alla Casa madre (1644-1647), eccetto la prova infruttuosa della fondazione a Le Mans nel maggio 1646. Nel 1647 fa la visita delle comunit di Angers e Nantes. Nominata superiora a Nantes, qui rimase fino al novembre 1653. Da Chteaudun (1654-1657) and alla Salpetrire (1659) poi a Saint-Fargeau (1660). Alla fine della vita lo smarrimento della ragione costrinse a metterla nell'ospizio del Nome di Ges. 224 Saint-Germain-en-Laye, dove c'era la Corte. Nel 1638 la Regina aveva chiesto due Figlie della Carit per i poveri e per far scuola alle bambine. 225 Anna di Fontenay (ved. lett. 68, p. 83). Per lo pi S. Luisa chiamava le suore col loro nome di battesimo o del luogo dove erano nate e dove lavoravano. 226 Giovanna Dalmagne (ved. lett. 69, p. 97). 227 Per Nanteuil ved. lett. 69 (p. 97). 228 Ved. lett. 102, p. 87. 229 Giovanna Battista l'anziana, che nel 1642 era a Saint-Germain poi a Richelieu, nel 1644 a Issy, nel 1646 coi trovatelli fino alla morte nel dicembre 1648. 230 Suor Turgis era allora alla Casa madre (ved. lett. 38, p. 22). 231 Francesca Noret pass gran parte della vita alla Casa madre. Nel 1642 proposta per Liancourt. Nel 1645 mandata a Saint-Denis. Accompagna Luisa de Marillac nel suo viaggio a Nantes nel luglio agosto 1646. Firm l'atto di erezione della Compagnia l'8 agosto 1655. 232 Chiamate dal signore di Liancourt, il duca de La Roche-Guyon, le Figlie della Carit arrivarono a Liancourt verso il 1642. Il contratto di fondazione fu firmato solo nel 1645. 233 Parole scritte e scancellate da Luisa: non potreste condurla e non tenerla la? 234 Il signor Thibault (1618-1655), prete della Missione. A Saintes nel 1644, a Parigi nel 1646, poi a Saint-Men dal 1648 al 1655. 235 Claudia Brigida (ved. lett. 114, p. 78). 236 Luisa Cristina Rideau (ved. lett. 149, p. 184). 237 Parole scritte e scancellate da Luisa de Marillac: delle sue piccole mortificazioni. 238 Enrichetta Gesseaume (ved. lett. 76, p. 102). 239 S. Vincenzo rispose con la lettera n. 615 ( Corrispondenza , VI, p. 42) scritta dietro a quella di S. Luisa. Tra l'altro il Santo dice: State tranquilla per le piccole difficolt di cui mi parlaste ieri. Esperimento da circa venticinque anni qual il punto a cui deve mirare la direzione dell'interno e quella dell'esterno, e quali inconvenienti hanno l'una e l'altra. 240 Per madama Raffy ved. lett. 61 (p. 80).

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Per Maddalena Mongert ved. lett. 57 (p. 55). Era una bevanda a base di acqua e zucchero, aromatizzata con essenze vegetali, e serviva per accompagnare molte medicine. 243 Per Claudia Brigida, ved. lett. 114 (p. 78). 244 Per Claudia Brigida, ved. lett. 114 (p. 78). 245 Per il signor Ratier, ved. lett. 71 (p. 99). 246 Suor Maddalena Mongert (ved. lett. 57, p. 55). 247 Michele de Marillac, consigliere al Parlamento, nipote del Guardasigilli. 248 Vicario della parrocchia di S. Nicola, della comunit dei preti di San Nicola du-Chardonnet, fondata dal Sig. Bourdoise. Con la sua grande carit si occup anche dei galeotti. 249 Francesca Noret, suora della Casa madre (ved. lett. 64bis, p. 93). 250 Dama della Carit che si occupava particolarmente dei rifugiati lorenesi. 251 Giovanna Dalmagne, nata a Herblay nel 1611, Figlia della Carit nel 1638, mandata a Nanteuil nel 1642, morta nel marzo 1644. Una sua lettera a Luisa de Marillac nell'Archivio della Casa madre di Parigi. 252 Nanteuil-le-Haudoin (Oise); le Figlie della Carit ci andarono nel 1642 su richiesta della marchesa de Maignelay. 253 Ved. lett. 127 (p. 96). 254 Ved. lett. 70 (p. 95). 255 Il sig. Ratier, prete di Angers, era incaricato dall'abate di vaux dell'assistenza spirituale delle Figlie della Carit dell'Ospedale. 256 Su suor Clemenza Ferr ved. lett. 34 (p. 53). 257 In data 15 febbraio 1642 gli amministratori avevano domandato quattro suore per il bucato e una per sostituire suor Elisabetta Martin. 258 Per Michele de Marillac, ved. lett. 70 (p. 96). 259 Per il sig. Ratier ved. lett. 71 (p. 98). 260 Nuovo anno liturgico. 261 Suor Barbara Angiboust (ved. lett. 43, p. 18). 262 Era l'amministratore della casa dei galeotti. 263 Per madama Traversay ved. lett. 48 (p. 74). 264 Caterina Bagard, Figlia della Carit verso il 1636-1638, andata a Nantes con Luisa de Marillac nel luglio 1646. Le sue relazioni col cappellano causarono notevoli difficolt alla Comunit. Rientrata a Parigi nell'agosto 1647, lasci poco dopo la Compagnia delle Figlie della Carit. 265 Nel distretto di Parigi, qui le Figlie della Carit rimasero solo alcuni anni dal 1642 al 1649. 266 Localit vicino a Senlis. 267 Enrichetta Gesseaume, una delle prime Figlie della Carit. Nei primi anni a Parigi e dintorni: nel 1636 all'ospedale generale di Parigi, nel 1638 a S. Germain-en-Laye, nel 1643 a Fontenay-auxRoses, nel 1644 nella parrocchia di S. Germano. Nel luglio 1646 mandata a Nantes dove si fa notare per la sua grande competenza in farmacia; ritornata a Parigi nel 1655 serve i poveri nella parrocchia di S. Severino. Nel 1658 Luisa de Marillac la manda a far la visita della comunit di Chantilly, e nell'agosto dello stesso anno, suor Enrichetta parte per soccorrere i soldati feriti a Calais. Ritornata va a far servizio ai galeotti. 268 Fontenay-aux-Roses (Senna). 269 E' la XIII conferenza, che tratta dell'imitazione delle virt delle ragazze di campagna (ediz. Mezzadri, p. 101-115). 270 Madama de Lamoignon, nata Maria des Landes sposa di Cristiano de Lamoignon, presidente al parlamento di Parigi. Dama della Carit generosissima con tutti (mendicanti, carcerati, rifugiati) era chiamata la madre dei poveri dal popolo di Parigi. Mor il 30 dicembre 1651. 271 Madama de Nesmond, nata Anna de Lamoignon, cognata della precedente, anch'essa zelante dama della Carit. 272 La fondazione delle Figlie della Carit a Saint-Denis avvenne solo nell'agosto 1645 (ved. lett. 143, p. 157). 273 Il vescovo di Beauvais era Agostino Potier. A Saint-Germain-en-Laye (Seine-et-Oise) risiedeva la corte una parte dell'anno. 274 Il signore des Noyers, segretario di Stato, era amico di Michele de Marillac, zio di S. Luisa. 275 Madamigella de Montdsir era dama della Carit a Issy.

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Madama de Marillac, nuora di Michele de Marillac, guardasigilli, era entrata nel Carmelo dopo la morte del suocero. Si occup della pubblicazione delle sue opere (ved. lett. 47, p. 42). 277 Claudia Brigida (ved. lett. 114, p. 78). 278 Barbara Toussaint, di Suresnes, arrivata ad Angers nel gennaio 1640. Rientr a Parigi alla fine del 1644 e fu mandata, nell'agosto 1645, nella parrocchia di S. Sulpizio. 279 Maddalena Mongert, superiora (ved. lett. 57, p. 55). 280 Dal 1643 sulle lettere di S. Luisa appare il sigillo con la frase di S. Paolo: La carit di Ges Cristo Crocifisso ci spinge (Ediz. Ecrits 1961, p. 1006). 281 Il sig. Gabriele Constantin era uno degli amministratori dell'ospedale di Angers. 282 Per le due suore Claudia Brigida e Barbara Toussaint, ved. lett. 78 (p. 105). 283 Maddalena Mongert, superiora ad Angers (ved. lett. 57, p. 55). 284 Il sig. Lamberto aux Couteaux, allora assistente generale della Congregazione della Missione (ved. lett. 18, p. 34). 285 Per suor Giovanna Dalmagne, ved. lett. 69 (p. 97). 286 Elisabetta Martin, allora a Parigi (ved. lett. 22, p. 38). 287 La Congregazione dell'Oratorio, fondata dal card. de Brulle (+ 1629). 288 Per Elisabetta Turgis, ved. lett. 38 (p. 22). 289 Per suor Barbara Toussaint, ved. lett. 78 (p. 105). 290 Gian Francesco Paolo Gondi, abate di Buzais, fu nominato coadiutore di suo zio, l'arcivescovo di Parigi, il 13 giugno 1643 (Cf. Corrispondenza di S. Vincenzo , VI, p. 200-201). 291 Filippo Emanuele Gondi, padre del precedente: il Signor Vincenzo era stato precettore in questa famiglia. Alla morte della moglie nel 1625, entr nella Congregazione dell'Oratorio; mor nel 1662. 292 Madama de Soucarire, dama della Carit, fu presidente della confraternita dell'ospedale generale di Parigi dopo madama Goussault. 293 Per madama de Romilly, ved. lett. 191 (p. 257). 294 Per madama Traversay, ved. lett. 48 (p. 74). 295 Pietro Sguier. 296 Quello che S. Luisa chiama castello di Bictre era un vasto edificio costruito da Luigi XIII per ospitare ufficiali e soldati invalidi. Alla morte del re il progetto fu abbandonato e il castello rimase vuoto. Le dame della Carit desideravano acquistarlo per metterci i trovatelli. Questa parola [di Bictre] - scrisse Victor Hugo nel 1832, proprio all'inizio della sua celebre opera L'ultimo giorno di in condannato a morte - suona infortunio, disgrazia, disavventura. Bictre serve solo di asilo al delitto punito; prima della Rivoluzione civile, qui si deponevano tutte le immondizie di Parigi. 297 Dama della Carit; suo marito era segretario di Stato. Fu devotissima a S. Vincenzo e alle sue opere. Mor il 2 settembre 1665. 298 Ved. lett. 77 (p. 102). 299 Cognato di Madama de Lamoignon, presidente al Parlamento di Parigi. 300 S. Vincenzo tenne la XV conferenza ( Spiegazione della regola ) il 14 giugno 1643 (ediz. Mezzadri, p. 136-151). 301 Suor Elisabetta Martin a Parigi (ved. lett. 22, p. 38). 302 Madama du Plessis, sorella dell'Abate di Vaux (ved. lett. 107, . 47). 303 Il signor Lamberto era andato a Sedan per trattare della fondazione dei Preti della Missione (ved. lett. 18, p. 34). 304 Il re Luigi XIII era morto il 14 maggio 1643. 305 Ved. lett. 48 (p. 74). 306 Madama Sguier. Questa lettera si riferisce alla precedente n. 86 (p. 109). 307 Il padre d'Attichy, gesuita, era cugino di S. Luisa. I suoi genitori, Ottaviano d'Attichy e Valenza de Marillac (morti nel 1614 e 1617) avevano lasciato una situazione finanziaria difficile ai loro sette figli, ancora giovani. Antonio Legras e S. Luisa si occuparono molto degli affari della famiglia d'Attichy. 308 Forse la duchessa d'Atri (Corrispondenza di S. Vincenzo , III, p. 44). 309 Anna d'Attichy (figlia di Valenza de Marillac e cugina della Santa) aveva sposato Luigi di Rochechouart, conte di Maure. 310 Il signore de Noyers era un amico della famiglia Marillac. 311 Michele de Marillac, zio di S. Luisa (ved. lett. 47, p. 42). 312 Il signor Compaing era vicario a S. Nicola du Chardonnet (ved. lett. 127, p. 97).

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Per madama Traversay, ved. lett. 48 (p. 74). Madamigella Viole era la tesoriera della Confraternita della Carit dell'Ospedale di Parigi e dei trovatelli. 314 Deffita, avvocato al Parlamento di Parigi. 315 Questa lettera fa seguito alla lett. 86 (p. 109), in quanto tratta dell'acquisto del castello di Bictre per i trovatelli. 316 Per madama di Liancourt, ved. lett. 4 (p. 16). 317 Erano cos detti i soldati invalidi che, prima della costruzione dell'Ospedale dei Parigi per gli invalidi, erano messi da Luigi XIV nelle abbazie. 318 Il signor Lamberto (ved. lett. 18, p. 34) and ad Angers solo nel mese di febbraio 1644. 319 Su suor Maddalena Mongert, ved. lett. 57 (p. 55). 320 Per madamigella Viole, ved. lett. 91 (p. 117). 321 Sul signor Compaing, ved. lett. 127 (p. 97). 322 Dame della Carit che si occupavano dell'opera dei trovatelli. 323 Francesco Lavocat, elemosiniere del Re, morto nel 1646. 324 Nicola Pelletier, nipote di madama Goussault, ministro dei conti; dopo la morte della moglie, Caterina Vialart, fu ordinato prete nel 1652; era ancora vivo nel 1675 ( Corrispondenza di S. Vincenzo , VI, p. 254). 325 Matteo Mol. 326 Ved. lett. precedente. 327 L'Abate di Vaux aveva scritto il 10 febbraio a Luisa de Marillac che desiderava liberarsi del beneficio dell'arcidiaconato di Brie, nella diocesi di Parigi. 328 Si tratta del figlio, Michele Legras. 329 Il signor Ratier (ved. lett. 71, p. 99) sta per avere l'ufficio di direttore delle Figlie della Carit durante la lunga assenza dell'Abate di Vaux. 330 Su Elisabetta Martin, ved. lett. 22 (p. 38). 331 Su Elisabetta Turgis, ved. lett. 38 (p. 22). 332 Barbara Toussaint, Genoveffa Caillou, Clemenza Ferr e Maddalena Mongert (ved. lett. 100, p. 127). 333 Francesca Claire e Caterina Huitmill (ved. lett. 70bis, p. 137). 334 Dopo la visita della casa fatta nel febbraio dello stesso anno. 335 Barbara Toussaint, Genoveffa Caillou e Clemenza Ferr. 336 Suor Maddalena Mongert, che va a Parigi per alcuni mesi (ved. lett. precedente). 337 Elisabetta Turgis va ad Angers per tre mesi durante l'assenza di Maddalena Mongert. 338 Fu scelto il signor Ratier. 339 Suor Barbara Angiboust e Maria Darras visitano i trovatelli dati alle balie. L'indirizzo e una parte della lettera sono scritti da suor Giovanna Lepintre. 340 Lettera rimasta incompiuta, senza indirizzo e senza firma, forse l'inizio o la brutta copia della lettera seguente. 341 Ved. la lettera 142 (p. 128). 342 Suor Elisabetta Turgis era ad Angers per tre mesi. 343 Il sig. Ratier sostituiva l'Abate di Vaux presso le suore durante la sua assenza (ved. lett. 71, p. 98). 344 I Padri dei poveri erano chiamati gli amministratori dell'ospedale. 345 Su suor Claudia Brigida, ved. lett. 114 (p. 78). 346 Sig. Ratier, ved. lett. 71 (p. 99). 347 Il signor Antonio Portail, nato il 22 novembre 1590 a Beaucaire, presso Arles, in Provenza. Primo compagno di S. Vincenzo, compare nel contratto di fondazione della Congregazione della Missione, firmato il 17 aprile 1625. Il Signor Vincenzo lo stimava molto e a pi riprese gli affid importanti missioni. Nel 1642 nominato direttore delle Figlie della Carit. Nel 1646 visita le case dell'ovest della Francia (Le Mans, Angers, Nantes), poi parte per Roma. Ritornando nel maggio 1648 si ferma a Marsiglia e raggiunge Parigi nel settembre seguente. Nel 1655 visita le case del nord e dell'est della Francia (Sedan, Brienne, Montmirail). Mor il 14 gennaio 1660, pochi mesi prima di S. Luisa e di S. Vincenzo. 348 Il signor Gallais, nato nel 1615, entrato nella Congregazione della Missione nel 1632. Dal 1643 a Sedan. Dopo un soggiorno a Crcy (1644-1645) mandato a Le Mans. Lasci la Compagnia nel 1653 prendendo la parrocchia di Touquin en Brie. 349 Su suor Elisabetta Turgis, ved. lett. 38 (p. 22).

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Questa lettera, ricopiata da Margherita Chtif, porta la data del 9 settembre 1645, ma sembra un errore della copista, perch la lettera si riferisce a quando, essendo partita da Angers suor Turgis, Maddalena Mongert riprese il suo posto di suor servente. 351 Elisabetta Turgis era stata ad Angers dal maggio al settembre. 352 Ved. A 91bis (p. 904). 353 Andavano tre nuove suore: Maria Despinal, Margherita Tourneton e Giovanna di Loudun (ved. lett. 113bis, p. 140). 354 Maddalena Mongert, suor servente (ved. lett. 57, p. 55). 355 Lettera mandata a suor Maddalena Mongert, che riprende il suo posto di suor servente dopo alcuni mesi passati a Parigi. S. Luisa ne approfitta per dire una parola personale a ogni suora della comunit di Angers. 356 Maria Marta Trumeau, ved. lett. 102 (p. 87). 357 Cecilia Angiboust, ved. lett. 108 (p. 48). 358 Claudia Brigida, ved. lett. 114 (p. 78). 359 Francesca Chiara, arrivata con Elisabetta Turgis nel maggio-giugno; aveva un carattere violento e il sig; Lamberto dopo la visita del 1648 domand che fosse richiamata a Parigi. 360 Caterina Huitmill, originaria di Arras, arriv anche lei nel maggio-giugno 1644. Lasci la Compagnia nel maggio 1646 (Lettera del sig. Ratier a S. Luisa). 361 Barbara Toussaint, ved. lett. 78 (p. 105). 362 S. Vincenzo part per Richelieu il 21 settembre e ritorn verso il 29 ottobre. 363 Il racconto del pellegrinaggio a Chartres fatto dalla santa nella lett. seguente. 364 Anna Hardemont: possiamo seguirla per mezzo delle numerose lettere di S. Luisa da lei conservate. Fin dal 1640 fu nella parrocchia di S. Paolo, nel 1647 fu scelta per la missione di Montreuil, nel 1650 per quella di Hennebont. Malata, and a Nantes dove rimase fino al 1653; mandata poi a Chlons (1655), firm l'atto di erezione della Compagnia. Mandata a La RocheGuyon, ritorn per prendere la responsabilit delle Casette (Petites-Maisons); nel 1658 part per Ussel. 365 Dal 1 gennaio 1644 non ci fu nessuna conferenza, fino a quella dell'11 dicembre (XVIII, Sull'affetto sregolato di noi stessi ; ediz. Mezzadri, p. 186-208). 366 La Beauce: regione della Francia, la cui capitale era Chartres. 367 La contessa de Maure era la cugina di S. Luisa (ved. lett. 96, p. 113). 368 Alla fine del 1644 sono tornate a parigi Claudia Brigida e Barbara Toussaint. 369 Le ultime tre arrivate alla fine del 1644: Maria Despinal (ved. lett. 458, p. 168), Margherita Tourneton (ved. lett. 149, p. 184) e Giovanna di Loudun (ved. lett. 145, p. 181). 370 Francesca Chiara, ved. lett. 70bis (p. 137). 371 Francesca Chiara, ved. lett. 70bis (p. 137). 372 Nella conferenza XX del 22 gennaio 1645 (trascritta da S. Luisa) il Santo aveva esortato le suore a dominarsi con un po' di coraggio piuttosto che lasciarsi abbattere da troppa sensibilit e fiacchezza (ediz. Mezzadri, p. 245). Della questione dell'attaccamento al confessore il Santo parler pi volte in seguito (Confer. LVIII del 1 gennaio 1654, e confer. XCVII del 9 giugno 1658, ediz. Mezzadri, p. 740 e p. 1328). 373 Nella citt di Saint-Denis. 374 Su suor Cecilia Angiboust, ved. lett. 108 (p. 48). 375 Su suor Maria Gonain, ved. lett. 325 (p. 153). 376 Lettera senza indirizzo e non firmata; forse una copia della lettera mandata. Madama era la moglie di Pietro Sguier (1588-1672), nominato cancelliere nel 1635: una carica che era la pi importante del regno, corrispondente a quella di primo ministro. Era la signora Elisabetta d'Aligre, che ricordata nell'assemblea delle prime dame della Carit dell'Htel-Dieu (ospedale generale di Parigi) (Lettere di S. Luisa , Napoli II, p. 104 n.) 377 Madama Goussault (ved; lett. 11, p. 27) era morta il 20 settembre 1639. 378 Parrocchia di Parigi, dove il 5 febbraio 1613 era avvenuto il matrimonio di Luisa de Marillac con Antonio Legras. 379 Dama della Carit della parrocchia di S. Germano. 380 Suor Enrichetta Gesseaume (ved. lett. 76, p. 102) che era nella parrocchia S. Germano. 381 Don Carlo Francesco Talon (parroco 1626-1651). 382 La festa della Pentecoste. 383 Illuminazione ottenuta da S. Luisa il 4 giugno 1623 (ved. il brano Luce, A 2, p. 3).

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Caterina de Gesse, originaria di Tours, entr nella Compagnia delle Figlie della Carit verso il 1641-41. Serv i Poveri a Parigi nella parrocchia di S. Bartolomeo e poi di S. Gervaso. Nel 648 fu mandata a Maule, nel 1655 a Montmirail. 385 Il fatto avvenne nel 1642 (ved. lett. 102, p. 87). 386 Ved. lett. 116 (p. 142). 387 Maria Marta Trumeau (ved. lett. 102, p. 87). 388 Maria Joly (ved. lett. 36bis, p. 58). 389 Ved. lett. 73 (p. 144). 390 Parrocchia di Parigi. 391 (S. Lupo). Parrocchia di Parigi. 392 Convento delle ragazze pentite. 393 Maria Boucher d'Orsay, moglie di Francesco de Vertamont, signore di Breau, barone di Manoeune, referendario (Corrispondenza di S. Vincenzo , VII, p. 63 n.). 394 La superiora delle religiose di cui parla la Santa. 395 Vedere la lettera seguente. Le due lettere parlano delle relazioni di Michele Legras con una giovane. 396 Ulcera alla gamba, di cui S. Vincenzo soffr fino alla fine della vita. 397 Monastero fondato per le ragazze pentite in via delle Fontane, in una casa donata dalla Marchesa de Maignelay nel 1620. 398 La giovane con la quale in relazione Michele Legras. 399 Suo figlio Michele. 400 La lettera contiene le riflessioni di S. Luisa al testo della supplica mandata all'Arcivescovo di Parigi per l'approvazione della Compagnia delle Figlie della Carit. Cos la Santa rispondeva alla lettera n. 792 di S. Vincenzo ( Corrispondenza di S. Vincenzo , VII, p. 71-72) che le aveva scritto: Guardate ed esaminate il detto promemoria [della fondazione della Compagnia]. Ho soppresso molte cose che avrei potuto dire sul vostro conto. Riserviamo a Nostro Signore di dirlo a tutti, e intanto teniamoci nel nascondimento. Il testo di questa prima supplica mandata dal Santo nella lettera n. 794; l'anno seguente mand all'Arcivescovo una seconda supplica che fu accolta favorevolmente. 401 Sul signor Antonio Portail, ved. lett. 107ter (p. 134). 402 Il signor Lamberto era a S. Lazzaro. 403 Maria Gonain, postulante di Angers, ritornata con suor Elisabetta Turgis, malata (depressione nervosa). Si tratta di farla ritornare a casa sua, a Ingrandes, tra Angers e Nantes. Nel 1646 la sua salute miglior e Maria chiese di rientrare in Comunit (ved. la decisione del Consiglio della Compagnia in Coste, Documents , XIII, 618), ma sembra che non sia ritornata a Parigi. 404 Questa lettera riguarda il figlio Michele (ved. lett. 123 e 124, p. 149 e 150). Manca nel vol. VII (1644-1646) della Corrispondenza di S. Vincenzo . 405 Luisa Cristina Rideau era una suora della Casa Madre (ved. lett. 149, p. 184). 406 Maria Delpech de Lestang aveva raccolto, in via du Vieux Colombier, una cinquantina di orfanelle che educava. Nel 1640 and ad abitare vicino al noviziato della Compagnia di Ges. S. Vincenzo si occupava di quest'opera alla quale aveva dato come direttore un prete delle Conferenze del marted che egli stimava molto, il signor Gambart. Sugger a madamigella de Lestang il pensiero di vedere e consultare Madamigella Legras, che aveva in alto grado la dote di guidare le anime. 407 La duchessa d'Aiguillon (ved. lett. 89, p. 23). 408 Il signor Vacherot era il medico della Comunit. 409 Antonietta Labille, una delle prime Figlie della Carit, che sembra sia rimasta sempre a Parigi. E' tra quelle che firmarono l'atto di erezione della Compagnia nel 1655. 410 Giovanna Battista l'anziana (ved. lett. 64 , p. 91). 411 Luisa Ganset (ved. lett. 11, p. 27). 412 Don Giovanni Morisse, di Nantes. 413 Enrichetta Gesseaume, probabilmente nella parrocchia S. Germano. 414 Sulla piccola Maria, ved. lettera precedente. 415 Parrocchia di Parigi. 416 Ognissanti Davis non sapeva scrivere e perci nell'atto di erezione della Compagnia metter un semplice segno di croce. Nel 1650 a Valpuiseaux, nel 1659 a Sedan. 417 Parrocchia di Parigi.

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Il signor Portail il direttore delle suore (ved. lett. 107ter, p. 134). Barbara Toussaint, rientrata da Angers (ved. lett. 78, 105). 420 Parrocchia di Parigi. 421 Madamigella Maddalena de Lamoignon (1608-1687) gareggiava con la madre, madama de Lamoignon (ved. lett. 77, p. 103) per la carit. 422 Madama de Nesmond, zia di madamigella de Lamoignon (ved. lett. 77). 423 Il 22 agosto S. Luisa era andata ad accompagnare all'ospedale di Saint-Denis le suore Elisabetta Turgis, Francesca Paola Noret e Margherita Lesoin. 424 Suo figlio, Michele Legras (ved. lett. 123 e 109, p. 149 e 153). 425 Probabilmente Barbara Angiboust e Pierina Chefdeville. 426 Giovanna Cristina Prvost, una suora pacifica. Dopo S. Gervaso, nel 1648 and a Fontainebleau, nel 1651 a Liancourt e nel 1654 a Sedan. 427 Genoveffa Caillou, tornata da Angers (ved. lett. 19, p. 35). 428 Era stata fatta da poco la fondazione delle Figlie della Carit a S. Gervaso (ved. lett. 73, p. 144). 429 Ved. lettera di S. Vincenzo alla Santa ( Corrispondenza di S. V. , VII, n. 815, p. 108) che gli risponde con la la presente lettera, che dunque dopo il 25 marzo 1646. 430 Ved. lett. 123 e 109 (p. 149 e 153. 431 S. Vincenzo non ader al desiderio di Luisa. Ma c' da osservare che la preghiera che le FdC recitano ogni diecina del Rosario (e non risulta che sia usata da altre Comunit religiose) Santissima Vergine..., corrisponde pienamente agli scopi che la Santa si proponeva con la sua coroncina. 432 Il signor Portail era in visita nell'ovest della Francia (ved. lett. 107ter, p. 134). 433 Per Madama de Lamoignon, ved. lett. 77 (p. 103). 434 Maria Gonain, postulante venuta da Angers (ved. lett. 325, p. 153). 435 Il signor Portail cominciava la visita delle case dei Preti della Missione e delle Figlie della Carit nell'ovest della Francia. Il 3 aprile S. Vincenzo gli scriveva: ...per fare meglio, non avete bisogno d'affrettarvi... Impiegate tutto il tempo che occorrer. Dio fece il mondo in pi giorni e lo conserva con un sistema di cambiamenti e di trasformazioni ( Corrispondenza di S. Vincenzo , VII, n. 817, p. 112). 436 Per Maddalena Mongert, ved. lett. 57 (p. 55). 437 Ved. lett. 277bis (p. 77). 438 S. Vincenzo rispose alla Santa con la lettera, datata Giorno delle Palme [cio 25 marzo], in cui tra l'altro dice: ....E che ne sapete che non sia stabilito che Dio vi privi delle notizie del vostro signor figlio affinch possiate onorare in modo particolare la privazione che Egli volle soffrire del suo ed anche la privazione che ne soffr la Santa Vergine?.... Egli guider vostro figlio cos bene che dal male stesso - se pure ve ne fosse (il che io non credo) - sapr trarre del bene e la sua salvezza. Colui che fa scaturire l'acqua dalla roccia e l'olio dalla dura pietra non sapr forse ottenere ci che ho detto? E a proposito del quadro: Ho visto il bel quadro. Domani la Chiesa celebrer la festa dell'Incarnazione. Spero di dire la Messa dinanzi ad esso domani, sembrandomi pi conveniente di oggi (Corrispondenza di S. V. , VII, n. 815, p. 108). 439 Giovanna Lepintre (ved. lett. 64, p. 91). 440 Claudia Brigida (ved. lett. 114, p. 78). 441 Genoveffa Caillou (ved. lett. 19, p. 35). 442 Suor Andreina part per Le Mans il 4 maggio. Vista l'impossibilit della fondazione, fu mandata ad Angers dove rimase fino al giugno 1648. 443 Sul signor Gallais, prete della Missione, ved. lett. 107ter (p. 134). 444 Questa conferenza, se il Santo la fece, non ci stata conservata. 445 S. Vincenzo scrisse la risposta dietro la lettera della Santa ( Corrispondenza di S. V., VII, n. 824, p. 123). 446 Biglietto scritto da S. Luisa, senza indirizzo e senza firma. 447 Le suore partivano per Le Mans: ved. lett. di S. Vincenzo al sig. Portail ( Corrispondenza di S. Vincenzo , VII, n. 825, p. 124-127) e il Regolamento dato loro da S. Luisa (L 134). 448 S. Giacomo du Haut-Pas, parrocchia di Parigi, di nuova fondazione. 449 Michele de Marillac, nipote del Guardasigilli. Sua nonna era originaria del Maine. 450 La fondazione delle Figlie della Carit non ebbe esito positivo perch i vecchi inservienti dell'Ospedale non le accettarono.

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Suor Maria Despinal malata. Arrivata ad Angers alla fine del 1644 mor nel maggio 1646. Fu fatta ad Angers una conferenza sulle sue virt, ma non ci stata conservata (ved. A 44, p. 917918). 452 Il signor Portail faceva la visita della casa di Angers. 453 Ved. lett. 107ter (p. 134). 454 Le suore mandate a Le Mans. 455 Giovanna Lepintre, responsabile della piccola comunit mandata a Le Mans. 456 Maria Gonain aveva lasciato la Compagnia per ragioni di salute. 457 Il signor Tonnelier era il confessore delle suore di Angers. 458 Su Maria Despinal che ad Angers, ved. lett. 458 (p. 168. 459 Il signor Portail stava studiando il regolamento delle Figlie della Carit, che sar poi sottomesso all'Arcivescovo di Parigi per l'approvazione (ved. lett. 145, p. 180). 460 Maria Despinal mor alla fine del mese (ved. lett. 458, p. 168). 461 Caterina Huitmill, tormentata nella vocazione (ved. lett. 70bis, p. 137; lett. 182 bis, p. 241). 462 Il sig. Gallais era superiore a Le Mans (ved. lett. 107ter, p. 134). 463 Delle quattro suore mandate a Le Mans, due stanno per partire per Angers: Claudia Brigida e Andreina. 464 Maria Despinal d'Angers (ved. lett. 458, p. 168). 465 Il sig. Ratier sostituiva l'Abate di Vaux. 466 Ved. lett. 138 (p. 169). 467 Giovanna e Renata Delacroix sono originarie di Le Mans. 468 La terza suora originaria di Le Mans Salom (ved. lett. 141, p. 174). 469 Le suore avevano lasciato Parigi il 4 maggio. 470 Suor Salom, originaria di Le Mans, si ammal nell'agosto 1646 e morir nel novembre 1647. 471 Maria Despinal era ad Angers, dove mor nel maggio 1646. 472 Erano le tre suore originarie di Le Mans e che erano state chiamate a Parigi: Salom, Giovanna e Renata Delacroix (ved. lett. 140, p. 172). 473 Su suor Maria Despinal, ved. lett. 458 (p. 168). 474 Che avevano chiesto delle suore per il loro ospedale. 475 Guglielmina Chesneau, mandata a S. Paolo nel 1646 (ved. il consiglio della Compagnia, in Coste, XIII, p. 599), poi a S. Stefano ad Arnes (in Piccardia) nel 1650. 476 Anna Hardemont messa temporaneamente alla Casa madre (ved. lett. 110, p. 138). 477 Il sig. Lamberto era a S. Lazzaro (ved. lett. 18, p. 34). 478 La decisione di costruire il parlatorio fu presa nel consiglio del 28 giugno 1648 (cf. Coste, XIII, p. 601). 479 Dama della Carit (ved. lett. 4, p. 16). 480 Sono gli avvisi che S. Luisa lascia alle ufficiali prima di partire per Nantes. 481 Su Giovanna Lepintre, ved. lett. 64 (p. 91). 482 Il sig. Lamberto sostituiva il sig. Portail, partito per la visita. 483 Le due co-ufficiali di suor Lepintre sono: Giovanna Loret ed Elisabetta Hellot. 484 Anna Hardemont, ved. lett. 110 (p. 138). 485 Suor Lepintre. 486 Margherita Lesoin, ritornata da S. Dionigi. 487 Margherita di Vienne, suora presente da molto tempo nella Casa madre. 488 Margherita Tourneton, ved. lett. 149 (p. 184). 489 Giovanna Four, ved. lett. 173bis (p. 298). 490 Giovanna Battista l'anziana (ved. lett. 64, p. 91). 491 Antonietta Labille, ved. lett. 52 (p. 156). 492 Vincenza Auchy, ved. lett. 36 (p. 56). 493 Anna Rosa, giovane suora che non sa scrivere e firmer con un segno di croce l'atto di erezione della Compagnia, l'8 agosto 1655. 494 Alcuni giorni dopo, il Signor Vincenzo dette dei consigli alle suore per queste visite, nella Conferenza XXVI (ediz. Mezzadri, p. 298-300). 495 Enrichetta Gesseaume che nella parrocchia S. Germano (ved. lett. 76, p. 102). 496 Genoveffa Poisson, ved. lett. 28 (p. 39). 497 Barbara Angiboust, ved. lett. 43 (p. 18). 498 Elisabetta Hellot, ved. lett. 152 (p. 192).

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La lettera non terminata. L'Abate di Vaux desiderava disfarsi del suo beneficio. 501 Maria Gonain ritornata in famiglia a Ingrandes (ved. lett. 325, p. 135). Luisa la incontrer nel suo viaggio a Nantes. 502 Elisabetta Martin doveva partire per Nantes il 26 luglio con S. Luisa. 503 La fondazione delle Figlie della Carit a Maule e Crespires (a 18 e 22 km. da Versailles) era avvenuta nel 1645. 504 Probabilmente Maria Thilouse (ved. lett. 161, p. 212). 505 Madama di Bouillon (ved. lett. 67, p. 69) aveva il castello a Morainvilliers, vicino alle localit di Maule e Crespires. 506 Luisa de Marillac, in viaggio per Nantes, affida la lettera a suor Elisabetta Turgis che deve andare a Richelieu (ved. lett. 159, p. 198). 507 Per suor Elisabetta Turgis, ved. lett. 38 (p. 22). 508 S. Luisa parla di una suora presente a Richelieu, senza dubbio Margherita (ved. lett. 148, p. 186). 509 I preti della Missione della casa di Richelieu. 510 Il signor Portail aveva fatto allora la visita alle suore di Angers. 511 La conferenza sulle virt di suor Maria Despinal fu fatta senza dubbio alla presenza del signor Portail. 512 Il testo della domanda in Coste, XIII, p. 557. 513 Ved. le conferenze XX e XXI di S. Vincenzo alle Figlie della Carit sull'osservanza del regolamento (ediz. Mezzadri, p. 235-260). 514 Giovanna per era di Loudun (ved. lett. 125bis, p. 136), arrivata ad Angers alla fine del 1645; malata e non pu partire per Nantes. Al suo posto fu scelta suor Claudia Brigida. 515 Elisabetta Hellot (ved. lett. 152, p. 192). 516 Giovanna Lepintre (ved. lett. 64, p. 91). 517 Giovanna Delacroix (ved. lett. 297, p. 398). 518 Per il signor Holden, ved. lett. 152 (p. 192). 519 Anna Rosa (ved. lett. 144, p. 178). 520 Le tre prime Figlie della Carit Elisabetta Turgis, Francesca Noret e Margherita Lesoin furono mandate a Saint-Denis nell'agosto 1645. 521 Giovanna Lepintre (ved. lett. 64, p. 91). 522 Sabato 28 luglio 1646. 523 Ved. nella lett. 159 (p. 198) il racconto del viaggio a Nantes. 524 Elisabetta Hellot era una delle assistenti (ved. lett. 152, p. 192). 525 Giovanna Delacroix (ved. lett. 298, p. 398). 526 Margherita Tourneton era rientrata allora allora da Angers dove era stata mandata alla fine del 1644. Nel giugno 1647 lascer bruscamente la Comunit. 527 Anna Hardemont (ved. lett. 110, p. 138). 528 Luisa Cristina Rideau, di Sach, era alla Casa madre dal 1642; nel 1655 fu mandata a Montmirail, nel 1660 fu eletta tesoriera. 529 Anna Rosa (ved. lett. 144, p. 178). 530 Francesca Fanchon, la giardiniera (ved. lett. 595, p. 709). 531 Fratel Ducourneau (1614-1677) della Congregazione della Missione, era il devotissimo segretario di S. Vincenzo. 532 Madamigella de la Carisire e madamigella des Rochers, dame della Carit che aiutarono la fondazione delle Figlie della Carit di Nantes. 533 Il sig. des Jonchres, prete di Nantes e cappellano dell'ospedale, diventer il confessore delle suore e loro consigliere. S. Luisa era stata fin allora poco favorevole a questa scelta, tra l'altro perch temeva di dispiacere alle visitandine di Nantes, di cui il prete era confessore (Corrispondenza di S. Vincenzo , VII, p. 188). 534 Cio amministratore dell'ospedale. 535 Giovanna di Loudun, che fu sostituita da Claudia Brigida. 536 A questa lettera di S. Luisa, S. Vincenzo rispose il 21 agosto ( Corrispondenza di S. Vincenzo , VII, n. 859, p. 198-199). 537 Elisabetta Turgis (ved. lett. 38, p. 22), arrivata a Richelieu in luglio. 538 Claudia Brigida (ved. lett. 114, p. 78). 539 Giovanna di Loudun (ved. lett. 145, p. 181).

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Il Signor Vincenzo, originario di Pouy, vicino a Dax. Su suor Giovanna Lepintre, ved. lett. 64 (p. 91). 542 Su suor Salom, ved. lett. 141 (p. 174). 543 Pierina di Sedan, partita da Parigi con S. Luisa, rimasta ad Angers. 544 Per il sig. des Jonchres, ved. lett. 147 (p. 185). 545 Michele Legras stato gravemente malato e S. Vincenzo aveva mandato due Figlie della Carit a curarlo (cf. Corrispondenza di S. Vincenzo , VII, n. 856, p. 194). Il 25 agosto il Signor Vincenzo scriveva a S. Luisa: Il signor vostro figlio venne ieri da noi. E' completamente guarito. Non lo vidi perch non feci in tempo a scendere (Ib. n. 864, p. 206). 546 Suor Giovanna Lepintre sostituisce S. Luisa a Parigi come superiora. 547 Suor Elisabetta Hellot, venuta dall'alta borghesia, entr in Comunit nel 1645. Fu la segretaria di S. Luisa fino alla morte (cio alla fine del 1650). Stendeva le lettere di lei, ma prendeva anche appunti durante le conferenze del Signor Vincenzo e poi le scriveva. Su di lei, ved. SUOR ELISABETTA in Echi della Compagnia delle Figlie della Carit 1984, n. 7, p. 334-343. Nel Consiglio del 13 aprile 1651 (sic!) S. Luisa la propose come assistente. 548 Il signor Holden, nato nel 1586 in Inghilterra, era un amico della famiglia de Marillac. Era cappellano del guardasigilli Michele de Marillac, ed entr poi nella comunit dei preti di S. Nicola du-Chardonnet. 549 Era il medico della Compagnia delle Figlie della Carit. 550 Il figlio del duca e della duchessa di Liancourt, amici di Luisa de Marillac. 551 Madama de Lignre era dama della Carit, abitante a Parigi. 552 Era superiore al Collegio dei Bons-Enfants. 553 Il signor Pietro du Chesne, prete della Missione dal 1638. Anche lui era nel Collegio dei BonsEnfants e alla fine del 1646 part per la Scozia e l'Irlanda, ritorner a S. Lazzaro nel 1649. Nel 1652 il Signor Vincenzo lo mander a visitare le case dell'ovest della Francia. Mor a Agde il 3 novembre 1654. 554 Sul sig. Holden, ved. lett. 156 (p. 192). 555 Per madamigella de Lamoignon, ved. lett. 143 (p. 157). 556 Gli amministratori dell'ospedale. 557 Le suore del convento della Visitazione. 558 Su Maria Marta Trumeau, ved. lett. 102 (p. 87). 559 Il loro figlio, Enrico Ruggero du Plessis, conte di La Roche-Guyon, marchese di Monfort, era rimasto ucciso nell'assedio di Mardich il 6 agosto 1646 (Corrispondenza di S. Vincenzo , VII, P. 216. 560 Era suo figlio, Michele Legras. - Per il sig. Vacherot, medico della Comunit, ved. lett. 152 (p. 192). 561 Per il sig. du Chesne, ved. lett. 154 (p. 193. 562 Sul sig. Lamberto, ved. lett. 18 (p. 34). 563 Il conte de Mauny (ved. lett. 152, p. 191). 564 Probabilmente Maria Thilouse (ved. lett. 161, p. 212). 565 Genoveffa Poisson. 566 E' la conferenza XXVII del 19 agosto 1646 Sulla pratica del rispetto reciproco e della dolcezza (ediz. Mezzadri, p. 300-321), a proposito della quale S. Vincenzo scrisse a S. Luisa il 25 agosto seguente, festa di S. Luigi re di Francia: Ecco il sunto della conferenza delle nostre care suore, steso dalla cara suor Hellot. ne ho letto una parte: vi confesso che ho pianto un poco in due o tre punti. Se non tornate presto [da Nantes], rimandatecelo dopo averlo letto ( Corrispondenza di S. Vincenzo , VII, n. 864, p. 207). 567 Vedere la lettera precedente. 568 Suor Elisabetta Hellot, una delle assistenti (ved. lett. 152, p. 192). 569 Ved. lett. 155 (p. 194). 570 Luned 10 settembre 1646. 571 Sul sig. Holden, ved. lett. 152 (p. 192). 572 Genoveffa Poisson era all'ospedale di Parigi. 573 Suor Enrichetta Gesseaume (ved. lett. 76, p. 102). 574 Suor Anna Hardemont (ved. lett. 110, p. 138). 575 Suor Elisabetta Martin, superiora (ved. lett. 22, p. 38). 576 Claudia Carr (ved. lett. 505, p. 617). 577 Antonietta Larcher (ved. lett. 183, p. 242).

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Il nome rimasto in bianco. Anna di Moisson, morta nel giugno 1645 (ved. lett. 121, p. 148). 580 Notre-Dame des Ardilliers, a Saumur, santuario molto frequentato per i pellegrinaggi. 581 Per Maria Gonain, ved. lett. 325, p. 153. 582 Sorella, cio membro della Confraternita della Carit. 583 Dama della Carit di Nantes. 584 Parola rimasta in bianco. 585 Doveva diventare il confessore delle suore. 586 Parola rimasta in bianco. 587 S. Luisa rientrava a Parigi con suor Francesca Noret, sua compagna di viaggio. 588 Venerd 14 settembre 1646. 589 Barbara Angiboust era a Fontainebleau dal mese di agosto 1646 ( Corrispondenza di S. Vincenzo , VII, p. 199). 590 Il Santo rispose a S. Luisa con la lett. 1102 ( Corrispondenza di S. Vincenzo , VIII, p. 442-443). Prima l'aveva scritta in margine al foglio stesso di S. Luisa, ma poi, o perch non fosse chiara a leggersi, o perch non avesse espresso bene il suo pensiero, la ricominci sul foglio bianco rimasto. Il Sig. Vincenzo dette il suo consenso e Luisa scelse Anna Hardemont per Fontainebleau. 591 Mons. Agostino Potier. 592 Anna Hardemont era alla Casa madre. S. Luisa l'aveva mandata a visitare Barbara Angiboust che era malata. La lettera scritta da suor Elisabetta Hellot. 593 Suor Margherita lascer la Compagnia delle Figlie della Carit nel luglio 1647 ( Corrispondenza di S. Vincenzo , VIII, p. 211-212). 594 Il signor Portail sta continuando le sue visite (ved. lett. 107ter, p. 134). 595 Il signor Lamberto era stato a Richelieu dal 1638 al 1642, e nel 1645. 596 Il nome di famiglia non noto. Suor Anna rimase a Richelieu fino al 1648. 597 Manca il primo foglio della lettera. 598 Enrichetta Gesseaume (ved. lett. 76, p. 102) e Maria Thilouse (ved. lett. 161, p. 212). 599 Elisabetta Martin, che era la suor servente (ved. lett. 22, p. 38). 600 Per suor Caterina Bagard, ved. lett. 112 (p. 100). 601 Enrichetta Gesseaume (ved. lett. 76, p. 102). 602 A Nantes c'erano due suor Claudia: Claudia Carr e Claudia Brigida. Sembra che si tratti della prima, perch S. Luisa indica spesso la seconda col nome di Brigida. 603 Maria Thilouse, di Tours, suora che destava preoccupazioni (ved. lett. 122, p. 179 e lett. 156, p. 196). Ebbe parecchie destinazioni prima di essere mandata a Nantes. Lasci la Compagnia alla fine del 1649. 604 Marta Dauteil, nata nel 1626 a Clamart, entr nella Compagnia delle Figlie della Carit il 1 gennaio 1642. Serv i poveri prima nella parrocchia di Saint-Leu, poi in quella di S. Paolo a Parigi. Nel 1650 fu mandata a Nantes e nell'agosto 1653 part per Hennebont. Nella conferenza sulle sue virt, fatta dopo la sua morte (10 novembre 1675) detto il motivo della sua partenza da nantes. Il Signor Vincenzo aveva pregato la superiora di Nantes di mandare una suora a Hennebont, ma gli amministratori si opposero formalmente. Suor Marta decise di partire senza dir nulla per Hennebont, per eseguire l'ordine dei superiori. Gli amministratori di Nantes e di Hennebont se la disputarono, ma alla fine suor Marta rest a Hennebont e vi rimase per pi di dodici anni. 605 Suor Enrichetta Gesseaume e Maria Thilouse (ved. lett. 161, p. 212). 606 Ved. lett. 155 (p. 193) e lett. 159 (p. 201). 607 Ved. lett. 160 (p. 211). 608 Probabilmente suor Francesca Noret, per le fatiche del lungo viaggio a Nantes. 609 Gli amministratori avevano domandato altre quattro suore a S. Luisa quando pass ad Angers (ved. lett. 159, p. 201). 610 Maddalena Mongert (ved. lett. 57, p. 55). 611 Per suor Maturina, ved. lett. precedente. 612 Il Consiglio dell'ottobre 1646 decise che fosse riammessa in comunit (Coste, XIII, p. 618). Maria Gonain rimase nel suo paese al servizio dei poveri malati. 613 L'atto del 20 novembre 1646, col quale Giovanni Francesco Gondi, arcivescovo di Parigi, eresse in Confraternita la Compagnia delle Figlie della Carit (ved. Coste, XIII, n. 146, p. 557-565). 614 Il Coadiutore, che firm l'atto di erezione in nome dello zio arcivescovo, aveva dato alle suore il nome di serve dei poveri della Carit.

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In quell'atto era anche precisato che la Compagnia rimarr in perpetuo sotto l'autorit e alle dipendenze degli arcivescovi di parigi; la guida e direzione della Compagnia rimaneva affidata al Signor Vincenzo, finch piacer a Dio conservarlo in vita (Coste, XIII, p. 558). 616 Madama la marchesa di Mortemart, nata Diana de Grandseigne, sposo Gabriele di Rochechouart, marchese di Mortemart, fratello del Conte di Maure, che era il cugino di S. Luisa e sposo Anna d'Attichy (ved. L'albero genealogico). La marchesa mor nel 1666. 617 Luigi Vittorio di Rochechouart (nato nel 1636), pi noto col nome di duca di Vivonne, fratello di madama di Montespan, divenuto maresciallo di Francia, generale delle galere e vicer di Sicilia. Mor nel 1688 (ved. Corrispondenza di S. Vincenzo , VII, p. 135). 618 Parrocchia di Parigi. 619 Ved. lett. precedente. 620 Suor Genoveffa Doinel (ved. lett. 352, p. 351). 621 1 Cor. 4,7. 622 S. Luisa si era ammalata al ritorno da Nantes. La lettera scritta da suor Hellot. 623 Ved. lett. 113bis (p. 141). 624 Il sig. Dionigi Gauthier, di Langres, era entrato nella Congregazione della Missione nel 1639 ed era a Richelieu dal 1642. Sar successivamente direttore del seminario, poi superiore della Casa. 625 Il sig. Portail era stato a Richelieu nell'agosto 1646. 626 Ved. lett. 162 (p. 214). 627 Per suor Margherita, ved. lett. 223 (p. 209). 628 S. Luisa aveva scritto: quando avremo.... 629 Suor Maturina, originaria di Angers e morta a Saint-Denis (p. 220). 630 Pierina Fleury, entrata in Comunit nel 1646. 631 Suor Maddalena Mongert (ved. lett. 57, p. 55). 632 Suor Elisabetta Martin (ved. lett. 22, p. 38). 633 Per suor Elisabetta Turgis, ved; lett. 38 (p. 22). 634 Suor Anna, di Richelieu (ved. lett. 163, p. 210). 635 Sul sig. Gauthier, superiore a Richelieu, ved. lett. 168 (p. 220). 636 Era il confessore delle suore a Nantes (ved. lett. 147, p. 185). 637 Per la contessa de Maure, cugina di S. Luisa, ved. lett. 96 (p. 113). L'intima amicizia con S. Luisa l'aiut a non lasciarsi prendere dal giansenismo. Nella sua corrispondenza ha scritto: Dopo tutto quello che ho visto e inteso, sono ritornata alla mia fede originaria: soltanto nell'altra vita vedremo chiaro [in tutte queste ardue questioni]; in questa, non voglio cercare altro che credere quello che crede la Chiesa (Ecrits de St. Louise , 1961, p. 1015-1016). 638 Libro scritto nel 1644 da Antonio Arnauld (1612-1694), capo del partito giansenista in Francia: la sua sorella, suor Angelica, era badessa di Port-Royal. 639 Su suor Maddalena Mongert, ved. lett. 57 (p. 55). 640 Prima della lettera del signor d'Annemont, S. Luisa aveva ricevuto lettere dal sig. des Jonchres, dal sig. Fuset, prete dell'ospedale, e da tre suore: Claudia Brigida, Margherita Noret ed Elisabetta Martin. Tutte queste lettere parlavano delle difficolt della comunit dove si erano formati dei partiti, uno dei quali era appoggiato dal cappellano dell'ospedale. In Echi della Compagnia (1984, n. 9), Suor Elisabetta ha pubblicato l'autografo della lettera di suor Margherita Noret (+ 1655), del 18 marzo 1647 da Nantes, con ampio commento storico. 641 Suor Caterina Bagard era molto legata al cappellano dell'ospedale. 642 Il sig. des Jonchres era il confessore delle suore. 643 Il sig. d'Annemont, prete di Nantes, aveva consigliato agli amministratori dell'ospedale di far venire le Figlie della Carit. 644 Suor Elisabetta Martin, molto sconvolta, aveva chiesto a suor Claudia Brigida di scrivere a S. Luisa per spiegarle la situazione, e pochi giorni dopo, scrisse anche lei. 645 Suor Giovanna Lepintre sta per partire per fare la visita a Nantes. 646 Il 27 aprile seg., S. Vincenzo scrisse una lettera di 7 pagine ( Corrispondenza di S. Vincenzo , VIII, n. 965, p. 161-168). 647 La conferenza era stata fatta il 2 febbraio; la seguente fu temuta il 30 maggio 1647, sulle Regole (ediz. Mezzadri, p. 343-351 e 351-376). 648 Fratel Ducourneau era il segretario di S. Vincenzo. 649 La contessa de Maure era cugina di S. Luisa (ved. lett. 170, p. 223). 650 La lettera scritta dalla segretaria, Elisabetta Hellot.

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Suor Anna, di Richelieu (ved. lett. 163, p. 210). Era di Parthenay ed aveva un fratello nella Congregazione della Missione. 653 Era originaria di Richelieu ed era stata mandata dal sig. Portail nel 1646. 654 Giovanna Roux, giovane suora, anch'essa originaria di Richelieu. 655 Suor Giovanna Lepintre (ved. lett. 64, p. 91) era mandata a fare la visita alla casa di Nantes. 656 Le lettere ricevute dalla Santa parlavano della disunione che c'era nella comunit di Nantes (ved. lett. 173 a S. Vincenzo, p. 224). 657 S. Vincenzo scrisse alle suore di Nantes una lunga lettera, parlando dei motivi e dei mezzi per una vita da vere figlie di Dio cio da vere Figlie della Carit ( Corrispondenza di S. Vincenzo , VIII, p. 162), e trattando ampiamente dei pericoli e delle difficolt, che le suore incontravano nell'ospedale, secondo le informazioni avute. 658 La Santa aveva scritto: Tutti questi cari avvisi, ma poi scancell queste parole. 659 Suor Giovanna Lepintre, mandata a Nantes. 660 Il signor Lamberto (ved. lett. 18, p. 34) ci and a luglio. 661 Suor Claudia Carr (ved. lett. 505, p. 617). 662 S. Luisa aveva sentimenti molto elevati sulla Terza Persona della SS. Trinit e una devozione singolare alla festa della Pentecoste, alla quale si preparava con nove giorni di ritiro; continuamente ricorreva allo Spirito Santo per riceverne luce e forza in tutte le difficolt. 663 Vedere la lettera seguente all'Abate di Vaux. 664 Probabilmente suor Margherita Moreau (ved. lett. 278, p. 365) e suor Nicoletta. 665 Partenza di suor Pierina di Sedan e di Maria Marta Trumeau (ved. lett. 102, p. 87)., 666 Suor Pierina di Sedan, arrivata ad Angers nel 1646, rientrata a Parigi nel giugno 1647, lasci la Compagnia nel luglio seguente (Corrispondenza di S. Vincenzo , VIII, p. 211-212). 667 Suor Pierina di Sedan e suor Maria Marta Trumeau. 668 Suor Margherita Moreau e suor Nicoletta. 669 Per Maria Gonain, ved. lett. 325 (p. 153). 670 Per madama de Traversay, ved. lett. 48 (p. 74). 671 Il signor Lamberto va a fare la visita alle suore di Nantes. 672 Si trattava di riammetterla nella Compagnia. 673 La grazia della benedizione papale fu ottenuta dal sig. Berthe in seguito alla supplica, mandata a lui dalla Santa, nel 1653 (ved. lett. 389, p. 474). 674 Per il sig. Dehorgny, ved. lett. 5 (p. 16-17). 675 Il sig. Renato Almras (1613-1672) entr nella Congregazione dei Preti della Missione nel 1637, dal 1641 al 1646 fu direttore del seminario a Parigi e assistente di S. Lazzaro. Mandato a Roma nel 1646, ritorn nel 1651 per la direzione del Collegio dei Bons-Enfants. Dopo le visite delle case nell'ovest della Francia (1653) e nelle zone devastate dalla guerra in Piccardia e Champagne (1654), torn a S. Lazzaro come assistente. Alla morte di S. Vincenzo fu eletto superiore generale. 676 Per suor Francesca Carcireux, ved. lett. 254 (p. 296). 677 Furono mandate suor Anna Hardemont e Maria Lullen a Montreuil-sur-Mer in base alla decisione del Consiglio del 19 giugno 1647 (Coste XIII, p. 631). Le due suore partirono dopo aver ricevuto gli avvisi della Fondatrice (ved. A 85, p. 921). 678 L'invio delle due suore a Nantes (Giovanna di Saint-Albin e Giacometta) e di una suora ad Angers (Maddalena Bcu) era stato deciso nel Consiglio del 20 giugno 1647) Coste XIII, p. 645). 679 Suor Caterina Bagard (ved. lett. 112, p. 100). 680 Suor Elisabetta Martin, la superiora (ved. lett. 22, p. 38). 681 Suor Giovanna Lepintre fece la visita della casa e vi rimase come superiora. 682 Suor Pierina di Sedan (ved. lett. 178b, p. 233) e Maria Marta Trumeau (ved. lett. 102, p. 184). 683 Per suor Margherita Tourneton, ved. lett. 149 (p. 87). 684 Delle suore agostiniane dell'ospedale di Parigi. 685 S. Vincenzo rispose il 26 giugno (Corrispondenza, VIII, n. 993, p. 204-205). 686 Anna Hardemont e Maria Lullen partite per Montreuil-sur-Mer (ved. lett. precedente 181). 687 Margherita Tourneton (ved. lett. 149, p. 184) aveva lasciato la Compagnia delle Figlie della Carit. 688 La fondazione della casa di Serqueux (circondario di Neufchtel, Senna Inferiore) era avvenuta nel 1645. 689 La direzione spirituale dei Missionari di Richelieu.

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Ved. lett. 213. - Maria Lullen, di agiata famiglia di Le Mans, era a Nanterre prima di essere mandata a Montreuil. Dopo la sua morte nel 1649 o 1650, fu fatta una conferenza sulle sue virt (Conferenze spirituali di S. Vincenzo alle FdC, ediz. Mezzadri, n. XLVI, p. 597-605). 691 Il Conte de Lannoy domandava le Figlie della Carit fin dal 1642 (ved. lett. 128, p. 85). 692 Era il superiore dei missionari di Richelieu (ved. lett. 168, p. 220). 693 Su suor Pierina, di Sedan, ved. lett. 178b (p. 233. 694 I Padri dei poveri, cio gli amministratori dell'ospedale. 695 Nel giugno 1646 Caterina Huitmill aveva lasciato la Compagnia delle Figlie della Carit. La rapidit della sua partenza aveva impressionato le suore e il loro ambiente, come afferma il sig. Ratier in una lettera a S. Luisa. 696 Ved. lett. 71 (p. 99). 697 Suor Anna Hardemont (ved. lett. 110, p. 138). 698 Le suore erano partite da Parigi il 26 giugno. 699 Maria Lullen (ved. lett. 182, 239). 700 Suor Guglielmina Chesneau era nella parrocchia S. Paolo con suor Anna Hardemont. 701 Suor Antonietta Larcher, originaria di Montreuil-sur-Mer, era partita con S. Luisa nel luglio 1646. Rientrata a Parigi nel 1647, lasci la Compagnia e ritorn al suo paese. 702 Il Conte de Lannoy (ved. lett. 182, p. 239). 703 Per Bictre, ved. lett. 86 (p. 111). Da poco era avvenuto il trasferimento dei trovatelli in questo castello. 704 Suor Genoveffa Poisson (ved. lett. 28, p. 39). 705 La lettera stata ricopiata nel quaderno di suor Margherita Chtif. 706 Suor Elisabetta Martin, superiora a Nantes, andata ad Angers. Che cosa ha provocato questa partenza? La grande stanchezza che l'opprime o la venuta di suor Giovanna Lepintre? 707 Per l 'Abate di Vaux, ved. lett. 12 (p. 28). 708 Per il sig. Ratier, ved. lett. 71 (p. 98). 709 Il signor Fellet era un prete di Angers. 710 Il signor Lamberto faceva la visita della casa di Nantes. 711 Anche suor Lepintre era a Nantes (ved. lett. seguente). 712 Il signor Gauthier era il superiore dei missionari di Richelieu. 713 Suor Anna, di Richelieu (ved. lett. 163, p. 210). 714 Questa lettera, scritta da suor Elisabetta Hellot, non firmata da S. Luisa. 715 Per suor Elisabetta Martin, ved. lett. 22 (p. 38). 716 Si trattava della partenza di suor Caterina Bagard, una delle responsabili della formazione di divisioni nella comunit di Nantes. 717 Suor Enrichetta Gesseaume, ved. lett. 76 (p. 102). 718 Suor Claudia Carr, ved. lett. 505 (p. 617). 719 Per Caterina Bagard, ved. lett. 112 (p. 100). 720 Il sig. des Jonchres era il consigliere delle suore. 721 Dama di Nantes. 722 Padri dei poveri, cio amministratori dell'ospedale. 723 Suor Margherita Noret lo scrisse a S. Luisa il 18 marzo (ved. lett. 173, p. 225). 724 Alcuni giorni prima il sig. Lamberto scriveva da Nantes a S. Luisa: In questa casa le suore sono talmente esposte che una grazia straordinaria della vocazione che si conservino come fanno (Lettere di S. Luisa, Napoli 1938, II, p. 213, n.). 725 Enrichetta Gesseaume (ved. lett. 76, p. 102). 726 Suor Caterina Bagard (vedere la lettera precedente n. 185). 727 I Padri dei poveri, cio gli amministratori dell'ospedale. 728 Suor Elisabetta Martin, superiora/ 729 Dama di Nantes (ved. lett. precedente n. 185). 730 Claudia Brigida domandava di fare i voti e il signor Lamberto glielo concesse (ved. la sua lettera, del 26 luglio 1647, a S. Vincenzo e a S. Luisa). 731 Il signor Lamberto era a Nantes da parecchi giorni. 732 Per suor Caterina Bagard, ved. lett. 112 (p. 100). 733 Anna Hardemont e Maria Lullen erano partire per Montreuil il 26 giugno. 734 Il Conte di Lannoy, di Montreuil (ved. lett. 128, p. 239). 735 Suor Antonietta Larcher (ved. lett. 183, p. 242).

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Barbara Angiboust, mandata a Fontainebleau nell'agosto 1646. Sono dame di Nantes, che si erano occupate della fondazione delle Figlie della Carit in questa citt (ved. lett. 147, p. 185). 738 S. Luisa era andata a Bictre dove si continuava la sistemazione dei trovatelli (ved. lett. 188, p. 242). 739 Suor Genoveffa Poisson (ved. lett. 28, p. 39). 740 Suor Elisabetta Hellot, segretaria di S. Luisa (ved. lett. 152, p. 192). 741 Le Figlie della Carit si erano stabilite a Liancourt nel 1642. 742 Suor Francesca Carcireux (ved. lett. 254, p. 296). 743 Suor Giuliana Loret (ved. lett. 220, p. 299). Era in corso il trasferimento dei trovatelli nel castello di Bictre. 744 Caterina Bagard e Antonietta Larcher, che presto lasceranno la Comunit. 745 Il medico delle Figlie della Carit. 746 Francesca Le Roseau (ved. lett. 258, p. 329) era la cuciniera. 747 Luisa Cristina Rideau (ved. lett. 149, p. 184). 748 Suor Giovanna Lepintre, che era a Nantes. 749 Suor Giovanna Lepintre (ved. lett. 64, p. 91) rimase a Nantes come suor servente. 750 Per Caterina Bagard, ved. lett. 112 (p. 100). 751 Dopo questi cambiamenti otto suore rimasero all'ospedale di Nantes. 752 Era l'amministratore dell'ospedale dei trovatelli. 753 Biagio Mliand (1641-1650). 754 Genoveffa Poisson (ved. lett. 28, p. 39). 755 Madama de Romilly, nata Luisa Goulas, dama della Carit che si occup in particolare dell'opera dei trovatelli. 756 Lettera ricopiata nel quaderno di suor Margherita Chtif. 757 Il conte di Lannoy (ved. lett. 182, p. 239). 758 Purgativo o rimedio universale molto usato nel sec. XVII. 759 Nata Maria Boucher d'Orsay, dama della Carit, il cui marito era un alto funzionario di giustizia (= ponente o relatore del Consiglio di Stato). 760 I signori del Capitolo di Notre-Dame di Parigi (ved. lett. 191, p. 256). 761 L'opera dei trovatelli. 762 Pietro Sguier(1588-1672) era stato nominato cancelliere nel 1635. 763 Sul signor Le Roy, ved. lett. 191 (p. 255). 764 Per madamigella de Lamoignon, ved. lett. 143 (p. 157). 765 Suor Giovanna Lepintre era a Nantes (ved. lett. 64, p. 91). 766 Le immagini del Signore della Carit, dipinte da uno sconosciuto, erano diffuse da S. Luisa e da S. Vincenzo (Corrispondenza di S. Vincenzo, IV, n.429, p. 188). 767 Suor Anna Hardemont e Maria Lullen a Montreuil-sur-Mer. 768 Il Conte di Lannoy di Montreuil-sur-Mer. 769 Antonietta Larcher (ved. lett. 183, p. 242). 770 Suor Antonietta Larcher. 771 Il sig. Vacherot era il medico della Comunit. 772 Per il sig. des Jonchres, ved. lett. 147 (p. 185). 773 Suor Claudia Carr(ved. lett. 505, p. 617). 774 Margherita Noret era arrivata a Nantes nel luglio 1646. Nel 1648 il sig. Lamberto chieder la sua partenza. 775 Francesca Noret, era la sorella della precedente, suor Margherita(ved. lett. 64bis, p. 93). 776 Giovanna di Saint-Albin, vedova, era arrivata a Nantes nel giugno 1647. Rientr a Parigi alla fine del 1650. Nel 1655 fu tentata di lasciare la Compagnia, ma poi rimase. 777 Per Caterina Bagard, ved. lett. 112 (p. 100). 778 Le Figlie della Carit si erano stabilite a Chantilly nel 1647. Alcune difficolt finanziarie (ved. il "promemoria" della Santa per le suore di Chantilly: A. 79, p. 951) portarono al loro ritiro temporaneo nel 1654. Sembra che la casa sia stata riaperta nel 1655. 779 Madama di Saint-Simon, nata Luisa de Crussol, moglie del capitano del castello di Chantilly. 780 Il Conte di Lannoy aveva domandato le Figlie della Carit a Montreuil-sur-Mer (ved. lett. 182, p. 239). 781 Suor Maria Lullen (ved. lett. 182, p. 239).

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Erano ragazze che lavoravano nell'ospedale prima dell'arrivo delle Figlie della Carit. Suor Giovanna Pangoy, originaria di Le Mans, entrata nella Compagnia verso il 1646; nel 1650 era a Liancourt. 784 Suor Elisabetta Turgis (ved. lett. 38, p. 22) era stata mandata da Richelieu a Chars. Accanto all'indirizzo di questa lettera, scritta da Elisabetta Hellot, scritto: Il postino di Forges abita nella via Montorgueil all'insegna di S. Claudio. 785 Madamigella Viole, dama della Carit per i trovatelli; suor Turgis era stata al servizio dei trovatelli nel 1643-44. 786 Chars: la fondazione delle Figlie della Carit vi fu fatta verso il settembre 1647 su domanda di madama de Herse. Nel 1648 il parroco, sig. Garson, fu sostituito dal sig. Pouvot, di tendenze gianseniste: di fronte alle sue esigenze eccessive, i Santi Fondatori giudicarono necessario ritirare le suore da Chars. 787 Madama de Herse, nata Carlotta di Ligny, vedova dal 1634. Dama della Carit prese parte attiva all'opera dei trovatelli e favor la fondazione delle Figlie della Carit a Chars. Mor nel 1662. 788 Per madama de Traversay, ved. lett. 48 (p. 74). 789 Madama de Saint-Mand, nata Maria de Fortia, sposa del luogotenente generale civile e criminale al tribunale di Parigi, era dama della Carit e si occup dei trovatelli. 790 Per madamigella Viole, ved. lett. 91 (p. 117). 791 Per Bictre, ved. lett. 86 (p. 111). 792 Era il procuratore o soprintendente della duchessa d'Aiguillon. 793 Per la duchessa d'Aiguillon, ved. lett. 89 (p. 23). 794 Per suor Barbara Angiboust, ved. lett. 43 (p. 18). 795 Suor Anna Scoglige (ved. lett. 175, p. 284)). 796 Suor Barbara era andata alla Casa madre o per un ritiro o al ritorno da una visita ai trovatelli messi a balia. 797 Suor Cecilia Angiboust, sorella di Barbara (ved. lett. 108, p. 48). 798 Suor Giovanna, originaria di Saint-Men. 799 Nata Maria Luisa Sguier, figlia del Cancelliere, era dama della carit di Chars (1626-1650). 800 Per suor Salom, ved. lett. 141 (p. 174). 801 Suor Giovanna Roux (ved. lett. 166, p. 226). 802 Suor Giovanna Lepintre era a Nantes (ved. lett. 64, p. 91). 803 Suor Enrichetta Gesseaume (ved. lett. 76, p. 102). 804 Suor Claudia Carr (ved. lett. 505, p. 617). 805 Il sig. de Beaulieu - come gli altri due ricordati dopo - erano amministratori dell'ospedale di Nantes. 806 Suor Martin, dopo un soggiorno pieno di difficolt a Nantes, era arrivata a Richelieu verso l'agosto 1647. 807 I missionari della casa di Richelieu. 808 Era il superiore della casa. 809 Ved. lett. 141 (p. 174). 810 Ved. lett. 149 (p. 184). 811 La religiosa agostiniana dell'ospedale, incaricata di avvertire il cappellano quando un malato chiedeva i sacramenti (Corrispondenza di S. Vincenzo, VII, p. 280). 812 La presidente della confraternita della Carit dell'ospedale di Parigi (ved. lett. 143, p. 157). 813 Era una dama della Carit dell'Htel-Dieu (= ospedale di Parigi). 814 Ved. lett. 214bis (p. 175). 815 Dove si trovavano i trovatelli (ved. lett. 86, p. 111)). 816 Suor Genoveffa Poisson (ved. lett. 28, p. 39). 817 E' la conferenza XXXIV, che S. Vincenzo tenne alle Figlie della Carit il 22 gennaio 1648 (ediz. Mezzadri, p. 416-425). 818 Era il medico della Comunit. 819 Suor Giovanna Loret (ved; lett. 220, p. 299). 820 Suor Elisabetta Hellot (ved. lett. 152, p. 192). 821 S. Luisa scrive da Bictre (ved. lett. precedente 202). 822 Suor Francesca Le Roseau, cuciniera della Casa madre. 823 Sorella del sig. Vacherot, medico della Comunit. 824 In quei tempi di guerra, i soldati andavano in giro intorno a Parigi.

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Quella dei trovatelli. Per madama di Saint-Mand, ved. lett. 196 (p. 265. 827 Per madama de Romilly, ved lett. 191 (p. 257). 828 Madamigella de Pollalion (1599-1657), nata Maria de Lumague, maritata a 18 anni, rimase vedova poco tempo dopo. Dama della Carit, fond anche le Figlie della Provvidenza. S. Luisa scrisse questa lettera al Santo dietro la lettera di raccomandazione di madamigella Pollalion del 22 gennaio 1648 (Corrispondenza di S. Vincenzo, VIII, p. 285). 829 Per Bictre, ved. lett. 86 (p. 111). 830 Per madama de Herse, ved; lett. 196 (p. 165). 831 Circa due metri. 832 Lettera senza indirizzo. Suor Elisabetta Turgis fu a Chars dal settembre 1647 all'aprile-maggio 1648 (ved. lett. 126, p. 264). 833 La marchesa d'O (ved. lett. 200, p. 267). 834 A Fontainebleau. 835 S. Roberto Bellarmino (1542-1621), gesuita, arcivescovo di Capua, dottore della Chiesa. 836 Nel Consiglio del 22 marzo 1648, S Luisa chiese difatti il parere di S. Vincenzo che le rispose: Madamigella, non c' miglior catechismo di quello del Bellarmino, e se tutte le nostre suore lo sapessero e lo insegnassero, non insegnerebbero altro che quello che devono insegnare, dato che ci sono per insegnare, e saprebbero quello che devono sapere i parroci... Sarebbe bene che fosse letto alle suore e che voi stessa, Madamigella, lo spiegaste affinch tutte lo imparassero a fondo per poterlo insegnare. Poich necessario che esse istruiscano gli altri, bisogna che sappiano, ed esse non possono imparare meglio e in modo pi solido che in quel libro. Son ben contento che se ne sia parlato, poich questa lettura sar di grandissima utilit (Coste XIII, p. 664-665). 837 Per la marchesa d'O, ved. lett. 200 (p. 267). 838 Suor Anna Hardemont, ved. lett. 110 (p. 138). 839 Il conte de Lannoy (ved; lett. 182, p. 239). 840 Suor Maria Lullen (ved. lett. 182, p. 239). 841 Le giovani che facevano servizio nell'ospedale prima dell'arrivo delle suore. 842 Per madamigella Viole, ved; lett. 91 (p. 117). 843 Ved. lett. 203 (p. 275). 844 Guglielmo Lestocq. 845 Parrocchia di Parigi, che comprendeva dentro i suoi confini e vicino all'ospedale (= Htel-Dieu) la casa dove erano portati i bambini appena trovati. Un'altra casa era nella parrocchia di S. Lorenzo (Corrispondenza di S. Vincenzo, VIII, p. 328). 846 Era il sig. Pouvot, di tendenze gianseniste, per il quale le suore ebbero molto da soffrire (Corrispondenza di S. Vincenzo, VIII, p. 329). 847 Giovanna Cristina Prvost (ved. lett. 344, p. 159). 848 Comune del circondario di Versailles; le suore vi avevano aperto allora una nuova casa. 849 Andreina Guilmine, originaria di Sach, vicino a Tours, entrata nella Compagnia verso il 1641-42, and a Crespires; mor senza dubbio prima del 1655. 850 Per suor Caterina di Gesse, ved. lett. 120 (p. 146). 851 Per suor Giovanna Lepintre, ved; lett. 64 p. 91). 852 Amministratore dell'ospedale di Nantes (ved. lett. 210, p. 455). 853 Il sig. Lamberto and a Nantes nel luglio 1648. 854 Ci stata conservata solo la prima pagina della lettera; della seconda pagina ci rimangono solo la prima parola o a volte le prime due parole di ciascuna linea. - S. Vincenzo rispose con la lettera 98 (Corrispondenza di S. Vincenzo, VIII, p. 191-192), scrivendola sl foglio stesso di S. Luisa, e propose di mandare la signorina all'ospedale della Piet di Parigi. 855 Suor Cecilia Angiboust (ved. lett. 320, p. 288). 856 Gli amministratori dell'ospedale di Angers desiderano alcune suore per dei nuovi ministeri. 857 Questa lettera, che nell'edizione francese (p. 110) porta la data verso maggio 1644 da collocarsi nel 1648, essendo scritta da suor Elisabetta Hellot. 858 Dal 1642 gli amministratori dell'ospedale di Angers domandavano 4 suore supplementari. Questa domanda fu soddisfatta solo alla fine dell'anno 1648. 859 Ved. lett. 95 (p. 123). 860 Il sig. Thibault (1618-1655) entr nel 1637 nella Congregazione della Missione e divenne prete nel 1642. Fu messo prima a Saintes, poi nella regione dell'Ile-de-France, dove fece le missioni tra il

1646 e il 1648. And poi a Saint-Men fino alla morte. 861 Suor Anna Scoglige, giovane suora, originaria di Nantes, entrata nella Compagnia alla fine del 1646. 862 Suor Enrichetta Gesseaume (ved. lett. 76, p. 102). 863 Suor Claudia Carr (ved. lett. 505, p. 617). 864 Suor Margherita Noret aveva delle difficolt con la sua superiora. 865 Suor Maria Thilouse (ved. lett. 161, p. 212). 866 Il sig. Lamberto era allora superiore del collegio dei Bons-Enfants a Parigi. 867 Madama de Marillac (+1681), la giovane, nata Giovanna Potier, aveva sposato Michele de Marillac (+1684), nipote del Guardasigilli. 868 A suor Barbara Angiboust, allora a Fontainebleau (ved. lett. 43, p. 18). 869 Ved. lett. 181bis a suor Barbara Angiboust (p. 288). 870 Anna Maria Luisa d'Orlans (1627-1693), duchessa di Montpensier, chiamata la Grande Madamigella, era la cugina del re Luigi XIII. 871 S. Vincenzo rispose alla Santa con la lettera 1070 (Corrispondenza di S. Vincenzo, VIII, p. 356357): Non so ancora che cosa si debba fare per lucrare l'indulgenza che il nostro Santo Padre ci ha concesso; me ne informer. 872 Quella predicata dal sig. Thibault (ved. lett. 175, p. 284). 873 Suor Giovanna Cristina Prvost (ved. lett. 344, p. 159). 874 Ved. lett. 323bis (p. 286). 875 Suor Cecilia Angiboust (ved. lett. 108, p. 48) era stata nominata da poco superiora della comunit di Angers (ved. lettera del sig. Lamberto, del 17 luglio 1648). 876 Le quattro suore, domandate da molto tempo dagli amministratori dell'ospedale, furono mandate nell'anno 1648 per avere la sorveglianza delle donne e aiutare a fare il bucato (Promemoria di suor Maturina Gurin, luglio 1675). 877 Suor Maria Marta Trumeau, partita da Angers nel giugno 1647, era allora nella parrocchia S. Paolo (ved. lett. 102, p. 87). 878 Il sig. Lamberto propose la partenza di suor Francesca Chiara e di suor Andreina. 879 Per suor Elisabetta Martin, ved. lett. 22 (p. 38). 880 Suor Anna, di Richelieu (ved. lett. 163, p. 210). 881 Suor Barbara Angiboust, rientrata da Fontainebleau, era partita per fare la visita ai trovatelli a Bictre. 882 Suor Genoveffa Poisson (ved. lett. 28, p. 39). 883 Suor Giovanna Battista, l'anziana (ved. lett. 64, p. 91). 884 Suor Elisabetta Martin (ved. lett. 22, p. 38). 885 Il sig. Dionigi Gauthier era il superiore dei missionari della casa di Richelieu (ved. lett. 168, p. 220). 886 Suor Anna, di Richelieu (ved. lett. 163, p. 210). 887 Per madama de Mortemart, ved. lett. 206 (p. 217). 888 Nella lettera del 17 luglio 1648, il sig. Lamberto aveva chiesto che fosse richiamata suor Margherita Noret che aveva delle difficolt con la superiora (ved. lett. 249, p. 286). 889 Ved. lett. 201 (p. 261. 890 Maria Arnou (ved. lett. 275, p. 363). 891 Francesca Chiara e Andreina (ved. lett. 70bis e 132ter, p. 137 e 166). 892 Confessore delle suore (ved. lett. 147, p. 185). 893 La Santa ha lasciato uno spazio in bianco, ma parlava di Giovanna di Saint-Albin (ved. lett. 201, p. 262). 894 Suor Enrichetta Gesseaume (ved. lett. 76, p. 102). 895 Ved. lett. 203 (p. 276). 896 Suor Pierina Chefdeville (ved. lett. 526, p. 411), nipote di suor Enrichetta Gesseaume, era a Serqueux. 897 Suor Cecilia Angiboust (ved. lett. 108, p. 48). 898 Il signor Lamberto aveva fatto la visita ad Angers nel giugno-luglio 1648. 899 Suor Maria Dill, originaria di Angers. 900 Ved. lett. 71 (p. 99). 901 Ved. lett. 12 (p. 28). 902 Suor Barbara Angiboust era alla Casa madre

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Suor Carlotta Royer, originaria di Liancourt, dopo aver servito i poveri nella parrocchia S. Giovanni di Parigi, fu mandata a Richelieu nel 1648, dove era ancora nel 1660 al momento della morte di S. Luisa (Corrispondenza di S. Vincenzo, XVI, p. 37). 904 Suor Francesca Carcireux, originaria di Beauvais, pare che sia entrata nella Compagnia delle Figlie della Carit verso il 1640-1641. Fu a Saint-Germain-l'Auxerrois, poi al servizio dei trovatelli a Bictre; nel 1648 fu mandata a Richelieu, da dove fu richiamata nel 1659 per Narbona. Fu assistente della Compagnia dal 1672 al 1675. Aveva due sorelle Figlie della Carit, e un fratello prete della Missione. 905 Cos la Santa parla di se stessa. 906 Giuliana Loret era alla Casa madre. 907 Per il sig. Gauthier, ved. lett. 207 (p. 220). 908 Per suor Elisabetta Hellot, ved. lett. 152 (p. 192). 909 E' la conferenza XXXIX del 25 agosto 1648 sullo Spirito del mondo (ediz. Mezzadri, pp. 492504). 910 Per suor Francesca Carcireux, ved. lett. 254 (p. 296). 911 Era amico dei Marillac (ved. lett. 152, p. 192). 912 Alessandro Vronne (1611-1686), fratello coadiutore, ricevuto nella Congregazione della Missione nel 1636, era infermiere a S. Lazzaro. 913 Suor Giuliana Loret (ved. lett. 220, p. 299). 914 Suor Vincenza Auchy (ved. lett. 36, p. 56). 915 A Liancourt. 916 Per madama de Nesmond, ved. lett. 77 (p. 103). 917 Suor Luisa Cristina Rideau (ved. lett. 149, p. 184). 918 Suor Elisabetta Turgis era arrivata allora a Chantilly. 919 Suor Giovanna Four, originaria di Loudun, infermiera dei trovatelli nel 1646, fu a Valpuiseaux nel 1649. Nel 1651 lasci la Comunit e ritorn a casa sua. 920 Giuliana Loret, nata il 7 ottobre 1622, a Parigi, nella parrocchia di S. Giacomo du-Haut-Pas, entr nella Compagnia delle Figlie della Carit il 9 giugno 1644. S. Luisa aveva molta fiducia in lei. Nell'ottobre 1644 fu nominata direttrice del seminario e sostituiva la Santa quando era assente. Nel 1651 fu mandata a Chars, dove un parroco giansenista cre una situazione difficile. Nel 1653 fu nominata superiora a Fontenay-aux-Roses; nell'agosto 1655 rientr alla Casa madre essendo stata nominata assistente, carica che conserv dopo la morte della Fondatrice, fino alla sua morte, avvenuta il 9 agosto 1699. 921 La conferenza del 25 agosto (ved. lett. 173bis, p. 298). 922 Il 26 agosto 1648 la regina Anna d'Austria fece arrestare il sig. Pietro Broussel, consigliere al Parlamento, contrario al card. Mazzarino, ma molto popolare. Furono alzate le barricate nelle strade, il popolo si ribell. Per far ritornare la calma, la Regina fu costretta a liberare Broussel. 923 Suor Elisabetta Hellot (ved. lett. 152, p. 192). 924 Andando a Liancourt, S. Luisa s'era fermata a Chantilly. 925 Per madama di Liancourt, ved. lett. 4 (p. 16). 926 Suor Vincenza Auchy (ved. lett. 36, p. 56). 927 Anna Varon (ved. lett. 260, p. 304). 928 Ved. lett. 216 a Michele Legras (p. 301). 929 Ved. la lett. precedente, n. 220. 930 Per il sig. Holden, ved. lett. 152 (p. 192). 931 Michele de Marillac, il giovane, consigliere al Parlamento come Broussel, che era stato allora arrestato dalla regina. 932 Suor Barbara Angiboust (ved. lett. 43, p. 18). 933 Ved. le due lettere precedenti. 934 Suor Giuliana Loret (ved. lett. 220, p. 299). 935 Questa lettera scritta dietro alla precedente, mandata a suor Hellot (lett. n. 215). 936 Michele de Marillac, cugino di Michele Legras. 937 Su suor Anna Hardemont, ved. lett. 110 (p. 138). 938 Anna Varon (ved. lett. 260, p. 304). 939 Madamigella Mounille era dama della Carit a Montreuil-sur-Mer. 940 Le altre due suore sono Maria Lullen e Maria Gallois: questa seconda rientr a Parigi nel luglio 1649.

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Suor Barbara Angiboust, che alla Casa madre (ved. lett. 43, p. 18). S. Luisa si trova a Liancourt. 943 La giovane Anna Varon, venuta da Montreuil-sur-Mer (ved. lett. precedente, n. 217), che diventer Figlia della Carit. 944 Suor Giovanna Battista, l'anziana, mor nel dicembre seguente. 945 S. Luisa era allora a Liancourt. 946 Voci di una sommossa a Parigi (ved. lett. 220, p. 298). 947 Suor Claudia Brigida (ved. lett. 58, p. 78). 948 Suor Elisabetta Turgis (ved. lett. 38, p. 22). 949 Suor Maria Prvost, nata il 29 gennaio 1622, entrata nella Compagnia delle Figlie della Carit il 21 novembre 1646. Lasci Chantilly nel 1649 per andare a servire i trovatelli. 950 Il signor Portail era a Roma e il 17 settembre 1648 aveva scritto a S. Luisa del suor ritorno, senza precisarne la data: prima doveva passare per Marsiglia. 951 Mor alcuni giorni dopo. 952 Mor alla fine del 1648. 953 Suor Maria Prvost (ved. lett. 229, p. 306) e Claudia Brigida (ved. lett. 114, p. 78). 954 Suor Elisabetta Turgis, la cui sepoltura fu fatta il 18 ottobre. 955 Era Francesco du Marche (Corrispondenza di S. Vincenzo, VIII, p. 429). 956 Oggi capoluogo di cantone nel circondario di Neufchtel-en-Bray (S.I.). 957 Fratello coadiutore, infermiere a S. Lazzaro (ved. lett. 173bis, p. 298). 958 La fondazione delle suore a St.-Denis risaliva al 1645 (ved. lett. 143, p. 157). 959 Qui i signori di Liancourt avevano la loro villa. 960 Il Signor Vincenzo and a Saint-Germain-en-Laye, poi a Frneville, come scriveva nella lett. 1095, alla quale S. Luisa rispose con questa lettera (Corrispondenza di S. Vincenzo, VIII, p. 428429). 961 S. Maurizio il patrono della cattedrale di Angers. Il 16 settembre 1648 suor Elisabetta Hellot aveva scritto all'abate di Vaux a nome di S. Luisa che era malata, offrendogli la reliquia donata dal Santo Padre al sig. Digby, ambasciatore della regina d'Inghilterra, che ne aveva ceduto una parte a Luisa (Ecrits de S.te Louise, 1961, p. 1022). 962 Direttore delle suore durante le lunghe assenze dell'Abate di Vaux. 963 Suor Cecilia Angiboust, superiora (ved. lett. 108, p. 48). 964 Suor Maddalena Mongert (ved. lett. 57, p. 55). 965 Suor Maddalena Mongert (ved. lett. 57, p. 55). 966 Suor Barbara Angiboust, sorella di Cecilia (ved. lett. 43, p. 18). 967 Per suor Elisabetta Turgis, ved. lette. 38 (p. 22) e lett. 230 (p. 308). 968 Suor Francesca Chiara (ved. lett. 70bis, p. 137), ritornata da Angers a Parigi dopo la visita del signor Lamberto, aveva conservato un buon ricordo delle compagne. 969 Questa lettera fu scritta da suor Elisabetta Hellot (ved. lett. 152, p. 192). 970 Suor Maria Thilouse (ved. lett. 161, p. 212). 971 Suor Enrichetta Gesseaume (ved. lett. 76, p. 102). 972 Suor Pierina Chefdeville (ved. lett. 526, p. 411) aveva un fratello nella Congregazione della Missione. 973 Per suor Giovanna Delacroix, ved. lett. 297 (p. 398. 974 Per il sig. Gallais, prete della Missione, ved. lett. 107ter (p. 134). 975 Suor Giovanna di Saint-Albin (ved. lett. 201, p. 262). 976 Claudia Brigida e Margherita Noret, ritornate nel luglio precedente. 977 Era dama della Carit della Compagnia dell'ospedale generale di Parigi e dei trovatelli (ved. lett. 143, p. 157). 978 Ved. lett. 108 (p. 48). 979 Dei fratelli Bcu, due (Giovanni e Benedetto) erano preti della Missione, Uberto fratello coadiutore. 980 La loro sorella, Maddalena Bcu, originaria di Braches (Somme), era arrivata ad Angers nel giugno 1647? Una sua sorella l'aveva preceduta tra le Figlie della Carit, ma mor presto (ved. Corrispondenza di S. Vincenzo, VIII, p. 129). 981 Suor Maddalena Mongert era morta. 982 Prete di Angers. 983 Claudia Brigida e Maria Prvost (ved. lett. 230, p. 307).

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Suor Renata, ritornata da Angers con suor Elisabetta Turgis nel 1640. Suor Giovanna Battista l'anziana (ved. lett. 64, p. 91). 986 Suor Antonietta Labille (ved. lett. 52, p. 156). 987 Senza dubbio era arrivata allora da Angers. Dopo la parrocchia S. Giovanni de-la-Grve, and a Montmirail. Nel 1658, mentre era nell'ospizio del S. Nome di Ges, lasci improvvisamente la Compagnia. 988 Suor Giovanna Four (ved. lett. 173bis, p. 298). 989 Claudia Brigida e Maria Prvost. La lettera scritta da suor Elisabetta Hellot (ved. lett. precedente, n. 235, p. 316). 990 Erba o arboscello, le cui foglie sembrano crivellate da piccoli buchi; chiamata era di S. Giovanni o erba (dai) mille buchi. L'olio di millebuchi utilizzato per le ferite: chiamato anche balsamo del commendatore (Robert, Dictionnaire alphabtique et analogique de la langue franaise, 1979, p. 1201). 991 Suor Elisabetta Turgis era morta l'ottobre precedente. 992 Il Signor Vincenzo stava visitando le suore nell'ovest della Francia. 993 Forse Nicoletta Georget, arrivata ad Angers nel giugno 1647. Nel 1659 era a Nanteuil. 994 Elisabetta Brocard, arrivata ad Angers alla fine del 1648 con Claudia Chantereau, Pierina e Barbara, era originaria di Troyes. Nel 1654 fu assistente di Cecilia Angiboust, ma presto nacquero difficolt tra loro. Fu richiamata a Parigi nell'agosto 1655 e mandata a La Fre nel 1656. 995 La reliquia di S. Maurizio (ved. lett. 265, p. 310). 996 Il Sig. Vincenzo, andando da le Mans ad Angers, ebbe un incidente. Vicino a Durtal il cavallo cadde in un fiumicello. Il Santo sarebbe annegato senza il pronto soccorso del missionario che l'accompagnava. Si asciug nella capanna di un povero contadino. 997 Suor Genoveffa Poisson (ved. lett. 28, p. 39). 998 Durante i torbidi della Fronda l'esercito era accampato nei dintorni di Bictre. 999 Francesca Le Roseau, cuciniera (ved. lett. 258, p. 329). 1000 La giovane suora Lorenza Dubois (ved. lett. 419, p. 529). 1001 Luned 5 aprile 1649 (Cf. Corrispondenza di S. Vincenzo, IX, p. 337). 1002 Per madama di Bouillon, ved. lett. 67 (p. 69). 1003 Suor Pierina, l'anziana (ved. lett. 214, p. 461). 1004 Dama della Carit d'Issy. Nel corso del 1649 le Figlie della Carit si ritirarono da questo villaggio. 1005 Per madama de Lamoignon, ved. lett. 143 (p. 157). 1006 Prete della Missione, di 31 anni: Bisogna pregare Dio che ce ne mandi qualche altro che gli somigli, scrisse S. Vincenzo alla Santa (Corrispondenza di S. Vincenzo, IX, p. 39). 1007 Durante l'assedio di Parigi da parte delle truppe di Cond, i trovatelli e le suore erano rientrati a Parigi (ved. lett. 1128 di S. Vincenzo a S. Luisa, del 9 aprile 1649: Corrispondenza, cit., IX, p. 38-39). 1008 Dama della Carit. 1009 Suor Maria Thilouse (ved. lett. 161, p. 212). S. Vincenzo and a Nantes alla fine di aprile. 1010 Suor Giuliana Loret alla Casa madre. S. Luisa era a Parigi. 1011 Le suore lasciavano Issy (ved. lett. 129bis, p. 390). 1012 Il signor Tommaso Berthe (1622-1697) di Donchry (Ardenne), entrato nella Congregazione della Missione nel 1640. Nel 1646 a Sedan, nel 1649 nominato superiore del collegio dei BonsEnfants. Parte per Roma nel 1651 e vi rimane fino al 1655. Nel 1661 fu nominato assistente generale. 1013 Il Sig. Vincenzo era a Saint-Men il 5 aprile 1649; da questa citt scrisse pi volte alla Santa (Corrispondenza di S. Vincenzo, IX, p. 33-40). 1014 Suor Giuliana Loret e suor Elisabetta Hellot. S. Luisa stava visitando le case delle Figlie della Carit di Parigi. 1015 La Compagnia delle Figlie della Carit. 1016 Madama de Mortemart era una parente di S. Luisa (ved. lett. 206, p. 217). 1017 Suor Barbara Bailly, che accompagnava S. Luisa. 1018 Espressione usata nel senso di provocare qualcuno al duello. S. Luisa scherza amabilmente sul fatto che nessuna ha loro offerto il pranzo. 1019 Madama de Marillac, la giovane (ved. lett. 323bis, p. 287). 1020 Sul signor Lamberto, ved. lett. 18 (p. 34). 1021 Suor Lorenza Dubois (ved. lett. 419, p. 529).

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Sul sig. du Chesne, ved. lett. 154 (p. 193). Suor Francesca Le Roseau (ved. lett. 258, p. 329). 1024 La frase rimasta incompleta. 1025 Lettera senza indirizzo. S. Luisa, da Parigi, scrive a suor Giuliana Loret alla Casa madre (ved. lettere precedenti 245, 261, p. 326, 327). 1026 Suor Luisa Cristina Rideau (ved. lett. 149, p. 184). 1027 Suor Francesca Fanchon (ved. lett. 595, 709). 1028 Parrocchia di Parigi; S. Luisa c'era passata durante il suo giro. 1029 Si tratta in realt di suor Francesca Le Roseau, la cuciniera, che non sapeva n leggere n scrivere e mise un segno di croce nell'atto di erezione della Compagnia nell'agosto 1655. 1030 Suor Barbara Angiboust (ved. lett. 43, p. 18). 1031 Suor Genoveffa Doinel (ved. lett. 352, p. 351). 1032 S. Luisa ha mandato suor Barbara a visitare suor Margherita, che malata. 1033 Suor Margherita, originaria di Fismes, mor nell'agosto dello stesso anno 1649. 1034 Suor Luisa Proust (ved. lett. 130ter, p. 381). 1035 Suor Clemenza Ferr (ved. lett. 34, p. 53). 1036 Il Signor Vincenzo era passato per Nantes alla fine di aprile. 1037 S. Luisa ha in mente la partenza di suor Enrichetta Gesseaume, incaricata della farmacia dal 1646. Il Signor Vincenzo riconosceva che essa era la causa della maggior parte delle difficolt, sia nella comunit che nell'ospedale di Nantes: Enrichetta una figliuola piena di ardore e di carit, ma poco rispettosa, poco sottomessa alla suor servente, o piuttosto non lo affatto...., poco regolare; lei, io penso, la causa maggiore del disordine generale tra le suore (lett. a S. Luisa, da Nantes il 28 aprile 1649: Corrispondenza di S. Vincenzo, IX, p. 43-44). 1038 Durante l'assedio di Parigi da parte dell'esercito di Cond. 1039 Elisabetta Turgis, morta nell'ottobre 1648. 1040 Morta in dicembre 1648. 1041 Morta in novembre 1647. 1042 Morta in dicembre 1648. 1043 Morta in maggio 1646. 1044 Morta alla fine del 1648. 1045 Maddalena Mongert, anch'essa morta alla fine del 1648. 1046 La lettera senza indirizzo, ma il contenuto permette di precisare che si tratta di suor Giovanna Lepintre, superiora a Nantes. 1047 Maria Noret, Renata Delacroix e Caterina Baucher. 1048 Suor Enrichetta Gesseaume (ved. lett. 246, p. 331). 1049 Ved. lett. 161 (p. 212). 1050 Nella lettera a S. Luisa del 28 aprile 1649 (Corrispondenza di S. Vincenzo, IX, n. 1130, p. 41-45). 1051 Suor Giovanna di Saint-Albin (ved. lett. 201, p. 262). 1052 S. Luisa scrive la domenica di Pentecoste. 1053 Maria Noret, Renata Delacroix e Caterina Baucher (ved; lett. 433, p. 334). 1054 Ved. la lettera precedente. 1055 Il 13 giugno 1649 S. Vincenzo era ritornato a Parigi. 1056 Amministratore dell'ospedale. 1057 Prete di Nantes (ved. lett. 173, p. 225). 1058 Suor Barbara Angiboust fu nell'ospedale di Saint-Denis dal 1649 al 1651. 1059 S. Vincenzo aveva visto suor Cecilia Angiboust in occasione della visita ad Angers. 1060 L'accoglienza delle tre suore che andavano a Nantes (ved. lett. 248, p. 288). 1061 L'Abate di Vaux desiderava ottenere un arcidiaconato per suo nipote, futuro vescovo di Saintes. 1062 Ved. la lettera seguente. 1063 Prete di Angers, incaricato dall'Abate di Vaux del servizio spirituale delle Figlie della Carit dell'ospedale di Angers (ved. lett. 71, 98). 1064 Le tre suore che andavano a Nantes (ved. lett. 248, p. 334). 1065 Suor Maddalena Bcu (ved. lett. 228, p. 315). 1066 Il Signor Vincenzo aveva proposto di mandarla a Richelieu (ved. Corrispondenza di S. Vincenzo, IX, p. 35). 1067 Suor Claudia Chantereau (ved. lett. 421, p. 536). 1068 Cecilia Angiboust avr come assistente suor Elisabetta Brocard.

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Ved. lett. 248 (p. 334). Era amministratore dell'ospedale di Nantes (ved. lett. 250, p. 335). 1071 Suor Giovanna Lepintre (ved. lett. 248, p. 334). 1072 Ved. lett 110 (p. 138). 1073 Suor Maria Gallois (ved. lett. 217, p. 303). 1074 Suor Maria Lullen (ved. lett. 182, p 239). 1075 La principessa d'Harcourt abitava a Montreuil-sur-Mer. 1076 Dama della Carit di Montreuil-sur-Mer. 1077 Il Signor Vincenzo era stato assente da Parigi dal 14 gennaio al 13 giugno 1649. 1078 Il Conte di Lannoy (ved. lett. 182, p. 239). 1079 La duchessa d'Aiguillon (ved. lett. 89, p. 23). 1080 Francesca Fanchon (ved. lett. 595, p. 709). 1081 Erano ricominciate le difficolt a Nantes. Gli amministratori parlavano di rimandare le suore (ved. lett. 250, p. 335). 1082 Don Giovanni Morisse, prete di Nantes (ved. lett. 164, p. 215). 1083 Suor Margherita di Fismes, che era a Liancourt. 1084 16 agosto. 1085 Ved. lett. 147 (p. 184). 1086 Ved. lett. 173 (p. 224). 1087 S. Luisa era arrivata a Liancourt sabato 28 agosto. 1088 Ved. lett. 191 (p. 257). 1089 Si tratta di un progetto di matrimonio per Michele Legras, ma non riusc. 1090 Questa lettera a S. Vincenzo stata scritta da S. Luisa dietro alla precedente a suor Giuliana Loret. 1091 Suor Anna Maria, di cui parla la lettera precedente. 1092 S. Vincenzo rispose il 2 settembre alle due lettere di S. Luisa 256 e 256bis. ...In nome di Dio, madamigella, cercate di acquistare il tono di saper accettare casi del genere. E' una misericordia che il Signore fa alla Compagnia purificandola in questo modo, e questa sar una delle prime cose che Nostro Signore in cielo vi far vedere. Potete star sicura che nessuna di quelle che Nostro Signore ha chiamate nella Compagnia abbandoner la sua vocazione, e delle altre, che dovete farvene? E' vero che Renata e Maturina se ne sono andate e che Anna Maria - stando a quanto dato di vedere - non tarder molto; lasciamo che se ne vada; voi non rimarrete senza figlie... (Corrispondenza di S. Vincenzo, IX, n. 1162, p.110-112). 1093 Sabato 28 agosto. 1094 La principessa d'Harcourt aveva allora partorito (ved. lett. 252, p. 340). 1095 Anna Varon (ved. lett. 260, p. 304). 1096 Madamigella de Mounille, dama della Carit di Montreuil-sur-Mer (ved. lett. 252, p. 340). 1097 Suor Maria Lullen (ved. lett. 182, p. 239). 1098 Ved. lett. 265 (p. 309). 1099 Carlotta di Montmorency, principessa di Cond, della famiglia reale. 1100 Madama de Schomberg (1616-1691), nata Maria de Hautefort, cognata di madama de Liancourt; suo marito, maresciallo di Francia, partecip alla Fronda. 1101 E' la XLII conferenza del 28 novembre 1649 sull'amore al lavoro (ediz. Mezzadri, p. 541-548). 1102 Moneta del valore di due denari. 1103 Ved. lett. 114, p. 78. 1104 Suor Maria Prvost era stata richiamata a Parigi verso il settembre 1640 (ved. lett. 229, p. 306). 1105 Genoveffa Doinel era nella Compagnia dal 1646, servendo i poveri, prima nella parrocchia Saint-Leu, poi nel 1649 a Chantilly. Nel 1650 fu mandata a Hennebont, dove rimase fino al 1653. Non sapendo scrivere, mise il segno di croce nell'atto di erezione della Compagnia l'8 agosto 1655. Nel 1655 ritorn a Chantilly. 1106 Ved. lett. 64 (p. 91). 1107 Ved. lett. 201 (p. 262). 1108 Suor Enrichetta Gesseaume non aveva lasciato Nantes, come era stato previsto (ved. lett. 433, p. 333). 1109 Suor Pierina Chefdeville (ved. lett. 526, p. 411). 1110 Dama della Carit di Nantes (ved. lett. 147, p. 185). 1111 Don Giovanni Morisse (ved. lett. 164, p. 215).

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A proposito di un progetto di matrimonio di Michele Legras (ved. lett. 255, p. 344). Ved. lett. 77 (p. 103). 1114 La principessa di Cond (ved. lett. 263, p. 349). 1115 Ved. lett. 86 (p. 111). 1116 Piccola citt sulla Loira. 1117 Nata Maria de la Guiche, aveva sposato nel 1646 Carlo de Lvis, duca di Ventadour; rimase vedova giovanissima nel 1649, fu zelantissima dama della Carit. Domand le Figlie della Carit per Saint-Marie-du-Mont (Normandia) e nel 1658 per Ussel, dipendente dal ducato di Ventadour. Fu una delle principali collaboratrici e delle migliori amiche di S. Luisa, che assist amorevolmente al momento della morte. Nel 1683 fu eletta presidente delle dame della Carit. Mor nel suo castello di Sainte-Marie-du-Mont nella notte dal 22 al 23 luglio 1701. 1118 Ved. lett. 77 (p. 103). 1119 Ved. lett. 91 (p. 116). 1120 Pietro Sguier (1588-1672) fu nominato cancelliere nel 1635. 1121 Vedere le lettere che seguono. Il periodo che si riferisce alle vicende [del matrimonio del figlio di S. Luisa] particolarmente oscuro, perch S. Vincenzo ne era benissimo informato, e quindi non c'era bisogno per lui di molte precisazioni (Nota dell'edizione italiana della Corrispondenza di S. Vincenzo, IX, p. 162). 1122 Del contratto di matrimonio (che poi non fu concluso). 1123 Michele de Marillac, consigliere al Parlamento, cugino di Michele Legras, figlio di S. Luisa. 1124 Renato Michele de la Rochemaillet. 1125 Gabriella Le Clerc, figlia del signor de Chennevires, la futura sposa di Michele Legras. 1126 Luigi di Rochechouart, conte de Maure era marito di Anna d'Attichy, cugina di S. Luisa. 1127 Ved. lett. 279 a S. Vincenzo p. 365). 1128 Gabriella Le Clerc, futura sposa di Michele Legras. 1129 E' chiaro che S. Luisa parla del signore e di madama d'Attichy, dei quali suo marito, Antonio Legras, con suo danno personale, aveva curato gl'interessi e forse anche la tutela dei figli. 1130 S. Luisa parla del suo matrimonio con Antonio Legras, segretario della regina Maria de' Medici, mentre il sig. D'Attichy era soprintendente alle finanze di quella medesima regina. 1131 Michele de Marillac e sua moglie, Giovanna Potier (ved. lett. 50, p. 76). 1132 Madama de Marillac, nata Maria de Creil, moglie di Renato, entrata poi nel Carmelo alla fine del 1632 o all'inizio del 1633. 1133 I cugini di Michele Legras (ved. lett. 133, p. 167, e 50, p. 76). 1134 Madama de Marillac (ved. lett. 274, p. 358). 1135 Maria Angelica d'Atry, una delle figlie di Genoveffa d'Attichy, religiosa di Port-Royal. 1136 Antonio, marito di S. Luisa. 1137 Valenza de Marillac, che aveva sposato Ottaviano d'Attichy ed era morta nel 1617. 1138 Ved. lett. 274, p. 356. 1139 Dama della Carit (ved. lett. 126, p. 267). 1140 Delle suore agostiniane dell'ospedale di Parigi. 1141 Uditore della Corte dei conti, amico della famiglia Marillac e del Signor Vincenzo che lo stimava molto per la sua virt. 1142 S. Vincenzo rispose alla Santa con la lettera 1196 (Corrispondenza di S. Vincenzo, IX, p. 173175), da S. Lazzaro, gioved, alle ore 11. L'opera dei trovatelli - diceva il Santo, tra l'altro - nelle mani di Nostro Signore.... Quanto alle ingiurie che la Compagnia dovr soffrire per tale opera, venendo esse dal bene che fa, ne sar felicissima. 1143 S. Luisa cercava una sistemazione onorevole per suo figlio, per la quale occorreva una somma rilevante, come le faceva notare anche S. Vincenzo nella lettera precedente (Corrispondenza di S. Vincenzo, n. 1196, IX, p. 173-174). 1144 Amico della famiglia de Marillac. 1145 S. Luisa tornava dalla visita a Port-Royal (ved. lett. precedente 267). 1146 Suor Maria Arnou, originaria di Ennery, arriv a Nantes nel novembre 1648 e mor all'inizio del gennaio 1650. 1147 Suor Maria Noret, arrivata nell'ospedale di Nantes nel giugno 1649, vi mor verso il mese di aprile 1650. 1148 Ved. lett. precedente 365 (p. 361). 1149 Era il consigliere delle suore (ved. lett. 173, p. 225).

1150

Suor Renata Delacroix, originaria di Le Mans, entrata nella Compagnia delle Figlie della Carit nel 1646. Arrivata a Nantes nel giugno 1649 vi rimase fino al 1655, per passare nella parrocchia S. Bartolomeo, a Parigi. 1151 Sorella maggiore di suor Renata (ved. lett. 297, p. 298). 1152 Suor Enrichetta Gesseaume (ved. lett. 76, p. 102). 1153 Gabriella Le Clerc, di Champlan. Il matrimonio fu celebrato il 18 gennaio 1650. 1154 Ved. lett. 114 (p. 78). 1155 Ved. lett. 352 (p. 351). 1156 Ved. lett. 275 (p. 363. 1157 Ved. lett. 12 (p. 28). 1158 Ved. lett. 71 (p. 98). 1159 Suor Margherita Moreau sarebbe arrivata ad Angers nel giugno 1647. Personalit forte, ebbe qualche difficolt nei rapporti con la superiora, suor Cecilia Angiboust. Nel 1651 S. Luisa esit a nominarla suor servente ad Angers, ma la suora fu scelta per la Polonia e part nel settembre 1652 con Maddalena Drugeon e Francesca Douelle. Rifiut di rimanere a Varsavia presso la Regina, mentre le due compagne andavano a servire i poveri a Cracovia. Mor in Polonia nel 1660. 1160 Michele Legras era diventato sindaco (= ufficiale giudiziario) a S. Lazzaro. 1161 Ved. lett. 267 (p. 358) e 272 (p. 359). 1162 Controllore generale delle finanze dal 1643 al 1648. 1163 Il signor de la Rochemaillet, zio della moglie di Michele Legras, aveva ceduto a questi l'ufficio di consigliere alla corte delle Monete: l'atto fu firmato il 13 giugno 1650. 1164 La lettera fa parte della serie di lettere di Angers ricopiate da suor Margherita Chtif. 1165 Suor Margherita (chiamata la piccola, dal sig. Lamberto nella relazione della visita del 1651) era arrivata da Parigi. 1166 Allusione alla conferenza sulle virt delle suore defunte (ediz. Mezzadri, n. XLVI, p. 597-605). 1167 Ved. lett. 77 (p. 103). 1168 Dove erano i trovatelli. 1169 Biagio Mliand dal 1641 al 1650 fu procuratore generale, cio ufficiale e avvocato incaricato di difendere gl'interessi del Re e del pubblico. 1170 Fondatrice delle Figlie della Croce (ved. lett. 33, p. 50). 1171 Sorella di Filippo Emanuele Gondi, rimase vedova nel 1591; dama della Carit molto attiva, partecip alle varie opere del Signor Vincenzo. 1172 Le parole tra parentesi quadre sono nella traduzione italiana della Corrispondenza di S. Vincenzo, IX, p. 343. 1173 Suor Hellot, segretaria di S. Luisa; lei che scrive questa lettera (ved. lett. 152, p. 192). 1174 Il 23 febbraio 1650 il Santo le aveva scritto una lunga lettera (Corrispondenza di S. Vincenzo, IV, n. 1222, p. 313-317) con preziose indicazioni a proposito della domanda, fatta dalla suora, di essere esonerata dalla carica di superiora; a proposito della direzione spirituale (...se Dio non permette che abbiate un padre spirituale..., lo stesso Nostro Signore che prende il suo posto); e a proposito delle spie che circondavano le suore nell'ospedale di Nantes, e infine sulla ricreazione delle suore. 1175 Confessore delle suore a Nantes. 1176 Ved. per esempio la lett. 275 (p. 362). 1177 Ved. lett. 173 (p. 225). 1178 Suor Cecilia Angiboust (ved. lett. 108, p. 48). 1179 Ved. lett. 12 (p. 28). 1180 Ved. lett. 71 (p. 98). 1181 Gli amministratori dell'ospedale. 1182 Ved. lett. 275 (p. 362. 1183 Suor Ognissanti David nel 1644 era a Saint-Sverin, poi a Valpuiseaux nel 1650. Nel 1655 a Parigi e dintorni, e mette un segno di croce come firma nell'atto di erezione della Compagnia. In seguito fu mandata a Sedan. 1184 Suor Giovanna Four (ved. lett. 173bis p. 298). 1185 Ved. lett. 64 (p. 91). 1186 Era il confessore delle suore (ved. lett. 289, p. 380). 1187 Carlotta Royer e Francesca Carcireux (ved. lett. 254, p. 296).

1188

Il sig. Bernardo Codoing, entrato nella Congregazione della Missione nel 1636 e superiore a Richelieu dal 1649. 1189 Nicola e Simone Manceau, preti della Missione. 1190 Suor Francesca Manceau, originaria di Laumesfeld (Mosella), entrata tra le Figlie della Carit verso il 1643. Era allora a Chars. Nel giugno 1658 fu mandata a Calais, dove mor nel settembre, vittima della sua generosit. 1191 Suor Maria Arnou (ved. lett. 275, p. 362). 1192 Suor Maria Noret (ved. lett. 275, p. 363). 1193 Nel gennaio 1650 alle suore di Richelieu aveva scritto suor Enrichetta Hellot, la segretaria di S. Luisa, morta entro l'anno (Ved. il testo della lettera, con la presentazione della figura della brava segretaria, in "Echi della Compagnia" 1984, n. 7). Ved. anche lett. 284. 1194 Ved. lett. 195bis (p. 263). 1195 Maturina Gurin, nata il 16 aprile 1631 a Moncontour (Bretagna), entr nella Compagnia delle Figlie della Carit il 2 settembre 1648. Dopo il tempo di formazione and nella parrocchia di S. Giovanni de Grves, poi a Liancourt. Richiamata alla Casa madre nel marzo 1652, divenne la segretaria di S. Luisa per sette anni e direttrice del seminario. Nel 1655 fu eletta economa. Nell'ottobre 1659 fu mandata a La Fre. Dal mese di maggio 1660 S. Vincenzo la chiam per l'ospedale di Belle Isle. Nel 1667 fu nominata superiora generale. Alla fine del primo sessennio and ad Angers. Fu rieletta superiora generale dal 1676 al 1682, dal 1685 al 1691, dal 1694 al 1697. Mor alla Casa madre il 18 ottobre 1704. Su di lei fu scritta un'ampia notizia della vita e delle virt (Per quanto riguarda le lettere di S. Luisa, ved. Introduzione, p. IX-XI). 1196 Forse suor Genoveffa Caillou (ved. lett. 19, p. 35). 1197 Suor Cecilia Angiboust (ved. lett. 108, p. 48). 1198 Quella suora, che il signor Lamberto, nella relazione della visita del 1651, chiama suor Perrine, non Perrette, sarebbe arrivata ad Angers alla fine del 1648. Part per Richelieu nel 1658. 1199 Era rientrato da Roma nel settembre 1649. 1200 Ved. lett. 64 (p. 91). La lettera scritta da suor Hellot, eccetto la firma. 1201 Suor Enrichetta Gesseaume (ved. lett. 76, p. 102). 1202 Nella lettera del 5 agosto, suor Lepintre rispose a S. Luisa, a proposito del signor de Grenville: E' sempre lo stesso, ed ha per noi tanta bont e affetto - e forse pi - di quanta ne aveva allora. Supplico perci la vostra carit di scrivergli con tutta confidenza e assicurarlo che noi lo riconosciamo come uno dei nostri migliori amici. 1203 Suor Enrichetta Gesseaume e suor Claudia Carr. 1204 Ved. lett. 201 (p. 262). 1205 Il confessore delle suore (ved. lett. 286, p. 373). 1206 Suor Giovanna Cristina Prvost (ved. lett. 229, p. 159). 1207 Suor Maturina Gurin (ved. lett. 280, p. 376). 1208 Ved. lett. 195bis (p. 263). 1209 Suor Luisa Proust, originaria di Parthenay, entr nella Compagnia delle Figlie della carit verso il 1646-47. Dopo un breve soggiorno a Liancourt nel 1649, ritorn a Parigi, e qui mor nel 1650. 1210 La copia di questa lettera contenuta nella "Raccolta di documenti relativi alle Figlie della Carit", conservata nell'archivio della Casa Madre delle F.d.C. a Parigi. 1211 Questa lettera appartiene al gruppo delle Lettere di Angers, ricopiate da suor Margherita Chtif. 1212 Suor Margherita, chiamata la piccola Margherita dal signor Lamberto nella relazione della visita del 1651. 1213 La lettera una copia contenuta nella "Raccolta dei documenti relativi alle Figlie della Carit" (ved. nota alla lett. 130ter, p. 380) 1214 Suor Giovanna Prvost (ved. lett. 344, p. 159). 1215 Maturina Gurin (ved. lett. 280, p. 376). 1216 Che era allora a Saint-Men, in Bretagna (ved. lett. 175, p. 283). 1217 Era originaria di Saintonge e mor nel novembre 1650. 1218 Erano suor Luisa Michel, Marta Dauteuil e Francesca Mnage (ved. Conferenza 45 di S. Vincenzo alle F.d.C., del 22 ottobre 1650: ediz. Mezzadri, p. 593). 1219 Erano le due suore Anna Hardemont e Genoveffa Doinel, che partivano per Hennebont (ibid. p. 593). Infatti il 4 luglio 1649 il sig. Eudo, vicario generale di Vannes, aveva mandato a S. Luisa una lettera (conservata nell'archivio nazionale di Parigi) per chiederle delle suore per l'ospedale di

Hennebont, diocesi di Vannes. 1220 Suor Giovanna di Saint-Albin (ved. lett. 201, p. 262). 1221 Ved. la lettera precedente a Suor Cecilia Agnese. 1222 Ved. lett. 64, p. 91. 1223 Ved. lett. 201, p. 262. 1224 Enrichetta Gesseaume. Dopo la visita nell'aprile 1649 il Sig. Vincenzo aveva scritto di lei a S. Luisa: E' poco rispettosa, poco sottomessa alla suor servente, o meglio, non lo affatto (Corrispondenza di S. Vincenzo, IX, n. 1130, P. 43-44). 1225 Suor Genoveffa Poisson lasci l'ospedale di Parigi [= Htel-Dieu] nel 1647 (ved. lett. 28, p. 39). 1226 Suor Maria Bcu (ved. lett. 228, p. 315) era ancora viva nel 1639. 1227 Alessandro Vronne (ved. lett. 173bis, p. 298), fratello coadiutore della Missione, infermiere. 1228 Nell'edizione francese questa lettera riportata anche a p. 680, tra le lettere senza data, come indirizzata a suor Barbara Angiboust, verso il 1637. 1229 Madama de Romilly (nata Luisa Goulas), dama della Carit molto attiva, s'occup specialmente dell'opera dei trovatelli. 1230 Suor Barbara e la compagna, suor Giacomina. 1231 Il Signor Vincenzo mand a S. Luisa la prima immagine del "Signore della Carit" nel gennaio 1640 (Corrispondenza di S. Vincenzo, IV, n. 429, p. 188) - Ved. lett. 190 (p. 260). 1232 Una delle prime Figlie della Carit che serv i poveri dell'ospedale di Parigi e nella parrocchia di Saint-Leu; ma il suo pessimo carattere e le sue parole imprudenti obbligarono S. Vincenzo, nel consiglio del 28 giugno 1646, a proporre di escluderla dalla Compagnia (Coste XIII, p. 592-596). 1233 E' il periodo durante il quale le Figlie della Carit furono a Issy. 1234 Ved. lett. 143 (p. 157). 1235 Il Santo rispose a S. Luisa con la lettera n. 962 (Corrispondenza di S. Vincenzo, IX, p. 156). 1236 La prima la data della fondazione delle Figlie della Carit a Saint-Denis, la seconda quella dell'anno in cui si ritirarono da Issy) 1237 Prima del 1650 S. Luisa comincia le lettere a S. Vincenzo con la parola Signore; dopo il 1650 scrive Mio onoratissimo Padre. 1238 S. Vincenzo martire, la cui festa il 22 gennaio. 1239 Madama de Marillac, la giovane, moglie di Michele, consigliere al Parlamento. 1240 Agostino Potier, vescovo di Beauvais, morto il 20 giugno 1650. 1241 Questa lettera senza indirizzo, senza data e senza firma. 1242 Ved. lett. di S. Luisa a S. Vincenzo, 25 maggio 1645 (in Corrispondenza di S. Vincenzo, VII, n. 774, p. 42-43) e il brano introduttivo Luce. 1243 Lettera pubblicata in "Annales de la Mission" 1961. 1244 Piazza di Parigi, vicino al cimitero degli Innocenti. 1245 Ospedale di Parigi, non lontano dal Giardino delle piante. 1246 S. Vincenzo rispose con la lettera n. 916 (Corrispondenza di S. Vincenzo, VIII, p. 78) sullo stesso foglio della Santa. 1247 S. Luigi IX, re di Francia (Ved. lett. 626, p. 745). 1248 Il 4 maggio 1623, festa di S. Monica, S. Luisa aveva fatto il voto di restare nello stato vedovile se fosse sopravvissuta a suo marito (ved. A. 2: Luce, p. 3), voto che rinnovava ogni anno nello stesso giorno e il primo sabato del mese e nei principali anniversari; pi tardi a questo voto aggiunse quello di consacrarsi al servizio dei poveri (Corrispondenza di S. Vincenzo, VIII, p. 241 n.). 1249 Ved. lett. 24 (p. 390). 1250 S. Vincenzo rispose alla Santa, nello stesso foglio della lettera (Corrispondenza di S. Vincenzo, VIII, n. 1011, p. 241-242): Dio sia benedetto, Madamigella, delle carezze di cui la divina Maest vi onora! Bisogna riceverle con rispetto e devozione, e nell'aspettativa di qualche croce che Egli vi sta preparando. La sua bont solita avvisare in questo modo le anime che Egli ama, quando desidera crocifiggerle. Oh, che felicit avere sopra di s una Provvidenza cos paterna di Dio! come questo deve aumentare in voi la fede e la confidenza in Dio e spingervi ad amarlo sempre di pi! Fatela dunque, madamigella, l'azione che dovete fare oggi vi suggerir molte cose. Io prender parte alla vostra consolazione, come mi propongo di prenderla anche alla vostra croce, col santo sacrificio che spero di offrirgli oggi tra le otto e le nove. Buongiorno, Madamigella. Sono il vostro servitore V.D.. 1251 Suor Elisabetta Hellot mor alla fine del 1650 (ved. lett. 152, p. 192).

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