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Aspettative salvz/iche veterotestamentarie

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Per gli autori neotestamentari ci era ancora una cosa ovvia. Essi, quando videro retrospettivamente ade'fnpiutaTii Ges in maniera sorprendentemente nuova e definitiva (escatologica), la grande e fondamentalecJ?romessa eterotestamentaria, cio la promessa della venuta diJahv a1 suo popolo (Es 3,14: Sar presente per voi come colui che sar presente), considerarono presente in lui e per nulla superata la forma essenziale dell'esperienza e dell'attesa veterotestamentaria di Dio. Ma se l'attesa d'Israele tutta concentrata sulla venuta di Dio nel nell grazia _ C01J:__ qugie airztio zfNiiovo Testamen-to/, u dire ) che la venuta i Ges Cristo _i{ com imento dzquesta attesa 1Dio viene a noi nella figura e nella storia di un uomo concreto? Que lo conf) tenuto nell'attesa d'Israele? GdN .::
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J ahv, il Dio sperimentato come vivo, il Dio vivente (l Sa m 17 ,26.36; Sal 42,3 e passim) era per Israele la fonte della vita (Sal 36,10 e passim) e quindi anche la fonte della salvezza. La vita naturale un suo dono. Essa concessa all'uomo affinch segua i comandamenti di Jahv e gli renda testimonianza in questo mondo. La ricompensa clj ci non sono grazie e doni articolari, fup semplicemen- " te questo: !imanere in vita; la vita stessa grazia (Dt 30,19s.; Ez 18,4- -v 9 e passim). Chi vive in comunione con Jahv si vede da lui far dono di una vita benedetta e piena, che non sar interrotta neppure dalla morte, che ne invece solo la piena maturazione (per es., Gb 5,26; Gen 25,8P; 35,29P).
Solo tardi Israele ha cominciato a distinguere pi chiaramente una simile (.!-\ vita terrena felice dal rl!_l2Qorto con Dio. Ora le due cose non coincidono pi semplicemente: la comunione con Dio a vera felicit e salvezza (per es., Sal 63,4: Poich la tua grazia vale pi della vita), che neppure a morte pu distruggere (5al73,23-28; cfr. 40,12) . La vicinanza di Dio quindi non i salvaguardia dai bisogti terreni e dalla morte, una ermanenza anche nella morte. Perci la creazione che sta davanti a1 nostri occhi non pi il tutto.

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ESPERIENZE SALVIFICHE E SPERANZE DI SALVEZZA VETEROTESTAMENTARIE

Gershom Scholem ebbe una volta a dire: L'ebraismo ha sempre conce ito la redenzione ome un evento che si verifica in ubblico sul palcoscenico della storia e nel mezzo della comunit, in breve come un che si _gel mondo d_ e fVsibile_e ch _ e senza [ tale nella sfera del visibile non pu essere ensato (G. -- ---Scholem, Grundbegrz//e, l i1). Con queste parole egli ha colto bene l'idea veterotestamentaria ed ebraica della redenzione e della salvezza erlomeno nel suo tratto damentale pi evidente e irrinunciabile.

2.112::2. Redenzione come liberazione storica. I:agire salv]ico di Dio


In maniera del tutto corrispondente anche la redenzione si verifica sul palcoscenico della storia. Israele racconta la sua storia come la storja di una grande es erienza di ahv e della sua azione redentrice. La r edenzione qui una liberazione nel senso eale, corporeo, sociale e ecol !_lomico del termine e non riguarda quindi l'intimo e meno che maz; alL meno inizialmente, l'aldil. >< Canti e racconti antrehfs'simi parlano di ripetuti interventi salvifici diJahv, il pi delle volte attraverso mediatori umani come Mos, Maria, Debora, Gedeone (cfr. per es . Gdc 5,2-31; 3,9s.; 4,3 -10; l Sam 11). Azione liberatrice prototipica di Jahv considerata l'uscita dalla schiavit d'Egitto. Questo medesimo tempo politico-economico e religioso, avevfinteressato inizialmente solo _Riccoli ru _ i di nomadi uidati in articolare da Mos nel secolo XIII a.C. Ma, con l'inserimento di tali gruppi nell'alleanza delle trib d'Israele, era stato da questo adottato come l'esperienza di valore fondamentale. Altri gruppi presenti in Israele riconobbero nell'esperienza dell'esodo fatta

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(\ 2 .1.12 .l. Salvezza come vita benedetta e piena. agire benedicente a io

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Per Israele non esiste salvezza che non coinvolga la creazione. La salvezza piuttosto la buona riuscita della creazione e della vita. Israele non si mai discostato da questa posizione. La erdizione consiste nella mancanza di condizioni di vita collettive e individuali indispensabili (salute, sussistenza economica, terra, prole, pace, libert, diritto, accesso intatto a Dio), mentre la salvezza consiste nella pienezza di gpesti beni terreni accolti come oni di J ahv che in essi si rivolge personalmente agli uomini.

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dal gruppo di Mos le loro P !2I?rie esperienze di liberazione e le identificarono come ' iiOI1ediJanv l(di colui che presente per aiutare: Es 3,14s.) . In tal modo l'evento dell'esodo divenne una tradizione fonda mentale d'Israele, il cui ricordo venne mantenuto vivo mediante racconti (per es., Es 3,7s.; 13,17- 14,31] e passim), mediante la predicazione profetica (Os 11,1; 13,4 e passim), negli inni (Sal 68,77s.; 105; 107; 114; 135s.) e nel culto (il cosiddetto piccolo Credo storico, Dt 26,5 -10). Quest'esperienza fondamentale dell'uscita dall'Egitto aveva un carattere normativa e determinante per la condotta: con essa sono m otr vat11 coman amenti a1Ja v (fdecalogo: Es 20,2s.!Dt 5,6s.), grazie e comunitariamenad essa Israele si sa liberato per te davanti a Dio, grazie ad essa sa di essere divenuto un popolo di gente liberata e libera. Di conseguenza nessuno deve opprimere o imbro1 gliare gli altri (Lv 25,17.3 8-46). Ti ricorderai che sei stato schiavo in Egitto e che di l ti ha liberato J ahv, tuo Dio (Dt 24,17 s.; 15,12-15 e passim). Con ogni oppressione Israele tradisce il fatto di essere stato a fJN JTA i sua volta schiavo, forestiero, povero e debole in Egitto, tradisce la sua origine e la sua identit. Se egli non in grado di realizzare (sem re) "' questo modello, deve per omeno ichiarare santo per J ahv, il suo Signore, ogni ogni i_nno proclamare la liberazione nel paese per tutti i suoi abitanti (Lv 25 ,10; cfr. 25,12). Non

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2 .1.12}] Salvezza come sovranit benefica di J ahv sul tempio di Sion e sulla dinastia di Daviae
Nel re no meridionale di Giuda ?i svillE21 a ancora e specifica della salvezza, e precisamente mediante la forma zione di tradizioni salvifiche attorno al tempio di Sion e alla casa regale di Davide. L'inquadramento storico di tali tradizioni tutt'oggi controverso. Una cosa comunque chiara: solo Davide (verso il1000 a.C.) aveva conquistato la citt-stato cananeac h Gerusalemme e ne aveva fatto la capitale e il centro del culto, facendovi trasportare l'arca (il luogo simbolico della presenza invisibile di Dio), anche se molti aspetti fi-n a_ del culto cananaico precedente vi continuavano a sopravvivere. Sueb cessivamente si vide in uesto evento n a disposizione di J ahv e si T""';' 1 'o confess che egli aveva eletto Sion e Davide (Sal 78,68.70; 1 Re 8,16 r;.< , , LXX; 2 Cr 6 6 . Luo o e a resenza salVlfiCa di Jahv non era pi v ; .!)LF81, m monte. di anzi la. Cos la teologia di Sion parla ael trono eterno d1 J ah ve nel temp10 (1 Re 8,12s. e passzm), della sua dimora sul monte Sion (Is 8,18; Sal9 ,12 e passim) e della benefica sovranit che egli (Salmi di Sion 46; 48; 76; 87; Salmi di ]ahvre 47; 93; 96-99; Salmi della creazione 24 ecc.) e il re davi dico da lui costituito (Salmi regali 2; 110; cfr. Sal89 ecc.) di l esercitano sul popolo e - in singolare discrepanza con la realt storica - su tutto il mondo. I canti di Sion cantano la fiducia in Dio esaltando il luogo in cui egli
abita. Ma il collegam ento della presenza di Jahv (originariamente estraneo alla fede in luz) con un luogo determinato e fisso - alla casa regale confusioni: l. a fi.ducia in Jahv corre davidica - pu sfociare in il pericolo di tramutarsi nella /zducza m un luogo e m una zstztuzzone, m l urz] a -lso se1J!imento ai sicurezza e aTtranqui}lz! j l semp -lce}aito ai abitare in quel luogo .

esiste salvezza, che {n qualit d/salvezza di ]ahv per tutti non debba essere appunto per questo anzitutto la salvezza dei poveri.

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Non solo il popolo nel suo complesso, bens anche il sin olo israelita im2lora e ottiene da J ahv la liberazione da molteplici tribolazioni (malattia, calunnia, accuse ingiuste, persecuzione, oppressione, prigionia ecc.), mediante cui il mondo dei morti (sheol) - tale l'idea realistica vigente - cerca di ghermirlo. I cosiddetti canti individuali di lamento parlano pertanto della salvezza del singolo come della liberainterna- (Sal zione dalla tribolazione 17; 18 ; 3 O e passim). "Sperimentate sul piano individuale o collettivo, sempre qui si tratta di redenzioni storiche realijmaterialmente tangi. i e nel medesimo tempo interiori e spirituali) al di qua della soglia della morte. Israele prende seriamente la terra come creazione di Dio e non la salta prematuramente a pie' pari.

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I pro eti scrittori reesilici combattono infatti proprio anche quel / che i canti di Sion esaltano: la falsa fiducia nel tempio e nella inespugnabilit della citt di Dio. Gi Isaia fa dipendere la promessa di pro- 'v t. tezione _ e di Sion da Cvd spensabile, e cio dalla fede: Se non ere erete, non avrete stabilit rt::_ (Is 7,9; cfr. 28,16) . Ma dal momento che tale condizione non viene l , 1 soddisfatta, la promessa della salvezza si trasforma in annuncio di per- r-) p u . dizione (per es., Is 6,9-13; 3,8.16-24; 22,1-14). Neppure altri profeti esc u ono Gerusalemme e Sion dalle loro accuse di colpevolezza e dal loro annuncio del giudizio (Mi 1,5.9; 3,10.12; Sof1,4.12s.; Ger 7,11s.; 15,5s.; 26,6 ecc.). Collegata soprattutto al culto del tempio

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d. 2.1 [4] La possibilit dell'espiazione e della redenzione


sotto /orma di perdono dei peccati
Per Israele \la per izione lnon viene solo ;dal di fuori 1 (dai nemici esterni, dagli oppressori, dalle catastrofi ecc.), ma risiede, nel medesimo tempd-; nell'intimo dell'uomo (cos gi lo jahvista, Gen 6,5; 8,21; oi ad es., Ger 13,23; 17 ,19). Il rapporto turbato con Dio (disorientaP 1i2> mento, perversione, rottura con lui) si riflette nel turbamento dell'or--;;-v,!-o.. dinamento esteriore della vita da lui stabilito. J ,JK.e(.\. J>; Di la fonte del turbamento. E nel contempo neutralizzare 1 turbamenti ch_e continuano a operare all'in___?:-_ terno dell'ordinamento e della vita della comunit o por loro fine mediante l'espiazione. Cos avviene nel rito arcaico del capro espiatorio (Lv 16,10.21s.): stendendo ambedue le mani il sacerdote scarica il peccato e le sue conseguenze sul capro espiatorio, che poi li porta nel deserto lontano dalla comunit. Un po' diverso il processo dell'espiazione cultuale, dei sacrifici di espiazione: il sacerdote stende una mano sull'animale sacrificale, che viene cos identificato con gli offerenti e sacrificanti peccatori; mediante l'effusione del sangue, verificatasi nella morte rappresentativa dell'animale sacrificale (cfr. Lv 17,11) , l'uomo dona simbolicamente e personalmente, non facendosi sostitui..fl re, .la nuovamente in contatto vitale con Dio e sperimenta il j:)erdono. La conc ezio;;;b zblica dell'es iazione (cultuale ed extracultuale) non hanulla a c e are con la prestazione e l'opera umana o col tentativo di 1 far cambiare idea alla divinit. L'espiazione una possibilit di perdono e ai nuovo inizio o//erta da ]ahv. Dio stesso rimette i peccati, che pesano su di noi (Sal 65,3-5) e che non possono quindi pi essere sco ntati e riparati. fr ;J_, 0 > Successivamente l'esperienza dell'esilio, interpretata come giudizio cose 1> )'<'cc di Jahv sul suo popo o peccatore, port ad approfondire la coscienJ, za del peccato e a concepire quasi tutto i eu to come espiazione (cfr. cvna l:spir;. Ez 43,7; Lv 9,7). Nel tempio di Gerusalemme viene organizzata una ' dispendiosa espiazione in grande stile. ( /) simile espiazione non si manifesta solo qui: il culto sacrifica e,SU5limma mente pieno i tanta violenza, minaccia sempre di trasformarsi in un alibi er non raticare l'amore veramente richieculto a sto i Dio e del prossimo; di qui la partire da Os 6,6 (Voglio l'amore e non il sacrificio; cfr. A m 5,21 -25; Mi 6,6-8) in poi. Oltre a ci l'incessante ritmo fatto di rotture dell'al1

leanza e delle susseguenti purificazioni non u essere l'ultima verit sul rapporto con Dio e quindi la salvezza.

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Esperienza del giudizio e inizio di speranze nuove ed escatologiche di salvezza


La distruzione di Gerusalemme, del suo tempio e della sua monarchia da parte di Nabucodonosor (587 /586 a.C.), nonch la deportazione in esilio di importanti ceti della popolazione costituirono una catastrofe indescrivibile. L'es eri enza della salvezza fino ad allora valida croll. Tutta la storia della salvezza del popolo - uscita dall'Egitto, resenza salvifica di ahv nel tem_Qiq_ di Sion, conquista del 1 promessa della ontinuit della monarchia - fu cancellata d'un colpo (cfr. Ez 16; 20; 23). In questa crisi fondamentale della prQpria_fede la riconsiderazione della predicazione dei profeti preesilici, fino ad allora poco ascoltata,\OffnJad Israele la ossibilit di conservare la ro ria fede in ahv. I profeti scrittori preesilici avevano infatti continuamente e precisamente contestato dal secolo VIII in poi quel che per l' autocomprensione d'Israele era stato fino ad allora fondamentale: la sicura comuni -=: ne fra Dio e il oQQ.lo. Secondo Osea, Jahv ha proprio denunciato con il popolo apostata e infedele all'alleanza: Voi non siete mio popolo e io non esisto (pi) per voi (Os 1,9; 5,6.12.14 per l'in_feecc.) . Ma gi lo stesso Osea descrive come anche Dio delt d'Israele: Come potrei abbandonarti, Efraim, come consegnarti ad altri, Israele? ... Il mio cuore si commuove dentro di me, il mio intimo freme di compassione (Os 11,8).!_ rofeti resagiscono il giudizio imminente e lo annunciano con tristezza come conseguenza ell'infedelt del popolo (Am 5,2.18; 8,2; 9,4; Is 2,12-17; 6,5.9-11 ec c-:; So/ 1,7.14-18 .--Gere.illilSi scaglia appassionatamente contro i rofeti rezzolati di salvezza e contro tutti coloro che dicono: Il tem io -del Si nore qui! Siamo salvi! (Ger7,4.10), o 'Bene, bene', ma bene non va (Ger 6,13s.; cfr. 2J,16-22 ; 28,15-17). Egli si spinge addirittura fino al punto di interpretare la catastrofe del587 /586 come opera dello stesso Jahv (Ger 15,2-4). I _PrOfu el giudizio, dopo essere stati respinti come disfattisti e guasta este quand'erano in vita (Am 7,10-15 ; Os 9,7; Is 5,19; 30,10; Ger 20,7s. ecc.), ora in se uito all'esperienza dell'esilio vengono riconosciuti. La catastrofe del popolo non era una 3imos trazione e a su-

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periorit degli di dei vincitori, ma era il castigo annunciato dai profeti per le colpe commesse. Ora che si era sofferto il giudizio minacciato e che Jahv aveva dimostrato in maniera inattesa la propria affidabilit, si punt di nuovo sulla fedelt del medesimo J ahv e anche sulla attendibilit delle sue promesse antichissime. Non era per possibile rifarsi ad se nulla fosse successo. La grave colpa d'Israele esige che la salvezza sia aclV o oC>

volont per una richiesta proveniente dal di fuori, ma perch si sentono intimamente sospinti ad agire cos (cfr. Ez 37,26-28; 11,9s.; Ger 31,31-34; Is 54,7-10; 55,3-5). Qui si delinea una cosa: il erdono COJ:?l
senza il presupposto di una penitenza e il nuovo rapporto con in/uso nel cuore umano sono la vera salvezza.

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;compagnata dal perdono. Solo grazie al perdono possibile una nuova salvezza (cfr. Is 55,6s.; Ez 33,10-20 ecc.).

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Cos i profeti del dell'esilio vedono_ una nuova salvezza (cfr. Is 43,18s.): il !'ltorno del popolo m patna come un nuovo esodo (Is 43,16ss. ecc.), la risurrezione nazionale (Ez 11,16-21; 37) e un nuovo tempio. Ma il ritorno oi veramente verificatosi e la ricostruzione portano solo una saliezza iccola e modesta; Te antiche e nuove promesse non trovano per molti versi compimento.

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2.1 2.6. La speranza in una redenzione futura universale (interiore ed ... ...._--.. ..__....,____..

n carico di promesse non adempiute, legato alla fede in Jahv, balza prepotentemente in primo piano a partire dall'esilio e dal ritorno in patria. Il futuro diventa la dimensione dominante della salvezza e del' la redenzione. L'attesa della salvezza si fa sempre pi radicale e univ :i\..'fP c: !H versale, sino ad una trasformaziol_le futura ed escatologica, abbracciante ancFie 11ntLmo dell'uomo, un rinnovamento universale e di tutto il cosmo, frutto di un intervento creatore di J ahv. (l) I profeti preesilici avevano constatato che Israele non era vertito (Am 4,6-12; Is 6,9-13; 30,9.15) ed erano addirittura arrivati a riconoscere che il popolo non poteva convertirsi con le sole sue forze dZ w-7po':;e,!,.:, (Os 5,4; Ger 13,23;2,22- 6,10.27 --30 ecc.). Dio doveva perci offrire la C') i una svo ta: <lo li guarir dalla loro infedelt, li amer (di nuovo) di vero cuore (Os 14,5; cfr. 11,8s.; Ger 3,22). Nell'abbandono dell'esilio questa promessa diventa un impegno attuale: Ho dissipato come nube le tue iniquit e i tuoi peccati come una nuvola. Ritorna a me, perch io ti ho redento (Is 44,22). Se gli uomini non sodi convertirsi, Dio deve spontaneamente perdonare loro e tras ormarlliei1oro mtlmo: i ar un cuore nuovo, metter entro i voi uno spirito nuovo (Ez 36,26), affinch non facciano pi la sua

(2) Dopo la catastrofe dell'esilio risuonano per anche voci profetiche che promettono una redenzione universale. Le speranze si indirizzano verso una sovranit universale di J ahv. Essa - cos suona l'a t- li fkt , fie tesa messianica (- 2.1.3.) - instaurer iritto e la la liberazione e sollever i poveri e gli oppressi (Is 61,1s.; Ger 23,5s.; Sal72). Indurr a fondere le armi e stabilir la pace tra i popoli: questo lascia intravedere il pacifico _ pellegrinaggio d_ e_i_QQp _ oli al monte Sion (Mi 4,1-4/Is 2,2-5; 25,6-12; 66,18-22; Ml1,11). E la terra - cos si presenta un'antica attesa- produrr nel tempo della salvezza frutti co,k p iosi, ben al di l dello strettamente necessario per vivere (Gl2, 19.24; f 3,18; Is 29,17; 32,15; Ez 34,26-29; 36,30), cos che non avremo pi bisogno di preoccuparci quotidianamente. Nel passaggio dagli ultimi profeti alla prima apocalittica la speranza nella salvezza assume addirittura - con la visione di una terra paradisiaca - dimensioni cosmiche: J ahv creer un cielo nuovo e una terra nuova (Is 65,17; 66,22), dove non ci sar pi lamento (Is 65,19s.), dove uomini e animali convivranno pacificamente (cfr. Is 11,6-9; 65,17-25). Tutta la creazione sar redenta (cfr. Is 35). Salvezza e reden-

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zione continuano ad av.!!!e una dimensione terrena e storica, rfjj)superano di gran lunga quanto. realizzabile in base ai presupposti terrenz: cosz' che il loro carattere, tipico /in dall'inizio, di beni non acquisibili e meravigliosi ne esce rafforzato. Questo risulta del tutto chiaro dove la spe-

ranza nella redenzione comincia a prendere in il ff<';( lf ramento della morte: se J ahv vorr seriamente dimostrare di essere il ..-solo e unico Signore (Dt 6,4), dovr sbarazzarsi anche del potere della morte. La vittoria sulla morte (Is 25 ,8), la salvezza anche dei morti e la loro partecipazione alla salvezza finale (Is 26,19; Dn 12,1 -4; Sal 22,28-30; cfr. 49,16; 73,24.26) sono perci uno sviluppo coerente della fede nell'unico Dio, nella sua illimitata potenza creatrice e nella sua affidabile volont salvifica.

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2 .1 .3.

MEDIATORI UMANI DELL'AGIRE SALVIFICO DI DIO

2 .1.3 .l. La funzione dei mediatori in Israele


La redenzj one e la sono, secondo l'esperienza e la convinzione d'Israele, dono di Di o: frutto del suo amore (Sal67,2s .; 88,11-15 ecc.; Nm 6,24 -26) , della sua venuta salvante (Es 3,8; Sal12,6), della sua quinpresenza soccorritrice e della sua sovranit. Israele non di rimariament un ualche salvatore umano, rii la venuta stessa di Dio al suo_p__o_polo, si ttende cio che egli lo guardi (gli rivolga il suo volto: Sal10,11s.; 13,2s.; 27,7 -9 epassim) , lo aiuti e gli faccia dono della sua comunione. Ci malgrado, l'annuncio e l'attuazione della salvezza contemplano su_ Q poanche la figura del mediatore; Dio pu parlare e agire polo attraverso un uomo. Perci, quando abbiamo parlato delle esperienze salvifiche e delle speranze d'Israele nella salvezza (-+ 2 .1.2 .), abe Maria, sacerdoti, re, biamo gi menzionato l!l___qni p:lediafo_rt .Qrofeti, un atteso re messia. All'inizio c' la figura &Mos (t verso il1200 a.C.): egli fu la guida nell'uscita dall'Egitto e nelfa salvezza al Mar delle canne, inoltre, secondo un'antica tradizione, il ricettore e il mediatore della rivelazione di altri gruppi lundella TQrah SJ:!l Monte di_Di_o, .nonch go la peregrinazione nel deserto. In questo primo periodo, guida carismatica, azioni profetiche, sacerdotali e giudiziarie sono ancora tra loro confuse. Nell'ultimo periodo della monarchia e nel tempo dell'esidelle principalio e del postesilio, Mos divenne la figur:J. li tradizioni storiche e giuridicne(m-ediatore della legge) d'Israele, il ti- p o e la misura di tutti i profeti: <<J ahv tuo Dio susciter per te, in mezzo a te, }ia i tuoi1ratelli, un profeta pari a me; a lui darete ascolto (Dt 18,15 .18; cfr. 34,10s.). Malgrado la sua peccaminosit egli pu esser considerato un umile servo di Dio e un mediatore sofferente (Dt 3,24; 9,18s.25-29; N"in 12,1 -9). Dopo che il popolo diventa sedentario si differenziano varie fun zioni mediatrici: i _!!lt:;diatori della parola e quelli dell'azione _di_ Dio si diversificano. Nel periodo prestatale Israele viene spesso liberato da condottieri carismatici (Debora, Gedeone, Iefte, Sansone, Saul) da e la liberazione viene sperimentata come acute situazioni di carismatico opera di J ahv (cfr. il canto di Debora, Gdc 5); viene concepito come temporaneamente investit? ruah_, dall2 spi-

rito di Jahv (cfr. Gdc 3,10; 6,33s.; 11,29; 14,19; 15,14; l Sam 11,6); dopo aver compiuto la sua azione liberatrice egli di nuovo quel che era prima. Qualsiasi funzione mediatrice carismatica - in specie quella pro/etica tanto importante per Israele - poggia su un rapporto e su un contatto personale e diretto con Dio: il carismatico e il profeta sono direttamente e personalmente suscitati da Dio, investiti dal suo spirito (1 Sam 10) o chiamati da Dio (l Sam 3 e passim) . Qui sta la dzf/erenza tra il mediatore carismatico dell'azione o della rivelazione dalla istituzione monarchica legata alla dinastia di Davide e dal sacerdozio legato alla trib di Levi e al santuario.

2.1.3.2 . Re come mediatori dell'agire salvifico e benedicente di Dio: la teologia preesilica della monarchia
La monarchia israelitica non era ancorata alle origini della fede in Jahv. L'esperienza fondamentale dell'esodo conteneva al contrario la liberazione dal sistema coattivo dell'istituzione monarchica umana. Perci, quando verso il 1000 a.C. il leader carismatico del momento divenne il re vita natural durante (l Sam 8- 10; 16; 2 Sam 2; 5), nel quadro della relazione d'Israele con il suo Dio egli pot inizialmente esser considerato solo come un mediatore della salvezza. Ma non appena la funzione salvifica pass in secondo piano e la monarchia si consolid_ e divenne un potere stabile, il re divenne il mediatore della permanente benedizione impartita da J ahv al suo o olq (-+ 2. f.2.3I Nel medesimo tempo ci si accorse che l'istituzione della monarchia aveva una sua struttura religiosa, che poteva entrare in conflitto con la fede in J ahv (soltanto questi pu essere re del suo popolo); negli ambienti fedeli aJahv la monarchia d'Israele non venne perci mai pienamente accettata, e i profeti la giudicarono criticamente (cfr. Gdc 9,8-15: apologo di Iotam; l Sam 8,6-20; Os 8,4; 13,11; l Re 13,33s.; 14,21s.; 15 ,1-3 ecc.) . Una valutazione positiva riscontriamo invece nei Salmi regali (Sal2 ; 18; 20; 21; 45; 72; 89; 101; 110; 132). Israele attinse da ideologie e riti regali dell'antico Vicino Oriente alcuni elementi, non senza per modificarli in prospettiva jahvistica. L'unzione con l'olio (Gdc 9,8.15; l Sam 9,16; 10,1; 16,3 ; l Re 1,39 e passim) viene collegata con un intervento dello spirito: attraverso il gesto simbolico dell'unzione, cos dice questa immagine, la ruah di J ahv entra nel re, esattamente come l'olio entra nel corpo (l Sam 10,1.6; 16,13) , e gli infonde forza e saggezza Cl Sa m 2, 10; 2 Sa m 23,1 -3; l Re

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l 5,9s.). Il re l'unto diJahv (l Sam 2,10.35; 12,3.5 epassim), desti\ nato a servirlo; messia (ebr. mashiah = unto) perci in origine un ti\ tolo regale. All'unzione segue l'intronizzazione nella reggia che sta alJla destra del tempio diJahv: Siedi alla mia destra (SalllO,l). All'intronizzazione collegata la teologia preesilica - fin dall'inizio dai tratti fortemente mitici e archetipici - della funzione regale. I suoi tratti fondamentali risultano, ad esempio, dal Sal 2,7-9: Annunzier il decreto di J ahv, egli mi ha detto: 'Tu sei mio figlio, io oggi (!) ti ho generato. Chiedi a me, ti dar in possesso le genti e in dominio i confini della terra. Le spezzerai con scettro di ferro, come vasi di argilla le frantumerai'. Questo un cosiddetto protocollo regale, desunto dal cerimoniale egiziano dell'intronizzazione e reinterpretato mediante aggiunte (oggi) e il contesto, cio quel decreto di legittimazione consegnato all'intronizzato e contenente i suoi nuovi nomi regali (mio figlio ecc.) e il com ito assegnatogli da Dio di dominare. Due cose sono particolarmente importanti: ()j)Divers-;;;;;;;;te da quanto si riteneva in Egitto, il re non figlio di Dio per generazione naturale e fisica, ma viene eletto e adottato come figlio da Jahv oggi (v. 7) in occasione dell'intronizzazione sul monte Sion (v. 6) (Sal2,7; 89,27s.), come figlio che sta in un rapporto particolarmente stretto con lui e attraverso cui egli si mostra potente. Il re unto e intronizzato _perci con Jahv pastore (2 Sam 5,2; 7,7; Ger 13,15 ecc.) e custode del suo paautentico sacerdote d'Israele (Sal1I0,4: Tu sei sacerolo ma

2 .1.3 .3. Attese pro/etico-'messianiche' di un re unto


I profeti, questi accompagnatori critici della monarchia e attualizzatori della voce di J ahv, non adoperano l'espressione 'unto' (messia) di J ahv (ad eccezione di Is 45, l per il re persiano Ciro e Ab 3,13 in una aggiunta liturgica). Essi per parlano della figura di un futuro dominatore, mediante cui Jahv instaurer un regno di giustizia e di pace, quindi dell'avvento di un'era 'messianica' nel significato ampio del termme.

Catalizzatore di queste speranze messianiche divenne, accanto alla promessa di Natan (2 Sam 7,11b.16), il cosiddetto oracolo dell'Emmanuele, l'annuncio visionario fatto dal profeta Isaia al re Acaz nel 734/733 a.C., allorch Aram ed Efraim volevano por fine alla casa di Davide e insediare un non davidide come re a Gerusalemme (Is 7 ,6.13): <l Signore stesso vi dar un segno. Ecco: la giovane donna (almah) concepir e partorir un figlio , che chiamer Emmanuele (Dio con noi) (Is 7,14). Isaia preannuncia la nascita di un erede dinastico quale pegno del fatto che J ahv sta dalla parte del suo popolo in un momento di pericolo mortale e mantiene fede all'elezione dinastica, malgrado tutti gli annunci di perdizione a motivo della mancanza di fede del re attuale (Is 7,12s.16s.). La predizione (Is 7,14), pur rz/erendosi anzitutto alla nascita di un figlio (Ezechia) del re (Acaz), contiene nei suoi termini chiave ambigui (sopr-attutto nel nome simbolico Emmanuele) un sigm/icato, che va al di l della situazione del momento.

dote per sempre al modo i Me chisedek), che organizza il culto, offre sacrifici e benedice il popolo, anche se di solito defega funzioQj. a sacerdoti di professione. \ alla figliolanza divina il Sal 2, seguendo il rituale egiziano, assegna al re la sovranit sul mondo e la superiorit bellica i evidentemennemici (Sal2,8s.; cfr. Sal110,1s.5-7). Questo era troppo grande te ad avvolgere ogni davidide con un per lui. Questa pretesa era troppo chiaran;_ente contraddetta dai raiL:. porti reali _forza, a poco a poco impa rare che non lsono il potere e la forza-i-mezzi attraverso cui Jahv vuole essere presente e governare in questo mondo. Essa per aveva anche suscitato
una grande attesa, che si protendeva al di l della monarchia davidica reale e continuamente fallimentare: in questo modo era nata la speranza profetico-messianica in una monarchia idea e completamente nuav.a_e non violenta, che si sarebbe dimostrata il vero strumento della sovranit salvzfica di Jahv. L'idea messianica nacque perci come controimm=-

gine critica e utopica dei reali rapporti di forza.

Cos la sua rilettura successiva pot individuare in essa la promessa di una monarchia nuova e ancora da venire. Similmente anche Is 9,1-7 potrebbe in primo luogo riferirsi a una precedente ascesa al trono (forse a quella di Ezechia o a quella del settenne Giosia cento anni pi tardi) e alla liberazione, senza alcun intervento da parte del re, di alcuni territori israelitici settentrionali occupati dagli assiri. Isaia (o un profeta a lui successivo) sembra aver riposto grandi aspettative in primo luogo nell'avvento al potere di Ezechia, o di Giosia, aspettative per troppo grandi perch esse non andassero subito deluse (nel609 cade Giosia, ventidue anni dopo Gerusalemme ridotta a un cumulo di macerie) e non dovessero essere quindi indirizzate a un davidide ideale futuro. In contrasto con l'abituale ideologia monarchica (cfr. Sal 2,9; 110,6s.) manca a questa .sospirata monarchia ogni tratto violento e bellicoso; essa poggia sul diritto e sulla giustizia, stabilir perci una pace senza fine e sar universale, affermazioni queste che ne inditano il carattere escatologico.

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I nomi regali addirittura divini di Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace (Is 9,6b; cfr. Sal45,7s.) corrispondono alla concezione orientale del re, che poteva attribuire a questo gli stessi predicati della divinit, tuttavia essi qui segnalano piuttosto la vicinanza particolare a J ahv e, in senso inverso, la presenza del Dio trascendente in mezzo al minacciato Israele. Questa presenza di Dio viene collegata con il suo spirito nella successiva promessa di Is 11,1-5.9 (fatta forse dopo l'invasione assira del 701, quando di Giuda rimase solo un povero ceppo, o dopo l'esilio, quando l'albero della dinastia di Davide era stato tagliato): dal tronco di lesse, del padre di Davide ancora al di fuori della dinastia, spunter, grazie a un'elezione del tutto nuova di Dio (cfr. 1 Sa m 16,1-13), un virgulto nuovo, non davidico, su cui lo spirito di Dio riposer permanentemente con tutta la pienezza del suo vigore. Perci egli si cinger di giustizia e di fedelt (anzich con armi), giudicher con equit (anzich secondo le apparenze e per sentito dire) in favore dei poveri e placher le esplosioni di violenza (anzich con una verga di ferro come nel Sal2,9) con il soffio delle sue labbra. La fine della violenza sar cos totale, la trasformazione del mondo cos universale che persino gli esseri tra loro ostili vivranno in una pace cosmica e paradisiaca e nessuno commetter pi il male. Perch? Perch questo sovrano di un futuro, che rimane indeterminato, diffonder attorno a s lo spirito e la conoscenza intima di Dio (Is 11,6-9). Anche nella corrispondente promessa messianica di Mi 5,1-5 il re atteso non proviene dalla citt regale di Gerusalemme, bens da Betlemme: nessuno conosce l'atteso, e la scelta di J ahv contraddice le idee umane, perch egli non guarda quello a cui l'uomo presta invece attenzione (1 Sam 16,7).

2.1.3.4. Speranze diversificate in mediatori della salvezza nel periodo esilico-postesilico: pro/eta) servo di Dio) sacerdote ecc.
Dopo il 587 la situazione cambi radicalmente. Ora non_c'er_fl. pi un re, e il santuario centrale sul monte Sion era distrutto. Ora tutto dipendeva dai me diatori della arola,_ dai P-rofeti. ----- zec iele, il profeta del primo periodo dell'esilio, promette la risurrezwne del popolo. Jahv destituir i pastori dal loro ufficio e lo assumer personalmente, senza alcun mediatore umano (Ez 34,1-22). Ma

potrebbe anche essere che egli faccia sorgere sul suo popolo un unico pastore, Davide mio servo, che sar per sempre principe in mezzo a loro (Ez 34,23s.; 37,24s.). Qui las >eranza messianica osta ettamente in relazione con Davide (il che appartiene ed completamente legato a Jahv. La permanenza eterna viene trasposta dalla dinastia a!!_a nuova alleanza con ilQoQQlo (Ez 34,25-31; 37,26-28): l9 spirito diJahv, una volta concesso con l'unzione ai re, viene ora per la prima volta collegato con la vocazione dei rofeti (Ez 2,1; 3,12; 37,9s. ; a pro ezia e organo dello spirito e a vita, che sar effuso su tutta la casa d'Israele (Ez 39,29; cfr. successivamente Gl3 ,1s. il300 a.C.). Pure la per il diritto e la giustizia viene estesa al r(2 tutti gli israeliti (Ez 18,5-9). E tutte le funzioni religiose e cultuali vengono tolte alla monarchia e affidate ai sacerdoti (Ez 40-48): la citt, nella visione, costruita al secondo e nuovo tempio, da cui scorre una sorgente meravigliosamente vivificante (Ez 47,1 -12). All'incirca nel medesimo tempo (verso il540 a.C.) il grande sconosciuto della scuola di Isaia, detto Deuteroisaia, annuncia il suo messaggio consolante: Jahv, il Santo d 'Israele, il redentore d'Israele. Lui solo pu aiutare (Is 41,14; 49,26): Non temere, perch io sono con te, non ti abbandono ... , io ti ho riscattato (Is 41,10.17; 43,1). Cosa sorprendente: il pastore e l'unto di Jahv ora il persiano Ciro, non un (h44,28-45,3 ); la potenza divina opera at-traverso Lo spirito non riposa pero su di lui, ma sul Tsfaefe Us 44,3): questo rimane l'eletto, il servo di J ahv (Is 41,8 passim). I canti del servo di ]ahv, inseriti in Is 42,1 -9; 49,1-9c; 50,4-9 e 52,13- 53,12, non assono ovviamente riferirsi in p_Eimo juog9 k e identificarlo con il servo, perch a questi viene affidata una missione salvifica mediatrice verso il popolo - e al di l di esso universalmente verso tutti i popoli (Is 42,6; 49,5s.8; 53,5 -12). Chi sia questo servo difficile stabilirlo, e la cosa controversa nell'esegesi. Malgrado alcuni innegabili tratti regali (53 ,2a: allusione a Is 11,1), egli mente una figura 2rofetica, forse lo stesso profeta: posto il suo) sp1rito su di lui (Is 42,1), gli ha aperto l'orecchio per ascoltare la sua parola e annunciarla agli esuli prostrati e stanchi (Is 50,4s.; 42,3; 49,2) . e lui dileggiato, icMa H suo messaggio viene iguratoJ is 49,4; 50,5s.; 52,14;5 3,2b.3) e infine-- bench innocente, mite e senza inganno - ucciso e sepolto come un delinquente (Is 53,8s.). Il giudizio del popolo suona: egli percosso da

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,z

) J-

Dio (Is 53,4b), Dio ha dimostrato che la sua via sbagliata. Ma i suoi J. discepoli arriz!Jno a una conclusione_ rivoluzionq.riame_11}f!._!!.!!:2J:!..a: lq_ sua stata un.fi:. so/feren_za e una mor.i..f?J:. '[!!_P re! enjanza dj altri. Non lui era colpevole, ma noi (perch ognuno seguiva la sua strada, Is 53,6a) . Egli ha preso su di s la colpa di noi tutti (Is 53,6b.8b): Egli si caricato le nostre sofferenze, si addossato i nostri dolori ... stato trafitto per i nostri delitti ... Per le sue piaghe noi siamo stati guariti (Is 53,4a.5) . La sua morte innocente non stata quindi vana, da essa doveva sgorgare la vita: Il giusto mio servo giustificher molti (Is 53,llb), metter il suo popolo e addirittura il mondo delle nazioni (cfr. Is 52,15) nel giusto rapporto col vero Dio. Egli continuer a vivere (Is 52,13; 53,10-12). Che uno porti i peccati di molti e interceda per i peccatori (Is 53 ,12c), che consegni se stesso alla morte in rappresentanza degli altri colpevoli (Is 53,10a.12b) un'idea inaudita, che 1 altrove nell'Antico Testamento viene direttamente respinta (cfr. Dt 24,16; Ger 31,30; Es 32,32s. ecc.), che rimase estranea ad Israele e che ' in seguito fu di nuovo rifiutata (cfr. LXX Is 53; Tgls 53). Guardando retrospettivamente dalla posizione del Nuovo Testamento, essa ha quasi l'aria di anticipare un evento lontanamente presagito. Il Tritoisaia (ca. 530 a.C.) alle prese con la situazione desolante della comunit postesilica: tra i pastori del popolo non c' n diritto n giustizia (Is 56,11; 57,1; 59,9), l'attesa luce dei popoli non viene (Is 58,8; 59,10); Sion tuttora irredenta e importunaJahv (Is 60- 62). Ma Jahv non duro d'orecchi, n la sua mano troppo corta da non poter salvare (Is 59,1): lo sono anche con gli oppressi per salvarli (Is 57,15.18s.; cfr. 61,1 -3; 66,2), pieno di compassione come una madre per il suo figlio carnale (Is 66,13.15), potente come il creatore (Is 64,8) e un redentore paterno (Is 59,20; 60,16; 63,16). Il Tritoisaia sa di essere un pro/eta messianico: Lo spirito di J ahv su di me perch il Signore mi ha consacrato con l'unzione; mi ha mandato a portare il lieto annunzio ai poveri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a proclamare la libert degli schiavi, la scarcerazione dei prigionieri, a promulgare l'anno di misericordia di J ahv, un giorno di vendetta per il nostro Dio (Is 61,ls.). Addirittura p -resida una febbre escatologica i profeti Aggeo (verso del il520) e Zaccaria (dal519 in poi) propagandano per il sollecito avvento di tempio come una condizione_indis Jahv e per l'inizio dell'era della salvezza. La loro attesa sianica sf concreta _ei oro giorni: su Zorobabele, un discendente della famig ia regale davidica, che la potenza

persiana aveva inviato a Gerusalemme come Egli,_ il por(Ag tatore della speranza davidica, il servo di J ahv e il 2,23; Zc 3,8; 6,12), ricostruir il tempio, affinch un_culto grad1to a nza In tal modo, J ahv ne garantisca gi nel presente _la vicina_ nel periodo postesilico, il sacerdozzo balza m pnmo plano come me: diatore autonomo e autentico della salvezza. Per questo Zorobabele e (Ag 1,1._14: menzionato in parallelo con il sommo sacerdote 2,2.4): essi sono i due olivi (Zc 4,1-5.10c.11.13s.) , 1 due portaton una nuova unzione messianica (regale e sommosacerdotale: punto partenza della successiva attesa dei due Messia a Qumran). I due Sl presentano su un piede di parit. Anzi, in Zc 3, l e nel temsto successivamente rielaborato di Zc 6,11-13, G10sue, detto ora mo sacerdote, capo della comunit cultuale in via di formaz10ne, prende addirittura il sopravvento sul davidide Zor?babele, non sendivenne infatti mai re e che presto scomparir nel bmo della za lasciare traccia: Giosu viene incoronato al suo posto e cos l'unico vertice del popolo senza re e la vera istanza Quindi verso il400, nel documento_!_acerdotale, dmastla regale (e la speranza escatologica messianica) non giocano pm alcun ruQlo. Per esso il sacerdozio t unica istituzione sacra che Israele da( vanti a Jahv e ne media la salvezza nel presente,_ e attraverso il culto sacrifica/e ridotto all'idea dell'espiazzone. funz10ne, una ' volta sacerdotale della trasmissione della tradizione v1ene assunta dallegge. la categoria sociale in via di lenta formazione dei compenso, con l'ufficio del sommo sacerdote il sacerdoz1? levitico-aronitico assume il ruolo della guida pohnca una volta_ ese_rcl,tato dal re. Come una volta il re, cos ora il sommo sacerdote_ , m v1rtu del rito dell'unzione praticatogli al momento della sua investltura (Lv 21,7s.10.12; Nm 35 ,25), il sacerdote unto (Lv 4,3 ._5.16), ?aturalmente senza che si parli pi dello spirito di J ahv. Ma JE_Segmto pure le speranze nel culto sacerdotale andarono ar_naramer:te e testimonia verso il300 il cronista: l sacerdotl contammano 1l templo (2 Cr 36,14; cfr. Esd 10,18-44; Ne 13,7-9.28s.). . . . . La speranza escatologica rimane viva negli amb1ent1 sconosciuto Deuterozaccari_a promette (dopo la campagna vlttonosa d1 Alessandro deD3i) l' atteso Ale_ssandro e dalla maggior parte dei davididi precedentl - a?enra mente a Dio, sar giusto e pacifico, in modo tale che D10 potra t e attraverso-di lui salvificamente presente: Esulta grandemente, flc glia di Sion; giubila, figlia di Gerusalemme! Ecco, a te viene il tuo re.

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. giusto e vittorioso, umile, un asino (la cavalcatura pacifica di Salomone: l Re 1,33.38s.) ... lo (Jahv) far sparire i carri i cavalli da battaglia, l'arco di guerra. Egli annunzier la pace alle (Zc 9,9s.). Il compito di questo re sembra passare completamente in secondo piano rispetto all'azione di Dio. Nei testi ancor pi tardivi del (Trito)zaccaria 12- 14 ricorrono due passi enigmatici, che vengono riferitida!Nuovo Testamento (Mc 14,27 e Gv 19,37; Ap 1,7) a Ges: Percuoto il pastore, a me vicinissimo affinch le pecore si disperdano (Zc 13,7): Essi (la casa di Davicle e Gerusalemme) guarderanno a colui che hanno trafitto, ne faranno il lutto come si fa per un figlio unico ... In quel giorno vi sar .. . una sorgente zampillante per lavare il peccato e l'impurit (Zc 12,10 e 13,1). Zc 12 afferma che __Qi._?, oltre che salvare esternamente Gerusalemme, anche la guarigio!_le interiore (cfr. Ez 36,26s.) dei suoi abitan\ ti(-+ 2.1.2.6.): r:el bel mezzo del loro comportamento colpevole verso un morto trafitto - probabilmente noto a iniziati - si verificher grazi.e all'effusione dello spirito di Dio, un cambiamento pentimento e lamento funebre: cfr. Ez 36,31s.), e cos Dio potr_ pl .r .i-ficarli dai geccati (cfr. Ez 36,25.29; 47,1-12). Anche se<Vestremamente imrob il che con il pastore trafitto e percosso ; i alludesse fin della salvezza, i cristiani poterodall'inizio a un mediatore no ugualmente trovare qm, come mIs 53, un preannuncio straordina\ riamente preciso di un evento futuro.

2.1.3.5. Concentrazione delle speranze messianiche


nel 'Messia' e nel Figlio di uomo quale figura escatologica individuale
La speranza senso largo aveva puntato su una rinnovata monarchia davidica, non su una singola figura irripetibile. Essa si era ar:che aggrappata a un sacerdozio rinnovaJ.o_ e a un culto del tempio gradito a Jahv o anche a un profetis!!lo messianico. Molto spesso essa, delusa per il fallimento di una istituzione, aveva puntato su altre. Le spenell'azione salvifica di Jahv erano troppo grandi perch una istituziOne terrena mediatrice o un inviato concreto potessero soddisfarle. Sempre rimanevano in gran parte inappagate. Di fronte a questa situaziOne alla fine solo due comple1!_lla messianica o, trascendendola, riporla !Q una svglta dei tempi (3 Sib 298)_effettuata da

Una simile attesa salvifica escatologica radicalizzata fu la risposta data dall'apocalittica giudaica primitiva all'aggressione brutale e alla colonizzazione culturale e religiosa attuata dai Seleucidi ellenistico-siriaJ?i (a partire da ca. il220 a.C.), che portarono in a una massa fin dentro la famiglia del sommo sacerdote, alla ontaminazione dtj_ tempi> e alla aboliz!Qne della Torah. La minoranza fedele a questa si domandava (Dn 8,13): Fino a ... ?. La speranza precedente in un adempimento intrastorico delle promesse di ]ahv non reggeva pi. Nessun re-messia J.erreno poteva pi soccorrere nella intricata storia del mondo. Dio stesso doveva arrecare giudizio e salvezza e porre un nuovo inizio radicale: presto e senza la cooperazione della mano dell'uomo (Dn 2,34s.44s.; 3,33; 4,31; 8,25). In una grande visione D n 7,1-14 vede successivamente emergere dal bestie spaventose (Dn 7,1-8), che in 7,17-28 sono interpretate come i quattro successivi e_jisumani imperi mondiali dei babilonesi, dei medi, dei persiani e dei greci. Quindi in una visione del trono compare un Antico di giorni (Dio) per giudicare: la durata della vita delle bestie viene limitata e il dominio viene loro tolto (Dn 7,9figura umana imma12). Solo d?_po che Dio le ha vinte gine aei (non pi bestiale) sospirat07"introdotto da Dio mente umano: Guardando ancora nelle visioni notturne, ecco appadi uomo; giunse fino rire sulle nubi del cielo, uno, al vegliardo e fu presentato a lui, che gli diede potere, gloria e regno; tutti i popoli, nazioni e lingue lo servivano; il suo potere un potere che non tramonta mai, e il suo regno tale che non sar mai distrutto (Dn 7,13s.). Tale regno, secondo la successiva interpretazione (collettiva), viene dato per sempre ai santi dell'Altissimo (Dn 7 ,18.22.27), cio agli angeli o- pi verosimilmente - ai giusti. La figura eni matica del (Figlio di) uomo ha eccitato le fantasie. Sotto il profilo linguistico l'aramaico ar enash ha lo stesso significato dell'ebraico ben adam (tradotto in maniera letterale pedissequa, ma non secondo il senso: figlio di uomo), un singolo esemplare della specie uomo (un uomo). Ma chi g_uesto come un uomo.??, quead un uomo2Nulla ci viene detto sulla sua rovenienza e sto sulla sua essenza, n egli viileaccompagnato da una qualche indicazione particolare. L'interpretazione J2erc' c..e.rta e molto c.ontro-!_ersa . .Jn e.s iston? possibili interpretazioni: una interpretaZIO.n e collettivo-simbolica Tper es., una figura collettiva simboleggiand'Israele, ad es. un angelo dei popoli), o una interte Il pretaziOne (una singola persona celeste o glori-

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l icata cifra di una figura di mediatore ancora sconosciuta). Soltanto una cosa chiara: si tratta di una figura umana visionariamente connon attivol di templata in cielo, di J ahv nell' schaton, particolarmente a lui vicino, da lui costituito sovrano dopo a ver p rima vinto le potenze ostili e aver giudicato. Dn 7 collega il campo della trascendenza (della sala del trono celeste) di Dio con i grandi eventi politici e concreti della storia terrena e vede gi realizzato in cielo sotto forma di piano di Dio quanto sta per avvenire in maniera assolutamente certa (cfr. Ab 2,3) - sulla terra: il giudizio di Dio sulle potenze mondiali terrene nonch il trasferimento definitivo del potere al 'simile ad un uomo' e al popolo escatologico di Dio da lui impersonato. Qui risuonano vecchi motivi, che ricorrono anche altrove nella teologia regale davidica. C'era perci da attendersi una successiva interpretazione messianica del 'simile ad un uomo'. Essa ricorre gi in rielaborazioni dei discorsi figurati del sec. I d.C. (En.et. 46,1-6; 48,6s.): qui il 'simile ad un uomo' originariamente contemplato in cielo ora un personaggio individuale di origine terrena (En.et. 62,14) , che ottiene da Dio di svolgere un ruolo attivo decisivo nel giudizio del mondo, mediante cui viene instaurato il regno escatologico (En .et. 69,26-29 e passim). Il (Figlio di) uomo viene identificato con il Messia escatologico di Dio (con il suo unto: En .et. 48,10; 52,4; cfr. 4 Esd 7 ,28s.). I Salmi di Salomone (dopo il 63 a.C.), provenienti dall'ebraismo farisaico-sinagogale, concentrano la loro attesa su questo unto del Signore (PsSal17,36; 18,6.8), sul figlio di Davide (PsSal17,23), sul re salvifico degli ultimi tempi di stirpe davidica (cfr. anche le Diciotto Benedizioni 14). Da lui si spera la liberazione dai popoli stranieri impuri, peccatori e oppressori, la vittoria annientatrice e il dominio su di essi (PsSal17 ,26.39; cfr. Sal2,8s .; 110,5s.), il raduno di un popolo santificato e puro d'Israele, che egli governer in modo giusto, saggio e benefico (PsSal17,23-51). In questo sta la salvezza del Signore (PsSal18,7; 17 ,50). Questa speranza nel Messia, dai toni segnatamente nazionali, che si rifletter poi nel sec. I d.C. anche nei discorsi figurati, in 4 Esd (7,28s.; 12,32-34), nel libro siriaco di Baruc (29,3 epassim) e nei due Messia qumranici (l QS 9,11 ecc.), doveva essere molto diffusa nel popolo ebraico al tempo di Ges.

2.2. Storia terrena e morte di Ges di N azaret


Ges (ebr. Jeshua = Jahv salva) il nome proprio di Ges di N a-. zaret. Cristo (il Messia = l'Unto, cio di Dio) un titolo onorifico ebraico-cristiano primitivo, che tuttavia gi nel cristianesimo ellenistico non era pi inteso come tale, tanto che Ges Cristo suonava gi allora come un doppio nome. Nessuno storico serio - anche se non cristiano o ateo - mette oggi pi in dubbio che Ges di Nazaret sia esistito.
c--.

IL MODO DI PORSI DI GES NEL CONTESTO DEL SUO POPOLO EBRAICO

2.2.11. Inquadramento storico dell'attivit di Ges


L'attivit di Ges inquadrabile con sufficiente precisione nella cronologia generale: nascita sua (e di Giovanni Battista) cade secondo Le 1,5 e Mt 2 il regno del re Erode (t 4 a.C.) . Egli nacque quindi al pi tardi nel monaco Dionigi il Piccolo, che nel525 calcol per C'J la prima volta gli anni dopo Cristo, si sbagli di alcuni anni). Conosciamo i nomi dei genitori (Maria e Giuseppe) e fratelli (Mc 6,1-4 )_di Ges. Secondo r 3, l G iovanni Battista, da cui egli si fece battezzare, fece pubblicamente la sua comparsa nel quindicesimo anno di governo dell'imperatore Tiberio (1.10.27 fino al 30.9.28 d.C.) . A sua volta Ges, vita pubblica, cjn::a tr_el}t' anni (Le 3,23), per quando cui svolse il suo ministero nelle locilit della Galilea all'incirca negli anl'anno 30 fu in croce davanti alle porte di Geni 28-30. rusalemme sotto il procuratore romano Ponzio Pilato (26-36 d.C.). Se nella festa di Pasqua o piuttosto alla vigilia (Gv 18,28; 19,14.31; Talmud bSanh 43a), quindi il15 o il14 di nisan (mese primaverile), cosa controversa. Di sicuro era un venerd (Mc 15,42 e Gv 19,42). La sua vita pubblica si svolse quindi in un limitato periodo di pochissimi anni. Inoltre egli esercit sostanzialmente la sua attivit nelle parti della Palestina abitate dal popolo ebraico, soprattutto in Galilea, ed evit le citt ellenistiche, per es. Sefforis, distante solo 5 km dalla sua patria Nazaret, o Tiberiade, posta a sud di Cafarnao. Solo occasionalmente, per sfuggire ai suoi avversari, entr in territori non ebraici (Mc 7,24.31; 8,27), ma proprio in simili occasioni viene sottolineata

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