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ADOLFO TANQUEREY Compendio di Teologia Ascetica e Mistica PARTE SECONDA Le Tre Vie LIBRO II La via illuminativa o lo stato delle

anime proficienti _________________________________________________________________ CAPITOLO IV. I contrattacchi del nemico. 1262. Mentre noi stiamo lavorando all'acquisto delle virtu`, i nostri nemici spirituali non stanno inoperosi ma tornano di soppiatto all'assalto, sia ridestando in noi, sotto forma piu` attenuata i sette vizi capitali; sia portandoci alla tiepidezza. ART. I. RISVEGLIO DEI VIZI CAPITALI. 1263. S. Giovanni della Croce descrive molto bene questi vizi capitali, quali si trovano in quelli che egli chiama incipienti, vale a dire in coloro che stanno per entrare nella contemplazione con la notte dei sensi ^1263-1. Non faremo quasi altro che condensarne la fine analisi psicologica. I. Dell'inclinazione all'orgoglio. 1264. Quest'inclinazione negl'incipienti si manifesta in sei modi principali: 1) Mirando al fervore e fedeli agli esercizi, questi incipienti si compiacciono nelle loro opere e hanno eccessiva stima di se`; presuntuosi, vanno formando molti disegni e non ne mettono quasi nessuno in esecuzione. 2) Parlano di cose spirituali piu` per dar lezioni altrui che per metterle in pratica loro; onde condannano aspramente quelli che non approvano il loro genere di spiritualita`. 3) Ce n'e` pure di quelli che non possono tollerar rivali; e se per caso se ne presenta qualcuno, lo condannano e lo screditano. 4) Cercano di cattivarsi la stima e l'intimita` del direttore, e se questi non ne approva lo spirito, vanno da un altro che sia piu` favorevole. A meglio riuscirvi, attenuano le proprie colpe, e, se cadono in qualche fallo piu` grave, vanno a confessarlo ad altro confessore e non al direttore ordinario. 5) Se accade che commettano un peccato grave, si sdegnano contro di se` e si scoraggiscono, indispettiti di non essere ancora santi. 6) Godono di fare i singolari con esterne dimostrazioni di pieta`, e raccontano volentieri agli altri le buone loro opere e i loro buoni successi. Dall'orgoglio nasce l'invidia, che si manifesta con sentimenti di

dispiacere vedendo il bene spirituale altrui; si patisce a sentirli lodare, si prova tristezza della loro virtu`, e occorrendo si aguzza il dente a morderli e denigrarli. II. Dei peccati di sensualita`. 1265. A) La golosita` spirituale si palesa in due modi:

a) Coll'eccessivo gusto delle consolazioni: si cercano perfino nelle austerita`, per esempio nella disciplina, e si importuna il direttore per ottenere il permesso di mortificarsi nella speranza di averne consolazioni. b) Per la stessa ragione, vi sono persone che fanno sforzi di testa nell'orazione e nella comunione onde procurarsi devozione sensibile, oppure desiderano confessarsi spesso per trovare consolazioni in tale esercizio. Spesso questi sforzi e questi desideri restano vani, e allora lo scoraggiamento invade tali anime piu` attaccate alle consolazioni che a Dio. 1266. B) La lussuria spirituale si presenta sotto due forme principali: a) si cercano amicizie sensibili o sensuali sotto pretesto di devozione, e non ci si vuole rinunziare, perche` si pretende che tali relazioni giovino a fomentar la pieta`. b) Talora le consolazioni sensibili provate nell'orazione o nella comunione cagionano in persone di indole dolce e affettuosa sensazioni d'altro genere, che possono diventare fonte di tentazione o di inquietudine ^1266-1. 1267. C) L'accidia porta: a) ad annoiarsi negli esercizi spirituali quando non vi si prova gusto sensibile, ad abbreviarli o sopprimerli; b) a lasciarsi abbattere quando si ricevono dal superiore o dal direttore ordini o consigli che paiono troppo penosi: vorremmo una spiritualita` piu` condiscendente, che non ci turbasse i comodi e non ci guastasse i piccoli disegni. III. L'avarizia spirituale. 1268. Quest'avarizia e` cosi` descritta da San Giovanni della Croce ^1268-1: a) "Vi sono incipienti che non si saziano mai di ascoltare consigli e precetti spirituali e di avere e leggere quantita` di trattati speciali, consumando piuttosto il tempo in questo che in mortificarsi ed esercitarsi nel perfetto spogliamento interiore dello spirito. b) Si caricano inoltre di immagini, di rosari, di croci molto curiose e costose. Ora lasciano queste e prendendo quelle; ora fanno baratti e li disfanno; le vogliono cosi` e cosi`; attaccandosi piu` a questa che a quella, perche` piu` curiosa e preziosa". Tutto questo e` apertamente contrario allo spirito di poverta`, e mostra nello stesso tempo che si da` troppa importanza all'accessorio, trascurando cio` che e` principale nella devozione. 1269. Conclusione. E` chiaro che tali imperfezioni sono di gran danno al progresso spirituale. Ecco perche`, dice S. Giovanni della Croce, Dio, per correggerli, li introduce nella notte oscura di cui presto diremo. Le anime poi che non vi sono introdotte si studieranno di liberarsi da questi impacci, praticando quanto abbiamo detto sul modo di trar profitto dalle consolazioni e dalle aridita`, n. 921-923; sull'obbedienza, sulla fortezza, sulla temperanza, sull'umilta` e sulla dolcezza, nn. 1057, 1076, 1127, 1154.

ART. II. LA TIEPIDEZZA ^1270-1. Chi non combatte gl'indicati difetti, cade presto nella tiepidezza, malattia spirituale molto pericolosa, di cui esporremo: * 1^ la natura; * 2^ i pericoli; * 3^ i rimedi. I. Natura della tiepidezza. 1270. 1^ Nozione. La tiepidezza e` malattia spirituale che puo` assalire gl'incipienti o i perfetti, ma che si manifesta soprattutto nel corso della via illuminativa. Suppone infatti che si sia acquistato un certo grado di fervore e che poi uno si lasci andare a poco a poco alla rilassatezza. La tiepidezza consiste in una specie di rilassamento spirituale che allenta le energie della volonta`, ispira orrore dello sforzo e conduce cosi` al deperimento della vita cristiana. E` una specie di languore e di torpore, che non e` ancora la morte, ma che insensibilmente vi conduce affievolendo a grado a grado le forze morali. Si puo` paragonare alle malattie di consunzione, che, come l'etisia, corrodono a poco a poco qualcuno degli organi vitali. 1271. 2^ Le cause. Due cause principali contribuiscono a svilupparla: alimentazione spirituale diffettosa, e invasione di qualche germe morboso. A) A vivere e progredire l'anima ha bisogno di buona alimentazione spirituale; ora cio` che la alimenta sono i vari esercizi di pieta`, meditazione, letture, preghiere, esami, adempimento dei doveri del proprio stato, pratica delle virtu`, che la mettono in comunione con Dio, fonte della vita soprannaturale. Se quindi si fanno questi esercizi con negligenza, se uno s'abbandona volontariamente alle distrazioni, se non combatte l'abitudine o il torpore, viene a privarsi di molte grazie, si nutrisce male, diventa debole, incapace di praticare le virtu` cristiane per poco che siano difficili. Notiamo di passaggio che questo stato e` molto diverso dall'aridita` o dalle prove divine: in queste, in cambio di ammettere le distrazioni, si e` dolenti e umiliati di averle, e si fanno seri sforzi per diminuirne il numero; nella tiepidezza invece, uno si lascia facilmente andare a pensieri inutili, vi prova piacere, non fa quasi nessuno sforzo per cacciarli, e presto le distrazioni invadono quasi intieramente le preghiere. E allora, vedendo il poco frutto che si ricava da tali esercizi, si comincia ad abbreviarli, aspettando il momento di sopprimerli. Cosi`, per esempio, l'esame di coscienza, diventato noioso, molesto, semplice abitudine, finisce coll'essere omesso; onde uno, non rendendosi piu` conto delle sue colpe e dei suoi difetti, lascia che piglino il sopravvento. Non si fanno piu` sforzi per acquistare le virtu`, e presto i vizi e le cattive inclinazioni accennano a rifiorire. 1272. B) Il risultato di questa apatia spirituale e` il progressivo infiacchimento dell'anima, una specie di anemia spirituale che apre la via all'invasione d'un germe morboso, vale a dire ad una delle tre concupiscenza, o talora anche a tutte e tre insieme.

a) Essendo le vie di accesso all'anima mal custodite, i sensi interni ed esterni s'aprono facilmente alle perniciose suggestioni della curiosita` e della sensualita` e sorgono frequenti tentazioni che vengono spesso respinte solo a meta`. Il cuore si lascia talora arretire in pericolosi affetti; si commettono imprudenze, si scherza col fuoco; i peccati veniali crescono e se ne ha appena qualche dispiacere: si scivola su un pericoloso pendi`o, si fiancheggia l'abisso, ed e` gran ventura se insensibilmente non vi si trabocca. b) D'altra parte l'orgoglio, non mai ben represso, rinnova i suoi assalti; si continua a compiacersi di se`, delle proprie doti, dei buoni successi esterni. A meglio glorificarsi, uno si paragona con altri piu` rilassati di lui, disprezzando come animi gretti e meticolosi i fedeli al dovere. Quest'orgoglio porta all'invidia, alla gelosia, a impeti d'impazienza e di collera, ad asprezze nelle relazioni col prossimo. c) La cupidigia si riaccende: occorre denaro onde procacciarsi maggiori godimenti e fare miglior comparsa; e a procurarselo si ricorre a mezzi poco delicati, poco onesti, che rasentano l'ingiustizia. 1273. Quindi peccati veniali numerosi e deliberati, a cui appena si bada, perche` il giudizio della mente e la delicatezza della coscienza a poco a poco s'affievoliscono: si vive infatti in dissipazione abituale e si fanno male gli esami di coscienza. Quindi diminuisce l'orrore del peccato mortale, le grazie di Dio si fanno piu` rare e se ne trae minor profitto; insomma tutto l'organismo spirituale s'infiacchisce e quest'anemia prepara vergognose cadute. 1274. 3^ I gradi. Risulta da quanto abbiamo detto che vi sono molti gradi nella tiepidezza; ma in pratica basta distinguere la tiepidezza iniziata e la tiepidezza consumata. a) Nel primo caso si ha ancora orrore del peccato mortale, benche` si commettano imprudenze che possono condurvi: si cade pero` facilmente in peccato mortali deliberati, massimamente in quelli che dipendono dal difetto dominante; si mette poi poca attenzione negli esercizi di pieta` che si fanno spesso per abitudine. b) A forza di lasciarsi andare a tali colpevoli negligenze, l'orrore istintivo per il peccato mortale cessa e l'amore del piacere cresce cosi` che si arriva a deplorare che questo o quell'altro diletto sia proibito sotto pena di colpa grave. Onde si cacciano ormai molto fiaccamente le tentazioni e viene il momento in cui uno dubita, e non senza ragione, se sia ancora in istato di grazia: e` la tiepidezza consumata. II. I pericoli della tiepidezza. 1275. Il pericolo speciale di questo stato sta nel progressivo indebolimento delle forze dell'anima che e` ancor piu` pericoloso di un peccato mortale isolato. In questo senso Nostro Signore dice al tiepido: "Conosco le opere tue e che non sei ne` freddo ne` caldo. Sarebbe meglio che tu fossi o freddo o caldo. Ora perche` sei tiepido, ne` freddo ne` caldo, comincero` a vomitarti dalla mia bocca. Tu vai dicendo: sono ricco e dovizioso e non ho bisogno di nulla; e non sai che sei meschino e miserabile e povero e cieco e nudo" ^1275-1. Tal e` del resto la differenza che corre tra le malattie croniche e le acute: queste, guarite che siano, non si lasciano spesso dietro nessun molesto vestigio; le prime invece, avendo lentamente esaurito il corpo, lo lasciano a lungo in stato di grande debolezza. Vediamo la

cosa un poco piu` ampiamente. 1276. 1^ Il primo effetto della tiepidezza e` una specie di accecamento della coscienza; a forza di voler sempre scusare e palliare le proprie colpe, si giunge a falsarsi il giudizio e considerar come leggere colpe che in se` sono gravi; onde uno si forma una coscienza lassa, che non sa piu` rilevare la gravita` delle imprudenze o dei peccati che si commettono, che non ha piu` sufficiente virtu` per detestarli e che cade presto in colpevoli illusioni: "Tal via pare ad uno diritta che poi finisce in fondo alla morte: est via quae videtur homini justa, novissima autem ejus ducunt ad mortem" ^1276-1. Uno si crede ricco perche` e` superbo, ma in realta` e` povero e miserabile agli occhi di Dio. 1277. 2^ Ne segue un progressivo infiacchimento della volonta`.

a) A furia di concessioni fatte alla sensualita` e all'orgoglio in cose piccole, si giunge a cedere in cose piu` importanti; perche` tutto e` connesso nella vita spirituale. La S. Scrittura c'insegna che chi trascura il poco che ha, andra` presto in rovina ^1277-1; che chi e` fedele nelle cose piccole, lo e` pure nelle grandi, e che chi e` ingiusto nelle cose piccole lo e` pure nelle grandi ^1277-2; il che significa che l'attenzione o la negligenza che uno mette in certe azioni, la mette poi anche in azioni simili. b) Si arriva presto alla ripugnanza allo sforzo: essendo allentata l'energia della volonta`, uno si abbandona alle inclinazioni della natura, alla noncuranza, all'amore del piacere. Pendi`o pericoloso che, chi presto non lo risalga, conduce a colpe gravi. c) Infatti, cosi` operando uno abusa delle grazie, resiste spesso alle ispirazioni dello Spirito Santo, e quindi ascolta piu` facilmente la voce del piacere, cede alle cattive inclinazioni e finisce col peccare gravemente. 1278. Caduta tanto piu` difficile a riparare in quanto che e` quasi insensibile; si scivola, a cosi` dire, in fondo all'abisso senza gravi scosse. Uno tenta allora d'illudersi cercando di persuadersi che il peccato e` solo veniale, che, se la materia e` grave, non ci fu pero` pieno consenso, che fu peccato di sorpresa da non potere arrivare a mortale. Cosi` uno si falsa la coscienza e non fa che una confessione superficiale come le precedenti. Il confessore ne resta ingannato, e puo` essere l'inizio di una lunga serie di sacrilegi. Quando una palla piomba dall'alto ha forza di rimbalzare, ma se scivola in fondo all'abisso, vi rimane: tal e` qualche volta la sorte delle anime tiepide! Conviene quindi indicarne i rimedi. III. I rimedi della tiepidezza. 1279. Nostro Signore stesso indica questi rimedi: "Ti consiglio di comprare da me dell'oro provato al fuoco onde tu ti arricchisca (e` l'oro della carita` e del fervore) e delle vesti bianche da vestirtene, onde non apparisca la vergogna della tua nudita` (le vesti bianche della purita` di coscienza) e del collirio da ungertene gli occhi onde tu vegga (il collirio della sincerita` con se stesso e col confessore). Io quelli che amo li riprendo e li castigo. Abbi adunque zelo e fa penitenza. Ecco che io sto alla porta e picchio: se qualcuno udra` la mia voce e m'aprira` la porta, entrero` da lui e cenero` con lui e lui

con me" ^1279-1. Non bisogna dunque mai disperare: Gesu` e` sempre pronto a restituirci la sua amicizia e anche la sua intimita`, se ci convertiamo. Onde: 1280. 1^ Bisogna ricorrere frequentemente a un savio confessore, aprirgli francamente l'anima e pregarlo sinceramente di scuoterci dal nostro torpore; e poi riceverne e seguirne i consigli con energia e costanza. 2^ Sotto la sua direzione si tornera` alla pratica fervorosa degli esercizi spirituali, soprattutto di quelli che assicurano la fedelta` agli altri, l'orazione, l'esame di coscienza e l'offerta spesso rinnovata delle proprie azioni, n. 523-528. Il fervore di cui qui si tratta non e` il fervore sensibile, ma la generosita` della volonta` che si sforza di non ricusar nulla a Dio. 3^ Si riprendera` pure la pratica assidua delle virtu` e dei doveri del proprio stato, facendo a mano a mano l'esame particolare sui punti principali e rendendone poi conto in confessione, nn. 265, 468-476. Si tornera` cosi` al fervore; non si dimentichi pero` che le colpe passate esigono riparazione in spirito e opere di penitenza. APPENDICE: REGOLE SUL DISCERNIMENTO DEGLI SPIRITI PER LA VIA ILLUMINATIVA. 1281. Abbiamo gia` esposte, seguendo S. Ignazio, le regole sul discernimento degli spiriti per gl'incipienti, n. 953-957. E` utile compendiare or qui quelle che questo santo da` per la via illuminativa, o per la seconda settimana degli Esercizi. Si riferiscono a due punti principali: * 1^ le consolazioni spirituali; * 2^ i desideri o disegni per l'avvenire. 1282. 1^ Regole sulle consolazioni. a) E` proprio dello spirito buono, quando si avvicina a un'anima di buona volonta`, darle la vera letizia spirituale, quella che e` accompagnata dalla pace. E` proprio dello spirito cattivo combattere questa letizia con ragioni speciose, con sottigliezze, con illusioni: si direbbe un astuto avvocato che difende una cattiva causa. Questa regola e` fondata sul fatto che Dio e` autore della pace, mentre il demonio getta il turbamento nell'anima per scoraggiarla. b) Dio solo puo` dare la vera consolazione senza che ci sia preceduta alcuna causa capace di produrla: egli solo infatti puo` penetrare nell'intimo dell'anima per attirarla e volgerla a se`. Diciamo che la consolazione non ebbe causa precedente quando nulla si presento` atto a farla nascere. Poniamo che, mentre l'anima sta immersa nella desolazione, si senta tutt'a un tratto rassicurata, piena di gioia, di forza e di buona volonta`; tale ful il caso di S. Francesco di Sales dopo i violenti scrupoli che l'avevano assalito. c) Quando e` preceduta da una causa, la consolazione puo` provenire dallo spirito buono o dal cattivo: viene dal primo, se rende l'anima piu` illuminata e piu` forte nel bene; viene dal demonio, se produce il rilassamento, la mollezza, l'amor dei godimenti o dell'onore, la presunzione. Ossia si giudica l'albero dai frutti. d) E` proprio dell'angelo cattivo di trasformarsi in angelo di luce, di

assecondare sulle prime i sentimenti dell'anima pia e finir poi con ispirarle i suoi. Cosi`, quando vede che un'anima si da` alla virtu`, le suggerisce da principio sentimenti conformi alle virtuose sue disposizioni; poi, toccandone l'amor proprio, le suggerisce sentimenti di vana compiacenza o di presunzione, eccessi nelle penitenze, per condurla poi allo scoraggiamento; o per opposto qualche addolcimento nel genere di vita, sotto pretesto di salute o di studi. Onde la fa a poco a poco decadere. 1283. 2^ Regole sui desideri o disegni. a) Nei nostri desideri e nei nostri disegni dobbiamo attentamente esaminare se il principio, il mezzo e il fine tendono al bene; perche`, se in alcuno di questi momenti c'e` qualche cosa di cattivo, di dissipato, o di meno buono di quello che ci eravamo gia` proposti; o se questi desideri ci inquietano l'anima, la turbano e la indeboliscono, e` prova che procedono dal cattivo spirito, nemico del nostro progresso e della nostra eterna salute. La ragione e` che, perche` un'azione sia buona, non ci dev'essere nulla di contrario alla volonta` di Dio o al bene spirituale dell'anima; se quindi in alcuno dei suoi elementi si scorge qualche difetto, e` questo il segno dello spirito maligno. b) Scoperto che sia questo intervento del demonio, e` cosa utile rifare il corso dei buoni pensieri e vedere in che modo i demonio si sia a poco a poco introdotto nell'anima per turbarla e tentare d'indurla al male. Questa esperienza ci somministrera` i mezzi di stare piu` tardi in guardia contro gli artifizi del nemico. c) C'e` pure un'altra regola tratta dal modo di operare del buono e del cattivo spirito: il primo opera dolcemente sull'anima che progredisce, come rugiada che penetra una spugna; il secondo opera rumorosamente, come temporale che picchia sui sassi. d) Anche quando la consolazione viene da Dio, bisogna saper distinguere tra il tempo della consolazione e quello che la segue: nel primo si opera sotto l'ispirazione della grazia; nel secondo si formano risoluzioni e disegni che non sono immediatamente ispirati da Dio e che devono quindi essere diligentemente esaminati secondo le regole precedenti. 1284. 3^ A queste regole tracciate da S. Ignazio se ne possono aggiungere alcune altre che risultano da quanto abbiamo detto in questo secondo libro. a) Aspirare a una perfezione intempestiva, al di fuori dei doveri del proprio stato, praticando virtu` di parata e rendendosi singolare, e` segno dello spirito cattivo, perche` il buono ci porta certamente ad alta perfezione ma compatibile coi doveri del nostro stato e con la vita umile e nascosta. b) Il disprezzo delle cose piccole e il desiderio di santificarsi in grande non sono segno dello spirito buono, che inclina alla perfetta fedelta` ai doveri del proprio stato e alla pratica delle piccole virtu`: "iota unum aut unus apex non praeteribit a lege, donec omnia fiant" ^1284-1. c) Il volontario compiacersi di se` quando si crede di aver fatto bene, il desiderio di essere stimati per la pieta` e la virtu`, sono cose opposte allo spirito cristiano che cerca prima di tutto di piacere a Dio: "Si adhuc hominibus placerem, servus Christi non essem" ^1284-2. Quindi la falsa umilta` che dice male di se` per

farsi lodare, e la falsa dolcezza che non e` in fondo se non desiderio di piacere agli uomini, sono contrarie allo spirito di Dio. d) Lagnarsi, impazientirsi, disanimarsi nelle prove e nelle aridita`, e` segno dello spirito umano; lo spirito di Dio ci porta invece all'amore della croce, alla rassegnazione, al santo abbandono, e ci fa perseverare nell'orazione anche fra le aridita` e le distrazioni. SINTESI DEL LIBRO SECONDO. 1285. 1^ Il fine della via illuminativa e` di metterci alla sequela di Gesu`, imitandone le virtu`, per quanto lo consente la nostra debolezza; e cosi` si cammina alla luce dei suoi esempi: "Qui sequitur me, non ambulat in tenebris, sed habebit lumen vitae" ^1285-1. Far di Gesu` il centro dei nostri pensieri, dei nostri affetti, dell'intiera nostra vita: ecco l'ideale a cui ci studiamo di avvicinarci ogni giorno piu`. Egli e` per questo che l'orazione diventa affettiva, e che teniamo continuamente Gesu` dinanzi agli occhi per adorarlo, nel cuore per amarlo e attirarlo in noi, nelle mani per praticare le virtu` in unione con lui. Le virtu` che pratichiamo sono le virtu` teologali e le virti morali; e si prestano scambievolmente aiuto. Vi sono pero` come due fasi nello sviluppo della nostra vita: nella prima insistiamo di piu` sulle virtu` morali, nella seconda sulle virtu` teologali. 1286. 2^ Bisogna infatti prima indocilire le nostre facolta` per unirle a Dio. Il che fanno le virtu` morali: 1) La prudenza indocilisce l'intelletto, abituandolo a riflettere prima di operare, a consigliare con Dio e coi suoi rappresentanti, e lo fa quindi partecipare alla divina sapienza. 2) La giustizia indocilisce la volonta`, abituandola a rispettare i diritti di Dio e del prossimo con la pratica della perfetta onesta`, della religione e dell'obbedienza ai superiori; avvicinandoci cosi` alla giustizia di Dio. 3) La fortezza indocilisce le passioni violente, ne modera e ne raffrena i traviamenti, ne dirige le forze vive verso il bene soprannaturale difficile a conseguire; ci fa praticare la magnanimita`, la munificenza, la pazienza, la costanza, e ci avvicina cosi` alla fortezza di Dio. 4) A smorzare e disciplinare l'amor del piacere, la temperanza ci aiuta a mortificar la gola con la sobrieta`, a vincere la volutta` con la castita`, a dominar la superbia con l'umilta` e la collera con la dolcezza. Cosi` l'anima potra` praticar meglio le virtu` unificative. 1287. 3^ Viene allora la seconda fase della via illuminativa che ci unisce direttamente a Dio. 1) La fede, con le sue chiarita` temperate da una certa oscurita`, assoggetta e unisce l'intelletto a Dio e ci fa partecipare al pensiero divino. 2) La speranza, come leva potente, inalza la volonta`, la distacca dalle cose terrene, ne rivolge i desideri e le ambizioni al cielo, e ci unisce a Dio, fonte della nostra felicita`, onnipotente e infinitamente buono, dal quale fiduciosamente aspettiamo tutti gli

aiuti necessari a conseguire il fine soprannaturale. 3) La carita` ci solleva anche piu` in alto, ci fa amar Dio per se stesso, perche` e` in se` infinitamente buono, e ci fa amare il prossimo per Dio, come riflesso delle divine sue perfezioni. Unisce quindi l'anima intieramente a Dio. Questo doppio amore andiamo ad attingere nel Sacro Cuore di Gesu`: strettamente uniti a lui, trionfiamo del nostro egoismo, e appropriandoci l'amore e i sentimenti di Gesu`, viviamo per Dio com'e` vissuto lui: "Ego vivo propter Patrem" ^1287-1. 1288. 4^ Nel corso delle nostre ascensioni bisogna certo che ci aspettiamo i contrattacchi del nemico: i sette peccati capitali tentano d'insinuarcisi, in forma attenuata, fin nel piu` intimo dell'anima e, se non stiamo all'erta, ci fanno cadere nella tiepidezza. Ma le anime vigilanti, appoggiandosi sopra Gesu`, respingono questi assalti, anzi se ne giovano per rassodarsi nella virtu` preparandosi cosi` ai gaudii e alle prove della via unitiva. _________________________________________________________________ ^1263-1 La notte oscura, l. I, c. II-VII. ^1266-1 S. Teresa, scrivendo al fratello Lorenzo de Cepeda che s'era lagnato di noie cosiffatte, gli da` questo consiglio: "Quanto alle miserie di cui vi lagnate, non bisogna farne caso. Benche` io non possa parlarne per esperienza, perche` Dio mi ha sempre preservata da tali passioni, pure mi spiego la cosa. L'intensita` stessa delle delizie dell'anima produce cotesti moti nella natura. E` cosa che con la grazia di Dio passera`, se baderete a non impensierirvene". (Versione del P. Federico da S. Antonio, T. III, Parte I, Lett. XXXII, p. 139). ^1268-1 Notte oscura, c. III, n. 1. ^1270-1 Bellecio, Solidae virtutis impedimenta, P. I, c. II; Bourdaloue, Ritiro, 3^ giorno, med. Ia.; e in generale tutti gli autori di Esercizi spirituali; G. Faber, Progressi dell'anima, c. XXV (Marietti, Torino). ^1275-1 Apoc., III, 15-17. ^1276-1 Prov., XIV, 12. ^1277-1 Eccli., XIX, 1. ^1277-2 Luc., XVI, 10. -- In senso letterale la cose piccole indicano i beni temporali e le grandi i beni celesti. ^1279-1 Apoc., III, 18-20. ^1284-1 Matth., V, 18. ^1284-2 Gal., I, 10. ^1285-1 Joan., VIII, 12. ^1287-1 Joan., VI, 58. _________________________________________________________________

Quest'edizione digitale preparata da Martin Guy <martinwguy@yahoo.it>. Ultima revisione dell'HTML: 15 gennaio 2006.

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