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L'indagine filosofica di Spinoza

Baruch de Spinoza nacque ad Amsterdam nel 1632 e condusse unesistenza appartata e dedita al sapere. Tra le sue opere pi importanti vi sono il Trattato su Dio e su luomo e la sua felicit e lEthica ordine geometrico demonstrata (Etica dimostrata secondo lordine geometrico). La caratteristica di base del suo pensiero la sintesi tra la tradizionale visione metafisico-teologica del mondo e gli esiti della nuova scienza. Altra caratteristica il suo rapporto con la civilt cristiana: Spinoza il primo autore con cui lOccidente elabora un pensiero universale e con cui avviene lesplicito rigetto della concezione cristiana di Dio, del mondo e delluomo. Nel 1661 Spinoza pubblica il Trattato sullemendazione dellintelletto, in cui rivela una concezione della filosofia come via verso la salvezza esistenziale. Il suo pensiero nasce da una delusione di fondo nei confronti dei valori comuni della vita e si alimenta alla ricerca di un bene vero. Spinoza non propone tuttavia un rifiuto dei valori comuni, ma solo una loro relativizzazione in vista di qualcosa di pi alto, della cosa eterna e infinita. Ma mentre per Agostino si identifica con Dio, per Spinoza si identifica con il Cosmo e la gioia suprema con lunione della mente con la natura. Il capolavoro di Spinoza, Ethica ordine geometrico demonstrata unenciclopedia delle scienze filosofiche che si serve di un procedimento espositivo scandito secondo definizioni, assiomi, proposizioni, ecc. Il concetto fondamentale da cui parte quello di Sostanza. Per Spinoza la Sostanza intende ci che in s e che per s si concepisce, intendendo dire che una realt autosufficiente e che rappresenta un concetto che per essere pensato non abbisogna di altri concetti. Essa increata (essendo causa di s), eterna, infinita (perch se fosse finita dipenderebbe da qualcosaltro) e unica. Questa sostanza non pu che essere Dio o lassoluto. Egli si stacca dalla metafisica occidentale, in quanto ritiene che Dio e mondo non costituiscano due enti separati ma uno stesso ente, poich Dio non fuori dal mondo e costituisce, con esso, quellunica realt globale che la Natura (Deus sive natura). Se la sostanza unica, essa sar come una circonferenza infinita che ha tutto dentro di s. Per esemplificare il rapporto tra Dio e il mondo, Spinoza usa i concetti di attributo e modo. Gli attributi sono le qualit essenziali della sostanza; di questi noi conosciamo solo estensione e pensiero, ovvero materia e coscienza. I modi sono invece le specificazioni della Sostanza e dei suoi attributi. Spinoza distingue modi infiniti e finiti. I modi infiniti sono propriet strutturali degli attributi (il movimento e la quiete, lintelletto e la volont, il mondo come totalit). I modi finiti sono invece gli esseri particolari, questo corpo o quella idea. La Sostanza pu cos essere paragonata ad un Oceano sconfinato, gli attributi allestensione acquatica, i modi infiniti al movimento incessante del mare, i modi finiti alle varie onde. Ora, mentre le singole onde, le cose finite del mondo, vanno e vengono, lOceano permane in eterno. Spinoza distingue infine fra la Natura Naturante (Dio e gli attributi, considerati come causa) e la Natura Naturata (i modi, visti come effetto), ribadendo che la Natura madre e figlia di s stessa. Dunque, nel Dio-Natura coincidono libert e necessit. Dio libero perch agisce senza condizionamenti esterni, ma necessitato perch agisce in virt delle leggi immanenti del suo essere. Secondo Spinoza, ammettere lesistenza di cause finali un pregiudizio dovuto alla costituzione dellintelletto umano. Gli uomini credono di agire in vista di un fine, e poich trovano a disposizione un certo numero di mezzi per conseguirlo, nasce il pregiudizio che la divinit produca e governi le cose per uso degli uomini. Lerrore del finalismo consiste dunque nel non rendersi conto che non lambiente che si conforma ai viventi, ma i viventi che si conformano allambiente. Muovendo da Cartesio, Spinoza ritiene che pensiero ed estensione siano due realt qualitativamente eterogenee. Tuttavia, pur non influenzandosi a vicenda, egli ritiene che vi sia una corrispondenza biunivoca, nella quale ad ogni moto corporeo corrisponde unidea e viceversa. Ci avviene in quanto il corpo laspetto esteriore della mente, e viceversa). Cos, ad esempio, unemozione pu esprimersi sia in termini fisiologici (battito del cuore) che psichici (piacere). Ci che garantisce tale correlazione lordine unitario dellessere. Dunque, il parallelismo psicofisico di Spinoza individua nel pensiero e nellestensione non due sostanze, ma due attributi diversi della stessa Sostanza.

Relazione metafisica-etica in Spinoza


In Spinoza lamore per la ricerca filosofica nasce dal desiderio di trovare la serenit. La metafisica, in tal senso, risulta finalizzata alletica, intesa come ars vivendi. Il principio da cui parte la sua

analisi lo sforzo di autoconservazione. Se riferito solo alla mente, si chiama Volont, alla mente e al corpo Appetito. Quando lAppetito cosciente di s si chiama Cupidit. Dallo sforzo di autoconservazione seguono la Letizia, emozione connessa per il passaggio da una perfezione minore a una maggiore, e la Tristezza, connessa per il passaggio da una perfezione maggiore a una minore. Da questi affetti primari seguono gli affetti secondari, vale a dire il bene (ci che giova alla conservazione), il male (ci che ostacola la conversazione) e tutti gli altri. Spinoza convinto che lo sforzo di autoconservazione sia la comune legge di comportamento degli essere viventi: il libero arbitrio solo un illusione. Tuttavia, Spinoza si domanda se luomo, pur non potendo evadere dal determinismo naturale, possa raggiungere, in virt della ragione, una forma di auto-dominio e di libert. Essendo ragione, luomo, anzich subire lo sforzo di autoconservazione, pu anche manovrarlo. Dunque, lunica forma possibile di libert, per luomo, di porsi come soggetto attivo e non passivo della propria tendenza allautoconservazione. Spinoza concepisce la virt e la ricerca dellutile in chiave sociale: luomo morale un uomo sociale. Detto ci, la liberazione etica dalle passioni e il moderato godere della vita non sono ancora il gradino ultimo dellelevazione delluomo, che si ha soltanto con lamore intellettuale di Dio. Ci risulta evidente nella teoria dei tre gradi della conoscenza. La conoscenza di primo genere la percezione sensibile o limmaginazione, tramite cui la mente coglie la realt in modo slegato e parziale. Il corrispondente etico di questo momento della conoscenza la schiavit delle passioni, ovvero quella situazione in cui luomo, non comprendendo il meccanismo naturale che lo costituisce, si lascia sballottare dalle emozioni. La conoscenza di secondo genere la ragione e si fonda sulle idee comuni, idee adeguate, chiare e distinte che sono proprie della ragione (lestensione, la figura, il movimento). A questo tipo di conoscenza, Spinoza fa seguire la terza conoscenza, la scienza intuitiva. La conoscenza intuitiva riproduce larticolazione triadica Sostanza-attributi-modi e si identifica con la metafisica di Spinoza, con la visione delle cose nel loro scaturire da Dio. Con la conoscenza di terzo genere, la mente si colloca dal punto di vista di Dio. Spinoza chiama amore intellettuale di Dio la letizia che nasce dalla conoscenza di quellordine che la stessa Sostanza di Dio. A differenza di Hobbes, Spinoza ritiene che siano presenti dei limiti intrinseci al potere statale. Il limite della sua azione determinato da quelle leggi senza cui esso cessa di essere Stato. Lanalisi che Spinoza ha fatto di politica e religione ha come fine quello di difendere e garantire alluomo la libert della ricerca filosofica. Lo Stato non pu privare gli uomini dei suoi diritti.

L'indagine filosofica di Leibniz


Gottfried Wilhelm Leibinz nacque a Lipsia nel 1646 e si applic allo studio di numerosi progetti. I suoi scritti concernono la giurisprudenza, la politica, la storia, la teologia e la fisica. Non ha lasciato opere sistematiche, tra le pi importanti vi sono il Discorso di Metafisica e i Principi della Filosofia. Il pensiero che domina lattivit di Leibniz questo: esiste un ordine, non geometricamente determinato e quindi necessario, ma spontaneamente organizzato e quindi libero. Per Leibniz tale ordine contingente frutto di una scelta: egli presenta Dio come colui che ha scelto tra i vari ordini delluniverso il migliore. Lesigenza di un ordine fondato sulla libert e sul rispetto della pluralit sta anche alla base della sua attivit politica, del tentativo di riconciliazione fra le varie chiese. Leibniz distingue verit di ragione e verit di fatto. Le verit di ragione sono necessarie ma non riguardano la realt. Esse sono identiche e si basano sui principi di identit e non contraddizione. Non potendo derivare dallesperienza, sono innate. Le verit di fatto sono invece contingenti e concernono la realt effettiva. Esse non sono identiche (in quanto dicono qualcosa di nuovo), non si basano sui principi di identit e non contraddizione ma su quello di ragion sufficiente: nulla si verifica senza che sia possibile dare una ragione che basti a spiegare perch sia cos. Il principio di ragion sufficiente conduce Leibniz a formulare il concetto di sostanza individuale. Nella verit di fatto, il soggetto deve contenere la ragion sufficiente del suo predicato. Ora un soggetto di questo genere sempre reale o esistente, ci che egli chiama sostanza individuale. Luomo che, non ha mai una nozione compiuta della storia individuale, deve desumere dallesperienza gli attributi che le si riferiscono. Ma Dio, la cui conoscenza perfetta, scorge nella

nozione di ogni sostanza la ragione sufficiente di tutti i predicati e quindi pu leggere, ad esempio, nellanima di Alessandro i residui di ci che gli accaduto. Alla costituzione atomica della materia, Leibniz rinunci quando giunse a formulare la legge della continuit, il principio che la natura non fa mai salti, per cui per passare dal piccolo al grande o viceversa bisogna passare attraverso infiniti gradi intermedi. In seguito, egli cess pure di vedere nellestensione e nel movimento gli elementi originali del mondo fisico, preferendo la forza. Leibniz distingue la forza passiva che costituisce la massa di un corpo e la forza attiva, la vera e propria forza, conatus o tendenza allazione. Ma evidente che la stessa massa materiale, ridotta a forza passiva, non pi nulla di corporeo. Sicch lultimo risultato della fisica di Leibniz la risoluzione della realt fisica in una realt incorporea. Il dualismo cartesiano viene negato. Verso il 1696 Leibniz introdusse il concetto di monade. Essa un atomo spirituale, una sostanza semplice, senza parti e priva di estensione, indivisibile ed eterna: solo Dio pu crearla. Ogni monade diversa dallaltra. Leibniz formul il principio dellidentit degli indiscernibili. Le altre monadi sono presenti nella singola monade solo in maniera ideale, sotto forma di rappresentazione. Esse formano una gerarchia al cui vertice c Dio, monade perfetta, onnisciente e creante. Leibniz distingue materia seconda (la materia intesa come aggregato di monadi) e materia prima (la potenza passiva che nella monade). Il corpo degli uomini , secondo Leibniz, materia seconda ed tenuto insieme da una monade superiore, lanima. Sebbene tra il corpo, aggregato di nomadi, e lanima, nomade dominante, non vi sia diversit sostanziale, Leibniz ammette che essi seguono leggi indipendenti: il corpo le leggi meccaniche, lanima le leggi della finalit. Il problema dellaccordo reciproco fra le nomadi pu essere risolto ipotizzando uninfluenza reciproca (soluzione cartesiana), un intervento dallesterno (soluzione occasionalista) e unarmonia prestabilita, ossia un accordo predisposto da Dio sin dalleternit. Questa la soluzione di Leibniz. Leibniz distingue inoltre in Dio una volont antecedente che vuole il bene in s ed una volont conseguente che vuole il meglio. Come effetto di questultima, Dio vuole anche ci che non bene e perfino il male fisico come mezzo per raggiungere il meglio. La volont permissiva di Dio rispetto al peccato dunque una conseguenza di ci.

Principali tematiche dell'indagine filosofica di Locke: l'idea, la conoscenza, la politica Locke considerato il padre dellempirismo, che considera lesperienza come fonte del processo conoscitivo e criterio di verit delle tesi dellintelletto. Il richiamo costante ad essa fa s che esso tenda ad assumere un atteggiamento limitativo nei confronti delle possibilit conoscitive delluomo. Locke nacque a Wrington nel 1632 e visse la sua giovinezza durante la prima rivoluzione. La sua autorit divenne enorme quando ritorn in Inghilterra nel 1689 al seguito della principessa Maria moglie di Guglielmo: egli era il difensore filosofico del nuovo regime liberale. Tra le sue opere ricordiamo lEpistola sulla tolleranza, i Due trattati sul Governo, il Saggio sullintelletto umano. Per Locke la ragione non possiede nessuno dei caratteri attribuiti da Cartesio. Non unica o uguale in tutti gli uomini perch essi ne partecipano in misura diversa. Non infallibile perch spesso le idee di cui dispone sono limitate o oscure. Inoltre la ragione non pu ricavare da s idee e principi: deve ricavarli dallesperienza che ha sempre limiti. Ma debole e imperfetta com, la ragione lunica guida efficace di cui luomo dispone. Per <Locke desume il punto di partenza della sua indagine lidea. Tuttavia, le idee derivano dallesperienza, cio sono il frutto non di una spontaneit creatrice dellintelletto, ma della sua passivit di fronte alla realt. E poich per luomo la realt esterna (le cose naturali) o interna (il suo spirito), le idee possono derivare dalluna o dallaltra e si chiameranno idee di sensazione se derivano dal senso esterno, idee di riflessione se derivano dal senso interno. Sono idee di sensazione il giallo, il caldo, ecc. Sono idee di riflessione la percezione, il pensiero, ecc. Le idee non ci sono quando non sono pensate, giacch, per le idee, esistere significa essere pensate. Lesperienza ci fornisce soltanto idee semplici, e nessun intelletto pu creare una idea semplice non derivante da essa. Qui il limite superabile dellintelletto umano. Ignorare questo limite significa abbandonarsi a sogni chimerici. Le idee innate non esistono. Nel ricevere le idee semplici lo spirito passivo: diventa attivo nel servirsi di tali idee e riunirle. Tale attivit dello spirito pu dar luogo a idee complesse o generali. Le idee complesse si riconducono a tre categorie: modi, sostanze e relazioni. I modi sono le idee non sussistenti di per s. Le sostanze sono le idee complesse considerate esistenti per s. La relazione il confronto di unidea con unaltra (ad es. quelle fondamentali di causa ed effetto, identit e diversit). Lanalisi di Locke importante per ci che concerne lidea complessa di sostanza. Considerando che varie idee semplici sono unite fra loro, la nostra mente portata inavvertitamente a considerarle come ununica idea semplice, e poich non si arriva a immaginare come unidea semplice possa sussistere di per s, si abitua a supporre un qualche substratum che ne sia la base. Tuttavia, il presunto substratum una x sconosciuta. Secondo Locke, le idee generali non indicano nessuna realt ma sono solo segni delle cose particolari, fra le quali possibile riconoscere una certa somiglianza. Formatasi lidea generale di uomo, mediante losservazione delle somiglianze che sussistono tra gli uomini, il nostro intelletto attribuisce alla specie uomo tutti gli individui somiglianti. La specie uomo quindi soltanto un segno, cio una parola adoperata nei discorsi in luogo di gruppo di cose particolari. Per Locke, la conoscenza si articola in conoscenza intuitiva, dimostrativa e delle cose esistenti fuori di noi. La conoscenza intuitiva quando laccordo tra due idee visto immediatamente; cos si percepisce che il bianco non nero. La conoscenza dimostrativa quando laccordo o tra due idee non percepito immediatamente ma reso evidente con luso di idee intermedie, le prove. A proposito della conoscenza delle cose esistenti fuori di noi, distinguiamo tre ordini di realt: lio, Dio e le cose. Noi abbiamo la conoscenza dellesistenza del nostro io attraverso lintuizione, dellesistenza di Dio attraverso la dimostrazione, dellesistenza delle cose attraverso la sensazione. Sullesistenza dellio, Locke si avvale del procedimento cartesiano. Sullesistenza di Dio, Locke rielabora la prova causale della tradizione: se qualcosa c, vuol dire che stata prodotta da unaltra cosa, e non potendosi risalire allinfinito, si deve ammettere un essere eterno. Quanto allesistenza delle cose, luomo la conosce tramite la sensazione attuale. Nel momento in cui noi riceviamo una sensazione dallesterno, siamo certi che esiste la cosa che la produce in noi; e

questa certezza basta a garantire la realt delle cosa esterna. Non ammissibile che le nostre facolt ci ingannino a tal punto. Quando per loggetto non pi testimoniato dai sensi, la certezza della sua esistenza sparisce. E ragionevole supporre che le cose e gli uomini continuino ad esistere anche quando io non ne ho la percezione attuale, ma ci costituisce probabilit, non conoscenza certa. Perci, Locke, accanto al dominio della conoscenza certa, ammette il dominio della conoscenza probabile: insieme costituiscono il dominio della ragione, da cui si distingue la fede, fondata solo sulla rivoluzione. Nel dominio del pensiero politico e religioso, Locke ha lasciato contributi importanti. Nel secondo dei Due trattati, Locke osserva che lo stato di natura governato dalle legge di natura, e la ragione, la quale questa legge, insegna a tutti gli uomini che essendo tutti uguali e indipendenti, nessuno deve danneggiare laltro nella vita, nella salute, nella libert e nella propriet. Lo stato di natura non perci necessariamente uno stato di guerra, ma pu diventarlo quando una o pi persone ricorrono alla forza. Se la libert naturale consiste per luomo nellessere limitato solo dalla legge di natura, la libert delluomo nella societ sta nel non sottostare ad altro potere legislativo. Locke sostiene infatti che luomo non pu con un contratto rendersi schiavo di un altro. Lo Stato, dice Locke, una societ di uomini costituita per conservare i beni civili, la vita, la libert, ecc. Questo compito stabilisce i limiti della sua sovranit, e la salvezza dellanima al di fuori di questi limiti. Essa dipende dalla fede e la fede non pu essere indotta negli uomini con la forza. La concezione politica Il passaggio da uno stato di natura, in cui tutti gli uomini sono liberi, uguali e indipendenti, a una condizione di sottomissione all'autorit politica, per Locke determinato sia dal desiderio degli uomini di vivere in comunit per procurarsi un'esistenza "pi confortevole, sicura, pacifica", sia dalla convinzione di potere in questo modo evitare lo stato di guerra, che l'abuso della libert originaria poteva comportare. Questa sottomissione all'autorit, avvenuta per libero e volontario consenso, non concepita come soggezione a un potere arbitrario, ma come sottomissione "alle determinazioni della maggioranza", che sola detiene il potere in forza dell'adesione degli uomini a questa societ e che lo pu esercitare nelle forme pi diverse (democrazia, oligarchia, monarchia). Sebbene la maggioranza affidi il compito di stabilire le leggi a singole persone, non cede a nessuno il potere. Per evitare il pericolo di una troppo ampia concentrazione di potere e la tentazione di personali vantaggi, come nella tirannia, Locke ritiene necessario che il potere legislativo e il potere esecutivo siano nelle mani di persone diverse.

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