costante atteggiamento fondamentale di proesistenza, essi appaiono
come gesti enfatici e quanto mai espressivi di donazione, con cui egli spieg in maniera sensibilmente percettibile il proprio impegno al ser- vizio della salvezza, spinto fino al dono della propria vita, e lo affid ai discepoli presenti quali rappresentanti di Israele (e del mondo pa- gano). Tali gesti impressionanti di donazione furono certamente ac- compagnati da parole esplicative. Ma queste non dovrebbero essere state parole concettualmente chiare, bens parole piuttosto indiretta- mente allusive e in un primo momento incomprensibili per gli aposto- li, parole che spiegavano il senso direttamente esistenziale del dono della sua vita. Un senso che dovrebbe essere stato conservato perlo- meno nei motivi fondamentali comuni alle due tradizioni dell'ultima cena e del versetto sul riscatto di Mc 10,45b. Pertanto possiamo parla- re di una soteriologia indiretta in Ges anche per quanto riguarda la sua passione e morte, soteriologia che divenne la base e il punto di partenza di spiegazioni postpasquali. La spiegazione del senso esistenziale della propria morte imminen- te, data da Ges, precedette il corso effettivo degli eventi. Egli non po- teva anticipare tale corso. Quei gesti di donazione e quelle indirette parole di spiegazione vanno perci viste come espressione della sua di- sponibilit a donarsi (proesistentemente) e a intercedere (deprecativa- mente) per gli altri. (Egli dovette chiedere insistentemente nella pre- ghiera la forza di percorrere tale via sino alla fine, stando almeno al- l'impressione riportata dagli apostoli nel Getsemani e riferita da Mc 14,35s.). Tutto il resto egli dovrebbe averlo affidato al Padre. Il co- me della realizzazione della signoria salvifica di Dio, per la quale egli si impegnava radicalmente - andando incontro alla morte -, era nelle mani di Dio. 2.2 .4 .3. l} esecuzione capitale sulla croce quale crisi estrema Ges non sub la pena ebraica comminata per la bestemmia, cio la lapidazione (cfr. al riguardo At 7 ,54-60), ma fu crocifisso dalla poten- za occupante romana. Il ruolo storico di Pilato nella condanna di Ge- s dovrebbe essere stato maggiore di quello che risulta dai racconti dei vangeli, perch questi- al fine di non mettere in pericolo le giovani co- munit cristiane nell'impero romano - delineano sempre pi un Pila- to benevolo. Comunque Ges fu alla fine da lui condannato e - come dimostrano il confronto con Barabba (Mc 15,6-15), l'iscrizione posta Storia terrena e morte di Gest di Nazaret 61 in cima alla croce con l'indicazione del reato Re dei giudei (Mc 15,26) e la crocifissione assieme a due sobillatori (Mc 15,27) -croci- fisso dai romani come pretendente Messia. Secondo il diritto ebraico la pretesa di essere il Messia non era un reato punibile con la morte. La forma di esecuzione capitale romana della crocifissione era__ri- servata agli schiavi e ai rivoltosi (mai usata per cittadini romani) ed era considerata di morte pi e vergog!!_Qa. Il diritto naie ebraico conosceva l' appendimento al legno (p._alo.) come ena aggiuntiva per idolatri o bestcr;;miatori di. Di9 ifOp):.he fosse gi S..!:!.::_ bentrata la morte per o 21,22s.); in que- sto modo il giustiziato veniva bollato pubblicamente male- detto da Dio (Dt 21,23b: L'appeso una maledizione di Dio). An- danc.fcicontro al suo vero senso questo passo fu riferito gi nell'ebrai- smo precristiano anche alla forma di esecuzione della crocifissione ( 4 QpNah 7s.; l QpHab 8; 11 Q Rotolo del tempio 64,6-13), per cui un crocifisso poteva essere contemporaneamente considerato come un
maledetto da Dw. - Ges{inon pot attendersi in anticipo questo modo concreto di con- ? danna alla morte in croce. Di conseguenza la via crucis e la crocifissio- ne- interpretate quale segno d'una perdizione maledetta da Dio -non dovettero per forza di cose gettare anche lui (e la certa speranza da lui espressa in anticipo, l'interpretazione da lui data della propria morte e tutta la sua immagine di Dio) in un'ultima inattesa crisit:O Il grido di abbandono - invocazione rivolta a Dio, fedelt a lui e rinnovato supe- ramento della difficolt mediante l'implorazione della fiducia in lui (Mc 15,34)- potrebbe avere questo significato. Tale suo conflitto ulti- mo e terribile, provocato dalla esecuzione in croce, non era risolvibile se non da Dio stesso, a cui egli morendo si aggrapp e a cui (in qua- lit di vero giusto e figlio di Dio: Sap 2,16-20) si affid. A maggior ragione furono precipitati in una crisi gravissima Q_alla crocifissione di Ges i Per l'opinione pubblica ebraica egli era stato smascherato come falso messaggero di Dio. Ci doveva ripercuotersi su di loro: essi fuggirono e se ne tornarono nella loro pa- tria galilaica (Mc 14,27s.50; 16,7; G;-16,32; Mc 15,40s.: solo un gruppo di donne con alcuni simpatizzanti; Mc 15,43: un individuo re- lativamente estraneo deve pietosamente provvedere a seppellirlo). La fine vergognosa di Ges signific eri disce oli una catastrofe imma- ne: a fede e le da lui in essi suscitate c_rollarono (cfr.L c 24,20s.) . - La loro fede non poteva semplicemente sopravvivere o rianimarsi.