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21/09/13

Newsletter San Paolo Bari

Andate per tutto il mondo e predicate il vangelo a ogni creatura(Mc 16, 15). Se qualcuno si vergogner di me e delle mie parole, il Figlio dell'uomo si vergogner di lui quando ritorner nella gloria sua e del Padre e degli angeli santi (Lc 9, 26).

Disegno di Sergio Toppi

Non potete servire Dio e la ricchezza. Vi prima una parabola e poi una serie di ammonimenti che commentano un elemento della parabola stessa e cio luso del denaro. La parabola, come ovvio, non loda il fattore perch disonesto, ma perch ha la chiarezza e la decisione di imboccare lunica via di salvezza che gli si prospetta. Si sa che larte di cavarsela molto applicata nelle ambigue imprese di questo mondo. Lo molto meno nella grande impresa della salvezza eterna. Perci Ges ci rimprovera di essere pi pronti a salvarci dai mali mondani che dal male eterno, lui che da parte sua ha fatto di tutto perch fossimo salvati, fino a salire in croce per noi. Non ci decidiamo a credere che, se non portiamo il nostro peccato davanti a Dio, siamo perduti. Cominciamo le nostre Messe confessando i peccati che abbiamo commessi, ma usciti di chiesa ricominciamo a parlare di quelli altrui. Un test decisivo dellautenticit della nostra decisione cristiana proprio luso del denaro. Non disonesta la ricchezza in s, n maledizione la ricchezza esteriore. Ma lo la ricchezza come idolo, innamoramento e progetto, come deformazione interiore del cuore e della mente, che vogliono a tutti i costi essere produttori di potenza e quindi di potere economico. Occorre decidersi a scegliere: o mammona o Dio; cio: o essere il signore per signoreggiare o servire il Signore e godere della sua onnipotenza damore. C un solo modo di liberarsi dalla schiavit della ricchezza: farsi amici per mezzo di ci che si ha, cio con limpegno della solidale condivisione.

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+ Dal vangelo secondo Luca (Forma breve Lc 16,1-13) Non potete servire Dio e la ricchezza. In quel tempo, Ges diceva ai discepoli: Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiam e gli disse: Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perch non potrai pi amministrare. Lamministratore disse tra s: Che cosa far, ora che il mio padrone mi toglie lamministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. So io che cosa far perch, quando sar stato allontanato dallamministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua. Chiam uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: Tu quanto devi al mio padrone?. Quello rispose: Cento barili dolio. Gli disse: Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta. Poi disse a un altro: Tu quanto devi?. Rispose: Cento misure di grano. Gli disse: Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta. Il padrone lod quellamministratore disonesto, perch aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono pi scaltri dei figli della luce. Ebbene, io vi dico: fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perch, quando questa verr a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne. Chi fedele in cose di poco conto, fedele anche in cose importanti; e chi disonesto in cose di poco conto, disonesto anche in cose importanti. Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affider quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi dar la vostra? Nessun servitore pu servire due padroni, perch o odier luno e amer laltro, oppure si affezioner alluno e disprezzer laltro. Non potete servire Dio e la ricchezza.

Astuzia per il Regno Il sole tagliente di settembre si apre un varco sottile tra i grandi finestroni dell'oratorio. Cerco di rimettere un po' d'ordine tra le aule del catechismo. Sposto e risistemo sedie e tavoli scompigliate dalle attivit estive e dai vari gruppi di oratorio cittadini che mi hanno chiesto ospitalit durante i mesi scorsi. Tra poche settimane ricominceremo tutte le attivit pastorali e mi ripeto che non devo farmi risucchiare da inutili preoccupazioni. Ormai mi conosco, lo so, rischio di correre di qua e di la e di combinare un bel niente... Cerco di fare quello che devo, il resto lo lascio alla fantasia di Dio. Le aule sono a posto. C' una tapparella rotta e un paio di sedie da sostituire. Il corridoio sembra un sentiero nel Sahara, ma sono sicuro che dopo il passaggio delle nostre fantastiche volontarie, dovr inforcare gli occhiali da sole per sostenerne la brillantezza...Tra tutti questi piccoli lavoretti, continua a girarmi per la testa la parabola dell'amministratore astuto. Ovvio: Ges non ci propone questo amministratore come modello di disonest, ma come esempio di astuzia. Al centro sta l'amara costatazione del Rabb: "i figli di questo mondo sono pi scaltri dei figli della luce" (v.8). Il discepolo dovrebbe avere la stessa prontezza, astuzia e passione dell'amministratore per assicurarsi e per annunciare il Regno di Dio. Ci pensavo proprio l'altra sera. Un amico mi ha chiamato al telefono e dopo un po' di convenevoli, si arriva al dunque: finalmente ha trovato la ragazza giusta e tutto l'universo ruota intorno al suo sorriso... Una carrellata di episodi, fatti e descrizioni riempiono la nostra conversazione. Mi immagino il suo volto trasfigurato, la gioia che evapora dagl'occhi e, mentre lui continua a raccontare, mi dico che se le nostre comunit avessero anche solo la met di quell'entusiasmo e di quella passione nell'annunciare Ges e il suo Regno, forse le cose sarebbero un po' diverse...E' vero, forse ci manca passione. Molte delle nostre comunit sono sedute, ripetitive, nostalgiche, stancanti, incapaci di novit, di dialogo, di ascolto e di

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comunit sono sedute, ripetitive, nostalgiche, stancanti, incapaci di novit, di dialogo, di ascolto e di accoglienza. Davvero ci vorrebbe l'astuzia e la prontezza dell' amministratore della parabola messa a servizio del Vangelo. Davvero ci vorrebbe quella passione. All'inizio di questo nuovo anno pastorale, proviamoci! Lasciamo che l'audacia del dialogo e il coraggio della novit, portino su nuove rotte i nostri percorsi comunitari. Nuove esperienze di carit e di ascolto fraterno, facciano esplodere le nostre chiusure e le nostre paure. Convertiamo le nostre riunioni in veri incontri, dove per davvero ci si possa incontrare, conoscere e condividere. Coraggio, cari amici! Lasciamo che lo Spirito ci aiuti ad essere testimoni appassionati e credibili del Risorto. Il mondo ne ha bisogno pi di quanto creda, e forse pi di quanto noi osiamo immaginare. Buona Settimana don Roberto Seregni

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Ges Giusto, piet della mia disonest, delle mie opere inique, piet dei miei imbrogli, delle mie truffe. Piet Ges povero, non ho usato i miei beni per farmi degli amici. Raramente ho condiviso con i bisognosi. Piet Ges Fedele, sono stato infedele nel poco, figuriamoci nel molto. Infedele nelle cose della terra, figuriamoci in quelle che riguardano il cielo! Piet Signore della mia pigrizia spirituale. Piet della mia ambiguit nel servire pi d'un padrone. O Dio mia salvezza, Soccorritore fedele, fammi distaccato dalle cose della terra. E per le cose del cielo, appassionato! Fa', o Signore, che arriviamo a comprendere che nel tuo amore c' tutto ci di cui abbiamo bisogno per vivere e per essere felici. A noi, che desideriamo possedere sempre di pi, fa' comprendere che il tuo amore la ricchezza pi grande che possiamo avere e che il sentirci amati da te il tesoro pi prezioso che possiamo desiderare.

I figli di questo mondo verso i loro pari sono pi scaltri dei figli della luce. Ges ci dice che essere figli della luce non significa non impiegare al massimo le capacit di intelletto e di "tornaconto" personale. Quello che cambia rispetto ai figli delle tenebre la trasparenza dell'essere e la scelta di un fine che sia la garanzia quotidiana di una vita che non si esaurisce nel frammento di tempo in cui fluisce, ma sconfina nell'infinit di Dio. www.sanpaolobari.it/newsletter/22settembre2013.html

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cui fluisce, ma sconfina nell'infinit di Dio. SPUNTO DI RIFLESSIONE Nel celebre romanzo "Racconti di un pellegrino russo" si leggono queste parole: "Per grazia di Dio sono un uomo cristiano; per azioni grande peccatore; per vocazione pellegrino della specie pi misera, errante di luogo in luogo: I miei beni terrestri sono una bisaccia sul dorso, con un po' di pane, e nella tasca interna del camiciotto la sacra Bibbia. Null'altro...". Significativo passo, non vero? Facciamone tesoro per la vita.

Verit e grazia erano in Cristo, "pieno di grazia e di verit". Verit e grazia sono ancora la vita della Chiesa; per esse camminiamo sulle orme di Ges (RdA 146).

Disegno di Sergio Toppi

"I Vescovi devono essere Pastori, vicini alla gente, padri e fratelli, con molta mansuetudine; pazienti e misericordiosi. Uomini che amano la povert, tanto la povert interiore come libert davanti al Signore, quanto la povert esteriore come semplicit e austerit di vita. Uomini che non abbiano "psicologia da prncipi". Uomini che non siano ambiziosi e che siano sposi di una Chiesa senza stare in attesa di un'altra." Papa Francesco, discorso al Celam in Brasile 28 Luglio 2013

"Raccontando la parabola di un amministratore disonesto ma assai scaltro, Cristo insegna ai suoi discepoli quale il modo migliore di utilizzare il denaro e le ricchezze materiali, e cio condividerli con i poveri procurandosi cos la loro amicizia, in vista del Regno dei cieli... Il denaro non disonesto in se stesso, ma pi di ogni altra cosa pu chiudere l'uomo in un cieco egoismo. Si tratta dunque di operare una sorta di conversione dei beni economici: invece di usarli solo per interesse proprio, occorre pensare anche alle necessit dei poveri... Qui potrebbe aprirsi un vasto e complesso campo di riflessione sul tema della ricchezza e della povert, anche su scala mondiale, in cui si confrontano due logiche economiche: la logica del profitto e quella della equa distribuzione dei beni, che non sono in contraddizione l'una con l'altra, purch il loro rapporto sia bene ordinato. La dottrina sociale cattolica ha sempre sostenuto che l'equa distribuzione dei beni prioritaria". Benedetto XVI, Angelus del 23/9/2007
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La vera ricchezza sta nel cuore dell'uomo; l'amore il suo tesoro.

C'era una volta un uomo ricchissimo. Possedeva tanti negozi, tante fabbriche e tante banche, cosicch ogni settimana riceveva nel suo palazzo molti autocarri carichi di denaro. Non sapeva pi dove metterlo o in che cosa spenderlo. Si comperava tutto quello che gli piaceva: aerei, navi, treni, edifici, monumenti, ecc. Era sempre alla ricerca di cose da comperare. Arriv un giorno in cui aveva proprio tutto. Non c'era cosa che non possedesse. Tutto era suo. Tuttavia c'era una cosa che non riusciva ad avere. E per quanto ne comprasse, una non la trovava mai. Era la gioia. Non trov mai il negozio in cui la vendessero. Si impegn a cercarla a qualunque costo, perch era l'ultima cosa che gli mancava. Percorse mezzo mondo alla sua ricerca, ma senza risultato. Un giorno capit in un piccolo villaggio e venne a sapere che un vecchio saggio poteva aiutarlo. Viveva in cima a una montagna, in un' umile e povera capanna. Si diresse verso di lui e quando lo trov gli disse: - Mi hanno detto che lei potrebbe aiutarmi a trovare la gioia. Il vecchio lo guard sorridendo e rispose: - Lei l'ha gi incontrata, amico. Io ho molta gioia. - Lei? - esclam stupito il ricco. - Ma se possiede soltanto una povera capanna e poco pi! - Certo, e proprio per questo ho la gioia, poich do a chi ne ha bisogno tutto quello che ho di pi - afferm il vecchio. - E cos si ottiene la gioia? - chiese il ricco. - Cos l'ho trovata io - conferm il Vecchio. Il ricco se ne and pensieroso. Poco tempo dopo risolse di dare tutto quello che non gli era necessario a quelli che ne avevano bisogno. Con grande sorpresa scopr che facendo cos sentiva gioia. Si era reso conto che c' pi gioia nel dare e nel rendere felici gli altri che nel ricevere e possedere tante cose senza condividerle. Jos Real Navarro e Maria Carla Mantovani

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