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Questioni studenti parte III
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1.1.1 Ousia
Ousia proviene dalla radice einai = essere. Per Aristotele (Metaph. 1017b22-26), ousia si
pu intendere secondo due sensi principali:
1) lultimo sostrato (hupokeimenon, da hupokeisthai = stare sotto) di una cosa. Si tratta
quindi della sostanza concreta, individuale o sinolo, composto di materia e forma. Esempio:
un qualche uomo o un qualche cavallo (Categ. 5,2a). In questo primo senso, ousia
equivalente al senso originario dhupostasis (= ipostasi);
2) la forma (morph) e la specie (eidos) di una cosa. Esempio: luomo o lanimale
(Categ. 5,2a).
Una sola volta, Aristotele chiama il primo senso prot ousia = ousia prima e il secondo
senso deutera ousia = ousia seconda. Ecco il testo:
Ousia, nel senso pi fondamentale, primo e principale della parola ci che n detto di un soggetto, n
in un soggetto, per esempio un qualche uomo o un qualche cavallo. Ma si chiamano ousiai seconde le
specie, nelle quali sono contenute le ousiai prese nel primo senso, e alle specie bisogna aggiungere i generi di
queste specie: per esempio, un qualche uomo contenuto nella specie che luomo, e il genere di questa
specie lanimale. Si definiscono dunque con il nome di seconde queste ultime ousiai come luomo e
lanimale (Categ. 5,2a 11-18).
In questo secondo senso, ousia si avvicina quindi allessenza di una cosa = ci che fa che
una cosa sia ci che = ci in cui una cosa consiste nella sua realt principale e
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permanente, senza la quale non si tratta pi di questo essere = ci che fa che un ente possa
essere considerato come uomo (= animale razionale) distinguendolo da ogni altro essere
che non uomo.
Per riassumere, ousia pu quindi essere inteso o 1) come sinonimo dipostasi/sostanza, o 2)
come sinonimo di specie o genere.
1.1.2 Hupostasis
Hupostasis proviene da huphistanai = stare sotto. Etimologicamente, hupostasis ha quindi
un significato simile a hupokeimenon. Perci, originariamente, indica la sostanza concreta,
cio equivale allousia prima. Nel medio- e neoplatonismo, hupostasis usato
prevalentemente in un contesto pi teologico che ontologico, come la sostanza che procede
(emanazioni) da unaltra sostanza verso cui si converte. Poco a poco, il termine hupostasis
viene a significare latto concreto del sussistere o la persona in s e per s sussistente (il senso
ontologico della persona).
1.1.3 Phusis
Phusis proviene da phuein che vuol dire generare, nascere e conferisce al termine un
significato originariamente dinamico ed esistenziale. Per Aristotele, pu significare lessenza
delle cose che possiedono in s il principio del movimento (Metaph. 1015a12-15). Col tempo,
il vocabolo diviene sempre pi un sinonimo di essenza.
1.1.4 Prospon
Prospon viene da pros = verso, presso e ps = viso, aspetto. Indica la maschera del teatro,
la faccia, il personaggio, infine la persona nellaspetto pi esteriore della sua manifestazione
(il senso fenomenologico della persona).
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- prospon per persona (stessa radice greca, tramite letrusco, e stessi significati:
maschera, faccia, personaggio, persona).
Tuttavia, luso latino ha subito unevoluzione progressiva:
- lousia prima stata tradotta substantia;
- lousia seconda stata tradotta species o genus;
- la hupostasis stata tradotta subsistentia,
- la natura diventata sempre pi sinonimo di essentia;
- la persona, definita da Boezio naturae rationalis individua substantia = la sostanza
individuale di natura razionale1, divenuta una determinazione della subsistentia.
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- ipostasi = persona = natura in alcuni scritti di Nestorio e di Cirillo, per cui dicono due
ipostasi o due persone mentre vogliono dire due nature.
2) In Dio, essere, sostanza, essenza e natura sono semplici, concreti e tuttuno. Non
crediamo in una sola divinit o essenza o natura divina (termini astratti), della quale Padre,
Figlio e Spirito Santo sarebbero come tre individui della stessa specie Dio o tre specie
dello stesso genere Dio. Crediamo invece in un solo Dio, Padre onnipotente, termine
concreto, pensato a partire dal Padre, lui stesso fonte e origine di tutta la divinit, fons ipse et
origo est totius divinitatis2 (principio della monarchia del Padre, secondo i Padri sia greci che
latini).
Professione di fede del XI Sinodo di Toledo, DZ 525; cfr. AGOSTINO, De Trinitate, IV, 29: la deit a per
principio il Padre, deitatis principium Pater est.
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(non si tratta n di una specie, n di un genere Dio) e, giacch si tratta di Dio, secondo il
principio dellanalogia.