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Lo Spirito e le Acque e lo Spirito di Elohim si librava sulla superficie delle acque il primo contatto della Potenza Divina con

n le acque della vita universale dopo loscurit. LAmore Divino immanente nella Vergine Madre rifulge nei suoi occhi illuminandole tutta lanima ( volto, questo termine indica la presenza, la persona, colui che guarda, da guardare"). Le onde primordiali generate dal Soffio dello Spirito sono piene di luce e di vita e fluendo e rifluendo si distendono su tutta la superficie del Cielo celeste. Esse sono le anime dei figli che nasceranno da Adamo-Eva dopo la scissione, nel tempo della formazione. La superficie delle acque costituisce il Settimo cielo detto Araboth, la nube. La vibrazione luminosa della Parola Divina piovendo continuamente genera in questo luogo larmonia cosmica della vita universale. Il cielo e la terra per quanto distinti rimangono ancora un tutto-unit. Le acque superiori saranno divise dalle acque inferiori solo nel secondo giorno. A fare da divisione sar una distesa, chiamata cielo (shamaim) e non il cielo (he-shamaim). Nella volta celeste Dio far sorgere il firmamento che distinguer le acque celesti da quelle terrestri, il trait-dunion tra la vita nel tempo e la vita nelleternit. Lacqua della terra un essere degenerato e mortale come la terra stessa. Questa acqua materiale, contenuta nelle generazione esterna, stata separata da quella inconcepibile (Franz Hartmann Il mondo magico di Jacob BhmeEd.Mediterranee). Lacqua della vita venne separata dallacqua della morte ma in modo che nel tempo di questo mondo esse sono unite insieme come anima e corpo (F.Hartmann, op.cit.). Nel Vangelo di Luca (1,35) si riscontrano delle analogie quando larcangelo Gabriele annuncia a Maria la nascita del Figlio di Dio: Lo Spirito Santo scender su di te, su te stender la sua ombra la potenza (la Dinamis) dellAltissimo. Colui che nascer sar dunque santo e chiamato Figlio di Dio.

L'Infinito, Ain Sof e le 10 Sefiroth LInfinito, lAin Sof. Le 10 Sefiroth. Le Sefiroth in una creazione percorrono tre condizioni: Nefesh, Ruah e Neshamah. Nel mondo di Nefesh le Sefiroth non formano Persone. Con la rottura dei vasi le sette cadute (i Re di Edom) si separano dalle tre Primordiali. Le Luci si mescolano con loscurit. Da questo caos primordiale Dio ritrasse la luce pura delle sette Sefiroth cadute per unirle alle tre primordiali e costituire il mondo increato di Atziluth. Il mondo di Nefesh ha riferimento allAnima Erosdinamica, al potere generativo delleros cosmogonico femminile e allOpera al Nero degli Alchimisti. Nel Mondo di Ruah le Sefiroth si organizzano in cinque persone divine divise in due gruppi:

1) Kether, lAntico dei Giorni e i suoi attributi (il volto, la barba, capelli, ecc.); 2) Chochm, il Padre, da cui derivano le 32 Vie della Sapienza; 3) Bin, la Madre, da cui derivano le 50 Porte dellIntelligenza; 4) Tifereth, il Re o il Figlio, i suoi attributi costituiti dalle Sefiroth: Chesed, Gebur, Hod, Netzah e Yesod; 5) Malkuth, la Regina, la sposa del Re e i suoi attributi (il volto, i capelli ecc.) Il Mondo di Ruah in relazione allAnima Emotiva, alla seconda fase della creazione attuata da Dio dopo il riposo o ritiro in Bin, la fase della formazione. Corrisponde allOpera al Bianco degli Alchimisti. Nel Mondo di Neshamah le cinque persone Divine si riuniscono in due gruppi: 1) LAntico dei Giorni, il Padre e la Madre. 2) il Re e la Regina, lo Sposo e la sua Sposa. Corrisponde alla terza fase della creazione. Unione. Opera al Rosso degli Alchimisti. Ain Sof, lInfinito, aldil di ogni mondo. Le Persone costituiscono la Sfera Increata di Atziluth, e si ripetono tre volte nei tre mondi creati: Briah, il mondo del Trono, la sfera spirituale; Yetzirah, il mondo della formazione; Asiah, il mondo del divenire, azione-reazione. La Creazione avviene nella sfera di Malkuth ricettacolo delle Sefiroth superiori e del vuoto tenebroso creatosi dopo il ritiro della Luce. In alto i Cieli splendono della luce di Tifereth, in basso la tenebra di Malkuth avvolge la terra. Con il termine He-aretz, terra, Mos non vuole parlare della terra-pianeta su cui viviamo, e neppure dellelemento adamico hmda (adamah), ma di qualcosa di denso, di fondo, di caotico e oscuro rispetto ai cieli. ( aretz) un termine costituito dalla radice , che sta per aor, che significa luce e fuoco, e dalla suffissa = tsad, ( =insidia), che conferisce al potere igneo una caratteristica oscura e pericolosa. la terra nera, la terra feconda (aretz = poreh) generatrice del Mondo, leros cosmogonico femminile, la luce astrale, lo strumento dello Spirito Santo o di Satana. BERESCHITH (Commento al primo giorno della Genesi) In principio Iddio cre il cielo e la terra. Il Principio, , Be-Resith (da Rash: capo), per creare lUomo Universale a propria immagine e somiglianza e rivelarsi a lui con il suo Messia, cre ( )Bar(), da tutta leternit, nel suo stesso Principio (- Be-Resith) e quindi della sua stessa essenza Divina, un vestimento, un abito (-), una abitazione per manifestare se stesso. Questa abitazione della Potenza Creatrice Elohim (), Noi Dio (un plurale maestatis di la El, Dio Altissimo) ovvero Lui - la Trinit; ed Elohim cre (( )a sua somiglianza) il cielo ( )e la terra () . Il Principio (Rescith), ovvero la Potenza Creatrice Rinnovatrice, per creare Adamo e rivelarsi a lui deve manifestarsi e per farlo si riveste di una triplice Personalit.

Queste tre Persone Divine sono i tre Principi ( )dello Spirito Unico Creatore Rinnovatore. La Scin , iniziale di ( vestimento), simbolizza il Fuoco Sacro generatore e quindi lunit essenziale delle tre Persone Divine e la loro triplice distinzione; in particolare rappresenta il Ruah Elohim, lo Spirito Santo. Il valore numerico della lettera scin (300) corrisponde alla somma dei primi 24 numeri. La Iod intermedia, la mano (iad), il potere, si riferisce al Figlio, la potenza del Padre, e al Padre stesso, perch il Figlio deriva dal Padre e non vi Figlio senza il Padre. Il valore numerico della lettera Iod (10), corrisponde al 4 triangolare. La e la formano , l Essere Divino rivelato. Infine la Tau , il segno di croce, emblema dellimmortalit e della completezza, della totalit e della Verit, si riferisce al Padre e al Figlio. Il valore pieno della lettera Tau 406 corrisponde al nome divino Att, Tu; questo nome, rivela lo Zohar, designa il Sacerdote eterno secondo lOrdine di Melchisedek. Il valore pieno della Tau (406) che corrisponde al 28 triangolare, comprende e completa gli altri due. Il significato simbolico del valore numerico di di (300+10+400=) 710 riferito alla Trinit Divina aggiunge altri chiarimenti. Da sinistra a destra: lo zero rappresenta lInfinito e lImmanifesto, lunit il Principio della manifestazione creativa e il sette la sua Dinamica: Padre, Figlio e Spirito Santo. Inoltre il 17 per ghematria corrisponde alla somma delle iniziali .et hashamaim vedh haaretz., il cielo e la terra. Queste lettere: formano il nome buono di Dio creatore (Elohim). Da notare che linverso di ,, significa becco, capro, emblema delle forze diaboliche contrapposte. Il Principio Creatore, lArch, senza alcuna immagine, per creare Adamo a sua immagine e somiglianza, si rivel a se stesso da tutta leternit come Elohim (Dio Uno e Trino). , lOnnipotente, la Potenza Suprema Irradiante, il Padre, gener da tutta leternit la Vita, l Essere, il Figlio e la Madre Generatrice; ed Elohim cre il cielo e la terra. Il Principio cre Elohim in se stesso (Bar-schith) e quindi della sua stessa essenza Divina, mentre Elohim cre fuori da se stesso, e di conseguenza non della sua stessa essenza Divina ma dal nulla (= quello spazio fluido adinamico circoscritto dal quale si era precedentemente ritirato), il cielo e la terra. La terra, ci che sta in basso rispetto a ci che sta in alto, e il cielo rappresentano due aspetti opposti e complementari, una bipolarit nellunit; questo dualismo caratterizzer poi tutta laCreazione. Bisogna ricordare che con i termini cielo e terra, Mos descrive un cielo e una terra che non sono quelli che noi vediamo e comprendiamo, ma archepiti di un universo vivente, del tutto misteriosi. Il termine Shamaim, ( cieli), plurale irregolare di un supposto ymc shamai, un vocabolo costituito da una c schin prefissa, simbolo del Fuoco (esh) e dal termine mim acque. La Schin individua per equivalenza numerica il Ruah Elohim (= = 300 = 10+40 +200+6+8+1+30+5), lo Spirito Santo. Elohim cre i cieli dinamizzando con il suo Fuoco

le acque (), ovvero lo spazio fluido universale, ..e sulle acque si muoveva il Ruah Elohim (Gen.1,2). Le acque universali fattesi acque vive per lintervento della Potenza dellAltissimo, divennero i cieli, ossia le dimensioni cosmiche, le dimore delle anime. I cieli sono le espressioni delle Divine Energie increate: i tre cieli superni in relazione a Kether, Chochm e Bin, sono celati nella di Shamaim; i cieli sottostanti, in relazione a Tifereth, (il Re) e alle sue membra: Chesed, Gebur, Hod, Netzah e Yesod, sono distesi nelle acque di Shamaim; la terra in relazione a Malkuth (la Regina) invece celata in aretz. I Tre Regni Angelici Dio volle creare unarmata angelica. Cos cre Adamo ed egli doveva generare dal suo corpo creature del suo stesso genere, ma nel mezzo del tempo doveva nascere dal corpo delluomo il Re di tutti gli uomini, ed Egli doveva prendere possesso del nuovo regno come sovrano di queste creature, al posto del degenerato e scacciato Lucifero. (Franz HartmannIl mondo magico di Jacob Bhme Ed.Mediterranee) Prima della creazione delluomo Dio cre e organizz gli angeli in tre Regni, in relazione alle tre Persone Divine: il Regno di Michele, il pi alto, il Regno di Gabriele, quello intermedio, e il Regno di Lucifero. I Regni di Michele e Gabriele non sono mai caduti, mentre con la caduta di Lucifero anche il suo Regno precipit nella materia e divenne la prigione degli angeli nella condizione infernale. Lucifero e i suoi diavoli formano la Gerarchia infernale in contrapposizione alla Gerarchia angelica. La Gerarchia demoniaca in relazione alle Kelifoth, i Re di Edom, i Re caduti, i gusci o vasi rotti (i cadaveri), abbandonati, delle Luci Divine. Le Kelifoth sono in contrapposizione alle Sefiroth in sintonia con la Gerarchia angelica ordinata da Dio in nove Cori al cui capo sta il Signore Ges Cristo. La creazione di Adamo aveva per scopo la restaurazione del Regno trascinato nella materia dalla caduta di Lucifero e dei suoi demoni divenuti fissi nel solo male. Nel tempo stabilito, dalla discendenza di Adamo, secondo una linea regale, sarebbe nato il Primogenito di Adamo e Eva (concepito nello stato di grazia), nel quale, si sarebbe incarnato il Verbo. Il Messia, il Salvatore e Liberatore dellUmanit annunciato dai Profeti, il solo in grado di vincere il mondo in preda al Maligno e ristabilire in forza il Regno di Dio. Il Nun (Antico Egitto) Prima che qualunque forma di contrapposizione esistesse: il s e il no, il pi e il meno, il positivo e il negativo; prima che esistesse qualsiasi complementarit: l'alto e il basso, la luce e l'ombra, il maschile e il femminile; prima che ci fosse la presenza e l'assenza, la vita e la morte, il cielo e la terra; al di l di ogni nozione di spazio e di tempo, non cera che un'unica, incomprensibile e

innominabile Potenza, nuda e sola, inseparabile dal suo Nun, l'indefinibile oceano senza sponde, l'eterna ed infinita fonte degli Universi. Il Nun venne concepito dai filosofi egizi come una sorta di fluido cosmico assai difficile da identificare, sempre associato a "Colui che nascosto", suo unico padrone. Allegoricamente venne descritto come un pantano paludoso, una sorta di mescolanza stagnante di acqua e terra, dove vivono quattro coppie di serpenti e di rane: Naun e Naunet, che significano: "le prime acque" e "l'inerzia"; Het e Hehet: "l'infinit spaziale"; Kek e Keket: "l'oscurit"; Amn e Amnet: "Colui che nascosto"; Niau e Niaut: "il vuoto". Questi significati, che indicano le caratteristiche principali del Nun, consentono di definirlo come "uno spazio infinito (Het e Hehet), fluido e adinamico (Naun e Naunet), il vuoto (Niau e Niaut) che in principio era coperto da una tenebra (Kek e Keket), che nascondeva il volto di "Colui che nascosto" (Amn e Amnet). Il Nun dunque il "Nulla", lo "Zero assoluto", "il Vuoto", privo di qualsiasi forma, che con la creazione verr illuminato dalle divine Energie increate (Neteru) di "Colui che nascosto", il Deus Absconditus (Atm) che si rivela come vita e come luce. Il grande mistero della Creazione, il "passaggio" dal nulla all'essere, viene realizzato dalla Potenza Originaria che dall'Uno produrr i Molti. Il primo impulso una proiezione dell'Amore (Eros) del futuro Creatore, che vuole conoscere (=amare) Se stesso e realizzare la consapevolezza di S con l'atto creativo e rivelativo. L'Anno Sabbatico o Shemitt Dio crea il mondo per mezzo delle sue divine Energie increate chiamate Sefirth. Le tre Sefirth superiori, che compongono il coro superno, rimangono celate e non attivano mondi al di fuori di se stesse. Dalla Sefir Bin, chiamata anche "la Madre del Mondo", emanano le sette Sefirth apprendibili ed espansive dette "di costruzione" (del Mondo): Chesed, Ghebur, Tifereth, Netz, Hod, Yesod e Malchut. Ognuna di queste Sefirth ha un ruolo particolare nel ciclo che rientra nel suo dominio, che influenzato dalla sua natura specifica. Ciascun ciclo cosmico legato a una delle sette Sefirth chiamato Shemitt o "Anno Sabbatico" (Deut.15) ed ha una vita attiva di 6.000 anni. Nel (alla fine del) settimo millennio, che il periodo della Shemitt detta il "Sabbat del Cielo", le Divine Energie increate cessano di operare e il Mondo ritorna nel caos per 1.000 anni. Si completa cos un ciclo di 6.000+1.000 = 7.000 anni, che corrispondono ai 6+1= 7 giorni della Genesi (Salmo 90:4 cfr. 2Pt.3:8). Successivamente il Mondo viene rinnovato tramite il potere della Sefir seguente, che rimane attiva per il nuovo ciclo, e cos via sino all'ultima Sefir, la Shemitt detta "il Settimo Anno", quando la Terra riposa e si rinnova.

Alla fine di tutte le Shemittt vi "il Grande Giubileo", quando non soltanto i Mondi inferiori ma anche le sette Sefirth di sostegno vengono riassorbiti in Bin, detta per l'occasione "il Giubileo Superno", in cui tutto emerge nella sua libert e ritorna alla sua fonte e perci (Bin) chiamata anche Teshuvah , "Ritorno". Ogni ciclo ha una durata di 7.000 anni. Nei primi 6.000 anni di ogni periodo il mondo rimane sotto il dominio di una delle 7 Sefirth inferiori, e torna nel caos nel settimo millennio. Durante il periodo intermedio le Sefirth attive non si fanno sentire e il mondo passa al rinnovamento sotto il dominio della Sefir successiva a quella che aveva dominato il periodo precedente e via cos. Dopo 49.000 anni o 7 Shemittt si verifica il Giubileo del mondo. Ogni cosa ritorna nel nulla dal quale era stata tratta e segue una nuova creazione che utilizza il residuo lasciato dalla precedente. Dopo un certo numero di Giubilei il mondo termina, o non termina, solo Dio lo sa. Attualmente siamo sotto il dominio di Ghebur, "la Giustizia". Il periodo sarebbe iniziato dal momento della consegna della Legge a Mos. Attualmente siamo nell'ultima Shemitt del presente periodo del Giubileo. Alessandro Benassai Estratto da " LA DOTTRINA DELLE SHEMITTOT COMMENTO AL SALMO 90" in La Dottrina delle Shemittot Clemente Alessandrino e l'Apocatastasi Clemente d'Alessandria in un commento al Salmo 19 descrive "le celesti ascensioni" delle anime dei giusti. I "Cieli" rappresentano le Gerarchie angeliche che, a partire dai Protoctisti, "coloro che furono creati per primi" (i Primogeniti) da Dio e pi prossimi al Verbo, trasmettono l'energia divina allumanit nelle varie fasi della storia della salvezza; Dio per mezzo loro stabil le sue "Alleanze": con Adamo, No, Abramo, Mos, attuate mediante l'energia dei Protoctisti. Mossi mediante il Signore, gli angeli Protoctisti attuavano le alleanze nei confronti degli angeli immediatamente vicini ai profeti, "narrando la gloria di Dio" (cfr. Clemente Alessandrino, Estratti Profetici, Nardini Ed.) Dopo aver accennato alla relazione tra astri e angeli, San Clemente passa ad esporre in sintesi la progressiva ascensione dei giusti, che si pu definire una gerarchizzazione di coloro che "crescendo" in grazia, amore e sapienza, vanno gradualmente ad occupare di volta in volta i gradi progressivi (Cori) della Gerarchia angelica. Dagli angeli ricevono di volta in volta (con lalleanza) una misteriosa preparazione, un perfezionamento della loro natura che consiste in una assimilazione delle qualit angeliche s da trasformarsi da uomini quali erano in "coloro che sono simili agli angeli" (isanghelos), fino a raggiungere il supremo riposo nella perfetta contemplazione di Dio, salvezza definitiva, che San Clemente d'Alessandria con Origene chiama Apocatastasi.

Nel Sole c' un angelo con compito direttivo. stato ordinato "per il dominio dei giorni" come la Luna lo "per dominate la notte": e ad essere chiamati "giorni" furono gli angeli. I "giorni" sono i "giorni di 1000 anni", ognuno dei quali dominato da un Angelo diurno, e tutti fanno capo all'Angelo del Sole. Se ne deduce che anche le "notti" sono governate da un Angelo che sta nella Luna, a cui fanno riferimento gli angeli notturni che governano le notti cosmiche. 1000 anni rappresentano la durata di un periodo di istruzione e assimilazione delle qualit proprie di un Coro angelico. I giusti prenderanno posto con gli angeli che sono col Sole (il Sole un'unit in quanto "capo del corpo" che uno), destinati ad essere per un certo periodo anche loro dominatori dei giorni: cos l'Angelo che nel Sole andr nel luogo superiore, in cui era passato quello che prima di lui era nello stesso luogo. E, destinati di nuovo a salire, nel loro progresso, giungeranno alla prima dimora. Ma il signore pose (in tempo passato) gli angeli protoctisti, perch non svolgano pi il servizio definito dalla provvidenza, ma siano in riposo e attendano esclusivamente alla contemplazione di Dio: e coloro che sono immediatamente vicini a questi progrediranno fino a raggiungere il rango che quelli hanno abbandonato, e cos analogamente quelli che sono sottoposti. Secondo l'apostolo, coloro che occupano il grado pi alto dell "apocatastasi", sono Protoctisti: i Protoctisti, pur essendo potenze, sono probabilmente "Troni", perch Dio riposa in loro come anche nei credenti. Ciascuno, a seconda del proprio progresso, possiede un'appropriata gnosi di Dio, in virt della quale Dio riposa in lui, perch chi lo ha conosciuto con la "gnosi" divenuto eterno. E forse il detto: "Nel Sole pose la sua tenda" va inteso cos: la pose nel Sole (helios), cio nel Dio, nell'El, ossia Dio, come nel Vangelo c' "El, El" al posto di "Dio mio, Dio mio". E ci che "al di sopra di ogni dominazione, potest e potenza e di ogni nome che possa essere nominato" sono gli angeli e gli arcangeli, che, da uomini quali erano, sono stati resi perfetti s da divenire angeli "Protoctisti". Coloro che da uomini si trasformano in angeli per mille anni sono discepoli degli Angeli, per costituirsi nella perfezione; poi quelli che hanno insegnato si mutano in Arcangeli, mentre quelli che hanno appreso fanno da maestri a coloro che da uomini si trasformano in Angeli: quindi, in tal modo, nei periodi stabiliti sono costituiti nel rango angelico, loro appropriato, "del corpo" (Clemente Alessandrino, Estratti Profetici, Nardini Editore). Alessandro Benassai Estratto da " LA DOTTRINA DELLE SHEMITTOT COMMENTO AL SALMO 90" in La Dottrina delle Shemittot SALMO 90: I 1000 anni

4- Perch mille anni agli occhi tuoi (sono) come il giorno di ieri quando passato e una veglia nella notte. Il versetto spiega il perch dell'affermazione fatta in quello precedente, che in sintesi dice: "Fai ritornare l'uomo in polvere, e poi lo ricostituisci..... " a cui segue: "perch sono trascorsi 1000 anni (che costituiscono la durata di) un giorno (o ciclo cosmico)". Dopo il "giorno" sopravviene la "notte", ossia la "morte" di ci che corruttibile, la "dissoluzione" delle forme. Dopo la "notte" seguir un nuovo "giorno", un nuovo atto creativo, come afferma la Scrittura: "e poi fu sera e fu mattina" (Gen.1:5). Dio impiega 6 "giorni" di "1000 anni" per compiere "l'Opera delle sue mani", che con il settimo, quello che Dio consacr al "riposo", formano il settenario completo della manifestazione creativa e rivelativa.

Ognuno dei 6 cicli composto di due parti: una diurna e l'altra notturna. Quella diurna attiva e operativa, quella notturna di contemplazione, di assimilazione di ci che stato fatto durante il giorno. 1000 anni agli occhi di Dio sono come un "giorno"... (come) "un turno" di veglia nella notte". La parola " anni" contiene l'idea della ripetizione, della moltiplicazione, e della trasformazione di una unit (). In questo caso l'unit rappresentata da un singolo anno che equivale ad un "giorno". 1000 anni corrispondono dunque ad un ciclo spazio-temporale completo o "giorno", l'unit iniziale. L'apparente "frantumazione" del giorno-unit nella "molteplicit degli anni" dovuta al potere generatore e moltiplicatore dell'unit che opera una trasformazione continua di se stessa rivelandosi in un "ciclico divenire", ossia nel tempo ciclico o anno, da annus, anello, la "ruota dell'esistenza". "anno" significa anche "sonno"; infatti gli "anni" del divenire cosmico non marcano mai il presente, il presente eterno dello spirito, ma il susseguirsi del tempo in un ciclo suddiviso in tante frazioni, il ciclo della grande illusione (Maya), per cui "sonno" (dello spirito) e anno sono in questo caso equivalenti. I "1000 anni" rappresentano la durata di un "giorno" divino durante il suo svolgersi nel tempo e nello spazio universali. L'inizio e la fine di questa durata o manifestazione del "giorno", coincidono in un punto (origine del giorno) fuori dal tempo e dallo spazio, situato nell'eterno presente sotto gli occhi di Dio, che vede tutto il ciclo di "1000 anni" iniziare, svolgersi e finire simultaneamente, come "il giorno di ieri quando passato e (come) un turno di guardia nella notte". Agli occhi di Dio il ciclo di 1000 anni come il giorno di ieri, che essendo gi passato, non fa mai parte del presente, rappresentato dal "giorno di oggi", la condizione dalla quale Dio vede tutto insieme. Questo giorno di oggi rappresenta il futuro degli esseri che vivono in uno dei cicli o "giorni" di "mille anni" del divenire cosmico. Per arrivare al loro "futuro" (il divino presente), gli esseri che vivono nel "giorno di ieri" devono superare l'intervallo che si frappone tra il giorno di "ieri" e quello dell'oggi: la notte.

Essi devono vegliare tutta la notte coprendo i turni di guardia, perch l'addormentarsi farebbe ripiombare le loro coscienze in un nuovo ciclo di 1000 anni. La "veglia perenne" una condizione divina, la condizione da cui Dio vede il susseguirsi del "giorno" e della "notte" simultaneamente. Alessandro Benassai Estratto da " LA DOTTRINA DELLE SHEMITTOT COMMENTO AL SALMO 90" in La Dottrina delle Shemittot Mos Il nome ebraico Mosh (probabilmente un adattamento dell'egiziano mesu che significa "fanciullo", "figlio") ha assonanza con il verbo ebraico " salvare", "trar fuori" (dall'acqua), per cui potrebbe significare "Colui che stato salvato (=tratto fuori) dalle acque", ipotesi confermata dalla Scrittura. La figlia del Faraone mette il nome Mosh al fanciullo "poich - ella esclama - dalle acque lo salvai!" (Es.2:10). Dalla stessa radice del verbo "salvare" (= trarre fuori dall'acqua) , formato il verbo - "ungere con olio", "consacrare", "tingere di rosso", da cui derivano " unzione", e il sostantivo Mashiiah, o "Messia", "l'Unto (di Dio)", in greco Christos, in italiano "Cristo". Il Cristo lo stesso Salvatore, Ges, battezzato da Giovanni. Da un punto di vista esoterico "salvare" e "consacrare" sono complementari tra loro e si spiegano a vicenda. Colui che stato salvato (dalle acque) colui che stato consacrato (con l'olio); colui che stato consacrato colui che salvato (= tratto fuori) dalle acque, ossia "battezzato". Colui che stato battezzato poi battezza a sua volta. Mosh dunque colui che stato salvato dalle acque dalla Provvidenza divina (la figlia del Re), l'Unto di Dio, che poi a sua volta consacra, ossia salva, il Popolo Eletto traendolo fuori dalle acque del Mar Rosso. Mos il Profeta che per primo annuncia la venuta del Messia: "Il Signore vostro Dio far sorgere fra voi, vale a dire fra i vostri fratelli, un Profeta come me... E chiunque non lo ascolter, sar sterminato" (cfr. Atti 3:22; Deut.18:15-19). Alessandro Benassai Estratto da " LA DOTTRINA DELLE SHEMITTOT COMMENTO AL SALMO 90" in La Dottrina delle Shemittot La Redenzione e il Messia La redenzione il processo nel quale operano simultaneamente Dio dall'alto e l'uomo, che partecipa attivamente al piano salvifico divino, dal basso. L'Essere divino e l'essere umano s'incontrano: Dio elegge l'uomo suo Sacerdote in eterno e il Sacerdote lo consacra per sempre Re del suo Regno dando cos l'ultima forma al suo stesso Creatore.

L'anima segreta del processo storico evolutivo l'ascesi mistico-iniziatica che prepara l'avvento del Messia, il Salvatore del mondo, per mezzo del quale avverr la restituzione finale di tutte le luci disperse in esilio nel mondo della materia. Pertanto dipende dalla libera decisione dell'uomo accelerare questo processo o prolungarlo. Ogni azione dell'uomo quindi in relazione con questo compito finale che Dio ha attribuito alla sua creatura. Cos come in principio Dio cre l'Uomo con il processo dello Tzimtzm, prima occultandosi e poi rivelandosi a quel vuoto di potere (il cuore dell'uomo) come Uomo Celeste, allo stesso modo l'uomo prepara nel deserto la via al Signore che deve tornare nella sua Gloria, ritirando la propria coscienza da s in se stesso, astraendosi da tutto per separare cos la sua luce intellettiva e volitiva dalle tenebre esteriori concentrandosi in un punto segreto del suo essere per amare Dio con tutto il suo cuore, con tutta la sua mente, con tutta la sua anima e con tutte le sue forze, e il prossimo suo come se stesso...e i nemici, per rinascere per Grazia divina nel Punto di Luce del Cuore di Dio, Cuore dell'Universo. L'energia divina riempir allora il Tempio stabilendosi con la sua sovrabbondante luce e tutto quello che era stato perduto sar cento volte ritrovato. Ogni vuoto sar colmato. Ogni oscurit dileguata. E sar arrivato il tempo della venuta del Messia, il Dio Vivente, che come il Sole sorger in tutto il suo splendore nelle profonde oscurit della rinnovata coscienza salvando l'uomo dalla morte donandogli gratuitamente la sua Vita Eterna. La discesa del Messia cos il sigillo definitivo di questo processo di redenzione (Tiqqn) e di restaurazione del Regno, e la via verso la fine di ogni cosa; la conclusione della creazione al tempo stesso la via verso un nuovo principio, una nuova creazione (Palingenesi) e la dottrina dei misteri della creazione (Berescith), della provenienza di ogni cosa da Dio, diviene cos la dottrina della redenzione, come ritorno di tutte le cose al loro originario contatto con Dio per un nuovo principio. Questa via la via dell'ascesi mistico-iniziatica prospettata dall'Archeosofia, il filo d'Arianna per mezzo del quale l'asceta, l'uomo cristico, supera i pericolosi guardiani per procedere dall'oscurit alla Luce, sua unica meta. La Redenzione sar vicina quando l'abominio della desolazione sar visto stare nel luogo santo, quando l'indumento dell'infamia sar calpestato, quando la macchia sar cancellata, quando le vesti saranno lavate nel sangue dell'Agnello, quando l'unit del Nome Sacro sar ripristinata e Iod-He e Vau-He saranno riunificati in Yod-He-Shin-Vau-He. Alessandro Benassai Estratto da " LA DOTTRINA DELLA ROTTURA DEI VASI" in La Genesi Svelata L'Adam Kadmon e L'Adam ha-Rishon L'uomo prima del peccato originale l'essere cosmico che comprende e compenetra in s tutti i mondi, e il cui rango spirituale pi alto del pi eminente degli angeli.

L' 'Adm ha-Rishn, l'uomo creato, corrisponde sul piano antropologico all' 'Adm Qadmn, l'Uomo Increato sul piano ontologico, pertanto essi sono in una stretta relazione. L'uomo terreno la veste o il vaso dell'Uomo Celeste. Dal momento che Adamo comprendeva in s tutto il creato, cadendo doveva necessariamente trascinare tutto con s. Il dramma dell' 'Adm Qadmn sul piano mistico si ripete con eguale ritmo nel dramma dell' 'Adm ha-Rishn sul piano terreno. Tutto si frammenta e cade ed ridotto ad una condizione di piccolezza. Il peccato originale ripete su un piano inferiore la rottura dei vasi con la conseguente involuzione caotica: niente rimane al suo posto, nulla resta come sarebbe dovuto essere, e pi niente nella sua debita sede. La luce spirituale della Shekhin piomba nell'oscurit del mondo demoniaco e la mescolanza del bene e del male dovr subire una nuova separazione seguita dalla riassunzione degli elementi della luce e il loro ritorno alla condizione precedente. Adamo era un essere spirituale che comprendeva il mondo spirituale di 'Asiy ('Etz Chayyim). In seguito al suo peccato precipit e si mescol con il dominio inferiore delle Qelipth. Cos non solo si costitu il mondo in cui viviamo, ma anche l'uomo come essere composto di materia e spirito, che da dominatore e signore del creato divenne un'essere dominato dalla Legge che governa i destini. Con il peccato di superbia e l'instaurazione del dualismo cosmico, la bilancia umana squilibrata perdette il dono della vita eterna per assumere il peso della reincarnazione (Ghilgul). Quando l'Infinito, il misterioso En-Sof, si manifest attivando le sue luci increate, lo fece con una creazione indefinita che si viene gradualmente a realizzare con creazioni successive, ciascuna delle quali un'immagine parziale di quelle che la precedono. Ogni creazione ha cos tre gradi di sviluppo chiamati mondo di Nefesh, mondo di Ruah e mondo di Neshamah. Alessandro Benassai Estratto da " LA DOTTRINA DELLA ROTTURA DEI VASI" in La Genesi Svelata Il Tiqqn o la Restituzione dei Vasi La rottura dei vasi rappresenta un evento decisivo nel processo della creazione e il procedimento per ristabilire la condizione originaria, il tutto originario, la Grande Opera degli Alchimisti, fu chiamato dai Cabbalisti Tiqqn. La redenzione diviene il fine dell'evoluzione cosmica, ed i segreti per realizzare il suo compimento costituiscono i principali misteri della Dottrina Segreta d'Israele. Prima della rottura dei vasi, nei vari stati corrispondenti alla manifestazione divina sotto l'aspetto di 'Adm Qadmn, le luci delle Sefirth non sono ancora distribuite in maniera organica e quindi non hanno assunto alcuna determinata configurazione di carattere personale: esse sono ancora riunite in una sola ed unica luce. Dopo la rottura dei vasi, dal centro della fronte dell' 'Adm Qadmn scatur un nuovo raggio di luce che riunific gli elementi disordinati restituendo loro nuovi vasi. Cos, per il potere plasmatore e ordinatore della Sapienza e dell'Intelligenza divina, le luci si organizzarono in configurazioni armoniche, immagini gloriose nelle quali si rifletteva lo stesso 'Adm Qadmn, l'Uomo Archetipico, secondo certi aspetti definiti, per cui ogni Sefir si trasform

da un generale attributo di Dio in ci che i cabbalisti chiamano Partzf, ovverosia in un volto glorioso. Le potenze latenti in ogni Sefir, sottoposte sempre pi all'influenza del principio organizzativo e formativo emanato, sono trasformate in modo che in ognuna di esse appaia l'intera Personalit di Dio, ma in ciascuna secondo una ben determinata espressione. Il Dio che ora si manifesta il Dio Vivente, il Dio Personale, la meta degli asceti cabbalisti, che rappresenta molto di pi del nascosto En-Sof. il Dio che si realizza come Persona compiuta nel processo del Tiqqn e che gradualmente si rivela con i suoi volti luminosi all'asceta che purificandosi gradualmente ascende dalla terra al Cielo. Nel processo del Tiqqn, la restaurazione delle luci divine ai loro legittimi posti, i diversi aspetti con i quali la Divinit si manifesta emanano l'un l'altro, concepiti come persone. Vi sono quindi cinque Persone o configurazioni importanti. Dove le potenze della pura Sapienza e dell'Amore divino sono unite insieme, ivi, secondo lo Zohar, sorge la configurazione 'Arkh 'Anpn che vuol dire il Volto Lungo, ossia Dio longanime e misericordioso, il Santo Anziano. Le Sefirth Chokhm e Bin, la Sapienza e l'Intelligenza, sono divenute i Partzfim del Padre e della Madre, 'Abba e 'Imma. Le sei Sefirth inferiori, dette di costruzione per la loro importanza nel processo cosmico, ora in armonico equilibrio, sono configurate in un unico Partzf, chiamato Ze'ir 'Anpn, ossia il Volto Corto, il Dio Vivente, Signore e Re dell'Universo, che in relazione con il Longamine, definito l'Impaziente. La decima e ultima Sefir viene configurata in Rachel, la sposa del Re. Lo Ze'ir 'Anpn, il Santo, che sia lodato dello Zohar, l'agnello nato dal grembo della madre celeste, e la Shekhin, nome dato alla decima Sefir configurata in Rachel, costituiscono due persone distinte finch il processo della redenzione non sia ultimato. Solo a quel momento si realizzeranno le nozze mistiche e il Re e la Regina seduti sullo stesso Trono diverranno una sola unica personalit pienamente sviluppata, ovverosia la figura androgina del Dio Vivente che nel processo del Tiqqn plasmato nella sostanza della luce increata dell'En-Sof. Dopo la rottura dei vasi, quando incominci il processo della redenzione, l'ultima Sefir si riorganizz nella sposa celeste, ripristinando la sua potenza, e si sarebbe realizzata la completa riunione con lo Ze'ir 'Anpn, ma a causa di un atto indicato come la diminuzione della luna (knosis), per la seconda volta essa perdette parte della sua sostanza ('Etz Chayyim). Di nuovo con la creazione dell'Adamo terreno il Tiqqn era sul punto di realizzare il suo compimento e i mondi erano quasi in procinto di tornare alla condizione originaria: se Adamo non avesse peccato, nel sesto giorno, la redenzione definitiva si sarebbe realizzata grazie alle preghiere e alle azioni spirituali e sarebbe cominciata l'eterna Shabbth e tutto sarebbe ritornato alla prima radice. Ma la caduta di Adamo nuovamente distrusse l'armonia e provoc la rovina di tutti i mondi creati, costringendo ancora una volta la Shekhin all'esilio. Alessandro Benassai Estratto da " LA DOTTRINA DELLA ROTTURA DEI VASI" in La Genesi Svelata

La Rottura dei Vasi e le Forze del Rigore I vasi o le sfere corrispondenti alle prime tre Sefirth accolsero e contennero la loro luce, mentre la luce delle sei Sefirth inferiori eruppe subito all'esterno, perch era troppo forte e i vasi troppo deboli per contenerla, tanto che si ruppero e finirono in frammenti. La stessa cosa accadde, anche se in proporzioni pi modeste, col recipiente della decima ed ultima Sefir. Si vennero cos a costituire delle differenziazioni che segnarono l'inizio di un ordinamento del plasma cosmico. Tre principali suddivisioni o condizioni della sostanza universale incominciarono a distinguersi nell'ardente mare della vita primordiale dell'Universo: la prima, la pi elevata e stabile, fu formata dalle tre sfere contenenti la luce delle Sefirth superiori; la seconda, quella mutevole, dai frammenti dei vasi delle sei Sefirth inferiori mescolati con le scintille di luce; la terza, quella inferiore, fu formata da una sola sfera parzialmente instabile contenente la luce della decima Sefir. La dottrina della rottura dei vasi si ritrova nello Zohar dove si parla della distruzione di mondi che precedettero l'esistenza del mondo attuale. Questo mitico evento messo in relazione con i re che edificarono una citt e morirono, i Re che regnarono in Edm (Gen. 36); Edm significa il regno del rigore, ossia il tempo primordiale in cui il mondo era sotto il dominio delle forze della rigorosa Giustizia (Din) non [ancora] riequilibrate dalle forze della Compassione, per questo fu distrutto. La sussistenza del mondo, secondo il Sifra Zeniutha, il Libro del Mistero, resa possibile soltanto dall'equilibrio dei contrari, simbolizzato dal librare della bilancia. Il Libro del Mistero il libro che descrive il librarsi della bilancia. Prima che la bilancia fosse, la Faccia non guardava la Faccia. E i primi re morirono, e i loro alimenti pi non si trovarono e la Terra fu desolata. Questa bilancia sospesa nel luogo che non esiste. La Bilancia divina la coppia Dio Padre-Madre, che genera ab terno il Figlio. I piatti della bilancia della sfera superna sono la Sapienza e l'Intelligenza di Dio dalle quali derivano le vie e le porte che danno l'accesso al Trono. Esse hanno il loro equilibrio nella Volont divina, la splendente Corona di Dio. Nella sfera inferiore i piatti della bilancia con la quale furono pesati i re che pi non si ritrovarono, i re di Edm, sono rappresentati dall'Amore e dal Timore di Dio. Edm rappresenta le forze della materia in opposizione ad Israele, lo Spirito. La prevalenza delle forze del Rigore rompe l'equilibrio instaurando l'Et nera, l'Et della discordia. Ecco la ragione per la quale in questo periodo niente riesce a sussistere in una forma stabile e organizzata, e la terra era informe e deserta. Questa condizione di caos durer fino a quando la Volont divina (Kether) non abbia preparato e comunicato vesti d'onore, il che equivale alla restituzione di nuovi e infrangibili vasi e al ristabilimento dell'equilibrio della bilancia. Le forze di Din, che sono le medesime di Ghebur e di Pachad, il Terrore o Tremore di Dio, le forze della mano sinistra di Dio, hanno il loro complemento nelle forze della Grazia o dell'Amore divino, le forze della mano destra di Dio. L'azione purificatrice di queste forze antitetiche e complementari equivale ad un battesimo di acqua (Grazia) e di fuoco (Giustizia), quest'ultimo pi efficace e risolutivo del primo.

Le potenze della Giustizia e dell'Ordine vigilano che tutto nel processo cosmico si sviluppi nei limiti imposti dalle leggi divine, limiti a cui lo stesso Creatore, creando per amore della sua creatura, volontariamente si sottopone. Quando queste forze agiscono nei confronti di qualcosa o di qualcuno possono assumere l'aspetto impersonale delle forze scatenanti gli elementi della natura o l'aspetto personalizzato di guardiani incorrompibili e severi, capaci di causare uno spaventoso e terapeutico turbamento nell'interiorit degli impuri colpevoli per ricondurli nel proprio limite incautamente infranto. Essi rappresentano le Potenze della mano sinistra di Dio, oscuri guardiani che vigilano i confini delle sfere per respingere chi voglia oltrepassarli senza essere qualificato. Sono i Principati e le Potest, i dominatori del mondo tenebroso, gli spiriti del male che abitano le regioni celesti (Ef. 6:12), i giganti che l'atleta del Cristo deve vincere per riconquistare la luce. Essi sono i guardiani delle porte dei sette santuari che dal fondo dei cieli consentono di salire sino al Trono dell'Eterno. Il fondo dei cieli tutto pieno di perle, di diamanti, di zaffiri, e di smeraldi incastonati in esso: il loro fulgore attraversa tutti i cieli, e dal loro splendore i sette cieli sono attraversati. E lo splendore della sfera del sole, a confronto del loro splendore, come la luce di una candela paragonata alla sfera del sole, e ogni cielo pieno di un immenso fulgore, derivato dal loro splendore, come il cielo pieno del fulgore della sfera del sole che riempie e illumina tutto il mondo. E non solo questo, ma quattro mura di fuoco li circondano nell'alto dei cieli. E perfino i grandi principi che si chiamano col nome di angeli HWYH, HWYH, Nome Glorioso e terribile, non possono guardare lo splendore dei muri che sono di fronte al Trono. Alessandro Benassai Estratto da " LA DOTTRINA DELLA ROTTURA DEI VASI" in La Genesi Svelata Il Fuoco Celeste e le Acque dell'Abisso Il fuoco celeste interagendo con le acque dell'abisso (tehom), il vuoto di luce, la terra informe composta dall'elemento solido e da quello liquido mescolati caoticamente insieme, ruppe con il suo calore il legame che li univa separando le acque dalle acque. La polarizzazione della massa informe originaria indusse a sua volta una reazione turbolenta sugli elementi frantumati e polarizzati che rifluendo caoticamente in alto e in basso originarono un turbine o doppio vortice primordiale. In questo procedimento le scintille di luce si mescolarono in modo caotico con i frantumi della materia, dando origine all 'Olm ha- Thu, il mondo della confusione e del disordine governato dalle leggi del caos, il mondo deserto (Thu) apparso con l'evaporazione delle acque, la terra infuocata dal soffio ardente del Signore (Is. 40:7). L'energia divina increata dinamizz lo spazio fluido adinamico circoscritto increato per induzione, rimanendone sostanzialmente distinta, per cui le sostanze in gioco nell'Universo sono due, distinte tra loro ed esistenti su piani diversi: una increata, l'energia divina, la luce emanata dal sole occulto, e l'altra creata, completamente dipendente da quella increata. Si tratta della materia prima formata dal nulla spaziale, il vuoto in cui si propaga la luce, lo zero assoluto, ovvero lo spazio fluido adinamico e circoscritto reso dinamico dal potere della luce. Con la creazione Dio porta all'essere dal nulla spaziale le prefigurazioni preesistenti nella mente divina iniziandole nel tempo tramite le sue divine energie increate, le Sefirth, le mani di Dio, luci

plasmatrici e principi ordinatori che strutturano la materia prima secondo il modello che esse stesse rappresentano. Cos, dopo aver dato luogo alla eterogeneit primordiale, le Sefirth, secondo un ordine stabilito sin dal principio, organizzano gradualmente il caos originario, la mescolanza turbolenta di energia e materia, in un cosmos fatto di forme e di rapporti puri. I frammenti, punti o unit di materia, muovendosi caoticamente danno luogo a forme informali particolari e pi o meno complesse, che si formano e mutano continuamente l'una nell'altra in un insieme instabile e caotico il cui aspetto frattale, ossia frantumato. Queste geometrie frattali sono formate dalle linee di forza vorticosa su cui si muove la materia, sono le immagini particolari dei sistemi dinamici materiaenergia, sono i frammenti dei vasi rotti, i vasi che dovevano contenere la luce delle Sefirth inferiori. Alessandro Benassai Estratto da " LA DOTTRINA DELLA ROTTURA DEI VASI" in La Genesi Svelata La Corona di Dio e Le Sefiroth Dalla Corona fiammeggiante del Dio Vivente proruppero tutte le luci delle Sefirth, ma in uno stato di unit, perch in tale libera condizione non avevano bisogno di forme che le contenessero e le separassero tra loro distinguendole. Una sola ed unica bianca luce increata senza alcuna forma risplendeva nell'oscurit dello spazio cosmico primordiale. Per dispiegare dall'unit la molteplicit delle luci, processo necessario per creare dal nulla il mondo ad immagine di Se stesso, Dio fece procedere dalla luce originaria due luci principali, due qualit divine essenziali. Si tratta di una scissione dell'unit essenziale che polarizzandosi in due aspetti complementari forma un ternario stabile ed equilibrato. Da Bin deriveranno poi le altre sette (sei + una) Sefirth. Cos la bianca luce fulgente della Corona di Dio, Kether Helion, si propag dalla fronte e dalla bocca dell'Uomo Celeste; poi, come quando un raggio di sole attraversando un cristallo si scinde in ottave di sette colori, la luce increata, emanando dagli occhi fiammeggianti di Colui che fu visto simile a figlio d'uomo, si dispieg in sette qualit di luce che formarono l'ottava dell'energia della creazione. Le luci delle Sefirth separandosi si distinguono assumendo una caratteristica individuale, un colore proprio, che una forma con la quale rappresentano la propria qualit e con la quale possono comunicare e stabilire delle relazioni informando cos la materia per far evolvere nello spazio e nel tempo la vita e la forma universali. Quando tutte le luci e le loro forme saranno armonicamente connesse e perfettamente ordinate, costituiranno una sola ed unica uni-totalit nell'immagine di Dio che si specchia in tutto. Questo accadr alla fine del processo cosmico che instaurer il nuovo principio. Per, dopo l'inizio del processo creativo rivelativo, le sette luci inferiori propagandosi nello spaziotempo, a differenza delle tre superne che formano una equilibrata e stabile triunit, in un primo

tempo non possono mantenere l'armonia dei rapporti, di conseguenza l'equilibrio si rompe, la forma armonica dell'insieme si frammenta e le singole parti entrano in un movimento caotico. Perduta la coesione originaria dovuta all'armonia dei rapporti dell'insieme delle luci, anche ogni singolo raggio, non potendo mantenere la continuit atemporale con gli altri, a sua volta si divide e si moltiplica in un numero indefinibile di parti, che sono le unit o punti di luce apparenti del divenire. La molteplicit turbinante di scintille di luce il mondo delle luci puntiformi, 'Olm haNequdth, la sfera turbolenta dell'esplosione primordiale. In questo tempo cosmico si vengono cos a formare due divisioni o forme cosmiche fondamentali. La prima quella determinata delle tre Sefirth superiori, quella che contiene l'immagine e la somiglianza della Trinit formata dalle tre luci o principi superiori. In questa triplice sfera la vita divina e la forma materiale formano una armonica e stabile relazione sinch dura il processo cosmico involutivo-evolutivo, poi, con la fine della creazione, l'essenza della luce sar libera e completamente separata dalla forma creata divenuta senza-senza forma. La seconda forma o contenitore cosmico invece quella instabile e caotica determinata dalla rottura dei vasi delle Sefirth inferiori, dette di costruzione perch sono le colonne infrante del Tempio cosmico di Dio, colonne che dovranno essere restaurate nella forma corretta per edificare la dimora della Sapienza (Pr.9:1). Alessandro Benassai Estratto da " LA DOTTRINA DELLA ROTTURA DEI VASI" in La Genesi Svelata L'Abisso o Theom Con il termine Theom (( )confr. l'assiro timatu (tmto) mare) s'intende l'abisso delle acque, il flusso caotico e turbolento o vortice primordiale che identifica il vuoto o il deserto ( )ossia lo spazio nudo svuotato di luce, spazio fluido adinamico circoscritto reso dinamico per induzione dall'energia dell' Assoluto. la materia prima universale, la materia vergine, sostanzialmente distinta dalla luce increata. "Abisso - scrive S.Clemente d'Alessandria - ci che indefinito secondo la propria sostanza, ma che viene portato a completezza mediante la potenza di Dio. Pertanto le essenze materiali, da cui hanno origine i generi particolari, e le loro specie, sono state dette abissi perch (Daniele) non avrebbe potuto dire abisso soltanto l'acqua. Eppure abisso o materia indicano allegoricamente anche l'acqua". Abisso il nome della Gran Madre (Timat) nell'antico mito babilonese della creazione, l'oceano primordiale da cui tutto nacque (in-acque). Sulla superficie del suo volto distese la sua ombra la potenza dell'Altissimo, e la luce del suo amore dilegu la notte e colui che nacque fu dunque chiamato Sole che sorge. L'incontro della luce con le tenebre, del fuoco con l'acqua, dello spirito con la materia, segna l'inizio del processo creativo e rivelativo. Sono le nozze (nuptiae, da nubo velare) della nubile (colei che tenebrosa, oscura, vuota), la vergine velata o sposata (che sta per partorire) con il celibe (colui che luminoso), l'eroe disceso dal cielo, la prima configurazione, forma o immagine assunta dalla luce divina emanata. Dalle mistiche nozze della terra e del Cielo nascer l'uomo e l'Universo in cui s'incarner il Salvatore del mondo.

Con l'iniziare del processo creativo e rivelativo l'Assoluto proiett mediante la sua Parola una immagine e una somiglianza di Se stesso. Il raggio di luce-coloresuono che scatur dall'Infinito si stagli all'orizzonte dell'oscurit illuminando con il suo splendore la superficie delle acque e l'immagine del suo volto appar dal nulla. E il Verbo si fece carne e dalla potenza pass all'atto, generato ab terno nell'immenso oceano di luce, totalit dei mari: Maria. Alessandro Benassai Estratto da " LA DOTTRINA DELLA ROTTURA DEI VASI" in La Genesi Svelata Il Mistero del Verbo e la Luce Divina Quando l'Infinito, ci che non avr mai fine perch non ha mai avuto inizio, volle creare il mondo, lo fece con il suo Verbo che proiett un'immagine di se stesso, e la creazione apparve. Ed Elohim disse: -Dio si manifest come Verbo facendo udire un suono che si propag al di fuoriSia la luce - perch ogni luce procede dal mistero del Verbo. "Si chiama Infinito ('En-Sof) ci che mai nessun uomo potr comprendere, ci che non avr mai fine, perch non ha mai avuto inizio. Noi chiamiamo Capo il Punto Supremo, perch a partire di l cominciano i misteri intelligibili. Questi misteri hanno per noi una fine, come pure hanno un inizio. Ma l'essenza dell'Infinito stesso senza fine; non vi si riconosce n disegno, n luci, n clarit; tutte le luci emanano dall'Infinito; ma nessuna abbastanza splendente per condurci a conoscere ci che l'Infinito. una Volont suprema, pi misteriosa di tutti i misteri." (Zohar II, 239a) "Cos, per un mistero dei pi segreti, l'Infinito colp con il suono del Verbo il vuoto, bench le onde sonore non siano trasmissibili nel vuoto. Il suono del Verbo costitu dunque l'inizio della materializzazione del vuoto. Ma questa materializzazione sarebbe sempre rimasta allo stato di imponderabilit, se, al momento di colpire il vuoto, il suono del Verbo non avesse fatto scaturire il punto scintillante, origine della luce, che costituisce il mistero supremo e la cui essenza inconcepibile. Per questa ragione il Verbo chiamato Principio, visto che l'origine di tutta la creazione."(Zohar I,15a) "Il Punto Supremo proiettava una luce immensa d'una tale limpidezza, di una tale trasparenza e di una tale tenuit, che essa penetr ovunque. In tal guisa si form attorno a questo Punto un palazzo che gli servisse da vestimento. La luce del Punto Supremo essendo di una tenuit inconcepibile, quella del palazzo che le inferiore forma cos un cerchio opaco intorno ad essa. Ma la luce del primo palazzo, bench inferiore a quella del Punto Supremo, essendo comunque di uno splendore immenso, ha finito per formare attorno a questo palazzo un altro che le serve in certo qual modo da vestimento, e cos via di seguito; cos, a partire dal Punto Supremo, tutti i gradi della creazione non sono che involucri gli uni degli altri; l'involucro del grado superiore forma il cervello del grado inferiore. Questo ordine dell'alto stato ugualmente costituito quaggi, cos come scritto: E Elohim cre l'uomo a sua immagine; perch l'uomo composto di cervello e di meningi, di spirito e di corpi; tutto ci necessario all'ordine del mondo." (Zohar I,20a)

La luce divina allorch irruppe nello spazio primordiale ancora privo di dimensioni apparso con lo Tzimtzm, si dispieg in vari gradi di potere e apparve sotto vari aspetti che nel loro insieme costituirono il mondo emanato e increato della pienezza della luce. Cos, prima ancora della creazione di ogni essere dal nulla, nello spazio cosmico circoscritto ha origine nel raggio dell'essenza divina l'Adm Qadmn, l' Uomo Primordiale, generato prima di tutti i secoli, ovvero prima dell'iniziare del tempo universale. l'Uomo di luce increata anteriore alla creazione del mondo, l'Uomo nel pensiero divino, l'idea di Dio. la figura umana che apparve al profeta Ezechiele (Ez.1:26); la figura di uno simile a figlio d'uomo (Dan.7:13; Ap.1:13); l' immagine (Gv.12:45, 14:8-11; 2Cor.4:4; Col.1:15; Eb.1:3) del Dio Vivente (Ap. 1:18; confr. Gen.22:8), l'Archetipo Creatore dell'uomo e dell'Universo micro-macrocosmico. Alessandro Benassai Estratto da " LA DOTTRINA DELLA ROTTURA DEI VASI" in La Genesi Svelata Il Rigore e la Grazia di Dio Rigore e Grazia, Amore e Timore di Dio, sono quindi le due principali qualit o polarit dell'IoVolont divino. Queste due principali forze sono le colonne su cui poggia il mondo, ed il bilanciamento delle loro forze che consente l'equilibrio e quindi l'esistenza dell'Universo. Le due qualit divine, Grazia e Giustizia, operano nel cosmo per induzione producendo l'alternanza equilibrata della forza centripeta e della forza centrifuga che origina il movimento della vita universale. Il potere del Din prevalendo nel primo divino atto dello Tzimtzm, pone cos le sue radici alla base e in tutto il processo cosmico. Esso domina nell'oscurit dello spazio primordiale apparso con il ritiro della Presenza Divina: il potere di Pachad, il Terrore o Tremore divino. La coscienza primordiale del mondo soffre cos la privazione della Presenza di Dio e l'azione purificatrice del Rigore divino. Le radici del Rigore si mescolarono con il residuo di luce divina che rimase dopo la contrazione, dando luogo ad una reazione turbolenta. Il caos ebbe il suo dominio in quello spazio primordiale prodotto dallo Tzimtzm, e solo nella seconda fase un raggio proveniente dall'essenza dell'En-Sof provoc in questo caos una separazione degli elementi confusi, ordinandoli poi in forme sempre pi pure secondo le leggi che regolano il processo dell'evoluzione cosmica. Il processo creativo involutivo-evolutivo dell'Universo governato dalle forze dei due principi complementari, quelli dell'Amore e del Timore di Dio; la loro azione bilanciata determina il flusso e riflusso della vita universale, il dualismo cosmico, espansione e contrazione, movimento centrifugo e movimento centripeto, emersione e immersione o regressione. Le radici di tutto il bene e il male presente nel mondo, che si fondano nelle categorie del potere dell'Amore e del Tremore, dette altres potere della Grazia o Misericordia (Ghedul) e potere della Giustizia o Rigore (Ghebur), si trovano quindi gi latenti nell'atto dello Tzimtzm. Lo spazio primordiale prodottosi con lo Tzimtzm non rimase assolutamente privo di Luce divina: un residuo di questa, chiamato Reshimu, rest. Questo spazio lo spazio benedetto di Basilide, che

non pu essere rappresentato n caratterizzato con parole, ma che non completamente privo della condizione di Figlio di Dio. Tutti gli spazi primordiali e le loro paternit vennero alla luce grazie alla piccola idea, lo spazio che come mondo splendente di luce Dio lasci dietro di s quando si ritrasse in Se stesso. Alessandro Benassai Estratto da "LA DOTTRINA DELLO TZIM-TZM" in La Genesi Svelata *** Il Dio Nascosto e la Creazione del Mondo L'Assoluto, la Potenza Creatrice Rinnovatrice, l'En-Sf, l'inconoscibile Deus Absconditus, per creare il mondo dal nulla, ossia per iniziare nel tempo le prefigurazioni e preformazioni presenti nel suo pensiero, opera come primo atto una concentrazione della propria volont assoluta, ritirandosi da S in Se stesso e astraendosi parzialmente da una zona esterna lasciandola vuota del proprio potere. Questo movimento interiore determina la formazione di un centro di Volont e di Potere, che la prima espressione della Coscienza Divina, la triplice Personalit con la quale l'Assoluto si rivela creando: Lui-la Trinit, Lui-l'Esseredegli- Esseri, l'Essere Divino. A Lui convergono e da Lui emanano nel vuoto creato le luci increate. Il punto di concentrazione della Presenza Divina il Centro di gravit dello Spirito Infinto, il cuore pulsante di ogni vita e di ogni luce che irradia fino ai confini del Creato, come scrive Clemente Alessandrino: Da Dio, Cuore dell'Universo, emanano le sei fasi del tempo e le sei dimensioni.... Il centro di gravit spirituale crea per induzione nella sfera dello spazio fluido adinamico circoscritto un centro di forza cosmica, un centro di gravit universale, un vortice caotico e turbolento in espansione-contrazione. Questo doppio vortice primordiale, formato dall'incontro delle due correnti formate dal fluido spaziale polarizzato, il motore immobile, il Sole irraggiante del Creato, il trasformatore cosmico che produce per induzione tutta l'energia-vita dell'Universo. Il vortice primordiale o centro di forza e di coscienza cosmica, comunica attraverso il suo interno con il mondo increato delle luci e la Coscienza di Dio che si rivela come Io Sono (Giov.8:58), il nome con cui Cristo si rivel a Mos (Es.3:14). Eheieh esprime la vita divina rapportata al Padre e indica l'aspetto soggettivo dell'essenza divina. Eheieh esprime la presenza del Dio Nascosto e non rivelato, ossia l'Arch, la Potenza Suprema simbolizzata dall'Alfa o Alef. Principio e sintesi di tutti i nomi divini, Eheieh la corona splendente di luce del Re del Cielo. L'Io-Sono Divino l'Io-Volont-Amore-Saggezza, l'Essere Coscienza Beatitudine, Dio Uno e Trino, Padre, Figlio e Spirito Santo. Tre Aspetti o Tre Personalit con i quali lo Spirito di Verit, l'Arch, il Vero ed Unico Dio, si rivela alla sua creatura nei tre gradi o mondi della manifestazione creativa, i tre gradi o i tre veli dei quali si riveste la Potenza Cosciente di Lui-la-Trinit per rivelarsi all'uomo.

Con il primo atto di concentrazione e occultamento interiore, con il quale inizia gli Universi nel tempo, la Potenza Cosciente crea ab terno, prima di tutti i secoli, ossia prima dell'iniziare del tempo cosmico, il suo Se stesso, l'Io-Volont, ossia Lui-l'Essere-degli-Esseri come scritto nel primo versetto della Genesi: Berescith bara Elohim..., In principio (Berescith) [la Potenza Suprema] cre (bara) Luil'Essere- degli-Esseri (Elohim).., e poi prosegue:..eth ha-schamaim eth ha-aretz, [e Elohim cre] il cielo (eth ha-schamaim) e la terra (eth ha-aretz). Elohim il Dio Onnipotente, Creatore e Signore del Cielo e della Terra. Egli, Dio Padre-Madre, cre con la sua Parola (Dio Figlio), proiettando nel vuoto cosmico un'immagine ed una somiglianza di Se stesso e la creazione apparve: Ed Elohim disse: Sia la luce e la luce fu (Gen.1:3). la luce del Sole spirituale che in principio si muoveva sulla superficie dell'abisso, il mare della vita universale (e lo spirito di Elohim aleggiava sulle acque), la Luce del Mondo, il Sole che sorge dall'alto per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre e nell'ombra della morte. (Lc.1:79). Alessandro Benassai Estratto da "LA DOTTRINA DELLO TZIM-TZM" in La Genesi Svelata Il Digiuno e il Deserto Il deserto, che indica aridit, isolamento e morte, simbolizza quindi lo spazio primordiale, il nulla, il vuoto, l'abisso che nell'Infinita Luce (En-Soph-Aur) divenne oscuro perch abbandonato dalla vita divina, la Presenza di Dio che si concentr in Se Stesso. Da questo luogo infero resusciter poi la luce e lo spazio sacro diverr il luogo santissimo in cui la Gloria si stabilir in tutta la sua potenza riempiendolo completamente. La rinascita della vita veniva celebrata nei santuari del mondo antico in coincidenza di eventi stagionali significativi. In Egitto, si celebravano i misteri della resurrezione al tempo della Canicola, quando le acque del Nilo traboccavano dagli argini per le intense piogge per inondare l'arida terra, trasformandola in una terra feconda produttrice di abbondanti messi. Questi misteri che avevano un valore religioso esoterico e essoterico, rivestivano forme adatte alla mentalit del popolo e a quella pi avanzata dei sacerdoti-iniziati. Il mistero della rinascita fu rappresentato nello Zodiaco egiziano da Iside, la vergine madre, con in mano una spiga di grano, simbolo del Figlio divino, nato dalla terra fecondata dalle acque del fiume sacro. La Spica della Vergine, individuata in una brillante stella azzurra piazzata proprio sull'eclittica, divenne per i sacerdoti-astrologi dei Paesi d'Oriente un punto di riferimento per calcolare alcune date importanti del calendario sacro. Gli aspetti che Alfa Virginis durante il suo cammino apparente lungo lo Zodiaco, dovuto al movimento di precessione degli equinozi, va a formare con le cuspidi dei Segni, il sole e la luna, segnavano per gli antichi osservatori del cielo i tempi sacri dell'inizio e della fine dei cicli della manifestazione divina, l'apparizione della luce, ovvero la discesa della vita sulla terra. Al tempo della nascita di Cristo, all'iniziare della primavera, quando il Sole entra nel Segno di Ariete, la Spica della Vergine si trovava all'inizio del Segno della Bilancia, e brillava fulgida e isolata nell'alto del cielo oscuro, al meridiano di Nazareth.

Il luogo oscuro, il luogo deserto, la dimora dello spirito. Nel deserto il Dio Vivente appar ad Agar (Gen.16:7); nel deserto venne trasportato in spirito il profeta dell'Apocalisse (Ap. 17:3); nel deserto si alza il vento d'Oriente, il soffio distruttore del Signore (Os.13:15; Is.40:7); nel deserto Giovanni il Battista fanciullo cresceva e si fortificava nello spirito fino al giorno della sua manifestazione a Israele (Lc.1:80; Mt. 3:3); nel deserto, dove si aggira lo spirito del male (Lc.11:24), Ges si ritirava per pregare (Mc.1:35) e lottare contro le tentazioni di Satana; nel deserto grida la voce di uno che annuncia con forza: nel deserto preparate la via al Signore, appianate la strada per il nostro Dio. Ogni valle sia colmata, ogni monte sia abbassato .... allora si riveler la Gloria del Signore ed ogni uomo la vedr (Is. 40:3ss), perch dai tempi di Giovanni (Giov.1:6) il Regno di Dio stato annunziato e in ogni uomo grida forte crocifisso (Luca 16:16). Il deserto il cuore arido dell'uomo e tutta la sua gloria come un fiore di campo. Secca l'erba, appassisce il fiore quando il soffio del Signore spira su di essi. Secca l'erba, appassisce il fiore, ma la parola del nostro Dio dura in eterno (Is. 40:7). Le due fasi del processo creativo-rivelativo della luce divina riassunte dalla parola Tzimtzm corrispondono alle due fasi principali del procedimento evolutivo della vita umana, che gli alchimisti chiamarono solve et coagula, ossia la via misticoiniziatica rivelata dal Messia Ges il Cristo, caratterizzata dalla rinascita da acqua e da spirito (Giov.3:5): In verit, in verit ti dico, se uno non nasce da acqua e da Spirito non pu entrare nel Regno di Dio. Il significato del secondo termine Tzm, digiunare, in senso mistico significa attuare una purificazione totale della coscienza rinunciando volontariamente al male e al peccato (1Sam. 7:6), alla brama di vivere in senso deifugo, all'attrazione fatale della vita materiale del mondo tenebroso dominato dal Maligno, per aderire alla vita spirituale del mondo divino dominato dal Cristo. Questa rinuncia a Satana e alle sue attrazioni e la vittoria sul mondo di tenebra, d all'eroe il diritto di inserirsi nella via iniziatica per contemplare e attrarre nel proprio spazio divenuto puro, che il suo stesso cuore, la Verit che fa liberi, la Presenza Particolare di Dio, la quale una volta stabilitasi in forza lo far diventare un Adepto. Digiunare in senso iniziatico significa non mangiare pane (Mt.4:4) e non bere vino che rappresentano il corpo e il sangue di Cristo, ossia rinunciare volontariamente alla vita divina di Cristo a favore del prossimo. Questo atto di volontaria carit simbolizzato dal pellicano che nutre i suoi piccoli con il proprio sangue. Coloro che attuano veramente questo comandamento della carit sono divenuti come angeli del cielo, i ministri divini che non mangiano pane e non bevono vino ma li offrono in sacrificio perenne secondo il sacerdozio eterno di Melchisedek, il re di Gerusalemme e sacerdote dell'Altissimo. I 40 giorni (Mt.4:2) di digiuno di Cristo nel deserto rappresentano il tempo simbolico della durata del ciclo quaternario della manifestazione della vita divina sulla terra, della discesa e rivelazione di Dio nell'uomo che gradualmente evolve attraversando i quattro tipi di umanit stabiliti dai quattro Evangeli, che sono la proiezione nel tempo dell'Evangelo Eterno. Durante l'intero ciclo stagionale, il cosiddetto tempo della Grazia, Dio rimane occultato in Se stesso e si manifesta e si rivela solo parzialmente nel Figlio dell'Uomo. Alla fine del ciclo, con l'Apocalisse e il giudizio finale, Dio, procedendo fuori da Se stesso, si manifester nella sua Gloria rivelandosi nel Figlio di Dio, il quale unito alla sua Sposa, la Fidanzata dell'Agnello, la Celeste Gerusalemme, sieder sul Trono, alla destra di Dio Padre. Il Re dei re (Ap.19:16) sar allora il Padre dei secoli venturi, il Dio Onnipotente della nuova creazione (Is.9:5-6).

I 40 giorni (o i 40 anni) rappresentano il tempo simbolico della manifestazione della Vita nel mondo; questo tempo un ciclo formato da due fasi principali, una involutiva e l'altra evolutiva, due emicicli, un'emiciclo discendente e un'emiciclo ascendente, simbolicamente rappresentati dalla discesa e salita del carro del sole, discesa di Dio e salita dell'Uomo, la discendenza-ascendenza del Popolo Eletto. L'emiciclo discendente si riferisce alla caduta dell'uomo e alla discesa dell'Avatr, Dio che nasce nell'Umanit; l'emiciclo ascendente si riferisce all'ascesi e alla salita al cielo dell'uomo-Dio, l'Uomo che rinasce nella divinit (Giov.3:3). In questo ciclo della vita, o ruota dell'esistenza, secondo la tradizione si entra e si esce attraverso due porte dette Porta dell'uomo e Porta di Dio, ed anche Porta del cielo e Porta dell'inferno. Esse sono i due poli o centri di gravit dell'alto e del basso, del cielo e della terra, della materia e dello spirito, situati ai due punti estremi del diametro che taglia verticalmente il cerchio o ciclo di manifestazione della luce. Equidistante tra i due poli il punto di equilibrio, il centro della circonferenza che circoscrive lo spazio-tempo universale nell'infinito: il punto d'intersezione della linea verticale con quella orizzontale che separa e unisce l'alto e il basso, l'acqua e il fuoco, formando la croce cosmica degli elementi, o nodo d'Iside che lega cielo e terra in mistiche nozze. il segno inciso sulla pietra per ricordare l'origine divina. Alessandro Benassai Estratto da "LA DOTTRINA DELLO TZIM-TZM" in La Genesi Svelata La Dottrina dello TzimTzm Il termine Tzim-tzm composto da due parole che rispettivamente indicano la prima e la seconda fase del procedimento creativo-rivelativo della manifestazione della Divinit. Tzim ( )alla lettera individua gli abitanti del deserto (Salmo 72:9), ma questo vocabolo si pu pure leggere Tzarim , luoghi sotterranei, ossia gli inferi, con riferimento all'abisso coperto dalla tenebra che apparve (Gen.1:2) quando la luce divina si ritir in se stessa. Altri vocaboli che derivano dalla medesima radice identificano sia il vento ardente (Ger.4:11) del deserto, che la terra arida, nuda o scoperta, che simbolizza lo spazio primordiale lasciato vuoto dal ritirarsi della vita divina. Tzm alla lettera significa digiunare, ma potrebbe essere una modificazione assonantica di Tzph inondare, far traboccare (le acque), verbo che indica anche lo scorrere del miele ( ), con evidente riferimento simbolico alla rivelazione della vita divina che trasforma l'arido deserto nella feconda terra dove scorre latte e miele (Es.3:8). [...] Connessi con il termine Tzm, digiunare, sono germogliare, nascere e germe, germoglio, con allusione al Messia chiamato il germoglio di Davide (Is. 4:2); laccio; legare, unire, congiungere, paio, coppia; distruggere, sterminare, estinguere per sempre.

Questi significati non hanno che un comune denominatore: sono tutte espressioni di una medesima forza, quella dello Spirito di Dio, che ritornando nel luogo tenebroso dal quale si era parzialmente ritirato, distrugge completamente tutto ci che rimasto di corrompibile (la scorza del germe), purificando totalmente con la sua Presenza la coscienza dell'uomo per poi legarla, saldarla a S in intime e mistiche nozze. da questa Sacra Unione o Santa Alleanza che pu rinascere dall'Alto l'Uomo Nuovo, il nuovo Cristo, il germoglio di Davide (Is. 4:2). La dottrina cabbalistica dello Tzimtzm (il procedimento con il quale Dio si manifesta e si rivela creando, prima ritirandosi da un luogo, lasciandolo vuoto della sua Divina Presenza, per rendere possibile l'apparire della sua creazione, e poi ritornando in questo stesso vuoto con la sua Luce occupandolo completamente di S), si trova accennata nei Salmi di Davide (Salmo 40:2) e nei Vangeli quando si parla dell'umile condizione della nascita del bambino divino, nato in una grotta oscura, in una mangiatoia (Lc.2:7) a simbolizzare l'alimento salvifico dell' Umanit. Poi ne fa menzione S.Paolo (Rm. 8:3; 2Cor.8:9; Flil. 2:7s; Eb. 2:9;5:8) con il termine ', Knosis (da keno'w vuoto) che ha due significati opposti. Il primo significato, render vuoto, si riferisce alla prima fase dello Tzimtzm, al ritirarsi della luce divina fuori da un luogo rendendolo vuoto della sua Presenza; il secondo significato, emissione, inondazione, si riferisce invece alla seconda fase, al ritorno della luce in quella zona lasciata vuota per riempirla completamente. La prima fase, quella dell'occultamento, un atto volontario di auto-limitazione per rendere possibile la creazione dell'Universo. La seconda fase, quella della rivelazione, un atto di generosa donazione della sovrabbondante vita del Creatore che si riversa nel vuoto prodotto per stabilirvisi in maniera stabile e potente. Questo duplice atto di trattenere Se stesso per donare Se stesso, genera in Dio una intima tensione. Il termine Tzimtzm deriva da un passo di un Midrsh dove detto che Dio avrebbe concentrato la sua Shekhin, ossia la sua Sacra Presenza, in un punto, nel Santo dei Santi, nel Luogo dei Cherubini. La concentrazione o contrazione della Luce Divina in un punto, viene realizzata da Dio per il (parziale) ritiro (e la conseguente rarefazione) della sua Coscienza da una zona circoscritta della sua Onnipresenza che occupa totalmente lo spazio infinito. Poi, proiettando le sue divine increate energie dal punto di concentrazione nella zona o porzione del tutto dalla quale si era precedentemente ritirato, Dio, con la potenza della sua parola, porter all'essere dal nulla spaziale la sua creazione, iniziando nel tempo le prefigurazioni e le preformazioni preesistenti nella sua mente divina. Alessandro Benassai Estratto da "LA DOTTRINA DELLO TZIM-TZM" in La Genesi Svelata

Costituzione del Cosmo La ricerca archeosofica ha svelato che il Cosmo sferico, limitato come dimensioni e composto di materia intelligibile, mentale, emozionale, eterica e chimica. Ebbene anche l'uomo ha un Io volitivo, pensante, emotivo ed erotico unito non per accidente, ma per affinit qualitativa, ad un corpo fisico per mezzo di alcuni corpi energetici, gli stessi che si ritrovano nel Cosmo.

Risulta pure che il Cosmo uno spazio fluidico circoscritto adinamico, reso dinamico da una Causa incausata alla quale tutte le religioni hanno dato lo stesso nome: Dio. Il Cosmo, al di l della sua superficie sferica, ha la continuazione nello spazio fluido infinito, increato ed eterno adinamico, compenetrato dall'Essenza onnipresente e onnipotente di Dio. Immaginare il Cosmo, anche se vertiginosamente grande, tale da misurarne le distanze in anni luce, possibile. Ma lo spazio non circoscritto, poich infinito e totalmente occupato da Dio, intellettivamente incomprensibile, assurdo, eppure vero. Il Cosmo contiene, in quanto spazio circoscritto e dinamizzato e fluido, numerose entit spirituali angeliche, psichiche, masse e campi gravitazionali quali le stelle, le galassie, i pianeti con la nostra Terra ed il suo carico di minerali, vegetali, animali, uomini e donne, creati, cio iniziati nel tempo dalla Volont creatrice della Trinit. Ogni cosa portata all'essere dal nulla spaziale per l'opera creativa iniziata nel tempo in questa porzione del tutto, messa in stato dinamico dai poteri dell'Altissimo. La Creazione dura ab terno, perch quando un Cosmo stato creato nell'infinito spazio, Iddio pu aver iniziato altre creazioni cosmiche e non possiamo saperlo, almeno per ora, se Egli non lo rivela ai suoi profeti. Che Dio abbia creato e creer innumerevoli altri mondi non stupisce il teologo, perch la creativit una caratteristica della sua onnipotenza perenne: Dio amore creativo ed sempre stato Padre e Madre. Il Cosmo e le creature angeliche, come pure quelle umane, non sono state create ab terno, ci scritturale, ma ab terno esistono le prefigurazioni e le preformazioni, le idee create nel Figlio in quanto Sapienza increata, simile a un mondo intelligibile delle idee archetipiche che riflette le immagini in Sofia, la Sapienza creata. Alessandro Benassai Estratto da "ORIGINE E COSTITUZIONE DEL COSMO" in La Genesi Svelata

Cosmogonia e Cosmologia La Cosmogonia (dal greco csmos e ghgnomai = origine del mondo) la dottrina mitica, filosofica, religiosa e scientifica che tratta in modo sistematico dell'origine e della formazione del mondo. La Cosmologia (dal greco csmos + lgos = scienza del mondo) quella parte della filosofia che studia le origini ed il perch dell'Universo (cosmos o macrocosmos in contrapposizione al microcosmos), considerato come un tutto armonico. Questa indagine non superflua, dal momento che il Cosmo e l'Uomo sono stati creati in corrispondenza e con la stessa sostanza. Tutto ci che si trova racchiuso nel Cosmo o Macrocosmo, si ritrova nell'Uomo o Microcosmo, cos definito da S.Giovanni Damasceno. Questo assioma ha un fondamento concreto, di cui comprenderemo la portata nel corso dei nostri studi. La ricerca archeosofica ha svelato che il Cosmo sferico, limitato come dimensioni e composto di materia intelligibile, mentale, emozionale, eterica e chimica. Ebbene anche l'uomo ha un Io volitivo, pensante, emotivo ed erotico unito non per accidente, ma per affinit qualitativa, ad un corpo fisico

per mezzo di alcuni corpi energetici, gli stessi che si ritrovano nel Cosmo. Risulta pure che il Cosmo uno spazio fluidico circoscritto adinamico, reso dinamico da una Causa incausata alla quale tutte le religioni hanno dato lo stesso nome: Dio. Alessandro Benassai Estratto da "ORIGINE E COSTITUZIONE DEL COSMO" in La Genesi Svelata La Legge di Risonanza Antropo-cosmica La terra e il sistema solare sono immersi nel mondo eterico, nel mondo astrale e nel mondo mentale, che traggono origine dal mondo dello spirito. Questi mondi o piani della natura hanno sette tipi di vibrazione e compongono nell'insieme una vera gamma di vibrazioni. La materia mentale il veicolo del pensiero, quella astrale o emozionale il veicolo dei sentimenti e delle passioni, la materia eterica il medium di ci che erotico e vegetativo. Tutto vibrazione. Dalla scienza dei suoni, l'acustica, sappiamo che in natura vige la legge della risonanza; alla risonanza acustica risponde anche una risonanza di ottava in ottava su tutti i piani o cieli del cosmo. il meraviglioso fenomeno della meta-acustica, che permette all'ascesi spirituale di utilizzare la scienza dei suoni strumentali e vocali. La parola, la musica, la preghiera, il canto, un rito teurgico, creano degli impulsi all'azione, fanno provare sentimenti ed emozioni, formano immagini e colori nella nostra mente, fanno scaturire idee e intuizioni, percezioni animiche e illuminazioni spirituali per la accordata risposta dalle sfere celesti. Le cerimonie sacre che esprimono religiosit elevata, appaiono alla visione chiaroveggente come grandiosi scenari luminosi, animati da simboli, ai quali su di un piano ancora pi elevato corrisponde una liturgia ove partecipano esseri celesti. Alessandro Benassai Estratto da "LA LEGGE DI RISONANZA ANTROPOCOSMICA" in La Metafisiologia

Le Forme Pensiero Quando lindividuo pensa, mette in movimento una serie di vibrazioni nel corpo mentale, accompagnate da un giuoco di colori iridescenti, vivi e delicati ad un tempo; una parte vibrante di materia luminosa si distacca dal corpo mentale e prende forma dalla natura stessa delle vibrazioni, come quando su una superficie metallica ricoperta di sabbia si forma una figura per linfluenza di una nota musicale.

Questo il caso di una persona che invia pensieri di aiuto ad un amico in difficolt. Lazzurro rappresenta la devozione del pensiero, le forme gialle che accompagnano lo sforzo di comunicare forza intellettuale o coraggio. Se predomina il rosa ci segnala laffettuosa simpatia che lega due amici. La forma pensiero attinge vitalit dallidea che lha generata ed avr grande forza ed energia se sar di materia mentale di elevata vibrazione, prodotta da una volont calma, forte e altruistica. Se viene a mancare la concentrazione mentale e ladesione della volont, la forma pensiero generata sar debole ed avr vita breve. Quando il pensiero rivolto verso un oggetto che si desidera o verso attivit passionali o emotive, e questo succede nella stragrande maggioranza dei casi, tale energia opera in una qualit di materia pi densa di quella mentale, cio nella materia che compone il corpo del desiderio o corpo astrale. Il corpo del desiderio d vita ad una seconda classe di forme pensiero, di cui abbiamo visto degli esempi, generate dalla mente sotto linfluenza della natura inferiore, con una esistenza limitata al piano astrale. La mente dominata dal desiderio mette in moto vibrazioni nel corpo astrale, poi sotto la loro influenza espelle una parte vibratoria di s, la cui forma determinata dalla natura stessa delle vibrazioni. Tale forma pensiero ha per corpo questa essenza elementale e per forma animatrice il desiderio o la passione che lha generata. La forza della forma pensiero determinata dalla quantit di energia mentale che viene unita alla passione o al desiderio. Alessandro Benassai Estratto da "LE FORME PENSIERO" in La Metafisiologia La Scala di Giacobbe Vedrete il cielo aperto gli angeli di Dio salire e scendere sul Figlio dell'uomo (Giov.1:51). La scala vista da Giacobbe (Gen.28:12) la scala sulla quale gli angeli del cielo salivano e scendevano e il Signore stava appoggiato in cima ad essa. Platone afferma che la via delle anime per andare verso la terra e tornare dalla terra passa attraverso i pianeti (i cieli, cerchi o sfere planetarie). Cos Paolo, a quelli capaci di comprendere presenta qui manifestamente (Corinzi 4:17-18) le cose sensibili, chiamandole quelle che si vedono, ed il mondo intelligibile, che il solo spirito pu cogliere, sotto il nome di cose che non si vedono. Egli sa pure che le cose sensibili sono temporanee e visibili, mentre le verit intelligibili e che non siedono sono eterne. Per giungere alla loro contemplazione, egli, sostenuto dal desiderio che spinge verso di esse, considera ogni tribolazione come una cosa da nulla o del tutto trascurabile; nello stesso momento della tribolazione e delle fatiche, lungi dall'essere abbattuto, egli considera lieve ogni difficolt,

dacch pu alfine contemplare tali cose. Infatti noi abbiamo un grande Sommo Sacerdote, che per la grandezza della sua potenza e del suo spirito ha traversato i cieli, Ges, il figlio di Dio (Hebr.4:14). Egli ha promesso agli uomini, che hanno appreso schiettamente le cose divine, e che hanno trascorso la loro vita in modo degno di esse, di condurli ai beni, che stanno al di sopra del mondo: infatti cos dice: affinch dove sono io, siate anche voi (Giovanni 14:3). per questo che noi speriamo, dopo le fatiche e le lotte di quaggi, di giungere al sommo della volta celeste, e ricevere sorgenti di acqua zampillante nella vita eterna (Giovanni 4:14) seguendo gli insegnamenti di Ges e contenere in noi fiumi di contemplazione, per potere essere insieme a quelle acque dette al di sopra dei cieli, che lodano il nome del Signore. E fino a quando noi lo loderemo non saremo trascinati fuori dal cerchio del cielo (Platone Phaedr.p.247C), ma ce ne staremo a contemplare le opere invisibili di Dio: esse saranno percepite da noi, non pi come dopo la creazione del mondo, in grazia delle cose fatte (Romani 1:20), ma nel modo che ha espresso il discepolo verace di Ges, dicendo: allora davvero faccia a faccia, e quando poi verr ci ch' perfetto, ci ch' imperfetto sparir (1Corinzi 13:12;10). Alessandro Benassai Estratto da "LA SCALA DI GIACOBBE" in Le Gerarchie Angeliche Tetraktys Nella T, secondo gli insegnamenti di Pitagora, risiede la sorgente della Natura Vivente, del mondo terrestre e del mondo celeste. La Tetraktys, rappresenta il Mistero del Quattro; essa inizia con l'Unit, origine di tutti i numeri, e si completa nel 4 triangolare per un totale di 10, l'Unit finale che racchiude tutti i numeri semplici. Nella dottrina del Cosmo la Tetraktys si riferisce ai quattro mondi; nella dottrina di Dio si riferisce a Dio Uno e Trino e a Ges Cristo. Il primo Aspetto della purissima Essenza Trascendente rappresentato dall'Unit iniziale, il Numero 1, l'Alfa o l'Alef, la Potenza Suprema, il Fuoco-Volont, Dio nella trascendenza, il Padre che non mai nato. Il secondo Aspetto rappresentato dal Figlio, Luce-Sapienza generata dal Padre, Dio che si rivela nella manifestazione sensibile. Il terzo Aspetto rappresentato dallo Spirito Santo, la Madre Divina, l'Amore-Vita che promana dal Padre, Dio nella manifestazione occulta. Il quarto Aspetto rappresentato da Ges Cristo, l'Unto di Dio, l'Uomo-Dio, che con il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, forma l'Unit o Unitotalit dell'Umanit redenta in Cristo. La T la rappresentazione del Quattro Triangolare la cui somma Dieci. Il Triangolo con il vertice rivolto verso l'alto il simbolo del Fuoco e dello Spirito e del numero 3; il numero 4 il simbolo del Quadrato e della Croce, della Terra, del Mondo Creato, della manifestazione quaternaria della Vita e della Luce di quel Fuoco simbolizzato dal Triangolo che, con alla base la Croce, forma il simbolo dello Zolfo Rosso o Archeo Celeste.

Il Quadrato sormontato dal Triangolo rappresenta il simbolo alchemico dell'Antimonio o Pietra Piramidale. Questo complesso valore simbolurgico sintetizzato dalla quarta lettera dell'alfabeto greco, il Delta, che nella sua forma minuscola il numero 4 e nella sua forma maiuscola il numero 10. Il Delta illumina il Tempio e porta inscritto il Nome Ineffabile con cui la Santissima Trinit si rivela nel tempo della Legge, nel tempo della Grazia e nel tempo del Giudizio come Padre, Figlio e Spirito Santo. Il valore simbolico della Tetraktys e del Delta si ritrova nella Piramide dal cui Vertice o Punto Primo sorgono i Quattro Raggi (o Tetra-aktis) o Fiumi che formano la base quadrata. Il Tetragrammaton-Tetraktys, la cui immagine gloriosa apparsa a Profeti e Santi stata chiamata Serafino, Cherubino, Haioth, fa riferimento alla dottrina segreta della Merkhabah, conosciuta da Pitagora, la cui origine assai antica. Gli Egiziani ne resero testimonianza costruendo nel deserto un monumento che rappresenta un corpo fatto di tre bestie sormontato dal volto rosso del Faraone (cfr. Ap.4:2), il re dell'Alto e del Basso Egitto, che fissa il suo sguardo all'orizzonte orientale, da dove sorge il Sole della Verit, il Sole-Spirito, il Principio di tutto. Alessandro Benassai Estratto da "LA TETRAKTYS" in Le Gerarchie Angeliche La Rivelazione del Nome di Dio "Come si pu parlare di una forma di Dio? A ci noi rispondiamo che Dio ha una figura, poich la scrittura dice: "Egli vede la sembianza del Signore" (Num. XII:8), ma questa sembianza non reale come quella dell'uomo, essa non che soggettiva; quando Dio discese per governare le sue creature, apparve a diversi uomini secondo le loro facolt, secondo il loro intendimento e secondo le loro forze immaginative. Tale il senso delle parole: "profeti mi hanno rappresentato secondo immagini differenti". Prima della creazione del mondo e prima che alcuna forma esistesse Dio dimorava solo senza figura e senza sembianze. Chi mai potrebbe comprendere Dio come era prima (del principio)?! Cos vietato fare l'immagine di Colui che al di sopra di ogni forma. Ma dopo che egli ebbe impressa la figura dell'uomo celeste nel suo veicolo, egli discese nel veicolo e apparve sotto la forma di YHUH. Volle essere chiamato secondo i suoi attributi, e secondo che governi il mondo con la Clemenza o con il Rigore; volle essere chiamato "El", "Elohim", "Tsebaoth" e "Essere". Poich se Dio non si manifestava attraverso questi differenti attributi, come avrebbe governato il mondo sia con la clemenza che con il rigore, secondo le opere degli uomini? Come potrebbe diffondere la sua luce in tutte le sue creature e come queste potrebbero accoglierla? Come poi si compirebbero le parole della scrittura: "Tutta la terra piena della sua gloria?" (Is.VI:3). Sventura all'uomo che riduce Dio alla figura d'un uomo, di cui la scrittura dice: "Coloro che abitano nelle case di fango e che hanno solo fondamenta di terra, saranno consumati e rosi da vermi".

La figura con la quale Dio si manifesta a noi non che soggettiva a seconda che egli faccia valere l'uno o l'altro dei suoi attributi e secondo le creature alle quali si manifesta." (Zohar II: 42b) Dio quando si rivela percepito secondo il grado di perfezione raggiunto dall'asceta. Il grado pi elevato corrisponde alla completa e totale smaterializzazione da tutte le forme e nomi, secondo le parole di Ges Cristo alla Samaritana: "I veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verit" (Gv.4:23), perch Dio Spirito e non ha nome. Alessandro Benassai Estratto da "LA RIVELAZIONE DEL NOME" in Le Gerarchie Angeliche Coro Angelico degli Angeli Messaggeri ed esecutori dei voleri di Dio. Sono l'Ordine angelico pi vicino all'uomo. Gli Angeli annunziano la Parola di Dio, assistono nella celebrazione dei Riti Sacri, ispirano il bello e il buono, aiutano, difendono dal male chi opera in senso apostolico. Ispiratori di buone intenzioni sono i custodi di ogni anima. Essi infondono, a chi si assimila a loro, la purezza e la piet divina, l'amore e la capacit di soccorrere tutte le creature di Dio. Gli Angeli sono rappresentati abbigliati con una tunica bianca ed i piedi riccamente calzati; hanno due ali. Recano nella mano destra il globo con il monogramma IC XC e nella sinistra un lungo bastone con la croce. Corrispondenze: Nome Divino: ; Sefir: ; angelo:; astrologia: Cielo della Luna. Il nome ebraico del Coro angelico degli Angeli : I Custodi (Gen. 3:24). In greco A, Messaggeri. Alessandro Benassai Estratto da "CORO ANGELICO DEGLI ANGELI" in Le Gerarchie Angeliche Coro Angelico degli Arcangeli Esecutori delle missioni pi importanti di Dio, gli Arcangeli rivelano, insegnano ed illuminano; assistono i sacerdoti nei loro ministeri e dirigono in ogni uomo il culto divino. A chi gerarchizza l'anima al loro Ordine, gli Arcangeli comunicano una rivelazione della Sapienza Arcaica, luce che illumina l'intelligenza che diviene capace di comprendere i Misteri. Gli Arcangeli pi noti sono Michele, Gabriele e Raffaele.

, Colui che simile a Dio, il Primo dei Principi Primi (Dn.10:13). Il termine Primi, sta per Primi-nati (=creati) o Primogeniti, definiti da San Clemente d'Alessandria: Angeli Protoctisti, coloro che stanno nella Divina Presenza. Michael, il Principe dell'Esercito del Signore - veduto da Giosu come - un uomo con la spada sguainata (Gs.5:14), il Capo dell'Armata Celeste (Ap.12:7), il Firmamento delle Stelle (Is.40:26), che il suo stesso corpo. Egli nel canone romano arcaico chiamato il Santo Angelo, un singolare collettivo per indicare tutti i santi angeli. Gabriel il Forte, l'Invincibile (angelo) di Dio che dice di s: Io sono Gabriel, alla Presenza di Dio io sto (Lc.1:19). Rafael il Medico divino, Colui che guarisce da ogni male. Egli dice di s: Io sono Rafael, uno dei sette angeli che stanno alla Presenza della Maest del Signore (Tb.12:15). Nel Genesi di Mos si legge: Il Signore gli apparve... ed ecco tre uomini (Gen.18:1). La locuzione shalisha ve-henna, ecco tre (uomini), rivela l'aspetto Trino di Dio apparso ad Abramo e identifica per Ghematria i nomi dei tre uomini (angeli): questi sono Michael, Gabriel e Rafael. Michael rappresenta Dio Uno e Trino (Giov.1:1) e la prima Persona della Trinit: il Padre. Il suo nome composto da tre parti. La prima, Mi, Chi?, designa il grado supremo dell'essenza divina (Zohar) e indica Dio prima della Creazione, Colui che il Creatore del firmamento (Is.40:26; cfr. Ap.3:14). La seconda parte, la lettera , come, ha un valore di assimilazione e di uguaglianza e nel medesimo tempo di distinzione; designa il Verbo, il Figlio Creatore in virt dell'Onnipotenza e Amore del Padre. La terza parte , Lui l'Altissimo, indica Dio Padre. Gabriel rappresenta lo Spirito Santo (Lc.1:35), ma anche la seconda Persona della Trinit perch il Figlio Potenza del Padre. Il suo nome composto da potente, da simbolo della mano che indica il possesso, e da che significa Dio Altissimo; per cui si pu interpretare sia Dio () la mia potenza, che la Mano della Potenza Divina. Rafael rappresenta la Sapienza Divina, la Medicina Divina e l'Amore Divino che guarisce da tutti i mali. Il nome composto da , medicina, guarigione, e da , Dio. L'unit essenziale delle Tre Persone o Personalit di Dio Uno, distinte dai tre Arcangeli, espressa da un quarto Arcangelo: , il Fuoco Divino. Questi tre Arcangeli raffigurano la Trinit dell'Antico Testamento: 1) Dio, il Creatore, il Padre; 2) la Sapienza di Dio, il Figlio, la Fede che salva che guarisce dall'ignoranza deifuga; 3) la Potenza di Dio, lo Spirito Santo, la Carit che santifica e fa i miracoli. Gli Arcangeli sono rappresentati abbigliati da soldati con corazza e stivaletti, ma senza elmo, spesso con una fascia d'oro alla vita. Hanno un paio di ali. Nella mano destra la sfera con le iniziali di Ges Cristo, nella sinistra una spada nuda con la punta rivolta in alto. Michele Arcangelo viene raffigurato con la spada fiammeggiante, strumento d'Iniziazione e di difesa, e la bilancia per pesare le anime per il giudizio finale.

A Michele Arcangelo stato dedicato il primo culto liturgico degli angeli celebrato con Gabriele e Raffaele il 29 Settembre, giorno della fondazione di Archeosofica. Corrispondenze: Nome Divino: ; Sefir: ; angelo:; astrologia: Cielo di Mercurio. Il nome ebraico del Coro angelico degli Arcangeli Beni Elohim Figli di Dei (Gen.6,2), tradotto in greco con 'A, Messaggeri delle Archai. Alessandro Benassai Estratto da "CORO ANGELICO DEGLI ARCANGELI" in Le Gerarchie Angeliche Coro Angelico dei Principati I Principati sono definiti i Vigilanti sopra le Nazioni. Sono i Principi, i Capi che sostengono, proteggono dai pericoli, respingono il male e infondono sicurezza, grazia, zelo, amore per la giustizia e ricchezza spirituale. Forza di comando illuminato e direzione incorrompibile per la dedizione totale, indefettibile, indeclinabile, al Principio che li anima, i Principati governano re, magistrati, regni, guidano alla vittoria ed hanno a loro sottomesse tutte le forze naturali. Essi conferiscono a chi si assimila alla loro natura una virt segretissima e superceleste e aprono la coscienza alla Grazia divina. I Principati cooperano con la Gerarchia cui appartengono uniformando i principi che essa esprime nella direzione voluta da Dio. Essi sono raffigurati come le Potenze, ma con abiti ancora pi ricchi. Al posto del bastone con la croce tengono un lungo ramo di giglio. L'Angelo che regna sul 7 Coro , il suo nome significa: Dio in me () . Corrispondenze: Nome Divino:; Sefir: Netz, la Vittoria Divina; astrologia: Cielo di Venere. Il nome ebraico del Coro angelico dei Principati Elohim, Dei (Sal.8:6; Sal.97:7), tradotto in greco con: ', Dei, Principi archetipici. Alessandro Benassai Estratto da "CORO ANGELICO DEI PRINCIPATI" in Le Gerarchie Angeliche

Coro Angelico delle Potenze o Potest Coloro che si oppongono ai demoni. Sono le Legioni della Luce che agli ordini di Michele Arcangelo scacciano gli angeli ribelli dall'Eden e si oppongono contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti (Ef.6:10). Le Potest rappresentano la potenza del Sole che dilegua le tenebre (Ap.12:7). La 6a Essenza Celeste splendore e magnificenza, bellezza e regalit, abbondanza divina e volont d'amore, virilit, fierezza, potenza, coraggio ed eroismo che mai declina. Esse conferiscono a chi se ne rende degno il loro principio che produce luce e potere. Le Potenze sono raffigurate con i piedi nudi, un paio di ali, veste, tunica al ginocchio e mantello, il tutto ornato di ricami. Per il resto sono simili alle Dominazioni. Corrispondenze: Nome di Dio: ; Sefir: ; lettera: ; angelo: ; astrologia: Cielo del Sole. Il nome ebraico del Coro angelico delle Potenze Serafim: gli Ardenti (Is.6:2-7). Alessandro Benassai Estratto da "CORO ANGELICO DELLE POTENZE O POTEST" in Le Gerarchie Angeliche Coro Angelico delle Virt Gli Operanti miracoli hanno forza e potere divino miracoloso, valore e potenza militare incessante e invincibile che esercitano con vigore contro i nemici della fede e della verit. Rappresentano il principio incorruttibile del governo divino e la sottomissione a questa direzione, e non permettono nessuna deviazione da questa obbedienza. Esecutori delle sentenze del divino tribunale e braccio perfetto della saggezza e della giustizia divina, colpiscono chi trasgredisce le leggi divine e incutono timore e spavento a chi incautamente si avvicina all'altezza spirituale senza la dovuta purificazione e rispetto verso la Maest Divina. Agendo per la forza morale, le Virt appaiono come ministri severi che puniscono per soccorrere, perch il castigo divino non una punizione ma una disciplina che fa maturare. Come le Dominazioni stabiliscono il principio della giustizia nei mondi, le Virt rispettano e fanno rispettare la disciplina che ne deriva. Il Coro angelico delle Virt conferisce a chi si conforma alla loro natura potere dinamico, forza di perfezione e dascesi, disciplina spirituale, invincibilit e uno speciale carisma. Le Virt sono raffigurate come le Dominazioni, salvo per i piedi che sono nudi. Corrispondenze:

Nome Divino: ; Sefir: Gheburah; Angelo: Camael, la Forza instancabile. Astrologia: Cielo di Marte. Il nome ebraico del Coro delle Virt Melachim: La Milizia celeste. Alessandro Benassai Estratto da "CORO ANGELICO DELLE VIRT" in Le Gerarchie Angeliche Coro Angelico delle Dominazioni Potenti sopra gli uomini. Questa purissima essenza celeste maest e impero che opera con pieni poteri nel dominio della saggezza e della giustizia nella clemenza. Esprime una dignit sacerdotale incapace di qualsiasi soggezione umiliante e decadente in forme sensibili e mondane. Libert e inflessibilit al di sopra di ogni servit e umiliazione e forza di ascesi sotto gli auspici della grazia e dell'amore divini, le Dominazioni, libere da ogni oppressione, si muovono intorno a Dio e non sono in alcuna maniera sottoposte alle forze contrarie all'ordine divino, sulle quali esercitano il dominio assoluto. Le Dominazioni stabiliscono la giustizia per tutte le forze e in tutte le forme proiettate dalla Trinit, mantenute nella Creazione continua dagli Elohim e dagli Esseri Cosmici. La giustizia divina la base dell'ordine e delle direzioni nella manifestazione (cfr. F.Rolt-Wheeler, Le Jour de Brahm). L'Angelo che regge le legioni nella sfera della Sefir Chesed Zadkiel; il suo nome significa: Giustizia e misericordia (Dn.4,24) divina. Le Dominazioni vengono raffigurate con i piedi calzati, un solo paio di ali, veste e mantello senza ornamenti, talvolta una fascia verdeoro in vita. Nella mano destra tengono una lunga verga d'oro terminante con una croce e nella sinistra una sfera con il monogramma IC XC. Il nome ebraico del Coro angelico delle Dominazioni Chasmalim: i Principi dello splendore (Sal.68:32; Ez.1:4- 27). Il Nome Divino:, la Sefir: , Grazia, Amore Divino (Sal.33:22); astrologia: il Cielo di Giove. Simbolo: l'Aquila. Alessandro Benassai Estratto da "CORO ANGELICO DELLE DOMINAZIONI" in Le Gerarchie Angeliche Coro Angelico dei Troni

I Troni sono gli Assistenti di Dio nei suoi giudizi, coloro che vedono (Dio), gli specchi di Dio (Is.33:7). Essi sono rappresentati come ruote di fuoco alate composte da quattro ali piene docchi. Nella parte bassa della ruota appare una testa di angelo. Il colore predominante il giallo.

I Troni, sebbene partecipino alla natura dei Serafini e dei Cherubini, esprimono in particolare l'altezza spirituale, il perfetto distacco da ogni soggezione terrena, da ogni immagine e forma nella pi potente regalit. Immobili, invisibili, immateriali, effondono perfetta purezza in unindefettibile immutabilit, vegliando perennemente intorno a Colui che l'Altissimo. I Troni ricevono impassibili l'influenza della forza e della sovrabbondanza divina e comunicano la loro natura a chi se ne rende degno. La loro Iniziazione smaterializzazione totale e perfetta, veglia perenne, stabilit e saldezza, immobilit iniziatica nella contemplazione della Verit. L'Angelo preposto ai Troni attribuito alla terza Sefir Bin, l'Intelligenza Divina, Zafkiel, l'Angelo della contemplazione della Verit detto Visione di Dio. Il Nome ebraico corrispondente al Coro dei Troni Aralim, gli Araldi (Is.33:7), Coloro che sono guardati da Dio. Nome Divino . Astrologia: il Cielo di Saturno. Alessandro Benassai Estratto da "CORO ANGELICO DEI TRONI" in Le Gerarchie Angeliche Coro Angelico dei Cherubini I Cherubini sono i Medianti, coloro che contemplano Dio. Essi vengono raffigurati con veste, tunica e mantello riccamente ornati; la tunica scende fino alle ginocchia ed i piedi sono calzati. Hanno due paia dali. Il Colore predominante l'azzurro. I Cherubini sono i custodi dell'Albero della Vita (Gen.3:24) che simboleggia la vita di Dio attraverso il Cristo, la sapienza divina, l'immortalit, la theosis, l'Archeosofia realizzata. Essi manifestano la potenza e la saggezza di Dio e trasmettono la Luce della Sapienza Divina. Due Cherubini fatti d'oro (simbolo dell'abbondanza divina e della perfezione) l'uno di fronte all'altro, sono comandati da Dio a protezione dell'Arca della Testimonianza (Es.25:18s). Il termine ebraico Kerb considerato un'adozione della forma accadica karbu ( )con significato di intercessore, orante. la forma con cui, fra le divinit secondarie della Mesopotamia, viene indicata la coppia karbu-karbu di geni alati protettori, dall'aspetto umano e animale (aquila, toro, leone), per lo pi affiancanti il trono regale o destinati a sorvegliare tesori e porte di santuari. I Cherubini rappresentano il carro (merkabah) o il Trono di Dio (Ez.10:15), la cavalcatura con la quale Dio discende planando sulle ali del vento (Sal.18:11).

Essi comunicano, a chi si conforma al loro Ordine, la loro natura spirituale, la contemplazione divina, la forza e l'illuminazione suprema che dissipa qualsiasi tenebra. LE CORRISPONDENZE Il nome ebraico corrispondente al Coro dei Cherubini Ofanim: Le Ruote (del Carro) (Ez.1:16,20). A questa essenza celeste associato il secondo aspetto della Luce Divina: il Movimento primordiale. Nome Divino: Sefira: Chochm, la Sapienza increata di Dio (Sal.147:5). Angelo che presiede: Raziel. Lettera: . Astrologia: il Cielo delle stelle fisse. Alessandro Benassai Estratto da "CORO ANGELICO DEI CHERUBINI" in Le Gerarchie Angeliche METATRON, IL PRINCIPE DEL VOLTO L'Angelo che presiede al Coro dei Serafini conosciuto con il nome di , Metatron. Nel Talmud e nella Kabbal chiamato l'Angelo della Presenza o Principe del Volto, colui che sta a capo di tutte le Legioni della Luce e della Saggezza. Nell'Avesta detto: Luce visibile della Luce Invisibile. Egli rappresenta il primo essere che ha conosciuto l'Intenzione divina. La Legge fu data a Mos da Metatron, perch l'Angelo della Presenza fu il Volto di Dio nella nube e il fuoco ardente sul monte Sinai. Nella sua qualit di Angelo della Presenza, Metatron conduce davanti all'Eterno le anime che hanno acquisito il corpo di gloria dell'immortalit. Alessandro Benassai Estratto da "METATRON, IL PRINCIPE DEL VOLTO" in Le Gerarchie Angeliche

Coro Angelico dei Serafini Serafim, dall'ebraico , Serafim: gli Ardenti, coloro che bruciano d'amore per Dio (Is.6:3). La prima essenza celeste fulgore di perfezione e splendore di bellezza (Sal.49:2-3), fuoco d'amore consumante (Es.24:17) e sovrabbondante fervore, incessante movimento indice di intensissima vita, che unendosi purifica sommamente (Is.6:6-7) e trasforma chi si rende degno partecipandolo alla sua natura, infondendogli con la propria stessa vivente essenza un impeto irresistibile e una

indeclinabile virt con il potere di vibrare, di sintonizzare con l'amore divino, la gioia divina, l'energia divina, e la volont divina, avvicinandolo all'unione con Dio. I Serafini comunicano agli Ordini inferiori ci che ricevono dalla Luce gloriosa di Dio, che viene accolto secondo il grado di ricettivit e affinit. I due Serafini che stanno in piedi davanti al Signore seduto sul trono sono individuati da Origene come il Verbo e lo Spirito Santo, che con il loro canto rivelano il Mistero della Santissima Trinit: E l'uno rivolto all'altro proclamava: Santo, Santo, Santo il Signore Tsebaoth (Is.6:3). Santo-Santo-Santo si riferisce sia al Dio Unico, il Re della Gloria (Sal.24,10), che alle sue Tre Personalit uguali e distinte, individuate dalla triplice ripetizione di Qedhsh: Padre, Figlio e Spirito Santo. Si fa riferimento ai due Serafini nel Salmo 33, versetto 6: Con la Parola di Yahveh furono fatti i cieli e con il Soffio della sua bocca (l'Onnipotenza creatrice) tutto il loro esercito (di angeli). La visione del Serafino (Is.6:3 s.; Ap.4:8) su cui risiede la Gloria di Dio d'Israele (Ez.9:3;10:4;10:18), oggetto di contemplazione degli estatici della Merkabah. I Serafini vengono dipinti completamente in rosso fuoco. Hanno ali rosse, delle quali due coprono il viso e due i piedi, ed una spada fiammeggiante nella mano destra. I loro piedi sono nudi e non hanno altro vestito che le ali. Essi sono coloro che vigilano intorno al trono di Dio (cfr. Tommaso Palamidessi, L'icona, i colori e l'ascesi artistica). LE CORRISPONDENZE Al Coro angelico dei Serafini corrisponde il nome ebraico Haioth Akkodesch: le Sacre Creature Viventi (Ez.1:5) a mezzo delle quali Dio distribuisce il dono di essere. Il Nome divino corrispondente , la Sefir Kether. Il Cielo astrologico del Primo Mobile. A proposito delle corrispondenze celesti, Agrippa scrive nel suo De occulta philosophia che i 10 Nomi Divini Principali, attraverso le 10 Sefiroth come attraverso abiti o strumenti o esemplari dell'archetipo, influiscono e agiscono su tutte le creature, a cominciare dalle superiori. Perch tali Nomi Divini influiscono in primo luogo e immediatamente sui nove ordini angelici e sul coro delle anime beate, indi, attraverso questi, sulle sfere celesti, sui pianeti e sugli uomini e infine sulle cose, di cui ciascuna ne riceve il potere e la virt. Poi aggiunge: Il Nome di Ges ha una medesima virt del nome di 4 lettere, dato che il Padre gli ha conferito potest su tutte le cose. I Cieli ricevono gli influssi dagli angeli e questi dal gran Nome di Dio e di JESV. La virt prima in Dio, poi si rispande sui dodici e sui sette angeli, che la trasmettono ai dodici Segni e ai sette Pianeti e da questi si riverbera su gli altri minori strumenti divini, penetrando successivamente sino alle cose pi infime. Sono i sette spiriti che si tengono costantemente al cospetto di Dio e ai quali stato dato il potere di disporre di tutto il reame del cielo e della terra.

Alessandro Benassai Estratto da " CORO ANGELICO DEI SERAFINI" in Le Gerarchie Angeliche

Discorso sulla Natura degli Angeli Gli Angeli sono preesistenti alla creazione del mondo e nella Rivelazione Dio lo conferma categoricamente (Giobbe 38:7). Il silenzio della Genesi (Gen.1:1) sulla creazione degli Angeli fa capire che tale creazione antica, precedente quella dellUomo. Sofia, la Sapienza creata, era presente alla creazione del mondo e pu essere identificata nellangelo Hakhami El, Dio mi rende saggio, da invocare per ricevere la saggezza. Gli Angeli, guidati da Sofia, contemplano Dio, governano le stelle ed i pianeti operando secondo le regole dellastrologia esoterica: Quando linflusso astrale scrive Daniele nel Sefer ha khokabim (Il libro delle stelle) provoca vizi e avvenimenti dolorosi, lAngelo che lo presiede non opera perch uno Spirito del Bene, esso interviene quando la disposizione planetaria annunziatrice di virt e di gioia Notizie sugli Angeli si trovano nel Libro di Enoch, nel Sefer ha Zohar e negli scritti di Qumran, dove vengono chiamati spiriti (IQS.3,4), santi (IQS.4,22) e Figli di Dio (IQH.2,3). Da una sorgente di Luce sgorgano le generazioni dellEquit, e da una fonte di Tenebre uscirono le generazioni dellIniquit. Nella mano del Principe della Luce sta il dominio su tutti i figli della rettitudine e per le Vie della Luce essi procedono. Nella mano dellAngelo delle Tenebre sta il dominio dei figli dellIniquit ed essi procedono sulle vie delle tenebre. A causa dellAngelo delle Tenebre i figli della Rettitudine si sviano, perci tutto il loro peccato e le loro iniquit e la loro colpa ed opere colpevoli sono sotto il suo dominio, conforme ai Misteri di Dio, fino alla fine del suo tempo mentre tutte le loro afflizioni ed i tempi della loro angoscia, sono sotto il dominio del a sua ostilit; e tutti gli spiriti a lui asserviti lottano per far inciampare pure i figli della Luce; ma il Dio di Israele e il Suo Angelo della Verit, hanno aiutato i figli della Luce. Egli cre gli spiriti della Luce e delle Tenebre, e su di loro fond ogni cosa, e sulle loro vie guida ogni azione Nei manoscritti esseni del Mar Morto annunciato che alla fine dei tempi divamper la guerra degli Eroi del Cielo, e il Signore con tutti i suoi angeli sconfigger i figli delle tenebre (IQM.1,10; Mat.25:31). Gli angeli furono creati dal Verbo Divino come attesta re Davide nel Salmo 33 versetto 6: Con la parola di Yahweh furono fatti i cieli, con il soffio della sua bocca tutto il loro esercito e furono disposti da Dio in 9 Cori, come fa capire il profeta Isaia quando afferma: Levate in alto i vostri occhi e guardate: chi ha creato quegli astri? Egli fa uscire in numero preciso il loro esercito e li chiama tutti per nome; per la sua onnipotenza e il vigore della sua forza non ne manca alcuno (Is.40:26).

Costituiti di materia e forma gli angeli sono citati come nature ignee (Salmo 103), Ministri di una perenne liturgia cosmica che celebra la Gloria di Dio: I Cieli cantano le tue meraviglie, Signore, la tua fedelt nellassemblea dei santi (Salmo 88:6; Is.6:2; Ap.7:11). Gli Angeli governano i Popoli (Dn.10:13), le Nazioni, i Regni e le Et. SantAgostino afferma che ogni cosa visibile governata in questo mondo da una potenza angelica che ad essa preposta. Dodici angeli presiedono alle dodici porte della Gerusalemme Celeste (Ap.21:12). Pronti esecutori della volont divina (Salmo 102:20) gli angeli annunciano e portano il pensiero continuo dellEterno in tutti i mondi della creazione. Indicati da san Paolo come spiriti incaricati di un ministero e inviati da Dio per assistere coloro che devono entrare in possesso della salvezza (Ebrei 1:14), gli angeli aiutano nello svolgimento dei Riti, annunziano la nascita del Signore (Luca 2:9) e del suo Precursore, Giovanni il Battista (Luca 1:11), testimoniano la resurrezione di Ges Cristo (Mat.28:2), intervengono a favore degli Apostoli (Atti 5:19; 12:7), comunicano il volere di Dio (Atti 27:23), soccorrono (1Re 19:7) e proteggono (Esodo 14:19), liberano dal male (Gn.48:16), esprimono lamore di Dio (Mt.18:10), assistono al giudizio (Luca 12:8) e puniscono il nemico della fede (Atti 12:23). Alessandro Benassai Estratto da "DISCORSO SULLA NATURA DEGLI ANGELI CARATTERISTICHE, MANSIONI DEI MESSAGGERI DIVINI BUONI E CATTIVI (Prima parte)" in Le Gerarchie Angeliche Gli Angeli "Nessuno pu andare direttamente verso la Trinit se non passa attraverso gli Angeli secondo la loro gerarchia ordinata da Dio in tre ordini. Gli Angeli sono preesistenti alla Creazione del Mondo e nella Rivelazione Dio lo conferma categoricamente: "Dov'eri tu quando Io mettevo le basi al mondo? DimMi dunque se possiedi vera scienza: chi ne fiss le misure, sai forse questo? O chi distese il regolo? Su che cosa furono poggiate le sue basi o chi pose la sua pietra angolare? Mentre cantavano insieme le stelle del mattino e giubilavano tutti i figli di Dio (angeli celesti) ...?" (Giobbe 38:7). Gli Angeli (Messaggeri di Dio) sono nominati nell'Antico e Nuovo Testamento; essi sono discretamente conosciuti in quanto queste essenze celesti sono nove divise e classificate in tre triadi, enunciate da Dionisio l'Aropagita : Serafini, Cherubini, Troni; Dominazioni, Virt, Potenze; Principati, Arcangeli, Angeli."

"Lo schema della Scrittura e tradizione dell'ordinamento dei 9 Cori angelici indicato dall'esoterico Dionigi Aropagita, ricordato da san Paolo nella Lettera agli Efesini (1:21) in cui parla del trionfo e supremazia del Cristo riferendo le parole di Dio: "...manifest in Cristo quando lo risuscit dai morti e lo fece sedere alla sua destra nei cieli, al di sopra di ogni principato e potest, e virt, e dominazione, e sopra qualunque nome che sia nominato non solo in questo secolo, ma anche nel futuro". Troviamo menzione dei Serafini in Isaia, in Daniele e nell'Ecclesiastico; dei Cherubini in Ezechiele; nell'Epistola di san Giuda si accenna agli Arcangeli; e agli Angeli in tutta la Scrittura. Abbiamo cos la conferma che lo schema di Dionigi Aropagita conforme al Cristianesimo dei primi tempi, e che la disposizione dei suoi 9 Cori conforme a quella di Dante Alighieri esposta nel suo Paradiso, Canto XXVIII, che scarta le manipolazioni del Pontefice Gregorio Magno." Dante, Templare e Rosacroce, conoscitore delle dottrine esoteriche, che espone "sotto il velame delli versi strani", parla dettagliatamente degli angeli - le intelligenze motrici - e ne descrive diverse visioni. "A noi venia la creatura bella bianco vestito e nella faccia quale par tremolando mattutina stella" (Purg. XII,88-90) Per il genio di Dante, gli angeli esprimono la loro azione come vigilanza, assistenza e insegnamento sia nel Purgatorio che nel Paradiso, pur restando le Gerarchie Angeliche collocate al di sopra, nell'Empireo, roteanti intorno a Dio. Ne parla quando giunge al nono cielo del Paradiso e vede nove cerchi che con diversa velocit ruotano attorno ad un punto luminosissimo: Dio. "Io sentiva osannar di coro in coro al punto fisso che li tiene alli ubi, e terr sempre, ne ' quai sembre foro. E quella che vedea i pensier dubi nella mia mente, disse: "I cerchi primi t'hanno mostrato Serafi e Cherubi, Cos veloci seguono i suoi vimi, per somigliarsi al punto quanto ponno; e posson quanto a veder son sublimi. Quelli altri amor che dintorno li vonno, si chiaman Troni del divino aspetto, per che 'l primo ternaro terminonno. In essa gerarcia son l'altre dee: prima Dominazioni, e poi Virtudi; l'ordine terzo di Podestadi e. Poscia ne ' due penultimi tripudi

Principati e Arcangeli si girano; l'ultimo tutto d'Angelici ludi. Questi ordini di su tutti s'ammirano, e di gi vincon s, che verso Dio tutti tirati sono, e tutti tirano. E Dionisio con tanto disio a contemplar questi ordini si mise, che li nom e distinse com'io. Ma Gregorio da lui poi si divise; onde, s tosto come li occhi aperse in questo ciel, di s medesimo rise. E se tanto secreto ver proferse mortale in terra, non voglio ch'ammiri; ch chi 'l vide qua su liel discoperse con altro assai del ver di questi giri."(Par. XXVIII,94 - 139) Gli ANGELI sono i messaggeri di Dio, annunciano e manifestano i voleri divini all'uomo. Sono quelli che pi direttamente influenzano la gerarchia umana. Essi obbediscono ai comandamenti di Dio, fanno la sua volont vigilando sugli uomini, come dice il Salmista: "Benedite il Signore, voi tutti, o Angeli di lui, che siete potenti, forti, ed eseguite il suo volere" (Salmo 102). Con il loro messaggio e poich Dio in loro assiste come piet, gli Angeli operano una purificazione in coloro che ad essi si uniformano nella scalata al cielo. Alessandro Benassai da Il Carro del Sole e il Trono del Cielo L'Apocalisse e i 7 Gradi di Gloria I sette gradi di Luce, detti "sette gradi di gloria" dove risiedono gli Eletti si ritrovano nell'Apocalisse: 1 grado di Gloria : "Al vincitore dar da mangiare dell'albero della vita, che sta nel paradiso di Dio" (Apocalisse 2:7) 2 grado di Gloria : "Sii fedele sino alla morte e ti dar la corona della vita" (Apocalisse 2:10) 3 grado di Gloria : "Al vincitore dar la manna nascosta e una pietruzza bianca sulla quale sta scritto un nome nuovo, che nessuno conosce all'infuori di chi lo riceve" (Apocalisse 2:17)

4 grado di Gloria : "Al vincitore che persevera sino alla fine nelle mie opere, dar autorit sopra le nazioni; le pascoler con il bastone di ferro e le frantumer come vasi di terracotta, con la stessa autorit che a me fu data dal Padre mio, e dar a Lui la stella del mattino" (Apocalisse 2:26) 5 grado di Gloria : "Il vincitore sar dunque vestito di bianche vesti, non canceller il suo nome dal libro della vita, ma lo riconoscer davanti al Padre mio e davanti ai suoi angeli" (Apocalisse 3:5) 6 grado di Gloria : "Il vincitore lo porr come una colonna nel tempio del mio Dio e non ne uscir mai pi. Incider su di lui il nome del mio Dio e il nome della citt del mio Dio, della Nuova Gerusalemme che discende dal cielo, da presso il mio Dio, insieme con il mio nome nuovo" (Apocalisse 3:12-13) 7 grado di Gloria : "Il vincitore lo far sedere presso di me, sul mio trono, come io ho vinto e mi sono assiso presso il Padre mio sul suo trono" (Apocalisse 3:21). "E noi tutti, a viso scoperto contemplando la gloria del Signore, veniamo trasformati in quella medesima immagine, di gloria in gloria, secondo l'azione del Signore che Spirito." (II Cor. 3:18) Nel Libro di Enoch, oltre alla Gloria del Trono, vi la descrizione della mistica di Metatrn che gravita intorno alla persona di Enoch. Questi, dopo una devota vita terrena, fu innalzato al rango di primo degli angeli e Sar Ha-panm (alla lettera "principe del volto divino" o della presenza divina). "Dio mi prese via dalla progenie del diluvio universale, e mi trasport sulle ali tempestose della Shekhin al pi alto dei cieli, e mi port nei grandi palazzi in cima al settimo cielo 'Aravt, dove sono il trono della Shekhin e la Merkav, le legioni dell'ira, e gli eserciti del furore, gli Shin'anm del fuoco, i Keruvm delle fiaccole fiammanti, gli Ofannm delle braci infocate, i servitori delle fiamme e i Seraphm dei fulmini, ed Egli mi colloc l perch ogni giorno servissi il trono della gloria." Alessandro Benassai da Il Carro del Sole e il Trono del Cielo Il Trono di Dio Nostro Signore Ges Cristo dice: "E chi giura per il cielo, giura per il Trono di Dio e per Colui che vi assiso" (Mt. 23:22). Il trono ha una funzione universale di manifestazione della grandezza umana e divina, di supporto della gloria.Il trono si identifica alla scienza divina. Nell'Apocalisse di Giovanni si descrive il trono di Dio sostenuto da quattro animali corrispondenti alle quattro et del mondo. "Ed ecco c'era un trono nel cielo, e sul trono uno stava seduto. Colui che stava seduto era simile nell'aspetto a diaspro e cornalina. Un arcobaleno simile a smeraldo avvolgeva il Trono.

Attorno al Trono, poi, c'erano ventiquattro seggi e sui seggi stavano seduti ventiquattro vegliardi avvolti in candide vesti con corone d'oro sul capo. Dal Trono uscivano lampi, voci e tuoni; sette lampade accese ardevano davanti al Trono, simbolo dei sette spiriti di Dio. Davanti al Trono vi era come un mare trasparente simile al cristallo. In mezzo al Trono e intorno al Trono vi erano quattro esseri viventi pieni d'occhi davanti e dietro." (Ap. 4:1-6) "I mistici parlando del Carro Divino, il carro del Trono celeste, fanno riferimento alla Gloria di Dio che gloria senza misura, gloria nascosta, quella che all'esterno si manifesta a noi tramite la Shekhinah, ossia una presenza dell'essere divino occultato, detto presenza della sua gloria divina. La vera Gloria nascosta corrisponde a una manifestazione rappresentativa dell'apparizione di Dio sul Trono della sua Gloria. La gloria si manifesta con diverse visioni che sono ora facce raggianti di gloria, ora vesti di gloria, lampi celesti vari, impenetrabili aspetti che esprimono la Gloria." "Questa esperienza divina - scrive Gregorio Palamas - data a ciascuno secondo la sua misura e pu essere pi o meno grande a seconda della dignit di coloro che la provano". "La Luce che pu essere veduta la luce increata della divinit, ove il Mistero dell'ottavo giorno appartiene al secolo futuro, quando Dio si far vedere faccia a faccia. Tuttavia i meritevoli che si uniscono a Dio, possono sin da questa vita vedere il Regno di Dio come lo videro sul monte Thabor gli Apostoli del Signore." Alessandro Benassai da Il Carro del Sole e il Trono del Cielo

Gli Esseni Gli Esseni conoscevano i "meravigliosi segreti" menzionati negli scritti di Qumran che possono venire identificati nell'esoterismo del Trono di Gloria e del suo Occupante, del Giardino di Eden, degli angeli e della fine dei Tempi. Filone d'Alessandria nel suo libro De Vita Contemplativa descrive come lui conobbe i Terapeuti Esseni viventi in Egitto, specialmente intorno ad Alessandria, ed informa che il loro insegnamento basato su tre norme fondamentali : l'amore di Dio, l'amore delle virt, l'amore degli uomini. Le fonti d'informazione sugli Esseni oltre che in Filone si ritrovano nelle opere di Giuseppe Flavio, Plinio il Vecchio e in alcune porzioni del Talmd palestinese e di Babilonia. In questi testi gli Esseni sono descritti in maniera precisa e concorde. Il nome "Esseno" deriva dall'aramaico mesopotamico Hese che significa "santo", che trova riscontro nella parola Hassidim = "giusti, santi", che serv a designare coloro che si tennero raccolti in speciali comunit riservate, allo scopo di pervenire alla santit o Hassidut. Tuttavia nel Talmd si rintraccia il nome Assaya = "sanatore", dal verbo Ass = "guarire", da cui il termine usato da Filone Therapeutes nel significato particolare di guaritori dell'anima e del corpo. Giuseppe Flavio nelle sue opere Guerra Giudaica e Antichit Giudaiche, parla degli Esseni che presenta prima dei Farisei e dei Sadducei, dicendo:

"Costoro respingono i piaceri mentre guardano come virt la temperanza e il non cedere alle passioni. Dispregiano la ricchezza e invano si cercherebbe tra di loro qualcuno che possegga pi degli altri, dato che entrando nella corporazione cedono il loro patrimonio alla comunit, cosicch in tutti loro non appare n l'umiliazione della miseria, n l'alterigia della ricchezza, bens essendo fusi insieme gli averi di ciascuno, hanno tutti, come fratelli, un solo patrimonio. Si vestono di bianco e non si ungono con l'olio. La loro piet verso la Divinit ha una forma particolare: prima del sorgere del sole non proferiscono alcunch di profano, ma recitano certe preghiere verso di esso, quasi a supplicarlo di spuntare. Dopo ci ognuno invitato dai sovrintendenti al mestiere che sa. Dopo aver lavorato energicamente fino all'ora quinta, si radunano nuovamente in un solo posto, e cintisi di un indumento di lino si lavano il corpo con acqua fredda. Dopo questa purificazione, vanno insieme in un edificio particolare dove a nessuno d'altra fede concesso d'entrare; loro stessi non entrano nel refettorio che dopo essersi purificati, come in un recinto sacro. Dopo che, in silenzio, si sono seduti, il panettiere serve i pani per ordine, e il cuciniere serve a ciascuno una sola scodella con una sola vivanda. Il sacerdote premette al pasto una preghiera, e nessuno pu gustare alcunch prima della preghiera; dopo che hanno mangiato egli aggiunge una nuova preghiera; cosicch sia al principio che alla fine venerano Dio come dispensatore della vita. Dopo, deposto le vesti indossate per il pasto, dato che esse sono sacre, tornano nuovamente ai lavori fino a sera. Allora ritornano e cenano nella stessa maniera in compagnia degli ospiti, se per caso ve ne sono di passaggio tra loro. N clamore ne tumulto contamina la casa: per parlare si cedono la parola, gli uni agli altri, ordinatamente. A quelli che sono fuori il silenzio di quelli che sono dentro appare come uno spaventoso mistero, mentre motivato dalla loro continua sobriet e dal fatto che il cibo e la bevanda sono loro misurati in modo che siano soddisfatti, ma non pi. Hanno una cura straordinaria degli scritti degli antichi, scegliendo specialmente quelli che riguardano il profitto dell'anima e del corpo. E qui studiano come guarire le malattie, le radici che preservano da esse e le propriet delle pietre. Coloro che desiderano entrare nella loro setta non ne ottengono l'accesso immediato. Al postulante impongono per un anno la stessa norma di vita, bench ne rimanga fuori: gli consegnano una piccola scure, la cintura e una veste bianca. Dopoch egli in questo tempo avr dato prova di temperanza, s'inoltra pi addentro nella norma di vita ed fatto partecipe di acque di purificazione ancora pi pure, ma non ancora accolto nella vita comune. E infatti, dopo la dimostrazione di costanza, per altri due anni se ne mette a prova il carattere; e allora se appare degno accolto nella societ. Tuttavia prima che possa partecipare all'Agape deve pronunciare davanti ai suoi fratelli giuramenti terribili." Gli Iniziati Esseni seguivano una rigida disciplina ascetica, con voto di castit e povert; aspettavano la venuta del Salvatore, il Messia promesso, Colui che doveva venire, per cui si possono considerare precursori dell'imminente Cristianesimo. Gli Esseni che avevano scuole di profetismo, erano tutti Nazirei (da Nazir = "puro")vocabolo che indicava coloro che erano "consacrati a Dio".

Gli stessi principali tratti degli Esseni esposti da Flavio e da Filone, si ritrovano minutamente nelle descrizioni relative a coloro che con il nome di Hassidim, Assidei, e di Nazirei risalgono ai tempi dei profeti Amos e Geremias, e sono l'anello di congiunzione tra i discendenti di Mos, gli Esseni riconfermati da Elia e gli Hassidim del tempo dei Maccabei. Tutti i lineamenti essenziali essenici o hassideici o nazirei, si convogliano evidenti in Giovanni il Battista e nello stesso Ges il Nazareno, o Ges Nazireo come chiamato indifferentemente nei Vangeli e nei primi Cristiani. Alessandro Benassai da Il Carro del Sole e il Trono del Cielo La Papessa Il secondo grande Arcano, il Santuario o la PAPESSA, rappresenta la conoscenza magica, la Gnosi, la Sapienza Segreta che si apprende nel Santuario, il cui accesso sorvegliato da due guardiani, le due Colonne. Il volto della Papessa coperto da una maschera simbolo della prudenza nella rivelazione; stringe in mano lAnkh o chiave dIside e il libro o papiro della sapienza arcana, i cui insegnamenti consentono di conciliare gli opposti. Alla Papessa, che significa la Scienza e la Scelta (di entrare o di rimaner fuori del Santuario), sta lINNAMORATO. Il significato pi profondo dellInnamorato lEros, la forza dellamore simbolizzata dallangelo solare che scocca la freccia; la passione ardente, il fuoco interno, la forza dinamica necessaria per produrre il lavoro, secondo il detto li vedrete dai loro frutti. Il bivio indica chiaramente che questa forza passionale pu essere diretta dal Mago in alto, per una trasmutazione interiore, o in basso per perdersi nella mediocrit della vita ordinaria e nella soddisfazione-sofferenza delle passioni sfrenate della vita sessuale e istintiva. LInnamorato, allegoria della tentazione magica, continua a manifestare una forza dualistica stabilita dalle due colonne del Tempio della Papessa, ed simbolo della scienza del bene e del male. Abbiamo visto che alla Papessa corrisponde il denaro da far fruttare secondo la parabola: a chi ha sar dato, e a chi non ha sar tolto anche quello che ha; il Mago deve far fruttare la sua Scienza per produrre unopera o lavoro e per farlo deve accendere il Fuoco fattivo. Il fuoco senza la produzione del lavoro rimarrebbe sterile e morirebbe. Alessandro Benassai da La Chiave del Tarocco Simbolismo del Numero Quattro Il 4 indica i quattro Mondi della Kabbala (=Tradizione): 1) Mondo di Atziluth, mondo della emanazione; 2) Mondo di Beriah, mondo della creazione; 3) Mondo di Yetzirah, mondo della formazione; 4) Mondo di Asiya mondo della produzione.

Quattro sono le virt cardinali: prudenza, giustizia, fortezza, temperanza. Le quattro virt archeosofiche: fede, speranza, carit, umilt. Il 4 il numero di un ciclo perfetto che riporta all'unit iniziale che ben si addice attorno al Trono di Dio. Giovanni ha usato a proposito la simbologia del quattro, perch l'uomo decaduto, avendo perduto il senso dell'Eternit e il senso dell'Unit, deve fare ritorno al Centro + Croce, onde restaurare lo stato primordiale con il raggiungimento dell'Albero della Vita, il Cristo e riacquistare il senso dell'Eternit. Il quaternario la progressione aritmetica dei quattro primi numeri di cui l'unit il primo termine, cio: 1+2+3+4=10. La decade che viene fuori dal quaternario un simbolo di perfezione e chiave dell'universo. Racchiude un profondo insegnamento che fa ritornare al creatore, ottenendo con questa unione la potenza, l'intelligenza spirituale e l'amore. la reintegrazione nella Nuova Gerusalemme. Il 4 rappresenta le quattro lettere ebraiche del nome di Dio YHVH dove ciascuna secondo una tradizione ebraica: Y l'uomo, H il leone, V il toro (o vitello), il secondo H l'aquila. Quindi secondo san Ireneo agli evangelisti migliore attributo non si poteva dare. Il quaternario fondamentale per ottenere la Grande Opera e la ricerca della Pietra Filosofale. Alessandro Benassai da (Tommaso Palamidessi, Il Libro dei Numeri.) in La Chiave del Tarocco Il Bagatto o Mago Arcano I . IL MAGO Un uomo in piedi. Ha un aspetto giovanile e sicuro, determinato, pieno diniziativa e fiducioso nei propri mezzi e nella Provvidenza. Porta sulla testa il simbolo dellinfinito matematico, simbolo della vita e dello spirito universale. Tiene in mano le insegne della potenza e ha davanti a s una coppa e un denaro in oro. Il Principio di tutto. Dio. LUnit creatrice che opera nel mondo manipolando le quattro forze fondamentali. LUomo, lIo-volont. LAlchimista mosso da una forza interiore e deciso ad intraprendere i lavori della Grande Opera. La Coppa, la Spada, il Bastone, lOro o Denaro sono i simboli delle sue qualit e facolt. LOro, il Denaro o Moneta, indica il discernimento spirituale e la fede come criterio di verit. Il Denaro ha forma circolare vuota al centro per simbolizzare linfinito nel finito. Corrisponde allelemento Terra, al genere femminile, alla Madre. La Coppa il simbolo della Sapienza e dellAmore che risiede nel cuore. Corrisponde allelemento Acqua, al genere femminile, alla Madre. La Spada rappresenta la Volont di lotta per dividere il bene dal male e sta alla parola. Corrisponde allelemento Aria e al genere maschile.

Il Bastone lo Scettro del potere e del comando, del dominio delle forze, lo strumento della proiezione delle forze. Corrisponde allelemento Fuoco, al genere maschile, il Padre. Questi quattro simboli rappresentano il quaternario delle potenze che operano nella Creazione e nella realizzazione della Grande Opera alchemica intrapresa dal Mago o Teurgo. Il Quaternario riassume tutta la Creazione ed la chiave del Tarocco o Rota dellesistenza universale. Alessandro Benassai estratto da "LE 22 CHIAVI MAGICHE O ARCANI MAGGIORI" in La Chiave del Tarocco I 22 Arcani Maggiori Nel paese di Mizraim che noi chiamiamo Egitto, presso i Sacerdoti della citt di Moph, di cui i Greci ne fecero Memphis, venne scritto dal pi grande gnostico o Sapiente dellepoca, di nome ErmeteThot, un libro strano composto di 22 Arcani Maggiori e 56 Arcani Minori. Settantotto fogli di papiro che pi tardi vennero incisi su lame doro per tramandarlo ai posteri, quando lignoranza e le guerre avrebbero fatto perdere la tradizione orale. Infatti Ermete Trismegisto ebbe ragione, perch, malgrado le stratificazioni di culture e di civilt posteriori allegiziana, malgrado la devastazione persiana di Cambise che distrusse biblioteche, sacerdoti e profeti, le Lame del Tarocco giunsero ai diversi Santuari Occulti dellIndia e di altre regioni del mondo. Loriginale di questo libro meraviglioso scomparve, ma i simboli si sono tramandati. Sicch i Maestri Kabbalisti ebraici, sulle orme dei Maestri Egiziani, hanno potuto svelarci linsegnamento nascosto di questi fogli profetici e talismanici. Essi li usavano nei loro riti teurgici o di Magia Divina per dominare la Natura e ottenere da essa ci che volevano, ricevendone anche degli oracoli precisi. Queste Lame si diffusero in tutte le scuole esoteriche di magia per giungere persino al popolo, nella forma popolare e spoglia del Tarocco. I 22 Arcani Maggiori sono le carte fondamentali dalle quali derivano le altre 56. Vi sono rappresentati secondo linsegnamento occulto, le lettere ebraiche ed egizie, i simboli, i numeri, le allegorie, in correlazione misteriosa con gli uomini e le cose, costituendo 22 Arcani o segreti. I 22 Arcani maggiori sono 22 Pentacoli, 22 Chiavi, un invisibile filo conduttore che mette a contatto con delle forze divine, angeli, Arcangeli, Enti che possono aiutare. Alessandro Benassai estratto da "LE 22 CHIAVI MAGICHE O ARCANI MAGGIORI" in La Chiave del Tarocco

Il Simbolismo della Costellazione di Cassiopea CASSIOPEA, la Regina sul Trono. Cassiopea la Sposa del Re Cefeo, luccisore dellOrsa, la Regina del cielo che pesta la testa del Drago, lIntelligenza, la madre dAndromeda, la Potenza con la quale il Re regge e governa il mondo. La prima parte del nome deriva dalla radice sanscrita Ka: apparire, rendersi visibile, avere un bellissimo aspetto, rispondere (di luce), che trova confronto con lebraico Kes, Trono e il significato greco di pelle, rivestimento, copertura, come il latino Scortum, assonante con scorto (participio passato del verbo scorgere), nel senso che appare, diviene visibile, una copertura, una pelle che cela la nudit e riflette la luce del Sole. La radice greca indica anche un significato complementare come la sorella per un fratello, la luna rispetto al sole e lanima per lo spirito. Cassiopea rappresenta la bellissima Vergine Iperborea, Opi(de) labbondanza divina, che indossa la candida Pelle dellOrso, la Donna Arcaica, lAurora Boreale, la Regina del Cielo velata della luce del suo Sposo, il Re del (Mezzo)Giorno, la Dea-Luna che fulgida rischiara la lunga (Mezza)Notte polare. Alessandro Benassai estratto da "CASSIOPEA" in Origine e Significato delle Costellazioni

Il Simbolismo delle Costellazioni Circumpolari LORSA LInfinito, lAin-Sof-lAssoluto LEros Demiurgico Divino. Il Potere che viene prima dellessere e del non-essere, del manifesto e dellimmanifesto, la Potenza Cosciente di Lui e i tre veli Il DRAGO Landrogine tagliato in due da Bel-Marduk per dare inizio alla creazione del mondo con la divisione in Cielo e la terra. Tiamathu, il Caos Primordiale dominato dalla Luce, Prakriti, Maya, Maria, la Materia Prima, il Fondo su cui poggia la creazione, lAbisso, le Profondit e le tre Forze che assumono la mutevole forma dellUniverso. La matrice dellAssoluto, la Madre dellUniverso, la Vergine Pariturae coperta dallombra della potenza dellAltissimo, il volto dellabisso coperto dalla tenebra, il velo del Tempio infranto dalla Luce. Latto della Potenza Creatrice LUniverso LAssoluto quando volle entrare in azione, creare lUniverso e rivelarsi per la redenzione delluomo, fece procedere da se stesso Dio il Figlio, nato dal Padre da ogni eternit, e Dio Spirito Santo, che emana dal Padre da tutta leternit, che con il Padre, il non-nato, formano la Trinit.

Il Figlio, lEssere, lIo Sono, la Sapienza, il Verbo, Dio nella manifestazione, lo Spirito Santo, lEros Divino, lAmore del Padre, la Madre Divina, la Shekhinah, Dio nella manifestazione occulta mentre il Padre rimane sempre trascendente. La Potenza Cosciente di Lui, lORSA si polarizza in: Potenza generativa Maschile Potenza creativa Femminile lORSO lORSA-DRAGO Dio Padre Madre il cui atto la creazione dellUniverso o Adam Kadmon, tratto allessere dal nulla, lUomo Celeste anteriore alla creazione materiale, creato nel pensiero divino ad immagine e somiglianza del Creatore, a cui Dio si rivela unendosi a lui come Trinit: Essere-Coscienza-Beatitudine. Dopo la scissione dellandrogino, e la caduta, Dio si rivela alla coppia umana, per la redenzione delluomo, come Dio il Figlio, Dio nella manifestazione e Sofia, larchetipo della creazione ideale. Da Adamo Androgine Dio sdoppia (il misterioso parto della femmina) Eva, la Sciakti, CASSIOPEA, la Potenza, che (coperta dallombra dellAltissimo) concepisce il figlio, Adamo, Sciva, CEFEO, lo Spirito. Alessandro Benassai estratto da "IL SIMBOLISMO DELLE 4 COSTELLAZIONI CIRCUMPOLARI" in Origine e Significato delle Costellazioni Alef La lettera A, lAlef, il numero 1, lUnit da cui tutti i numeri nascono e sono formati, la prima emanazione divina, la prima energia increata che contiene in s le successive come il bianco ha in s tutti i colori dello spettro continuo; da essa sorgono tutte le successive energie increate. la primamanifestazione dellazione di Dio, la Sfera Rossa, la volont-amore, la corona di Dio, il potere direttivo e ordinatore, il dominio su tutta la creazione, il Principio di tutto ci che , che era e che sar. LAlef ad un tempo la prima dellalfabeto e il numero 1. Il valore numerico del suo nome: 111 simboleggia laspetto trino dellunit. Il significato del suo nome, che muta secondo i piani a cui si applica, indica il potere dinsegnare e di moltiplicare e vuoi dire uno e mille. il Capo, il potere centrale, direttivo e ordinatore, colui che nomina ed investe di potere, in virt della sua stessa natura. LAlef rappresenta la volont suprema, lunit che genera e forma tutti i numeri, la forza forte delle forze simboleggiata dalla figura o immagine dellAlef: il toro, simbolo del Sole, il cui sangue veicolo di vita immortale e di potere regale. Il sangue dellAlef, il sangue del toro, Alef-Dam (Dam: sangue) o ADAM, il primo Uomo nato dal sangue (sacrificio), dalla vita del Padre. LAdam Kadmon la figura umana che si vede (sul

Trono) al di sopra delle Chaioth nella visione di Ezechiele. il volto umano dipinto di rosso della Sfinge, che ha corpo di leone, il primo animale che Adamo chiam ARIH. La voce AHI significa respiro potente ed impetuoso, AR il fuoco su cui si bruciavano gli olocausti sullaltare, per cui ARIH significa respiro di fuoco o ruggito. Il leone, ARIH, ha un significato teologico e sta per il leone di Dio o di Gerusalemme, il Leone della Trib di Giuda. La voce RI significa vedere guardare: il leone colui che guarda o il Guardiano (=Drago), laspetto o lo specchio dellAlef. Il nome ARIEH, scomposto in AR, fuoco, e AIH, il rapace, indica la Fenice o Aquila, NeSRa: N(caduta)-Sh(fuoco)-R(spirito), cio la pioggia di fuoco. LAlef, lUnit, la Potenza Suprema, si manifesta e si rivela tramite un veicolo o corpo la cui figura unimmagine sintetica formata da 3 simboli di animali nominati da Adamo per ordine di Dio: il Toro, il Leone, e lAquila, sopra i quali il volto dellUomo. Leone e Aquila sono due simboli che indicano regalit, dominio e potere in cielo e in terra e costituiscono con il Toro il corpo igneo dellAlef. Le 4 figure regali indicano il dominio sui 4 Regni della Natura vivente. Alessandro Benassai estratto da "ALEF" in Origine e Significato delle Costellazioni Kether Helion Kether Helion la Corona del Re, la Corona di Dio Altissimo, lAlef, l1 e il 1000, lUnit Trina nella sua espressione (A-L-F = 1-1-1) ad immagine della Tri-Unit Divina: Onnipotenza, Onnisapienza e Onniamore Kether, Causa delle Cause, il Potere regale, direttivo ed ordinatore il dominio, la Volont-Amore-Saggezza, prima espressione dello Spirito o Arch, il Principio in cui emanano tutte le Qualit e Virt della Coscienza Assoluta. Da Kether, la Prima Emanazione divina, derivano le altre Sefiroth e da queste gli spiriti, le anime e i Mondi. Kether, la Corona, lirradiazione del Sole Occulto, Athon-R, che splende nellInfinito, lAlefUR-RU-Alef, il Centro invisibile da cui irradia ogni Vita e ogni Luce, i Raggi purissimi dellEnergia dellAin Sof formano linaccessibile Sfera dellEssenza Divina di EHIEH, il Reame, della Potenza-Coscienza dellIO SONO. La Candida Luce, la Forza-Vita la proiezione o lemanazione dellIo-Sole, lIo-Solus, lIo-Unico o Io-Unit, lo splendore o laur-eola, il rapido vento dello Spirito, la luce brillante dai 7 colori, la Gloria Superna, la Corona del Solo e Unico Dio. Quando un raggio di luce del Sole attraversa un cristallo, le diverse vibrazioni monocromatiche, o numeri in movimento, rivelano i colori che nellinsieme formano il Bianco-Unit. Essi vengono riflessi con angolo il cui valore dipende dalla propria temperatura e proiettandosi su di un piano o schermo formano una scala continua fatta di infinite ottave di colori visibili o invisibili, detta Spettro. Ogni colore o vibrazione una forma denergia che ha una determinata frequenza e lunghezza donda percepita, secondo i sensi, come suono (udito), colore (vista), temperatura-calore (tatto), sapore (gusto), odore (olfatto).

Il Cristallo, dal latino crystallus, acqua gelata, la pura pietra diafana, attraverso la quale la prima Luce dal Tempio supremo traspare come Luce Iridescente, Luce dai 7 colori, che si chiama Aureola o Diadema la fascia che il Nume portava strettamente legata al capo, la pietra preziosa della corona di Dio, fatta della medesima luce, ma congelata; la Luce Vergine strettamente legata, fissata o cristallizzata per un cambiamento di condizione: la Sapienza increata. Crystallus sta per coppa di cristallo con allusione al Santo Graal. La radice sanscrita kriy significa sapienza, mentre ghiaccio viene da glacies: acqua ghiacciata, e da glaucus, azzurro, intendendo il colore dellacqua e del ghiaccio, il colore della sapienza. La Sapienza increata Chochm, la seconda Sefira, lacqua vergine azzurra, pura bianca-luce gelata, la gemma arcaica, locchio di R, lAn(tico) gelo, il cristallo che diffrae la pura Luce di Kether dando origine alla Sfera di Atziluth, il Mondo degli Attributi Divini e delle Sefiroth; il piano, lo schermo o velo che nasconde la Gloria Superna, Kether, la Corona dellAltissimo. La settemplice luce emanata da Chochm, dalla Sapienza increata, il cristallo azzurro, la Luce dellIntelligenza, Binah, la Madre dei mondi, lottava, delle sette Luci increate inferiori, dette di costruzione. Da Chochm derivano le 32 vie della Sapienza, i 32 Elohim. Da Binah derivano le 50 Porte dellIntelligenza della Luce e gli Spiriti e il Mondo o la Sfera della Creazione Ideale. Alessandro Benassai estratto da "KETHER HELION" in Origine e Significato delle Costellazioni

La Sfera Celeste La Sfera Celeste, il Cosmo composto di materia creata intelligibile e sensibile, anche uno spazio fluidico circoscritto adinamico, reso dinamico dalla Potenza Creatrice. Il Cosmo cosparso di stelle una sfera rotante e pulsante nellinfinito ed immobile oceano, increato ed eterno, compenetrato dallonnipotente ed onnipresente essenza dellAssoluto. Limmensit del Cosmo con tutti i mondi o dimensioni che contiene, difficile da misurare e da immaginare, ma lo spazio non circoscritto, dove si distende allinfinito lAssoluto intellettivamente incomprensibile. Tutto ci che esiste nel Cosmo stato portato allessere dalla Volont di Dio e la Creazione dura in eterno perch eterno latto creativo di Dio Padre-Madre. Universi sono stati creati ed altri lo saranno dopo quelli di adesso in questa o in altre zone dellinfinito nulla. Il Polo rappresenta lIsola rotante, la sede del Santo Graal, il Pernio del Mondo, il Motore Immobile. I due Poli simbolizzano i due aspetti opposti e complementari che formano i due piatti oscillanti della bilancia primordiale.

Positivo e negativo, alto e basso, pi e meno, maschile e femminile, Sole e Luna, Acqua e Fuoco, espansivo-attrattivo, forza centripeta e forza centrifuga, Yin e Yang, Adamo ed Eva, Shiva e Sciakti, Prakriti e Purusca. I due Poli sono gli epicentri dellimmanenza Adamo-Eva nellUniverso rappresentato dalla Sfera Celeste, lanima del Mondo, lEros Cosmogonico bipolare, la materia prima polarizzata, il Fondo su cui avviene lo sviluppo evolutivo della Creazione, che imprimono unimpronta duale allUniverso e a tutte le singole parti che contiene. La Sfera Celeste metafisica rappresenta la Mente Universale in cui limmaginazione creativa di Adamo ha creato i Mondi dellIllusione, come nella mente individuale microcosmica, limmaginazione creativa delluomo crea idee e pensieri. In questa Sfera si formano gli epicentri dellAnima Erosdinamica e dello Spirito: il Centro Basale, sede della Potenza Ignea o Kundalini, limmanenza nelluomo e nella donna di Eva-Shakti cosmica, lEros Cosmogonico femminile, e il Centro Coronale dove risiede laspetto maschile Adamico. Questi due Poli, che sono in relazione con le Divine Energie Kether e Malkuth, la Corona di Dio e il Regno di Dio, tengono prigioniera nello stato dualistico del divenire cosmico la coscienza individuale dellIO. Quando la potenza ignea si desta e sale nellasse vertebrale accende tutti i Centri di Vita e unendosi allaltra polarit stabilita nel cervello, diviene la fusione di due elementi da cui sprizza la fiamma suprema dellIlluminazione e della coscienza cosmica. Alessandro Benassai estratto da "LA SFERA DELLA CREAZIONE: LA SFERA CELESTE" in Origine e Significato delle Costellazioni

La Melurgia Lazione della melodia sulla natura interiore delluomo che aspira alla perfezione ed alla beatitudine contemplativa divina, si chiama melurgia, dal greco melos = canto, ed ergon = azione, opera. La melurgia dunque lazione della musica sullanima umana in quanto scala diatonica naturale antropofonica: azione vibratoria che da fisica si trasforma nellanima stessa in coscienza musicale alla ricerca della sintonia con il Verbo Creatore, il Cristo. Il melurgo utilizza le simpatie cosmiche, compone, canta e suona lorgano nella tonalit che pi gli si addice, intrattenendosi pi a lungo sulle note che gli giovano ad accelerare il processo evolutivo della sua interiorit nella quale il battesimo e la resurrezione del suo Redentore hanno conferito la possibilit della convibrazione umano-divina. La melurgia va oltre il normale canto religioso per quanto perfetto esso sia dopo lapporto nei secoli dei grandi della Chiesa. La melurgia archeosofica e in quanto tale musica esoterica, cio conoscitrice e risvegliatrice dei rapporti fra i suoni modulati e armonizzati della scala diatonica e le diverse parti segrete dellUomo, dai suoi organi corporei, pelle, respiro, ai corpi sottili energetici (pluralit delle forme), quali il corpo eterico, il corpo emozionale, il corpo mentale, fino allIo

composto di eros, anima e spirito, nonch dei sette centri fondamentali del Corpo Causale, strumento dellIo. Fra il Cosmo e lanima vi sono degli scambi perch lanima lo strumento musicale che ci mantiene in contatto con il Cosmo ordinato. questo un grande mistero sofianico connesso con lAnima del Mondo. Non superfluo riflettere sul fatto che i rapporti tra i Piani o Mondi della natura e luomo siano ordinati dalla legge dellarmonia. Alessandro Benassai estratto da "LA MUSICA ARCHEOSOFICA" in Musica e Creazione del Mondo

La Legge dell'Ottava Musicale Abbiamo detto che tutta la Creazione spirituale, psichica e materiale poggia sulle leggi delle Ottave o Scale musicali naturali. Conoscere la legge dellOttava cosmica e quindi di tutte le ottave partecipare alla Vita del Creatore o Supremo Artista. Le ottave sono ascendenti e discendenti. Quando dobbiamo percorrerla dal basso verso lalto lottava si pu chiamare Scala del Paradiso, e si procede dal DO ascendente al SI, proseguendo di nota in nota cosmica. Per i Pitagorici il mondo stato creato secondo le leggi della musica, e la lira stata formata dopo a imitazione del sistema planetario. Lo studio dellOttava, cio della gamma o estensione delle sette note DO, RE, MI, FA, SOL, LA, SI, pi lottava nota ascendente che il DO dunisono o dellottava successiva, comporta la comprensione che tutto vibrazione, sia nel fisico quanto nel metafisico, e che lUomo in quanto corpo, eros, anima patetica e spirito, si comporta come una ottava musicale, reagisce come una corda di cetra pizzicata da lui stesso con la partecipazione del Creatore. La Musica archeosofica predispone allascesi e allo sviluppo dei carismi perch fa entrare in sintonia lOttava musicale umana, o Ottava antropofonica, con lOttava Cosmica. La conoscenza dei suoni della creazione fondamentale e con essi la Legge del Tre e la Legge del Sette o Legge dellOttava. La Grande Ottava Cosmica il raggio della creazione che parte dalla mente dellAssoluto. Il DO dellOttava Cosmica mosso dalla volont e dallamore del Creatore, e lintervallo musicale fra DO e SI pieno della Volont di Dio. Tale insegnamento spiega il significato delle ottave ascendenti e discendenti nello spirituale e il cammino che lanima redenta deve fare dal basso verso lalto, proseguendo di nota in nota cosmica dal SI al DO della Scala del Paradiso. Lottava e le ottave non sono soltanto vibrazioni materiali percepibili dalludito e dagli strumenti ricettivi, sono anche vibrazioni psichiche e spirituali. Infatti da vibrazioni meccaniche i suoni

percepiti dai dispositivi auricolari diventano vibrazioni elettriche e da elettriche psichiche e coscienti. La persona umana nella sua interiorit una ottava musicale che nella misura della sua capacit di risuonare con lOttava Cosmica accordata allOttava Divina pu partecipare alla vita interiore di Dio. Per comprendere il senso profondo della legge dellottava, necessario farsi una idea precisa, chiara e inequivocabile di unaltra propriet delle vibrazioni, la propriet di dividersi in vibrazioni interiori in quanto in ciascuna vibrazione si producono altre vibrazioni, ragione per la quale ogni ottava pu essere risolta in un grande numero di ottave interiori. Vi sono ottave discendenti creatrici e queste sono di Dio, ma vi sono ottave ascendenti o evolutive, e queste sono delluomo in quanto interiorit. Il punto dincontro dellottava ascendente con la discendente lintervallo SI-DO; ebbene in questo intervallo transitabile attraverso una tecnica ascetico-melurgica si entra nel DO della grande Ottava Cosmica e convibrando con i suoi toni si scala il cielo di suono in suono. Alessandro Benassai estratto da "LA LEGGE DELLOTTAVA" in Musica e Creazione del Mondo

Influenza delle Note sulla Psiche Bench vi sia una rispondenza psicologica allinfluenza psicoacustica delle note, tuttavia le note, dominante e tonica del rispettivo centro psichico, devono essere ascoltate inserite in un accordo e una melodia. In linea di massima diamo alcuni significati frutto di osservazione: TONICA O DOMINANTE IN DO Espressione di calore e di forza. Fattore di vitalit. Stimola la devozione attiva, il dono vero di s e quindi il sacrificio. TONICA O DOMINANTE IN RE Dominare lorgoglio, lambizione. TONICA O DOMINANTE IN MI Trionfo della Rivelazione e dellamore divino. Sintonia con il Verbo, il Cristo, il Sole spirituale. Fa scoprire la Luce degli Uomini. La Scienza di Dio. Amore e Saggezza di Dio cibo e bevanda dei rigenerati. TONICA O DOMINANTE IN FA Rigenerazione totale della coscienza, carit e speranza. Se luomo non nasce di nuovo non pu vedere il Regno dei Cieli. Esortazione a seguire la sana dottrina cristiana. Musicalit che aiuta il neofito (piccola pianta) a riportare la sua vittoria sulle passioni. Saggezza. TONICA O DOMINANTE IN SOL

Verit e saggezza. Iniziazione alle verit della vita eterna. Castit, fedelt, lealt, elevazione spirituale. Trasmutazione della coscienza. Verit divina. Immortalit. Missione diniziare gli uomini alle verit della vita eterna. Incontro con lo Spirito Santo. TONICA O DOMINANTE IN LA Amore per la Sapienza. TONICA O DOMINANTE IN SI Passione e morte per imitare il Redentore. Spogliamento della natura umana e rivestimento di quella di Dio. Sacrificio personale per Salvare gli altri onde condurli al Padre attraverso il Figlio. Aspirazione al martirio per la fede cristiana e chiamata per questo sacrificio. Nozze mistiche con Cristo attraverso la sua Chiesa metafisica. Sforzo iniziatico per trasmutare la propria natura mentre si su questa terra.

Alessandro Benassai estratto da "INFLUENZA DELLE NOTE SULLA PSICHE" in Musica e Creazione del Mondo Musica e Numero L'anima paragonabile al numero in movimento; un numero in movimento una nota musicale. L'anima dell'uomo, stato intermedio fra Dio e la materia, l'arpa che suona l'eterno canto al Signore della Creazione, perch il Creatore muove le sue corde con il suo divino soffio. LArcheosofia vuole dare la possibilit di sperimentare in senso positivo il canto e una musica che elevino a Dio non in senso generico come pu fare una melodia religiosa, ma nel senso di vera tecnica di risveglio cristico, mistico e iniziatico. Se la corda sonora o la canna di un organo sono numeri che cantano, lunisono con i numeri dellanima realizzabile attraverso la melurgia archeosofica. Vi sono logaritmi musicali e logaritmi dellanima. Questa non una ipotesi, ma una realt da utilizzare. Fra il Cosmo e lanima vi sono degli scambi perch lanima lo strumento musicale che ci mantiene in contatto con il Cosmo ordinato. questo un grande mistero sofianico connesso con lAnima del Mondo. LAnima delluomo un numero in movimento, lAnima un Numero che prega; un numero una nota musicale, larpa eolia che canta sotto il soffio dello Spirito di Dio, quando si accorda con Lui. Perci santAgostino non esit a scrivere nel suo sesto libro sulla Musica: Deus numerorum aeternorum fons et locus = Dio, sorgente delle armonie e luogo dei numeri eterni. Ogni nota un numero dinamico, un moto vibratorio dello spazio e del tempo. La musica si pu definire numeri in movimento. Pitagora affermava che tutto numero. I numeri non sono solo espressioni matematiche, sono gli elementi di un linguaggio astratto che interpretano e descrivono le leggi che regolano ed ordinano

l'uomo e l'Universo. Gli stessi concetti applicabili alla Geometria, intesa da Pitagora come sorella della Musica, si applicano alla scienza dei suoni, ed entrambe sono figlie del Numero. Larmonia causata da un rapporto proporzionale accordato, consonante ordinato e ritmico di tutti gli elementi dell'opera musicale, allo scopo di formare un insieme armonico e dinamico. L'elemento essenziale di un'opera d'arte quindi la nozione di rapporto e proporzione fra le differenti parti dellopera, rapporti che legano fra loro in perfetta euritmia suoni, colori e forme in un ritmo musicale. Il termine euritmia deriva dal greco e significa buon ritmo; indica l'armonia nella distribuzione degli elementi compositori dellopera d'arte. Ritmo origina da arithmos, che significa numero.

Alessandro Benassai estratto da "MUSICA E NUMERO" in Musica e Creazione del Mondo La Scala Musicale e il Cosmo Il Creatore con la sua energia produce il movimento della sostanza universale. Con liniziare delloscillazione dellenergia creatrice comincia il movimento dello spazio e del tempo. La contrazione e la successiva espansione dellenergia divina durante latto creativo genera una tensione dinamica tra il centro della creazione verso il quale lenergia si ritira, si contrae o si concentra, e lespansione dellenergia creatrice che si riversa sino ai confini dello spazio cosmico. Questa tensione lorigine del movimento dellenergia e quindi della vibrazione o oscillazione della materia, del tempo e dello spazio. la doppia corrente bipolare centrifuga centripeta che anima il cosmo. I differenti gradi di vibrazione dellenergia formano i diversi gradi di densit della materia e i diversi stati di coscienza. Questi gradi, per un disegno provvidenziale della divina Sapienza, sono sette e formano la scala musicale naturale. Ogni grado di vibrazione un grado di vita, di luce, di colore, di suono. I sette Mondi o Piani dellUniverso formano lottava cosmica, la grande scala che nasce dalla nota fondamentale, la nota iniziale, la tonica universale ed caratterizzata dallaccordo perfetto (DO MI SOL) formato dalla prima, dalla terza e dalla quinta nota o grado musicale. A sua volta ogni Mondo o Piano di coscienza si suddivide in sette Sottopiani: sono i sette gradi dellottava che origina dalla nota che caratterizza il Mondo cosmico. Cos ad ogni Mondo corrisponde una scala musicale particolare, un Modo caratterizzato da un accordo formato dalla tonica e dalla dominante. Alessandro Benassai

estratto da "I MONDI O PIANI DELLUNIVERSO E LA SCALA MUSICALE" in Musica e Creazione del Mondo

Musica e Creazione del Mondo La musica intimamente collegata alla creazione del mondo, in qualsiasi modo sia avvenuta, perch il fondamento della creazione il moto e perci il suono. LAssoluto ha nella musica le potenti leve della manifestazione creativa. Egli, lAssoluto, ha creato luniverso, cio il mondo materiale, il mondo mentale, il mondo spirituale, insomma tutto ci che esiste, attraverso il tempo, lo spazio e la causalit. Fra lAssoluto e lUniverso sinterpongono il tempo, lo spazio e la causalit che costituiscono lessenza stessa del suono metafisico. LAntico Egitto enuncia e glorifica la potenza del Verbo creatore fin dallanno 2500 prima di Ges Cristo. Da quella arcaica rivelazione, la tradizione del Verbo creatore pass nella Bibbia per opera di Mos nella Genesi fino a delinearsi nel mondo cristiano con lEvangelo e lApocalisse secondo Giovanni. Proprio nel Vangelo di Giovanni leggiamo (I capitolo, versetto 1-3) : In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio. Questo nel principio era presso Dio. Per mezzo di lui furono fatte tutte le cose. Se riflettiamo sul contenuto di questa frase espressa dal Discepolo prediletto del Messia e su quella biblica di Mos nella Genesi 1,3: E Dio disse: sia la luce. E la luce fu Facciamo lUomo a nostra immagine e somiglianza E Dio cre lUomo etc., allora possiamo penetrare, capire limportanza della voce umana, della parola, del canto, della poesia e della musica (cfr. T.Palamidessi, Trattato di Musica e Melurgia Archeosofica). Dio amore creativo ed sempre stato Padre e Madre. La Creazione un atto damore di Dio, amore infinito verso la sua creatura; e il Figlio di Dio ha dato a noi creature il comandamento: Ama Iddio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutte le tue forze, come te stesso. Perch Dio cre il mondo non possiamo saperlo, possiamo solo dire che lo fece nel suo Amore. Egli cre per rivelare il suo eterno Amore a Se stesso, nella sua Creatura. Nessuna creatura pu derivare dallo stato dessere puramente divino, poich questo stato privo di causa e di inizio, e non pu essere fatto cominciare. Quando trattiamo della creazione del mondo non trattiamo di cose lontane ed a noi estranee, ma di cose che stanno avvenendo in noi, non vi nulla di pi vicino a noi di tale nascita perch siamo in essa come in nostra madre.

La Genesi rivelata da Mos non va intesa come la storia della creazione fin dallinizio, piuttosto la storia del rinnovamento e della restaurazione del mondo precedentemente abitato e governato da angeli, un mondo etereo che venne gettato nel caos dallorgogliosa disubbidienza a Dio. LArcheosofia crede nel male provocato da intelligenze divenute perverse, dette dalla Rivelazione Angeli diniquit, create libere e perfette, prima del mondo materiale e operanti nel male dopo la loro ribellione a Dio e la perdita del dono del libero arbitrio che le ha rese fisse nel solo male, negazione del bene, e lontane dalla Luce di Dio Uno e trino in uno stato denominato infernale. Questo intero mondo, la profondit della terra e le sue vette, su fino al cielo e alle stelle, che possiamo vedere con gli occhi ma non comprendere con i nostri sensi, tutto questo spazio un solo regno, il regno degli angeli prima della corruzione, un regno splendente di grande potenza; ma altri regni esistono al di l del cielo creato, regni abitati da puri spiriti che non sono mai caduti. Prima del tempo della creazione del cielo, delle stelle, degli elementi, e anche prima della creazione degli angeli, non vi era altro che la Divinit, lAmore infinito autorigenerante che concepiva la propria stessa immagine. Il Cosmo e le creature angeliche come pure quelle umane non sono state create ab terno, ci scritturale, ma ab terno esistono le prefigurazioni e le preformazioni, le idee create nel Figlio in quanto Sapienza increata (Bereschid), simile a un mondo intelligibile delle idee archetipiche che riflette le immagini in Sofia, detta pure la Sapienza creata". Luomo non esiste dalleternit; solo come unombra apparve limmagine, in cui Dio nella sua Sapienza sapeva tutte le cose dalleternit, nello specchio della sua stessa Sapienza. La sapienza una immaginazione divina, in cui le idee degli angeli e delle anime sono state viste dalleternit, non come creature sostanziali e attuali, bens come non essenziali, come le immagini in uno specchio. Alessandro Benassai estratto da "MUSICA E CREAZIONE DEL MONDO" in Musica e Creazione del Mondo

Il Sacerdozio Eterno secondo l'Ordine di Melchisedek Due capitoli classici della predicazione di San Paolo sono lesaltazione della fede in Abramo e la dimostrazione della superiorit del sacerdozio del Cristo su quello di Aaronne, dopo che Melchisedek dette la Coppa ad Abramo. Se nella linea discendente la Kabbalah arriva da Adamo, No, Henoch, non pu essere arrivata a Mos senza passare per il Patriarca Abramo, al quale legato il mistero di Melchisedek. La caratteristica di questo sacerdozio il Sacrificio Sanguinoso del Re Sacerdote che offre la Coppa della Conoscenza nascosta, con dentro il suo Sangue e la sua stessa Vita.

Melchisedek Re di Salem citt della Pace, Re di Gerusalemme, lOrigine di questo Ordine Sacerdotale Eterno: Il Signore ha giurato e non si pentir: Tu sei Sacerdote in eterno secondo il modo di Melchisedek. Dio il Padre nomina il Figlio: Sacerdote in eterno secondo lOrdine di Melchisedek. Melchisedek non ha genealogia, ossia non procede da persona, immortale e non ha la sua origine nel tempo, ma viene dalleternit. Egli appare nella storia come un sacerdote, sacerdote di Dio Altissimo, ma non era un uomo, bens un Angelo incarnato che celebr il Rito del pane e del vino (il corpo e il sangue di Cristo): lEssere celeste che voleva introdurre nel seme di Abraham e trasformare in carne e sangue per stabilire lAlleanza con il Dio il Padre. lo stesso Verbo-Cristo ad operare linvestitura sacerdotale ad Abramo sotto il sembiante di Melchisedek per riapparire sotto la reale presenza fisica di Ges dallAvvento alla conclusione della sua vita terrena sul Calvario. Con Abramo e Sara sinstaura il nuovo Regno. Abraham, il Padre delle genti, il nuovo Capostipite, d le decime, il principio del suo Regno, a Melchisedek che lha fatto degno Figlio e Re. Anche Giovanni il Battista un uomo in cui si incarnato un angelo speciale, Ges lo nomina pi che Profeta ed i due sono gli unici a riconoscersi a vicenda. Giovanni lUomo-Angelo con la Sapienza Integrale (il Santo Graal ), certo in grado di celebrare il Rito secondo il modo di Melchisedech, il Ricevitore delle Luci. Giovanni viene raffigurato con in mano una Coppa con dentro la sua testa, ovvero il suo sangue, la sua vita, che offre in sacrificio immolandosi sullaltare del mondo per noi tutti. Con il battesimo di Giovanni la luce di Cristo scese in Ges che inizi e complet la sua missione salvifica di pochi e di molti, immolando se stesso, secondo il modo di Melchisedech. Melchisedek investito direttamente da Dio Altissimo trasmette la Coppa ad Abramo. Abraham diviene il Capostipite del Popolo eletto e padre della Kabbalah, la rivelazione segreta dIsraele. La Sapienza di Melchisedek va ad Abramo e da Abramo arriva per Mos (verr uno come me) a Ges Cristo. Abramo e Ges sembrano due Personalit del medesimo Individuo Spirituale che sincarna sulla terra per una missione salvifica. Ambedue ricevono linvestitura dal Verbo-Cristo-MelchisedechGraal sotto le sembianze di un Angelo particolare incarnato in un uomo. Ges riceve la Coppa da Melchisedech o Cristo e la trasmette al suo discepolo segreto, Giuseppe dArimatea, che diventa cos il Capostipite della regalit del Santo Graal, perch la sapienza e la presenza di Melchisedech in lui. Giuseppe dArimatea si ritira nella Bretagna azzurra e il Santo Graal perduto per gli uomini, finch Melchisedech non ritorni ad offrirci la sua Coppa. Alessandro Benassai estratto da "IL SACERDOZIO ETERNO SECONDO LORDINE DI MELCHISEDEK" in Prologo di San Giovanni Giovanni il Battista

GIOVANNI IL BATTISTA Giovanni il Battista proprio per la sua potente personalit e autorit e per la sua funzione di battezzatore, doveva essere al di sopra di tutti nellOrdine degli Esseni, a cui appartenevano Giovanni Evangelista che era suo discepolo e Giuseppe dArimatea. Anche Ges e Maria facevano parte degli Esseni . Giovanni il Battista il veggente per eccellenza, vede il futuro di chi battezza e solo lui capace di riconoscere il Figlio di Dio. Anche Ges riconosce Giovanni e gli chiede di essere battezzato, Giovanni lo battezza e grida: Questi il mio Figlio prediletto nel quale mi sono compiaciuto. Secondo Origene, il Precursore rappresenta la venuta del Verbo del quale come uomo prepara ci che di Ges visibile e come angelo compie la preparazione invisibile. Giovanni Battista, che dipinto o raffigurato nelle icone assieme alla Madre terrena di Ges Bambino, ha un significato perenne che gli Esseni preconoscevano attraverso le Sacre Scritture. La missione giovannea perpetua, sia nelle anime che nella Chiesa. Il mistero di Giovanni si compie ancora oggi nel mondo. Chiunque destinato a credere nel Cristo Ges, bisogna che vengano lo spirito e la virt di Giovanni nella sua anima per preparare al Signore un popolo perfetto e spianare i sentieri nelle asperit del cuore. Non solo durante questo tempo che le vie furono appianate, ma oggi ancora lo spirito di Giovanni precede la parusia del Signore. Il Battista non era un uomo, di unaltra natura; nelle icone antiche, nelle Deesis, la figura di S.Giovanni Battista sempre legata alla Madonna con il Bambino, non c mai apparizione di S.Giovanni Battista senza il Cristo, in ogni periodo che il Cristo si manifesta, c il Battista con lui, la sua presenza contemporanea ad una nuova rivelazione del Cristo. Lanno liturgico celebra la nascita di Giovanni il Battista il 24 giugno ed il suo martirio il 29 agosto. Alessandro Benassai estratto da "GIOVANNI IL BATTISTA" in Prologo di San Giovanni Le Sefiroth Le Divine Energie Increate scaturiscono da Kether Elion, la Corona dellAltissimo, il primo Punto o Centro di concentrazione della Volont Assoluta di Lui, la Potenza Creatrice, lIO SONO Divino, Ehieh, lEssere degli Esseri. La Corona il Centro divino di gravit dello Spirito-Verit del Padre. Cos come il Padre lorigine del Figlio e dello Spirito Santo, Kether lorigine di Kochmah, la Sapienza Increata, e di Binah, lIntelligenza Increata. Kochmah il punto di concentrazione del Verbo-Cristo, la Sapienza Assoluta del Padre; Binah il centro di Forza e di Coscienza dello Spirito Santo del Padre, la Madre Divina. Da Binah prende vita lo Spirito delluomo.

Kochmah e Binah confluiscono o rifluiscono in Daath, la Sefir nascosta, la Scienza del Padre. Le prime tre Sefiroth formano una triade equilibrata. Da Kochmah derivano trentadue Vie, dette le 32 Vie della Sapienza (Increata). Ventidue vie sono designate dalle 22 Lettere dellalfabeto sacro e le altre dieci dai 10 Numeri o Sefiroth. Le 22 lettere si suddividono in tre madri, sette doppie e dodici semplici ed hanno le loro corrispondenze con il micro e macro cosmo. Le lettere e i numeri sono le potenze intelligibili con le quali il Verbo divino nomina e numera e tiene in vita tutta la Creazione. Da Binah derivano 50 Porte. Come dallo Spirito Santo promanano i sette Doni, da Binah derivano le sette Divine Energie Increate, dette di costruzione per lallusione ai sette giorni della Genesi. Dalle prime cinque: Chesed, Gheburah, Tifereth, Hod e Netzah, suddivise ognuna per i dieci Numeri, derivano le Cinquanta Porte dellIntelligenza della Luce, la cinquantesima delle quali il Cristo. LImmagine che Dio vede nella fase di ritiro da s in Se Stesso limmagine dello Spirito di Verit che si specchia nella sapienza Divina, limmagine risplendente di Luci del Verbo-Cristo, somigliante al Padre. Secondo questa immagine e somiglianza sar creato lUomo spirituale, tratto allessere dal ritorno delle Divine Energie Increate nella zona dalla quale Dio si era precedentemente ritirato. una proiezione di una immagine luminosa del Verbo dalla mente di Dio alla mente creata di Adamo. necessario comprendere che lImmagine increata da tutta leternit situata nel Mondo increato o Emanato, dal quale prendono vita e forma i tre mondi creati: Mondo della Creazione o Archetipico (creato), Mondo della Formazione e Mondo dellAzione, che formano lanima e il corpo dellUomo Cosmico. Per questa ragione luomo spirituale micro-macro cosmico costituito da tre principi che formano la sua individualit e dai centri di forza presenti nel suo corpo causale che lo mettono in relazione con il Macrocosmo e le Divine Energie della Trinit. Alessandro Benassai estratto da "LE SEFIROTH" in Prologo di San Giovanni

Unit e Trinit Divina Chiarito che non vi pu essere Trasmissione sapienzale viva, valida, salvifica e liberatrice senza la presenza viva e operante di Colui che lha predestinata per noi sin dal principio, possiamo iniziare il commento ai primi versetti del Prologo di Giovanni. In Principio era il Verbo il Verbo era con Dio, il Verbo era Dio.

Egli era in principio con Dio. Questi versetti intesi nella loro realt non si devono soltanto comprendere, ma bisogna anche assimilarne la loro poderosa forza occulta trasformatrice. Allora chi sperimenta, subir nella sua anima un cambiamento occulto in virt della forza trasmutatrice di queste parole. Divenuto cos chiaroveggente sar capace di constatare di che cosa parla lEvangelo di San Giovanni. I primi tre versetti hanno una relazione binaria ed enunciano una distinzione nellunit: ArchLogos; Logos-Teon; Teos-Logos. Il quarto ha invece un carattere ternario: Egli (Logos)- Arch Teon. Prima relazione: Arch-Logos. Il Principio (Arch) lorigine del Verbo (Logos). Il Verbo scaturisce dal Principio da cui si distingue. Il Principio Uno, il Verbo voce (potenza) e parola (sapienza) di Uno. Seconda relazione: Logos-Teon. Il Verbo essendo unito a Dio-Spirito (Teon), partecipa alla Divinit dellArch, ma distinto da Dio e dal Principio. Terza relazione: TeosLogos. Dio il Verbo, il Verbo Dio, pur essendo distinti c una identit essenziale tra Dio-Spirito e il Verbo e quindi con il Principio da cui ambedue traggono la loro origine. Quarta relazione: LogosArchTeon. Nelleternit, cio a dire prima e al di fuori dellatto creativo-rivelativo, il Logos era (gi) unito a Dio nellArch. LArch, che non ha alcuna origine, lunico e solo Principio sia del Verbo che di Dio-Spirito, che della Creazione. Questa tesi confermata dal primo versetto della Genesi dove si legge che nel Principio (Berascith) Dio (Elohim) cre il cielo e la terra, implicitamente si afferma che il Principio (Rascith) lorigine di Elohim e della Creazione. Lespressione greca En Arch (nel Principio) traduce esattamente la forma ebraica Be-rescith (nel Principio) usata da Mos nella Genesi. Il Principio, Rascith o Arch, dette inizio alla Creazione manifestandosi come Dio, Elohim Lui la Trinit, come Spirito, il Ruach he-Elohim che si librava sulle acque, e come Verbo: Ed Elohim disse: Sia la Luce; mentre nella creazione si rivel come la Luce che era la Vita degli uomini. Il principio di tutto sempre lArch o Rascith, che per creare luomo e luniverso si rivela con la sua Parola e il suo Respiro. I primi quattro versetti rivelano cos lesistenza sin da tutta leternit di un Verbo Divino Creatore, Salvatore e Liberatore delluomo, rivelazione di somma importanza perch ci fa capire lorigine della nostra esistenza, della nostra salvezza e della nostra liberazione. Infatti il Verbo Divino ad incarnarsi tra noi in Ges il Cristo per istruirci, iniziarci alla sua Sapienza, per accompagnarci nel suo Regno e nel Regno del Padre suo. I primi quattro versetti affermano inoltre lindissolubile unit della Trinit, il Dio Unico, ma con delle precisazioni per evitare false interpretazioni con conseguenze fuorvianti.

Alessandro Benassai estratto da "IL VERBO DIVINO E LUNIT DELLA TRINIT" in Prologo di San Giovanni Maria Madre di Dio MARIA, MADRE DI DIO E MADRE DEI VIVENTI "Quando il Cristo volle venire sulla terra, dagli uomini, Dio Padre chiam nei Cieli una Potenza di nome Michael, e affid Cristo alla sua cura. La Potenza Celeste venne gi nel mondo e fu chiamata Maria, per sette mesi Cristo rest nel suo seno." (Vangelo secondo gli Ebrei) La Rivelazione dello Zohar identifica l'"Angelo di Dio" (Michael) con la Schechinah, la "Sposa del Re", la Matrona o Gran Madre agli ordini della quale il Re (YHVH) ha disposto tutti gli angeli. "Il Figlio dell'uomo seduto alla destra della Potenza di Dio" (Lc.22:69; 1Sal.110) La Potenza Divina (Ap.1:6), "la Mano destra del Padre"(Es.15:6) la Potenza Creatrice con la quale Dio ha creato i cieli (Is.44:24ss) e la terra (Ger. 51:15), con la quale il Figlio di Dio, compie le sue opere(Rm.4:17;1Cor.6:14; ecc.)che testimoniano di Lui (Gv.5:36). La Potenza Eterna che si pu contemplare (Rm.1:20; Sal.63:3)con la quale il Figlio dell'Uomo verr dall'Oriente (Mc.13:26), la Potenza di Dio che esaudisce Zaccaria con la nascita di Giovanni Battista (Lc.1:13ss) e che scende su Maria per la nascita di Ges perch "nulla impossibile a Dio" (Lc.1:35ss). L'angelo Gabriel annuncia la nascita di Giovanni Battista e poi quella di Ges, il Figlio di Dio: "Sar pieno di Spirito Santo fin dal seno di sua madre e ricondurr molti figli d'Israele al Signore loro Dio. Gli camminer innanzi con lo spirito e la potenza di Elia, per ricondurre i cuori dei padri verso i figli e i ribelli alla saggezza dei giusti e preparare al Signore un popolo ben disposto" (Lc.1:15s). Giovanni il Battista "l'Angelo di Dio" che porta lo Spirito Santo e la Potenza Divina, con la quale cammina innanzi al Signore Ges Cristo per preparagli le vie, il popolo eletto. Dio trasfonde la potenza del suo Spirito su Maria tramite l'Angelo Gabriel che significa "Potenza di Dio", lo Spirito Santo scende in Maria la quale concepisce il Figlio di Dio: "Ecco, concepirai nel grembo e darai alla luce un figlio e gli porrai nome Ges. Questi sar grande e sar chiamato Figlio dell'Altissimo, e il Signore Iddio gli dar il trono di Davide suo padre, e regner sulla casa di Giacobbe in eterno e il suo regno non avr pi fine". (Lc:1,31s) Maria, la Madre di Ges, e la Madre di Coloro che rinascono da Acqua e da Spirito (Gv:3:5 cofr.1Gv:5) in ebraico si chiama Miriam la cui radice significa "mirra", "amaro", "fiele", "veleno di serpente" e "spalmare" (d'unguento), mentre la seconda parte del nome significa "acqua", "mare", traslato "madre", l'oceano primordiale su cui scende il "Fuoco Celeste". Miriam era anche il nome dato alla Stella Polare, la stella dei naviganti chiamata in Oriente SavanaGraha che significa "libazione del Soma", (da Sava: "Iniziazione" e Graha "Coppa"), "la verace Stella di Giacobbe" (San Bernardo), la Stella dei tre Re Magi, la Colonna di Fuoco, l'Angelo di Dio.

Maria, la Madre di Ges, "la radiosa Stella del mattino", Maristella, la "Stella del Mare", la "Vergine di Luce", Aster-Maris. As-Ter-Mar-Is cabalisticamente significa: "La Divina Presenza della Trinit in Maria Madre di Dio, Colei che verr come Avatar in corpo di Donna". As-Ter, la Stella, indica la Tri-unit, As:"Unit", Ter:"Tre", la Trinit Divina la cui presenza l'Angelo-Stella; Mar-Is: indica Maria-Ish-is, Mar:"Mare",Maria, Is: "Ishis", la Madre Divina, "Colei" (Is) che verr come Avatar in corpo di Donna. Le lettere latine di "Astermaris", "Stella del Mare", trasformate nelle equivalenti ebraiche, AlephScin -Tau He -Resc Mem- Aleph- Resc Iod-Scin, formano a loro volta una frase significativa Alessandro Benassai estratto da "MARIA, MADRE DI DIO E MADRE DEI VIVENTI" in La Vergine dell'Infinito L'Arcangelo Michele L'ARCANGELO MICHELE Iddio, Elohim: "Lui la Trinit", quando lo ritiene opportuno appare sulla scena del mondo tramite Malachi: "il mio Angelo" anagramma cabalistico del nome Michael, nome che poi riconduce al Nome Divino Elohim a conferma del passo biblico:"Il mio nome in lui." (Es.23:21). Le medesime lettere che formano il nome Dio Elohim formano anche il nome dell'Angelo Michael con la differenza per che la lettera He di Elohim, emblema della Vita Divina, diviene una Kaf in Michael. La Kaf situata nel mezzo del nome Michael, fa da collegamento tra il Mi, l'Arkh, "il Creatore del Firmamento"(Is.40,26) e El, l'Altissimo, ed esprime il concetto di somiglianza, cabalisticamente indica l'Angelo Mittatron e significa: "Colui che detiene il potere". Cos L'Angelo di Dio Michael porta una immagine e una somiglianza della Vita Divina della Trinit, che sono lo Spirito e la Potenza di El-Yah , i due nomi divini Elohim-Yahveh, Dio PadreMadre, El-Ohi ,il Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe e simbolo dei due Serafini che cantano l'un l'altro: "Santo - Santo - Santo il Signore degli Eserciti, tutta la terra piena della tua Gloria" (Is.6:2) Yahveh-Elohim (Mc,12,29) il "Nome Completo" (Francis Warrain: "Teodicea della cabala",pag.110.) che racchiude il mistero della fede e della sapienza (Zohar II,161). [...]

Il nome angelico Michael analizzato nelle sue parti esprime l'Uni-Trinit della Divinit: "In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio, il Verbo era Dio." (Gv.1:1) presente nell'Angelo: Chi?, il Mi, il Punto dell' Alto, il Creatore del Firmamento, l'Esercito degli angeli, che "per la sua Onnipotenza non ne manca alcuno" (Is.40:26), o Colui che () "il Principio o l'Arch della creazione di Dio"(Ap.3:14); Kaf: come (Dio), designa il Verbo Creatore in virt dell' Onnipotenza o Amore del Padre; El, Lui-l'Altissimo, il Padre, Dio. Michael il Capo dell'Armata Celeste, che il suo stesso corpo, chiamato nel canone romano arcaico (E.Lodi: Liturgia della Chiesa) il Santo Angelo, un singolare collettivo per indicare tutti i santi angeli. Michael l'Uccisore del drago (Ap.12:7); egli ha in mano la spada fiammeggiante del Cherubino, lo strumento d'Iniziazione e di difesa contro le profanazioni dell'"Albero della Vita", e con la bilancia, strumento della giustizia, nell' atto di pesare le anime per il giudizio finale. L'identit con il Cherubino conferisce a Michael una caratteristica uni-quaternaria espressa dall' Haioth (Is.6:2), i 4 Esseri Viventi "che stanno in mezzo e intorno al Trono" (Ap:4,6) con fattezze di Leone, Toro, Uomo e Aquila che hanno corrispondenza con i 4 Evangelisti e i 4 Arcangeli: Michael: "Dio Altissimo Creatore", Gabriel: "Dio Onnipotente e giusto", Rafael: "Dio Guaritore di tutti i mali", Huriel: "Dio Luce-Fuoco che illumina e consuma". A san Michele stato dedicato il primo culto liturgico degli angeli celebrato unitamente a Gabriele e Raffaele Arcangelo il 29 Settembre (1968) giorno della fondazione di Archeosofica, deliberata per dal suo Fondatore Tommaso Palamidessi il 16 Febbraio (1968) per sant' Elia. Nella prima antichit San Michele Arcangelo fu considerato il "difensore" del "popolo cristiano" e celebrato come "medico celeste" e come "angelo psicopompo", il condottiero e la guida delle anime nell'aldil, per condurle alla "Luce Santa". Michael, l'"Angelo di Dio" o l'Angelo dell'Arch, l'Archa-Angelo per eccellenza, il "Primo Creato" ad immagine e somiglianza di Dio Creatore tramite le sue Divine Energie Increate. L'aspetto trinitario dell'Angelo di Dio espresso dalle tre persone o angeli apparsi ad Abramo individuati dalla Tradizione cabalistica (per ghematria) in: Michael- Gabriel-Rafael (Gen.18:2ss) la cui unit essenziale espressa dall'Angelo Huriel. Michele l'Archistratega dei liturghi incorporei della Gloria divina "che annuncia al mondo che il Regno di Dio gi tra noi". Michael, il Principe degli Angeli, un tempo fu chiamato Jahoel e nell'Apocalisse di Abramo, detto che il Nome Divino in lui; in seguito gli attributi riferiti a Jaho- El furono trasferiti a Metatron (Gershom Scholem, "La Cabala"). Tradizionalmente Michael stato ed considerato l'Angelo protettore del Popolo Eletto, la Guida (Metator) d'Israele, la Colonna di Fuoco che conduce e protegge il popolo di Dio (Es.16:19). Egli rappresentando la Divina Presenza (Es.33:1), "la Luce del Volto di Dio" (Sal.44:4), nominato

come il Principe della Presenza (Divina) o Principe del Volto (Divino), appellativi che poi furono attribuiti all'Angelo Metraton. Nel pensiero ebraico-biblico un'idea si pu esprimere per mezzo di una parola che pu avere pi significati riferibili ad aspetti diversi, astratti o concreti, fisici o metafisici che nell' insieme completano il senso riconducendo al concetto fondamentale. Cos per volto (divino) si intende "la parte che si volge verso qualcuno", cospetto, presenza (F.Scerbo:"Dizionario Ebraico e Caldaico dell'A.T.) Per "Faccia" s'intende anche la "superficie", "la parte anteriore", quella "che sta davanti", innanzi, che si pu intendere in senso spaziale e temporale, ma significa anche la "persona" d'uno o "egli in persona", come nel versetto dell'Es:33,14: "la mia presenza andr" (io in persona), inoltre il medesimo vocabolo significa "Principe"(Scerbo: Dizionario Ebraico e Caldaico"). Il "Volto" Divino quindi l'"Aspetto esteriore", "Dio che si vede", "la Faccia" della Divina Presenza dello "Spirito e Verit", il Principe degli Angeli, "Lui la Trinit" in Persona, cio Dio che parla tramite una maschera (la persona) che un'immagine a Lui somigliante che sta, che cammina "davanti" a Lui Stesso. Alessandro Benassai estratto da "L'ARCANGELO MICHELE" in La Vergine dell'Infinito

L'Angelo di Dio L'ANGELO DI DIO "Ecco, Io mando il mio Angelo ed egli sgombra la via davanti a me e subito viene al suo Tempio il Signore che voi bramate; e l'Angelo dell'Alleanza che voi desiderate ecco viene promette il Signore degli Eserciti Jehovah Tsebaoth." (Ml.3:1) Quando Iddio vuole apparire e discendere tra gli uomini appare ed opera tramite il "suo Angelo" che invia per preparare la strada davanti a se. L'espressione "mio angelo" o "Angelo di Dio" in lingua sacra si scrive "Malak-iod" dove lo Iod suffisso rappresenta il pronome genitivo singolare "di me". Malachi divenuto poi l' appellativo del profeta detto appunto Malachia, il cui vero nome, come attesta la parola del profeta stesso (Ml.3:23), sarebbe stato quello di Elia. Nella versione dei LXX malak viene tradotto con il termine greco agghelos che come quello ebraico significa messaggero: "l'incaricato che parla ed agisce per conto e in nome di colui che lo manda" sia in un ambito di rapporti umani (Gn.32:47: Num.21:21; ecc.) che tra Dio e gli uomini. La Vulgata invece distingue tra messaggero divino angelus e messo umano che chiama nuntius.

I LXX traducono malak con agghelos eccetto in alcuni passi: Nm.21:21;22:5; Dt.2:26; Gs.6:25; Sam.25:42, dove vengono usati dei termini greci alternativi come: inviati, esploratori e servi; viceversa vengono tradotti sempre con il medesimo termine comune di agghelos altri esseri celesti come Bene Elohim, i Figli di Dio (Gn.6:2; Dt.32:8), Abbir, i Forti (Sal.78:25), Elohim, gli Dei (Sal.8:6;Sal.97:7), nomi che classificano alcuni tra i Cori Angelici nominati da Tycho Brah in "Thelestes". Uniformando in una generica popolazione tutti gli angeli la distinzione gerarchica in Cori (D. l'Areopagita: "La gerarchia Celeste) con la versione dei LXX viene a mancare. La Scrittura distingue l'Angelo di Dio, chiamato Mal'ak Yahveh (Gn.16:7; Es.14:19ss;ecc) o Mal'ak ha-Elohim (Gn.21:16), espressioni che ricorrono molte volte e sempre al singolare nell' Antico Testamento (E. Jenni e C. Westermann: "Dizionario Teologico dell'A.T."), da tutti gli altri angeli chiamati con il termine generico malak senza di seguito uno dei due nomi Divini Elohim o Yahveh che conferirebbero all' angelo una qualit in supremo grado (Scerbo: "Grammatica", pag.108). Malak Yahveh viene tradotto dai LXX con Agghelos Kupion, l'Angelo del Signore, e Malak Elohim con Agghelos tou Teon, letteralmente: Angelo dello Spirito. Ci che distingue l'Angelo Divino da tutti gli altri angeli, creati e ordinati da Dio in tre Gerarchie e in nove Cori (Dionigi l'Areopagita, op.cit.), proprio, come afferma la Scrittura, il Nome di Dio che vuole indicare nell'Angelo la Divina Presenza: "Ecco, io mando l'Angelo davanti a te a proteggerti nel cammino e per farti entrare nel luogo che Io ti ho preparato. Abbi rispetto della sua Presenza, ascolta la sua voce (Gv.1:23) e non ribellarti a lui; egli infatti non perdonerebbe la vostra trasgressione (Es.33:1), perch il mio Nome in lui." (Es:23:20-21). [...] La visione della Gloria Divina trova confronto con la visione del Serafino, l'aspetto igneo visibile e tangibile della Presenza Divina Speciale, la Colonna di Fuoco che crea e che trasforma: Dio proclama a Mos il suo Nome (Gen.16,13; Ap.2:7) e le sue qualit (Es.34:6), il Nome di Dio che nel suo Angelo, stabilendo cos la Santa Alleanza con Mos e quindi con il suo Popolo Eletto (Es.34:10). Quando, per mezzo del suo Angelo Dio elargisce, con la sua Grazia, una concentrazione della sua Divina Presenza, l'Uomo Mos diviene "Unto da Dio" e la sua gente "il Popolo Eletto". Alessandro Benassai estratto da "L'ANGELO DI DIO" in La Vergine dell'Infinito

Il Fuoco Sacro e la Leggenda di Roma "La sede centrale dell'Ordine Iniziatico Loto+Croce Roma, anche perch l'Urbe, in passato, fu un centro di irradiazione spirituale con il re Numa Pompilio, e pi tardi con la stessa Ekklesia." Tommaso Palamidesi, 3 Quaderno di Archeosofia

Roma, dal greco "la Forza", fu il nome della sposa di Enea che accompagn suo figlio Ascanio sulle coste dell'Etruria alla foce del Tevere dove fond Albalonga che significa "monte su cui sorge il sole". Roma in caldaico significa "altezza del cielo" e "tempio di Dio", in sanscrito designa la "donna", la "sposa" giovane e bella, l' "amore". Secondo la leggenda Roma fu fondata nel 753 a.C. da Romolo discendente di Enea dopo che ebbe tratto gli auspici dall'osservazione rituale del volo degli uccelli. "Per prima cosa Romolo - narra Plutarco - chiam dall'Etruria degli esperti, che gli spiegarono e insegnarono minuziosamente il cerimoniale prescritto dai testi sacri come se si trattasse di un rito magico. Quindi fu scavato un fosso rotondo, del perimetro dell'attuale Comizio, e vi furono riposte le primizie di tutte le cose sancite dalla natura come necessarie alla vita umana. Poi ciascuno port una manciata di terra del paese dal quale proveniva, e la gett tra le primizie confondendole tutte assieme. Indi, preso il fosso, che designano con il nome usato anche per l'Universo, e cio mundus, come centro di un cerchio, tracciarono in giro il perimetro della citt". Le "operazioni" simbolurgiche per la fondazione di Roma svelano tutto un procedere che ripete le fasi della creazione del mondo. Roma cos il "tempio", la sede terrena di un nuovo Centro di irradiazione, il luogo segreto dove si trasferisce la Sapienza Arcaica, ritiratasi dagli antichi centri iniziatici delle civilt in fase di sgretolamento, dalle "terre inaridite", per approdare con Enea in un nuova terra , la "terra vergine", la feconda "terra nera" o "terra di Saturno", l'Italia, la "terra dei tori", per un nuovo giorno di manifestazione. Romolo, figlio del Sole (Ilion), portatore del Lituus, lo scettro etrusco, il "Raggio di Sole" che feconda la terra nera di Saturno, il primo Re d'Italia, il fondatore di Roma. Il Cerchio con il punto nel centro, immagine della fondazione di Roma, il simbolo alchemico del Sole e dello Zolfo, l'Io-Volont nel cui Centro si nasconde l'origine del tutto manifesto ed emana la luce e la vita. Il Punto l'aspetto maschile-fecondatore della materia-vergine simboleggiata dal Cerchio. Dall' unione di questi due principi, l'Acqua e il Fuoco, nasce il Figlio del Sole, il cui emblema il cerchio centrato dal punto, "Rama", il centro visibile dell'invisibile sorgente di ogni vita e di ogni luce. Enea trasla nella nuova terra, l' Italia, il culto di Vesta Iliaca, la terra-madre del Sole, il trono del Fuoco-Unit di Pitagora, e occulta lo sterile Fuoco-Fecondatore nel Lazio (da lateo = nascondere), nella nuova sede: Roma, l'Urbe (dal verbo urvo = urbo = "tracciare con l'aratro il circuito d'una citt da fondare"), la "terra consacrata" (= ara - ta) dal Re-Sacerdote Romolo, l'Altare dove le VerginiVestali sorvegliavano e custodivano il "sacro fuoco". "A Numa come a Romolo - dice Plutarco - si ascrive pure la costruzione del santuario di Vesta, ov' custodito il fuoco perenne. Questo edificio a forma circolare riproduce non la figura della terra, con cui identificata Vesta, ma di tutto l'Universo, nel cui centro i Pitagorici pongono la sede del fuoco, che chiamano Vesta e Unit". Numa, il primo "pontifex maximus", era il Re-Sacerdote che consacrava le vergini vestali, alle quali aveva affidato la custodia del fuoco sacro "perch riteneva l'essenza del fuoco pura e incorrotta

quindi tale da dover essere affidata a persone illibate e immacolate, o perch associ alla verginit la natura improduttiva e sterile del fuoco". "A Romolo come a Numa -continua Plutarco- si attribuisce anche l'istuituzione dell'ordine sacerdotale dei Pontefici e la venerazione del fuoco sacro secondo il culto che Enea avrebbe portato in Italia, chiamato di Vesta Iliaca." Aineia, l'eroe troiano, fu messo in relazione con Ianus, l' Esistente, arcaica divinit italica solare (Iuno = Sole) il cui culto si associava a quello di Iana = Luna (Diana). Jano fu celebrato come il governatore dell'inizio e della fine delle cose (da Giano = Gennaio il primo mese dell'anno). Alessandro Benassai estratto da "IL FUOCO SACRO E LA LEGGENDA DI ROMA" in La Vergine dell'Infinito

Fohat, Prana e Kundalini L'AUM composto da un accordo fondamentale formato da tre note simboleggia una triplice forza creativa che d vita ed esistenza all'Uomo Universale micromacrocosmico. Questa forza una e trina si distingue in: Foath, l'energia di movimento, oscillazione - pulsazione - rotazione - rivoluzione; Prana: l'energia vitale; Kundalini : l'energia generativa, forza-coscienza. Fohat, dalla radice phat di origine indoariana, indica il movimento, l' oscillazione. Tutto oscilla e vibra nell' Universo, niente in quiete, il movimento contraddistingue la vita e fa riferimento al principio della vibrazione e della polarit che domina nel Cosmo. Questa forza che sta alla base di tutti i fenomeni fisico-energetici che avvengono nel micromacrocosmo, si pu esprimere in diverse maniere o forme (elettricit, magnetismo, luce, calore, ecc.) ognuna trasformabile nell'altra e tutte riconducibili a quella fondamentale. Prana, il "soffio della vita", il fluido energovitale che sta alla base di tutti i processi che animano i regni della natura. Prana una parola sanscrita composta dalla radice pra, "empire", e an, "spirare", "emettere un suono". Da an deriva il termine greco "an-e-mos" e il latino "an-i-mus", da cui "an-i-ma", il "respiro vitale". In egiziano an trova confronto con il geroglifico ank, che significa "vita". Nel Mundakapanishat detto che da Brahma, l'Unico, procede il Pra-an, la forza che riempie di vita. Kundalini un vocabolo sanscrito che deriva dalla radice Kund, "ardere", "emettere un suono", da cui "fuoco serpentino" o "potenza ignea". Altri significati inerenti questo termine si possono trarre da Kundala, "ruota", simbolo del potere che genera e che lega al divenire cosmico, la "ruota dell'esistenza" e da kunda, "coppa", simbolo del potere che dona l'eterna giovinezza e la liberazione dall'illusione cosmica. Alessandro Benassai estratto da "LE TRE ENERGIE COSMICHE" in La Vergine dell'Infinito

Centri di Forza del Sistema Solare Questi centri di forza sono dominati dai 7 Pianeti (Saturno, Giove, Marte, Sole, Venere, Mercurio, Luna) e dai rispettivi Segni Zodiacali in sintonia ai sunnominati Pianeti (Capricorno-Acquario; Pesci-Sagittario; Ariete-Scorpione; Toro-Bilancia; Gemelli-Vergine; Cancro e Leone), circa la loro azione sul corpo fisico e sui corpi energetici, ma in concordanza ai pianeti e allo Zodiaco operano i rispettivi Spiriti Planetari e Spiriti Zodiacali maschili e femminili che tengono soggiogati i Centri Causali. Ripetiamo: gli Spiriti dei Pianeti fisici agiscono sul Corpo Causale e sui suoi Centri; i Pianeti fisici influenzano soltanto i Centri ed i Corpi energetici e quello fisiologico. Di qui la necessit di conoscere in pratica lAstrologia ordinaria e quella Occulta per sapersi svincolare e dagli astri e dai loro spiriti. Nel primo caso ci si destreggia in un modo, nel secondo con altri artifici. In ciascuno Centro Causale opera linsidia dello Spirito planetario nel suo duplice aspetto maschile e femminile. Lasceta deve con la pratica continua fatta di riti teurgici, di meditazioni, di esercizi vari, enucleare dai centri linfluenza di questi spiriti guardiani per metterli (i Centri) sotto linflusso unico di Cristo, Luce della nostra anima. Luomo esiliato sulla terra, straniero asservito ai macchinatori di un Cosmo decaduto, conscio dessere precipitato dallottava sfera, regno del divino, quaggi in questo mondo divenuto malvagio, pu lottare con i mezzi dellascetica archeosofica per rendersi insensibile, non ricettivo alle potenze planetarie, ossia agli Arconti, queste figure ostinate, antidivine, che operano sullanima influenzando i sette centri del Corpo Causale con lo scopo e la passione di una causa egoista.

estratto da I Centri di Forza Itinerario di Ascesi e Mistica Cristiana Le tappe del difficile e lungo itinerario proposto dalla Teologia Ascetica e Mistica Riformata vanno ricapitolate cos: dal primo istante, lo scopo preciso: liberare luomo dalla sua condizione di limitatezza umana, conquistare la libert assoluta, realizzare lunione con Dio. Il metodo presuppone molteplici metodi e tecniche (fisiologiche, mentali e mistiche), legate insieme da un elemento comune: il loro carattere anti-umano o anti-profano. Il profano vive in seno alla societ, fonda una famiglia, mette al mondo dei figli, combatte, si procura denaro, distrae il suo pensiero dalle cose del cielo. LAsceta realizza la solitudine, la povert, lassoluta castit o lequilibrato rapporto dei sessi. Il comune si lascia possedere dalla propria esistenza terrena: lAsceta si oppone a lasciarsi vivere: al moto incessante oppone la posizione statica, limmobilit della retta postura corporea; alla respirazione aritmica, agitata e multiforme, oppone il controllo del respiro e pensa di poter arrivare finanche alla completa ritenzione della respirazione che come fermare il processo agitato della mente. Al fluire caotico della vita emotivo-mentale, al turbinare dei pensieri e delle immagini, risponde con la fissazione del pensiero in un solo punto: Dio, primo progresso verso il definitivo ritrarsi dal mondo profano o fenomenico che lastrazione raggiunger. Tutte le tecniche ascetiche suggeriscono una sola iniziativa contro linclinazione umana normale: fare lopposto di quello che suggerisce la natura umana. Dallisolamento alla castit, al distacco senza soluzione di continuit.

Col rifiuto opposto alla vita, lAsceta imita un modello trascendente, il Padre, attraverso il Figlio Ges, Nostro Signore e Maestro. Lopposizione alla vita un concetto antico che rispecchia la polarit universale e arcaica fra il sacro ed il profano. Luomo che rifiuta e scientemente reagisce alla sua condizione, tentando di eliminarla con unarte sottile, strategica, un uomo assetato di amore e di incondizionata libert per darsi tutto a questo amore ineffabile, imperituro, rovente: Dio. LAsceta, nellinterrompere i suoi rapporti di solidariet con la societ e le cose del mondo, procede per tappe. In primo luogo sopprime le abitudini vitali meno essenziali: distrazioni, comodit, perdita di tempo, dispersione di forze intellettuali, etc. Poi si sforza di unificare le pi importanti funzioni della vita: la respirazione, la coscienza. Imporre una disciplina al proprio respiro, ritmarlo, ridurlo gradualmente a una sola modalit quella del sonno profondo equivale allunificazione di tutte le variet respiratorie. Soggiogamento delle funzioni nervose autonome ed endocrine, perch diventino coscienti e sotto il dominio della volont attraverso il sistema nervoso centrale. Il metodo della concentrazione in un solo punto, fissa sul piano della vita psico-mentale il flusso della coscienza, finch si realizzi lunificazione del pensiero, una continuit psichica senza interruzioni. Anche la pi elementare tecnica Ascetica, la retta posizione corporea, si collega allo stesso fine: la coscienza della totalit del proprio corpo, percepito, sentito come unit in funzione dellesperienza di una delle positure corrette. La calma, la serenit, lestrema semplicit della vita, la statica posizione del corpo, la ritmizzazione del respiro, lorazione mentale, il controllo biologico delle funzioni vegetative e la concentrazione in un solo punto (Iddio) sono esercizi che spingono verso un identico fine: eliminare o abolire la molteplicit e la disgregazione, reintegrare, totalizzare, unificarsi col Creatore, immutata restando la natura dellanima creata nei confronti di Dio, spirito increato. Unificarsi non nel senso panteistico (per carit), ma nel senso di avere come centro della propria anima (somigliante, ma non identica a Dio) il Creatore di tutte le cose. Traendosi fuori della vita umana profana, lAsceta ritrova unaltra vita, pi vera, pi profonda, perch ritmata alla vita stessa del Cosmo. In verit possiamo dire che le prime tappe dellAscesi sono tutto un tendere verso uno sforzo eroico di cosmizzazione propria. Tuttavia la cosmizzazione solo una fase intermedia, perch appena si avr ottenuto con lunificazione, la cosmizzazione, il processo va oltre: si tratta di rifare luomo in proporzioni macrontropiche, cio gigantesche. Ma anche le esperienze del macrontropo non sono le ultime. Il fine del mistico quello di ritirarsi completamente dal cosmo, interrompere i legami col cosmo, divenire impermeabile alle esperienze del cosmo. Uscire fuori dal cosmo con la sola anima immateriale e immortale per concludere un atto di reale trascendenza. Vuotare la propria anima di ogni contenuto, proprio come dice S.Giovanni della Croce: lanima liberata dal mondo sensibile e dal monto intellettuale, entra nella misteriosa oscurit di una santa ignoranza, e, rinunziando a ogni dato scientifico, si perde in Colui che non si pu vedere n afferrare; unita allo sconosciuto per la pi nobile porzione di se stessa, e in ragione della sua rinuncia alla scienza; finalmente, attingendo in questa ignoranza assoluta una cognizione che lintelligenza non potrebbe conquistare.

Lanima, scrive un profondo anonimo compendiatore della dottrina mistica di San Giovanni della Croce, prima di essere contemplativa, passa per molti stati, e indefinitamente vari. Altri dottori ve la dirigeranno, e non il nostro. Si sappia solo che lopera divina armonica e che, dalle prime orazioni ascetiche alle sublimi trasformazioni dello sposalizio spirituale che lo sbocciare perfetto della vita della grazia, un medesimo ritmo comanda tutti i suoi procedimenti. un ritmo di morte e di annientamento. Perch lanima sia elevata fino alla stessa vita di Dio, perch sia deificata in verit, bisogna che si rettifichi, si ordini, si calmi la sua attivit e muoia finalmente ci che vi in lei di troppo umano; bisogna che le sue potenze tutte le sue potenze perdano, fin nella loro applicazione a Dio e alle cose di Dio, il loro vigore e la loro vivacit, il loro modo vagabondo, tumultuoso e puerile, le loro abitudini di vecchio uomo, secondo le stesse espressioni di San Giovanni della Croce, e si semplifichino come Dio semplice. Tutta la tecnica ascetica psico-fisiologica, dalla retta posizione del corpo, alla concentrazione su un punto ci indica laspirazione di voler che il caos della vita bio-mentale profana del neofita in seno al cosmo, sia trasformata. LAscetismo medievale con Raimondo Lullo, San Tommaso dAquino, San Alberto Magno, Ruggero Bacone, Frate Elia successore di San Francesco dAssisi, Dante Alighieri, indica tutto lo sforzo di omologare il corpo e la vita delluomo agli astri, ai ritmi cosmici, e naturalmente primi fra loro alla Luna e al Sole. Per i colossi dellAscetica e Mistica Medievale non era possibile raggiungere la liberazione finale, non era ammissibile passare dal caos alla libert senza transitare per la tappa preliminare della cosmizzazione. Per essa la fase intermedia il cosmo, cio realizzare il ritmo su tutti i piani della vita bio-mentale. Ritmo daltra parte che nella struttura dellUniverso ci viene segnalato dalla funzione unificante che in esso spetta al Sole e la Luna e gli altri astri. La fisiologia mistica medioevale si fonde sulla identificazione nel corpo umano dei soli e delle lune. Nel controllo del respiro la vita coesiste con la tecnica ritenzione del respiro come nellesperienza di ritrarre il seme, ove la vita coincide con la morte. Con l estasi, la contemplazione, l unione mistica, liniziato trascende gli opposti e in ununica esperienza unisce il vuoto e il pienismo, la vita e la morte, lessere e il non essere. Con la suprema concentrazione, estasi o unione il mistico raggiunge lunit primordiale; quella dellAdamo nel Paradiso prima della caduta. Attua insomma il sogno che ha tormentato lo spirito umano sin da quando diede inizio alla storia: ritrovare la perduta Unit, coincidere con il Padre, rifare il cammino, abolire il Tempo e la Creazione, ovvero la molteplicit e leterogeneit del Cosmo. Programma gigantesco, sublime, ineffabile, attuabile solo dopo la venuta del Redentore, dellUnigenito Figlio di Dio. Tommaso Palamidessi estratto da un Articolo pubblicato su Vita Cosmica, Maggio 1955 in I Centri di Forza, di Alessandro Benassai

L'Arcangelo Michele e San Galgano Il primo culto agli angeli si pu mettere in rapporto con l'Arcangelo Michele, "colui che simile a Dio", considerato il capo delle Schiere Celesti, chiamato nella liturgia antica: "capo delle schiere dei liturghi incorporei", "il liturgo di quella divina luce che egli vede con i propri occhi ed a cui iniziato". colui che trionfa su Satana nella prima antichit. Egli preposto al popolo eletto come guida e nelle icone viene rappresentato con la spada fiammeggiante, scudo e lancia, elmo ed armatura, spesso nell'atto di uccidere il drago oppure con la bilancia mentre pesa le anime per il Giudizio Finale. A lui sono dedicati molti santuari e basiliche. Tra le pi famose, oltre a Le Mont Saint Michel, ricordiamo: Monte Sant'Angelo sul Gargano, la Sagra di San Michele in provincia di Torino, San Galgano in provincia di Siena. Presso Chiusdino, vicino Siena, si pu visitare la suggestiva abbazia di S.Galgano che, sebbene porti le tracce dell' indifferenza di secoli, mantiene ancora oggi un'atmosfera speciale, senza tempo. La chiesa abbaziale sembra calata dal cielo nel vasto verde, lontano da citt e paesi. Verso il 1224 ebbe inizio la costruzione dell'imponente tempio da cui l'ordine cistercense si sarebbe poi irradiato per tutta la Toscana. Sconosciuti ne sono gli architetti; si crede a dei monaci ispirati dalle forme edilizie delle chiese francesi, e probabilmente tra loro vi era anche un monaco francese. La facciata, posta esattamente in direzione est, viene illuminata dal Sole sorgente all'Equinozio di Primavera ed strutturata, con le sue finestre, a simboleggiare un messaggio, una rivelazione. Galgano Guidotti, nobile senese, monaco e cavaliere, affiliato all'ordine cistercense, ebbe la visione di Michele Arcangelo e tradizionalmente viene collegato al Mistero del Graal. Alla sua morte, nel 1180, i monaci dell'abbazia di Casamari ottennero di venire a vegliare sulle sue spoglie e di costruire un oratorio ed un edificio sulla sua tomba. Sorse cos il monastero di San Galgano che, a causa delle preziose reliquie che conservava, attir pellegrini ed offerte. Alessandro Benassai estratto da Santo Graal - La Tradizione Archeosofica (1) Tommaso Palamidessi, Esperienza Misterica del Santo Graal, Quaderno 18 I Re Magi e la Cattedrale di Colonia I tre Re Magi, guidati dall'Angelo-Stella, resero omaggio a Ges Cristo recandogli in dono oro, incenso e mirra, riconoscendo in Lui il Re (l'oro) - Sacerdote (l'incenso) - Sacrificatore (la mirra) secondo l'Ordine di Melchisedek, Redentore dell'Umanit. Questo episodio indica il fondersi della Rivelazione sapienziale precedente, nel nuovo ciclo aperto dall'Avatar Ges Cristo e da Lui stesso completato.

La visita dei Magi Zendici infatti intimamente connessa con la preparazione didattica di Ges e di Giovanni il Battista. "Il Signore del Castello" (Gasparre), "il Re della Luce" (Melchiorre), ed "il Protetto del Signore" (Baldassarre), magi, astrologhi, terapeuti, iniziati e sapienti, sono gli adoratori del fuoco-luce ed a Lui rendono omaggio. San Basilio nella sua liturgia dice: "Signore Ges, vero Dio, fonte di vita e d'immortalit, lume del lume, venuto al mondo per recar luce, rischiara i nostri spiriti". Nel 1164 l'arcivescovo Reinald Von Dassel port le reliquie dei tre Re Magi a Colonia da Milano dove erano state conservate in un antico sarcofago di marmo. I cittadini di Colonia per, volevano avere una cassa d'oro, argento e pietre preziose per custodire delle reliquie cos importanti. Il lavoro fu assegnato a Nikolaus da Verdun, uno dei pi famosi artigiani dell'epoca. Nel 1180 egli arriv da Vienna con la sua equipe di operai ed occorsero ben 40 anni per completare la cassa reliquiaria. Furono anche usati per le decorazioni molti pezzi antichi, provenienti dai bottini delle Crociate. La Cassa a forma di basilica, alta un metro e 53, lunga due metri e 20, e larga un metro e dieci. Dato che i tre Re Magi furono il simbolo di tutti coloro che erano alla ricerca di Dio, Colonia divenne uno dei pi grandi centri di pellegrinaggio del mondo cristiano, ed il pi frequentato dopo Gerusalemme, Roma, Santiago de Compostela ed Aix-la-Chapelle. Anche i re tedeschi, dopo essere stati incoronati ad Aix-la- Chapelle, venivano a Colonia a rendere omaggio al Signore ed offrirgli doni come avevano fatto i Re Magi. Quando la cassa delle reliquie fu terminata, nel 1230, si decise di costruire una nuova cattedrale, di proporzioni gigantesche. Ed i lavori iniziarono nel 1248. Alessandro Benassai estratto da Santo Graal - La Tradizione Archeosofica (1) Tommaso Palamidessi, Esperienza Misterica del Santo Graal, Quaderno 18

Il Santo Graal e la Terra Verde Quando luomo stanco del suo pellegrinare nelloscurit, fa tacere gli affanni ed i bisogni della sopravvivenza mondana, e nel silenzio della notte, alzando gli occhi al cielo, rivolge il suo spirito verso lEterno, sente sorgere nel profondo del suo essere un impetuoso alito di carit, senza tempo e senza confini; unantica malinconia gli percuote lanimo, memoria di una lontana Patria perduta nello spazio celeste, e tra le stelle, come improvvisa folgore, una parola gli infiamma il cuore di fede e di speranza: SANTO GRAAL. Il Graal o Coppa nella lingua sanscrita il Graha della razza indoariana, la razza guerriere (da Aries = Marte) che migliaia di anni fa era localizzata in una regione nordico-boreale di cui sono antiche rimanenze lo Svalbard e la Groenlandia, la terra verde.

Letimologia della parola Graal svela un significato intimo che pu essere utile per far luce sul mistero che lavvolge. La medesima radice si ritrova nelle voci germaniche GRUN e GRUND ed in quelle anglosassoni GREEN e GROUND, che si traducono rispettivamente: VERDE, con significato di vigore e giovinezza; e TERRA, base, fondamento. Da queste considerazioni emerge lidea di una terra verde o terra della giovinezza intesa anche come fondamento della vita e della forza con una caratteristica di stabilit e di centralit che nella saga dei romanzieri-iniziati designa la sede, il luogo segreto del Santo Graal. Il verde il colore della rigenerazione spirituale, e nella simbolica graalica si fa riferimento ad una pietra verde o pietra di smeraldo caduta dal cielo, originariamente ornamento della fronte di Lucifero prima della sua caduta per la fallita rivolta. In alchimia si parla del leone verde come di un vaso che serve alla cottura. Il Cosmopolita fa capire quanto sia necessario nel corso del lavoro per il compimento dellOpera: C soltanto questo Leone Verde che chiude ed apre i sette indissolubili sigilli dei sette spiriti metallici, e che tormenta i corpi finch non li abbia completamente perfezionati, a prezzo di una lunga e perseverante pazienza dellartista. Altra luce si pu cogliere approfondendo ulteriormente lintimo significato di questo misterioso vocabolo che, come dice Von Eschenbach, si chiama Graal perch piace ai prodi. Verde proviene dal latino viridem, da cui iride che a sua volta viene da iris che in greco significa arcobaleno, simbolo del ponte tra il cielo e la terra, tra lumano e il divino, i cui sette colori sono le sette facce del Meru, il centro del mondo della tradizione orientale. Il vocabolo latino viridem composto da vir e idem: vir richiama alle voci viro, virile, vero, verit e virt, mentre idem significa identico da cui identit e stesso, medesimo. Viridem si avvicina al verbo latino virere, cio essere verde. Queste ultime considerazioni ribadiscono lidea di centro primordiale come sede del Graal , dove cielo e terra sono uniti ed aggiungono alla nostra analisi il concetto del Cavaliere, dellEroe virile, ricco di sapienza e virt, luomo vero, sempre identico a se stesso, e lidentit vera, la verit stessa, lessere verde, lessere immortale, che trascende qualsiasi aspetto terreno, mortale e caduco, come caratteristica del Graal. Il Graal o Santo Calice che contiene la bevanda dimmortalit, conquistato nei racconti cavallereschi dalleroe che affermando le sue virt supera gli aspetti limitativi della personalit inferiore e vince per Grazia divina la battaglia contro le forze oscure, i Re di Edom, come lepisodio di Melchisedek ed Abramo ci rivela: Sia benedetto Abram dal Dio Altissimo, creatore del cielo e della terra, e benedetto sia il Dio Altissimo che ti ha messo in mano i tuoi nemici. Dopo lepisodio biblico di Melchisedek, Abramo e poi Sara riceveranno da Dio Onnipotente un nuovo nome, una nuova identit:

Io sono Dio Onnipotente: cammina davanti a me e sii integro. Porr la mia alleanza tra me e te e ti render numeroso molto molto. [...] Eccomi: la mia alleanza con te e sarai padre di una moltitudine di popoli. Non ti chiamerai pi Abram ma ti chiamerai Abrahamo perch padre di una moltitudine di popoli ti render. (Gen. 17:1 e seg.) Alessandro Benassai estratto da Santo Graal - La Tradizione Archeosofica

Jacques de Molay, Gran Maestro dei Templari Jacques de Molay, ultimo Gran Maestro dell'Ordine dei Templari, nacque a Molay nel 1243. Entrato nell'ordine nel 1265, ne divenne Gran Maestro nel 1298. Si parl di un progetto di fusione dei Templari con gli Ospitalieri, e Clemente V, nel 1306/1307, invit a questo scopo Jacques de Molay che risiedeva a Cipro, a venire in Francia. Ma giunto a Parigi con 60 cavalieri fu improvvisamente arrestato con i suoi compagni il 13 ottobre 1307, per ordine di Filippo il Bello. Sotto la presidenza di Guglielmo di Nogaret s'inizi cos a loro carico quel processo d'eresia che, condotto senza alcuna garanzia di giustizia, port alla soppressione dell'Ordine. Jacques de Molay dinanzi al rogo a cui fu condannato, cit Filippo il Bello e Clemente V a comparire davanti al tribunale di Dio. La morte che nel medesimo anno colp entrambi, contribu a rafforzare tra i suoi contemporanei la certezza che egli fosse caduto vittima innocente di una innominabile ingiustizia. Fu bruciato il 18 marzo 1314 insieme a Geoffroy De Charney nella localit chiamata Ile aux Juifs perch vi avevano bruciato alcuni rabbini e talmudisti. Sull'innocenza dei due assassinati non vi sono dubbi, e cos pure per le migliaia di altri cavalieri del Tempio sottoposti alle pi atroci e demoniache torture. Il re di Francia volle la loro distruzione per ragioni politiche e brama delle loro ricchezze. Non furono trovati alcun oggetto e prove materiali dei pretesi delitti compiuti dai Templari. Indubbiamente Filippo esercit molta pressione su Clemente V, che soppresse l'Ordine senza tuttavia condannarlo. Nella torre del Coudray, nel castello di Chinon, una delle parti salvate dalla distruzione, si trovano i famosi graffiti, il cuore con la croce, un S. Bernardo e altri simboli incisi da Jacques de Molay e dagli altri cavalieri compagni di prigionia.

Era il tempo in cui Dante Alighieri scriveva la sua opera immortale. Ecco cosa dice a proposito di Jacques de Molay nel XX Canto del Purgatorio: "Veggio in Alagna intrar lo fiordaliso e nel vicario suo Cristo esser catto. Veggiolo un'altra volta esser deriso; veggio rinnovellar l'aceto e'l fele, E tra vivi ladroni esser anciso. Veggio il novo Pilato s crudele, Che ci nol sazia, ma senza decreto, Porta nel Tempio le cupde vele. O Segnor mio, quando sar io lieto A veder la vendetta, che, nascosa, Fa dolce l'ira tua nel tuo secreto?" Con la soppressione dei Templari cess di colpo tutta la letteratura cavalleresca apparsa al tempo delle Crociate nel XII secolo con un intento ben preciso ed inconfondibile: far notare una tradizione segreta, additare agli uomini la Via dell'Illuminazione e della immortalit, il recupero della Sapienza perduta (1). Alessandro Benassai estratto da Il Mistero dei Templari (1) Tommaso Palamidessi, Esperienza Misterica del Santo Graal, Quaderno 18

La Caduta di San Giovanni d'Acri Con la fine del XIII secolo si accentu la parabola discendente del ciclo templare. Il Gran Maestro del Tempio, i principali dignitari dell'Ordine, il patriarca di Gerusalemme, non cessavano di dare l'allarme, ripetendo che la Terrasanta era perduta se l'Occidente non avesse operato immediatamente un grande sforzo. Ma i loro messaggi non venivano presi in considerazione. Dopo aver perduto posizioni su posizioni, non restava ormai che San Giovanni d'Acri, dov'era riunito tutto ci che sopravviveva. Il sultano, che aveva gi sconfitto le regioni a nord e a sud del regno, arriv sotto Acri gioved 5 aprile 1291. La sproporzione tra le forze in campo era enorme: 800 Templari e 10.000 poulains contro 200.000 musulmani. Intorno alla citt la pianura si copr di una moltitudine di tende dominate dal rosso padiglione del sultano, elevato su una altura. Durante 8 giorni non accadde nulla: ciascuno si preparava. Poi le macchine entrarono in azione appoggiate dal tiro rapido dei mangani, pi leggeri e numerosissimi. Giorno dopo giorno i saraceni avanzavano e ad ogni attacco il Maestro ed i suoi Templari rispondevano con ogni possibile sortita ed una strenua difesa, fino alla morte del Maestro. Venerd 18 maggio "una grande nacchera" risuon, dando il segnale dell'assalto. I musulmani avanzavano su tre file: la prima recava grandi scudi, la seconda era composta da lanciatori di fuoco

greco, la terza da arcieri che scoccavano "dardi e frecce piumate cos numerose che pareva pioggia che cadesse dal cielo". Il Maresciallo Pietro di Svry organizz la resistenza nella munitissima fortezza del Tempio di Acri, dove si rifugiarono 10.000 persone. Gli assalitori allora aprirono una breccia nelle mura e si precipitarono nella fortezza in un cos grande numero che i puntelli degli scavi cedettero sotto il loro peso, provocando la rovina di tutta la fortificazione. Gli ultimi Templari si seppellirono sotto le macerie, ma portarono con loro 2.000 musulmani. Questa fu la fine di San Giovanni d'Acri. Alessandro Benassai estratto da Il Mistero dei Templari Il Cammino di Santiago di Compostela Un antico pellegrinaggio che merita un accenno quello di Santiago di Compostela. Sant'Yago, cio San Giacomo il Maggiore, fratello di Giovanni, detto anche "fratello di Cristo", che fu presente alla Trasfigurazione di Ges, si rec ad evangelizzare in Spagna. Dopo essersi fermato per molti anni a Saragozza, dove la Vergine gli apparve su una pietra tuttora conservata nella cattedrale, si stabil nel nord della Spagna con due suoi discepoli. Dopo la sua morte, nel I secolo gli fu eretto un santuario. La cattedrale di Santiago de Compostela un grande ed insigne monumento d'arte romanica. Distrutta dagli Arabi nel secolo X venne ricostruita a partire dal 1075 da un maestro Bernardo, francese, e portata a termine nel 1211. Nell'atrio della cattedrale si trova la famosa colonna di Santiago dove i pellegrini inginocchiandosi appoggiano ormai da secoli le dita della mano destra su 5 incavi scolpiti nella colonna e nel raccoglimento interiore chiedono una grazia. Questo rituale tradizionale prosegue dentro la cattedrale con una serie di gesti e preghiere. Il pellegrino si dirige verso nord, recita una preghiera, si segna con una croce per 7 volte e compie un giro su se stesso. Poi si porta a sud ripetendo le medesime operazioni. Quindi si dirige verso laltare maggiore dove posto in alto il busto d'argento tempestato di pietre preziose che contiene la testa dell'apostolo guerriero-pellegrino. Sale le scale che portano al retro del busto reliquiario, vi appoggia con devozione le mani e recita un'orazione. Sant'Yago raffigurato sia come pellegrino con la bisaccia ed il bastone da viaggio, sia come guerriero a cavallo, in lotta contro i nemici della fede, riunendo cos in s i due aspetti dell'Apostolo-Guerriero. A qualificare il loro itinerario i pellegrini medievali dovevano mostrarsi contraddistinti da segni speciali che evidenziavano la loro destinazione: la conchiglia per Santiago de Compostela, le chiavi incrociate per Roma, la croce o il ramo di palma per Gerusalemme, l'effige di San Michele per le Mont Saint Michel o per il Gargano. Con il X secolo i pellegrinaggi cominciarono ad intensificarsi, con particolare riferimento a Santiago de Compostela ed a Gerusalemme. Gradualmente cominci a farsi sentire una

volgarizzazione dell'aspetto misterico tradizionale. Il pellegrino stava diventando via via pi un visitatore turistico che il mistico alla ricerca della Verit. San Bernardo interviene, con il suo Itinerario ai luoghi santi descritto nel De Laude, chiarisce l'orientamento interiore che deve animare il vero pellegrino, e ben lungi da itinerari formali, cos si esprime: "Il Tempio di Gerusalemme, nel quale hanno comune dimora [i Templari], senza dubbio inferiore al celebre antico tempio di Salomone quanto a bellezza architettonica, ma non gli da meno quanto a gloria. Mentre lo splendore dell'antico tempio consisteva nelle ricchezze corruttibili dell'oro e dell'argento, nelle pietre ben tagliate e nelle travi di varie qualit di legno pregiato, il decoro ed i begli ornamenti del nuovo tempio sono il pio comportamento di coloro che vi abitano e la loro perfetta condotta di vita. Il primo era mirabile per la variet di colori; il secondo venerabile per la variet delle virt e delle sante azioni. Difatti la santit conviene alla Casa di Dio, che si compiace non tanto dei marmi splendenti quanto piuttosto dei buoni costumi, e che alle pareti coperte d'oro preferisce le anime pure". Alessandro Benassai estratto da Il Mistero dei Templari

L'Iniziazione Templare L'accettazione nel Tempio era preceduta da avvertimenti che tendevano a vagliare la fermezza di propositi del nuovo cavaliere, invitato a riflettere severamente sull'impegno e responsabilit che doveva prendere per tutta la vita al servizio dell'Ordine. Ubbidienza e lealt erano assolute, pena la condanna alla espulsione dall'Ordine o addirittura alla morte. "Nella cappella di una Capitaneria, il Capitolo riunito. Il Capitano chiede se qualcuno si oppone all'entrata del richiedente. Se tutti tacciono, egli lo fa chiamare e condurre in una stanza vicina al Capitolo, dove due o tre Probiviri gli rivolgono delle domande preliminari, insegnandogli nello stesso tempo che cosa dovr rispondere." Il neo-monaco guerriero veniva rivestito degli abiti templari a simboleggiare un cambiamento di personalit e riceveva un colpo sulla nuca infertogli dal Maestro con un pugno. Il pugno poteva simboleggiare il martirio e l'abbandono della propria volont al servizio incondizionato dell'Ordine, ma anche riferirsi ad operazioni segrete per l'apertura di centri psichici superiori. La cerimonia comprendeva l'investitura con la spada per l'elevazione al grado di Cavaliere Templare, investitura di valore tradizionale documentata nei dipinti o nei bassorilievi delle Cattedrali gotiche. La spada l'arma del cavaliere "senza paura e dal cuore puro", difensore dei deboli e degli oppressi. Essa rappresenta il combattente invincibile contro i nemici del "Grande Architetto dell'Universo" e dei Fratelli perseguitati dalle forze oscure del cielo e della terra, talora nascoste nell'inconscio; la volont iniziatica per eccellenza che pu diventare strumento di consacrazione o di folgore. L'esistenza di un aspetto esoterico, cio nascosto, segreto, della tradizione cristica, in piena attivit al tempo dei Cavalieri Templari, testimoniata sia da una letteratura mistica che da una simbolica di cui si ritrovano ancora oggi tracce nelle cattedrali gotiche.

L'architettura gotica, sorta sulle basi di quella cistercense, un'architettura sacra che fa delle cattedrali il Tempio ideale dove si celebrano i misteri. Con la soppressione dei Templari fu perduta di colpo questa conoscenza insieme alle capacit architettoniche, che in breve decaddero in forme impure. Alessandro Benassai estratto da Il Mistero dei Templari

San Bernardo di Chiaravalle San Bernardo di Chiaravalle nacque a Fontaines-les-Dijon verso il 1091 da genitori appartenenti all'alta nobilt. Nel 1112 fu ammesso, insieme con i suoi parenti ed amici, nel monastero di Cistercium, origine dell'ordine cistercense, sorto poco prima con lo scopo preciso di attuare rigidamente la regola di San Benedetto. L'entrata di San Bernardo nel monastero segn per questo l'inizio di un'era di prosperit. Il giovane monaco venne incaricato nel 1115 di fondare, sulla riva sinistra dell'Aube, nella Champagne, una nuova colonia religiosa che diede origine all'abbazia di Chiaravalle, da cui egli prese il nome. Per dieci anni circa San Bernardo si occup esclusivamente del suo ordine, che Papa Callisto II riconobbe ufficialmente nel 1119; lo difese contro le critiche dei Cluniacensi e contribu pure a migliorare la vita monastica degli altri ordini. Poi nel 1126 cominci ad estendere la sua attivit in tutti i campi della vita ecclesiastica. Scrisse la lettera De Moribus et Officio Episcoporum indirizzata all'arcivescovo di Sens, in cui prospetta chiaramente quali siano i doveri dei vescovi anche di fronte alle autorit laiche. Due anni dopo nel concilio di Troyes, che diede ai Templari la regola, cominci a comporre il celebre trattato De Laude Novae Militiae. Nel concilio di Etampes del 1130, in cui si discusse quale dei due pontefici eletti contemporaneamente in Roma fosse legittimo, Innocenzo II o Anacleto II, l'intervento di San Bernardo fu decisivo a favore del primo. E siccome molte citt dell'alta Italia ed i Normanni parteggiavano per l'antipapa, l'abate di Chiaravalle intraprese tre viaggi in Italia a servizio di Innocenzo II, spesso trascinando le turbe col suo eloquente entusiasmo. I suoi successi personali ebbero per contraccolpo un grande sviluppo di monasteri cistercensi nella penisola. Grande influenza esercit su Papa Eugenio III, suo antico discepolo, al quale dedic i 5 libri del De Consideratione, che si potrebbero definire "il manuale del perfetto Pontefice". L'ultima grande manifestazione dell'attivit di San Bernardo fu la predicazione per la seconda crociata negli anni 1146/1147. Citt e castelli si spopolarono sotto l'influenza della sua infiammata parola. Di capitale importanza stata la concezione che ebbe della crociata: al tempo di Pietro l'Eremita essa si era esaurita in un movimento popolare; all'abate di Chiaravalle invece appariva come la realizzazione dell'unit morale della cristianit attraverso la cooperazione militare dei singoli stati. Mor a Chiaravalle il 20 agosto 1153, lasciando ben 350 monasteri del suo ordine sparsi per l'Europa.

Le numerose vestigia di abbazie cistercensi disseminate in Europa testimoniano un'architettura che porta tracce della revisione voluta da San Bernardo, che spogli questi edifici sacri del superfluo, rendendo le loro linee pi pure e semplici, emananti un'atmosfera di spiritualit arcaica. Ne un raro esempio in Italia la misteriosa abbazia di San Galgano, costruita intorno al XII secolo da ignoti ma sapienti architetti. La produzione pi notevole di San Bernardo costituita dai sermoni: quelli del commento al Cantico dei Cantici e le Omelie in onore della Vergine. Opere teologiche vere e proprie sono: il De Diligendo Deo, De Baptismo, De Gratia et Libero Arbitrio; la pi importante De Gradibus Humilitatis et Superbiae. Egli fu il primo a parlare esplicitamente del celebre simbolismo delle due spade, ed ha inoltre stabilito le leggi del canto liturgico per l'ordine cistercense. Il Divino Poeta lo incontra nel Paradiso in cima allEmpireo. San Bernardo che mostra a Dante la Rosa Mistica e lo guida poi alla visione di Dio, intercedendo per lui presso Maria Vergine. Alessandro Benassai estratto da Il Mistero dei Templari

Astrologia Cinese e Comete Nel 1978 stato pubblicato in Cina un documento preziosissimo per l'antica storia delle comete. Si tratta di un vero e proprio "Atlante di Comete" contenuto in un libro di seta trovato in una tomba del 168 a.C., a MA WANG TUI nei pressi di CHANG SHA. Il libro, consistente in una striscia di seta arrotolata lunga un metro e mezzo, contiene disegni di nubi, fenomeni ottici dell'atmosfera, occultazioni lunari e gruppi di stelle. La parte riguardante le comete una delle meglio conservate e consiste in 29 disegni di comete. Di tutte le scienze umane nessuna pu essere rivale nell'antichit con l'astronomia, la scienza che si perde il pi lontano nella notte degli anni. Essa anteriore alla storia. La tradizione cinese fa risalire le prime osservazioni astronomiche al regno di SHIN-NUNG, l'immediato successore di FO-HI, il fondatore dell'Impero. SHINNUNG, secondo le cronache cinesi, fu incoronato e sal al trono verso l'anno 3250 a.C. Il libro cinese pi antico e autentico che conosciamo il CHOU-KING, che fu rivisto da Confucio verso il VI secolo avanti la nostra era. Le cronache iniziano con l'imperatore YAO, che sal al trono nel 2356 a.C.. Egli ordin ai suoi astronomi ufficiali, Hi e Ho, di osservare con cura le stelle degli Equinozi e Solstizi al fine di verificare con esattezza la lunghezza dell'anno. Le stelle citate corrispondono all'Alfa dell'Idra, alle Pleiadi, alla Beta dello Scorpione e alla Beta dell'Acquario. In questa epoca le principali stelle del cielo avevano ricevuto dei nomi, cinque pianeti erano gi conosciuti, una sfera celeste era stata disegnata e si osservavano gli astri con l'aiuto di strumenti. Questi fatti sono stabiliti con precisione nel CHOU-KING. La stella Alfa dell'Idra era chiamata "l'uccello rosso"; passava al meridiano al tramonto del Sole il giorno dell'Equinozio di Primavera, e le Pleiadi indicavano il punto equinoziale.

Un'eclissi di Sole si verific in Cina senza essere prevista da parte dei due direttori dell'Ufficio Astronomico, HI e HO. Era il primo anno del regno di CHANGKANG nell'ultimo mese di Autunno. I due funzionari, negligenti verso i loro doveri, furono condannati a morte. Il Sole rappresentava il re del celeste impero, e le eclissi erano accompagnate da cerimonie religiose importanti; la mancata previsione metteva a repentaglio l'infallibilit e la sovranit dell'imperatore. Gli astronomi cinesi erano capaci in quell'epoca di calcolare le eclissi di Sole per un luogo determinato, ci fa intendere una maggiore conoscenza di quella di Ipparco 2000 anni pi tardi. L'Ufficio Astronomico cinese aveva un osservatorio dotato di strumenti per misurare il tempo e la posizione degli astri. L'osservatorio era, di norma, nella capitale, adiacente al Palazzo Imperiale e all'interno del suo recinto. I fenomeni registrati, come risulta nel trattato contenuto nella "Storia della Dinastia Chin", erano i seguenti: rumori simili ai tuoni, eclissi di Sole, aloni solari e macchie solari, cambiamenti della Luna (eclissi, aloni, ecc.), congiunzioni planetarie, apparizioni diurne e congiunzioni della Luna e dei 5 pianeti con i vari asterismi, stelle di "cattivo augurio" e stelle "ospiti" (comete e novae), meteore, nubi e vapori straordinari (normalmente aurore polari). Il personale dell'Ufficio Astronomico era numeroso e variamente organizzato e distribuito. Lecomte descrive come venivano compiute le osservazioni secondo quanto aveva visto lui stesso a Pechino: "Cinque matematici trascorrono ogni notte sulla Torre osservando ci che accade in alto: uno guarda fissamente verso lo zenit, un altro a est, un terzo a ovest, il quarto volge gli occhi verso sud, e un quinto a nord, cos niente di ci che accade ai quattro angoli del mondo pu sfuggire alla loro diligente osservazione. Ogni mattina portano un resoconto esatto al Sovrintendente delle Matematiche, perch venga registrato nel suo ufficio". L'importante relazione tra fenomeni celesti e arte della divinazione dava agli astronomi cinesi prestigio e potere, ma li segregava e li vincolava al segreto d'ufficio. Nel THANG LIN TIEN si legge: "Nessuno strumento astrologico (come sfere armillari e clessidre) e nessun libro di astrologia pu essere portato fuori degli uffici, nel timore che si possa farne cattivo uso da parte di persone non qualificate". L'obbligo della segretezza dur quanto le osservazioni stesse, cio fino alla fine dell'Impero cinese nel 1910. Il cielo era suddiviso in oltre 250 asterismi, cio piccoli gruppi di stelle. Questa frammentazione del cielo stellato era una necessaria conseguenza della concezione astrologica. Infatti ogni gruppo di stelle o addirittura stelle singole, erano associati a ben determinate questioni, avvenimenti e figure terrestri. Cos tra gli asterismi troviamo: l'Imperatore, il Principe Ereditario, il Ministro dei Lavori Pubblici, gli Eunuchi di Corte, il Tempio Celeste, il Fiume Celeste, ecc. L'apparizione di stelle o comete, gli spostamenti di corpi nuovi o noti su di una volta stellata suddivisa in tal modo, permettevano di leggere nel cielo messaggi chiari e precisi. I trattati delle prime storie dinastiche contengono pronostici associati a quasi tutte le osservazioni. Ad esempio, nella Storia della Dinastia Han Orientale si legge: "VIII anno (del periodo di regno YUNG PHING), 10 mese (giorno) JEN-YIN, l'ultimo giorno del mese (16 Dicembre dell'anno 65). Ci fu un eclissi di Sole e fu totale. Il Sole era a 11 gradi in NANTOU. NAN-TOU rappresenta lo stato di WU. KUANG-LING, per quanto lo riguardano le

costellazioni, appartiene al WU. Due anni dopo, CHING, Re di KUANG-LING, fu accusato di tramare una ribellione e si suicid". La "Storia Ufficiale della Dinastia Chin" riporta: "V anno (del periodo del regno SHENG-PHING), 3 mese, (giorno) TING-WEI (1 Maggio dell'anno 361). La Luna invase Saturno a CHE. Secondo le norme dei pronostici ci significava la morte di una persona importante. Nel quinto mese, MU-TI, (l'Imperatore) mor". Le stelle fisse, che nella Bibbia sono chiamate "armata celeste", sembrano indicare fatti eccezionali del destino e generalmente la loro azione sugli umani violenta, improvvisa e drammatica. Alessandro Benassai estratto da Astrologia Iniziatica Scienza dei Magi

Stonehenge e il Mistero del Sole I riti sacri e le cerimonie misteriche che si riferivano al sorgere del Sole al Solstizio d'Estate, risalgono ai pi antichi centri iniziatici, e sono testimoniati dall'orientamento di alcuni templi. Un famoso esempio la costruzione megalitica di Stonehenge, in Inghilterra. Stonehenge era stata costruita deliberatamente e coscientemente come un tempio / osservatorio. I suoi costruttori avevano capacit cognitive sufficienti a comprendere e valutare cicli celesti, e capacit organizzative abbastanza raffinate per progettare un'impresa di costruzione di grandi dimensioni secondo un piano elaborato in modo preciso e determinato. Poich Stonehenge risale al 2500 a.C., questa spiegazione si trova in contrasto con tutte le altre prove archeologiche, che invece mostrano i britanni di quest'epoca come selvaggi urlanti la cui cultura materiale non andava oltre una rozza ceramica e grossolani utensili in pietra. Questo dimostra che la tradizione sapienziale era unicamente patrimonio dei centri iniziatici, che la custodivano segretamente. Stonehenge costituita da una serie di cerchi concentrici. Il primo cerchio, il pi grande, un fossato erboso della profondit di un metro circa, e del diametro di un centinaio di metri. Immediatamente all'interno del fossato c' un terrapieno ricoperto d'erba, alto oggi circa due metri e costruito presumibilmente con la terra tratta dal fossato stesso. Subito all'interno del terrapieno c' un cerchio di buche, note come BUCHE DI AUBREY, dal loro scopritore seicentesco John Aubrey. Altri due anelli di buche - quelle pi esterne note come BUCHE Y, quelle pi interne come BUCHE Z - si trovano a una ventina di metri dal terrapieno circolare. I due anelli sono allineati in modo tale che le buche sembrano irradiarsi dalle pietre erette al centro del complesso, come le razze dal mozzo di una ruota. Viene poi il cerchio di pietre SARSEN, che rappresentano la struttura pi famosa di Stonehenge. Un tempo questo cerchio era formato da 30 pietre infisse nel terreno, ciascuna delle quali pesava circa 25 tonnellate ed era stata sbozzata in figura press'a poco rettangolare. All'interno di questo anello di pietre sorgeva un altro cerchio, del diametro di circa 23 metri: quello delle cos dette "pietre azzurre". Queste pietre non sono originarie dell'area del Wessex, e per molto

tempo la loro provenienza rimase un mistero, finch non si identific la loro origine nelle Montagne Prescelly, nel Galles. All'interno del doppio cerchio di Sarsen e di pietre azzurre, si trovavano 5 giganteschi triliti disposti a formare una sorta di ferro di cavallo aperto in direzione nord-nordest. Come suggerisce il loro nome, i triliti erano archi indipendenti formati da tre pietre, due verticali ed una terza collocata sopra di esse orizzontalmente e fissata ad incastro con mortasa e tenone. I triliti, di un'arenaria simile a quella dei Sarsen, sono impressionanti sotto ogni punto di vista, con i due lastroni verticali del peso medio di circa 50 tonnellate ciascuno e dell' altezza di 6, 7 metri e mezzo. All'interno del ferro di cavallo costituito dai triliti si trova un grande lastrone piano, chiamato "la pietra dell'altare". A circa 77 metri dal centro del cerchio dei Sarsen, c' una singola pietra eretta, nota come "pietra del tallone" (Heel Stone). Al di sopra di questa pietra sorge il Sole il giorno del Solstizio estivo. In coincidenza con determinati momenti astronomici, quali eclissi e solstizi, che segnavano nel calendario misterico le ricorrenze significative, gli antichi iniziati bretoni si davano appuntamento a Stonehenge per celebrare i loro riti. Entrando in processione, si disponevano gerarchicamente lungo i 3 cerchi del tempio megalitico; al centro il sacerdote, assistito dai dignitari del Tempio, celebrava il Mistero del dio Sole. Sir Fred Hoyle, uno fra gli astronomi britannici pi famosi, pubblic un articolo su "Nature" il 30 Luglio 1966. Quale che fosse l'opinione di qualsiasi archeologo, scrisse Hoyle, Stonehenge era un osservatorio astronomico e le buche di Aubrey facevano parte di un sistema per la predizione delle eclissi. Secondo Hoyle, il cerchio di Aubrey rappresentava l'Eclittica, e spostando lungo il cerchio degli indicatori, che dovevano rappresentare la Luna, il Sole ed i nodi, egli dimostr che un osservatore poteva predire quasi tutte le eclissi lunari sulla terra con una certa precisione. La spiegazione di Hoyle, come gran parte della sua teoria cosmologica, era cos densa, cos matematica, che gli archeologi non riuscirono, ancora una volta, a conciliare l'evidente barbarie degli antichi britanni con la complessit concettuale del sistema. Alessandro Benassai estratto da Astrologia Iniziatica Scienza dei Magi Piramide Maya e Astrologia La piramide di KUKULCAN a CHICHEN-ITZA, si delinea al di sopra della bassa foresta di arbusti della Penisola dello Yucatn come una fortezza medievale trasportata in un ambiente estraneo. In effetti, i "conquistadores", i primi europei che videro questo splendido monumento, lo chiamarono EL CASTILLO, "il castello". Alta 24 metri, e dal lato di base quasi 56 metri, la piramide formata da una serie di 9 piattaforme sovrapposte a gradinata l'una sull'altra, sormontate da un piccolo tempio quadrangolare cui si accede salendo per ripide scalinate. Sulle due facce completamente restaurate, i muri delle scalinate assumono la forma di serpenti allungati e stilizzati (il serpente piumato della mitologia mesoamericana) terminanti ciascuno al piede delle scalinate in una grottesca testa di rettile, alta quasi 1 metro e mezzo.

Al crepuscolo dell'Equinozio di Primavera, quando il Sole tramonta quasi esattamente ad ovest, i visitatori che osservano questa rovina maya, possono ammirare un fenomeno che la rende ancor pi impressionante e affascinante. Quando da un lato del muro della scalinata, sulla facciata settentrionale, il Sole scende verso l'orizzonte piatto, i suoi raggi obliqui disegnano un motivo a denti di sega di luce e d'ombra. 7 triangoli di luce appaiono in sequenza, discendendo lentamente la balaustra del corpo del serpente dalla cima della piramide sino alle fauci spalancate della testa del rettile. Per un istante, quando il Sole raggiunge l'angolo giusto, l'intero serpente dipinto di luce, cosicch il suo corpo di pietra sembra presentare i disegni a rombi tipici della livrea di un crotalo. Poi, quando il Sole sceso ancor pi, l'ombra della notte sale dal terreno ed i triangoli di luce si spengono uno ad uno, cominciando dalla testa del serpente e progredendo gradualmente sino alla coda. Infine, l'ultimo triangolo alla sommit della piramide svanisce, e l'intera struttura viene inghiottita dalle tenebre. All'interno della piramide, esattamente al di sotto del tempio e press'a poco nel punto in cui scompare l'ultimo triangolo di luce, c' una camera segreta nella quale custodita una statua ingioiellata del giaguaro sacro, simbolo del Sole. Nell'antico calendario Maya l'Equinozio di Primavera era una data importante perch commemorava il ritorno di KUKULCAN dal cielo, la celebrazione della rinascita di un dio. Il calendario iniziava da una data che possibile coincidesse, nella nostra cronologia, con l'8 Giugno 8498 a.C., ma il problema di questa data non ancora stato risolto. I Maya possedevano straordinarie conoscenze astronomiche fin dal IV millennio a.C. Sono giunte a noi numerose osservazioni, ad esempio di un eclissi di Luna del 15 Febbraio 3379 a.C. In particolare erano ben conosciuti i periodi sinodici dei Pianeti e la periodicit delle eclissi. Alessandro Benassai estratto da Astrologia Iniziatica Scienza dei Magi

Ariete, il Simbolismo dell'Ariete L'Ariete l'antico segno di Ram. Rama, chiamato anche Hari = il creatore di tutte le cose, il divino condottiero celtico che stabil un impero a carattere religioso universale millenni or sono; l'eroe del 'Ramayama', chiamato nel suo aspetto sacerdotale Lam = l'agnello. In sanscrito Ariete si dice Uranah, che significa "fuoco", "luce originaria"; mentre il dio del fuoco si chiama Agni. Agni, Agnus in latino, Gnana in sanscrito e Gnosis in greco, hanno una radice comune di origine indoeuropea che significa conoscenza. L'Agnello, simbolo dell'innocenza e della purezza (da pur = fuoco), l'emblema del Cristo, il Messia, Sapienza e Potenza di Dio Padre; il Redentore che purifica l'umanit con il suo sacrificio

celebrato a Pasqua, ricorrenza non solo della morte e resurrezione di Ges Cristo, ma anche del suo concepimento. L'Ariete corrisponde all'Oriente, dal latino Oriri = "sorgere", "nascere"; indica quindi l'alba, il sorgere del Sole che segna l'inizio, il rifiorire della vita nella natura con la Primavera. Nelle Sacre Scritture il Sole che sorge simbolo del Messia Ges Cristo, "colui che torner alla fine dei tempi dall'Oriente per giudicare i vivi ed i morti". "Verr a visitarci dall'alto un Sole che sorge per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre e nell'ombra della morte e dirigere i nostri passi sulle vie della pace", scrive San Luca (Luca 1:78-79). Anche i giusti sono paragonati al Sole sorgente: "Coloro che ti amano siano come il Sole quando sorge con tutto il suo splendore" (Gdc. 5:31). "Allora i giusti splenderanno come il Sole nel Regno del Padre loro" (Mat. 13:43). Alessandro Benassai estratto da Astrologia Iniziatica Scienza dei Magi Lo Zodiaco Lo Zodiaco, che Dante chiamava "l'obliquo cerchio che i pianeti porta", la fascia o zona celeste di 18 gradi di larghezza, divisa in due parti dall'Eclittica, in cui per prospettiva il Sole e tutti gli astri del sistema solare operano la loro evoluzione. In questa zona circola da millenni l'anima del nostro sistema solare per produrre, secondo le leggi Divine, tutte le manifestazioni della vita. Lo Zodiaco diviso in 12 settori uguali, di 30 gradi ciascuno, che nel complesso formano una circonferenza di 360 gradi. Da ogni settore, o Segno (in greco Zoin che significa "essere vivente", "immagine celeste"), pare scaturiscano correnti e fluidi i cui effetti sull'uomo sono studiati dall'Astrologia. Zodiaco viene dal greco ZODIAKS, la cui radice etimologica Zoe = "vita", "esistenza"; il cerchio o circolo delle "immagini celesti" che sono le figure-simbolo delle 12 espressioni differenziate della vita Una. Sinonimo di Zodiaks KYKLOS, "ciclo", "ruota", "movimento circolare". Lo Zodiaco dunque la ruota, il cerchio del movimento della vita universale, o anima del mondo, che si esprime in maniera differenziata nella successione dei 12 Segni, per produrre tutte le manifestazioni della vita. In sanscrito Zodiaco si dice RASI-CHAKRA, da Rasa = "quinta essenza", "forza", e Chakra = "ruota", "movimento circolare". Chakra deriva da Shak = "avere il potere di agire", e dalla radice Kram = "muoversi", "emanare", ed impiegato per designare il centro del mondo o un centro di coscienza. Questa etimologia permette d'interpretare la figura dello Zodiaco come il simbolo del centro cosciente e vivente dell'essenza universale in movimento: la quinta essenza animatrice di tutto, madre di tutte le forme, che si esprime nella manifestazione differenziata producendo il ritmo

involutivo-evolutivo della trasmutazione dell'Energia-Vita che si manifesta nei differenti stati dell'Essere, stati della sostanza e stati della coscienza gerarchicamente disposti. Il principio dello Zodiaco si ritrova nell'antica figura dell'Uroboros, o Urovorax, il serpente che si morde la coda, che divora se stesso eternamente in un circolo chiuso, emblema del Tempo-Eternit, le cui estremit, l'inizio (la testa) e la fine (la coda), sono chiuse in se stesse in un eterno divenire ciclico di rinnovamento. Il serpente, sebbene privo di arti, pu muoversi rapidamente per l'azione delle costole e delle placche ventrali, che si traduce in un movimento propulsivo a carattere ondulatorio. Questa forza interiore propulsiva automotrice, simboleggiava per gli antichi egizi l'immagine del movimento cosmico, animato da una potenza interiore che si esprime nel tempo e nello spazio in una successione di fasi mai interrotte. Il serpente, in arabo El Haiath, "il vivente", l'alchemico animatore universale e simbolo della materia prima e della luce astrale nel suo aspetto androgino: l'anima fisica dei 4 elementi che compongono i piani della natura. La figura dello Zodiaco con i 12 Segni ed i 7 Pianeti tradizionali, rappresenta l'immagine celeste dell'essere vivente, lo spirito unico creato ad immagine e somiglianza di Dio Uno e Trino, di cui tutti gli spiriti microcosmici fanno parte integrante: l'uomo universale, il macrocosmo, raccolto in se stesso in una posizione che si pu definire "fetale", con la testa (l'Ariete) unita ai piedi (i Pesci). L'uomo universale l' Adam biblico, androgino, prima della scissione in Adamo- Eva. Il nome greco Zodiaks si pu scindere in due parole: Zo (Zoe) che significa "vita", "esistenza", e Diaks che vuol dire "di", "esseri divini". La radice del termine Diaks Dia, accusativo di Zeus, che al genitivo fa Dios. Zeus, Iove in latino, la suprema divinit greco-romana, detto lo "splendente", l'"eterno"; Iuppiter da Iup = Dio, cielo luminoso, e Piter = padre, la divinit Una e Trina. L'aspetto ternario designato simbolicamente dalla lettera iniziale di Diaks, il Delta triangolare, simbolo del fuoco. E' il Delta luminoso e fiammeggiante della simbolica cristiana, che si trova spesso nelle cattedrali con inscritto il nome divino YAHVEH, che significa "l'Eterno". Questa etimologia mette in evidenza che il Fuoco Celeste, la vita divina della Santa Trinit, anima l'Uomo Zodiacale o Uomo Universale, lo spirito unico creato, che ne porta una immagine e una somiglianza. Immagine e somiglianza divina di Ges Cristo, l'Immagine vera, l'Uomo Increato, come afferma San Paolo nella Lettera ai Colossesi (1:15-16): "Egli immagine del Dio invisibile, generato prima di ogni creatura; poich per mezzo di lui sono state create tutte le cose". Alessandro Benassai estratto da Astrologia Iniziatica Scienza dei Magi I Re Magi I RE MAGI I Re Magi, ossia re sacerdoti, sono tre misteriosi personaggi (i loro corpi avevano delle ali) che resero omaggio al nuovo Re Messia portandogli in dono le chiavi della conoscenza

arcaica (La storia dei Tre Re, capitolo 47). Essi rappresentano un collegamento tra la fine e linizio di un ciclo di manifestazione. La visita dei tre re sacerdoti al Messia ricorda la visita dei tre angeli ad Abramo per annunciargli, con la distruzione di Sodoma e Gomorra, la fine dellera della corruzione ed un nuovo inizio per la sua futura discendenza con la nascita di un figlio (lerede). I Re Magi possedevano la totalit delle conoscenze ermetiche; eccellevano in alchimia, astrologia, matematica, medicina, e secondo la leggenda erano i detentori delle monete doro che furono coniate da Abramo. Queste sarebbero appartenute in seguito a Giuseppe, alla regina di Saba e a Salomone. I Re Magi, dopo averle ritrovate, le offrirono alla Sacra Famiglia. Maria per le perse nel deserto dEgitto dove un nomade le raccolse. Avendolo Ges guarito da un male incurabile, luomo ne fece dono ad una comunit religiosa. Qualche anno pi tardi i pezzi servirono per pagare il tradimento di Giuda, poi furono divisi tra la guardie del sepolcro e i cavalieri presenti a Gerusalemme, ed esse infine toccarono in sorte ai Templari. Con la sparizione dei Templari si persero le loro tracce. Iniziati ai misteri di Zoroastro, i Re Magi allinizio furono raffigurati con il berretto frigio, proprio degli iniziati di Mitra, in seguito sostituito con la corona. Essi portarono dallantica Persia oro, incenso e mirra per donarli al Re fanciullo, il Padre del secolo venturo. Melchior, che significa il mio Re (Dio) luce, port loro. Baldassar, baltsu-ushur (Daniele 1:7), vitam eius protege, il custode della vita (la conoscenza divina), port lincenso. Gasphar, lapparire dellaurora che sintensifica di luce con il sorgere del Sole, port la mirra, ossia il miron. Loro, che corrisponde al Sole, simbolizza la rivelazione divina, labbondanza divina, la gloria, la corona regale, il potere di governare. Corrisponde al Re, allEt aurea solare. Lincenso, emblema del potere sacerdotale, rappresenta la vita divina, il potere di purificare, e simboleggia il corpo immortale o spirituale. Corrisponde al Sacerdote, allAnima Emotiva, allEt lunare dellArgento. La mirra, lamarezza che precede la dolcezza della rivelazione della luce, simbolo della morte mistica e rappresenta il corpo mortale del re. [...] Corrisponde al Guerriero Sacrificatore, allAnima Erosdinamica, allEt del Ferro. I tre Re Magi, che simbolicamente riassumono laspetto trinitario della divinit regale di Ges Cristo, furono battezzati da San Tommaso, il patrono degli architetti, e ricevettero la missione di percorrere il mondo per fondare delle chiese. Venerati sugli altari, dettero origine alla festa dellEpifania, la manifestazione della luce di Cristo, il Re dei Re Magi. Alessandro Benassai dal capitolo "I RE MAGI" estratto dal La Leggenda del Santo Graal e il Regno Misterioso

Krishna e Arjuna E il Beato disse:

Io esposi al Sole questa dottrina imperitura dellascesi, e il Sole la rivel a Manu e Manu la disse a Ikshvku. Cos trasmessa duno in altro la conobbero i Rjarshi ma per molto tempo essa and perduta in questo mondo, o martirio dei tuoi nemici (Gt 4:1-2). Beato, Bhagavat, il nome con il quale fu chiamato Krishna quando, in unepoca remota della storia dellIndia, fond la nuova religione a carattere monoteista, rinnovando lormai decadente concezione che gli Indiani si erano fatti della tradizione (smriti) e della rivelazione (sciruti) abbracciante i Veda, correggendone le conclusioni sbagliate e richiamando gli uomini alla vera spiritualit e alla piet del cuore. Il nome Krishna significa nero, sia nel senso di occultato, nascosto, che di caldo, ardente (damore), moro, ossia annerito riferito allazione del fuoco e del Sole. Arjuna significa bianco, argento, luminoso (come la luna piena). Dalla radice arj deriva il nome della razza bianca, detta la razza degli ryi o Ariana, che al suo sorgere, circa diecimila anni fa, discese dallestremo nord scontrandosi con lantica razza nera, eclissandola gradualmente ed ereditandone la conoscenza. La nuova rivelazione portata da Krishna, figlio di Vasudeva e della vergine Devak, si diffuse allinizio tra i guerrieri della sua trib e di quelle vicine, poi si estese a pi largo raggio, ed i suoi seguaci ebbero nome Bhgavati. Pur non negando lautorit degli antichi testi (sciruti) su cui poggiava la legge brhmanica, la parola salvifica dellAvatr la fonte stessa della sapienza. Alessandro Benassai dal capitolo "BHAGAVAD GITA E LA DOTTRINA DELL'AVATAR" estratto dal La Leggenda del Santo Graal e il Regno Misterioso

Melchisedek MELCHISEDEK Un misterioso personaggio della Bibbia, Melchisedek, re di Shalem, la citt della pace, la citt di Cristo (cfr. Efesini 2:14), la Citt Santa, la Celeste Gerusalemme, dimora di Dio Altissimo, larchetipo perfetto della regalit sacerdotale. Egli il Re di Giustizia, linvincibile Re Guerriero che sconfigge i re del Caos consegnandoli ad Abramo (Genesi 14:20) per ristabilire lOrdine, e il Gran Sacerdote Sacrificatore che benedice e celebra il rito archetipico offrendo la coppa del pane e del vino ad Abramo e Sara. Egli, senza padre, senza madre, senza genealogia, senza principio di giorni n fine di vita, fatto simile al Figlio di Dio, rimane sacerdote in eterno (Ebrei 7:3). Melchisedek, il Re dei due aspetti definiti amore e timore di Dio , Colui che possiede le chiavi per aprire e chiudere le porte della Citt Santa. Egli il Signore delle due vie (mistica e iniziatica) tramite le quali lo Spirito si rivela agli uomini, e non avendo padre, egli stesso il principio della genealogia, ossia della sua discendenza umano-divina, la cosiddetta stirpe regale, e il principio stesso della trasmissione, il sangue reale che trasmesso iniziaticamente da padre in figlio stabilisce la Santa Alleanza. Non essendo mai nato, non pu morire, ed essendo eterno non ha bisogno di vita. Egli lorigine stessa della vita e il centro sorgente della manifestazione.

Melchisedek il costruttore della Citt Santa, il Tempio celeste dellAltissimo, come testimonia il Libro armeno dellinfanzia, dove si legge: Allepoca del profeta Mos cera un uomo chiamato Zaradust, ideatore della dottrina del Magismo. Un giorno, seduto presso una fontana, mentre istruiva i suoi discepoli iniziati, confid loro: Ecco la Vergine concepir e partorir un figlio senza conoscere uomo. La sua buona novella sar diffusa nelle sette atmosfere della terra. I Giudei lo crocifiggeranno nella citt fondata da Melchisedek. Alessandro Benassai dal capitolo "BHAGAVAD GITA E LA DOTTRINA DELL'AVATAR" estratto dal La Leggenda del Santo Graal e il Regno Misterioso

La Bhagavad Gita e la dottrina dell'Avatar La Bhagavad Gt, ossia il canto del Beato, un episodio del pi grande poema indiano, il Mahbhrata. Essa si trova inserita nella descrizione della grande battaglia tra Kuruidi e Pnduidi e precisamente nel Libro VI, lettura 25-42, Libro di Bhshma. Si tratta di un dialogo tra il Signore Krishna, lAvatra, Colui che discende (dal cielo), il Dio incarnato nellumanit, e leroe pnduide Arjuna. Ecco brevemente quale fu la causa della guerra fratricida che si combatt nel Kuruhshetra che forma il soggetto della maggior epica indiana. Da Kuru, eroe solare, dopo molte generazioni nacquero Dhritarshtra e Pndu. Il primo, sebbene maggiore, essendo cieco non poteva diventare re secondo la legge brhmanica. Tenne dunque il governo Pndu e dopo di lui il maggiore dei suoi figli, Yudhishtrhira. Fratelli suoi nati dalla stessa madre Kunt furono Arjuna e Bhma. Figli di Pndu ma di altra madre furono Nakula e Sahadeva. Questi furono i cinque Pnduidi. Dhritarshtra e i suoi figli mal tolleravano che il potere fosse passato al ramo cadetto della loro famiglia, e Duryodhana, il primogenito, cercava con tutti i mezzi di spodestare il cugino; alla fine riusc con frodi e inganni a spogliarlo del regno per tredici anni, durante i quali i Pnduidi dovettero andare in esilio. Alla fine del tredicesimo anno i cinque Pnduidi ritornarono in patria per riprendere il regno, ma Duryodhana rifiut di consegnarglielo. Allora i cugini si mostrarono disposti a rinunciare ai loro diritti in cambio del governo di cinque province, ma Duryodhana rispose che senza guerra non avrebbero avuto nemmeno tanta terra quanta se ne pu raccogliere sulla punta di una spada acuminata. Il vecchio Dhritarshtra fu dello stesso parere del figlio. Sinterposero i saggi ma invano e la guerra scoppi. Dhritarshtra essendo cieco lontano dalla lotta e non avrebbe potuto seguire lo svolgimento degli avvenimenti se Vysa non gli avesse offerto una visione chiaroveggente, che per volont dello stesso Dhritarshtra venne conferita al suo auriga e cantore Sajaya. Egli, in stato estatico, raccont al vecchio re cieco le vicende della guerra e il colloquio tra il divino auriga Krishna e il prode guerriero Arjuna. La battaglia si svolse nel campo di Kuru, presso Amballa, nellIndia settentrionale, divenuto poi meta di pellegrinaggi. Campo di Kuru fu detto anche il territorio tra il Gange superiore, la Yamun e la Drisadvat, centro da cui irradi nellIndia la cultura brhmanica e perci considerato sacro.

Kuru, discendente di Bharata, secondo la leggenda dopo le imprese eroiche giovanili si fece eremita e il suo campo divenne sacro. Egli dette nome alla stirpe che da lui discese; infatti Kuruidi sono tanto i Pnduidi quanto i Dhritarshtridi, sebbene i primi in modo particolare. Sajaya dopo aver spiegato al vecchio re cieco la disposizione degli eserciti e dato una descrizione geografica dellIndia, riport il dialogo tra Krishna e Arjuna, dialogo che costituisce appunto largomento della Gt. Alessandro Benassai dal capitolo "BHAGAVAD GITA E LA DOTTRINA DELL'AVATAR" estratto dal La Leggenda del Santo Graal e il Regno Misterioso

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