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Le caratteristiche fondamentali

della Toràh o Pentateuco nel


canone delle Scritture Ebraiche

La centralità della Torà nel canone ebraico e il


valore universale del suo insegnamento

Dario Coviello
Le caratteristiche fondamentali della Toràh o
Pentateuco nel canone delle Scritture Ebraiche
Premessa

«Una tradizione antica riferita da illustri sapienti informa che tutta la Toràh, i

primi cinque libri della Bibbia, è composta dal nome di Dio». 1 E’ la fascinazione
proposta dallo scrittore Erri De Luca, che ci offre una prima motivazione per
indagare in merito alle caratteristiche e all’importanza che la Torah riveste
nell’ambito dell’Ebraismo prima e, successivamente all’esilio babilonese, nel

giudaismo ed infine per il cristianesimo stesso le cui radici affondano nel giudaismo. 2
Volendo cercare ulteriori e più concrete motivazioni la recente scoperta, da
parte del Prof. Mauro Perani, del più antico testo completo in ebraico della Sefer
Torah, può rappresentare un ulteriore valido spunto. Il rotolo custodito presso la
Biblioteca Universitaria di Bologna è stato datato tra la seconda metà del XII e l’inizio

del XIII,3 e consentirà agli studiosi d’integrare il codice di Aleppo, parzialmente

distrutto nel 1947,4 approfondendo un’indagine che non si è mai del tutto conclusa.5

Per capire le ragioni di tanto interesse è necessario comprendere la centralità


che i primi cinque libri della Bibbia rivestono per tutta la cristianità, e in special modo
per gli ebrei. Importanza che li ha portati ad essere presenti in tutti i canoni delle Sacre

1
ERRI DE LUCA, Una nuvola come tappeto, Feltrinelli Editore, Milano 1999, consultabile all’indirizzo web:
[http://books.google.it/books?id=8nTTabjB2cgC&pg=PT36&lpg=PT36&dq=Una+tradizione+antica+riferita+da+illustri
+sapienti&source=bl&ots=5AxkhKKl3d&sig=SLtczrNHAiDuSahGMUYf2ci3Jac&hl=it&sa=X&ei=_pr7Ucv3FMnn4QS
R84DoAQ&ved=0CC8Q6AEwAA#v=onepage&q=Una%20tradizione%20antica%20riferita%20da%20illustri%20sapienti
&f=false] ultima consultazione 31/7/2013.
2
Cfr. REINHARD NEUDECKER, I molteplici volti del Dio unico, GBPress, Roma 2012, pp. 51-57.
3
VALENTINA TUDISCA, Il più antico rotolo completo della Torah scoperto a Bologna, «National Geographic Italia», Maggio 2013,
[http://www.nationalgeographic.it/popoli-culture/2013/05/30/news/scoperto_il_pi_antico_rotolo_esistente_della_torah
_era_in_una_biblioteca_di_bologna-1677899], ultima consultazione 31/7/2013. Il ritrovamento consiste nel più antico Sefer
Torah intero ad oggi conosciuto. Invece, non considerando i frammenti di Qumran, il più antico testo della Torah rimane il Codice
di S. Pietroburgo B19A copiato nel 2008.
4
Ibidem.
5
Cfr. MAURO PERANI, Gli studi giudaici negli ambienti accademici e scientifici italiani dal novecento ad oggi, in In memoriam Vittore
Colorni (19.7.1912-11.3.2005), La Giuntina Editrice, Firenze, 2005, pp. 10-32 e J AMES C. VANDERKAM, Manoscritti del Mar
Morto. Il dibattito recente oltre le polemiche, Città Nuova, Roma 1997, pp. 135- 160.

1
Scritture, sia Ebraiche che Cristiane. Nella nostra breve indagine ci occuperemo
perciò di analizzare quelle caratteristiche, attribuite dagli ebrei alla Torà, che l’hanno
resa il centro del loro canone scritturale, il Tanak.

Struttura e valore della Torà

La Torà è la prima parte della Bibbia ebraica chiamata Tanak, acronimo realizzato
6
con le iniziali delle tre parti che la compongono: Torà, Nebiîm e Ketubîm. I libri che
formano la Torà sono gli stessi primi cinque della Bibbia cristiana (sia cattolica che
protestante): Genesi, Esodo, Levitico, Numeri e infine il Deuteronomio, che ne
rappresenta, in un certo senso, la sintesi e funziona da spartiacque fra La Torà e le parti
seguenti della Scrittura (Nebiîm e Ketubîm), ad essa subordinate. Il nucleo della Torà è
costituito dal Decalogo, la legge ricevuta da Mosè sul Sinai, che prevede il rispetto di
una serie di norme divine che l’uomo deve osservare per entrare in Alleanza con Dio.

Da questi primi cinque libri si forma un “sistema di pensiero”, che potremmo


riassumere in questo modo:
1) Dio è il Creatore
2) Dio stipula un Patto con l’uomo, stabilendo dei doveri che deve osservare,
e con gli ebrei, ai quali è chiesta un’osservanza ancora maggiore

3) L’uomo trasgredisce a causa della sua debolezza e immaturità

4) Si verifica la punizione divina


5) Dopo il dolore per la punizione subentrano la maturazione e il pentimento
6) Segue il Perdono di Dio
7) In prospettiva dal perdono nasce la redenzione degli ebrei che
ricadrà indirettamente come benedizione sull’intera umanità.7

6
ALESSANDRO SACCHI, LA BIBBIA. Un percorso di liberazione, Volume 1, Edizioni Paoline, Roma 2007, pp. 297-299.
7
DAVID BIDUSSA, ENRICA COLLOTTI PISCHEL, [et alii], Identità e storia degli ebrei, FrancoAngeli, Milano 2000, p. 28.

2
Tutti i testi, anche quelli da canonizzare, verranno messi in relazione con questo
schema di pensiero basato sulla Torà, conseguentemente dipendenti da questa. Ciò per
tutelare una coerenza, nell’ambito del pensiero ebraico, con quello che veniva
considerato il centro della spiritualità, rappresentato dal messaggio contenuto nella
8
Torà: la Parola che Dio aveva affidato a Mosè perché la trasmettesse al popolo.

Il contenuto della Torà

La centralità della prima parte del Tanak rispetto alle rimanenti scritture, ci
spinge ad approfondire la motivazione di una simile predominanza. La risposta in
parte ci viene dalla parola stessa Torà, sostantivo femminile della lingua ebraica, la
cui radice ha il duplice significato di “porre fondamenta”, quindi gettare mentre allo
stesso tempo si lascia, e di “istruire”, “insegnare”.

Tuttavia la traduzione greca della Bibbia ebraica, la versione dei LXX, 9 scelse il
termine nomos per tradurre in greco il sostantivo Torà. Di conseguenza, ad esempio,
il quinto libro del Pentateuco, che in ebraico è chiamato Devarim (dal nome del
primo sostantivo utilizzato nel testo), o più specificamente Mishne Torà, ossia

“ripetizione della Torà,10 divenne “Deuteronomio”, a riprova di quanto detto.11


L’utilizzo di nomos, il cui significato in greco è “legge”, ebbe un risultato
fuorviante. Perché se, come afferma Di Segni, «è vero che la Torah è
prevalentemente norma di comportamento, la traduzione in senso strettamente

letterale del termine ne limita e ne deforma il significato».12


La corretta traduzione del sostantivo ebraico infatti è insegnamento, riferito in

8
Ibidem.
9
Cfr. ORSOLINA MONTEVECCHI, La papirologia, Vita e Pensiero, Milano 1998, pp. 283-284.
10
RICCARDO DI SEGNI, La Torah, in Torah e filosofia. Percorsi del Pensiero Ebraico, Giuntina Editrice, Firenze 1993, p. 11.
11
LEONARDO CASINI, MARIA TERESA PANSERA, (a cura di), Istituzioni di Filosofia Morale, Meltemi, Roma 2003, p. 268.
12
DI SEGNI, La Torah, cit. p. 11

3
particolare a quello dato da Dio o per suo incarico. 13 Si tratta in definitiva della
comunicazione della Sua volontà, come traspare chiaramente da questo passo di
Esodo, in cui Dio dice a Mosè: «E tu [Mosè] devi insegnar loro [cioè al popolo
ebraico], gli statuti e le leggi [Toroth, plurale ebraico di Torà], ed annunzierai loro la

via che devono percorrere».14


Questa è la ragione per cui l’ebraismo tradizionale, in contrasto con quanto
affermato dalla critica storica, ha sempre ritenuto che la promulgazione della Torà
risalisse al periodo di Mosè, piuttosto che a Esdra. 15 Si tratta della rivelazione di Dio
affidata a Mosè con l’incarico di trasmetterla a tutto il popolo.
Ecco perché la Torah «É la base dell’esistenza del popolo d’ Israele, il suo
cemento, il senso della sua missione, il fondamento di tutta quanta la sua
sacralità»,16 rappresentando di conseguenza il fulcro del Tanak.

Sarebbe tuttavia riduttivo considerare solo l’aspetto sacrale, di raccolta


normativa redatta per condurre a Dio il popolo d’ Israele. Considerando il giudaismo in
una prospettiva legalistica possiamo senz’altro definirlo, in modo semplicistico, come la
religione della Legge. Altrettanto corretto è affermare che la Torah contiene i
comandamenti di Dio, «I Dieci Comandamenti segnano le linee maestre di quel
programma, sono dieci parlate, ma sono una sola, sono dieci comandi, ma scendono da
un principio e conducono a una meta, sono una sintesi, sono, come tutta la Torà, una
17
via: la via del Re, la via dell’Uno.» Il Valore del Pentateuco ebraico trascende in

13
ELIA KOPCIOWSKI, Invito alla lettura della Torà, La Giuntina Editrice, Firenze 1998, p.11
14
Es. 18, 20; KOPCIOWSKI, Invito alla cit. p. 11.
15
CASINI, Istituzioni di cit. pp. 268-269; LAWRENCE E. SULLIVAN, La tradizione religiosa dell’Ebraismo, Jaca Book, Milano
2007, pp. 29-31.
16
Ivi p. 269.
17
RICCARDO PACIFICI, Discorsi Sulla Torà con Prefazione di Augusto Segre, Edizione digitale www.torah.it, 2006, p. 49.

4
questa prospettiva la storia e l’esistenza stessa del popolo d’ Israele, assumendo una
valenza universale.

Il Midrash della tradizione rabbinica, sviluppatosi dopo la fine dell’esilio


Babilonese (458 a.C.) e la riforma di Esdra, ci dice che la Torà venne annunciata in 70
lingue diverse, in modo che tutti i settanta popoli della Terra potessero
18
comprenderla, e aggiunge che Dio la consegnò nel deserto, in quanto luogo
accessibile a tutti gli uomini e che non appartiene a nessun popolo in particolare,
19
affinché nessuno potesse appropriarsene. Ne consegue l’invito «Chiunque voglia
20
accogliere la Torà, venga e l’accetti», che racchiude il valore di questo messaggio
profetico rivolto non più a un popolo ma a tutta l’umanità, perché possa scoprire
l’insegnamento, la via, per giungere a Dio attraverso i suoi principi di giustizia e amore.

Conclusione

La Torà, in quanto Parola di Dio rivelata a Mosè, rappresenta l’essenza della


spiritualità ebraica, la “dottrina” che Dio ha dato al Popolo con cui ha deciso di stipulare
un Patto. E’ perciò qualcosa di più di una raccolta normativa, divenendo espressione
della sapienza divina. Come tale secondo gli insegnamenti rabbinici, è il principio
fondamentale preesistente a ogni cosa, il mezzo attraverso il quale Dio ha creato il
21
mondo. E’ evidente la sua centralità rispetto agli altri scritti del canone ebraico,
unitamente alla sua importanza per Israele, in funzione anche della seconda peculiarità
che la identifica. La Torà è il mezzo tramite cui si realizza l’Alleanza di Dio con il suo
Popolo eletto e indirettamente con l’uomo. E’ con la rivelazione sinaitica, e la

18
Questo insegnamento rabbinico si basa su Es. 20,1 «Allora Dio pronunciò tutte queste parole», considerando che la Scrittura non
dice a chi si stesse rivolgendo. In REINHARD NEUDECKER, I molteplici volti del Dio unico, GBPress, Roma 2012, p. 51.
19
Pacifici, Discorsi Sulla cit. pp. 48-49
20
NEUDECKER, I molteplici volti cit. p. 51
21
GÜNTER STEMBERGER, Il giudaismo classico: cultura e storia del tempo rabbinico (dal 70 al 1040), Città Nuova, Roma 1991, p. 155.
5
conseguente accettazione dei doveri che ne scaturiscono, che Israele è diventato il
popolo eletto ed è tramite l’accettazione della Torà che ogni ebreo può scegliere di

aderire al Patto ed entrare così in Alleanza con Dio.22


Per queste ragioni la Torà è la base dell’esistenza del popolo di Israele, il suo
collante e lo scopo della sua elezione, il fondamento della sua sacralità quale popolo
scelto da Dio per comunicare e mettere in pratica i suoi precetti, manifestazione
tangibile dell’intervento divino nella storia dell’umanità.

Torà e popolo ebraico sono indissolubilmente legati. Senza Israele la Torà


sarebbe un libro vuoto, solo grazie al continuo rinnovamento operato dall’uomo
attraverso le sue diverse interpretazioni, l’insegnamento della Torà continua a
rimanere vivo e attuale. Il popolo di Israele perderebbe la sua unità spirituale e la

propria identità culturale se fosse privato della Torà. 23 Questa forte interdipendenza
ha dato origine nel tempo a un rapporto a volte inteso in senso esclusivo e
restrittivo con la Torà, vista dagli ebrei come un bene prezioso, una tradizione da

custodire gelosamente e da tenere esclusivamente per se stessi. 24


All’opposto si è manifestata la tendenza all’apertura, al dono, a considerare
come «La Torà è la legge di vita, è la legge di giustizia e di amore, è legge che predica e
promuove l’amore e la giustizia tra gli uomini: nessun altro argomento quanto questo,
25
poteva costituire il perno della Torà». Un amore dunque rivolto a tutti gli uomini, che
possono scoprirlo seguendo l’insegnamento racchiuso nella Torà, la rivelazione che Dio
ha affidato a Mosè e attraverso questo al popolo ebreo, scelto come suo portavoce,
perché testimoniasse di Lui e dei suoi insegnamenti all’umanità.

22
Ibidem.
23
CASINI, Istituzioni di cit. p. 269.
24
Ibidem
25
PACIFICI, Discorsi Sulla cit. p. 50.
6

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