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Controtendenza

Herr Hitler e Mr. Churchill: attenti a chi li mette sullo stesso piano

di Dino Cofrancesco 11 Luglio 2008 .

Gli enormi problemi che turbano i sonni degli abitanti della fascia euro-atlantica rischiano di pietrificare negli animi quellattitudine scettica e relativistica che, fin dagli albori della filosofia greca, si era insediata nel DNA dellOccidente. La crisi ambientalelo scioglimento dei ghiacciai, il buco dellozono e altri fenomeni oggettivamente allarmanti, al di l delle cause che li hanno determinati e che trovano gli esperti divisi--, limpennata del prezzo del petrolio, che rischia di mettere in ginocchio le economie dei paesi industrializzati, le emigrazioni di popoli extracomunitari, alla ricerca della sicurezza e del lavoro che non trovano nei loro paesi decolonizzati, il clash of civilizations, che non uninvenzione delluomo bianco razzista, come dimostra la difficile convivenza con i tradizionalisti islamici, i pi alti costi delle derrate alimentari etc. stanno rendendo il pianeta sempre pi ingovernabile. <Erano queste le magnifiche sorti e progressive?> ci si chiede sfiduciati e perplessi, in questo clima di incertezza che ci fa stare perennemente in ansia pensando al futuro che attende i nostri figli e nipoti. E se siamo a questo punto, a cosa sono valse le due guerre mondiali che, con le loro ecatombi di caduti al fronte e di civili vittime dei bombardamenti, avrebbero dovuto essere le ultime e rendere il mondo <safe for democracy?>. Nella prima, le democrazie europee hanno combattuto contro la Germania autoritaria del

Kaiser e si sono ritrovate lUnione Sovietica di Lenin; nella seconda, hanno abbattuto fascismo e nazismo e i risultati sono stati ancor pi negativi: lestensione fino allAdriatico dello <spazio vitale> staliniano, la consegna a Mao del subcontinente cinese, la fine di tutti gli imperi coloniali. Davvero gli apprendisti stregoni di Parigi, di Londra, di Washington non potevano trovare un modus vivendi con Guglielmo II? E Hitler era, al di l di ogni ragionevole dubbio, lincarnazione del Male assoluto, un nuovo Attila col quale non era possibile alcun accordo?

Di questo passo facile arrivare alla revisione della natura del totalitarismo nero. I metodi adottati dalle camice brune, per conquistare il potere e mantenervisi, si ammette, erano crudeli e violenti ma i loro avversari non erano delle educande. Si parla di etnocidio e di soluzione finale per gli ebrei tedeschi ed europei ma gli Inglesi in Sud Africa non si comportarono allo stesso modo, distruggendo i villaggi boeri, ammazzando donne, vecchie bambini? E, sempre in tema di olocausto, cos stato lassassinio in massa degli Armeni voluto dai Giovani Turchi negli anni della grande guerra e rievocato nello struggente film dei Fratelli Taviani, La fattoria delle allodole? Eppoi sono davvero precise le stime fornite dei gasati nei lager di Auschwitz, Buchenwald, Birkenau e negli altri luoghi tragici della memoria ebraica? E i forni erano davvero crematori e le docce indicavano inequivocabilmente le camere a gas? In ogni caso, nella Germania nazista si viveva forse peggio che nella Russia bolscevica?

Ho la penosa impressione che non ci sia nulla da obiettare a quanti cos ragionano. Il discorso storiografico, come insegnano grandissimi metodologi delle scienze sociali e politiche come Max Weber, fondato su congetture ragionevoli che, purtroppo (ma anche per fortuna), escludono la possibilit dellesperimento in laboratorio. Le decisioni drammatiche prese dai politici dinanzi alle sfide epocali sono come quelle prese dai chirurghi. Chi, per evitare il pericolo mortale della cancrena, subisce il taglio di una gamba, e dopo loperazione si ritrova handicappato e vede mutare la sua qualit della vita, pu essere tentato di ritenere lintervento inutile, di pensare che ad operarlo sia stato un incompetente e che, senza di lui, avrebbe potuto continuare a camminare e a correre felice sui prati. Per dimostrargli il contrario si possono addurre le analogie con casi clinici simili al suo, la stima universale in cui tenuto il suo medico, gli articoli e i libri sulle infezioni insanabili etc.: una sola possibilit preclusa, quella di riportare il paziente allo stato preoperatorio e di fargli provare, a sue spese, la fondatezza dell<allarmismo>.

Analogamente, come si fa a dimostrare, con assoluta sicurezza scientifica, che Hitler, nel Mein Kampf, progettava il nuovo millennio ariano, lo sterminio degli ebrei, il trionfo delle razze superiori e che non si trattava affatto, come pretendono i neorevisionisti, di propaganda intesa unicamente ad attirare

proseliti in una Germania sconfitta giacch conosceva bene i suoi limiti e sapeva arretrare dinanzi alla risolutezza dei suoi nemici?

Forse uno dei sintomi pi inquietanti della nostra epoca lirresponsabile leggerezza con cui si adoperano le parole che porta, regolarmente, ad annullare allinterno dello stesso genus ogni differenza tra le species. E un atteggiamento che nasce da un cinismo ontologico mascherato di moralismo assoluto: nel caso della violenza erogata contro i diversi si traduce nel divieto di introdurre distinzioni. Un calcio dato a un piccolo rom sorpreso a rubare, moralmente, starebbe sullo stesso piano della bastonata che fa stramazzare al suolo lospite di Buchenwald: la quantit certo incommensurabile ma la qualit del gesto sarebbe la stessa. In tal modo, persino superfluo farlo rilevare, diventiamo tutti nazisti ed essendolo tutti e non potendo portare tutti i governi e i regimi politici del mondo sul banco degli imputanti, non resta che lindulto universale col relativo invito a pensare ai propri cadaveri nellarmadio e a lasciar perdere quelli degli altri. Chi approda a questo indulgente cinismo pu essere definito un <nichilista> almeno nel significato della totale estraneit al portato pi alto della saggezza dellOccidente (contenuta nel messaggio cristiano) riassumibile nel senso innato della terribile <complessit del mondo>. Questultima altro non se non la consapevolezzadai credenti legata al peccato originaleche non si pu agire per conservare, trasformare, difendere lambiente in cui si vive senza <sporcarsi le mani> e che la giustizia, rimarr sempre,in diversa misura, <l eterna fuggiasca dal campo dei vincitori>, per dirla con Simone Weil.

Se si mettono in fila i crimini o le violenza che le potenze democratiche vincitrici delle due guerre mondiali hanno lasciato impuniti, si ottengono liste spaventose. Per limitarci agli anni quaranta, i bombardamenti di Montecassino e di Dresda, il disco verde concesso alle orde marocchine nel Lazio meridionale (v. il film La ciociara di Vittorio De Sica tratto dal romanzo di Alberto Moravia), le bombe atomiche di Hiroshima e Nagasaki e tanti altri episodi compongono un quadro poco rassicurante degli statisti e dei generali che combatterono dalla parte giusta. Quei fatti, lungi dal dover essere archiviati, debbono ricordarci quanto sia difficile preservare la propria umanit nelle tempeste della risorta barbarie. Sennonch, nellet antica, in quella medievale, in quella moderna quali guerre non hanno causato morte e distruzione e fatto versare sangue innocente? E quali statial di l dei diversi regimi politicinon hanno sacrificato, direttamente o indirettamente, la meglio giovent dinanzi a pericoli veri o presunti? La spietatezza degli Ateniesi contro i Meli rende per questo meno esaltante il discorso sulla democrazia pronunciato da Pericle a ricordo dei caduti della guerra del Peloponneso? E se cos fosse non dovremmo far calare il sipario sullintera storia universale dove non ci sono imperi, repubbliche, democrazie, processi di unificazione nazionale che siano stati realizzati da San Michele e dalle sue truppe angeliche?

La differenza tra Sparta e Atene sta nel fatto che gli errori e i delitti di statisti come Alcibiade e Cleone, il trattamento iniquo riservato alle citt neutrali, la condanna a morte di Socrate furono al centro di un

dibattito pubblico, scossero le coscienze, indussero a riflettere, se non sui valori, sui modi di renderne testimonianza. Analogamente il genocidio indiano, ancora oggi, sta al grande cinema hollywoodiano come la guerra di Troia stava ai grandi tragediografi greci dellet classica: un topos narrativo volto, assai spesso, a mostrare lumanit dei vinti e legoismo crudele dei vincitori.

Non meraviglia, alla luce delle considerazioni da cui siamo partiti, la reazione indignata di storici e pubblicisti come Victor Davis Hanson, Michael Howard, Roger Kimball, Christopher Hitchens, Andrew Roberts a una saggistica che, nel segno della spregiudicatezza e della messa in guardia dellOccidente contro i veri pericoli delloggi, ribalta i luoghi comuni della cultura liberale e democratica del 900. Di questo dubbio revisionismo sono emblematiche, soprattutto, le opere di Patrick J. Buchanan, gi candidato alla Casa Bianca, Churchill, Hitler and The Unnecessary War: How Britain Lost Its Empire and the West Lost the World e di Nicholson Baker, un sessuologo, The Beginnings of World War, the End of Civilization.

In rapidissima sintesi, le tesi di Buchanan sono le seguenti: 1) la Germania sia nel 1914 che nel 1939 si trov ad essere accerchiata e vittima di un trattamento ingiusto; 2)lInghilterra, in entrambi i casi, avrebbe dovuto tenersi lontana dalle beghe europee;3) Winston Churchill fu il principale guerrafondaio inglese nelle due occasioni;4) Gli Stati Uniti non avevano alcun bisogno di essere coinvolti nelle due guerre;5) i principali beneficiari di queste furono Stalin e Mao;6) lolocausto degli ebrei europei fu tanto una conseguenza di una guerra che si poteva evitare che del razzismo nazista.

Da queste rivisitazioni la figura del vero vincitore morale della guerra contro il nazismo, Winston Churchill, esce a pezzzi. Non c luogo comunecompreso il mussoliniano quella bocca fetida di tabaccoche venga omesso, sullo sfondo di unideologia caratterizzata sia dalla nostalgia degli imperi bianchi perduti che dallorgoglioso isolazionismo statunitense (Buchanan, avversario deciso della guerra contro lIraq, accusa i neo-con di wilsonismo e di roosveltismo, cio di essere di sinistra!). Le incongruenze e le contraddizioni di questa storiografia sono state efficacemente messe in luce da stroncatorie recensioni apparse anche su periodici non accademici come Newsweek e New Criterion, anche se non stato debitamente rilevato lo spessore etico di quella parte dellInghilterra capitalista, impersonata appunto da Churchill che, tra il totalitarismo negatore della civilt cristiana e il totalitarismo nemico irriducibile della propriet privata e degli interessi borghesi , vide nel primo un nemico ancor pi temibile del secondo. .

Occorrerebbe, invece, una riflessione approfondita sulla genesi, sulla natura, sul senso di queste sconcertanti rivisitazioni anglosassoni della storia contemporanea. Come mai i vecchi conservatori rialzano la testa riproponendo, come negli anni trenta, una lettura non demonizzante dellhitlerismo?

Unipotesi di spiegazione potrebbe essere il complesso spengleriano ovvero la percezione della fine dellOccidente per cui, dinanzi alla eclisse annunciata di una Kultur bimillenaria, ci si chiede se sia stato saggio sopravvalutare malattie come il nazismoper debellare le quali gli stati euro atlantici si sono dissanguati irrimediabilmente (gli uni, Francia e Inghilterra, hanno perso le colonie, laltro, gli Stati Uniti, sono oberati di debiti a causa della guerra fredda contro un nemico ben pi temibile del Fuhrer, il comunismo).

In realt se c una malattia morale, per dirla con don Benedetto, quella che ha colpito uomini come Buchanan e Baker ed un vero e proprio Alzheimer dello spirito.. Essa si manifesta nella difesa ostinata di una corporeitfatta di case, banche, pozzi petroliferi, industrie, stabilimenti militari, congregazioni religiose etc.alla quale diventata indifferente lanima--ovvero la liberty, le istituzioni politiche che hanno reso il corpo grande e robustoe sfugge la comprensione che consentire a Hitler di impadronirsi di tutta lEuropa continentale, instaurandovi una dittatura totalitaria, spietata e razzista, avrebbe forse preservato il tenore di vita, le abitudini, i costumi dei popoli anglosassoni ma pagando come prezzo il ritratto di Dorian Gray.. E naturale che quanti oggi se la sarebbero sentita di pagare quel prezzo, siano obbligati a ripercorrere la via della minimizzazione delle differenze tra democrazia e totalitarismo (nazista). In fondo cosa sar stato mai Mister Hitler? Il Terzo Reich era pi violento ma senzaltro meno ipocrita delle nostre societ democratiche, che pure hanno tanto da farsi perdonare. Ci siamo combattuti tra noi facendo la gioia dellorso sovietico che, grazie alle nostre guerre fratricide fece pi conquiste territoriali del suo predecessore Gengis Khan! Su questa china, lanima persa ma per sapere il destino del corpo basta aprire larmadio del racconto di Oscar Wilde!

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