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Sufismo

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Il Sufismo o Taswwuf (arabo: - taawwuf) la forma di ricerca mistica (da Mysticos, cio "pertinente l'iniziazione") tipica della cultura islamica. Il Sufismo viene a volte definito come l'unione antica del Cristianesimo e del neoplatonismo, che diede vita ad una forma di ricerca interiore, il misticismo dell'Islam. Il Sufismo la scienza della conoscenza diretta di Dio; le sue dottrine e i suoi metodi sono derivati dal Corano, anche se il Sufismo utilizza concetti derivati da fonti tanto greche come persiane antiche e ind. Comunque, nonostante le idee prese in prestito da culture e religioni precedenti, si pu affermare che l'essenza del Sufismo sia prettamente islamica. La tradizione sufi afferma che il movimento nacque con l'assembramento di fedeli musulmani disoccupati ("quelli della panca") nella moschea di Medina ai tempi di Maometto di fronte alla stanza di sua moglie ''isha.[senza fonte]
Indice
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1 Etimologia 2 Diffusione e caratteri del Sufismo 3 Storia 4 Maestri Sufi 5 Contrasti nell'ambito del mondo musulmano 6 Letteratura del Sufismo 7 Note 8 Bibliografia o 8.1 Traduzioni italiane 8.1.1 Antologie italiane di testi di autori sufi 8.1.2 Traduzioni italiane o in altre lingue europee di mistici arabi 8.1.3 Traduzioni italiane di mistici persiani 8.1.4 Traduzioni italiane di opere agiografiche arabe o persiane

9 Altri progetti 10 Voci correlate 11 Collegamenti esterni

Etimologia[modifica | modifica sorgente]


Il termine arabo "taswwuf" deriverebbe dalla lana (in arabo sf) con cui erano intessuti gli umili panni dei primi mistici musulmani che per questo vennero chiamati "sufi", ma un'altra etimologia si rif al vocabolo suffa, "portico" antistante la casa-moschea di Muhammad a Medina, sotto il quale si raccoglievano alcuni pii musulmani, ospitati volentieri dal Profeta per la loro povert che s'accompagnava a un atteggiamento assai pio. Altri riconducono il termine all'arabo saf' (purezza) o si richiamano alla collocazione dei sufi 'in prima fila' (saff al-wwal) al cospetto di Dio.

Diffusione e caratteri del Sufismo[modifica | modifica sorgente]

Il dhikr recitato da appartenenti alla tarqa Rifiyya Il taswwuf - che ha in s, forte, il concetto dell'esoterismo (da cui andranno per espunti i cascami ideologici che spesso al termine s'accompagnano) - fenomeno trasversale e diffusissimo nell'Islam, per quanto poco avvertibile all'occhio laico a causa della grande riservatezza osservata dai praticanti. Il suo grande successo, come nell'Ebraismo, deriva in modo tutt'altro che secondario dalla particolare struttura fideistica delle due religioni semitiche, entrambe convinte della letterale Rivelazione ai Suoi profeti da parte di Dio della Sua precisa volont. Il tasawwuf particolarmente diffuso nel sunnismo e assai meno nello sciismo, in cui sono attive infatti solo due confraternite islamiche, la Ni'matullhiyya e la Dhahabiyya, a fronte delle decine di confraternite sunnite tuttora operanti. Ci dipende essenzialmente dal fatto che, per conoscere Allah e la Sua volont, lo sciismo pu stabilmente contare sull'attiva opera dei suoi dotti che, se non costituiscono un formale sacerdozio, come nel resto dell'Islam, hanno acquistato per un

incontestabile profilo di tipo clericale per il fatto che i loro ulema di maggior dottrina, e in particolar modo i marja' al-taqlid, sono ispirati in modo ineffabile dall'"imam nascosto". Nell'Islam sunnita la totale mancanza di sacerdozio e di una classe di tipo clericale che possa assolvere alla funzione intermediatrice fra Dio e le Sue creature comporta una ricerca di Dio e della Sua volont assai pi faticosa e rischiosa. dunque perfettamente normale, legittimo e doveroso per il Sufismo che il musulmano ricerchi personalmente quale sia la volont di Dio, obbedire alla quale permette di evitare il peccato che, nell'Islam, altro non se non la disubbidienza alle Sue disposizioni (tant' vero che muslim, "musulmano", significa proprio "chi si assoggetta alla Volont di Dio"). Un metodo che si pu validamente affiancare al recepimento di quanto suggerito dagli ulema perci quello dell'indagine personale, da conseguire tramite una lunga disciplina spirituale e mentale che - senza far trascurare lo studio della dottrina esoterica ufficiale - possa aprire la Via esoterica verso Dio (il termine tarqa ha questo significato, oltre a significare confraternita islamica), per imboccare e percorrere la quale sar necessaria l'opera educativa di un Maestro che funga da "guida". Il Sufismo rappresenta l'atteggiamento pi individualistico della pietas musulmana, la quale si manifestata, oltre che in questa forma mistica, anche come protesta - con gli sciiti - e in forme pi storicizzate, come nell'opposizione delle sette religiose contro i marwanidi, fedeli a Marwan ibn al-Hakam, califfo in Siria dal 684 al 685 imposto dalle trib dei Kalb al posto di Abd Allah ibn al-Zubayr. Dato che quest'ultimo era il legittimo successore di Yazid I, Marwan fu da alcuni considerato un anti-califfo e pertanto contestato. Dalla shahada, uno dei pilastri dell'Islam, ovvero la percezione che solo la Realt Assoluta reale, principio informatore dell'Islam, discende la coincidenza di questa Realt Assoluta con l'intera creazione e ci d ragione dell'essenza sostanzialmente islamica del Sufismo, malgrado tutte le influenze provenienti da altre culture. vero che certe scuole di pensiero, persiane in particolare, svolsero una funzione di catalizzatore delle potenzialit mistiche dell'Islam. Ma il Sufismo resta il "vero" cuore dell'Islam e lo si ritrova in tutto il mondo islamico come la pi pura dimensione interiore.[senza fonte] Per i sufi, il grande e unico maestro resta il Profeta Maometto, che trasmise ai suoi compagni la baraka (che significa 'benedizione') ricevuta da Dio; questi a loro volta la tramandarono alle generazioni successive, creando cos la catena iniziatica, la cosiddetta silsila. Tutti gli autentici ordini sufi sono legati l'uno all'altro in questa catena. Le riunioni spirituali sufi sono cos descritte, con parole attribuite al Profeta: "Chiunque si riunisca con altri per invocare il nome di Dio, verr circondato da angeli e dal furore divino, la pace scender su di loro e Dio ricorder questa assemblea". Nella silsila dei sufi, anche Ali, cugino e genero del Profeta Muhammad, ha un ruolo fondamentale, indipendentemente dalla sua importanza come primo Imam degli sciiti. Viene infatti considerato fonte di dottrina esoterica subito dopo il Profeta, ma soprattutto portatore di

una concezione particolarmente intensa della pietas musulmana, insieme alla nobilt d'animo e alla profonda conoscenza che distinguono gli sciiti dai sunniti, almeno nella loro autopercezione.

Storia[modifica | modifica sorgente]


Storicamente, i sufi si sono raggruppati in organizzazioni chiamate tawaif (pl. di taifah) e anche, con un termine pi conosciuto, turuq (pl. di tarqa, "via"). Il termine tarqa ormai un vero e proprio termine tecnico che sta ad indicare la via esoterica dell'Islam. Turuq sono pertanto le congregazioni di discepoli o confraternite islamiche che si riuniscono intorno ad un maestro per prendere parte agli esercizi spirituali (majlis) nei cenobi, denominati secondo la posizione geografica ribat, zwiya, khnaqa, o tekke. Alcune delle congregazioni pi famose risalgono ai secoli XII e XIII, ma ne esistono anche di moderne. Da una prima fase in cui l'esperienza sufi rest caratterizzata da un forte individualismo (Rbia al-Adawiyya, Marf al-Kharkh, al-Hrith al-Muhsib, Dh l-Nn al-Misr, Sahl al-Tustar, alJunayd ibn Muhammad), si pass verso il XII secolo alla creazione di turuq, con un numero pi o meno ampio di discepoli (murd, pl. murdn ) radunati attorno a un Maestro (shaykh in arabo, pir in persiano - che significano entrambi "anziano" - e dede in turco, lett. "nonno"). Di esse si ricordano in particolare la Qdiriyya, fondata nel XII secolo da Abd al-Qdir alGln; la Suhrawardiyya, fondata nel medesimo secolo da Omar Suhrawardi e suo zio paterno Abu l-Najib Suhrawardi, [da non confondere con Shihabbodin Yahya Suhrawardi, Shaykh alIshraq, la cui posterit rappresentata dall'ordine degli Ishraqiyun (bench la loro comunit non abbia un'organizzazione esteriore)]; la Rifa'iyya, fondata da Ahmad al-Rif ancora nel XII secolo come la Kubrawiyya, fondata da Najm al-Din Kubra, la Shadhiliyya, fondata da Ab lHasan al-Shdhil nel XIII secolo, la Mawlawiyya, fondata nel XIII secolo da Jall al-Dn Rm di Konya, nota per i suoi dervisci roteanti; la Cishtiyya fondata da Mun al-Dn Cisht e, forse la pi vivace negli ultimi tempi, la Naqshbandiyya, fondata da Bah al-Dn Naqshband, entrambe queste ultime attive dal XIII secolo. Altri rami si sono innestati su quelli principali, il caso della "Jarrahiyya" fondata da Nur al-Dn al-Jarrh (1678-1721) - riforma dell'ordine "Khalwatiyya" (da cui la denominazione Jerrahi Halveti) fondata da Umar al-Khalwat o, secondo altri, da Muhammad ibn Nr al-Blis o, ancora, da Yahy al-Shirwn al-Bkb[1].

Maestri Sufi[modifica | modifica sorgente]


Il primo grande nome di sufi quello di Hasan al-Basri (642-728). Di lui nulla ci pervenuto, se non tramite le citazioni di altri autori. Nato a Medina, figlio di un mawla, si stabil a Bassora, dove divenne famoso per la sua profonda preparazione culturale e attrasse a s molti seguaci e studenti. Era l'epoca omayyade e la sua mente fu un crogiolo di intuizioni teologiche, mistiche e giuridiche che, pi tardi, sarebbero confluite in discipline diverse. una figura importantissima nella trasmissione dei vari hadith, perch aveva conosciuto personalmente il Profeta. Gran parte delle catene iniziatiche sufi passano per lui. anche famoso per aver affermato che il mondo

un ponte sul quale si passa, ma su cui non conviene costruire nulla. Le prescrizioni da lui dettate ai discepoli erano particolarmente severe e improntate a una rinuncia quasi totale del mondo e dei beni terreni, al superamento delle passioni e alla ricerca di una vita moderata. Grande sostenitore del digiuno, si dice che si stupisse non di come la gente si perdeva, ma di come potesse essere salvata. Altri nomi di sufi famosi sono al-Junayd (m. 910), al-Gilani (m.1166), Abu Madyan (m. 1198) e l'imam al-Shadhili (m. 1258). Quest'ultimo escogit un approccio intellettuale al Sufismo. Altri grandi teorici furono Ibn Arabi, del secolo XIII, le cui capacit dialettiche non riuscirono a scalfire minimamente l'intensissima dimensione spirituale espressa dal Hasan al-Basri; Gialal alDin al-Rumi, al-Jili, al-Ghazali, Ibn Ata Allah Iskandari: tutti costoro hanno lasciato abbondante materiale scritto accanto agli insegnamenti orali, da cui possibile desumere la dottrina sufi nella sua interezza. L'uomo di punta del Sufismo fu comunque al-Ghazali (m. 1111), il grande teologo dell'Islam, al contempo giurista e sufi riconosciuto. Nella sua opera al-munqidh min al-dalal (il salvatore dall'errore) descrive il proprio interesse per il Sufismo in questi termini: "Quando rivolsi il mio interesse verso il Sufismo, sapevo che non avrei potuto percorrerlo tutto senza sperimentare sia la dottrina che la pratica e che il senso fondamentale di tale insegnamento consiste nel superare gli appetiti della carne, liberandosi da ogni cattiva disposizione e brutta qualit. Solo cos, infatti, il cuore libero di essere posseduto da Dio. Sapevo anche che il mezzo per liberare il cuore da ogni male il dhikr Allah e la concentrazione di ogni pensiero su di Lui. Ci che accadde fu che la dottrina mi risult pi semplice della pratica, cosicch cominciai ad imparare le regole dei loro libri e i detti degli sheikh, finch ne seppi a sufficienza e mi resi perfettamente conto che ci che veramente caratteristico di questa dottrina non pu essere imparato, ma pu solamente essere raggiunto per esperienza diretta e immediata, attraverso l'estasi e la trasformazione interiore. (...) non c'era modo di raggiungere la conoscenza vera del Sufismo se non conducendo una vita mistica. Ma gli interessi mondani mi pressavano da ogni parte." A questo punto della sua vita, al-Ghazali si confina per due anni in una stanza della moschea maggiore di Damasco, lasciando ogni cura del mondo: insegnamento, figli e amicizie. Il munqidh min ad-dalal descrive questa ricerca interiore, mentre la Ihy ulm al-dn (La rivivificazione delle scienze religiose) la sua summa sulle religioni. Al-Ghazali giunger alla conclusione che i sufi sono i veri eredi del Profeta, essendo gli unici che potevano raggiungere la conoscenza diretta di Dio, ma questa conoscenza era viabile solo attraverso la mediazione della teologia e della legge. Perci egli ne divenne il pi strenuo sostenitore. Grazie a lui, l'islam risolse la contraddizione intellettuale esistente tra mistica, teologia e questioni legislative.

Contrasti nell'ambito del mondo musulmano[modifica | modifica sorgente]


La grande diffusione del Sufismo non tuttavia sempre vista di buon occhio dai musulmani ortodossi che ne sospettano talora una deriva antinomistica che porterebbe a trascurare il dispositivo formale della Legge religiosa in modo considerato arbitrario e peccaminoso.

Da qui l'ostilit di alcuni ambienti teologico-giuridici islamici ufficiali. Innanzitutto di alcune propaggini del neo-hanbalismo che sottovalutano come Ahmad ibn Hanbal (m. 855), il fondatore della scuola giuridico-teologica che da lui prende il nome, fosse tutt'altro che ostile all'ambiente sufi, o che il hanbalita Ibn Taymiyya - vissuto in et mamelucca e considerato oggi come il massimo ispiratore dei movimenti "fondamentalistici" islamici - fosse anch'egli non sfavorevole a un'equilibrata pratica sufi, e che alcune sue dure prese di posizione contro il Sufismo riguardavano essenzialmente chi maggiormente indulgeva a esagerazioni comportamentali (shataht) che scandalizzavano e scandalizzano ancor oggi il mondo sunnita ufficiale.

Letteratura del Sufismo[modifica | modifica sorgente]


Il Sufismo ha prodotto nei secoli una letteratura pressoch sterminata che si espressa principalmente nell'ambito della letteratura araba e della letteratura persiana, ma ha trovato espressione anche in molte altre lingue (turche, indiane, maleo-indonesiane ecc.). Tra i generi coltivati si annoverano: i libri devozionali (preghiere, meditazione, esercizi spirituali ecc.); i testi agiografici, contenenti le biografie e le sentenze dei sufi pi noti; i testi che illustrano le dimore o stazioni della via spirituale; infine, i trattati teorici di vario argomento, spesso di natura apologetica. Un'altra tipica espressione del Sufismo nella letteratura in versi che annovera poeti di prima grandezza sia di espressione araba (Ibn al-Farid, Ibn 'Arabi) che persiana (Farid al-Din al-Attar, Rumi, Hafez, Gohar Shahi). Vedasi in proposito la bibliografia.

Note[modifica | modifica sorgente]


1. ^ H.J. Kissling, "Aus der Geschichte des Chalwetijje Orders", Zeitschrift der Deutschen Morgenlndischen Gesellschaft, CIII (1953), p. 233-319, a p. 240

Bibliografia[modifica | modifica sorgente]


Testi introduttivi in italiano:

W. C. Chittick , Il sufismo, Einaudi, 2009 [a cura di F.A. Leccese] M. Mol, I mistici musulmani, Adelphi, Milano 1992 Gianluca Magi, Il dito e la luna. Insegnamenti dei mistici dell'Islam, Il Punto d'Incontro, Vicenza 2002 [introduzione di Gabriele Mandel] (edizione tedesca: Der verborgene Schatz, Random House Kailash Verlag, 2009) A.J. Arberry, Introduzione alla mistica musulmana, Marietti, Genova 1986 R. Nicholson, Sufismo e mistica islamica, Fratelli Melita, Genova 1988 J. Chevalier, I Sufi - Mistici dell'Islam, Milano, Ed. Xenia, 1995, ISBN 88-7273-145-3 AA. VV., Sufismo, numero monografico a cura di A. F. Ambrosio e C. Saccone della rivista Divus Thomas, 48 (2007) 3 A. Scarabel, Il Sufismo. Storia e dottrina, Carocci, Roma 2007

Introduzioni di autori musulmani e simpatizzanti:

Idries Shah, La strada del Sufi, Astrolabio-Ubaldini Editore, Roma 1971

M. Lings, Che cos' il sufismo?, Ed. Mediterranee, Roma 1978 T. Burckardt, Introduzione alle dottrine esoteriche dell'Islam, Ed. Mediterranee, Roma 1987 I. Shah, I sufi. La tradizione spirituale del sufismo, Ed. Mediterranee, Roma 1990 Idries Shah, Imparare a imparare, Astrolabio-Ubaldini Editore, Roma 1993 S. H. Nasr, Sufismo, Rusconi, Milano 1994, ISBN 88-18-70052-9 L. Ciani, La meditazione nell'Islam, in QUADERNI ASIATICI No. 35, Maggio-Agosto 1995, quadrimestrale edito dal Centro di Cultura Italia-Asia "G. Scalise" in collaborazione con il C.O.E. Idries Shah, Cercatore di verit, Astrolabio-Ubaldini Editore Roma, 1995 Idries Shah, L'io che comanda, Astrolabio-Ubaldini Editore, Roma, 1996 Idries Shah, I racconti dei dervisci, Astrolabio-Ubaldini Editore, Roma, 1997 G. Mandel, Storia del sufismo, Milano, Bompiani, Milano 2001, ISBN 88-452-9118-9

Studi classici sull'argomento:


L. Massignon, Essai sur les origines du lexique technique de la mystique musulmane, Paris 1922 (rist. 1954) L. Massignon, La passion de al-Hallaj, 4 voll., Paris 1922 (rist. 1975) H. Corbin, L'uomo di luce nel sufismo iraniano, Ed. Mediterranee, Roma 1988 H. Corbin, En Islam iranien. Aspects spirituels et philosophiques, 4 voll., Gallimard, Paris 1971-72 H. Corbin, L'immaginazione creatrice. Le radici del sufismo, Laterza, Roma-Bari 2005 A. Schimmel, Mystische Dimensionen des Islam, Diederichs, Muenchen 1992 G. C. Anawati-L. Gardet, Mistica islamica, SEI, Torino 1960 J. Spencer Trimingham, The Sufi Orders in Islam, Oxford at Clarendon Press, Oxford 1971.

Altri studi su argomenti pi particolari:

Eva Schubert, Walid Sarif, Plerinage, sciences et soufisme - l'art islamique en Cisjordanie et Gaza; cycle international d'expositions Muse Sans Frontires, Aix-enProvence, disud [u.a.], 2004, ISBN 2-7449-0171-7 ric Geoffroy, Initiation au soufisme, Parigi, Fayard, 2004 ISBN 2-213-60903-9 ric Geoffroy, Le soufisme en Egypte et en Syrie sous les derniers Mamelouks et les premiers Ottomans - orientations spirituelles et enjeux culturels, Damasco, Institut Franais de Damas, 1996, ISBN 2-901315-21-6 Colette-Nour Brahy, Dix jours en Ouzbkistan - rcit d'un plerin soufi, Beirut, Albouraq, 2004, ISBN 2-84161-243-0 Lise Willar, Soufisme et hassidisme, Parigi [u.a.], L' Harmattan, 2003, ISBN 2-74754000-6 Joseph Kahale, Le soufisme et ses grands matres spirituels, [Chtenay-Malabry], Alteredit, 2002, ISBN 2-84633-034-4 Rachida Chih, Le soufisme au quotidien - confrries d'Egypte au XXe sicle, Arles, Sindbad, 2000, ISBN 2-7427-2548-2

Karim Ben Driss, Sidi Hamza al-Qadiri Boudchichi: le renouveau du soufisme au Maroc, ed. Al Bouraq, 2002. Christian Bonaud, Le Soufisme, al-tasawwuf et la spiritualit islamique, Parigi, Maisonneuve & Larose, 2002. Kudsi Erguner, Jean-Michel Riard, La fontaine de la sparation, voyage d'un musicien soufi, L'Isle-sur-la-Sorgue, Bois d'Orion, 2000, ISBN 2-909201-28-7 C. Saccone, Viaggi e visioni di re sufi profeti, Luni, Milano-Trento 1999 C. Saccone, Il maestro sufi e la bella cristiana, Carocci, Roma 2005 A. Ventura, L'esoterismo islamico. Principi dottrinali, Atanor, Roma 1981 M. Stepanyantis, Sufismo e confraternite nell'islam contemporaneo, Ed. Fondazione Giovanni Agnelli, Torino 2003 A. Benningsen-C. Lemercier Quelquejay, L'Islam parallelo. Le confraternite musulmane in Unione Sovietica, Marietti, Genova 1990 M. Valsan, Sufismo e esicasmo. Esoterismo islamico e esoterismo cristiano, a cura di C. Mutti, Ed. Mediterranee, Roma 2000 C. W. Ernst, Il grande libro della sapienza sufi, Mondadori, Milano 2000 M. Lings, Un santo sufi del XX secolo, Ed. Mediterranee, Roma 1994 J. Kingsley Birge, The bektashi Order of Dervishes, Luzac, London 1994 A.F. Ambrosio-E. Feuillebois-T. Zarcone, Les dervisches tourneurs, Ed. du Cerf, Paris 2006

Traduzioni italiane[modifica | modifica sorgente]


Antologie italiane di testi di autori sufi[modifica | modifica sorgente]

E. De Vitray-Meyerowitch, I mistici dell'Islam, Guanda, Parma 1992 G. Scattolin, Esperienze mistiche dell'Islam, 3 voll., EMI, Bologna 1994-2000 M. M. Moreno, Antologia della mistica arabo-persiana, Laterza, Bari 1987 F. J. Peirone- G. Rizzardi, La spiritualit islamica, Studium, Roma 1993

Traduzioni italiane o in altre lingue europee di mistici arabi[modifica | modifica sorgente]


Ibn Arab, La sapienza dei profeti (Fusus al-Hikam), a cura di T. Burckhardt, Ed. Mediterranee, Roma 1987 Ibn Arab, L'interprete delle passioni, a cura di Roberto Rossi Testa e Gianni De Martino, Urra - Apogeo, Milano, 2008. ISBN 978-88-503-2636-5 Ibn Arab, L'alchimia della felicit, a cura di M. Jevolella, RED, Como 1996 Ibn Arab, Il nodo del sagace, a cura di C. Crescenti, Mimesis, Milano 2000 Ibn Arab, Il libro dell'estinzione nella contemplazione, a cura di R. Tawfik e R. Rossi Testa, SE, Milano 1996 Ibn Arab, L'epistola dei settanta veli, a cura di A. Iacovella, Ed. Voland, Roma 1997 Ibn Arab, Il mistero dei custodi del mondo, a cura di C. Casseler, Il leone verde, Torino 2001 Abu Hamid al-Ghazali, Muhammad Ibn Muhammad al-Diakho, Abu Ilyas Muhammad: Les dix rgles du soufisme selon Ghazzli, d. Al-Bouraq, Beirut 1999

Abu Hamid al-Ghazali, Scritti scelti, a cura di L. Veccia Vaglieri e R. Rubinacci, UTET, Torino 1970 Abu Hamid al-Ghazali, L'inizio della Retta Guida, a cura di G. Celentano, SITI, Trieste 1989 Abu Hamid al-Ghazali, L'unicit divina e l'abbandono fiducioso, a cura di P. Urizzi, Il Cerchio, Rimini 1995 Abu Hamid al-Ghazali, Il libro della meditazione, a cura di G. Celentano, SITI, Trieste 1988 Abu Hamid al-Ghazali, Lettera al discepolo, a cura di F. Peirone, Ed. Esperienze, Fossano 1972 Abu Hamid al-Ghazali, L'amore di Dio, a cura di C. Fabrizi, EMI, Bologna 2004 Abu Hamid al-Ghazali, La perla preziosa. La vita dopo la morte, a cura di T. Villani e P. Dalla Vigna, Mimesis, Milano 2000 Abu Hamid al-Ghazali, Il libro del matrimonio, a cura di Y. Tawfik e R. Rossi Testa, Lindau, Torino 1995 Abu Hamid al-Ghazali, Il concerto mistico e l'estasi, a cura di A. Iacovella, Il leone verde, Torino 1999 Abu Hamid al-Ghazali, La vigilanza e l'esame di coscienza, a cura di M. A. Golfetto, Il leone verde, Torino 2005 Abu Hamid al-Ghazali, Le meraviglie del cuore, a cura di I. Peta, Ileone verde, Torino 2006 Abu Hamid al-Ghazali, Le perle del Corano, a cura d M. Campanini, Rizzoli-BUR, Milano 2000 Abu Hamid al-Ghazali, Una brillante confutazione della divinit di Dio sulla base del testo del Vangelo, Mimesis, Milano 2007 Abu Hamid al-Ghazali, Trattato sul Destino, Mimesis, Milano 2009 al-Hallaj, Diwan, a cura di A. Ventura, Marietti, Genova 1987 Rabi'a, I detti, a cura di C. Valdr, Adelphi, Milano 1979 Ibn 'Ata Allah, Sentenze e colloquio mistico, a cura di C. Valdr, Adelphi, Milano 1994 Ibn al-'Arif, Sedute mistiche, a cura di P. Urizzi, Ed. L'Ottava, Giarre (Catania) 1995 'Abd al-Qadir al-Jilani, Il segreto dei segreti, a cura di P. Urizzi, Ed. L'Ottava, Giarre (Catania) 1992 'Abd al-Qadir al-Jilani, La Via della Verita', Mimesis, Milano 2009 Ibn Hazm, Il collare della colomba, a cura di F. Gabrieli, Laterza, Bari 1949 al-Jilani, Il Segreto dei Segreti, Edizioni 3P, 2008 al-Jili, L'uomo universale, a cura di T. Burckardt, Ed. Mediterranee, Roma 1981 al-Kalabadhi, Il sufismo nelle parole degli antichi, a cura di P. Urizzi, Ed. Officina di Studi Medievali, Palermo 2002 Ibn as-Sid, Il libro dei cerchi, a cura di M. Jevolella, Arch, Milano 1984 al-Sulami, Il libro della cavalleria, nuova trad. dal francese con un saggio di J. von Hammer Purgstall, Atanor, Roma 1989 al-Sulami, Introduzione al Sufismo, a cura di Demetrio Giordani, Il Leone Verde, Torino 2003 al-Sulami, La Scala di Luce. Tre antichi testi di scuola malamati a cura di Demetrio Giordani, Il Leone Verde, Torino 2006 al-Sulami, La cavalleria spirituale, a cura di G. Sassi, Luni Milano-Trento 1998

al-Sulami, I custodi del segreto, a cura di G. Sassi, Luni Milano-Trento 1997 al-Sulami, Le malattie dell'anima e i loro rimedi, nuova trad. dal francese, Arch, Milan 1990 al-Sulami, L'indole dei sufi, Mimesis, Milano 2007 al-Sulami, Le buone regole della compagnia, Mimesis, Milano 2009 al-Sulami, I sufi e i medievali peccati, Keltia, Aosta 2010 al-Sulami, Donne sufi, Il Leone Verde, Torino 2011 al-'Arabi al-Darqawi, Lettere a un maestro sufi a cura di T. Burckardt, SE, Milano 1997 Amadu Hampate Ba, Il saggio di Bandiagara, Neri Pozza, Vicenza 2001 al-Qushayri, La domanda essenziale. Dialogo sulla verit suprema, Il leone verde, a cura di A. Grigio, Torino 2001 al-Muhasibi, Che cos' l'intelligenza?, a cura di G. Sassi, Luni, Milano-Trento 1998 Omar Ali Shah, Regole o segreti dell'Ordine Naqshbandi, a cura di A. Hayter, Libreria Editrice Psiche, Torino 2002 Ahmad Sirhindi, L'inizio e il ritorno a cura di Demetrio Giordani, Mimesis, Milano 2003 C. Saccone (a cura), Il Libro della Scala di Maometto, (traduzione di Roberto Rossi Testa), SE, Milano 1991 (Oscar Mondadori 1999)

Traduzioni italiane di mistici persiani[modifica | modifica sorgente]


Farid al-din 'Attar, Il verbo degli uccelli, a cura di C. Saccone, Oscar Mondadori, Milano 1999 (prima ed. SE 1986) Farid al-din 'Attar, Il poema celeste, a cura di M. T. Granata, Rizzoli-BUR, Milano 1990 Farid al-din 'Attar, L'usignuolo e la rosa, a cura di C. Saccone, Carocci, Roma 2003 Sana'i, Viaggio nel regno del ritorno, a cura di C. Saccone, Luni, Milano-Trento 1998 (prima ed. Pratiche 1993) [Jalal al-Din] Rumi, Poesie mistiche, a cura di A. Bausani, Rizzoli-BUR, Milano 1980 Jalal al-Din Rumi, Mathnawi, a cura di G. Mandel,6 voll., Bompiani, Milano 2006 Jalal al-Din Rumi, L'essenza del Reale (fihi ma fihi), a cura di S. Foti, Ed. Psiche, Torino 1995 Jalal al-Din Rumi, L'amore uno straniero, a cura di K.E. Helminski, AstrolabioUbaldini Editore, Roma 2000. Sa'di, Il roseto (Golestan), a cura di C. Guzzetti, Ed. Paoline, Cinisello Balsamo 1991 Muhammad Iqbal, Il poema celeste, a cura di A. Bausani, Leonardo da Vinci, Bari 1965 Ahmad Ghazali, Delle occasioni amorose (Savaneh ol-'Oshshaq) a cura di C. Saccone, Carocci, Roma 2007

Traduzioni italiane di opere agiografiche arabe o persiane[modifica | modifica sorgente]


'Abdallah al-Yafi'i, Il giardino dei fiori odorosi, a cura di V. Vacca, Istituto per l'Oriente, Roma, 1965 (edita nuovamente da Marsilio, Venezia 1993) Sha'rani, Vite e detti di santi musulmani, a cura di V. Vacca, UTET, Torino 1968 Farid al-Din 'Attar, Parole di sufi, a cura di L. Pirinoli, Boringhieri, Torino 1964

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