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Progettare una piazza

Sperimentazioni nellarea di Tor Vergata

a cura di Luciano Cardellicchio

ARACNE

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I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi.

I edizione: novembre 2004

INDICE I SEZIONE - Storia I.1 Flaminio Lucchini Progettare una piazza I.2 Flaminio Lucchini Roma: larchitettura delle piazze II SEZIONE - Strumenti II.1 Alessandra Lai La periferia: possibile luogo della sperimentazione II.2 Luciano Cardellicchio Idea, identit e produzione III SEZIONE - Risultati IV SEZIONE - Materiali
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Progettare una piazza Flaminio Lucchini

Premessa. Progettare una piazza compito arduo. Disegnare lo spazio vuoto tra gli edifici richiede una conoscenza attenta della citt e una consapevolezza non comune degli strumenti dellarchitettura. Per definire formalmente una piazza si pu infatti agire sugli edifici che la delimitano, si pu disegnare la sua pavimentazione o si possono collocare oggetti, come obelischi, fontane e sculture, che ne commentino il carattere di spazio vuoto. Si pu determinarne le caratteristiche di praticabilit con la disposizione degli arredi o la collocazione di impianti, come quello di illuminazione per lagibilit nelle ore notturne. Se ne pu anche definire le condizioni di microclima scegliendone lorientamento, la schermatura degli spazi, lesposizione ai venti dominanti e allinsolazione nelle diverse ore del giorno. Si possono utilizzare le valenze paesistiche con lapertura o la chiusura delle visuali. Ma la piazza anche un luogo. Intesse rapporti funzionali e prospettici con la maglia degli spazi pubblici dellintero organismo urbano: centro della citt o di una sua parte e ne fissa il sistema di percorribilit e di percezione. La piazza spazio della rappresentazione della vita sociale e deposito di valori simbolici della collettivit. Progettare una piazza dunque compito complesso e delicato. Questo assunto vero in particolare ai nostri giorni, da quando si rotta, nella modernit, la linea di continuit con una tradizione del progetto dello spazio pubblico che era durata per secoli. La difficolt di un tale progetto poi particolarmente evidente a Roma, luogo per eccellenza dellarchitettura
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della piazza, ma in cui la vasta agglomerazione contemporanea quasi completamente priva di questo tipo di spazi pubblici. Che significa dunque oggi progettare una piazza? O forse meglio, che cos oggi una piazza? Si pu ancora parlare dello spazio della piazza nella citt contemporanea? O forse gli spazi pubblici, molteplici e complessi, che vengono progettati oggi continuano a mantenere solo nel nome il riferimento a questi luoghi della tradizione? Per tentare di rispondere a qualcuna di queste domande stata avviata una sperimentazione nel corso di Architettura e Composizione Architettonica 3 della facolt di Ingegneria dellUniversit di Roma-Tor Vergata. Il proposito di far progettare agli allievi una piazza nato dal riferimento al contesto. Nel piano particolareggiato dellarea universitaria di Tor Vergata, che si trova nella periferia sud di Roma, prevista infatti la realizzazione di una piazza, che dovrebbe formare il centro del campus universitario. La piazza dovrebbe anche aggregare funzioni di polo di centralit metropolitana, secondo una definizione contenuta nel nuovo piano regolatore della citt. Un tale polo dovrebbe svolgere il ruolo di piazza centrale di uno dei municipi o citt minore secondo cui, in relazione alle indicazioni del piano, dovrebbe articolarsi larea metropolitana. Il luogo caratterizzato dalla prossimit di attrezzature urbane di grande scala, come lUniversit, gli edifici del Consiglio Nazionale delle Ricerche, la sede della Banca dItalia e attrezzature commerciali e terziarie di grandi dimensioni. Allesperimento stato dedicato il lavoro di allievi e docenti del corso. Alcuni dei risultati sono presentati in questo volume.

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Definizioni. La parola piazza deriva forse dal greco platys che significa largo (strada larga dice il Dizionario di Architettura e Urbanistica), da cui plateia greco e platea latino e da cui anche platano, albero dalle foglie e dai rami larghi e anche latus, laterizio, Lazio, pianta, piatto, plastico, piastra, Platone, plinto, zattera. Il greco agor, che pure significa piazza, connesso al verbo agheiro, che significa convoco, raduno e dunque ad una delle funzioni principali dello spazio della piazza come luogo di assemblea popolare.1 Sullorigine del termine italiano concordano molti autori. La piazza dunque una via larga, uno slargo allinterno della citt, un luogo di mercato e di funzioni pubbliche. Spazio largo e sgombro, ma anche piatto, piano, posto al centro. La parola latina per indicare piazza era anche forum la cui probabile origine da foris, al di fuori, sembra ricordare lorigine di Roma, quando il luogo che sarebbe stato il foro era posto nellomonima valle, al di fuori dell oppidum palatinum, la citt pi antica, che si trovava sulla collina. Il luogo largo del mercato e delle funzioni pubbliche era dunque in origine un luogo esterno, che poi sarebbe diventato centro della citt. Questambiguit si forse conservata nelluso della parola piazza per cui mettere in piazza significa allo stesso tempo portar fuori e porre al centro dellattenzione. La piazza luogo esterno rispetto allintimit della vita privata e dunque luogo pubblico per eccellenza, spazio deputato alle funzioni sociali della collettivit. Un significato connesso con il termine forum e dunque foris (o la forma perduta fora) sarebbe quello di porta, in greco thyra, da cui anche il significato di vestibolo, cio luogo di passaggio tra interno ed esterno. Ed anche a questa funzione di passaggio assolve forse la piazza, che insieme interno ed esterno della citt e perci dunque luogo di passaggio
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1: Piazza del Campo, Siena.

dal privato al pubblico, dal personale al collettivo, dallautoctono al forestiero, come avviene nei luoghi di mercato. Sforzinda. A Siena piazza del Campo stata conformata dallorografia ed centro non geometrico della citt. Vi si arriva provenendo da molte direzioni. Basta seguire una qualsiasi delle strade che scendono secondo le linee di massima pendenza o che seguono le curve di livello e si arriva in piazza. Linvaso della piazza il risultato della conformazione concava del terreno, che scende verso il palazzo pubblico. La piazza centro spaziale della citt, luogo di confluenza degli itinerari al suo interno, ma anche prossima al suo limite estremo: al di l del palazzo pubblico la collina si apre in una forra volta alla campagna. E il palazzo costituisce il discrimine fra il massimo effetto urbano (la piazza teatro della vita cittadina) e lo spazio esterno di l da essa.

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2: Antonio Averlino, detto il Filarete, pianta di Sforzinda, illustrazione dal trattato di architettura, 1465.

Al contrario, nel disegno della pianta di citt ideale lasciato da Antonio Averlino detto il Filarete appare una piazza che centro geometrico dellinsediamento. Questa ha perimetro rettangolare ed il fuoco di un sistema stellare di sedici vie dirette al perimetro delle mura. La citt e dunque il suo margine esterno seguono la forma di una spezzata disegnata per intersezione di due quadrati, di cui il secondo ruotato di 45 gradi rispetto al primo. Le mura formano anzi una figura doppia: stellare allinterno e ottagonale allesterno e sono scandite da torri alternativamente tonde e quadrate. Le strade radiali conducono dalle porte al centro, dove, in mezzo alla piazza, prevista una torre alta tanto che per essa si discerner il paese. .Dunque, dal centro della citt le visuali sono rinviate al territorio esterno. Minori piazze specializzate per il commercio sono previste a
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ridosso della piazza principale 2. Inoltre una strada anulare posta tra il centro e il perimetro delle mura. Le intersezioni tra questa via e i raggi della stella formano altre piazze. Tutto regolato dallorganizzazione prospettica dello spazio. Ragioni militari (lintroduzione delle armi da fuoco), ragioni politiche (laffermazione delle signorie) e ragioni simboliche (la celebrazione di un potere assolutistico) portano alla trasformazione dello spazio pubblico secondo i criteri della prospettiva. Dal centro della piazza sarebbe possibile realizzare un panopticon che, attraversando lintera citt, condurrebbe le visuali allesterno, fuori delle mura. Si ottiene cos una permeabilit visiva che allo stesso tempo traiettoria per le armi da tiro, spazio controllato da un unico punto di vista, figura simbolica dellunit del potere. Si tratta della costruzione di uno spazio completamente razionale, cio infinito, costante ed omogeneo e dunque anche matematico. I punti della prospettiva sono mere espressioni di relazioni ideali (di posizione) e la loro omogeneit non altro che quella identit strutturale che si fonda sulla comunanza della loro funzione logica e del loro significato ideale. Non dunque lo spazio dato, ma uno spazio costruito lo spazio psico-fisiologico viene trasformato in spazio matematico3. Un controllo razionale della citt che ha lo scopo di stupire per assoggettare, al monumento assegnata la funzione del perpetuare, ma legittimando un teocratico imperium4. Lo spazio della piazza della citt prospettica trova una efficace rappresentazione nei pannelli prospettici di Urbino, Baltimora e Berlino. Qui lo spazio matematico tradotto in rappresentazione visiva, che mostra per le aporie dei suoi assunti.

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3: Fr Carnevale o Luciano Laurana, (attr.), Citt ideale, 1470 circa, tempera su tavola.

Urbino. A Urbino conservato uno dei pannelli di citt ideale. E a Urbino, la piazza che sta davanti al palazzo ducale rimanda al vasto slargo del Mercatale, la piazza nella valle fuori citt. La morfologia del luogo plasma gli spazi architettonici, ma allinterno del palazzo la corte configura un ordine prospettico assoluto. Allo stesso modo presentato lo spazio urbano nella prospettiva attribuita a Luciano Laurana, che conservata nel palazzo ducale. Sul pannello, lo spazio centrale della piazza in primo piano prevale ma interagisce con gli edifici minori al di l del tempio circolare e con gli squarci di paesaggio collinare nel fondo. Lassolutezza dello spazio prospettico entra in conflitto con schegge di casualit surreale, come testimoniano anche i vasi da fiori lasciati sui davanzali . vero che un ordine autonomo e perfetto stabilito nelledificio circolare, che esprime una perfezione matematica, in cui la compiutezza del cerchio composta con assi ortogonali che segnalano nei portichetti dingresso lincardinamento al reticolo urbano e ai punti cardinali. Gli edifici in primo piano, sui lati, presentano poi un repertorio di tipi edilizi per la nuova citt. A destra ledificio retto dal sistema modulare dellarco inserito nellordine e il palazzo in secondo piano ribadisce il modulo degli archi nel piano terra. A sinistra ledificio costruito secondo il modulo spaziale dellordine
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architravato con portico al piano terra e loggia superiore. Stesso criterio ripreso negli edifici in secondo piano. I palazzi hanno tutti la stessa altezza. In primissimo piano due pozzi ottagonali marcano la costruzione prospettica e alludono a una grande via parallela al quadro, cardo massimo della citt. Dietro il tempio circolare uno spazio pi piccolo articola la piazza. Questo, come nel caso delle piazze minori di Sforzinda, appare come un luogo di carattere domestico, dove edifici di diversa altezza e con linguaggi differenti circondano uno spazio non simmetrico. Tetti sporgenti fanno riconoscere unedilizia minore forse preesistente, che anche le finestre ad arco, senza ordine, sembrano segnalare. Lirregolarit delle colline sullo sfondo chiude la scena. E che di scena si tratti si deduce dalla distribuzione della luce. Il cielo lascia intendere una radiazione crepuscolare sul fondo, ma unaltra sorgente luminosa colpisce gli edifici da sinistra, generando ombre sul pavimento di marmo. La citt rappresentata dunque anche apparato teatrale, spazio metafisico in cui la vita assente, come la scena che gli attori hanno appena abbandonato e di cui resta traccia nella posizione casuale delle porte e finestre semiaperte. Si tratta di un esperimento scenico, del tentativo di inserire nella citt reale un ordine assoluto, una geometria platonica immaginata. Ma tale assolutezza resta precaria. Su questi temi Tafuri annota: Quei progetti tentano di installare in citt lassolutezza delle forme pure, ma ignorando totalmente il contesto urbano. Il cilindro e la semisfera, elaborati e riscritti, rendono un nulla lintorno urbano che li assedia da presso. Le strutture centralizzate, inserite a forza nel fenomenico variegarsi del tessuto cittadino, si comportano come le forme primarie dei grandi santuari rinascimentali isolati
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nel paesaggio. Le esibite geometrie evocano parole prime, rispetto alle parole contaminate pronunciate dalla variet urbana o naturale che le circondano. Fra testo e contesto viene cos stabilita una relazione conflittuale. Il primo tende ad assoggettare il secondo, o perlomeno a imporre una griglia concettuale attraverso cui leggere la realt fenomenica. questo il senso del tempio e dellarco trionfale campeggianti al centro dei metafisici vuoti raffigurati nei pannelli prospettici di Urbino e Baltimora. Si noti: un tempio e una lastra narrante; esattamente i temi dei due concorsi leonini. Il nichilismo, che promana dai discussi pannelli ora ricordati, intrinseco al pathos che informa la matematica qualit di quelle vedute urbane. Il tempio e larco squarciano lo spazio, pretendono ruoli indiscutibili nella sua organizzazione. Loggetto chiamato a visualizzare una trascendenza che il contesto nasconde. La forma invoca una pienezza intransitiva. In altre parole lo spazio della vita considerato come sfondo per il trionfo del rappresentare5. De Chirico. Dello spazio prospettico della piazza e del suo dissolvimento nella citt contemporanea argomenta Giorgio De Chirico in alcuni quadri. In quello del 1913 intitolato La torre rossa lo spazio della citt ideale che nel cassone di Urbino rappresentato ha subito una metamorfosi. Il luogo della prospettiva centrale ancora presente, denunciato nelle due quinte di portici sui lati, ma la sua sopravvivenza messa in questione, come se lantico spazio classicista fosse ridotto in rovina, frammenti sparsi del quale restano nellimmagine come il blocco di pietra in primissimo piano sembra indicare. Il tempio circolare trasferito indietro nel paesaggio, contornato da edifici minori. Trasferito indietro anche
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4: Giorgio De Chirico, La torre rossa, 1913, olio su tela.

nel tempo, se appare come una torre circolare di et indefinita, archetipo di una costruzione cilindrica ai limiti del tempo storico. Ledificio ancora al centro, sullasse della prospettiva e stabilisce una relazione indiretta con il grande monumento equestre che sembra dislocato a indicare un altro ordine spaziale, costruito con i pezzi di quello precedente. Come nel pannello di Urbino, anche in questa rappresentazione il cielo crepuscolare sul fondo, dietro la torre, in contrasto con una sorgente luminosa radente, posta sulla destra, che lascia completamente in ombra lo spazio tra i palazzi in primo piano. Questi ultimi formano cos il boccascena dellambiguo spettacolo sul fondo. Un tale esito era forse implicito nel pannello di Urbino, ma in questo caso la rottura dello spazio prospettico il contenuto stesso della rappresentazione. Le immagini della sospensione del tempo, dellenigma, del mistero, dello spaesamento, di
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una realt altra percepita nel silenzio e nellimmobilit, del meraviglioso che affiora dal quotidiano, della percezione della rivelazione 6 aprono una nuova dimensione nel divenire dello spazio della piazza. Un tale rivolgimento apre infatti ad operazioni formali nuove per il progetto della citt: la rottura dello spazio prospettico, il mescolamento dei linguaggi, laccostamento surreale di oggetti a scala diversa, la decontestualizzazione, lo spostamento semantico sono operazioni formali che il pittore e larchitetto utilizzano per portare sulla scena della citt contemporanea una nuova visione della realt. Io entro in una stanza, vedo un uomo seduto sopra una sedia, dal soffitto vedo pendere una gabbia con dentro un canarino, sul muro scorgo dei quadri, in una biblioteca dei libri, tutto ci non mi colpisce, non mi stupisce, poich la collana dei ricordi che si allacciano lun laltro mi spiega la logica di ci che vedo; ma ammettiamo per un momento che per cause inspiegabili ed indipendenti dalla mia volont si spezzi il filo di tale collana, chiss allora quale stupore, quale terrore e forse anche quale dolcezza e quale consolazione proverei io mirando quella scena.7 Obliquit della piazza. Ma poi quando mi tocca attraversare obliquamente una grande piazza, dimentico tutto. La difficolt di quella impresa mi turba, e spesso penso tra me. Quando si costruiscono piazze cos grandi soltanto per stravaganza, perch non si costruisce anche una balaustrata di pietra che potrebbe guidare attraverso la piazza? Oggi soffia il vento di libeccio. Laria sulla piazza eccitata. La punta della torre municipale descrive piccoli cerchi perch non si fa la quiete tra la calca? Tutti i vetri delle finestre
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strepitano, e i pali delle lanterne si piegano come canne di bamb. Il mantello della Madonna sulla colonna si dibatte e laria tempestosa lo tira a s. Non lo vede nessuno? I signori e le signore, che dovrebbero camminare sulle pietre, si librano in aria. Quando il vento riprende fiato, essi si fermano, dicono qualche parola tra loro e si chinano salutandosi, ma se il vento riprende a soffiare non gli sanno resistere, e tutti alzano nel medesimo istante i piedi. Certo, devono tener fermi i cappelli, ma guardano con occhi allegri, quasi fosse una giornata mite. Soltanto io ho paura8. Anche Franz Kafka descrive limpraticabilit dello spazio della piazza tradizionale, la piazza dellordine prospettico, nellet moderna. Perci si attraversa una grande piazza in una vertigine. Alla vastit dello spazio si contrappone lobliquit sdrucciolevole di infiniti percorsi possibili e senza ordine, seguiti da coloro che lattraversano. La grandezza complessiva della piazza fuori della portata di chi passa. La sua dimensione riferita a una entit astratta che sovrasta il singolo, che fuori dalla sua possibilit di percezione emozionale. Lobliquit del percorso conseguenza dellincommensurabilit. C una sorta di estraneit tra la dimensione spaziale generale, lordine istituzionale della piazza e lambito di pertinenza del corpo che lo attraversi. La piazza dunque grande per stravaganza, cio per ragioni che sfuggono a una comprensione profonda e perci creano turbamento. Attraversare una piazza come mettersi in relazione con gli spazi dellintera citt che il singolo non pu comprendere, cio prendere tutti insieme. Una balaustrata di pietra sarebbe utile mediazione tra la vastit della piazza e i passi di chi lattraversa. Ma una balaustrata che obliquamente
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attraversasse la piazza ne negherebbe lo spazio. Anzi linfinita variet di balaustrate che dovrebbero essere poste in corrispondenza di diversi attraversamenti ne cancellerebbero la praticabilit. Non resta dunque che accettare lobliqua vertigine di chi lattraversi. In certi momenti la vertigine si fa prevalente. La piazza di pietra allora sublima nel suo opposto, il vento impalpabile che la spazza. Allora natura e artificio lottano tra loro fino a confondersi. Solidit e stabilit della piazza volgono alla levit del libeccio. La pietra si anima e questo animarsi prendere vita. La piazza comincia a muoversi. Un movimento impercettibile, una vibrazione svelata dai piccoli cerchi descritti dalla punta della torre municipale. La vibrazione determinata dal vuoto areato. Ma proviene anche della mancanza di quiete, della calca di coloro che attraversano lo spazio. Alla pietra e al vento si unisce la folla inquieta dei passanti. E al tumulto della folla risponde, in unanimazione generale, lo strepito dei vetri delle finestre, il moto dei pali delle lanterne, fino al dibattersi del mantello della Madonna. In questo caso realt e rappresentazione si confondono. Lillusione si fa realt. E non c alcuno che si accorga di un tale progressivo slittamento del reale nellillusione o, viceversa, dellillusione nella realt. Perch la piazza scenografia viva, rappresentazione e vita vera Lo spazio della piazza. Indubbiamente la sensazione spaziale non solo degli interni e non basta per questo pensare a un esterno-piazza, come piazza S. Ignazio, piazza Navona o il Circus di Bath, potendo questi spazi anche venir considerati quasi interni senza copertura; la sensazione spaziale pi facile ricordarla pensando invece a certe smagliature nel
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tessuto di Roma o di Atene che, anche se determinate da interventi, in tempi successivi, dovuti a ragioni completamente diverse luna dallaltra (interventi di ristrutturazione, di miglioramento, di sventramento o di liberazione per ragioni archeologico-politiche ecc.) hanno messo in stretto rapporto visuale e spaziale edifici, ruderi, vegetazione di qualit e quantit molto diversa, costruendo cos una qualit urbana del tutto diversa dalle piazze chiuse o dalle piazze progettate. A proposito di piazze progettate necessario, sempre al fine di chiarire la nozione di spazio in architettura, ricordare come la piazza S. Marco a Venezia o le piazze del Popolo e di Spagna a Roma siano il risultato di un lavoro continuo, durato secoli, durante i quali non soltanto cambiata la forma e la dimensione planimetrica dello spazio libero, ma mutato anche, via via, quanto questo spazio delimitava, e cio gli edifici; ogni operazione decisa e portata avanti cercava di migliorare, con ledificio interessato, linsieme spaziale, e di solito il successo stato completo, salvo forse il caso della parete di fondo di piazza S. Marco, voluta, pare, da Napoleone, ma attuata da architetti poco capaci. La stessa ricostruzione del campanile di S: Marco, che costituisce un falso storico e fa inorridire i cultori delle memorie, ha ridato al fruitore, sia pure un poco alterato, lo spazio della piazza, che sarebbe stato seriamente danneggiato senza il campanile romanico o con un campanile liberty, anche bello, progettato da Raimondo dAronco (e lo stesso discorso potrebbe farsi per i cavalli sulla facciata di S. Marco, che si vogliono toglierli per proteggerli, senza sostituirli con qualcosa di simile agli effetti della resa spaziale). Lo spazio determinato dalle superfici, dalle loro dimensioni e forme, colla loro articolazione plastica e cromatica. Una piazza uno spazio nel quale il cielo
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rappresenta la copertura; ma si tratta di una copertura aperta, nel senso che se ne sente la continuit, la comunione con tutti gli altri spazi aperti ed quindi una dimensione che cambia continuamente, come del resto le altre, per effetto delle ore, delle stagioni, del mutar del tempo9. Dunque si pu distinguere tra piazze progettate e smagliature nel tessuto della citt, quegli spazi vuoti analoghi alle piazze e spesso indicati come slarghi, che non sono il risultato di un progetto, ma il pi o meno casuale risultato di operazioni sul tessuto della citt. I due tipi di spazio vengono contrapposti perch nei primi pi evidente la conformazione dellinsieme (quasi interni senza copertura) mentre i secondi mettono in evidenza laspetto di spazio vuoto che pone in relazione volumi diversi. Nel primo caso gli elementi di margine, le superfici che delimitano la piazza, sono definite in rapporto al progetto dello spazio vuoto e pongono in subordine gli oggetti, gli edifici, di cui sono parte, nel secondo caso gli oggetti architettonici o naturali sono permeati dallo spazio vuoto dello slargo sul quale si affacciano e la loro forma volumetrica ne determina la limitazione. Si tratta in fondo di due modi di pensare lo spazio della piazza: come spazio delimitato dagli edifici o come spazio tra gli edifici. La piazza di Chandigarh. Anche a Chandigarh la piazza posta al limite della citt e si confronta con il suo esterno, lo spazio naturale ai piedi dellHimalaya. La piazza del Campidoglio connessa attraverso il principale cardo della citt al foro del centro commerciale, che si trova allincrocio dei
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principali assi viari. Anche la Valle des Loisirs, grande asse di passeggiate pedonali, mette la due piazze in comunicazione. Il Campidoglio una piazza estesa agli estremi limiti dimensionali. Possiede tutti i caratteri della piazza tradizionale. il luogo su cui si affacciano i principali edifici pubblici e nello stesso tempo il centro simbolico della citt e dello Stato. Ma allo stesso tempo una sorta di acropoli, di recinto sacro, separato dalla citt e messo in relazione ad uno spazio pi vasto. Il Campidoglio di Chandigarh , come tutti i luoghi del potere, connesso e separato dal territorio della citt. soprattutto lo spazio negativo compreso tra gli edifici e disegnato nella sua vasta pavimentazione. Date le sue vaste dimensioni e la prevalenza del vuoto pu a malapena chiamarsi ancora una piazza, come accade, in altra scala a tanti spazi pubblici della citt contemporanea. infine un esperimento visuale condotto ai limiti del puro deserto. Per questo simultaneamente un parco e una piazza. Spazio aperto verso il paesaggio compreso tra i quattro edifici principali: lAssemblea, il Segretariato, lAlta Corte e il Palazzo del Governatore. La piazza del Campidoglio porta dunque allestremo limite dimensionale lo spazio pubblico della citt. Nelle immagini pubblicate nei volumi dellOpera Completa, larchitetto presenta in alternanza punti di vista da un edificio allaltro, insieme a quelli verso i singoli edifici. Misura cos lo spazio tra gli edifici rispetto alla loro dimensione fisica. Nei disegni sempre riportato lorizzonte delle montagne rispetto al quale la sagoma degli edifici stessi disegnata. Il Palazzo del Governatore in particolare dovrebbe costituire il centro della composizione, lAssemblea e lAlta Corte le quinte laterali 10. Ma questo schema prospettico anche contraddetto dalla presenza del Segretariato, che porta
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allinterno della piazza, come un tempio antico nel foro, lAssemblea. Progettato per le dimensioni, come riferisce larchitetto, nel confronto con la sequenza monumentale degli spazi urbani di Parigi, dal Louvre allEtoile, questo spazio il tentativo di mettere in atto il dispositivo formale dello spazio della piazza nelle mutate dimensioni di intervento architettonico nellet contemporanea. Gli spazi destinati al Campidoglio sono vasti, gli edifici occupano una percentuale troppo debole del terreno. Come dare coesione ottica ad un insieme cos disperso?11. Che dal centro della piazza appaia il paesaggio lontano non desta meraviglia. Anche la torre al centro di Sforzinda o lapertura visuale della piazza del Campidoglio, a Roma, servivano a mettere in relazione lo spazio centrale della piazza con un insieme pi vasto.. piuttosto lincerta definizione dello spazio compreso tra gli edifici a determinarne in questo caso il peculiare carattere di piazza. Esistono a Chandigarh recinti a scala diversa. Quello dellintera citt, delimitata dai due fiumi a sudest e a nord-ovest, dalla via principale di collegamento territoriale a sud-ovest e dal Campidoglio a nord-est. C poi il recinto del Campidoglio, del suo grande parco delimitato da traguardi ottici delle vaste aree verdi attraversate da viali che si attestano su portali di accesso. C infine lo spazio compreso tra i palazzi del potere e in particolare quello tra lAssemblea e lAlta Corte, la grande spianata che lega il Parlamento allAlta Corte su circa 400 metri di lunghezza. E l che si istalleranno i segni la figurazione del Modulor, la spirale armonica, lalternarsi della giornata solare di 24 ore, il gioco dei solstizi, la torre dei quattro orizzonti, la mano aperta. Questi segni, le cui dimensioni potranno essere grandi (venti metri di altezza e trenta metri di lunghezza) saranno realizzabili in cemento gettato in opera o prefabbricato
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5: Le Corbusier, dettaglio della facciata del Segretariato (1958) e di una porzione del portico di ingresso del palazzo dellAssemblea (1961), Chandigarh, India.

o rivestito di colore o di doratura secondo il caso, in legno rivestito di ferro o di fogli di rame12. I monumenti della piazza del Campidoglio misurano a scala minore il vasto spazio paysagiste. Ognuno assume una posizione definita nella composizione complessiva. I loro significati ribadiscono esplicitamente i livelli implicati: luomo in relazione percettiva con scale dimensionali diverse fino al cosmo intero. Ma la modellazione del suolo lo strumento principale che larchitetto utilizza per disegnare lo spazio della piazza. Il suolo articolato in depressioni e alture, collinette artificiali ottenute con il terreno di riporto, aree pavimentate e aree verdi. A questi elementi si unisce leffetto ottico ricavato dallintroduzione di specchi dacqua. Le Corbusier utilizza qui una risorsa inattesa, i riflessi. Si tratta dei riflessi nellacqua. La distanza che separa il Palazzo del Governatore dalla spianata principale del Campidoglio cos grande che si potrebbe temere un allontanamento ottico disastroso.

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Osservando il gioco dei riflessi, molto particolarmente in un piccolo villaggio limpiego di bacini a differenti livelli pu assicurare degli avvicinamenti ottici preziosi. Cos si stabiliscono dei legami di una stretta matematica tra i fatti di paesaggio , i fatti di distanza e di estensione13. Lesperimento del Campidoglio di Chandigarh daltra parte il risultato di una lunga sperimentazione, che, nellopera di Le Corbusier, fondando i canoni dello spazio urbano della citt senza piazze della modernit, ha in realt rielaborato continuamente gli assunti dello spazio tradizionale della piazza. Gi nel progetto della Citt per tre milioni di abitanti, la centrale piazza-aeroporto e nodo delle autostrade e delle ferrovie metropolitane rielabora a scala territoriale il vuoto del foro al centro del castrum romano. Anche la piazza di fronte al palazzo delle Nazioni Unite, del 1927, prospetta una piazza centale di fronte allingresso della Grande Sale , contraddetta dalla posizione asimmetrica del Segretariato. Una schema spaziale tradizionale riprodotto nella grande piazza di fronte allo ziggurat del Museo nel progetto per il Mundaneum.. Altre piazze a scala metropolitana sono nel progetto per la Porte Maillot del 1929, nel plan Voisin e particolarmente in quello per il Palazzo dei Soviet. In questo ultimo caso lanalogia proposta in un disegno con il campo dei Miracoli di Pisa14 mette in evidenza la ricerca formale sul tema dello spazio vuoto compreso tra oggetti architettonici autonomi15. Una piazza delimitata ancora nel progetto per la citt universitaria del Brasile del 1936, con ledificio del museo nel luogo canonico del tempio, e unaltra piazza delineata nel progetto per il quartiere della Marina a Algeri del 1938.42. Anche la piazza di Saint Di ripropone il tema delledificio museale e apre alla composizione di uno spazio compreso tra edifici di
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