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e quando capitava tenevano un tono di voce basso e quieto ; pi che parlare sussurravano tra loro.

Ora invece gli Hoffmann si trovavano a convivere con quattro famiglie di italiani, di meridionali per l'esattezza, che parlavano in continuazione, anche contemporaneamente l'uno con l'altro, e con volumi di voce che in Svizzera erano abituati a sentire solo in bocca agli ambulanti al mercato. E poi c'erano i bambini, tanti e tutti urlanti senza interruzione. !aporaso ne avevano due, un maschio e una femmina che all'epoca avevano meno di dieci anni. "emia erano due fratelli soli, che avevano lasciato le famiglie in !alabria perch# non erano ancora trascorsi tre anni da quando erano emigrati in Svizzera, e i $inciguerra avevano tre figli. E poi c'eravamo noi, anche noi in tre, io, mia sorella maggiore e mio fratello pi piccolo. % quel tempo noi vivevamo nella casa di Hittnau da pochi anni. O meglio, eravamo vissuti l& anche in precedenza, ma allora eravamo invisibili. 'uti, ci muovevamo come ombre, in casa camminavamo scalzi e in punta di piedi. (a nostra presenza invisibile in quella casa dur) soltanto due mesi, poi ci cacciarono.

PARTE PRIMA 1.
*ap+ arriv) a *faffi,on quando l'inverno stava volgendo al termine. Era sera tardi quando scese dal treno insieme ad altri due italiani. -on aveva la valigia di cartone come negli stereotipi dell'immigrato, la sua era una valigia di pelle nera, comprata per l'occasione in un negozio di .ionero un mese prima, e costata quanto una settimana di pranzo e cena per tutta la famiglia. /'altra parte ne valeva la pena, il viaggio doveva essere l'inizio di una svolta nella vita, non solo sua ma anche di tutti noi, quindi era importante presentarsi nel migliore dei modi all'appuntamento con il destino, e la valigia era, insieme al biglietto del treno, il primo passo concreto verso il futuro. *eccato, per), che si era subito macchiata, pap+ se ne accorse quando scese dal treno. /entro la valigia c'erano pochi indumenti, troppo pochi per un soggiorno che sarebbe durato tanto, ma bisognava far posto agli alimenti da portare con s# nella sua nuova vita, tra i quali c'era una bottiglia di olio di oliva. !he disgraziatamente si era rotta per via degli scossoni del treno, e l'olio si aveva impregnato tutto, valigia e contenuto. (a sua valigia era di pelle, ma tutto il resto era conforme ai canoni pi classici dell'immigrazione. !'era il buio quando scese dal treno, c'era la neve ai bordi delle strade, e c'era soprattutto il freddo. 0n freddo fino ad allora sconosciuto, spietato come se volesse ad ogni costo rifiutarti l'accoglienza. Ho pensato spesso a come doveva sentirsi pap+ in quei momenti, sradicato dalla sua (ucania e scaricato in quelle corte pianure circondate da montagne immense, dopo un interminabile viaggio su treni inospitali e freddi, gremiti di persone, solo uomini e tutti, come lui muti. E con la famiglia lasciata a .ionero in $ulture, in un luogo ormai tanto lontano da l&, da sembrargli l'altro capo del

mondo. -ostro padre non ci raccont) mai nulla del suo arrivo e della sua prima notte in Svizzera, e il suo silenzio mi parl) sempre della sua sofferenza e della nostalgia che subito lo prese della sua famiglia. Sono certa che la sua prima notte in quelle terre, ospitato provvisoriamente nel letto di una di quelle zimmer che all'epoca molte famiglie private affittavano ai nuovi arrivati, l'avr+ passata senza chiudere occhio. %vr+ certamente riflettuto sulla sua decisione di emigrare all'estero, che non era avvenuta, per lui come per tutti quelli che la presero, per una libera scelta, ma per necessit+. 1li anni che pap+ trascorse al paese prima di risolversi a migrare, furono un susseguirsi di lavori saltuari, di bracciantato agricolo stagionale sottomesso ai capricci del caporalato. ('unica occasione di un lavoro stabile gli venne offerta da un suo zio, zi' *eppino 2 'u passannanz, che a quel tempo faceva il galoppino per conto di un importante uomo politico democristiano, il pi influente dell'intera 2asilicata. 3 Se passi dalla nostra parte e diventi un nostro attivista 3 gli propose un giorno zi' *eppino 3 l'onorevole te ne sar+ grato. $edrai, ti trover+ immediatamente un posto fisso, magari come guardia del !orpo forestale 4 3 'a mio padre era di convinta fede socialista, e per di pi era un galantuomo. % mamma disse, e lo fece una sola volta, che se avesse accettato non avrebbe pi potuto guardare dritto negli occhi i suoi figli. (a sera del suo arrivo, pap+ non cen), era troppo tardi per la cena. (e famiglie svizzere cenano solitamente alle sei del pomeriggio e quando lui arriv) alla casa della famiglia 2runner che gli aveva messo a disposizione la zimmer, si erano gi+ fatte le nove. l suo primo pranzo da immigrato fu a mezzogiorno in punto del giorno dopo, ad una mensa imbastita in fretta e furia nell'azienda meccanica che l'aveva reclutato. 1i+, ma cosa mangiare, si chiese. Si mise disciplinatamente in fila indiana dietro ai tanti operai con il vassoio in mano, e non apr& bocca quando, giunto il suo turno, la signora della mensa gli porse un piatto che conteneva qualcosa. *rima di guardare il contenuto del piatto, mio padre osserv) quella donna alta quasi quanto lui, bionda e con i capelli corti, che a tutti metteva nel piatto la stessa cosa, in silenzio e senza guardare nessuno in faccia. !ompiva movimenti ripetitivi e automatici senza prendervi parte, che a lui ricordavano gli stessi automatismi di quelle macchine che aveva visto all'opera nella fabbrica durante la mattinata. *ap+ non avrebbe comunque potuto parlare perch# non conosceva neppure una parola di tedesco. 5uando finalmente spost) lo sguardo sul suo piatto, vide un lungo serpente fumante che pareva una salsiccia calabrese, ma di un colore pi chiaro. !ervelat 4 3 gli disse con la bocca piena un operaio italiano che lavorava l& da qualche mese. (ui l'assaggi), non era male, la carne era molle, saporita, ma non era piccante. 6rascorse la sua prima giornata in fabbrica visitando tutti i reparti produttivi. 0n capo, un maestro come lo chiamavano gli italiani, un Abteilungsleiter per gli svizzeri, uno dei pochi che conosceva qualche parola d'italiano, l'aveva condotto nelle diverse officine e gli aveva mostrato tutto il processo

produttivo. 1irando per i reparti, pap+ aveva notato molti visi di operai che gli parevano familiari, volti con baffi neri, capelli neri, sguardi un po' assonnati, visi di italiani come lui. $erso la fine del pomeriggio, il maestro aveva condotto pap+ in un ultimo reparto e gli aveva detto 7 Ecco, qvesta 8 la ofizina dove tu lavora 4 3 %lle 9: in punto pap+ concluse la sua prima giornata di lavoro in Svizzera. Era frastornato per tutte le cose nuove che aveva visto e per la girandola di volti sconosciuti che si erano alternati davanti ai suoi occhi. (a giornata era stata un susseguirsi di immagini che la sua mente rifiutava di fissare nella memoria, la testa era s& stata presente in tutte le azioni della giornata, ma era come se tutto ci) che aveva fatto quel giorno l'avesse fatto un'altra persona. (ui si era limitato a osservare quell'altro dall'esterno. 6orn) a piedi, erano poche centinaia di metri, alla casa in cui gli avevano affittato la camera provvisoria. 6rov) il suo compagno di camera che si stava vestendo dopo aver fatto una doccia. /ecise di farsela pure lui. 5uando viveva al paese non si lavava molto spesso, anche perch# non c'era il bagno in casa e tutti noi dovevamo lavarci alla fontana del cortile, oppure al lavatoio quando non c'erano le donne a lavare i panni. 'a dove si 3 trovava ora era tutto diverso, non aveva finora incontrato una sola cosa che fosse simile alla sua vita di prima. -e concluse che a quel punto era giusto cambiare anche le sue abitudini in materia di pulizia, e and) a farsi la doccia. -el bagno in comune not) un semplice tubo di ottone che sporgeva da una parete, poco sotto il soffitto, e vide una vecchia tela cerata non pi trasparente da tanto era sporca, che penzolava dal soffitto fino a toccare terra. Si infil) sotto la cerata e apr& il rubinetto, l'acqua scese dapprima fredda, poi divenne via via pi tiepida. l getto d'acqua che scendeva da quell'unico tubo era molto potente, e gli lev) il sudore e la stanchezza ; era come stare sotto la cascata di un torrente. (e lacrime scendevano sul suo viso pi lentamente dello scroscio d'acqua, ma pi calde, e scivolavano via rapide. -el corridoio all'esterno del bagno si poteva udire soltanto il frastuono del vecchio impianto idraulico, non i suoi singhiozzi. /ovette farsi forza per scendere nella cucina al piano terra per la cena. %vrebbe voluto chiudersi nella sua camera e stare solo tutta la notte a pensare e a ricordare i visi della moglie e dei suoi figli lasciati al paese. 'a solo non era, aveva un compagno di camera, e per di pi aveva fame ; quindi scese. %lla lunga tavola della cucina della famiglia 2runner erano in quattro seduti con lui. !enavano solo gli immigrati, i 2runner avevano gi+ mangiato un'ora prima e soli, non si mischiavano con gli stranieri. !onobbe gli altri tre ospiti della casa, conobbe i loro nomi e la loro provenienza ma li scord) quasi subito, tranne quello del suo compagno di stanza, "rancesco, che veniva da Salerno e con cui aveva gi+ scambiato prima qualche parola. "rau 2runner port) subito quattro grossi boccali di birra, reggendone due per mano e maneggiandoli con perizia. *ap+ la ringrazi) e la guard), sembrava la sorella maggiore della donna della mensa, era del tutto simile a lei, solo pi vecchia di qualche anno. *oi la signora serv& ad ognuno quattro piatti, dentro cui c'era un cervelat, identico a quello mangiato a mezzogiorno, contornato da un pugno di patate

saltate e due spicchi di cavolo.

(a prima lettera che pap+ ci scrisse giunse a .ionero a met+ aprile. (a port) 1iovanni il postino, detto 'u paso doble per via di una poliomielite contratta da bambino che lo aveva lasciato zoppo. 1iovanni non si limit) a imbucare la lettera nella cesta che fungeva da cassetta della posta, ma chiam) mia madre gridando 7 3 !armela, !armela 4 Scendete subito, 8 arrivata una lettera di vostro marito 43 Scendemmo tutti le scale di corsa, mia madre mentre correva si aggiust) i capelli dietro la nuca. -on c'era motivo di farlo, ma in quel suo gesto c'era tutta l'ansia e la solennit+ del momento. *ap+ non aveva mai scritto lettere prima di allora, la sua grafia era goffa e incerta, la grammatica e la sintassi suonavano come un pianoforte scordato. 'a il suo cuore ci parlava e raccontava le sue speranze. -ella sua lettera non descriveva la sua vita di ogni giorno in quel posto in mezzo ai forestieri, ma la vita che ogni giorno sognava di fare. !ara !armela, io sto bene e spero che anche tu stai bene e i bambini stanno bene. 5ui tutto va bene la gente qui 8 ospitale e cordiale e tutti sono amici anche il lavoro va ben non si fatica tanto e la paga 8 buona e il tempo 8 un po' pi freddo, pi che da noi ma non fa poi cos& freddo e io mangio bene due volte al giorno...... 'entre nostra madre leggeva a voce alta ci) che pap+ raccontava di se e dei luoghi in cui viveva, nelle teste dei miei fratelli e nella mia si materializzava l'immagine di un posto simile all'idea che avevamo dell'Eden, dove il sole splendeva sempre, anche di notte, le 4 persone e le cose avevano colori vivaci e gli alberi erano sempre carichi di frutta. -on avrebbe pi scritto, continuava la lettera, perch# presto sarebbe arrivata l'estate e ad agosto lui sarebbe tornato a casa per quasi un mese, perch# le fabbriche in quel periodo dismettono il lavoro e lasciano tornare gli emigranti. (a lettera terminava con una frase che suonava strana alle orecchie di noi bambini ma anche a quelle di nostra madre 7 ;ti voglio bene, %ntonio<. *rima di allora pap+ non aveva mai detto alla mamma ;ti voglio bene<, quella era la prima volta che lo faceva. -on che non gliene volesse, tutt'altro, ma il suo pudore di uomo, la sua paura di mostrare debolezze, che nella cultura in cui eravamo immersi non venivano ammesse in un maschio, gli avevano finora impedito di pronunciare quella frase. (o faceva soltanto ora perch# era lontano, ora era molto importante che lei lo sapesse. /a quel sottile e gi+ rugoso viso della mamma scendevano due lacrime, due fili soltanto bagnati di gioia. Subito dopo, lei infil) quella lettera sotto il suo cuscino, dove vi rimase per oltre un mese. (a prima lettera di pap+ aveva creato in casa un clima di euforia che dur) diversi giorni. 'a riguardava soltanto me e i miei fratelli, non nostra madre, che era l'unica in grado di leggere un po' di verit+ in mezzo a tutte quelle bugie. 5uando arriv) la sera, sentii mamma chiamare mia sorella !aterina.

!ater& dove stai = 3 (ei non rispose, e mamma ci riprov) 7 /ove sei !ater& = 3 Sono qua. 3 disse lei. 5ua dove = 3 5ua sono 4 3 'a che maniera di rispondere 4 /ove qua = > Ho detto che sto qua 4 3 2ada !ater&, se non vieni e mi dici dove stai mamma s'arrabbia....3 Sto qua 4 Sotto la fica nera 4 3 'ia sorella aveva risposto a mamma con un modo di dire in uso dalle nostre parti ; sotto la fica nera non ha un significato sconcio, come l'origine della parola pu) lasciare intendere. Si usa questa espressione quando non si vuole essere disturbati per nessuna ragione. nfatti mamma non la chiam) pi e si rivolse a me 7 3 'ari', vai tu a casa di zi' "ilomena a' mamma, ci dici che non stesse pi in pensiero che pap+ ha scritto che sta bene 3 . ?ia "ilomena, 'a cimiciacchia, era la sorella di pap+ e abitava in una vecchia casa alla periferia opposta del paese. Era il tramonto, il cielo era scuro e a tratti le nuvole rovesciavano secchiate d'acqua sul paese. o non ci volevo andare da zia "ilomena, chiesi alla mamma di mandarci !aterina, ma lei fu irremovibile 7 !i devi andare tu, 'ari', proprio tu. 6ua sorella.... tua sorella in questo momento non pu). 3 0scii di casa piangendo, con malavoglia e con la paura che cominciava a farsi strada dentro di me. (a casa di zi' "ilomena stava parecchio lontano da noi, le strade erano deserte e un vento gelido e continuo ringhiava per i vicoli del paese. 'i incamminai con un passo veloce, ma le gambe mi tremavano e dovevo stare attenta a non inciampare sui ciottoli. (a paura cresceva ad ogni passo, avevo il terrore di incontrare la 'alombra, ma gli ordini della mamma dovevano essere eseguiti. %ppena mi vide, ?i' "ilomena sorrise e mi url) 7 5 3 'ar&, bella, benedica 4 6rase in casa a' zia 4 $eni 4 3 o le raccontai della lettera di pap+ e lei fu felice di avere sue buone notizie. *oi mi fece sedere e mi chiese di rimanere un po' con lei, ma io guardando fuori dalla finestra avevo visto che la notte era scesa e si era fatto un buio che non prometteva niente di buono. "ui quasi in preda al panico, inventai a zi' "ilomena una scusa e me ne scappai. (e stradine di ciottoli del paese erano deserte, cupe, rischiarate solo da qualche rara luce di lampione. !amminavo pi veloce che potevo e guardavo continuamente verso l'alto perch# avevo il terrore di essere ghermita dalla 'alombra. (a 'alombra 8 una donna vecchia, brutta e altissima, pi alta delle case a due piani. 5uando arriva l'imbrunire, soprattutto nelle sere di tempo cattivo, si mette spesso seduta sopra le case del paese. E' talmente alta che riesce a sedersi appoggiando una coscia sul tetto di una casa e l'altra sul tetto della casa accanto. Sta cos& per ore e ore, e

intanto osserva la gente che passa sotto di lei, lungo le strade del paese. %lle persone adulte non fa nulla, a lei interessano solo i bambini. E quando prende di mira un bimbo che passa, la 'alombra senza sollevarsi in piedi allunga dai tetti delle case le sue grandi braccia, le sue mani ossute arrivavano presto fino a terra e in quel mentre le sue grosse dita pelose afferrano il bambino e lo trascinano via. /ove, non lo sa nessuno, o almeno nessuno a me l'ha mai raccontato, ma 8 certo che diversi bambini del paese sono spariti tra le mani della 'alombra. *er questo stavo correndo verso casa, gli occhi fissi a guardare i tetti delle case e il cuore traboccante di paura. E intanto pensavo che io, se fossi stata al posto della mamma, mai avrei fatto uscire la mia bambina al tramonto e con il tempo cattivo, proprio quando per i quartieri circolava quella brutta strega della 'alombra. E non mi consolava per nulla sapere che mia madre aveva di certo infilato un paio di forbici dentro il mio letto, come faceva sempre in questi casi. (ei ci aveva spiegato che quando un bimbo si trova fuori casa nel buio della sera, 8 necessario mettere nel letto del bambino un paio di forbici, infilate sotto le sue coperte o sotto il cuscino. Solo cos& 3 diceva lei 3 si allontana il malocchio e si evita al bambino qualunque pericolo finch# non torna a casa. 3 'a queste credenze non aggiungevano coraggio a quel poco di mio che avevo e che era grande quanto una fogliolina di garofano. !orrevo forte, non ci misi pi di cinque minuti per tornare a casa, ma durante quella corsa il tempo mi sembrava che non passasse mai. nvece il tempo pass) rapidamente e arriv) agosto, e pap+, come aveva promesso, torn) a casa. -on era mai stato cos& a lungo lontano da noi, e noi da lui, e quando arriv) alla stazione di .ionero si trov) un esercito di persone ad accoglierlo. Eravamo davvero tanti, ma non tutti erano l& per pap+, perch# oltre a lui arrivavano altri uomini di .ionero che erano immigrati, chi in 1ermania, chi in 2elgio e chi in Svizzera. 5uando il treno si ferm) con il solito furioso stridore del ferro delle ruote che frusta il ferro delle rotaie, non vedemmo subito pap+. Sul marciapiede la folla di persone si agit) facendo voci, si udivano nomi gridati forte 7 Salvatore, "rancesco, "ilippo... 4 E %ntonio, che era pap+. Era sceso dal treno per ultimo e stava immobile, le valigie posate a terra e lui ritto, ma con le spalle curve ; sembrava un soldato che torna dalla guerra. -on una, ma due erano le valigie, quella di pelle nera, che si era fatta molto pi logora di quando era partito, e una borsa strana, di tela lucida bianca con strisce rosse e blu. o non riuscii ad abbracciarlo subito, perch# gli si erano fatti intorno mia madre, mia zia "ilomena e suo marito "ilippo 6 'u vascelott i loro figli grandi e i gemelli figli dell'altra zia 2eniamina, suo marito 1iuseppe 'u surde e suo fratello !armine, insomma una vera e propria trib di parenti, alle spalle dei quali stavamo i miei fratelli ed io, fermi e in silenzio. *ap+ aveva portato con s# pochi indumenti, qualcosa di pi di ci) che indossava. 'a la sua valigia nera era zeppa, lo si capiva da quanto pesava. !i disse che aveva portato da *faffi,on tanti regali per noi, per mia madre, me e i miei fratelli. -on vedevamo l'ora di

essere a casa per aprire i regali di pap+. "u la prima cosa che facemmo appena entrati in casa. !i precipitammo sulla valigia nera urlando di gioia, senza neppure dare a nostro padre il tempo di togliersi gli abiti con cui aveva viaggiato. *ure la mamma sembrava una bambina, saltellava ridendo e ripeteva 7 3 !he m'hai portato %nto' = !he m'hai portato = 3 Stavano tutti attorno a quella valigia e io non riuscivo neppure a toccarla. %llora tentai di aprire l'altra, la valigia di tela che non avevo mai visto prima. 5uando se ne accorse, pap+ mi ferm) con voce decisa 7 'ar&, non toccare a' pap+, quella non 8 roba nostra. 3 *erch8 non 8 nostra, tu l'hai portata. 3 gli dissi io o l'ho portata ma non 8 per noi. 'e l'hanno consegnata due amici che lavorano con me e che non hanno potuto tornare al paese. 0no lo conosci anche tu, 8 mio cugino 2artolomeo 'u svezz, quello che abita l'ultima casa del paese. ('altro non lo conosci, 8 uno di %tella. Si chiama Salvatore, 'u treple. /omani mattina devo andare dalle loro famiglie e consegnargli sta' roba. $oi per) non la toccate 3 'a pap+ perch# tu sei tornato e loro due no = 3 chiese mia sorella !aterina -on tutti tornano 3 le rispose lui. 3 Solo quelli che hanno un contratto fisso come me possono tornare tre settimane per le vacanze, e poi risalire e riprendere il lavoro. 5uelli che sono stagionali invece non li lasciano andare, poveracci. 3 (asciammo la valigia di tela senza pi nemmeno guardarla, anche se non avevamo capito chi erano questi stagionali. Erano prigionieri = /ovevano stare in carcere per una stagione = -on gli chiedemmo nulla, eravamo troppo eccitati per i regali. 'amma aveva finalmente aperto la valigia e cominciava a tirar fuori quello che c'era dentro. /apprima ne uscirono due camicie di pap+, un paio di pantaloni, mutande, maglie e calzini, poi mamma tir) fuori un sacchetto di carta, grosso e pesante. !onteneva delle tavolette di cioccolata, saranno state almeno una dozzina e di tante forme diverse. !'erano le tavolette piatte che si vendevano pure da noi, anche se noi ne compravamo qualcuna soltanto a -atale, ce n'erano altre che parevano dei piccoli panettoni ripieni di crema bianca e avvolti in una carta stagnola color oro e nero. *oi ne vedemmo alcune avvolte in un cartoncino giallo che aveva la forma di un triangolo, una barra lunga e triangolare. "u il primo che aprimmo per via di quella forma strana, dentro c'era una fila di cioccolato fatta di tanti spicchi triangolari, proprio come le torri merlate del castello del paese. 'a c'era dell'altro. !'erano dei piccoli sacchetti colorati, con delle scritte in una lingua che non comprendevamo, e scuotendoli sembrava contenessero riso, o chicchi di frumento. -o, no 3 disse pap+ 3 -on 8 riso, n# frumento, sono minestre di verdure. /a noi li chiamano potage, si buttano nella pentola con l'acqua bollente, si sciolgono e dopo pochi minuti puoi mangiare una minestra di verdure, o di fagioli, o lenticchie 3 Sono buone pap+ = 3 gli chiese !aterina. 2eh... veramente quelle che prepara mamma sono pi buone, per) queste si lasciano mangiare 3.

'i sorprese un po' sapere che quelle scatole di polvere granulosa potessero contenere 7 minestre buone, ma mi sorprese ancor pi sentire pap+ che diceva ;da noi....< *ercepivo una stonatura in quella frase. /a noi significa qui a casa nostra, al paese nostro. 'a che, questa non era anche casa di pap+ = E allora perch# lui non aveva detto ;da loro< invece che ;da noi<= !'erano altri regali per mamma e per noi. *er me c' era una giacchetta di un bellissimo colore rosso acceso, che si allacciava con una cerniera lampo ed era di un tessuto strano, come la tela cerata del tavolo della cucina. ndossandola, produceva un forte fruscio, simile al rumore del vento contro i rami del salice. 3 E' una giacca a vento, 'ari'. (ass le chiamano cos&. 0na giacca a vento di nailonn. 3 mi spieg) pap+ che aveva notato il mio stupore. 5uando la valigia di pap+ fu vuota, mamma spar& dietro la tenda della camera da letto, e si ripresent) con in mano il regalo comprato per pap+ 7 una giacca nuova di lana, con un disegno spigato, color grigio fumo. -ostra madre l'aveva comprata nel pi bel negozio del paese con i soldi che aveva risparmiato e messo da parte, settimana dopo settimana, dall'inizio dell'anno. 3 1razie !arme', ma 8 davvero bellissima 4 3 disse pap+. 3 'i mancava proprio una bella giacca da mettere la domenica quando vado alla chiesa di *faffi,on per incontrare i nostri paesani. 3 'a quando fece per indossarla, mamma si mise a strillare 7 3 -ooo, che fai = -on la provare 4 (ascia subito quella giacca.... 3 (a guardammo tutti stupiti, e anche un po' spaventati. 'a che aveva da gridare = *ap+ non stava facendo nulla di male, voleva soltanto provare la giacca nuova per guardarsi allo specchio e capire se la misura era giusta. (ei rest) in silenzio per qualche minuto, con gli occhi di tutti puntati sul suo viso. *oi, con quella sua calma da contadina nei mesi invernali, spieg) 7 3 E' venerd&. %vete capito = Oggi 8 venerd& 4 3 E che c'era da capire sul fatto che oggi fosse venerd& = !he c'entrava il venerd& con la giacca di pap+ = 3 !'entra, c'entra 3 riprese lei che aveva intuito la nostra confusione. 3 /i venerd& non si provano gli abiti nuovi, porta male. $olete forse attirare il malocchio su questa famiglia = Oggi 8 venerd&, la giacca non si indossa, punto e basta. -e possono arrivare tante disgrazie. %nt), domani 8 sabato, la giacca te la provi domani come e quando vuoi 4 3 (a sera a casa nostra fu grande festa. 'amma aveva conzato bene la tavola da pranzo, con una tovaglia bianca di cotone comprata per l'occasione al mercato, e aveva tirato fuori i piatti della dote di nozze, che noi ancora non

avevamo neppure visto. 1i+ vedere la tavola apparecchiata in quel modo fu una sorpresa per noi bambini, da mesi abituati al rigore pi severo. *er tutto il tempo che pap+ aveva vissuto all'estero, ed erano passati sei mesi, neppure una volta noi avevamo pranzato alla tavola apparecchiata. (a mamma e noi consumavamo i pranzi e le cene seduti sulle panche davanti al camino, mangiando da un unico piatto, la spasetta, un piattone pieno di sole verdure e legumi e dal quale ciascuno di noi prendeva con la forchetta i propri bocconi. *ap+ era lontano da casa e noi eravamo obbligati a fare cos&, altrimenti la gente, se lo avesse saputo, avrebbe sparlato di noi. 'amma ci spiegava che avrebbero detto che noi ci comportavamo da ingrati se avessimo continuato a fare la vita comoda di sempre, intanto che quel povero cristo stava solo e lontano a fare sacrifici per mantenerci. Soltanto la domenica, ma nemmeno sempre, ci si sedeva attorno alla tavola da pranzo, 8 senza per) stendervi sopra la tovaglia, e in ogni caso mangiando dalla spasetta. 'a quella sera c'era anche pap+, e allora tutto cambiava, la tavola ben apparecchiata, con ognuno il suo piatto e le posate belle. %nche il cibo era tutto diverso, mamma aveva cucinato per l'occasione il pollo ripieno che noi non mangiavamo dal giorno della partenza di pap+, e poi c'era l'agnello fatto al forno con le patate e tante verdure estive. 'angiammo tutti in silenzio, ascoltando pap+ che tra un boccone e l'altro non smetteva di parlare, alternando racconti sulle meraviglie del paese in cui viveva a domande sulla vita del paese nostro 7 chi era morto, chi si era sposato e quanti bambini erano nati. l giorno dopo pap+ usc& presto di casa per andare a consegnare alle famiglie la roba che gli amici rimasti in Svizzera gli avevano chiesto di portare ; poi avrebbe incontrato quelli della !ommissione per la processione della 'adonna della neve, ai quali avrebbe versato la sua offerta in denaro. (a 'adonna della neve era il santuario del paese, chiamato cos& per via di un quadro che raffigurava una 'adonna con attorno un paesaggio innevato. Era anche la patrona del paese, e tutti gli anni al 9@ agosto veniva celebrata la festa della 'adonna con una solenne processione. /a qualche anno, per), da quando molti uomini erano emigrati all'estero, la festa era stata anticipata di alcuni giorni, in pratica si faceva il secondo sabato di agosto. 5uesto perch# parecchi emigranti tornavano al paese nel mese di luglio e a met+ agosto erano gi+ ripartiti. ('anticipo della festa non era dovuto solo a un fatto di cortesia che le autorit+ e il parroco rivolgevano agli emigranti, permettendo loro di partecipare alle celebrazioni e ai riti 7 era anche un interesse economico. paesani che lavoravano all'estero tornavano con le tasche piene dei soldi che aveva risparmiato vivendo spesso in condizioni incivili anche a confronto con la miseria che avevano conosciuto prima di migrare, come ad esempio quelli costretti a vivere nelle baracche. (a !ommissione incaricata di organizzare i festeggiamenti della 'adonna della neve. che era solita girare per le case del paese chiedendo ad ogni famiglia qualche contributo per le spese, non aveva tardato ad accorgersi che gli emigranti c disponevano di maggior denaro che non le famiglie dei poveri braccianti rimasti a .ionero. "u deciso allora di anticipare di qualche giorno la festa della 'adonna per poter

raccogliere le offerte di tutti gli emigranti ; con il risultato che le feste si erano fatte anno dopo anno pi ricche. %rrivavano complessi musicali importanti, qualcuno noto perch# le loro canzoni si sentivano per radio, e poi c'erano, nella piazza e lungo il viale, tante bancarelle che vendevano ogni genere di cose che a noi piacevano moltissimo 7 dolcetti, lupini, nocciole e le carrube molto amate dai bambini oltre che dai cavalli. (a !ommissione non badava a spese, con le offerte dei cittadini pagava tutto. *agava tutto, tranne i botti. botti, quelli erano a parte, dovevano essere acquistati dai fedeli stessi, erano il compenso per le grazie che si chiedevano alla 'adonna. 6utti in paese domandavano favori alla 'adonna della neve a cui erano molto devoti, alcuni erano favori piccoli, come quello di un figlio che venisse promosso a scuola, altri erano favori pi importanti, come la guarigione di un parente malato, o il tetto della casa che non crollasse. E a seconda dell'entit+ del favore richiesto, si prometteva alla 'adonna l'acquisto di una proporzionale quantit+ di botti che sarebbero stati sparati in suo onore il giorno della festa, durante la processione. !os&, ad esempio, la guarigione da un mal di denti faceva circa dieci botti, il matrimonio di una figlia in cui tutto andasse per il verso giusto faceva almeno trenta botti, un inverno mite per la campagna erano oltre ottanta botti. 9 -on aveva importanza se il favore chiesto alla 'adonna venisse poi esaudito o meno, comunque andassero le cose l'impegno all'acquisto della quantit+ di botti promesso alla 'adonna veniva sempre rispettato. %nche perch# l'anno successivo ci sarebbe stato bisogno di chiedere ancora favori alla Santa, e nessuno avrebbe mai osato presentarsi a lei in difetto, a causa di una promessa non mantenuta. E cos& il giorno della festa era tutto un susseguirsi, da mattino fino a sera tardi, di esplosioni e rimbombi di botti di ogni tipo. %lle quattro del pomeriggio la processione si muoveva partendo dalla chiesa della 'adonna, al centro del paese, fino a giungere all'antica chiesetta di periferia, davanti al cimitero ; una dozzina di uomini con indosso un saio grigio reggevano sulle loro spalle il catafalco sopra cui era stato collocato il quadro della 'adonna della neve. (a quale stava immobile avvolta nel suo mantello stellato, ondeggiando per gli scossoni del trasporto e con lo sguardo distratto rivolto alla folla che intorno a lei gridava, pregava, si inginocchiava al suo passaggio. E sparava botti. (e settimane passarono rapidamente, e presto arriv) il AB di agosto. l giorno dopo pap+ sarebbe ripartito per *faffi,on. l tempo era volato, sembrava ieri che nostro padre era sceso dal treno a .ionero, e adesso si allontanava di nuovo da noi e chiss+ per quanto tempo. (a sera prima della partenza, io e i miei fratelli non ci rendemmo conto che dal mattino dopo saremmo di nuovo rimasti senza padre, eravamo ancora troppo piccoli per avere un senso dello spazio e del tempo che andasse oltre il passato e il presente. o avevo solo otto anni e mezzo all'epoca, mia sorella !aterina ne aveva dodici e mio fratello -icola cinque. *er) percepivamo il clima di tristezza e di ansia che si respirava a casa nostra quell'ultima sera. 'amma non aveva aperto bocca per tutto il giorno, aveva lo sguardo basso e di tanto in tanto si asciugava con un fazzoletto gli occhi umidi,

dicendo che era raffreddata. *ap+ aveva preso noi tre in disparte, uno alla volta, e ad ognuno aveva raccomandato di comportarsi bene a scuola e a casa, obbedendo sempre alla mamma. !i lasci) anche una piccola somma di denaro, a me erano toccate tremila lire, una cifra che avevo avuto tra le mani soltanto una volta, quando mamma mi aveva mandato a ritirare la carne dal macellaio il giorno prima dell'arrivo di pap+. !i accorgemmo che quella non era una sera come un'altra solo quando sul letto grande fecero la loro comparsa le due valigie, aperte e vuote. 'amma e pap+, a turno, infilarono nella valigia ogni genere di cose da mangiare 7 alcuni pacchi di pasta, olio d'oliva, stavolta in contenitori di plastica, salamelle e salsicce, pecorino e caciocavallo, conserve di pomodoro e pane grosso. E vino nostro del paese, in due contenitori di plastica. 'io padre avrebbe portate tutto con s# in Svizzera, e io non capivo che bisogno c'era di portarsi dietro tutta quella roba che pesava tanto, se lui aveva detto che lass dove viveva mangiava tutti i giorni molto bene. -on poteva comprarsi la pasta, i salumi, il formaggio e l'olio nel negozio che aveva vicino a casa =

2. *artito pap+, tornammo a fare la vita ritirata, quasi monastica, che eravamo tenuti a fare in sua assenza. 2andita l'allegria, limitate le uscite, ripristinate le cene sulla panca davanti 10 al camino beccando il cibo dalla spasetta, ci comportavamo come se dovessimo osservare un lutto. 1li sguardi dei vicini di casa e dei parenti erano sempre vigili e sempre pronti a giudicare. % ottobre, mamma approfitt) della lontananza di pap+ per far battezzare -icola, che aveva quasi sei anni. 'ia madre era religiosissima, una vera donna casa e chiesa, ma oltre alla fede nel /io cristiano ne aveva un'altra e forse ancora pi solida, riposta in quell'intreccio di credenze pagane e riti magici che 8 una caratteristica della nostra terra. n materia di religione, o di religioni, i conflitti tra lei e mio padre furono frequenti e spesso con toni esasperati. *ap+ non era ateo, a modo suo era credente ; credeva in una presenza superiore che aveva creato la terra, il sole e i pianeti, un dio dai contorni indefiniti e non rintracciabili nelle scritture, nelle prediche, n# nei dipinti sacri. l suo era il dio della terra, del raccolto e delle stagioni ; credeva nella natura, non nella !hiesa cattolica. (a terra, le stagioni e la natura esistevano da sempre, da prima ancora che il cattolicesimo vedesse la luce, mentre la !hiesa era venuta dopo, e nella fede di mio padre era vista come un'intrusa. *ap+, perci), odiava l'istituzione ecclesiastica, era genuinamente anticlericale, e come tale si teneva lontano dai sacramenti. E desiderava che anche i suoi figli ne stessero alla larga. %nche mia sorella ed io fummo battezzate quando gi+ frequentavamo le scuole elementari, dopo anni di continue liti tra i nostri genitori, e il nostro battesimo fu il risultato della tenacia di mamma, della sua indomabile insistenza. (ei us)

tutti gli argomenti che la mente umana possa immaginare per convincere mio padre, dai giudizi dei parenti e dei vicini, al trattamento discriminatorio che avrebbero sub&to a scuola i loro figli se non battezzati. %lla fine pap+ cedette, prima per il battesimo di !aterina poi per il mio, ma solo perch# stremato dalla perseveranza di mamma, non certo perch# si fosse lasciato convincere. %nche mamma, per), era uscita esausta da tutte quelle interminabili lotte per ottenere che venissimo battezzati, ragion per cui con -icola adott) un sistema diverso 7 suo marito era lontano da casa e quando sarebbe tornato avrebbe semplicemente appreso che il figlio era stato battezzato. 5ualunque cosa avesse avuto da ridire, ormai la cosa era fatta. 'a l'argomento principale che mamma impieg) per persuadere pap+ a farci battezzare fu la paura che qualcuno di noi, se disgraziatamente fosse morto, sarebbe diventato un munacedd. /alle nostre parti quando un bambino muore senza essere stato battezzato, il suo spirito si trasforma in 'u munacedd, ed 8 destinato a vagare per sempre e in totale solitudine nel limbo. l limbo dei munaceddi non 8 un luogo lontano da noi, come invece sono, nell'immaginario popolare, il paradiso e l'inferno ; il loro limbo sta sulla terra, pi precisamente nei boschi dove, durante il giorno, si tengono ben nascosti 7 tra i rami degli alberi, nei cavi delle vecchie querce o pi spesso sotto terra. munaceddi escono dai loro rifugi solo di notte, e vengono in mezzo a noi. 6utti quelli che ne hanno visto uno almeno una volta, e io sono tra questi, sono concordi nella loro descrizione. Sono esseri molto piccoli, in pratica hanno la stessa dimensione del bambino che erano il giorno della loro morte ; non conservano, per), le stesse sembianze che avevano da vivi, anzi, i volti dei munacedd sono tutti identici tra loro 7 hanno un viso piccolo da bambino, con i lineamenti regolari e dolci, e due occhi vivaci e furbi. ndossano tutti un'ampia tunica che li copre dal collo fino ai piedi e portano lo stesso cappello, un copricapo largo e pi grande di loro, le tese ampie come quelle di un sombrero ma con 11 le estremit+ afflosciate, e la cupola a forma di cono molto alto che si piega sulla sommit+. /i notte pu) capitare a chiunque di incontrare un munacedd , nei boschi dov'8 il loro limbo o lungo le strade, ma pi frequentemente sono loro stessi che fanno visita alle persone. Hanno una natura bizzarra e dispettosa, e la loro attivit+ notturna consiste nel provocare dispetti agli esseri umani. Sono capaci di ogni genere di molestie, ma in nessun caso pericolose perch# non lo fanno per cattiveria ma soltanto per gioco. .iescono comunque ad essere terribilmente fastidiosi. 1li scherzi e le beffe che combinano alle persone vanno dal rovesciare bicchieri pieni d'acqua o di vino, a nascondere le chiavi di casa nei posti pi impensabili, a far cadere i tronchi di legna accatastati dai contadini, a spalancare nelle fredde notti invernali le finestre delle camere da letto. 0na notte che dormivo nel mio letto sola, perch# !aterina si era fermata a casa della nonna, venne a farmi visita 'u munacedd. 'i svegliai nel cuore della notte perch# improvvisamente avvertii un gran freddo 7 mi accorsi che le mie coperte, anzich# averle addosso, stavano arrotolate alla base del letto. 'i ricoprii e ripresi a dormire. /opo pochi minuti, di nuovo ebbi un gran freddo, mi

risvegliai e vidi che mi ero nuovamente scoperta. 'i ritirai addosso le coperte, ma stavolta rimasi sveglia e con gli occhi aperti. .estai immobile per qualche minuto, finch# sentii che le coperte si sollevavano leggermente e pian piano scivolavano indietro. !apii che era una burla del munacedd e mi alzai a sedere sul letto. miei occhi abituati all'oscurit+ lo videro immediatamente 7 stava ai piedi del letto, sospeso a mezz'aria e rideva silenzioso. .iuscii a rimanere calma, sapevo cosa avrei dovuto fare in questi casi 7 per prima cosa mantenere la calma e poi cercare di strappargli il cappuccio. Si sa che quando al munacedd viene strappato il cappello, quello cambia completamente atteggiamento. /a dispettoso e molesto diventa umile e piagnucoloso, perch# sa che senza il suo cappello non potrebbe girare di notte, e sarebbe costretto a restare rintanato nel bosco senza poter mai mettere il naso fuori. *er questo si trasforma, piange e ti implora in ginocchio di restituirgli il suo cappello, e ti fa mille promesse ; ti promette che ti ubbidir+ ciecamente, che lui sar+ il tuo servitore per tutta la vita, 5ualcuno racconta che, dopo avergli strappato il cappello, 'u munacedd arriv) a promettergli che l'avrebbe accompagnato nel bosco per indicargli il luogo dov'era nascosto un ricco tesoro che lui aveva scoperto. -on bisogna mai credere a queste promesse, 'u munacedd promette ma non mantiene. -on 8 tenuto a farlo, perch# 8 uno spirito del limbo e come tale sa di non dover dipendere da nessuno ; non ha nessuno, n# /io n# Satana, cui rendere conto delle proprie azioni, compresi gli spergiuri. *u) anche giurarti che ti far+ pi ricco di un re, ma non appena rientra in possesso del suo cappello torna ad essere il giullare di prima, e per di pi ti deride perch# gli hai creduto. Seduta sul mio letto davanti al munacedd, lo guardai e gli sorrisi. (ui seguitava a ridere e a spostarsi da un angolo all'altro del letto con la rapidit+ di un lampo. Sempre sorridendo, gli feci cenno con la mano di avvicinarsi a me, e quello, dapprima incerto, si avvicin) per un istante, ma subito dopo torn) volando alla base del letto. (a cosa si ripet# altre due volte, io lo invitavo, lui arrivava ma dopo un attimo si ritraeva. !apii presto che quella era una competizione impari, perci) mi tirai nuovamente addosso le coperte e cercai di riprendere a dormire. 0n attimo dopo ero ancora senza coperte. 'i misi di nuovo a sedere sul letto, lo guardai e lo supplicai di lasciarmi dormire, gli dissi che l'indomani avrei dovuto alzarmi presto per andare a scuola. *er tutta risposta, quello mi fece una sonora pernacchia e inizi) a volteggiare intorno a me, si spostava velocissimo avanti e indietro, a destra e a sinistra. 12 *er un centesimo di secondo lo ebbi di fronte, e la mia mano scatt) a prendere il suo cappuccio. .iuscii a toccarlo e a calarglielo sul viso, ma non ad afferrarlo. %vrei potuto continuare cos& fino all'alba, quando i munacedd debbono rientrare nel bosco, senza che sarei riuscita a strappargli il cappello. *erci), stanca di quel gioco assurdo, mi alzai e andai nel letto di mamma. 'i strinsi a lei che non si svegli) neppure, e mi accorsi che 'u munacedd cos& com'era venuto se n'era andato.

l battesimo a -icola fu la sola trasgressione che si concesse mia madre. /urante i lunghi mesi di lontananza di pap+, mamma non ebbe neppure bisogno di resistere alla tentazione di avvicinare altri uomini, nonostante fosse giovane, aveva da poco superato i trentanni, e che le occasioni non le mancassero. (ei non conobbe mai la tentazione, perch# voleva sinceramente bene a pap+ e per nessuna ragione avrebbe potuto tradirlo. 'a non l'avrebbe mai fatto neppure se non l'avesse amato cos& tanto, perch# ad impedirglielo sarebbe bastato il suo orgoglio, il suo senso del ruolo che la obbligava ad esporre con fierezza all'intero paese il suo comportamento di donna fedele. ('atteggiamento che tenne mamma, nella sua condizione di sposa e madre di tre figli, non era poi cos& scontato. -elle vallate del $ulture, c'erano state in passato tante donne che pur trovandosi nella stessa sua situazione non ne possedevano le medesime virt. mariti di queste, emigrati all'estero, scrivevano raramente alla famiglia a casa, nella maggior parte dei casi per la ragione che si trattava di analfabeti che dovevano tutte le volte trovare il compaesano che sapeva scrivere e avesse la pazienza di farlo sotto dettatura. % differenza di pap+, inoltre, molti di loro non tornavano alla famiglia in occasione delle feste o nel periodo feriale, a volte perch# non ottenevano il permesso, pi spesso perch# erano emigrati in paesi pi lontani che non la Svizzera, magari si trovavano addirittura oltre oceano e quindi il viaggio presentava maggiori difficolt+, sia economiche che di tempo. (e loro mogli rimaste a casa finivano sovente con il sentirsi, dopo qualche anno, delle vedove. %nche se quasi tutte ricevevano di tanto in tanto delle somme di denaro dal marito lontano, la loro condizione ricordava pur sempre quella della vedova. !ol passare del tempo, molte di queste vedove di fatto finivano con l'identificare la propria situazione con quella di altre donne della vallata, alle quali era capitato che il marito emigrato si era fatto una nuova famiglia nel paese lontano ; se ne contavano parecchi di questi casi, e quando ci) succedeva le mogli cessavano di avere notizie dai mariti e pi o meno contemporaneamente di ricevere il denaro per far vivere la famiglia. l pensiero che anche a loro sarebbe toccato lo stesso destino si incuneava lentamente nelle teste di tante donne che vivevano nella condizione di abbandono, oltre che nei loro cuori, fino a diventare un chiodo fisso. n qualche caso questa persuasione era in realt+ un alibi che la donna si costruiva per non avere rimorsi per il tradimento del marito il giorno in cui avrebbe ceduto alla tentazione di far entrare un altro uomo nel suo letto. n paese di storie come queste se ne conoscono parecchie, e tutte avevano come protagonista le giovani spose e la loro necessit+ di poter provare ancora i piaceri sessuali dopo i lunghi anni di assenza del marito. l bisogno, infatti, non era quello di costruirsi una nuova famiglia con un marito nuovo, cosa che sarebbe stata oltretutto difficile sul piano legale. *er loro si trattava pi prosaicamente di dare sfogo alla propria naturale esuberanza legata alla giovane et+, e allo stesso tempo di ritrovare il piacere di essere ancora corteggiate, desiderate, amate. /i sentirsi ancora donna. 13 'a ci) che quelle mogli non mettevano prudentemente nel conto, al momento di iniziare una relazione con un altro uomo, era la possibilit+ di rimanere incinte. E cos& fu inevitabile che molte di loro dessero poi alla luce un figlio, al quale sovente misero lo stesso nome del marito emigrato, nel tentativo di attenuare cos& la

propria colpa. %ccadeva a volte che dopo diverso tempo il marito tornasse a casa, magari perch# aveva deciso di restarci per sempre oppure perch# voleva ritornare all'estero portando la famiglia con s# ; e veniva a scoprire che nel frattempo la sua famiglia era cresciuta di numero, che si era aggiunto un bimbo nuovo che portava il suo stesso nome. n quasi tutti i casi in cui ci) si verific) non successe nulla. ('emigrante ritornato a casa, dopo le prime reazioni di furiosa gelosia e di rabbia per il tradimento, a cui facevano seguito disperate scene di pentimento e di vergogna della moglie, finiva sempre con l'accettare la nuova realt+ e restava, oppure ripartiva, insieme alla moglie e ai figli, compreso l'ultimo nato, non suo. lucani sono s& meridionali, ma non sono come gli altri. Hanno un senso del bene e del male e un concetto di famiglia che non si riconoscono del tutto con quelli della religione, n# con i costumi sociali e morali dell' talia del sud. E hanno un senso dell'onore che sfugge a qualunque paragone con altri popoli meridionali. ('onore, secondo i lucani, non coincide con l'onorabilit+, 8 anzitutto la considerazione che loro hanno di se stessi, non quella che gli altri hanno di loro. *er il popolo lucano l'onore viene dopo gli affetti e dopo l'istinto innato di offrire protezione a chi pi ne ha bisogno.

3. *ap+ stava seduto, anzi sdraiato, su una poltrona strana, di un tipo che non aveva mai visto prima. Era molto larga, due adulti magri avrebbero potuto starci seduti insieme senza darsi troppo fastidio, e aveva lo schienale altissimo, che finiva al di sopra della sua testa. Strano 3 pens) 3 io sono abbastanza alto, oltre un metro e settanta, ma queste poltrone le hanno fatte per gente di almeno due metri 4 *er) stava davvero comodo, e questo lo rilass). Herr Hoffmann invece era in piedi davanti a lui, intento a riempire due bicchierini di un liquore rosato che scendeva lentamente lungo il vetro. *orse un bicchiere a pap+, alz) il suo e disse solenne 7 3 *rosit 4 3 e bevve tutto d'un fiato. %nche pap+ disse 3 prosit 4 3 ma bevve il liquore sorseggiandolo, voleva capirne bene il sapore. Era alcolico, e parecchio anche, forse grappa di prugne. l salotto in cui si trovava era quello di casa Hoffmann, a Hittnau, ed era una sala grande, quasi quanto gli stanzoni dove i casari del nostro paese producevano i formaggi ; aveva un grande tappeto al centro e diversi mobili, tutti di legno scuro, sopra i quali stavano appoggiati tanti piccoli oggetti, alcuni in legno, altri in terracotta, in vetro e in bronzo. Ogni tanto pap+ metteva mano alla tasca del cappotto solo per assicurarsi che i soldi che aveva portato con s# ci fossero ancora. Erano diverse banconote in "ranchi, che facevano una somma importante, e smarrirla sarebbe stato una sciagura. 5uei soldi servivano per pagare a Herr Hoffmann l'affitto anticipato di tre mesi per l'appartamento al primo piano di quella grande casa. %ppena ritornato a *faffi,on a fine agosto, nostro padre si era messo a cercare

una casa 14 sufficientemente grande per ospitare la mamma e noi. ('aveva dapprima cercata a *faffi,on, il paese in cui viveva dal giorno del suo arrivo e dove lavorava, ma non era riuscito a trovare nulla che andasse bene per lui, e quelle rare volte che gli mostrarono un appartamento che gli piaceva, il prezzo dell'affitto era troppo alto. !os& si era messo a cercare fuori dal paese e dopo qualche settimana gli avevano parlato di una casa in quel minuscolo villaggio, Hittnau, adagiato a met+ della collina, costantemente coperto di neve durante l'inverno, ma verde e soleggiato in primavera e in estate. l proprietario, il signor Hoffmann, sembrava una persona cortese. 1li disse, in un italiano abbastanza comprensibile 7 !aro %ntonio, tu vedrai che starai bene qui. (a casa 8 grande, ben riscaldata, pochi passi e c'8 la fermata della *osta, prendi bus e arrivi a tua fabbrica 3. 'a s& 3 gli rispose pap+ 3 la casa mi piace. E anche il villaggio. E' molto piccolo, niente negozi, per) 8 esposto bene al sole. 5uando c'8 4 3. Era la fine di ottobre, pap+ ricordava che in quel periodo a .ionero qualcuno faceva ancora i bagni nel torrente, ma l&, nel !antone di ?urigo, era ormai pieno inverno e la neve era gi+ scesa tre volte. Herr Hoffamn intu& e disse 7 'a certo, qui non 8 come da voi che avete tanto sole tutto l'anno. *er) anche noi in buona stagione abbiamo sole. E poi qui da me non sarai solo, sotto di te vivono famiglie di italiani, avrai compagnia 3. S& 3 rispose pap+ 3 salendo ho incontrato qualche pais+, qualche faccia d'italiano. !i faremo compagnia 3. 6u per) %ntonio devi comportarti bene. -on fare come qualche italiano che vive qui in casa mia. Sai cosa fa qualcuno = 'angia arance e poi butta bucce dalla finestra -ello giardino sotto non si vedono, perch8 cadono in neve, ma quando neve si scioglie tutto lo giardino 8 pieno di bucce dell'arancio. 6u non fare questo 4 3. *oco dopo passarono a firmare il regolare contratto d'affitto, che avrebbe avuto la durata di tre anni a partire da novembre. *ap+ tir) fuori dalla tasca i soldi che aveva pattuito e li porse al signor Hoffmann che li lasci) sul tavolino della sala. %lzandosi, pap+ pos) sul medesimo tavolo la pesante borsa di tela che aveva portato con s# e che aveva fino allora tenuto in mezzo i suoi piedi, e disse al suo nuovo padrone di casa 7 3 5uesti sono per voi, Herr Hoffmann. *rego, gradite i prodotti della nostra talia 4 3 Hoffmann apr& la borsa, ne trasse una bottiglia di olio d'oliva, una di vino, una conserva di pomodoro, un pezzo di pecorino e una soppressata di cavallo. .imase per qualche minuto senza riuscire a parlare, guardando fisso le cose che aveva allineato sul tavolino, poi con un'espressione di gioia e di stupore insieme gli disse 7 3 'a %ntonio, io non so come ringraziare te C. tutto questo 8 magnifico, questa roba 8 molto buona, noi qui non abbiamo cose buone come queste. 1uarda, c'8 anche olio delle oliva..... tu sai che olio delle oliva qui non eiste = 5ui noi usiamo solamente burro. %ntonio, io...... io davvero ringrazio te, tu mi fai felice C io sono molto contento che tu diventi mio vicino di casa. E mio amico 4 3

"u quella sera che mio padre si fece il suo primo amico svizzero.

E cos& pap+ trasloc) dalla camera che condivideva con un altro immigrato a *faffi,on alla casa in quel villaggio a met+ collina nel quale i pini secolari erano pi numerosi delle case. Sistem) nel nuovo appartamento i suoi effetti personali, che stavano tutti nella sua valigia nera, occupando una piccola parte dell'armadio in legno di pino che si trovava nella 15 camera pi grande, quella con il letto matrimoniale, e inizi) a fare pulizie di fino e piccoli lavori di manutenzione. /i l& a poco sarebbe arrivato -atale, un -atale speciale per la nostra famiglia perch# stavolta pap+ non sarebbe tornato al paese, ma saremmo andati tutti noi da lui. 5uando mamma un mese prima ce lo disse, io e mia sorella gridammo per la gioia di rivedere pap+ e per l'emozione per quel viaggio cos& importante. Era il primo vero viaggio della nostra vita e la meta ci pareva lontanissima, quasi all'altro capo del mondo. -icola, nostro fratello pi piccolo, si spavent) e si mise a piangere quando sent& le grida di entusiasmo mie e di !aterina, lui era ancora troppo piccino per capire cosa stava per succedere. o e mia sorella invece cominciammo subito a liberare la fantasia e a sognare il nostro prossimo viaggio, a bordo di treni che correvano veloci nella notte, per proseguire poi su slitte trainate da cavalli bianchi che scivolavano sulla neve 4 !ontinuammo a immaginare il viaggio in ogni momento delle nostre giornate, fino al giorno prima della partenza ; a scuola ne parlammo immediatamente con la maestra e con i compagni, i quali ci guardavano con invidia per l'avventura che avremmo avuto la fortuna di vivere. Ogni sera prima di addormentarci, !aterina ed io ci confidavamo i nostri sogni su quel viaggio, abbracciate nel letto che insieme condividevamo, parlando sottovoce per non farci udire dalla mamma che non voleva che stessimo sveglie a chiacchierare. 3 "initela 'a mamma con le vostre stupidaggini, e mettetevi a dormire 4 3 gridava lei dal suo letto oltre la tenda. Era quasi impossibile parlare senza essere uditi da mamma. (a nostra casa era costituita da un unico grande locale situato al piano rialzato di una costruzione bassa e lunga, inserita in una piccola corte abitata solo da contadini. Sotto il nostro stanzone c'era un piccolo ammezzato che veniva utilizzato come ripostiglio, ma anche come servizio igienico per la nostra famiglia. l grande locale era stato suddiviso mediante tendoni spessi, lunghi dal soffitto al pavimento. Entrando, sulla destra si trovava la cucina con un ampio camino, e sulla sinistra la sala da pranzo con un tavolo tondo e un divano ; tutto questo costituiva la met+ dello stanzone, l'altra met+ era chiusa da una prima tenda, dietro la quale stavano le camere da letto 7 a sinistra quella di mamma e pap+ e a destra, divisa da una seconda tenda, quella in cui dormivamo io e mia sorella su un letto grande, e mio fratello su un lettino pi piccolo. -ella notte, ogni piccolo rumore, anche un leggero mutamento del respiro, era udibile da ciascuno degli abitanti della casa.

5ualche giorno prima della partenza aiutammo mamma a preparare la roba che avremmo portato in viaggio. vestiti per lei e per noi erano quelli pi pesanti che avevamo, ma erano ridotti al minimo indispensabile. 2isognava lasciar posto nelle valigie al cibo che avremmo portato a pap+, le salsicce, i formaggi, l'olio, il vino, il pane casereccio. 'amma dovette recarsi da un nostro lontano parente, cumpare .occo u' cumuniste, che faceva il calzolaio ad %tella per comperare a poco prezzo una grossa valigia di cuoio, o forse di cartone, perch# l'unica che ci era rimasta a casa non bastava a contenere tutta la roba che avremmo portato con noi. *artimmo una mattina poco dopo l'alba di un giorno di met+ dicembre, non ricordo quale. .icordo solo che era ancora buio, faceva molto freddo e alla stazione non c'era nessuno a salutarci. !i aveva accompagnato 6orquato 'u pesciaiul, con il suo carretto tutto di legno, ruote comprese, che lui utilizzava per portare il pesce e che spingeva ad una velocit+ che era difficile stargli dietro. Sul carretto stavano le due grosse valigie insieme a -icola che ancora dormiva, mentre io, mamma e !aterina gli correvamo appresso. 16 6orquato scaric) i bagagli e -icola sul marciapiede della stazione e ci salut) sbrigativamente. (a littorina che ci avrebbe portato a "oggia arriv) pochi minuti dopo e si arrest) davanti a noi, con il suo rumore di ferraglia esausta, pi terrificante di un temporale. /ire che il viaggio fu lungo sembra un'ovviet+, in realt+ mi sembr) che durasse quanto un'intera fase della mia vita. l treno, l'espresso per ?urigo sul quale salimmo alla stazione di "oggia, era uno spaccato di mondo completo, delimitato dalle due porte all'inizio e alla fine del vagone, e abitato da un'infinit+ di persone variopinte, uomini, donne, parecchi ragazzi, anziani. 0n piccolo universo in cui la vita scorreva con tutti i suoi momenti lieti e tristi, simile, in fondo, alla vita reale di tutti i giorni. 1uardavamo le facce della gente intorno e leggevamo sui loro visi la speranza. E intanto mangiavamo di continuo. 'amma apriva spesso una delle due valigie in cima alla quale aveva sistemato il cibo per il viaggio, e ci passava due fette di pane casereccio, con dentro del pollo, oppure la mortadella, o le melanzane sottolio. *oi ci addormentavamo sdraiati sopra di lei che stava costantemente seduta, da una parte -icola, la testa appoggiata sulla coscia di mamma, e dalla parte opposta io o mia sorella con la testa sull'altra coscia sua. /opo qualche ora di sonno ci svegliavamo e andavamo a sgranchirci le gambe nel corridoio, che era strapieno di ragazzi giovani, molti dei quali non avevano il posto a sedere negli scompartimenti e si erano sistemati l&. /ormivano seduti con la schiena appoggiata alla parete, e per andare al bagno a fare pip& bisognava scavalcare parecchie gambe distese per terra. o avevo allora nove anni, ma !aterina ne aveva quasi tredici ed era una ragazza molto sviluppata per la sua et+. ragazzi, in piedi o sdraiati per terra, la guardavano a lungo quando passava, e una volta uno le disse 7 3 Signorina, perch# non guarda fuori dal finestrino = Ha visto che bel panorama = 3 (ei ingenuamente si alz) in punta di piedi per guardare fuori, la sua gonna si sollev) e in quel momento il ragazzo le mise una mano sulla gamba, con un fare scherzoso, uno spirito un po' da caserma, s&, ma tutto sommato innocente. 'ia sorella si gir) di scatto e gli moll) un ceffone sulla guancia del ragazzo

colorandogliela di un rosso ciliegia, poi torn) di corsa nello scompartimento. Era una conseguenza degli insegnamenti di mamma, che aveva messo in guardia noi ragazze fin da piccole sulle cattive intenzioni degli uomini, e sulla necessit+ di chiuderci a riccio di fronte alle loro attenzioni. 'amma rimase quasi sempre seduta, si alz) soltanto per andare in bagno per i suoi bisogni, oppure quando il treno si ferm) a 'ilano e dai finestrini vedemmo degli uomini che vendevano bibite ai viaggiatori. (ei ci concesse di comperare tre gazzose e corse in bagno per togliersi di dosso i soldi. Si era cucita una tasca nelle mutande, dove aveva nascosto tutto il denaro, per paura che glielo rubassero. /opo un giorno e mezzo di viaggio, il nostro treno arriv) alla stazione di ?urigo che era gi+ buio pesto. *ap+ ci attendeva, ma non lo scorgemmo subito perch# la banchina era zeppa di persone, soprattutto uomini, in attesa dei loro familiari. 5uando lo vedemmo la gioia di abbracciarlo prese il posto della stanchezza per il viaggio, e quando i festeggiamenti finirono ebbi finalmente il tempo di guardarmi intorno. (a stazione di ?urigo era qualcosa di gigantesco, niente a che vedere con la stazioncina di .ionero. !'erano luci dappertutto, in alto sul soffitto, ai lati, davanti a noi, ed erano luci 17 gialle molto forti. !i incamminammo verso il binario dove fermava il treno locale per *faffi,on, pap+ davanti a noi per farci strada, spingendo un carrellino che aveva le ruote di gomma come le automobili, sopra il quale stavano le nostre valigie. o notai che i colori erano scomparsi, tutto era diventato di colore marrone sotto quelle forti luci gialle. (a mia gonnellina rossa era marrone, il cappotto azzurro di mia sorella era diventato marrone, anche lo scialle di mamma che era grigio sembrava marrone. l treno per *faffi,on era pi corto ma molto pi lussuoso di quello con cui eravamo arrivati dall' talia, e anche pi silenzioso. Scendemmo dopo circa venti minuti e camminammo tutti e cinque, pap+ sempre davanti, per un tempo che a causa della stanchezza mi parve eterno. !'era la neve tutto attorno a noi, tanta neve. -on sul marciapiede che era perfettamente pulito, ma sui prati e sugli alberi del viale. 3 %desso arriviamo alla gasthaus dove lavora il mio amico 'atteo 3 ci disse pap+. 3 (ui ci porter+ a casa con il furgone del ristorante, arriveremo in un attimo 3. !i volle un po' pi di un attimo, il furgone arrampicava lungo una salita ripida, sbuffando e cigolando, e metro dopo metro la neve si faceva sempre pi alta. "inch# la macchina si ferm) davanti a una casa di tre piani, una casa strana con la parte bassa della facciata in muratura e quella alta di legno scuro. (a casa sembrava isolata, alcune finestre erano illuminate ma tutto intorno c'era il buio nero delle notti senza luna. 3 Siamo arrivati 3 disse pap+ con un sorriso d'orgoglio. 3 5uella 8 casa nostra, bambini voi vivrete qui 43 (o udii solo io, !aterina e -icola dormivano, e pap+ li port) in casa tutti e due in braccio, mentre il suo amico 'atteo portava le valigie.

%ppena entrammo e fu accesa la luce, vidi una cosa che mi lasci) a bocca aperta 7 in un angolo dell'ingresso c'era un piccolo pino, un albero di natale addobbato con oggetti di varie forme molto colorati, piccoli gatti e cani, maialini, topini. .imasi imbambolata a guardarlo, non avevo mai visto prima un albero di natale all'interno di una casa ; da noi nelle case si faceva il presepe, e poi si allestivano due o tre grossi alberi di -atale pieni di palle colorate, ma soltanto nelle piazze del paese. Oltretutto quelle appese all'albero nella casa di pap+ non erano palle, ma animaletti ricoperte di carta stagnola di tutti i colori, che al tatto erano molli. 3 /entro sono ripieni di cioccolata di tutti i gusti 3 mi spieg) mio padre. *oi nostro padre ci disse che quel posto si chiamava Hittnau, ma noi bambini non fummo capaci di pronunciare bene quel nome se non dopo qualche settimana.

o avrei presto scoperto che la vita in quel posto era per noi una magnifica vacanza. -on c'era la scuola, la mamma volle sempre fare da sola tutti i lavori di casa senza farsi aiutare da me e da mia sorella, e il paesaggio che vedevamo dalle finestre era incantevole. *er noi cresciuti nel $ulture la neve non era certo una novit+, ma l& ne era caduta assai pi che da noi, si vedevano le stradine pulite del paese, con la neve accumulata ai bordi alta quanto gli ulivi delle nostre campagne. E tutt'intorno c'era silenzio, l'aria era fredda e muta, non si udivano voci n# grida come capitava ad ogni momento al nostro paese, neppure in lontananza. Solo qualche raro abbaiare di cani. (a mattina del primo giorno a casa di pap+, appena alzati io, !aterina e -icola ispezionammo subito la casa. Era davvero grande, noi non avevamo mai vissuto in un appartamento che aveva ben due camere da letto, una per i genitori e una separata per i figli. $icino all'ingresso c'era una cucina con tanti mobili appesi alle pareti, dove poteva 18 pranzare tutta la famiglia unita. !'era anche un bagno grande, una meraviglia a confronto con lo scantinato umido di casa nostra. E proprio dal bagno ci giunsero le grida di -icola 7 3 l telefono 4 !'8 anche il telefono in questa casa 4 3 *ap+ corrug) la fronte stupito. 3 'a quale telefono = io non ho il telefono qui... 3 E giunto in bagno, seguito da mia sorella e da me, scoppi) a ridere 7 3 -ico' ma che dici 'a pap+ = 5uesto non 8 un telefono, 8 la doccia 4 %ssomiglia a un telefono , ma vedi tutti questi buchini = Ecco, da qui esce l'acqua, serve per lavarti quando non vuoi entrare nella tinozza 3. l pomeriggio pap+ ci port) tutti fuori casa, faceva freddo ma c'era un sole basso e senza colore che anche se non scaldava, almeno rendeva la giornata luminosa. (ui volle che scendessimo a piedi fino a *faffi,on, il paese che stava sotto la collina e dove lui andava tutti i giorni per lavorare. *er la verit+, a piedi scesero soltanto lui e la mamma, perch# essendo la strada all'andata tutta in discesa, lui sistem) noi bambini su una slitta avuta in prestito dal signor Hoffmann, e piano piano ci fece scendere sulla neve, tenendo stretto in mano

il cordino della slitta con il quale rallentava la velocit+. % quei tempi *faffi,on era abitata da meno di cinquemila persone, dei quali circa settecento erano immigrati italiani. Era una cittadina graziosa, adagiata sulle rive di un laghetto, il *affi,ersee, fatta tutta di case basse, ognuna con tanti vasi di fiori alle finestre, anche d'inverno. *ossedeva un'antica e austera chiesa protestante, di rito riformato svizzero, con un alto campanile, e una pi modesta chiesa cattolica. n periferia stavano le fabbriche, che erano soltanto quattro ma tutte grandi e dove lavoravano gli italiani che vivevano nella zona. !i fermammo poco, solo il tempo di comperare un pollo e un po' di cervelat per la cena, e tornammo subito a Hittnau. l percorso stavolta era in salita ed era faticoso, ma avevamo tutti un grande entusiasmo per le tante novit+ che stavamo vedendo, e arrivammo alla nostra nuova casa senza avvertire la fatica. %ppena entrati in casa, pap+ chiamo me e !aterina 7 3 /ovete andare alla latteria del paese 3 ci disse. 3 Sta alla fine della strada, dopo una serie di villette tutte uguali ; non vi potete sbagliare, la troverete subito. (& vi fate dare 'a pap+ due litri di latte, ma non abbiate paura, voi non parlate, dovete solo porgere questa al signore che vende il latte e lui gi+ sa che ve la deve riempire 3. E ci mise in mano una grossa gavetta di alluminio chiusa da un coperchio a vite, e una moneta che luccicava come l'argento. o e !aterina uscimmo di casa e corremmo su per la stradina che portava al centro del paesino. Eravamo emozionate all'idea di fare quella piccola spesa che al nostro paese avremmo fatto annoiandoci e soltanto per obbedire ai nostri genitori, ma l& in quel posto nuovo diventava un'avventura. !orrevamo ridendo, ma improvvisamente ci fermammo, proprio all'inizio della fila di villini di cui ci aveva parlato nostro padre. "uori dalla prima casetta, appoggiati alle recinzioni di legno che ne delimitava i confini, stavano fermi in piedi cinque bambini, i primi che incontravamo dal nostro arrivo in Svizzera. %vevano pi o meno la mia et+, tre erano maschietti e due femmine, ma erano diversi da noi. Senza parlare, io e !aterina ci guardammo pensando la stessa cosa 7 che erano diversi. (oro ci fissavano in silenzio, e noi altrettanto. %vevano tutti e cinque i capelli biondi, o castano chiaro, ed erano vestiti diversamente da noi. 6utti, anche le femmine, portavano i pantaloni lunghi, gli stivali di gomma e maglioni di lana molto colorati, mentre io e mia sorella avevamo stivaletti pi corti, a met+ gamba, la gonna e i calzettoni di lana che ci 19 arrivavano alle ginocchia. nostri calzettoni sembravano aver catturato la loro attenzione e anche la loro ilarit+, perch# si misero a ridere facendo commenti in quella lingua che noi non capivamo. (i superammo camminando piano, senza guardarli in faccia, e passammo oltre. (oro ci seguirono, con risatine sempre pi rumorose e commenti a voci pi alte. 'entre camminavamo, noi davanti e i bambini svizzeri dietro a breve distanza, i cani presero ad abbaiare contro di noi convulsamente. Ogni villino aveva il suo giardino e ogni giardino il suo cane, a volte piccolo e a volte grosso ; non avevo mai visto cos& tanti cani nei giardini delle case, e la cosa che non capivo era perch# i cani abbaiassero a me e mia sorella, ma non ai bambini svizzeri.

%ppena io e !aterina superavamo il recinto di un villino, i cinque bambini che ci seguivano passavano davanti al cane che aveva abbaiato contro di noi, ma a quel punto la bestia smetteva di latrare. E cos& anche con il cane del giardino successivo e quello dopo ancora. 'i stavo chiedendo se i loro padroni avessero addestrato i cani ad abbaiare soltanto ai figli degli italiani, quando arriv) la prima palla di neve. !olp& mia sorella sulla gamba, tra il calzettone di lana e la gonna, nell'unico punto non coperto da un indumento. !aterina grid) ;ahi 4< ma non si volse indietro, si mise a correre e io dietro lei. bambini ci rincorsero, ridevano forte e parlavano tra loro, sentii in particolare i maschietti gridare 7 3 Spaghetti 4 Dinder cinq 4 ?igeunerin 4 3. !ominciai subito a imparare i termini con cui i loro genitori chiamavano gli immigrati italiani, e che i bambini non facevano altro che ripetere. (a seconda e la terza palla arrivarono a me, una sulla schiena e l'altra sul collo. bambini avevano pressato parecchio la neve e quelle palle dure facevano male ; noi corremmo sempre pi forte circondati dall'abbaiare isterico dei cani e con le palle di neve che ci piovevano addosso, accompagnate dalle risate e dalle grida in tedesco dei bambini. "inalmente arrivammo alla latteria ed entrammo tutte e due trafelate. (a latteria era un unico ampio locale, occupato per la gran parte da tre enormi bidoni di acciaio lucido che dovevano contenere latte, davanti ai quali c'era un lungo bancone dietro cui stava un uomo alto e massiccio con una grande barba bianca. 1uardai ammirata quella faccia e quell'enorme barba, me lo immaginai vestito di rosso, del tutto simile a babbo natale. ('uomo invece aveva un pesante grembiule bianco sotto il quale portava una camicia rosa. -on gli dicemmo nulla, gli porgemmo la nostra gavetta cos& come ci aveva spiegato nostro padre, lui la prese e con un mestolo che aveva un manico lunghissimo riemp& la gavetta. %nche lui non parlava, ci guardava fisso e sorrideva, scuotendo a tratti la testa. -ella latteria la cosa che ci colp& di pi fu l'odore intenso del latte, un profumo dolce e forte, che a noi ricordava i fiori dei mandorli. 0scimmo da l& con la nostra gavetta piena e ci guardammo negli occhi. 3 E se quei bambini stanno ancora l+ ad aspettarci per tirarci altre palle di neve = 3 mi chiese !aterina. -on conoscevamo strade alternative a quella fatta all'andata, perci) non avevamo scelta. !i incamminammo cercando di fare il minimo rumore, imitando il passo dei gatti, e quando giungemmo in vista della villetta dove avevamo incontrato i ragazzi vedemmo che stavano ancora l&, seduti sul muretto di recinzione, ma il loro numero era sceso a tre, le due femmine e un solo maschietto. Stavolta non si mossero quando passammo davanti a loro, si limitarono a fissarci, gli stessi sguardi curiosi e ironici di prima. o mi sentii rassicurata, e li volli guardare negli occhi, mentre !aterina camminava a testa bassa. -on sembravano poi cos& diversi, erano bambini come noi ; il mio sguardo incroci) a lungo quello della bimba che aveva i capelli di 20 un biondo che pareva oro, e gli occhi azzurri come il cielo italiano. (ei improvvisamente mi sorrise, mostrando denti bianchissimi, ma percorsi da fili che non avevo mai visto prima ; fili di ferro che sembravano voler legare i denti tra loro. %nche io le sorrisi, senza smettere di camminare, e proprio quando stavamo per oltrepassarli vidi che la bambina bionda si era alzata in

piedi e gridava 7 3 Spiele mit uns 3. -on capii ovviamente quelle parole, ma non mi erano chiare neppure le intenzioni della bimba. !i stavamo allontanando da loro e la sentii ripetere lontano 7 3 Spiele mit uns 3. Entrati in casa avevo ancora il suono di quelle parole nelle orecchie, corsi da mio padre e gli chiesi 7 3 *a', una bambina bionda mi ha gridato spilemituns, o qualcosa di simile, che significa = 3 "ui molto contenta quando pap+ mi rispose che significava gioca con noi.

5uella sera stessa e la mattina successiva bevemmo latte in gran quantit+. *iacque a tutti quel latte freschissimo che aveva un sapore diverso dal nostro latte lucano, e un delicato profumo di fiori di campo. $erso sera pap+ disse a me e a !aterina che dovevamo tornare alla latteria e comprare altri due litri di latte. !ome la sera prima ci diede una moneta, ma stavolta ne aggiunse un'altra, dello stesso metallo ma pi piccola. !i spieg) che era una monetina da mezzo franco e ci disse 7 3 !on questa moneta entrate in una piccola pasticceria che sta proprio di fronte alla latteria. "uori c'8 un'insegna con scritto 2ac,erei3Donditorei 2achmann 3 *oi aggiunse guardando me 7 3 'ari' ricordati a ' pap+ il suono di queste parole 7 bacherei ,onditorei. Entrate l&, troverete una signora bionda e grassa, sempre sorridente. 1li date questa monetina e lei vi dar+ qualche caramella 3. %l solo sentire la parola caramella, mio fratello -icola strill) che voleva venire anche lui con noi. *ap+ e mamma acconsentirono e partimmo tutti e tre. o desideravo incontrare i ragazzi del giorno prima, soprattutto la bambina bionda che mi aveva chiesto di giocare con lei, ma quando arrivammo davanti alla fila di villini non vedemmo nessuno. !ome il giorno prima, i cani presero ad abbaiare quando ci trovammo a passare davanti ai loro giardini, e !aterina dovette prendere -icola in braccio perch# era spaventatissimo da quei furiosi latrati. (a voglia di caramelle era tanta che prima di prendere il latte entrammo nella ,onditorei. %nche quel negozio era piccolo, ma ben arredato, con pannelli di legno di pino attorno alle pareti e tanti scaffali su cui era esposta una quantit+ mai vista prima di pane, dolci, torte e caramelle. "rau 2achmann entr) dal retrobottega e ci vide. (a sua bocca grande, con le labbra colorate di rosso scarlatto, si allarg) in un sorriso che pareva un cielo nero pieno di stelle bianche. 3 Ooh, piccoli bampini italiani 3 ci disse in un italiano stentato ma comprensibile. 3 !osa volere piccoli bampini = 3 -oi non aprimmo bocca, non perch# pap+ ci aveva detto di non parlare, ma per timidezza. !aterina le porse la monetina da mezzo franco e indic) lo scaffale delle caramelle. 3 %aah, volere buone caramelle 4 o d+ subito tante buone caramelle a bravi

bampini italiani 3. *rese un foglio di carta, spessa come quella dei macellai, e lo arrotol) a forma di imbuto ; pareva un cono gelato, ma molto pi grande. *oi le sue grosse dita si misero a raccogliere 21 caramelle di ogni tipo e ad infilarle dentro il cono, e smisero solo quando il cono fu pieno fino all'orlo. "ece il giro del bancone e porse a me il grosso imbuto pieno di caramelle. *esava davvero tanto e io mi chiesi come fosse possibile che con una semplice monetina potessimo avere cos& tante caramelle, quando al paese nostro con una moneta da cinquanta lire il droghiere ce ne dava al massimo sette o otto. 3 %vete freddo bampini italiani = State in casa al caldo, qui non c'8 il sole del vostro paese, se prendete freddo voi ammalati, verstehen = 3 *rima di lasciarci uscire, con le sue mani enormi ma leggere come le ali di una farfalla diede una carezza a ciascuno di noi, e a -icola anche un bacio sulla fronte. 0scimmo dalla Donditorei col nostro cartone pieno di caramelle, felici come raramente lo eravamo stati. Entrammo nella latteria di fronte, assaporando ancora una volta quel forte odore di latte appena munto, e ne uscimmo con la nostra gavetta piena. (ungo il ritorno, quando passammo davanti ai villini vedemmo la bambina bionda. Era sola, seduta sui gradini di casa sua. 5uando ci vide si alz) e ci venne incontro. o mi fermai di fronte a lei, mentre -icola e !aterina si tennero un po' pi distanti. (ei mi sorrise, di nuovo vidi quei denti bianchissimi e quello strano filo che li imprigionava. o ricambiai il sorriso e le porsi il cartoccio con le caramelle. -essuna delle due parl), lei allung) una mano, ne prese una, la scart) e la mise in bocca, poi batt# un paio di volte le mani sul suo petto, dicendo 7 3 ch ngrid. ngrid 3 ripet8 per essere sicura che avessi capito. 'a io avevo capito benissimo, feci il suo stesso gesto e le dissi 7 3 'aria 3. ngrid divenne poi la mia migliore amica, e lo rimase per i venti anni successivi, fino a quando emigr) in %ustralia con suo marito. !ominciammo a giocare insieme dal giorno dopo. o andai da lei nel tardo pomeriggio portando la mia bambola di pezza, l'unica che possedevo. (a trovai che mi aspettava fuori dal cancello di casa sua, come se ci fossimo messi d'accordo per un appuntamento. (e misi in mano la mia bambola e lei disse 7 3 Schoen 4 3. *oi mi fece segno con le mani di aspettarla l&, entr) in casa sua e ne usc& poco dopo con quattro bambole nelle mani. Erano bellissime, molto pi della mia, una in particolare attir) la mia attenzione 7 aveva il rossetto sulle labbra, le guance colorate di rosa ed era vestita con una gonnellina scozzese rossa e gialla. 0na gonna cos& bella non l'avevo mai avuta neppure io. !i sedemmo sui gradini giocando con le nostre bambole, io parlavo in italiano e lei mi rispondeva in tedesco. -essuna delle due sapeva cosa stesse dicendo l'altra, eppure ci capivamo perfettamente. (ei ad esempio cap& subito che la bambola con la gonna scozzese era quella che pi mi piaceva. 5uando, dopo un po', dissi a ngrid che si era fatto tardi e dovevo tornare a casa, lei si alz) in piedi,

raccolse le sue tre bambole e mi mise in mano quella con la gonna scozzese. %ll'istante io feci di no scuotendo la testa, e anche lei scosse la testa, ma per dirmi di s&. !redo che avessi gli occhi umidi per la gioia di quel regalo inaspettato, gli occhi azzurri di ngrid erano asciutti e mi sorridevano. (e diedi un bacio di felicit+ sulla guancia, un bacio simile a quelli che davo a mia madre quando, dopo una sgridata, tornava a sorridermi prendendomi in braccio e dicendomi 7 3 Sei la coccolina di mamma tua 4 3.

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4. *oco tempo dopo venne -atale, il primo della mia vita che passavo lontano da casa. (a sera della vigilia cenammo in sala, ma senza tutto quel pesce che mangiavamo nelle vigilie passate al paese, e che i miei genitori comperavano per la ricorrenza dopo mesi di risparmi. % tavola c'era il solito cervelat di pollo, gli schubling che erano pi o meno la stessa cosa, ma cucinati bolliti anzich# alla griglia e serviti con i crauti, e di pesce soltanto un po' di baccal+ che aveva portato con noi dal paese. 6erminata la cena, mamma si prepar) al rito natalizio per scacciare il malocchio dalla famiglia. Era tradizione che la sera della vigilia di -atale mia madre imponesse a tutta la famiglia di recitare la preghiera per allontanare il malocchio. /a qualche anno, io odiavo quel genere di pratiche e avrei fatto qualunque cosa pur di non parteciparvi. 'a la mamma era inflessibile, diventava addirittura violenta quando io protestavo chiedendo di poter andare a dormire, mi minacciava e giungeva a darmi uno dei suoi rari schiaffoni se insistevo. 5uella sera poi, celebrare quel rito in una casa che non sentivamo ancora nostra e in un luogo cos& diverso e distante dalle nostre tradizioni, sembrava un contrasto troppo stridente, un po' come andare a un funerale con un vestito rosso. 'a pap+ e !aterina, che erano ormai rassegnati alla celebrazione annuale della cacciata del malocchio e vi assistevano sempre in religioso silenzio, quando videro la mia espressione di disgusto mi fecero segno di non aprire bocca. !os& mamma pot# iniziare. .iun& tutti noi intorno al tavolo della cucina, ci fece fare il segno della croce e recit) la sua preghiera 7 6rei t'hanno affascinat, l'uocchie, u' core e la ment trei te volene aiut+, padr, figl e spirete sant. .ipet# la preghiera, o la cantilena come la chiamavo io, per nove volte, facendosi il segno della croce ad ogni recita della preghiera, come prescriveva il rituale ; poi si stacc) dalla tavola e sputazz) per nove volte, tre volte a destra, tre a sinistra e tre verso l'alto, disegnando nell'aria a colpi di sputo una croce immaginaria. Ecco, ora il malocchio era stato allontanato dalla nostra famiglia, e quella smorfiosa di mia sorella mi disse spazientita 7 3 Hai visto che non 8 successo niente = -on era meglio che seguivi la

cerimonia senza fare tante storie = 3 l giorno di -atale, fu mamma a comprendere meglio di tutti la straordinariet+ di quel primo giorno di festa lontani da casa, e organizz) il pranzo con una cura minuziosa. $oleva che quel primo -atale in una terra straniera fosse quanto pi possibile uguale a tutti gli altri -atali trascorsi al nostro paese, in talia. *ens) ad un pranzo identico a quello che preparava a .ionero in quell'occasione, e in buona misura riusc& nel suo intento. 5uel giorno ci scordammo i cervelat e gli schubling. 'amma prepar) una lasagna con la carne, il baccal+ stagionato e il pane casereccio, ormai quasi secco. E per pap+ una bottiglia del nostro vino del $ulture. (a mattina appena alzati, c'era stato lo scambio dei regali che stavano allineati sotto l'albero 7 per noi c'erano soprattutto indumenti pesanti, una giacca a vento per -icola, un paio di magnifici stivali per !aterina e per me un maglione di lana e una gonna pesante scozzese. -on aveva gli stessi colori della gonna della bambola, ma i miei genitori avevano notato quanto mi piacesse il regalo che ngrid mi aveva fatto , e avevano pensato di regalarmi una gonna simile. 23 %nche noi fratelli avevamo dei regali per pap+ e mamma. 5ualche giorno prima di -atale chiedemmo a mamma qualche soldo per comperare un regalino per pap+, e qualche soldo a pap+ per un regalino a mamma, e un pomeriggio scendemmo tutti con lo slittino a *faffi,on, dove c'erano tanti negozi. !i accompagn) ngrid, che conosceva il paese e ci faceva da interprete, anche se lei non sapeva una parola d'italiano ; per), tutte le volte che io le spiegavo una cosa, lei la capiva perfettamente. ngrid ci port) nel magazzino di un certo Herr Habner, che faceva l'idraulico, ma che insieme alla madre aveva sistemato nel suo magazzino una fila di banconi su cui erano esposti articoli per la casa. !omprammo una serie di sei bicchieri flute per il vino, tutti colorati con pallini rossi, blu e gialli, e quello era il regalo per mamma, poi andammo in un negozio per fumatori e comprammo una pipa per pap+. Scegliemmo quella che costava meno, ma era comunque molto bella, meglio di quella che lui usava da anni e che ormai era tutta consumata. % pranzo non eravamo solo noi cinque, eravamo in sei. Si era aggiunto compare %gostino 'u prevete, un amico che pap+ aveva invitato per non fargli passare il -atale da solo, cos& lontano da casa sua. %gostino era un giovane di trentacinque anni originario del nostro stesso paese, il ;compare< gli derivava dal fatto che suo padre era stato il testimone di battesimo di mia sorella !aterina, mentre il soprannome, il prete, gli era stato affibbiato perch# non era sposato, ma nemmeno gli era mai stata attribuita una fidanzata. *ap+ ci aveva spiegato, prima che lui arrivasse, che anche %gostino era emigrato per poter lavorare e pure lui era capitato a *faffi,on, qualche mese prima. %gostino per) era stato meno fortunato, perch# mentre pap+ aveva un rapporto di lavoro fisso come operaio in una fabbrica, lui il lavoro l'aveva trovato come muratore con un contratto stagionale. /i conseguenza, non lavorando tutto l'anno non poteva permettersi una casa in affitto, non tanto per motivi economici, ma perch# in Svizzera nessuno affittava case agli stagionali. 5uindi fu costretto a vivere nelle baracche allestite per i muratori, quasi tutti italiani. -ella baracca, un enorme stanzone con il soffitto basso, gli era stato assegnato un posto letto, accanto a molti altri immigrati ; in un angolino della baracca era stato collocato un fornello a gas e un tavolo di legno con delle sedie, perch# gli occupanti potessero cucinarsi qualcosa. l riscaldamento della

baracca, che aveva come pareti delle semplici tavole di legno, era affidato a una sola stufa a ,erosene che serviva per l'intera popolazione del dormitorio, e quando non bastava, cio8 sempre d'inverno, ci si aiutava con numerose coperte. %gostino non aveva altro spazio intimo se non quello costituito dal suo letto e da un piccolo armadio di ferro. servizi igienici stavano all'esterno della baracca, dentro un casottino senza finestre e senza luce elettrica. l racconto che pap+ ci fece, poco prima che %gostino arrivasse, ci mise addosso tanta tristezza e a me tanta voglia di scappare via, di tornarmene al mio paese. 6utti noi fummo felici di ospitare %gostino almeno nel giorno di -atale. *oco dopo lui buss) alla porta e quando gli aprimmo ci trovammo davanti un giovane di media statura, molto bello e con un cespuglio di capelli incolti, neri come le notti del $ulture. %pr& bocca per salutarci, mostrando due file di denti bianchissimi e forti come quelli di un lupo, e sul suo viso apparve un sorriso timido, che avrebbe tenuto immutato per tutta la durata del pranzo ; teneva il cappello in mano ed era vestito da vecchio, anche se sembrava pulito a dovere. l pranzo fu ottimo, tutti si complimentarono con mamma, era da cos& tanto che non mangiavamo cose buone della nostra terra che quasi ci sembrava di assaggiare quei cibi per la prima volta. 'algrado gli sforzi di mamma per farci sentire come se stessimo trascorrendo il -atale al paese nostro, tutte le volte che guardavo fuori dalla finestra della sala da pranzo e vedevo quel paesaggio nordico, io mi rendevo bruscamente conto che 24 non stavamo a casa nostra, e allora mi prendeva la nostalgia per i precedenti -atali. 'i mancavano gli amici, i compagni di scuola, le mie numerose e affettuose zie che venivano spesso a trovarci, i rumori e le voci del mio paesino, gli odori dei suoi vicoli. "inito il pranzo, il gruppo si scompose, la mamma in cucina a lavare i piatti aiutata da mia sorella, mio fratello -icola a scorrazzare per casa con il triciclo di ferro che aveva ricevuto in regalo quel giorno. o rimasi seduta a tavola mangiando banane, un frutto esotico che, chiss+ perch#, in Svizzera abbondava quasi quanto i cervelat. %scoltavo pap+ e %gostino che chiacchieravano, naturalmente in dialetto lucano. Sentii che parlavano di politica, %gostino diceva di essere comunista, e sentii mio padre ribattergli che, per), in .ussia non si viveva bene, perch# lo Stato comunista impediva alla gente di andarsene all'estero. 'i allontanai perch# mi annoiavano quei discorsi che non capivo, anche se, riflettendoci sopra, pensai che il mondo doveva essere tutto strano. *erch# in quella .ussia che %gostino tanto decantava e che a mio padre piaceva poco, non si lasciavano uscire le persone dal paese, e al contrario da noi, in talia, si obbligava la gente a uscire, ad andare all'estero per poter lavorare. *oco dopo suon) in campanello, e Herr Hoffmann entr) sfoggiando un sorriso esagerato, da maschera di carnevale, con la moglie al seguito. *ap+ era diventato molto amico del suo padrone di casa e l'aveva invitato a passare insieme il pomeriggio di -atale. Herr Hoffmann reggeva in mano una bottiglia della sua grappa di ciliegie, mentre "rau Hoffmann teneva due grosse torte nelle sue mani 7 una magnifica schEarzEalde di cioccolata fondente e una ,arottentorte, che si usava preparare per i bambini. Herr Hoffmann si sedette tra mio padre e %gostino, vers) subito la grappa nei

bicchieri e tutti e tre iniziarono a chiacchierare, non pi in dialetto lucano e non pi di politica. l grasso signore svizzero disse a pap+ 7 3 !aro %ntonio, ho finito il pranzo con il tuo formaggio pecorino, uuuh 8 squisito 4 E ho bevuto il vino che mi hai portato dall' talia, aahh che delizia 4 (a nostra birra 8 buona, ma il tuo vino 8 fantastico 43 "rau Hoffmann era chiaramente impacciata, portava sul viso lo stesso sorriso stereotipato che aveva quando era entrata dalla porta, i suoi occhi erano immobili come quelli di un pesce, e parevano non guardare niente e nessuno. (a poverina gi+ parlava poco di suo, qui da noi era ancora pi silenziosa poich# non sapeva una parola d'italiano, ma mia madre la mise rapidamente a suo agio portandosela in cucina e facendole segno di tagliare le torte per noi bambini. !he mangiammo come se fossimo a digiuno da settimane. "u, in fondo, un bel giorno quel mio primo -atale in Svizzera, un giorno pieno e intenso. $erso il tramonto uscii di casa sola e andai a cercare ngrid. %rrivata fuori di casa sua, non la trovai l& ad aspettarmi, stava dentro insieme ai suoi genitori, ai fratelli e forse ad altri invitati. 'i appoggiai alla staccionata della sua villetta e cercai di guardare dentro ; non riuscii per) a vedere niente, le tendine erano tirate e i vetri appannati. $idi per) che la luce era accesa, e sentii che dentro stavano parlando. (e voci erano tante, ma i toni erano sempre quieti, quasi sommessi. E dalla casa arrivava anche un suono leggero, una musica dolce, molto melodica, un canto natalizio che pareva provenisse da una distanza infinita. .imasi un po' di tempo l&, sola, davanti alla casa della mia amica, con il buio che aveva ormai cancellato tutti i colori tranne il bianco della neve, ascoltando quella musica dolce e malinconica. -on avevo pi freddo. 25 1ennaio fu un mese freddissimo, la temperatura scese fino a quindici gradi sottozero e cadde tanta neve, fino a raggiungere i due metri. /i giorno restavamo sempre dentro casa, che, come tutte le case delle %lpi svizzere, era riscaldata molto bene. 0scivamo solo una volta al giorno per andare a comprare il latte, qualche volta il pane e le caramelle da "rau 2achmann, che ce ne dava sempre in quantit+ smisurata. 5ualche settimana dopo -atale il clima famigliare cominci) a mutare, io me ne accorsi subito ma non ne capivo il motivo. -on era successo nulla di grave, noi bambini non avevamo combinato nessun guaio, eppure pap+ e mamma si erano fatti pi chiusi e taciturni, sia tra loro che con noi. Spesso la sera dopo cena pap+ e mamma se ne stavano soli in cucina e parlavano a voce bassa, e bastava che io o mia sorella entrassimo nel locale perch# loro si zittissero all'istante. Si respirava parecchia tensione in casa e noi ne eravamo influenzati, -icola sempre pi spesso gridava o piangeva, io e !aterina stavamo con i nervi a fior di pelle. %ll'inizio io davo la colpa al clima, al grande freddo che limitava le nostre uscite, le passeggiate e gli svaghi. 'a poi mi resi conto che il freddo non c'entrava nulla, che i problemi erano altri e ben pi importanti. "inch# l'ultima sera di gennaio pap+ riun& tutti quanti noi in salotto, e ci parl). 3 Sapete 3 disse rivolgendosi a noi bambini, e con il tono di voce calmo che

usava quando parlava di una cosa riflettuta a lungo, 3 $oi ragazzi siete venuti qui da me ai primi di dicembre insieme alla mamma grazie a un permesso provvisorio. Si chiama visto turistico, viene dato dagli Svizzeri a quelli che vengono per fare una vacanza, e dopo poco tempo se ne tornano da dove sono venuti 3. *rese fiato perch# ci) che stava per dirci era una cosa delicata e seria. 3 $oi tre e la mamma la prossima settimana dovreste tornare in talia. 5uel permesso 8 scaduto e non potete restare qui. 'a la mamma ed io ci abbiamo pensato tanto, lei non vorrebbe tornare a .ionero lasciandomi solo, e io, solo, qui non ci voglio pi stare. *erci) noi abbiamo preso una decisione 7 voi non tornate a casa, vi fermate qui. *er sempre 3. .estammo tutti e tre immobili come pietre, non capivamo bene il senso di ci) che ci aveva detto. !osa voleva fare pap+, cosa ci sarebbe successo = !i aspettavamo che lui continuasse a parlare, che si spiegasse meglio, ma lui era ammutolito. %llora continu) la mamma. 3 $edete bambini, la legge svizzera non ci permette di rimanere perch# vostro padre lavora qui da meno di un anno e dovrebbe continuare a rimanere solo. Soltanto dopo due anni e mezzo di lavoro qui, lui pu) portare tutta la famiglia. -oi quindi dovremmo aspettare ancora un anno e pi perch# la famiglia sia di nuovo tutta unita in questo paese. E noi non ce la sentiamo di lasciare qui pap+ tutto solo, vero = 3 %ncora non avevamo afferrato la portata di quella loro decisione, eravamo confusi. 3 % me l'idea non dispiace 3 inizi) !aterina. 3 5uesto posto mi piace di pi del nostro paese, qui 8 tutto pi bello, tutto pi ricco, ci sono tante belle cose che al paese nostro non esistono. E poi questa casa 8 pi bella e pi comoda della nostra 3. o invece non ero affatto convinta. !hiesi 7 3 'a mamma, e come facciamo per la scuola = 3 3 2eh, la scuola pu) aspettare, a' mamma. *er ora non potete certo frequentare le scuole qui, perch# dobbiamo tenere nascosta a tutti la nostra presenza qua, e l'ultima cosa che potete fare # andare a scuola. 'a vedrete, tra un anno, al massimo due riprenderete la scuola in questo paese. ntanto sapete che facciamo = Ogni giorno 26 studieremo la lingua di qua, il tedesco, con l'aiuto di pap+ che un po' gi+ lo conosce 3.

3 E tutti i miei amici del paese, le zie, i nostri parenti = 3 mi ostinai io. % quel punto pap+ mi prese in braccio e mi disse 7 3 $edi 'ari', la decisione che io e tua madre abbiamo preso, prima o poi l'avremmo comunque dovuta prendere. o ho fatto una scelta, quella di emigrare in questo posto, perch# qui c'8 lavoro e si guadagna, mentre al paese nostro lavoravo due settimane al mese, mi spaccavo la schiena e non avevo mai soldi per far vivere con dignit+ voi, la mia famiglia. 'ar&, io al paese non ci torno, io qui ci sto per sempre. E che cosa facciamo = o me ne sto sempre qua e voi vivete sempre laggi, e ci si vede due volte l'anno = 'a si pu) vivere cos& = o qui da solo, senza di voi non ci voglio pi stare. -oi siamo una famiglia, 'ari', e dobbiamo stare insieme 3. 3 Ha ragione tuo padre, piccola > riprese la mamma. 3 6ra un anno e mezzo tuo padre avrebbe avuto il permesso per farci vivere qui regolarmente, tutti insieme. !omunque eravamo destinati a stabilirci qui, ora si tratta solo di anticipare i tempi 3. 3 'a > dissi io 3 se noi non possiamo vivere qui con il permesso regolare, allora come ci viviamo = 3 *ap+ mi mise a sedere accanto a lui sulla poltrona, era sereno perch# capiva che mi stava convincendo. 3 Sentite 'a pap+ 3 continu) guardando tutti noi 3 dovrete stare molto attenti. !i saranno nuove regole 7 non dovrete uscire di casa durante il giorno, vi porter) fuori io quando torno dal lavoro, dopo che ha fatto buio ; in casa dovrete stare sempre in silenzio, non alzate mai la voce, soprattutto non affacciatevi alla finestra della sala perch# fuori passa la gente, potrete affacciarvi solo alle finestre delle camere da letto che guardano sul bosco. Se tu !aterina devi chiamare tua sorella o tuo fratello non gridare i loro nomi da un locale all'altro, ma vai nella stanza dove si trovano e gli dici quello che gli devi dire. (e posate e i piatti che lavate non li sbattete, adagiateli dolcemente. 6ra di voi parlate sempre sottovoce, non accendete la radio e quando giocate fatelo in silenzio. %nzi porter) in soffitta il triciclo nuovo di -icola, perch# questo gira per casa ululando come la sirena dei pompieri 4 3 % sentire le raccomandazioni di pap+, a mamma erano venuti gli occhi lucidi. 3 (o so, bambini miei, non sar+ facile, ma dobbiamo farcela. /ovete pensare che

vivremo per un po' come ombre, saremo come i piccoli degli uccellini che stanno nel nido, non si muovono mai da l&, 8 la la loro mamma che va e viene dal nido per portargli il cibo 3. 3 'amma, ma i piccoli degli uccellini nel nido non smettono mai di fare voci 4 3 disse ridendo -icola. 3 Ecco, saremo come i piccoli uccellini con la differenza che noi non avremo mai voce 3 3 $ivremo come i fantasmiii, che si muovono invisibili nelle case trascinando le cateneee 3 disse !aterina mimando con le braccia alzate l'ondeggiare del fantasma. .idemmo tutti a quell'immagine di !aterina, anche mamma e pap+. l quale concluse 7 3 *roprio cos&, vivrete come i fantasmi. 'a senza catene per favore 3.

-on ho mai saputo come vivessero i fantasmi, so solo che noi non vivemmo bene da clandestini. Sembra facile a dirsi, stai in casa tranquilla, leggi tutto il giorno, parli con tua sorella o tua madre, racconti qualche favola a tuo fratello pi piccolo a cui devi stare sempre attenta 27 che non si metta a cantare, che non chiami la mamma a voce alta, o che non si faccia male perch# potrebbe piangere. 'a il fatto 8 che il tempo non passa mai, quando hai finito di fare questa serie di cose ti accorgi che sono passate soltanto tre ore, e a quel punto dovresti ricominciare di nuovo la stessa sequenza, e poi una terza volta. "inch# arriva l'ora di cena, a quel punto mangi insieme alla tua famiglia, chiacchieri e scherzi, ascolti la radio e guardi la televisione, che di sera si possono accendere perch# pap+ 8 in casa, poi si fa tardi e vai a dormire. 'a a letto non riesci a prendere sonno perch# non sei abbastanza stanca, ti rigiri nel letto e non smetti di pensare a che cosa di diverso potresti fare il giorno dopo. 'a non ti viene in mente nulla, perch# non c'8 niente di diverso da quello che hai fatto oggi che potresti fare domani ; e allora ti metti a pensare al tuo paese lontano, alle sue verdi vallate, ai giochi che facevi con i tuoi amici, a quell'aria fresca, gonfia di odori, delle serate di primavera. E ti prende di nuovo quella nostalgia per la vita che hai lasciato, che tu non avresti mai voluto abbandonare, ma ti hanno costretta a farlo. E la stessa cosa succede il giorno dopo e poi la notte dopo. 6i domandi quanto durer+ quell'esistenza senza tempo e senza sorrisi, ma cerchi di non trovare la risposta perch# se ci pensi, se pensi che dovrebbe durare pi di un anno, ti prende uno sconforto privo di speranza, e l'unica cosa che ti puoi fare 8 piangere. n quei tristi giorni credo di aver capito cosa si prova a stare in un carcere a scontare una pena, chiusa tra quattro mura dentro le quali non succede niente, insieme all'unica compagna che ti rimane, la solitudine, a contare lo scorrere dei minuti, delle ore e dei giorni. 'a noi l& quale pena dovevamo scontare = 5uale reato avevamo commesso =

n casa si instaur) una tensione che si poteva tagliare con il coltello, e non bastava la pazienza di mio padre che, dopo una giornata di lavoro pesante, la sera trovava la forza di raccontarci i fatti del suo lavoro, di ridere di qualche episodio buffo e di portare tutti noi a passeggiare per le vie buie e deserte del paese. (a cosa pi difficile da sopportare non erano le giornate vuote che avevamo trascorso, ma quelle che ancora rimanevano da passare nello stesso modo. Era il futuro a spaventarci, pi del passato o del presente. 'a non fu cos&, non ci fu futuro. *er fortuna, o per disgrazia non so, quella vita non dur) a lungo.

poliziotti erano due, uno alto, giovane, con due baffi neri sottili, un bel ragazzo. ('altro, quello che comandava, era pi anziano, aveva i capelli bianchi, era grasso e di statura pi bassa ; stavano in piedi sulla porta di casa che era rimasta aperta. Erano entrati in casa nostra un tardo pomeriggio di fine marzo, cinque minuti dopo che pap+ era tornato dal lavoro e ancora non si era cambiato le scarpe. Suonarono il campanello una sola volta e rimasero ad attendere che qualcuno aprisse. % quel suono eravamo tutti preparati 7 mia madre e noi bambini avremmo dovuto correre nella camera da letto, chiudendo la porta dietro di noi e restando in assoluto silenzio. 'a quando d'improvviso succede un evento che pu) essere un grave pericolo per la famiglia, anche se tu sei preparata a reagire non ti preoccupi di ci) che fanno gli altri, rimani concentrata su te stessa e pensi solo ad eseguire le istruzioni ricevute prima. !os& mia madre, io e mia sorella non pensammo a -icola, e quando ci barricammo nella camera ci accorgemmo che lui non era con noi. 28 -icola stava nel bagno e si era messo il pigiama. l bagno era situato in fondo al corridoio, proprio di fronte alla porta d'ingresso ; cos&, quando i poliziotti entrarono in casa la prima cosa che videro fu quel bambino italiano di sei anni, in pigiama e con la bocca ancora sporca di dentifricio, che usciva dal bagno e con una grande calma attraversava il corridoio ed entrava nella camera. 'io padre guard) i poliziotti che stavano osservando -icola, e gli sfugg& di bocca una bestemmia da portuale, per fortuna in dialetto lucano cos& che il poliziotto che parlava italiano, quello anziano, non pot# comprenderla. *arl) soltanto lui, l'anziano che comandava 7 3 Signor -ardella, noi abbiamo saputo dai vicini che lei continua a tenere qui sua moglie e i suoi figli, malgrado che il loro permesso di rimannere in Svizzera gi+ 8 scaduto da alcune settimane. 3 l suo tono di voce era calmo e gentile, parlava la nostra lingua lentamente, quasi sillabando ogni parola che diceva. 3 5uesto non 8 permesso, signor -ardella, lei sa queste cose, vero = 3 *ap+ non fiatava, era pallido, ascoltava e annuiva con la testa. 3 (ei sa signor -ardella che lei deve aspettare un altro anno e mezzo prima di portare a vivere qui la sua famiglia. 'i dispiace, queste 8 la legge, non 8 possibile che la sua

famiglia resti in questa casa. 3. Sembrava dispiaciuto davvero, sembrava sincero. 3 (ei non deve avere fretta, noi concediamo a lei ancora quindici giorni, anche venti se necessario, ma entro questo tempo lei deve rimandare la sua famiglia in talia 3. l poliziotto giovane non aveva aperto bocca, stava fermo in piedi e guardava mio padre. *ap+ non fece obiezioni, non tent) di giustificarsi. Si limit) a dire 7 3 $a bene, provveder) 3. poliziotti uscirono e noi ci riunimmo tutti in cucina. Eravamo tristi e spaventati, mamma e !aterina piangevano, -icola si mise pure lui a frignare non appena vide piangere mamma. *ap+ non era solo scoraggiato, pareva anche deluso, scuoteva la testa senza parlare, pareva invecchiato di colpo. /opo un interminabile silenzio, disse tra s# e s# 7 3 -on 8 possibile, non pu) avermi fatto questo 4 3 -oi tutti lo guardammo negli occhi, volevamo che parlasse e ci dicesse cosa avremmo dovuto fare. 'a lui ripeteva soltanto 7 3 -o, non 8 possibile, non pu) averlo fatto 4 3 %llora mamma gli chiese 7 3 !osa stai dicendo = !hi non pu) averlo fatto = %nto', a noi ora che ci succede = 3 /opo un altro lungo silenzio, pap+ disse 7 3 Hoffmann 4 E' stato lui 4 -on pu) essere stato che lui 4 3 E subito dopo riprese 7 3 !armela, voi non siete mai usciti di casa quando io ero al lavoro, vero = /immi che non siete usciti neanche una volta. 3 3 %nto' ma che dici = 'ai siamo usciti, mai 4 %bbiamo sempre fatto come ci avevi detto tu, stavamo in casa senza fare rumore, fuori di casa nessuno ci 8 mai andato 3. 3 %llora non pu) essere stato che lui a denunciarci 7 Hoffmann. 1li altri, i !aporaso, i $inciguerra, possono avervi sentiti, si saranno pure accorti che voi stavate in casa, ma mai e poi mai sarebbero andati alla *olizia a denunciarci, sono immigrati come noi, 8 gente nostra. %llora se nessuno di voi 8 mai uscito di casa in mia assenza, 8 stato sicuramente Hoffmann 4 3 29 2estemmi) un'altra volta, e mentre mamma si faceva il segno della croce lui rise nervosamente, aggiungendo tra s# e s# 7 3 l mio amico Hoffmann... 3 Stava passando l'ora di cena, ma nessuno aveva fame. *ap+ guard) l'orologio, le sette, sapeva che gli Hoffmann cenavano alle sei e mezza, quindi avevano gi+ finito di mangiare. Senza dire nulla a nessuno di noi, usc& di casa e sal& al piano superiore.

Herr Hoffmann indossava la sua abituale tuta da ginnastica verde quando apr& la porta di casa sua. %ppena vide mio padre, il suo grasso faccione si allarg) ancor di pi, in un cordiale sorriso. 3 Oh, %ntonio, come mai a quest'ora = E' successo qualcosa = 'a prego entra, non stare l& sulla porta 3. *ap+ tras&, e appena varcata la soglia, pens) che forse sarebbe stato meglio aspettare l'indomani per parlare con il suo padrone di casa ; la rabbia che aveva dentro di s#, unita alla delusione per il comportamento di Hoffmann, era davvero tanta, e dormirci sopra una notte l'avrebbe calmato un po' e gli avrebbe permesso di rimanere pi lucido nel colloquio con il padrone di casa. 'a ormai era entrato, 3 il dado 8 tratto 3 disse a se stesso. 3 Ora devo solo sforzarmi di mantenere la calma. Hoffmann lo fece sedere sulla poltrona del suo salotto, e mentre apriva la madia per prendere la solita grappa di ciliegie, gli disse 7 3 %llora %ntonio, dimmi pure. 3 3 "riedrich, io ti credevo un amico 4 3 *ap+ pronunci) quelle parole con un tono sommesso, gonfio di amarezza, ma al tempo stesso deciso. E prosegu& subito 7 3 o credevo che tra noi ci fosse non un semplice rapporto tra vicini di casa, o tra padrone e inquilino. *ensavo che eravamo diventati amici. 5uante sere, "riedrich, ti ho invitato nel mio appartamento a bere un bicchiere di vino e a fare due chiacchiere = E quante volte io sono venuto a casa tua, magari per farti dono dei prodotti della mia terra = 3 3 %ntonio, io non capisco..... perch# inizi il discorso in questo modo = !erto che noi siamo amici, io ho sempre apprezzato la tua compagnia. *erch# adesso mi dici questo = 3 !i fu un attimo di silenzio, pap+ non sapeva in quale modo accusarlo della delazione alla polizia. Ebbe per un istante un dubbio 7 e se non fosse stato lui a denunciarlo = !he figura avrebbe fatto = "u Hoffmann a riprendere il discorso. 3 %h, adesso forse ho capito %ntonio. 6u ti riferisci al fatto che sono andato a dire alla *olizia di *faffi,on che tua moglie e i tuoi figli stanno ancora qui, malgrado il permesso di soggiorno scaduto = 3 'io padre strabuzz) gli occhi per la sorpresa. Era lui stesso a confessare candidamente la delazione 4 3 Ho dovuto farlo %ntonio, tu mi capisci vero = 3 3 -ooo, no che non ti capisco 4 3 disse pap+ alzando la voce. E riprese 7 3 !he bisogno c'era di andarlo a dire alla *olizia = o davvero pensavo che noi due fossimo amici, e invece non era vero 4 -on era vero niente, proprio tu, il mio amico "riedrich, denuncia la mia situazione alla *olizia 4 !os& loro vengono da me e mi obbligano a rimandare in talia mia moglie e i miei figli 4 3

30 "riedrich lo guardava sinceramente stupito. Stava riflettendo, cercava di mettersi nei panni di pap+. 3 Scusa %ntonio 3 gli disse dopo un po'. 3 "orse c'8 un equivoco, ed 8 bene toglierlo di mezzo. $edi, tu sei davvero mio amico, io considero te uno dei miei migliori amici. 'i piace stare in tua compagnia, con te 8 bello parlare di tante cose e tu sei veramente una brava persona, %ntonio 3. 1uardava negli occhi mio padre, che sembrava non seguirlo, e continu) 7 3 S&, tu sei veramente il mio ottimo amico %ntonio. *er), vedi, tu devi rispettare le nostre leggi. o le rispetto, sempre, come tutte le persone che vivono qui. o voglo che anche i miei amici rispettino la legge, anzi 8 proprio perch# voglio bene ai miei amici che desidero che loro la rispettino. o non ho nessuna stima per quelli che vanno contro la legge, quindi non potrei essere amico di una persona cos&. E allora 8 proprio perch# io voglio continuare a essere tuo amico che ti chiedo di rispettare la nostra legge, capisci = 3 -o, mio padre non capiva quei ragionamenti. -on riusciva a intravvedere il nesso tra l'amicizia che "riedrich sinceramente gli testimoniava e l'osservanza della legge svizzera. /a dove proveniva lui, pens), non si ragionava in quel modo, in talia l'amicizia viene prima della legge, e quando una persona 8 in difficolt+, gli amici sono solidali con lui. Sempre, anche quando c'8 di mezzo la giustizia. *erch# in Svizzera l'amicizia non era al di sopra di tutto = *er) le parole che Hoffmann aveva appena pronunciato gli rimbalzavano di continuo nella testa. n ci) che aveva detto, c'era qualcosa che lui non riusciva ad afferrare, qualcosa di semplice e di complesso allo stesso tempo. !'era tra lui e "riedrich un diverso concetto di amicizia e giustizia, o meglio del rapporto tra queste due cose..... 'io padre non era uomo di cultura, ma come tutti i contadini possedeva un vivace spirito di osservazione, che non tard) a farsi vivo. 3 0n momento 3 pens) dentro di s#. 3 1li italiani in questi casi sono solidali...... oppure complici = !i stava arrivando a poco a poco. 5uella sera con Hoffmann lui ebbe il primo vero impatto con un modo di vedere le cose profondamente diverso da quello con cui aveva fino ad allora convissuto ; era il primo di una lunga serie di confronti con una cultura diversa dalla nostra, con la quale, d'ora in poi, avrebbe dovuto fare i conti. 6re settimane dopo, io, mia madre e i miei fratelli salivamo sul treno che ci riportava a .ionero. Era aprile, la neve non cadeva pi da diversi giorni e quella scesa prima cominciava lentamente a sciogliersi. (e giornate si erano allungate e di tanto in tanto anche il sole faceva la sua comparsa. Hittnau aveva acquistato un aspetto pi carino e dolce, un aspetto quasi italiano. l viaggio di ritorno non ci sembr) pi lungo dell'andata, ma pi triste lo fu certamente. (asciavamo pap+ solo, e il nostro ritorno a casa non era una scelta nostra, ma un'imposizione subita. *er noi era una sconfitta, e sconfitti stavamo tornando al paese.

30 bis

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