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STORIA DI CRISTO

GIOVANNI PAPINI

STORIA DI CRISTO
QUARTA EDIZIONE, CORRETTA
(dal 71
al

100 migliaio)

VALLECCHI EDITORE FIRENZE

TUTTI

DIRITTI RISERVATI
di

compresi quelli
di riproduzione,

traduzione e

anche parziale.

Copyright ig2i by Giovanni Papint

Qualunque copia non munita del timbro a secco delV autore


si riterr contraffatta.

Xj- oifps
Firewe 1923

Tip.

A.

Vallecchi.

Via

Ricaioli.

L'autore a chi legge

I.

Da

cinquecent'anni quelli che

si

dicono

spiriti liberi

perch hanno disertato la Milizia per gU Ergastoli smaniano per assassinare una seconda volta Ges. Per ucciderlo nei cuori degli uonrni.

seconda agonia di Cristo fosse ai penultimi rantoli vennero innanzi i necrofori. Bufoli presuntuosi che avevan preso le biblioteche per stalle; cervelli aerostatici che credevano di toccare le sommit del
la

Appena parve che

cielo

montando

nel pallon volante della filosofia; profesfatali sbornie di filologia e di metafisica

sori insatiriti
si

armarono

da
1'

Uomo

lo

vuole

come

tanti crociati

contro la Croce. Certi frottolanti svolazzatoi fecero vedere in candela, con una fantasia da far vergogna alla faRadcliffe, che la storia degli EvangeU era una leggenda attraverso la quale si poteva tutt'al pi ricostruire una vita naturale di Ges, il quale fu per un terzo profeta, per un terzo negromante e per quell'altro terzo arruffapopoli e non fece miracoli, fuor della guarigione ipnotica di qualche ossesso, e non mor sulla croce ma si svegli nel freddo della tomba e riapparve con arie misteriose per far credere d'esser risuscitato. Altri dimostravano, come quattro e quattro fa otto, che Ges un
;

mosa

L AUTORE A CHI LEGGE

gli

mito creato ai tempi d'Augusto e di Tiberio e che tutti Evangeli si riducono a im intarsio inabile di testi
Altri rappresentarono

profetici.

Gres

come un
alla

eclettico

venturiero, ch'era stato a scuola dai Greci, dai Buddisti

e dagli Esseni e

aveva rimpastato
il

meglio

suoi

plagi per farsi credere

Messia d' Israele. Altri ne fecero


di

un umanitario maniaco, precursore


divina Democrazia
:

Rousseau e
per
i

della

uomo

eccellente,
la

suoi

tempi,
idea

ma
del

che oggi

si

metterebbe sotto
di

cura d'un alienista.


l'

Altri, infine, per farla finita per

sempre, ripresero

almanaccamenti e comparazioni conclusero che Ges non era mai nato in nessun luogo del mondo. Ma chi avrebbe preso il posto del grande Sbandito F Profonda ogni giorno di pi era la fossa eppure non riuscivano a sotterrarcelo tutto. Ed ecco una squadra di lampionai e riquadratori dello
e

mito

a forza

spirito a fabbricar
giosi.

religioni
le

per

il

consumo

degli

irreli-

Per tutto l'ottocento


dell'

sfornarono a coppie e mezze


dell'

dozzine per volta. La religione della Verit, dello Spirito,


del
dell'

Proletariato,

Eroe,

Umanit, della Patria

Impero, della Ragione, della Bellezza, della Natura della Solidariet, dell'Antichit, dell' Energia, della Pace
del Dolore, della Piet, dell' Io, del

Futuro e via

di se

guito.- Alcune non erano che raftazzonamenti di Cristia nesimo scoronato e disossato, di Cristianesimo senza Dio
le pi

eran politiche o

filosofie

che tentavano

di

mutarsi
l'ardore

in

mistiche.

Ma

fedeli

eran pochi e

stracco

Quelle ghiacciate astrazioni, bench sostenute talvolta da interessi sociali o da passioni letterarie, non riempivano cuori da' quali s'era voluto scerpere Ges.
i

Si tent, allora

di

accozzare dei facsimili di religioni


di

che avessero, meglio

quelle altre,

che

gli

uomini

L AUTORE A CHI LEGGE


cercano nella religione.
1

XI

Liberi
gli

Muratori,

gli Spiritisti,

Teosofi,
il

gli

Occultisti,

Scientisti

credettero d'aver

trovato

surrogato infallibile del Cristianesimo.


di

Ma

co-

muffose e di cabalistica cariata, di simbolica scimmiante e di umanitarismo acetoso, codeste rattoppature malfatte di buddismo d'espordesti guazzetti

superstizioni

tazione e di Cristianesimo tradito, contentarono qualche


migliaio di

donne a
tra

riposo,

di
l.

bipedes asellos, di contedesco e una cattedra

densatori

del

vuoto e fermi

Intanto,
svizzera,
si

un

presbiterio

veniva apprestando l'ultimo Anticristo. Ges, disse costui scendendo dall'Alpi al sole, ha mortificato gli uomini il peccato bello, la violenza bella beilo tutto quel che dice di s alla Vita. E Zarathustra, dopo
;
;

aver buttato nel Mediterraneo


grazia che

testi

greci

di

Lipsia e

l'opere di Machiavelli, cominci a saltabeccare, con quella

pu avere un tedesco nato da un pastore

luai

terano e sceso allora allora da una cattedra elvetica,


piedi della statua di Dioniso.
fossero dolci all'orecchio,

non

riusc

fosse questa adorabile Vita alla

bench i suoi canti mai a spiegare cosa quale si dovrebbe sacrifiil

Ma

care una parte tanto


di

viva dell'uomo qual'

bisogno

n seppe dire in qual maniera il Cristo vero degli Evangeli, si contrappone alla vita, lui che vuol farla pi alta e felice. E il povero
vincere in s la
bestia,

Anticristo

sifilitico,

quando fu vicino a impazzire, firm


:

l'ultima sua lettera

Il

Crocifisso.

XII

L'AUTORE A CHI LEGGE

2.

Eppure, dopo tanta dilapidazione di tempo e d'Ingegno, Cristo non ancora espulso dalla terra. La sua memoria dappertutto. Sui muri delle chiese e delle scuole, sulle cime dei campanili e dei monti, nei tabernacoli delle strade, a capo dei letti e sopra le tombe,
milioni di croci

rammentano

la

morte del

Crocifisso.
i

Radagli

schiate

gli affreschi delle chiese,

portate via

quadn
i

altari e dalle case e la vita di Cristo


le

riempie

musei e
eucoi

gallerie.

Buttate
il

nel

fuoco messali, breviari ed


e le sue parole in tutti

iogi e ritrovate

suo

nome

Hbri

delle letterature.

Perfin le bestemmie sono

un involon-

tario

ricordo della sua presenza.


si

Per quanto

faccia, Cristo

un

abisso di misteri divini in

una fine e un principio, mezzo a due troncom di

storia

umana.
Gentilit e la Cristianit

non possono mai pi saldopo Cristo. La nostra ra, la nostra civilt, la nostra vita cominciano coUa nascita di Cristo. Quello che fu prima di lui possiamo ricercarlo e saperlo ma non pi nostro, segnato con altri numeri, circoscritto in altri sistemi, non muove pi le nostre passioni pu esser bello ma morto. Cesare ha fatto, ai suoi tempi, pi rumore di Ges e Platone insegnava pi scienze di Cristo. Ancor se ne ragiona, del pridarsi insieme.

La

Prima

di Cristo e

mo

e del secondo,
?

ma

chi s'accalora per Cesare o contro


i

Cesare
nisti ?

dove sono, oggi,

platonlsti o gli

antiplato-

Cristo, invece,
l

'ama Cnsto

e chi l'odia. e

sempre vivo in noi. C ancora chi C ^ una passione per la passione di


sua distruzione.

una per

la

l'accanirsi di tanti

L AUTORE A CHI LEGGE


contro di
si

XIII

lui dice che non ancor morto. Gli stessi che addannano per negare la sua dottrina e la sua esistenza passan la vita a rammentare il suo nome. Viviamo nell' ra cristiana. E non finita. Per comprendere il nostro mondo, la nostra vita, noi stessi, bisogna rifarsi da lui. Ogni et deve riscrivere il suo Evangelo. Anche la nostra ne ha scritti, e pi di qualunque al-

tra.

Sicch l'autore di questo libro dovrebbe, a questo

punto, giustificarsi di avello scritto.


se

Ma

la giustificazione,

ve n' bisogno, apparir manifesta a quelh che vor-

ranno leggerlo fino all'ultima pagina. Nessim tempo fu, come questo, tanto diviso da Cristo e cos bisognoso di Cristo. Ma per ritrovarlo non bastano
i

vecchi Hbri.

Nessuna vita

di

Ges, anche se

la

scrivesse

uno

scrit-

tore di genio pi grande di quanti furono, potrebbe essere pi bella e perfetta degli

Evangeli.

La candida

so-

briet dei primi quattro storici

non potr

esser inai vinta

da tutte

le

meraviglie dello

stile e della poesia.

ben

poco possiamo aggiungere a quello che dissero. Ma chi legge, oggi, gh Evangelisti ? E chi fi saprebbe legger davvero, se pur li leggesse ? I chiosamenti dei filologi, i commentari degli esegeti, le vananti e l'erudizioni dei postillatori a poco giovano concien della let:

tera, trastulli di 'cervelli pazienti.

le

il cuore vuol altro. Ogni generazione ha le sue cure e i suoi pensieri e sue mattezze. Bisogna ritradurre, per aiuto dei persi,

Ma

l'antico

Evangelo. Perch Cristo


di

sia

vivo sempre nella

vita degli uomini, eternamente presente, giocoforza risuscitarlo

tanto in tanto, non gi per ritngerlo coi

colori della giornata

ma

per ripresentare, con parole nuove,

con rifenmeiiti

all'attucile, la

sua eterna verit

e la sua

storia immutabile.

xr/

l'autore a chi legge

Di queste risuscitazioni libresche, dotte o letterarie, il mondo ma sembra, all'autore di questa, che molte sian dimenticate e altre non appropriate. Specialpieno
:

mente in

Italia,

dopo l'ultime esperienze.

Per raccontare la storia delle storie di Cristo ci vorrebbe un altro libro, e anche pi grosso di questo. Ma le pi lette e conosciute si possono, a occhio e croce,
'

spartire in
di

due grandi
i

divisioni.

Quelle scritte da gente

Chiesa per

credenti e quelle scritte da uomini di


laici.

scienza a uso dei

quelle n queste posson con-

tentare chi cerca, in una vita, la Vita.

Le
tutte
fin

vite

di

Ges destinate
so che di

al

devoti

esalano

quasi

im non

muado
il

e stanto che respinge,

dalle

prime pagine,
pasti.

sostanziosi

lettore avvezzo a pi delicati un leppo di lucignolo spento,

un puzzo d' incenso svanito e d'olio cattivo che mozza U fiato. Non d si respira bene. L' incauto che s'accosta e ricorda le vite dei grandi scritte con grandezza, e ha qualche nozione dell'aite di scrivere e deUa poesia, si sente venir meno quando s' inoltra in queUa prosa menda, torpida, sfilaccicata, tutta rammendi e rappezzi di luoghi ahim troppo comuni, che furon vivi mill'amni ta ma ora son esanimi, vetrificati, appannati come le pietre
d'un lapidario o
e peggiora
i

commi d'un
il

formulario. Volta la carta

quando

codesti sfiniti corsieri

vogliono

stac-

care ad un tratto l'eloquenza

galoppo della

lirica

il

trotto del-

Quelle lor grazie desuete, quell'agghindatezza

che sa d'arcadia purista e di esemplari di bello scrivere


per l'accademie provinciali, quel falso calore intiepidita

l'autore a chi legge


da una mielosa dignit, scoraggiano
merari.
i

XV

pi resistenti e te-

E quando non
libri

s'

inabissano nei misteri prunosi

della scolastica cascano nell'oratoria rugiadosa dell'omelia

domenicale. Son

latti.

Ges

cio

per chi potrebbe, in


n'

Insomma, per chi crede in un certo senso, fame

anche degli ottimi ma i laici, g' indifferenti, i profani, gh artisti, quelli assuefatti alla grandezza degli antichi e alla novit dei moderni, non cercano quei volumi o, appena presi, li lasciano. Eppure son giustappunto questi lettori che bisognerebbe conqmatare, perch son quelli che Cristo ha perduto e quelli che oggi fanno l'opinione e contan nel mondo. Gli altri, i dotti che scrivon per i neutri, riescono ancora meno a riportare verso Ges l'anime che non sanno d'esser cristiane. Prima di tutto perch non quasi mai quasi tutti, son il fine che si propongono e loro stessi, tra quelli che dovrebbero esser ricondotti al Cristo vero e vivente; eppoi perch il loro metodo, che vuol essere,

a meno. Ve

come
narli

dicono,

storico,

critico,

scientifico,

fi

porta piutpo-

tosto a fermarsi sui testi e sui fatti esterni, per determi-

o distruggerh, che sul valore e la luce che

si

trebbero, volendo, ritrovare in quei testi e in quei fatti.


I pi di loro tendono a ritrovare l'uomo nel Dio, la normalit nel miracolo, la leggenda nelle tradizioni, e sopratutto ricercano le interpolazioni, le falsificazioni e gli

prima letteratura cristiana. Quelli che non arnvano a negare che Ges sia vissuto defalcano pi
apocrifi nella

che possono dalle testimonianze che


e a forza di se, di
di

ci

restano su di lui
di rispetti
,

dubbi e d* ma neanche,

ma, di considerazioni e ipotesi, non arrivano a scrivere

storia certa

neil'

per fortuna, a disfare quella contenuta Evangelo, tante son le contradizioni tra loro stessi, in modo che ogni sistema nuovo ha per lo meno il me-

XVI
rito

l'autore a chi legge


di ridurre

a nulla tutti quelli escogitati prima. Inil

somma
stuale,

codesti storici, con tutto

loro attrezzalo di fra-

staglie e ciarpaglie,

con tutte
della

le

risorse della critica te-

della

mitologia,

paleografia,
ellenista,

dell'archeolotri-

gia, della filologia semitica

ed

non fanno che

turare e liquefare, a forza di sminuzzamenti e capziosit, la

semplice vita di

Crisl^o.

La conchiusione

pi lo-

gica di tutto questo anfanamento e dimeno che Ges

non

mai venuto

sulla terra o, se

anche per caso venne

davvero, che non possiamo dirne nulla di certo. Resta, non agevolmente cancellabile, il Cristianesimo ma tutto
,

quel che sanno fare di meglio codesti


di

nemici di Cristo
le
a

andar ricercando a Oriente

Occidente

fonti

come

dicono, del pensiero distiano, coU' intenzione punto


giu:

dissimulata di risolverlo tutto nei suoi precedenti


daici, ellenici, e

magari indiani e cinesi, come per dire vedete ? Questo vostro Ges, in fondo in fondo, non soltanto era un uomo ma un pover'uomo, tanto vero che non ha detto nulla che il genere umano non sapesse a memoria prima di lui. Si potrebbe, allora, chiedere a questi negatori di mi-

come spiegano il miracolo di un sincretismo di vecchiumi che ha creato, intorno alla memoria di un oscuro plagiario, un moto immenso di uomini, di penracoli
sieri

tanto forte e travolgente da cambiar la faccia del mondo per parecchi secoli. Ma questa
e
d' istituzioni,

molte altre domande non

le

faremo, almeno per ora.

In poche parole se dalla comunalit di malgusto dei compilatori devozionali si passa, in cerca d'Illuminazioni,
ai

monopolisti della

verit storica
I

si

casca dall'uggia

pietistica nel garbuglio sterile.

primi non sanno ricon-

durre a Cristo

gli

smarriti e gU altri lo sperdono nelle

rogaie della controversia.

gli

uni e

gli altri

non invitano

L AUTORE A CHI LEGGE


a leggere: cio scrivon male. Se la fede
gratia
colti,
li

XVIl
divide la cacoagli
spiriti

li

unisce.

l'enfasi

untuosa repugna
di passata, la

che conoscono, sia pur


universitari

poesia dell' Evanla

gelo, idillio divino e tragedia divina,

quanto

gelidezza

degli

Tant' vero che

la sola

vita di

Ges

ancora oggi, dopo tanti anni e tanti mutamenti di gusti e di opinioni, letta da moltissimi laici quella dei chierico apostata Renan, che pure repugna a ogni cnstiano
vero per
e
il

suo dilettantismo, oitraggiante


i

fin

nella lode,

ad ogni storico puro per

suoi

sufficienza critica

Ma

il

hbro

di

compromessi e la sua inRenan, bench sembri

l'opera d'un romanziere scettico accasato colla filologia o d un semitista che soffre di nostalgie letterane, ha il merito d'essere scntto cio di farsi leggere anche

da quelli che non sono n credenti n speaalisti


Farsi leggere volentieri

non

il

solo pregio n
si

il

mag

giore che possa

avere un libro e chi

contentasse di

quello solo, e non desse peso ai resto, mostrerebbe d'esser

piuttosto vanesio che amoroso. Ma conveniamo eh' un mento, e neppure tanto piccolo per un libro cio per una cosa che si propone per l'appunto d'esser letta. Specie quando non vuol esser arnese di studio e basta, ma dovrebbe giungere a quella che chiamavano prima la e mozione degh aftetti o, per dirla alla buona, vor-

rebbe
glia
al

rifar

la

gente

All'autore del presente libro sembrato


sar contentissimo di
esser

e se sba-

persuaso da chi pi

giorno di lui che in tante migliaia di libri che raccontano Ges ne manchi uno da contentare chi cerca, invece di controprove dogmatiche o sca vi zzol amenti dotti, un nutnmento appropriato all'anima, alle necesdel

sit

secolo e di tutti.
libro

Un
2

vivo,

intende,

che renda pi vivo Cristo,

Storia di Cristo.

5CVI

L*

AUTORE A CHI

LECiGK

sempre vivente, con amorosa vivezza, agli occhi dei vivi Che lo faccia sentir presente, d'un'eterna presenza, ai presenti Che lo raffiguri in tutta la sua vivente e presente grandezza perenne epperci anche attuale a quelh che 1' hanno vilipeso e nhutato, a coloro che non l'amano perch non hanno mai veduto la sua vera faccia. Che manifesti quanto v' di soprannaturale e simbolico
il

nei

suoi

principi

umani,

nei

suoi

principi

cos

osculi,

semphci

quanto di famihare umanit, di popolare semplicit traluca anche nella sua mansione di
e popolari, e

liberatore celestiale, nella sua fine di suppliziato e nsusci-

tato divino. Che mostri, infine, in quell'epos tragico, al

quale han posto

mano davvero
per
noi,

cielo e terra,
al

quanti in-

segnamenti,
nostra vita,
dei discorsi

fatti
si

adatti

nostro tempo, alla

possono estrarre, e non solo dalla lettera


dalia stessa successione di vicende che va
alla

ma
di

dalla

Betlemme Un hbro scritto da un


stalla
i

nuvola
i

di

Betania.

laico per

laici

che non sono,

o sono appena per mostra, cristiani.


svenevolezze e
senza
tifica
l'

Un
si

hbro senza
di

le

tenerumi del pietismo


della

sagrestia,

ispidit

letteratura che

chiama scien-

soltanto perch ha il terrore perpetuo dell'affermazione E un libro, infine, scritto da un moderno che abbia un po' di rispetto e conoscenza dell'arte, sappia fermare l'attenzione anche degli ostili.

Un

libro cosiffatto l'autore del presente


lui,

d'averlo tatto

non pretende bench confessi d'averci pensato spesso:


tentato, per

ma

per lo

meno ha
di

quanto

arrivavano

le

sue capacit,

accostarsi a quell'idea.

l'autore a chi legge

xdc
di

dichiara subito, con sincera umilt,


t

non aver

fatto opera di

storico

sa enti fico

Non

l'ha fatta per-

ch non avrebbe potuto farla ma non l'avi ebbe voluta fare anche se avesse posseduto tutta la scienza occorrente. Si avverta, tra l'altro, che il hbro stato scntto
quasi tutto in campagna, e in una
saivatica,

campagna lontana
citato
dai

con pochissimi

libri,

senza consigh d'amia e

revisiom di maestri.
tieri

Non

sar

dunque
:

Por-

dell'Alta Cntica
le

e dagli

scrutinatori

a quadruplice

occhiale tra

autont in matena poco importa', se anche a potr fare un po' di bene a qualche anima una sola. Perch vuol essere, come s' detto, un nnvedel Cristo imbalsamato negU aremi nimento del Costo

svaporati o scarnificato dai coltelli umversitan


gi un'altra inumazione.

non
in-

Lo scnttore

s'

fondato sugli

Evangeli

tanto,

s'

tende, sui Sinottici che sul quarto.

Le infmte
dei

dissertazioni

disputazioni
e
sulle

sull'autorit

quattro

storici,

e sulle date,

interpolazioni,

sulla loro

dipendenza reciproca, e

sulle vensimiglianze

e derivaziom, l'hanno lasciato, confessa, inditterente. Noi

non possediamo documenti pi antichi di quelh n alcontemporanei, giudei o pagam, che a permettano di correggerli o di smentirli. Chi si prova a quel lavoro di cernita e di controllo pu sperperare molta dottnna ma non fa progredire d'im passo la conoscenza vera di
;

tri,

Cnsto. Cristo negli Evangeli, nella Tradizione apostolica e nella Chiesa.

Fuori

di

tenebre e silenzio. Chi acsil-

cetta

quattro Evangeli deve accettarli tutti interi,

laba per sillaba


e dire
testi,
il
:

oppure

rifiutarli

dal

pnmo

all'ultimo

non sappiamo

nulla.

Voler distinguere, in quei

il

certo dal probabile, lo storico dal leggendano,


il

tondo dalle aggiunte,

primitivo dal

dogmatico,

XX

t'ATJTORE A CHI LEGGE


finisce quasi

impresa disperata. Che


di

sempre,

difatti,

coUa

disperazione dei lettori, che in mezzo a quel bailamme


sistemi che
si

contraddicono e
pi famosi
:

si

sdcinano

di

decenli

nio in decennio, finiscono col


lascian tutti.
I

non raccapezzarsi
istologi

pi, e

neotestamentari

una cosa
gii

sola

gliere, nella

convengono che la Chiesa ha saputo scegrande alluvione della primitiva letteratura,


fin

Evangeli pi antichi, reputati


si

d'allora pi fedeli.

Non

chiede altro.

Accanto agli Evangeli l'autpre di questo libro ha tenuto d'occlio quei logia e agrapha che avevano pi sapore evangelico, e anche alcum testi apocrifi, usati con juicio E infine nove o dieci libri moderai, tra
quelli

che aveva a mano.


pare,

Gli

per quel che ha potuto

vedere,

di

essersi

discostato qualche volta dalle opimoni comuni, e di aver

un Cnsto che non ha sempre le fattezze ravviama non potrebbe asserirlo con certezza, n tiene a quella qualunque novit che ci pofigurato tine delle iconi ordinarie,

trebbe essere nel suo libro, scritto colla speranza

di farsi

buono pi che
caduto
la

di

farsi

bello.

Tanto pi che gh sar acdi

in compenso, di ripetere cose dette da altri, che


gli

sua Ignoranza
esser di

ha tolto
la

conoscere. In queste

ma-

terie la sostanza, eh' la verit,

pu

nuovo che
cfi&caci,

immutabile e non vi maniera di npresentarla in

forme meglio
sibile.

perch sia pi facilmente apprenai

Come
steri

voluto sfuggire

gineprai

dell'alta

cntica

erudita non ha preteso neanche indugiarsi troppo nei midelia teologia. S' accostato a
dei

Ges con

la

sempli-

cit

desideno e dell'amore, come s'accostavano, a


i

Ges parlante,
ignoranti
prr

pescatori

di
\

Capernaum, ancora
Ini

pi

loro

fortuna

l'autore a chi legge


P*ur
ai

XXI
Rivelazione e

tenendosi fedele alle parole della


della Chiesa Cattolica
s'

dogmi

studiato, talvolta, di

ripi esentare quei

dogmi
stile

e quelle parole in

modi

diversi

dai soliti, con

uno

violento d'opposizioni e di scorci,


risentiti,

ravvivato da termini crudi e

per vedere se

l'a-

nime

d'oggi, avvezze ai pimenti dell'errore, potessero sveai

gliarsi

colpi della verit.

di appropriarsi le parole di

Per chi non fosse sempre contento l'autore si arbitria San Paolo Con quelli che non hanno legge mi son fatto come se fossi senza legge,
:

per guadagnare quelli che non hapno legge.

debole coi

deboli,

per guadagnare

deboli

Mi son fatto mi taccio


;

ogni cosa a tutti, per salvarne


tutto
faccio per

ad ogni costo
.

alcuni.

amore

dell' Evangelo....

L'autore ha tenuto presente non soltanto


ebreo

il

mondo

ma

quello

antico,

colla

speranza

di

mostrare la

novit e la grandezza d Cristo di fronte a tutti quelli

che r hanno preceduto. Non sempre ha seguito l'ordine dei tempi e degli avvenimenti, perch giovava meglio al
suo fine particolare

che non

come ha

detto, propna-

mente
fatti,

storico

raccogliere certi gruppi di pensieri e di

per illuminarli con pi forza, invece di lasciarli di-

spersi

qua e l nel corso del racconto. Per non dare un aspetto pedantesco
i

al

libro

ha soptare
,

presso tutti

riferimenti delle citazioni e

ha voluto

meno

di note.

Non

vuol sembrare quel che non

cio

un dottore in bibliografia, e non vuole che l'opera senta, neppur da lontano, l'olio da lumi dell'erudizione. Quelli che s'intendono di queste cose si accorgeranno delle autorit non richiamate e delle soluzioni che ha scelto di gli altri, quelli fronte a certi problemi di concordanza che cercano solamente come Cristo apparso a uno di
;

loro,

sarebbero infastiditi dall'apparato testuale e dalle

XXII

l'autore a chi legge

dissertazioni a pie di pagina.


qui. a proposito della

Una

parola sola vuol dir

Ges

bench

Peccatnce che piange ai piedi di pi vedano negh Evangeli due scene dis'

verse e due donne diverse l'autore


gioni d'arte, di riunirle in

permesso, per ra-

una

sola e di ci chiede per-

donanza, che

gii

verr,

spera,

accordata perch non

si

tratta di materia dogmatica.

modo

Deve anche avvertire che non ha potuto svolgere a suo gli episodi dove compare la Vergine Madre:
il

per non allungar troppo

libro,

gi lungo, e, special-

mente, per la difficolt di mostrar di passaggio tutto il ncco fondo di rehgiosa bellezza che e' nella figura di Mana. Sarebbe necessario un altro volume e lo scrittore tentato d'arrisicarsi, se Dio gli dar vita e vista, di queUo che mai non fue detto d'alcuna . dicer di lei Si accorgeranno, quelli almeno che hanno in pratica gli Evangeli, che altre cose, di minore importanza, son
tralasaate e alcune, invece, allungate

modo

insohto.

Perch queste son parse,


di

allo
.

scrivente

pi appropnate

quelle al suo scopo

eh'

per dirlo con terrmne dispiriti,

susato e quasi repugnante ai belh

l'edificazione.

Questo vuol essere un


di edificazione

libro

la

risagli a ^ prevista

nica

ma

nel senso

Non gi nel senso della beghinerla meccaumano e vinle di ri fazione dell'arume.

una grande e santa azione un dar ncoveio contro l' inverno e la notte, un salire in alto. Ma edificare un'anima, costruire con pietre di ventai
Edificare

una casa

Quando
astratto,

si

parla di

edificare non vedete che


Edificare,

un verbo
sl^rafi-

consunto dall'abitudine

nel

L AUTORE A CHI LEGGE

XXIII

cato ordinario, vuol dir murare. Chi di voi ha mai pensato a tutto quel che

vuole pei murare, per niurar bene,

per tare una vera casa, una casa che regga, che stia salda

muri maestri non lasci passar l'acqua E tutto quello die ci vuole per murare pietre squadrate, mattoni ben cotti, travi non magagnate, calce di buona tornace. rena tne e non terrosa, cemento che non sia invecchiato e svanito. E mettere a posto ogm cosa, con occhio e pazienza, far combaciare sassi a luio a uno, non metter tropp'acqua o troppa rena nella calcina, tenere umidi i mun, saper rimboccare le commettiture e piallare a modo
In terra, copeita e costrutta in regola, coi

a piombo,

il

tetto che

g'

intonachi.

la

casa sale giorno per giorno

al cielo, la

casa dell'uomo, la casa dove porter la sua donna, dove

nasceranno

suoi

figlioli,

dove potr ospitare

gli

amici.

Ma

pi credono che per fare un Ubro basti avere

un' idea eppoi

prender tante

parole e metterle insieme

che faccian figura.

Non

vero

Una

fornace di tegoli,

non sono una casa. Edificare una casa, edificare un Ubro, edificare un'anima son lavori che impegnano tutto un uomo, e tutte le sue responsabilit. Questo Ubro vorrebbe edificare dell'anime cristiane perch questa sembra allo scrittore, in questo tempo, in questo paese, una necessit che non ammette dilazioni. Se riuscir o no non pu dirlo, oggi, chi 1' ha scntto. Ma riconosceranno, spera, che questo ^ un libro, un vero libro, e non un campionario, un'aggregato di spez zaticci. Un libro che pu essere mediocre e sbagliato ma
di sassi

una cava

costruito

un'opera edificata oltre che edificante.

Un

libro col suo disegno e la sua architettura,

una vera casa


e sullo

ooU'atrio e cogli

volte

architravi, coi suoi spartimenti e le sue


sui cieli

anche con qualche apertura

campagne.

XXIV

l'autore a chi legge


,

o almeno vorrebbe essere, un artista e non avrebbe potuto dimenticare questa sua qualit proprio in questa occasione. Ma dichiara di non aver voluto fare opera, come dicevan prima, di bella
L'autore di questo libro
letteratura
gli
o, come dicono ora, di pura poesia perch stava pi a cuore, almen questa volta, la verit che

la bellezza.

Ma

se quelle sue virt, per scarse che siano,

potranno persuadere un'anima sola di pi, sar pi lieto di prima dei doni che ha ricevuto. La sua inclinazione alla poesia gli ha servito, forse, a rendere pi attuale , e, in certo modo, pi fresco il richiamo delle cose antiche, che sembrano pietrificate nell' Jeratismo delle immagini condi 'scrittore affezionato aU'arte sua,

sacrate.

immaginazione tutto nuovo e presente. Ogni stella grande che si muove di notte pu essere quella che t' insegna la casa dove nasce un figlio d' Iddio ogni stalla ha una greppia che pu diventare una culla, quando si riempia di fieno asciutto e di paglia pulita ogni montagna ignuda, infocata di luce nei mattini dorati sopra la valle ancor buia, pu esser il Sinai o il Tabor nei
Per l'uomo
d'
; ; ;

fuochi delle stoppie o delle carbonaie che brillan di sera

fiamma che Dio accende per colonna di fumo che sale dal cammino del povero insegna da lontano la strada al bracciante che torna. Il ciuco che porta sul basto la pasulle colline puoi vedere la

guidarti nel deserto

e la

stora che vien da mungere lo stesso che cavalcava

il

profeta verso

padiglioni d' Israele, o quello che scese

verso Gerusalemme per la festa di Pasqua. La colomba che tuba sull'orlo del tetto di lastre la medesima che

annunzi al patriarca la fine del gastigo o scese sull'acqua del Giordano. Tutto uguale- e onnipresente, per il poeta,
e ogni storia storia sacra.

L'AUTORE A CHI LEGGE


L'autore chiede perdono,
dare a quella che oggi
per,
ai

XXT
suoi

austeri
si

cen-

temporanei, se pi spesso che non convenga


si

lasci an-

chiama, quasi con ribrezzo, tlo-

quenza germana carnale della rettonca e madre adultenna dell'enfasi e di altre idropisie della distinta elocuzione. Ma forse si ammetter che non si poteva scrivere la storia di Cristo coUo stesso stile piano e pacato che va bene per quella di Don Abbondio. Lo stesso Manzoni, quando cant il Natale e la Resurrezione, non ricorse ai modi del fiorentino parlato ma alle pi solenni immagini del

Vecchio e del Nuovo Testamento. Conosce ottimamente che l'eloquenza spiace

ai

mogli

derni

come

il

panno

di rosso

vivo alle

dame

di citt

l'organo di chiesa ai ballerini di minuetti


riuscito,

ma

non

tutte le

volte,

di

farne a

meno.

L'eloquenza,

quando non

declamazione d'accatto, trabocco di fede e in un'et che non crede ncn v' posto per l'eloquenza.

Eppure
che
ciati

la vita di

Ges

un

tal

dramma
delle

un

tal

poema
troppo

richiederebbe
e smaniosi

sempre,

invece

parole

usate che abbiamo a disposizione, quei

vocaboli squar-

D Bossuet, che d'eloquenza qualcosa sapeva, scrisse una volta cos : Plt Dieu que nous puissions dtacher de notre padi cui paria
il

Passa vanti.

role tout ce qui flatte l'oreille, tout ce qui delecte l'esprit,

tout ce qui surprend l'imagination, pour ne laisser que la verit tonte simple, la seule force et l'efficace tonte pure

du Saint
stissimo

Esprit, nulle pense que pour convertii

Giu-

ma

riuscirvi
di

L'autore

quest'opera

avrebbe

voluto,

certi

mo-

menti, possedere un'eloquenza animosa e struggente da fair tremare ogni cuore, un'immaginativa sontuosa da
trasportare l'anime, per subitaneo sortilegio, in un di luce, d'oro e di fnoco Tn altri momenti, invece

mondo
si

do-

XXVI

L'AUTORE A CHI LEGGE

leva quasi d'esser troppo artista, troppo letterato, troppo


njellatore
e

mosaicista, e di

nella loro potente nudit.

Un

non saper lasciare le cose libro non s' impara a scri-

verlo come si dovrebbe che quando s' finito di scrivere. Amvati all'ultima parola, coli 'esperienza acquistata nella
fatica,

bisognerebbe ncominciar daccapo e ntarlo tutto.

Ma

chi ha,

non dico
libro

la forza,

ma

l'

idea di far cos


pagina,

Se
della

questo

ha,

in

qualche

l'andatura
In questi

predicazione non sar un male grande.

tempi che alle prediche delle chiese, dove spesso si dicono mediocremente cose mediocri ma dove pi spesso ancora vengono ripetute verit che non si dovrebbero dimenticare, non vanno, per lo pi. che le donne e qualche vecchio bisogna pensare anche agh altri. Ai saputi,
:

agli intellettuali

d,

ai raffinati,

a quelh che non entrano

mai in chiesa ma entrano, qualche volta, dal hbraio. I quali non vorrebbero per nulla al mondo ascoltare la predica d'un frate ma si degnan di leggerla s' stampata in un libro E questo libio, sia detto ancora una
volta, fatto specialmente per quelli che son tuori della

Casa
uniti

di

Cristo

gli

altri,

quelh che son rimasti dentro,


delle

agU credi degli ApostoU, non hanno bisogno


parole.

mie

Chiede anche perdono, lo scrittore, d'aver fatto un'opera di molte, di troppe pagine, attorno a un solo aranche gomento. Oggi che la massima parte dei hbri
di quelli suoi

non sono che mazzetti o

fastelli di

pa-

gine raccattare di sui giornali o di novellette di respiro


corto o di appunti di taccuino, e non passano, di solite
le

due o

le

trecento pagine, averne scritte pi di seicento

sopra un tema
badiaJe.
11

umco parr presunzione


certo,
ai

e ancfiC di quella
ai

Ubro,

sembrer

lurigo

lettori

mo-

dem), pi avvezzati

biscottini leggeri che ai pani ca-

l'autore a chi legge


salinghi d'un chilo,

xxvii
son lunghi

ma

libri,

come

giorni,

nempiono. E l'autore non tanto guanto dalla superbia da credere che il libro, per la sua lunghezza, non sar letto da nessuno e s' illude, perhno, che possa esser letto con meno tedio di altri volunu pi corti. Tanto riesce difficile salvarsi dalla bona, anche a quelli che vorrebbero guanrne gh altn
o
brevi

secondo come

si

L'autore di questo libro ne scrisse un altro, anni


per raccontare la malinconica vita d'un

fa,

uomo che

volle,

un momento, diventar Dio. Ora, nella maturit degli anni e della coscienza, ha tentato di scrivere la vita di un Dio che si fece uomo. Questo medesimo scrittore, nel tempo che lasciava scapestrare il suo umore matto e volubile per tutte !
strade dell'assurdo, ritenendo che dalla negazione d'ogni

trascendente res'iltava la necessit di spogharsi da qua-

lunque bigottera, anche protana e mondana, per giungere all'ateismo integrale e perfetto
il

ed

era loico

come

nero cherubino

cessa all'uomo

Dante perch l'unica scelta contra Dio e il Nulla e quando si sfugge

di

a Dio non
passione

e'

ragione valida per sottostare agli idoli

della trib e a tutti

in
.

gh

altri feticci della

ragione o della

quel tempo di febbre e d'orgogho, quegli


altri,

che scrive offese Cristo come pochi

prima

di lui,

avevan

fatto

anni che

ma sei Eppure, dopo sei anni appena furono di gran travagho e devastazione fuor
lui

di lui e dentro di

dopo lunghi mesi

di concitati

ripensamenti, ad un tratto, interrompendo un altro la-

voro

quasi sollecitato, e sospinto dn una forza pi torto

XXVIII
di lui,
gli

l'autore a chi legge


cominci a scrivere questo libro su Cristo, che ora
insufficiente espiazione di quella colpa.

sembra

in-

tervenuto
talvolta
:

spesso,

Ges,

di

essere

pi

tenacemente

amato da quelli stessi che prima l'odiavano. L'odio, non che amore imperfetto e non consapevole di s e in tutti i modi miglior tirocinio d'amore della
indifferenza.

Come

lo scrittore sia

giunto a ritrovar Cristo, da

s,

camminando per molte strade che alla fine sboccavano tutte ai piedi della Montagna dell'Evangelo, sarebbe un
discorso troppo lungo e anche
pio

difficile.

Ma
fedi

il

suo esemfin

cio quello d'un

uomo che ebbe sempre,


le

da

bambino, ima repulsione per tutte


spirituale,

ricono sciutt,

e per tutte le chiese, e per tutte le fonne di vassallaggio e

poi

pass,

con

delusioni

tanto

profonde

quanto erano
vare

stati potenti gli entusiasmi, attraverso

molte

esperienze, le pi diverse le pi

l'esempio

di

nuove che poteva troquest'uomo, dico, che ha consumato

in se stesso le ambizioni d'un'epoca instabile e irrequieta

l'esempio di un uomo che dopo tanto scavallare, motteggiare e vaneggiare torna vicino a Cristo, non ha, forse, un significato soltanto pri-

come poche ve ne furono

vato e personale.

Non
coso
;

v'

tornato per stanchezza perch, anzi, comin-

cia per lui

una

vita pi difficile e

un obbligo pi

fati-

non per le paure della serlit perch ancora si pu chiamar giovane non per voglia del a rumore mondano > perch, nel clima di questi anni, gli varrebbe me;

glio esser lusingatore

che giudice.

Ma
l'

quest'uomo, tornato
e,

a Cristo, ha veduto che Cristo tradito


oflesa. dimenticato.
e difenderlo.

pi grave d'ogni

ha sentito

impulso di ricordarlo
l'hanno lasciate
e

Perch non soltanto

suoi neniici

l'autore a chi legge


guastato.

XXIX
suoi discepoli, lui

Ma

quelli stessi

che furono

vivente, e lo compresero a

mezzo

e alla fine

l'abbandona-

rono

e molti di quelli che son nati nella sua Chiesa e


il

fanno

contrario di quel che

comand

e lianno pi diil

lezione per le sue immagini dipinte che per

suo esempio
ginocchi in

vivo e quando hanno consumato


lui e

labbri

qualche materiale divozione credono d'essere in pari con


d'aver fatto quanto chiedeva, quanto chiede, disparatamente, e quasi sempre invano, insieme ai suoi Santi,

da mille e novecent'anni.

Una
replica

storia di Cristo, scritta oggi, ^

una

risposta,
:

una
peso

necessana,

una conclusione inevitabile

il

vuoto della bilancia, perch dall'eterna guerra tra l'odio e l'amore esca, almeno, l'equi-

che

si

mette

sul piatto

libno della giustizia.

se diranno, a chi la scrisse, eh'

un ritardatario non lo toccano. Ritardatario, spesso, sembra colui eh' nato troppo presto. Il sole che tramonta lo stesso che, nello stesso momento, tinge la mattina nuova d'un paese lontano. D Cristianesimo non un' anticaglia ormai assimilata. In quei che aveva
buono, dalla stupenda e imperffettibile coscienza moderna, ma , per moltissimi, tanto nuovo che non neppur cominciato. D mondo, oggi, cerca Pace pi che Libert e non v' pace sicura che sotto U giogo
di

di Cristo.

Dicono che Cristo


a dar forza
re.
ai

il

profeta dei deboli e invece venne


i

languenti e a fare

calpestati pi

alti

dei

Dicono che a sua religione di malat e moribondi eppure guarisce gl'infermi e risuscita i dormienti. Dicono eh* contro la vita e vince la morte. Ch' il Dio della tristezza mentre esorta i suol a rallegrarsi e promette un etemo banchetto di srioia ai suoi amici. Dicono che ha introdotto Ja tnstezza e la mortitcazione ni

XXX
mondo
si
i

l'autore a chi legge


e invece,

lasaava profumare
digiuni Ipocriti

quand'era vivo, mangiava e beveva, e piedi e capelli, e aveva in ug:gia


i i

e le
1'

varutose pemtenze

Molti

1'

hanno

lasaato perch non

hanno mai conosciuto,

codesti,

specialmente, vorrebbe covare questo libro.

D
tutte,

qual libro scritto,

fiorentino,

ao

sortito

si perdoni il nchiamo, da un da quella nazione che, sola tra

scelse

Cristo

come proprio Re. La pnma idea


non pot pormmacciato approvata a gran maggioranza Sulla Palazzo Vecchio, che s'apre tra il

l'ebbe Girolamo Savonarola nel 1495


tarla a buono.

ma

Fu
di

ripresa, nelle distrette del

assedio, nel 1527, e

porta

magenore

David del Buonarroti e 1' Ercole del Bandinelli, fu murata una lastra di marmo con queste parole
:

JESUS CHRISTUS

REX FLORENTINI

POPVLI

P.

DECRETO ELECTUS.
bench mutata da Co:imo,
di

Codesta

iscrizione,

e'

sempre

quel decreto non fu mai formalmente abrogato


e lo

e disdetto noscersi,
zioni,

scrittore

quest'opera

fiero

di

rico-

anche oggi, dopo quattrocent'anni suddito e soldato di Cristo Re.

di

usurpa-

Storia di Cristo

LA STALLA
I

Ges nato In una

Stalla. Stalla,

Dna

Stalla,
i

una vera
pittori

leggero che

cristiani

non hanno
il

il

lieto
al

portico
Figlio

edificato

di David, quasi vergognosi

che

loro Dio tosse giaauto

nella miseria e nel

sudiciume.
la

non neppure

il

pre-

sepio di gesso

che
nei

fantasia confettiera
;

de' figurinai

ha immaginato
viata,

gentile, grazioso di

colore, colla
il

tempi moderni il presepio pulito e mangiatoia linda e rav-

l'asinelio estatico e

compunto bue
i

gli

angeli

sul tetto col


coi

festone svolazzante e

fantoccim

da

re

manti

e dei

pastori coi cappucci, in ginocchio a'

due

lati della
il

tettoia.

Codesto pu essere
il

il

sogno
il

dei novizi,

lusso dei curati,

balocco dei bambim,

vaticinato

ostello

d'Alessandro
Stalla,

Manzoni

ma non

davvero la

Stalla dov' nato Ges.

Dna
la

una

Stalla reale, la casa delle Bestie,

tica, la

l'Uomo L'anpovera Stalla dei paesi antichi, dei paesi poveri, del paese di Ges, non il loggiato con pilastri e capitelli, n la scuderia scientifica dei ricchi d'oggid o la
prigione delle Bestie che lavorano per

capannucda elegante delle vigilie di Natale. La Stalla non che quattro mura rozze, un lastricato sudicio, un tetto di travi e di lastre. La vera StaDa buia, sporca, puzzolente non v' di pulito che la mangiatoia, dove il padrone ammannisce fieno e biadumi.
:

Stona

di Cristo.

La stalla
I

prati
al

di

primavera,
col

freschi

nelle

serene

nriattTie,

ondanti
ciati
recisi
lesti.
;

vento,

soleggiati,
ferro
tbr

umidi,
verdi,
:

odorosi,
J'aJte

furon foghe
gialli,

falfini
;

tagliate

l'erbe

insieme

bei

aperti

bianchi, rossi,

ce-

Tutto appass^ secc, prese U colore pallido e unico del fieno. 1 manzi trascinarono a casa la spogha morta dei inaiieio e del giugno

Oa
fion che

quell'erbe e quei

fiori

quell'erbe fatte aride, quei


l

sempre onorano, son


Schiavi
dell'

nella
Gii

mangiatoia pei la
l'abboccano

fame
adagio
torna
in

degli
coi

Uomo

animali

grandi
luce,

labbri

alla

sullo

nen e pi tardi il prato tonto strame che serve da letto, mutato


stalla

concio

umido.
la

Questa
luogo
l'unico

vera
del
i

dove Ges
fu
la
11

fu

partonto.
stanza
dell'
si

Mi

Lundo

mondo
di

pnma
Fighe

del-

Puro tra

nati

donna
culla

Uomo,
deve
i

che doveva esser divorato dalle Bestie che

chianiano

Dormm, ebbe come pnma


Bruti digrumano
i

la

mangiatoia

ton

miracolosi dda

Pnma vera.

Non
non
tono
e

per

caso nacque Ges

torse im'

immensa
?

Stalla

una Stalla, l mondo dove gli uomim inghictbelle,

stercano
le
i"

Le

cose pi
forse,

pi

pure,

pi di-

vine non

cambiano
Poi
si

per infernale alchimia, in

escrementi

sdraiano sui monti del letame e cfuala

mano a
i

godere

vita

Sulla terra pordie precario dove tutti gli abbelliprottimi non posson nasconder lo stabbio., menti e apparso una notte Ges partorito da una Vergine senza

macchia,
1

di

nulla

armato che

d'

innocenza.

pnnii

che adorarono Ges furono animali e non

oomim.
Fra
fancnilli
i?li

uomini cercava

semplici,
fauci uih,

tra

semplici

pi sempiia dei

pi mansueti, lo

LA STALLA
accolsero
gli

Animali

domestici.

Bench

umili,

servi di essen pi

debob

e teroa di loro, l'Asino e

bench li Bove

avevan
Il

visto inginocchiarsi dinanzi a loro le owltitudini.


di

popolo

Ges,

il

popolo

santo che
il

Uberato
store

dalla

servit

dell' Egitto,

popolo che

Jabv aveva il Pacol-

aveva lasciato solo nel deserto per salire a loquio coir Eterno,, aveva forzato Aroane a targh

un

Bove d'Oro per adorarlo


L'Asino era consacrato, in Grecia, ad Ares, a Dioniso,

ad

Apollo

Iperboreo.
il

L'Asina

di

Balaam aveva
;

salvato colle sue parole

profeta, pi savia del savio

Ochos, re
lo

di

Persia, pose

un Asino

nel

Tempio
il

di

Fta e

fece

adorare.

Pochi
gilia

anni prima che nascesse Cristo


la

suo futuro
col

padrone. Ottaviano, scendendo verso


della battaglia di Azio, incontr

sua fletta, la vi-

un asinaio

suo

somaro.

La bestia si chiamava Nicon, il e battagha l' imperatore fece inalzare un asino di bronzo nel tempio che ricord la vittoria. Re e popoli si erano fin allora inchinati ai Bovi ed agli Asini. Erano i re della terra, i popoli che prediVittorioso,

dopo

la

hgevano

la Materia.

Ma Ges non
materia. Con

nasceva a regnar sulla


lui

terra n ad

amar
bruti
di

la

finir

l'adcrazicne

della Bestia, la debolezza di

Aronne, la superstizione di

Augusto.
tanto
della

quelli

di Gerusalemme l'uccirleranno ma inBetlemme lo riscaldano coi loro fiati.

Quando Ges

giunger, per l'ultima

Pasqua,
egli

alla

citt

Morte, cavalcher

un

asino.

Ma

profeta pi

grande di Balaam, venuto a salvare tutti gt uomini e non gh ebrei soh, e non rivolter dal suo cammino anche se tutti i muli di Gerusalemme raglieranno contro di lui.

PASTORI
TV

Dopo

Bestie

Guardiani delle

Bestie

Anche

se

l'Angelo non avesse annunziato la grande

Nascita essi
Figlio

sarebbero accorsi alla Stalla per vedere


Straniera,
I

il

della

Pastori

vivono

quasi

sempre

solitari

distanti.

Non sanno
Terra.

nulla del

mondo lontano

e delle Feste

della

fatto accada viano a loro, anche piccolo, li comm'jove. Vegliavano i branchi nella notte lunga del solstizio quando turono scossi dalla luce e dalle parole delJ 'Angelo.

Qualunque

appena

scorsero, nella

poca luce della


cogli

Stalla,

una
il

Donna

giovine e bella, che contemplava in silenzio


e videro
il

figliuolo,

bambino

occni

aperti

allora

allora, quelle carni rosse e delicate, quella bocca che non aveva ancor mangiato, il loro cuore s' intener. Una nasc'ta, la nascita di un uomo, un'anima che da pochi

istanti

s'

incarnata e viene a softnre col'altre anime,

sempre un miracolo cos doloioso da impietosire anche i semplici che non lo comprendono. E quel nato non era, per quegli avvertiti, un ignoto, un tanciullc come tutti gli altri, ma queJo che da miU'anni il loro popolo

dolente aspettava.
1

Pastori offrirono quel poco che avevano, quel poco

eh'
chi

pur tanto se dato con amore; pollarono


dell?

bianla

donativi

pastorizia

il

latte,

il

fonnaggio,

PASTORI

Anche oggi, nelle nostre montagne, dove stanno morendo gii ultimi vestigi dell'ospitalit e della fratellanza, appena una sposa ha panonto accorrono le sorelle, le mogli, le fighe dei paston. E nessuna a mani
lana, l'agnello.
chi ha due coppie d'uova ancora tepide del nido, una boccia di latte frsco munto d'allora, chi una formetta di cacio che appena fia messo la buccia, chi Una gallina per tare il brodo alla partoriente. Dn nuovo essere apparso nei mondo e ha coimnciato il suo pianvicim, quasi per consolarla, portano aila madie to i

vuote

chi

loro
1

ofterte,
i

Pastori antichi eran poveri e non disprezzavano

poven, eran semphd come bambini e godevano nel conteiijplar i bambim Eran nati da un popolo generato dai Pastore di Dr, salvato dal Pastore di Madian. Paston
eran stati
i

suoi

pnmi Re

Saul e David
trib.

paston di
Be-

inandre

pnma

che Pastori

di

Ma

Pastori di

tlemme, a al duro mondo ignoti , non eran superbi Dn povero era nato tra loro ed essi lo guardavano con amore e gh porgevano con amore quelle povere ncchezze. Sapevano che quel Fanciullo, nato da Poven nella Povert, nato Semplice nella Semplicit, nato da Popoiam In mezzo al Popolo, sarebbe stato il nscattatore degli di quegli uormni di volont buona su quali D'uili l'Angelo aveva chiamato la pace. Anche il Re Sconosauto, il giramondo Odisseo, da nessun altro fu accolto con tanta gioia come dal pastore Eumeo nella sua Staila. Ma Ulisse veniva verso Itaca per tar vendetta, tornava alla sua casa per ammazzare i nemici. Ges nasceva invece, per condannare la vendetta, per comandare il perdono ai nemici. E i'amoie dei Pastori di Betlemme ha fatto dimenticale la piet

spitale del porcaio di Itaca.

TRE MAGI
in

Magi giungevano dalla Caldea e s'inginocchiavano dinanzi a Ges. Venivano forse da Ecbatana, forse dalle sponde del
A] Clini
e^iorni

dopo

tre

Mar Caspio.

cavallo
selle,

de' loro

cammelli,

colle

bolge

gonfie appese alle

avevan guadato il Tigri e V Eufrate, varcato il gran deserto dei Nomadi, costeggiato Mar Morto. Una stella nuova il simile alla cometa che n appare ogni tanto nel cielo per annunziare la nasata d'un Profeta o la morte d'un Cesare h aveva guidati fino alla Giudea. Eran venuti per adorare un Re e trovavano un poppante mal fasciato, nascosto dentro una Stalla. Quasi mill'anni prima di loro una Regina d'Oriente era venuta in pellegrinaggio in Giudea e aveva portato oro, aromi e gemme preziose. Ma anch'essa i suoi doni aveva trovato un gran Re sul trono, il pi gran Re che abbia mai regnato in Gerusalemme, e da lui aveva imparato quel che nessuno le aveva saputo insegnare. I Magi, invece, che si crede van pi sapienti dei Re, avevan trovato un fanciullo nato da pochi giorni, un fanciullo che non sapeva ancora n domandare n^ nspondere, un fanciullo che aviebbe sdegnato, fatto grande,

tesori
1

della

matena
re.

e la scienza della materia.


re,

Magi non erano


padroni dei
I

ma

erano, in Media e in
1

Per-

sia,

re

comandavano

popoli

ma

TRE MAGI
di

7
!scgni,

Magi guidavano
profeti
e

Re. Sacrificatori, Interpreti

mimstn, essi "^oii potevano coniunicaie oon Abura Mazda, il Dio Buono essi soli conoscevano il futuro e il destino. Uccidevano colle propne mani gli ammali nocivi, gli uccelli netati Purificavano le ani n e campi nessun sacn tzio era accetto a Dio se iv Q e offerto dalle loro mani, nessun re avrebbe mosse guei a senza averli ascoltati. Possedevano i segreti della te' a e quelli del cielo: pnmeggiavano su tutta la loro gei te In nonie della scienza e della religione. In mezzo a un
;

popolo che viveva


parte dello Spinto.

per

la

Materia rappi esentavano la

Era giusto, dunque, che venissero a inchinarsi diDopo le Bestie che son la Natura, dc|.x) i Paston che sono il Popolo, questa terza potenza il s' mginoccliia alla Mangiatoia di Betlen.me. Sapere La vecchia casta sacerdotale d'Onente fa atto di scttonussione al nuovo Signore che mander i suoi anunorziaton verso Occidente; i Sapienti s'inginocchiano dinanzi a colui che sottometter la Scienza delle parole e dei numen alla nuova Sapienza dell'Amore.
nanzi a Ges.

Magi a

Betlemme sigmficano
la
all'

le

vecchie teolcgie

che riconoscono
SI

definitiva nvelazione, la Scienza che

umilia dinanzi
piedi

Innocenza, la Ricchezza che


Povert.

si

pro-

stra ai

della

Essi

offrono a

non
ai

l'offrono perch Maria, povera,


il

Ges quell'oro che Ges calpester: potrebbe averne bi-

sogno per
consigh
poveri
ai

viaggio

ma

per ubbidire

pnma

del

ten p

dell'

Non

Evangelo: vendi quel che possiedi e de lo olirono l' incenso per vincere il puzzo
perch
le

della Stalla
e

ma
la

loro liturgie stanno


di

per fiure
i

non avranno pi bisogno


Offrono

fumi e profumi per


i

loro

altari.

mirra che serve a imbalsamare

morti

8
pei che

TRE MAGI
fanciullo morir giovane e la
di

sanno che questo


il

madre che ora sornde, avr bisogno


balsamare
clesiastia,
dotti,
g'

aromi per im-

cadavere.
paglia
dello

Inennocchiati, dentro ai sontuosi mantelli reali ed csulla

strame,

essi,

potenti,

indovini,

offrono

anche s

stessi

come pegni

mondo. Ges ha ottenuto ormai tutte le investiture alle quali Magi, co mi nei ano le peraveva diritto Appena partiti secuziom di quelh che l'odieranno fino alla morte
dell'obbedienza del
i

OTTAVIANO

Quando
padroni

Cristo appar tra

gli

uomini

criminali regna-

vano, ubbiditi, sulla terra. Egli nasceva soggetto a

due

uno, pi forte e lontano, a

Roma

l'altro,

pi infame e vicino, in Giudea.

Una

canaglia avventu-

nera e fortunata aveva arraffato, a prezzo di stragi, un'altra canaglia avventuriera e fortunata r Impero aveva arraffato, a prezzo di stragi, il regno di David e di Salomone. Tutti e due erano arrivati in alto per vie perverse

illegittime

attraverso
:

guerre

civili,

tradimenti,
;

cru-

delt e massacri
tatti,

erano nati per intendersi


subalterno
verso

erano, diil

amici e complici per quanto lo permetteva


dello scellerato
lo

vas-

sallaggio

scellerato

pnncipale.

figliolo

dello strozzino di Veli etri, Ottaviano, s'era


vittorie,

mostrato vigliacco in guerra, vericativo nelle

traditore nelle amicizie, crudele neM^^Ilppresaglie.

A un

condannato che gli chiedeva almen sepoltlu-a rispo^ndeva: Codesta faccenda degli avvoltoi. Ai Perugini ma^saferati che domanda van grazia gridava: mori ea d u m esse! Al pretore Q Gallio, per im ^mplice sosi*tto volle strappar gli occhi da s pritna c^^ farlo sgozziar^. Avuto l' impero, spenti e dispersi i q^mici, ottenut^'tuttp le magistrature e le potest,' s'era messo la

maMieri^ella man-r^

suetudine

non

gli

era rimasto.

Mei

giovanili,

che

IO
la libidine
Si

OTTAVIANO
raccontava che in giovent aveva per due la sua verginit la pnma volta a Cesare,
:

volte venduta

la seconda, in [spagna, a Irzio. pei trecentomila sesterzi.

Ora

SI

divertiva nei molteplici divorzi, nelle nuove nozze

colie mogli che portava via agli

amia,
di

negli aduJterl quasi

pubblio

e nel

recitar la

commedia

restauratore delia
era

pudicizia.

Codesto sozzo e malaticcio


nato chi doveva,
dato.

uomo

il

padtone

del-

l'Occidente quando nacque Gesij e non seppe mai ch'era


alla tne. dissolvere quel
la

che aveva fonpiccolo, grasso,

lui

bastava
:

facile tlosofia
l'oggi,

del

plae:iano

Orazio
Celta

godiamo

vino
si

ed

amore

la

mone, senza
Invano
il

speranza,

aspetta; non

perda un giorno.

Virgilio,

l'uomo della campagna, l'amico


suppliziati

dell'ombre, dei placidi manzi, dell'api dorate, colui ch'era


disceso con

Enea a contemplare

e sfogava la sua inquieta malinconia colla

d'Averno, musica della

invano Virgilio, l'amoroso, il religioso Virgiho, aveva annunziato una nuova et, un nuovo ordine, una nuova schiatta, un Regno dei Cieli, pi laico e stinto di quello che Ges annunzicr, ma tanto pi nobile e puro del Regno dell' Interno che stava preparandosi. Invano, perch Augusto aveva visto in quelle parole una fantasia pastorale e aveva forse creduto, lui, il corrotto padrone di corrotti, d'essere il Salvatore annunziato, il
parola,

restauratore dei regno di Saturno.

Ma un
Re che
prima
11

presentimento della nascita


i

di

Ges, del vero


l'ebbe torse,

veniva a soppiantare
il

Re
il

del Male,

della morte,

grande cliente orientale d'Augusto


Grande.

suo vassallo di Giudea, Erode

ERODE

IL GRANDE 1.

Erode era un mostro: tino de' pi per6di mostri scaturiti daU 'arsura dei deserti d'Oriente, che pme ne avca
generati pi d'uno, orribili a vedersi.

Non era Ebreo, non era Greco, non Romano. Era un Idumeo: un barbaro che serpeva dinanzi a Roma e sammiet;giava Greci per meglio assicurarsi U dominio sugli Ebrei. Figlio d'un traditore, aveva usurpato il regno ai suoi padroni, agli ultimi saaguiati Asmonei. Per legittimare il suo tradimento spos una loro nipote, Mariamne, che poi. per ingiusti sospetti, ammazz. Non era
i

al

suo primo dehtto. Avev?, tatto, prima, aflogare a tra;

dimento il cognato Aristobulo aveva condannato a morte l'altro cognato, Giuseppe, e Ircano Secondo, ultimo
regnante della dinastia vinta

Non contento
di

di

aver tatto
lei;

morire Mariamne fece ammazzare anche la madre di


Alessandra e perfino
i

figlioli

Bab, soltanto perch


si

lontani parenti degli Asmonei. Nel tratteropo

divertiva

a far bruaare vivi Giuda di Sariteo e Mattia

insieme con altn capi


i

farisei.

Margaioth Pi tardi ebbe timore che


di

figli
li

avuti da

Mariamne
;

volessero vendicare la

madre
di ucci-

lece strangolare

vinno a morte dette ordine

dere anche un terzo

figlio,

Archelao. Lussurioso, sospettoso;


pace,

impmoso, avido
Vi^

d'oro e di glona, non ebbe mai


s.

in casa,
i

n in Giudea, n dentro di

Perch scor-

dassero

suoi assassini fece al popolo di

Roma un

ck>-

12

ERODE

IL

GRANDE

si umili perch tenesse il sacco aUe sue infamie dinanzi ad Augusto e morendo gli Jasd dieci milioni di dramme e, in pi,

oatvo di trecento talenti da spendersi in feste;

una nave d'oro

Questo soldatacdo
ccraprare
i

una d'argento per Livia. rifatto, quest'Arabo mal

rincivilito,
:

pretese conciliarsi e conciliare

EDem
una

ed Ebrei

riusc

degenerati posteri di Socrate, che in Atene

gi'uisero ad

pimto
il

di inalzargli

statua,

ma

gli

Ebrei

l'odiarono fino alla morte. Inutilmente


e restaur

riedific
:

Samaria

Tempio

di

Gerusalemme
malfattori

egli

era sempre,

pei

loro,

il

pagano e l'usurpatore.
i

Tremebondo come
principi nuovi,

ogm

stormir di foglia,

che invecchiano e i ogm sbatter d'om-

bra lo facevano sobbalzare. Superstizioso

come

tutti

gli

orientali, credulo dei presagi e dei vaticini, pot agevol-

mente credere
dea, condotti

ai

Tre che venivano dal fondo

della Cal-

da una stella verso il paese da lui rubato colla frode. Ogni pretendente, anche tantastico, poteva farlo tremare. E quando seppe dai Magi che un re della Giudea era nato il suo. cuore di barbaro inquieto sussult. Non vedendo tornare gli Astrologi a insegnargli il luogo dove era apparso il nuovo mpote di David ordin che tutti i fanciulli di Betlemme fossero uccisi. Giuseppe
Flavio tace quest'ultima gesta del Re: ma colui che aveva fatto ucadere i suoi propr! figlioli non era torse capace di spergeie quelli non generati da lui ? Nessuno seppe mai quanti fossero i fanciulli sacrificati alla paura d'Erode. Non era la prima volta che lattanti Giudea veiiivan passati a fil di spada anche attaccati alla ix)ppa delle madri: lo stesso popolo ebreo aveva gastigato, negli anticlii tempi, le citt nemiche col

massacro dei vecchi, delle spose, dei giovani e dei fanciulli non serbava che le vergini per farsene schiave e
:

ERODE

IL

GRANDE
la legge del

IJ
taglione

concubine Ora Tldumeo applicava sul popolo che l'aveva accettata.

Non sappiamo

che piamo se Macrobio merita fede un figlio piccino d'Erode ch'era a balia in Betlemme. Per
fra loro vi tu
il

quanti

fossero

gl'Innocenti

ma

sap-

monarca, uxoricida e figlici da chiss neppure una vendetta, chiss se neanche pati quando gli portaron la notizia dell'errore. Poco dipoi egli stesso dov lasciar la vita, assalito da schifosi mali. Il corpo, vermi gli consumavano testicoli ; da vivo, marava
vecchio
se fu codesta
;

aveva i piedi intocatl, il bile. Repugnante a s stesso tent d'uccidersi a tavola con un coltello e finalmente mori, dopo aver ordinato a
fiato corto,
l'alito

insopporta-

Saiora di far uccidere molti giovani ch'eran chiusi nelle


prigiora.

La Strage

degli

Irmocenti fu l'ultima gesta del puz-

zolente e insangiiinato vecchio. Quest'immolazione d'In-

nocenti intorno alla culla di un Innocente; quest'olocausto


di
Il

sangue per un nascituro che offrir il suo sangue per perdono dei colpevoh questo sacrifizio umane per colui che a sua voJta sar sacrificato, ha un senso profetico. Mighaia di migliaia d' innocenti dovranno monre, dopo la sua morte, per il solo delitto di aver creduto
;

nella

sua

Resurrezione: nasce a morir per


lui,

gli

altri

ed

ecco migliaia di nati che muoion per


la

quasi ad espiar

sua nascita.

V' un tremendo mistero in questa offerta sanguinosa di puri, in questa decimazicne di coetanei Appar-

tenevano
gere.

alla generazione
quelli

Ma

che lo doveva tradire e crocifigche furono scannati dai soldati d' Erode
lo

codesto giorno non

non arrivarono a veder uccidere il loro Signore. Lo salvarono colla loro morte e si salvaron per sempre. Frano Innocenti e son rimasti
videro,

14

ERODE
T

IL

GRANDE
i

Innocenti in eterno.
stiti

loro padri e

loro fratelli

super-

vendicheranno saranno perdonati perch non anno quello che tanno. Di sera, appena le case di Betlemme affondano nel
li

un giorno

ma

bmo

si

accendono

le

pnme

lucerne,

come una fuggitiva, come un' inseguita. Ruba una vnta al re;
nascosto
aJ

popolo;
la

SI

stnnge

al

petto

il

la Madre parte di una ladra, come salva una speranza suo maschio, la sua nc-

chezza,

sua pena.

Volge verso

Occidente; traversa la vecchia terra di


piccole tappe
in quella
ai

Canan
in

arnva a
Nilo,

le

le

giornate son corte

vista del

terra di

Mizraim che tante


secoli innanzi.
le

lagnme

era costata

suoi
di

padn quattordici
tutte

L'Egitto

terriccio

inlamie e

magiafiic

cenze delle

Pnme

Epoche, India Aftncana dove

date della stona venivano a disfarsi nella morte

onsue

Pomle

peo

Antonio da pochi anni avevan timto sopra


il

spiaggie

sogno

dell'

inpero e la vita

questo paese

prodigioso, generato dall'acqua, bruciato dal sole, annatfiiato

dei in

da tanti sangui di popoli diversi, abitato da tanti forma di bestie, questo paese assurdo e sovrannaper ragion di contrasto,
l'asilo

turale era,
del

predestinato
grasso

fuggitivo

La nccbezza
limo che
ai
rettili
il
;

dell'

Egitto

era

nel

fango,

nel

Nilo rovesaava
il

ogm anno
voleva
la

sul deserto

insieme
il

pensiero

fisso

dell'Egitto

era

la

morte;

grasso popolo d' Egitto non

morte, negava

'a

morte; pensava

di

vincer

la

morte
coi

colle simulazioni delia


ritratti
i

matena.
formi
ricco,
ai
il

colle

imbalsamazioni,

di

sasso conIl

corpi di carne che

scolpivano
fighe delia

suoi statuari.

grasso egiriano,
t del cinocefalo,
le

Il

mota,

l'adoratore

del

bue
la

per

seconda vita

non voleva monre Egli tabbncava immense neciopoh, zeppe di mummie

ERODE
fasciate e profumate,

IL

GRANDE
in leene
e

I5

d'immagini
i

luaizava

piraiiiidi
li

sop a

suo

marmo, e carta vcn pereti** la moia

deijf pietre

vaeuardasse dalia consumazione. Ges, quando potr parlare, prouunzier la sentenza contro rtgntto: l'Egitto ctie non ^ soltanto suUt sponde d.ei Nilo, l'Egitto che non ^ ancora spanto daJia tacaa
sai

della teria insieme


serpenti.

ai

suoi
la

re.

ai

suoi

sparvieri, ai

suol
al

Cnsto dar
e

nsoiutiva ed eterna
la
i

nsposta
dei

terrore degli egiziani.


dalla

Condanner
la

ncchezza che
feucci

vien

mota

torna mota, e tutti

ventruti
scol-

nvneraschi del Nilo: e vincer


pite,

morte senza casse


di
il

senza reggie mortuane,

senza statue

granito e

basalto

Vincer

la

mone

insegnando che
la

peccato pi
l'unico

vorace dei vermi e che

punta

delio spinto

aroma che preservi


Gli

dalla corruzione.

adoraton del Fango e dell'Animale, i servitori della Ricchezza e della Bestia, non potranno salvarsi. I loro sepolcn, sian pur aiti come montagne, ornati come melma ginecei di regine, non serberanno che Cenere animali Non come le carogne degli cambia posto di che
i

si

trionfa della morte copiando


vita
:

col

sasso

col
il

legno
legno

la

il

sasso

si

sbriciola e torna polvere,


e tutt'e

Impornsce e torna polvere


fango

due son fango, eterno

IL

PERDUTOJRITROVATO

L'esilio in Egitto fu breve.

Ges fu riportato, in bracil

cio

alla

Madre,

ciillato

per tutto

lungo cammino dal


martello picchiava
questi

passo paziente della cavalcatura, alla casa paterna di Nazaret,

povera casa e bottega dove

il

e la lima stndeva fino al tramontar del sole.


Gli Evangelisti

canomci non danno notizie

di

anni;

gli

apocnf ne danno anche troppe

ma

quasi dif-

famatorie.

Luca, savio medico,


tandullo
in

si

contenta di scrivere che

il

cresceva e s'irrobustiva
e maliscente.

che non

era,

Ragazzo sano e sviluppato come doveva essere colui che avrebbe ridato agli altri la sanit col solo toccar della mano. Tutti gli anni, racconta Luca, i parenti di Ges andavano a Gerusalemme, per la Festa del Pane senza Lievito, ncordo della sortita d'Egitto. Andavano in molti, vicini, amici, famigliari, per tare il viaggio in compagnia, per ingannar meglio la lunghezza e la noia della strada. Andavano lieti, pi come se andassero a una testa ch alla solennit memonale d'un patimento perch la Pasqua era diventata, a Gerusalemme, una immensa sagra, un ntrovo di tutti Giudei dispersi nell'Impero. Dodia Pasque eran passate dopo la nascita di Ges. Outii'anno, dopo che la compagnia di Nazaret fu ripardunque, stento
regola,
i

VL

PERDUTO RITROVAI
Maria
si

I7
fieiolo

tita dalla citt santa,

accorse che

il

non

era con loro. Per tutta la giornata

lo cerc,

domandaLdo
visto.

quanti

conoscenti
nulla.

incontrava se l'avessero

Ma

nessuno sapeva
Indietro, ritece
e le piazze di
il

La nrtattina dopo ia madre torn cammino ^ tatto, si aggir pei le strade


i

Gerusalemme, puntando
s'

neri occhi

addosso

a ogni ragazzo in cui


sulle

imbatteva, interrogando

soghc degli

usci,

raccomandandosi

ai

le madri paesam non

ancor pattiti che l'aiutassero a rintracaar lo scomparso. Una madre che ha perso il figliolo non ha req<iie tinche

non

non pensa pi a s; non sente la stanchezza, il sudore, la tame; non scote la polvere del vestito, non si ravvia capelli, non bada alla cunosit degli estranei. I suoi ocelli stravolti non vedono che l'immagine di colui che non pi accanto a lei. Finalmente, era il terzo giorno, sal al Tempio, spi nei cortih e vide finalmente, nell'ombra d'un portico, un
l'ha trovato:
i

capannello

lunghe cappe e lunghe barbe, sembravano gente d importanza, che non avrebbero dato retta a uua
quelli,

che

di

vecchi

che parlavano. S'accost pentosa

donnicciola di Galilea
1

e scopr, nel

mezzo

del cerchio,

capelli ondati,

fresca

gh occhi splendenti, la faccia bruna, la bocca del suo Ges. Quei vecchi parlavano col

suo Figholo della


ed
egli

Legge
e,

e dei

Profeti;

l'interrogavano

nspondeva

sua volta e
Signore.

dopo aver nsposto, domandava a quelh l'ammaestravano, meravigliati che un


le

ragazzo di quell'et conoscesse tanto bene

parole del

Maria rimase per alcuni mementi a contemplarlo e non credeva ai suoi occhi: il suo cuore, che un momento prima batteva per l'aiisia ora batteva, sempre
quasi
forte,

per

lo

stupore.
lo

Ma non

pot resistere pi oltre e


a gran voce;
i

d improvviso
4

chian a

nome

vecchi

^toiia di Crto,

l8
si

IL

PERDUTO RITROVATO
il

scansarono e la donna prese


forte senza parola,
r attenute

figliolo

al
il

petto e lo
viso colle

strinse

infradiciandogli

lagrime

fin allora

dalla soggezione.
e,

L'agguant,

lo

condusse via

ormai sicura
della
?

di averlo

con

s, di

averlo ripreso, di averlo accanto, di non averlo


felice si

perso, la

madre

rammenta
questo

madre

disperata.

Perch

ci

hai

fatto

ecco che tuo padre

ed

Perch mi cercavi ? Non sapevi eh' io debbo occuparmi nelle cose di mio Padre ? Gravi parole, specie se dette da un figliolo di dodici anni a sua madre che ha patito tre giorni per lui. Ed essi seguita l'Evangelista non compresero ci che aveva lor detto . Ma noi, dopo tanti secoh d'esperienza cristiana, possiamo comprenderle, quelle paiole che sembrano, a prima vista, dure e superbe. Perch mi cercate ? Non sapete forse eh' io non posso perdermi, eh' io non sar mai p)erduto da nessuno neanche da quelli che mi deporranno dentro la terra ? Io sar dappertutto dove qualcuno crede in me, anche se non mi vedranno cogli occhi non posso essere smarrito da nessun uomo, purch mi tenga nel cuore. Non sar perduto quando sar solo nel Deserto, quando sar solo sull'acque del Lago, quando sar solo nell'orto degli Uh vi, quando sar solo nel Sepolcro. Se mi nascondo ritorno, se muoio risuscito: chi mi perde non pu fare a meno

io,

addolorati,

andavamo

in cerca di te.

di ritrovarmi.

E
condo

chi quel padre di cui mi parlate


la legge,

il

padre se-

secondo

gli

uomini.

Ma

il

vero mio Padre

Padre che ha parlato ai Patnarchi taccia a facxna, che ha messo le parole in bocca ai Profeti, lo devo sapere quel che ha detto a loro di me, le sue vopatti lont eterne, le leggi che ha imposte al suo popolo,
nei cieli;

il
\

IL

PERDUTO RITROVATO
tutti.

IQ

che ha fermato con

Se devo fare quel che ha coman suo,

dato devo occupami di quel che veramente

Ccs'

un vincolo

umano, tempoiale, di tronte a un leeame mistico, a un legame spintuale, a un legame eteriio ?


legale,

IL

LEGNATOLO

Ma non
nitiva

era giunta, per Ges, l'ora dell'evasione defidi

La voce
bottega
di

Giovanni non

s'era

udita ed egli

ri-

prese col padre e la


nella

madre

la

via di Nazareth e torn


nell'arte sua.

Giuseppe per aiutarlo


gli

Ges non
dei
tre,

stato alle scuole degli

Sci ibi n a quelle


;

Greci

Ma non
dei

mancano
il

maestri

ne conosce
il

pi grandi

dottori:

Lavoro, la Natura e

Libro.

Non
dere che
proprie
delle

bisogna mai dimenticare che Ges fu un Ope-

raio e figlio adottivo

d'un Operaio; non si deve nasconnacque Povero, tra gente che lavorava colle Mani, che guadagnava il suo pane col) 'opera
e

Mani,
di

ch'egh

si

guadagn
i

il

pane quotidiano,

prima

trasmetter l'Annunzio, col lavoro delle sue Mani.


semplici, che

Quelle sue Mani che benedissero


i

guanrono
i

lebbrosi, che illuminarono

ciechi,

che risuscitarono

morti

quelle Mani che furon bucate dai chiodi sul legno,

eran Mani che furon bagnate dal sudore dei lavoro, Mani

che sentirono starono


gli
i

l'

indolenzimento del lavoro.


del lavoro. Mani che

Mam

che acqui"

calli

avevan maneggiato

legno

del lavoro, che avevan contccato cliiodi nel Mani del mestiere. Ges 3tato un Operaio della Materia prima d'es-

arnesi
:

tere
di

un Operaio dello chiamare Poveri


i

Spirito
alla

stato
del

festa

suo

Povero avanti Regno. Non

OL

LEGNAIL9
di

CJ
lusso,
di

nato

tra

gente

danarosa, in casa
porpora.

in

letto

coperto di lana e di
nella

Discendente
figlio

Re

vive

bottega d'un Legnaioio;


Stalla.

d'

Iddio

nato

una

Non appartiene

alla casta dei

Grandi,

all'ari-

Guemeri, alla consortena dei Ricchi, al Nasce nell'ultima classe del popolo, queila che non ha sotto di s che i vagabondi, i mendicanti, fuggiaschi, gh schiavi, i criminali, le prostitute. Quando non sar pi operaio manuale ma spirituale,
stocrazia
dei

sinedno

dei Sacerdoti

discender ancora pi gi agh occhi delle


spetiabih
e cercher
al
i

persone

ri-

suoi

arma

in

quella

aurmagiia ch'
il

disotto anche della plebe

saagurata Aspettando

giorno in cui Ges, prima di scender nell'Interno dei

Morti, scender nell'Inierno dei Viventi, egh figura, nella

gerarchla delle caste che scompartisce eternamente

gli

uomim, un povero lavorante e nulla pi. Il mestiere di Ges uno dei quattro pi antichi
pi sacn. Quelle del Contadino, del Muiatore, de'

bro, del Legnajolo, sono, tra l'arti manuali, le pi

Fabcom-

penetrate colla vita dell'uomo,

le pi
il

innocenti e religiose.

D Guemero
il

degenera in Predone,

Mannaro

in Pirata,

il

Mercante in Avventuriero. Ma il Contadino, il Muratore, Fabbro, il Legnaioio non tradiscono, non possono tradire, non si corrompono. Maneggiano le matene pi
agli

familian e debbono trasformarle,


il

occhi di tutti, per

servizio di tutti, in opere visibili, solide, concrete, vere.

D
il

Contadino rompe

la zolla e

ne cava

il

pane che mangia


;

santo nella sua ^otta

come
re,

l'omicida nella sua carcere

il

Muratore squadra

la pietra

ed inalza

la casa, la
;

casa

del

povero, la casa del

la casa d'Iddio

il

Fabbro

arroventa e torce il ferro per dar la spada al soldato, il vomere al contadino, il martello al falegname Leil
;

gnaioio

sega ed inchioda

il

legno per costruire la porta

22

IL

LEGNAIOLO
ladri,

che protegge la casa dai


sul

per fabbricare

il

letto

quale ladri e innocenti moriranno.

Queste semplice cose, queste cose ordinarie, cornimi, usuali, comuni e ordinarie che non le vediamo pi, che passano ormai disavvedute sotto i nostri
usuali, tanto

occhi avvezzi a pi comphcate meraviglie, sono


semplici creazioni dell'uomo,

le

pi

ma

pi miracolose e neces-

sane
Il

di tutte l'altre

inventate dopo.
visse, nella

legnaiolo

Ges
le

sua giovent,

in

mezzo
lui,

a queste cose e
la

fabbric colle sue mani ed entr per

pnma

volta, per

mezzo

di

queste cose fatte da


la

in
:

comumone

colla vita pi intima e sacra degli

uomini

quella della casa.

Fabbric

tavola alla quale cos


e'

dolce assidersi cogli amici, anche se


il

un

traditore;

dove l'uomo respira la prima e 1' ultima volta; la cassa dove la sposa della campagna chiude i suoi poveri cenci, i grembiali e i fazzoletti delle feste e le bianche la madia dove s'ammonta stirate camicie del corredo la la farina solleva finch sia pronta e il lievito per il forno; la seggiola dove i vecchi, la sera, si posano attorno al fuoco a parlare della giovent che non pu tornare. Spesso Ges, mentre i trucioli chiari e leggeri s'arricciolavano sotto il filo della pialla e la segatura pioveva in terra all'aspro ritmo della U ma, dov pensare alle promesse del Padre, agli annunzi dei Profeti, a un lavoro che non sarebbe stato d'assi e di regoli ma di spirito e
letto
;

verit.
Il

mestiere

g'

insegn che vivere significa trasformare

le

cose morte ed inutiU in cose vive ed utih; che la


vile,

ma-

teria pi
sa,

battuta e riformata, pu diventare prezio;

amica, aiutatrice degh uomini

che per salvare, in-

somma, bisogna mutare

e che allo stesso

modo

col

quale

IL

LEGNAIOLO

23

si
il

ricava da
letto del

un torto toppo bambino e della

d'ulivo, scabbioso e terroso,

sposa,

si

pu

fare del lercio

argentario e della sciagurata bagascia due cittadini

dd

Regno

dei Cieli.

PATERNIT

Nella Natura, dove


tivi,

il

sole illumina

buoni e

catil

dove

il

(^rano

accestisce

ed im bionda per

dare
le

pane

alla tavola dell'Ebreo e del

Pagano;

dove

stelle

spjendono
per

sul

capanno
i

del

pastore e sull'ereiastolc

dei

fratnddi; dove

chicchi

dell'uva

invaiano e inp:ro^^ano

dare

iJ

vino

al

banchetto dello sposalizio e ail'ubma-

chezza dell'assassino;
tando, trovano
li

dove

gli

uccelli dell'aria,

liberi
le

canvolpi

becchime senza
i

fatica e

anche

ladre hanno un ncovero e

gigli dei

campi son
la

vestiti

eoa

maggior lusso
dciia

dei

re.

Ges trov
che

conterraa

terrestre

sua eterna certezza

Dio

non

il

Padrone

che nnlaccia miiranni U beneficio d'un giorno e neanche Il tremendo Giustiziere che ordina lo sterminio dei
nemici e neppuie una speae di Gran Sultano, che vuol
esser

servito

da

satrapi

d'aito

lignaggio

sta

attento

che

punto la rigorosa quella regia cuna eh' il Tempio. etichetta ntuale di Cristo sapeva, come Figliolo, che Iddio Padre padre di tutti gli iiomiru e non soltanto del popolo d*Abramo L'amore dello Sposo ^ torte ma cairiaJe e ge1

suoi servi nspettino tino all'ultimo

loso:

quello del
del

Fratello > spesso avvelenato

d' invidia;

quello
l'

Figlio

inqmnato
i'

di

n beinone:
quello dei

queiio

del-

A. meo macchiato
11

inganno;

fio

npf^ba ::otidisccndenza.
I

Padrone gonSoltanto l'amore deJ Padre


puro,
disinteressato

verso

tigu

il

pertetto

Aiiore, M

PATERNIT
Amore. B Padre
nesssun altro.
Il

fa

per

il

Figlio

che non farebbe per


cresciutagli accanto

Figlio opera sua, carne della sua carne,


lui,

ossa delle sue ossa; una parte di

giorno per giorno;

un

seguito,

un perfezionamento, un
;

compimento
il

passato

per chi

il veccliio nvive nel giovane mira nel futuro; chi ha vissuto si sacrifica deve vivere; il padre vive per il figlio si compiace

del suo essere;

si

nei figlio, nel figlio

si

nvede

si

esalta.

Quando

dice crea-

tiLa pensa a s creatore;

quel figliolo gh nato in

un

momento

di

volutt,

tra le

braccia della donna scelta

fra tutte le donne, gli nato dal dolore divino di questa

donna; gU
crescere tra
It

costato, dopo, lagrime e sudori;


i

l'

lia

visto

suoi piedi, ai suoi fiancfii,

gh ha

riscaldate

piccole fredde

parola
l

mani tra le sue, ha udito eterno e sempre nuovo miracolo


sull'

la sua

prima
visto

ha
della

suoi

primi barcollanti passi

impiantito

sua

ha veduto a poco a poco, in quel corpo creato da lui, fiorito sotto i suoi occhi, nascere, germogliare, maniuna nuova anima umana tesoro festarsi un'anima che nulla ricompra ha sorpreso nel suo viso unico, tornare a poco a poco le sue fattezze proprie, e insieme quelle della sua donna, della donna colla quale soltanto
casa;

in quel frutto
di

corpi

comimc
ci

s'

immedesima senza pi
nel
si

divisioni

la

coppia che vorrebbe nell'amor


riesce
figlio

essere

solo corpo e soltanto

un

e dinanzi a

quell'essere nuovo, opera sua,

sente creatore, benefico,

potente,
.

felice.

Perch

il

figlio

aspetta tutto dal Padre

1^ ^H ^B

non ha fede che nel Padre ed sicuro soltanto vicino al Padre. D Padre sa che deve vivere per lui, soffrire per lui, lavorare per lui. Il Padre un Dio terrestre per il Figho e il FigHo quasi un Dio per il Padre Nell'Amore del Padre non v' traccia dell'obbligo e
finch piccino
della

consuetudine del Fratello, del calcolo e dell'emula-

26

PATERNIT
dell'Amante, della
il

zione dell'Amico, del lascivo desiderio


finta

devozione del Servitore. L'amore del Padre


il

puro
si

Amore,

solo

Amore veramente Amore,


alla sua essenza: ch'

l'unico che

possa chiamare Amore; sciolto da ogni mistura di ele-

menti estranei

la felicit di sacri-

ficarsi all'altrui felicit.

Quest' idea d'Iddio

come Padre

grandi novit dell'Annunzio di Cristo

eh' una delle questa profondai

mente risollevante idea che Iddio Padre e ci ama come im Padre ama i figholi, e non come un Re ama gli Schiavi,
e

d a

tutti

suoi Figli

il

pane

di tutti

giorni e fa lieta

accoglienza anche a quelli che peccarono,

quando

tor-

capo sopra il suo petto; quest' idea che chiude l'epoca dell'Antica Alleanza e segna il prinil

nano ad appoggiare
della

cipio

Natura.

Nuova Alleanza, Ges l' ha ritrovata nella G^me Figlio d'Iddio, e tutt'imo col Padre, aveva
di

avuto sempre coscienza

questa paternit, appena intra-

vista dai pi luminosi profeti,

ma

ora, partecipando di

tutte l'esperienze umane, la vede riflessa e quasi rivelata nell'universo e adoprer le pi belle immagini del

mondo
suoi

naturale per trasmettere agli uomini messaggi.

il

primo de'

lieti

Ges,
Il

come

tutti

grandi

spiriti,
il

amava

la

Campagna.

Peccatore che vuol purificarsi,


il

Santo che vuol pre-

Poeta che vuol creare si rifugiano sulle montagne, al suono dell'acque, in mezzo ai prati che profumano il cielo o sui greppi deserti maledetti dal sole. Ges ha preso dalla Campagna il suo linguaggio. Non adopra quasi mai parole dotte, concetti
gare,

all'ombra delle piante,

astratti,

termini incolori e generali. I suoi


dai
colori,

discorsi

sa-

ranno
liari.

infiorati

imi)regnati

dagli

odori

dei

campi e

degli orti, animati dalle figure delle bestie famiil

Egli ha visto, nella sua Galilea,

fico

che ingrossa

PATERNIT
e

27
;

matura sotto
i

le

grandi foglie nere


di

ha

visto

secchi

tralci

della vite inverdirsi

pampani

e dai tralci pen-

dere
tori;

grappoli biondi e viola pei la gioia dei

vendemmia-

leggeri, dalsenapa alzarsi, seme; ha udito di notte il fruscio lamentoso della canna sbattuta dal vento lungo i fossi; ha visto seppellir nella terra il chicco di grano che riusdter sotto

ha

visto la

ricca di rami

l'

invisibile

forma
l'aria,

di spiga
i

colma; ha visto,

al

primo

intiepidirsi del-

bei gigh rossi, gialli e violetti in

mezzo

al

timido

verde del grano; ha visto la

fittaia fresca dell'erba

che

oggi lussureggia e domani, secca, brucer nel forno.


visto le bestie pacifiche e le bestie cattive:
la

Ha

colomba

che tuba d'amore sul tetto, un po' vana del suo colio l'aquile che si precipitano coll'ampie ali splendente i passeri dell'aria che non posson sul carname; spiegate cadere, come g' imperaton, se Dio non vuole; i corvi che scarniscono col becco battente le carogne; la gallina
;

amorosa che chiama


s'annera e rintrona;
fatto strage,
si

pulcini sotto le
la

ali

appena

il

cielo

volpe tradito ra che, dopo aver


al

rimbuca

buio nella sua tana;

cani

che ustolano minuzzoli e

sotto la tavola del


gli ossicini
il

padrone per abboccare che cadon per tetra. E ha veduto


le pietre

strisciare fra l'erba

serpente e nascondersi tra


la

sconnesse delle

tombe

vipera scura.

Nato tra i Pastori e per divenir Pastore degh uomini, ha contemplato ed amato le pecore; le pecore madn che ricercano l'agnello smarrito, gh agnelb che piangono fiochi dietro le madri, che poppano, quasi nascosti sotto il lanoso ventre materno, le madri; le pecore che brucavano su per le pasture magre e calde delle sue colline. Egli ha amato con eguale amore il granello che appena si vede
sul

palmo

della

mano

il

vecchio

fico
;

che tiene sotto


gli

la

sua ombra

tutta la

casa del povero

uccelli dell'aria

2^

PATERNIT
i
i

che iiOD seminano n mietono e le ma?lle della rete e starneranno


jgfli

pesci

che argentano

suoi fedeli.
la

alzando

occhi,
il

nelle sere

afose 'che

covano

burrasca, ha
il

visto

lampo ch'esce dall'Onente frusta

nero

d.5-

i'ana ano a Ocadente,

Ma Ges non ha
rita
agli

letto soltanto nella spiedata e coloscnttura del mondo. Egli sa che Iddio ha parlato nomiai per mezze degli Angeli, dei Patriaichi e dei

Profeti.

La sue
ai

parole, le sue leggi, le sue vittone


i

sono
norti

scntte nej Libro. Ges conosce

segni coi quali

tramandano
antichi.

non

nati

pensieri e le
i

memorie
i

dei

tempi

Non ha

letto che

Libri

love

suoi ascendenti
li

hanrK3 scritto la storia del suo popolo,


lettera e nello spirito meglio dei e gli

ma

conosce nella
legli

Dcttori

Scnbi;

daranno

il

diritto

di

tiamutarsi, da

scolaro, in

maestro.

IL

VECCHIO PATTO

L'Ebreo

fu,

tra

popoli,

il

pi felice e

il

pi infelice.
nel

La sua
del
I

storia

un Mistero che comincia

coli' idillio

Giardino delle Delizie e finisce colla tragedia sul rialzo


Teschio.
SUOI primi padri furono impastati dalle mani luminose d'Iddio e fatti padroni del Paradiso, paese di fertile eterna Estate in mezzo ai Fiumi, dove i frutti del ncco Oriente pendevano, pesanti di polpa, all'ombra delle foglie nuove, a portata di mano. 11 Cielo, fresco della fattura recente, da pochi giorni illuminato, non ancora insudiciato dai nuvoh, non ancora lento dai tulmini e consunto dai tramonti, li vegUava con tutte le

sue
I

stelle.
:

il

due dovevano amare Iddio ed amarsi questo fu Primo Patto, Fatica no, dolore no, ignota la morte e
sua paura.

la

il primo Castigo: l'Esicondannato al lavoro, la Femmina aj parto. D lavoro penoso ma d il premio dei raccolti; il parto penoso ma d la consclazione dei figli. Eppure anche queste felicit inienon e imperfette passarono ra-

La prima Disubbidienza port


Il

lio.

Maschio fu

pide,

come foghe divorate


Fratello uccise, per la

dai

bruchi
il

prima volta, sangue umano caduto in terra si corruppe laziom di peccato. Le figliole degH uomini

Fratello:

il

e
si

mand

esa-

congiunsero

30
coi figlioli d'Iddio e

IL

VECCHIO PATTO
i

da loro nacq^iero

Giganti, cacciatori

feroci, bestioni omicidi,

che fecero del

mondo un

Inferno

sanguinolento.
Allora Iddio

mand

il

secondo Castigo;

per purifiaffog nel-

care la terra in uno sterminato Battesimo,

l'acque del Diluvio tutti


solo,

gli

uomim

loro delitti.
il

Uno

giusto,

fu salvo e con lui Iddio ferm

secondo

Patto.

Cominciarono con No
triarchi
;

gli

antichi tempi felici dei Pa-

Pastori erranti, capi

centenari, che

vagavano

tra la Caldea e l'Egitto in cerca di pasture, di pozzi e


di pace. Si

Non avevano
i

patria stabile, non case, non citt.


eserciti,

portavano dietro, in carovane lunghe come


figlioli
i

le spose feconde,
i

amorosi, le nuore sottomesse,


i

nipoti innumerevoli,
i

figUoii dei nipoti,

servi e le serve
le

ubbidienti,

tori cozzanti e
i

mugghianti,

vacche dalle
i
i

poppe pendenti,
cammelli color
scosti dentro le

rossi vitelli ruzzaioli, gli arieti e

becchi

dai puzzo incomportabile, le pecore rassegnate,


terra,
i

grandi

capre a test'alta che battono

giumenti di groppa robusta, le impaziente e, nail piede

some,

vasi d'oro e d'argento, g' idoletti

domestici di pietra e metallo.


Arrivati al destino rizzavan le tende vicino a

una

ci-

sterna e
e dei

il

Patriarca sedeva fuori, all'ombra delle guercie


e

sicomori,
si

contemplava
il

il

vasto
il

accampamento
trapesto delle
e
i

dal quale

alzava

fumo

dei fuochi,

donne
bestie.

e dei mandriani, insieme ai

mugghi

belati deile

il

Patriarca era contento nel suo cuore nel ve-

dere tutti quegli sposi e quei figh usciti dal suo seme e
tutti quegli

armenti ch'eran

suoi

e la figliolanza

umana

eia figliolanza animale che anno per anno moltiphcavano La sera alzava gli occhi a salutare la prima sollecita stella che bruciava come un fuoco bianco sul crinale deila

IL

VECCHIO PATTO

3I

collina

e talvolta

la

sua candida barba anellata splendi

deva

al

bianco lume

quella luna che da pi di cento

anni era avvezzo a vedere nel aelo delle notti.

Ognj tanto un Angelo del Signore veniva a visitarlo e mangiava alla sua tavola prima di far l'ambasciata, opH

pure
e

li

Signore stesso, nell'ore calde,

amvava

in veste

di Pellegrino e

sedeva

col

vecchio all'ombra della tenda

faccia, come due amici di ntrovano a confabulare de' fatti loro. D Capo della trib, padrone di servi, diventava servo a sua volta per ascoltar i comandi, i consigli, le promesse e gh annunzi del suo divino Padrone. E tra Jahv e Abramo fermato il Terzo Patto, pi solenne degli altri due. Il tiglio d'un Patnarca, venduto da' fratelli per schiavo, si fa potente in Egitto e chiama l tutti i suoi: gh Ebrei crcvlono d'aver trovato una patria e crescono di numero e ricchezze. Ma si lasci an sedurre dagli Iddii dell'Egitto e Jahv prepara il Terzo Castigo. GH Egiziani, invidiosi,

parlavano assieme, faccia


si

giovent che

li

riducono in miserabile schiavit.


il

Il

Signore, perch

il

gastigo sia pi lungo, indurisce


suscita alla
fine
il

cuore del Faraone


li

ma

Secondo Salvatore che

trae fuori

dalle torture e dal fango.

La prova, per, non compiuta. Per quarant'anni vagano per il deserto una nuvola di fumo h guida di giorno, una colonna di fuoco la notte. Iddio ha promessso a loro
:

una

terra meravigbosa, ricca d'erbe e d'acque,

ombrata
dei

di vigne e d'ulivi,

ma

intanto non hanno acqua da bere


le cipolle e gli

n pane da mangiare e rimpiangono


dell'Egitto.

Iddio ta scaturire

l'acqua dalla rupe e ca-

der la

manna

e le quaglie dal cielo


il

ma
si

gli

Ebrei, stanchi

ed inquieti, tradiscono

loro Dio e

fanno mi vitello
i

d'oro e l'adorano. Mos, triste

come
i

tutti

Profeti,

non

compreso dai suoi come

tutti

Salvatori, seguito a

ma-

JS
lincuore

IL

VECCHIO PATTO
di

come

tutti gli Scopritori

nuove

terre,

si

tira

dietro a fatica la
di

torma

resta e riottosa e chiede a

Dio

addormentarlo per sempre Ma Jahv vuole a tutti i costi fermare il Quarto Patto col suo popolo. Mos scende dal monte fumoso e tonante colle Due Tavole di pietra dove il dito stesso d'Iddio ha scritto i dieci comandi. Mos non vedr la Terra promessa, il nuovo Paradiso da riconquistare in luogo del perduto Ma ' impegno divino mantenuto: Giosu e gh altri eroi passano
Giordano, entrano nella terra
le

Il

popoh;
g
il

citt
il

cadono

al

pu cantare

suo canto di

Canaan, e vincono i trombe; Debora tnonfo. Il popolo porta con


di

fiato

delle

Dio delle Battaghe, nascosto dietro

le

tende, sopra

un carro tirato da bovi. Ma i nemici son molti e non voghon dar posto ai nuovi venuti. Gli Ebrei errano qua e quando mantengono i l, pastori e bnganti, vittoriosi patti della Legge, vinti quando h scordano.
uccide da sole una donna io tradisce: i nemici gh strappano gh occhi e lo mettono a girare la maana d'un mulino. Gh Eroi soli non bastano; Beniamino, ci vogliono i Re. Un giovane della trib di alto e ben fatto, mentre va in cerca de' le ciuclie di suo padre ch'eran fuggite, incontra un Profeta che gh veisa

Un

Gigante dai capelli

n)ai

tagliati

migliaia di Filistei e d'Amaleciti

ma

l'cho sacro sulla testa e lo

la re di

tutto

iJ

Popolo Saui,

divenuto Guerriero pos<^ente sconfigge gh Anmiouiti e gii Amaieciti, e fonda un Rei^no militare, temuto dai prossimi. Ma lo stesso Pioleta che l'ha tatto re. sdegnato con
lui.

gh suscita co litio un nvaJe. David. Fanauilo Pastore, uccide


i

11

gieante nemico del


Re,

Re. tddolasce coii'arpa


capitani del
Re.

le irose tei argini del

amato
i

dal pniuogcnito dei Re. sposa ia figiioia del

Re, tra

Ma

Sani,

sc;i

ettoso

frenetico

vuol

IL

VECCHIO PATTO
dei monti, e
si

33
fa

ucciderlo

David
baudJti.

si

nasconde neile grotte


al

capo
storo

di

va

servizio dei

Filistei

quando coGelbo

hanno vinto ed ucciso SauJ


di tutto

suiJe colline di
Il

diventa a sua volta Re


coraio, grande

Israele.

teinerano Pe-

come Poeta

dinoso, tonda la sua casa in


suoi

come Re ma crudele e libiGerusalemme e coli 'aiuto dei


i

Ghibborim,
lo

o valorosi, vince e assoggetta


ritorno di
lui,

re

cbe

circondano. L'Ebreo, per la pnnia volta, temuto.


il

Per secoli e secoli sospirer


sue speranze in un
l'abiezione.

David
che
lo

e porr le
salvi dal-

discendente di

David
il

il

Re

della

Spada

e del Canto;
I

Salomone
l'Oro

Re

dell'Oro e della Sapienza.

tributari

penano

alla sua
di

casa;

adorna coll'Oro

la

prima sontuosa casa

Jahv; manda navi al lontano Oplui in cerca d'Oro; la Regina di Saba depone ai suoi piedi sacchi d'Oro. Ma tutto lo splendei e dell'Oro e della Sapienza di Salo-

mone non

il re dall' impunta e il regno donne stramere e adora gli dei stram en. Il Signore perdona alla sua vecchiaia in memoria della sua giovent nia non appena egli muore 11 Regno vien diviso e cominciano secoli oscun e vergognosi della decadenza Congiure di palazzo, uccisioni di

basta a salvare

dalla rovina. Egli sposa le

di

tempi da effimeri ravvedinenti riempiono tempi della Separazione. Sorgono Pioteti ad ammonire ma Re non li ascoltano o li scacciajio. I nemici d'Israele npighan forza; i Femci. gh Egiziam. gli .\ssiri. 1 Babilonesi a volta a volta invadono due regni, li sottomettono a tributo e tnalmente, quasi seicent'anni pnma della nascita di Ges, Gerusaien me distrutta, il tempio di Jahv ^ distrutto e gh Ebrei son condotti schiavi sm fiumi di Babilonia La misura delle
re,

nvoite

di

capi,

guerre traterne e sfortunate

spudorata idolatria seguiti


i

Storta di

Cristo,

34

tt.

VECCHIO PATT

infedelt e dei peccati era colma e quello stesso Iddio che


li

ha

liberati

dalla

schiavit degli

Egiziam
fine.

li

consegna
il

schiavi ai Babilonesi.

il

Quarto Castigo e

pi tre-

mendo
fra
gli

di

tutti

perch non avr pi

Da

quel

mo-

mento gh Ebrei saiarmo sempre,


loro torneranno a ricostruire

eternamente, dispersi

stram eri e soggiogati dagli stram en. Alcum di Gerusalemme e il suo Tempio
Sciti,

ma

il

paese sar invaso dagh

sottoposto

ai

Per-

siani,

conquistato dai Greci, e finalmente, dopo l'ultima

gesta dei Maccabei, dato in


barbari, soggetta ai

mano

a una dinastia d'Arabi

Romani

Questo popolo che per tanti secoli visse libero e ncco nel deserto e un giorno fu padrone di regni e si credette, sotto la protezione del suo Dio, il primo popolo della

decimato e taglieggiato dagh strameri divenuto a poco a poco il ludibno delle genti, il Giobbe dei popoli Dopo la morte di Ges il suo destino sar
terra, ora,

ancoia pi aspro

Gerusalemme sar

distrutta

per

la

seconda volta;

nella provincia devastata

non comande-

ranno che Greci e Romam e gh ultimi tronconi d'IsiaeJe saranno sparpagliati su tutta le terra come la polveie
delle strade cacciata innanzi

dallo scirocco.

Mai popolo fu tanto amato dal suo Dio e tanto atrocemente e;astigato Fu scelto per essere il primo e fu servo

una patria propria e vittonosa e fu esule e srliiavo nelle patne altrui. Bench pastorale pi che guernero non fu mai in pace, n con s stesso n cogli altn. Guerreggi coi suoi vicim,
degli ultimi
;

volle avere

coi suoi osjditi. coi suoi principi


feti

guerreggi coi suoi Prodi

e col suo stesso Dio.

Marcio

scelleratezze,

go-

vernato da omicidi,
ganti,

traditon.

adulteri,

incestuosi,

bn-

simomaa
f

e idolatri,
i

pure vide nascere dalle sue


dell'Oriente
:

donne,

ielle

sue case,

pi perfetti santi

IL

VECCHIO PATTO
solitari,

35

giusti,

ammonitori,
il
i

profeti.

Finch non nacque

da da

lu

padre dei nuovi


profeti,

santi,

colui ch'era aspettato

tutti

Questo popolo che non ebbe metafsica, n scienza,


n musica, n scultura, n pittura, n architettura sue proprie cre la pi grande poesia dell'antico tempo, can-

dente

di

sublimit ne' Salmi e ne' Profeti, perfetta di tedi

nerezza nelle storie


Cresciuto in

Giuseppe e

di

Ruth, bruciante

di

passione notturna nel Cantico dei Cantici.


arriva all'amore dei

gordo di

mezzo ai culti dei selvaggi dei locali Dio padre unico e um versale; interra e d'oro vanta nei profeti i pnmi ditensori
i

dei poveri e giunge alla negazione della ncchezza; lo stesso

popolo che ha sgozzato vittime umane sopra suoi altari ed ha massacrato intere citt d' innocenti ha dato discepoli a colui

che predicher l'amore per


del

nemici; questo

popolo, geloso

suo Dio geloso, l'ha sempre tradito


dei suo

Tempio, tre volte inalzato e tre volte distrutto non resta che una muraglia mozza, appena quanto basta perch una fila di piangenti vi possa appoggiare il capo per nasconder le lagrime.
per correr dietro ad altri Dei;

Ma
il

questo popolo assurdo e problematico, sovrumano

e miserabile, U

pnmo

e l'ultimo di tutti,

il

pi felice e

pi infelice di tutti, bench servo delie nazioni domina


le

ancora

nazioni col Denaro e colla Parola


l

bench non
di

abbia da secoli una patria propna tra


le patrie;

padroni

tutte

gliolo

bench abbia assassinato il suo pi grande Fiha diviso in due parti, con quel sangue, la storia
e questa progenie di deicidi diventata la pi
la pi sacra di tutte le genti

del

mondo

infame

ma

PROFETI

Nessun popolo fu

avvertito come

l'Ebreo.

Nes

suno ebbe tanti Svegliatoli e Ammonitori. Dal pnndpio dei suo regno temporale allo smembramento; nei grandi
giorni
dei
re

vittonosi,

nei

dolorosi

giorni

dell' esilio,

nei malati giorni della schiavit, nel sinistro

giorno delia

dispei sione.

L'India ebbe
reste per vincere
nito;
la

gli
il

Asceti che

si

nascondevan
lo

nelle

fo-

corpo e annegare
ai

spinto

neiJ' infi-

Cina

Savi famigiian. placidi avoli

che insegna-

vano civiche moralit


Grecia
i

contadini e agli imperaton; la

Filosofi

che all'ombra dei portici fabbncavano

sistemi armoniosi o trappole dialettiche;

Roma
e
i

Legisti

che registrarono sul bronzo, per

popoli

?ecoh, ie
chi cos'af-

regole della pi alta giustizia a cui

pu giungere
Predicatori

manda

e possiede;
a

il

Medioevo
la

che

fannarono
ebreo etbe
Il

scuotere

cnstianit dormigliosa col


dell'

n-

cordo della Passione e U terrore


i

Interno
antri e

il

popolo

Proteti.
fa
l'

Proteta non

indovino

negli

non butta
del

dalla bocca bava e parole sui tnpodi

Parla

Fui uro

ma

non soltanto
tre

del Futuro,

'^i

rammenta
le

delle cose
II

ancora avvenute nia rivela anche


BiiO nei

passate

non tempo
il

momenti: decitra

il

passato,

lUumiua

pre-

Beote, minaccia l'avvenire.

Proteta ebreo una voce rhe parla o una

mano chi

PROFETI

37

scrive.

Una voce
delle

che parla nel palazzo dei

Re

e negli

montagne sulle scale del i empio e siuia piazze della capitale. una voce che prega, una preghiera che minaccia, uma minaccia che trabocca in divina spespechi

ranza.

suo cuore

si

strugge nell'afflizione, la sua bocca


il
il

piena di rammarico,
la

suo bracao
suo popolo,
i

si

alza a mostrare

punizione; soffre per

lo

copre di vituperi
si

perch l'ama, gh annunzia


e la vita,

gastighi

perche

punhchi

e al di l delle stragi e del fuoco insegna la resurrezione


il

trionfo e la beatitudine,

il

regno dei nuovo


vero Iddio, ramcattivi
la

David

il

patto che non sar pi disdetto.


g' idolatri

D
ai

Profeta riconduce
ai

al
ai

memora

traditori

giuramenti,

canta,

corrotti la purezza, ai feroci la misericordia, ai re la

giustizia, ai ribelli l'ubbidienza, ai

peccaton
al

la pena, agli

orgogUosi l'umiliazione.

Va

dinanzi

re e lo

rampogna,
e
li

scende tra
ai

la

feccia del popolo e lo mortifica, s'accos^^a

saceidoti

li

biasima,

si

presenta

ai

iicchi

rab-

buffa. Ai poveri

annunzia

la consolazione, agli

afflitti la

ricompensa,
Egli

ai

piagati la salute, alla plebe schiava la hbe-

razione, al popolo uinihato la venuta del Vincitore.

non

re.
solo,

un uomo

n prinape, n sacerdote, n scriba ; un uomo senz'armi e senza ncchezze,

si

senza investiture e senza seguaa;

una voce

solitaria

che palla, una voce ataimata che


possente che urla e svergogna;

lamenta, una voce

una voce che cluama a


se
il

pemtenza
Il

promette eternit. Profeta non filosofo: poco gl'importa


e
il

mondo

fatto d'acqua o di fuoco se l'acqua e

fuoco non ba;

stano a render migliori l'anime degli uomini Poeta ma senza volerlo e saperlo, quando la piena dell'indignazione
lo

splendore dei sogni

forti

che

retori

gli mettono in bocca immagim non sapranno mai inventare non Sa;

38

PROFETI
dai

cerdote perch non stato unto nel Tempio


diani

guar-

non Re perch non comanda gli armati e ha come spada soltanto la parola che vien dall'alto; non Soldato ma pronto a moiire per
mercenari dei libri;
il

suo Dio e la sua gente.


Il

Profeta una voce che parla in

nome

d'Iddio,

una

mano che scrive sotto dettatura d'Iddio; un messaggero mandato da Dio ad avvisare che ha smamto ia strada, chi s' scordato dell'alleanza, chi non fa buona guardia.

il segretano, l' interprete e l' inviato d'Iddio; dunque superiore al Re che non ubbidisce Iddio, al Sacerdote che non intende Iddio, al Filosofo che nega Iddio, al Popolo che ha lasciato Iddio per correr dietro agli idoli
di

legno e di sasso.

Profeta colui che vede, col cuore turbato


il

ma

l'oc-

chio hmpido,

domam,

il

male che regna oggi, il gastigo che verr regno felice che succeder al gastigo e alla

pemtenza. la voce di chi non pu parlare^ la mano di chi non sa scrivere, il difensore del popolo sperso e angariato, l'avvocato dei poveri, il vendicatore dell'umile che piange
sotto
il

piede del

potente.

Non
i

sta dalla
;

parte

di

chi

tiranneggia

ma

di chi calpestato

non va

coi sazi e gli

avan ma cogh affamati


dai

miserabili.

Voce molesta, voce importuna e intempestiva; odiato grandi, malvisto dalla plebaglia, non inteso sempre neanche dai discepoli Come una Jena che sente da lontano il fetore delle carogne, come un corvo che gracchia sempre lo stesso verso, come un lupo che mia di fame SMi monti ^U Profeta percorre le strade d'Israele seguito
dal sospetto e dalla maledizione. Soltanto
i

f)overi
gli

e gli

oppressi
pressi

lo

benedicono

ma

poveri son deboli e


silenzio

op-

non sanno che ascoltarlo in

PROFETI

39

G)me
e

tutti coloro
la vile

rompono
i

lebbroso e

che turbano a quiete dei dormenti pace dei padroni, scansato come un perseguitato come un nemico. I re lo tollerano
i

a pena,
tere a
sia,

sacerdoti l'osteggiano,

ricchi lo detestano.

Elia deve fuggire dinanzi

all' ira

d'Izebel che fa met-

morte

profeti;

Amos

viene sbandito da

Amaam-

sacerdote di Betel, fuor d'Israele;

Una

fatto

mazzare dal re Giovaccbino; Isaia ucaso per ordine di Manasse; Zaccaria sgozzato fra il tempio e l'altare; Giona precipitato in mare; ed pronta la spada che decoller Giovanni e la croce da cui pender Ges. Il Pioteta un Accusatore ma gh uomini non si contessan colpevoli; un Intercessore ma i ciechi non voghono che r illuminato porga loro la mano; un Annunziatore ma sordi non odono le sue promesse; un Salvatore ma monbondi putrefatti godono nel loro putridume e
1

rifutan d'esser salvati

Eppure

la

parola dei Profeti sar

quella che testimonier in eterno a favore di questo po-

polo che

li

stermina

ma

morte

di

un Profeta,
i

eh'

ster ad espiare

dehtti di

pur capace di generarli e la da pi di tutti Profeti, batutti gh altri popoli che gru
; i '

folano la

melma

della terra.

COLUI CHE VhRRA

Nella casa di Nazaret Ges medita sui comandamenti


della

Legge

n)a soltanto nei Proleti, nelle parole di pianto

tuoco dei Prcteti, riconosce il suo destino Le promesse sono insistenti come \ colpi alle porte che non rispondono ripetute, replicate, reiterate, mai smentite e convalidate D'una precisione tremenda, d'una minuziosit paurosa, quasi stona antiapaia e testimonianza irree di
;

cusabile

Quando
ter
agli

Gesi

entrato ne! trentesimo anno,


coiiie

si

presen-

uonnru

Figlio "dell'Uomo,
la

sa

quello che

l'aspetta,

hno all'ultimo;

sua vita prossinia gi se-

gnata giorno per gioino in pagine scotte pnina della sua


nascita
lenestre.

Sa che iddio ha promesso a Mos un nuovo


tar fcio
[lascere

Profeta

mezzo a' loro fratelli Uu proieta simile a te e m bocca a lui porr le mie parole e ad essi n porter tutto quello che gli comander . Perche Iddio far col suo popoio la Nuova Alleanza. Alleanza non
in

come
loro

quella ch'io ccntiass


la

co'

padn

loro,

ma

io

im-

pnuier

mia legge

nelle loro
le
.

viscere e la scnver nei

cuon
sulla

perrtonei

loro iniquit e

non avi pi
nell'annua e

nieinona dei loro

|.)eccati

Alleanza

masa

non

nlie

Aneanza di pei dono e non di gasngo. Ecco Me*^sia avi un Piecursore che l'annunzier IO mando il mio Angelo il quale preparer la strada
pietra;
:

COLUI CHI VERRI


innaDzi a
e
s]

41

me

Un

fanciullo

nato

grida

Isaia

chiamer per nome l'Ammirabile, il Q)nsigiiere, il il Padre del Secolo FiitMro, iJ Pnncipe di Pace. Ma le genti saianno aeche dinanzi a lui e non l'ascolteranno. 3 Ingrassa il cuore di questo popolo e istupidisci le tue oiecchie e turagb gli occhi afi&nch non veda coi suoi occhi e non oda co' suoi orecchi e non intenda col
Forte,

cuore e uou

si

conveTi:a
di

Ed

ei

sar...

pietra

d' in-

da. upo e pietra


cercher di
tarsi

scandalo per
gli

ie

due

case

d' Israeie
t

e lacciolo e rovina per

abitaton
di

di

Gerusaiemme
;

Non

grande e

pompeggiare

non verr

come un
te
il

triontatore e

Sion, giubila, figliola di

un superbo. ulta. figliola di Geiusajemme! Ecco che viene a


;

tuo

re,

re giusto e salvatore

egli

povero e ca-

valca un'asina e

un

asinelio

gh infelici: t D Signore mi ha unto perch annunziassi ai mansueti la Buona Novella, mi ha mandato a curare quelli che hanno il cuore spezzato, a predicare l'aftrancazione agb schiavi ed a'carPorter
la giustizia e sollever
cers^ti

la

h berta.

perch
si

io

consolassi

tutti

quelli

che

piangono
e
1

mansueti

raiiegreianno ogni giorno


il

pi....

poveri

esulteranno perch

soverchiatore abbat-

tuto, lo schernitore

consumato
si

celer

che
si

vegliavano per

dei ciechi

aprirarmo e

e sono sterminati tutti mal tare a Allora gli occhi spalancheranno le orecchie dd

sor

zoppo salter come un cerbiatto e sar scolta la lingua dei mutoli . lo il Signore o he chiamato per amore della giustizia.... afiBnch tu apnssi gh occhi
li....

allora lo

dei ciechi e traessi dalla carcere

pngiomen,

e dalla stanza
.

delia prigione quelb

che giacevano nelle tenebre

Ma

egli

sar vilipeso e torturato da quelli stessi che viene a saivare.

Egh non ha vaghezza n splendore,

e noi l'abbiamo

veduto e non era bello a vedersi e non

avemmo

inciinaziODc

42
per
lui.

COLUI CHE VERR


Dispregiato, e
l'

infimo degli uomini,


il

Uomo

di

dolori,
il

e che conosce
egli era

patire.

Ed

era quasi nascosto

suo viso ed

oltraggiato onde noi


i

mo
tato
to.

alcun conto. Veramente


i

nostri mali egli

sopra di s ed ha portato

nostri dolori,
flagellato

come un

lebbroso, e

come

non ne facemha preso e lo abbiam repuda Dio ed umiliaIl

Ma

egU stato piagato a motivo delle nostra iniquit,


per
le

stato spezzato

nostre scelleratezze.
di lui, e

gastigo,

cagione di nostra pace, cadde sopra


di lui

per

le

lividure

siamo

risanati. Tutti noi

siamo
il

stati

pecore erranti,

ciascuno per la sua strada devi; e

Signore pose addosso

lui le iniquit di tutti noi,

la

stato offerto perch egli

ha voluto, e non ha aperta


dinanzi a colui che lo
tosa:

sua bocca; come pecora


agnello sta

sar condotto a essere ucciso, e

come un

muto
sua
;

cos egli

non aprir

la

bocca
per

Or

egli

dalla terra de' viventi stato reciso


del popol

le scelleraggini

mio

l'ho percosso
;

il

Signore volle consumarlo nei patimenti se egU dar l'ani-

ma
di

sua come ostia per

il

peccato vedr una discendenza

lunga durata e

la

volont del Signore per mezzo di Im

sar adempiuta. Perch l'anima sua ebbe affanno... colla

sua dottrina giustificher molti e prender egh sopra di


s le loro iniquit
insulti:

Non

si

ritrarr dinanzi ai pi atroci

Ho

dato

il

corpo mio a quelli che mi percuote-

vano e le mie guancie a quelli che mi strappavan la barba; non ho nascosto il mio viso a quelli che mi schernivano e mi sputaccluavano . Tutti gli saranno contrari nelsuprema, a Han parlato contro di me con lingua bugiarda e con discorsi spiianti il mal animo mi hanno circonvenuto e impugnato senza cagione. Invece di amarmi
l'ora

mi
al

luron

nemici.

rendettero
t.

me male

o odio per l'amor mio

te son noti

per

giida'il

bene FigUo

Padre

gli

obbrobri eh'

io soffro e la

mia confusione

COLUI CHI VERR


e la
di

43
entrasse a parte

mia ignominia.... mia tristezza, e non

aspettai
e chi

chi

vi fu;
fiele

mi porgesse consola-

zione, e noi trovai.

il

dettero a

me
.

per

abo

e nella

sete

mia mi abbeverarono
a

coli 'aceto
si

finalmente lo inchioderanno e

divideranno

suol
;

vestiti,

Una
di

frotta

di

cani

mi
i

s'

messa

d'

intorno

una turba cato le


essi

maligni mi ha assediato.
e

Hanno buEd

mie mani

miei piedi....

stavano a co nsi deranni e a mirarmi. Si divisero le mie vestimenta e la veste ma tirarono a sorte . Troppo

tardi s'accorgeranno di quello che

hanno fatto

e vol-

geranno lo sguardo a colui che han trafitto e lo piangeranno come suoi piangersi un umco figlio e meneranno duolo per lui come si fa duolo alla morte di un primogemto . t E lo adoreranno tutti i re della terra, e le genti tutte a lui saran serve. Perch liberer il povero dal possente e le anime dei poveri far salve . E verranno a te chini
figh di coloro che ti umiliarono e le orme dei tuoi piedi adoreranno quelh che ti insultavano . In tenebra sar
i

involta la terra e in oscurit


Israele, nascer
te.
il

le

nazioni
gloria di

ma
lui
i

sopra
si

di

te,

Signore e la

vedr

alla

tua luce cammineranno


te.
si

le genti e
il

re allo splen-

dore che nasce da


mira:
tutti costoro
i

Alza

all'

intorno

tuo sguardo e
;

lungi verranno

da da ogni lato a te nasceran delle figlie . Ho dato Lui testimone ai popoli, condottiero e maestro della nazioni.,., e le genti che non ti conoscevano correranno a te, Israele, per amore dei Signore Dio tuo . Queste ed altre parole ricorda Ges nella vigilia della sua partenza. Sa tutto e non si rifiuta; conosce fin da
son radunati per
e

venire a te

tuoi

figlioli

ora la sua sorte,

l'

ingratitudine dei cuori, la sordit degli

amici, Tedio dei potenti, le battiture, le sputacchi ature;

44
gli

COLUI CHE VERRI


insulti,
gli

scherni, gli spregi e gli oltraggi,


e dei piedi,
i

1*

inchio-

datura delle mani


nosce
le

tormenti e

la

morte, co-

spaventose prove dell'Uomo dei Dolori, eppure


carnali,

non si fa indietro. Sa che gli Ebrei,


verati di

materiali,

mondani, abbemansueto. Tutti

umiliazioni, piem di rancori e di mali pensieri,


e

non aspettano un Messia povero, odiato


sognano,
terrestre,
tolti
i

veggenti

e gli

annunziatori, un Messia

un Re armato, un secondo David, un guerriero

che far strage dei nemici, che spander vero sangue, il sangue rosso dei nemici, e far nsorgere pi splendido di Salomone e il tempio di Salomone, e tutti il palazzo i re gli porteranno tributo, non tributo d'amore e di venerazione sibbene d'oro pesante e d'argento contato, e questo
re
i

terrestre della terra presente, far le vendette di

tutti

nemici d'Israele,

di

quelh che fecero soffrire Israele,

che tennero in servit il popolo d'Israele, e gli schiavi saranno padroni e i dominanti diventeranno servi, e tutti
i

paesi del
1

mondo avranno
i

la lor

capitale a

Gerusalemme

corona s'inginocchieranno dinanzi al trono del nuovo re d'Israele e campi d'Israele saramio pi fertili di tutti gli aitri, e le pasture pi grasse, e gli armenti moltiplicheranno senza tne, e il grano e l'orzo si imeteranno due volte l'anno, e le spighe sararmo pi colme
e
re di

che nel passato e due uomini piegheranno sotto il peso d'un solo grappolo d'uva e non ci saranno abbastanza otri per contenere il vino nuovo n abbastanza
di chicclu

ora per serbare tutto


cavi degli alben e nelle

l'olio

il

miele sar

trovato

nei

siepi
il

delle strade e

rami degli
i

alben

si

troncheranno sotto
polputi e dolci
gli

peso dei frutti e

frutti

saranno

come non turon mai.


Ebrei
egli

vivoiK) attorno a

Questo s'aspettano Ges

carnali

e terrestri

che

Ed

sa

che non potr dar loro

COLUI CHE VERltA


quel che cercano; che non potr essere
rioso e
il

45
il

guerriero vitto-

re super bo torreggiante fra

re sottomessi. Egli

sa che
offrire

il

suo regno non di questa terra;


il

non potr
il

che un po' di pane, tutto

suo sangue e tutto


in lui, e lo

suo amore.

Ed

essi

non crederanno

tormenEgli

teranno e l'uccideranno come


sa tutto questo, lo sa

falsario e cerretano.

come

se l'avesse gi visto coi suoi

occhi e sofferto col suo corpo e colla sua anima.

Ma

sa
i

pure che
cardi e

il

seme

della sua

parola gettato in terra fra

gt spini,

pesticciato dai piedi degli assassini, spun-

ter alla prima primavera,


crescer, in principio,

germogher a poco a poco,

come un arbusto sbattuto dal vento e diventer tinalmente un albero che coprir colle sue rame la terra e tutti gli uomini vi potranno sedere intomo
a ricordarsi della morte di chi lo sement.

IL

PROFETA DEL FUOCO

stambugio di Nazaret, maneggiava l'ascia e la squadra, una Voce s'era levata dal Deserto, verso il Giordano e il Mar Morto. L'ultimo dei Profeti, Giovanni il Battezzatore, chiamava i Giudei a penitenza, annunziava l'avvicinarsi del Regno dei Cieli, prediceva la prossima venuta del Mes-

Mentre Ges,

nello

sia,

rimbrottava

peccatori che accorrevano a lui e

li

tuffava nell'acque del fiume perch quell'esterna lavanda


fosse quasi

principio della purificazione interiore.

In questa torbida et erodiana la vecchia Giudea,


profanata dagli usurpatori Idumei, contaminata
filtrazioni elleniste,
dall' in-

anganata

dalla

soldataglia

romana

senza
nel

re,

senza unit, senza gloria, gi mezza dispersa

mondo, tradita dai suoi stessi sacerdoti, rammaricante sempre la fine del regno terrestre da mill'anni passato, sempre ostinatamente sperante in una grande vendetta, in un ntorno della vittona, in un tnonfo del suo Dio, nella venuta di di un Liberatore, che dovrebbe regnare in una nuova Gerusalemme pi torte e beha di quella di Salomone, e da Gerusalemme dominare tutte
le

genti,

debellare ogni

monarca,

e portare la

fehcit

alla sua

la vecchia Giunazione e a tutti gli uomini, dea, malcontenta dei suoi padroni, pressurata dai pubblicani, tediata dagli Scribi mercenari e dai Farisei pin-

zocheri, la vecchia Giudea divisa, umiliata,

messa

a sacco,

U.

PROFETA DEL FUOCO


le

47 piena di fede

eppure, a dispetto di tutte


nel

vergogne,

tendeva volentieri l'orecchio alla Voce del del- Giordano. La figura di Giovanni era tatca apposta per conquistare r immaginazioni. Figliolo della vecchiezza e del miracolo fu consacrato fin dalla nascita a esser N a z i r cio puro; e non s'era mai rasa la chioma, non aveva mai bevuto vino n sicera, non aveva mai toccato
futuro,

Deserto, accorreva sulle rive

donna n conosciuto

altro

amore fuor

di quello d'Iddio.

Presto, ancora giovane, era uscito dalla casa dei vecchi e s'era nascosto nel Deserto.

L viveva da molti

anni,

solo, senza casa, senza tenda, senza servi, senza nulla

di

suo fuor di quello che aveva addosso. Rinvoltato in


pelle di

una

cammello,

stretti

fianchi

da una

cintola
il

di cuoio, alto, adusto, ossuto, torrefatto, dal soie,

petto

peloso, la capigliatura lunga gi per le spalle, la barba

lunga che quasi


praccigli selvosi,

gli

copnva

il

viso, affacciava, setto

so-

due do dalla bocca nascosta scatunvano


Questo magnetico selvaggio,

pupille balenanti e trafiggenti,


le

qi^n-

grandi parole di

maledizione.
solitarie

come uno
appariva,

yogl,
agli

sprezzatore dei

piaceri

come uno

stoico,

occhi dei battezzati, l'ultima sperariza di un popolo disperato,

Giovanni,

il

corpo bruciato dal sole del Deserto, l'ani-

bruaata dai desiderio del Regno, l'annunziatore del Fuoco. Vede nel Messia che sta per venire il padrone delia Fiamma. Il nuovo Re sar un teroce contadino: l'albeio che non fa buon frutto sar tagliato e buttato nel Fuoco; vaglier il grano sull'aia e biucier la paglia e la pula con Fuoco inestinguibile. Sar un battezzatore che battezzer col Fuoco.
Irto di

ma

punte, pronto

all'

insulto,

impaziente

incal-

48
zante,
lui,

IL

PROFETA DEL FUOCO

Giovanni non accarezza coloro che s'accostano a aucbe se potrebbe gloriarsi di averb attirati tn l. quando vengono al battesimo Fansei e Sadducei, uonotabili,

mini

dotti

nelle scritture,
li

reputati

dai

volgo,

autorevoli

nel

tempio,
di

svergogna pi degb
chi

altri.

Razza
vi

vipere,

v'ha insegnato

fuggire

Tira che
nitenza
;

sovrasta? Fate dunque frutto degno di

pe-

non vogliate dire dentro


io
vi

di

voi

Abbiamo

Abramo

per padre;

dico che Dio

pu da queste
.

stesse pietre suscitare tglioh

ad Abramo

Voi che vi serrate nelle ca^e di pietra


si

come

le vipere

nascondono sotto
duri
della

sassi,
;

voi,

Fansei e Sadducei, siete


il

pi

pietra

pretnhcato
riti;

vostro

intelletto
il

nella lettera della legge e nei

pietnfcato

vostro

cuore egoista:
in

all'affamato che vi chiese pane metteste

mano un sasso; e gettaste la pietra addosso a chi aveva peccato meno di voi; voi, Fansei e Sadducei, siete statue
il

orgogliose di pietra che soltanto

fuoco

potr vincere
subito
si

perch l'acqua non fa che scorrervi sopra e

asauga

Ma

quel

Dio che

di

terra,

colle sue

mani, teca
viventi,

Adamo

potr

tare, coi sassi del greto, colla

brecaa della

strada, colle rocae della rujje. aitn

aJtn tiglioh suoi

muter

uomim. altn
vn
la

il

maagno
nel

carne e in anima

mentre

voi

avete mutato l'amma e

carne in macigno.

Non
di

basta,

dunque, bagnarsi
tatto
tn

Giordano. L'abluzione
il

salutare

ma non

che un principio: tate


qui.

contrano
inceneriti

quei che avete

se

no sarete

da Colui che battezzer col Fuoco. Allora le ^enti lo interrogavano:


t chi

Che dobbiamo
nsi)ondcva loro:
Chi

tare

ha due

vestiti

ne dia uno a chi non ne ha


faccia altrettanto.
.

ha roba da mangiare

IL

PROFETA DEL FUOCO

49

Anche

dei

pubblicani andarono per esser battezzati

e gli dissero:

Maestro che faremo noi disse loro: Non esigete pi quanto


?

E
I

di

v' stato

tassato.

soldati pure

lo

interrogarono:
tare
?

noi che

abbiamo da

disse loro:

Non

fate estorsioni,

non calunniate,

e contenta-

tevi delle vostre paghe.

Giovanni, quasi sovrumano quando annunzia la terscende al ribile scelta tra i Buoni e i Cattivi, appena
particolare diventa
giusto
ordinario,
e

cade,

si

direbbe,
sa

nel

mezzo
si

della

tradizione
il

farisea.

Non

consi-

gliare che l'elemosina:


di

cui

de che la

dono del soprappi, di quello pu fare a meno. Ai pubblicani non chiestretta giustizia: prendano quel eh' stato
Ai soldati, gente feroce e ladresca,

chiesto e null'altro.

non raccomanda che la discrezione: contentatevi del vosalario e non rubate. Siamo in pieno mosaismo Amos e Isaia, molto prima di lui, eran andati pi innanzi. ormai tempo .eia l'Accusatore del Mar Morto dia Mar di Tiberiade. il posto al Liberatore del Triste sorte quella dei Precursori; che sanno ma non vedranno; che arriveranno fin sulle rive del Giordano ma non godranno la Terra Promessa: che spianeranno ia
stro
:

strada a colui che


innanzi;
servitori di

cammina

dietro di loro
il

ma
vi

passer loro

che prepareranno

trono e non

sederanno

un padrone che spesso non vedono

in viso.

sta

Forse la ferocit di Giovanni si giustifica meglio con quesua coscienza d'essere un semphce ambasciatore e
pi;
coscienza

nulla

che non

arrivava

all'invidia

ma

lasciava
6

una posatura
Stona di
Cristo.

di tristezza nella

sua stessa umilt

50

IL

PROFETA DEL FUOCC


chiedergli
chi
fosse:

tu Elia No. tu Profeta No. Cristo No. Io sono voce


Sei
?

Andarono da Gerusalemme a

Sei

il

Sei

il

gridante nel

deserto.
il

Dopo

di

me

verr uno cui non son degno di sciogliere

legaccio

dei calzari

di porgergli

sandali.

A
serto

Nazaret, intanto, uno sconosciuto


i

Operaio stava
al de-

per allacciarsi

calzari colle sue


la

mani per andare

dove rintronava

voce che per tre volte aveva

risposto di no.

Era ormai nel trentesimo anno. L'et giusta e destinata. Prima dei trenta l'uomo non che una sbozzatura
e
di

un'approssimazione
tutti, lo

sentimenti

comuni,

gli
gli

amori

padroneggiano;
e se

non conosce bene non

uomini, dunque non pu amarli di quell'amor dolce di


piet col quaJe vanno amati;
li

sa

amare non ha

il

diritto di parlare
il

li conosce e non con autorit, n il

potere di farsi ascoltare, n

dono

di salvarli.

LA VIGILIA

Giovanni chiama i peccatori perch si lavino nel fiunre prima di tar peiutenza. Ges si presenta a Giovanni per
esser battezzato:
I testi
si

contessa dunque Peccatore

? il

sono

espliciti,

Profeta predicava
.

batte-

simo

di

penitenza in remissione dei peccati


si

Chi andava
si

da

lui

riconosceva peccatore;

chi

va per lavarsi

sente sudicio.

D
trenta

non saper nulla della vita

di

Ges

dai

dodici ai

gli

anni, per l'appunto, dell'adolescenza vizia-

bile, della

giovent calorosa e fantastica


fosse in quel tempo, o
gli

ha
gli

tatto penritenesse,

sare

ch'egfli

almeno
che

si

un peccatore come
vivere

altri.

Quello che sappiamo dei tre anni

restan da

pi illuminati dalla parola dei Quattro Testisi

moni, perch dei morti


giorni e discorsi

teso inserirsi
la

d nessuno indizio di questo predella Colpa tra l'Innocenza del principio e

non

rammentano meglio

gli

ultimi

Giona

della line.

ci posson essere neppur le apparenze d'una conversione. Le sue prime p>arole hanno lo stesso accento dell'ultime: la sorgente dalla quale scorrono

In Cristo non

chiara tn dal

primo giorno;
di

non

c' fondicelo di tor-

bidumi,
rezza

non posatura
SI

mali

sedimenti.

Cominca

si-

curo, aperto, assoluto;


;

coU'autorit nconoscibile della pudi

sente che non ha lasciato nulla

scuro dietro

5i
s^:

LA

VIGILIA

la sua voce alta, libera, spiegata,

un canto melo

dioso che

non

risente del vino cattivo dei piaceri e della


di

reca dei pentimenti. La sua limpidit


riso e di pensiero

sguardo, di sori

non

il

sereno che vien dopo

nuvoli

temporale o l' incerto biancore dell'alba che vince lento l'ombre mahgne della notte, la hmpidezza di chi nato una volta sola, ed rimasto fanciullo anche neiia
del

maturit;
la

la limpidezza,

la trasparenza,
finir nella

la

tranquilht,

pace

di

un giorno che
di sera;

notte

ma non

s'

oscurato prima

giorno eterno ed eguale, infanzia


semplicit naturale del

intatta che non sar appannata fino alla morte.

Egh va
puro; tra
tra
i

tra

g'

impuri colla

peccatori colla forza naturale dell'innocente;

malati colla franchezza naturale del sano.


convertito, invece, sempre, nel fondo dell'anima,

Una goccia sola d'amaro rimasta, un'omimmondizia, un conato di rimpianto, un trasvolare fuggente di tentazione bastano a ricacciarlo
un
po' turbato.
d'

bra leggera

negli spasimi. Gli

riman sempre

il

sospetto di non essersi

spogliato

fin

all'ultima pelle del

vecchio uomo, di non

aver distrutto

ma

soltanto stramortito l'Altro che abi-

tava

nel

suo corpK): ha pagato, ha sopportato, ha sofferto


la

tanto per

sua salute, e

gli

pare un bene cos prezioso

ma

cos fragile,

tagho. di perderla.

che ha sempre paura di metterla a repenNon sfugge peccatori ma li accosta


i

con un senso d'involontario ribrezzo; col timore, a volte neppur confessato d'un nuovo contagio; col sospetto che il rivedere la lordura dove anche lui si compiacque gh rinnovi troppo atroce il ricordo ormai insostenibile della vergogna e gli susciti la disperazione dell'ultima salvezza Chi fu servitore non . divenuto padrone, corrivo coi servitori; chi fu povero non , da ricco, generoso COI poveri; chi fu peccatore non , dopo la penitenzii

LA VIGILIA

53

sempre amico dei peccatori. Quell'avanzo di superbia che si appiatta anche nel cuore dei santi mischia alla piet un lievito di rampognante disprezzo: Perch non tanno quel che loro hanno saputo fare ? La via per salire aperta a tutti, anche ai pi insozzati e incalUti; grande il premio: perch rimangon laggi, attuffati nel cieco
inferno
si
?

vertirh

quando il convertito parla ai suoi fratelli per connon pu rattenersi dal ricordare la sua espepi
d'efficacia

rienza, la sua caduta, la sua hberazione. Gli preme,

forse per desiderio

che per orgoglio,

offrire s

come un esempio vivo e presente della grazia, come un testimonio veridico della dolcezza della salute. Il passato si pu rimiegare ma non distruggere: esso
stesso

ricominciano

anche inconsapevolmente, negli stessi uomini che la vita colla seconda nascita della penitenza. In Ges questo presunto passato di convertito non rifonsce mai, in nessuna forma; non si avverte neanche per allusione e sottinteso, non riconoscibile nel miaffiora,

nimo dei suoi atti, nella pi oscura delle sue parole. Il suo amore per i peccatori non ha nulla della caparbia
febbrosit del pentito che vuol far
proseliti.

Amore

di

natura, non di dovere. Tenerezza di fratello

senza impli-

cazioni di rimproveri. Fraternit spontanea d'amico che

non ha da nnghiottir repugnanze. Attrazione verso l'impuro del puro che non teme di insudiciarsi e sa di poter mondare. Amore disinteressato. Amore dei santi nei momenti supremi
tutti gli altri
di lui.

di

santit.

Amore che

fa

parer

volgari

amori.
s'

Amore

quale non s'era visto

pnma
raro

giorno,

Amore che in memoria

ritrovato soltanto, qualche

e per imitazione di quell'amore.

che

si

divino

chiamer cristiano e con altra parola Amore di Ges Amore

Amore mai. Amore

54

LA VIGILIA

Ges veniva tra i peccatori ma non era peccatore. Veniva a bagnarsi nell'acqua corrente sotto gii occhi di Giovanni ma non aveva macchie dentro di s. L'anima di Ges era quella di un fanciullo talmente
fanciullo da superare
santit.
i

savi nella saviezza e

santi nella

Nulla del rigonsmo dei puntano o del tremore

del naufrago

scampato a stento
ai

sulla riva.

Peccati posle

sono apparire

sottilizzatori

scrupolosi
l'

anche

crepe

minime
lontarie

della perfezione assoluta e


di

innosservanze invo-

qualcuno

dei

Legge.

Ma Ges non

era fariseo n

cos'era peccato e cos'era


nei labennti della lettera

fiutava la vita, che non


1

comandamenti della mamaco. Egli sapeva bene e non perdeva lo spinto La vita la conosceva; non riun bene ma condizione di tutti
seicento
il

bem.
il

Il

mangiare e

il

bere non erano

male; n guar-

dare

mondo; n

voler bene collo sguardo al ladro che

scantona nell'ombra, alla donna che s' tinta i labbri per copnre la bava dei baci non chiesti. Eppure Ges viene, in mezzo alla turba dei peccatori,
a immergersi
nel

Giordano.

Il

mistero non mistenoso

per chi non veda nei nto rinnovato da Giovanni soltanto


il

senso pi familiare.

L
ae:li

caso

di

Ges unico.

Il

Battesimo
si

di

Ges uguale
vie.

altri

nell'apparenza

ma

giustifica

per altre

Battesimo non solamente la detersione della carne come simbolo della volont di detergere l'amma. resto

pnnutiva analogia dell'acqua che fa spanre le maccfue matenali e pu cancellare le macchie spintuali. Codella

desta

metafora

fisica,

utile

nella

simbohstica

volgare,

cen moina necessana agli occhi carnali dei pi, che hanno bisogno d'un appoggio materiale per credere a ci che non matenale. non era fatta per Ges. ^la egli ^ andato verso Giovanni perche 'a profezia

LA VIGILIA
dei Precursore si compisse:
al
il

55

suo inginocchiarsi dinanzi


della sua

Profeta del Fuoco


di

il

riconoscimento

qua-

suo, che ha fatto il che pu dire ormai di aver finita la sua opera. Ges, sottoponendosi a questa simbolica investitura, d reallit

ambasciatore

leale,

dover

mente a Giovanni
Se
nel

la legittima investitura di Precursore.

Battesimo

significato si

di Ges si volesse vedere im secondo potrebbe forse ricordare che l'immersione

nell'acqua- la sopravvivenza d'un Sacrificio Umano. I p poh antichi usarono per secoli di uccidere i nemici o qualcuno de' loro stessi fratelli come offerta alle divi-

mt

irate,

per espiare qualche grave delitto del popolo

o per ottenere una grazia fuor dell'ordinario, una salvezza che sembrava disperata. Gli Ebrei avevan destinato a Jahv
la vita dei

primogeniti:

al

mo

l'uso

fu

abolito

per rdine d'Iddio

tempo di Abrama non senza


:

posterion disobbedienze.
Si

uccidevano

le

vittime destinate in varie maniere

fra esse l'annegamento.

Curio di Cipro, a Terracina, a


si

Marsigha, in tempi gi

storici,

precipitava ogni anno

un uomo

in

mare

e la vittima era considerata


Il

come

sal-

Battesimo un resto delrituale e siccome questa offerta propil' annegamento zia tona all' acqua si credeva benefica ai sacrificatori e meritoria per la vittima, era breve il passo a pensarla
vatore dei suoi concittadini.

come
tutti

il

pnncipio d'una nuova vita, d'una resurrezione.

Colui eh'

ed

immerso nell'acqua muore per la salvezza di degno di rivivere. Il Battesimo, anche dopo
feroce origine, rimase

che fu dimenticata codesta

come

simbolo della rinascita.

Ges stava appunto per cominciare una nuova epoca Immergersi nell'acqua attestava la volont di morire ma nello stesso tempo
della sua vita, anzi la sua vera vita.

56
la

LA VIGILIA
certezza
d

risorgere.

Noe

scende

nel

fiume

per

lavarsi

ma
che

per sigiiiticare che comincia la sua seconda


la

vita

sua morte sar soltanto apparente

come

soltanto apparente la sua purificazione nell'acqua del

Giordano.

IL

DESERTO

Appena

uscito dall'acqua

Ges va

nel Deserto

dalla

Moltitudine alla Solitudine.

Era stato tin allora tra l'acque e i campi della Galilea sponde appratite del Giordano ora va sui monti sassosi, dove fonte non nasce, dove grano non spiga,
e sulle

ma
1

crescon

soltanto
fin

rettili
i

rogale.

Era stato

allora tra

va sm monti solitari, dove non 31 vedono taccie n si odono voci umane. L'uomo nuovo mette tra s e loro il Deserto. Chi disse guai ai solo non misur che la propria
pemtenti di Giovanni
:

ora
!

braccianti di Nazareth, tra

un sacrificio, tanto pi meritorio quanto pi repugnante. La solitudine, per quelli di ricca anima, Premio e non Espiazione. Un'antivigilia di bene certo, una creazione della bellezza interna, un libero
paura.
societ

riconciliarsi

La

con

tutti

gli

assenti.
:

Soltanto
quelli

nella solitu-

dine viviamo coi nostn pari


soli,
i

con

che trovarono,

magnanimi

pensieri che ci consolano d'ogni altro

bene lasaato.

Non pu
colo. Chi

sopportare la sohtudine
olinre. Chi

il

mediocre,

il

pic-

ha spavento di s e dei suo vuoto. Chi condannato all'eterna sohtudine del proprio sprito, desolato deserto interiore dove non crescono

non ha da

che l'erbe velenose de' luoghi incolti. Chi irrequieto, annoiato, avvihto quando non pu dimenticarsi negli altri,

58
stordirsi
nell'altrui

IL

DESERTO
nella vita
c3i

parole, illudersi vivo

fat-

tizia di quelli

che

s'

illudono in lui al par di lui;

non

mescolarsi, atomo passivo, nei ngagni che straboccano ogni mattina dalle iogne della citt. Ges stato fra gli uomini e torner fra gh uomini

pu vivere senza

perch h ama.

Ma

spesso

si

nasconder per star

solo,

lontano anche dai discepoli. Per amare gh UiDmini biso-

gna

di

tanto in tanto abbandonarU.


ci

Lontani da loro
tanto
il

riaccostianx).
;

Il

piccolo ricorda sol-

male che gh hamio fatto la sua notte ae^tata dal rancore e la sua bocca attossicata dall' ira. D grande non rammenta che il bene e in grazia di quel poco bene Anche ci che si scorda del tanto male che ha ricevuto non fu perdonato sull'atto si cancella dal cuore. E rifrateih coli 'amore della prima volta. torna tra Per Ges questi Quaranta giorm di sohtudine sono l'ultima preparazione Per Quarant'anni il Popolo Ebfeo hgurazione profetica del Cnsto dovette errare pel Deserto prima d'entrare nel Regno promesso da Dio ; per Quaranta giorm Mos dovette rimanere presso Iddio per Quaranta giorni dovette ad ascoltare le sue leggi
i

camminare Eha
cattiva regina.

nel Deserto per sfuggire la

vendetta della

nuovo Uberatore, deve attendere Quaranta giorm pnina di annunziare il Regno Promesso e rimaner con Dio Quaranta gioriu per nceveine le supreme

Anche

il

ispiraziom.

Ma non
Angeli.

sar tutto solo. Sono con lui le Fiere e


esseri

gli

infenon all'uomo e gh esseri superiori all'uomo Quelli che traggono in basso e quelli che portano
I

GH

In alto.

viventi tutta rnatena e una

viventi

tutto spinto.

L'uomo

Bestia che deve diventare Angelo.


la

Materia che sta tramutandosi in Spirito. Se

Bestia ha

IL

DESERTO
al

59

ti

sopravvento l'uorao scende


le

disotto delle Bestie peral

ch mette
stialit;

reliquie dell' intelletto

servizio della be-

se l'Angelo vince

l'uomo l'eguaglia e invece d'es-

ser semplice soldato d' Iddio partecipa della stessa Divinit.

Ma

l'Angelo caduto, condannato a pigliai forma di


il

Bestia,

nemico astioso e tenace degli uomini che s'an-

geiicano e vogiion salire all'altezza daila quale fu pretpitato.

Ges

il

nemico
le

del

mondo,
il

della bestiale vita dei pi.

venuto perch

Bestie diventino

uomim

e gh

uomini
Cio

Angeli.

Ito

per cambiare
il

Mondo

e per vincerlo

per comuciclere

Re

del

Mondo. l'Avversano

d' Iddio e

degh uorrJm, U maligno, il sobillatore, il seduttore. nato per scacciare Satana daiia tmra come il Padre
scacci dal Ciclo.

lo

E
La

il

Satana, aila

fine
il

^d Quaranta
suo nemico.

giorni,

arriva nel

Deserto per tentare

negessit di nerapixe ogni giorno

il

proprio sacco

marchio primo della servit verso la matena e Ges voleva vincere anche la matena Quando sar fra gh uomini manger e bever per far compagma ai suoi amid, e anche perch si deve dare alla carne quel eh' della
gli

carne, e intne per visibile protesta contro

ipocriti di-

giuni

dei

Farisei.

L'ultimo atto della missione di Ges


il

sar una Cena


vita

ma

pnmo. dopo
i

il

Battesimo, un Didi

giuno. Ora ch' solo, e non umilia

compagni
si

semplice
di

n pu esser confuso coi mangiare.

pietisti,

dimentica

Ma dopo Quaranta giorni ebbe fame Satana aspettava appiattito e invisibile, quei momento Se la Matena vuol Materia lecita una speranza E l'Avversano parla

Se tu

sei

figlio

di

Dio

di

che queste pietre diven-

tino

pam

60

IL

DESERTO
:

La ribattuta pronta Non di solo pane vive l'uomo ma

d'ogni parola

d' Iddio.

gli

di

Satana non si d per vinto e dalla cima d'un monte mostra regru della terra lo ti dar tutto quanto questo pptere e la gloria quelli; che a me sono sta"! dati e li d a chi voglio.
i
:

t'

Se

inchinerai innanzi a
:

me

tutto sar tuo.

Ges nsponde Va indietro, Satana, che sta


e servi lui solo.
lo

scritto

Adora
lo

i\

Si-

gnore Dio tuo

Allora Satana

mena
:

a Gerusalemme e
gettati

posa sul

pinnacolo del Tempio

Se tu Ma Ges, subito stato detto


sei

tiglio
:

d' Iddio

di

sotto.

Non

tentare

il

Signore Dio tuo.


il diaLuca tempo . Vedremo

Finite cosi

le

tentazioni
lui

seguita

volo s'allontan da

per un certo

anche il suo ritorno e l'ultimo tentativo. Questo dialogo ternano non sembra, a prima vista, che un palleggiarsi di testi scntturali. Satana e Ges non parlano con parole proprie ma le mutuano a gara , dai Libn Par d'assistere a una avvisaglia teologale invece, la prima Parabola, rappresentata e non parlata,
:

dell'

Evangelo.

Nessuna meravigUa che Satana sia venuto coli 'assurda speranza di far cadere Ges. Nessuna meraviglia che Ges sia sottoposto, in^ quanto uomo, alla tentazione. grandi e puri Agli altri non Satana non tenta che parola d' invito. una sussurrare di ha bisogno neanche
i
i

decadenza della fanciullezza, nella giovent Non ha da faticare perche l'ubbidiscano Sono Non s'accorgon nello sue braccin prima che li chiami
Son- gi 3U01
fin

dalla

IL

DESERTO

6l
loro

neppure,

pi

ch'egli esista.

non

s'

mai pre-

sentato perch da lontano l'hanno ubbidito. Anzi, non

avendolo mai conosciuto, son proclivi a negarlo. I diabohci non credono al diavolo. L'ultima astuzia del Diavolo, fu scritto, di sparger la voce della sua morte. Piglia tutte le forme: cos belle, talvolta, che
lui.

non

si

direbbe

ad esempio, mostri d' intelligenza e d'eleganza, non hanno posto per Satana nella loro mitologia. Perch tutti i loro Dei, a studiarli, mostrano le corna di Satana sotto le corone d'alloro e di pampani. Satanico Giove prepotente e libidinoso. Venere adultera. Apollo
I

Greci,

scotennatore, Marte omicida, Dioniso

ubriaco.

Son
al

tal-

mente
il

astuti,

gh Dei della Grecia, che danno


la terra.
di lui, e
i

popolo

pozioni amatorie e distillati profumosi perch non senta

puzzo del male che imbaca Ma se i pi non s'accorgon

ne ridono come

di spettro inventato in chiesa per

bisogni della peni-

tenza, gh che s'accanisce appunto contro quelli che lo

conoscono
dei primi

ma
Due
il
i

non

lo
;

seguono.
sobilla
al

EgU seduce
David
il

l'

innocenza

creati
;

Forte

corrompe
il

Salomone

Savio

accusa
si

trono d' Iddio Giobbe

nascondono nel deserto, tutti gli amant d'Iddio, saranno tentati da Satana. Pi ci s'allontana da lui e pi s'accosta. Pi siamo in alto e pi s'accanisce a riportarci in basso. Egli non pu insudiciare che il puUto; non si cura della lordura che fermenta da s nel male, sotto il fiato caldo della volutt. Esser tentati da Satana indizio di purit, segno di grandezza, riprova dell'ascensione. Chi ha conosciuto Satana e 1* ha visto in faccia pu sperare in s stesso. Ges meritava pi di tutti questa consacrazione. Satana gU fa due sBde e un'offerta. Gli chiede di trasformare la materia morta nella materia che d vita e di precipitare dall'alto perGiusto. Tutti
santi che

62

IL

DESERKJ
suo
figlio

che Dio, salvandolo,


fre
il

lo riconosca

vero. Gli of-

possesso e la gloria dei regni terrestri purch Ges,


il

invece di servire Iddio, prometta di servire


Gli
gli

Demcnio,

domanda
promette
Egli

il

pane materiale e

la

il miracolo materiale e potenza materiale. Ges non accetta le

sfide e rifiuta l'ofierta.

non

il il

Messia carnale e temporale sperato dalla Messia della materia quale


il
l'

plebe giudea,

immagina,

nella sua bassezza,


il

Tentatore.

nutrimento

ai corpi

ma

il

Non venuto a portare nutrimento dell'anima: quella

vivanda umca eh' la verit. Quando i suoi fratelli, lonnon avranno pane abbastanza da sfamarsi, spezzer i pochi pani che hanno i suoi e tutti saranno sazi e ne avanzeranno i panieri pieni. Ma fuor di
tani dalle case,

necessit

non sar distributore

del

pane che vien dalla

terra e alla terra ritorna. Se cambiasse in pani le pietre


delle strade

ognuno

lo

seguirebbe per amor del proprio

corpo e fingerebbe di credere tutto quel ch'egli dice; an-

che
sto.

cani verrebbero al suo banchetto.

Ma non
miseria.

vuol quedi-

Chi crede in
della

lui

deve credere nella sua parola, a


deila

spetto

fame, del dolore,


i

Anzi,

chi

vorr seguirlo, dovr lasciare


e
i

campi che fruttan grano

denari che
lui

con

possono barattare in pane. Deve andar senza sacca e pagamenti, con una tunica sola,
si

e vivere

come

gli

uccelh

dell'aria,

sgranando spighe

nei

campi o chiedendo l'elemosina agli usci delle case. Del pane terrestre si pu fare a meno; un fico rimasto fra le foglie, un pesce pescato nel lago, posson tenerne il posto. Ma del pane celeste nessuno pu tare a meno, che non voglia morire per sempre come qnelh che mai lo gustarono. Non di solo pane vive l'uomo ma di amore, di entusiasmo e di verit. Ges pronto a trasformare Il Regno deila Terra in Regno dei Cieli, la inatta Bestia-

IL

DESERTO
si

lit in

felice Santit,

ma non

degna

di

trasformaxe

sassi in pani, la Materia in altra Materia.

Per ragioni della stessa natura Ges respinge l'altra sfida. Gli uomini amano il meraviglioso. Il meraviglioso
esterno,
il

Prodigio,

l'

impossibilit fisica fatta possibile

ai loro occhi.

Hanno fame

a prostrarsi al

e sete di portenti. Son pronti Taumaturgo, anche diaboUco o cerretano.

chiederanno un Segno, idest, per loro, un gigantesco gioco di prestigio. Ma rifiuter sempre. Non spevuol sedurre colla meraviglia Egli guarir i malati

Ges

tutti

cie

malati di spirito e

peccatori

ma spesso schiver
i

l'occasione anche di questi miracoli e pregher


di tacere
il

guariti

nome

del guaritore. Gli


le

uomini dovranno cre-

dere a dispetto di tutte


alla

contrarie evidenze, credere


di fronte alla

sua grandezza anche nell'ora pi atroce della sua

umihazione, credere alla sua di\anit anche

sua apparente viUpesa umanit. Buttarsi gi dal Tempio,


senza la necessit assoluta di far cessare una pena altrui,
col solo

scopo di conquidere
terrore;

gli

uomini
al

col fascino dello

stupore e del

mettere Dio

punto;

forzarlo,

quasi, a compiere

un miracolo superfluo
l'

e temerario, sol-

tanto perch Satana non vinca

infame scommessa fon-

data sul sarcasmo e


Cuore, vuol parlare
spirito puro,

la protervia,
ai

non

il

fatto di Ges.
;

cuori;

sublime, vuol subhmare


spiriti;

vuol purificare
altri

gli

amore, vuol in-

fiammare gU

ficare le piccole

anima grande, vuol grandiabbandonate anime. Invece di buttarsi,


d'amore;

come un mago volgare, nel precipizio che sta sotto il Tempio, dal Tempio salir sulla Montagna per raccontare dall'alto le beatitudini del Regno dei Cieli.
L'offerta dei regni della terra deve farlo inorridire e

ancor pi
d'offrire

il

prezzo che Satana chiede Satana ha


;

il

diritto

quel eh' suo

regni

della

terra son fondati

64
sulla forza e
si

IL

DESERTO
l' inganno; Satana dorme l

mantengono con
;

il

suo

campo
sul

il

paradiso ritrovato

ogm

notte
gli

capezzale dei potenti;

essi

l'adorano col fatto e

se pagan tributo giornaliero di pensieri e d'opere. Ges offrisse a tutti il pane senza lavoro; se Gest, funambolo prestigioso, aprisse un teatro pubblico di miracoli popolari,

Ma

potrebbe strappare

ai re

loro regni senza


il

piegarsi ai ginocchi dell'Avversario. Se volesse parere

Messia che

Giudei sognano nelle loro insonnie nostal-

giche di schiavi le strade le sa:


coli 'abbondanza e la

potrebbe corromperli meraviglia, far d'ogni terra un paese


e

di

grascia
dei

d'incantesu.

subito

occuperebbe ogni
del

seggio

procuratori di Satana.

Ma Ges non
decaduto,
porta
e
il

vuol essere

il

risollevatore

regno
g'

il

conquistatore dei regni nemici.


e

Non

im-

il

comando

meno

la gloria. Il

regno che annunzia


;

prepara non ha nulla a che vedere


Il

coi regni della terra


i

suo Regno destinato, anzi, ad annullare

regni della

terra.

Regno

dei

Cieli

in noi;

ogni giorno, mutata

ijn'anima, s'estende, perch acquista


tolto ai regni terrestri.

un cittadino nuovo,

Quando ognuno sar buono e giunto, quando tutti ameranno i (rateili come i padri amano nemici, se pure vi sai figli, quando si ameranno anche ranno ancora nemici, quando nessuno penser ad ammuci

chiar tesori,

pane a
soldati

chi

e, invece di toghere agii altri, ciascuno dar ha fame e panni a chi ha freddo, dove saranno,
i

regni della terra ? Che bisogno ci sar di quando nessuno vorr ingrandire la propria terra usurpando quella del vicino ? Che bisogno di giudici e =^birri quando il delitto sar ignoto agli uomini trasformati ? Che bisogno di re quando ognuno avr la sua legge nella cosaenza e non vi saranno eserciti da co mandare e giudici da scegliere ? Chp bisogno di moneta

quel giorno,

IL

DESERTO

65

quando ognuno sar sicuro del suo pan* e contenter e non vi sar da pagar salane a soldati e servitori ? Quando l'anima di tutti sar cambiata le impalcature che si chiamano societ, patria, giustizia svaniranno come allucinazioni d'una lunga nottt. La parola di Cristo non ha bisogno di denari e di armati,
e

di

tributi

di

quello

si

e se diventa azione

in tutti

sempre,

ci

che
nebbie
del

lega

accieca l'uomo,

il

potere ingiusto e necessario, la

gloria

criminosa delle battaglie, cadr

come
il

le

della

mattina dinanzi
Il

al

lume

del sole e alla

forza

vento.

Regno

dei Cieli, eh' uno, prender

posto dei Regni

della Terra, che


divisi

son molti
in

Gli

uomini non saranno pi


e

in re e sudditi,

padroni e schiavi, in ricchi

poveri, in peccatori ipocriti e peccatori cinici, in virtuosi

superbi 6 peccatori umiliati, in liberi e prigionieri.

sole

d'Iddio splender su tutti

cittadini del
e le

Regno saranno
porte del Pafatti

una sola famiglia


radiso
si

di

padri e fratelli
ai
figli

riapriranno dinanzi
agli

d'Adamo
;

ormai
De-

si migli anti

Dei.

serto pei vincerlo in

Ges ha vinto Satana in s stesso ora esce mezzo agh uomim.

dai

Storia di

Cristo.

IL

RITORNO
XV

Appena
trarca

risceso fra gli

uomini Ges
di

seppe che

il

Te-

li

secondo marito

Erodiade

aveva tatto

rincbindci Giovanni nella fortezza di Macheronte.

La
gliata
visto
ziere.

bocca chiamante nel Deserto era ormai imbavachi

tosse

andato
l'ombra

al

sull'acqua

Giordano non avrebbe pi lunga del selvatico Battezdeve cedere


sangue,
sia
il

Ha
che
la

fatto

la parte sua

posto a una

voce pi potente. Giovanni aspetta, nei buio della muda,

sua testa, condita

di

portata

in

un

catino d'oro alla tavola del festino natalizio, quasi ultimo

pasto della mala donna, traditrice di uomini.

Ges

avvertito

che

il

suo giorno comincia.

tra-

versata ia Samaria torna in Galilea per annunziare senza

ntardo l'avvicinarsi del Regno. Non va a Gerusalemme. Gerusalemme, la dtt dei Gran Re, la Capitale. Ges viene per distruggere Gerusalemme, questa Gerusalemme di pietra e di superbia; superba sulle colhne,
pietre.

dura

di

cuoi e

come

iC
si

Ges viene per combattere


nelle citt grandi,

proprio quelli che


nelle

gioneggiano

nelle capitali,

Geru-

salemmi

det

mondo.
vavorio
l'erra
i

A
mani
IO

GcitisaJeniine

potenti

del

mondo,
coi

Kodol

padroni

dei:?)

e della Giudett.

loro soldati

Alme.

Geiuaicinmc ooinanda U

ra

p pi efecn tante

IL

RITORNO

Cesari

di Tiberio, briaco, assassino fellatore, erede di


l'

Augusto,
scialonc.

ipocrita

pederasta,

di

Giulio,

l'adultero

Gerusalemme vivono
dei
i

grandi sacerdoti,
i

vecchi
i

custodi
Leviti e

Tempio,

i
i
i

Farisei,

Sadducei,

gli

Scribi,

loro sbirri;

discendenti di coloio che cacciaProfeti


;
;

rono
ge
;

ammazzarono
i

pietnficatori della

leg-

bigotti

della

lettera

gli

altezzosi depositari del-

l'arida Beghinera.

A
di

Gerusalemme sono
i

tesorieri
gli

d'Iddio,

tesorieri
i

Cesare,

guardiaiu dei tesori,

amanti
i

dei tesori,

pubbhcani
all'aperto,

coi loro gabellieri


i

e parassiti,
coi

ricchi coi
i

loro

servi e le concubine,
le

mercanti
di

fondaci colmi,
nel

banchi

borse sonanti

sicii

caldo dei seno,

sopra

il

cuore.
tut<-

Ges viene contro


Padroni
dio vuole
della
i

confondere

che appartiene a tutti per Padroni della Parola che spira dove IdTerra

costoro. Viene per vincere

per condannale

Padroni dell'Oro

materia
di

consumabile e funesta.

Viene per rovesciare


che opprimono
di
i i

il
;

regno dei soldati


il

Roma
del

Tempio

che opprimono
moneta

corpi

regno
;

dei
il

sacerdoti

le

anime
i

regno degli
i

montatori
per salvare
libert

am-

che

oppnmono
poveri.
il

poven. Viene
la

corpi, le anime,

Per insegnare la

contro
i

Roma, l'amore contro


ricchi.

Tempio,

po-

vert contro

Non

vuole,

dunque, cominciare
i

11

suo messaggio da
arrivare l
il

Gerusalemme dove
tardi,
Cieli

suoi nemici son raccolti e pi forti


di

Vuol aggirarla, prenderla dal


l'avr

fuori,

pi
dei
di

con un popolo dietro, quando gi

Regno

lentamente

drconvailata. La conquista
:

Gerusalemme sar

l'ultima prova

la

tremenda battaglia

68
fra

IL

RITORNO

Uno

pi grande dei profeti e la citt divoratrice di

profeti.

Se va

ora

seguito

come un

re e sar sepolto

Gerusalemme dove entrer come un malfattore


pietrose di quella.

in

sar subito preso e non potr seminare la sua parola in


terre

meno

ingrate,

meno

Gerusalemme, come tutte le capitali sime alle quali affluiscono gli spurghi, i
ciumi delle nazioni
frivoli,

fogne masi

abitata

d'eleganti, d'oziosi, di

marda una razzamaglia di scettici, d' indifferenti; da


rifiuti,

un

patriziato di cerimonieri a cui

non resta che

la tradi;

zione del rituale e lo sterile rancore del discadimento


un'aristocrazia
la di

da

possidenti e speculatori che


;

compone

mandria

di

Mammona

da una plebe indocile, torbida,


era,

ignorante che vive tra la superstizione del Tempio e la

paura delle spade straniere. Non campo per la sementa di Ges.

Gerusalemme, buon

Uomo
alla
quelli che,

di provincia

cio

sua provincia.

Vuol portare

toma sano e solitario il Lieto Messaggio a


devon
ricevere. Ai

prima

di tutti gli altri, lo

poveri, ai piccoli, agli umili, perch il messaggio specialmente per loro e l'aspettano da pi tempo, e ne go-

dranno pi degli altri. Viene per i poveri e si rifa dai paesi pi poveri. Perci, scansata Gerusalmme, arriva in Galilea ed entra nella Sinagoga a insegnare. Le prime parole di Ges sono semplici, poche. Sembrana quelle di Giovanni.

Il

tempo

compiuto

s'approssima

il

Regno
la

di

Iddio; fate penitenza e credete al Vangelo.

Nude
il

parole, incomprensibili ai

moderni per
il

stessa

loro sobriet.

Per intenderle, e intendere

distacco tra

messaggio

di

Giovanni e quello

di

Ges, bisogna ritra-

IL

RITORNO

69

durle nel linguaggio nostro, riempirle un'altra volta col

eternamente vivo significato. Tempo compiuto. Il Tempo aspettato, profetato, annunziato. Giovanni diceva che un Re sarebbe venuto
loro
Il

presto a fondare

il

nuovo regno,
le

il

Regno

dei Cieli.

Il

Re

venuto e avverte che

porte del Regno sono aperte.


d'esser

Egli la guida, la via, la


lo

mano prima

Re

in tutto

splendore della gloria celestiale.

Questo

anno
il
il

del

tempo non precisamente governo di Tiberio. Il tempo


il

il

quindicesimo

di

Ges

ora

sempre, l'etermt,

scriviamo, non arrivato.

ancora, mentre compiuto ogm istante; ogni ra la sua pienezza purch gh operai sian pronti; ogni giorno suo; la sua ia non segnata da cifre; l'eternit non ammette inizi e cronologie. Ogni volta che un uomo si sforza d'entrare nel Regno, di avverare il Regno, di arriccliire il Regno, di consolidarlo, difenderlo, proclamarne la perpetua santit e il perenne diritto di
perfetto
Il

momento della momento del suo

momento della sua apparizione, sua morte, il momento del suo ritorno,
trionfo,

tempo

fronte a tutti
il

regni subalterni e inferiori, allora, sempre,

tempo

compiuto.

di Ges,

l'ra cristiana, la
ci

mila anni
ni,

1' epoca si chiama nuova alleanza. Neppure duedividono da quel tempo neppure due gior:

Questo tempo

perch per Iddio e per quelli che sanno, mill'anm sono


solo
II
;

un giorno

nella pienezza dei

tempo compiuto anche oggi siamo tempi Ges ci chiama anche ora; il secondo giorno non ancora scaduto la fondazione del Re;

gno appena cominciata. Noi che siamo ancora vivi, in quest'anno, in questo secolo (e non saremo sempre vivi e
forse

non vedremo

la fine di

quest'anno e non vedremo


dico, viventi, presenti

certo la fine di questo secolo) noi,

70

tt-

RITORNO
vi-

possiamo prender parte a questo Regno, entrarci,


verci, godei lo.
Il

Regno non

la fantasia sorpassata d'un


;

di venti secoli fa non un vecchiume, una memoria morta, una frenesia sormontata. Il Regno di oggi. Di domani. Di sempre. Una realt del futuro, colma d'avvenire, viva, attuale, nostra. Un lavoro avviato da poco. Ognuno libero di metterci le

povero Giudeo
un'anticaglia,

mani,

subito;

di

riprenderlo,

di

seguitarlo.

La parola

sembra vecchia, il messaggio pare antico, ripetuto dagli echi di due millenni, ma il Regno come fatto, avveramento, adempimento nuovo, giovane, nato ieri, ancora da crescere, da fiorire, da prosperare, da ringiandire. Ges butt in terra il seme ma il seme, in due millenni umani, passati come un accidioso inverno, nello spazio di sessanta generazioni umane, appena ha germogliato. Sar questa presente stagione, dopo il diluvio di sangue, la di-

vina primavera aspettata

Cosa
ginarlo

sia

questo Regno

lo

gina, dalle parole stesse di Ges.

impareremo, pagina per paMa non bisogna imma-

cadia tediosa

come un nuovo paradiso di delizie, come un'ardi beati, come un immenso coro osannante
nuvole e
i

coi piedi sulle


Il

capi fra le stelle.

posto
del

Regno d'Iddio, nelle parole di Cristo, contrapRegno di Satana; il Regno dei Cieli l'antitesi Regno della Terra II Regno di Satana il Regno
al

del male.
il

dell'

inganno, della crudelt, della superbia

Regno del Basso. Dunque il Regno d'Iddio sigili tica del bene, della sincerit, dell'amore, deirumilt! il Recno il Regno dell'Alto. l Regno della Terra il Regno della materia e della carne, il Renno dell'oro e dell'invidia, dell'avarizia e delia lussuria, il Reguo di tutto quello che amano gli
uoimni matti e marci.

IL

RITORNO
il

71
il

Il

Regno
il

dei Cieli sar


il

suo contrario,

Regno
e

dello

spirito e dell'anima,

Regno
i

della rinunzia

della

rezza,

Regno

di

tutti

valori che cercano gli

puuomini

che sanno il non-valore di tutto il resto. Dio Padre, Bont; il Cielo quello eh' sopra la
Terra,

dunque
il

lo

Spirito.

Cielo la sede d'Iddio;

lo

Spirito

dominio della Bont.


grufola sulla terra, chi
chi vive
si

Clii striscia sulla terra, chi

compiace nella materia

guardando il cielo, desiderando il cielo, sperando di viver per sempre nel delo, il Santo. La maggior parte degli uomini sono Bestie Ges vuole che le Bestie diventino Santi. Questo il senso semplice e sempre vivo del Regno d'Iddio e del Regno dei Cieli. Il Regno d'Iddio degli uomini e per gli uomini, f II Regno dei cieli in noi . Comincia subito opera no la Bestia;
: :

stra, per la felicit nostra, in

questa vita, su questa terra

Dipende dalla nostra volont, dal nostro rispondere o no. Diventate perfetti e il Regno dei Cieli si e stender anche sulla terra, il Regno d'Iddio sar fondato fra gli
uomini.

Aggiunge difatti Ges Fate penitenza. Anche qui la vecchia parola stata distorta dal suo senso vero e maMeiavoelte gnifico. La parola di Marco non si pu tra:

durre con

poenitemini

fate penitenza
,

propriamente la

mutatio mentis

il

Meta vota cambiamento della


.

mente, la trasformazione dell'anima.

mutar

la

forma

mctanoia un mutar
conversione
;

Metamorfosi un lo spirito. Si po,

trebbe tradurre piuttosto

eh'

il

rinnova-

mento dell'uomo interno ma l' idee di pentimento e di penitenza non sono che applicazioni e illustrazioni
dell' invito
Il

di Ges.

quale poneva

come condizione

dell'arrivo del

Re-

72

IL

RITORNO

gno e nello stesso tempo come la sostanza stessa del la conversione completa, il rovescianuovo ordine mento della vita e dei valori comuni della vita, la tra-

mutazione dei sentimenti, dei giudizi, delle intenzioni : insomma, che chiam, parlando con Nicodemo, quella, la seconda nascita . Egh spiegher a poco a poco in quale senso e modo
questa trasformazione totale dell'anima

umana
si

ordinaria

debba avvenire

tutta la sua vita sar destinata a questo

ammaestramento e all'esempio. Ma intanto d'aggiungere una conclusione sola


:

contenta

Credete
Libro

all'Evangelo.

il

Evangelo gli uomini d'oggi intendono di solito dove la quadruplice storia di Ges stampata e legata. Ma Ges non scriveva libri n pensava a vosecondo il piano lumi. Per Evangelo egli intendeva
Per
Q dolce significato della parola

quello

che
si

la tradizione

letterana chiama la

Buona Novella
.

potrebbe meglio

tradurre
(in

come

Lieto Messaggio

greco Angelo)

che porta un annunzio


il

Ges un Messaggero felice, una buona


i

ambasciata. Porta
guariti, che
d'
i
i

Lieto Messaggio che


i

malati saranno

ciechi vedranno, che

poveri arricchiranno

inconsumabili ricchezze, che


peccatori

gli affannati

godranno, che
lavati,

saranno

perdonati,

gl'immondi

che

g'

un per tetti posson diventar


i

perfetti, le Bestie

diventar

Santi e

Santi diventare Angeli, simili a Dio.

Perch il Regno venga, perch ognuno s' adopri per questa venuta, necessario credere a questo messaggio, credere che il Regno avverabile e prossimo. Se non
v'

fede nella promessa nessuno far le cose necessane


la

promessa possa essere mantenuta Soltanto la certezza che l'Annunzio non un inganno e il Regno iieiizogna di un avventuriero o l'allucinazione non ^
perch
i:i

IL

RITORNO

73

di

un ossesso;
del
alla

soltanto

la

sicurezza della sincerit e vagli

lidit

Messaggio pu spingere

uomini a metter
ai

mano
posto

Ges, con
i

grande opera della fondazione. le sue poche parole oscure

pi

ha

principi deJ
:

Tempi
Regno:

bisogna

suo insegnamento. La pienezza dei cominciare ora, subito. La venuta del

vittoria dello Spirito sulla Materia, deJ

Bene

sul

Male, dei Santo ul Bruto


totale dell 'ami me
ei

La Metanoia: trasfomiazione
:

L'Evangelo

il

lieto

avviso che tutte

vero ed eternaineute possibile.

CAPERNAUM

Queste cose insegna Ges


citt

ai

suol

GaKld,

wBa

so;ejie

glie delie casipole bianche, sulle piazzette

ombrose

oppure

sui greto del

Lago, appoggiato a una barca


i

tirata a terra, coi piedi tra

sassi,

verso sera, quando

il

sole calava tutto rosso a occidente

chiamando

al

aposo.

Molti l'ascoltavano e lo seguivano perch, dice Luca,

Le parole non erano a tutti nuove ma l'uomo era nuovo e nuovo il calore della sua voce e il bene che faceva quella voce che sgorgava da un cuore e toccava cuori. Era nuovo l'accento di quelle parole, e nuovo il senso che prendevano in quella bocca, illuminate da quegU sguardi. Non pi il Profeta alpestro,
f la

sua parola era potente

vocilerante nei luoghi aridi, lontano dagli uomini,


tario,

soli-

a muoversi verso di lui se volevano udirlo. Questo un Profeta che vive come uomo fra gli uomini, a tutti amico, che vuol bene anche a quelli cui nessuno vuol bene un camerata, un compagno alla buona e alla mano, che va verso i fratelli, i muove lui per cercarli dove stanno, dove ladistante,

che forzava

gli

altri

vorano, nelle case, nelle strade abitate, e mangia


beve
al
il

vino alla tavola, e se

v' bisogno

pescatore per tirar su

le reti e

il pane d una mano dice una buona parola

tutti: al malinconico, al malato, al


I

mendicante.
i

semplici,
li

come gh
ama.
e

animali
gli

bambini,
felici

sentono

d'istinto chi

credono, e son

quando

CAPERNAUM
arriva

75

viso diventa subito un altro il e si quando riparte. A volte non sanno lasciarlo, e gli vanno dietro fino alla morte. suoi giorni con loro, camminando a Ges passava piedi da un paese all'altro, o parlando, seduto, agli anitct della pnma ora. Sempre cara gli fu quella costa solata lungo la conca d'acqua placida, limpida, del suo Lago e serena, appena mossa dal vento del deserto, appena popolata dalle barche che bordeggiano silenziose e sembrano, da lontano, senza padroni. La costa occidentale del Lago fu il suo vero regno; dove trov i primi uditori,

anche

attristano

primi persuasi,

primi discepoU.
vi fece

Nazareth se pur

capo,

si

ferm poco

Ci tor-

ner pi tardi, accompagnato dai Dodici e preceduto dal


grido dei suoi
citt

miracoli,

del
e

mondo
Firenze

Atene
che

e lo tratteranno
le

come
di

tutte

le

anche

pi

illustri

gentilezza:

hanno trattato quei


l'altre.

loro

cittadmi
diventato

le fecero

grandi su tutte

l'hanno
:

Dopo

averlo dileggiato
sia

visto
?

bambino

un precipizio. In nessuna citt si ferma per rimanere. un Errante, quel che l'uomo ventruto e sedentario, poggiato Ges alia soglia dell'uscio, chiamerebbe Vagabondo. La sua
d buttarlo in

un gran profeta

tentano

mai possibile

vita

un etemo

Viaggio.
all'

Pnma

dell'Altro

di

colui

che fu condannato

morte

il

immortalit da un condannato a vero Ebreo Errante. Nasce alla tappa d'un

viaggio

quello di
grina.
bollenti

non nasce in un albergo soltanto perch m Betlemme non c'era posto per l' incinta pelle-

Ancora poppante condotto sulle lunghe strade del sole che vanno in Egitto dall'Egitto toma
;

all'acqua e alla

verzura della Galilea.

spesso, per la Pasqua, a

Da Nazareth va Gerusalemme. La voce di Gio;

vanni

le

chiama

ai

Giordano

una vece interna

lo

spinge

76
nel Deserto.

CAPERNAUM

dopo
il

quaranta giorni

di

fame

e di ten-

tazione comincia

suo irrequieto vagabondaggio di citt

in citt, di villaggio in villaggio, di

montagna

in

montalo

gna, attraverso la spartita Padestina. Pi spesso

tro-

viamo

nella sua Galilea, a Capernaimi, a Corazin, a Cana,

a Magdala, a Tiberiade.
e siede volentieri presso

Ma
il

pi volte traversa la Samaria

pozzo di Sichar. Lo ritroviamo

di tanto in tanto nella Tetrarchia di Filippo, a Betsaida,

a Gadara, a Cesarea e anche a Gerasa, nella Perea di Erode Antipa. In Giudea si ferma pi volentieri a Betania,

a poche miglia da Gerusalemme,


perita anche a tra varcare
i

a Gerico.

Ma
Re-

non

si

confini dell'antico

gno, e a scender tra

Gentili.

Lo incontriamo,
e,

difatti,

nella Fenicia, dalle parti di Tiro e Sidone,

se la Tra-

sfigurazione avvenne in cima al

monte Hermon,

in Siria.

Dopo
la

la

Resurrezione appare in

Emmaus,
i

sulle rive del

suo Lago di Tiberiade, e finalmente a


casa del nsuscitato, dove lascia

Betania, presso

suoi amici per sempre.

il

il

Viandante senza riposo,

il

Ramingo senza

casa,

Randagio per amore, l'Esule volontario nella sua stessa non ha una pietra dove posare la testa ed vero che non ha un letto proprio dove si n una stanza che possa dir sua. stenda tutte le notti
patria. Egli stesso dice che
;
;

La sua
campo,
volta

vera casa la strada che


il

lo porta,

insieme
il

ai

primi

amici, in cerca d'amici nuovi;


il

suo letto

solco d'un

dorme

banco d'una barca, l'ombra d'un uliveto. Talnelle case di coloro che l'amano ma un
lo
l

ospite fuggitivo, di corti soggiorni.

Nei primi tempi


I

suoi itinerari di

principiavano e
.

troviamo pi spesso a Capernaum. l finivano. Matteo

la

cliiama

la

sua citt

Capernaum
di

passata

nelle

nostre Ungue nel senso di confusione e bailamme.


fatti
il

Di-

primitivo

villaggio

pescatori

di

contadini

CAPERNAUM
negli ultimi
tre.

77

tempi

si

era ingrossato, aveva messo su venat-

Posto sulla strada carovaniera che da Damasco,


il

traverso riturea, andava verso

mare, era diventato a


di

poco a poco un emporio mercantile


canti, sensali, bottegai. Gli
le

qualche importa-

tanza. C'eran venuti a stare artigiani, trafiQcatori, mer-

uomini della finanza

come
:

mosche corrono

alle

pere marcie
arnesi

del

v'erano accorsi
fisco.
Il

pubblicani,

gabelheri e altri
il

piccolo

borgo tra l'agreste e


citt mista
e

peschereccio

era

divenuto una
del

composita dove

la societ

anche soldati e prostitute era rappresentata tutta. Ma Capernaum, distesa a specchio del Lago, ventilata dall'aria dei poggi prossimi e dalla brezza dell'acqua, non era tutta putrefatta come le citt siriane e come Gerusalemme. V'erano ancora contadini che tutti i giorni andavano ai campi e pescatori che tutti i giorni salivano sulle barche. Buona, povera, semplice, cordiale gente
;

tempo

uomini
Il

ai

quali

si

poteva parlar d'altro che di derrate e


si

d'argento. Tra loro

respirava.

sabato Ges andava alla Sinagoga.

Ognuno aveva

diritto di entrarvi e di leggere e

anche

di parlare su quello

che s'era

letto.

dove s'andava

in

Era una semphce casa, ima stanza nuda, compagnia, tra amici e fratelli, a ragiosi

nare e sognar d'Iddio.

Ges
Scritture

si

alzava,

faceva dare uno dei rotoli


i

delle

pi spesso

Profeti che la
tre,

Legge

e reci-

tava con voce pacata due,

quattro, pochi versi. Poi

cominciava a parlare con una eloquenza intrepida e battente che confondeva Farisei, toccava i peccatori, conquideva poveri, incantava le donne.
i
i

Il

vecchio testo improvvisamente


tutti;

si

trasfigurava,

di-

ventava trasparente, attuale per

nia nuova,

tina scoperta fatta

sembrava una veda loro, un discorso sen-

^8
tito
la

CAPERNAUM
prima volta
;

le

parole,

raccartocciate dall'anti-

chit e risecchite dalla riperizione, ripiglia van vita e colore


:

un nuovo
gli

sole le

dorava ad una ad una, sillaba


un' impreveduta rivelazione.

per sillaba; parole fresche, conirte in quel momnto, splendenti a tutti occhi

rome
si

A Capernaum
im Rabbi cos^
era piena
;

nessuno
sabati

rammentava d'aver
la
fin sulla strada.

sentito

che parlava Ges

Sinagoga
Clii

il

popolo stiaripava

po-

teva venire veniva.

L'Ortolano che in quel giorno aveva lasciato


rello

il

mardel
-'

non aveva da girare


;

il

bindolo per dar l'acqua


il

aUe sue verdure allineate


tura tutti
giorni,

il

Fabbro,

buon fabbro

paese, l'uomo nero di fuliggine, nero di polvere e di limai

ma

oggi,

giorno di sabato,

lavato,
ripulita,
-,

rassettato, colla faccia

ancora un po' fosca

ma

rischiarata, sciacquata a pi acque, e lo stesso le mani,

e colla barba pettinata ed

unta con unguento

di

poco
;

prezzo
il

(ma nonostante odora come quello dei ricchi) Fabbro che sta tutti i giorni al fuoco, sudicio e sudato,
le

meno questo
per ascoltare

giorno, eh' sabato, e viene alla Sinagoga

antiche parole dell'Antico dei Giorni, del

Dio dei suoi padri, e viene per devozione ma viene, anche, perch i suoi parenti, i suoi amici, i suoi vicini ci vanno
e
li

ritrova

tutti,

anche, infine,

perch la giornata

lunga tutta questa giornata di festa senza lavoro, senza


martello in mano, senza tenaglie, e a Capernaum non lo stesso c' altro ritrovo che questo; il Muratore che ha lavorato a questa piccola casa della Sinagoga, e l'ha fatta piccola perch i vecchi signori, buone persone

e timorate

ma un \)o' avare, non volevano spender tropMuratore che sente ancora i bracci un po' indolenziti e tronchi dal lavoro di sei giorni e non conta
po

il

'

pi

le pietra

che

lia

messo su e

le

mestolate di calce

che

CAPERNAUM

79

ha buttato nel muro tra sasso e sasso in questa settimana; il Muratore, che s' messo oggi il vestito nuovo e s' accovacciato in terra, lui che tutti gli altri giorni sta ritto, in movimento, e attento coll'occhio perch il lavoro

venga buono e il padrone resti contento, anche il buon Muratore venuto alla casa che gli pare un po' sua. bon venuti anche i Pescatori, il giovane e il vecchio, tutti e due mori dal sole, e co^h occhi che hanno preso il
vizio di star socchiusi alla

vampa

e al riflesso, e

il

vec-

chio pi bello per lo spicco che fa la


la

chioma bianca e
i

barba bianca

sul

viso

armento e rugato;

Pescatori

hanno rovesciato le barche sulla rena, l'hanno legate a un palo, hanno messo le reti sul tetto, e son venuti alla Sinagoga, bench non siano avvezzi a stare fra i muri e sentano, forse, un confuso rimpianto dello sciabordio dell'acqua intorno alla prua.

Anche
non
fra

contadini

della

campagna

vicina

son

qui,

contadini quasi ricchi, che hanno addosso una tunica che

mietenda che non vogliono scordarsi d'Iddio, che fa spigare 1' orzo e fiorire la vite. Ci sono i Pastori, arrivati la mattina, pecorai e caprai, che hanno ancora addosso il puzzo dell'ovile. Pastori che vivono
sfigura tra l'altre, e son contenti della
la falce
:

poco chiamer

tutta la settimana sulle pasture dei monti, senza vedere

un'anima,

senza barattare una parola,


in pace l'erba
i

soh

coi

placidi

ammali che brucano


I

nuova.
i

piccoli, possidenti,

piccoli

negozianti,

signori di

Capernaum sono venuti


zione.

tutti.

Son uomini
gravi,

Stanno nelle

pnme

file,

di stima e devocogh occhi bassi,

soddisfatti degli affari de' giorni scorsi e soddisfatti della


loro coscienza e

non sono contaminati.


fini,

Si

vedono

le file dei

loro dorsi, coperti di vesti

dorsi arcuati

ma

larghi e

maestosi, dorsi di padroni, dorsi di gente in regola col

8o

CAPERNAUM
e

mondo

con Dio, dorsi pieni d'autorit e

di religione. Ci

sono anche dei forestieri di passaggio, mercanti che vanno verso la Siria o tornano a Tiberiade. Son venuti per degnazione e per usanza, forse per ritrovare un avventore, e

guardano in viso

tutti,

coll'arroganza che danno

quat-

trini all'anime indigenti.

perch la Sinagoga non che In fondo alla stanza una stanza bislunga, imbiancata, poco pi grande d'una
scuola,
d'un'osteria,

d'una cucina

stanno ccucciati, che hanno semi

come
pre
il

cani vicim alla porta,

come

quelli

sospetto d'esser mandati via,


di tutti, quelli

poveri del paese,

pi poveri

che vivono di qualche opra sal-

tuaria, di qualche elemosina rinfacciata e


seria
!

anche
;

mii

di

qualche modesto ladrocinio


i

cenciosi,

pulciosi, gli schiavi,

disgraziati
;

hanno

figlioli

lontani

gli

vedove vecchie che orfani giovanetti che non


;

le

sanno ancora guadagnarsi il pane; i vecchi aggobbiti che nessuno riconosce; i maliscenti senza forze; .quelli che
soffrono di malattie inguaribili;
dice pi
deboli
di
il

quelli a cui la testa

non
gli

vero e non sanno e non possono lavorare. I


i

mente, deboh di corpo,


la

f ahi ti,

respinti,

abbandonati, quelli che mangiano ora


e mai tanto da cavarsi quel che gli altri buttan
i

e ora

fame
i

no

quelli

che raccattano
e patiscono
l'estate,

via,

seccherelU, le teste dei pesa,


qui e ora
l,

torsoh, le buccie; e

dormono ora
e'
i

il

freddo e

l'

inverno e aspettano ogni anno

pa-

radiso dei
le strade.

poveri,

che

un

frutto
gli

da cogliere lungo
sciagurati,
il
i

Anche
tignosi,
alla

loro,

questuanti,

bnnlibri.

delloni.

gi' infiacchiti,

quando arriva
le

sabato

vengono

Sinagoga per ascoltare


via; lianno

storie

dei
gli

Non
son
S>

li

possono mandai
dello stesso

diritto

come

altri

figlioli

Padre e

scivi dello stesso Signore.

sentono, quei giorno, un po' consolati della loro mise-

CAPERNAURi
ria
j

*1

perch possono sentire


1

le

stesse parole che ascoltano

Qui non servono a loro un ajtro cibo, pi vile, pi cattivo, come succede nelle case dove il padrone mangia il meglio e il pitocco, sulla soglia, deve contenricctu e

sani

tarsi del peggio

Qui

la

vivanda

uguale pei chi ha e chi


le

non
per

ha.

Le parole
pei colui

di

Mos sono
il

stesse,

eternamente

le stesse,

che possiede

pi grasso armento e

quello

giorno di
per loro

che non ha neppure un quarto d'agnello il Pasqua Ma le parole dei Profeti son pi buone,
quelle di
i i

grandi ma Mos^ Pi cattive per La poveraglia del tondo aspetta, ogni sabato, che qualcuno legga un capitolo di Amos o
di

pi buone per

piccoh

d'Isaia
e

Perch

Proteti tenevano dalla parte degli ignudi


castigo, e

annunziavano

il

un mondo nuovo:

colui che
.

fu vestito di porpora sar forzato a brancicar nello sterco

Ed
dal

ecco che proprio quel sabato c'era


loro,

Uno che veniva


f)artito

apposta per
ed
ai

che parlava per

loro,

che s'era

Deserto per annunziare una Buona


Malati

Nuova

ai

Poveri

lui. Nessuno aveva Nessuno aveva mostrato di amarh tanto. Come quei vecchi Profeti che non eran pi tornati a consolarh, aveva per loro una parziaht che offendeva fortunati ma nempiva

parlato di loro

come

loro cuori

di

consolazione e speranza.
ftmto di
i

Quando Ges aveva


che
gli
gii

parlare
l

s'accorgevano
i

anziani,

borghesi,

padroni,
e

'signori,

tansei,

uomini che sapevano leggere


testa in atto
di

guadagnare, scotevan
si

la

malauguno, e
loro,

alzavano torcendo
dispettosi
di

la

bocca e ammiccando tra

fra

scan-

dalizzati, e

appena fuon un borbotto


peli delle

cauta disappro-

vazione usciva fuor dai


gento.
I

grandi barbe nere e d'ar-

Ma

nessuno rideva.
li

mercanti

seguivano, impettiti,
ultimi
i

gi
i

pensando
Poveri,
i

al

>mani.
8

Rimanevano
ai Cnsidi

La \jp tanti,

Pa-

-"itorta

Sa
stori,

CAPERNAUM
i

Contadini,

gli

Ortolani,
gli

Fabbri,

Pescatori eppo
i

tutti

pezzenti in branco,
i

orfani senza eredit,


gli
i

vecchi

senza salute,

lazzari

senza casa,

sciagurati
rognosi,
i

senza

compagnia,
chi,

bisognosi senza
i

un

soldo;

mon-

i rifiniti, nfiutati. Non potevano staccare gli occhi da Ges. Avrebbero voluto che seguitasse ancora a parlare che rivelasse il giorno del nuovo Regno perch potessero anche loro riaversi di tutta quella miseria e vedei coi propri occhi la Rivincita. Le parole del giovane avevan fatto raddoppiare i colpi dei loro cuori affaticati e

percossi.

Un

sollievo di luce, un'apertura di

firmamenti

vendemmie, di banchetti, di riposi e d'abbondanze, nascevano da quelle parole nelle ricche anime dei poveri. Forse neppur loro avevano inteso appieno quel che il Maestro aveva voluto dire e il Regno da loro intravisto aveva ancora rassomiglianza col Paese di Cuccagna dei filistei. Ma nessuno l'amava come loro; nessuno l'amer mai
e di glorie, un'allucinazione di

come
i

gli

affamati di pace e di verit della Galilea.

Anche
pesca-

poveri

meno

poveri,

lavoranti,

braccianti,
di

tori,

quelh che avevan


tutti quanti,

meno fame

pane, l'amavano

per l'amore di quelli.

quando usciva

dalla Sinagoga, l'aspet-

tavano nella strada per rivederlo; lo seguivano, timidi, trasognati. Quando entrava in casa d'un amico per mangiare eran quasi gelosi e qualcuno si metteva difaccia
all'uscio

finch

non

riaj)jiariva.

Allora,

fatti

pi arditi,

gh s'accostavano e andavano tutti insieme lungo la riva del Lago. Altri s'aggregavano via facendo e ora l'uno e
ora
l'altro

il

coraggio, sotto

il

cielo aperto, fuor della

Sinagoga, cresceva

lo

interrogavano.

Ges, soffer-

matosi, ris[X)ndeva a quella gentaglia oscura con parole

che uon saranno mai dimenticate.

PRIMI

QUATTRO

Tra
scepoli.

l^go a volte le barelle partivano verso iJ largo; a volte le vedeva amvare colla vela enfiata dalla brezza e dalle barche scendevano gli uomini scalzi, camminando nell'acqua fino a mezza gamba, portando in due le ceste piene dell'umido argento de' pesci moiti, insieme rammesti, buoni e da
dei
;

Pescatori di Capernaiim trov Ges Era quasi ogni giorno sulla sponda

primi di-

scarto, e le grandi vecchie reti goccianti.

Partivano, talvolta, a notte calata, quando c'era il lume di luna, e tornavano la mattina presto, che la luna era tramontata da poco e non era spuntato il sole. Ges, spesso, h aspettava sulla spiaggia ed era il primo a salutarli. Ma non sempre la pesca era andata bene: quando tornavano a mani vuote, stracchi e imbronciati, Ges li salutava con parole che facevan bene al cuore e i delusi, bench non avesser dormito, l'ascoltavano volentieri. Una mattina due barche tornavano verso Capernaum mentre Ges, sulla riva, parlava alla gente che gh s'era

fermata intorno.
preg
di scostarla

pescatori,

smontati, cominciarono a

una delle barche non esser premuto dalla calca. E ritto presso il timone ammaestrava coloro ch'eran rimasti sulla terra. E, fimto che ebbe di parlare, disse a Simone
rassettar le reti. Allora Ges, entrato in

un

po' da terra per

Prendete

il

largo e calate le

reti.

84
Rispose Simone,
Maestro,
ci

PRIMI QUATTRO
di

figlio

Giona, padron della barca


tutta la notte e

siamo

affaticati

non

abbiam preso

niente,

neanche un pesciolino.
po'

Ma

pure,

per ubbidirti, caler la rete.

Appena furono un
Andrea, suo
fratello,

lontani

dalla riva

Simone

buttaron nell'acqua una rete grande.

quando la ritrassero su era tanto piena di pesce che quasi 31 rompevan le maghe. Allora due fratelli chiamarono compagni dell'altra barca perch venissero ad aiutarh e, calate ancora le reti, di nuovo le tiraron su colme.
i i

Simone, natura

d'

impeto,

si

butt

ai

ginocchi dell'ospite

gndando

Signore, scostati da

me
:

che son peccatore e non

son degno di avere un santo nella mia barca.

Ma

Ges, sorridendo, disse


Vieni con

me

e credi nella

mia parola e
le

ti

fare

pescatore d'uomini.
Tornati alla nva, tirarono in terra
barche,
e,

ab-

bandonate le reti, i due fratelli lo seguirono. E pochi giorni dopo Gesi vide gh altri due fratelli, Giacomo e Giovanm, figli di Zebedeo, quelli ch'eran prima soci di Simone e d'Andrea, e li chiam, mentre stavano accomodando le reti strappate. E anche loro, preso commiato dai padre ch'era in barca coi garzoni, e lasciate a mezzo le reti rotte, lo seguirono. Ges non era pi solo. Quattro uomini, due coppie di fratelli che s'ali rateila vano pi pr tondamente nella tede coinune, eran pronti ad accompagnano dove gli tosse piaciuto di andare, a ripetere
le

sue parole, a ubbidirlo

come

padre e meglio che se fosse stato padre Quattro poveri pescatori, quattro semphci uomini dei lao, uoimni che non sapevano leggere e a malapena sapevan parlare quattro umili nomini che nessuno aveva saputo distinguere

PRIMI QUATFRO

85
lui un avevan avevan messo

dagli altri, erano chiamati

da Ges a fondare con


la

Regno che doveva occupare tutta


lasciato le

teira
volte

Per

lui

barche fedeli che tante

in

acqua

e tante volte legate allo sbarcatoio,

e le vec-

chie sciabiche e le nasse che avevan tirato su dall'acqua

mighaia

di

pesci,

il

padre,

la

famigha,

e la casa;

avevan tutto per seguire quest'uomo che non prometteva denari n terre, e parlava solamente d'amore,
lasciato di povert e di perfezione.
se il loro spirito rimarr sempre troppo basso a paragon del Maestro, e talvolta dubiteranno e pencoleranno, e non intenderanno le sue verit e le sue

Anche

e rozzo

parabole, e alla fine l'abbandoneranno, tutto sar per-

donato per
Chi
vivi,

la

prontezza candida e sicura colla quale


tra

l'hanno seguito alla prima chiamata.

sarebbe capace tra noi, oggi,


i

quanti
?
il

siam
Se un

d' imitare

quattro poveri di Capernaum


al

Profeta venisse e dicesse


via
e al Mimstro:

Mercante

lascia

banco

e la cassa; e al Professore: scendi dalla cattedra e butta


i

Ubri

abbandona

tuoi fogli e le
gli

menarnesi

zogne,

reti

per

gli

uomini; e all'Operaio: riponi


e al Contadino:
le

che

ti

dar un altro lavoro;


il

interrompi
ti
:

a met

solco e lascia

il

vomere tra

piotte eh' io

prometto una messe pi meravigliosa; e al Macchinista ferma la tua macchina e vieni con me che lo spirito da pi del metallo; e al Ricco: regala ogni tuo bene che
acquisterai con

me un

tesoro innumerabile

se

un Prolo

feta parlasse cos a noi

uomini presenti quanti


spontaneit
di

segui-

rebbero colla semphce

quegli antichi pe-

scatori ? Ma Ges non ha fatto cenno ai mercanti che stanno trafiBcando sulle piazze e nei fondaci, n agli os-

servanti che

ri

biascicano
i

samio

citai e

a memoria

versetti dei Libri,

minimi ordini della Legge e n ai conta-

86
dirli

PRIMI ^lUATTRO
alle bestie,
si

troppo attaccai alla terra e


sazi, ai ripieni, ai
il

n tanto mecurano
d'al-

no
tri

ai

contenti che non


'

regni perch

loro regno

da tanto tempo arrivato.


i

Non
nella

per caso
Il

Ges

sceglie

suoi

primi sodali tra

Pescatori.

Pescatore, che vive gran parte dei suoi giorni

pura sohtudine dell'acqua, l'uomo che sa aspettare. l'uomo paziente, che non ha fretta,
capacci,
eguali.

che cala la sua rete e si raffida in Dio. L'acqua ha i suoi il lago le sue fantasie; i giorni non sono mai

Non

sa,

partendo, se torner colla barca colma


al

senza neanche un pesce da mettere


desinare. Si rimette nelle

fuoco per

il

suo

mani
si

del Signote che

manda

l'abbondanza e
pen.^^ando al

la caresria;

consola del giorno cattivo


e a quello che

buono che venne

vena Non

desidera arricchimenti improvvisi, beto se pu barattare


il

fruito della sua pesca con un po' di pane e di vino. lava le sue mani nell'acqua puro d'anima e di corpo e il suo spirito nella sohtudine. Di questi Pescatori, che sarebbero morti nell'oscurit
;

di

Capernaum senza che nessuno, meno

vicini,

si

fosse

accorto di loro, Ges fece dei Santi che gh uomini anche


oggi
di

e pregano. Un grandissimo creatore da un popolo sonnacchioso trae gli svegliatori, da un popolo ammollito i guerrieri, da un popolo tempi s'alzano maestri. In tutti fuochi se ignorante

rammentano
;

grandi

c' la

mano che
i

sappia accenderh. Se appare un David

trova subito
Eroi,

suoi

un Arturo i suoi ladini, un Napoleone


i

Ghibbonm, un Agamennone suoi Pari, un Carloinagno suoi Pai


i

suoi

Marescialli.
i

Ges trov

fra

popolani della Galilea,

suoi

Apostoli

LA

MONTAGNA

Il

Discorso sulla Montagna

il

pi grande titolo do*

gli

uomini all'esistenza. Alla presenza degli uomini nelgiustificazione


di esseri

r intriito universo. La nostra La patente della nostra dignit


Il

sufficiente.
di

mumti

anime.

pegno che potremo inalzarci sopra noi stessi ed essere pi che uomim. La promessa di questa possibilit suprema, di questa speranza: della nostra ascensione sopra
la bestia.

Se un Angelo, sceso a noi da un


chiedesse

mondo

superiore,

ci

che abbiamo

di

meglio nelle nostre case e


il

di pi alto prezzo, la

prova della nostra certezza,


alle

capo
lo

d'opera dello spirito nell'estremo del suo potere, non

porteremmo dinanzi
digi meccanici di cui

grandi macchine unte,

ai

pro-

meniamo stoltamente vanto mentre


servizio di bisogni e superfluit raail

hanno
e

fatto la vita pi aftannosa, pi schiava, pi corta

son

tenali

ma
il

matena
gli

al

olriremo

Discorso sulla Montagna e

dopo, soltanto dopo, qualche centinaio di pagine strap-

pate dai poeti

di tutti

popoli.

Ma

il

Discorso sarebbe

diamante unico, rifulgente nel suo limpido splendore di pretta luce m mezzo alla colorata miseria
degli

sempre

smeraldi e degli
se
gli

zatfin.

uomini tossero chiamati dinanzi a un tribunale sovrumano, e si dovesse render conto ai giudici di
tutti
gii

errori

inespiabiii

delle 'nramie

vecchie

ogni

8S

LA MONTAGNA
strae:! che durano da millenni sangue uscito dalle vene dei nostri fratelli

giorno rinnovate e delle


e

di

tutto

il

e di tutte le

lagnme cadute

dagli occhi

dei

figlioli

degli

uomini e della nostra pietiezza di cuore e della nostra perfidia, che soltanto la nostra imbecillit arnva forse
a pareggiare, non porteremo dinanzi a questo tribunale
It

ragiom dei

filosofi,

bench savie e ben

filate

le

scienze, sistemi efimeri di simboli e di ricette; n le nostre


leggi, loschi compromessi tra la ferocia e la paura avremo da mostrare, come rivalsa di tanto male,

Non
risardi ses-

cimento delle nostre caparbie morosit, apologia

santa secoh di atroce storia, attenuante unica e supre-

ma

di

tutte l'accuse, nuli' altro che

pochi versetti del

Discorso suLa Montagna. Chi


in quel
l'ha

detto una volta e non ha sentito, almeno

breve

momento

della lettura,

un brivido

di rico-

noscente tenerezza, un principio di pianto in fondo alla


gola

uno struggimento d'amore e

di rimorso,

un bisogno

confuso

ma

pungente

di fare

qualcosa perch quelle parole

non siano soltanto parole, perch quel discorso non sia soltanto suono e segno ma speranza imminente, vita viva vivi, venta presente, verit per sempre e per in tutti tutri, chi l'ha letto una volta sola e non ha provato tutto questo, non c' nessuno pi di lui che menti il nostro amore perch tutto l'amore degli uomini non potr mai ripagarlo di quel che ha perduto. La Montagna sulla quale sedeva Gesii il giorno del
i

Discorso era certo

men
i

alta

di

quella dove Satana gli

aveva

fatto

vedere
la

regni

della terra.

Di lass non

si

scorgeva che
della sera e

campagna adagiata sotto il sole affettuoso da una parte l'ovale verdargento del lago a
lungo crinale
del

dall'altra

il

fece

gli

sguatteri di Baal

Ma da

Carmelo dove Elia soprafquell'umile monte, che

LA MONTAGNA
soltanto
)*

89

chiam montagna, e lorse tu un (X)e[giolino. una balza appena nJevata da terra, da quel moiite cb non meritava neanche u acme d) monte, Ges fece vedere il Ree:nc che non ha hne e coritne e scnsse nella carne dei cuon non su tavole
Iperbole
dei

memorialisti

di pietra
de)
a

come jabv, sorpassamento


guanto
soij
belli
la

il

canto dell'uomo nuovo, l'inno


quale su' Monti
tu

piedi di colui
!

il

annunzia e predica
lta

pace

Isaia
gii

non

mai

cosi pro-

come

nel

momento

in cui

sgorgarono dail'amma

queste parole.

mezzo ai primi ApoGes sedeva sopra un'altura, accerctuato da centinaia d'occhi che guardavano i SUOI occhi, e qualcuno gli chiese a chi sarebbe toccato questo Regno dei Cieli di cui tanto spesso parlava. Ges nspose colle Nove Beatitudim, che sono come
stoli
il

penstiho

fulgido di

bilgore

di tutto

U Discorso.

Le Beatitudini, spesso sillabate anche oggi da quelt


stessi

che ne hanno perduto


guaste,

il

senso, sono quasi

sempre

Amputate, mutilate, contaminate, deformate, avdistorte. Eppure compendiano la pnma giornata quella testante, dell' insegnamento di Ges. Bea a poveri in spinto perche di questi U Regno
frautese
vili te,
1

dei

Cieli

Luca lasa

le

parole in spinto

e intese

poven
e

senz'altro e dietro lui


1

molti

qualcuno, moderno
beoti.

maligno.

semplici, gb
gli

sciocchi,

da sce-

ghere, insomma, tra

spiantati e

g'

imbecilli.

altn.

Ges non pensava, quel momento, n agli uni n agli Ges non voleva bene ai ncchi e detestava con tutta l'amma ingordigia della ricchezza, inciampo massimo a) vero amcchimento dell'anima Ges voleva bene ai poveri e teneva vicini perch hanno pi bisogno d'esser nscaidat e panava a ioio peich hanno maggior adcessit
I

li

90

LA MONTAGNA

d'esser sfamati con parole d'amore,

ma

da pensare che bastasse


socialmente poveri

esser

poveri

per

non era cos stolto matenalmente,

aver senz'altro dintto ai godi-

mento del Regno. Ges non ha mai dato segno d'ammirare l' intelligenza eh' soltanto intelligenza d'astratti e memoria di
frasi
;

puri

sistematia
i

metafisici,
libri

sofisti,

frugatro-

tori della natura,

mans:iatori di
occtu.

non avrebbero
la

vato grazia
d' intendere

ai
i

suoi

Ma

V intelligenza,
il

potenza
simboli

segni

dell'avvenire e

senso dei

r intelligenza illuminante e profetica, impadromera un dono anche ai suoi mento amoroso della venta si rammaric che tanta poca ne mopi volte occhi e

strassero

suoi uditon e
lui,

suoi

discepoU.

L
l'

intelligenza

supiema. per
sola

consisteva nel capire che

intelligenza

non basta, che tutta l'anima va cambiata per otteperch la felicit non sogno assurdo nere la felicit possibile e a portata di mano eternamente ma ma ' aiutarci in questa totale tramuintelligenza deve che tazione. Non poteva dunque chiamare alla friuzione del

Regno d'Iddio i balordi Poven in spirito son


fezione
noi
del 'anima
tutti,

e gli scimumti.
quelli

che hanno piena e doloscarsit


di

rosa coscienza della loro povert spirituale, della imper-

In

bene eh' morale in cui giacciono i poveri che conoscono d'esser davvero pi. Solamente pover soffrono della loro povert e, perch ne soffrono, si sforzano d'uscirne. Diversi, e quanto, dai falsi ricclii, dcLgli orgogliosi che si credon ricchi di spinto, cio comp uti e imperfetubili, in regola con tutti, in grazia d'Iddio e defili uomini, e non sentono la bramosa di salire perch
propria,
della
dell'
i

indigenza

s'illudono d'essere in alto e non arricchiranno mai per-

ch uou 'accorgono della loio insondabile miseria.

LA MONTAGNA
Quelli,

QI
poveri
e
sof-

dunque, che
acqiiistare

si

confesseranno
vera

friranno

per

quella

ncchezza cb' la
santo e di loro

perfezione, diventeranno santi

come Dio

sar
il

il

Regno

dei Cieli; quelli, invece,

che non sentiranno

puzzo della lordura ammassata sotto la vanaglona, non


a

entreramio nei Regno.


Beati
i

miti

perch erediteranno la terra

La

terra

colle

promessa non il campo di zolle n le mona'Chie atra fabbricate. Nel linguaggio messiamco editare la terra significa partecipare al nuovo Regno. Il soldato che combatte per la terra terrestre ha bisogno d'esser teroce. Ma colui che combatte, in s stesso, per la coqqmsta della nuova terra e del nuovo cieio, non deve aobandonarsi alla rabbia, consigliatnce di male n alla crudelt, negazione dell'amore. I mansueti '5on quejh cha sopportano la vicinanza dei cattivi e la propna, spesso pi ingrata; che non si nvoitano ai cattivi mp li vincono colla dolcezza; e non imbestiano alle prime contranet ma vincono l' int^emc avversario con quella placida ostinazione che manifesta pi forza d'animo dei furori sterili
qui
e subitanei.

Sou

simili

all'acqua, eh' dolce alla

mano

d posto a tutti, ma lentamente sale, s lenziosamente invade a pacatamente consuma, colla pazienza degli anni
i

pi robust' macigni.

QUELLI CHE PIANGONO

Beati coloro che piangono perch saranno consolati


i

Gli

afflitti,

lacrimanti, quelli che


e

hanno

schifo di s e

piet del

mondo,

non vivono

nella supina e briaca stu-

pidit della vita comune, e piangono


e

infehcit propria
sforzi
faUiti,

quella dei loro tratelli e piangono

sugli

sulla cecit che ritarda la vittoria della luce


la luce

perch
uodi

mim

non pu vemre dal cielo se non la riflettono e piangono

gli

occhi

degli

sulla

lontananza

quel bene infinite volte sognato, infinite

volte promesso,
;

eppure sempre
scere
gli

pili

lontano per colpa nostra e di tutti


suli'oftese ricevute,

quelh che piangono


affanni

invece

di

accre-

colle
sul

vendette,

piangono

sul

male
fare

che hanno tatto e


e non

bene che avrebbero

potuto

hanno tatto, quelli che non si disperano per aver perduto un tesoro visibile ma sp)asimano dietro quelli
quelli

invisibili,

che piangono affrettano colle lacrime

la

conversione ed giusto che siano mi giorno cxDnsolati.


t

Beati

quelli

perch saranno saziati

che hanno lame e sete della giustizia . La giustizia che intende Ges
1'

Don la giustizia degli uomini, umane, la oontormit ai codici,


del
)a

ubbidienza

alle

leggi

il

rispetto delle usanze


Il

e transazioni stabilite dagli uomini.


salmisti

giusto, nella lingua

del

profeti,

l'uomo

che

vive secondo

volont

d'Iddio,

cio

dell'archetipo
la

supremo d'orai
dagli
scribi;

ptriezione.

Non secondo

Legge

scritta

QUELLI CHE PIANGONO


re^strata dalle sottilit dei
farisei,

Q5
secondo
la Lee:ge

ma

unica e semplice che Ges nduce a un solo coinaiidameiitoi

Ama

tutti

gli

uomini, prossimi e lontani, oonattadini e

foresti en, amici e nemici.

Quelli che patiscono una congiustizia questa saranno sfamati e disdi vogha tinua setati nei Regno Se anche non riusciranno ad esser in tutto perfetti molto sar condonato per quello che pati-

rono

la

vigilia.
1

Beati

misericordiosi

perch troveranno misericor-

dia

Chi amer sar amato, chi dar soccorso trover

soccorso.

La

legge del taglione


nel

abrogata nel male


peccati

ma
ri-

valida

sempre

bene.

Noi commettiamo di continuo


ci

peccati contro lo spinto e questi

saranno

messi soltanto se rimetteremo queUi commessi contro di


noi

Cnsto in

tutti

gh uomini e quei che faremo a loro

sar fatto a noi.


voi sar fatto a

Quello che farete a un de' minimi tra


.

me

Se avremo piet degh altn potremo

aver piet di noi

stessi; soltanto se

perdoneremo

il

male

che

gli

altri

ci

tanno potr iddio perdonai quello che


stessi.

facciamo a noi
<

Beati
di

puri

di

cuore perch vedranno Dio

Son

mondi

cuore quelli che non hanno altro desideno che


altra gioia che la vittoria sui

la perfezione,

male che da
di

ogni parte

ci

bracca. Chi

ha

il

cuore zeppato
di

voglie

matte,

di

ambizioru terrestri, e
la

tutte

le libidini

che

stravolgono

verminaia che

si

torce

sulla

terra,

non

potr mai vedere Iddio in faccia, non

gli

sar mai dolce

naufragare nella sua magniticenza


Beati
dio
.
i

felice.
tgli

pacifici

perch saranno chiamati


i

d'Id-

mansueti deJla seconda Beatinon sono tudine. Questi non nspondevano al maJe col maie i paafa son qnelh che portano il bene dov' ^ il maje che
I

pacifia

fermano

le

paci

dove inhenscon

le gueire.

Quando Ges

94

QUELLI CHE PIANGONO

disse ch'era venuto a portar guerra e

non pace inten;

deva

la

guerra

aJ

Male, a Satana, al
al

oftesa,

a Satana che uccide,

Mondo ai Male eh Mondo eh' un'eterna


1

mischia;
citci
i

intendeva insomma

la

guerra alla guerra.


alla

pa;

son quelli appunto che


i

muovon guena

guerra

placatori,

facitori di concordia. L'origine d'ogni

guerra

l'amore di s

amore che diventa amore delle ricchezze,


nuova Legge viene a insegnar
si

superbia del posseduto, invidia di chi ha pi, odio per

gh umih
s,
il

e la

l'odio di

disprezzo dei beni che


le

posson misuiare, l'amore


ci

per tutte
fici

creature, anche per quelle che

odiano.

paciia

che insegnano e praticano

quest'amore scalzano
i

rdica di ogni guerra;


pi di s

quando ogni uomo amer medesimo non vi saranno pi guerre, n


di

Iratelli

piccole

n grandi, n domestiche n imperiali, n

parole n di
tra popolo

mano,

tra
I

uomo

e popolo.

Pacifici

uomo, tra casta e avranno acquietato


figli

casta,

la terra e

saranno

chiamati

con giustizia
i i

legittimi

d'Iddio, ed entre-

ranno

fra

pnmi
il

nel suo

Regno.

Beati

perseguitati per

amore
.

della

giustizia perch

di questi

Regno
il

de' Cieh

Io vi

mando

a fondare

questo Regno eh'

Regno
di

del Cielo, di quella pi aita

giustizia eh' l'amore,

quella paterna

bont che
i

si

chiama Dio

vi
i

mando dunque
livreati della
si

a combattere
i

sostegni

dell'ingiustizia,

materia,

proseliti

dell'Av-

versano. Costoro, assaliti,


VI

difenderanno;
delia

per difendersi

offenderanno. Sarete torturati nel corpo, cruciati nelprivati

l'arnma,

delia

libert e forse

vita.

Ma

se

accetterete di soffrire in letizia per portare agli altri quella


Giustizia che
vi

fa

soffrire,

la

persecuzione sar titolo


avete, per quel

incontestabile per entrare nel

Regno che
e.

che
I

VI

spettava, fondato.

Beati quando vi oltraggeranno

mentendo, diranno

OtJELLI
di voi Ogni

CHE PIANGONO

$5

male. Rallegratevi ed esultate perch grande


cieli;
.

la

vostra ricompensa nei


i

che cosi prima


nel e la

di

voi

hanno perseguitato
politico. Vi

profeti

La persecuzione

special-

EQeute matenale, nel piano

fisico,

piano giuridico e

e la

pura luce del sole potranno togUere il pane divina libert e vorranno spezzarvi l'ossa Ma non
la
si

baster
nia

persecuzione. Aspettatevi

l'insulto e la

calun-

Non

contenteranno di condannarvi

perch volete
sdraiati
a nesil

cambiare

gli

uomini

bestie

in

santi

costoro

nella lordura puzzante dell'animalit,

non vogliono

sun patto uscirne


turpitudine,
e
i

non

si

contenteranno

di straziarvi

corpo. Toccheranno anche


vi

l'amma

vi

accuseranno d'ogni
e

lapideranno con
corvi
vi
vi

vituperi
gli

contumelie;
giureranno
di

maiali

diranno che siete sudici,


i

asini

che siete ignoranti,


le
i

accuseranno

mangiar
lussuria,

carogne,

montoni

scacceranno

come

puzzolenti,

dissoluti grideranno allo scandalo della vostra


i

ladri

vi

denuncieranno per furto.


l'

Ma

voi

dovrete
la

sempre pi rallegrar\i perch


addosso
g'

insulto

dei cattivi

consacrazione della vostra bont, e la mota che vi buttano

pegno della vostra purezza. questa, come dir San Francesco, la Perfetta Letizia, a Sopra tutte le grazie le quali Cristo concede agli amici suoi si di vinimpuri
il

cere

medesimo

volentieri

sostenere pene,

ingiurie,

obbrobri e disagi imperocch tutti gh altri doni di Dio noi non ce ne possiamo gloriare perocch non sono nostri

ma

di

Dio,

ma

della tribolazione e della afiBizione ci pos-

siamo gloriare perocch questo nostro . Tutti i Profti che parlarono sulla terra furono insultati dagli uomini lo
;

stesso accadr a quelli che verranno. Proprio a questo

si

riconoscono
e coperti di

quando, impillaccherati di fango vergogna, passano fra gli uomini, lieti in viso,
i

Profeti

seguitando a dir ci che detta

il

cuore.

Non

basta

il

95

QUELLI CHE PIANGONO


i

fango per chiudere

Anche
ridurlo

se l'ostinato
ai

labbri di quelli che devon parla". importuno sar ucciso non [x^tranno

silenzio perch la sua Voce, moltiplicata dalle


si

risonanze della morte,


tutti
i

udr

in tutte le lingue e

per

secoli.

Con questa promessa finiscono le Beatitudini. I cittadini del Regno son trovati e contrassegnati. Ognuno ix>tr riconoscerli. I riluttanti sono avvertiti l
;

pencolanti confortati.
I
l

ricclii,

superbi,

soddisfatti,

violenti, gl'ingiusti,

non hanno fame di peifezione. queih che perseguitano e oltraggiano, non potranno entrare nel Regno dei Cieli Non potranno entrarci finch non siano anche loro vinti e mutati, diguerreggiatori, quelU che ndouo, quelli che

venuti

il

contrario di quel che sono oggi


il

Quelli che paion


invidia, imita
effettiva

beati secondo
e

mondo, quelh che


altri

il

mondo

ammira, sono infinitamente pi lontani dalla


che
11

beatitudine degli
chie umane;

mondo

spregia e

detesta.
le

In questo preambolo esultante Gest ha invertito


ora, seguitando, invertir
i

gerar-

valori della vita

e nessun'altra

rivalutazione sar cosi divinamente parala

dossale

come

sua

IL

CAPOVCLGITORE

I Gimnosofist

dell 'Eunuchi smo


gli

e la setta poltronesca

dei Saturnini

fatte e

le

fatte

Uomim Seri, che amvano a cose non nfanno ma npetono e guastano


sono
il

si

hanno sempre mostrato

viso

dell'arme a quei che

chiama o sembra Paradosso. Per non durar tatica a distinguere i Paradossi sacn da quelli che sono fatui divertimenti de' cervelli balzani o malsam, se la sbrigano sentenziando che Paradossi non son altro che Rovesciamenti dunque falsit e, questo di venta antiche e nconosciute l'aggiungono per mozzar l'ah alla vanit, di facilissima Invenzione. Perch a loro sembra pi diffiale, si direbbe, camminare nella strada gi spianata e nsillabare ngo per rigo quel che fu scritto, pr ma che nascessero, da uomini che non avevan certo la medesima lor vigbacca abitudine.
1
:

Se codesti papassi del Gi Detto

consegnatari della Tradizione, perniciosi

Nuovo

volessero compiacersi di

come come intoppi del nchi amare dai depoil

sopportabih

sito della loro stivata

Memona

le

pochissime Idee Madri


pensiero

sulle quali
si

vive

o,

meglio,

agomzza

accorgerebbero, scandalo grosso, che son tutte, o

moderno qua^

tutte,

Rovesciamenti
la

vi

cio

Paradossi.
gii

Quando Rousseau

dice che
resi

uomini son nati buoni


capovolge
il

ma

che

societ

l'ha

cattivi
;

dogma

ricevuto

quando il teonsta del Progresso afterma che dai Peggio viene Meglio e quello
del

peccato onginale

'^tona Ut Cnio.

gS
dell'Evoluzione che
e
il

XL

CAPOVOLGITORE
Complesso scaturisce dal Semplice
J

il

Monista che tutte le Diversit non sono che manifestazom dell'Unico, e il Marxista che l'Economico genera
lo

Spintuale; quando moderni Filosofi Matematici atermarono che l'uomo non era, come sempre s'era creduto} centro dell'universo ma una minuscola specie animale
i

sopra una delle infinite sfere sparpagliate

nell' infinito

quando

Pretestanti gridarono:
e
i

Il

Papa non conta


di

ma
il

soltanto la Scrittura;

Rivoluzionari

Francia:

Terzo Stato non nulla e dev'esser tutto


tutti costoro se

cosa fecero
e
Il

non rovesciare opinioni antiche


Rovesciatore Ges.
radicale
e

Ma

il

pi grande
il

comuni ? supremo
paura.
e
gio-

Paradossista,

Capovolgitore
sta qui.

senza

La sua grandezza
vent.
Il

La sua eterna novit

segreto del gravitare d'ogni gran cuore, presto


il

tardi, verso
S'

suo Evangelo.
gli

incarnato per rifare

uomini, confitti
del

nell'er-

rore e nel male;

errore e male trova nel


le

potrebbe non capovolgere

massime
Monte.

mondo e come mondo ?


passo

Rueggete
vuole che
sia sia
il

le

parole

del

ogni

Ges

Primo, che

Basso sia riconosciuto come Aito, che l'Ultimo lo Scartato sia Pretento, che lo Spregiato
e

Venerato

infine che la vecchia Verit sia conside-

rata
Egli
alla

come Errore

e la Vita

comune Corruzione

e Morte.

ha detto al Passato, assiderato nella sua agonia; Natura, troppo di buon grado ubbidita, all'Opinione
il

universale e volgare,

pi reciso

NO

che

la storia

del

mondo

registri.

In questo fedele allo spirito della sua razza, che


dalla sua stessa caduta ha sempre tratto ragioni per
giori sp>eranze.
gli
Il

popolo pi schiavo sogna


Figlio di
;

di

magdominare
si
si

altri

popoli col

David
il

il

pi disprezzato

sente promesso alla Gloria

pi gastigato da

Dio

IL

CAPOVOLGITORE
pi peccatore certo d'esser
rivincita della
di
il

99
solo

crede

il

pi amata;

il

a saivarsi.

Ma

codesta assurda

coscienza

ebraica diventa in Cnsto

una revisione

va^on

che

giunge, per la logica stessa del suo superterrestre pnncipio,

a una riforma divina dei principi che l'umamt segue


sottintesa di
Gli

e rispetta.

La certezza
prima
di

Ges

uguale alla scoperta

Buddha.

uomini sono infehci


felici.
il

Tutti.

Anche
va

quelh che sembrano


soppressa la vita;

Siddharta, per soppnmere

dolore, insegna che

Ges si appiglia a un'altra speranza tanto pi sublime quanto appare pi assurda Gh uomini sono infehci perch non hanno saputo trovare la vera vita
;

diventino l'opposto di quel che sono, facciano


rio di

il

contrafe-

quel che fanno e avr principio la

festa della

licit sulla terra.

Fin qui hanno seguito la natura, si son fatti guidare hanno accettato, e solo a parole una legge provvisoria e insufficiente hanno adorato gh dei bugiardi; hanno creduto di trovare la f eh cita nel vino, nella
dai loro istinti; carne,
nell'oro,
nei

comando,

nella

crudelt,

nell'aite,

nella sapienza e

male

non hanno fatto che incipngnire il loro Vuol dire che la strada sbagliata; che si deve
rinunziare a quel che sembr bene e

tornare indietro;

raccattare quel che fu buttato via;

adorare quel che


;

si

bruci e bruciare quel che abbiamo adorato


istinti

vincere

gli

ammah

invece
di

di

contentarU;
rifare

lottare colla nostra

natura invece

giustificarla;

una nuova legge e


che
si

viverla nello spinto senza pretermissioni.

Se finora non
tutta.

s'

ottenuto

quel

cercava non

resta che capovolgere la vita presente,

ao mutare l'anima
la

La nostra

infehcit

permanente

prova che

l'espe-

100

IL

CAPOVOLGTTORB
;

rienza del vecchio mondo fallita che la natura nemica; che il passato ha torto; che il viver da bestie e secondo g' istinti elementari delle bestie, appena imbellettati e verniciati di
rire nella

umanit,

lo stesso

che impor-

scontentezza e sbattere nella disperazione.

Quelli che
finita

miseria

hanno denunziato, dolenti o imdenti, l' indell'uomo hanno visto bene. 1 pessimisti

hanno ragione Gb accusatori della nostra furtantena, gh spregiatori della nostra impotenza, i dileggiatori della
nostra ignobilt,

come contutarh

lomnon ha soltanto uno stomaco e due mani ma un'anima e un cuore, chi ha sortito l'amma di tempra pi sottile epper incessabilmente tenta, non pu fare a meno di aver ribrezzo per gh uomim. In quelh di natura pi anda codesto ribrezzo si muta in repugnanza e odio; negli altri, di natura pM generosa e pi ncca, in piet ed amore. Quando Giacomo Leopardi dopo aver perduto, torse per colpa degli imp)ertetti cristiani che aveva intorno, l'amor del Cnsto della sua fanciullezza, si consumava nella disperazion ragionante e concludeva amaro e noia la vita altro mai nulla chi avr l'ammo di gridargli Sta ritto, sciagurato Se non senti che amaro dipende dall'assenzio che nmastichi in bocca e se t'annoi la colpa tua che hai cautenzzato colla pietra infernale del raziocinio sentimenti che avrebbero fatta heta o almen
volticarsi contento nel
terra,

Chiunque non nato per

bricaio a ingollare la sua particola di

chi

sopjxjrtabile

la

tua

vita.

No Leopardi non ha sbagliato Quando uno vede gli uomini come sono e non ha speranza di salvarU, cio di cambiarli e come vivon loro non pu vivere perch troppo
;

diverso,
all'

non

riesce

ad amarli perch
elei u,

li

crede dannati
1

lufcliat e

malvagit

e per lui

bruti

sa-

IL

CAPOVOLGITORE
i

lOI

ranno bnit sempre e


sudici
far altro

vigliacchi
nel

sempre pi ravvoltolati
che consigliare
al
?

sempre vigliacchi e i sudiciume, cosa pu

cuore di tacere e sperar nella

morte
Il

Sono gli uomini immutabili, uno solo non trastormabili, non migborabih ? Pu invece l'uomo trasumanare, santificarsi, indiarsi ? Tutto il nostro destino in questa domanda. Anche tra gli uomini al disopra degb uomini i pi non hanno avuto piena consapevolezza del dilemma. Molti hanno creduto e credono che della vita si posson cambiar le forme ma non il fondo e che all'uomo tutto sar dato fuorch cambiare la natura del suo spirito. L'uomo potr diventare pi padrone del mondo, pi ricco, pi dotto ma la sua struttura morale non potr mutare; i suoi sentimenti, i suoi istinti primi rimarranno sempre gh stessi, quali
problema
:

erano nei salvatici ospiti delle caverne,


delle citt
lacustri,

nei

costruttori
nei

ne'

barbari

delle

prime orde,

popoli de' pi antichi regni.


Altri

sentono eguale l'orrore per l'uomo qual' stato

quaJ'

ma pnma

di

sprofondare nella disperazione del

nullismo guardano all'uomo quale potrebbe essere, hanno

ferma fede in una bonifica dell'anima e trovano


cit nella divina
licit dei

la

feli-

ma
gli

terribile

impresa

di

preparare la
scelta.

fe-

loro fratelli.
v' ,

Non
rire

per

uomini uomini, altra

la

pi sconsolata angoscia o la pi temeraria fede.

Mo-

o Salvare.
il

passato orribile,

il

presente schifoso.
il

Diamo

tutta la nostra vita, ofiriamo tutto

nostro potere d'a-

domani sia migliore, perch 11 futuro sia felice. Se fin qui abbiamo sbagliato e la prova irrefutabile che stiamo male lavonamo pei la
e
d'

mare

intendere perch

il

102
nascita di

CAPOVOLGITORE
e

un uomo nuovo
la felicit

d'una vita nuova. L'unica

non sar mai data agli uomini luce questa. O oppure, e questo crede fermamente Ges, se la felicit pu essere nostro comune ed eterno possesso non la potremo raggiungere che a questo prezzo. Cambiare strada,
trastormare l'amma, creare valori nuovi, negare
chi,
gli

anti-

dire

i]

NO

della

Santit
ci

ai

Sl delusivi del "Mondo.

Se Cnsto ha sbagliato non


luta e uru versale e
iJ

resta che la negazione asso-

volontario annullamento.

l'ateismo

rigoroso e perfetto
silli

scettici

d'oggi

non quello ipocrite e monco dei puo la tede operante nel Cnsto che

salva e nsuscita nell'Amore

STATO DETTO

La
forti

storia

dell'uomo
i

Storia d'una guerra tra


di

numero.
a

la

la storia d'un insegnamento. meno, torti di spinto, e i pi, stona d'una educazione sempre
;

fallita

sempre ricominciata

d'una educazione ingrata,


;

difficoltosa,

malincuore subita, spesso respinta


pi antichi
e
Legislatori,
i

ogni

tanto pretermessa e ogni poco ripresa.


I

pnmi
nazioni

Proleti,

Pastori
di

delle

nascenti

principianti,
i

Re

fondatori

citt e istituton di giustizia,

Maestri savi e santi


della bestia.
gli

hanno
lupi,

cominciato per tempo


rola

la

domatura

Colla pa-

parlata
i

scolpita
selvatici,

domesticarono
infrenarono
i

uomini
feroci,

dirozzarono
strarono
g'

barbari,
i

ammaepiega-

intanti
i

canuti,

addolcirono
g'

rono

violenti,
il

vendicaton,

inumani. Colla soavit

della parola o

terrore delle piene. Orfei o


in

Dracom, proDei
dell'alto
ri-

mettitori
cielo

minacciatori,

nome

degli

o degli Dei di
protessero

sotterra,

mozzaron l'unghie che


alle
i

nacquero, posero musohere e barbazzali


tate,
gli

bocche denpellegnni,
le

indifesi,

le

vittime,

donne La vecchia Legge, quella che


versit,
nel

si

trova, con poche di-

Manava Dharmasastraenel
nel

PenEsiodo
gros-

tateuco,
dizioni
di

neil'

v e

s t a.

nelle trad'

Solone e
Savi,

de' Sette

Numa un pnmo
di

nelle

sentenze

sforzo,

imperfetto,

104

* STATO DETTO

solano, inadegnato, per tirar fuori dal

marame

dell'anl-

malit un abbozzo, un principio, un simulacro d'umanit. Questa Legge si riduce va a pochi divieti elementari :

non rubare, non uccidere, non spergiurare, non fornicare, non soverchiare il debole, non straziare pi del bisogno lo straniero e lo schiavo. Sono le virt sociali strettamente necessarie per una convivenza utile a tutti. U legislatoie si contenta di scemare il numero delle scelleratezze pi il suo comimi. Si appaga d'un minimo d' inibizioni
:

ideale

di
la

Ma
cetto

rado sorpassa un'approssimativa giustzia. Legge suppone, prima di s e accanto a s,


la

il

predominio del male,


implica
la

sovranit

dell' istinto

Ogni prela

sua infrazione, ogni

norma

pratica

contraria. Perci la Legge antica, la Legge dei


poli,

pnmi po-

non che un
tra

insufficiente

eterno e trionfante.

il

mezze misure
divino.
Gli
fsid,

un insieme costume e la

arginamento del bruto di compromessi e di


giustizia,
tra
il

la

na-

tura e la ragione, tra la bestia recalcitrante e

modello
carnali,

uomini

degli

antichi

tempi,

gli

tiomini

corporali, corpulenti, sanguigni, atticciati, t>en co-

strutti,

gh uomini dal pelo


di

folto, dalla rossa taccia,

man-

giatori

carne cruda,
sbranatori
di
t

s vergi natori

di

vergini,

ruba tori

d'armenti,

nemici,

degni

d'esser chiamati
;
i

come Ettore Troiano,

ucasori d'uomir

giierneri di
i

forra e d'appetito che. dopo aver strascinato per

piedi

l'ammazzato antagonista, si ristoravano addentando grassi lombi di manzi e di castrati e vuotando immani tazze di vino; gli uomini mal domati, male aggiogati alla Legge, quali b vediamo nel Mahabharata e nell'Iliade, nel Poema d'Izdubar e nt^ Libro delle Guerre di Jahv, sarebbero
stati,

senza

il

terrore dei gastighl e degli

Dei. ancor pi
si

feroci

e scalenau. In tempi ne' quali

per un occhio

STATO DETTO

IO5

chiedeva la testa, per un dito un braccio e per una vita


ceoto vite, la Legge dei TagUone,
clie

ctiiedeva soltanto

occhio per occhio e vita per vita, era una segnalata vit-

bench sembri a dopo Ges, spaventevole. Ma la Legge era pi spesso disubbidita che osservata; i forti la sopportavano contro voglia; 1 potenti, cattivi la vioche dovevan proteggeiia, la sfuggivano; lavano ap)ertamente 1 deboh la frodavano. E anche se fosse stata ubbidita tutta, e da tutti, e ogni giorno, non bastava a vincere il male ribollente e perpetuamente naffioraute, tenuto a momenti indietro ma non soppresso, reso pi difficile ma non impossibile, condannato ma non aboUto. Era una riduzione della ferimt nari va. non
toria della generosit e della giustizia
noi,
1 ;

l'csrirpazione totale.
tanti,

gli

uomim, impastoiati ma
vista di tutti

rilut-

eran caduti nella simulazione dell'obbedienza, fadi

cevano un po'
liberi

bene

alla

per esser pi

di fare

il

dei
lo

precetti

estemi per meglio tradire

male in segreto, esageravano l'osservanza il fondamento e

spirito della legge.

questo punto cran arrivati quando Gcr parlava Montagna. Egli sapeva che l'antica Legge era consunta, di nervata, affogata nelle paludi morte del formalismo. L'opera millenaria dell'educazione del genere umano andava ricominciata da capo. Bisognava scansulla

sare e spazzar le ceneri e

nnhammarla

col

fuoco dell'entu-

siasmo originario, ricondurla alla sua


ciale, eh'

destinazione ini-

sempre

la

Metanoia. la mutazione dell'anima.

E
e

perci compiere la Legge vecchia, la

Legge disseccata

compierla non c'era di meglio che portarla all'estremo, esasperarla fino al paradosso e io-

consumata

Ma

p>er

fine creare

rasse

una Legge nuova che sostituisse l'antica e opeun vero e propno capovolgimento dell'umana natura.

lOO

fi

STATO DETTO

Evangeli sembra negare che questo supremo proposito di Ges. Non crediate eh' io sia venuto ad abolir la legge o i profeti io non sono venuto per abolire ma per completare . Ma neUo stesso
passo degli
fosse
il
;

Un

Matteo, a quella tanto recisa affermazione,

tien

dietro

un pensiero che
dice.

la limita e, almeno in parte, la contradQuesto pensiero non stato compreso, forse, nel senso proprio perch tutti son dominati dall' idea che la

Ges non che la continuazione Mos. Finch non scompaiano cielo e terra non scomparir dalla legge neppure un iota o un apice prima d'aver avuto la sua piena effettuazione . Cio non avverr mai (come non pu avvenire che il deio e la terra scompaiano) che spansca la pi piccola parte della legge tino a tanto che ogni cosa non abbia avuto
legge
di

della

Legge

di

la

sua effettuazione
dir altro
di

Quest'u time parole sono tradotte


mistero.

alla

lettera perch qui la soluzione del

Ges
cio

non vuoi
quel tanto

che questo:

Finch ogni cosa

giusto e di vero eh' nella vecchia Legge

non sar
di

effettuata,

non sar reamente regola costante

ab t Udine universale e preiminare, i comandamenti antichi saranno pienamente in vigore. Sono un minimo e perci il primo gradino necessano per salire alla Legge nuova. Ma quando tutto sar effettuato, e sar sangue del vostro sangue e la la Legge antica Legge nuova sar annunciata, allora non avrete pi bisogno deiJe vecchie e difettose legislazioni, e una Legge
vita,

superiore e maggiore, che

si

lascer addietro
uel

l'ai tra

e in

parte
Coi

la

negher,

sar

messa
della

suo

posto.

Fansei, nel

moto
a

polemica, Ges parl ane


i

cora pi esplicito:

La Legge

Proleti
d'

han

durato tino
auQuuziaia
la

Giovanni;
del

da quel tempo

buoaa novella

Keguo

iddio

STATO DITTO

IO7
s'apre,

Ognuno
dunque,
la

v'

entra

forza. Con Ges

Legge

nuova e la vecchia abrogata e di:

chiarata insufficiente.
Egli comincia, a ogni esempio, colle parole
detto....
.

stato
nel
:

subito, al vecchio

comando che
ta

purifica
il

paradosso o addinttura rovescia,


t

seguire

nuovo

Ma

io

vi

dico..

ma una nuova giornata dell'educazione umana comincia. Non colpa di Ges se ancora branCon questi

cohamo

nei crepuscolo della mattina.

MA

IO VI DICO

Fu

detto agli antichi: non uccidere....

ma

o v\
:

chiunque s'adira contro il suo toposto al tribunale e chi avr detto


;

dico:

fratello sar sotal


gli

suo fratello

raca

sar sottoposto

al

Sinedrio; e chi

avr detto:
.

pazzo sar condannato


diritto

al

fuoco della Geenna


la

Ges va
ca-

aD 'estremo
;

Non ammette neanche


vi

possibilit

d'uccidere

pace d'uccidere un
cepisce

non vuol pensare che fratello Neppur


l'

sia

un uomo

di fenrlo

Non

con-

nemmeno
di

intenzione, la volont d'ucciderlo

Un
un
v'

attimo solo

rabbia,

una
:

sola parola di

vituperio

solo scatto d'offesa, equivalgono all'assassinio. Gli spiriti

molli e mosci grideranno

esagerazione.

Perch non

grandezza dove non pa-ssione, do esagerazione. Ges ha la sua logica e non sbaglia. L'omicidio non che l'ul

timo portato d'un sentimento. Dall' ira si passa alle male parole, dalle male parole ai mali fatti, dalle percosse alTassassimo Non basta, dunque, vietare
materiale ed estemo. Questo non che
tivo di un processo interiore che
rio.
1*

l'atto finale, l'atto


il

momento

risolu-

ha reso ormai necessaalla

Occorre, invece, tagliare

il

male

prima rdica

bruciare la mala pianta dell'odio, che porta frutti avvelenanti,


fin

dal
il

primo seme.
quello
la

Achille,

Pehde.

stesso

Achille

che
al

s'adir

perch

gli

portaron via

concubina e dinanzi

nemico
per-

morto eh ede agh Dei

di farlo diventare

cannibale

MA
ch^ possa mettere
l

IO VT

meo

100

denti in quel'e carni, Achille, alla

madre
Ob
1

dai

{Medi

d'argento,

diceva

dagli Dei o dagli uomini venga, in malora la rissa


la bile

rada, e
sdeu:no

che tanno che l'uomo, anche saggio,


dei miele

sdegni

che molto pi dolce

che

sgoccioli in bocca

cresce nel petto degli nomini e pullula simile a

iuma
la

Achille,

dopo

la strage dei

compagni, dopo

morte

dell'amico

pi caro,
e

scopre

finalmente cos' l'ira che

monta
smorza.

e sopraffa

Lo

lasaa

lo

neppure una fiumana di sangue la ma non si converte. E sdegno contro il Re degli uomini soltanto per
sa.
l'

irascibile eroe,

sfogare sopra

il

corpo guasto di Ettore l'arsione della

vendetta.
L' ira
favilla.

come il fuoco: non si pu spegnere che quando Dopo tardi. Con profonda ragione Gesii con-

dann la prima ingiuria alla stessa pena dell'assassimo. Quando tutti sapranno mozzare sul principio ogni risentimento e ringoiare le imprecazioni, non sorgeranno pi risse di parole o di mani fra gli uomini e l'omiadio non sar che una tetra memona della nostra antica bel vita. Voi avete udito che tu detto Non commettere adilterio. Ma io vi dico che chiunque guai da una donna con desiderio ha gi commesso adulteno con lei
:

nel

proprio cuore
Gesti

non

si

ferma, anche qui,

al

fatto materiale di

CUI

si

fan caso gh uomini grossi.

Ri ascende sempre dal

corpo all'amma, dalla carne alla volont, dal visibile all'

invisibile.

L'albero

si

giudica dai frutti

ma

il

seme

si

giudica dall'albero.

D male che tutti vedono visto troppo tardi. punto della sua naaturazione non pi evitabile
cato la pustola che scoppia ad un tratto

A
II

quel
pec-

ma

che qoq

no
sarebbe apparsa se
dagli
ti

MA

IO VI DICO

sangue fosse stato purgato a tempo


la

umori maligni.

Quando un uomo ha convinto

donna d'un
il

altro

uomo

e tutti e due, ormai,

si

desiderano,

tradimento
carne della
lui

pieno, l'adulterio perfetto,


letto insieme.

vadano o non vadano a


la

L'uomo non sposa soltanto


se
il

donna

ma

l'anima:
il

quest'anima perduta per


perdere anche
il

ha

ormai perso

pi e

meno pu
l'essenziale.

essere

insopportabilmente doloroso

ma non

Una

donna sforzata e stuprata, senza il suo consenso, da un estraneo non amato, non adultera. Quel che conta r intenzione, il sentimento Chi vuol mantenersi puro deve astenersi anche dalla sempUce concupiscenza passante e muta. Perch lo sguardo dei desiderio, se non represso,
vien reiterato;
al

e dagli sguardi

si

passa presto alla parola,

bacio, e l'amore,

come

sanno anche all'Interno, a

nessun amato perdona.


Pensare, immaginare, desiderare un tradimento gi

primo filo potr salvarsi dalla vasta rete perversa che da uno sguardo nasce e, dopo neanche la morte la smagha E Ges consiglia addirittura di cavar l'occhio e buttarlo via. se il male vien dall'occhio, e di troncai la mano e gettarla, se il male
tradimento
:

sol

chi

tagha

il

vien dalla
e anche
i

mano
torti
;

Consiglio che sbigottisce

pusillammi

Eppure
si

pi

vigliacchi,
e

tremendo come quando

la

logica

dell'assoluto.

la

cancrena minaccia,

tanno segare bracci

gambe
il

e se
i)

un tumore s'aggruma
ventre pur di salvarsi.

nei visceri son pronti a tarsi

apnre
*

Ma
di

SI

tratta

-1'

salvare
>'

cor^x;

ma, senza la quale a)rpo non carne oqm sacnticic (>. mostriuiso. Avete anche udito che tu detto
speigiurare.

mantener sana l'aniche un'insensata macchina


pei
agti

antichi

*.

Non
;

Ma

io

vi

dico; Non

giurare allatto

MA
n per
il

IO Vi DICO

m
n per
la terra,

ielo.

perch

il

trono d'Iddo;
piedi
;

peich

lo sgabello dei suoi

n pei GenisaJenime,
giurar neppure per
il

perch
capeUi
no, no;

la citt del

gran Re.

Non
il

tuo capo, perch non puoi tare neanche uno solo de' tuoi bianco o nero;
il

ma

sia

vostro
.

parlare: S,

si

soprappi vien dal maligno


il

Chi giura
Il

vero ha paura. Chi giura


il

il

falso tradisce.
;

pnmo

crede che

potere invocato potrebbe pumrlo


che. approfitta della tede
i

l'altro

un impostore

degh

altri

per meglio gabbarli. In tutti e due


faccia testimonio o sbirro nei
d' interessi
;

casi giurare male.


si

Chiamare, noi impotenti, un potere superiore peich


giurare sul capo nostro o dei tgUoii,

nostri miserabili contrasti

quando

non possiamo camhiare neanche l'apparenza delia minima parte del nostro corpo, una stda assurda, una bestemmia, Chi dice il vero sempre, non per paura di malefizi ma per naturale volont dell'amma, non ha bisogno di ricorrere a giuramenti. I quah sono quasi sempre impugnabili e malfidi e non servono neanche a dar la sicurezza perfetta a chi mostra di contentarsene. Perch assai pi sono stati, nella stona del mondo, giuramenti rotti che i mantenuti e colui che giura con pi parole
i

proprio quello che pensa gi di tradire.

Fu

detto agli antichi

Onora
:

il

padre

la

madre.
di

Ma io
non

dico: degno di me
vi

Chi
.

ama
a

Anzi

padre e madre pi Se uno viene a me


moglie e
i

me
non
tra-

e
i

odia suo padre e sua madre e


teJh e le sorelle e fin

la

tglioh e

anche

la

sua propna vita non pu

mio discepo o . Anche qui 'antico precetto che lega gli uomim nuovi agh uomim vecchi colla pastoia delia riverenza crudelmente capovoto.
esser

Ges non condanna l'amor


suo posto, che non
il

filiale

ma

lo

rimette ai
gli

primo, come pensa vano

antichi.

Iia

MA

IO VI

DICO
pi puro, per
vecchio.
il

n modo massimo
paterno.
il

dell'amore,

il

Itii

l'amor
;

Il

padre
nel

ama
il

nel
il

figliolo

l'avvenire, la novit
il

figliolo

ama
ai

padre

passato,

Ma Ges
vecchio
;

viene per cambiare


l'ossequio
nella

passato, per distruggere


il

parenti,

rinchiudersi

nella

tradizione

famiglia, un inciampo per la rinnovazione del mondo. L'amore per tutti gli uomini qualcosa pi dell'amore per quelh che ci hanno dato la vita; la salvazione di tutti gb uomini infinitamente da prefenrsi al servizio
della famigUa, latta di

pochi

Per avere
pi

il

pi bisogna
soltanto

abbandonare
i

il

meno Sarebbe

comodo amar

nostri e di questo amore, spesso forzato o finto, servirsi

come scusa

per non voler bene a nessun altro

Ma

chiim-

que ha mia un' impresa grande che vuol tutto l'uomo e tutti nuti delle sue ore fino all'ultima, chiunque vuol servire l'universo con spirito universale, deve abbandonare e, se
i

consegnato la sua vita a qualcosa che lo trascende,

non basta, rinnegare gh

afietti

comum
figlio.

Chi

vuol

esser

padre in senso profondo e divino, anche senza la pater-

mt

fisica,

non pu
i

esser soltanto loro


e

Lascia che

morti seppelliscano
Nella
dottorali,

morti

Legge vecchia,
corpo
Precetti

pi che mai
precetti

ncUe tradizioni
per
la

v'erano centinaia di

punhcaFarisei
il

zione

del

minuti,

fastidiosi, complicati,

e senza vero

fondamento terreno o
quelle tradizioni

celeste.

Ma

nell'osservanza di

facevan consistere
fatica

meglio della tede

Perch

si

dura meno

lavare

un bicchiere che l'anima propna. Per le cose morte basta un po' d'acqua e un asciugatoio; per quest'altra a vuol pianto d'amore e fuoco di volont.

Non

v'

nulla tuon

dell'uomo che entrando in


quel che esce dall'uomo
I...

lui

possa contaminarlo;
fi

ma

questo

che contaimna l'uomo

Non

capite

voi

che tutto

MA

IO VI DICO

113
lo

quel che dal di fuori entra nell'uomo non

pu contaventre e

minare, perch
se ne

gli

entra non nel cuore

ma

nel

va nella latrina ?... Quel che esce dall'uomo quello contamina l'uomo; poich dal di dentro, cio dal cuore
degli uomini,

escono cattivi
cupidigie,

pensieri, fornicazioni, furti,

omicidi,
vidia,
Il

adulteri,

malizie,
.

frode,

lascivia,

in-

calunnia, superbia, stoltezza

bagno con acqua di pozzo o di fonte, il bagno cornon dispensa dal tanto pi necessario lavacro intemo, e vai meglio mangiare colle mani sudicie di sudore che respingere il fratello afiamato con mani
porale e rituale,

lavate a tre acque.

La merda
pingua
che
gli

esce dal corpo, sparisce nella fossa e imi

orti e

campi.

Ma

ci

son tanti ben

vestiti si-

gnori cos pieni fino alla gola d'un'altra specie di sterco


il

fetore esce, insieme alle parole, dalle bocche invano

sciacquate e risciacquate.
destri
l'aria,

quella feccia non scende nei

sotterra

ma

insudicia la vita di tutti,


gli

ammorba
si

imbratta anche

innocenti.

Da

questi uomini

escrementizi
dodici

dobbiamo
:

star

lontani anche se

lavano

volte al giorno
il

le insaponature della

f>elle

non

bastano se vuotator di

cuore

manda
se

in

su pensieri

pestiferi.

non pensa al male, senza confronto pi pulito del ricco che, mentre sguazza nell'acqua odorosa della sua tinozza di marmo, medita qualche nuova fornicazione o soverchieria.
latrine,

lo

Storia di Cristo.

NON

RESISTERE

Ma Ges non
dei suoi

ancora arrivato

al

pi stupefacente

rovesciamenti.
:

Occhio per occhio e Voi avete udito che fu detto dico: Non fate resistenza dente per dente. Ma io vi sulla guancia destra ti percuote al cattivo; anzi, se uno vuol chiamarti in giudiporgigU anche l'altra; e se uno anche il mantello E co per toglierti la tunica, lasciagli con a fare un miglio e tu fanne se uno ti vuol costringere lui due . non poteva esser caLa vecchia Legge del TagUone La maggior parte di povolta con parole pi assolute. non hanno mai osnudU che si dicon cristiani non solo comandamento ma non hanno voservato questo nuovo d'approvarlo luto neppur fingere
II

principio

della nor

le un' infinit di credenti resistenza al male stato per inaccettabile del Cnstianesmao scandalo insopportabile e violenza pu essere in tr< La risposta degh uomim alla porgere l'altra guancia il modi- la vendetta, la fuga, nn taglione, oggi D primo il principio barbaro del domi nei codici ma tuttora

gentilito

immascherato Al Male si risponde col ^^^ -,^^^' ir persone, mandatari dell orda o per mezzo d'interposte pam dal fatto carnefici Al Male civilita, detti Riudia e Mali commessi dai giustiz.er aggiungono si
e

aante nell'uso

offensore

St>esso la punizione

si

la caten ritorce sul vendicatore e

NON RESISTERE
terribile delle vendette, e delle

II5
si

vendette delle vendette,

allunga senza riposo

II

Male

reversibile

Ricade, anche
Si tfatti

se tatto con volont di bene, su' chi lo di nazioni, di

commette.

tamighe o

di singoli,

un pnmo crimine por-

ta e suscita

che si distribuiscono, con sinistra imparzialit, tra offensori ed offesi La Legge del Taglione pu dare un bestiale sollievo a chi colpito per primo ma invece di scemare il Male lo moltiplica.
espiazioni e castighi

La fuga non
sconde raddoppia

miglior partito del primo. Chi


al

si

na-

nemico

il

coraggio.
la

vendetta pu, rade volte, trattenere

La paura della mano del violento.


chi
si

Ma

chi

fugge invita l'altro a inseguirlo;


finirlo:

d per

morto eccita l'avversario a


nera Male.

la sua

debolezza diil

venta complice dell'altrui ferocit. Anche qui


L'unica
quella
gli

Male ge

via,

dispetto

dell'apparente
ti

assurdit,

comandata da Ges. Se uno


ai calci e

d un ceffone e tu

rispondi con due ceffoni l'altro replicher a pugni e

tu ricorrerai

metterete fuori l'arme e uno di voi


per un motivo da nulla,
t'

perder forse,

spesso

la

vita.
ti

Se fuggi,

il

tuo avversario

inseguir oppure, appena


ti

rincontra, imbaldanzito dalla prima esperienza,

piglier

a pedate. Porgere
il

l'altra

guancia vuol dire non ricevere


la

secondo schiaffo. Significa taghare


fin

catena dei mali

inevitabili

dai

primo
o

anello.
la

Il

tuo avversario, che

s'aspetta

la

resistenza

fuga,

umihato

dinanzi

a te e a s stesso. Tutto s'aspettava fuor che questo.

confuso, e di quella confusione eh' quasi vergogna.


il

Ha,

tempo
gli

di rientrare in s

medesimo. La tua immo-

biht

raggela la rabbia, gh d tempo di riflettere.


di
gli

Non

pu accusarti
a riceverlo, e
,11

paura perch

il

secondo colpo

sei

pronto

pire.

mostn te stesso il punto dove pu colOgni uomo ha un oscuro rispetto deH'aJtrui corag-

Il5
gio, specie se

W3N RESISTER2

questo coraggio morale, cio della spede si risente e non scappa pi rara e difficile. L'offeso che non padronanza di s, pi dimostra pi forza d'animo, pi cecit della funa, si avvero eroismo di colui che, nella il male rivita sull'offensore per restituirgli a doppio la scempiaggine non ; impassibiUt, quando cevuto. come stupefanno, quando non vigliaccheria,

dolcezza,

tutte

anche l'anime pi volgari. pi che un Fanno sentire alla bestia che quell'uomo a seguistessa bestia, quando non incitata uomo. rimane vighacca, fuga manesca o dalla
le

cose

meravigliose,

tare

daUa

replica

Interdetta,

prova

una

soggezione

quasi

questa forza miova che non conosceva


fonde.

timorosa di e che la con.

Tanto pi che tra


il

X maggiori stimoli di chi colpisce e


.
.

della stizza del colgusto, assaporato gi in pensiero, della lotta che nascer dal pito, della sua resistenza, agonistico. Ma qui il primo attacco. L'uomo animale non c' pi un piacere sparisce, il gusto annullato; tranquillo: Non ti avversario ma un superiore che dice

fin che ti piace basta? Ecco qui l'altra gota, sfogati Potrai farmi anima. MegUo 9offra il mio viso che la mia forzarmi ad esser fumale quanto vuoi ma non potrai come te; non p te. pazzo come te. bruto

rioeo
trai

come

un altn obbligarmi a fare U male colla scusa che


male a me.

fa

di Ges e Per seguire alla lettera il comandamento g' istint ti^ti nervi, e di vuole un dominio del sangue, dei E un ordin deU'anima inferiore, che pochissimi hanno.

amarissimo e repellente.
sia facile seguirlo.
bile

ha mai detto eh che sia possi affermato mai Non ha

Ma Ges non

ubbidirlo

senza dure rinunzie,

senza battaglie

NON RESISTERE
teriori

II7

aspre e continue;
ia

senza

11

rinnegamento del vec-

chio

Adamo e Ma frutti
i

nascita di

della

un uomo nuovo. non resistenza, anche se non sempre


su-

riescono ad allegare, anche se imbozzacchiscono al primo


ritorno del
periori

tempo maligno, sono mconirontabilmente


spirituale
cos

a quelli della resistenza e della fuga. L'esempio

d'una

dominazione
il

fuor
la

dell'ordinario,

tanto impossibile ed impensabile per


degli uomini;

comune

specie

fascino quasi sovrannaturale di

una con-

dotta cos contraria alle costumanze, alle tradizioni, alle


passioni
forza,

comuni;

questo esempio,

questo spettacolo di

questo miracolo assurdo, inaspettato

come
al

tutti

miracoli, difficile a intendere

come

tutti

prodigi:
di

l'esemfuori,

pio d'un

uomo sano
altri

valido,

che sembra,
si

somigliante agli

uomini e pure

come un Dio, come un


seri,

essere al disopra

comporta quasi degU altri esi

cos al di sopra delle forze

che muovono
in

suoi si-

mili;

che

si

comporta,
tutti

lui

uomo,

modo

cos stranari-

mente diverso da
dit, e
il

gh uomini;

quest'esempio, se

petuto pi d'una volta e non imputabile a supina stupi-

non scompagnato da prove


fisico

di coraggio fisico

quando

coraggio

necessario per giovare e non per nuo-

cere,

quest'esempio ha un'efficacia che possiamo, bench


dall' idee di

imbevuti
ginare.
cosiffatti

ritorsione e di rappresagha,

imma-

Immaginare con sforzo Provare no, che di esempi troppo pochi ne abbiamo avuti perch si possa

addurre un'esperienza, anche parziale, come rinforzo alla


previsione.

Ma
tanto
tura

se

il

troppo

di

comandamento di Ges non stato ubbidito, rado, non si pu dire che sia ineseguibile e
sia

meno che

da respingere
le

repugnante

alla na-

umana ma

tutte

pi grandi conquiste morali sodo

Il8

NON RESISTERE

repugnanti alla nostra natura. Sono un'amputazione salutare d'una parte dell'anima nostra
tallo pi vivo dell'anima

per alcuni
la

del

ed giusto che

minaccia

del taglio faccia ribrezzo.

Ma, piaccia o no, il comando di Cristo l'unico che il problema della violenza. l'unico che non aggiunga male a male, che non centuphchi il male, che scansi l' immalignirsi della ferita, che recida il bubbone quando non che una bollicina. Rispondere con percosse alle percosse e con delitti ai delitti accettare
possa risolvere
il

principio del malfattore,

im

riconoscersi simili a lui.

Rispondere colla fuga \xn umiharsi dinanzi a lui e spronarlo a continuare. Rispondere con parole di ragione al

mal disposto incollerito fatica vana, Ma rispondere con un semplice gesto di accettazione, offrire il petto a chi vuol rubarti t' ha colpito alla spalla, dare miDe a chi
cento, sopportare tre giorni chi vuol angustiarti un'ora, l'atto
pei"

eccellenza eroico nella sua apparenza di vilt,


l'

talmente straordinario che vince


chi ha vinto s stesso
i

imbestiato schiafeg-

giatore con la maest insostenibile del divino. Solamente

santi

persuadono
fratelli

chi

ha

pu vincere i nemici solamente lupi soltanto mansuetudine trasformare pu trasformato l'anima propna
;

alla

l'anima dei

e far

che

il

mondo

diventi

man

doloroso per tutti.

ANTINATURA

La non
nostra

resistenza al male repugna

profondamente
la
le

alla

natura Ma Ges
ieri

esiste perch

nostra natura
piace e
si

arrivi a sentire schifo di quel

che oggi

trovi

contenta in quel che

le

faceva orrore

Ogni sua pa-

rola presuppone questa totale rinnovazione dello spirito

umano. Egli contradice senza timore le nostre pi comuni inclinazioni e i nostri istinti pi profondi. Loda condanna quel che tutti cerquel che ognuno sfugge chiamo. Non smentisce soltanto quel che gli uomini inche spesso diverso da quei che davvero segnano ma si contrappone a quel che fanno pensano e fanno ogni giorno. pensano effettivamente e Ges non crede alla perfezione dell'anima naturale, guasta dalla caduta Crede alla sua perfezione futura che
;

si

raggiunger solo
II

col

rivoltamento" radicale

del

suo
;

stato presente

suo compito la riforma dell'uomo


il

pi che la riforma

rifacimento dell'uomo
;

Q)n

lui

co-

mincia

la

nuova schiatta

il

modello, Tarchetipo, l'Ada-

mo
di

dell'umanit rimodellata e rifusa. Socrate volle rifor;

mare

Mos la legge altri si contentarono la ragione cambiare un rituale, un codice, un sistema, una scienza. Ma Ges non vuol mutare una parte dell'uomo, bens tutto l'uomo dal fondo alla cima. Cio l'uomo interno,
;

quello eh' motore e origine di


del

tutti

fatti

e discorsi
sia di

mondo. Non

v'

nulla, dunque, che

non

sua

tao
pertinenza.
far

ANTINATURA

Non

spetta a

lui

concedere e piaggiare.
;

Non

compromessi

colla natura cattiva e imperfetta

trover ragioni speciose per giustificarla,


filosofi.

non come fanno i

Non

si

pu servire Ges
la

e la

natura. Chi sta con

Ges

contro

vecchia

natura bestiale e lavora per


il

l'angehca che ha da vincere. Tutto

resto cenere e

chiacchierume.

uomini della bramosa delle i modi, anche i pi infami, parso sempre la pi dolce e rispettata occupazione. Ma chi vuol venire con me, dice Ges, dia via tutto quel che ha e baratti contento i beni visibili e pregli

Nulla pi comune tra

ricchezze.

Ammontar

denaro, in tutti

con quelli futuri e invisibili. Ogni uomo pensa affannosamente al domani; ha sempre- paura che il terreno gli manchi sotto i piedi, che il pane non basti fino al nuovo raccolto, e trema di non aver tanto panno da coprire il suo corpo e quel dei figlioli. Ma Ges insegna: Non vi crucciate per il domani.
senti

ogni giorno basta la sua pena.

Ogni uomo vorrebbe esser primo, anche tra i psii. Vuol essere superiore, per un verso o per im altro, a quanti lo circondano. Vuol comandare, dominare, apparir pi grande, pi ricco, pi bello, pi savio Tutta la storia

Ma Ges primo l'ultimo sia di tutti insegna: Se uno vuol essere e 11 servitore di tutti. Il pi grande il pi piccolo; U pi potente deve servire ti pi debole. Chi si esalta sar
degli

uomiru non che

11

terrore della secondit.


il

umiliato;

chi

si

imiilia sar esaltato.

La vanit un'altra scabbia universale Che avvelena anche il bene che fanno perch
quel poco bene
il

degli uomini.

quasi sempre

lo

fanno soltanto per esser veduti. Fanno


il

male

di

nascosto e

bene in piazza. Ges comanda tutto

il

contrario.

Che

la

tua sinistra non sappia quel che fa

ANTINATURA
la

121

tua destra. Quando vuoi pregare chiuditi in camera non stare a picctiiarti il petto sulle cantonate, in mezzo alla gente. Se digiuni non comparire per la strada scarruffato e tetro per far sapere che fai pemtenza ma
ungiti
i

capelli e mostrati

aDegro in viso come gh

altri

giorni.

Non

fare
fai

il il

ma quando
credere che
L' istinto

male mai, n in pubblico n in segreto, bene nasconditi perch non abbiano a


per esser iodato.
la

lo

fai

di

conservare
:

vita

il

pi

forte

tra

quanti

ci

comandano
ci

gliaccheria che

costi

non v' infamia, crudelt e viquando si tratta di salvare que-

sta po' di polvere animata.

Ma

chi vuol salvar la sua vita,

ammonisce Ges, la perder Perch non vita quella che


rinunzia
chiude.

e chi
i

la

perde

la

salver.

pi chiamano vita e chi


la

all'anima

perde

anche

carne

che

la

rin-

Ognuno
ci

di

noi

vuol giudicare
al

fratelli

giudicando
pi buoni,
:

sembra d'essere
giusti
:

disopra dei

giudicati,

pi

siamo

cosi.

Accusare come dire Noi non Difatti son sempre i gobbi i primi a denuninnocenti.
le spalle

ziare chi

ha

un

po' curve.

Ma Ges

grida

Non

giudicate e non sarete giudicati, non condannate e non sarete condannati, perdonate e vi sar perdonato.

vanta d'esser veramente uomo, cio e saputa, persona di peso e di rispetto, che tutto conosce e di tutto pu ragionare e
si

Ciascun

uomo

persona grave,
sentenziare.
lesoo
;

matura

Un

discorso troppo sincero detto fandul-

un semplice chiamato, con disprezzo, bambino. Ma quando i discepoli gli domandarono chi il pia grande nel regno dei deli, Ges rispose lo vi dico in verit che, se non mutate e non diventate come bambini, non entrerete nel Regno dd Cieli . L'uomo serio, il devoto, il puro, il fariseo, sfugge
:

122

ANTINATURA

pi che pu la compagnia dei peccatori, dei caduti, dei

contaminati e non accetta alla sua tavola che giusti come par d'essere a lui. Ma Ges annunzia senza stancarsi
i

ch'
e

venuto a cercare
i

peccatori e

non
i

giusti,

cattivi

non

buoni, e non

si

vergogna
farsi

di stendersi

a cena in

casa dei pubblicani e di


tute. Chi pulito
rotti

ungere

piedi dalle prosti-

non deve

davvero non pu esser corrotto dai corlasciarli morire nel loro marciume per
ciascuno
altri

paura
s'

d' insudiciarsi.

L'avarizia degli uomini tanto grande che

ingegna quanto pu
poco.

di

prender molto dagli


d'avere
:

e di

render

Tutti

cercan

gli

elogi

della
del-

liberalit

non

sono che

una

camuffatura
:

onesta
dare

l'accattonaggio.
ricevere.

Ma Ges
odia
la

afferma

Meglio

che
coi

Ognun
quali
vive.
ci

di noi
Si

maggior parte degli uomini


di
noi,
si

odiano perch hanno pi


perch son

perch

non
si

danno tutto quello che


di noi,

vorrebbe, perch non


infine per-

curano

diversi da noi,
i

ch esistono. Arriviamo a odiare


quelh che
gli

nostri

amici,
di

anche

ci

hanno fatto

il

bene.
di

E Ges

ordina

amare
che
cri-

uomini, di amarli
odiano.

tutti,

amare anche

quelli

Chi non osserva questo


stiano.

comando non pu

dirsi

Anche

s'

pronto a morire

ma non ama

chi l'uc-

cide non ha diritto di chiamarsi cristiano.

Perch l'amore di noi


nostro odio per
gli

stessi, origine

altri,

prima e ultima del compendia tutte l'aftre propengli

sioni e passioni. Chi


altri gi tutto

vince l'amor di s e l'odio verso

mutato
e
la

resto conseguenza e

denvai

zione naturale.
mici

I/odio verso s stessi e l'amoie per


fine

ne-

pn nei pio

del

Cristianesimo.
ieroce,

La pi

grande vittoria sull'uomo antico,

aeco

e bruto

ANTINATURA
questa
e
nessiui 'altra.

123

Gli

uomini

non

potranno

rina-

scere nella felicit della pace finch non


quelli

ameranno anche

che

li

offendono.
sulla

Amare

nemici l'unica via per-

ch non

resti

terra

neanche un nemico.

PRIMA DELL'AMORE

I rifiutatori di Cristo, che hanno troppe ragioni per dovrebbero rinnegare s stessi interi e non accettarlo vedere quanto guadagnerebbero al cambio e sanno non han troppa paura di perdere perch tengono a quella

eh' spazzatura e a loro par magnificenza


di Cristo, per scusarsi di

rifiutatori

non

seguirlo,

da un pezzo, una ragione di pi, non ha detto nulla di nuovo. Le sue parole
in Oriente e in Occidente,
secoli

hanno cavato fuori, una ragione o dotta


si
1'

ritrovano

prima;

ha rubate

o le ripete senza sapere che non gli appartengono. Se non ha detto nulla di nuovo non grande quanto si va dicendo;
ranti

se

non grande non va ascoltato;

da ignori-

ammirarlo, da mentecatti ubbidirlo, da scemi

spettarlo.

Intanto codesti lucumonl della genealogia ideale non

dicono se

son da prendere

Ges, vecchie o nuove che siano, da buttar via; intanto non osan pretendere che il riconsacrare colla morte una verit grande, una verit dimenticata e non praticata, sia lo stesso che nulla intanto non guardano bene se tra 1* idee di
le

idee di
.o

Ges e

l'altre

pi antiche

ci

sia

vera identit di senso

non piuttosto semplice assonanza e lontana intanto, per non sbagliare, non somiglianza di parole accettano la legge di Ges n quelle dei pretesi maee di spirito o
;

stri

di

Ges e seguitano a viver

tranquilli

la

lor

vita

PRIMA DELL'AMORE
porca come
se
1'

125

Evangelo non fosse indirizzato anche


la

loro.

C
;

stato
si

un tempo, dopo

promulgazione della
dello

Legge, che

amavano

tra loro quelli

stesso san-

gue e i cittadini della stessa citt si tolleravano finch uno non facesse male all'altro; per gh stranieri, se non erano ospiti, non c'era che odio e sterminio. Dentro la famiglia un po' d'amore; dentro la Polis un'approssimativa giustizia;
inestinguibile.

fuor delle

mura

e dei

termini odio

levarono allora, a distanza di secoh, voci che chie-

devano un po' d'amore anche per i prossimi, per quelli che non eran della stessa casa ma della stessa nazione che chiedevano un po' di giustizia anche per gh stranieri, per gh stessi nemici. Sarebbe stato un progresso mirabile.

Ma

quelle voci eran tanto rade, fioche, lontane non furon sentite e se furon sentite non furono ascoltate.

prima di Cristo un savio della Cina, un libro, il Kie-siang-ngai, per dire che gU uomini si dovrebbero amare. Diceva Il Savio che vuol mighorare il mondo pu migUorarlo soltanto se conosce con certezza l'origine dei disordini ; se non la sa non pu mighorarlo.... Perch nascono i disordini ? Nascono perch non d s'ama gU uni cogli altri. G' impiegati e i figUoli non hanno il rispetto filiale per 1
Quattro
secoli

Me-ti,

scrisse

tutto

principi e

genitori;

fglioh

amano
ai
stessi

stessi

ma non
i

amano
propria.
fratelli
i il

genitori
I

e fanno torto

genitori

per l'utilit

fratelli

minori
i

maggiori;

aman se sudditi aman


il

ma non amano
il

s stessi e

non amano
figlio;
il

loro principi....
fratello pi
i

padre non ha indulgenza per


fratello pi piccolo;

grande per
Il

principe
il

per
.

sudditi.

padre

ama

s stesso e

non ama

figlio

e fa del

male

al fgUo

per vantaggio proprio.... Cos, sotto

126
il

PRIMA dell'amore
i

Cielo,
e

briganti

amano
il

la loro casa e
le

non amano

vi-

cini

perci saccheggiano
I ladri

case altrui per riempire la

non amano gli uobene del loro corpo. Se i ladri considerassero i corpi degli altri uomini come corpo chi ruberebbe ? i ladri sparirebbero.... Se Il loro
propria
loro corpo e
il

amano

mini e perci rubano

agli

uomini per

si

giungesse al reciproco amore universale


azzufferebbero,
le
i

si

famiglie
principi,
i

gli stati non non sarebbero turbate, i

ladri sparirebbero,

sudditi,

i
il

genitori e

fi-

gh sarebbero rispettosi e indulgenti e


migliorato
.

mondo

sarebbe

Per Me-ti l'amore


nevolenza fatta
di

o,

per meglio tradurre, una be-

rispetto e d' indulgenza


i

la calce

che deve tener pi legati

un rimedio contro i mali della convivenza: una panacea sociale. Ricambia le offese colla gentilezza , suggerisce, timidamente, il misterioso Lao-tse. Ma la cortesia prudenza o mitezza, non amore. D suo contemporaneo, il vecchio Confucio, insegnava una dottrina che, secondo il suo discepolo Tseng-tse,
cittadini e lo stato.

consisteva

nella

rettitudine
stessi,
il

del
a

cuore
,

e
si

dell'amare
badi, e
noi

il

prossimo come noi

li

prossimo

non
fi-

U
e

lontano

l'estraneo,
di noi

nemico.

Come
al

stessi

non

pi

stessi.

Confucio predicava l'amor

buon andamento dei regni, ma non pensava a condannare l'odio. Negh stessi L u n - y u dove si leggono le parole di
liale e la

benevolenza generale, necessaria

Tseng-tse,
tico

troviamo quest'altre
il

riprese dal
:

pi

an-

testo confuciano,

umano capace di di odiare uomini come si conviene


sto e

Il

hi o amare e
-

Solo l'uomo giu-

gli

suo contempxDraneo
uomini, per tutti

Gautama raccomand l'amore


g\i

per

gli

uomini, anche

ui misera-

PRIMA DELL'AMORE
bili

127
s

e disprezzati.

Ma

lo stesso
gli

amore

deve avere pei


gli

gli

ammali, per
che

minimi tra

animali, per tutti

es-

seri viventi.

non

Nel Buddismo l'amore dell'uomo per l'uomo un eserdzio salutare per la sradicazione totale
s,

primo e pi forte sostegno dell'esistenza. il dolore e per sopprimere il dolore non vede altra via che annegare le anime personali nell'amma universale, nel nirvana, nel nulla. Il buddista non ama il fratello per amor del fratello ma per
dell'amor di

D Budda

vuol sopprimere

amor

di s stesso, cio per scansare

il

dolore, per soprafIl

fare l'egoismo, per avviarsi all'annullamento.

suo amore

universale gelido e interessato, egoista: una forma dell'

indifferenza stoica tanto al dolore

come

alla gioia.

In Egitto ogni cadavere portava con s nel sepolcro

una copia

del

Libro dei morti,


stato giusto e

apologia preven-

tiva dell'anima dinanzi al tribunale di Osiride.

loda s stesso
:

Il morto ha dato perfino a chi aveva o Io non ho affamato nessuno bisogno Non ho fatto Non ho ammazzato Non ho ordinato l'omipiangere
;
! ! !

cidio a

suno
gio

I...

vestiti
.

Non ho commesso frodi contro nesho dato pane all'affamato, acqua all'assetato, all'ignudo; una barca a chi s'era fermato in viagtradimento
I

sacrifici

agli

dei

banchetti funebri ai morti

la giustizia

e ci

son

le

opere di misericordia
?
i

l'avranno fatte davvero


tanto

e tutti
l'amore,

ma non

ci

trovi

meno l'amore per


gli
I

nemici.

Se vogliamo sapere
iscri-

come

Egiziani trattassero

nemici leggiamo una


:

zione del gran re Pepi


in pace
shaitu.
gli
:

Mirir

Questo esercito and


disfece
:

entr,

come

gli

piacque, nel paese degli Hiri:

Questo esercito and in pace


ficaie

il

paese de-

Hirushaitu. Quest'esercito and in pace


loro
e le vigne.

tagli tutte
:

le

Questo esercito and in pace

dette fuoco a tutie le loro case. Questo esercito

and

in

128

PRIMA deli/amore
:

pace

massacr
in pace:

loro soldati a miriadi.


i

Questo esercito

and
si

port via

loro uomini, le

donne e

bam-

bini in

gran numero e

di questo, pi
.

che d'ogni altra cosa,

rallegr

Sua Santit

Anche Zarathustra lasci una Legge agli Irani. Quelegge comanda ai devoti di Ahura Mazd di esser buoni coi loro compagni di fede daranno un vestito agli ignudi e non rifiuteranno il pane al lavoratore affamato. Siamo sempre alla carit materiale verso quelli che ci appartengono e d servono e son vicini. Di amore non si ragiona stato detto che Ges non ha aggiunto nulla alla Legge mosaica e che ha ripetuto soltanto, con pi enfasi, i vecchi comandamenti. Occhio per occhio, dente per dente, mano per mano, piede per piede, scottatura per
sta
:

scottatura, ferita per ferita, contusione per contusione,...


cos para
poli
1

Mos neh' Esodo",

Tu

divorerai tutti

po-

quali dal Signore Dio tuo sran dati in tuo potere.

s' impietosisca sopra di essi il tuo occhi o.... Cosi sta scritto del Deutero nomio.
.

Non

Ancora un passo e siamo all'amore a Non farai torto e non affliggerai il forestiero; perocch voi ancora toste non fastranieri nella terra di Egitto . E un principio rai male allo straniero in memoria del tempo che fosti anche tu straniero. Ma lo straniero che vive fra noi non il nemico e il non fargli torto non significa fargli del bene. L' E s o d o ordina di non affliggerlo; il D e uteronomio pi generoso: a Se un forestiero abita nel vostro paese, e fa sua dimora tra voi, non lo rimpro:

verate

ma
noi

sia tra voi


stessi....
si
.

come
uno

abita tra voi e


dei vostri,

come se tra voi fosse nato e amatelo Sempre il forestiero, il forestiero che fa vostro concittadino e diventa come

amico vostro.

PRIMA DELL'AMORE
Nello stesso libro leggiamo
e non conservar la memoria
:

129
cercar la vendetta

Non

dell'

ingiuria

dei

tuoi
Siam

concittadini.
il

un

altro passo innanzi:

non fare

male a

chi

ti

offende, purch sia della tua nazione.


al

giunti,

se

non

perdono, alla dimenticanza generosa,

bench riservata ai prossimi soli. Amerai l'amico come te


cio
chi
il il

stesso.

L'amico,

prossimo,

il

concittadino, chi t'


?

fratello di razza,

pu giovarti. Ma il nemico nemico Se incontri il bue


:

C' qualcosa anche per


del tuo nemico,
lui.

o l'asino
lungo

che sia scappato


colui che
ti

riconducigli a
il

Se vedrai l'asino di
di

odia cadere sotto a


lui

peso non tirerai


.

ma

giudei

per rialzarlo O gran bont dei Sarebbe cos dolce cacciare il duco pi lontano perch il padrone durasse pi fatica a ritrovarlo
darai

mano

antiqui!

quando s'incontra per la strada il ciuco cascato in terra sotto la soma spropositata sarebbe pur bello ghignar tra la barba e passare innanzi! Ma il cuore del vecchio Ebreo non fino a questo punto impietrito. Animale troppo prezioso l'asimo in quei posti e in quei tempi.

Non

si

campa

senza almeno una


ciuca;

duca

nella stalla.

ognuno ha una

l'amico e

il

nemico;

e oggi scappata la tua e

domam
bestie,

Non ci vendichiamo sulle anche se il padrone una bestia. Perch se di costui son nemico anch'egli nemico mio. DiamogU un buon esempio, un esempio, si spera, profittevole. Rimepotrebbe fuggir
la mia.

niamogli

il

duco a
quel che

casa;

tere a posto la bardella e in bilico la soma.


agli
altri
gli

diamogh una mano per rimetFacdanx)


faranno,
si

altri

spera,

per noi.

momento, sopra gH orecchi e la groppa del duco, deponiamo, misericordiosi, ogni cattivo pensiero. un po' troppo poco. Il vecchio Ebreo ha fatto gi un tremendo sforzo sopra s stesso curandosi della bein quel
li

Sto)ia di Crhio,

130
stia del suo

PRIMA dell'amore
nemico.

Ma

Salmi, in compenso,
i

ri

suonano
li

a ogni pie sospinto d' improperi contro


vocazioni violente al Signore perch
strugga,
il
a
li

nemici e d' indi-

perseguiti e

Sul capo di quelli che


delle loro labbra
!

danno

accesi;

sian

precipitati

nel

mi attorniano ripiombi Cadan ioro addosso carboni fuoco, in abissi donde non

pi.... Improvvisa mina li colga e dian neUa rete che hanno tesa; nella fossa che hanno scavata minino in perdizione! Allora l'anima mia gioir nell'Eter-

possano risorgere

no
di

In

un mondo

cosiffatto giusto che Saul

si

stupisca

non essere ucciso dal suo nemico David e che Giobbe si vanti di non aver esultato per la sventura del nemico. Soltanto nei tardivi Proverb troviamo qualche '^rola che promette quelle di Ges: a Non dire: io render il male; aspetta il Signore ed egli ti salver o. Il nemico deve avere il gastigo ma da mani pi potenti delle tue. a Se Per l'anonimo moralista arriva fino alla carit colui che ti odia ha fame dagli da mangiar del pane ; un progresso e se ha sete dagii da bere dell'acqua . la misericordia non si ferma al bue ma si estende anche ai padrone. Ma da queste timide massime, nascoste in un angolo delle scritture, non potevan certo sgorgare le meraviglie d'amore del Discorso sulla Montagna. Ma c', aggiungono, Hillel: il rabbino Hillel, il grande Hillel maestro di Gamaliele, Hillel Hababli o Babilonese. Questo celebre Fariseo viveva im po' prima di Ges e Insegnava, dicono, le stesse cose che dopo ha insegnato Ges. Era un Giudeo liberale, un Fariseo ragionevole, un Rabbino intelligente: ma Cristiano perch ? Ha detto, a Non fare agh altri ci che a te non s, queste parole: piace: questa tutta la legge, il resto non che com:

mento

Son parole

belle,

per un maestro dell'antica legge,

PRIMA DELI/AMORE

I3I

ma
Non
altri

quanto
dice:
(e
i

distanti,

ancora, da quelle del rovesciatore


precetto

dell'antica

legge!
fai
il

Il

negativo:

non

fare.

tadini,

bene a chi ti fa male. Ma: non fare agli questi altri sono di certo i compagni, i concitfamiliari, gli amici) quello che tu sentiresti come
blando divieto di nuocere
Difatti
i

male.

un

non un

comando

assoluto di amare!
i

discendenti di Hillel furono

Talmudisti che impantanarono la Legge nella palude


della casuistica;
i
i

magna

discendenti di Ges furono


loro martoriatori.

Martiri che benedivano

Anche
sciato

Filone, ebreo alessandrino, metafisico platoneg-

giante, d'una ventina d'anni pi vecchio di Ges, ha la-

un

trattatello
il

sull'amore

degli
le

uomini.
sue specuHillel,
li-

Ma
un

Filone, con tutto

suo talento e tutte

lazioni

mistiche e messianiche,

sempre, come

teorista,

uomo

di

penna, di calamaio, di studio, di

bri, di sistemi, di concetti, d'astrazioni, di classificazioni.

La sua

stratega dialettica mette in

campo

migliaia di

parole in ordine di parata

ma non
il

sa trovare la parola

che consuma in un attimo


nisce
i

passato, la parola che riu-

cuori

ha saputo
Possibil

dire e non

Ha

parlato dell'amore pi di Cristo

avrebbe saputo

capire

ma non
quello

che Cristo disse


vute, non

ai suoi ignoranti

amici sul Monte.

SI

mai che in Grecia, vena dove tutti han betrovi anche l'amore dei nemici ? In Grecia,
i

dicon volentieri
la Cina

pagaiieggianti, osteggiatori
,

della

su-

perstizione palestinese
rito

e'

tutto.

Per

le

cose dello spi-

dell'Occidente,

madre

d'ogni invenzione

Neil 'A

muove
vano
la

dinanzi

Sofocle ii famoso Odisseo si comnemico ridotto in miserabile stato. Instessa Athena, la saviezza ellenica impersonata
i

a e e di
al

nella sacra civetta, gli

ricorda che

il

pi piacevoi nso

132
rider dei

PRIMA dell'amore
nemic
d.

Ma

Ulisse non persuaso,

Io lo

compiango, bench mi sia nemico, perch lo vedo cosi sventurato, legato a una cattiva sorte. E guardandolo penso a me stesso. Perch vedo che non siamo altro che
fantasmi, ed

ombre l^gere

noi tutti che viviamo

...

Non
.

giusto far male a un uomo, se muore, anche se l'odiavi

Mi pare che siamo ancora distanti. L'astuto Ulisse non tanto astuto che non si veggano motivi del suo intenerimento innaturale. Compiange il nemico perch pensa a s, che potrebbe capitare altrettanto male, e gli perdona perch lo vede in male arnese e morente.
i

Uno
tore,
s'

pi saggio di UUsse,

il

figliuolo di Sofronisco sculil

proposto, fra tanti altri, anche

problema

del

come deve
1

contenersi

il

giusto^ verso

nemici.

Ma

leggendo

testi

si

scoprono, con meraviglia, due Socrati di parer

contrario.

Socrate di Senofonte accetta francamente


Gli

U sentimento comune.
i

amici

vanno

trattati
i

bene e
nemici,

nemici malissimo. Anzi meglio prevenirli,

nei far

male

a Cherecrate suoi nemici trattancolui che previene doli male e i suoi amici servendoli . Ma il Socrate di Platone non accetta l'opinione corrente, a Non si deve, dice
i

sembra uomo

della

maggior lode

dice

a Critone, rendere a nessuno ingiustizia per ingiustizia,

male per male, qualunque


vuto
.

sia

l'

ingiuria

che abbi

rice-

lo

stesso

afferma nella
i

Repubblica
non

ag-

giungendo, in appoggio, che

cattivi,

per la vendetta,

non diventan
Socrate
dell'amore.
il

migliori.

Ma

quel che regna nella testa di


giustizia,
il

pensiero
In

della

sentimento
il

nessun caso l'uomo


s,

giusto

deve fare

male, per rispetto a


il

nemico.
Platone,

Il

cattivo deve punirsi


i

badiamo, non per affezione verso da s o altrimenti lo


giudici
infernali.

puniranno,
di

dopo morte,
Aristotele,

Lo

scolaro

torner tranquillamente alla vec-

PRIMA DELL'AM( RE
chia idea,
a II

I33

a Nicoraaco
al

non

risentirsi delle offese

dir
.

nell'

Etica

da uomo
e'

vile e

schiavo

In Grecia, dunque,

poco

da scoprire che faccia


che
ii

caso degli scovatori di precedenti cristiani.

Ma

rifiutatori di Ges, per far credere

Cristia-

nesimo esisteva prima


Seneca.
gnori

di Cristo,

hanno trovato un
palazzi
dei
del

rivale
:

a Ges anche a Roma, negh


Seneca,
del bel
il

stessi

Cesare

direttor di coscienza

giovin

si-

mondo

nello stoicismo riformato;


ii

l'ansto-

cratico
degli

astratto
il

che non

commuove mai
i

sulle

pene
le

umih;
si

proprietario che sprezza le ncchezze e

tiene strette;

che afferma l'eguaglianza tra


serve di schiavi;
l'

Uben

e gU

schiavi e

ingegnoso no tomista di

casi, di scrupoli, di

mah,

di vizi effettivi e di virt

vaghegSe-

giate;
stolta

colui che incanal la vecchia dottrina di Cris.ppo,

ma hmpida,

verso l'estuario del preziosismo;

neca morale sarebbe stato, senza saperlo, cristiano negh


anni
stessi della vita di Cristo.

Perch, frugando nelle sue


la

troppe opere,
trovato che
offese
B

e
til

molte furono scritte dopo


al

Ges, che Seneca aspett a suicidarsi fino


saggio non
si

vendica

ma

hanno 65 dimentica le
il

morte

di

e che

per imitare gU Dei bisogna far bene anche


il

agli Ingrati,

perch
i

sole sj^ende

anche
t

sui cattivi e

mare sopporta
rere
i

corsari

e perfino che

bisogna soccor-

nemici con amica

del filosofo

non

il

sere beneficenza
11

ma

fanseo,

il

filosofo

mano a. Ma la < dimenticanza 1 perdono ; e il soccorso > pu esnon amore. Un superbo, lo stoico, orgoglioso della sua filosofia, U giua

sto

soddisfatto

della
i

sua giustizia,

possono
e

dlsprezzare

le offese dei

piccoli,

morsi degli avversari e possono andi d

che degnarsi, per spocchia l'ammirazione dei popoli,


affamato

magnanimit
porgere un

guadagnarsi
al

pane

nemicxj
della

per umiliarlo pi

duramente

dall'altezza

134
loro perfezione.

PRIMA DELL AMORE

Ma

quel pane fu cotto col lievito della

vanit e quell'amica

mano non avrebbe saputo

asciugare

una lacnma

D
per
il

una ferita. mondo antico non conosce l'Amore. Conosce


e

nettare

la

passione per la donna, Tamicizia per l'amico, la giustizia


cittadino, l'ospitalit per
i

il

forestiero.

Ma non

co;

nosce l'Amore. Zeus protegge


di carne,

pellegiini e gli stranieri

a c batte alla porta del greco non sar negato un pezzo

una
gi'

ta.zza di

sano e

il

letto.

I
i

poveri saranno

ricoverati,

infermi

saranno

assistiti,

piangenti

sa-

ranno con belle parole consolati.


nosceranno l'Amore, l'amore che
l'amore per la bassa gente

Ma

gli

antichi
e

non co-

soffre

s'abbandona,
per la
;

l'amore per tutti quelli che softrono e sono abbandonati,


per la povera gente,

gente discacciata,
l'amore per
tutti,

calpestata,

maledetta,

abbandonata

l'amore che non fa differenze fra cittafilo-

dino e stramero, tra bello e brutto, tra delinquente e


sofo, tra fratello e nemico.

Nell'ultimo canto dell'

Iliade

un piangente, un padre che bacia


del

pi terribile nemico, di
e da pochi giorni
il
il

vediamo un vecchio, mano d'un Nemico, quello che gh ha ucciso i fila

glioli

tgliolo

pi caro. Priamo, l'an-

tico re,

capo della citt profanata, il padrone di molte ricchezze, il padre di cinquanta figlioU, inginocchiato ai piedi d'Achille, il pi grande eroe e il pi grande infelice tra
i

Greci,

il

figlio

d'una Dea del mare,


II

il

vendica-

tore di Patroclo, l'uccisore di Ettore

capo bianco del

vecchio inginocchiato

si

china dinanzi alla giovinezza fiera

del vittoiioso. E Priamo piange il figliolo ammazzato, il pi forte, il pi bello, il pi amato dei suoi cinquanta Anche tu, dice figlioli e bacia la mano che glie l'uccise iH'ucasoie, hai un padre canuto, cadente, lontano, indifeso.

PRIMA DELL AMORE


In

I35
il

nome

dell'amore di tuo padre rendimi almeno


tigliolo.
il

cada-

vere dei

Achille,

feroce,

il

forsennato,

il

massacratore Achille,
si
il

scosta dolcemente U supplicante e

mette

a piangere.
il

tutti e

due

nemici,
figlio

il

vinto e

vincitore,

padre
il

che non ha pi
dre,
il

il

figlio
il

che non rivedr pi

pa-

Vecchio tutto bianco e

Giovine dai biondi capelli

rasati, tutti e

affratellati dal dolore. Gli altri, intorno,

stupefatti.

due piangono insieme, per la pnma volta guardano muti e Noi stessi, dopo trenta secoli, non possiamo
d'essere scossi

fare a

meno
Il

Ma
l'amore.

nel bacio di

da quel pianto. Priamo non c' il perdono, non

c'

umiha ai piedi di Achille perch, solo e nemico, vuol ottenere una grazia difficile e fuor dell'usanze. Se un Dio non l'avesse ispirato non si sarebbe mosso da Ilio. E Achille non piange su Ettore morto, su Priamo
si

Re

lagrimante, sul potente che s' dovuto umiliare, sul nemico

che ha dovuto baciare


perduto, su Patroclo a

la
lui

mano omicida Piange


caro su tutt
gli

sull'amico

uomini, su Peieo

abbandonato a
cer

Ftia, sul padre che


i

mai pi non riabbrac-

perch sa che
al

suoi giovani giorni son contati.


figlio

E
per

rende

padre

il

corpo del

quel

corpo che

tanti giorni

ha strascicato nella polvere

perch Zeus

vuol che sia reso, non gi perch la sua fame di

vendetta
:

sia placata. Ciascuno de' due piange sopra s medesimo


il

bacio di Priamo una dura necessit

la

restituzione

di Achille

obbedienza

agli

Dei.

Nei pi nobile mondo


di-

eroico

dell'antichit

non c' posto per l'amore che


il

strugge l'odio e piglia

posto deil'odio, per l'amore pi


pi ardente,

forte della forza dell'odio,

pi implacabile,

pi fedele; per l'amore che non


dei

male

perch

il

male

obho dei male ma amore una sventura per chi io com-

136

PRIMA dell'amore

mette pi che per noi


nemici

noD

c' posto

per l'amore dei

Di qnesto amore nessuno parl prima


d quelli
ctie

di
si

Ges: nessuno

parlarono dell'amore.
al

st'amore fino

Discorso
la

Non sulla

conobbe quesua novit pi

montagna
la

QO^

la

grandezza e
la

novit di Ges:

grande,

sua grandezza eternamente nuova, anche per


intesa,

nuova perch non

non imitata, non ubbidita:

infim burnente eterna

come

la verit.

AMATE

Voi avete udito che fu detto


e

Ama
;

il

tuo prossimo
i

odia

il

tuo nemico.

Ma

io vi

vi dico

Amate
vi

vostri ne-

aaia,
quelli

benedite quelli che

maledicono, fate del bene a


fanno torto,
perseguitano.

che v'odiano, pregate per quelli che


v\

che

oltraggiano,

che

vi

Affinch siate

unitatori del Padre vostro che ne' deli;

poich Egli fa

levare

il

suo sole sopra

malvagi
ingiusti.

sopra

buoni

e fa pio-

vere sui giusti e sugli

Perch,

se

amate

quelli
i

amano, che merito ne avete ? Non fanno anche pubbhcani lo stesso ? E se fate accoglienza soltanto al vostn fratelli, che fate di singolare ? Non fanno anche i pagam adtrettanto ? Voi dunque siate perfetti com' perfetto Il Padre vostro celeste . Poche parole, nude, piane, senza filosofa ma sono la' magna carta della nuova razza, della terza razza non ancor nata. La prima fu quella delle Bestie senza Legge
che
vi
:

il

suo

nome

fu guerra;
e la

la

seconda dei Barbari dirozla

zati dalla

Legge

sua pi alta perfezione fu

Giusti-

che dura ancora e la Giustizia non ha ancora vinto la Guerra e la Legge non ha ancora finito
zia ed la razza
di soppiantare la
degli

Bestialit.

La

terza dev'esser la razza

non soltanto Giusti ma Santi, non somiglianti alle Bestie ma a Dio. L' idea di Ges una sola, questa sola: trasformare gli Uomim da Bestie in Santi per mezzo dell'Amore. Circe

Uomini

veri,

13
la

AMATE
la consorte satanica delle belle mitologie,

maga,

con-

vertiva

gli

eroi

in bestie per
l'anticirce,

mezzo

del

piacere.

Ges

l'antisatana,

colui

che salva dall'animalit


piacere.

con una forza pi potente de

Non
a tutti

ci

vuol meno, per dar

mano a

quest'opera, che

gii ammali appena sbestiati e agli uomini sbozzati sembra disperata, del ricorso all' imitazione d' Iddio. Per

approssimarsi alla Santit bisogna mirare alla Divinit.


Siate
santi

perch Dio santo.

Siate

perfetti

perch

Dio perfetto.
Quest'appello non suona nuovo
Disse Satana nel giardino:
ai
al

cuore dell'uomo.
Dei. Disse

Sarete

come

Jahv

suoi giudici:

Siate Dei, siate giusti


si

dio.

Ma

ora non

tratta d'esser

com' giusto Idsapienti come Iddio


;

non basta neppure esser giusti alla pari d* Iddio. Iddio


tato,

non pi soltanto sapienza e giustizia. Iddio divencon Ges, Padre nostro: diventato Amore. La sua terra d il pane e i fiori anche all'omicida; chi lo bestemmia vede ogni mattino, svegliandosi, lo stesso rifulle

gente sole che riscalda

mam

giunte di quelli che pre-

gan nel campo. D Padre ama d'eguale amore chi l'abbandona e chi lo ricerca, chi l'ubbidisce nella sua casa e chi lo vomita assieme al vino Pu essere attristato, un Padre/ pu soffrire, pu piangere ma nessun malvagio

sau capacf di farlo diventar simile a

lui,

nessuno
Iddio
la

lo in-

durr alla vendetta.

noi

che siamo tanto


alla
fine,

ai

disotto

d'

creature
forza
di

condannate
ture inferiori
d'essere coi

che abbiamo

appena

ricordare l'altrieri

sappiamo il domani, noi creae sciagurate, non abbiamo tanti pi motivi


e non
di

fratelli
l'

miseria

come Dio
del

con noi

Iddio
stro

ipostasi

suprema

nostro ideale, del no-

voler essere.

Lisciarlo solo, allontanarsi

da

lui,

non

AMATE

139

essere come noi lo preghiamo d'esser con noi, non forse allontanarsi dalla nostra unica destinazione, rendere im-

perpetuamente, disperatamente irraggiungibile, quella felicit per la quale siamo fatti, per la quale crediamo di vivere, ch' nostra, immaginata da noi, sopossibile,

gnata da

noi,

voluta,
le

cercata,

invocata,

invano

perse?

seguita in tutte

false felicit

che non sono

d' Iddio

U nous

Soyons des le permet pour l'imitation de sa saintet . Chi ricuser d'esser simile a Dio, d'essere con Dio

Dieux grida Bossuet soyons

des Dieux,

Dii estis. La
e la stringe

divinit in noi; la bestialit la fascia


corteccia che ritarda la nostra

come una mala


non vorr

crescenza. Chi

Dio ? Siete davvero contenti, uomini, d'essere uomini, uomini come oggi siete, mezzi uomini, mezze bestie, centauri senza gagharda,
esser

sirene senza dolcezze,


di capri
?

demoni con musi

di fauni

e piedi

Siete cos soddisfatti della vostra

starda e imperfetta, della


nata,

umanit bainfreappena animalit vostra


?

dalla vostra santit soltanto desiderata

Vi pare

com' oggi, sia cos cara, contenta, beata che non si debba nulla tentare perch non sia pii cos, perch sia tutta diversa, opposta a questa, pi simile a quella che da millenni immaginiamo nel futuro e nel cielo? Non si potrebbe di questa vita tare un'altra vita, mutare questo mondo in un
che
la

vita degli

uomini

come

ieri

hi,

mondo

pi divino,

far

discendere,
?

alla

line,

il

cielo,

la

legge del aelo, sulla terra

Questa nuova

il

vita,

questo

mondo

terreno

ma

celeste,

Regno

dei Cieli.

perch

biamo
Il

incielare,

indiare,

il Regno venga noi dobtrasumanare noi stessi; diven-

tare simili a Dio;

imitare Iddio.

segreto della imitazione d' Iddio l'Amore, la va

celta delia trasumanazione l'Amore, l'amore

dell'uomo

140

AMATE

per l'uomo, l'amore dell'amico e del nemico. Se quest'amore


impossibile la nostra salvezza impossibile.

S' repu-

gnante segno che


nostre speranze di

repugna

la felicit.

S' assurdo le

redenzione non sono che assurdit.

L'amore per
zia.

nemici alla ragion

comune sembra paz-

Vuol dire che


1

la nostra salute nella pazzia.

per
dire

nemici rassomiglia all'odio

L'amore per noi medesimi. Vuol


solo

che

arriveremo- alla
stessi.

beatitudine

patto

di

odiare noi

deve far terrore al punto a cui slam giunti. s' consumato tutte l'esperienze. Non diremo che il tempo c' mancato per tutte le prove che abbiamo voluto tentare. Da settimane di millenni noi stiamo, sulla terra, provando e riprovando. Abbiamo sp>erimentato la ferocia e il sangue ha chiamato sangue. Abbiamo sperimentato la volutt e la volutt d ha lasdato in bocca odore di mardume e un'arsione pi spasimesa. Abbiamo sforzato il corpo nei pi rafl&nati e perversi piacen finch non n siamo trovati, logori e tristi, sopra un letto di stabbio. Abbiamo sperimentato la Legge e non abbiamo ubbidito la Legge e l'abbiamo cambiata e l'abbiamo ancora disubbidita e la Giustizia non ha saziato il nostro cuore. Abbiamo sperimentato la Ragione,
Nulla
s'
ci

Che

provato tutto,

abbiamo

fatto

conti del creato,

numerato
le vive, le le

le stelle,

de-

scritte le piante, le cose

morte e

gate insieme coi


sfigurate
le

fili

leggen dei concetti,

abbiamo leabbiamo tra-

nd

vapori magici delle

metafisiche, e alla fine

cose eran sempre quelle, eternamente le stesse, e non


i
i

bastavano e non si potevano rinnovare, e numeri non calmavano la nostra fame e

nomi e
pi

'

saggi

hanno finito con attediate confessioni d' ignoranza, x^bbiamo sperimentato l'Arte e la nostra impotenza ha tatto disperare pi toni, perch l'Assoluto non sta nelle forme.
i

AMATE
Il

T41
lavorata non

Diverso trabocca

dall'

Unico, la Materia

ferma I' Efl&raero. Abbiamo sperimentato la Ricchezza e siamo trovati pi poveri; la Forza e ci siamo svegliati pi deboli. In nessuna cosa l'anima nostra s' quietata ;
il

a nessun'ombra
riposo;

nostro corpo disteso ha gustato

il

suo

il

cuore, sempre cercante, sempre disilluso,

pi vecchio, pi stracco, pi vuoto perch in nessun bene

ha trovato

la

sua Pace, in nessun piacere


la

la

sua Gioia,

in nessuna conquista la sua Felicit.

Ges

propone

sua esperienza, l'ultima. L'espe-

rienza dell'Amore. Quella che nessuno ha fatto, o pochi

hanno tentata

e per pochi

momenti

della

loro vita.

La
soia

pi ardua, la pi contraria al nostro istinto

ma

la

che possa mantenere quel che promette.

L'uomo quale esce dalla natura non pensa che a s, non ama che s. Riesce, a poco a poco, con indidbill ma lenti sforzi, ad amare per qualche tempo la sua donna, ad amare i suoi figli, a sopportare i suoi complid di
cacda, di assassinio e amico;
di

guerra.

Pu amare,

di rado,

un

pi fadlmente pu odiare chi l'ama; non


chi l'odia.

vuol

amare

Ed
I)er
i

proprio per questo che


rifare

nemid. Per

Ges comanda l'amore l'uomo intero, per creare un uonw


il

nuovo, bisogna estirpare


vecchio.
stragi, le miserie del

centro pi tenace dell'uonao


le

Dall'amore di s nascono tutte

sventure, le

mondo Per domare


questo
alla

l'antico
s

Adamo,
l'amore

bisogna
per

strappargli

amore

di

sostituirgli

l'amore pi contrario
i

sua

natura

presente:

tale sublime assurdit

nemid. La trasformazione totale dell'uomo una che d si pu arrivare soltanto per una strada assurda. Un' impresa straordinaria, innaturale e pazza che pu ottenersi soltanto con una pazzia innaturale e straordinaria.

142

AMATE
Finora l'uomo

ama
del

se stesso e odia chi l'odia;

l'uomo

futuro,

l'abitatore
chi l'odia.

amare

Regno, deve odiare se stesso e Amare il prossimo come se stesso una

formula

insufficiente,

smo. Poich chi

ama
per

mente gh
Soltanto

altri e si

una concessione all'universale egoise stesso non pu amare perfettatrova per forza in conflitto con altri.
noi
stessi

l'odio
ci

risolutivo.

Perch

ci

amiamo,

ammiriamo, ci accarezziamo troppo. Per superare questo cieco amore bene vedere il nostro nulla,
la nostra bassezza, la nostra infamia. L'odio di se stesso

umilt,

dunque
soltanto

principio
gli

di

ravvedimento

perfedei

zione.
Cieli

E
Noi
ci

umili

entreranno nel

Regno

perch loro
ci

soli

sentono quanta lunga strada h segli altri perch il nostro a torto, non servito abbastanza

para.

adiriamo contro
offeso

caro io

sembra

dagli altri;

ciampo
s t r

uccidiamo il fratello perch ci sembra un inbene nostro; rubiamo per amore del noo corpo; fornichiamo per dar piacere al nostro corpo
al
;

r invidia, madre di rivalit, di contrasti, di guerre, il dolore che un altro abbia pi di noi, quello che non ab-

biamo
di

noi;

l'orgoglio

l'ostentazione
altri, di
altri.

della

nostra ceraltri,
reli-

tezza di esser da pi degli

avere pi degli
le

contare e sapere pi degli

Tutti quelli che

gioni, le morali, le leggi

origine in questo

chiaman peccati, vizi, delitti, amore per noi stessi, nell'odio per gli
i

hanno
altri

che nasce da questo unico, solitario e disordinato amore. Che diritto abbiamo di odiare nostri nemici se anche
noi Siam caduti
cito odiarli
nella stessa colpa per la quale ci par lel'odio
?

cio

Che diritto abbiamo di odiarli anche se hanno commesso qualche male, anche se li crediamo perversi, quando noi stessi, il pi delle volte, abbiamo commessi gli stessi mail e siamo impeciati delle medesime perversit ?

AMATE
Che
nostra
diritto
la

143
se,

abbiamo

di

odiarli

quasi

sempre,

li

responsabilit del loro odio, siamo noi che


forzati,

abbiamo

cogli errori infiniti del


?
il

mostruoso amor

di noi stessi,

a odiarci

chi odia infelice,

risarcimento di quel

soffrire

primo a soffrire. Almen per di cui siam tanto spesso la

causa vera, prossima o lontana, dobbiamo rispondere coll'amore a quell'odio, con la dolcezza a quell'acerbit.

D nostro nemico anche il nostro salvatore. Dobbiamo essere ogni giorno riconoscenti ai nemici. Loro soh vedono chiaro e dicono senza fintaggini quel che v' di
brutto e d' ignobile in noi. Ci richiamano
'

al

vero esser

nostro;
rale,

ridestano la coscienza della nostra povert

principio essenziale della seconda nascita.

a loro

l'amore. anche per questa riconoscenza Perch il nostro nemico ha bisogno d'amore e proci

moDobbiamo

prio del nostro amore. Chi

sua gioia e

il

suo pagamento.

ama ha Non ha

gi in se stesso la

bisogno del nostro

contraccambio.
lice
:

Ma

chi odia infehce, odia perch infe-

uno sfogo amaro della sua pena. Di questa abbiamo la nostra parte di colpa. E anche se crediamo di non averla, per imprudente fidanza in noi stessi, coli 'amore dobbiamo attutare l' infelicit di colui che odia,
l'odio

pena

alleggerire
vertire

il

suo male, pacificarlo, renderlo migUore, con-

anche lui alla beatitudine dell'amore. Amandolo lo conosceremo meglio conoscendolo meglio l'ameremo ancora di pi Ben si ama soltanto quel che si conosce ;
;

l'amore

fa trasparente chi s'ama. Se ameremo il nostro nemico la sua anima ci sar pi chiara e quanto pi penetreremo in lui tanto pi scopriremo che ha diritto alla nostra piet, al nostro amore. Perch ogni nemico un
fratello

non conosciuto;
;

si

odia,

spesso,

quelb a cui

si

somiglia

qualcosa di noi

stessi,

Ignoto forse a noi stessi

144

nel nostro

AMATE
nemico ed
il

la causa, talvolta, della nostra

nemico purifichiamo nella conoscenza il nostro spirito e portiamo il suo verso l'alto. Da un odio che divide pu nascere una luce che libera. Dal pessimo de' mali il massimo dei beni. Per questo Ges ordina l' inversione nei rapporti fra 0i uomini. Quando l'uomo amer quel che oggi odia e odier quel che oggi ama, l'uomo sar un altro, la vita
inimicizia.

Amando

l'opposto di questa vita.

se la vita di oggi fatta di

mali

e disperazioni

quella nuova,

essendo

il

stio

reciso

contrario, sar tutta bont e consolazioni.


la

La

felicit,

per

prima volta, sar nostra; il regno dei Cieli cominder sulla terra. Ritroveremo per l'eternit il Paradiso. Che fu perduto p>erch i primi uomini vollero sapere la distinzione del bene e del male Ma per l'amore assoluto, eguale a quello del Padre, non c' pi bene n male. D male sormontato, distrutto dal bene. Il Paradiso era l'amore, l'amore fra Dio e l' uomo, tra 1' uomo e la
donna. Sar, l'amore di ogni
il

uomo
il

per tutti

gli

uomini,

nuovo Paradiso

Terrestre,

Paradiso

riconquistato.

Cristo, in questo senso, colui

che riconduce

Adamo

alle

porte del Giardino e


abitarlo per
I

g'

insegna come pu rientrarvi e

sempre

discendenti di
le

Adamo non
e

ripetuto

sue parole

non

uomini, per la sordit del loro


pi infernale. Finch
sopportabili che negli

hanno creduto; hanno hanno seguite e gli cuore, gemono ancora in un


gli
l'
;

Inferno Terrestre che di secolo in secolo va diventando


i

tormenti saranno cos atroci e instessi


i

dannati nascer improvviso


ribelli,
i

l'odio per l'odio; finch

moribondi

nella

frenesia

della disperazione, giungeranno ad amare

loro carnefici.
la

Allora

della gran tenebra dolorosa,

sorger finalmente

casta

splendidezza d'una miracolosa primavera

PADRE NOSTRO

GH
segrete
dai

Apostoli chiesero a Ges una Preghiera.


loro,

Aveva detto a

a tutti, di far

preghiere corte e

Ma

aon
preti

tiepidi

contentavano di quelle raccomandate libreschi del Tempio. Volevano una presi

ghiera loro
quelli

propria, che fosse

come

il

riconoscimento di
la

che segui van Ges.

Ges, sulla

Montagna, insegn per

prima volta
del

il

Padre Nostro.
gliato.

la sola

preghiera che Ges abbia consi-

Una

delle pi
s'

semphci preghiere
letteratura,

mondo

La
Dio.

pi profonda che

inalzi dalle case dell'uomo e di

Una

preghiera senza
se

senza teologia,

senza

baldanza

e senza servilit.
il

La

pi bella di tutte.
semplice

Ma
della

Padre nostro
secolare

non

tutti l'in-

tendono.
male,

La

ripetizione,

meccanica

rif)etizione

lingua e dei labbri, la ripetizione millenaria, forrituale,

disattenta, indifferente, ne ha fatto quasi


il

una collana
e familiare.

di sillabe delle quali s' perso

senso primo

Rileggendolo oggi, parola per parola,

come

nuovo, come se fosse venuto sott'occloo la prima volta, esso perde quel suo carattere di banant rituale e si rinvergina nel suo primo significato. Padre nostro: dunque siamo vennti da te, e ci ami come figlioli da te non avremo alcun male. Che sei nei Cieli in quel che si contrappone
teste
:

un

alla

Terra, nella sfera opposta alla Materia,


12

dunque

nello

intona di Cristo,

146
Spirito, e

PADRE NOSTRO
anche in quella parte minima eppure eterna
il
colle

dello Spirito ch' l'anima nostra.

Sia santificato
biamo soltanto adorarti
te, sei

parole

tuo Nome. Non dobma esser degni di

avvicinarsi a

te,

con pi forte amore. Perch tu non


il

pi

il

vendicatore,

Signore delle Battaglie

ma

il

Padre che insegna

la beatitudine nella pace.


il

Venga
Regno
dello

il

tuo Regno:
e dell'Amore,

Regno

dei

Cieli,

11

Spirito

quello dell'Evangelo.

Sia fatta la tua volont in Cielo


in

Terra:

la

tua legge

di

Bont

e di
tutto

Perfezione
l'universo

domini

nello Spirito e nella

Materia in

visibile e invisibile.

Dacci oggi diano, perch la


necessario
dello

il

nostro
ha
tutti
i

pane
giorni

quoti-

materia del nostro corpo, sostegno


bisogno d'un

spirito,

po' di materia per mantenersi. Non ti chiediamo ricchezze, ingombro pernicioso, ma soltanto quel poco che ci permetta di vivere, per diventare pi degni della vita promessa. Non di solo pane vive l'uomo ma senza questo pezzo di pane l'anima, che vive nel corpo, non si potrebbe neppur nutrire dell'altre cose pi preziose dei pane.

noi

ai Perdonaci perch noi perdoniamo

Rimetti a noi li rimettiamo

nostri debiti come nostri debitori.


agli
altri.
ci

Tu

sei

il

no-

potremo mai sdebitare. Ma pensa che a noi, per la nostra malata natura, costa assai pi condonare un debito solo a uno solo dei nostri debitori che a te non costi cassare il ricordo di tutto quanto ti dobbiamo. Non c'indurre in tentazione. Siamo
stro eterno ed infinito creditore;

non

deboli, ancora invescati nella carnalit, in questo

mondo
le

che a momenti par cos bello e

ci

chiama a tutte

mol-

PADRE NOSTRO
lezze dell' infedelt.

I47

Aiutaci perch la nostra mutazione


la

non

sia

troppo difl&coltosa e combattuta e

nostra en-

trata nel

Regno non

soffra dilazioni.

Liberaci dal male. Tu


sei

che

sei

nel Cielo,

che
irri-

Spirito,

ed hai potere sul Male, sulla Materia


essa

ducibile e ostile che da ogni parte ci attornia, e svincolarsi

ogni

momento da

non

facile,

tu,

avversano
In

di

Satana,

negazione della

Materia,

aiutaci.

questa

vittoria sul Male Male che sempre ripullula perch non sar vinto davvero che quando tutti l'avranno
sul

vinto

sta la nostra grandezza

ma

questa vittoria deci-

meno lontana se ci soccorri colla tua alleanza. Con questa domanda d'aiuto finisce il Padre Nostro Dove non trovi la piaggieria stucchevole delle
siva sar

preghiere orientali,

filastrocche

d'elogi

e d' iperboli

che

sembrano inventate da un cane che adora coH'anima sua canina il padrone perch gli permette d'esistere e di mangiare. E non trovi la querula, lagnosa, supplicazione
del salmista che chiede a
l

Dio

tutti
si

soccorsi, e pi spesso

lamenta se la raccolta non andata bene, se i concittadini non lo rispettano, e Invoca piaghe e saette contro i nemici che non sa vincer da s. Una lode Qui l'unico elogio la parola Padre ch' un obbligo, un'attestazione di amore. A questo Padre non si chiede che un po' di pane pronti a guadagnarlo col lavoro perch anche l'annunzio del Regno un lavoro necessario e si chiede, in pi, quello stesso perdono che accordiamo ai nostri nemici; infine una vatemporali che
gli

spirituali, e

lida protezione per


tutti,

combattere

il

Male, nemico

comune

di

opaca muraglia che e' impedisce Regno. il Padre Nostro non orgoglioso ma neanche s'abbassa. Parla a suo Padre con l'accento intimo e
l'entrata nel

Chi dice

148

PADRE NOSTRO

placido della confidenza, quasi da pari a pari


del suo

di

sicuro

amore

e sa che
i

il

padre non abbisogna

lunghi

discorsi per conoscere suoi desideri D Padre vostro avverte Ges sa di che coa avete bisogno, prima che

glielo chiediate

Anche

la

pi bella di tutte
ci

le

preghiere

la rimemorazione quotidiana di quanto

manca per

diventare simili a Dio

OPERE POTENTI
KJJ

dopo avere intimata la nuova Legge dell'Imitascese dalla Montagna. Non si pu stare sempre sulle montagne Appena saliti in vetta alla montagna siamo destinati a discenderne. Condannati a discenderne. Necessanamente, inappellabilmente o,bbligati a discenderne Ogni salita un impegno della discesa Una promessa di tornare al basso. Un compromesso di nabbassamento L'ascensione {>agata colla discesa scontata, espiata, compensata colla
Gesi

zione d'Iddio

discesa.

La

tristezza del

discendere

il

prezzo pattuito

La volutt della salita un'anticipato risarcimento per la malincoma della discesa


della gioia del salire

Chi ha da parlare deve farsi udire:

se parla

sempre
freddo,

cime pochi restano con lui per quelli che non son tutti fuoco
sulle

sulle

cime

ta

e a pochi

arnva

la sua

voce.

Chi venuto per dare non pu pretender

che gh uomini
'

polmoni deboli, cuon stracchi, gambe


alto,

snervate
a petto.

lo

seguano in
cercarli
fin

Deve

nelle

pianure,

arrancando su per l'erte nelle case dove si

accovano: abbassarsi
Gesi,

a loro per inalzarli.

perch la Buona Notizia sia da tutti saputa,


i

non bastano troppo alti discorsi detti sulle montagne. Sa che occorrono parole meno generali, parole che
sa che

somigliano di pi

al

fatto,

parole immagini, parole rac-

150

OPERE POTENTI

conti, parole che siano quasi fatti.

sa che

non bastano

neppure queste parole. D popolo semplice, rozzo, grosso, il popolo minuto che segue Ges composto di uomini che vivono nelle cose materiali, di uomini che arrivano e con tanta
lentezza, con tanta faticai

alle cose spirituali


i

soltanto

attraverso le prove materiali,

segni,

simboli materiali.
la

Non

capiscono una verit spirituale senza

sua incar-

nazione materiale, senza U suo incorporamento e rivesti-

mento materiale. Senza una testimonianza, una riprova, una controprova materiale. Un'immagine sensibile h pu istradare verso la rivelazione morale; un prodigio la
conferma d'una verit nuova, d'una missione contestata.

La predicazione
rismi

non bastava a quelle immaginative orientali. Ges ricorse al meravigUoso e alla poesia. Fece Miracoli
e parl in Parabole.
I

che procede per assiomi

afo-

Miracoh che raccontano gU Evangelisti sono

stati,

per moltissimi moderni, la prima ragione di lasciar Ges


e r Evangelo.
colo

Non possono

credere

al

Miracolo;

il

Mira-

non cape

ne' loro cerebri nngrinziti:

gelo mentisce e se mentisce in tanti luoghi

dunque l'Evannon gli si pu


risuscitato
lore.

credere neanche nel resto. Ges non pu aver


i

morti

eigo

le

sue parole non hanno nessim va

male perch dottrina pu dar valore soltanto una ai miracoh ma l miracoli non provano sempre le dottrine danno ai Miracoli un peso e un significato molto maggiore di quello che Ges non abbia loro concesso. Quattro Evangeh si sarebbero avSe avessero letto visti che Ges spess.o riluttante a far miracoli. Che si scansa quando chiamato a farli; che non
Quelli che ragionano cosi
e ragionan

d una supienia impoitaiiza a questo suo divino potere

OPERE POTENTI

I5I

Rifiuta Ogni volta che trova una giusta ragione per


rifiutare.

Se insistono dopo

la

sua repulsa cede per pre-

miare
la

la fede dei

dolorosi che chiedono.

Ma

per

s,

per

non far miracoli mai. Non vuol farli nel deserto per levarsi Satana dinanzi non li fa a Nazareth quando vogUono ammazzarlo, n al Gethsemaoi quando vengono per arrestarlo, n sulla Croce quando lo sfidano a salvarsi. Il suo potere soltanto per gU altri, per il bene dei suoi fratelli mortali. Son tanti a chiedergfi un segno, un segno del cielo, un segno che faccia persuasi gU increduli che la sua pasua salvezza,

Questa malvagia e adultera gele sar dato tranne il segno del Profeta Giona . Qual' questo segno ? GU Evangehsti, che scrivono dopo la Resurrezione, intendono che Giona, uscito il terzo giorno dal ventre della
rola parola di verit.

nerazione chiede un segno e nessuno segno

balena,
sepolcro.

la figura di

Ges che

escir

11

terzo giorno dal

Ma

il

seguito del discorso dimostra che


1 1

Ges
con-

intendeva anche un'altra cosa.


nel giorno del giudizio

Niniviti risorgeranno
la

con questa ger erazione e


si

danneranno
da pi
di

ed ecco qui v' un ch' Giona! Ninive non chiese prodigi: la parola sola la convert. Coloro che non si convertono colla sola predicazione di Ges che annunzia verit infinitamente pi grandi di Giona sono al disotto dei Niniviti,

perch essi predicazione di Giona;

ravvidero alla

degli idolatri,, dei

barbari.

Non dovete
racoli

credermi soltanto

perch

ma
i

dovete ricordare che la fede

fetta se conquistata senza

miracoh

pu compiere
alla verit,
:

pi

faccio mialta e per-

a n

che
li

miracoli. I cuori indurati, chiusi


il

non

converte neanche
i

pi

grande miracolo

Se non

ascoltano Mos e

profeti

non

si

lasceranno persuadere

152

OPERE POTENTI

neppure da un morto resuscitato . Le citt dove ha compiuto i maggion prodigi l'hanno abbandonato, Guai a te, Corazinl Guai a te Betsaidal Perch se in Tiro e
e

Sidone fossero state fatte


fatte in

le

potenti opere che sono state

mezzo a voi, si sarebbero gi da lungo tempo pentite, prendendo il cilicio e la cenere , Tutti posson fare prodigi che sembran miracoli, anche i ciurmatori stregoni. A tempo suo un Simone faceva
miracob in Samana anche i discepoli dei Farisei ne facevano. Ma non saranno contati. Non bastano miracoli per entrare nel regno. Molti mi diranno in quel
; i

giorno

non abbiam noi profetato in nome tuo e in nome tuo cacciato i demoni, e fatte in nome tuo molte opere potenti ? E io allora dir loro
:

Signore,

Signore

apertamente: Io non
VOI
tutti
i

vi

conobbi mai; andatevene da me,


basta
te,

operatori d'iniquit. Non


demom
di
la

cacciare

se

non
di

hai

cacciato quello ch' in

demomo
coli

superbia e

cupidigia.
altri

Anche dopo
Si

sua morte verranno


falsi

a far mira-^
profeti,

leveranno de'

cristi

de' falsi

faranno gran segm e prodigi da sedurre, se fosse possibile,

anche

gli

eletti

Vi ho messi in guardia

non
il

creFi-

dete a quei segni e a quei prodigi finch non verr


gliuolo
la

dell'Uomo

miracoli dei

falsi profeti

non provano
quant'era
resistere

venta

dei loro discorsi.


si

Per tutte queste ragioni Ges


possibile,

asteneva

dai

Miracoh

ma
il

non poteva
la

sempre

alle richieste dei

doghosi e talvolta

sua piet non aspetdi

tava

le

domande. Perch

Miracolo potenza

tede e

grande era la fede dei chiedenti Ma spesso, non appena compiuta la guangione. raccomandava ai graziati il segreto,
a

Va

non

dirlo a

nessuno

OPERE POTENTI

I53

Coloro che non ascoltano la verit di Cristo perch

sono
la

scandalizzati

dai

Miracoli

dovrebbero rammentare
:

Tommaso Beato chi ha visto ed ha creduto ma pi beati coloro che non hanno visto eppure hanno creduto .
protonda parola che rivolse a
I

Di tre cose non possono fare a


il

meno

gli

uomini.

sono

Pane,

la

Salute e la Speranza.

stronfiando, imprecando non hanno almen quelle tre chiamano a fretta la morte. Perch la vita diventa allora simile alla morte. una morte col soffrire in pivi Una morte, aggravata peggiorata, inasprita, senza neanche la pacificazione dell' msensibiht. La fame il consiunio del

Senza quell'aJtre riescono

a vivere

Ma

se

corpo;

il

dolore fa odiare

il

corpo; la disperazione

il

non aspettarsi pi un megho, un solUevo, un


leva

refri/^erio

ogm

sapore a tutto. Ogni ragion d'essere e ogni

ragione d'agire.
uccidersi

chi

non s'ammazza perch


il

anche

un

fare.

Chi vuol tirare gh uomin: a s deve dare


Salute e
la

Pane, la

Speranza

Deve

sfamarli, guarirh e creare la

fede in una vita pi bella

Ges ha dato questa fede. A quelli che lo seguivano nei deserti e sui monti ha distribuito il pane materiale e il pane spirituale. Non ha voluto trasformare le pietre In pani ma ha fatto s che i pani veri bastassero alle migliaia. E le pietre che gh uomini avevano in petto 1' ha mutate in cuori che amano E non ha respinto gl'infermi. -Ges non un tormentator di se stesso, un flagellante. Non crede che il dolore sia necessario per vincere il male. Il male male e
va
cacciato,
alla

ma

anche

il

dolore male.
i

Bastano,
;

per

arrivare

vera salute,

dolori

dell'anima

perch

154

OPERE POTENTI
patire,

deve

anticlii

senza necessit, anche il corpo ? Gli Ebrei vedevano nella malattia soltanto un gastigo i
:

Cristian

soprattutto un aiuto alla conversione.

Ma Ges non crede alla vendetta sugli innocenti e non aspetta dai cruciamenti, dall 'ulceri o dai cilizi la vera salvezza. Date al corpo quel eh ' del corpo e all'anima quel ch' dell'anima. Non gh dispiace star disteso intorno alla tavola cordiale della cena; non rifiuta chi gli mesce il vin vecchio e non respinge le donne che gh versano profumi sui capelh e sui piedi. Ges pu star digiuno pi giorni; pu contentarsi d'un orcello di pane e di mezzo pesce arrostito e pu dormire in terra, col capo sopra un sasso. Ma non cerca, finch non fatalmente irrimandabile, la stenta, la fame, il patimento. La salute per lui un bene e son bem accettabih, quando nessun altro ne soffre, anche il piacere innocente di un desinare cogh amici, un biccliier di vino bevuto in compagnia, la fragranza d'un vaso di nardo.

Se un malato gh s'accosta venuto per negare la vita va a cercale apposta


ciare
il

lo

guarisce.

Ges non

ma

per affermarla. Per affer-

mare, per instaurare una vita pi perfetta e fehce.


i

Non

malati

La sua missione

di cac-

dolore spirituale, di

portare la gioia spirituale.

Ma

se strada facendo gli avviene di cacciare

anche

do-

lori carnali, di

calmare un tormento
mostra,
pi
la

di restituire,

insieme

alla salute
rifiutarsi.

dell'anima,
Si
il

anche quella del corpo, non pu


delle
volte,

ritroso

perch
e

l'arte

sua non quella;

sua mira pi in su;

non

vorrebbe apjmrire agh occhi del

mondo un
che
i

fattucchiere

giramondo o

il

Messia

mondano
il

pi

aspettano.

Ma
che

infme, siccome vuol vincere


lo

male

e vi sono
i

uomini
suo

sanno capace

di

vincere

tutti

mali, U

amore

sforzato a scacciare

anche

quelli del corpo.

OPERE POTENTI

155
sani,
i

Quando per
figuriti, orridi

le

vie calpestate dai


i

gli

si

fanno
stra-

incontro, a treccie di dieci,

lebbrosi,

repellenti,

lebbrosi, e vede quella bianca tiunidezza,


le

le

squamature attraverso

casacche sbrindellate, e quella


pelle

pelle chiazzata, macolata, screpolata, la


e

ringrinzita

rugosa che sforma la bocca

affoga

gli

occhi, gonfia le

mani; miseri spettn soffrenti, che tutti scansano, separati da tutti, che fanno schifo a tutti, ed grazia se hanno un po' di pane, una scodella per l'acqua, il tetto d'iuia
topaia per nascondersi, e a fatica spiccan
labbri
enfiati
le

parole dai

e bollosi, e chiedono a lui, che


lui,

sanno po-

tente di parole e d'opere, a


disperazioni,
la

ultima speranza di quelle


il

salute,

la

guarigione,

prodigio,

come

potrebbe Ges scansarsi come gli al+ri, non ascoltarli ? E gli epilettici che si torcono nella polvere della terra, col viro contratto in uno spasimo immobile, colla bava
alla

bocca;
cani

gli

ossessi

che ululano tra

sepolcri in roi

vina,

sinistri,

notturni,

inconsolati;

paralitici,
soffrire,

tronchi che sentono quel tanto che basta a

cae

daveri abitati da un'anima incarcerata e supplicante;


i

dechi,

gli

notte,

spaventosi ciechi rinchiusi dalla nascita nella anticipazione del nero sotterra - incespicanti

feHd che vanno dove vogliono andare, i ciechi esterrefatti, che vanno a cap'alto cogli occhi fissi, come se la luce dovesse giungere dal fondo dell' infinito,
in

mezzo

ai

e per loro

il

mondo non
i il

che una gradazione di durezze


bruciore.

tentate colle mani:


sole

ciechi eternamente sohtari che del

non sanno che


?

tepore e

il

Come potrebbe Ges


serie
la
Il

risponder di

suo amore,

ire

sorpassa la

no a quelle micomune piet quanto

sua natura trascende quella umana, non pu respinle

gere

implorazioni che

commoverebbero anche un pamute.

gano. Toccanti, anche quando son

LA RISPOSTA_A_GIO VANNI

Ges, guarisce
l'

ma
a

non ha nulla
a misteri

dello

stregone o del-

esorcista.

Non

ricorre a tetragrammi, a incantazioni,


veli,

peritacoli, a fumi,

Non chiama

in aiuto

Superi n

forte,

g' Inferi Gli basta una parola, un gndo una dolce voce, una carezza. Basta la sua volont

e la fede di colui

che chiede

A
ti

tutti
la

domanda

Credi

tu

ch'io possa far questo?


:

E quando

guarigione av-

venuta
Il

Vai,

la

tua fede
la

ha guarito

Miracolo, per Ges, la confluenza di due volont


il

buone;
di chi

contatto vivo tra

fede di chi agisce e la fede

La collaborazione di due forze. Un combaciamento, una convergenza di certezze salvatrici.


agito.
e Perch vi dico in verit che, se aveste tanta fede quanto un chicco di senapa potreste dire a questo monte Par>sa di qui e l, e passerebbe; e niente vi sarebbe impossibile.... Se aveste tanta fede quanto un chicco di sequesto potreste dire a moro: Sbarbati trapinnapa e tati nel mare, e vi ubbiderebbe . Coloro che non hanno fede, neanche per la millesima parte d'un seme di senapa, giurano che questo potere nessuno l'ha e che Ges un
:

impostore.
Negli
role
I

Evangeli
n a
,

Miracoli
8
,

son chiamati con tre pa;

Du
i

me

forze

e r a t
chi

meraviglie

e ni e

regni.

Son segni per

rammenta gh antestimonio.

ouuzi messianici; meraviglie per chi u'

Ma

LA RISPOSTA A GIOVANNI
per Ges e In Ges non sono che
potenti,

I57

balenamenti
di

vittoriosi

e 1 s opere d'un potere sovrumano.


,

u n a

Le guarigioni
samente
terra.
di

Ges hanno un doppio carattere. Non

sono soltanto guarigioni di corpi


nare perch

ma

di spiriti.

preci-

quelle infermit spirituah che Ges vuol sail

Regno

dei Cieli si possa

fondar anche sulla


natura du-

La maggior parte
plice e
si

delle

malattie hanno

prestano in

modo

singolare alla metafora.

guarisce monchi, storpi, febbrosi, un idropico, una

Ges donna
del

che perdeva
l'orecchio
di

il

sangue. Guarisce anche una ferita di spada,

Malco tagliato

da

Pietro

nella

notte

Gethsemani,
a chi
ti
i

ma

soltanto perch la sua Legge

fa

male

fai

bene

sia osservata fino all'ultimo.

Ma
l'antica

guariti da

Ges sono, quasi sempre, Indemoniati,


Ciechi,
i

Paralitici,

Lebbrosi,

Sordomuti.
:

Indemoniati

parola per

malati di mente
alla
i

anche
dei

il

profesSi

sore

Aristotele

credeva

possessione

demom.

credeva che gh Ossessi,


rici

Lunatici,

gh Epilettici, gl'Iste-

fossero invasi

da
che
e

spiriti

maligni.

Le contraddittorie
casi,

e spesso verbali spiegazioni moderne di questi mali non

infirmano
tali

il

fatto

Demoniaci, in molti
e

son

in

senso

vero

proprio.

A
quell'

Ges codesta interpretazione dotta


si

popolare delle
mirabile per
affezioch'egli

malattie dello spirito

prestava in

modo

insegnamento allegorico e allusivo

nava.

Egh voleva fondare


Cacciare

il
i

quello di Satana.

Regno d' Iddio e spiantare demoni rientrava nella sua


Fra
le in-

missione.

Non gh premeva

distinguere tra quello ch'era

disordine colpevole o vera possessione maligna

fermit corporali e quelle spirituali c' un parallefismo consacrato dal linguaggio e che ha il suo fondamento in
afi&nit
effettive.
Il

Fuiioso

l'Epilettico,

l'Infingardo

158
e
Paralitico,

LA RISPOSTA A GIOVANNI

il

l'Immondo
la verit,
il
il

il

Lebbroso,

il

Cieco e chi

non sa vedere
la

Sordo e chi non vuol ascoltare


Resuscitato.

verit,

il

Salvato e

Quando
scepoli
se

Giovanni, chiuso in prigione,

mand due

di-

perch chiedessero a Ges s'era lui l'aspettato dovevano aspettarne un'altro, Ges rispose loro: Andate a riferire a Giovanni quel che udite e vedete: i ciechi recuperano la vista e gli zoppi camminano: i lebbrosi son mondati e i sordi odono; i morti risuscitano e l'Evangelo annunziato ai poveri , Ges non separa l'Evangelo dalle guarigioni miracolose. Sono opere dello stesso ordine: egli vuol dire, con quella risposta, che ha guacorpi perch le anime sian meglio disposte a ricever rito
i

l'Evangelo.
Quelli che non vedevan la luce del sole ora vedono anche quella della verit; quelli che non udivano neppur le parole degli uomini ora ascoltano anche quella d'Iddio; quelli ch'eran posseduti da Satana son liberati da Sa-

tana;
ciulli;

quelh ch'eran marci e piagosi son puri come fan-

queUi che non potevan muoversi, impediti e rat-

tratti,

camminano

dietro

ai

miei

pssi;

quelli

ch'eran

morti alla vita dell'anima son risorti a una mia parola


e
i

poveri,

ricchi.

dopo la Buona Novella, son pi ncchi dei Ecco le mie credenziali, le mie lettere di legitti-

mazione.
Ges, medico e liberatore, non quello che i suol moderni nemici vogliono, in pessima fede, immaginarsi per rindorare, contro l'ascetica, la comoda pagamt. il
Dio,

dicono, dei

malati,

dei

deboli,
servi.

dei

sudici,

dei

miric-

serabili,

Ges

degh impotenti, dei un dono di salute, di


di

Ma
di

tutta l'opera di

forza,
ai

purezza,
per

di

chezza,

libert.
ai

Ma

si

accosta

malati

cacciare

la (nalattia,

deboli per hberarli dalla fiacchezza, ai su-

LA RISPOSTA A GIOVANNI
dici

159

per lavarli, agli schiavi per liberarli.

Non ama
1'

gl'inla

fermi solo perch infermi;

ama,

alla pai

degli antichi,

salute e l'ama talmente che vuol ridarla a chi

ha

per-

duta.

Ges
vita,
d'

il

profeta della
vita

felicit,

il

mallevadore
I

della

una

pi

degna d'esser vissuta.

Miracoli

non sono

altro che caparre della sua promessa.

TALITHA QUMI

morti
al

risuscitano

uno

dei segni

che devono
sorella,

bastare

Battezzatore prigioniero
disse
:

Alla

buona

a
;

Marta operosa,

Io son la risurrezione e la vita

chi\inque crede in me, quand'anche fosse morto, vivr


e cliiunque vive e crede in
surrizione

me aon morr mai


;

La Re-

una rinascita nella fede l' immortalit delpermanente parole l'afiermazione di questa fede Le l'evaugelista Giovanni sono una parabola astratta, quasi veologica, che rimanda a un'esperienza rigorosamente in

dividuale.

Ma
oimenti

gli

Evangelisti conoscono tre resurrezioni, avvenarrati coli 'apparato sobrio

storici,

ma
:

esplicito

Ges ha risuscitato tn; morti un giouna bambina e un amico. Stavi. t)er entrare a Nain la bella . accovata sopra un monticello a poche miglia d?i Nazareth e ingiovane un trasporto Portavano al 11 contr sepolcro tgholo d'una vedova Costei aveva perso lo sposo poco l'era nmasto questo figholo, solo ora tempo innan;^ portava a sotterrare anche lui. Ges vide la madre che andava fra le doime piangendo con quel pianto attonito e rattenuto delie madri, che costerna. Aveva al mondo due uomini soli che le volevano bene; era morto il primo, secondo, uno dopo l'altro; tutti e due spaera morto riti Restava sola, una donna sola, senza un uomo Senza
del testimoniale.

vinetto,

il

tALittA

Qiun

l6l

marito,
sollievo

sen^a
(aver

figliolo,

senza un aiuto, un appoggio,


sfogare,
!)

un

qualcuno da potersi

da potergli

raccontare, almeno da piangere insieme

Sparito l'amore

memoria

della giovent,

declinante. Finiti tutti e

spanto l'amore speranza dell'et due quei poveri, semplici amori.


figlio;

Un

marito pu consolare del


lo

un

figliolo

pensare

sposo.

Almeno uno
di

le

fosse rimasto

pu comOra il
!

suo viso non sar baciato mai pi.

Ges ebbe piet come un'accusa.

quella

madre. Quel pianto era

Non

piangere, disse.
Il

S'accost al cataletto, e lo tocc.

giovane
I

vi

gia-

ceva disteso, involtato nel lenzuolo,

ma

col viso scoperto,

composto
chet.

nel

lividore ansioso

dei

morti,

portatori

si
si

fermarono. Tutti tacquero. Anche la madre riscossa,

Giovanetto,
di

ti

dico,

levati su

Dico a

te.

Non

pi
si

tempo
:

giacere;
I

tu dormi tranquillo e tua

madre

dispera
il

alzati

figliolo,

ubbidiente,
a

si

lev a sedere suUa bara e


lo

cominci a parlare,
rese

Ges

rese

alla

madre

>.

Lo

perch oramai era suo. L'aveva ripreso daUa man morte per lestituirlo a chi non poteva vivere senza di lui. Perch una madre smettesse di piangere. Un altro giorno, tornando da Gadara, gli si gett ai I piedi un padre. La sua tglioiina unica stava per mor rire. L'uomo si chiamava Giairo e bench fosse dei capi
della
della sinagoga
S'

credeva in Ges.

incamminarono insieme. A mezza strada si fec innanzi un servo di Giairo. La tua figliola morta, ormai inutile che tu conduca il Maestro. Ma Ges non crede aUa morte ! Non temete, dice al

r
e.

solo abbi fede


-torta
'li

sar

saiva.

Cristo.

l62
Arrivano a casa.

tALItHA QUMl
Fuori c'eran dei suonatori
e
altri

che facevan rumore. Dentro donne e famiglian.

Andate

via.

Non

piangete.

Perch

la

fanciulla

non

morta

ma dorme
i

e presa la

Entr nella stanza, con tre discepoli soli e manina dell'addormentata grid
:

genitori,

E
per
anni.
di
la

Talith

subito la

qum Fanciulla, alzati bambina si lev e si mise


1 !

camminar
do dia

camera,

perch,

aggiunge

Marco,

aveva

Ma
I

era cos debole e

smunta dopo

tutti quei giorni

Ges comand che le dessero subito da mangiare. Non era uno spirito visibile, uno spettro. Ma un corpo vivo, che s'era svegliato un po' stanco, pei una nuova giornata, dopo sogni d febbre. Lazzaro e Ges si amavano. Pi d'una volta Ges aveva mangiato nella sua casa di Betania, con lui e le

male

sorelle.

Ora un giorno Lazzaro si ammal e lo mandarono a dire a Ges, E Ges rispose Questa malattia non finir colia morte. E si trattenne ancora due
:

giorni.

Ma

il

terzo giorno disse

ai

discepoli

Lazzaro,

il

nostro

amico,

s'

addormentato,

vado
si

svegliarlo.
Era vicino a Betania quando Marta gh
contro,
fece
in-

quasi a rimproverarlo

morto

Se tu
I

fossi

stato

qua mio

fratello

non

sarebbe

morto

poco dopo sopraggiunse anche Maria Se tu fossi stato qua mio fratello
1

non

sarebbe

non perQuel ripetuto rimprovero commosse Ges ch temesse d'esser giunto troppo tardi ma peich io
rattristava, sempre, la poca fede de' pi cari.

tALITHA QUMl

163

E
gendo

Dove
gli

l'avete
:

messo

dissero
la

Vieni a vedere.
lo

prima volta che


le pietra.

E Ges pianse e pian* s'avvedon piangere

vi al sepolcro.

Levate
la

Marta,

massaia, la donna della pratica e del con-

creto, interloqu.

Signore, puzza gi, ch' di quattro giorni


le

E
cora

Ma Ges non
Levate

dette ascolto.

la pietra.

La

pietra fu

tolta e Ges, fatta


al
cielo,

con viso alzato

s'accost alla buca e

una breve preghiera chiam a

gran voce l'amico


Lazzaro, vieni fuori
I

Lazzaro usc dalla buca, inciampicando, perch an-

le

mani e

piedi eran nelle fasce e

il

viso era coperto

dalla pezzuola.

Scioglietelo e lasciatelo andare.


tutti

e quattro, seguiti dai

Dodici e da un codazzo

di

Giudei stralunati dallo stupore,


di

tornarono a casa. Gli


alla

occhi

Lazzaro

si

riaccostumarono

luce

piedi

camminavano, bench indoliti, e si toccava le mani. E la rapida Marta ammanni la cena megho che fu possibile in quella confusione, dopo quattro giorm di lutto, e il Risorto mangi colle sorelle e gli amia. Maria appena metteva alla bocca il boccone da quanto guardava il vincitor della morte che, rasciugato il viso, spezzava il suo pane e beveva il suo vino come se quel giorno tosse
simile a tutti gh
altri.

Queste sono
listi.

le resurrezioni

che

narrano

gli

Evangedottorale,

da' loro racconti possiamo ricavare alcune osserCI

vazioni che
desti

dispensano da

ogm comuientano

intempestivo.

104

tALITHA QUMl
risuscita,

Ges non li

per quei che sappiamo, tre morti soli


per
far

risuscita

pompa

della

sua

potenza

colpire

r immaginazione
uii

dallo strazio di chi

mosso amava quei morti: per consolare una


dei

popoli,

ma

soltanto

madre,

padre, due sorelle.

Due

di

queste resurrezioni
figlia
di

furon pubbliche;

una
di

sola,

quella della

Giairo

fatta alla presenza

pochi e a questi pochi


nulla.

Ges race tre

comand che
Ges parla
ai

non

dicessero

Un'altra cosa e la pi importante. In tutti

casi

morto come se non fosse morto ma soltanto addormentato. Del tiglio della vedova non ha tempo
di parlare perch la decisione troppo subitanea ma anche a lui dice, come a un ragazzo che s'impoltra a dor mire passata l'ora: Giovinetto, dico a te. levati! Quando gli dicono che la bambina di Giairo morta

risponde

Non
morte

di

morta

ma

dorme. Quando
:

gli

confer-

mano
dormo.

la

Lazzaro insiste

Non

morto

ma

La s di svegliare. Non pretende di risuscitare Morte non pei lui che un Sonno Un sonno pi profondo del sonno comune e giornaliero. Cos protondo che soltanto un amore sovrumano lo rompe Amore dei superstiti pi che del dormente. Amore di uno che piange

quando vede

il

pianto di quelli che

ama

LE

NOZZE

DI

CANA

Ges andava
Per l'uomo
matteggia, che
il

volentieri

alle

nozze.
di

del

popolo,

che tanto
e

rado

sciala

non mangia
il

non beve mai a volont,


generosit,
di
tri-

giorno dello sposalizio

pi ricordativo di tutta la

vita.

Un

interstizio

di

ricchezza, di

pudio nella lunga e tutta bigia mediocrit dei suoi giornu moI signori, che ogni sera possono banchettare; i
derni, che ingollano in

un giorno quel che bastava a un

povero antico ima settimana, non sentono pi la soleime


letizia di

quel giorno

Ma

l'antico

povero,

il

lavoratore,

l'uomo dei campi, l'orientale che campava tutto l'anno

pane d'orzo, di fichi secchi, di qualche pesce e di qualche ovo sodo, e soltanto nelle grandi teste ammazzava un agnello o un capretto l'uomo avvezzo a stentare,
di
;

a misurare, a far a

meno
Le

di tante cose,

a contentarsi del

puro necessario, vedeva nelle nozze la pi vera e grande


testa di tutta la vita. altre feste,

quelle del popolo e

della chiesa,

eran di

tutti,

eguali per tutti.

tornavano
tutta
sua,

ogni anno.

Ma
dei

lo

sposalizio

era

una
lui

testa

solamente sua, e non veniva pei


nel

che una volta sola

giro

suoi
le

anni.
delizie e le splendidezze del
si

allora tutte

mondo

eran convocate intorno agli sposi perch non

potessero

mai pi scordare
nella

di

quel giorno

Le

fiaccole
i

andavano,
balierini.

notte, incontro allo sposo coi suonaton,

166
gli

LE NOZZE DI CANA
accompagnatori.
ai

In casa tutte

le

carne di pi qualit cotta in pi modi,


appoggiati
muri,
per
i
il

abbondanze la gli otn del vino


:

vasetti d'unguento per gli amici.

La

luce, la

musica,

profumo,

1'

ebbrezza,

la

danza
Tutte

nulla

mancava
il

la

contentezza dei

sensi.

le

cose che son


ricchi

privilegio

quotidiano dei principi e

dd
casa

trionfavano, in quella giornata unica, nella

povera del povero. A Ges quella gioia innocente piaceva. L'esultanza di quei semplici, strappati per tante poche ore alla malin-

comca sparutezza
il

della vita usuale, lo

commuoveva. Nelle
Il

nozze non vedeva soltanto una festa.


cere

matrimonio

tentativo supremo della giovinezza dell'uomo per vinil

destino

coli 'amore,

coli'

incontro di

due amori,

coll'accordo di due giovent innamorate.

l'affermazione

d'una

doppia fede nella


vita.

vita,

nella continuit e deside-

rabilit della

L'uomo che sposa

un ostaggio

in

mano
ciet
si

alla societ degli uomini.

Creandosi capo d'una sosi

nuova

e padre d'una generazione

fa pi libero e

professa pi schiavo.

D matrimonio
parte.

una promessa
di

di felicit

un'accetv'

tazione di martirio. L' illusione e la

coscienza

hanno

Nell'ombra

tragedia

che

manda

sull'avvenire

una tremante speranza di gioia sta la grandezza eroica e santa del matnmonio. Che non si pu a meno di fare eppure, a dar retta all'egoista ragione, non si dovrebbe fare Chi ha mai visto, fuor di l, una condanna cos voracemente desiderata ? Per Ges il matrimonio ha una significazione ancora
pi profonda
:

il

principio d'una eternit. Quei che Dio


i

cuori si ha legato l'uomo non pu sciogliere. Quando v' spada accostati non o si sono intesi corpi sono e
i

legge che U possan separare.

In questa vita

umana mu-

LE NOZZE DI CANA
tevole,

167

efi&mera,

labile,

fuggente,

cadevole c' una sola


:

cosa che deve durar sempre, fino alla morte e dopo

il

matrimonio. L'unico anello d'eternit in una collana peritura.

Spesso, nei discorsi di Ges, tornava

il

ricordo delle
belle c'
;

nozze e dei banchetti. Fra


re

le

parabole pi
figliolo

il

che fa

g' inviti

per

le

nozze del
stesso

le
il

vergini

che aspettavan che offre


lizza
il

di

notte l'amico dello sposo;

signore

convito.

Egh

si

paragona

allo
si

sposo scanda-

festeggiato dagli

amici,

quando risponde a chi


mangiano
g' ipocriti

perch

suoi discepoli

e bevano.

Non
quando

disprezzava,

come
suoi

astemi,

il

vino,
il

e,

berr coi

Dodici

quel vino ch'

suo

sangue, penser ai vin nuovo dei Regno.

Nessuna meravigUa, dunque, ch'egh abbia accettato r invito alle Nozze di Cana. U prodigio che fece quel giorno tutti lo sanno. Sei pile piene d'acqua furono da Ges cambiate in vino, e in vino pi buono di quello
finito.
I

vecchi razionalisti dicono che fu

il

regalo d'un

vino tenuto
visata di

nascosto fino a quel momento, un' improvfin di

Ges a

tavola, per onorare

gli

sposi.

seicento Utri di vin buono, aggiungono, sono galo e che dimostra la Uberalit del Maestro.

un

bel re-

Codesti pidocchi volterriani non hanno badato che


solo

Giovanni
il

l'uomo ma

delle allegorie e dei filosofemi

il

racconta
Il

fatto delle

Nozze

di Cana.

quale non fu un gioco

gioco di prestigio
col potere

n gioco di sorpresa n una vera tramutazlone ottenuta

che lo spirito ha sulla materia e, nello stesso tempo, una di quelle parabole rappresentate, invece che
narrate, per
chi

Per

meezo di accadimenti veri. non si ferma aUa letterali t dell'aneddoto

l'acqua che diventa vino un'altra figurazione dell'epoca

l68

LE NOZZE DI CANA

nuova che comincia co 11 'Evangelo, Prima dell'annunzio,


la
vigilia,

nel

deserto,

l'acqua bastava:

il

mondo

era

abbandonato e doloroso. Ma il Regno vicino, la felicit


si

venuta
dalla

la

Lieta Notizia:

prossima

Dalla

tnstezza

sta per entrare nella

tica

Legge

si

passa alle

vedovanza dell'angioia; nuove nozze colla Legge nuova.

Lo Sposo
acqua

con
;

d'entusiasmo

noi. Non tempo di accasciamento ma non pi digiuno ma ebbrezza non pi


;

ma

vino.
le

Ricordate

parole dello scalco allo sposo


il

Tutti

cominciano
la

col

mettere in tavola

vin buono; poi, quando

gente

brilla,

danno

quello

buono

fino a

meno buono; ma questo momento .


il

tu hai serbato

Tale era l'uso antico,

l'uso

dei

vecchi

Ebrei e dei

Pagani Ma usanza anfitrionica.


poi
il

Ges vuol capovolgere anche questa vecchia


I

vecchi

davan prima
il

il il

buono
migliore.

ei>Il

cattivo

ed egU, dopo

buono, d
si

vino agro e immaturo, la cerbonea che


cipio
di

beve in prinil

tavola,

il

vino dell'Antica Legge,


il

vino ansi

dato a male, che ha preso

fuoco e

lo

spunto e non

pu

bere.

Il

vino che porta Ges, pi squisito e gagliardo,

che rallegra il cuore e riscalda il sangue, il vino nuovo del Regno, il vino destinato alle nozze del cielo colla terra, chiamer, il vino che d quella divina ubriachezza che si
pi tardi, la
t

pazza della croce

>.

Le Nozze

di

Cana, che in Giovanni sono


espressa in forma
di

il

primo mimiracolo

racolo, sono un'allegoria della rivoluzione evangelica.

Un'altra parabola
quella
del
fico

seccato.

Una mattina

verso

Pasqua, tornando da Betania a

Gerusalemme, Ges ebbe fame. S'accosta a un fico e non ci trova che foglie. Bench nato in terra di mezzogiorno

LE NOZZE DI CANA
era troppo presto per avere
i

169
fosse pur di razza

frutti,

pnmaticcia

Ma
la

Ges, secondo Matteo e Marco,


la

si

sdegn contro

povera pianta e

maledisse

Non nasca mai


il

pi da te frutto in eterno!

lieo

si

secc sull'atto
:

Secondo Marco disse Nessuno in eterno mangi pi

de)

tuo fruttol
era secco.
della

il

tco,

quando ripassaion
il

la sera,

Negli Evangelisti

racconto degli

effetti

male-

dizione seguito da un ntorno sul


espresso da Ges, che
si

pensiero,

pi volte

si

pu ottenere tutto quello che

chiede con fede potente. Altn, invece,


ci

veggono una trasposizione figurata di un lamento che molto spesso torna sui labbri di Ges. Il tco Israele, la vecchia rehgione giudaica che ormai non ha pi che foglie inutili e incommestibib di riti e di

cenmome, foghe che aduggian


aftamato
santit.
di
1

coli

'ombra,

foghe

vane,

destinate a disseccarsi senza aver nutnto nessuno


giustizia,

Ges,

affamato

d'

amore,

cercava tra

quelle toghe

frutti sostanziosi della

Non

ha trovati

misencordia e della Israele non ha saziato la sua

fame, non ha corrisposto alle sue


si

speranze Ormai non pu aspettare pi nulla da questo vecchio tronco fo-

ghato

ma

stenle

si

assecch

in

eterno

(rutti

li

da-

ranno ormai gh
11

altri

popoh.
,

miracolo del fico maledetto non


visibile

in

fondo,
sterile

che

una glossa
si

della

parabola del

fico
fico

che

legge in Luca.
;

Un uomo aveva un
Ecco son gi

piantato nel\a

sua vigna

e
al

and
del

a cercarvi del frutto e

non ne trov.

Allora disse

vignaiolo:

tre anni che


e

vengo a cercar

imito da questo

tco,

non ne trovo

170
taglialo;
il

LE NOZZE DI TANA
perch sta ancora
?

a ingombrare inutilmente
:

terreno

Ma

l'altro

gli

rispose

Signore,

lascialo

an-

cora quest'anno finch io l'abbia scalzato ancora e conci-

mato

e se far frutto in avvenire,


1.

bene, se

no

lo

ta-

glier!

L'albero non condannato

ai la

prima

ma dopo

tre

anni

di

sterilit.

l'operaio,

vien

condanna, pei intercessione delprorogata d'un anno e in quell'anno la


la
l'ul-

pianta sar governata e custodita con amore. Sar

tima prova. Se

fallisce c' l'accetta e

il

fuoco.

Ges predica ai Giudei e pensa d'abbandonarli per annunziare ad altri il Regno. Ma un suo latre ann3

Da

voratore,

un

discepolo, ancora attaccato al suo


: :

popolo,

chiede grazia

ancora una tregua Vediamo, se a forza d'amore, questa generazione adultera e bastarda si convertisse.

Ma quando

sono sulla strada


;

di

Befania ormai
c'
fico

la

prova

stata fatta

dal

Giudaismo non
;

da spegiudaico
i

rare che
degno
frutti

due travi incrociate


d'esser

il

maligno

bniciato e nessuno manger

pi

suoi

vizzi

e tardivi.

PANI^E^SCI

Le moltiplicazioni
in

dei

pani

son due e

si

somigliano

tutto fuorch nelle proporzioni della quantit


il

cio
man-

proprio dove risiede

senso spirituale che se ne pu trarre.

Migliaia di poveri
deserto,

hanno seguito Ges


del

in

un luogo

lontano dai paesi. Son tre giorni che non

giano, tanta la
rola.
le

Ma

il

donne,

pane di vita ch' la sua paterzo giorno Ges ha piet di loro ci son bambini e ordina ai discepoh di dar da

fame

mangiare
ta seder

alla

moltitudine.
;

Ma non hanno

che

pochi

pani e pochi pesci


tutti

e son migliaia di bocche. Allora


sull'erba verde,

Ges

in terra,
;

a cerchi di cin-

quanta e
c',

di cento
si

benedice quel poco di mangiare che

tutti

saziano e avanzano panieri di roba.


le

Se confrontiamo
d'un fatto singolare.
-'

due moltiplicazioni
volta
i

ci

accorgiamo

La prima

pani eran cinque

le

persone cinquemila e rimasero dodici sporte d'avanzi.


i

La seconda volta

pani eran sette

persone quattromila

masero sette sporte


contentai!
significato

sole.

persone e ne resta di

meno e alla fine riQ)n meno pani si sfama pi pi quando i pani son di pi si
mille di
;

due

di

pi

le

meno persone
morale
di

meno pane

resta.

Qual'
?

il

questa inversa proporzione

cibo

abbiamo
Se
i

e pi ne

possiamo distribuire.

Il

Meno meno d

pi.

pani fossero stati ancora


e
si

meno

si

sarebbe sa-

ziata

doppia gente

avrebbero ancora pi avanzi

172

PANI E PESCI

Se con cinque pani s' contentato cinquemila persone con un pane solo se ne sfamava cinque volte di pi. Il vero pane, il pane della verit, tanto pi soddisfa quanto meno . La Legge Vecchia abbondante, copiosa, divisa
in

porziom innumerevoli. La compongono centinaia di


scritti

precetti

nei libri

e altre migliaia inventati

dagli

Scrit e dai Farisei.

prima vista
saziarsi.

una tavola gigantesca

dove tutto un popolo pu


trucioli

Ma

tutti quei precetti,

quelle regole, quelle formule non sono che foglie secche,


vani,
sciveri
e cenci.

Nessuno pu vivere con


Il

questi cibi: pi sono e


e dei semplici

meno

saziano.

popolo degli umili


di giustizia

non

riesce a levarsi la

fame
le

con

quelle innumerevoli

ma

incommestibili vivande. Basta inparole e oltresazi,

vece una parola sola che riassuma tutte


parola

passi le pietrificate bigottere dei ripieni e dei

una
che

che riempia l'anima, che


le

riconcilii

il

cuore,

calnu la fame di giustizia, e


e VI sar senti quei giorno.

moltitudini saranno sazie

da mangiare anche per queUi che non eran pre-

pane spirituale di per s stesso miracoloso. Un grano basta a pochi e quand' finito non ce n' pi per nessuno. Ma il pane di verit, il pane di gioia, il pane mistico non finisce, non pu finir mai. Spartitelo alle migliaia e ce n' sempre; distribuitelo ai miliom ed sempre intatto. Ognuno ha preso la sua parte come gli uomim e le donne che avevan fame nel deserto, e quanto
Il

pane

di

pi ne fu dato tanto pi ne resta per quelli che verranno.

Un
,)ane

altro
li

giorno che

discepoli

si

ritrovarono senza
Farisei

Ges

ammon

di guardarsi dal lievito dei

e dei

Sadducei.

discepoli,

quasi sempre lenti

a in-

tenderlo,

dicevan fra loro:


pane.

Parla cos perch


li

non s'
:

preso

il

Ma
tede,

Ges, accortosene,

rimprover

gente

di

poca

come

mai ragionate fra voi del vostro

t*ANI E PESCI

173
e

non aver pane

Non capite ancora


?...

non

vi

ricordate dei cinque pani, dei cinquemila uomini e quante


ceste ne portaste via

come mai non


?
!

capite che

non
lie-

di

pane
de'

eh' io vi parlavo

Ma
.

guardatevi dal
Cio
dai

vito

Farisei

e de' Sadducei

guardiani

decbi della Legge decaduta.

Sono Dodici, gU scelti, eppure non sanno capire alla prima e non credono quant' necessario. Anche sulla barca, la notte della Temj>esta Ges dovette nmproverarli. D Maestro s'era addormentato a poppa, col capo sopra il guanciale d'un rematore. Ad un
i

tratto
le

si

lev

il

vento;

un turbine

si

scaten sul lago


discepoli

ondate s'abbattevano sulla barca e pai va che da un


all'altro

momento
territi,

dovessero rovesciarla.

at-

svegliano
curi di noi

Ges
?

Salvaci,

siamo perduti.
Taci,
e al

Perch
mare:

non

ti

Ges, alzatosi, disse

al

vento
la

Chetati.

il

vento cadde
ai

torn

bonaccia.

Allora grid

discepoli:
? ?

Perch avete avuto paura


?

gente di poca fede

Perch non avete fede


vergognosi,
il

Dov' dun-

que

la vostra fede

gli

scampati,

dicevano
i

Che uomo
?

mai questo che anche

mare

venti gh ubbidiscono

uno, o Simon Pietro, che non ha paura

Non

sol-

tanto la sua natura trascende quella


la tede,

umana ma grande ha

grande l'amore, grande la volont Nessuna cosa animata e inammata resiste a queste tre grandezze Ha nnunziato a tutto quel ch' temporale ed ha la vittona sul tempo; ha nnunziato ai bem della carne epper pu salvare la carne; ha rinunziato a ci che viene dalla materia epper padrone della matena Ognuno pu esser
partecipe di

questa dominazione.

La

fede sufficiente,

purch non

sia soltanto la tede in se

medesimo.

174

PANI B PESCI

Prima

di Cristo, poclii anni

prima

di Cristo,

un grande

uomo
degno
si

d'Italia, di

capitano di molte guerre,


alla

corrotto

ma

comandare

putrefazione della repubblica,

trov in mare, sopra un vero mare, in un navicello di


sollecito per dargli vittoria.

pochi remi, in cerca d'un esercito che non giungeva ab-

bastanza
tornare
gii

si
il

lev

iJ

vento
pilota,

e la tempesta s'avvent contro la barca e


al
:

pilota voleva
del
;

porto.

Ma

Cesare,

presa la

mano

disse

Va pur

innanzi, e non aver paura

Cesare

con

te e la sua fortuna naviga

con

voi.

Quelle parole di tede superba rincuorarono la ciurma


e ognuno,

come

se

un po'
s'

della forza di Cesare fosse enil

trata in quell'anime,
dell'acqua.

ingegn di superare
gli

contrasto

Ma
esser

nonostante

sforzi de'

marinai la nave

tu

per

sommersa,

dovette tornare addietro.

La

fede di Cesare non era che orgoglio e ambizione, fede


;
:

n s la fede di Ges era tutto amore amore del Padre, amore degli uomini. Con questa fede pot andare incontro alla barca dei
discepoli che

vogavano penosamente
sui

al

vento contrario,

camminando sull'acqua come


volta dovette rassicurarli
:

prati

d'una

pastura.

Credettero, nel buio, che fosse un fantasma e anche quella

Non
i

temete, son

io.

Appena

montato
alla riva.

in barca

il

vento cadde e in pochi istanti furono

ch indurato

E
e

aggiunge
>.

anche quella volta discepoli stupirono peril l'onesto Marco cuor loro era

non

avevano capito

il

fatto

de'
Il

pam
Perch

raccostamento pu sembrare ingenuo ed rivelail miracolo dei pani il fondamento di tutti Ogni parabola, detta con parole di poesia o

tore.
j?h

altri.

espressa con prodigi

visibili,

non

che

un pane

in

di-

t^ANi E PESCI

175

versa maniera lavorato perch

suoi

di

almeno

suoi
il

capiscano
cibo degno

la sola verit

necessaria: lo spirito

solo

dell'uomo e l'uomo che

quei cibo

si

au-

tnsce padrone del mondo.

NON SEGRETO POETA XXX


:

Sembra Ges, a prima


penso
lui
aJ

vista,

un nasconditore,

pro-

segreto.
ai

Ordina
a
fatte
di

miracolati di non dire a nessuno ch' stato

guarirli;

vuole

che

preghiere
i

ed elemosine

sian

quando Discepoli riconoscono eh' il Messia si raccomanda che non lo ripetano; dopo la Trasfigurazione chiede ai tre testimoni il silenzio; e quando insegna parla quasi sempre in parabole che non tutti son
nascosto;

capaci d'intendere.
Alla seconda vista, che conta pi della prima,
stero
rico.
il miGes non ha niente d'esoteNon ha una dottrina segreta da trasmettersi a po-

non

pi misterioso.

chi

gerofanti.

La sua opera
sulle

fu pubblica

ed ostensibile.

Parl
laghi,

sempre

piazze delle citt,


in

sulle

sponde dei

nelle sinagoghe,

mezzo

alla

gente.

Proib che parlassero dei suoi miracoli per non esser

contuso cogli stregoni e cogli esorcisti; ordin

di

fare

il

bene celatamente per impedire che


struggesse
ch'era
il

la

vanagloria ne di-

il mento; volle che i Dodici non dicessero Cnsto prima della sua entrata a Gerusalemme,

pubbhca inaugurazione della sua Messianit; e parl in parabole per essere megho inteso dai semplici, che ascoltano pi volentieri un racconto che un sermone e rammentano meglio una storia che un ragionamento. Tre Evaiuielisti nteriscono un discorso di Ges che

NON SEGRETO
:

POETA

177

sembra dire il contrario avrebbe fatto apposta p>er non da tutti, a Perch a voi dice ai Discepoli dato conoscere i misteri del Regno dei Cieli ma a loro non dato.... Perci parlo loro in Parabole, perch, sebbene abbiano occhi non vedono, e sebbene abbiano orecchi non odono n intendono . Ma Ges non vuol dir altro che questo: Voi, questi misteri, l' intendete ma i pi non l' intendono, bench
farsi capir

abbiano

orecchi

spiriti

simili

ai

vostn.

a costoro,

perch intendano, parlo in parabole, cio in un linguaggio figurato di fatti epper pi facile e famihare. Ai fanciulli
s'

insegna

cogli

apologhi,
i

questi son restii

come

ai sempUci colie storie e sempUci e nuovi come i fanciulli.

Per vincere la loro sordit adatto la mia parola alia loro


natura.
bole sono
cnio.

Son tutta fantasia e poco intelletto e un appello all'immaginazione pi che


le uso, la verit

le
al

pararazio-

Non

lare meglio

dunque, per nascondere ma per riveanche a quelli che non saprebbero


le

vederla nelle forme soltanto razionali. Che se poi non

intendon
spesso

lo stesso la

colpa della caparbiet che chiude

gli occhi e gh orecchi dell'anima. Ges non aveva arcani da immascherare. Voleva che tutti, anche pi umili, i pi ignoranti, lo intendessero. Le parabole non eran fatte per occultare il suo insegnamento ai profani ma per renderlo pi esplicito ed apprensibile all'universale. Che talvolta anche l' intelligenza dei Dodici fosse inferiore a codesto compito una malinconica conchiusione non ignota a Ges. La meravigliosa eccezionaiit del suo messaggio ha messo in ombra la sua originalit poetica, non meno meravigliosa. Ges non ha scritto mai nulla ha scritto una volta sola, sulla rena, e il vento ha cancellato per
i

'

tutta l'eternit la sua


1^

scrittura

ma

sarebbe riuscito

^4

toria di Cristo.

1^8
in

NON SEGRETO

POETA

mezzo a un popolo di possente immaginativa, nel poil Libro polo che ha dato il Salterio, la Storia di Ruth, grandi pi dei uno Cantici, dei di Giobbe e il Cantico
poeti

d'ogni

tempo.
vittoriosa
fanciullit
di
spirito,
il

La sua
libri

terriccio

di pochi agreste e popolare dov'era cresciuto, la lettura la sua ma tra i pi ricchi di tutte le poesie

amorosa comunione

colla vita dei


la

campi e

degli

ammali

divina e appassionata e soprattutto buio, di salvare chi nel bramosa d' illuminare chi soffre portare la felicit suprema si sta perdendo per sempre, di perch la poesia vera non si accende ai pi infeUci, delle stelle e del sole ai lume delle lucerne ma al lume
e innanzi tutto

e non

si

trova nei

lsciti

scritti

dagli arcavoli nia nel.

dell'animi l'amore, nella pena, nella profondit commossa ed etern vive fecero di Ges un'inventore d'immL^gini

colle quali

rubricate ha compiuto un miracolo nuovo non le verit pii dagh Evangehst. Il miracolo di comunicare
alte per

mezzo

di grazia, che.

dopo

pien di racconti tanto semplici, familiari, quell'unici di splendono venti secoU.

giovinezza eh' l'eternit.

Alcum
idilUd

di

questi

racconti

non sono

che

rifaciment

da lui esposte altre volte coi che dicono cos parole concettuali; ma ve ne sono alcuni predicazioni L non mai dette in altra forma neUe sue Discorso sul! del parabole sono il commento figurato quale s'add al Montagna quale poteva farlo un poeta
epici di rivelazioni
quelli nati ceva, in senso pi proprio che a tutti terra, il nome di divino.

dall

IL

LIEVITO

Le signore cittadine non fanno il pane da s. Ma le vecchie donne di campagna, le spose di casa, le massaie,
lo

sanno cos'

il

Lievito,
il

volta, grosso

quanto

l'acqua bollente e

Un boccone di pasta dell'altra pugno d'un bambino, sciolto nelmesso nella pasta nuova fa gonfiare
farina.
i

anche

tre staia di
i

Fra
piccini
;

semi delle piante quel della Senapa fra

pi

appena

si

vede.

Ma da
un

quel granellino,
i

posto

In terra buona, vien su


ci

bell'alberetto che tra

rami

possono stare

gli

uccelli.
.

E
lo
si

anche

il

chicco del Grano, grosso non


le

D contadino
giorni,

butta in terra epp)0i va per


sveglia,

sue faccende. Dorme,

esce di

casa,

ritorna.
ci

Passano

pas-

sali le

notti e al chicco
il

non

pensa.

Ma

li

sotto, nell'umida

e in

seme ha germogliato; vien fuori un fil d'erba fil d'erba una spiga, gracile e verde prima, che a poco a poco granisce e ii^alla: ormai U campo chiede la falce e il contadino pu cominciar la mietitura. Cos avviene del Regno dei Cieli e del suo amiunzio. La Parola sembra una cosa da nulla, cos' una pamaggese,

cima

al

rola

sillabe,

suoni che spesso escono dai labbri e a fa-

tica entrai)

cuore ritrovano
corta,

negh orecchi e soltanto quando vengon dai i cuori una cosa da nulla, piccola,
;

un
la

fiato,

un

soffio,

vento

porta via.

un suono, che va e viene e il Eppure la parola del Regno come

l80
il

IL

LIEVITO
farina

Lievito

se

va nella farina buona,

schiettj

senza morto e senza vecce, fermenta e ricresce


il

com

campi che sotto sotto germoglia, pazient come la terra che lo nasconde, ma quando arriva la pri mavera verdeggia e vigoreggia e appena comincia l'estat
dei

seme

ecco pronta la raccolta.

Evangelo fatto di poche parole: il Regno v dno, mutate l'anime vostre ma se cadono in uomii ben disposti, in semplici che voglion diventar grand

in giusti che voglion diventar santi, in peccatori che cei

cano nel bene quella


nelle

felicit

che

cercarono invano
si

male, allora quelle parole metton radici,


profondit,

abbarbicai]
fioriscono

metton

gemme

e bocci,

grappoli e spighe e lussureggiano in

un' estate che ne

sar mai seguita dai marcimenti degli autunni.

Son pochi, intomo a Ges, quelli che credono da^ al Regno e si preparano per la Grande Giomatj Pochi e piccoli uomini, dispersi come briciole di lievil in mezzo alle divise nazioni e gh sterminati imperi. lA
vero
quelle poche dozzine di omiciatti di nessun conto,
cati in

coll<

mezzo a un popolo predestinato, diventeranno,

p<

contagio

d'esempio, migliaia di migliaia e in capo a tr

cent'anni regner nel posto di Tiberio un

uomo che

s'

il

ginocchiera dinanzi agli eredi degh Apostoli.

Ma
a tutto
f)orali,

per fruire del


il

Regno Promesso bisogna


lo stesso,
?

rinunzia!

resto.

Non fanno

negli interessi ten

gh uomini temporali
d'altri,

Se un uomo, lavorando
lo

un campo

scopre un Tesoro, subito

rinascono

e corre a vender tutto quello che ha per comprare qu(

campo. Se un mercante, che va in cerca di gioie di nx caviglia, degne d'essere offerte ai regnanti, ne trova uu pi grossa e pura di quante n' ha viste nella sua viti una Perla che non 1' ha neppure il gran Re nel suo p?

IL

LIEVITO

l8l

va e vende tutto quello che ha, e anche l'altre perle di. minor pregio, per comprare quella Perla unica e
lazzo,

straordinaria
il mercante, uomini materiali che guadagni caduchi, son pronti a vender loro beni per acquistare un Tesoro che a loro semtutti eppui si tratta bra pi prezioso di quanto posseggono di un tesoro materiale e perituro con quanta maggior

Se

lo

zappatore e
di

si

contentano
i

ragione non dovranno rinunziare a quel che hanno di pi


caro quelli che voglion far acquisto del
,

Regno

d'

Iddio

Se

lo

zappatore e
sacrificio

il

mercante, per un guadagno di de-

naro,

soggetto al furto e alla consumazione, son pronti


provvisorio, che a loro procaccier forse

t un
il

cento per cento, non dovremo, per un guadagno inper

finitamente superiore, d'una tanto pi alta natura,

un tesoro eterno, buttar via quel che abbiamo di meglio, anche se ci parve fin ad oggi di prezzo inestimabile ? Ma prima della rinunzia dobbiamo pensar bene se
quello che resta sar

bastante per arrivare

al

termine

Ideila

nuova impresa. Bisogna scandagliare l'anima nostra, misurar le forze. Che non ci avvenga come a quell'Uomo che voleva fabbricare una Torre, una bella Torre che si alzasse al cielo come quella di Gerusalemme. E non fece prima i conti della spesa e chiam gh sterraton, tece cavare fondamenti, chiam muratori e fece cominciare le quattro muraghe della base. Ma quando la Ton e cominciava appena ad alzarsi sul piano della terra e ancora non arrivava ai tetti delle case dovette smettere )erch non aveva pi mezzi per pagaie la calcina e matoni e le pietre e lavoranti. E la Torre rest a quel modo, >assa e mozza, a memoria della sua presunzione, e suoi
i
i i

icini

lo

sbefiavano.
altro

Uii

Re che vuoi muover guerra a un

Re

fa

piima

l82
ja

LIEVITO

rassegna dei suoi soldati e se non pu fare assegnae l'altro ne

mento che su diecimila


ogni idea di guerra e

manda un'ambasciata

ha ventimila smette di pace prima

muova. Chi non sicuro di se stesso, di non si metta dietro a Cristo. Perch la fondazione del Regno ben altro lavoro che una Torre e la creazione dell' Uomo nuovo una guerra non meno dura dell'altre, bench tacita e interna. Nel Regno non s'entra che quando siamo degni e mondati. D Regno una festa eterna e bisogna andarci vestiti a festa. Quel Re che faceva le nozze al figliolo e g' invitati non si fecero vedere chiam la gente bassa, passeggeri, i mendicanti, chiunque, ma quando entr i nella sala del banchetto e vide uno tutto sozzo d'unto e
che
il

nemico

si

poter reggere

fin all'ultimo,

di fango lo fece buttar fuori dalla porta

a stridere

denti

nel gelo della notte.

Al banchetto del Regno, se


gono, tutti sono accettati:
tori,
l

primi chiamati non veni

anche
in

miserabili e
gli

pecca-

Re aveva

invitati

tempo

scelti

ma

uno

aveva comprato un podere, un altro cinque paia di bovi, un terzo pigUava moghe proprio in quel giorno. Eran tutti dietro a' loro interessi e non accorsero all' invito. K qualcuno non si scus neppure Allora il Re mand
i

servi che raccattassero


piati,
i

per

le

strade

guerci, gli strop-

brindelloni,

guitti,

l'ultimo canagliume.
far

c'era

dell'altro

posto

allora

dette ordine di
sotto

entrare per

forza

quelli
il

che

passavano
reale,

U palazzo, chiunque
una magnificenza.
di

fossero, e

banchetto cominci.

Era una cena

una

rica festa,

Ma
sce,

infine

consisteva
di

neli'

impippiarsi d'agnello e

pe-

nell' ubriacarsi

vino e di sicera. Al giorno nuovo,

finita la baldoria e sparecchiate le tavole,

ognuno doveva
del

tornare a casa

sua e alla sua miseria. Se qualcuno

IL

Lievito

183

primi invitati prefer un altro piacere materiale a quel piacer materiale si poteva anche perdonare.

Ma
le

r invito

al

banchetto del

Regno promette una


perpetua. Altro che
le
il

felicit spirituale, assoluta, saziante,

ricreazioni

passeggere della vita terrestre,


le

sbornie
ventre,

che fanno vomitare,


le

mangiate che gonfiano

giostre lussuriose che lasciano l'ossa tronche e l'anima


tutti

Eppure g' invitati che Ges ha scelto fra gh uomini, e ha chiamato prima di tutti per la divina dei rinati, non hanno risposto. Torcono il soliti e sudici nicchiano, scantonano e vanno per
avvinta!
i

festa
viso,
fatti

loro. Preferiscono

il

pattumaio dei beni carnah

allo

splen-

dore dell'alta speranza, unica ragionevole ragione di vivere. i Allora tutti gli altri son chiamati nel loro posto
:

mendicanti invece dei


risei,

ricchi,

peccatori invece dei


g'

fa-

le prostitute
i

invece delle dame,


i

ignoranti invece
sani e
dei

degli istruiti,
felici

malati e

dolorosi invece dei

Anche gh

ultimi arrivati, purch giungano in tempo,


II

saranno ammessi alla festa


in piazza certi braccianti

padrone della vigna vide

che aspetta van l'opra e U


senza lavoro e
altri

mand

a potar

le

sue vite e pattu un denaro di paga


altri

Pi tardi,

a mezzogiorno, ne vide
quelU.

mand anche
li

ancora pi tardi
la sera

ancora e

fiss

^utti.

tutti

lavorarono, chi a scacchi are e chi a zappettare.


il

E
lo

venuta
stesso

padrone a

tutti

il

salario e a tutti
la
la-

danaro.

Ma

quelli
;

che a ve van cominciato


perch quelli che han
la

mattina presto brontolavano


vorato

meno
li

di noi
li

prendon
:

stessa paga

Ma
?

il

pavoi

drone
di

senti e

riprese
?

Non ho

forse fissato con


vi

darvi un denaro

Perch dunque

lamentate

Se mi

piace dar lo stesso agli operai dell'ultima vigilia tolgo


forse qualcosa a voi altri ?

i84

n.

LIEVITO

L'apparente ingiustizia del


pi generosa giustizia.
chi arriv ultimo
ritto,

ma

padrone non ^ che una d quanto ha promesso e lavor con eguale speranza ha di-

tutti

a goder di quel Regno per il quale ha penato fino alla notte. Guai per a chi tarda troppo. Il giorno preciso nessun lo sa e dopo quell'ora chi non entrato picchier alla porta ma non gli sar aperto e triboler nelle tenebre

come gU

altri,

esteriori.
Il padrone andato alle nozze e i servitori non sanno quando torner. Beati quelh che l'avranno aspettato e trover svegU. Lo stesso padrone li metter a tavola e
li

servir.

Ma

se

li

trover addormentati e nessuno sar


lo

pronto ad accoglierlo e
d'aprirgli e gli

faramio strepitare all'uscio prima


liime acceso
e
li

verranno incontro sonnacchiosi, arruffati,


il

mezzi ignudi, e in casa non trover


l'acqua calda, prender
i

servi per

im braccio

cac-

cer fuori senza misericordia.

Ognuno sia pronto perch il Figlio dell' Uomo come un Ladro di notte e non fa sapere innanzi a che ora verr. O come uno vSposo che deve arrivare e qualcuno 1' ha trattenuto per la strada e ha tardato. Nella casa della
sp(jsa

sono
coi

Dieci

Vergini

che l'aspettano
l'oho
i

pei

andargli
le

incontro
vedenti,

lumi dell'accompagnamento. Cinque,

Pre-

hanno preparato

per le lanterne e stanno


passi di chi s'approssima.
al-

in ascolto per udire le voci e

Le

altre Cinque, le

Improvvide, non hanno pensato


si

l'olio e,

stanche d'aspettare,
il

assopiscono

Ed
le

ecco a un

tratto s'ode lontano

sussurro della brigata tmziale che

arnva.

Le Cinque Previdenti accendono


felici,
si

lanterne e

saltano nella strada,

incontro allo Sposo. Le altre


e
si

Cinque
alle

svegliano

di

soprassalto
po' d'olio

raccomandano
quelle dicono
:

compagne per avere un

ma

IL

LIEVITO
P

185

Andate da chi E l'Improvvide corrono da una casa all'altra lo vende per accattare un po' d'olio ma tutti dormono e nessuno
l

Perch non l'avete ammannite prima

risponde e

le

botteghe son chiuse e


le

cani randagi ab-

Tornano alla casa delle nozze ma trovan la porta chiusa. Le Cinque Savie son gi entrate dentro e fanno festa allo Sposo. Le Cinque Pazze bussano, supplicano, gridano ma nessuno viene ad aprire. Dalle fessure dei telai vedono la rossa luce della
baiano dietro
vesti

leggere.

cena

sentono l'acciottolo dei


i

piatti,

il

tintinno dei bic-

chieri,

strumenti ma possono entrare. Dovranno star l fino a giorno, nel non buio, e il vento e la paura faraimo tremare l'escluse dai
canti
dei

giovani,

suoni

degli

piaceri

del

festino

ootturno.

LA PORTA STRETTA

larga porta stretta, perch la porta molti e molti menano alla perdizione e e la via spaziosa via la ma la porta stretta e son coloro che vi passano son coloro che la troangusta menano alla vita e pochi alla fine, non d'entrare, vano QuelU che cercheranno

Entrate per

la

potranno perch
la porta,

il

padron

di casa,

quando
sia

-avr

serrata

Fin

non riconoscer pi nessuno. finch non al Giorno Grande,


che son
duri, infingardi,

troppo tardi,

picchiate e vi sar aperto. Gli chiedete e vi sar dato,

uomini

spietati,

non

resistono

aU'ultimo cedono Se gli all'ostinazione del postulante e sono sempre insensibili aOe uomini, che son uomini, non la risposta di un Padre implorazioni, quanto pi certa sar

che
e lo

ci

vuol bene

Un uomo,
svegUa.
tre pani che

dun amicc a mezzanotte, batte alla porta Prestam dice gh E attraverso la porta
:

m' arrivato all' l'altro, fra il sonno, risponde ho Sente da dargli. Ma vogho al che sono stracco e non mi . Non mi dar noia, miei bambiw che dormono zare E qui nel letto ho i
se

improvviso un ospite

e noi

>

l'altro noi sveglieranno e frigneranno . Ma voce e s la alza ribussa alla porta e si d per vinto e faccia questo piacere raccomanda a mani giunte che gh e 1 ospit ha altri amici, e l'ora tarda

mi levo

si

che

il

vicino non

affamato

i'a.spetta.

cH tanto tempesta intorno all'uscio

LA PORTA STRETTA
l'amico scende dal letto e lo fa entrare e
gli

187

d quanti

pam
che
toso
i

gli

bisognano.

L'amico era poltrone


cattivi fanno

ma
lui.

di

cuor buono

Eppure angiu-

come

C'era in una citt un

dice che

non aveva rispetto a nessuno.


far tutto
lui e

Un

tristo e dispet-

uomo che voleva


il

a comodo suo

Una vedova

andava ogni giorno da


avesse la ragione

chiedeva giustizia e bench


le
il

giudice sempre la ributtava e non

voleva contentarla
ripulse e

Ma

la

vedova sopportava in pace


d'

non

si

stancava

importunarlo.

alla
gli

fine

giudice, per levarsi d' intorno quella

donna che

rom-

capo da tanto tempo con suppUche, istanze e sollecitazioni, stese la sentenza e la mand in pace.

peva

il

Ma non
Chi ha fatto

bisogna chiedere pi di quel che


il

ci

spetta.

suo lavoro manger e bever


dei suo supenore.

ma
del

non avr
suo
fra-

un posto particolare n sar meglio servito


tello e

tanto
il

meno

Quando

servo,

dopo essere stato in campagna a

sementare o a pascolar le bestie, torna a casa, il padrone non lo chiama con s a tavola ma prima si fa servire e dopo d anche a lui la giusta cena. una parabola che

Ges ha dedicato ai suoi Apostoh, che gi si disputamighon posti del Regno. 1 Si riterr egli forse obvano bligato a quel servo perch ha fatto quel che gli era stato comandato ? Cos anche voi, quando avrete fatto tutto abquei che vi comandato, dite Siamo servi inutili quello . che eravamo in di fatto dovere fare biamo
i
:

Fare la soia cosa che importa. Vi son


dicon di
s

di quelli

che

agli ordini
di

eppoi non lavorano. Costoro saranno

condannati pi
poi.

quelli

che a parole

si

rifiutarono

ma
e

pentiti,

ubbidirono.
:

Un

disse al

maggiore

Vai alla

padre aveva due vigna e lavora. E

figlioli
il

figliolo

l88
disse di
s

LA PORTA STRETTA

ma

invece di andare
Il

alla
al

vigna
minore:

sdrai a

un'ombra a dormire.
te alla

padre disse

Vai anche
figliolo ri-

vigna a lavorare col tuo


al

fratello.

Ma

il

spose

No, oggi mi voglio riposare perch non sto bene.


vecchio che non poteva pi far
il

Ma

dopo, ripensando
le

da s

faccende e s'era accorato per

rifiuto,

sormont

la straccaia e

and

alla

vigna e lavor fino alla sera di

buona

voglia.

Ascoltare la Parola del


tire colla

Regno non

basta. Acconsen-

bocca sola e seguitare la vita di prima, senza

neppur tentare la trasmutazione del cuore, men che nulla, a Chiunque viene a me e ascolta le mie parole e le mette in pratica sar simile a un uomo avveduto il quale, volendo fabbricarsi una casa, ha scavato e scavato profondo, e ha posto il fondamento sulla roccia. E quando caduta la pioggia ed arrivata la piena, la fiumana ha investito quella casa e i venti hanno soffiato

ma la casa non s' scrollata perch era fondata sulla roccia. Ma chi ode le mie parole e non le mette in pratica simile a im
stolto che ha edificato la sua casa sulla fondamento E la pioggia caduta ed venuta la piena e hanno soffiato i venti e la fiumana ha investito la casa e 1' ha fatta subito crollare e la rovina stata grande . Lo stesso insegnamento nella parabola della sementa, t II seminatore usd a seminar la sua semenza ; e mentre seminava una parte del seme cadde lungo la

uomo

rena, senza

strada, fu calpestata e

gli

uccelli

del cielo la beccarono.

un'altra cadde in luoghi rocciosi ove non aveva molta


;

teiia

subito

spunt perch
il

il

terreno
e,

non era pro-

tondo;
radice,
le

ma, levatosi
si

soie, fu

narsa;

perch non aveva

secc.'

un'altra cadde in mezzo alle spine e

spiuc,

uate insieme ooi seme, l'aifogarono.

un'altra

LA PORTA STRETTA

l8g

cadde nella terra buona e, nata che fu, frutt il cento per uno B. questa la parabola che i Dodici non eran capaci d' intendere. E Ges dovette fare il glossatore di s medesimo. D seme la Parola. In colui che non la capisce vien Satana e la porta via. Chi la capisce e la riceve con allegrezza ma non la rdica nell'anima alla prima persecuzione se ne scorda. C' chi l'ascolta e l'accoglie

ma
chi

non

sa scacciar le cure del

mondo,

delle ricchezze,
la soffocano.

degli

onori e allora questi

prum usurpanti

Ma

ascolta la Parola e la intende e la fa padrona unica del

suo spirito e regola della sua vita veramente simile a)

campo

ferace dove

il

grano fa delle cento.

non basta neppure ascoltarla, intenderla, praticarla. Chi r ha ricevuta non deve tenerla per s. Chi colui che avendo una lucerna la impiatta sotto il letto o la copre con un vaso o la mette sotto il moggio ? La luce deve stare nel mezzo di casa ed in alto, che tutti la vedano e siano illuminati. Un signore che doveva partire per un lungo viaggio lasci a ciascuno dei suoi servitori dieci mine perch le facessero fruttare. E quando torn ne chiese conto. E il primo gli rese venti mine perch colle prime dieci ne aveva guadagnate altre dieci. E il signore lo fece fattore di tutti suoi beni. E il secondo ghe ne rese quindici perch pi di cinque non era riuscito a guadagnarne. Ma
i

U terzo

gli

si

present dinanzi
le dieci

timoroso e

gli

mostr,

involtate in
in consegna,
sei

una pezzuola,
f

mine che aveva avuto

Signore, ecco le tue mine, io sapevo che


mieti

dove non hai seminato e ebbi paura e 1' ho tenute nascoste. E il signore: Servo malvagio e infingardo, ti giudicher dalle tue proprie parole Prendetegli le mire e datele a colui che ne ha venti, Ma ne ha gi abbaraccogli

un uomo duro che


dove non hai

sparso

igO
stanza

LA PORTA STRETTA

Io vi dico, replic

il

signore, che a

chiunque

ha sar aato di pi
quello che ha.

ma

a chi non ha sar tolto anche

l'

inutile servitore gettatelo nelle tenebre

di fuori, dov' pianto e stridor di denti.

Chi ha ricevuto la Parola deve far


suoi benefici. Gli
fu dato
gli

che raddoppi

un tesoro
sia tolto.

tale che se lo lascia

non v'aggiunse 1' ha raddoppiato sar elargito anche di pili. Non son poven, questi, a' quali bisogna regalare perch non hanno, ma
inoperoso giusto che
chi

nulla sar portato via anche quello che ha e a chi

contadini infedeh e infingardi


fruttifero

a'

quali fu confidato

il

pi

campo
ai

dell'universo.
il

Beato l'economo che


far

padrone trover

intento

ragione

sottoposti

a distribuire a tutti la giusta

parte del grano.


1

Ma

se

l'economo comincia a picchiare

servi e le serve e
il

quando

non pensa che a mangiare e ubriacarsi, padrone torner e quel giorno non se l'aspetta

lo far frustare e gli

assegner
le

la

sorte degli infedeh.


e,

Perch

il

servo che non sa

volont del padrone

non conoscendole, non

l'eseguisce ricever pochi colpi


il

ma

colui che le sapeva e nonostante fa

contrario sar bat-

tuto con molti colpi e scacciate dalla casa dove comandava.


I

Portatori della Parola non hanno nessuna


i

scusa

primi se non ?ono anche U di pi sar

ubbidirla.

chi

molto fu dato

richiesto.

IL

FIGLIOL_PRODIGO

Un uomo aveva due

figlioli

Gli era
tiglioli.
il

morta

la

moglie

ma
il

gli

eran

n masti
se
il

questi due

Due
il

soli.

Ma due

son sempre meglio che uno

Se

maggiore lavora per due; e se uno dovesse morire anche i figlioli muoiono, anche giovani muoiono e a volte prima dei vecchi e se uno dei due dovesse morire ne resta almeno uno che al povero padre ci penser. Quest'uomo amava suoi figlioli, non solamente perch eran sangue suo ma anche perch amoroso di natura. Voleva bene a tutti e due aJ pi grande e al pi piccolo; forse un po' pi al minore che al maggiore, ma tanto poco di pi che non se n'accorgeva neanche lui.
secondo;
pi piccino

primo s'ammala

fuori c' a casa

Ma
e

per l'ultimo

figliolo
;

tutti

babbi e tutte

le

mamme
di tutti
;

hanno un debole

perch pi piccino, pi bellino

meno riconosciuto dalla legge; eppoi l'ultimo ch' stato bambino e dopo la sua non c' stata in faroigha
un'altra
recente,
soglia
rezza.

nascita sicch la
si

sua

fanciullezza,
si

ancora
fin di
i

cos

allunga,

si

prolunga,

distende

quasi alla
tene-

della

giovent,

come un alone ostinato


che saltava in collo
faceva parzialit.
e le
T

Non sembra
?

len che popp>ava, che faceva


al

primi

passi col sottanino corto, e a

babbo
figlioli

cavalluccio

Ma quest'uomo non
li

suol

teneva

come

due occhi

due mani, egualmente

cari

192

IL FIGLIOL

PRODIGO

uno a manritta
dei due.

e l'altro fosse contento e

uno a mancina, e badava che l'uno non mancasse nulla a nessun


i

Per, anche tra

figlioli

d'uno stesso padre, chi ha

un' idea e chi un'altra.


fratelli

Non succede quasi mai che due abbiano gli stessi umori. O almeno somiglianti, D maggiore era un giovane serio, savio, posato, che pareva gi un uomo fatto, maturo, un marito, un capofamiglia.

Rispettava

il

padre

ma

pi come padrone che

come
zoni
gli
;

padre,

senza un moto, un segno di sentimento

lavorava puntualmente
faceva
le

ma

era agro e sofistico coi gar-

ma che i poveri nor bench la casa fosse piena d'ogni ben d' Iddio, per loro non c'era mai nulla Ai fratello faceva finta di voler bene ma dentro di s ruminava il veleno dell'astio. Quando si dice amarsi come
devozioni comandate
:

venissero intorno

a sentir

lui,

fratelli si

dice

il

contario di quel che

si

vorrebbe dire
storia ebrea;

Di rado

fratelU

si

voglion bene davvero.

La

lasciando star

l'altre,

comincia con Caino,

seguita cor

Giacobbe che imbrogUa Esa, con Giuseppe venduto da fiatelli, con Absalon che uccide Ammon, con Salomone che fa sgozzare Adonia; sgocciolo di sangue sopra um lunga strada di gelosie, di contrasti, di tradimenti. S
dica,

invece

di

fraterno,

amore

paterno

si

sbagUerj

meno.

Il secondo figliolo pareva d'un'altra razza. Era pi giovane e non si vergognava della sua giovent. Sguaz za va nella giovinezza come in un lago caldo. Aveva tutti

le

voglie,

le

ardenze,

le

grazie (e le disgrazie) della su;


:

un giorno l'avrebbe in era capac( filato e quell'altro l'avrebbe messo in cielo di tenergli 11 muso settimane intere eppoi. ad un tratto gh si buttava al collo tutto festoso. Pi del lavorare g
et.

Col padre secondo le lune

il.

FIGLICI PRO Dico

I93

piacevano gli spassi cogli amici, e non diceva di no se r invitavano a bere, e guardava le donne, e ambiva di vestir bene, di comparir meglio degli altri. Ma di cuore i (agava a chi non poteva, faceva la carit di nascosto al fratello, non rimandava sconsolato nessuno. Alla sinagoga si vedeva rare volte e per questo e per altri suoi portamenti i borghesi del vicinato, le persone dabbene e
perbene,
teressose,
le

persone specchiate e timorate, religiose e inlo

non
ai

vedevan

coli 'occhio

buono

si

racco-

mandavano

Tanto pi che quel giovane voleva grandeggiare pi che non permettessero le facolt del padre buon uomo, dicevano, ma debole e acciecato e buttava l dei discorsi che non stavan bene in bocca a un figlio di famiglia rallevato
figlioli

che non

lo

praticassero.

come

si

deve.
;

La

vita

piccola di

quel piccolo posto


correr

gli

puzzava

diceva

ch'era

megho

l'avventure
e dal

nei

paesi ricchi, popolati, lontani, di l da]

monte

mare,

dove sono
e
i

le

grandi citt di lusso e

porticati di
di seta

marmo

vini dell' isole e le

botteghe piene

e d'argento,

e le donne vestite in gala, come regine macerate negli aromi che davano tutta la loro carne distesa senza farsi pregare, in cambio d'un pezzo d'oro.

L in
e

campagna bisognava
di

stare all'ordine e al

sizio

umori zingareschi e nomadi. D padre, per quanto ricco, per quanto buono, misfogare
gli

non c'era verso


le

surava

dramme come
in famiglia

se fossero talenti;

il

fratello fa-

ceva
solco,

gli

occhi acci se rinnovava una tunica o tornava un

po' brillo;
la

non

si

pastura, le bestie:

campo, il una vita che non era vita


conosceva che
il

ma

struggimento.

E
avuto

un giorno
il

coraggio

d aveva pensate pi dirlo induri


di
s'

volte e

non aveva
la faccia

il

cuore e

e disse al padre: 15

'

t'.rta

di

Crso.

194

IL

FIGLIOL PRODIGO
parte,

ti

Dammi

la

mia

quel che mi

tocca,

non

chieder pi nulla.

D
and
sun
di

vecchio, a quel discorso,


in

ci soffr

ma non

rispose e

figliolo

camera sua per non farsi veder piangere. E nesdue pai lo pii di quella cosa, per un pezzo Ma 11 soffriva, stava tutto ingrugnato ed aveva perso U
e
il

vampo

brio, perfino
il

colori del viso

il

padre, a ve-

der soffrire
perderlo.

figliolo, soffriva

e pi soffriva

al

pensiero di

Ma

finalmente l'amor paterno l'ebbe vinta sulle

l'amor di se stesso. Si fecero


dette a tutti e due
i

stime e

le perizie e
si

il il

padre
resto

figlioli la

legittima e

tenne

per

giovane non perse tempo: vendette quel che non poteva portar via e messa insieme una bella somma,
s.
11

senza dir nulla a nessuno, una sera mont sopra un bel

giumento e part. Al fratello maggiore quella partenza non dispiacque punto: Costui non avr pi coraggio di
tornare e ora son
figlio

unico e
lo

comando

io solo e

il

resto

dell'eredit nessun

me

leva.

padre pianse in segreto tutte le sue lagrime, tutte le lagrime delle sue vecchie palpebre grinzose, e ogni ruga del suo vecchio viso fu lavata dalle lagrime,
il

Ma

tutto

il

vecchio viso fu zuppo, infradiciato


lui

di

pianto.

Da
al

quel giorno non fu pi


figliolo

ci

volle tutto
di

l'amore

rimasto per superare l'accoramento

quella se-

parazione.

Ma una
per

voce
il

gli

diceva che forse non l'aveva perso


la

sempre,

suo secondo nato, che avrebbe avuta


distacco.

grazia di ribaciarlo prima di morire e quella voce l'aiutava

a sopportare con meno spasimi


Intanto
il

il

nate

al

giovane fuggitivo s'avvicinava a gran giorpaese opulento e festoso dove aveva viisegnato

di vivere.

delle

ad ogni voltata di strada tastava le sacchette monete che pendevano di qua e di l dalla sella.

IL

FIGLI OL

PRODIGO

iq5

Arriv presto
testa. Gli

al paese della sua bramosa e cominci la pareva che quei migliai che aveva portato con s non dovessero mai finire. Prese a pigione una beila

casa,

compr cinque o

sei

schiavi,

si

vest

come un pnn-

dpe, presto ebbe amici ed amiche che stavan con lui a desinare e a cena e bevevano il suo vino finch il ventre
ne poteva tenere. G^lle donne non lesin e scelse
belle
le pi

che capitassero nella citt:


vestirsi
gli

suonare e
zia.

Non

che sapessero ballare e con magnificenza e spogliarsi con graparevan mai troppi n troppo belli i regali
si

per godere quelle carni che

abbandonavano con tanta


le pi

voluttuosa mollezza e
torture del piacere.

gli

facevan godere

disperate

signorotto provinciale, venuto dalla


nella
sta-

campagna senza divaghi, tenuto a stecchetto

gione della sensualit prepotente, smanioso di grandigia,

sfogava ora la lussuria rattenuta e l'amore del fasto in


quella
vita

agostana,

pericolosa

come un ponte senza

spallette.

Una vita che non poteva durare. Leva e non metti ogm gran monte scema, dicono contadini quando vanno alla massa del grano per portar la soma al mulino. I sacchi del Prodigo avevano un fondo, come tutti sacchi,
i i r

venne

il

giorno che non

ci

fu pi n oro n argento e
tela e di cuoio che s'afflodell'

neanche bronzo
sciavano,
jli

ma
sui

pezzi

di

menci,

mattoni
ci

impiantito.

Sparirono

amici e spari ron le donne;

schiavi, letti e deschi turon

/enduti e col ricavato


glio,

fu ancora da mangiare alla

me-

ma

poco. Per maggior disgrazia venne in quel paese


il

ina carestia e
in
\

Prodigo

si

ritrov affamato in
lo

mezzo a

guardava quant'era mgo. Le donne eran partite per altre citt dove si stava aeglio; gli amici delle notti e delle sbornie duravan falca a campai per s.
popolo d'affamati.

nessuno

tQ

ti.

FtGLIOL PRODIGO

Lo sciagurato, nudo bruco, lasci la citt e s'accoi pagn con un signore che andava in campagna dove p( sedeva un buon podere. E tanto si raccomand a lui e
l'accett

come

porcaio
fitti

perch che

era giovane

sano

porcai
tesse,

non eran
voleva far

appena appena quel mestiere. Per un ebreo non ci


nessuno,

te va essere maggior gastigo di quello. Perfino in Egiti

dove pure s'adoravan le bestie, soltanto ai porcai e proibito entrar nel tempio e nessun padre dava loro moglie le figliole e nessuno avrebbe sposato per tut
l'oro del

Ma
il

il

mondo la figliola d'un porcaio. Prodigo non aveva da sceghere e dovette mena
alle pasture.

branco dei maiaM


il

Non

gli

davan

salai

mangiare era scarso perch ce n'era poco per tut i maiaU non c' carestia perch mangiano d'og cosa e in quel paese avevano carrube a volont e si ziavano. Il meschino affamato guardava con invidia qi
e

Ma

per

bestioni neri e rosati che frugavano in terra e macini]

vano
di

baccelli e le rdiche e desiderava empirsi

il

veni

quella roba e piangeva rammentandosi la giusta a


di

bondanza

casa sua e

festini

della gran

citt.
il

T;

volta, sopraffatto dalla fame, levava di sotto

grifo

gelante dei porci un baccello nericcio di carruba, tem^^

rando l'amarezza del pentimento con quella sciapa e gnosa dolcima. E guai se l'avesse visto il padrone D suo vestire era una sudicia gamuira da schiavo, ci
I

teteva di stabbio;

il

suo calzare un paio di sandali

scj

cagnati, tenuti in.sjeme alla peggio coi giunchi;

in ca]

un cencio

di

nessun colore
soli

il

suo bel viso


colline,

di

giovine!
scarnito
il

amante, morato dai


e la mota.

delle

s'era

allungato, aveva preso un color

morticelo tra

piomi

IL

FIGLIOL PRODIGO
le

I97
fi

Chi porter, ora,


tessuta
;n

sue nitide cappe di lana


al

ata e

casa che lasci nei cassoni

fratello

Dove

saranno
vette
di

le belle

tuniche di seta tinta di porpora che dopochi


soldi
ai

vendere per

rigattieri
lui.

servitori

suo padre vestivano meglio di

mangiavano pi

di lui.

E, tornato in s, disse

Quanti garzoni di mio padre hanno pane d'avanzo mentre 10 muoio dalla fame Fin allora l' idea del ritorno, appena s' affacciava, l'aveva mandata via. Tornare in quello stato, dopo aver
1

disprezzato la sua casa, dopo aver fatto piangere


e

il

babbo

averla

data

vinta al

fratello!

Tornare senza un vee imbruttito

stito,

senza calzatura, senza una dramma, senza l'anello


di

segno

libert

sfigurito

da quella

famelica schiavit, appuzzato e contaminato da quel


'Stiere

me-

abbominevole, e dar ragione ai savi vicini, al savio fratello, umiharsi ai ginocchi del vecchio che lasci senza |uii saluto Tornare come uno straccio d'obbrobrio dopartito come un re. Tornare alla scodella nella l v'era
I

quale aveva sputato. In una casa dove


nulla di

non

c'era

pi

suo.

parteneva

Il padre. Se appadre apparteneva anche a lui. Era la sua genitura, fattura della sua carne, uscito dal suo seme in un momento d'amore. Il padre, anche offeso, TOD potrebbe scacciare il suo proprio sangue. Se non lo

No. Qualcosa di suo c'era sempre.


al

padre

il

TOrr

come

figlio

almeno

lo terr

per

garzone. Nel posto


altro padre,
a

'un estraneo, d'uii


er su e
'erso
il

uomo nato da un
gli

Pren-

andr dal padre mio e


tiglio

dir:

Padre, peccai

cielo

e in cospetto di te:

i'essei

chiamato

tuo

e non sono pi d^no fammi come uno dei tue

198
garzoni

IL

FIGLIOL PRODIGO

d. Non torno come figliolo ma come servitor come lavoratore non ti chiedo l'amore, che non ho pi
:

diritto,

ma

soltanto un po' di pane nella tua cucina.


al

E
dini,

il

giovane, riconsegnati

padrone

maiali,

si

avvi
conta

verso la sua terra. Chiedeva un

pezzo di pane

ai

che glielo davano, e quel pane di misericordia


lo

d'elemosina

bagnava
I

col

salso

delle

sue lagrime a

l'ombra dei sicomori.

piedi,

sbucciati ed escoriati, aj

pena

lo

portavano; ormai era scalzo

ma

la fede nel pe:

dono

lo

conduceva, passo per passo, verso casa.


di

E
della

finalmente un giorno, nel meriggio, arriv in


villa

visi

suo

padre.

Ma non

ardiva picchiare,
l

chiamare, n entrare.
se
e

gironzava

intorno, per spiai


si

qualcuno

uscisse.

Ed

ecco suo padre che

fa sull'usci

il figliolo non pi quelli da lontano lo ravvisa mutato, ma gli occhi d'un padre, anche sciupati d e g pianto, non posson fare a meno di riconoscerlo

corre incontro e lo stringe al petto e lo bacia e lo ribac


e

non

si

stanca

di

posare

suoi vecchi palhdi labbri

consumato, su quegli occhi che hanno cari quel biato espiessione ma sempre beUi, su quei capelfi pclv rosi ma sempre ondati e morbidi, su quella cari
viso
eh' sua.
Il

figliolo,

confuso e intenerito,

ai

baci

spondere.

E appena
peccai

liberato dalle braccia paterne


il

non sa si but
:

In terra e ripete

tremando
verso

discorso preparato
cielo

Padre,

il

e verso
figlio.

di

te e ne

son pi degno d'esser chiamato tuo

Ma
figUo
gli
il

se

il

giovane s'umilia
si

fino a rifiutare

il

nome

vecchio
rifarsi

sente, in quel

momento, pi

padK
coi

pare di

padre una seconda volta.


lii

senza neppi

rispondergh,

cogli

annebbiati

e
i

molh,
servi
i

ma

voce squillante

dei

bc.

giorni

chiama

IL FIGLIOL

PRODIGO
e

IQQ

suoi
11

Portate la veste ch' la prima, la pi bella,

metai

tetegliela,

ponete un anello nella sua


del

mano

e calzari

piedi.
tgliolo

padrone non deve entrare

in

casa sua

in cos malarnese,
i

come un

pezzente.

Il

vestito pi bello,

calzari nuovi, l'anello al dito.

servi lo

devon

ser-

vire perch anch'egli

Il

un padrone.
ingrassato e

portate

il

vitello

ammazziamolo,
mio
figliolo

mangiamo
vitello

e facciamo festa perch questo


si

era morto e risuscit, era perduto e

ritrov
:

festa, per
figliolo

grasso si serbava per la festa ma quale me, pi bella di questa? Avevo pianto il mio come morto ed eccolo vivo con me; l'avevo perso
e
il

ha restituito. Era lontano ed con noi; era un mendicante alle porte delle case straniere ed ora padrone neUa sua casa; eia atiamato
nel
1'

mondo

mondo me

ed ora banchetter alla sua tavola.

servi ubbidirono e

il

vitello fu macellato, scuoiato,

squartato e messo a cuocere.


vino pi vecchio.
la
gii

in cantina

fu

preso

il

fu apparecchiata la stanza bella per

cena del ritorno,


amici
del

alcuni servi andarono a


i

chiamare

padre, e altn

suonatori perche vengano

alla svelta cogli strumenti.

E quando
bagno e
il

tutto fu pronto e

il

figliolo

ebbe fatto

il

padre l'ebbe ribaciato pi volte


il

quasi per

accertarsi colla bocca che

figliolo

non
e
i

la visione d'un
vini

sogno

cominciarono
i

vero era

con

lui

a banchettare
i

furon mesciuti e

suonatori accompagnarono

canti dell'allegrezza.

maggiore era in campagna, a lavorare, e


di

la sera,

tornando, quando fu vicino a casa, ud suoni e strepiti


e chiocchi

mano

e caJ pesto

di

danzatori.
?

E non

sa-

peva capacitarsi. Cos' mai accaduto

Forse imo padre

200

IL

FIGLIOL PRODIGO
di

impazzito

un corteggio
?

nozze arrivato improvvisi

visamente a casa nostra

Nemico

dei

frastorni e dei

trare per veder da s cosa c'era.

Ma
il

nuovi non volle enchiamato un ragazzo


perch di tutto quel
vi-

che usciva di casa


chiasso.

gli

domand

A
di

Il

tuo fratello venuto.

tuo padre uccise

il

tello ingrassato,

perch l'ha riavuto sano e sadvo.

quelle parole ebbe

un

tuffo al cuore e sbianc.

Non
ri-

piacere

ma

di

rabbia e ge!osia. L'antico astio


gli

gli

boll

dentro,

poich

pareva d'aver tutte

le

ragioni

dalla sua.

E
il

non

volle entrare in casa e se ne stava fuori,

sdegnato.
Allora
il

padre usc fuori

tuo fratello tornato e

e lo chiam ha domandato
:

di

Vieni, che
te e sar

contento di vederti e faremo festa insieme.

Ma
taccia.

il

savio non pot rattenere


in vita sua, os

le

parole
il

e,

per

la

prima volta

condannare

padre sulla

ti servo come un servo e non mai un tuo comando e a me non desti mai un capretto per cenare con i miei amici. Or quando codesto tiglio tuo, dopo aver sperperato il tuo bene nei lupanari, torn a casa, ammazzasti per lui il vitello in-

Ecco, da tanti anni

trasgredii

grassato.

Con

queste

poche

parole
fin

scopre

tutta

l'

ignobilt

dell'animo suo,

nascosta

allora dal

mantello fariseo
hai dato

della saviezza. lnfaccia al padre la propria ubbidienza,


gli

rinfaccia la sua avarizia


I

non mi
lui
a

neppure
tuo
.

un capretto e di essere un padre

lo

rimprovera,
riconosca

tglio

senza amore,
figlio
il

di
lo

troppo amore
pure,

Codesto

Non

dice fratello;

come

figlio,

padre
con-

ma, come

tratello, lui,

non

lo

vuol riconoscere.

Ha

IL

FIGLIOL PRODIGO
I

201
denari non suoi,

suraato

tuoi denari colle prostitute

te, a sumentre io dare nei tuoi campi, senza ricompensa Ma il padre, come ha perdonato ali' altro figliolo, perdona anche a questo. Creatura mia, tu sei sempre con me, e tutto il mio tuo. Ma bisognava banchettare e rallegrarsi perch codesto fratello tuo era morto e risuscit, era per-

con donne non sue;

sono stato con

duto e
Il

si

ritrov.

padre sicuro che queste paiole bastano per rargh la bocca, a Era morto e risuscit, era perduto
ritrov
.

tue si

C'

bisogno

d'altre
forti

ragioni

?
?

E quah
colle

ragioni
fatto

potrebbero essere pi
quel che ha fatto.

di

queste
il

Abbia pui

Ha

sciupato

mio

donne;

ha

Mi ha lasciato senza un saluto, mi ha lasciato a piangere. Avesse fatto anche peggio sempre un figliolo mio. Avesse rubato alle strade,
scialacquato finch ha potuto.
i

avesse assassinato
pi,

g'

innocenti, mi avesse anche offeso di


figliolo,

non posso dimenticare ch' un mio

sangue

mio. Era partito ed tornato, era sparito ed riappaI


j

rito,

era perduto ed trovato, era morto ed risuscitato.


altro.

Non chiedo

E
;

per festeggiare questo miracolo

un

'

Tu non mi hai lasciato mai ; ti ho goduto sempre tutti i miei capretti son tuoi pur che tu li chieda hai mangiato tutti giorni alla mia tavola. Ma questo era lontano da tanti giorni, da tante settimane, da tanti mesi. Non lo vedevo pi che in sogno non aveva mangiato un pezzo di pane con me da tanto tempo. Non ho forse il dintto di trionfare almen
vitello grasso

mi par poco.

questo giorno

Ges

s'

fermato qui.
Il

Non ha

seguitato
della

il

racconto.

Non

ce n'era bisogno.

significato

parabola uon

ha bisogno d'aggiunte.

Ma

nessuna storia

dopo quella

202
di

CL

FIGLIOL PRODIGO
stata detta da bocca umana pii prenda cos profondamente il cuor

Giuseppe Ebreo
uomini.

bella di questa e che


degli

G' interpreti

son

liberi

d'almanaccare

baloccarsi

Che
dei

il

Prodigo l'uomo
e
il

nuovo, purificato dalla pr v;


Fariseo che or erva
la

dolore,

Savio

il

vecchi:

legge

ma non

conosce l'amore. Oppure pagano, bench

che
sia

il

Savio

popolo giudaico che non comprende l'amore del Padr


il

quale accogher
sozzi

il

si

avvoltolai

nei

pagma

dei

amori della gentiht e abbia vissuto in com maiah.


stesso

Ges non era un proponitore d'enigmi. Egh


per

detto, alla fine della parabola, che pi gioia nel

ciel<

un peccatore pentito che per

tutti

giusti

che
i

si

glo

rieggiano nella loro spuria giustizia, per tutti

puri eh
gli

inorgoghscono della loro esterna purit, per tutti


ianti che

zc

nascondono
giusti

l'aridit di cuore sotto l'apparent

ossequio della legge.


1

veri

sararino
ci

accolti

nel

Regno ma

di

lor

s'era sicuri.
c'

Non

hanno
di

fatto trepidare e soffrire e no

bisogno

di rallegrarsi.

Ma

per quello

ch' stato

pc

perdersi, che

ha sofferto

pi per rifarsi un'anima nuov*


lui,

per vincere la bestiaUt ch'era in pi


il

che ha meritato
il

suo posto perch ha dovuto rinnegare tutto


per costui
s'

pai
di

sato per ottenerlo,


tripudio.

inalzeranno

canti

Qual uomo
e

di tra voi,

che abbia cento pecore e n'at


le

bia perduta una,

non
la

lascia

novantanove

nel

desert

non va dietro

perduta, finch non l'abbia trovata


suoi amici

trovatala se la mette sulle spalle, pien di gioia, e giunt


i

a casa non chiama


loro
s'era
;

suoi
la

vicini,

dicend
ci]

Fate

t^ioia

con me, che trovai

pecora mia

perduta.

IL

FIGLIOL PRODIGO
dieci

203

qua!

donna che abbia

dramme,
la

se

abbia

perduta una dramma, non accende


la casa e cerca

lucerna e spazza
?

attentamente lnch non l'abbia trovata


le vicine,

E, trovatala, chiama le amiche e


gioia con

dicendo

Fate

me, perch trovai

la

dramma

che avevo per-

duto

cos'

suscitato,

d'un

mai una pecora in confronto d'un figliolo riuomo salvato ? E cosa vale una dramma
?

in paragone d'uno smarrito che ritrova la santit

LE PARABOLE DEL PECCATO

Ma

il

perdono crea un obbligo per


esenzioni.

il

quale non sono


agli
altri
ti

ammesse L'amore

trasmissibile e dev'esser trasmesso.


se

spenge. Ti

un fuoco che haimo bruciato

non

l'attacchi

si

colla gioia; brucia chi

s'ac-

costa, se no diventi sasso affumicato

ma

diaccio. Chi

ricevuto deve restituire;


parte almeno. Volle

pi, sarebbe meglio

ma

ha una

un Re, un
li

giorno, fare

conti coi subalterni.

chiam alla sua faccia. Tra primi fu menato uno che gli doveva diecimila talenti. Non avendo costui da pagare il Re comand che fosse venduto, insieme butt
alla

ad uno ad uno

moglie, ai

figlioli

e a tutto quel che possedeva,

in iscontc d'una parte del debito.


ai

servo,

disperato,

si

Pareva un fagotto di panni da cui uscissero singhiozzi e promesse Abbi pazienza, aspetta un di ancora tempo e ti pagher tutto ma non perpo' mettere che la mia donna e i miei bambini sian mandati
piedi del
re.
:

alla fiera
Il

come
s*

pecore, separati da me, portati chiss dove.

Re

intener

e lo

mand

libero e gli

D
trato

serve usc fuori

aveva anche lui figlioli piccini condon quel grandissimo debito. che sembrava un altro, ma il cuore,

anche dopo tanta grazia, era lo stesso di prima. E inconuno de' suoi compagni che gli doveva cento denari una piccolezza in confronto dei diecimila talenti Pagami quel gli salt addosso e lo prese per la gola:

LK PAliABOLE DEI PECCATO

20 5
sbirri.
il

Che mi devi e subito o

ti

fo

legare dagli

D
Re
:

malca-

pitato, aggredito a quel

modo,

fece quel che

suo pergli
si

secutore aveva tatto poco

pnma

dinanzi

aJ

butt

ai piedi, si

pagato

in

raccomand, pianse, giur che l'avrebbe pochi giorni, gli baci il lembo della veste, gii
l'antica trateilanza,
lo

ramment

preg

di

aspettare in

nome

dei

figlioli

che l'aspettavano a casa.

Ma quel gaglioffo, ch'era Servo e non Re. non ebbe compassione prese il debitore per mi braccio, lo consegn al tribunale e lo fece mettere in prigione. La nuova,
:

tra gli altri servi del palazzc,

si

Sf>arse e

addolor
il

tutti.

Sicch arriv presto

all'orecchio
lo

del
ai

Re

quale,
:

tatto
lo
ti

chiamare

lo

spietato,

consegn

torturatori

condonai quel debito grande, non dovevi tu condonare


quello del tuo fratello, ch'era tanto pi piccolo
piet di te
;

Io ebbi

non dovevi aver piet di lui ? I peccatori, quando riconoscono il male ch' in loro, e l'abiurano con raumiliato core, son pi vicini al Regno dei devoti che s'imbrodano colla lode della propria devozione. Due uomini salirono al Tempio per pregare l'uno
;

era
terie

Faiiseo e l'altro

Pubblicano.

Il

Fariseo,

colle

filat-

appese

alla fronte e al braccio sinistro, colle


al

lunghe

frangie luccicanti

mantello, tutto impettito, in piedi,


:

come uno che


ti

si

sente in casa sua, pregava cos

Dio,

ringrazio eh' io

non sono come

gli

altri

uomini,
l.

rap>aci,

ingiusti,

adulteri, o
la

come

quel pubblicano
le

Io digiuno

due volte
tutti
II

settimana e pago tutte


della Legge.

decime e osservo
il

gli

aiticoli

Pubblicano, invece, non aveva neanche


e
al

coraggio

d'alzare gli occhi

dinanzi

pareva si vergognasse di companre Signore. Sospirava e si picchiava il petto, e


:

non diceva altre parole che queste


cordia di

Dio, abbi

misen-

me

peccatore.

206

LE PARABOLE DEL PECCATO


Io vi dico che questo
se

ne scese a casa sua


s'
.

giu-

stificato e quell'altro no perch chi

inalza sar abbas-

ma chi s'abbassa sar inalzato Un dottor della Legge chiese a Ges chi il Ges raccont Un uomo, un Ebreo, scendeva
sato
:

prossimo,

da

Geru-

salemme a
saltarono,

Gerico, per
e,

le

gole dei monti

briganti l'as-

sulla strada

quelli

dopo averlo ferito e spogliato, Io lasciarono mezzo morto. Passa un Sacerdote, uno di che vanno per la maggiore nelle feste e nell'adusi

aanze e

vantano

di

conoscere per
il

filo

e per segno

le
si

volont d' Iddio,

vede

disgraziato

disteso

ma non

ferma
parte

e,

per evitare contatti immondi,


strada.

passa dall'alti a

Poco dopo ecco un Levita. Anche costui era, tra gli zelanti, de' pi accreditati e conosceva appuntino tutte le sante cerimonie e gli pareva essere, pi che sagrestano, uno dei padroni del Tempio. Sbircia il corpo sanguinante e tira di lungo per il suo viaggio. E passa finalmente un Samaritano. Per i Giudei i Samaritani eran infedeh, traditori, poco meno detestabili dei Gentih, soltanto perch non volevano sacrificare a Gerudella

salemme
per,
della

e accettare la riforma di se
l'

Nehemia.

Il

Samaritano,
tra
i

non sta a vedere


strada

infelice

riverso

sassi

circonciso

o incirconciso, d Giuda o di
vederlo cosi mal ridotto,
sella
le
si
ejli

Samaria.

Ma

s'accosta e nel

muove
alla

subito a piet.

cavate dalla

fiasche
le

versa sulle ferite un po' d'olio e un po' di vino,

fascia

meglio con un fazzoletto, mette


lo

lo

sconosciuto attra-

verso alla sua ciuca.

porta a una locanda, lo fa mettere

a letto, cerca di ristorarlo mettendogli in bocca qualche


cosa di caldo e non
lo lascia

finch

non
Il

lo

vede risollevato
lui

tanto da poter parlare e mangiare.


flapparte l'oste e
gli

giorno dopo chiama


Prenditi cura di
i

d due denari

LE PARABOLE DEL PECCATO

207

custodiscilo meglio che puoi e quello che spenderai di pi


lo

pagher quando ripasso di qui. D prossimo, dunque, colui che

soffre, chi

ha bisogno

d'aiuto
di te,

anche

Chiunque se non

il

sia.
ti

Anche

il

tuo nemico, se ha bisogno


il

prega,

primo

dei tuoi prossimi.


al

La

carit

pi valido titolo per l'ammissione


il
i

Regno. Lo seppe
e bisso,

ricco mangiatore, vestito

di

porpora
l'af-

che

tutti

giorni

gozzovigliava coi suoi amici.


il

Alla porta del suo palazzo stava Lazzaro,

povero,

famato, coperto d'ulceri, che

si

sarebbe contentato dei


la

minuzzoh
l'

degh
I

ossi

che cascavan sotto

tavola del-

avevan piet di Lazzaro e della sua miseria e, non potendo far altro per lui, gli leccavan le piaghe ed egU accarezzava quelle docili bestie amorose colla mano scarnita. Ma il ricco non aveva piet di Lazzaro e non gli venne mai in mente di chiamarlo, una volta sola, alla sua tavola e neanche gh mandava un morso di pane o gli avanzi di cucina destinati alla spazzatura, che anche gli sguatteri rifiutavano. Avvenne che ricco, morirono e il povero tutti e due, il povero e il fu accolto alla mensa d'Abramo e il ricco fu precipitato a solrire nel fuoco. E una fiera sete lo tormentava e nessuno lo consolava. Da lontano vide Lazzaro che banchettava coi Patriarchi e dal mezzo della fiamma grid: Padre Abramo, abbi piet di me e manda Lazzaro che bagni le mie labbra colla punta del suo dito, perch io
Epulone.
cani

spasimo in questa fiamma.

Non

gli

aveva dato

neanche una

briciola,

eran vivi, e non chiedeva la liberazione dal fuoco n


bicchiere d'acqua, e neanche una sorsata,

mentre un e neanche una

gocciola

ma

si

contentava

di

quel po' d'umidit che podel

teva stare sulla punta d'un dito,

pi piccolo dito

208
del

LE PAI^ABOLE DEL PECCAtO


p>overo.

Ma Abramo
i

rispose

Figliolo,

ricordati
i

eh

ricevesti

tutti

beni in vita tua e Lazzaro tutti

mal

Ora

egli

consolato e tu sei torturato. Se tu gli aves


e

dato la minima parte della tua cena,

sapevi che avev

fame

stava accucciato alla tua porta peggio d'un cani


i

gli avevan pi compassione di te, se g un boccon di pane una volta sola, non avresi bisogno ora di chiedere la punta del suo dito inzuppat

e perfino

cani

avessi dato

nell 'acqua.

D
di

ricco

si

compiace

del
la

suo patrimonio

si

duol

doverne dare anche


la

minima parte perch cred

non passi mai e che il futuro sar eguale a passato. Ma la morte arriva anche per lui, e quand' meno ci pensa. C'era una volta un proprietario che u anno ebbe pi fruttato de) solito dalle sue possessioni E andava fantasticando su quella nuova ricchezza.
che
vita
diceva:

Butter gi
ci

miei granai e ne fabbricher


i

alti

pi grandi che
l'orzo,
i

possan star tutti

miei raccolti,
il

il

grane

biadurai, e far altri capanni per


i

fieno e la pa

glia e altre stalle per


stalla

bovi che comprer e anche un;

grande che c'entrino tutte le pecore e le capre. I dir all'anima mia: Ora hai in serbo molta ricchezza pe
molti

anni

riposati,

mangia, bevi, godi e non

i>ensar(

ad

altro.

E non gh pass per la mente, neanche un attimo r idea che da quei benefizi della terra avrebbe potute poveri del suo paese cavare una porzione per consolare Ma in quella notte medesima ch'egli aveva fantasticatt
i

tanti
polto,

abbellimenti
solo

il

ricco

mor e
la

il

giorno dopo fu
e

se

e nudo,

sotto
lui

terra

non

ci

fu nessune

che intercedesse per


Chi

nel cielo.
t

non sa

tarsi

amici
la

poveri, chi

non adopra

\t

ricchezza per

alleggerir

miseria,

non pensi

di entrare

LE PARABOLE DEL PECCATO


nel

2O9
far

Regno.
della

volte

figli

del secolo

sanno

meglio

loro affan terrestri


i

che non sappian fare quelli

celestiali

figli

luce.

Come

quel

fattore che aveva imbro-

ghato

il padrone e doveva lasciare il suo posto. Costui chiam a uno a uno i debitori della fattoria e a tutti cancell una parte del debito sicch, quando fu Ucenziato, s'era fatto qua e l, col suo strattagemma fraudolento, tanti amici che non lo lasciaron morir di fame. Aveva fatto un bene a s e agli altri ingannando e derubando il padrone era un ladro ma un giudizioso ladro. Se gli uomini usassero per il salvamento dello spirito l'astuzia che costui us per il mantenimento del suo corpo
:

quanti pi sarebbero Chi non


fico
si

convertiti

alla

fede del

Regno

converte in tempo sar tagliato come

il

infruttuoso.
le

Ma

la

conversione

dev'essere
i

perfetta

perch

ricadute allontanano assai pi che

rimorsi

non
spi-

abbiano avvicinato.
rito

Un uomo aveva
a cacciarlo via.

addosso uno
Il

maligno e

riusc

nei

luoghi aridi in cerca di

demonio and riposo ma, non trovandolo,

pens di tornare dov'era prima. Si accorge per che la casa, l'anima di quell'uomo, vuota, spazzata, adorna,
che
si

dura fatica a riconoscerla. Allora, va, chiama

altri

capo della banda riesce a rientrar nella casa sicch l'ultima condizione di quelsette spiriti maligni pi di lui e a

l'uomo fu peggiore della prima.

Nel giorno del trionfo

rammarichi e

le

giustificazioni
le

conteranno meno dei bisbigli del vento fra


jel

canne. Sar

latta allora l'ultima e inappellabile Scelta.

Come

quella
rete

pescatore che, dopo aver tratto su dai mare la


pesci,

|Pena di
s;erecci

siede sulla spiaggia e mette quelli e butta


il

man-

nelle ceste

%i

peccatori
il

lavarone alla spazzatura. vien data una limga tregua, perch ab-

ano tutto
16

tempo

di

cambiare.

Ma

venuto quel giorno

Stona

di Cf iUo.

210
chi

PECCATO tE PARABOLE DEL


non arrivato
alle

d'oltrepasporte o non degno

^^le rester eternamente'^di cam^ -' ^-o aveva sennato nel so e di notte in quel campo che un suo nemico va malefico. Hiene manciate U loglio
il

fuon.

Un -'ad.no buon b^- Ma^cco

campo comincia
vanno a

..^i^

o a

vpr7irare e verzicare

del logUo e

dirlo aJ

garzoni & padrone.


i

^^ ^J".^^^^, accorgono
s

cogUere Vuoi che l'andiamo a Ma il buon contadino rispose ^uw^+p abbi at. a la zizzama non No. no. che coghendo Lasciate ^-^^^^ .^^^,.^^': sbarbicare anche il grano.
:

Quando

sar

il

giorno della
e

Sate
"^

prima U logUo

legat^o a
il

^^^7^: -^^^^^/f ^a- e bru^at^^^^^^^


iil

"

ducetelo in cenere

ma

grano. U Duon g

colono, ;::he'^^'aspetta, da onesto

giomo

della

I^ messe

K,n"po^;"iate

ma gii opei^ davvero abbondante messe perch, dunque il padton della


arrivava

"^^ 1" vtf


Ood^a bastai.;, la Buona Notizia
che l'aspettano.

1
d

dappertutto

neppure^

tutti sia portata a

-"o-/^*;, uuc quem rtfi^-

^i

DODICI

La
gare
ai

sorte,

non sapendo in quale


li

altra

maniera

far pa-

grandi la loro grandezza,


discepolo,

castiga coi discepoli.

appunto perch discepoto, non capisce tutto, ma soltanto, se va bene, a mezzo, cio a modo suo, secondo la contenenza del suo spirito; epper, anche senza volere, tradisce l' insegnamento del maestro ; lo deforma, r involgarisce, lo rimpiccolisce, lo corrompe. D discepolo ha quasi sempre compagni e, non essendo solo, geloso degh altri; vorrebbe essere almeno il primo
Ogni
tra
i

secondi;

e perci diffama e insidia


k

condiscepoli

ciascuno crede d'essere, o per


luto,
il

meno

vuol essere ere-

solo perfetto interprete del maestro.

discepolo

sa

d'esser

discepolo e qualche

volta

si

vergogna d'esser uno che mangia alla tavola d'un


/Allora storce e strazia
credere d'avere

altro.

il pensiero del maestro per far un pensiero proprio, diverso da quello.


il

Oppme
sser

insegna addirittura
:

contrario di quel che

gli

fu insegnato

ch' poi la pi goffa e servile maniera di

discepolo.

In ogni discepolo, anche in quelli che sembrano pi


remissivi e leali, c'

Un
I li

discepolo
al

che ruba

seme d'un Giuda. un passivo. Un mezzano venditore e truffa il compratore. Un manteil

un

parassita,

nuto che,

portato a desinare,

spelluzzica

gli

antipasti,
l'ossa

lecca le salse, pilucca la fruttiera

ma non

attacca

212
perch non ha dent
carle e succiarne
il

DODICI
solo denti di latte
Il

o
i

per spac-

sostanzioso midollo.

discepolo pa-

rafrasa le frasi, oscura

misteri, complica le cose chiare,


i

moltiplica le difl&colt, glossa le sillabe, travisa


cipi,

prin-

annebbia l'evidenza, gigantifica l'accessorio, dinerva


allunga
il

l'essenziale,
il

vino forte,
elisire,

nonostante spaccia
e quintessenza.

suo vomiticcio

come

distillato

Invece d'una torcia che spande luce e fuoco un lucignolo che fimia e non fa lume neanche a se stesso.

Eppure
fare a

di codesti scolari e seguaci

nessuno ha potuto
il

meno. Neanche a

volere.

Perch

grande, troppo

estraneo alla moltitudine, cos distante, cos solitario, ha

bisogno di sentirsi vicino qualcuno:

non regge senza

l'il-

lusione che qualcimo intenda le sue parole, che riceva la

sua idea, e la trasmetta ad

altri,

lontano, prima della sua

morte

dopo

la

morte. Questo nomade, che non ha una

casa propria, ha voglia d'un focolare amico.


sradicato,

questo
la

che non pu avere una famiglia secondo


i

Questo capitano, i cui soldati nasceranno soltanto dopo che il suo sangue avr impregnato la terra, ha l'ambizione di sencarne, son cari
figlioli

secondo

lo

spirito.

tirsi

intorno un piccolo esercito.


tra le forme della tragicit
i

Una

Immanente

in ogni

grandezza qui:

discepoli son repugnanti e pericolosi

anche falsi, nessuno sa fare a meno. Soffrono, l profeti, se non li trovano soffrono, forse di pi, quando 1' hanno trovati. Perch un pensiero legato con mille fili a tutta l'anima, anche pi d'un figliolo. Cos prezioso, delicato,
dei
discepoli,
;

ma

fragile,

tanto
un

pi Incomunicabile quanto pi nuovo.

Affidarlo a

altro, innestarlo in

un pensiero
di chi
:

estraneo,

forzatamente pi basso, darlo nelle mani


pr rispettarlo,

questo de}X)sito cos raro

non saun pen-

DODICI

213

siero

grande, un pensiero nuovo

una responsabilit
di spartire a tutti
;

smisurata, una tortura continua, un patire.

Eppure

c', nel

grande,

la

bramosia
il

quel che ha ricevuto e da solo


c' la vanit,

lavoro troppo grave

che riesce a insediarsi anche vicino alla pi


e la vanit

alta superbia,
zanti,
bali,

ha bisogno
di

di

parole

carez-

di di

elogi

anche offensivi,

consensi
:

anche vervittorie,
sia

consacrazioni

anche mediocri

di

pure apparenti.
Cristo

era

esente anche dalle piccolezze dei


i

grandi

ma

pure, accettando tutti

pesi dell'umanit,

esimersi neppure da quelli che

danno

non volle discepoli. Prima

che da' nemici volle esser travagliato dagli amid I sacerdoti lo fecero morire una volta sola; i discepoli lo

fecero soffrire ogni giorno.

La sua Passione non


gli

sarebbe stata perfetta di crudelt se non


cato,
oltre
i

fosse tocla

Sadducei,
degli

gli

Sbirri,

Romani,

Plebe,

anche l'abbandono

Apostoli.
Galileo
;

Sappiamo
povero
li

chi

erano.
i

li

scelse tra

Galilei

prese fra

poveri

semplice,

ma

d'una sem-

plicit divina

che trapassava tutte


tra

semplici, nei quali la semplicit


terra.

le filosofie, chiam i rimaneva ravvolta nella


i

Non

voleva scegherU

ricchi,
i

perch veiuva
filosofi

a combatterli;

non tra

gli

Scribi e

Dottori perch vetra


1

niva a rovesciare la loro Legge;

non
e

per-

che in Palestina non vivevano


stati

filosofi

anche

se ci fossero

avrebbero cercato
il

di

spegnere la sua mistica sopran-

naturale sotto

moggio della dialettica. Sapeva che quelle anime rozze ma intatte, ignoranti ma entusiaste, avrebbe potuto, alla fine, mutarle secondo
suo desiderio, farle salire fino a
del fiume, ch' fango
lui,

il

foggiarle

come

il

Imo

ma, quand' modellato

e cotto

214

DODICI

per questa mutazione, la fiamma discesa dalla Terza Persona. Fino alia Pentecoste la loro imperfetta natura ebbe

troppo spesso

il

sopravvento, complice

di tutte le cadute.

Ai Dodici molto va perdonato perch ebbero, eccetto

qualche momento, fede in lui; perch si sforzarono di amarlo come voleva essere amato; e soprattutto perch, dopo averlo abbandonato nell'orto di Getsemani, non lo dimenticarono mai e lasciarono per l'eternit la memoria
delle sue parole e della sua vita.

Ma
a meno
ebbero

se noi

discepoli de*

guardiamo da vicino, quah abbiamo qualche


stringere
il

negli

Evangeli, .quei

notizia

non possiamo

di sentirci

cuore. Quei fortunati che

la grazia inestimabile di vivere


di

a Cristo,

camminare,

di

con Cristo accanto mangiare con lui, di dormire

nella stessa stanza, di vederlo in viso, di toccare la sua

mano,

di

baciarlo, di ascoltare dalla sua stessa bocca le

sue parole, codesti dodici fortunati, che milioni d'anime hanno segretamente invidiato attraverso i secoli, non si

mostrarono sempre degni della


loro soli tocc.
Li

felicit

suprema che a

vediamo, duri di capo e di cuore, non esser presti a intendere le pi limpide parabole del Maestro; non sempre capaci d' intendere, neppure dopo la sua morte, chi
fosse stato

da

lui;

Ges e di qual sorta iosse il Regno annunziato mancanti spesso di fede, di amore di fratellanza;
ricompense;
invidiosi
li

ambiziosi di
pazienti
della

l'uno

dell'altro;

imin-

rivincita che

ripagher dell'attesa;

tolleranti verso chi

non con loro; vendicativi verso chi


dormigliosi, dubbiosi, materiali, avari,

non vuol
codardi.

riceverli;

Uno
quand'

lo

rinnega tre

volte

uno aspetta a venerarlo


sua
missione
alia

nel

sepolcro; uno non crede alla

perch viene da Nazareth;

uno non vuol credere

DODICI
ai

215
suoi

sua

Resurrezione;

uno, infine, lo vende

nemici
;

e lo insegna, cx)n l'ultimo bacio, ai suoi catturatoli


cuni,

al-

dopo discorsi troppo alti, si ritrassero indietro e non andavano pi con lui . Ges dovette pi volte rimbrottarli per questa loro tardit d'intelletto. Racconta la parabola del Seminatore a Non intendete voi questa pae non capiscono il senso
:

rabola

E come

intenderete tutte l'altre parabole?

Li

avverte di guardarsi dal lievito dei Farisei e dei Sadducei

pane materiale. Non riflettete e non capite ancora? Avete il cuore indurato ? Avendo occhi non vedete ? E non avete memoria alcuna ? .
e credono che parli del
sia
il

la bassa plebe, che Ges Messia carnale, politico, guerriero, venuto a rialzare trono temporale di Davide. Anche quando sta per

Credono, quasi sempre, come


il

ascendere
questo
il

al

cielo

seguitano a doinandargh
quale intendi

Signore,
il
i

tempo
di

nel

ristabilire

Regno d'Israele? E
due discepoli
fosse lui che

prima, dopo la Resurrezione,

Emmaus dicono: Or noi speravamo che riscatterebbe Israele, invece.... .


il

Leticarono fra loro per sapere chi avr


nel

primo posto

nuovo Regno e Ges deve rampognarli.


per
via
?

Di che di-

scorrevate

tacevano perch avevano questionato fra loro per sapere chi fosse il pi grande.
essi
egli,

Ed

Ed
Se
il

postosi a sedere,

chiam
sia

Dodici e disse loro


l'

uno
Gelosi

vuol

essere
.

il

primo

ultimo

di

tutti

servitore di tutti
dei

scacciava

denunziano a Ges uno che demoni nel suo nome, a Non ghelo proibite risponde Ges poich non c' nessuno che dopo aver fatto qualche opera potente nel nome mio possa ad un tratto dir male di me. Perch chi non contro noi
loro
privilegi
i

per noi

2lb

DODICI
si

Dopo un
delle

discorso
a

a Capernaum alcuni
molti
dei

sdegnano
udite
ascol-

sue pxarole:
ebbero:
.

Onde

suoi

discepoli,
lo

che
tare

le
?

Questo parlare duro, chi


lasciarono.
chi
gli

pu

lo

Eppure Ges, a
gh
del

voleva seguirlo

non risparmia

avvisi.

Uno Scriba
a
i

dice che lo seguir dovunque.


delle tane e gli uccelli
dell'

E Ges
cielo

lui

Le volpi hanno
nidi,
.

loro
il

dove posare
leva

capo

ma Un
il

il

Figli uol

Uomo non ha
gli

altro,

ed era un discepolo, voa

pnma

seppellire
i

padre,

Ma Ges
i
;

rispose
.

Seguitami e lascia
altro ancora:

morti seppellire
ti

loro morti

Signore,

seguir

ma

un permettimi prima
:

d'accomiatarmi da quei di casa. Ges gli rispose Chi, dopo aver messa la mano aD'aratro, volge indietro lo
sguardo, non adatto
Gli s'avvicin
al

Regno

d' Iddio

anche un Giovane Ricco il quale osservava i comandamenti. E Ges riguardandolo con tenerezza gli disse Ti manca una cosa va', vendi quant' hai e dallo ai poveri, e n'avrai un tesoro in cielo, poi
: :

viem e seguimi. A questa parola rattristatosi colui se n'and dolente perch aveva molte ricchezze . Per esser con lui l'uomo deve lasciai' la Casa, Morti la Famiglia, il Denaro tutti gli amori comuni, tutti beni comuni. Quel che d in cambio tale che ripai

gher

ogm

rinunzia.
e

Ma

pochi son capaci di questi ab-

bandoni
cile

alcuni,

dopo aver creduto, piegheranno.


fa-

Al Dodici, quasi tutti poveri, la rinunzia era pi

eppure non riusciron sempre a essere come Ges vo

leva.

Simone Simone

disse

un giorno a Pietro

Satana ha chiesto di vagliarvi come si vaglia il grano . Ma pei quanto il vaglio di Cristo fosse fitto pure nel suo graii buono ci restarono anche dei mah semi.

SIMONE DETTO PIETRA


XxTTx

Pietro,

prima deUa Resurrezione,


la

come un corpo

ac-

canto a uno spirito, come una voce deUa materia

che
che

accompagna

sublimazione di un'anima.

aspetta vicino a un' aristocrazia che spera.

la plebe la terra

che

rimane terrestre. Il Regno dei Cieli ancora, nella sua immaginazione di uomo rozzo, un po' troppo somighante al Regno Messianico dei Profeti. Ges pronunzia le famose parole contro i ricchi. pi facile a un cammello passare per la cruna d'un ago che ad un ricco entrare nel regno d' Iddio . A Pietro
crede nel cielo

ma

questa condanna cos intransigente della ricchezza sembra ostica,


lasciato
a

Pietro prese a dirgli

Vedi

?
:

Noi abbiam

ogni

cosa

t'abbiam

seguitato

che

ne

avrem noi?
quali
interessi
si

Sembra im prestatore che domanda


pagheranno.
di
le

Ges,

per

consolarlo,

gb promette che seder su


trib
altri

d' Iraele

undici

un trono a giudicare una


le

altre

undici

giudicheranno

gli

e aggiunge che ciascuno avr cento volte

tanto di quel che ha lasciato.

Ges afferma che soltanto quei che esce dall'uonx) pu contaminarlo ma Pietro non capisce. Pietro allora prese a dirgli spiegaci questa parabola. E Ges disse
:

Siete anche voi


pite
voi....
.

tuttora
i

privi d' intelletto

Non

ca-

Fra

Discepoli, tanto scarsi di comprendide' pi duri* Il suo

mento, Pietro uno

soprannome

2l8
Cefa,
Pietra,

SIMONE DETTO PIETRA


pezzo di rupe

dalla solidit della sua fede (spesso

anche per

la

poca fede e

il

non gli viene soltanto Ges lo rimprovera suo rinnegamento finale una

dolorosa riprova)

ma

dalla durezza della sua testa.

Non
traslato.

era uno spirito sveglio, nel senso proprio e nel

Aveva il sonno facile, anche nei momenti suS'addorment sul monte della Trasfigurazione, dopo l'ultima s'addorment la notte del Getsemani Cena, dove Ges aveva fatto discorsi che avrebbero dato r insonnia eterna a uno scriba. Eppure la sua baldanza era grande. Quando Ges l'ultima sera, annunzia che dovr soffrire e morire, Pietro scatta Signore con te son pronto ad andare in prigione e alla morte. Quand'anche tu fossi per tutti un'occasion di caduta non lo sarai mai per me. Quand'anche dovessi Pietro io morir teco, no, io non ti rinnegher. E Ges ti dico che oggi il gallo non canter prima che tu abbia negato tre volte di conoscermi . Ges lo conosceva meglio che Pietro non si conoscesse. E quando stava nel cortile di Cajafa, a scaldarsi al braciere, mentre i sacerdoti inquisivano e insultavano il suo Dio, neg per tre volte d'essere un di quelli che andavan con luL Al momento dell'arresto aveva latto contro g' insimulacro resistenza; aveva segnamenti di Ges un di tagUato un orecchio a Malco. Non aveva ancora capito, dopo anni di quotidiano sodalizio, che a Ges repugnava ogni forma di violenza materiale. Non aveva capito che, se Ges avesse voluto salvarsi, avrebbe potuto nascondersi nel deserto all' insaputa di tutti o sfuggir dalle mani dei soldati, come aveva fatto, tempo prima, a Nazareth.
premi.

Ges dette

cos poco valore a quell'atto, contrario all'anie

mo

suo, che risarc subito la ferita

rimprover

1*

in-

tempestivo vendicatore.

SIMONE DETTO PIETRA

219
si

Non
j

era la prima volta che Pietro


alla

fcriore
tutti

grandezza degli
grezzi,

avvenimenti.

dimostrava inAveva, come


la

gli

spiriti

una tendenza a veder


il

scoria

materiale nelle manifestazioni spirituali,


11

basso nell'alto,
Trastgurazione,
rifulgente
di

banale
si

nel

tragico.

Sul

monte
altri

della

quando
I

fu

svegliato,

vide

Ges,

tutto

bianchezza, che parlava con

due,

con due

spiriti,

prima idea che gh venne, invece di adorare e tacere, fu di fabbricare un ricovero per quei a Maestro grandi personaggi disse Pietro bene che stiamo qui; facciamo tre tende; una per te, una per
la
:

con due profeti.

Mos

per scusarlo

una per Eha . E Luca, savio uomo, aggiunge, o Egh non sapeva quel che si dicesse >. Quando vide Ges camminare sicuro sul lago gli venne
e
:

la fantasia

far lo stesso anche lui. a E Pietro, sceso cominci a camminar sulle acque e ad andare verso Ges. Ma, vedendo la violenza del vento, s* i m p a u r e, siccome cominciava ad affondare, grid Signore, salvami E Ges, stesa subito la mano l'afferr

di

dalla barca,

uomo di poca fede, gli disse, perch hai dubitato ? . D buon pescatore, perch aveva dimestichezza col lago
:

e con Ges, credeva di poter fare

e non sapeva che

ci

come il suo maestro, vuole un'anima troppo pi grande,


della

una fede troppo pi potente


alle
1;

sua,

per comandare

tempeste.
11

forte
lo

amore per
trascin,

Cristo, che ripaga tutte le sue de-

bolezze,

un giorno,
ai

fin

quasi a redarguirlo.

Ges aveva annunciato


e

Discepoli che avrebbe sofferto


Pietro, trattolo
e

che l'avrebbero ucciso. Allora


a

da parte
Iddio te

cominci
ne
I

rimproverarlo
Pietro, gli disse:

a dirgli
!

liberi,

Signore, questo non t'avverr mai

Ma
da

Ges,

rivoltosi a
,

Vattene

via;

me,
pensi

Satana,

tu

mi

sei

d'intoppo. Tu non

220

SIMONE DETTO PIETRA

la mente d' Iddio ma come gli uomini . Nes suno ha pronunziato mai un cos tremendo giudizio st Simone, detto Pietra. Era chiamato a lavorare per il Re

secondo

gno

d' Iddio

pensava come

gli

uomini

La sua mente, ancora impaniata


Messianit trionfante,
sia perseguitato,

nelle idee volgari deUs

si rifiutava a immaginare un Mescondannato e impiccato. Non era ancoi

viva nella sua anima l'idea dell'Espiazione divina,

l'idea

che non

si

porta salute senza un'offerta di dolore e


i

sangue, e che
illuminati

grandi devono sagrificare

il

loro

corpo

i piccoli, dopo essere stati da quella vita, siano salvati da quella morte. Amava Ges ma il suo amore, pur cos affettuoso e potente, aveva ancora qualcosa di terrestre, e s'inalberava

alla ferocia dei piccoli perch

al

pensiero che

il

suo

Re dovesse

esser vilipeso, che


il

il

primo a riconoscere in Ges il Cristo e questo primato talmente grande che nuUa 1' ha potuto cancellare. Soltanto dopo la Resurrezione fu tutto del suo Maestro. E quando gli appare dinanzi, sulle rive del Mar mi ami tu? Ma di Tiberiade, Ges gli domanda Pietro non osa dire, dopo averlo rinnegato, che l'ama.
era stato
:

suo Dio dovesse morire.

Ma

Gh risponde, quasi impaurito, S tu sai che ti voglio bene. Ma Ges chiedeva amore e non semplice amicizia. E ripete un'altra volta m a rh t u ? E Pietro di nuovo: S, ti voglio bene. Ma Ges incalzar Simone di Giona mi vuoi tu proprio bene ? E allora Pie:

tro, vinto,

finalmente risponde quasi impaziente colla padi

rola che

e sai

Ges gli strappa che ti amo.

bocca

Signore, tu sai tutto,

Per tre volte, nella notte che precedette


Pietro riconferma, per tre volte,

la

morte,

Pietro l'aveva rinnegato. Ora, dopo la vittoria sulla morte,


il

suo amore.

a que-

SIMONE DETTO PIETRA


sto

221

amore, cbe sar Illuminato fra poco dalla sapienza


rimarr fedele fino
albero
di al

perfetta,

giorno in

cui

morir, a

Roma, sopra uu
Cristo.

supplizio

^;uale a gueiio di

FIGLI DEL

TUONO

I due fratelli pescatori, Giacomo e Giovanni, che ave van lasciato, sulla riva di Capernaum, barca e reti pe accompagnarsi a Ges, e che insieme a Pietro costitu rono una specie di triumvirato preferito son loro so che accompagnano Ges nella casa di Giairo e sulla cim

della

Trasfigurazione e son loro che trattiene con s

notte degli Ulivi

commercio
dato a loro

col
il

non avevano acquistato, nel lung Maestro, un'umilt sufficiente. Ges avev soprannome di Boanerges, Figli d(
ironico,

Tuono.

Soprannome
si

che alludeva

forse al

lor

carattere impetuoso e iracondo.

Quando

mossero

tutti

insieme per andare verso G

rusalemme Ges mand innanzi alcuni di loro perch gi preparassero un alloggio. Traversavano la Samaria e un casale furono accolti malamente. Ma quelli non l vollero ricevere, perch era diretto a Gerusalemme. ] Giacomo e Giovanni, suoi discepoli, veduto ci dissero
Signore, vuoi tu che diciamo che scenda
e
li il

i]

fuoco dal
.

ciel<

consumi
fedeli

Ma

egli,

rivoltosi,
i

li

sgrid

Per

loro

Galilei

a Gerusalemme,

Samaritani eran sempn


il

nemici. Invano avevano ascoltato

Discorso del

Mont

fate

del

bene a
sul

quelli

che

vi

odiano, pregate pe
ricevut(

coloro che vi
l

perseguitano

invano a ve van
fra
i

comandamenti
e se qualcuno

come comportarsi
vi

popoli

non

riceve....

uscendo da quella

casj

FIGLI

DEL TUONO

223

Offesi

da quella citt scotete la polvere de' vostri piedi . nella persona di Ges presumevano di potei cal

mandare
giustizia
spitalit.

fuoco del

cielo.

riducendo

in

cenere

Sembrava a loro di far giusta un villaggio reo d' ino-

zione amorosa che da sola costituisce la realt del

Eppure, per quanto cos lontani da quella rinnovaRe-

gno, essi pretendevano di occupare, nei giorni del trionfo,


i

primi posti.
a

E Giacomo
gli

Giovanni,
:

figlioli

di

Zebedeo,

gli

si

accostarono e

dissero
ti

Maestro, noi desideriamo che

tu

ci

faccia quello che


vi

chiederemo.
?

Ed
:

egli

chiese loro

Che volete che

faccia

Ed

essi

Concedici

che

quando sarai nella tua gloria noi sediamo uno alla tua destra e l'altro
alla
ci,

tua sinistra. Ma
chiedete....

Ges

disse loro
altri

Voi
udito

non sapete quel che


Ges, chiamatili a

E
:

gli

di ed,

presero a indignarsi di
s,

disse loro

Giacomo e di Giovanni. Ma Chiunque vorr esser


e chiunque tra voi

grande tra

voi,

sia vostro servitore;

vorr esser primo sia servo di tutti;

poich anche

il

Fi-

gUol dell'Uomo

non venuto per


trasse

esser servito,

ma per
petusi

servire.
Il

Rovesciatore

partito

dalla

ingenua
nulli,

lanza dei Figli del


taglia a
1

Tuono

per ridire la parola che


i

at-

tutti

magnanimi. Solamente
vogliono
esser

pusilli,

parassiti,

g' inutili

serviti

dagli inferiori

Ma

anche

se qualcuno, nell'Assoluto, esiste al di-

sotto di loro.
riore,

chi superiore, proprio perch supe-

sempre

al servizio dei piccoli.

Questa miracolosa assurdit

il

che ripugna all'egoisopruomini e

smo
alla

degli

egoarchi, alla scimmiaggine dei


degli

miseria

avari

perch

poco che hanno non

224

FIGLI

DEL TUONO

basta neppure a loro stessi

la

prova

del fuoco del

Genio. Chi non pu o non vuol servire segno che non

ha

nulla

da
il

dare

infermo,

impotente,

imperfetto,

vuoto.

Ma

genio non di quello vero se non trabocca


inferiori.

a beneficio degli
polo
si

Servire non sempre lo stesso che ubbidire.

Un

po-

pu
non

servire meglio, talvolta, mettendosi alla sua

testa per tirarlo, servire

anche se non vuole, a salvamento; In

v' servile.

Giacomo e Giovanni intesero la forte parola di Ges. Uno, Giovanni, lo ritroviamo dopo tra i pi amorosi e vicini. Nell'ultima cena tiene il suo capo sul seno di Ges
e dall'alto della croce
il

Crocifisso gli afl&der


figliolo.

la

Vergine

Madre perch

la

tenga con s come un


la

Tommaso deve
della

sua popolarit a quel che dovrebbe

Tonmiaso il Gemello il patrono modernit come Tommaso d'Aquino fu l'oracolo del Medioevo. 11 protettore ortodosso di Spinoza e di tutti gh altri negatori delle resurrezioni. L'uomo che non
essere la sua vergogna.
si

contenta neanche della testimonianza degli occhi

pi rispettosa

ma
al

pi Illusiva

ma
lo

vuole quella delle


fece

mani.
dono.

Ma

il

suo amore per Ges

degno

di

per-

Quando
i

era morto

Maestro vennero a dire che Lazzaro discepoli riluttavano all' idea di andare in
nemici,

Giudea, tra
allora

Tommaso

fu l'imico che dicesse

Andiamoci anche noi, per morire con lui. Il martirio che non ebbe lo trov, dopo quello di Cristo, nell' India. Matteo il pi caro di tutti l Dodici. Era un gabeliotto, una sf)ecie di sotto pubblicano e, probabilmente, 11 pi istruito di tutti i suoi compagni. La sua adesione a Gres non fu per meno pronta di quella dei pescatori. Passando vide un utino chiamato Taddeo, seduto al

FIGLI

DEL TUONO
disse: Segnimi.
si

225

banco della gabella; e

gli

Ed

egli,

la-

mise a seguirlo. E lui gli fece un gran convito in casa sua..., . Matteo non lasciava soltanto un mucchio di reti malandate ma una

sciata ogni

cosa,

alz e

si

carica,

uno stipendio, un guadagno sicuro


alle

crescente.

non aveva ricchezze era La rinunzia quasi nulla. Fra i Dodici Matteo era certamente il pia
facile

per

chi

ricco

avanti

la

conversione

di

nessun altro

si

rac-

conta che potesse offrire


la sua

un gran convito

e perci

celere obbedienza,

il

suo alzarsi, alla prima chia-

mata, dal banco dove s'ammontava l'argento, un sacrifcio

maggiore e perci pi meritorio.


Matteo

ch'era

dobbiamo, se la testimonianza antichissima di Papi a vera, la prima raccolta dei Loche va gia, o detti memorabili di Ges. Neil' Evangelo
che sapesse
scrivere

forse

l'unico,

insieme a Giuda,

nome troviamo il testo pi completo dei DiMontagna. La gratitudine degli uomini verso fil povero gabelliere dovrebbe essere ancora pi grande. Senza di lui molte parole di Ges e le pi belle sarebbero forse perdute. Questo maneggiatore di dranmie,
sotto
il

suo

scorso sulla

di sicli

e di mine, che

il

suo mestiere, considerato infame,

doveva predisporre all'avarizia, ha messo dapparte per loi un tesoro che vai pi di tutte le monete coniate sulla
'erra

)i

prima e dopo di lui. Anche Filippo di Betsaida sapeva far di conto. A lui rivolge Ges, quando la moltitudine affamata gh si stringe attorno, per chiedergli quanto a vorr per com)rare il pane a tutta quella gente. Dugento denari non

)astano

rispose

Filippo,

quella

somma

che oggi

arebberc centosessanta
osito.

lire

gli

parve forse uno sprodella

Ma doveva

essere

un propagatore

fama dei

Ih

i^*

Storia di Crisi 7.

226
SUO maestro
di

FIGLI

DEL TUONO
la

Fu

lui
si

che annunzi a Natanaele


i

venuti

Ges

e a lui

rivolsero

Greci di Gerusalemme

cii<

volevano parlare col nuovo Profeta,

Natanaele
sotto
il

di

figlio

di

Tolmai, pi conosciuto infatt

nome

Bartolommeo
:

rispose con un sarcasm<

di Filippo Pu mai uscir qualcosa d buno da Nazareth ? Ma Filippo tanto fece che lo con dusse alla presenza di Ges il quale, appena l'ebbe viste esclam: Ecco un vero Israelita, in cui non c' frode Da che mi conosci ? Ges gli n Natanaele gli chiese

all'annunzio

spose
il

F*rima che Filippo


io
t'

ti

chiamasse, quand'eri
:

3ott<

fico
il
:

ho veduto. Natanaele esclam


d' Iddio,
t'

Maestro
!

ti

sei

Figliol

tu

sei

il

Re

d' Israele

Ges
il

re

plico
credi

Perch

ho detto d'averti visto sotto


cose maggiori di
e infocabile fu

fico,

ti

Tu

vedrai

queste

Meno entusiasta
aon
volle

mai apparire discepolo


gerosolomitani.

di

vecchio, era stato alle scuole dei


sinedristi

Nicodemo, che difatt Ges Nicodemo eri Rabbini, era amico de


racconti
dei

Ma

miracol

da Ges per dirgl che lo credeva mandato da Iddio. Ges gli rispose In verit, in verit, io ti dico che se uno non nato d nuovo, non pu vedere il Regno d' Iddio . Nicodem( en non intese queste parole o forse lo spaventarono andato a vedere un taumaturgo e trovava una sibilla E col grosso buon senso dell'uomo che non si vuoi fai Come pu un uomo na' mettere in mezzo domanda scere quand' gi vecchio ? Pu egli entrare una seconda volta in seno a sua madre e nascere ? Ges gli risponda con profonde parole se non nasce una seconda voltJ nello spirito non potr entrare nel Regno. Ma Nicoderac questo seguita a non capire Com'<^ possibile tutto
di

l'avevano scosso e and

no

1 1 e

FIGLI

DEL TUONO
tu
sei

227

Ges

gli

rispose

Come
? .

dottore d' Israele e qod

capisci

queste cose

Un
sempre
visita.

senso di rispetto per

il

giovane Galileo

gli

rimase
la

ma
Una

la

sua simpatia fu circospetta

come
i

sua

volta,

quando

capi dei sacerdoti e

Fan sei

pensarono
difesa
:

di pigliar

Ges, Nicodemo os arrischiare una

La nostra legge condanna mai un uomo prima


che
si

che

sia stato udito e

sappia quello che ha fatto

un legalitario. Pai la in nome della nostra non gi in nome dell'uomo nuovo. Nicodemo sempre il vecchio uomo, il curiale, il cauto amico della lettera: Bastano poche parole di rimbrotto per farlo star zitto e Sei forse anche tu di Galilea ? Investiga bene e vedrai che dalla Galilea non sorge profeta Egh apparteneva, per diritto, al Sinedrio ma non v' memoria che abbia levato la voce in favore dell'accusato, quando fu condotto a Cajafa. Era di notte anche allora ma probabillegge
:

mente, per sfuggire


era

lo

scherno dei colleghi e


crepi l'avarizia

il

rimorso

dell'assassinio legale, rimase a letto. Si svegli che

morto e

allora

Ges

compr cento

libbre di mirra e d'alo per

scitatore era

rinato

in

l' imbalsamazione. D Risumorto ma il dubitante non sarebbe mai pi quella seconda nascita alla quale non volle

credere

Nicodemo

l'archetipo eterno dei tiepidi, che la bocca


dell' ira.

d'Iddio risputer nel giorno

il

l'anima mezza,
discepolo not-

che vorrebbe dir


il

si

collo spirito e la carne gli suggerisce

no della paura.
spiacerebbe
ingrinzita
e

l'uomo dei

libri,

turno, che vorrebbe essere

non

gli

ma non vorrebbe parere, rinascere ma non sa rompere la


corpo invecchiato; l'uomo
dei

che
corri-

teccia
spetti

del

delle

precauzioni.

ormai martoriato e

Quando colui che ammirava ammazzato e i nemici son sazi e

228

FIGLI DEL

TUONO

non
coi

c'

pericolo

di

compromettersi allora sopraggiiinge


su
quelle

balsami per

versarli

piaghe che furono

aperte anche dalla sua vigliaccheria.

Ma
1*

la Chiesa, per rimeritare quella sua

postuma

piet,

ha inalzato

tra

suoi Santi e un'antica tradizione rac-

conta che fu battezzato da Pietro e messo a morte per aver creduto, bench tardi, a colui che non seppe salvar
dalla morte.

,'.

PECORE, SERPENTI
E

COLOMBE
XTT

Ges sapeva, perch


sego,
la

li

avea

scelti, chi

erano

gli
il

uomini
brutto

che dovevano portare la sua parola

ai lontani.

Ma

quando ha rama vecchia


il

il

lucignolo,
pino,

dei

agli smarriti e spaurire le

pu rischiarare le spelonche ; quand' accesa, pu tar lume jene. D capo delia guerra con-

tro
gli

mondo

volle servirsi dei poveri soldati che la sorte

aveva messo accanto. In qualunque altra stagione della storia difficilmente avrebbe trovato di meglio. Ma li scelse apposta cos mediocri: per un misterioso disegno, perch ri splendesse pi alto il prodigio della sovrumana postuma vittoria. D loro compito era tale da metter pensiero anche a uomini che avessero avuto un pi ricco fondo d* intelletto

di

scienza.

L* ingenuit,

l'

ignoranza,

la

stessa

superstizione, addiacciano
dello

meno

coraggi di altre qualit

spirito

pi odorifere all'olfatto
ai

Cristo

chiedeva,

suoi

inviati,

faccia d' impossibile e

phci, nei quali, per


cit.
l'

non si un miracolo

moderno. una prova che ha pu chiederla che ai semdella loro stessa semplipossibile.

impossibile diventa qualche volta

VI

do come pecore in mezzo aj lupi . Come animali ifici in mezzo a bestie feroci: ma coirordine di non
faisi

divorate,

bens

di

ridurre

gii

sbranaton d'agnelli

Ih.

230
alla

PECORE, SERPENTI E COLOMBE

mansuetudine
tanto

dell'agnello.
il

per

riuscire

in

una
i

gesta

paradossale

divino , paradossista
nello stesso

esorta

suoi ambasciatori
e

ad

essere,

tempo, serpenti

colombe,

plici

a Siate dunque prudenti come serpenti e semcome colombe . La grossolana psicologia animaliera
si

dei

volgari
del

rivolterebbe a questo

ravvicinamento.

tradimento non pu abitare nello stesso nido del candido volatile dell'amores II serpe che fece sbandire Adamo dal Paradiso ha quaht troppo diverse dalla
rettile

colomba fedele che annunzi a No

il

ritorno della Pace.


di

L'avvelenatore che striscia nell'ombra non ha nulla

comune
nel sole.

coli 'uccello

che inalza la sua leggera bianchezza


torti in tutti

Ma
sien.

grossolani hanno tutti

loro pen-

una forza che vince tutte l'astuzie. La prudenza uno dei visi della semplicit. La prudenza non la furberia. I furbi vincono sempre nei primo momento e son sempre sconfitti prima della fine. G' ingenui possono sembrare imbecilli eppure il resultato ultimo dimostra, ogni volta, che la loro imbecillit nascondeva una prudenza superiore a tutte le malizie. I semplici, g' Ignoranti, candidi hanno un potere che confonde i
i

La semplicit

pi scaltri:
tacere
la
il

il

potere

dell'

Innocenza.
il

Il

fanciullo che fa

vecchio colle sue domande,


al

villano che chiude


i

bocca

filosofo colle sue risposte,

sono

nari della forza vittoriosa dell' Iimocenza

simboH ordiLa sempUcit


i

suggerisce parole e atti che sorpassano tutti


delle

ritrovati

comuni diplomazie. Quelli che Ges mandava


tarpani
villerecci

alla

conquista delle anime


contraddipecore, accorti

eran

ma

potevano, senza

zione e

di flScolt,

essere umili

come

come
vilt,

serpenti, semplici

come colombe. Ma pecore senza

serpenti senza veleno, colombe senza lascivia.

PECORF

SERPENTI E COLOMBE

23I

La nudit era il pnmo dovere di questi soldati. Andavano a cercare poveri. Dovevano essere pi miserabili dei poveri. Eppure mendicanti no perch l'operaio degno del suo nutrimento . 11 pane di vita che dovevano distribuire agli affamati di giustizia meritava in compenso il pane di frumento. Ma gli operai dovevan recarsi aJ meravighoso lavoro interamente spogliati Non
i

fate provvisione

n d'oro, n d'argento, n di rame nelle


. I metalli, mediaton peun peso per l'anima; un peso

vostre cinture, n di sacca da viaggio, n di due tuniche,

di

calzari,

n di bastone
fondo.

santi della ricchezza, sono

che porta
lo

al

Il
il

luccicore dell'oro

fa

dimenticare

splendore del sole;

luccicore dell'argento fa dimenil

ticare lo

splendore delle stelle;


lo

luccicore del

rame

fa

dimenticare
SI

splendore del fuoco. Chi sta col metallo


cielo

terra; non non lo riconosce. Non basta predicare ai poven l'amore della povert, ia ricca bellezza della povert. I poveri non credono alle parole dei ricchi finch ricchi non diventano volonta-

sposa coUa terra e rimane attaccato alla


il

conosce

aelo e

il

riamente poveri.

DiscepoU, destinati a predicare la bea-

ogm

dovevano dare uomo, in ogni casa, l'esempio della fehce miseria. Non dovevano portar nulla con s, tolto il vestito addosso e sandaU ai piedi non dovevano accettar nulla: soltanto quel po' di pane quotidiano che trovavano sulla tavola degh ospiti. I sacerdoti girotitudine della povert a poveri e ricchi,
giorno, ad ogni
i
;

vaghi della

Dea

Siria o di altre divinit


ai

d'Oriente porta-

vano con
terte,
il

s,

insieme

simulacri, la bisaccia per le ofi

volgari non darmo non si pagano. Gli Apostoli di Ges al contrario, dovevano rifiutare quaiunque dono o pagamento. Date gratuitamente quel

sacco della questua. Perch

valore alle cose che

232
che

PECORE; SERPENTI E COLOMBE


gratuitamente avete ricevuto
.

siccome la

ric-

chezza, per meglio nascondersi,

muta
i

naria di metallo in quella di roba,

forma ordimessaggeri del Rela sua

gno dovevano rinunziare anche


calzari, al

ai vestiti di

ricambio,
si

ai

bastone a

tutto quello di cui

pu

tare a

meno.

Devono entrare
e

nelle

case

aperte a tutti in un

paese che non conosceva ancora


e parlare
agli

catenacci della paura serbava qualche ricordo dell'ospitalit dei nomadi

uomini e

alle
il

donne che

l'abitano.

loro

Regno dei Cieli prossimo di spiegare in qual modo il Regno della Terra poteva diventare il Regno del Cielo, ed esporre la condizione unica per questo felice avveramento di tutte le profezie

mandato

d'avvertire che

il

ravvedimento, la conversione, la trasformazione


l'autorit di chiedere questo
ai
,

del-

l'anima. Per dar la prova ch'erano inviati da

Uno che
il

aveva
parola

mutamento hanno
i

potere di ridonare la salute


gli
t

malati, di cacciare colla

spiriti

immondi

cio

demoni e

vizi

che

rendon gh uomini simili ai demoni. Comandano agU uomini di rinnovarsi ma sull' istante li aiutano con tutti poteri a loro concessi per cominciare questo rinnovamento. Non U lasciano soli con quei

sto

comando

di tanto

difficile

esecuzione.

rola profetica

LI

Regno

vicino
ripulire,

tornavano
a

Dopo

la

paJ

operai

lavoravano a restaurare, a

rifare quelle

anime

ch'erano state abbandonate dai loro pastori legah nella


selva spoglia di foglie del formalismo mosaico. Dicevano

quel che bisognava fare per esser degni della nuova terra
celestiale e

mettevan subito mano,

ausiliari propensi, al-

l'opera che richiedevano. Erano, insomma, pei compiere

paradosso, assassini e risuscitatori. Decidevano in ogni

coavertito

U vecchio uomo ma

le

loro

paiole erano

il

PECORE, SERPENTI E COLOMBE


battesimo efficace d'una seconda nascita
s,

233

Portavan con

pellegrini senza borse e fagotti, la verit e la vita

la pace.
a

quando entrerete
il

nella casa salutatela


la

ed era

questo

saluto

sia
li

con voi

pace. Chi

ii

accoglier

avr

la

pace

chi

respinger continuer la sua dura

guerra.

non

li

piedi.

uscendo da quella casa o da quella citt che ha voluti dovranno scuotere la polvere dai loro Non gi perch la polvere delle case e delle citt
che non vogliono ascoltare sia infetta e malefi-

di coloro

data, Lo scoter dei piedi una simbolica risposta a quella


sordit ed avarizia di cuore. Avete rifiutato tutto e noi

non vogliamo accettar nulla da


s'

voi,

neppur quello che

attaccato

ai

nostri

sandali, Perch voi, fatti di pol-

vere e destinati a tornar polvere,

non volete dare un


del vostro pane,

momento
vi

del vostro
la

tempo u un pezzo

lasceremo

polvere delie vostre vie fino all'ultimo

granello.

Perch
d

gli

Apostoli,
li

per

fedelt al
la

sublime assurdo
stesso

Colui che

manda, portano

pace e nello

tempo

la guerra.

Non

tutti

saranno capaci di convertirsi.

nella stessa famiglia, nella stessa casa, vi saranno al-

cuni che crederanno e altri no,


visione e la guerra

nascer tra loro la di-

aspra caparra per ottenere la pace


trasformati
stesso

assoluta e stabile. Se tutti ascoltassero nello stesso istante


la

voce,
il

se

tutti

potessero esser

lo

giorno,

Regno

dei Cieli sarebbe fondato in

un attmo,

senza sanguinose prefazioni di battaglie.

coloro che

non vogliono cambiare


si

se stessi

per-

ch non intendono l'annunzio o


fezione
li

metteranno accuseranno davanti

credono gi nella perai

le
ai

mani addosso

convertitori e
ric

tribunali. 1 detentori della

chezza e della Vecchia Legge

saranno crudeli contro

234

PECORE, SERPENTI E COLOMBE


ai

poveii che insegnano

poveri la

Nuova

Legge.

I ricchi

non vorranno concedere che il loro denaro pericolosa miseria; gli Scribi non vorranno ammettere che la loro scienza non che omicida ignoranza, a E vi frusteranno
nelle
a

loro

sinagoghe
vi

Ma, quando

metteranno nelle loro mani non

siate

ansiosi del

come

parlerete, o di quel che avrete a dire


i

Ges sicuro che poveri pescatori, bench non abbiano mai seduto nelle scuole d'eloquenza, troveranno; per ispirazione sua, le grandi parole necessarie nell'ora dell'accusa.
infsso

Dn

solo pensiero,

quand' grande
i

profondamente

nel cuore,

genera da s tutti

pensieri derivati e

accessori e insieme le forme perfette d'esprimerli.


arido, che

L'uomo

non ha nulla in s, che non ha fede in nulla, che non sente, non brucia, non soffre, sar inabile, anche dopo esser diventato bianco coi sofisti d'Atene e i retori di Roma, a improvvisare una di quelle repliche illuminatrici e potenti che turbano la coscienza dei giudici pi
sordi.

Che parlino dunque, senza paura,


scondere
che
di

e senza

nulla naa

quei che a loro fu insegnato.

Anzi
tetti

quello

io vi dico nelle

tenebre ditelo voi nella luce; e


.

quel

che v' sussurrato all'orecchio predicatelo sui

Ges,

ODE queste parole, non chiede ai suoi discepoli pi ardire che non abbia chiesto a se medesimo. Egh ha parlato
nelle

tenebie, cio nell'oscurit

ha parlato a loro;

ai suoi
le

primi fedeh.

ma

quello che ha detto ad essi lungo

strade deserte o

nelle

stanze solitarie,

devono

ripe-

terlo, com'egli stesso


citt,

ha dato l'esempio,
le

sulle piazze delle


ai loro

dinanzi alle moltitudini. Egli ha sussurrato

orecchi la verit, perch la verit,

prime

volte,

pu

spaventare
loro,
e

non preparati

e
di

perch erano in pochi, fra


gridate.

noL v'era necessit

Ma

quella

verit

PECORE, SERPENTI E COLOMBE

235

va gridata ora dall'alto, perch tutti la sentano, e non


vi

possa esser nessuno che dica, in quel Giorno, di non


Il

averla udita.

tesoro della

Buona Notizia va
di terra

distribuito

a tutti

poveri

come

tesori

e di

metallo.

uomini possono uccidere il corpo di chi paxnon potranno uccidere l'anima dalla morte d'un solo corpo migliaia d'anime nuove nasceranno alla vita. Ma neppure il vostro corpo morir perch c' Uno che lo protegge. Due passeri non si vendon essi per un soldo ? Eppure nemmeno uno ne cade in terra senza il volere del Padre vostro. Ma, quanto a voi, percapelli dei vostro capo son tutti contati. Non temete fino voi siete da pi di molti passeri . Gli uccelli dunque dell'aria, che non seminano, non muoion di fame; voi, che non portate neppur un bastone, non moniete in mano
Se
gli

tisce

la

verit

dei nemici.

un segreto troppo prezioso perch la carne che lo contiene possa esser disfatta. Ges sempre con loro, anche se lontano. Quello ch' fatto a loro fatto a lui. Una mistica identit creata per sempre tra il mandante e i mandatari. E chi avr dato da bere, non fosse che un bicchier d'acqua fresca, a questi miei piccoli, perch un mio discepolo, io vi dico in verit che non perder punto il suo premio .
s

Hanno con

Cristo la fontana d'acqua viva destinata a dissetare


tutti
gli

stanchi eppure terr conto anche del bicchiere


la sete del

d'acqua che avr ristorato


ipuritica e salva,

minimo

tra

suoi

amici. Coloro che portano con s l'acqua della verit che

possono aver bisogno, un giorno, dell'acqua pesante, sepolta in fondo ai pozzi dei villaggi. Chi porger a loro un po' di quest'acqua comune e materiale avr in cambio una sorgente che d all'anima una
ebriet pi forte dei pi forti vini.

236
Gli

PECORE, SERPENTI E COLOMBE


Apostoli, che girano con

un

solo

vestito,

con un

solo paio di sandali, senza cinture n sacchi, poveri


la povert,

come

nudi

come
eh'

la verit,

semplici

come

la gioia,

sono, a dispetto della loro appaiente miseria, forme diverse di

un Re
che

venuto per fondare un Regno pi


i

vasto e felice di tutti


ricchezza
vale

regni, per regalare ai poveri


di

una

pi

tutte le

dovizie misurabili;

per offrire agh infelici una gioia pi profonda di tutte


le

volutt.

Race

a questo

l'Oriente, manifestarsi sotto

nuovo Re, come ai Re forme diverse, apparire

delagli

uomini in altre
di

vesti,

in incognito.

Ma

travestimenti
;

ch'ali preferisce, anche oggi, son questi tr

di

Poeta,

Povero e

di

Apostolo.

MAMMONA
A Lll

Ges il Povero. Il povero infinitamente e rigorosa* mente povero, povero d'un'assoluta povert. Il principe delia povert,
il

signore della perfetta miseria.

Il

povero che sta


parla
Il

coi poveri, ch'

venuto per

poveri, che
i

ai

poveri^ che d ai poveri, che lavora per


Il

poveri.
fe-

povero della grande ed eterna povert.

povero

lice e ricco,

che accetta

la

povert, che vuole la povert,


Il

che sposa
che

la

povert, che canta la povert.

mendicante
L'af-

fa l'elemosina.

L'ignudo che copre


Il
i

g'

Ignudi.

mato che d da mangiare.


naturale che tranmta
poveri in tanti ricchi veri.

povero miracoloso e sopranricchi in

falsi

tanti

poveri,

Vi sono poveri che son poveri perch

non furon mai


po-

capaci di guadagnare. Vi sono altri poveri che son


veri

perch distribuiscono ogni sera ci che hanno guala mattina.

dagnato
I:
I

loro ricchezza

quanto pi danno pi hanno. La


secondi poveri

la ricchezza di questi

cresce

sempre

di pi

a misura ch' data via.


questi

un

acervo

che diventa sempre pi grosso quanto pi se ne leva.

Ges era uno


loro
i

di

poveri.

Di fronte a uno di
il

ricchi
i

secondo
fiorini,

la carne,

secondo
di

mondo, secondo
mine,
di
di

la materia,

ricchi colle loro casse di talenti, di


di

di

rupie,

di

zecchini,

scudi,
dollari,

sterUne,

franchi,

di

marchi, di corone,

lamentevoli

non sono che pezzenti. Gli argentari dei Foro, gii epudi

23^
Ioni
di

IviAMMONA

Gerusalemme,
i

banchieri di Firenze e di Frani

coforte,

lords di Londra,
di

miliardari

di

Nuova York
che sciagurati

non sono, a paragone

questi

poveri,

indigenti, spogli e bisognosi, servitori senza salario d'un

feroce padrone, condannati ad assassinare ogni giorno la

propria anima.

La miseria

di codesti indigenti
i

talmente

spaventosa che son ridetti a raccattare

sassi

che tro-

vano
menti.

nella

mota

della terra e a sfruconare negli escrei

Dna

miseria cos repugnante che aeppure

poveri

riescono a far loro la carit d'un sorriso.

La ricchezza

un

gastigo,

come

il

lavoro.

Ma

un
col

gastigo pi duro e pi vergognoso. Chi marchiato

segno della ricchezza ha commesso, forse senza saperlo, un infame crimine, uno di quei delitti misteriosi e inimmaginabili che non hanno un nome nelle lingue degli
uomini.

D
lo

ricco

sotto

il

peso della vendetta

d'

Iddio

o Iddio

vuoi mettere a prova per vedere se

riiiscisse a

risalire alla
il

divina povert. Perch


il

il

ricco

ha commesso

peccato massimo,
Il

pi abbominevole e imperdona-

l'uomo ch' disceso perch ha barattato. cielo e ha voluto la terra, poteva abitare nel paradiso e ha scelto l' inferno, poteva conservare la sua anima e 1' ha ceduta in cambio della materia, poteva amare e ha preferito essere odiato, poteva
bile.

ricco

Poteva avere

il

avere

la

felicit
Il

ha desiderato

la

potenza.
il

Nessuno
che
;

pu
io

salvarlo.

denaro, nelle sue mani,


il

metallo

seppellisce
il

ancor vivo sotto


lo

suo

peso

ghiacciato

tmnore che

il

consuma ancor vivo


lo

nella sua
lo

putre-

fazione;

fuoco che

carbonizza e

riduce una

ter-

rificante mummia nera, una sorda, litica mummia nera, \ma spettrale

deca, mutola, para-

carogna che stende

eternamente

la

mano vuota

nei

camposanti dei

secoli*

MAMMONA

239

Perch nessuno, a codesto irriconoscibile j)overo, pu fare


l'elemosina d'un ricordo.

Non
l'orrenda
vert.

c' per lui

che una salvazione

tornare a esser
via

povero, ridiventare un vero ed umile povero, buttar


miseria
della

ricchezza per rientare nella


la
il

po-

Ma

quesa risoluzione anche


il

pi

difi&cile

che
ch'

possa prendere

ricco.

ricco, per

fatto

stesso

marcito e maleficiato dalla ricchezza, impotente anche

a immaginare che
rebbe
il

la

rinunzia intera della ricchezza sa-

E perch non sa immaginare una simile abdicazione non pu neanche deliberare, non pu pesare le alternative, prigioniero nella
principio della redenzione.
Invalicabile prigione di se stesso. Per liberarsi dovrebbe
esser
Il

gi libero.
ricco

non

si

appartiene

ma

appartiene,

cosa animata,
pensare,
di

alle

cose inaminate.
Il

Non ha
a

il

come una tempo di


signore.
Il

sceghere.

denaro

un impietoso
s.

Che non consente

altri

padrom accanto

ricco,

tutto preso dalla cura delle sue ricchezze, dalla bramosia


di accrescere le sue ricchezze, dalle gioie

materiah che
ricchezze,

gli

offrono

pezzi di materia che

si

chiaman

non

pu pensare all'anima. Non pu neanche supporre che la sua anima malata, asfissiata, mutilata, imbacata, pu
aver bisogno di esser guarita.
s stesso in quella parte del
Egli

ha trasferito tutto
il

mondo che ha
vogha, la forza
servire,

diritto di

chiamar

sua

secondo
il

contratti
la

e le leggi,
di

e spesso

non ha neppure

tempo,

Deve

non pu salvare la propria anima. Tutta la sua potenza d'amore presa da questo lotto di materia che lo comanda, che ha preso il posto della sua anima, che gh ha tolto ogni
servirla, salvarla

goderla.

non pu

reliquia di libert.

240
L' orribile
sorte
del
la

MAMMONA
ricco

sta
di

in

questo duplice asagli

surdo:

che per aver

potenza

comandare

uomini

divenuto schiavo delle cose morte;

una parte
perso
il

che per acquistare


!

una

parte,

infine,

tanto piccola

ha

tutto.

Nessuna cosa nostra finch soltanto nostra. L'uomo non pu posseder nulla realmente possedere al di

fuor di se stesso. L'assoluto segreto per possedere le altre

cose di rinunziarvi.
dato.

colui che tutto rifiuta tutto vien

Ma

chi vuol prender per s, tutta per s,

zione dei beni del mondo, nello stesso


quella che acquista e tutte le altre.

una portempo perde anche


nello stesso

moi

mento

incapace di conoscersi;

di

possedere, d' ingran-

dire s stesso.

non ha

pil

nulla, definitivamente nulla


gli

appartengono ma dalle quali, In realt, posseduto; e non ha mai avuto l'amma sua, do l'unica propriet che valga la pena di

neppure

le

cose che in apparenza

possedere.
l'universo.

il

pi

diserto

spoglio

pitocco

di

tutto

Non ha

nulla.

Non pu

dar nulla.

Come dun-

que potrebbe amare gh altri, dare agli altri s stesso e d che gM appartiene, eserdtare quell'amorosa carit che io condurrebbe tanto prossimo al Regno ? Non nulla e non ha nulla. Chi non esiste non pu
cambiare; chi non possiede non pu dare. Come potrebbe dunque il ricco, che non pi suo. che non ha pi

anima, trasformare ruTiic;^ propriet dell'uomo in qualcosa di pi grande e prezioso ? E che giova all'uomo guadagnar tutto il mondo se
poi

perde la sua anima

? o

Questa domanda
d
il

di

Cristo,

ingenua come tutte minaccia profetica.


nit

le rivelazioni,
Il

senso esatto della


l'

ricco

non perde soltanto


la

eter-

ma

perde, tiiato

al

fondo della ricchezza,

sua vita

MAMMONA

241

quaggi, la sua anima presente, la felicit della presente


vita terrestre.
t

Non

si

pu

servire Dio e

Mammona

Lo

spirito e

roro sono due padroni che non tollerano

spartizione

comunanza. Son gelosi: vogliono tutto riK)mo. l'uomo, anche se vuole, non si divide in due. Tutto di qua o tutto di l. L'oro, per chi serve lo spirito, un nulla; lo spirito, per chi serve l'oro, una parola che non ha senso.
Chi sceglie
si

lo

spirito
coli 'oro;

butta via l'oro e tutte


chi desidera l'oro

le

cose
lo

che
spi-

comprano

aboUsce
la

rito e

rinunzia a tutti benefzi dello spirito:


Il

pace, la

santit, l'amore, la perfetta letizia.

vero che

non

riesce

chezza;

l'altro

un pomai a consumare la sua infinita ric un ricco che non arriva mai a evadere
primo

dalla sua infinita miseria.

D
il

povero possiede, per

la legge

misteriosa
cio

della

rinunzia,

l'intero

universo;

anche quello che non suo, ricco non possiede neanche,

per la dura legge del perpetuo desiderio, quel poco che

crede suo.

Dio d immensamente pi di quel molto che ha promesso; Mammona toglie anche quel pochissimo che promette. Chi rinunzia a tutto ha il tutto per soprappi; chi vuole per s solo una parte si ritrova alla fine col nulla. Quando si approfondisce l'orribile mistero della ricchezza si comprende perch i maestri dell'uomo abbian
veduto in essa
che costa
altre,
si
il il

proprio

r^no

del
si

meno di compra con


dando
in

tutte le altre

demonio paga pi

Una

cosa

di tutte le

tutte le altre.

Una
si

cosa che non


la

nulla,
il

cui valore effettivo nulla,

acquista con tutto


vita.

resto,

cambio tutta l'anima, tutta


vile.

Si

baratta la cosa pi preziosa colla pi Epp\ire

anche questa infernale assurdit ha

la

sua

ragione nell'economia dello spirito.


i

L'uomo

cos natu-

II

Storia di

CrUi

242

MAMMONA

Talmente e universalmente attirato da quel


ricchezza

nulla dett<

che

per

dissuaderlo

da questa
il

insensata
forte,

ri

cerca era necessario mettere un prezzo cos


alto,

cos

cos sproporzionato,

che

fatto

stesso

di pagarl*

fosse

una prova perentoria di demenza e di colpa. Mi neanche i patti assurdi del mercato l'eterno per l'efB mero, la potenza per la servit, la santit per la danna zione bastano ad allontanare gii uomini dall'assurdi

baratto demoniaco.
pericolante

poveri

si

disperano soltanto per

che non possono esser ricchi;

la loro

anima infetta

come

quella dei ricchi. Essi sono, quasi tutti

poveri involontari, che non hanno potuto agguantare l'on


e hanno perso lo spirito; sono non hanno ancora i quattrini. dei miserabili ricchi eh

Perch

la sola

povert che dia

la

vera ricchezza

quella spirituale

la povert

volontaria,

accettata
li

gioiosamente voluta. La povert assoluta che rende


per la conquista dell'assoluto.
11

ber

Regno

dei Cieli

non pr
i

mette
Il

ai

poveri di

farli

ricchi

ma

vuole

che

ricchi

per entrarvi, diventino liberamente poveri.


l'eterno consiglio di

tragico paradosso che implica la ricchezza giustifci

Ges a
ricco

quelli

che volevan seguirlo

Tutti devono dare ci che hanno in pi a coloro eh)

9on nel bisogno


gli

ma
a

il

deve dar tutto. Al giovane


va',

ch<

s'accosta e

domanda
poveri

cosa deve fare per esser dei suo

egli

risponde

Se vuoi esser perfetto


sacrificio,

vendi ci
nei
cieli
.

ctn
I

hai e donalo ai

ed avrai un tesoro

dar via la ricchezza non un


scapito.

una
i

perdita,

une

invece, per

Ges

e per tutti queUi che sanno

un incommensurabile guadagno,
fatene elemosina;

fatevi delle borse che

un tesoro che non venga inai non s'accosta e la tignola non distrugge. Perch

vostri beni Vendete non invecchiano meno ne' cieli, dove ii ladre

<

(^ov*(

MAMMONA
il

243
il

vostro tesoro quivi sar anche


chi
ti

vostro cuore
il

Da*
ri-

dunque a
cevere
.

chiede e a chi toglie

tuo non glie lo

domandare.... perch v' pi felicit nei dare che nei

ri-

Bisogna dare, e dare senza risparmio, con


e senza calcolo.

lieto

animo
altret alci

Chi d per riavere non perfetto. Chi


il

regala per

avere
noi.

contraccambio degb
dar
via
la

altri

tanta materia, non acquista nulla. La ricompensa


trove, in

Bisogna
con altra

roba non perch


soltanto
colla

venga
cena,
tuoi

pagata

roba

ma
fai

pu-

rit e la

contentezza.
i

Quando
tuoi amici,
ricchi,

un desinare o una
i

non chiamare
parenti,
ti

tuoi

hatelh, n

vicini

onde non avvenga che


il

anch'essi

invitino,

ti

sia

reso

contraccambio.

Ma

un convito chiama i poveri, gli storpi, gli zoppi, i ciechi, e sarai beato che non abbian modo di contraccambiarti, perch il contraccambio ti sar reso
fai

quando

alla resurrezione dei

giusti

b.

Ges la rinunzia alle ricchezze fu consigliata agli uomini. Ges non stato il primo a riporre nella povert un dei gradi della perfezione. Il grande Vardhmana, il Jina Trionfatore, aggiunse ai comandamenti di Par9va, fondatore degli Svincolati, 1* a p a r i g r a h a la rinunzia ad ogni possesso. Il Buddha, suo contemporaneo, esort ad eguale rinunzia i suoi didi
,

Anche prima

scepoli. I Cinici

si

spogliarono d'ogni bene materiale per


dal

essere

indipendenti

lavoro
libero,

dagli

uomini

poter
no-

consacrarsi,
bile tebano,
ai

con animo
si

alla

verit.

Cratete,

scolaro di Diogene, distribu le sue ricchezze


fece

concittadini e

mendicante. Platone voleva che


di

ll^guerrieri della sua Repubblica

i^rti

Stoici

stilarono,
di

vestiti

non possedessero porpora e seduti a


eloquenti
della

nulla.

tavoli

intarsiati

pietre

rare,

elogi

povert.

IP

244

MAMMONA
il

Aristofane rappresent sulla scena

cieco Pluto che


ai soli

di-

spensa la ricchezza, quasi come punizione,

tarabutti

Ges l'amore della povert non una regola ascetica o una veste orgogliosa dell'ostentazione. Timont
in

Ma

d'Atene, che a forza di generosit indiscriminate si nduce povero dopo aver dato da mangiare a un branco di parassiti, non il povero secondo il cuore di Cristo Timone povero per colpa della sua vanagloria: ha date

tutti,

senza distinguere, anche a chi non aveva bisogno

per procacciarsi la fama di


tete,

magnanimo

e liberale.

Cra-

che

si

spoglia del suo per imitar Diogene, schiave


;

dell'orgoglio

vuol fare qualcosa di


di
filosofo

diverso

dagli

altri

acquistarsi
dei
Cinici

nome

e di savio,

L'accattonaggic

una forma pittoresca di boria; la povert dei guerrieri di Platone una misura di prudenza politica. Perch la povert necessaria anche nelle societ umane che si formano e salgono. Le prime repubbhche
vinsero e fiorirono finch
nella vecchia
i

cittadim

si

contentarono, com<
pi

Sparta e nella vecchia Roma, d'una


l'oro

stretta

povert e
vita
la

decaddero appena stimarono

della

sobria e pudica
s.

Ma

gli

antichi non disprezzaronc

ricchezza in
in

La ritenevano pencolosa quando


di pochi; la

s'am-

montava
per
i

mano

ritenevano ingiusta quando

non era spesa

cx)n

giudiziosa liberalit.

Ma

Platone, che

cittadini desidera

una condizione media egualmente

distante dall'abbondanza e dall' inopia, mette la ricchezza


tra
i

beni

dell'uomo.

La mette ultima
si

di

tutti

ma

ood

la scorda.

Aristofane

inginocchierebbe a Pluto se

il

a eco
alla

dio riacquistasse la vista e concedesse le

ricchezze

gente dabbene.
Neil'

Evangelo
alla

la

povert non un addobbo


mistica.

filosofico

e neppure una

moda

Non basta

esser ix)ven per

aver

dirittx)

cittadinanza del Regno.

Non

basta

la

MAMMONA
sciar
le

245
per divenir subito

ricchezze

diventar

poveri

un requisito preliminare come ia povert di spirito. Chi non convinto d'essere chi non s' in basso non pensa ad ascendere in alto distaccato da ogni propriet materiale, lasciatura che benda gli occhi e incarcera le ali, non sa ritrovar l'appertetti.

La povert

del corpo

petenza dei beni essenziah.


11

povero, quando non soffre della sua povert, quando

si

gloria della povert invece di crucciarsi per convertirla

in ricchezza,
del ricco.
veri e

assai
il

pi

vicino

alla

perfezione

morale
dei

Ma
pi

ricco che s' spogliato a

tavor

po-

ha

scelto di vivere a fianco dei suoi nuovi fratelli

ancora

prossimo alla perfezione


gli

di

crebbe nella povert. Che

sia toccata

chi nacque e una grazia cos

rara e prodigiosa una caparra certa di tutte le speranze.

Rinunziare a quel che non


ritorio

perch

l'

s' mai avuto pu esser meimmaginazione grandifica le cose assenti

ma

rinimziare a tutto quel che s' posseduto e che da


il

tutti fu invidiato
Il

segno della suprema perfettibilit.

povero, ch' sobrio, casto, sempUce e contentabile,


gli

mancano le facolt e l'occasioni, portato a un compenso in piaceri che qod costan moneta 8 quasi una rivincita in una superiorit spirituale che i godenti non gh posson contendere. Ma spesse volte le sue virt derivano da impotenza da ignoranza non prevarica perch non ha potere, aon tesoreggia perch
perch
oercare
:

non ba che
vita,

i)

puro necessario, non briaco

e bordelliere

perch tavernai e bagascie non fanno a credito.


spesso dura, servile,

La sua
le

muta

di

luce,

nscatta

sue

ooip.
di

il

dolore gh fa voltare gh occhii in aito, in cerca

consolazioni.

Noi
il

facciamo tanto poco per


diritto di giudicarh. Cos

poveri
sono,

che non abbiamo

come

abbandonati dai loro frateih. tenuti lontani da chi p-

246
trebbe parlare
al

MAMMONA
cuore loro, schivati da chi non pu sop-

portare la loro sudicia vicinanza, esclusi da quei


dell'intelligenza
e
dell'arte
i

mondi
a

che farebbero

la

miseria,

momenti, pi sopportabile,
miseria,
i

poveri sono, nell'universale

meno impuri
:

tra gli uomD. Pi amati sareb-

bero pi perfetti
dannarli
Gres
?

chi l'ha lasciati soli avr cuore di con-

aveva;
sua, pi

li

amava i poveri. Li amava per la piet che oe amava perch h sentiva pi vicini all'anima preparati a intenderlo. Li amava perch gli dala felicit di servire, di

vano ogni giorno


agli

poter dare pane

afiamati, forza ai deboli, speranza ai dolorosi.

giustizia,

Ges amava i poveri perch in loro, per ragion di vedeva i pi legittimi abitanti del Regno
;

amava
molo

poveri perch rendevano pi

facile,

collo

sti-

della carit, a rinunzia dei ricchi


i

Ma

pi di

tutti

amava
Regno
atto di

poveri che furon ricchi e che per

amore
il

del

s'eran fatti poven.

La

loro rinunzia era

pi grande
ci che

fede

nella

sua promessa.

Avevan dato

nell'assoluto nulla
la certezza di

ma

agli occhi del

mondo

tutto per

partecipare a una vita pi perfetta. Ave-

van dovuto vincere in s stessi uno degli istinti pi profondamente incarniti nell'uomo Ges, nato povero, tra i poveri, per poveri, non ha mai lasciato suoi fratelli. fruttificante della sua divina A loro ha dato l'abbondanza
i 1

povert.

Ma

egb cercava, nei cuor suo,


il

il

povero
farsi

che

non
per

fu

sempre povero;
suo.
Ix)

ricco

pronto a

povero

amor
si

cercava:

forse

non

l'ha

mai trovato.
queir ignoto
gli
si

Ma

sentiva pi teneramente fratello di


di

Invocato che

tutti

docili

questuanti che

strin-

gevano attorno.

LO STERCO DEL DEMONIO


X

LUI

Guardino bene, gli uomini che hanno ancora da nascere Ges aon ha mai voluto toccare, colle sue mani una moneta. Quelle sue mani che impastarono la mota della terra per ralluminare il cieco; quelle mani che toc:

carono
iella

le

carni intette dei lebbrosi e dei morti;


il

quelle

mani che strinsero

corpo di Giuda

tanto

pi infetto

quelle mota, della lebbra e della putrefazione mani bianche, pure, salutanti e medicatnci che nulla po-

teva contaminare, non harmo mai soterto uno di quei


dischi di metallo che portano in

nhevo

il

profalo dei pro-

pnetari dei
vole
pili

mondo

Gesi poteva nominare, nelle sue fa-

vere della verit, le monete;

poteva anche guar-

darle nelle

mam

altrui:

ma

toccarle no.

lui,

che

di

moneta taceva schifo. Gli repugnava con una repugnanza non lontana dall'orrore. Tutta
nulla aveva ribrezzo, la
la

quei lerci

si nvoitava al pensiero d'un contatto con simboh della ncchezza. Quando gh chiedono il tributo per il Tempio non vuol neanche ricorrere alla borsa degli amici e ordina

sua natura

a Pietro di gettar la rete: su

in bocca al pnmo pesce tirato doppio del denaro richiesto. In questo miracolo c' una sublime iroma che nessuno ha veduto, lo Qon posseggo monete ma le monete son talmente tra-

sar

il

scurabili

disprezzabili
le

che l'acqua e
Il

la

teira,

a una
io

parola,

vomiterebbero.

lago

n'

pieno,

so

Ia

248

LO STERCO DEL DEMONIO

dove sono e tante da comprare coi soli spiccioli tutti 1 sacerdoti del tempio e tutti i re delle nazioni ma non muovo un dito per raccattarle. Un mio subalterno le pigli era
i

dalle fauci d'un pesce e le dar all'esattore poich

hanno bisogno per vivere. animah muti possono portare le monete io sono talmente ricco che non voglio neanche vederle. Io non sono un animale muto ma un'anima parlante e l'anime non tengon argento o bisacde. Non son io, dunque, che ti d queste dramme ma il lago. Io non ho mai nulla da comprare e regalo tutto quanto posseggo. D mio patrisacerdoti, a quanto pare, ne Gli
;

monio,

infinibile,

la Parola.

Ma un
pagare
la
il

giorno anche Cristo fu costretto a guardare


Gli

una moneta. moneta

chiesero

s'era

lecito

al
:

vero israelita

Fatemi vedere ma non volle prenderla. Era una moneta imperiale, una moneta romana, che portava impressa la faccia ipocrita d'Augusto. Ma egli voleva ignorare chi fosse quel viso. Domand Di chi questa immagine e l' iscrizione ? Risposero Di Cesare. Allora egli butt in faccia ai subdoli Reninterrogatori la parola che li riemp di stupore
censo.
egli

Ed

rispose pronto

del censo.

Ed

essi glie la

mostrarono,

dete dunque a Cesare quel ch' di Cesare e a Dio


ch' di Dio
I sensi
>.

quel

di queste

poche parole son molti

basta, per

ora, soffermarsi sulla

prima:
denari

rendete.
non
ci

Rendete d

che non vostro.


tatti dai

appartengono. Sono
regno, di

potenti per le necessit della potenza.


i3 e del

priet

dd
^

regno
re

dell'altro
la

Son proqudlo
il

che non

nostro.

rappresenta

forza ed

pro-

tettore ddla ricchezza;

ma

noi

non abbiamo
la
il

nulla a veIl

dere colla

violenza e ricusiamo

ricchezza.
;

nostro
sta

Regno

noii

ha potenti e non ha ricchi

Re che

LO STERCO DEL DEMONIO


nei Cieli

249

non batte moneta. La moneta un mezzo per lo beni scambio dei beni terrestri ma noi non cerchiamo un po' di sole, terrestri Quel poco a noi necessario un po' d'aria, un po' d'acqua, un pezzo di pane, un manci vien dato gratuitamente da Dio e dagli amici tello
i

d' Iddio.

Vi affaticate, voialtri, tutta la vita, per

mettere

insieme un gran mucchio di codeste rotelle figurate. Noi

non sappiamo che


superflue.

farne.

Per noi sono definitivamente


:

Perci

le

restituiamo

le

restituiamo a colui

che

le

ha fatte coniare, a colui che vi

ha messo sopra

il

suo ritratto, perch tutti sapessero che son sue.

Ges non ha mai avuto bisogno di restituire perch non ha mai preso una moneta. Ai discepoli ordin che non portassero sacche per l'offerte ne' loro viaggi. Fece una sola eccezione e tale da far tremare. Dall' inciso d'un Evangelo s' impara che un apostolo aveva in consegna la borsa della comunit. Questo discepolo era Giuda. Eppure anche lui si sentir sforzato a rendere il denaro del tradimento prima di sparir nella morte. Giuda la misteriosa vittima immolata alla maledizione della

moneta.

La moneta porta con


llmani

s,

insieme

ai

grassume
il

delle

che V hanno agguantata e palpata,


la

contagio inee insudiciarsi,

sorabile del crimine. Fra tutte le cose

immonde che l'uomo


terra

ha manifatturato per insudiciare


la

moneta

forse la pi
di

immonda.
rip>as-

Quei gettoni

metallo coniato, che passano e


ie

sano ogni giorno tra

mani ancora lorde di sudore o li sangue; consunti dalle dita rapad dei ladri, dei mercanti, dei banchieri, dei mezzani e degli avari; quei tondi visddi sputi delle zecche, da tutti desiderati, cercati, ubati, invidiati, amati pi dell'amore e spesso pi della
5

nta;

quegli sporchi pezzetti di materia istoriata che i'as-

250
sassino d
traditore,
al
il il

LO STERCO DEL DEMONIO


sicario, l'usuraio all'affamato,
il

nemico

al

barattiere ai concussionario, l'eretico al lussurioso alla

si-

moniaco,
figlio

donna venduta
del

comprata

questi luridi e lezzosi


il

veicoli

male, che persuadono

a uccidere a frodare
il

il il

padre, la sposa a tradir lo sposo,


fratello,
il il

il

fratello

cattivo povero ad accolil

tellare
il

cattivo ricco,

servo a ingannare
il

padrone,

malandrino a spogliare
:

viandante,

il

popolo ad

as-

saltar l'altro popolo


teriali della

questi denari, questi


i

emblemi ma-

materia, sono

pi spaventevoli oggetti fab-

bricati dall'uomo.

La moneta, che ha
un appestato,

fatto morire tanti

corpi, fa morire ogni giorno migliaia di anime.

Pi con-

tagiosa dei cenci d'


stola, delle

della marcia d'una pu-

grumosit d'una fogna, entra in tutte


banchi
il

le case,

brilla
sette,

SUI

d&

cambiatori,

s'appiatta
si

nelle

cas-

profana

capezzale del sonno,


ripostigli,

nasconde

nelle

tenebre fetide dei


circola
sulla

sporca

le
il

mani innocenti
lavoro del boia,
l'odio,

dei bambini, tenta le vergini, paga


faccia
del

mondo a

rinfocolare
la

ad
la

attizzare la cupidigia,

ad accelerare

corruzione e

morte.

pane, digi santo sulla tavola di casa, diventa, sulla


il

tavola della chiesa,


la

corpo immortale di Cristo. Anche

moneta
l'ostia

il

segno visibile d'una transustanziazione.

infame

corruttibili del

del Demonio. I denari son gh escrementi Demonio. Chi ama il denaro e lo riceve con

comunica visibilmente col Demonio. Chi tocca il denaro con volutt tocca, senza saperlo, lo sterco del Demonio. soppor11 uuro non pu toccarlo, il santo non pu
gioia
tarlo. Essi sanno,

con indubitabile certezza, qual'


per la

la

sua

laida essenza.

Ed hanno

moneta

lo

stesso orrore

che

li

ricco ha per la miseria.

RE DELLE NAZIONI

Di chi quell* immagine


gli

chiede Ges quando

moneta di Roma. come tutti, che Ottaviano divent, per un seguito di esorbitanti fortune, il monarca del mondo col soprannome adulatorio d'Augusto.
gU mettono sotto
occhi la
Egli conosce quel viso. Sa,

Conosce quel profilo di finto giovane, la testa folta di {ciocche ondulate, il gran naso che sporge in avanti quasi a nascondere la cnidelt deUa bocca piccola, fine, rigorosamente serrata.
del collo:

una

testa,

come

tutte quelle dei Re,

staccata dal busto, separata dal corpo, troncata alla fine

immagine

sinistra

d'una volontaria ed etema

decollazione.

Ma Ges non
tore
lei
;

vuol nominare colla sua bocca

l'

imperail

perch non riconosce la sua potenza. Cesare

re

Ges il re d'un nuovo regno contrapmondo Cesare posto al mondo e dove non ci saranno pi re.
^

il

re del

passato,

il

capo degh

re

armati,

il

coniator
dell' in-

dell'argento e dell'oro, l'amministratore


jufi&dente giustizia.
;ore

fallibile

Ges

il

del

futiu-o,
il

il

libera-

dei

servi,

l'

abdicatole della
v' nulla
di

ricchezza,

maestro

dell'amore.

Non

comune

tra loro.

Ges

/enuto per scalzare la dominazione di Cesare,

per dis-

olvere

l'

impero

di

Roma

e ogni
gli

impero terrestre

ma

lon per sostituirsi a Cesare. Se


vi

sar pi nessun Cesare.

uomini l'ascolteranno Ges non l'erede che

252
cospira contro
ii
il

RE DELLE NAZIONI
al

regnante per sedersi


i

suo posto
il

rrn

dissolvitore pacifico di tutti

regnanti. Cesare

pi

forte e

famoso dei suoi


la

rivali

Perch

sua forza sta nel

anche il pi estraneo sonno degli uomini, nellj


i

ma

infermit dei popoli.


chi apre gli occhi
deboli.

Ma

giunto chi sveglia

dormenti

dei ciechi, chi restituisce la forza a

Quando tutto sar compiuto e il Regno sar fon Regno che non ha bisogno di soldati, di gi dici, di schiavi e di moneta ma soltanto d'anime nuovi 1' impX) di Cesare svanir come un monti ed amanti
dato

un

di cenere sotto

il

fiato vittorioso del

vento.

Finch dura
ch' suo.
Il

la

sua apparenza possiamo rendergli


gli

cil

denaro, per

uomini nuovi,
nulla,

nulla.

Ren

diamo a Cesare, promesso all'eterno d'argento che non ci appartiene.


Ges,
derio,

quel

nulli

che anticipa sempre, colla passione del desi


la

l'avvento del secondo Paradiso Terrestre, non

cura dei governi perch

nuova

terra ch'egli annunzii

non avr bisogno di governi. Un popolo di santi che s amano non saprebbe che farsi di re, di tribunali e d'eser
citi.
Il

Divino Liberatore venuto, anche nella

politici

umana, per capovolgere. Una


e soltanto per rovesciare
delle
quelli
l'

sola volta discorre dei R<

idea volgare e stabilita.

nazioni

sia
il

dice ai discepoh

1 1

le

signoreggiano
pi grande

che hanno autorit su di esse son chiamati bene

fattori.

Non
come

per cos tra voi:

anzi

il

tri

voi sia

pi piccolo e chi governa

come

lui

ch<

serve

Il

la teoria della perfetta

eguaglianza nell'ordini
servitore
;

umano.
anche
la

grande

piccolo

il

padrone

il

r<

schiavo

Se chi governa dev'essere come colui che serve


reciproca vera e chi serve ha
gli

stessi diritt

e onori di chi governa. Ci

possono essere santi pi

ar-

denti dei giusti

beati che

fmono

peccatori fino alla

vi-

RE DELLE NAZIONI

253
Regno
fin

giUa

innocenti che furon cittadini del


Ci

dalla
spiri-

nascita.

possono essere diiEerenze di grandezza

tuale nella

comune

perfezione

ma

ogni categoria di su-

periore e d' inferiore, di padrone e di suddito, sar, alla


fin

dei tempi,

abolita

L'autorit presuppone, anche se

un branco da condurre, una minoranza da punire, una bestialit da impastoiare. Ma quando tutti gh umani saranno santi non vi sar pi bisogno di comale
esercitata,

mando
mandi
le

e d'ubbidienza, di legge e di gastigo, di guide e


Il

di ripari.

regno dello spirito pu fare a

meno

dei co-

della forza.

Gli uomini

ricchezze

odiano pi e non desiderano pi ogni ragione e necessit di governo vien

non

si

meno all' indomani di questi due immensi cambiamenti. La va che conduce alla Ubert perfetta non si chiama
distruzione

Godwin o

e non si trova nei sofismi Proudhon o di Rropotkine, soltanto neir Evangelo di Ges Cristo.

ma

santit
di

di

di Stirner,

ma

Ma
non
sari.

totale conversione degli uomini all'/Evangelo ad oggi avvenuta e l Re sono ancora necesGH animali hanno bisogno d'un pastore e quanto
la
fin

pi son ribellanti e pervicaci tanto


v'esser forte e

pi

il

pastore de-

armato. credono

Ma

le

umane
il

bestie, inselvaggite

dalla

superbia,
il

che

numero possa

sostituir

l'unit e

basso mettersi al posto dell'alto e non vo-

gliono

i Re. I Re veramente Re, che sono al di sopra, anche se mediocri, dei vaneggianti capricci delle molti-

tudini cieche e matte.


torit

Re che governano con

quell'au-

che dev'esser unica per esser efficace e che rispon-

lono de' loro errori, sempre


ehi,

meno
gli

atroci di quelM delle

solamente a Dio.
vogliono.

li

Non

uomini d'oggi questi Re son capaci di amarli e neanche di

Ma

opportarli.

preferiscono

un moscaio

di tirannucoli ina-

ik

251^

RE DELLE NA7I0N1
li

bili

e cupi d che
Li

li

pressurano e
che ha tutti

mungono

in

nome

deili

libert.

preteriscono perch danno


i

un'aria di Licenzi

aila loro tirannide

pesi dell'autorit senzi

averne
terra e
gliori.

benefizi

Da

secoli

veri

Re sono

spariti

dalli

ghiandivori che l'abitano non son diventati mi


della libert divina dei santi.

Non

pi capaci dell'ubbidienza necessaria nei brut

non ancora degni

SPADA

FUOCO

X UV

Ogni volta che


lenti,

piaggiatori dei potenti

hanno voluto
le

santi ficare l'ambizione degli ambiziosi, la violenza dei viola

ferocia dei

feroci,
;

la

pugnacit dei pugnaci,


volta che
i

conquiste dei conquistatori


lariati

ogni

sofisti

sari-

declamatori farneticanti hanno tentato


servire la croce
il

di

conciliare la
stiana,
di
far

selvaggit pagana e la mansuetudine cri-

come impugnatura
Calvario
si

della

spada, di giustificare
l'odio

sangue sparso per istigazione delsul

col
;

sangue che col


ogni
volta,

per

insegnare
legittimare
il

l'amore
la

insomma, che

vuol

guerra colla dottrina della pace e far di Cristo

mal-

levadore di Gengis-kan o di Bonaparte oppure, per raf-

finamento d' infamia,


arrivare,
il

il

battistrada di Maometto, vedrete

con

la

puntualit inesorabile dei luoghi comuni;

celebre testo evangelico che tutti sanno a

memoria e

pochissimi

hanno
vi
;

capito.

Non

pensate eh' io sia venuto a portar la pace

sulla terra

son venuto a portar la spada


dotti,

Alcuni, smi-

suratamente pi
moria mostruosa,

aggiungono
.

Io

son venuto a

portar fuoco sulla terra


si

Altri,

beneficati

da una me:

precipitano col versetto decisivo


i

Regno

dei Cieli lo rapiscono

violenti

Quale angelo d'eloquenza, quale sovrannaturale illuminatore potr rivelare a questi induriti citatori
delle
il

vero senso
?

parole che

ripetono con tanta

frivola

petulanza

256

SPADA E FUOCO

Essi le asportano dal contesto evangelico colla stessi

delicatezza di
di

un orango che colga


le

fiori

nel

giardini

Titania.

Non guardano
;

parole che sono innanzi

furon dette

non si curano dell'occasione in cu non dubitano un istante che possano aver un valore diverso da quello volgare.
quelle che seguono
;

di

o,

Quando come

Gres

dice

eh'

venuto a portar

la

spad

scritto nel passo parallelo di Luca, la

di

scordia

sta parlando ai discepoli che son sul punt


del

partire per annunziare l'approssimarsi

Regno.

subito dopo aver nominato la spada spiega con esemp


:

familiari quel che ha voluto dire Perch son venut a mettere in discordia il figliolo col padre, la figliola coli; madre, la nuora colla suocera e uno avr per nemici quel]
stessi

di casa sua.

Perch da ora innanzi di cinque eh

saranno in una casa, tre saranno divisi contro due e du


contro
tre....
.

La spada, dunque, non significa la guerra un' immagine per significare la divisione. La spada
;

quella che taglia, che divide, che disunisce


zione dell' Evangelo divider
miglia. Perch tra
i

e la predica

gii

gli

uomini

vi

uomini d'una stessa fa sono sordi e gli udenti


i

tardi e

pronti, quelli che

negano e

quelli

che credono

Finch

tutti

non saranno convertiti e non


la strage. Quelli

riaffratellati

dalli

Parola la discordia regner sulla terra.

Ma

la discordi!

non

la guerra,

e creduto

Cristiani

che hanno uditi non assalteranno quelli chi


s,

non ascoltano e non credono. Adopreranno,


contro
i

dell'arm

fratelli

refrattari

e renitenti

la
la

ma

quest'arni

saranno
I

la

predicazione,
forse,

l'esempio,

11

perdono, l'amore

non convertiti,

muoveranno

vera guerra, h

guerra di violenza e di sangue,

ma

punto perch non son convertiti,


Bono ancora
cristiani.
Il

muoveranno ap appunto perch not

trionfo del Vangelo la fine d

SPAILA E
tutte le guerre

FIOCO

257
e

delle guerre tra

uomo

uomo, tra

fa-

miglia e famiglia, tra casta e casta, tra popolo e popolo.

Se

il

Vangelo, in un primo tempo, causa di separazioni

e discordie, la colpa

non

delle verit che insegna

gelo

ma

del fatto che queste verit


tutti.

il Vannon sono ancora pra-

ticate

da

Quando Ges proclama che viene a portare il fuoco soltanto un barbaro pu pensare al fuoco omicida, degno
ausiliario delle guerre.

Come

vorrei che fosse gi accedell'

so

Perch

il

fuoco desiderato dal FigUo

Uomo

l'ardore del sacrificio, la

fiamma

folgoreggiante dell'amore.

Finch tutte l'anime non saranno bruciate da questo fuoco la parola dell'Evangelo sar inutile suono e il Regno ancora lontano. Per rinnovare l'infetta famigUa degh uomini un incendio di dolore e passione necessario. I
gelidi

devono ardere, g' insensibili devono urlare, i tiepidi devono accendersi come torce nella notte. Il lordume ammassato nella vita segreta degli uomini, che fa di ogni anima una cloaca, il putridume che ottura gli orecchi e soffoca i cuori, deve esser incenerito dal fuoco spirituale eh' venuto ad accender Ges che non distruzione

ma

salvazione.

Ma

per valicare questo

muro

di

fiamme

necessaria

'arditezza

che non tutti posseggono. Che posseggono

Itanto
Cieli

valorosi.

Epper Ges pu
i

lo

rapiscono
nel
testo,

violenti

dire che

il

Regno
forti
,

e la parola violenti

difatti,

il

manifesto significato di
le

uomini
ole che

che

sanno

prender d'assalto
il

porte,

senza

bitare e tremare.

La spada,

fuoco, la violenza son

non vanno prese nel senso letterale che piace avvocati dei massacri. Son parole figurate che siamo trzati ad usare per farsi intendere dalle torpide immanazionj della moltitudine. La spada il simbolo delie
:li

19

Storia di Cr

sii.

'25'>

SPADA E FUOCO
tra
i

divisioni

primi e
;

gli

ultimi

persuasi

il

fuoco

l'amore purificante

la

violenza la forza

cessaria per giungere alle soglie del


in altro

d'animo ne^ Regno. Chi intende


la

modo non

sa leggere o vuol tradire.

Ges
Tutti
gli

l'uomo della pace.

venuto a portar

pace.

Evangeli non sono che annunzi e ammaestra-

menti
stiali

di pace.

La

stessa notte della nascita le voci


cielo
il

cele-

cantano in

profetico augurio

Sia pace in

terra agli uomini di


delle
di

buona volont. Sulla montagna una


ai

prime promesse che sgorgano dal cuore e dai labbri

Cristo

quella indirizzata
la

pacifici.

Beati

quelli
figlioli

che procacci an
d'Iddio
tire egli
.

pace perch saranno chiamati

Agli

Apostoli
di

che stan sulle mosse per parla

ordina

augurare

pace a tutte
gli

le

case dove

entreranno. Ai discepoli, agli amici, raccomanda la perfetta concordia


:

Siate in pace

uni cogli

altri

Avvi-

cinandosi a Gerusalemme la guarda piangendo ed esclama:

Oh

se tu avessi in questo giorno conosciuto le cose che

la pace ! E la notte dell' Uhveto pronunmentre mercenari armati lo stanno legando, la suprema condanna della violenza. Tutti coloro che metton mano alla spada periranno per la spada . Non ignora mali della discordia, a Ogni regno diviso

posson dare
zia,

in parti

contrarie sar ridotto in deserto


in parti

e ogni citt
.

o casa divisa

contrarie non potr reggere


tra
,

E
tri-

nel discorso sulle cose ultime egli annunzia,

segni

della fine, insieme alle carestie, ai terremoti

ed alle

bolazioni,

anche

le

guerre

Poich

si

sollever nazione

contro
di

nazione e regno contio regno.... e udrete parlar


.

guerre e di rumori di guerre

La discordia,
litto

pei

Ges, un male;
dei

la

guerra un devo-

Gb

apologisti

grandi

Uia-ssacri

couiondono

SPADA E FUOCO
lentieri

259

giustappunto

e il nuovo Testamento. Ma il nuovo nuovo perch riforma l'antico. La guerra pu esser detta divina quand' riguardata come una punizione. Ma punizione anche di se medesima La guerra la pi crudele manifestazione dell'odio l'antico

che cova e ribolle nei cuori d^li uomini. Per sfogare


l'odio ch' dentro di loro gli
gersi per

uomini son portati a distrug-

mezzo dell'armi. La guerra appare, nello stesso tempo, una colpa e il suo gastigo. colpa perch esisteva, prima ancora delle ostilit, nell'anime dei nemid gastigo perch l'odio, scoppiando, porta al mutuo mas;

sacro degli odiatori.

Ma quando

l'odio

fosse

abolito
;

in

tutti

cuori

la

guerra sarebbe incomprensibile


rirebbe insieme al

la pi orribile pena spafinal-

massimo peccato. Giungerebbe

mente
laici

il

giorno che vide, col desiderio, Isaia, nel quale


e delle lor lance
l'altra

ideile loro spade fabbricheranno zappe


;

una nazione non alzer pi la spada contro nazione e non impareranno pi la guerra . Questo giorno annunziato da Isaia sar quello
>sciuta

in cui

Discorso della Montagna diventer l'unica legge rico-

^pra

la

terra.

UNA CARNE SOLA


xTTi

Ges
della

santifica l'unione,
i

donna. Finch tutti

anche carnale, dell' uomo Re non saranno di troppx


;

le monete che portano il loro nome finchi uomini non saranno simili agh angeli il generi umano si deve moltiplicare. La famigha e lo stato, associazioni imperfette quandc

renderemo
gli

tutti

si

pensi alla beatitudine del cielo, son necessarie'

iiell'at

tesa terrestre del paradiso.

Ma

finch son necessarie do


e

vranno, almeno, diventare


fette.

meno impure

meno imper

Chi governa dovrebbe sentirsi l'eguale di colui eh


;

serve

l'unione tra l'uomo e la


e leale.

donna dovrebbe

essei<

etema

pnma di tutto il congiun gimento di due carni. Su questo punto egli ratifica V im magine della Vecchia Legge. Non son pi due carni ms una 0. Lo sposo e la sposa son un corpo solo, indistac cabile e inseparabile. Quell'uomo non avr altra donna quella donna non conoscer altro uomo finch la morti non li divida. L'accoppiamento del maschio e della fero mina, quando non io stogo d'una lussuria vagabondi
Nel matrimonio Ges vede

una fornicazione furtiva, quando rincontro e l'of lerta di due sane verginit, quando preceduto da unt scelta libera, da ima passione casta, da un patto pub blioo e consacrato, ha un carattere quasi mistico cb ouiia pu cancellare. La scelta Irrevocabile, la pas
di

UNA CARNE SOLA


sione confermata,
il

Tt

patto perpetuo. Nei due corpi


ci

che

si

stringono nel desiderio


si
;

sono due anime che

si

riconoscono e
I

ritrovano nell'amore. Le due carni diven-

le due anime diventano un'anima sola. due hanno confuso il loro sangue ma da questa comunione nascer una creatura nuova, formata dall'essenza dell'uno e dell'altra, e che sar la forma visibile della loro unit. L'amore li fa simih a Dio, operai della sempre nuova e miracolosa creazione

tano una carne

Ma

questa carnale e spirituale binit

la p

fetta tra le imperfette associazioni

d^h

uomini

per-

oon
cor-

dev'essere tuibata o interrotta mai.

L'adulterio la

rompe;

il

divorzio la spezza
il

L'adulterio la
il

corrosione

subdola dell'unit;

divorzio

suo riimegamento de-

finitivo. L'adulterio un divorzio segreto fondato sulla menzogna e sul tradimento il divorzio, seguite da un nuovo matrimonio, un adulterio legittimato. Gres condamia sempre, in modo solenne e assoluto,
;

l'adulterio e

il

divorzio. Tutta la sua natura


e
del

aveva

or-

rore

dell' infedelt

tradimento.

Verr un giorno,

^li avverte parlando della vita celeste, nel quale uonuni


\(b

donne non
Illa

si

sposeranno,

ma

fino

a quel giorno

il

ma-

limonio deve avere almeno


sua imperfezione.
sterno all' interno,
^e

tutte le perfezioni permesse

E Ges, che risale sempre dainon chiama adultero soltanto colui


ma
perfin quello che ia

ruba la mogUe del fratello


rda,

per la strada, con occhi di desiderio.

non
d'altri

adultero soltanto chi usa di nascosto con la

donna

ma
un

chi,

solo passo egli

dopo aver ripudiato ia sua, ne sposa un'altra. In sembra concedere il divorzio al marito

dell'adultera

ma

il

deUtto della sposa scacciata non poil

trebbe mai giustificare

defitto

che

il

tradito

commet-

terebbe prendendone un'altra.

ik

262

UNA CARNE SOLA


Dinanzi a una legge cos assoluta e rigorosa anche

discepoli

s'

inalberano,

Se tale
tutti

il

caso

dell'uomo

ri-

spetto
egli

alla

donna non mette conto prender moglie. Ma


loio
:

rispose

Non

son capaci di questo che

dite,

ma

coloro soltanto a cui dato. Poich vi son degli


i

eunuchi
vi

quali

son nati cos dal seno della madre


i

vi

son degli eunuchi


del

quali sono stati tatti dagli uomini,


i

son degli eunuchi

quali

si

son

fatti

eunuchi in
farlo
lo

vista

Il

Regno dei Cieli. Chi in grado matrimonio una concessione

di

faccia

alla

natura umana
capaci

e alla propagazione della vita.


di

rimanere
della

casti,
,

vergini e soli

Non
a

son tutti

ma
una

coloro soltanto
grazia,

a CUI dato

Il

perfetto celibato

un

pre-

mio

vittoria

dello spirito sul corpo.

Chiunque vuol dare tutto n suo amore a un'opera alla castit. Non si pu servire l'umanit e il singolo. L'uomo che deve compiere suoi giorni una difficile missione, la quale vorr tutti fino all'ultimo, non pu legarsi a una donna II matrima il salmonio vuole l'abbandono a un altro essere vatore deve concedersi a tutti gli esseri. L'imita di due e renderebbe pi difficile, forse anime non gli basta impassibile, l'unione con tutte le altre anime. Le respongrande deve condannarsi
i

sabilit
dei

che porta con

s la scelta

d'una donna,

la nascita

una piccola comunit in mezzo alla grande, son talmente gravi che sarebbero un quotidiano impedimento a impegni infinitamente pi gravi,
figli,

la creazione di

L'uomo che

vuol

condurre

gli

uomini,

trasformarli,

non pu legarsi, per tutta la tura. Dovrebbe essere infedele


missione.

vita,

con una sola

crea-

alla

sua donna o alla sua


fratelli

Ama

troppo l'universalit dei suoi

per

amare una

sola delle sue sorelle.

L'eroe solitario. La

solitudine la sua condanna e la sua grandezza. Rinuu-

UNA CARNE SOLA


zia
ai

263

godimenti
31

deU 'amore maritale

ma

l'amore eh'
gli

in lui

moltiplica per comunicarsi a tutti

uomim

in

una sublimazione di sacrificio che sorpassa tutte l'estasi terrestri. L'uomo senza donna solo ma libero; la sua anima, non ingombrata da pensieri comum e materiali, pu salire pi in aito Egli non procrea figlioli di carne ma fa rinascere a una seconda vita figli del suo spirito.
i

Non

a tutti,

f)er,

dato resistere nell'astinenza,


.

Chi

in grado di farlo lo faccia

La fondazione
:

del

Regno

vuole uomini che diano tutta l'anima

l'opera carnale,

anche confinata nella legittimit del matrimonio, un infiacchimento per chi deve attendere alle cose dello spirito
Quelli

che

risorgeranno

nel

gran giorno del trionfo

non avranno pii tentaziom. Nel Regno dei Cieli il congiungimento dell'uomo e della donna, anche santificato
dalla perpetuit del matrimonio, sar abohto.
Il

suo fine

massimo la creazione di nuovi uomini ma in quel tempo la morte sar vinta e non sar pi necessario il sempiterno rinnovamento delle generazioni, a Gli uomim di questo mondo sposano e le donne son date a manto
;

ma

per quelli che saian reputati degni d'aver parte nel

a venire e alla resurrezione dei morti, non c' da sposare n dare a marito perch non posson pi morire; son simih agli angeh e son figlioli d' Iddio essendo
figlioh

mondo

della

resurrezione

Colla conquista della vita eterna e dello stato angelico

due promesse e le due certezze di Cristo quel che pareva sopportabile diventa imi>ensabile. quel che sembrava puro diventa turpe, quel che era santo diventa imperfetto. In quel mondo supremo tutte le prove della specie umana son gi consumate. Al decaduto uomo bestiale bast il coito fugace colla femle

mina predata

l'uomo

si

inalz fino al

matnmonio,

al-

204
l'unione unica colla

UNA CARNE SOLA


donna unica
;

il

santo

elev an-

cora e giunse alia castit volontaria.

Ma

l'uomo angeli-

cato in delo, ch' tutto spirito e amore, ha vinto


nel
ricordo.,

anche

la

carne

il

suo amore, in un
e

mondo dove
si

non esistono poveri, malati, infelici in una trasumana contemplazione.

nemici,

trasfigura

ciclo

delle nascite chiuso.

quarto regno per

sempre costituito. 1 cittadini di questo regno saranno seeternamente gli stessi, quelli e non altri, per tutti coli. La dorma non partorir pi con dolore. La sentenza d'esilio revocata; il serpente vinto; il Padre riaccoi

glie

in

festa

il

Figliolo

fuggito.
pi.

Il

paradiso ritrovato

non sar perduto mai

PADRI E FIGLI

Ges parlava in una


uomini
e le
i

casa, forse a
gli

Capernaum.

gli

donne, tutti

affamati di vita e di giusti-

zia, tutti

bisognosi di ristoro e di consolazione, avevano


si

riempito la casa, e

stringevano addosso a
il

lui,

e lo giiaril

davano come
che guarisce,
i

si
il

guarda

padre che

si

ritrova,

fratello

l|(

Talmente aftamati della sua parola, quegli uomini e quelle donne, che Ges e i suoi amici non potevan neppure mangiare un boo cone. Parlava da molto tempo e avrebbero voluto che
benefattore
cTie salva.

parlasse ancora, fino alla notte, senza smetter mai, senza

I
|t

padri e

Era tanto che l'aspettavano 1 loro madri avevano aspettato, nell' infame miseria e nella bruta rassegnazione, migliaia d'anni. Loro stessi da troppo tempo aspettavano, nel bigiume miserabile d'una confusa nostalga. Tutti avevan sospiriposarsi
istante.
!

un

le

loro

rato,

notte
di

messa
attesa.

felicit,

dopo notte, una riga di una parola d'amore.


i

luce,

Ed
della

ora

una proavevan
lunga
credi-

dinanzi colui che dispensava

premi

tanto

Ormai

li

esigevano senza ulteriori ritardi. Quegh

lomini e quelle donne erano intomo a Ges


:ori

come

privilegiati e impazienti,
il

Che finalmente avevano in


spicciolo.

mano
are a
:o

divino debitore, eternamente atteso, e volevano


Egli

a loro parte fino all'ultimo

poteva ben
e
secoli
i

meno di mangiare il pane da padn avevan dovuto fare a meno

secoli

del

pane

della

256

PADRI E nCLI
potuti 5fa

stessi non s'eran venta, da anni e anni loro mare col pane della speranza. parlare alla gente che ha Ges, dunque, seguita a della pi toccanti immagini riempito la casa. Ripete le novelle pi persuasive de sua ispirazione, racconta le occhi invocanti che scen Regno, li guarda con quegli entn i sole mattimero dono nel fondo dell'anime come darebbe que case. Ognuno di noi nel chiuso buio delle occhi esser guardato da quegh che gli resta di giorni per infanit quegli occhi stellanti d per guardare un minuto voc sua quella volta sola tene^zza per ascoltare una
;

melodiosa nmescolante che tramuta in musica


colo semita.

il

verno

Quegh

che sono morte, quegh aria d che oggi son polvere nell vere, quei miserabih queg cammelh. zoccoli dei deserto o mota sotto gh f finch invidiava quelle donne che nessuno

dorm^ uomini, che sono morti, quelle uomini poveri, quelle domie p(

uomini

invidia vivi, siamo adotti a rono in vita e che noi, oscura morte, quegh uomini dopo una cos remota ed
voce, vedevano queUe domie ascoltavano quella

quei

^
Ma
ecco

un rumoie, un sussurro
entrare.
i

alla porta della cai

Qualcuno vuol

Uno

dell'assistenza avverte

Ges

r^o
che
dre
ti
?

tua madre,
cercano
o.

Ma
^

sordle ^^n tuoi tratelh e le tue mia n Ges non si muove. Chi
miei frateUi
?

chi sono

E
:

guardati

giro

loro che gb
i

miei

sedevano intorno, dice Chiunque avr fatta frateUi


1

Ecco mia madr


la

volont d Idc

mi

{rateilo e sorella e

madre

La mia

famiglia tutta qui.

E non

ho altre toig
ta

rapporti del

non son sangue non contano quando


Padre che uu
;

padre il termati nello spirito. Mio del bene miie a lu. (iella perfezione

miei trateUi

PADRI E FIGLI
1

267

poveri che

hanno pianto
gli

che hanno lasciato


cui

le mie sorelle son le donne ; amori per l'Amore. Non mtendeva,

con queste parole, di rinnegare


ventre era
voluto
il

la

Vergine Dolorosa del

frutto: voleva dire che dal giorno ddnon apparteneva pi alla piccola famigha di Nazareth ma soltanto alla sua missione di salvatore della grande famigha umana. La fiUazione spirituale, nella nuova economia della salvezza, supera e sorpassa la semphce fihazione carnale. Se uno viene a me e non odia suo padre e sua madre
l'esiho

e la moglie e

figlioU e

fratelh e le sorelle e fin


.

anche

la

sua propria vita non pu esser mio discepolo

L'amore

particolare deve subordinarsi all'amore universale.

ne-

cessano scegliere tra gh antichi


e

affetti

dell'uomo

antico

l'amore unico dell'uomo nuovo.

La famigUa sparir quando gh uomini, nella vita cesaranno megho che uomini. Ora un inciampo per colui che aiuta gh altri a imparadisarsi, a E non chiamate alcuno sulla terra vostro padre, perch uno solo
leste,
il

Padre vostro, cio quello

dei cieH

Chi lascer la fa-

migha sar ricompensato all' infinito. Io vi dico in verit the non v' alcuno che abbia lasciato casa, o moghe, o Rateili, o gemtori, o figlioh per amor del regno d' Iddio,
quale non ne riceva molte volte tanto in questo tempo,
nel secolo avvenire la vita
Il

etema
i

.
i

Padre ch' nei cieh sicuro

vostri

fratelh

nel

tegno sono sicuri


>n

ma

padri e

fratelh di

quaggi postraditi
;

diventare perfino

vostri assassini.

Sarete

da genitori, da fratelh, da parenti e da amici e [ietteranno a morte parecchi di voi.... . Eppure almeno padri dovrebbero esser fedeh. Perch Ldri, secondo Ges, hanno assai maggiori doveri verso ''figh che non ne abbiano i figh verso i padri. L'antica
;rfin
i

IL

268

PADRI F FIGLI

Legge non conosce che i primi, a Onora il padre e la madre a dice Mos. Ma non aggiunge. Proteggi ed ama i tuoi figlioli . I figli sono la propriet di chi 1' ha fatti. La vita, a quei tempi, sembra tanto bella e preziosa che non potranno mai sdebitarsi. Dovranno essere per sempre servi, eternamente sottomessi. Non devono vivere che per
il

vecchio, agii ordini del vecchio.

Anche qui
che manca
se
figlioh

il

divino genio del Rovesciatore vede quel


antichi e insiste
sull'altra parte. I padri

agli
:

devono dare
i

senza risparmio, senza riposo dare.


se

Anche
padre,

son cattivi, anche

abbandonano
,

il

anche

se

non meritano nulla agh occhi


Il

della piatta sagri-

gezza del mondo.

Padre Nostro

per met, una

chiesta dei figh al Padre.

la preghiera

che ogni

figlio

potrebbe rivolgere

al padre.

danno tutto, possono essere abbanU lasciano per buttarsi alla vita cattiva devono essere perdonati appena tornano, come fu peri

padri, anche se
i

donati. Se

figh

donato
che
si

il

figliuol

prodigo della parabola. Se


vita pi alta e perfetta
al

li

lasciano

per cercare una

come

coloro

convertono

Regno

saranno premiati a mille

doppi in questa vita e nella seconda

Ma

padri, in tutte le maniere, son debitori.

La

tre-

menda responsabiUt che hanno

accettato dando la vita

a nuove creature dev'essere soddisfatta. Simih all'unico

Padre che sta nei deh, devono dare a quelh che chiedono
e a quelh che tacciono, a quelh che meritano e a quelli

che hanno demeritato, a quelh che seggono alla tavola della famigha e a queUi che son vagabondi sulla terra,
ai

buom

ed

ai

cattivi, ai primi e

agh ultimi. Non devono


che
li
fi

mai stancarsi,
quelh che

li

neppure

coi

tgh

sfuggono,

con

offendono, con quelli che


il

rinnegano

Chi tra voi che se

tghoio gii chiede

un pane

fi^'

PADRI E FIGLI
dia

26g

una pietra
?

se

serpe

Chi rifiuter
nulla
?
il

senza chieder
Tutti son

gli chiede un pesce gli dia una dunque al figliolo che s'allontana supremo dono l'amore che non
:

pretende ricambio
figli

del Figliolo dell'


la

Uomo ma
carne.

nessuno poforse,
degli

teva chiamarlo padre secondo


gioia che

L'unica,

non delude

fra le delusive gioie

uomini

quella di tenere in collo, o sui ginocchi,

un bambino

rosato in viso d'un sangue che sia anche nostro, che


rida col

primo splendore degli occhi, che balbutisca il nostro nome, che faccia riscoprire la tenerezza perduta della prima puerizia. Sentire accanto alla pelle adulta, indurita dai venti e dai soli, una carne nuova, morbida e
nascente, dove par che
il

sangue serbi ancora un po' della

dolcezza del latte, ima carne che sembra fatta di petali


e viventi, e sentire che questa carne nostra, formata nella carne della donna nostra, nutrita col latte
tepidi
delle

sue

poppe,

e
in

spiare

l'apparizione,

la

fioritura

lenta

dell'anima

questa

carne

che

appartiene,

che appartiene a colei che d appartiene, essere l'unico padre di questa creatura unica, di questo fiore che sta
aprendosi alla luce
lere
i

dd mondo,

riconoscersi in lui, rive-

nostri sguardi nelle sue pupille stupefatte, riudire

nostra voce ndla sua bocca fresca, rinfandullire per


|uesto fandullo, per esser

degno

di lui.

per esser pi vi-

[ino a lui, farsi pi piccolo, pi

buono, pi puro, dimendella


viriht,

Icare
lorte,

tutti

gli

anni

che

avvicinarono silenziosi alla


l'albaga
le

dimenticare la superbia
ignobilt della

la

sapienza, le prime rughe


le

dd

volto,

l'espiazioni,

)rdure,

vita e tornar

vergini

accosto

qudla verginit, sereni presso quella serenit, e buon; l'una bont mai conosduta prima, essere, insomma^ padn di un bambino nostro, che cresce ogni giorno nd no-

IL.

270

PADRI E FIGLI

stro letto, nella nostra casa, in braccio alla nostra sposa,


,

senza forse, la pi alta volutt

umana

concessa all'uomo

che possiede un'anima dentro la sua mota.

ciulli
gli

Ges, che nessuno chiam padre, era attratto dai fancome dai peccatori. Spirito assoluto non amava che
estremi.

L' innocenza e la caduta erano, per

lui,

ca-

parre di salvezza.
;

ha bisogno acutamente d'esser mondata l'abiezione perch sente pi la necessit di mondarsi. In pericolo la gente di mezzo
quella

L' innocenza perch non

mezza guasta
perso

mezza

intatta;

gli

uomini che son


nativa

dentro infetti e voglion sembrare candidi e giusti; coloro

che hanno

colla

fanciullezza

la

pulizia

non sentono ancora il lezzo dell' interna putrefazione. Ges amava con tenerezza i bambini e con piet criminali; i puri e quelli che non possono a meno di purificarsi. La sua mane si posava volentieri sui capelli leggeri del fanciullino spoppato e non respingeva la capellatura odorosa
catori
della

prostituta.

Andava
di

verso

pec-

perch

essi

non avevan sempre

la forza di

muo-

vere verso di lui

ma chiamava

presso

s
li

bambin

perch

bambini sentono per


volentieri.
gli

istinto

che

ama
li

e cor-

rono a lui
I

Le madri
discepoli,

porgevano

figlioU
le

perch

toccasse
e

coli 'usata

rozzezza,

sgridavano

Ges

anche questa volta, dovette riprenderli.


i

Lasciate

start

bambini

il

non impedite loro


d'

di

venire a

me

perch d

tali

Regno

dei Cieli e io vi dico in verit che chiun'

que non ricever il Regno non entrer punto in esso s.


i

Iddio

come un bambine

discepoli,
fatti

uomini barbati,
e di luogotenenti
il

fieri

della loro autorit<

d'uomini

del

futuro Signore, noi

capivano perch
dei

loro

maestro volesse perder tempo cor


le

ragazzi che

non spiccicavan ancor bene

sillabe

<

PADRT E FIGLI

27I

non intendevano il senso delle parole dei grandi. Ma Ges, posto in mezzo a loro un di que' figlioli, riprese Io vi dico in verit che se non mutate e non diventate come i pargoli non entrerete affatto nel Regno dei Cieli. Chi dunque diventer umile come questo pargolo sar quello il pi grande nel Regno dei Cieli. E chiunque nceve un pargolo come questo nel mio nome riceve me. Ma chi avr scandalizzato uno di questi pargoH che credono in me meglio sarebbe per lui che gli fosse appesa al collo una macina da asino e fosse precipitato nel fondo del mare . Anche qui il capolvogimento dei valori totale. Nell'antica legge il fanciullo era colui che doveva rispettare I l'uomo, venerare il vecchio e imitarli nei loro andamenti. D piccolo doveva prendere il grande a modello, La per:

fezione era riposta nella maturit

e,

meglio ancora, nella

vecchiezza.

11

figUolo era rispettato solo in


virilit.

quanto con-

teneva la speranza d'una futura


e
^li

Ges rovescia
i

parti.

grandi devono prendere esempio dai piccoli,

anziani

devono
i

sforzarsi

di

tornare infanti,

padri

levo no imitare

figlioh.

Nel

mondo dove contava

la forza,

love era considerata solamente l'arte di arricchire e di


iopraffare,
>Iel

il bambino era appena una larva d'umanit nuovo mondo annunziato da Cristo, dove regneranno

otanto la purezza confidente e


enza,
lanza
pi
'esser
\

l'amorosit
della

dell'

inno-

bambini sono
II

gii

archetipi

felice

cittadi-

fanciullo, che
dell'

perfetto

sembrava un uomo miperfetto, uomo. L'uomo che s' immaginava


dell'et

giunto alla
indietro,

pienezza
spogliarsi

dell'anima,

deve

Ignare

della

soddisfatta

comphca-

Ppie, retrocedere lino alla


tililtatore,

dal

puerizia. Da imitato diventa primo posto ridiscende all'ultimo.

Ges, pei

suo conto, nattermava )a sua fanciulli t e

272
si

PADRI E FIGLI

dichiarava senza
cercavano.

lo

vergogna identico ai bambini che Chiunque riceve un pargolo come questo


il

riceve

me
:

Il

santo,

questa nuova forma


ciullo

povero,

il

poeta
le

si

presenta sotto
:

che tutte

riassume

il

fan-

netto e candido
il

gnoso come
il

ignudo e bisopovero, meravigliato e innamorato come


il

come

santo,

poeta.

Ges non ama

fanciulli

soltanto

come modelli

in-

consapevoli dei candidati alla perfezione del Regno,

ma

come

veri mediatori della verit.

La

loro ignoranza
:

pi illuminata della dottrina dei dottori


nuit pi potente
tido e hbero

la loro

inge-

dell'

ingegno che
riflessi della

si

specchia

nelle

parole intessute in ragioni.

Solamente uno specchio


rivelazione.

ni-

pu

ricevere

Io

ti

rendo lode, o Padre

esclam un giorno

perch hai nascoste queste cose


e le hai rivelate ai pargoU
,

ai savi e agli

intelligenti

Ai savi fa ombra la stessa

saviezza perch credono di saper tutto, agli intelligenti


percepire

d' intoppo la stessa intelligenza perch non son capaci


di

altra

luce
la

che

l'

intellettuale.
g'

Soltanto
l'

semplici
cenza,
gli

intendono
all'anime

semplicit,

innocenti

inno-

amorosi l'amore. La rivelazione di Ges, aperta


verginali,

soltanto
nella

consiste

tutta nell'umilt,

purificazione,
si

nella
s'

misericordia
inorgoglisce,

Ma

l'uomo,

cre-

scendo,

corrompe,

impara
Si

l'orrenda

volutt dell'odio.

S'allontana ogni
di

giorno dal

paradiso,

diventa sempre

meno capace
si

ritrovarlo.

compiace

nella progressiva discesa,

glorieggia dell' inutile scienza

che nasconde

la sola verit necessaria.


il

Per ritrovarlo,

nuovo paradiso,

il

regno

deU' inno-

cenza e dell'amore, necessario tornar


di
gi,
j)er

fanciulli,
gli

che sod

nativo privilegio, ci che

altri

dovianuo,

con dura tatica ridivenire.

PADRI E FIGLI
Ge<?i cerca, 5l, la

273
e delle

compae^nia degli uomini

donne,

dej

peccaton e delle pecca tnci.


veri
le

ma

sente d'esser coi suoi

fratelli

solamente quando tocca


gaJilee gli

che

madn

il capo dei bambini protendono come un'ofterta.

20

Stona

di Cristo.

MARTA

E MARIA ALviu

donne amavano Ges. che ha forma e carne d*uomo e hi lasciato la madre e non ha scelto una sposa, avvilup pato per tutta la vita, e dopo la morte, da una caldi temperie di tenerezza femminile. Il vergine vagabond amato dalle donne come nessuno fu amato n potn mai essere amato. Il casto che ha condannato l'adulterii e la fornicazione ha su di loro l' inestimabile prestigi^

Anche

le

Questo

essere,

dell'

innocenza.

Le donne che non sian pure femmine s' inginocchiau a chi non si piega dinanzi a loro. Il marito con tutto suo legale amore ed imperio, il femminiere insatirito di(
tro alle sue ganze, l'eloquente adultero,
il

temerario

stt

pratore non hanno sullo spirito della donna tanto domini

quanto ne pu avere
che
le

colui che l'ama senza toccarle, coh

salva senza chiedere neanche un bacio in contrae

cambio. La donna, schiava del suo corpo, della sua


tratta da chi l'ama senza chiederle nulla pi che
chier d'acqua,

infei

mit, del suo desiderio e del desiderio del maschio,

ai

un bl< un po' di muta attenzione. Le donne amavan Ges. Si fermavano quando lo v( devan passare, lo seguivano quando parlava agli ami

un

sorriso,

e agli sconosciuti,
trato.
gli

si

avvicinavano
i

alla casa
figlioli,

dov'era

ei

conducevano innanzi
gli

lo

benedivan
guarite

a gran voce,

toccavano

la

veste per essei

d;

MARTA E MARIA
loro

275

mali,

eran

felici

di

poterlo
la

servire.

avrebbero potuto gridare, come


In mezzo alla moltitudine
:

donna che alz


il

Tutte quante la voce


ti

Beato
!

ventre che

port

le

mammelle che tu poppasti


lo

dei Figli del


il

Salome, madre Tuono, Maria di Cleofa, madre di Giacomo minore, Marta e Maria di Betania. Avrebbero voluto essere sue sorelle, sue serve, sue

Molte

seguiranno fino alla morte

chiave
:ergli

per assisterlo,

per porgergli
i

il

pane,

per mei

il

vino, per lavare


i

suoi vestiti, per unger

suoi

iedi

stanchi,

suoi

capelli

intonsi e spioventi.

Alcune
con
lui

loro ebbero la felicit di seguirlo e quella,


inde, di poterlo aiutare
coi

forse pi

loro

denari,

ino
>iriti

Dodici e certe donne che erano state guarite da


maligni e da infermit, cio:
sette

lena,

Maria detta Maddademoni e Giovanna, foglie di Cuza, intendente d' Erode e Susanna e molte |tre, le quali assistevano Ges con le loro sostanze . Le )nne, nelle quali la piet dono nativo del cuore prima
dalla quale erano usciti
essere volont di perfezione,
ipre,

erano,

come sono

state

pi generose dei maschi.


in rasa di

Quando apparisce
[arta
gli
si

u sol elle del risuscitato,

Lazzaro due donne, le sembrano sconvolte dalla gioia,

precipita incontro a chiedergli se nulla gli

lanca,

se vuol lavarsi, se vuol

mangiar subito.
si

Ed

engli

ata in casa lo guida al lettuccio pei che


orge

stenda, e

una coperta se ha freddo, e corre alla brocca per stingere acqua nuova e fresca. Poi, tornata, si mette in
loto

per preparare

al

pellegrino

xm buon

desinare, assai

^a

abbondante dell'ordinario della famiglia. Accende in un bel fuoco, va in cerca di pesce fresco, d'uova di
lata,

di

fichi,

d'olive

si

fa prestare
ieri
;

pezzo

d'agnello

ammazzato

da una vicina da un'altra si fa

276

MARTA E MARIA
;

lei.

da una terza, pi ricca d una scodella fiorita. Tira fuori dall'arca la to vagli; pi nuova e dalla cantina il vino pi vecchio. E mentr le legna scoppiano e sfavillano nel cammino, e l'acqu; del paiolo comincia a brontolare annunziando il pros Simo bollore, la povera Marta, sudata, accaldata, affac cendata, apparecchia la tavola, tramena tra il focolar e la madia e d un'occhiata alla strada per veder se fratello toma a casa, una alla sorella che non fa nulla Maria, difatti, da quando Ges ha passato la soglia, caduta in una specie d' immobile estasi dalla quale nes suno pu scuoterla. Non vede che Ges, non ode che voce di Ges. Nessun altro esiste, in quel momento, pe
lei.

dare un profumo di prezzo

1;

Non

si

sazia

di

guardarlo, di ascoltarlo, di sentiri


lei.

presente, vivente, vicino a


tirsi

guardata
parla
lei

s'egli

le

Se la guarda gode di sen guarda si fissa a guardarlo sue parole resteranno ad una ad una ne
se

non

la

cuore di
silenzio

fino alla

morte;
il

se tace essa

intende nel

su<

come una pi
II

diretta rivelazione.

quasi

le

d:

noia tutto

tramenio e

trepesto della sorella.


?

Ges
ai

h;

forse bisogno

d'una ricca cena

Maria

s'

seduca

sue

piedi e

non

si

muove neanche
Ges,

se Marta, se

Lazzaro

la chia

mano.

al servizio di

ma

in altra maniera. Gli

hi

dato l'anima sua, soltanto l'anima


rosa anima, e
e superfluo.
il

ma

tutta quanta l'amo

lavoro delle mani sarebbe intempestivi

una

contemplativa, un'adorante.
il

Si

smuo

vera soltanto per coprire

cadavere del suo Dio


chiedesse
la

coi pr

fumi
il

si

muoverebbe

s'egli
Il

sua

vita,

tutt

suo sangue.

Ma

il

resto,

daffare di Marta, faccend

che non la riguarda. Le donne, dunque, l'amavano ed egli contraccambiavi colla piet quest'amore. Nessuna donna che a lui si ri
materiale,

volse

fu

rimandata senza contentezza.

Il

pianto

dell:

MARTA E MARIA
vedova
figliolo

277
che
le

Nain morto
di
;

lo
le

fa piangere tanto

risuscita

il

implorazioni

della

Cananea,
la

bench
figliola
;

fosse

straniera,

lo

vincono

guarisce

sua

tutta curvata e inr Ignota rattratta da diciott'anni, capace di raddnzzarsi guanta bench tosse giorno di

sabato e

capi

della

sinagoga

gridassero

al

sacni egio.
la

Nei primi tempi del suo viaggio Ubera dalla tebbie


cera di Pietro e dai mali spinti
la figha di
la

suo-

Maddalena

risuscita

Giaiio e risana la sconosciuta che sotriva da


di

dodia anni
I

flusso di

sangue

dottori

donne
divine

donna
Legge

tempo non facevano stima delle nelle cose spirituali. Le tolleravano nelle feste ma non avrebbero mai pensato d' insegnare a una le ragioni maggiori e segrete. Le parole della diceva un proverbio rabbinico di que' tempi
del

suo

anzich insegnarle

alle

donne, bruciale
loro

Ges, inalti

vece,

non sdegnava parlare con

anche de' pi

misteri.

Quando
sia

si

ripara, solo, vicino al pozzo di 'Sichar

e arriva la

bench
le

Samaritana da' cinque mariti non si perita, donna e nemica del suo popolo, ad annunziarle

verit del suo messaggio.

L'ora sta per venire, anzi

gi

venuta che
e verit;

veri adoratori

adoreranno
gli

il

Padre in
il

Ispirito

poich taU sono

adoratori che

Padre domanda;

Iddio spirito e quelli che l'adorano


.

bisogna che l'adorino in ispirito e verit

Sopraggiungono i discepoli e non comprendono quel che il Maestro sta facendo a e rimasero sorpresi a vedere ch'egh parlava con una donna . Non sapevano an:

cora che la Chiesa di Cristo avrebbe posto una

quale mediatrice tra


riun in
della

figlioli

il

Figlio

Donna

quella che

notte

s, unica fra tutte, le due supreme perfezioni la Vergine Madre che soffr pei noi dalla donna di Betlemme alla notte dei Teschio.
:

H.

PAROL E SUL LA RENA

Un'altra

volta,

Gerusalemme,

Ges

si

trova

fronte a una donna, all'adultera


glie la

Una

caterva
il

vociant

spinge innanzi.
i

La donna, nascosto
a
lui

viso

colli

mani
testa
spie,

capelli, di fronte

senza parlare. Ges

h{

insegnato l'imita perfetta dello sposo e della sposa e de


l'adulterio.

Ma

detesta ancora di pi la vilt

delii

l'accanimento degli spietati, l'impudenza dei pec

catori

che vogliono

istituirsi

giudici

del

peccato.

Gesi

non pu assolvere la donna che ha disubbidito bestiai mente la legge d' Iddio ma non vuol neppure condan narla perch i suoi accusatori non hanno il diritto d
volei la sua morte.

si

china in terra e scrive colla punti

la prima ed ultima volta ch< vediamo Ges umiliarsi in questa mortificante operazione. Nessuno ha mai saputo quel ch'egli scrisse in qu momento, dinanzi alla donna che tremava nella sua ver gogna come una cervia raggiunta da una muta di cat

del dito

sulla

polvere.

ti vi

cani.

Scrisse
le

apposta sulla sabbia perch


gli

il

ventc

portasse via

parole che

uomini, forse, non avrebbero

potuto leggere senza paura.


rizzatosi

Ma

gli

sfrontati aizzatori

in-

sistevano, perch volevan lapidare la donna. Allora Ges

da

terra,

li

guard ad uno ad uno negli occhi


voi
lei ,

nell'anima: adii
la

di

senza peccato scagh

il

pnmc

pietra contro di

Noi

tutti

siamo solidalmente colpevoh

dei

delitti

dei

PAROLE SULLA RENA


nostri
fratelli

279

Siamo, dai primo all'ultimo, complici ne-

cessari e quotidiani,

tera

bench troppo spesso impuniti. L'adulnon avrebbe tradito se gli uomini non l'avessero
se
il

tentata,
il

marito avesse saputo

farsi

meglio amare

non ruberebbe se il cuor dei ricchi fosse men l'assassino non ucciderebbe se prima non l'avesduro non ci sarebbero prostitute se sero aspreggiato ed offeso i maschi sapessero mortificare la lussuria. Soltanto gli innocenti avrebbero diritto di giudicare. Ma non d sono, misulla terra, innocenti e se anche vi fossero la loro
ladro
;
;

sericordia sarebbe pi forte della stessa giustizia.


I

petulanti

spioni

non avevano mai pensato


i

simili

pensieri
barli.

ma

le

parole di Ges ebbero la potenza di turloro rivide


suoi tradimenti, le sue se-

Ognun

di

grete e forse

recenti

fornicazioni.
la lapida,

Ogni anima fu come


al cielo
i

una fogna, che, alzata


tire.

manda
gli

una

zaf-

fata d'orrendo fetore. I pi vecchi furono


Poi,

primi a parvuota.

a poco a poco, tutti


si

altri

senza guardarsi

in viso,

scantonarono,

persero.

La piaza rimase

Ges s'era di nuovo chinato in terra e scriveva; la donna aveva sentito lo scalpiccio dei partenti e non udiva pi nessuna voce di moite ma non ardiva alzare gli occhi perch sapeva che imo solo era rimasto, l'innocente, l'unico che avi ebbe avuto il diritto di gettarle contro le pietre omicide. Ges per la seconda volta si rialz e non
vide nessuno.

t'

Donna, dove sono que' tuoi accusatori ? Nessuno ha condannata ? Nessuno Signore. Neppur io ti condanno va' e non peccar pi. E per la prima volta l'adultera ebbe la forza di guaidare la faccia del suo liberatore. Non capiva bene le sue

parole.

suo peccato era peccato anche per

lui;

poich

250
le
s

PAROLE SULLA RENA


di

comandava
olle
gli

non peccar

pi.

Eppure aveva

fatto

aitn non la condannassero e ora non voleva

neanche
differente

liu

condannarla. Chi era mai

quell'uomo, cos
il

ma

da tutti gli altri, che non voleva perdonava aJ peccatore ? Avrebbe voluto

peccato

rivolgergli

una domanda, mormorare un ringraziamento, ricompensarlo almeno con un somso. Perch la sua anima era debole e la sua bocca era beila Ma Ges aveva ricominciato a scrivere sulla polvere del cortile, a capo basso, e
31

vedevan soltanto l'onde morbide


11

de' suoi capelli splen-

dere ^otto

sole e le dita che

si

muovevano con

lentezza

sopra

la

teira illuminata.

LA PECCATRICE

Ma

nessuna donna l'am quanto

la

Peccatrice che

l'unse coli 'olio di nardo e lo

bagn

colle sue lagnine, in

casa di Simone.

Ciascuno

di

noi

ha dinanzi

agli occhi
i

il

fatto.

L' imsui

magine
piedi

della

piangente con tutti

capelli

discioiti

camminante, sopravvissuta in tutte le tantasie. Ma U senso vero del fatto a pochissimi chiaio, tanto r hanno sfigurato le interpretazioni volgari e letdel
terarie.
I

decadenti dell'ultimo secolo,

niellatori

delle

preziosit lascive, che sono attirati dal puzzo

della cor-

ruzione

mosche dagh escrementi e i corvi dal carname, hanno cercato nell' Evangelo le donne che odole

come

^vano

di peccato, e

parevan somigliare

di

pi alle tem-

ine de' loro sogni smaniosi d' impotenti.


)ropriate,
Ivi,

si

sono ap-

abbigliandole in gala coi velluti degli aggetsete


dei
l' l'

colle

verbi,

colle

gioiellerie

e le pietrere
di

Ielle

metafore,

ignota

pentita

Magdala
na

col

nome

Maria

ignota adultera di Gerusalemme, la bal-

Salom, la sinistra Erodiade.


sforzate.

L'episodio dell'imzione stato profondamente snatuito

da queste mascherature
nardo non

pi semplice

ma

Infinitamente pi profondo. L'elogio di Ges alla portatrice di

l'elogio del

peccato carnale e neppur


inteso
dagli

dell'amore

comune

qual'

comunemente

uomini.

ik

282

LA PECCATRICE

La Peccatrice che entra in silenzio nella casa di Simone col suo vaso d'alabastro non pi una Peccatrice,
ha conosciuto, prima di quel giorno, Ges. E una meretrice. Ha sentito parlare Ges. E non pi, ormai, la donna pubblica, carne in vendita per le voglie dei maschi Ha sentito la voce di Ges, ha udito le sue parole la sua voce 1* ha turbata, le sue parole r hanno scossa. La donna di tutti ha imparato che c' un amore pi bello della volutt, una povert pi ricca degh stateri e dei talenti. Quando entra in casa di Simone non la stessa donna di prima, quella che gli uomini del paese si mostravano a dito ghignando, quella che il Fariseo conosce e disprezza. La sua anima cambiata. Tutta la sua vita mutata. La sua carne, ora, casta; la sua mano pura; i suoi labbri non conoscono pi l'acido sapore del minio ma i suoi occhi hanno impavisto,

Ha

non

pi

rato a piangere.
del Re,

ad entrare

nel

ormai pronta, secondo Regno.


si

la

promessa

pu intendere la storia che segue. La Peccatrice salvata vuol compensare con


Senza questa premessa non
qualche riconoscimento
il

suo salvatore.

allora prende

una

delle cose pi preziose che le sian rimaste,

un vaso
di
i

sigillato

pieno di nardo, forse

il

dono d'un amante

ventura, e pensa di imger con quell'olio costoso


del suo Re.
Il

capelli

suo primo pensiero, dunque, un pensiero


Il

di rin-

graziamento.
chi

suo atto un atto di pubblico

ringratutti

ziamento. La Peccatrice vuol ringraziare dinanzi a


lia

mondato

la

sua anima, chi ha risuscitato


le

il

suo

cuore, chi r ha tolta dalla vergogna, chi

ha dato una
le gioie.

speranza tanto gloriosa da surrogare tutte

mida

Entra col suo alabastro chiuso, stretto al e guardinga come una tanciulla ch'entri

petto,
il

ti-

primo

LA PKCCATRICE

283
il

^orno
ch'

nella scuola,

come
gli

un'assolta
col

fuori

dal

carcere.

Entra

vasello

primo momento di profumo,


solo, quel
il

senza parlare, ed alza

occhi un

momento

momento che basta


cigli,
il

per intravedere, tra

battito
aJ le

dei

posto dov' disteso Gres. S'accosta


le

lettucdo

e le
fini,

tremano
i

gambe,

le

mani,

le

tremano
sopra di

palpebre
curiose

ginocchi

il

perch sente che tutti la guardano,


fsse
lei,

che tante pupille di uomini son

dei suo bel corpo ondulante, di quello che sta per fare.

Essa rompe
vescia

collo
sul

del

fiaschette

d'alabastro e ro-

met

dell'olio

capo di Ges. Le grosse goc-

ciole pese brillano sui capelli

come gemme
le

disdolte. Colle

sue mani di amorosa distende gi per

ciocche

il

lim-

pido unguento, e non


sia intriso,

si

ammorbidito

e splendente.
;

ferma finch ogni capello non Tutta la stanza si


tutti
gli

riempie di quella fragranza


nello stupore.

occhi

son fermi
vaso sboc-

La donna, sempre
cato
pace.
e
s'

in silenzio, riprende

il

inginocchia

presso

piedi

dell'apportatore di
e

Versa nella palma


il

l'olio

nmasto

unge adagio
delicatezza

adagio

destro

il

sinistro,

coli 'attenta

d'una

mamma

che lava la prima volta la sua prima crea-

non resiste pi, non sa reggere pi, non riesce a repnmere l'onda di spasimosa tenerezza che le preme
tura. Poi
il

cuore,

le

stringe la gola, le gonfia


il

gli

occhi.

Vorrebbe
il

parlare, per dire che


plice,

suo un ringraziamento, un semper

un puro, un
occhi.

cordiale ringraziamento

bene
i

che ha ricevuto, per la nuova luce che ha disserrato


suoi
|lianzi
\e

Ma

dove troverebbe in quel


dell'

momento,

di-

tutti

quegli uomini, le paiole che dovrebbe dire,

parole degne

immensa
le

grazia,
s

l'altra

parte le labbra

tremano

degne di lui ? E che non potrebbe


;

;>rouunziare

due

sillabe

legate insieme

il

suo discorso

284

LA PECCATRICE

non sarebbe che un balbetto rotto da singhiozzi Allora, non potendo parlare colla bocca, paria cogli occiii le sue lacrime scendono ad una ad una rapide e calde sui
;

piedi

di

Gesii,

come tante

silenziose offerte della sua nil

conoscenza. Quel pianto libera


le

cuore dalla oppressione


;

lagnme rinfrescano la sua pena non vede e non sente pi nulla ma una volutt inesprimibile, che non ha mai conosciuto sui ginocchi della madre n tra le braccia degli
uomini,

penetra tutto

il

suo sangue,

la

fa

rabbrividire

e venir meno, la tot tura colla sua pungente delizia, scio-

ghe tutto

il
il

suo essere nell'estasi estrema dove la gioia


dolore fa giubilare, dove
il

fa soffrire e

dolore e la gioia

sono una terribile cosa sola.

Essa piange, con quel pianto,


la sua miserabile vita della vigilia.

la

sua vita di prima,

vera carne insudiciata dai maschi.


ridere,
11

A
il

Ripensa alla sua potutti ha dovuto sorsuo letto stazzonato,

a tutti ha dovuto offrire

suo corpo odoroso. Q)n tutti ha dovuto tingere un pia-

cere che
di

non sentiva; ha dovuto mostrare un

falso viso
quelli

contentezza a quelli che la disprezzavano, a

che odiava.

Ma
per
la

le

lagrime della piangente sono, nello stesso tempo,

lagrime di gioia e di sollevamento.


dolcezza della vita che ricomincia.

Non

piange soltanto
per la troppa

sua vergogna, ormai cassata,


la

ma
la

Piange
cuperata,
l'eternit

sua verginit riscattata,

sua anima

ri-

conquistata sul male, la sua purezza miracolosamente


la

re-

condanna per sempre abrogata, per tutta


Il

revocata.

suo pianto

il

pianto di
la

letizia

delia

seconda nascita, dell'esultanza per

verit

sco-

perta,
il

dell'allegrezza per la conversione improvvisa,

per

ritrovamento della sua anima che pareva perduta, per


speranza meravigliosa che
l'

la

lia

tratta

dalla

lordura

LA PECCATRICE
della

285

materia per alzarla


dei

all'

illuminazione dello spirito.

Le gocae

nardo e del pianto son tanti donativi per


se
stessa,

queste grazie incredibili.

Eppure non piange soltanto sopra


piange soltanto
il

non

suo dolore e la sua gioia. Le lagrime

che bagnano

piedi di
il

L' Ignota ha unto

suo

sul capo come si monarchi della Giudea 1' ha unto sui piedi come si ungono i signori e gli ospiti nei giorni di festa. Ma nello stesso tempo la piangente lo prepara per la morte e la

unto

Ges sono anche per lui. Re come un antico Re. L' ha sommi sacerdoti e 1 ungevano
i

sepoltura. Ges, che sta per entrare in Gerusalenmie, sa

che questi son


a

gli

Costei

dice

ultimi

giorni

della sua

vita carnale.

ai

Discepoh

versando questo profumo

sul

mio corpo ha voluto prepararmi per la sepoltura . Ancora vivente la piet d'una donna 1' ha imbalsamato. Cristo ricever ancora, prima di morire, un terzo batil

tesimo,

battesimo
i

dell'

infamia,

il

battesimo della sugli

prema
viso.

offesa:

soldati

del pretorio nello

sputeranno sul

Ma

intanto
della

ha ricevuto
gloria

stesso

momento
morte.

il

battesimo

il

battesimo

della

unto come il Re che dovr trionfare nel Regno celeste, profumato come il cadavere che sar deposto nella grotta. D simbolo dell'unzione riunisce due gemim nali

steri

della

Messianit e della Crocifissione.


Peccatrice, scelta misteriosamente per que-

La povera

sto rito profetico,

ha forse un confuso presentimento del

pauroso significato di questa anticipata imbalsamazione. La seconda vista dell'amore, pi forte nella donna che
nell'uomo,
il

potere premonitorio

della

sensibilit

esal-

liata e commossa, deve averle fatto sentire che quel corpo; I^a lei profumato e accarezzato sar, tra pochi giorni; IHin cadavere ghiaccio e sanguinolento. Altre donne, e

286
forse

LA PECCATRICE
anche
lei

andranno alla tomba per coprirlo ma non lo troveranno pi. Colui che oggi sta mangiando coi Buoi amici sar, in quel momento, alle porte di un altro inferno.
stessa,

un'ultima volta di aromi

per questo
le

presentimento la

piangente
la

seguita a

piangere

sue lagrime sui piedi di Ges tra

stupefa-

zione di tutti, che non sanno e non intendono.


i

Ed

ora
tutti

piedi del liberatore,


di

piedi^ del

condannato, son

fradici

pianto,
del

il

sale

del

pianto s' mischiato col

profumo

nardo.

asciugarli,

quei
s

Non ha con
pensa
cie,

La povera Peccatrice non sa come che suoi occhi hanno irrorato. un panno bianco e la sua veste non le
piedi
i

sembra degna
quero per
sfila

di toccare la carne del suo Signore. Allora

ai suoi capelli, ai suoi

lunghi capelli che tanto piacSi scioglie le trec-

la finezza e la
forcelle,

morbidezza.
i

le

stacca
le

fermagli.

La massa

neraz-

zurra della capigliatura


rossore e la sua piet.
stretti

cade sul viso e ricopre il suo con i mazzi delle ciocche fluenti,
i

a piene mani, asciuga lentamente


il

piedi che

hanno

portato fino a questa casa

suo Re.

Ormai ha

finito di piangere.

Tutte

le

sue lagrime son

versate e asciugate.

La sua parte
suo
silenzio.

finita

ma

soltanto

Ges ha compreso

il

HA MOLTO AMATO

UT

Fra
nata.

gli

uomini

ch'eran presenti

alla

cena nessuno,

luor di Ges,

comprese l'amoroso servigio della innomi-

Ma tutti, come sospesi di meraviglia, tacevano. Non capivano ma rispettavano oscuramente la gravit dell'enigmatica cerimonia. Tutti meno due, che vollero
giudicare l'atto della

due furono
parl

ma

suoi labbri.
rit col

Quei primo non suoi sguardi parlarono pi chiaramente dei D traditore, prevalendosi della sua fanUa-

donna per offendere

l'ospite.

il

Fariseo e Giuda Iscariota.

Maestro, ebbe cuor di parlare. Pensava Simone tra s: Costui, se fosse profeta, dovrebbe sapere chi e qual sorta d persona sia la donna che lo tocca dovrebbe sapere ch' una peccatrice . Il vecchio ipocrita ha per le meretrici il ribrezzo di quelli che le hanno molto praticate o di quelli che non le hanno mai conosciute. Appartiene, come suoi fra;

telli,

allo sconfinato cimitero dei sepolcri imbiancati,

che
con-

dentro son pieni di lordume.


tatto materiale

loro basta evitare

il

l'anima una cisterna d' impurit.

con quello che credono impuro anche se La loro morale un


:

sistema d'abluzioni e di lavande


rito

faranno morire un

fe-

non macchiarsi di sangue, faranno soffrir la fame a un povero per non toccar moneta in un giorno di sabato. Commettono, come
sulla

abbandonato

strada

per

utti,

ladrocini,

adulteri

e omicidi,

ma

si

lavano tante

288

HA MOLTO AMATO
s'

volte al giorno che le loro mani,

immaginano, son pure

come

quelle dei lattanti.

Costui ha letto la Legge e ancora gh risuonano


orecchi l'esecrazioni e
tro
1

agli

gli

anatemi dell'antico Israele condi

e meretrici,

Non

siavi alcuna meretrice tra le figliole

d' Israele....

Ninno nato
del

pubbUca meretrice
guadagno
il

entri nella

radunanza
il

Signore....

Non
il

recare dentro la casa

de]

Signore, per alcun voto,

della meretrice n^

prezzo del cane, perch


al

ambedue son
gli

cose abbomine-

voli

Signore

Simone,

savio borghese, rammen-

tava con eguale soddisfazione


dei

ammonimenti
si

dell'autor

Proverbi.

Per una donna meretrice

viene fino

un pezzo di pane.... La meretrice una fossa profonda, suoi beni . Se alil compagno deUe meretrici dissipa Ma costassero nulla son capaci, le svergomeno non gnate, di consumare i patrimoni. Il vecchio proprietario non si sa dar pace che una di codeste pericolose creature
i
!

sia entrata in la meretrice

casa sua e tocchi

il

suo ospite. Egli sa che

Rahab

dette la vittoria a Giosu e fu sola

a scampare dalla strage di Gerico

ma

si

ricorda che

l'

in-

vincibile Sansone, terrore dei Fihstei, fu perduto


bsigascia.

da una

Non

sa capacitarsi,

il

Fariseo,

come un uomo
cos disono-

che

il

popolo chiama profeta non abbia ancora capito

qual razza di
revole onore.

femmina

venuta a fargh un
letto

Ma Ges ha
Debitori.

nel

cuore della Peccapara:

trice e legge nel cuor di

Simone

e risponde colla

bola dei
l'uno
gli

Due

Un

creditore avea due

debitori

doveva cinquecento denari e l'altro cinquanta. E non avendo essi di che pagare condon il debito a tutt'e due. Clii di loro l'amer di pi ? E Simone rispose Suppongo sia colui al quale ha condonato di pi. E Ges
:

gli

disse

Hai giudicato rettamente. E, volgendosi verso


disse a

la

donna

Simone

Vedi questa donna

Sono

en-

HA MOLTO AMATO
trato
111

289
i

casa tua e tu non mi hai dato acqua per

piedi

ha asciugati coi suoi capelli. Tu non mi hai dato il bacio; ma lei, da che entrata, non ha smesso di baciarmi i piedi. Tu non m' hai unto il capo d'olio ma lei m' ha unto i piedi di profumo. Perci ti dico che molto ha amato perch molti peccati le sono stati rimessi mentre poco ama colui al quale poco rimesso. Poi disse alla donna I tuoi peccati ti son rimessi.... La tua fede ti ha salvata, vattene
lei

ma

mi ha

rigato

piedi di lagrime e

li

In pace.

La parabola
Tutti, o quasi,
le

e la cliiosa di
l'

Ges mostrano quanto


di
a

sia

grande, anche oggi,

incomprensione

quest'episodio.
:

non ricordano che queste parole sar perdonato perch molto ha amato . Una
e

Molto

lettura

attenta del testo persuade che questa interpretazione co-

immagina amato gli uomini o perch ha manifestato, col profumo e coi |baci, il suo amore per lui. L'esempio dei Due Debitori ci mai riffa scorgere che il senso delle parole di Ges petute e peggio intese tutto il contrario. La donna
volgare
le
il

mune

rovescio
i

della

verit

S'

che Ges

abbia rimessi

peccati perch ha molto

aveva molto peccato,


e

e,

per virt della sua conversione,


e perch le fu molto

fu

molto perdonato

perdonato

Tiotto
l

ama

chi la convert, chi la salv, chi la


le

perdon

nardo e

lagnme

baci sono l'espressione di questo

^uo

riconoscente amore.

Se

la

Peccatrice,

prima d'endel

rare
ra.

casa quella sera, non fosse gi diventata un'al-

non fosse gi trasformata dalla virt


tutti
i

perdono,

lon sarebbero bastati


'

profumi

dell'

India e del-

Egitto, e tutti
suoi occhi,

baci della sua bocca e tutte le lagrime

per ottenere da Ges la remissione della

I^Bi

vita trascorsa nel

male

II

perdono non
questi
atti

il

compenso
il

PPf

questi atti
tl

d'omaggio
'

ma

sono

ririgra-

Iorio

CftSa*

20O

HA MOLTO AMATO

ziamento suo del perdono ottenuto, e son grandi perche il perdono, come il perdono fu grande perch era stato grande il peccato. Ges non avrebbe respinto la Peccatrice anche s( fosse stata sempre una Peccatrice ma non avrebbe forse
fu grande

accettato quelle prove d' apiore se non avesse


certezza della sua mutazione
:

condo

avuto h ormai poteva, anche se precetti del rigorismo fariseo, parlare con lei

vattene in pace . La tua fede ti ha salvata Simone non sa cosa rispondere ma dal lato dei Disce poli si leva una voce chioccia e stizzosa che Ges conosc(

da molto tempo. la voce di Giuda. A che tante sciupo ? Questo profumo si sarebbe potuto vendere tre cento denari a pr' dei poveri . E gli altri discepoli, rac contano gli Evangehsti, approvavano le parole di Giudi e fremevano contro la donna. Giuda l'uomo che tien la borsa il pi infame hi il denaro. E a Giudj tutti ha scelto la cosa pi infame
:
:

piace

il

denaro. Gli piace di per

s, gli

piace

come

possi

biht di potenza. Parla dei poveri. Giuda,


ai

ma non

pensj

poveri a' quali Gs ha distribuito

il

pane

nelle soh

tudini della

campagna sibbene

ai

suoi propri

compagni

troppo poveri ancora per conquistare Gerusalemme,


fondare
l'

pei

impero messianico, dove Giuda spera

d'esseri

uno
la

dei padroni.

Ed

invidioso oltre che avaro; invidiose

come

tutti gli avari. Quell'imzione silenziosa che ricordi

consacrazione del
bella

Re

e del
al

Messia,

quegli
lo

onori

ch<

una donna

ha reso

suo capo,

fanno

soffrire

l'eterna gelosia dell'uomo contro l'uomo di fronte a un

donna
sposto

si

Ma Ges
al

confonde colla cupidit delusa risponde alle parole di Giuda come ha


silenzio
di

ri-

Simone,

Non

*offende
:

gli

offensor

ma

di

fende la donna distesa ai suoi piedi

Perch ca

HA MOLTO AMATO
?

29 1

gionate pena a questa donna

Ella ha fatto una


li

buona

J!

'

avrete sempre con quando vorrete ma non avrete sempre me. Ella ha fatto quanto poteva i ha vouto anticipatamente ungere il mio corpo per la sepoltura. Io vi dico in verit, che per tutto il mondo, dovunque sar predicato il Vangelo, anche queho che coazione verso di
;

me

poich

poveri

voi e potete far loro del bene

stei
I

ha fatto sar raccontato a sua ricordanza

La
forse,
E!
I

tristezza

inesprimibile di
gli

questa profezia sfugg,

a quelli che

persuadersi
fitto
;

che,

sedevan vicino. Ancora non sanno per vincere, dovr essere sconper trionfare in etemo, dovr morire. Ma
che Ges,

Ges sente l'approssimarsi del giorno, a Non avrete sempre me.... Mi ha imbalsamato per la sepoltura . La donna ascolt con terrore la conferma del suo presentimento e un'altra ondata di lagrime sal precipitosa ai suoi occhi.

Mora,
I

col

viso nascosto dai capelli disciolti, usc senza

ar parola

come senza

far parola era entrata.


:

discepoli

tacevano

non persuasi

ma

confusi.

Si-

none,
)iva
vola
i

per far dimenticare la sua mortificazione, riembicchieri degli invitati col miglior vino.

Ma

la ta-

taciturna sembrava ormai, nel giallo sbattimento dei

umi, un banchetto di spettri, dove fosse passata l'ombra


iella

morte.

CHI^SONO
LU

Eppure

Discepoli sapevano. Quelle parole di morti

non erano, per loro soli, le prime. Dovevan rammentarsi di quel giorno

non

lontani

Cesare; quando, in una strada solitaria, dalle parti di d gente la dicesse cosa chiesto aveva di Filippo, Ges com zampill, che risposta la Dovevano rammentare lui improvviso di fuoco, come un grido impetuos
.

un getto

di fede, dal

fondo del cuore di Pietro.


di loro sulla

lo

splendore eh

aveva abbacinato tre

punta della montagnj

infamia della sua fin le precise profezie del Cristo sull' nonostante spera van e visto Avevano udito e avevan

ancora

meno uno. Le verit splendevano in pi attimi, come baleni nel buio. Poi tornava, prima, la notte L'uomo nuovo, che riconosceva
in

loro a

nera
il

Crisi

Ges

l'uomo per

la
il

spariva per rendere

non vedeva pi
di sasso

In l

seconda volta nato, il Cristian posto al Giudeo orbo e sordo ci deUa Gerusalemme di mattoi
rivolta ai

La domanda che Ges aveva


strada
di

Dodici

sul

del Cesarea avrebbe dovuto essere il principio Che bisogno pot totale conversione alla verit nuova. pensavano di lu altri gli avere Ges di sapere quel ciie incer nell'anime Dna simile curiosit alligna soltanto san non deboli che quelli :he non si conoscono^ nei

in

leggere in se medesimi,

nei

ciechi

non

sicuri

del terre

CHI SONO

293

dove posano
i

piedi.

sorta legittima

In tutti noi una

domanda

di quella

meno che
il

in

lui.

Perch nessuno sa
la

veramente chi
chiamato.
col
Il

nessuno conosce con certezza

sua na-

tura, la sua missione,


I

ha diritto d'esser nome eterno che combacia rigorosamente


col quale
il

nome

nostro destino,
ci

nostro

nome
il

nell'assoluto.

Quello

che

vien dato quando siamo ancora muti, insieme al

sale e all'acqua del battesimo,


gistri della citt,

nome

registrato nei re-

scritto nei

volumi della nascita e della


doldesi-

morte, quel

nome che
;

la

madre chiama con tanta

cezza la mattina e l'amante


derio nella notte
Involta,
il

mormora con tanto


non

il

liome che viene inciso, per l'ultima


dei

sul rettangolo

sepolcro,

nostro vero

|nDme. Ciascuno

di noi

ha un nome

segreto, che esprime

la nostra invisibile ed autentica essenza, e che non sa '>Iwemo fino al giorno della nuova nasata, fino alla piena
luce della resurrezione.

Pochi
sono
?

hanno l'ardimento
ancora

di

chiedere a se stessi

Chi

meno son quelli che posson rispondere. La do manda Chi sei ? la pi grave, che un }Momo possa rivolgere ad un uomo. Gli altri sono, pei
:

ciascun

di

noi,

uo mistero chiuso, anche

nei

tormenti

supremi della passione, quando due anime tentano dispe-

ratamente
1

di essere

un'anima

sola.

Ma

siamo

tutti,

noi stessi,

un mistero Viviamo, ignoti


da re e
si

tra ignoti.

anche Molte

Ielle

nostre misene nascono

ranza. Costui, che fa


'assoluto,

da questa universale igno crede re, non altro, nei


dall' ini

che un povero servitore, predestinato

o dei tempi alla mediocrit delle mansioni subalterne


Quell'altro che veste e
-

u&da da giudice, guardatelo bene


fiera.

nato mereiaio,

il

suo posto alla


la

Quello

l,

che scrive
gli

n poesia, non ha capito


)arl
:

voce che internamente


1

doveva

tar l'orefice

perch

oro che pu diventar

li-

294
moneta,
mosaico,
gli

CHI SONO
piace,

e rattirano la filigrana,
false.

il

cesello,

il

le

gemme

Quest'altro,

che hanno fatto


:

capo
l

d'eserciti,

andava tenuto a scuola


i

che professore
!

esperto e ben parlante sarebbe mai diventato

quello

che vocia in piazza, squassando


i

capelli in rivoluzione,

chiamando
il

popoli alla rivolta,


file

un ortolano traviato
i

rosso dei pomodori, le

delle cipolle,
il

capi d'aglio

e le palle di cavolo sarebbero

vera

missione.

Questo
il

qua,

invece,

premio giusto della sua che bestemmiando


nessuno

pota la vigna e spande

concio sulla terra zappata, avrebbe


l'arte di eluderli
;

dovuto studiare nei codici


inventare cavilli e trappole
negli
imiili

sa

come

lui,

quanta eloquenza
ora,

duelli

d' interessi

spende anche

povero
1

avvocato principe esiliato nelle stalle e nei solchi A noi toccano questi errori, perch non sappiamo.

Perch non abbiamo occhi spirituali forti abbastanza per leggere nel cuore che^ batte dentro di noi e nei cuori che
battono sotto
separati.
la

carne dei prossimi cos irremissibilmente


di

Tutto sbagliato per colpa

questi

nomi non

saputi, illeggibili per noi, conoscibili al genio solo.

poteva importare a Ges quel che dicevan uomini del lago e dei borghi ? A Ges, che poteva leggere nell'anime i pensieri a loro medesimi nascosti ? A Ges, ch'era l'unico a sapere, con certezza m dicibile, libea da riprove, e assai prima di quel giorno,
di lui gli

Ma come

quale fosse
tura
?

il

suo vero

nome

e la sua sovrannaturale na-

Difatti
fedeli,

non interroga per sapere


;

ma
alle

perch

suoi

finalmente, sappiano anch'essi


alla fine,
il

sappiano, ora che

siamo

suo vero

nome.

prime risposte
sei

non risponde neppure.


profeti

Alcuni dicono che

Giovanni

Battista risorto, altri Elia o Gerema o uno degH antichi


resuscitati
.

Cosa premono, a

lui,

queste grosso-

CHI SONO

295
?

lane supposizioni dei semplici e degli estranei

Egli vuole

che proprio da loro, destinati a far di


tra
i

lui

testimonianza

popoli e per

secoli,

venga

la

detiutiva risposta.

Non
Il

vuole, fin all'ultimo,


lo

che pi dappresso
se a tutti

imporre per torza la tede a quelli vedon vivere e l'ascoltan parlare.

nome che nessimo

facesse paura,

pente confessione
esser sillabato

ha fin qui pronuiiziato, come deve uscire come una proromd'amore da una di quell'amme, devt
di loro
di quelle bocche.
?
l'

da una
chi

Ma

voi,

dite eh' io sia

allora in
lo

Simon
le

Pietro avviene

illuminazione cbt

quasi
role,

supera, e lo fa davvero Primo in etemo. Le patrattiene pi


:

ormai, non

gli

vengono

ai

labbri

quasi non volendo, in un grido di cui egh stesso, un tm-

nuto primo, non


Cristo,
il

si

sarebbe creduto capace


Iddio
vivente.

Tu

sei

il

Fighol

dell'

Le tue son parole


e conosciuto che sei

di vita eterna e noi


il

abbiam creduto

santo d' Iddio

Finalmente dalla dura pietra sgorgata

la polla'

che
il

ha

dissetato,
il

fino

ad

oggi,

sessanta generaziom.
Pietro era stato
;

Era

suo diritto e
'guirlo
nel

suo premio

il

pnmo

a se-

vagabondaggio a lui tocca essere il pnmo a riconoscere, nei vagabondo annunzi atore del Regno, il Messia che tutti aspettavano nel deserto dei secoli e che alla fine giunto, ed proprio quello che
divino
sta

dinanzi ai suoi occhi, coi

piedi

nella

polvere della

strada.

L Re
iti

Puro,

il

Sole di Giustizia,
al

il

Principe della Pace,


1

quello che Dio

doveva mandare

suo giorno, che

Pro-

avevan predetto nei crepuscoli della tnstezza e del stigo e avevan visto scendere sulla terra come una foinella
i

)re,

pienezza della vittoria e della gloria

che

veri,

lenti, gli alfaniati, gli oliesi,

aspettavano

di se*

296
colo in secolo
fiore

CHI SONO?

come
il

l'erba secca aspetta l'acqua,

come

il il

aspetta
la

sole,

come
il

la

bocca aspetta

il

bacio e

cuore

consolazione;

Figliuolo d' Iddio e dell'

Uomo,

r
il

Uomo
lui, il

che nasconde Iddio nella sua scorza di carne, Dio che ha ravvolto la sua divinit nel fango di Adauno,
dolce fratello quotidiano, che
si

specchia tranquillo

negli occhi stupefatti dei prescelti.

L'attesa

finita

chiusa la

vigilia.

perch non
?

l'avevan saputo riconoscere fino a quel giorno

Perch
nata,

non l'avevan mai detto a nessuno


in

Da quando
la

quell'anime troppo sempHci, la prima idea del vero


di colui

nome
di

che tante volte U ha presi per


orecchi
?

mano ed

ha parlato

ai loro

loro plebeo potesse essere

Potevan mai pensare che uno


povero come loro

come
il

loro, operaio e

salvante Messia, annunziato


?

ed aspet-

tato dai santi e dai popoli

Colla ragione sola

non avrebtutti,
ispi-

bero potuto arrivare a scoprirlo, n col senso di

coi

segnalamenti delle scritture. Soltanto con una


si

razione dall'alto che

manifest coU' illuminazione suquel giorno, nell'anima

bitanea del cuore.


di Retro.

Come avvenne,
te,

Beato

Simone
.

sto

non t' stato Padre mio che

rivelato
nei ci eh

Giona, perch queda carne e da sangue, ma dal


figlio di

GU

occhi carnali

non avrebrive-

bero saputo vedere quel che hanno visto senza ima


lazione dall'alto.

Ma

che Pietro sia stato scelto per que-

non passer senza conseguenze. un a Tu premio che chiama altre ricompense sei Pietra e su questa Pietra edificher la mia Chiesa e le porte dell'Ade non la potranno vincere. Io ti dar ie chiavi del Regno dei cieli e tutto ci che avrai legato sulla terra
sta proclamazione
:

sar legato nei deli e tutto ci che avrai sciolto sulla terra

sar sciolto nei cieh

d.

Gravi parole dalle quali sorto

uno dei pi grandi

CHI SONO?

297
;

Regni che
degli

gli

uoinini abbiano stabilito sulla terra

l'unico,

antichi regni, che ancora viva nella stessa citt che


il

vide nascere e disfarsi


porali.

pi superbo degli imperi tem-

Per queste parole molti soffrirono, molti furono


cancellare queste parole, milioni d'uosulle piazze e nelle battaglie,

martoriati, molti furono uccisi. Per negare o mantenere,

per interpretare

mini
Bi

si

fecero
i

ammazzare
nazioni,
si

divisero

regni, le societ parvero scosse e scisse, tule


il

multuarono
gli

commossero

gli

imperatori

e e

bocca di Cristo, sempUce piano. Tu, Pietro, devi esser duro e saldo come la rupe sopra la saldezza della tua fede in me, che per il primo
scalzi.

Ma

loro senso, in

hai confessato,
ciolo

si

fonda

la

prima societ
che
si

cristiana,

nc-

mnile del Regno. G)ntro questa Chiesa, che ora ha

dodici cittadini soltanto


fini

ma

estender sino

ai

con-

male non potranno prevalere, e lo spirito non pu essere sopraffatto e spento dalla materia. Tu chiuderai per sempre e quando parlo a te intendo parlare a tutti quelli
della terra, le forze del
lo

perch voi siete

spirito

che
dell'

ti

succederanno, uniti nella stessa certezza


i

le

porte

Inferno ed aprirai a tutti


legherai e sciogUerai in

chiamati

le
;

porte del Cielo.

Tu

mio nome quel che da te sar vietato dopo la mia morte sar vietato anche domani, nella nuova umanit che trover al mio ritorno quello che tu comanderai sar giustamente comandato perch non farai che ripetere, sia pure con altre parole, quello
;

che

ti

ho detto
dei

insegnato. Sarai, nella tua persona e

in quella

tuoi

Eredi legittimi,

il

pastore

dell' inter-

regno, la

guida temporanea e provvisoria che


ai

prepara,

insieme

compagni ubbidienti a

te,

il

Regno d'Iddio
e di

e dell'Amore.

In contraccambio di questa rivelazione

questa

lomessa chiedo una prova

difficile

quella del silenzio.

IL

298

CHI SONO

nessuno, per ora

vicino

ma

che non
lare

aspettate,

dovrete dire chi sono. Il mio giorno queUo non ancor giunto e assisterete a aspetche anzi al contrario di quel
;

tate. Io so l'ora in cui

dovr parlare e in cui dovrete paril

Ma quando romperemo

sUenzio

il

mio grido
della

il

pi vostro saranno uditi negli spazi


e del cielo.

bntam

terra

SOLE E NEVE
LUI

Altissimo
di

il

monte Hermon

e ha tre cime, coperte

neve anche nella stagione del fuoco. Il pi alto monte della Palestina, pi alto del Thabor. Dal monte Hermon
dice
il

Salmista,

vien la rugiada per

le

colline di

Sion.

Su questo monte, il pi alto dei monti nella vita di CriMontagna della Tentasto che ha per tappe la alture zione, Montagna della Beatitudini, Montagna della Trasfigurazione, Montagna delle Crocifissione Ges di-

vent tutta luce.


quello soprannominato Tuono. L'alpestro e i tempestosi ; compagnia appropriata al luogo e al momento. Pregava

Tre discepoh
i

soli

eran con lui

Pietra e

Figli

del

solo,

in disparte,

alto,

pi in alto di loro e di tutti,

torse coi ginocchi nella neve. Chi

non ha

visto, d' inverno,

in montagna, diventar scura e bigia, al confronto, ogni

bianchezza
color della

Un

volto

palhdo sembra stranamente ansudicio, la carta


si

nento, un panno di bucato par

ha

il

mota

secca.

contrario

vide quel giorno, suo

su quell'altezza candida e deserta, sola nel delo.

Ges, solo, pregava in disparte.


viso

Ad un

tratto

il

nsplend come

il

sole, e le

sue vesti divennero can-

dide

come

la

neve che
tintore

brilla nel soie,

candide come nestorte,

pittore o
>\iUa

potrebbe tingerle o immaginai le.

candidezza della neve un candore pi

uno

300

SOLE E NEVE
le

splendore pi potente di tutte

splendidezze conosciute,

vinceva ogni luce terrestre.

La Trasfigurazione la festa e la vittoria della Luce. Rimanendo ancora per tanto poco carne e mate-

ria,

Ges prende

della materia lo stato pi sottile,


Il

pi

lieve,
trice,

pi spirituale.

suo corpo, che aspetta la libera-

diventa luce di
;

sole, luce di cielo, luce intellettuale

e sopraimaturale
ghiera,
si

la

sua anima, trasumanata nella pre-

fa visibile attraverso la carne, trapassa col suo

fulgore candente lo schermo del corpo e del panno,

come
ta

una fiamma che consuma


trasparenti.

le pareti

dov'era chiusa e le

Ma

la luce

non

uguale nel viso e sulle vesti.


;

La

luce

del viso quella del sole

quella del vestito somiglia alla


viso,

brillantezza della
il

neve.
;

specchio dell'anima, ha
servile,

colore del fuoco

la veste,

materia aggiunta e

quello del ghiaccio. Perch l'anima sole, fuoco,

amore

ma
che

le
si

vesti,

tutte le vesti, anche quella pesante veste


opaca, gelida,
riflesso.

chiama corpo, brillare che per lume

morta e non pu

Ma

Ges, tutto luce, col volto che lampeggia di calmi

baleni, colle vesti che riluccicano di raggiosa bianchezza

oro

che sfavilla in mezzo all'argento


morti, candidi

non

solo.

Due grandi
gli

come

lui,

gli

s'avvicinano e

Mos ed Elia. Il primo dei Redentori, il primo Uomini di luce e di fuoco vengono a portare testimonianza alla nuova Luce che scintilla sull'Hermon. Tutti quelli che hanno parlato con Dio rimangono avvolti e inzuppati di luce La pelle del viso di Mos, quando
parlano.
dei Profeti.

scese dal Sinai, era divenuta tanto splendente che dovette


coprirsi col velo per

non abbagliare

rimasti.

Ed

Elia fu

rapito al cielo sopra

un

carro di fuoco, tirato da cavalli

SOLE E NEVE
di fuoco. di

30I
il

Giovanni,

il

nuovo
faccia,
sole.

Elia,

annunzi
fu

battesimo
sole,
gli

Fuoco ma la sua non brill come il


tocc
la

se

annerita dal

L'unico
d'oro

splendore

che

fu

quello

del

vassoio

dove

fu

messa

testa

insanguinata, regio donativo alla tetra concu-

bina d' Erode.

Ma
Mos
Elia
nire

suir

Hermon

colui

che splende nel viso pi di

colui

e ascender al cielo in

modo ben
lui

pi perfetto di
per dileguarsi,

che Mos aveva promesso e che doveva ve-

dopo

Elia.

Son venuti accanto a

ma

dopo, per sempre.

Non
Il

sono pi necessari dopo questa

ultima testimonianza.

mondo potr

fare a

meno, ora-

mai, della loro legge e delle loro speranze.


i

Una nuvola
:

luminosa nasconde tre splendenti agli occhi dei tre oscuri che aspettano e dalla nuvola scende una Voce che grida Questo il Figliolo che amo. Ascoltatelo
!

La nuvola non
ad un tratto
la

cela la luce

ma
il

la raddoppia.

Qjme

dalla nuvola della tempesta viene

baleno che illumina

campagna, da questa nuvola, gi di j>er fiamma che consuma l'antco patto e conierma in eterno la nuova promessa La nuvola di fumo che guidava gli Ebrei fuggitivi nel deserto verso
s luininosa, scende la
il

Giordano, la nuvola nera che riempiva l'Arca e la nascondeva nei giorni della paura e dell'abomimo, divenfcM'te

tata finalmente una nuvola di luce cos


dere perfino
il

da nasconche
sar

candore

solare

della

faccia

sch aleggiata nelle tenebre imminenti.

Ma sparita la nuvola Ges un'altra volta solo. I due precursori e testimoni sono scomparsi. La sua faccia ha ripreso il color naturale il suo vestito quello d'ogni
;

giorno.

Il

Cristo,

tornato fratello amoroso,


:

si

rivolge ai

tramortiti

compagni

Levatevi e non temete

ma

non

302

SOLE E NEVE
il

raccontate a nessuno quel che avete visto finch


gliolo dell'

Fi-

Uomo non
per

sia risuscitato dai morti.

La
sione

Trasfigurazione

un adombramento
in gloria

dell'Ascen-

ma

risorgere

necessario,

sempre,

morire nella vergogna.

SOFFRIRJvIOLTE COSE
L IV

te,

Che doveva morire, e fra poco, e di morte infamanGes r aveva saputo sempre. Era il premio che gli
e

spettava,

nessuno l'avrebbe defraudato. Chi


;

salva

pronto a perdersi

che riscatta gU

altri

giocoforza che

paghi con tutto s stesso, cio col solo valore che sia ve-

ramente suo, e che sorpassa e comprende


valori
;

tutti

gU

altri

chi

ama
;

nemici giusto che sia odiato anche


i

dagli amici

chi porta la salute a tutti


;

sere ucciso dal suo popolo


[ricever la morte.

chi offre la vita

p poh dev'esdegno di

Ogni beneficio

jgrata

riluttanza degli

una tale ofiesa all' inuomini che pu esser vendicato


so-

|3oltanto colla

massima pena. Noi prestiamo orecchio


che
si

amente

alle voci

levano dai sepolcri e la nostra

icarsa capacit di venerazione serbata

a quelli che ablabile del

)iamo assassinati.
;euere

Non

restano, nella

memoria

umano, che le verit scritte col sangue. Ges sapeva quel che si preparava per lui a Gerusaemme e in tutti i suoi pensieri, come dir pi tardi uno he tu degno di raffigurarlo, portava scolpita la morte, ^er tre volte avevan tentato, pnma d'allora, di ammazario. La pnma volta a Nazareth, quando lo condussero Ili cigUo del monte su cui era fabbricata la citt e vovan
10,
i

buttarlo

di

sotto.

Una seconda

volta,

Giudei, offesi dai suoi discorsi, dettero

nel Temmano alle

letre pei lapidarlo.

una terza

volta, per la testa della

304

SOFFRIR MOLTE COSE

Sagra, d' inverno, diedero di piglio ai sassi della strada


per farlo tacere.

Ma
le

tutte e tre le volte pot scampare perch

il

suo

giorno non era ancor giunto. Queste promesse di morte

serb nell'anima, per s solo, fino agli ultimi tempi.

Non

voleva rattristare

suoi discepoli che

si

sarebbero
gi in cuor
della

scandalizzati, forse, di seguire

un condannato

suo moribondo.

sua

Messi ani t

Ma dopo
il

la triplice consacrazione

grido di Pietro, la luce dell' Hermon,

l'unguento di Betania

non poteva pi
i

sceva troppo
dici.

bene
che,

g'

ingenui
rari

tacere. Conovagheggiamenti dei Do-

Sapeva

passati

attimi di entusiasmo e

d' illuminazione,

non eran sempre capaci di pensieri che non fossero quelli del solito popolo, umani anche nei pi alti sogni. Sapeva che aspettavano il Messia come un vittorioso restauratore dell'et dell'oro e non come l'Uomo dei Dolori. Lo pensavano Re sul trono e non malfattore sul patibolo trionfante tra gli omaggi e i tributi e non spregiato con sputi e battiture; vemente a risuscitare i morti e non per essere assassinato come un assassino. Era necessario perch la nuova certezza non crol;

lasse in loro
vertiti

il

giorno

dell'

ignominia
dalla

che fossero avdel

prima.

Che imparassero
il

bocca stessa

Messia e del condannato, che

condannato, che
disfatta, che servitori
crocifisso
di
il

vittorioso
di tutti
i

Re

Cesare,

che

il

il Messia doveva esser doveva sparire in una atroce Re doveva essere insultato dai Figlio d' Iddio doveva esser

dagli

acciecati

servitori

d' Iddio.
;

Tre volte avevan tentato di metterlo a morte per tre volte annunzia ai Dodici doix) la confessione di Pietro, la prossima morte. E di tre specie sararmo gli uomini che daranno l'ordine della sua morte: gH Anziani, i Capi
Sacerdoti,
gli

Scribi.

SOFFRIR MOLTE COSE

3O5
della sua

tre saranno
io

complici necessari

morte:
Pilato

Giuda che

tradisce,

Cajata che

lo

condanna,

che concede l'esecuzione della condanna. E saranno di gli sbirri tre speae gli esecutori materiali della pena
:

che l'arresteranno,
Il

giudei che grideranno crucifiige sotto


io

pretorio,

soldati

romani che

inchioderanno

sul legno.

Tre gradi, com'egli


gastigo.

stesso dice ai

Discepoli,
poi

avr

il

Prima sar schernito

e oltraggiato,

sputac-

chiato e flagellato e finalmente ucaso.


spaurirsi

Ma non devono

nella morte, la

n piangere. Come la vita ha la ricompensa morte la promessa d'ima vita seconda. tre giorni risusciter dal sepolcro per non monre Dopo mai pili. D Cristo non porta abbondanze d'oro e di grano ma r immortaht per tutti quelli che gli ubbidiranno e
cancellazione
d'ogni peccato.
esser

la
I

Ma
coi

l'immortalit e Im
loro contrari: colla e

liberazione

devono

pagate

ipngionia e ooD 'agonia.

prezzo duro

forte

ma

pochi giorni della passione e del seppellimento son necessari


I

per comprare millenni di vita e di libert.


discepoli,

a queste rivelazioni,

si

turbano e non
parole,

voglion credere.
raffigurandoli nel

Ma Ges

ha cominciate digl a so&lre,

pensiero e dicendoli

giorni

tenibili della fine.

tutto e

Ormai gli eredi della sua parola sanno Qisto pu incamminarsi verso Gerusalemme percompiuto
fino all'ultimo

:h sia

guel che ha detto.

^2

Storia di Cristo

MARAN^ATHA

Ma
veri

al per QB giorno almeno sar simile


le

Re che

po-

attendono tutte

mattine deU'anno

alle soglie della

santa citt.

avr menica

che non La Pasqua s'approssima. L'ultima Settimana, Donuova la ancora non spunt mai termine

sta per cominciare.

l'altre volte, questa volta Ges non entra, come del pellegrinaggio, oscuro itinerante mescolato nel fiume colle sue cast accucciata, nella metropoli malodorante, torreg vanagloria la bianche al par dei sepolcri, sotto volta Questa all'incendio. gante del Tempio designato da fedeU, accompagnato dai suoi

Ma

ch' l'ultima,

Ges

dalle suoi prossimi, dai suoi compaesani,

geranno, dai Dodici che si antico ma coli; vengono per commemorare un miracolo nuovo. Questa volt speranza di assistere a un miracolo

donne che pian nasconderanno, dai Galilei eh

non
duto

solo

l'avanguardia del Regno con


:

lui.
1'

noi

giunge ignorato

il

grido

delle resurrezioni

ha

prect

Anche nella capitale dove regnano


1'

ferro

d(

Romani,

sono occhi che che rintronano d'un bttito disusato. nella citt et Questa volta non vuol entrare a piedi e sar la sua fossj dovrebbe essere il trono del suo regno in cerca d u discepoli Amvato a Betfage manda due sia sciolto a una siepe asino. Lo troveranno legato
:

Farisei. \ oro dei Mercanti, la lettera dei e cuoi Ulivi, spiano verso il Monte degli

MARAN ATEA
menato
sogno.
S' detto fino ai nostri giorni che
via,

307
Se
il

senza chieder permessi a nessuno


il

pa-

drone dir qualcosa rispondete che

Signore ne ha bi-

Ges

volle per ca-

valcatura un asino in segno d'umilt e di mansuetudine,


quasi volesse simbolicamente significare che veniva verso

U suo popolo come


non erano
i

il

Principe della Pace.

ticato che gli asini, nella giovent dei

Ma s' dimentempi e della forza,


tanti pi secoli di

remissivi somieri del giorno d'oggi, ossi stan-

chi in pelle stra2ata, malraddotti

da

schiavit, adibiti solamente a portare ceste e sacchi

su

per

sassi

dell'erte cattive.
;

L'asino antico era

ani n. al e

da quanto il cavallo, degno d'esser sacrificato alle divinit. Omero di paragoni se n' intendeva e non volle deprimere Aiace il forzuto, il superbissimo Aiace, quando gli venne fatto d'assomigliarlo al somaro. Gli Ebrei, per, degli asini non domati, fanno uso in altri paragoni. L'uomo scemo di senno dice Sofar Naomatita a Giobbe e temerario di cuore
fiero e guerriero

bello e gagliardo

che nasce simile a un puledro d'asino selvatico

Daniele racconta che quando Nabucodnosor, per espiazione delle sue tirannidi,
t

fu scacciato d' infra gli uomini

U cuor suo fu

reso simile a quel delle bestie e la sua


>.

dimora

fa con gli asini selvatici

sol
ial

Ges ha chiesto espressamente un asino non domato, quale nessuno sia montato mai simile, insomma, selvatico. Perch in quel giorno la bestia scelta da lui

[aion

raffigura in

simbolo l'umilt del cavalcante

ma

il
;

popolo Giudeo che sar liberato e piegato da Cristo


e nessun

^'animale indocile e resto, duro di collo, che nessun proileta


il

monarca seppe domare


Israele legato

e che oggi legato

palo,

come

dalla

fune

romana

sotto

torre Antonia.

Scemo

di

senno e temerario

di cuore,

308

MARAN ATHA
nel libro di

come
tempo
il

Giobbe
;

compagnia appropriata

al

re

della pessima vita

schiavo degli stranieri

ma

nello stesso

recalcitrante e ribelle fino al termine d'ogni tempo, popolo ebreo ha trovato finalmente il suo cavalcatore.
:

Per un giorno solo


pitale

anche a
il

lui. al

legittimo,

si

rivolter

In quella stessa settimana,

ma

per poco.

La

riottosa cala

sar

distrutta,

tempio diroccato e
la

schiatta

deiada sar dispersa, come


tore, sopra tutta la terra.

pula

dell'eterno

vaglia-

Tanto dura buttano sopra i


scende dal monte

la

groppa dell'asino che


mantelli.
i

gli

amici

vi

loro

Sassosa la china che

degli Ulivi e
i

compagni

esultanti but-

tano sopra l'irto sassicaio

mantelli di festa. Gesto, an

prin che quello, di consacrazione. TogUersi il mantello ch'< nudit pio di spogliamento, principio di quella vergogna desiderio di confessione e morte della falsa

Nudit del corpo, promessa della nudit veritiera delle dan spinto. Volont d'amore nella suprema elemosma rimici la chiede ti quel che abbiamo indosso. eSe uno e tu dagh anche il mantello . E comincia la discesa nel calore del sole e della gloria saluto spe in mezzo ai rami freschi tagliati e agh inni del
:

Fante.

principio dell'aprile arioso e della primavera alla citt L'ora dorata del meriggio si stendeva attorno coli; orti, negli nei campi svegliat, nei vigneti verdi e

Era

il

sua rusricit fortificante.


lindo e gioiante
si

Il

delo, aperto

sull' infinito

er

d'una serenit miracolosa.


liso,

Un immenso
la

cielo

di

fiorda

come
la

Non
al
Boli

vedevan
sole,

le stelle

ma

promessa d'un occhio divine pareva che fulgesse, insiem


brillantezza
degli

nostro

anche

qmeta

alti

vento tiepido, ancora insaporato di pa cime degli al radiso, piegava con tenerezza le ingenue
distant.

Un

MARAN ATHA
cambiava Era un di quei
beri e
il
il

g09

colore delle vergini foglie in crescenza.

giorni che l'azzurro

sembra pi azzurro,
l'amore pi

verde pi verde,
Quelli

la luce pi illuminante,

amoroso.
che

accompagnavano
in

Cristo

nella

discesa

si

senti van rapiti in quel felice

rapimento dei mondo e del

momento. Mai, come


tro diventava
il

quel giorno, s'eran sentiti cos

traboccanti di speranza e di adorazione.

D gndo

di

Pie-

gndo

dell'esercito piccolo e fervente che


Osanna al figliolo giovam e delle donne.

scendeva
di

la
!

costa verso la citt regina.

Davide
i

dicevano

le

voci dei

Anche
timo

Discepoli, bench avvertiti che quello sar l'ul-

bench sappiano che quello l'accompagnamento d'un morituro, anche i Discepoli quasi nprendono, tra quella impetuosa esultanza, a sperare. Il corteggio s'approssimava alla misteriosa, alla sorda, .alla nemica dtt con la funa sonora d'un torrente che
sole,

iDon conosce

pi argini.

Questi campagnoU,

questi

pro-

vindaii vengono innanzi fiancheggiati da un mobile simulacro di bosco, quasi volessero portare dentro le muiiaglie

puzzanti, nei vicoli ottusi, un po' di


I

di Ubert.
idi

pi arditi hanno taghato lungo


di

la

campagna e strada rame


sventolano
salmi verso

palma, frasche

mortella,

docche

d'ulivo, fronde di

ialdo,
';lll

come

per la festa delle capanne.

dd

le

alto,

gridando l'appassionate parole

facda ardente di colui che viene nel nome d' Iddio. Ormai la prima legione cristiana alle porte di Get Bene 'fosalemme e le vod di omaggio non si chetano
la
:

istto

il

Re

che viene nel

nome
1

del Signore

Pace in delo

"l glona
i

ne' luoghi altissimi

1.

Queste grida

amvauo

agii

irtcchi dei

Fansei che sono accorsi, contegnosi e severi;

veder cos' questo sedizioso frastono.

le

grida hanno

jcandahzzato quei savi orecchi, hanno turbato quei so-

310
spettosi cuori.

MARAN ATHA

E
!

alcuni di loro, ben ravvolti nelle cappe

dottorali, di tra la folla gridano


i

a Ges

Maestro, sgrida
si

tuoi

discepoli

Non

sai

che

tali

parole non

posson

rivolgere che al Signore o a colui che verr in nome suo ? Io vi dico che se costoro Ed egli, senza fermarsi
:

tacciono grideranno

le pietre

Le immobib

tacite pietre che Dio. secondo Giovanni,


;

le bolavrebbe potuto trasformare in figli d' Abramo in cambiare volle non Ges che lenti pietre del Deserto, delle pietre nenuche le pani all' invito dell'Avversario
;

strade che per due volte furon raccattate per lapidarlo, le sorde pietre di Gerusalemme sarebbero meno sorde,

meno

ghiaccie,

meno

insensibili

dell'anime dei

Farisei,

Ma
il

con quella risposta

Ges ha confermato
citt,

d'essere
il

Cristo.

una

dichiarazione di guerra, Di fatti

nuovo

Re, appena entrato nella sua


salto.

il

segno

dell'as-

LA SPELONCA DEI LADRI


l-Vl

Sal
lass.

al

Tempio.

suoi

nemici,

tutti,

eran raccolti
scaldava la
sole.

castello sacro, in

cima

alla collina,

sua bianchezza nuova nella magnificenza del


tica arca dei
serti

L'an-

e delle

nomadi, tirata dai bovi nel bollre dei debattaglie, s'era fermata, impietrita lass, a

guardia della citt regia.


era diventato

mobile carro dei fuggiaschi


e di scalee,

una pesante
di

cittadella di pxietra e di

un borgo fastoso lonnati, luminoso


tezza

p)alazzi

marmo, ombroso di co-

di

sulla valle, protetto

cortili, chiuso da muraglie a picco da bastioni e da torri come una foril

Non
il

era soltanto

recinto per

il

santo dei santi


il

e l'altare dei sacrifizi,


religiosa,

non pi solamente
guardie,
i

Tempio,

l'arce

santuario mistico d'un popolo. Coi torrioni


case per
i

di scolta, le
le

le

magazzini per
il

le offerte,
i

casseforti per

depositi, le piazze per

commercio,

loggiati per ritrovo e diporto, era tutto


di

meno che un
:

asilo

raccoglimento e di preghiera. Tutto

fortezza in caso
di

d'assedio,

banca

di depositi,

fiera in
i

tempo

pell^^di

naggi e di feste, bazar in tutti


tratti,

temjM, borsa
gli

con-

foro per le dispute dei


i

politicanti,
dei

sdottora:

menti dei dottori,


di

pettegolezzi

perdi giorni

luogo

passeggio, d'appuntamenti,

di trafi&d.

Fabbricato da
sofi-

un

re infedele per conciliarsi la fedelt

d'un popolo

stico e sedizioso e

contentare la superbia e l'avarizia della

casta sacerdotale, arnese di guerra e piazza di mercato,

312

LA SPELONCA DEI LADRI


app>arire, agli occhi di Cristo,
1

doveva
di tutti

il

naturale convegno

nemici della sua verit.


sale ai

Ges
scer
di
ai

Tempio per distruggere


pietrame, di bruciare
l'oro,
gli

il

Romani
il

di Tito la fatica di smantellare le


edifizi
,

Tempio. Lamura,
di

sgretolare
il

pre-

dare

bronzo e
il
1

di

ridurre in sassaia fumicosa e

maledetta
distrutto.
SUOI

grosso castello d' Erod

Ma

distrugge,

ha
coi

valori

che

il

Tempio orgoglioso manifesta

sovrammessi e alhneati, colle sue terrazze sue porte d'oro Ges che sale verso il il Tempio Trasfigurato della montagna contro gh scribi disseccati tra rotoli, il Messia del nuovo Regno contro l'usurpatore dei regno imbastardito nei compromessi e publocchi
lastricate e
le
i

trefatto

nelle infamie,
il

1'

Evaiigelo contro
il

la

Torah.

il

Futuro contro
Cenere
cozzo
Iella

Passato,

Fuoco dell'Amore contro


il

la

Lettera.
tra
i

arrivato
della

giorno dell'urto e del

banda infervorata, sale verso il covile sontuoso dei suoi nemici La strada la conosce, la nconosce. Quante volte 1' ha fatta, bambino piccino, tirato su per la mano, nel folto dei pellegrini, m mezzo al clamore e alla polvere delle brigate gahlee
Ges,
canti
1

Pi tardi. Ignoto ragazzo confuso nella calca, nel cociore


del sole, stordito e stanco,

ha guardato in su verso
di

muri,

colla

bramosa disperata
nel
r

arrivare in cima, di trovare


po'
suoi ocd'ombra per una parola di coni

lass chi

canto solenne un
la
il

un po' d'acqua per

sua bocca,

solazione per

suo cuore.

Ma oggi tutto mutato Non condotto ma conduce. Non va per adorare ma per pumre Sa che l dentro,
dietro
le

belle tacciate dell'eccelso

sepolcro, non v' che


e
si

cenere e
si

maraume
di

suoi
II

nerma che vendon cenere


primo avversano che
gli

nutrono

paia dinanzi

marciume il Deiuomo

del Lucro.

LA SPELONCA DEI LADRI


Entra
lato
di

3I3

nel Cortile dei Pagani,

il

pi spazioso e popolastricata
e

tutti.

La grande

terrazza

assolata

non
fiera.

l'atrio

d'un santuario

ma

la

piazza lercia d'una


vocio
s'

Uno

strepito

immenso, un

alto

innalza da

un
sali

folto

verminaio di banchieri, di rivenduglioli, di sen-

e di compratori che
i

danno e prendon monete. L


branchetti di pecore;
1

sono

bestiai coi bovi e

vendi-

tori di

colombe e
gli

di tortore
colle

accanto alle

stie allineate in
;

terra;
,i

uccellai

gabbie pigolanti dei passerotti


di

rame e d'argento. 1 mercanti palpano 1 fianchi degli ammali destinati ai sacrifizi coi piedi nelle merde recenti; o chiamano con monotoni appeUi le spose che hanno partonto, pcllegrim che son venuti per offrire un grasso sacrifizio, lebbrosi che devono oflhire gb uccelli vivi per la guai rigione ottenuta o desiderata. GU argenti en, colla moneta sospesa all'orecchio per esser riconosciuti, maneggiano colle mani unghiute e quasi libidinose mucchi
banchi dei cambiatori colle ciotole zeppe
i

luccicanti e sonanti
|idei

mezzani sgattaiolano
tirchi

nel

brulicame
si
1

capannelli

provinciali

guardinghi
di

sfo-

gano in concitate confabulazioni prima


icbetti

slegare
votive,

sace di

per cambiare

gli

spiccioli

dell'offerte

litanto in

tanto im
il

manzo
belo

infastidito ricopre col


degli

mugghio
delle

i|iiotondo

gracile

agnelh,

strido

Idonne,

il

tintinno delle

dramme
non
di

e dei sicli.

Lo
|:asa
iJi
ifi

spettacolo, per Ges,


la
lo

nuovo. Sapeva che la

d'Iddio era fatta

Casa

Mammona

pregare in silenzio
trafficavano,
colla

spirito gli

e che invece uomini della materia


lo

complicit dei sacerdoti,

sterco
lo

jjlfil

demonio.
e
il

Ma

questa volta non tenne dentro di s


Per disfare
divino
il

ldegno
jlstare

il

ribrezzo.
II

Tempio comincia
dai
della

mercato

povero accompagnato
i

001 poveri, si

preapita contro

servitori

moneta.

ijlHg:

314

LA SPELONCA DEI LADRI


di

Dato

mano a

certi pezzi di

fune

li

lega insieme a uso


1

di sferza e s'apre

un

varco tra la gente stupetatta.


urto, le

ban-

si chi dei cambiatori ribaltano al primo rabbia; di e sparpagliano in terra tra urU di sorpresa

monete

le sedie dei venditori

d'uccelli
I

son rovesaate addosso


vista
le

ai

picaoni sparnazzanti.
spingono verso
i

pastori,
i

la

cancelli

bovi e

pecore
s'

mala parata, gU uccellai


;

ingegnano di spaprendon sotto braccio le gabbie e cielo, grida di scandalo o d'aprire. Le grida salgono al gente al dagli altri cortili accorre nuova provazione de' suoi, trambusto. Ges, circondato dai pi ardimentosi
:

avanzi dei monebrandisce in alto la sferza e incalza gli Portate via di voce gran teri verso le porte. E ripete a di preghiera casa qua questa roba La casa d' Iddio
:
1

e voi ne fate

una spelonca

di ladri

gli

dalla corte ultimi palpatoti d'argento evacuano

come cend

spazzati

L'atto di Ges
del santuario

dalla tramontana. non era soltanto la giusta purificazione


la

ma

anche

pubblica mamfestazione della

servi di sua repugnanza per Mammona e i per lui una forma moderno Dio questo L'Affare una caverna di bridi ladrocinio. Un mercato, dunque,

Mammona.

tollerati. Ma quel che ganti ossequiosi, di saccheggiatori pu sopporiiarlo a costume loda e la legge permette non cerca s'abbassa alle transazioni del mondo e non

chi

non guadagno che non

Fra tutti i modi del lanessuno pi3 drocinio legale che si chiama commercio Se une moneta. della quello detestabile e vituperoso di
sia spintuale.

d una pecora in cambio


fa

di

denari slam certi ch'egli

s:

mente

pecora effettiva dare assai pi denari di quel che la che non l'odiose costi. Ma ti d, almeno, qualcosa

essere vivente simbolo minerale della ricchezza, ti d un l'agnellc partorir ti che che ti fornisce a primavera la lana,

LA SPELONCA DEI LADRI


e che potrai, se
ti

315

piace, mangiare.

Ma

lo

scambio del de-

naro contro denaro, del metallo comato contro metallo coniato, qualcosa d' innaturale, d'assurdo e di demo-

maco. Tutto quello che sa di banca, di cambio, di sconto, d'usura una vergogna misteriosa e repellente che ha sempre fatto terrore all'anime sempUci, cio pulite e profonde. D contadino che semina il grano, il sarto che cuce vestito, il tessitore che tesse la lana o il lino hanno, il fino a un certo hmite, pieno diritto che il loro guadagno ricresca perch aggiimgono qualcosa che non era nella terra, nella stoffa, nel vello. Ma che un monte di monete

monete senza fatiche e lavori, senza che l'uomo pioduca nulla d visibile di consumabile, di godibile, uno scandalo che sorpassa e con tonde tutte le
partorisca altre

immaginazioni.
tatore

Nel
e

mercante
d'oro,
si

d'argento

di moneta, nell'ammonvede pi d rettamente lo

schiavo dei sortilegi del Demonio.


noscente,
della

d proprio a loro, finanza, il dominio delia


ai

agii

uoiiii

terra;

Demonio, ricodella banca e son loro, anche oggi,


il

che comandano

popoli,

che suscitano
s,

affamano

le

na/ioni, che attraggono a

le guerre che con un sistema

inilemale di risucchio,

la vita dei poveri tramutata in sudore gemicante di e di sangue. oro Cristo, che ha piet dei ricchi ma detesta e odia la ricchezza, pr^ma mui'agUa che toghe la vista del Regno

dei

Cieli,
il

ha spazzato
dire.

la

spelonca
le

dei

ladri e

ha punfigli

cato

Tempio dove insgnei

ultime verit che

rimangon da

Ma

con quell'atto violento ha messo

contro di s tutta la borghesia mercantile di Gerusalemme.

Gb

scacciati chiederanno ai loro patroni la punizione di


il

chi rovina

commercio

della santa colhna. Gli


gli

quattrino troveranno facile ascolto presso

uomini del uomini della

Legge, gi inviperiti per altre ragioni. Tanto pi che Ges,

\k

3l6
scompigliando
e danneggiato
ditati
stretti
il

LA SPELONCA DEI LADRI


mercato
stessi

del

Tempio,
I
figli

ha

condamiato
pi
accrecio
le

gb

sacerdoti.

bazars
di

erano

la

propriet dei

Hanan,

di

parenti del
si

sommo

sacerdote Cajafa. Tutte


alle

co-

lombe che
Gentili

vendevano

puerpere

nel Cortile

dd

erano delle cove dei redri di

Hanan
al

sacer-

dote
colle

fornitore ricavava
tortore.
Gli

quaranta saa

mese soltanto

argentarii,

che non avrebbero dovuto

stare ne

alle grandi ramighe sadducee una buona decima sulle molte migliaia di sicli che rendeva ogm anno il cambio delle monete straniere in moneta ebraica. E lo stesso Tempio non era torse una grande banca nazionale, con forzieri e casseforti nelle camexe del tesoro ? ventimila sacerdoti di Gerusalemme Ges ha tento nel prestigio e nella borsa. Capovolge il valore della fal-

Tempio, pagavano

dell'aristocrazia sacerdotale

sata e storpiata lettera nel cui

nome comandano
associati,

in-

grassano.

Di

pi scaccia

loro

trafiBcatori
le

banchieri. Se vince la rovina comune.

Ma

due caste
per

minacciate
levar di
si

si

affratellano
il

ancora pi strettamente

mezzo

pericoloso intruso Mercanti e Sacerdoti


la stessa sera, per la

accordano, forse

compra d'un
il

tra-

ditore e d'una croce.

La borghesia
il

fornir

poco argento
;

necessario

il

clero trover

pretesto

religioso

il

go-

verno straniero, cui preme ingraziarsi clero


prester
i

borghesia,

suoi soldati.
s'

Ma
verso

Ges, uscito dal Tempio,


gli

incamminato, attra-

ulivi,

verso

i3etania.

LE VIPERE^EI SEPOLCRI
LVII

La mattina dopo, quando


i

torn, bestiai t barattatori

s'erano acquattati fuori, nelle vicinanze delle porte,


cortili

ma

rumoreggiavano

di

popolo esagitato.

La sentenza pronunziata ed esegufta da Ges contro


gli

onesti ladri aveva messo a


citt,

rumore

la

bracata putta-

una vaeca tioppo avevan fatto Teff etto di tante sassate nel rospcdo di Gerusalemme. Gli schiocchi della frusta giustiziera avevan destato di soprassalto i poveri con brividi d'allegrezza e 1 signori con rimescolamenti di paura. la mattina presto tutti eran saHti last, dai vicoli ombrosi e dai nobiU casamenti, dal lavoratorlo e dalla
neggiante
dormigliosa

come

montata

e troppo

mimta. Quei

colpi d fune

piazza, lasciata ogni faccenda, coli' irrequieta ansiosit di


chi

s'aspetta
i

miracoli o
1

vendette.
1

Eran venuti
i

brac-

cianti,

lanaioh,

tintori.
i

ciabattini,

legnaioli, tutti

quelli

che detestavano
della

merdvendoli,

gli

strozzini,

to-

povera povert, 1 barattieri che riuscivano ad arricchire anche a spese dell* indigenza. Eran venuti,
satori

tra
g*

primi,

lamentevoli scarti della dtt,


i

gli

strappati;

inzaccherati,

pulciosi
le

prigioni

dell'

etema mendicit
gli ossi

ooUe croste della lebbra,


venuti

piaghe sfasciate,

spor-

genti fuor della pelle incotta a certificare la fame.


i

Eran

pellegrini di fuori via, quelli di Galilea che ave-

vano acoompaguato Ges nella festosa discesa e insieme

3l8
gli

LE VIPERE DEI SEPOLCRI


ebrei
delle

colonie di

Siria e d' Egitto,

coi

migliori

vestiti,

come

parenti

lontani

che riappariscono
di

ogni

tanto alla casa paterna per

le feste della famiglia.

Ma
Scribi e

salivano anche, a
i

ciuffi

quattro o cinque,

gli

Farisei,

Eran

collegati e fraterni, degni di stare


i

assieme. Gli Scribi erano


i

Dottori della Legge,


gli Scribi

Farisei

Puritani della Legge

Quasi tutti

eran Farisei,

molti Farisei erano Scribi. Immaginate un professore che

aggiunga
spigoiistri

alla
;

pedanteria dottorale la bacchettonera degli

un
d'un

pinzochere

fornito,

come soprappi,

pedagogo casuista e avrete l' immagine moderna d'uno Scriba fariseo o d'un Fariseo scriba. Un tartufo laureato, un accademico collotorto, un quacquero filosofante posson dare giuppers la stessa idea. Costoro, dunque, salivano quella mattina al Tempio con molta superbia di fuori e molte pessime intenzioni
della mutria

dentro.

Venivan su fieramente, rinvoltati


colle
i

nelle

cappe
gli

lunghe,

frangie

svolazzanti,

il

petto

enfiato,
11

occhi torbidi,

cipigh alzati, la bocca ghignante,

naso
la

inquieto e fremitante, con

un passo che annunziava


sceriffi

maest e

l'

indignazione

di

quei privilegiati

d'Iddio.

Ges, in mezzo a migUaia di pupille che gli rimandavano una parte della sua luce, li aspettava. Non era la prima volta che gli venivan d' intorno. Quante schermaglie, qua e l per i paesi, tra lui e i Farisei di provinEran Farisei quelli che volevano il segno del cielo, cia perch i Fala prova soprannaturale della messianit
1

risei

credevano,

al

contrario degli scettici Sadducei, aflegalitario,


alla

fogati

nell'epicureismo

prossima discesa

del Salvatore.

Ma

Farisei, questo Salvatore, lo

vedevano

come un Giudeo

di

stretta osservanza al

par di loro e

ritenevano, anzi, che per esser degni di riceverlo bastasse


conservarsi puliti di fuori e guardarsi dalla trasgressione

LE VIPERE DEI SEPOLCRI


d'ogni regoletta del Levitico.
11

3I9
figliolo di

Messia,

il

David,

non
sato

SI

sarebbe degnato di salvare chi non avesse scancontatto,


chi

anche lontano, coi forestieri e coi non avesse osservato il mimmo comandamento della purificazione legale; chi non fosse in pari con tutte le decime del Tempio; clii non nspetiasse a tutti costi il riposo del sabato. Ges non poteva essere in nessun modo, agli occhi di loro, il divino aspettato. Segni spettacolosi e magici non s'eran visti s'era contentato di guaine malati, di parlai d'amore, d'amare. L'avevan visto mangiare coi pubblicani e coi peccatori
ogni
;

pagani

e per di pi s'erano accorti, con raccapriccio, che


discepoli

suoi

mani prima di mettersi a tavola. Ma il peggio, il massimo orrore, lo scandalo insopportabile, era 1' irrisj>etto del sabato. Ges non si peritava a guarire anche in giorno di sabato e non
non sempre
si

lavavan

le

riteneva delitto, in quel giorno, far dei bene

ai

fratelli

infeha.

Anzi se n'era improntamente gloriato, bestemil

miando che
il

sabato fatto per l'uomo e non l'uomo per

sabato

Nell'animo dei Farisei c'era un dubbio solo, a proposito alla

Ges mentecatto o impostore ? Per metterlo prova avevan cercato pi volte di farlo cascare in
di
:

trappole teologiche o in taghole dialettiche

ma

senza sod-

disfazione. Finch girava per le provincie, tirandosi dietro

qualche dozzina di villanacci, l'avevan lasciato stare,

si-

cun che un giorno o


silluso,

l'altro

anche l'ultimo pezzente,

di-

l'avrebbe lasciato solo.


Costui,

Ma

ora

la

cosa

si

faceva

grave.

campagnoli avvinazzati, s'era permesso d'entrar nel Tempio oon aria di padronanza e aveva sobillato quegh sciagurati ignoranti a salutarlo Messia Di pi, usurpando la parte da sacerdoti, e quasi per darsi l'aria di re, aveva scacaccompagnato da una

banda

di

320

LE VIPERE DEI SEPOLCRI

dato in malo modo gli onesti mercanti, pie persone che ammiravano i Farisei anche se non in tutto e per tutte

r imitavano. Fino a
d'or innanzi
fessori
l'

quel giorno

Farisei

gli

Scribi

erano stati anche troppo remissivi e misericordiosi.

Ma

ineguagliabile bont degli umanissimi pro-

sarebbe stata proditoria e intempestiva. L' incomfalso Cristo

portabile scandalo, la reiterata profanazione, la pubblica


sfida

chiamavano pena e vendetta. D

doveva

esser levato di mezzo, e presto. Scribi e Farisei salivari

lass per sincerarsi se avesse avuto

la

sfrontatezza

di

tornare nel luogo contaminato dalla sua jattanza,

E
dire,

Ges,

in

mezzo

al

mareggiante assiepamento

dei

pellegrini,

aspettava proprio loro. Proprio a loro voleva

in faccia a tutti, sotto l'aperta testimonianza del

sole, quel

che di loro pensava. Quel che Dio pensava


verit definitiva sopra di loro.

di

loro.

La

giorno

prima

aveva condannato colia frusta i rivenditori di bestie e frodatori della moneta. Oggi toccava ai mercanti della

parola, agli usurai della legge, ai barattieri della verit.

La sentenza

di quel giorno

non

gli

ha sterminati

a ogni

generazione ripullulano con nuovi nomi


marcata per sempre, Incancellabile, e comandino.
e

ma

sui loro

visi

dovunque
I

sian nati

Guai a

voi,

Scribi e Farisei ipocriti


si

I loro

peccati

posson ridurre a uno


il

ma

questo
Il

11

pi avvelenante di tutti,

men

perdonabile.
il

peccato

contro

lo Spirito. L'ofiesa alla verit,

tradimento

della

venta e
bili,
gli

dello spinto
il

la

devastazione delie sole ncchezze


I ladri
il

pure che abbia


Insudiciano
la

mondo.

rubano

beni consumale

assassini

uccidono

corpo

peribile.

meretnd
gi'ipocnti
d'eterl'abito

carne destinata a marcire.


le

Ma

lordano

le

parole dell'assoluto, rubano

promesse
:

nit, assassinano

l'amme. In loro tutto finzione

LE VIPERE DEI SEPOLCRI


e
il

32I

discorso,

negata dai
segreta

e la pratica. La parola non risponde all'esterno, la porcaggine smentisce ed mtirma ogni loro esifatti,

V insegnamento
l'interno

genza

Ipocriti

perch aSastellano pesi gravi sulle spalle

non li vogliOD muovere oeppur col dito. copron di mantelli frangiati e di larghe filartene per farsi riverir sulle piazze e chiamar maestri mentre hanno nascosto la chiave della conoscenza e hanno
della gente eppoi

Ipocriti perch

si

serrato

le

porte dei regno dei aeli. e loro non

v'

entrano

n tanno entrare gh alto

Ipocnti

perch fanno lunghe


le

orazioni in vista di tutti eppoi divorano

case delle ve-

dove
deJ
!

s'approfittano

dei

deboli
il

e
di

degh
fuori

abbandonati.
dei

Ipocriti

perch nettano e lavano


Ipocnti

piatto e

bicchiere e dentro son pieni

di

tapina e d' mtenipe-

alle minutagUe dei riti e non curano il pi colano il moscerino e ingoiano il cammello. Ipocriti perch osservano i mimmi comandamenti non ubbidiscono al solo che imIporti: pagano puntualmente la decima della menta, della ruta, del cimino e dell'aneto ma non hanno in s la giu-

ranza.

perch badano
e

delle punficazioni

stizia,

la

misericordia e la fedelt.
ai

Ipocriti
i

perch inal-

bano

monumenti
e
si

profeti

adornano
1

sepolcri

degh

intichi giusti

ma persegmtano

giusti che
1

vivono
a

ad loro

einpo

preparano a uccidere

profeti,

Serpenti,

azza di vipere,
>

come sfuggirete alla condanna e al fuoco? icco io vi mando de' profeti, de' savi e degli scribi di juesti alcuni ne uca derete e metterete in croce altri
:

le
li

tagellerete

nelle

vostre sinagoghe e

li

perseguiterete
il

atta

dtt, affinch vi venga addosso tutto

sangue

lusto sparso sulla terra, dai


i

sangue
di

del giusto

Abele fino
e l'altare
i

sangue

di

Zaccaria che uccideste fra U tempio


l'eredit

Hanno accettato
3nti.
i

Caino.

Sono

disceni

nipoti di Caino.
Storia di Cristo

Gh

sgozzaton dei fratelU,

car-

23

322

tE VIPERE DEI SEPOLCRI


i

nefici dei Santi,

crocifissori dei Profeti.

E come

Iddio ha stampato sui loro visi

segno
le

dell'

immortaUt. Non

un segno possono essere uccisi perch


il

a Caino mistenoso

loro

mani devono

uccidere.

Il

fratricida

fuggitivo fu

primi viventi, e saranno sa vo per quel segno attraverso i micid-ali, perch Iddic salvi per tutti i secoh i Farisei quella sua giustizi vuol servirsi di loro per l'alte opere di piccoli, stoltezza e pazzia che sembra, agi occhi piccoli dei

commina eterno decreto, irrivelabile ai pi. d' Iddio. Ma noi imitatori e la pi atroce morte, agh assassinare un Santo e nep potrebbe, l'uomo semplice, di possibile san pure un peccatore, crisaUde miracolosa vitj sarebbe pi Santo se troncasse la

Un

la

morte

tit.

abbia dato Santo, del solo fratello che gli tutti i popoli e secoU i Padre Allora fu creata, per tutti che noi coloro Di Farisei. la razza indistruttibile dei
dell'altro

il

Santo non

furon mai sempUci come


strada della salvezza;
di

bambino ma non sanno l coloro che non sono peccatoi


il
;

ir sono, da capo ai piedi. 1 agU occhi della carne coloro che vorrei camazione dei pi laido peccato di

ma

veri. A costoro Dio h bero parer santi e odiano i santi d'una spaventevole e n< delegato, appropriati strumenti ali boia dei perfetti. Fedeb cessaria strage, la parte di

s. g' indigeni dell' inferno, consegna, invulnerabiU come come l' ipocnsia e la cn gnati come Caino, immortali le d tutti gl'imperi e a tutte deit, son sopra vissuri a r con diversi, diversi, con vestiti

sgregazioni.

Con

visi

gelamenti e

pretesti

diversi,

hanno ricoperto
i

il

mond^

questo giorno presente. proUfici e caparbi, fino a

quanc

chiodi e col fuco con non hanno potuto ammazzare con ottimi r adoperato, coUa ricure e la coltella, hanno
sultati.
la
,

Ges,

lingua e la penna. ^ ^i luce del corti mentre a loro parla nella vasta

LE VIPERE DEI SEPOLCRI

323

stipato di testimoni, sa di parlare ai suoi giudici e a coloro che saranno,

per intermesse persone,

veri

autori

della sua morte.

Il

suo silenzio dinanzi a Cajafa e a Pi-

condannati condanneraimo ; li ha giudicati prima e non avr pi nulla da dire quando vorranno giudicarlo. Immagini di morte gli vengono ai labbri parlando a
e lo
loro di loro. Vipere e sepolcri, I neri serpi traditori che,

lato giustificato fin da questo giorno. Li ha

appena

t'accosti,

vuotano

nel tuo
I

sangue tutto

il

veleno
belli

che tenevan nascosto nei denti. di fuori, che dentro son pieni di
I
quelli

bianchi sepolcri,

maraume

pesti lenzi oso.

Farisei,

quelh che stavan dinanzi a Ges e tutti che da loro discendono per legittima filiazione, si
dei

nascondono volentieri nell'ombra


i

morti per allesrire


e la pietra

loro veneficf. Gelidi

come

la pelle dei serpi


il

delle

tombe, n
fuoco
le

il

fuoco del sole n

fuoco dell'amore

n
le

il

dell'

inferno potranno mai nscaldarh. Tutte


.

parole
a

sanno
voi,

meno
e
si

la

parola della vita.


ipocriti,

Guai a
1

Scribi

Fansei

perch siete

come
t

sepolcri che
.

non

vedono
lo

e chi

vi

cammina su

non ne sa nuDa
peler che
gli

L'unico che

sapesse era Ges

ed

per questo che non rimarr pi di due giorm nel se\

stanno scavando.

PIETRA^SU^PIETRA
LVill

Qscivano
altri

Tredici

dal
degli

giorni,

al

Monte
?

Tempio per Ulivi. Uno


di

salire,

come gU

dei

Discepob

chi

sar

stato

forse

Giovanni

Salome,

ancora un

meraviglia, oppure l'iscapo' bambino epperci capace di disse a Ges riotto, reverente per la ricchezza ? E quante belle fabbnche di Vedi che beUezza

pietre
Il

Maestro
il

si

volt a guardare gU

alti

mun

vestiti di

inarrao che

fasto calcolatore di
:

Erode aveva inalzato


?

iulla colUna e nspose Vedi tu questi grandi

edifizi

Non

sar lasaata

pietra su pietra che non

sia distrutta.
di

L'esclamatore ammirante

botto

s'ammort.

Nes-

suno ebbe forza


e stupiti,

di

rispondere
fra s

ma

tutti quanti,

perplesa

andavan

rimasticando quelle parole. Dur(

carnali, pei quei pio parole per quegli orecchi di Giudei ambiziosi. Altre dure parole coli cuori di provinciali

dure

ad ascoltarsi, dure a comprendere, tempi colui che li amava dare, aveva detto negli ultimi ricordanza Ma di parole dure come questa non avevan soffrire e mo Sapevano ch'era il Cristo, e che doveva subito dopo sarebbe risusatat rire. .na speravano che nuovo David, per dare oea'a gloria vittoriosa di un
Israele l'abbo

dure a ere

ndanza

e a loro, fedeli nel


l

pericoloso vags
il

bendaggio

.del'

a imsena,

premi iuaggion e

doimnic

PIETRA SU PIETRA

gaS

la terra doveva esser comandata dalla Giudea, Giudea doveva comandare Gerusalemme e i seggi del comando dovevan essere nel Tempio del gran Re. Se l'occupavano, ora, i Sadducei infedeli, i Fansd ipocriti, gli Scribi traditori, il Cristo li avrebbe cacciati per dar posto ai suoi Apostoli. Come poteva, dunque, esser distrutto il Tempio, memoria splendente del Regno passato, rocca sperata del Regno nuovo ? Questo discorso delle pietre riusciva pi duro delle pietre stesse a Simone detto Pietra e a' suoi compagni. Non aveva detto il Battezzatore che Iddio poteva mutare le pietre del Giordano in figli d'Abramo ? Non aveva detto Satana che il Figlio d' Iddio poteva mutare le pietre del deserto in pani di farina ? Non aveva detto lo stesso Ges, mentre varcava i muri di Gerusalemme, che le stesse pietre, in luogo degli uomim, avrebbero gndato il saluto e cantati gli inni ? E non era lui che aveva fatto cader dalle mani dei nemici le pietre che avevan raccattato i>er ammazzarlo e l'aveva fatte cascar dalle mani di quelli che accusa van l'adultera ? Ma i Discepoli non potevano capire il discorso delle pietre del Tempio. Che quelle pietre, grandi e massiccie, strappate con pazienza dai monti, trascinate da lontano dai bovi, squadrate e spulite dalle mazze e dagU scalpelli, messe una sopra l'altra a regola d'arte dai maestri per fare il pi meraviglioso tempio dell'universo, che quelle pietre, calde e brillanti di sole, dovessero esser di nuovo divise e sconquassate dalla rovina, non potevano, non sapevan capire. Appena furon giunti sul Monte degli Ulivi e Cristo

Ma

se

alla

Si

fu posto a sedere dirimpetto al

Tempio non seppero


cose.

trattenere la curiosit.

Spiegaci
il

dunque quando accadranno queste


segno della tua venuta.

quale sar

326

PIETRA SU PIETRA

fl sedeUe Ultime Cose Allora, sul prinapio delcondo Sermone della Montagna. qual modo bisognava nfarsi l'annunzio, aveva detto in Regno ora. a due passi U per fondare

La

risposta fu

il

Discx)rso

tutta

l'anima insegna quale sar morte, dalla

il

gastigo dei remtenti e


e ancor pi

come sar

la

sua seconda discesa.


dell'altro
i

Questo discorso, meno inteso


dimenticato, non risponde,

come

pi credono, a una

domanda

dd avverr questa cosa che hai E venuta tua ? della Tempio ? E quali saranno i segni che avvenimenti annunzia gb due sono le risposte. Ges e. dopo, descnve i Gerusalemme di fine precederanno la apparizione. Il discorso profetico; segni della sua nuova seguito negU Evangeh, ha due bench si legga tutto di due, ben distinte: la pnma s' avparti Le profezie son generazione di Ges tosse scomverata prima che la dopo la sua morte. I giorni parsa neppur quarant'anm sono ancora giunti ma forse questa
detto,

sola.

Le domande

dei discepoli son due.

Quando

do

la

rovina

deU'altra profezia non generazione non passer senza che

si

vedano

pnmi segm.

PECORE

CAPRE

Ges
deUo

conosce
e,

la

debolezza dei

Discepoli.

Debolezza
li

spirito

forse,

anche deUa carne.


i

mette in
:

guardia; subito

contro

due
vi

pericoli

sovrastanti

1'

in-

ganno e il martirio. Badate che nessuno ranno sotto .^ mio nome


e ne

seduca
:

perch molti verIo sono


il

e diranno

Cristo
:

sedurrannc
talsi

ii

molti....
l,

Allora se alcuno vi dice

B
le-

Cristo eccolo q. o eccolo

non

lo

credete perch
e faranno

si

veranno de'
eietti.
il

i,nsti

e de' falsi profeti

gran
gli
;

segni e prodigi

da sedurre, se fosse possibile, anche Verranno sotto i; mio nome e diranno Son io
:

tempK) vicino.

Non

li

seguite

Ma se sfuggiranno ai tranelli dei Messia posticci non potranno salvarsi dalle perseciizioni dei nemici del Cria Allora vi getteraimo in tribolazione e vi uccideranno e sarete odiati da tutte le genti a cagion del mio nome. Vi metteranno la mani addosso e vi perseguiteranno, dandovi in man delle sinagoghe e mettendovi

sto vero,

in prigione, traendovi davanti a re e davanti a


tori

governatratello

a cagion del mio nome.... Sarete traditi penino da

geiiiton e da fratelli, da parenti e da amici.

E
i

il

dar

il

fratello

a morte e
i

il

padre
li

il

figliolo e

tghoU in-

sorgeranno contro

genitori e

faranno mettere a morte.


si

allora molti

si

scandalizzeranno e

tradiranno e s'odie-

raimo i'un

l'altro.

per

il

moltiplicarsi dell' iniquit la

328
carit dei pi
stro
si

PECORE E CAPRI
fredder.

neppure un capello del vocapo andr perduto. In premio della vostra costanza avrete la vita e chi avr perseverato sino alla fine sar
salvato
B.

Ma

Allora cominceranno

segni del
di

gastigo imminente.

quando udrete parlare

guerre e di rumori di guerre

non VI spaventate, perch bisogna che queste cose avvengano prima per la fine non verr subito dopo. Si sol;

lever nazione contro nazione e regno contro regno

ci

saranno gran terremoti e in diversi luoghi pestilenze e carestie, vi saranno fenomeni spaventevoli e gran segni dal delo .

Sono
si

le

avvisaglie preambolari.

L'ordine del

mondo
inzup-

turber.

La

terra,

ch' in pace,

vedr l'uomo contro


stessa,

l'uomo, popolo contro popolo.

E
gli

la terra

pata
i

di

sangue,

si

lever contrc
.'e

loro

passi, sfascer

V)rCf

uomini; tremer sotto ^ase, vomiter cenere, come

se rigettasse dalle

bocche

*ie*

monti tutti
il

suoi

morti,

e negher ai

fratricidi

anche

nutiimento che ingialla

ogni estate nei campi.


Allora,

gastigo

sul

quando tutto questo sar accaduto, verr popolo che non volle rinascere in Cristo
citt che
il

il

non accett l'Evangelo, suUe


che inchioda
guita
a
1

scanna

profeti,

sul Colle del

Teschio

suo Signore e perse-

suoi testimoni.

Quando vedrete Gerusalemme circondata d'eserciti sappiate che la sua desolazione vicina. Quando vedrete
l'abominazione della desolazione della quale ha parlato Daniele stabihta nel luogo santo allora quelli il profeta

che saranno in Giuda fuggano ai monti e quelli che saranno nelle citt se ne partano e quelli che saranno per
le

campagne non entrino


non scenda a

in citt. Chi sar sulla terrazza


toglier quello che in casa sua

delia casa

PECORE E CAPRI
e chi

329
il

sar nel

campo non
pregate che

torn

addietro a prendersi

mantello. Or guai alle donne incinte e alle allattanti


quei giorni
I

la

vostra fuga non abbia ad

avvemr d'inverno
vi sar

n. in giorno di sabato

perch allora

grande

afiQizione,

come non ve ne

fu

mai dal pnn-

dpio
ch

del
vi

mondo

fino ad ora, n mai pi ve ne sar. Per-

sar grande angoscia nel paese ed ira su questo


fil
;

popolo. Cadranno passati a

di

spada e saranno me-

nati schiavi fra tutte le genti

Gerusalemme sar

cal-

pestata dai GentiU finch


piuti
.

tempi de' Gentili siano com-

La prima
distrutta
e

profezia finita.

Gerusalemme sar presa e

Tempio, insozzato dall' abominio della desolazione , non rimarr pietra su pietra. Ma Ges non ha detto ancora tutto, non ha parlato fin qui della sua seconda venuta.
del
a

Gerusalemme sar calpestata


.

dai

Gentili
i

finch
a

tempi de' Gentih siano compiuti


dei
Gentili,

Quah sono tempora nationum ? La parola

tempi
testo
:

del

greco lo esprime con maggior precisione dell'altre hngne

sono
tili,

tempi adattati, appropriati, convenienti


cio,

ai

Gen-

i non Giudei si convertiranno prima che agli altri, annunziato ai Giudei. E perci la vera fine non avverr finch il Messaggio non sar portato in tutte le nazioni, finch i Gentili, gli infedeli, calpesteranno la citt di Gerusalemme, e E questo Vangelo del Regno sar predicato in tutto il

quelli,

ne' quali
fu,

all'

Evangelo che

mondo

afi&nch ne

?a

resa testimonianza a tutte le genti


.

e allora verr la fine

La seconda venuta
sar
li

del Cristo dal cielo,

la

Parousia,

ternune

di

questo

mondo

il

principio del vero

mondo
|.

del regno

etemo La

fine della

Giudea

fu

annun;

ziata da segni prevalentemente

umani e terrestn

que-

PECORE E CAPRI
sf altra
fine sar

r " teUone
'sL

r^iMti

Il

preceduta da segni P'^^'^"*^"'"*^, "^^ a luna non dar la si oscurer, e


sole

lucfet td'oadranno

dal cielo;

e sulla terra

per tra le genti, smarrite

nmbombo

:a-sT^o^t"r.i;rre^-^
^Tla
la piccola ^Tdi"- Gerusalemme soltanto U aelo Ma per questa fine -ve^a^e si Trulciava. improvvisa non s. udir involto. NeUa gran tenebra spavento. EU acque e le strida dello [a romba delle Signore che

terra

riorno

dd

Signore.

Giorno dell'ira del

ScS-no.

come signore vicino e verr TGloiele .H giorno del e tenebre Giorno d. spedifa dall' Omnpotente. pa^venire di lui era un Tergine. La terra, che al t ni^ devastata e deserta ^s^li'^deUzie, la lascia ai colore del diverranno le loro taccie

a loro tempo,

Mele

Geremi.

^^a

teSa
^

S^

iP

TpigUtf Tutte
?rtti
i

!rt

diventeranno ^an^de e verranno meno. E saranno cuori degU uomini dolori; saramio presi da tormenti e da
le braccia

^enti e

Irne

essa disperge^ deserto la terra e da ?^r ndurre in un splendidissime non daranm ^catori. Le stelle del dek. oscurer neUa su. ,1 soie si

fiero e

e d ira pieno d'indignatone,

ed,

furore^

rs^^rume

e anneriranno,

splender della sua mce. evtta e la luna non

ceU

sa

PECORE E CAPKI
ranno ravvolti come un
libro e tutta la lor
.

33I
milizia cadr

come cade
e
di

la foglia della vite e del lieo


il

Questo

giorno del Padre, giorno di buio nei cielo


terra.

terrore sulla

Ma

subito

dopo incomincia

il

giorno del Figlio.

Non
dall'alto

appare, questa volta, nel fondo d'una staila


del

ma

firmamento, non pi nascosto e miserabile

ma

nella potenza e nello splendore della gloria,


i

E man-

der

suoi

angeli,
i

quali

a suon di squillante tromba,

raduneranno
destato tutti

suoi eletti dai quattro venti, dall'un capo


. E quando gli squilli ce estiali avranno dormenti nei sepolcri comincier V irre-

del cielo all'altro


i

vocabile scelta.
a

Or quando

il

Figliol
gli

dell'

Uomo

sar venuto

nella

sua gloria con tutti


glorioso.
lui
;

angeli, allora seder sul suo trono

E
egli

tutte

le

genti
gli

saranno

radunate davanti a

ed

separer

uni dagli altri

come

il

pastore

separa

le

pecore dai capri:


i

e far stare le pecore alla sua

destra e

capri alla sinistra


:

Allora

il

Re

dir a quelli

della sua destra

Venite, voi. benedetti del Padre

mio

possedete
giare

il

regno che v' stato preparato sin dalla fonforestiero e

dazione del mondo. Perch ebbi fame e mi deste da man;

ebbi sete e mi deste da bere;


:

fui

actoglieste
visitaste
;

fui

fui

in prigione e

ignudo e mi rivestiste; fui vemste a trovarmi

mi infermo e mi
Allora
i

Giusti

gli

risponderanno: Signore, quando mai t'abbiam

aver veduto aver fame e t'abbiamo dato da mangiare ? mai t'abbiam t'abbiam dato da bere Quando vesete e ? duto forestiere e n'abbiamo accolto ? o ignudo e t'abbiam
rivestito
?

pngioue
toro
:

Io

Quando mai t'abbiam veduto infermo o m siain venuti a trovarti ? E il Re nsponder vi dico in verit che in quanto

332

PECORE E CAPRI

r avete
sti

fatto

uno
T

miei

fratelli

de' minimi avete fatto


:

di
a

que-

me.

AUora dir anche a quelli di simstra Andate via da me, maledetti, nel fuoco eterno, ch' preparato per il diavolo e per suoi angeli Perch ebbi fame e non mi deste da mangiare ebbi sete e non mi deste da bere j fui forestiero e non m'accoglieste ignudo e non mi rivestiste infermo e in prigione e non mi visitaste. Allora anche questi gli risponderanno Signore, quando t'abbiam veduto aver fame o sete, o esser forestiero o ignudoj o infermo o in prigione-^ e non t'abbiamo assistito ? Allora egli risponder loro Io vi dico in verit
i
I

quanto non avete fatto a uno minimi di questi, non l'avete fatto neppure a me. E n'andranno questi a punizione
che, in
de'
l'

eterna

ma

giusti a vita eterna

Ges,
giorno,

anche

nella

sua gloria di giudice dell'ultimo

non dimentica i poveri e gli infelici che ha tanto amato nella sua prima venuta. Egli volle apparire come uno dei a minimi che stendono la mano alle porte e che i grandi hanno a schifo. Fu sulla terra, al tempo di Tiberio, colui che ebbe fame di pane e d'amore, che ebbe sete d'acqua e di maitirio, che fu come straniero nel suo (>aese e non riconosciuto da' suoi fratelli, che
ignud per rivestire chi tremava, che fu malato di e nessuno lo confort, che fu carcerato nella ile prigione della carne, sull'angusta prigione detta terra. Fu il divino affamato di anime, l'assetato di fede, il forestiere venuto da una patria indicibile, l' ignudo sotto
s*

tristezza

le

fruste

gli

sputi,

l'infermo

della sacra

pazzia delvi

l'amore.

Ma non

pensa, oggi, a s stesso


gli

come non
:

pens quando fu uomo tra


Il

uomini.
piet.

codice della scelta ha un titolo solo

Egli

PECORE E CAPRI
ha seguitato a vivere, tutto
il

333
la

pnma
dei

ia

seconda venuta, sotto

tempo che corre tra la specie dei poven

pellegrini, dei

malati e dei martoriati, dei vagabondi


i

E ora paga suoi debiti Le misericordie minimi furon fatte a lui stesso e assegner le ricompense in nome di tutti. Soltanto coloro che non l'accolsero quando apparve negh innumerevoli corpi dei miserabili saranno condannati alla pena etema perch
e degli schiavi.
fatte ai

scacciando
pane,
figlio

lo

sventurato scacciarono Iddio


il

nfiutando

il
11

l'acqua e
d'

mantello

al

povero condannarono
alla

Iddio

al

freddo,

alla

sete,

fame.

Il

Padre
e
vi

non ha bisogno

dei vostri soccorsi che tutto suo

ama anche

nel

momento che

lo

maledite.

Ma

si

deve

amare il Padre anche in persona de' suoi fighoh. E quelli che non dissetarono l'assetato avranno sete in eterno quelli che non npararono daJ freddo l' ignudo soffnranno il hioco in etemo queUi che non confortarono il pngioniero saranno prigionieri della Gehenna in etemo queUi che non accolsero il forestiero non saranno accolti nei
;
; ;

Cieli in

eterno

denti di colui che non assist

il

feb-

bricitante strideranno pei brividi d'una febbre eterna.


Il

grande povero, nel giorno della sua


Chi ha dato un po' di vita
;

gloria,

retri-

buir ciascuno colle sue infinite ricchezze,


stizia.
ai

secondo
avr
la

giuvita
la

piccoli nelle
si

per sempre

chi

ha lasciato

piccoli

pene avr

pena per sempre.


soli

E
le

allora
stelle

il

delo nudo

popoler d'altri

pi potenti,
VI

fiammeggi eranno pi forte


i

nd

delo e
sdtati
bestie

sar un nuovo cielo e una nuova terra e

risu-

non vivranno,

come

oggi

quaggi, a usanza di

ma

a somigl anza degli angeli.

PAROLE CHE NON PASSANO

Ma quando avverranno queste cose ? Quali i segni e modi ora si sa ma il tempo ? Saremo ancora, noi clie ascoltiamo, sotto il lume del sole, o dovranno aspettarli; questi fatti, t nipoti dei nipoti, mentre noi saremo ceneroso ossame nel ventre della terra ?
:

Sino alla

fine

Dodici restan chiusi

come
;

dodici pietre.

venta e non la vedono hanno in mezzo a loro la Luce e la Luce non li penetra. Fossero almeno; tra le pietre, come diamanti che rimandano, diviso
la
i

Hanno accanto

riflessi, il

raggio che
dai

li

tensce

Ma

son pietre grezze, appi etire

pena

cavate

buio della
il

cava,

sorde,

pietre

opache, pietre che


pietre che
lo
s'

sole

pu
di

intiepidire

ma non

ardere,

illuminano dal

tuon

ma non

restitmscouo

splendore. Non hanno ancora inteso che Ges non un volgare indovino, scolaro dei Caldei o di Tagete. e non ha nulla a che tare colle presuntuose bravere degli astrologi. Non hanno inteso che una predizione a termine fisso non avrebbe sugli uomini un'efficacia immediata per una ritorma che vuoie un perpetuo vigilare, Porse Qoo hanno compreso bene che l'Apocalisse rivelata sul Monte degh Olivi una doppia profezia che si nfensce a due avvenimenti diversi e tra loro iontaoi. Forse quei pescatori di provincia, a' quali un lago era mare e la Giudea l'universo, hanno contuso la fime del

PAROLE CHE NON PASSANO


popolo ebreo colla
fine

335
il

del

gnere umano,

gastigo

di

Gerusalemme

colla

seconda venuta dei Cnsto.


ci

Ma
diziom,

discorsi di Ges, k^encb

sian giunti mischiati

mostrano due grandi scadenze. La prima annunzia la fine del regno nizione di Gerusalemme, la distruzione seconda la fine del vecchio mondo, la
nelle redazioni dei Sinottici, ci

due distinte pregiudaico, la pudel

Tempio
spietati

la

riapparizione di
e
il

Ges,

il

giudizio dei misericordiosi

e degli

nuovo regno. La prima data come prossima questa generazione non passer prima che queste cose non siano avvenute e come locale e limitata perch riguarda soltanto la Giudea e In particolar modo la sua metropoli. Della seconda l'ora e il giorno non si sa perch alcuni avvemmenti, lenti a compiersi ma necessari, dovranno preceder la fine che sar, a difieienza
principio del

dell'altra,

um versale.
ditatti,
s'

La prima,

avverata

alla

lettera,

ponto per

punto, neppur quarant'anni dopo la Crocifissione, quando ancora erano in vita molti di quelli che avevan conosciuto

Ges la seconda venuta, la Parousia trionfante, quotidianamente ricordata anche oggi nel Simbolo degh Apostoli, ancora l'aspettano coloro che credono a chi ha detto,
;

in quel giorno

Il

delo e la terra passeranno


>.

ma

le

mie

parole

non passeranno
segni del
falsi

Da
falsi
i

pochi anni era morto Ges


i

quando cominciarono
1 falsi

a mostrarsi
cristi,

pnmo

aimuuzio.

profeti,

apostoli pulluiaiono in Giudea come escon dalle tane all'arrivo del solleone. Innanzi che Ponzio Pilato partisse per l'esilio si lev in Samaria
i

serpi

un impostore
cri

del

il quale prometteva di ritrovare i vasi saTabernacolo sotterrati da Mos sul Monte Ghe-

336
lzim.

PAROLE CHE NON PASSANO


disotterradei
sul

Si credeva dai Samaritani che un tal mento sarebbe stato il preludio della venuta e ima grossa masnada si raccolse minacaosa

Messia

monte

finch Qon la dispersero le spade romane.

Sotto

Cuspio Fado,

il

procuratore che govern dal

44 al 66, sorse un certo Teuda che si spacciava per un gran personaggio e prometteva grandi prodigi Quattrocento uomini lo seguirono

ma

fu

preso e decapitato e

avevan prestato fede ridotti a nulla Dopo di lui giunse un ebreo d' E^tto, che riusci a raccogliere quattromila disperati e si accamp sui Monte degli Ulivi, annunziando che ad un suo cenno avrebbero visto cadere le mura di Gerusalemme. D procuratore Felice l'assal
quelh che
gli

e lo costrinse a fuggir nel deserto.

Intanto in Samaria
cantesimi e

si

faceva gran
le

nome

il

famigerato

Simon Mago, che ammaliava


si

genti con prodigi e in-

faceva credere la potenza d' Iddio, quella


la grande,

che chiaman

e tutti

gU davan

retta.

Costui,

vedendo

miracoli di Pietro, volle farsi cristiano


il

imma-

ginandosi che

Vangelo non

fosse che

un

dei tanti mi-

sten orientali e che bastasse iniziarsi per acquistare nuovi


poteri.
l'eresie.

Simone, respinto da Pietro, divenne

il

padre del-

Credeva che da Dio vien l'Eimoia e che questa secondo lui l'En ora imprigionata negh esseri umani bagascia che s'era incarnata in Elena di Tiro, una noia dappertutto, e la fede in lui e in Elena era lo seguiva condizione necessaria di salvezza. Da lui impararono Co:

rinto,

il

primo gnostico, contro

il

quale scrisse
si

il

suo

evangelo Giovanni, e Menandro, che


tore dei
e
il

mondo. Un altro, nuovo patto, favoleggiava


H^

vantava salvaElkasai, confondeva il vecchio


di

molteplici incarnazioni,
alla

oltre quelUi

Cn<;to. e

vaneggi dietro

maga

e al-

l'astrologia col suoi discepoU.

Egesippo racconta che un

PAROLE CHE NON PASSANO


taJ

337

Tebutis, per gelosia di Simeone, secondo vescovo di Gerusalemme, form una setta che riconosceva in Ges il Messia ma che per tutto il resto rimaneva fedele all'antico giudaismo. Paolo, nelle epistole a Timoteo, mette u guardia i santi contro Imeneo, Fileto e Alessandro,

operai fraudolenti, travestiti da apostoli di Cristo


eresie
nelle
di

che

storcevano la verit e spargevano la mala semenza delie

prime

chiese.

Un

Dositeo

si

attribmva

il

nome
lisse.

Cristo e

un Nicola generava

coi

suoi errori la

setta dei Nicolai ti,

gli
si

Zelatori

condannati da Giovanni nell'Apocafomentavano continui tumulti assei

rendo che
Il

dovevano scacciare
la

Romani

e tutti

Pagani
popolo.
tatto

perch Iddio tornasse finalmente a trionfar col

siio

secondo segno,

persecuzione,

non

s'era

aspettare.

Appena

discepoli ebbero incominciato a pre-

dicare

l'Evangelo in Gerusalemme Pietro e Giovanni tucoli 'ordine di

rou cacciati in prigione; liberati furon di nuovo presi e


flagellati,

non parlar pi
i

oltre in
neofiti,

nome

di

Ges. Stefano, uno dei pi ardenti tra


fuori della

condotto

Sotto
Sioni.

dtt dai sacerdoti e lapidato. governo di Agrippa ricominciano le tribolaNel 42 11 discendente di Erode fece morir per la
il

iSpada Jacopo

il

maggiore, fratello di Giovanni, e per la

iterza volta Pietro fu chiuso in carcere. Nel '62


i

Jacopo U

Giusto, detto

il

fratello del Signore, fu buttato dalla tersassi.

lazza del Tempio e ucciso a furia di


aveva

Nel '50 Claudio

bandito da

Roma
a
;

giudei
'58

cristiani

impulsore
dell'

Chrestus tumultuantes

nel

per la conversione di

iBompouia Grecina, cominci anche nella capitale


|)ero la guerra ai convertiti. Nel '64
l'

im-

incendio di

Roma,

:TOluto

ed eseguito da Nerone, d
ottiene

il

pretesto per la prima

[grande persecuzione. CJua moltitudine innumerevole di criistiani


il

martirio a

Roma

e nelle provincie. Molti

*4

Storia

Cnsto

23 son
crocifissi;

PAROLE CHE NON PASSANO


altri,

fanno lume

alle

tunica molesta, alcuni passeggiate notturne del Cesare;


ravvolti
nella

pasto alle vengon dati infagottati in pelli di bestie, commedie mfernaii. cagne; molti, figuranti forzati di la vita sotto fimscono darmo spettacolo negli anfiteatri e e AnaBasilisso Martiniano, denti dei leoni. Processo, i
stasio a

Tecla,

Dorotea; Roma; Ermagora, Fortunato, Eufemia, Valeria a Erasma ad Aquileia Ursidno, Vitale e
;

Ravenna;
Alessandro
ria

a Gervasio. Protasio. Nazario e Celso Costanza a Brescia; PaoUno. Felice e

Milano;

Etm-

Pietro sono assassinati in quegU anni, basso. in testa croce, inchiodato colla

muore

sulla

vita, ch'era stata, dopc Paolo fimsce sotto la scure una ann seguito di tormenti. Diea la sua conversione, un cinqu. flagellato stato prima deUa sua morte, nel 57. era dai Romani tr verghe colle battuto volte dai Giudei, a Listr carcerato, tre volte naufrago e

volte

sette volte

lapidato e lasciato per morto.


altri

La maggior parte deg

discepoli

martirizzato in India, tolommeo crocifisso in Armenia.

Toma t soggiacquero alla stessa sorte. Bai Patrasso a Andrea crocifisso


In croce,

come

il

loi

Zelota e Mattia. maestro, finirono Simeone di guerre. Quant N mancarono le guerre e i rumori

Ges

nel mondo la pa( messo a morte durava ancora contro p popolo solleva d'Augusto. Ma ben presto si Bntan i contro nazione .. Sotto Nerone

fu

polo e nazione

Romani; i Parti sconfiggono e massacrano sotto il giogo costringono le legiom a passar


i

si
; l

ribellai

Armen
;

e la Siria

Gallia

si

solleva
le

^tramer rumoreggiano contro il dominio Nerone prossu con Giulio Vmdice.

aDa

fine:

imperatore

riesce a essei vile

Gailia proclama legiom di Spagna e della dO Nerone, fuggito dalla Casa Galba Ror uccidersi. Gaiba entra a
;

anche

rieU'

PAROLE CHE NON PASSANO

339

ma non
in

porta la pace. Ninfidio Sabino a


gli

Roma, Capito
disputan
l'

Germania, Godio Macro in Africa


Tutti sono scontenti di
lo
lui
:

im69
le
;

pero.
i

il

15 gennaio

del

pretoriani
di

legioni

massacrano e acclamano Ottone. Ma Germania avevan gi proclamato Vitellio

muovono
cide.

verso

Roma. Vinto a Bedriaco Ottone


Vitellio riesce a regnare.
il

si

ucdi

Ma neppur

Le

legioni

Siria eleggono Vespasiano


in Italia. I vitelliani

quale

sono sconfitti
al

manda Antonio Primo a Cremona e a Roma:


il

ViteDio,

il

porco

vorace,

assassinato

20 dicembre

del 69. Intanto

divampa

settentrione

l'

insurrezione del

Datavi con Claudio Civile e non ancora domata, ad

due anni 1' Italia invasa due volte. Roma presa due volte, due imperatori si ammazzano, due sono ammazzati. E vi son guerre e rumor di guerre sul Reno e sul Danubio, sul Po e sul
Oriente, quella dei Giudei. In
di

men

Tevere, sulle sponde del


e del Tabor.

mar

nordico, ai piedi dell'Atlante

Gli altri flagelli annunziati

da Ges accompagnavano

in quegli anni

Caligola il dell' impero Pazzo andava lamentandosi che sotto il suo regno non accadesse nulla di spaventoso e desiderava carestie, peil

commovimento

stilenze

e terremoti.

L'epilettico
al

pederasta e incestuoso

non

fu esaudito

ma

tempo

di

Claudio un seguito di

.scarsi raccolti

port la carestia fino a Roma. Sotto Nerone

aUa carestia si aggiunse la peste e soltanto a Roma, in solo autunno, il tesoro di Venere libitina registr
rentamila morti.

Noi 61 e nel 62

il

terremoto scosse l'Asia. l'Acaia,


di

Macedonia
li'

specie le citt d' Jerapoll,

Laodlcea e
la

Colossi ne risentirono gravi danni


Italia
:

Nel 63 fu
la

volta

a Napoli, Nocera e Pompei

terra

tremj
se

itta la

Campania

fu in preda al terrore. E,

come

non

240
bastasse,
tre

PAROLE CHE NON PASSANO


anni

dopo, nel 66, la Campania fu devache distrussero i racstata da trombe aeree e marine, fame. E mentre della minacele colti e aggravarono e

una romba forGalba entrava in Roma (68) la terra, con era accaduto : Tutto suoi piedi. midabile, trem sotto per il supplizio ormai era giunta la pienezza dei tempi
i

della Giudea.

terremoto che scosse Gerusalemme

il

venerd del

convulsioni giudaiche. Golgota fu come il segnale deUe non ebbe pace Per quattro decenni U paese dei Deicidi fino al giorno schiavit la pace della disfatta e della pietra del Tempio. In cui non rimase pietra su

Pilato, Cuspio

Fado
falsi

Agrippa avevan dovuto disper-

dere le bande dei


berio
degli Arrabbiati,

Messia. Sotto

Alessandro la prima seria

U procuratore Tisommossa del partito

di degU Zelatori, fin colla crocifissione il GaUleo. che l'aveJacopo e Simeone, figlioli di Giuda Cumano (48-52) Ventidio van capitanata. D procuratore a' quali s'uniZelatori, non ebbe un giorno di requie: gU Sotto disarmarono. Sicari, non rono, anche pi feroci, i sotto tuqiulti non ebbero sosta il procuratore Felice divamparono pi gagUarde. le fiamme della rivolta
:

Albino

da tanto tempo gmzcuratore di Giudea, l'incendio che a tutto il paese. GU zava senza mai spengersi s'appicc Tempio: Floro dovette tugZelatori s'mpadroniron dei fu lapidato. GeAgrippa, che and come paciere, gire altro tgUo di rusalemme cadde in potere di Menahem. fecero spadroneggiantl Giuda U Galileo. Zelatori e Sicari seniche giudei e anche di que'

Finalmente,

al

tempo

di Gessio

Floro (64-66). ultimo pro-

strage del

non giudei

bravan tepidi

a' loro occhi di fmiosi.

abominio da predetto da Damele e ricordato

Ed

ecco

finalmente

1'.

della
Cristo.

desolazione,

La

profezia

PAROLE CHE NON PASSANO


di

34I

Daniele s'era gi avverata una prima volta quando Aatioco Quarto Epitane aveva profanato il Tempio ponendovi r immagine di Giove Olimpico. Nel 39 Caligola
il

Pazzo, che s'era costituito Dio e

rare in vari luoghi, aveva

Petronio di porrr
pio,

la

come Dio si faceva adomandato ordine al procuratore statua imperiale nel recinto del Temfosse

ma

era

morto prima che l'ordine

stato

ese-

guito dal procuratore. Ges, per, alludeva a ben altro

che immagini.

lione, occuf)ato dai Sicari,


i

la grande ribeldparo di assassiru divenne un e maestosi cortili furon largamente inzuppati di sangue, anche di sangue sacerdotale. E la Citt Santa sub an-

luogo santo, durante

ch'essa l'abominio della desolazione perch nel settembre


del 66 Cestic Gallo, a capo di quarantamila

uomim,

ve-

gli insorti, accamp lemme con quelle insegne imperiali che Giudei avevano in orrore come idolatriche e che, per sopportazione degli
i

nuto per domare

intorno a Gerusa-

imperatori, non erano state

fin allora

introdotte in atta.

non imgran con si ritir e la ritirata si giubilo degli Zelatori che videro in quella vittoria un segno dell'aiuto divino. In quei tempo tra il primo e il secondo assedio, quando gi U doppio abominio aveva
Cestio Gallo, trovata pi resistenza che
volse

Ma

maginava,

fuga,

desolato
|i

il

Tempio
ai

e la citt,

Cristiani di

Gerusalemme,

ubbidienti

vaticinio di

Ges, fuggirono a Pella, di l

Ma Roma non intendeva cedere ai Giudei. impresa punitiva fu dato il comando a Tito Flavio Vespasiano che, radunato l' esercito a Tolemaide, nei 67 romani ;,^sse contro la Galilea e la sottomise. Mentre
dal Giordano.
Deli'
i

rendevano

quartieri

d'inverno Giovanni

di

Giscala.

de* capi zelatori, rifugiatosi in


iFdl

Gerusalemme a capo

bande d'Idumei
atta fu piena
di

rovesci

il

governo

anstocraaoo e

la

tumulti e di sangue.

II.

342

PAROLE CHE NON PASSANO

Vespasiano, partendo per


afi&d
il

Roma

ad assumer

l'

impero,

comando
Allora

al

suo

figliolo

Tito che per

le feste di

Pasqua

del 70 giunse dinanzi a

Gerusalemme
gli

e la strinse
giorni.

d'assedio.

cominciarono

orribili

Gli
nel

Zelatori, invasati

da una frenesia furibonda anche


si

colmo

del

pericolo,
il

divisero in fazioni che


citt.

si

conte-

sero coll'arml

dominio della

Giovanni di Giscala occupava il Tempio, Simone di Geraza la citt bassa e i loro partigiani scannavano coloro che i Romani non avevano ancora ucciso. Intanto Vespasiano s' impadroniva di due cinta di mura e di una
;

parte della citt


la

il

5 lugho cadde in suo potere anche


orrori dei massacri fratricidi e del-

Torre Antonia.

AgU

l'assedio

s'aggiunsero quelli della fame.


le

La

carestia era

tale che furon viste

madri,
Zelatori

narra
Il

Giuseppe Ebreo,
il

uccidere
fu

figlioli

per mangi arU.


;

io agosto

Tempio

preso e bruciato

gli

riuscirono a chiudersi

nella citt alta


il

ma,

vinti dalla fame, dovettero arrender

7 settembre.

compimento. La e del Tempio, citt, per ordine di Tito, fu diroccata gi guasto dall' incendio, non rimase pietra su pietra. I Giudei ch'eran sopravissuti alla fame e alla spada dei

Le

profezie di

Ges avevano

il

loro

Sican furon massacrati dalla soldatesca vittoriosa Quelli che ancora rimasero furon deportati in Egitto a lavorare nelle rmniere, e moltissimi fiu^ono uccisi, per divertimento
della
plebe, negh anfiteatri di Cesarea e di Bento. Ai* cime centinaia de' pi belh furon condotti pngiomen a

Roma pei figurare e a Roma Simone di


zati dinanzi

nel

trionfo di

Vespasiano e

di

Tito

Giaira e altri capi zelaton furon sgoz-

agh idoh che odiavano.

'i

Io vi dico che questa generazione non passer prima


.

che tutte queste cose siano avvenute

Era

il

70 di Cri-

PAROLE CHE NON PASSANO


Sto e la

343

'

sua generazione non era tutta discesa nelle sepolqueste cose accadevano. Uno, almeno di quelli quando ture e he l'ascoltavano sul Monte degli Ulivi, Giovanni, fu tes imonio del gastigo di Gerusalemme e della rovina del Tempio. Dentro il tempo destinato le parole di Ges
furon ricalcate, sillaba per sillaba, con atroce esattezza,

da una storia

di

sangue e

di fuoco.

li

LA PAROUSIA
"lxT

La prima

fine,

la fine parziale, locale, la fine del po-

polo deicida avvenuta. Conforme alla sentenza di Cristo le pietre del


9
le
i

fedeli de]

Tempio son disseminate tra le macerie Tempio son morti nei supplizi o dispersi tra
profezia, la seconda.

dazioni.

Resta
Figliolo

l'altra

Quando torner

il

dell'Uomo sulla nuvola del cielo, preceduto dalle tenebre, annunziato dagli squilli degli angeli ? Nessuno,
dice Ges,
dell'

pu dire

il

giorno della sua venuta.

Il

Figlio

Uomo

paragonato a un lampo che guizza ad un

tratto da Levante a Ponente, a

un ladro che viene


i

di

soppiatto Qella aotte, a un padrone ch' andato iontatio


e torna ali'

improvviso a sorprendere

suoi servitori. Bi-

sogna vegliare e star pronti. Purificatevi perch non sapete quando giunge e guai a chi non sar degno di comparirgli dinanzi
I

Badate

a voi stessi,

che

vostri

cuori siano aggravati

oude non avvenga da crapula, da ubriadi

chezza e dalle ansiose sollecitudini


giorno
vi

questa

vita, e quel
;

colga,

all'

improvviso,

come un
gli

laccio

perch

a codesto
terra

modo appunto
.

verr su tutti

abitanti della

intera

Ma
devono
tutti

se Gesi^

esser
:

queste cose
i

non annunzia compiute prima che l' Evangelo


i

il

giorno

dice quali cose

di

quel giorno.

Due sono
Gerusa-

dei Rc^iiiO sia predicato a


uo calpestino pi

popoli e che

Gentih

LA PAROUSIA

345
a'

lemme.
tempi e

Queste due condizioni son compiute


forse
il

nostri

gran giorno s'approssima. Non v' pi nel mondo nazione civile o trib barbara dove i discendenti degli Apostoli

da 1918
e
si

non abbiano predicato 1* Evangelo ; Mussulmam non comandano pi a Gerusalemme


perfino

parla

d'un risuscitamento dello stato giula

daico.

Quando, secondo

parola di Osea,

figli

d'Israele,
si

per tanto

tempo

rimasti senza re e senza altare,

con-

vertiranno al
la

figlio di

David

e torneranno tremanti verso

bont del Signore,


Se
le
si

la fine de'

tempi sar vicina.


prima, la Pa-

parole della seconda profeaa di Ges son vere

come
rousia
sti

son dimostrate vere

le paro! e della

non pu

esser lontana.
si

anni, le nazioni

Ancora ima volta, in queson mosse contro le nazioni, e la

ha tremato facendo stragi di vite, e le pestilenze, le sommosse hanno decimato i popoli. Le parole di Cristo da un secolo son tradotte e predicate in tutte le lingue. Soldati che credono in Cristo, bench non
terra
le carestie,

tutti

fedeli

agli
la

eredi

di

Pietro,

comandano

in

quella

citt che

dopo

sua rovina fu in balia di Romani, di

Persiani, di Arabi, di Egiziani, e di Turchi.

rammentano Ges e la sua prog)i uomini non Vvono come se il mondo dovesse sempre durare come stato fin qui e non si affannano che per i loro dice Ges Infatti Interessi terrestri e carnali. come ne' giorni prima del Diluvio si mangiava e si beveva, si prendeva mogUe e s'andava a marito, sino ai f^oruo che No entr nell'arca, e di nulla si avvide la
messa

Ma

gente finch venne


cos avverr
alla

il

diluvio che port via


dell'

tutti quanti,

venuta dei Figliol

Uomo.

Cosi pure
si

avvenne prava e

ai giorni di
si

Lot
si

si

mangiava,
si

si

beveva,

comnel

vendeva,

piantava,

edificava;
dai cielo

ma

giorno che Lot usc di

Sodoma cadde

una pioggia

340
di

LA PAROUSIA
li

fuoco e zolfo che


giorno che
il

{ce tutti perire


deli'

Lo
sar

stesso avverr

nei

Figiiol
a'

Domo

aiani testato

Lo

stesso

accade

aostn gtorm,
e
si

dispetto

delle

guerre e delle pestilenze che hanno falciato milioni di vite


io pochi anni. Si
si

mangia
si

beve,
s

si

sposa e

si

fabbrica,

compra
divino

si

vende,

scrive e

gioca.

nessune pensa

ai

ladro
il

che

all'

insaputa giunger nella notte,

nessuno aspetta
viso,

vero padrone che torner


il

nessuno scruta

delo per vedere se

il

improvlampo esce
all'

d'oriente per balenare fno a ponente.


vivi come un sonno smanioso Sembran desti perch delirano dietro a beni che son mota e veleno. Non guardano m aito, non temono che i fratelli. Forse aspetta d'essere sve-

La

vita larvale de'

di

cattiva

febbre.

gliati,

all'ultima

ora,

dagli

antichi

morti che risuscite-

ranno all'avvicinarsi del Risuscitato.

^INDESIDERATO

Mentre Ges condanna il Tempio e Gerusalemme i mantenuti del Tempio e i signori di Gerusalemme stanno preparando la sua condanna.
Tutti coloro che posseggono, insegnano e

comandano
per assassi-

attendono soltanto

il

momento tempestivo

ha un nome, una dignit, una scuola, un fondaco, un officio sacro, una frazione d'autonarlo senza pericoli. Chi
rit contro di lui.

venuto contro

di loro

ed

essi

sono
degli

oontro
assisi,

di

lui.
si

Credono,

coli' imbecillit

propria

che

salveranno mettendolo a morte e non sanno

ohe proprio la sua morte necessaria per dar principio


ai

gashghi.

Per
tale,

rappresentarsi
di

bene l'odio

che accomunava

alte classi

Gerusalemme contro Ges

odio scolastico, odio mercantile

bisogna rammenmetropob
del giusacrifici valevoli

odio sacerdo-

le

tarsi
i

che la santa citt viveva in apparenza per la fede

ma

in realt sulla fede. Soltanto neUa


si

daismo

potevano

offrire all'antico

Dio

i benaccetti e perci vi accorrevano tutti gli armi, specie e' giorni delle grandi feste, fiumane d' Israeliti dalle tetrarchie palestinesi e da tutte
le

provincie dell' impero.

H Tempio
dei
I

non era solamente l'unico santuario legittimo Giudei ma, per quelli che v'erano addetti e per tutti
che vivevano
ai

gli

altri

suoi piedi, era la grande

mam-

mella nutritizia, che abbeverava la capitale coi prodotti

348
delle
coi

L'

INDESIDERATO
delle

vittime,

delle offerte,

decime,

soprattutto

guadagni che portan con s i continuati afflussi di ospiti. Giuseppe Flavio racconta che si ritrovarono a Ge-

rusalemme, per ricorrenze straordinarie, sino a


lioni di pellegrini.

tre

miin

La popolazione
quanto esisteva
il

stabile

mangiava
;

tutto

l'anno

Tempio

la

fortuna dei mercanti di

bestiame, dei venditori di cibarie, dei cambiatori di monete, dei locandieri, e degli stessi artieri

dipendeva dalla
i

fortuna del Tempio.


Leviti
di Cristo

ch'eran pure un bel branco contava


nati,

La casta sacerdotale che senza


ai
le

tempi
sue

ventimila discendenti di Aronne, traeva

rendite dalle derime in natura, dalle tasse del Tempio,


dai riscatti dei primi

anche
I

primogeniti degli

nomini pagavano cinque


soltanto
il

sicli

a testa

e si nutrivano
si

colle carni degli animali sacrificati, de' quali

bruciava

grasso.

loro spettavano le primizie dei greggi


il

e dei raccolti;

perfino

pane era fornito a

loro dal poai sacer-

polo perch ogni capo di famiglia doveva passare


doti la ventiquattresima parte del

pane che s' infornava In casa sua Molti di loro, come abbiamo visto, lucravano anche sugli allevamenti degli ammali che i fedeli dovevan comprare per l'offerte; altri erano in societ coi cambiatori e non impossibile che alcimi di essi fossero veri e
propri

banchieri

perch
i

il

popolo depositava volentieri


d' interessi

nelle casse del

Tempio

suoi risparmi.

Un
dalla
raiolo

fascio

convergente

partiva
alla

dunque
fie-

mole erodi ana per arrivare fino e allo stambugio del sandalaio.
sul

stoia del

I sacerdoti

vive;

vano
i

ricchi

Tempio e molti avevan bisogno


e tenere
il

di loro eran

mercanti e ricchi

del

Tempio per aumentare


;

loro

guadagm

popolo in rispetto

mercanti
coi sa-

tacevano

affari coi

ricchi

che possono spendere,

L'

INDESIDERATO
loro, e coi pellegrini

349 da tutte

cerdoti che
le parti

li

assodavano a
attirati

del

mondo

verso
i

il

Tempio;

braccianti

poveri vivevano coi

rilievi e

minuzzoli che cascavan


e
dei

dalle tavole dei sacerdoti, dei ricchi, dei mercanti

peDegrini.

La
unica
a'

religione
di

era dunque l' industria massima e forse Gerusalemme chi attentava alla religione,
;

suoi

rappresentanti, al

monumento
della

visibile

ch'era la

sede

pi

famosa

fruttifera

religione,

doveva

per forza esser considerato nemico del popolo di Gerusa-

lemme, in particolar modo


fittanti.

delle caste pi agiate e pro-

Ges, col suo Evangelo, minacciava direttamente


posizioni e
i

le

proventi di quelle
si

classi.

Se tutte

le prescri-

zioni della legge

dovevan ridurre
gli scribi

alla pratica dell'amore

non
che

c'era pi posto per

dottori della legge,

da

quell'

insegnamento
i

ricavavano

da vivere.
i

Se

Iddio disdegnava
la

sacrifici

animali e chiedeva soltanto


segreta
sacerdoti

purezza d'animo e la preghiera


le

potevano chiuder
stiere;
i

porte del santuario e cambiar mevitelli, di

negozianti di bovi, di
di

pecore, d'agnelh,

di capretti,

colombe e

di

passerotti

avrebbero visto

calare e forse sparire le loro entrate. Se, per essere amati

da Dio, era necessario cambiar vita e non bastava lavare U bicchiere e pagare puntualmente le decime, la dottrina A l'autorit dei Farisei si riducevano a nulla. Se, infine, giungeva il Messia e dichiarava decaduto il primato
del

Tempio
e,

e inutili

sacrifici,

la capitale del
all'altro,

culto sacitt
d'

rebbe divenuta,
destata,
,:

da un giorno

una

spo-

coli 'andar del

tempo, un oscuro borgo

im-

poveriti,

un

deserto.
i

Gres che preferiva

pescatori, pur che fossero puri e

.amorosi,

ai sinedri sti

che parteggiava per

poveri con-

350
tro
i

V
ricchi
;

INDESIDERATO
i

bambini ignoranti degl doveva pei forza raccogliere sopra il suo capo l'odio dei leviti, de mercanti e dei dottori. D Tempio, l'Accademia e i Banco eran contro di lui quando la vittima sar pronti chiameranno, a malincuore ma costretti, la spada ro
scribi

che stimava pi
sui

acciecati

misteri

deUe scritture,

mana

perch la sacrifichi alla loro tranquiUit.


la

Gi da qualche tempo
stanza in Galilea Erode
fuori della Galilea,
lo

vita di

Ges non era


tempi della

pi

sicura. Al dire dei Farisei fin dagli ultimi

suj

cercava per ammazzarlo. Fors(

fu questo avviso che lo condusse a Cesarea di Filippo

dove predisse

la

sua passione.
i

Da quando
cerdoti,
i

era venuto a

Gerusalemme

capi dei sa

Farisei e

gh

Scribi, gli

stavano attorno per ten


alcune

dargli trappole e registrare le sue parole.

Quel marami
testimoni

inquieto e inviperito

gli

sguinzagli dietro
falsi

spii

destinate a diventale, tra pochi giorni,

<

secondo Giovanni fu anche dato l'ordine a certe guardii


di agguantarlo
tergli le

ma

costoro

non ebbero

il

coraggio di met

mani addosso. Le frustate

ai bestiai e a'

cambia

tori, r invettiva contro gli Scribi e i Fansei pronunciat? a gran voce, le allusioni alla rovina del Tempio colma reno la misura. Il tempo stringeva, Gerusalemme en piena di forestieri e costui era ascoltato da molti. Po teva nascere qualche disordine, un subbuglio, forse um sollevazione delle bande provinciali ch'eran meno attao

cate
tagio

ai

privilegi e agli
al

interessi

della metropoli.
si

Il

con

va fermato
perdere.

principio e non
il

pi sicuro che levar di mezzo

mezw bestemmiatore. Non c'en


vedeva
del

tempo da
riunire
il

le

volpi dell'altare e

negozio

che gi s'erano accontate a mezza bocca, stabilirono d


Sinedri* per mettei d'accordo la
legge
cxll'as

sassi aio.

L'

INDESIDERATO
il

351
consiglio

Il

Sinedrio era l'assemblea degli ottimati,

supremo dell'aristociazia dominante nella capitale. Era composto di sacerdoti, gelosi della clientela del Tempio, che dava a loro poteri e prebende; di Scribi, incaricati di conservare la purezza della Legge e di trasmetter la
tradizione; di Anziani che rappresentavano
della

gl'interessi

borghesia danarosa e moderata.

Tutti furon d'accordo che bisognava pigliar Ges con

inganno e
del

farlo

morire come bestemmiatore del sabato e


turaron subito la bocca,

Nicodemo tent una difesa procet Che facciamo ? dicevano. Quest'uomo fa miracoli e molti lo seRoguono. Se lo lasciamo fare tutti crederanno a lui e mani verranno a distruggere la nostra citt e la nostra
Signore. Soltanto

durale

ma

gli

nazione

la ragion di

stato, la

salvezza

della

patria

che

le

consorterie

chiaman sempre

in rinforzo per

imma-

scherare di legaUt ideale la difesa del loro particoiar

vantaggio.

Cajafa che quell'anno era Gran Sacerdote, tronc

le

dubbiezze colla massima che ha sempre


nanzi alla sapienza del mondo,
cente
:

giustificato,
dell'

di-

l'

immolazione
pei

innovi

Voi non capite nulla e non riflettete

come

torni conto che

un uomo
.

solo

muoia

il

popolo e non

tutta la nazione perisca

La massima,
tenuti

In bocca di Cajafa,

e in quella occasione, e per quello che sottintendeva, era

Infame
crita.

e,

come

tutti

discorsi

nel

Sinedrio,

ipo-

un senso supenore. e trasferita cambiando o nazione in i umanit nell'Assoluto il presidente del patriziato circonciso enunciava un princpio che Ges stesso aveva accettato In cuor suo e che
sollevata

Ma

sarebbe divenuto, in altra forma,


Cristianesimo.
trare,
solo,

il

mistero cruciale del


lui

Cajafa

non sapeva,

che

doveva en-

nei

Sancta Sanctorum deserto per oflnre a

352

V
l

INDESIDERATO
quanto
le

Jahve

peccati

del

popolo,

sue parole,

cos

grossolane aell'espressione e ciniche nel sentimento, eran

d'accordo col pensiero della sua vittima.


Il

pensiero che soltanto

il

giusto

giustizia,

che soltanto

il
il

perfetto

pu pagare per l' inpu scontare i delitti


i

dei bruti,

che soltanto

puro pu estinguere
colpe che l'uomo

debiti de-

gh

ignobili,

che soltanto Dio, nella sua infinita magnile

ficenza,

pu espiare
della

ha commesse
il

contro di Lui,
vertice

questo pensiero, che sembra all'uomo

pazza appimto

perch

il

sommo
ai

della

sapienza divina, non lampeggiava di certo nella infetta

anima

del

Sadduceo quando buttava in pasto


che

settanta
eventuali

complici U sofisma destinato ad ammutolire


rimorsi.

gli

Cajafa,

della corona, e alla

doveva essere, insieme alle spine spugna d'aceto uno degli arnesi della

Passione, non immaginava in quel momento di offrire ima testimonianza solenne, bench velata e involontaria,
della divina tragedia che stava per cominciare.

che l' innocente pu pagare per morte d'uno solo pu giovare alla salvezza di tutti, non era de) tutto straniero alla coscienza antica. I miti eroici dei pagani conoscevano e celebravano sacrifizi volontari degli innocenti. Ricordavano Piil

Eppure

principio

colpevoli, che la

|ade

che
;

si

ofiEriva al

supplizio, in luogo di Oreste colpe-

vole

Macaria, del sangue d' Eracle, che salvava, colla


;

propria, la vita ai fratelli

Alcesti che accettava la

morte

per sviare dal suo


figlie di

Admeto la vendetta di Artemide; le Eretteo che s' immolavano perch 11 padre sfugNettuno;
perch
i

gisse ai colpi di

il

vecchio re Codro che


Ateniesi

si

git-

tava neir
toria; e

llisso

suoi

riportassero

vitai

Decio Mure e

il

figliolo

che

si

consacravano
1

Mani
sui

nel folto della mischia

perch trionfassero
si

Romani
armato

Sanniti;

Cui zio che

precipitava

tutto

INDESIDERATO
e Ifigenia

353
;

nella voragine per la salute della patria

che

porgeva

la gola al

coltello

perch la flotta di Agamen-

none navigasse felicemente verso Troia. Ad Atene durante le feste Tergehe, due uomini erano uccisi per scansare dalla citt le sanzioni divine
;

Epimemde
tombe
;

il

savio,

per purificare Atene profanata dall'assassimo dei seguaa


di Cilone, ricorse
di

sacrifici

umani
delitti

sulle
si

a Curio

Cipro,

a Terracina, a Marsiglia
dei

precipitava ogni

anno,

come pagamento
questi
sacrifici,

della

comunit,

un

uomo

nel mare, riguardato come salvatore del popolo.

Ma
uomini

la salvezza di
;

un

essere solo o di

quand'erano spontanei, eran per im ristretto gruppo di


si

quand'erano forzati aggiungevano una scellerapretendeva espiare


:

tezza nuova a quelle che

casi di

privata afezione o misfatti superstiziosi.

Non
i

s'era ancor visto

peccati degli uomini,


salvcu:e
il

im uomo che s'accollasse im Dio che s' incarcerasse

tutti

nella

carne per
d'ascendere

genere

umano
alla

renderlo
dalla

capace

dalla

bestialit

santit,
Il

mniha-

zione della terra al

sume

tutte

Regno r imperfezioni,
il

dei Cieh.
il

perfetto che as-

tutte le infamie,

giusto

che si carica di che prende su di s tutte


di

puro

l'ingiustizie di tutti,

era apparso in aspetto di miseraai

ne
chi

e di fuggiasco,
tutti,
il

giorm

Cajafa. Colui che deve


i

orire per

bracciante Galileo che turba

ric-

preti

di

Gerusalemme,

sul

Monte

degh

Ulivi,

a poca distanza dal Sinedrio.

I settanta,

che non

sanno di ubbidire, in quel momento, alla volont del perseguitato, decidono di farlo prendere pnma che giunga la Pasqua.
ni,

Ma

poich son vih,


solo

come
:

tutti

padro-

non haimo che un

ntegno

la

paura della gengli

te che

ama Ges, a E i capi sacerdoti e cavano il modo di pigharlo con inganno


25

scribi cer-

e di ucciderlo,

Stona

di Cristo

354
perch dicevano
:

^'

INDESIDERATO
lo

Non

facciamo durante
di

la festa,
trarli

non uno

ci

sia

qualche tumulto
loro

popolo

A
il

onde d' imdopo,

paccio,

per

fortuna,

sopraggpiunse,

giorno

dei Dodici:

colui che teneva la borsa,

Giuda d'isbka-

rioth.

IL

MISTERO DI GIUDA

Due
Giuda

soli

esseri
il

al

mondo hanno saputo


dj

il

segreto di

Cnsto e

Traditore
cnstiani
vi

Sessanta generazioni
to attorno

hanno

tantasti-

ma

l'uomo
di

d'

Ishkarioth. bench abbia fatto

a terra nuvoli
ecitrato

discepoU, rimane caparbiamente in-

l'unico

mistero

umano che
Farisei,
la

s'

incontri negli

vangeli.
di,
il

Comprendiamo senza
rancore astioso dei
e di

fatica la demonialit degli


la

stizza

vendicaPi-

va
to.

di

Hanan

Calafa,

vigliacca mollezza di

Ma non comprendiamo
I

con eguale evidenza l'abbo-

nio di Giuda.
lui

quattro storici troppo poco

dicono
il

delle

ragioni

che

lo

persuasero a

vendere

Re.
e

role

entr in lui . Ma queste padicono Satana non sono che la definizione del suo delitto. D male dunque improvvisamente. prese possesso del suo cuore Prima di quel giorno, forse prima della cena di Betania, Giuda non era nelle mani dell'avversario. Ma perch, ad un tratto, vi precipit? Perch Satana entr per l'ap:

punto in
I

lui e in

nessuno degli

altri

Trenta Denari sono ima ben minuta somma,

specie

per

eta d'oggi

un uomo al quale la ricchezza taceva gola, in monon arriverebbero a cento lire e sia pure che

valore effettivo, o,

come dicono

gli

economisti,

il

po-

tere d'acquisto fosse^ in quel

tempo, anche died volte mag-

'

356
9

IL

MISTERO DI GIUDA
lire
i

giore,

non

ci

sembra che mille


la

siano

un prezzo

suffi-

ciente per indurre un uomo, che

vono avaro, a commettere


la

compagni d descripi repugnante perfidia che


suoi

storia ricordi.

S'

detto che Trenta Denari erano

il

Esodo dice, invece, che trenta sicli erano il compenso che doveva pagare il padrone d'un bove che avesse cozzato uno schiavo o una
prezzo d'uno schiavo.
il

Ma

testo deU'

schiava.

caso era troppo diverso i)erch

dottori

del

Sinedrio

potessero

pensare in

quel

momento

all'osser-

vanza scrupolosa d'im precedente.


l'ufficio

L' indizio pi tremendo in favore della tradizione

che Giuda s'era riservato tra

Dodici. Fra di

loro c'era
diritto, sari

un antico

esattore, Matteo, al quale, quasi per


i

sarebbe spettato di tenere

pochi spiccioli neces-

alla

spesa della comunit. In luogo di Matteo veofferte,

diamo, come depositario delle


rioth.
tri,

l'uomo di Ishka-

semplice maneggio delle monete, anche se d'al-

impesta.

Non
:

fa

meraviglia che
la

Giovanni

dia per

ladro

Giuda

siccome teneva

borsa,

portava via

d mettevan dentro o. Eppure non si pu a meno di pensare che im ingordo d'argento non sarebbe rimasto molto in cos povera compagnia. Se avesse voluto campar di furti avrebbe cercato un posto pi confacente e fruttifero di quello che aveva
queUo che
accettato. E se avesse avuto necessit di quei miserabili Trenta Denari non se li sarebbe potuti procacciare in altro modo, magari fuggendo coUa borsa, senza bisogno

compra di Ges ? Queste riflessioni di senso comune intomo a un htto cos straordinario hanno portato moltissimi, fin
di

proporre

ai

sacerdoti la

dedai

pnmi tempi
infame.

cristiani,

a cercare
eretid,

altri
i

motivi della vendita


favoleggi che

Una

setta

di

Cainiti.

Giuda, sapendo che Ges doveva, per volont sua e del

IL

MISTERO DI GIUDA

357

affinch nulla Padre, andare alla morte per tradimento si sobmancasse allo strazio della grande espiazione

barcasse ad accettare con dolore l'eterna infamia perch

Strumento necessario e volontario della Redenzione, secondo costoro, Giuda fu eroe e martire, degno d'esser venerato e non maledetto. Secondo altri 1' Iscariota, che amava il suo popolo e ne sperava la liberazione, e forse pendeva ai sentimenti degli 2^1atori, s'era unito a Ges sperando che questi
tutto
-si

compiesse.

fosse
il

il

Messia quale

la

bassa gente

l'

immaginava

allora

Re

della rivincita e della ristorazione d' Israele.

Quando

a poco a poco, a dispetto dell'ottusit sua, s'accorse, dai un Messia di discorsi di Ges, d'essersi imbattuto in

ben altra specie, per sfogare la rabbia della delusione lo consegn ai suoi nemici. Ma questa fantasia, alla quale i testi, sia canonici che apocrifi, non danno nessun appiglio, non gioverebbe a scagionare il venditore di Cristo
avrebbe potuto disertare
i

Dodici e mettersi in cerca di

compagni meglio adatti per lui, che allora, come s' visto, non mancavano. Altri ha detto che la ragione vera va cercata nella perdita della fede. Giuda aveva creduto fermamente in Ges ed ora non poteva pi credere. I discorsi sulla prossima
tardo
targli
fine,

la

minacciosa ostiUt della metropoli,

il

ri-

della

manifestazione vittoriosa avevan finito per


fin

smarrire ogni fiducia in colui che aveva seguito

allora.
la

Non vedeva approssimarsi

il il

morte. Forse, braccando tra


Sinedrio non

vedeva venir popolo, aveva sentito


e

Regno

bucinar qualcosa dei propositi della consorteria e temeva


le
il

)la

ma
la

si sarebbe contentato d'una vittima avrebbe condannato tutti quelli che da molto

ipo

andavan con Ges. Vinto

dalla

paura

'orma presa da Satana per invasarlo

che sa pens

358
di la
i

a
le

MISTERO DI GIUDA
e di aver salva, col tradimento,

metter
vita.

mani imaanzi

L' incredulit e la

vigliaccheria

sarebbero stati
d'oppio,* escodei

moventi ignominiosi

della sua ignominia.

Un
gita,

come mangiatore contraddicendo, una nuova apologia


inglese,

celebre

Traditore-

Giuda credeva: ani credeva troppo. Era talmente per. suaso che Ges fosse veramente il Cristo che volle spingerlo, col darlo in

mano

al tribunale,

a manifestare

final-

mente

la

sua legittima Messianit.

Non poteva

credere,

tanto era forte la sua speranza, che Ges sarebbe stato


ucciso. Oppure, se

veramente doveva morire, sapeva con

certezza che sarebbe nsusdtato subito dopo, per

ncom-

panre alla destra del Padre come Re d' Israele e del mondo. Per affrettare il gran giorno, nel quale ai Disce poli sarebbe dato finalmente la ricompensa della loro fedelt,

Giuda,
volle

sicuro

dell'

intangibiht

del

suo
l'

divino

armco,

forzargU

la

mano
quelli

offrirgli

occasione,

mettendolo a faccia con


di mostrare
la

che

doveva diseredare,

sua qualit di vero figho d' Iddio. Quello

errore dovuto al non insegnamento del Maestro. Non trad, dunque, per voglia di guadagno, pei vendetta o per codardia ma per imbedlht. Aitn, invece, tornano a ragionare sulla vendetta Non si tradisce senza odiare. Perch Giuda odiava (es ? Ripensano alla cena in casa di Simone e al nardo della piangente. D rimprovero di Ges deve avere inasprito
di

Giuda non fu tradimento

ma un

aver inteso nel senso giusto

l'

il

discepolo,

che forse era stato preso


fintaggine,
altre

di

mira,
AJ

per

la

sua rabbuffo s'aggiunse V invidia, che vigoreggia sempre nell'anime volgari. E appena gli parve di potersi vendicare

spilorceria o

volte.

rancore del

senza (incoio and al palazzo

di

Cajata.

Ma

i^dnsava

davvero

che

la

sua

denunzia avi ebbe

D-

MISTERO DI GIUDA
?

359
si

portato Ges^ alla morte


lare al popolo

supponeva piuttosto che

sarebbero contentati di frustarlo e di proibirgli di par-

immaginare che la condanna di Gres lo sconvolse come una conseguenza terribile e non aspettata del suo bacio. Matteo racconta la sua disperazione in modo da far supporre ch'egh provasse veramente l'orrore di ci ch'era seguito per colpa sua. Le monete che ha intascate gli bruciano ; e quando i sacerdoti le rifiutano le butta nel Tempio. Anche dopo la restituzione non ha pace e corre ad impiccarsi, per morire il giorno medesimo della sua vittima.
?

Il

seguito della sua storia fa

Un

rimorso cos furibondo, che sospinge con tanta veeal

menza
I

rifiuto

della

vita,

fa

pensare

ai

terrori

delle

rivelazioni imprevedute e improvvise.


misteri, a dispetto di tutto l'annaspare degli insod-

disfatti,

s'accavallano intorno al mistero


la

di

Giuda.
di

Ma
il

non abbiamo ancora invocata


che meglio
di

testimonianza
di

Colui

tutti

sai>eva,

anche megUo

Giuda,

vero segreto del tradimento. Solamente Gesti, che vedeva


in fondo all'anima e
dell'Iscariota

come nell'anima

di tutti,
fatto,

che

sapeva
scelse

prima

quel

che
fosse

Giuda avrebbe
uno

potrebbe dire l'ultima parola.

Ges
scelto,

Giuda perch

dei Dodici e por-

tatore, alla pari degli altri, del Lieto

Annunzio. L'avrebbe
s,

l'avrebbe tenuto con

s,

accanto a

alla

sua

tavola, per tanto tempo, se l'avesse creduto

tore insanabile

Gli

avrebbe affidato
al

un malfatquel che aveva di


pi prezioso
:

pi caro,

quel che c'era

mondo
?

di

ia

predicazione del Regno d' Iddio

tratta

agli ultimi giorni, fino all'ultima sera, Gres non Giuda in maniera diversa dagli altri. Anche a lui, come agli Undia, d il suo corpo sotto l'apparenza di pane, e il suo sangue sotto l'apparenza di vino. Anche

Fino

300
i

IL

MISTERO DI GIUDA
portato alia
quelle
di

piedi di

Giuda

casa da Cajafa
giorno dipoi.

quei piedi che l'avevan son lavati e asciugati da


E
quando Giuda
arriva, tra

mani

che dovevano essere inchiodate, colla complicit


il il

Giuda,

luccichio

delle

spade e
faccia

il

rosseggiare delle lanterne, sotto la nera

ombra

degli Ulivi e bacia,

con effusione
di
:

dice Matteo

la

ancor

fradicia

sudore sanguigno,

G^

non

lo

respinge
eo

ma

gb dice

Amico, che
1
I

Am

vieni a fare ? Tultima volta che Ges parla a Giuda

e anche in

questo

momento non
,

sa trovare

altra

pa-

rola di quella consueta, di quella che gli rivolse la


volta.

prima

l'uomo delle tenebre, che viene nel buio per consegnarlo alla sbirraglia, ma ramico; lo stesso che poche ore innanzi sedeva accanto a lui, in-

Giuda non

per

lui,

tomo
bocca
l'ore
t,

al

piatto dell'agnello

dell'erbe,

ha messo

la

al

suo bicchiere

lo

stesso che tante volte,

nel-

dei riposi, all'ombra dei fogliami


agli
altri,

dei muri,

ascol-

insieme

come

discepolo,

come compagno;
Promessa.
Cristo;

come

fratello,

le

grandi

parole deUa
:

ha detto,
per cui
il

alla

tavola della Cena


dell'

Guai a quell'uomo
I

Figliol

Uomo
lui,

tradito

Meglio sarebbe

per codest'uomo se non fosse mai nato

Traditore
del

dinanzi a

il

. Ma ora che il tradimento consumato;

e alla perfidia del tradimento


bacio.
i

suUa bocca

di Colui

Giuda aggiunge l'oltraggio che ha comandato l'amore


i

per

nemici, ritorna la dolce, l'usata, la divina parola

Amico, che
la

vieni a fare

Anche

testimoninaza del Tradito accresce la noil

stra perplessit invece di alzare

velame
gli

dello
gli

sgomenaffida
la

toso segreto. Egli sa che Giuda ladro e


borsa;
sa

che Giuda perverso e

affida

verit infinitamente pi prezioso di tutta la

un tesoro di moneta del-

IL

MISTERO DI GIUDA

36I

l'universo;
della

sa che

Giuda dovr

tradirlo e lo fa partecipe
il

sua divinit offrendogli


del

boccone
gli

del

pane e

il

sorso
lo

vino

vede Giuda che guida


volta,

arrestatori

chiama ancora una

come prima, come sempre,


!

col
<i

nome santo

dell'am cizia.

Sarebbe meglio che non fosse mai nato Queste parole, pi che una condanna, possono essere un moto di rimpianto al pensiero d'un destino che non pu essere evitato. Se

Giuda odia Ges non vediamo


di

in

nessun

momento che Ges abbia


sa

ribrezzo di Giuda. Perch

che

l'

infame mercato

Ges Giuda necessario come sar


gii

necessaria la debolezza di Pilato, la rabbia di Cajafa,


sputi dei soldati,
i

Giuda deve tare quello che fa, e non impreca contro di lui come non maledice il popolo che lo vuol morto o il marteUo che lo conficca sul legno. Dna sola preghiera gh rivolge i
travi della croce. Sa che
a

Fa' presto quel che conti di fare

D
della

mistero di Giuda legato a doppio nodo al mistero

Redenzione e rimarr, per noi minimi, un mistero. Nessuna analogia ci pu illimiinare. Anche Giuseppe fu venduto da uno de' suoi fratelli che si chiamava Giuda, come r Iscariota, e fu venduto ai mercanti Ismaeliti per venti monete d'argento. Ma Giuseppe, figura carnale di Cristo, non fu venduto ai nemici, non tu venduto per( esser messo a morte. E per compenso di quella perfidia
divenne tanto ricco che pot arricchire suo padre e tanto
generoso che pot perdonare anche
ai
fratelli.

'

Ges non fu tradito soltanto


prezzo,

ma

venduto, tradito per

venduto a basso prezzo, barattato con moneta spendibile. Fu oggetto di scambio, merce pagata e consegnata. Giuda, l'uomo della borsa, il cassiere, non si present soltanto

come

delatore

non

si

ofirl

come
I

sicario,

ma come

negoziante,

come venditore

di sangue.

Giudei;

302 che
s'

IL

MISTERO DI GIUDA
di

intendevan
gli

sangue,

quotidiani

sgozzatoli

e
i

squartatori di vittime, macellari dell'Altissimo, furono


primi, e
ultimi,

avventori di Giuda.
dell'

Ges fu il primo affare magro affare, in verit,

La vendita di improvvisato mercante un


:

ma insomma una

vera e propria

transazione mercantile, un valido contratto di compravendita, contratto verbale


contraenti.

ma onestamente

osservato dai

Se Ges non fosse stato venduto sarebbe mancato


qualcosa alla perfetta ignominia deU'espiazione
sero pagato caro, con trecento
sicli
;

se l'aves-

oro invece che argento,


poco,
fosse
il

l'

invece di trenta, con ignominia sarebbe scemata, di

ma

scemata.

comprato

ma
i

denaro in tutti

Era destinato dall'eternit ch'egli comprato con poco denaro, purch modi c'entrasse. Perch il valore in-

finito

risultasse soprannaturale

ma

comunicabile era ne-

un valore minimo, con im valore neppure valore. Non faceva lo stesso, metallo che non di anche lui, il venduto, che voleva ricomprare col sangue d'un solo tutto il sangue sparso sulla terra da Caino a
cessario scambiarlo con

Cajafa?
stato venduto per schiavo, come tanti d'anima eran venduti a quei tempi sulle corpi piazze, se fosse stato venduto come una propriet redditizia, come un capitale umano, come un vivente arnese
se
fosse
forniti

di

lavoro,

l'

ignominia

sarebbe

stata

quasi

nulla

la

Redenzione rimandata
l'

innocente che

il

venduto come si vende beccaio compra per ammazzare, per


fu

Ma

rivendere a pezzi
laro

aJ

mangiatori

di carne.
a'

sacro macel-

Ca]afa non ebbe mai pi,

suoi

tempi
i

una
i

vitsi

tima cos immensa. Da quasi due millenni


nutron
tori di

cristiani

quella vittima ed ancora intatta e


saz;.

divore.-

uon son

IL

MISTERO
ha messo

DI

GIUBA

363

Ciascuno

di

noi

la

sua quota, un'infinitevittima inin:

sima
sieme

quota,

per comprare da Giuda questa


Tutti

consumabile.

abbiamo contribuito a mettere


che cost
nostro
il il

la visibile

somma

sangue del Liberatore


Il

Calafa non fu che

mandatano.

Aceldama,

che fu pagato con quella

campo di moneta, il campo


la

che tu comprato col prezzo del sangue,


dit, roba nostra.

nostra ere-

quel

campo

s'

ingrandito misterio-

samente,
terra
:

s' dilatato sino

a occupare mezza faccia della

intere citta, citt popolose, lastricate, illuminate,

spazzate, citt di botteghe e di bordelli, vi rispiendono

da settentrione a mezzogiorno. E perch il mistero sia sempre pi grande, anche i denari di Giuda, miilephcati
dai tradimenti di tanti secoli,
e,

da

tutti gli affari conclusi


interessi,

per di pi,

accresciuti

innumerabili. Ormai

dagli

son diventati
i

possono attestarlo

computisti,
del

veri aruspici di questa et

tutti
le

recinti

Tempio

non basterebbero per contenere


del rimorso, 'uomo che

monete

figUate fino al

giorno d'oggi da quelle Trenta che vi gett, nel delirio

vend

il

suo Dio.

L'UOMO COLLA BROCCA


uxiv

non vogliono aspettar troppo consegna. Prima della testa, hanno detto. La festa grande, la Pasqua, cade il sabato e siamo ormai al gioved. A Ges non rimane che un giorno solo di libert, r Ultimo Giorno. Prima di lasciare i suoi amici quelli che stanotte l'abbandoneranno vuole, ancora una volta, alla tavola della pace, intinger il boccone nello stesso piatto con loro. Prima che la sua faccia sia lavata dagh sputacchi
Fatto
il

prezzo,
la

pagato,

compratori

della soldataglia siriana e della feccia giudaica vuol in-

ginocchiarsi a lavare

piedi di coloro che

dovranno cam-

minare

fino alla

tar la sua morte.

morte sulle strade della terra per racconPrima che il suo sangue scoli gi dalle
la

mani, dai piedi, dal petto, vuol darne

primizia a quelli

che dovranno essere un'anima sola con lui sino alla fine. Prima di soffrir la sete, inchiodato sui travi inchiodati,
vuol bere coi compagni
chiere.
il

sugo dell'uva nello stesso


terra.
il

bic-

La
la

vigiha della morte sar

come un'anticipazione
primo giorno degli azfarti

del banchetto della

auova

Era
zimi,
l

mattina del gioved,


:

Dove vuoi mangiai la Pasqua


li

Discepoli

domandano che andiamo a


?

preparativi per

Figliolo

dell'

Uomo

da

meno

delle

volpi

jkjd

l'uomo colla brocca


ha casa. Quella
primi tempi,
di
di

365
per sempre
fu,

Nazareth
la sua, e

1'

ha

lasciata

lontana quella di Simone in Capernaum, che

nei

come

troppo fuor

di

citt quella

Marta e Maria, in Betania, dov'era quasi padrone A Gerusalemme non ha che uenud o amici vergognosi Giuseppe d'Arimatea l'accoglier come ospte soltanto la sera dopo, nella deca grotta addetta alle cene
:

dei vermi.

Ma
D

il

condannato,
gli

l'ultimo

giorno,

ha

diritto

alla

grazia che chiede. Tutte le case di

Gerusalemme son

sue.

Padre

dar quella che

si

presta

megUo a nascon-

due discepoli con questo misterioso comando Andate nella dtt e vi verr incontro un uomo che porter una brocca d'acqua. Seguitelo e, dove sar entrato, dite al padron di casa D Maestro ti manda a dire: D mio tempo vidno. Dov' la stanza nella quale manger la pasqua co' miei discepoli ? Ed egli vi modere l'ultima gioia
dell' inseguito.
:

E manda

strer di sopra

una grande stanza ammobiliata e pronta

quivi fate

preparativi per noi.

S' creduto

che quel padrone fosse un familiare di


fosse di gi, tra loro,
i

Ges

e che

sbaglio:

Ges avrebbe mandato dicendo il nome, e non sarebbe


dell'uomo colla brocca.
Molti

un fissato. uno due addirittura da lui, ricorso al pedinamento


mattina
le

eran

gli

uomini, in

quella

di

festa,

che dovevan salire dalla fonte di Silo con


dell'acqua. I Discepoli

brocche

non devono scegliere: il primo che lo conoscono perch se no lo fermerebbero, invece (p andargh dietro per vedere dov'entra. D suo padrone, se ha un servitore, non dev'esverr loro incontro.

Non

sere dei pi
agiati,

p veri e in casa sua, come in quelle


j

degli

sar dicerto una stanza adatta per una cena.

365

L'UOMO COLLA BROCCA

deve sapere, almen per sentito dire, chi il in quei giorni, a Gerusalemme, d'altro non si parla che di lui. L'ambasciata tale che non potr rifiutarsi, oli Maestro ti manda a dire: il' mio tempo Vicostui
:

Maestro

ano
Chi

Il

tempo ch' ormai

suo

quel della morte.

potr respingere dalla sua casa un moribondo che


?

vuole sfamarsi l'ultima volta

Andarono
zina

discepoli, nella

trovarono

l'uomo colla mezli

entrarono
il

casa,

parlarono col padrone e


:

prepararono
i il

necessario per la cena

l'agnello allo spiedo,

pam
vino

rotondi senza lievito, l'erbe amare, la salsa rossa,


del
i

ringraziamento, l'acqua calda. Nella stanza

disposero

lettucd e

guanciali

attorno alla tavola e

sulla tavola distesero la bella tovaglia

bianca e sulla toil

vaglia posarono
di

pochi piatti,

candeheri,
sola,

boccale pin
tutti

vino, e la coppa,
le

una coppa

dove

avrebi

bero appoggiato

labbra.

Non dimenticarono
del
lago,

nulla:

due eran
assistito,

pratici di questi apparecchiamenti. Fin

bim, nelle case materne a specchio

da bamavevano
pi

cogh occhi

sgranati,

ai

preparativi

della

non era la prima volta che mangiavano tutti insieme la pasqua da quando erano insieme a quello che amavano. Ma in questo giorno, ch'era l'ultimo, e forse l'atroce verit aveva finalmente trafitto
cordiale festa dell'anno.
i

loro spiriti otturati; ma per questa cena, ch'era l'ultima cena che avrebbero gustato tutti e tredici insieme, vivi
tutti

tredici

ma

per questa pasqua, ch'era l'ultima

Ges daismo
per

e l'ultima

veramente valida

del

vecchio giugli

perch un nuovo patto cominciava per


tutti
i

uomini

di

paesi;

ma

per questo banchetto di

festa, ch'

un ricordo

di vita e

un avviso

di

morte,

di-

scepoli fecero le umili faccende servili con

una tenerezza

l'uomo colla brocca


nuova, con quella
quasi
le

367

letizia

pacata e pensierosa che


sole,
gli

move

lae^rime.
il

Sopravvennero, calato

altri

dieci

insieme

a Gesi e si allogarono intomo alla tavola apparecchiata. Tutti eran muti, cerne aggravati da presentimenti che avevan paura di ritrovare negli occhi dei compagni. Ri-

cordavano
del
le

la

cena quasi funebre in casa


il

di

Simone, l'odore
i

nardo, la donna e

suo infinito pianto silenzioso,


le

parole di Ges quella sera,

parole di quei giorni,


fine,
i

replicati

avvertimenti
della

dell'

infamia e della

segni

dell'odio

che cresceva intomo a loro e


congiurazione che stava
loro

g' indizi

ormai
dal-

manifesti

per

uscir

l'ombra colle sue torce.

Ma

due

di

per cagioni
:

contrarie

erano

pi oppressi, pi toccati di tutti

di

vero visto la sera veniente. I


il

due che non avrebmorituri Cristo e Giuda


1

venduto e

il

venditore,

il

Figliolo d' Iddio e l'aborto

Satana.

Giuda aveva ormai stipulato tutto


glie
li

trenta denari
:

l'aveva addosso, ingruppati perch non tinnassero

non
Il

avrebbero pi
di

ripresi.

Ma non
11,

era tranquillo.

Nemico
sereno

era entrato in lui


Cristo.

ma non
Vederlo

era forse ancor tutto


in

morto l'amico

mezzo

ai

suoi,

ma

coli 'espressione

accorata di chi

solo

a sa;

pere un segreto, a conoscere un dehtto, un tradimento


vederlo ancor libero, accanto a chi
vivo,
gli

vuol bene, ancora


delii

con tutto
protezione

il

sangue dentro
pelle.,..

le

vene, sotto la

cata

della
di

Eppure non

volevano,

compraton aspettar
se

concertata la consegna
Ges,
?

che

e non s'aspettava che lui* doveva sapere, l'avesse denunziato


il

pi

per quella

notte stessa era

Ma
agli

Undici

se costoro, per salvate

Maestro,

gli

tessero

300

L'UOMO COLLA BROCCA

saltati addosso per legarlo, forse per ammazzarlo ? Cominciava a sentire che precipitar Cristo alla morte non

sarebbe bastato per salvar s stesso dalla morte, tanto

temuta eppure
tetra faccia
e,

cos vidna.

Tutti questi pensamenti rabbuiavano

sempre pi
i

la

a momenti,

lo

costernavano. Mentre

pi

si davan d'attorno per gli ultimi ammannimenti limpidi guardava alla sfuggita gli occhi di Ges occhi appena velati dall'amorosa mestizia del distacco quasi per leggervi la revocazione del destino imminente. Ges rupp)e il silenzio. Ho ardentemente desiderato di mangiare questa pasqua con voi perch io vi dico che non ne manger pi, finch sia compiuta nel Regno d' Iddio. Tanta iorza d'amor contenuto non s'era fin qui con-

propensi
egli

fessata in nessim'altra parola di Cristo agli amici,


in

come

questa

Tanta nostalgia

del

giorno

dell'unione per-

eppur destinata a ima sulo sanno ma quanto, fino a questa sera, poveri cuori scombattuti, non 1' haimo cosi acutamente saputo. Questa cena, lo sa, la pausa estiema di riposata dolcezza prima della morte eppure r ha desiderata ardentemente, con quell'ardenza che si desiderano le cose pi desiderabili, pi lungamente desiderate, con quella fervenza che conoscono gli appassionati, gli accesi, gli amanti, quelli che combattono per la luce d'ima vittoria, che patiscono per l'altezza d'un premio. Ha desiderato ardentemente di mangiai con loro questa pasqua. Ne aveva mangiate altre aveva maniet^\
della festa cos antica

periore ripristinazione. Che H

ama

giato insieme a loro migliaia di

volte,

sui

banchi delia
dei

paranza,

nelle

case

degli

amici,

degli

sconosciuti,
delle

ricchi, sui ciglioni

delle strade, sui

prati

montagne,

all'ombra delle

ripe

delle

frasche.

Eppure da tanto

l'uomo colla brocca

369

tempo desiderava ardentemente


sta cena; ch' l'ultimai
I

di

mangiar con loro queventi

deli

della

Gcdilea
il

felice,

primavera passata,
l'altro
:

sole dell'altra pasqua,

ammansiti della i rami del-

giorno chiss neppure se li rammenta, chiss neanche se furono! Ora non vede che i suoi primi amici, i suoi ultimi, che il tradimento decimer, che la paura sbander, ma che sono, fino a questo momento, intorno

lui,

nella

medesima

stanza, alla

medesima

tavola, acdalla luce,

comunati dallo stesso dolore sovrastante, anche, d'una soprannaturale certezza

ma

Ha
Il

sofferto, fino a

questo giorno,

ma non
quella

per s

per
re-

desiderio, ardente, di quest'ora notturna


l'aria

dove gi

si

spira

fatale

degli
di

addii.

in

confessione

d'amore
giata,
s'

la faccia

Cristo, che fra

poco sar schiaffeg-

illumina di quella imperiale tristezza che somialla gioia.

gUa stranamente

56

Storia

di Cristo

LA LAVANDA DEI PIEDI


LX V

Di
quelli

L
U

d'essere ^trapp^o quest'amore. In procinto proya suprema Sempre ama, vuol dare una

da

3 am da quando

GiuS tmpre

ar^e'd'un'amore

quan piccoli cuon. da neppur contenere, ne' /" mentre sta per l^^^**/ '!,': eia grande Ma ora, dalla mor^e trasmnanato che volta c^n toro un'altra in u, detto a parole si saogUe ^tto l'afietto non ancora
rieurcito di

quanti, anche vivon con lui, tutti trapassa ogm U ama d'un amore che che non seppe cosi sovrabbondante

mesta tenerezza.
il

tiene in questa cena, dove

posto del capo dell

nl soreati fra gU uomini

il 1'

pomo
ultimo
il

e s inginocchiei

Li tferiori, come se tosse ^to a loro superbi e gelosi,

Tante volte

che

padrone deve serv^


^

tZ

>e f^^^ come *mi Ma primi debbono vire, che quelUmr ancora so^tan^ d. parole non son diventate disputato fra loro 6n a quel giorno hanno

servi,
.

che

il

Figlio

deU'

Uomo

v-"*"

essere

perch

^"t'It.: Ges s! appritaa

^^^ ^-.,

pi

potente dena paro.

ripetere, sotto la specie

simbohca d,

LA LAVANDA DEI PIEDI


servigio

371

uno dei suoi insegnamenti capitali. racconta Giovanni depose la veste, e, preso un asciugatoio, se lo dnse. Poi mise deil'acqua nel bacino, e cominci a lavare i piedi ai discepoli e a rasciugarli con l'asciugatoio di cui era cinto . Soltanto una madre o uno schiavo avrebbero potuto
umiliante,

Si lev da tavola

fare quello che fece, quella sera, Ges.


figlioli

La madre
ai

ai suoi

piccoli,

e a nessun'altro

lo

schiavo

suoi pa
;

droni e a nessun altro.


lo

La madre, contenta, per amore schiavo, rassegnato, per obbedienza. Ma di Ges non
i

sono,

Dodici, n

figlioli

n padroni. Figliolo

dell'

Uomo

una duplice filialit che lo inalza al disopra di tutte le madri terrestri Re d'un Regno futuro ma pi legittimo di tutte le monarchie U padrone non ancora riconosciuto di tutti i padroni. Eppure contento di lavare e asciugare quei ventie d' Iddio egli raccoglie in s
;

quattro piedi callosi e putenti, pur d' incidere nei cuori


riluttanti, ancora gonfi di boria, la verit che bocca 1^ detto, invano, per tanto tempo Chi
:

la
s'

sua

inalza

sar abbassato, chi s'abbassa sar inalzato.

Come dunque ebbe


si

loro lavato
di

piedi ed ebbe

n
;

presa la sua veste,

mise

Intendete quel che v'


e

nuovo a tavola e disse loro ho fatto ? Voi mi chiamate Signore


i

v'

se io, dunque, che son il Signore e il Maestro, piedi, anche voi dovete lavarvi ho lavato piedi l'unc all'altro. Poich io vi ho dato un esempio, affinch anche
:

Maestro

voi
'vi
'^1

facciate

come
il

v'

ho fatto

io.

In verit, in verit

lo

dico che

servitore
di chi

non
1'

messo da pi

da pi del suo signore, n ha mandato. Poich sapete que


.

ste cose,

beati voi se le mettete in pratica

Perch Ges non ha dato soltanto un ricordo

di

condi

endente umilt
ito

ma un

esempio
:

di perfetto

amore.
gli

Quegli

il

mio comandamento

che

vi

amiate

uni

,^2
altri

LA LAVANDA DEI PIEDI

come

io

dell'amor di voi siete miei

pi grande ho amato voi. Nessun amore suo. amia e colm che d la sua vita per
i

amia

se fate le

cose che vi

comando

..

queU'atto cos che senso di purificazione oltre vilit c'era anche un non dice d'amore .Chi ha fatto U bagno

Ma

in

profondo neUa apparente


.

ser-

^ -

ha bisogno che di lavarsi tutti .. voi siete netti, ma non teramente netto e anche avevan natura, sorda GU Undld, a dispetto deUa lavanda Per settimane diritto al beneficio deUa
i
;

piedi

quanto

al

resto in-

<malche

per segmre Colui merdose strade della Giudea cammila sua morte dovranno che 'dava la vita. E dopo mal,te lunghe, p su stmde pi nare, anni ed anni, E \ sanno, oggi neppure .1 nome. non qual,

camminai mesi quei piedi avevan


le

le polverose, le fan-

gose

in paes, de' mota straniera

lorder,

attraverso

calzan.

piedi

di
ri-

coloro

pellegrini che andranno, come

e forestieri, a

Crocifisso. peter la chiamata del

PRENDETE^ANGIATE
UVI

Qud
vecchio

tredici
rito

uomini paion radunati per ubbidire


che rammemora
la

al

conviviale

liberazione

del loro popolo dalla miseria egiziana.


derli,

Sembrano, a veil

tredici

pojpolani osservanti

che aspettano, dinanzi


se-

alla tavola

bianca che odora d'agnello e di vino,

gnale d'una cena intima e festiva.

Ma

soltanto nell'apparenza. , invece,

una vegha

quello commiati e di separazioni. Due di quei Tredici moche ha dentro di s Iddio e quello che ha Satana riranno, prima che sia notte un'altra volta, di tremenda falciamorte. Gli altri si disperderanno, domani, come tori al primo rovescio di grandine. Ma quella cena, ch' il viatico d'una fine, anche un meraviglioso principio. L'osservanza della pasqua giu-

di

daica sta per trasfigmarsi, in


in In

mezzo a quei

tredici giudei,

qualcosa

incomparabilmente pi alto e universale qualcosa d' ineguagliabile e d' ineffabile nel grande
d'
:

Mistero

Cristiano.
gli

La Pasqua, per
riale

Ebrei,

non

che la festa
vittoriosa

memo-

della

fuga dall' Egitto.


della

Quella

evasione

prodigi, guidata dal manifesto patrocinio d' Iddio,

accompagnata da tanti non fu mai dimenticata da quel popolo che pm doveva sentire
dall'abiettezza

dipendenza

274
sul

PRENDETE, MANGIATE
collo
il

aUa vergiogo d'altre cattivit e sottostare preadel ricordo perenne gogna d'altre deportazioni. che annuale festivit una pitoso Esodo fu prescritta una Era Pasqua. prese nome del Passaggio: Pesach, richiamare U pasto improvspecie di banchetto che doveva Un agnello o un cavisato e frettoloso dei fuggiaschi. modo pi sempUce e pretto arrostito sul fuoco, cio nel non c'era tempo di spiccio ; il pane senza Uevito. peich

far

rigonfiare la

pasta.

mangeranno
i

colla

dntura

ai

fianchi, le scarpe in piedi,

bastoni in

mano

e in gran

per mettersi in viaggio. fretta, a guisa di gente che sta salvatiche strappate L'erbe amare son le magre verdure ingannar la fame delstrada facendo dai fuggitivi per
l'

interminabile
intinge
il

peregrinazione.
i

La

salsa rossiccia dove


gli

s'

pane rammenta
il

mattoni che
Il

schiavi

giudei dovevan cuocere per

pi

la gioia dello scampo, la

vino un di Faraone. vigne spedelle promessa

rate

Etemo. l'ebbrezza dei ringraziamento all' millenaria. dell'agape l'ordine Ges non cambia
fa

Dopo
del

la preghieia

passale di

mano

in

mano

la

coppa

dispensa a ciascuno vino invocando il nome d' Iddio. Poi volta. U cahce che, l'erbe amare e riempie, una seconda

un

tavolata. sorso per uno. fa il giro della al traditore quando bocca in vino quel avr Che sapore le parole di noGes, nell'oppressivo silenzio, pronunzi^ per Giuda ma per quelU stalgia e di speranza che non sono Pabanchetto del che potranno salire all'eterno soli

radiso

Prendete

in bevete perch vi dico che da ora


.

vite, non berr pi di questo succo della Iddio. d' Regno nel voi con che lo berr nuovo momento, stesso neUo. ma, Un accorato addio

poi

fino al giorno

la

Forse sentirono querlconterma d'una solenne promessa.

PRENDETE, MANGIATE
sta sola e balen, a' loro occhi di poveri,
l'

375

immenso

fe-

stino celeste.
:

Non credevano

che

fosse

troppo tempo

dopo quest'altra vendemmia, dopo che il da ustolare mosto ha bollito e si versa nella botte U vin dolce, il Maestro ritornei, come ha promesso, per invitala alle grandi nozze della terra col cielo, al convito etemo Siamo uomini attempati, uomini anziam. pi che mase lo sposo ritardasse turi, m vista, della vecchiezza non CI trovei pi tra i vivi, e la sua promessa sarebbe una derisione per quelli che hanno creduto, E pacificati dalia certezza d'una nunione vicina e tanto pi gloriosa intonano in coro, secondo l'usanza, salmi del primo ringraziamento un canto di lode al Padre di colui che li serve. Trema, o terra, alla presenza del Signore, alla pre:

(1

senza
lago,

Iddio di Giacobbe, che converte la rupe in duro masso in sorgente.... Ei solleva il misero dalla polvere, trae il povero dal letame, per dargli posto
dell'
il
1

tra

nobili, tra,

nobili del suo popolo

Con quanta
tiche,

Lieta
si

persuasione scandiscono queste ancolorano,


in

parole

che

quel

momento, d'un
del
egli

senso nuovo!

Anch'essi son imseri e saranno txatt dalla

polvere della miseria per intercessione


Figlio
i

sopraggiunto
li

d' Iddio,

anch'essi son

poven ed

trarr tra

1.

poco dal pattume della mendicit per una ncchezza inconsumabile


Allora Ges,

farli

padrom
loro
li

di

che vede
i

i'

insufficienza
sulla

del

conobene-

scimento,
dice,
li

prende
e,

pam

posati

tovagha,

rompe,

nell'atto di

porgerne un pezzo per uno,


;

nmette dinanzi

a' loro

occhi la verit
:

Prendete,
:

dato per voi

fate questo in

Non

torner,

il mio corpo ch' memoria di me dunque, cos presto come credono. Dopo

mangiate

questo

37^
i

PRENDETE, MANGIATE

brevi giorni del ritomo nella Resurrezione, la sua seconda


di

venuta ritarder tanto che potrebbero dimenticarsi


e della sua naorte.
a

Im

alla tavola

Fate questo in memoria d me , La frazione del pane, comune, tra quelli che aspettano, sar il se-

gnale della nuova fratellanza. Ogni volta che spezzerete

pane non solo sar presente tra di voi ma per mezzo suo vi unirete intimamente a me. Perch come questo pane spezzato dalle mie mani il mio corpo sar spezzato dai miei nemici e come questo pane mangiato stasera sar il vostro nutrimento fino a domani, il mio corpo, che offrir nella morte a tutti gh uomini, sazier la fame di quelli che credono in me fino al giorno m cui
il

saranno aperti

granai

stenninati
del

del

Regno

sarete

come

angeli sotto lo sguardo

Padre ritrovato.
:

Non

vi lascio

dunque soltanto una memoria

io sar presente,

d'una presenza mistica ma reale, in ogni particella di pane che mi sar consacrata e questo pane sar nutrimento necessario per l'anime e s'avverer, in questo modo, la mia

promessa d'esser con voi

fino alla

consumazione
dell'uomo,
sentito

dei secoli.
lievito,

Stasera, intanto, mangiate, questi

pani senza
tatti

questi pani impastati dalla


e di

mano

d'acqua

gran, questi
le

pani che hanno

l'ardore del

forno e che
tito

e che
sia

il il

mie mani, non ancora fredde, hanno sparmio amore ha trasmutato nella mia carne,

perch
In

vostro cibo perenne.

verit

una dolce cosa mangiare


:

il

pan buono
Tante
e Vi

coi piopri amici

la

bianca midolla del pan di farina, co-

perta
volte

dalla
l'avete

corteccia

avvampata

crocchiante.

accattato con me, alle case dei


in

poveri,
vita.

dovrete

mendicarlo
i

nome mio
che
i

per

tutta
\

la

saranno

tozzi

muffiti

cani
le

rifiutano,
i

seccherelli
i

rimasti in fondo alla madia,

croste che

bambini ed

PRENDETE, MANGIATE
vecchi,

377
sullo scalino del

dopo averle biasciate, lasciarono

focolare.

Ma

voi conoscete la stenta e le serate digiune

il

pallido
forti

viso
dei

della povert.

Siete sani, avete le

ma-

scelle

masticatori di pan duro.

Non

perderete

coraggio se non vi fanno posto alle tavole dei contenti.

Ma
vi

in verit infinitamente pi dolce, al cuore di chi


il

ama, trasmutare
voi.,

pane che vien dalla dura terra e

dal duro lavoro, nel corpo che sar offerto eternamente

per

nel corpo che scender ogni giorno dal cielo

come
Dacci

visibile veicolo della grazia.

Ricordatevi della preghiera che vi ho insegnato


oggi
il

vostro vero pane di mio corpo. Chiunque manger il mio corpo, che ogni mattina, per innumerevoli secoli, si tramuter in bocconi innmnerevoli di pane transustanziato, non avi mai fame. Chiunque lo rifiuter non sar mai sazio in eterno. E appena ebbero mangiato l'agnello col pane e coll'erbe amare Ges riemp, per la terza volta, la coppa

nostro

pane quotidiano.

Il
il

oggi e di sempre questo pane,

(omune

e la porse al pi vicino
tutti,
il

Il

Bevetene

perch questo

il

mio sangue,

il

sangue del patto,


al

quale sparso a pr di molti.

suo sangue non ancora caduto in terra, commisto


sotto
gli

sudore,

Uhvi

non

ancora

gocciato dai

chiodi sullo spiazzo del Golgotha.

Ma

il

suo desiderio di

dar vita colla sua vita, di ricomprare col suo patire tutto
il

dolore

del

mondo,

di

trasmettere almeno

una parte

della sua sostanza ai suoi eredi

immediati

questo desi-

derio di consegnarsi tutto intero a quelli che

ama

tal-

mente

da ora suppone finita l' immolazione e possibile il dono. Se il pane il corpo, il sangue , in un certo senso, l'anima, a Non mangiate la carne con
forte che
fiji

l'anima sua, ch'

il

suo sangue

aveva detto

il

Signore a

378

PRENDETE

MANGIATE

No. Col sangue, che rappresenta visibilmente la vita, il Dio d' bramo e di Giacobbe aveva stabilito il patto col popolo di sua propriet. Quando Mos ebbe ricevuto
la

Legge fece uccider dei giovenclii

met

del

sangue
Allora

lo raccolse nei

bacini e l'altra sparse sull'altare.

Mos prese quel sangue, e lo sparse sopra il popolo e disse E^co il sangue del patto che il Signore ha fatto
:

con

voi,

sopra tutte quelle parole

Ma dopo un
ziato,

esperimento

di secoli
il

Iddio aveva annun-

per la voce dei Profeti, che

Vecchio Patto era

obliterato e che un altro era ormai necessario.

D sangue
sangue,
il

degli animali, sprizzato sulle teste caparbie e sulle faccie

bestemmianti, aveva perso la sua virt.


di

Un

altro

pi alta e preziosa natura, era richiesto per

patto

nuovo

per

l'ultimo patto del Padre con la figliolanza

spergiura.

Con molti modi aveva


il

tentato di rispiru^ere

primogeniti verso la porta stretta della salute.


di fuoco

La
li

pioggia
ia

su Sodoma,

lavacro nell'acqua del Diluvio,


la

schiavit
atterriti

dell' Egitto,

fame

del

Deserto

avevano

senza riformarli

Ora

venuto un Uberatore pi divino insieme e pi

umano

del vecchio capitano dell 'Esodo

un popolo, parla sul Ma Ges non salva soltanto il suo popolo, s tutti popoli e non scrive la legge suha pietra ma nei cuori e la sua terra promessa non un paese di grasse pasture e di
i
;

Anche Mos salva monte, aimunzia una terra promessa.

vigne dai

prandi grappoh

ma

un

regno

di

santit

e Ges risuscita morti i Mos cangia l'acqua in sangue e Ges, dopo aver cambiato l'acqua in vino nel banchetto di nozze, cambia

d'eterna gioia
;

Mos ha ucciso mi uomo

il

vino in sangue, nel suo sangue, nella malinconica cena

del suo spxDsalizio colla

morte

Mos muore,

sazio d'anni

PRENDETE, MANGIATE
e
d

379
dalla
di

gloria,

gente,

sulla cima solitana, Ges morir giovane tra

glorificato
g' insulti

sua

coloro

che

ama. B sangue
di

dei giovenchi,

sangue impuro d'animali

ter-

restri,

vittime involontarie e inferiori, non pi valido.


vien fermato stasera, colle parole di
la

D Nuovo Patto
lui

co-

che porge, sotto

parvenza del vino,


il

il

proprio sangue

e la propria

amma.
il

Questo
per

mio sangue,

sangue del patto, ch'

sparso per voi

Non
ai

Dodici

soli

che son

l:

essi

rappresentano,

suoi

occhi,

tutta l'umanit che

vive in quel

tempo
sangue

e tutta

quella che deve nascere.


sulla

D sangue

che sparger

domani
chie

Collina del Teschio, sangue vero


si

macnon potranno mai cancellare. Ma. quel sangue la figura d'un 'anima che tutta s' offerta e abbandonata per rendere l'amme chiuse nei corpi degh uomini simili a lei che s' data a quelli 1' hanno chiesta e a quelli che l' hanno sfuggita, che
schietto e ardente, che

raggrumer
cristiane

sulla croce in

che

tutte

le^

lacrime

che ha patito pei quelli che l'hanno ricevuta e per quelli

che r hanno maledetta. Questo battesimo di sangue, che viene dopo il battesimo d'acqua di Giovanni, dopo li
battesimo
battesimo
battesimo
a quello
sar
di
di di di

lagrime
sputi

della
dei

donna
e

di

Betania,

dopo

il

Giudei

dei

Romani,
la

questo
rossura,

sangue che somiglia, per


alle

sua
del

fuoco annunziato dal Profeta

Fuoco, e

mescolato
il

lacnme che
ai

le

sopra

cadavere insanguinato,
il

il

donne spargeranno sacramento mas-

simo che
giorno

tradito insegna
il

suoi
il

traditori

Vi ho spezzato
al

pane

pane che chiedete ogni

Padre

come

sar

spezzato domani U

mio

380

PRENDETE, MANGIATE

corpo ed ora vi offro il mio sangue in questo vino che bevo per l'ultima volta sulla terra. Se farete sempre quememoria di me non sentirete mai pi gli stimoli sto della fame e della sete. Ottima tra le vivande il pane di grano e tra le bevande il vino ddl'uva ma il pane e il vino che vi ho dato stasera vi sfameranno e vi disseteranno finch vivTete, per virt del mio sacrificio e di quell'amore che mi fa cercare la morte e che regna al

di l della morte.

Ulisse consigliava Achille che facesse dare agli Achei,

prima della battaglia,


e
il

pane

e vino, che qui sta la forza

coraggio
il

Per

il

greco la forza delle

membra

sta nel

pane, e
briare

coraggio omicida nel vino.

vino deve inebil

gli

uomini perch
le

si

distruggano fra loro e

pane

deve ingagliardire
senza stanchezza.
rafforza la carne

braccia perch possan distruggere

D ma

pane che
l'anima e
l'

distribisce
il

il

Cristo

non

suo vino, d quella di-

vina ubriachezza eh'


stolo chiamer,

amore, quell'amore che l'Apola

a scandalo dei discendenti di Ulisse,

pazzia della croce.

Anche Giuda ha morso quel pane ed ha


quel vino

inghiottito

ha gustato quel corpo

di cui

ha fatto comspar-

mercio,
gere,

ha bevuto quel sangue


di

ch'egli

aiuter a

ma non

s' sentito la forza di confessare la

sua indi

famia,

buttarsi

in
lui

terra,

piangente,
il

ai

piedi

chi
ri-

avrebbe pianto con

Allora
:

solo

amico che
di

sia

masto a Giuda l'avverte

Io

vi

dico in

verit che

uno

voi

mi

tradir.

Gb
agli

Undici, che avranno cuore di lasciarlo solo in mezzo


di

sbirn

Cajafa

ma non

avrebbero mai pensato

di

venderlo per moneta, rabbrividiscono.


l'altro in

viso

E ognuno guarda con nuova apprensione, quasi col terrore

PRENDETE, MANGIATE
di

381

veder nel

compagno

la lividezza
:

che accusa

tutti,

un dopo l'altro, domandano Son io ? Son forse io ? Anche Giuda riesce, nascondendo sotto

l'apparenze

dello stupore ofieso la cresciuta


la

confusione,

a trai

hiori

voce

Son

forse io, Maestro

Ma

Ges,

che
e

domam
si

non

si

difender,
ripetere,

neppur accusare
pi precise,

contenta
:

di

non vuol con parole


nel

l'accorata profezia

Colui

che ha messo con


tutti
lo

me

la

mano

piatto

quello

mi

tradir.

E
nella

poich

guardavano ancora

fsso,

sospesi
:

penosa dubbiezza, per

la terza volta insiste

La mano
l'uso

di colui

che mi tradisce qui sulla tavola.

aggiunse altro.
antico,

Ma
la

riempita, per

seguir

fino al-

l'ultimo

quarta volta la coppa, la dette


di
il

perch tutti bevessero.

zarono per cantare


la

l'

inno,

nuovo le tredici voci si alGrande Hallel che chiudeva

liturgia

salmisti,

Ges ripeteva le forti parole dei che sono come una profetica orazione funebre
pasquale.
:

prima della sepoltura L' Eterno per me non ho paura che mi posson mai fare gli uomini ?... M'avevano attorniato come pecsi sono spenti come un fuoco di pruni ... Io non chie morr, no, ma vivr.... L' Etemo mi lia gastigato severamente ma non mi ha dato in bala della morte. Apritemi
;
;

le
l'

porte

della
!.,.

giustizia eh' io

possa entrare e celebrare

Eterno

La

pietra rigettata dai costruttori divenuta

la

pietra angolare.... Legate con corde la vittima festiva

menatela agh angoli

dell'altare.

..

La vittima

era pronta e

un

altare nuovo, di pino e

382
di ferro,

PRENDETE. MANGIATE
avrebbero visto
il

giorno dopo

gli

abitanti di Ge-

rusalemme.
tesero,

Ma
le

Discepoli, confusi e assonnati,


allusioni

non

indei

forse,

funeste,

le

trionfanti,

vecchi cantici.
Finito
l'

inno uscirono subito dalla stanza e dalla casa.


fuori, spar nella notte. Gli

Giuda, appena
seguirono,

Undici rimasti

senza

far

parola,
il

come

l'altre sere, verso

Ges che s' incamminava, Monte degli Ulivi.

ABBA, PADRE
TjTTiT

C'era lass

un orto
i

un Frantoio che
i

gli

dava

il

nome
Ges

Getsemani. In quel luogo stavano, tutte


i

le notti,

suoi, sia

che

puzzi e

rumon

della citt

grande des-

sero noia a loro,

avvezzi all'aria sfasciata e cheta delle

campagne, o avessero paura d'esser presi a tradimento in mezzo alle case dei nemici. Appena arrivati Ges disse a' Discepoli Sedete qui, intanto che io andr l a pregare. Ma era talmente accorato ed ansioso che non seppe star solo. Chiam tre che megho amava Simone Pietra, Jacopo e Giovanni. E quando furono in disparte dagli altri a cominci a dar segno di tristezza e d'angoscia . L'anima mia triste fino alla morte rimanete qui e veghate con me.
:

Se

gli

rispondessero,

cosa

gli

rispondessero,
colle

nessuno

che vengon dal cuore quando si soffre del soffrir dell'amato perch s'allontan anche da loro e and pi lontano,
lo

sa.

Ma non

dovettero

confortarlo

parole

solo,

a pregare,
i

Piega

ginocchi sulla terra, butta


:

il

viso sulla terra

e prega cosi

s'

Abba

padre

ogni cosa
passi

ti

possibile.

Padre mio,

possibile,

quest'ora

via

da me.

Ora

solo, solo nella notte, solo in

mezzo agh uomini,


la

solo in faccia a

Dio e pu mostrare senza vergogna

sua

384
debolezza.
di

ABBA, PADRE

anche uomo,

alla
si

fine,

sangue,

uomo che

respira e

uomo di carne e muove e sa che la sua


11

distruzione vicina, che la macchina del suo corpo sar

fermata, che la sua carne sar trafitta, che


coler sulla terra.

suo sangue

seconda tentazione. Secondo la parola dell'Evandopo che Satana fu sconfitto, nel Deserto, lo lasci per qualche tempo 0. L' ha lasciato fino a questo momento. Ora, in questo nuovo Deserto, in questa tenebra dove Gres solo, spaventosamente solo, pi solo che nel Deserto, dove le bestie feroci lo servivano e ora, invece, le fiere dotte e cappate son vicine ma per
la

gelista

sbranarlo

in questo

Deserto costernato e notturno,


il

Satana torna a insidiare prometteva le grandezze


voleva tirarlo a s
al

suo nemico. L'altra volta


i

gli
:

dei regni, le vittorie,

prodigi

coli 'esca

della

potenza.

Ora

ricorre

contrario

spera nella sua

debolezza.

Cristo

che

cominciava,

il

battezzato sperante, acceso di confidente

amore, non si pieg. Ma il Cristo che sta per finire, abbandonato dai pi cari, tradito dal discepolo, ricercato dai nemici, sar vinto dalla paura se non lo vinse la Cupidigia

Ma egli sa che deve morire, sa che necessan amente deve morire, ch' venuto per morire, per dare colla sua morte la vita, per confermare colla morte la verit della pi grande vita annunziata; non ha fatto nulla per non
morire,
suoi,

ha
per

volontanamente accettato
gli

di

monre
lo

per

per

tutti

uomini, per quelli che non

cono-

scono,
nati
;

quelli

che l'odiano,
agli

ha predetto

amici

la

per quelli che non son sua morte, ha gi dato a


il

loro le
Il

primizie della sua morte,


e

sangue della sua amma,

pane del suo corpo, non ha diritto di chiedere

al

Padre che

il

calice

sia

allontanato dalla sua bocca,

ABBA, PADRE
che
sulla
la

385
scritto
le

sua fine sia ritardata.


della

Ha
l'

sue parole
;

polvere

piazza e

ha
le

scritte nel cuore di

ha cancellate subito le pochi ma sa quanto son delebili


Se
la

parole scolpite nei cuori degli uomini

sua verit

deve restare per sempre sulla terra, e in modo che nessuno possa mai dimenticarla, deve scriverla col sangue,
perch
della
secoli
le

verit

son dal
si

sangue
degli

soltanto
le

col

sangue

delle nostre
terra,

vene
le

possono scrivere
i

verit sulle pagine


le

perch

passi

uomini e
sul

pioggie del

non
e

scoloriscano.del

La Croce

la conclusione ri-

gorosa

necessaria

discorso

Monte

Chi

porta

l'Amore in bala dell'odio e non si vince l'odio che acil cettando la condanna. Perch tutto si deve pagare pi del male; il massimo eh' l'amore, bene e bene,
:

con

quello
:

eh '

il

male massimo

disposizione

degli

uomini

l'assassinio.

Ma

tutto quel che sappiamo fare, per fede e rivelazione,

della sua divinit insorge

prepotentemente contro l'idea


tentazione.

che possa aver soggiaciuto alla

Se

la

pre-

saputa

fine

del

suo
in

corpo

l'avesse
salvarsi
e

davvero
?

atterrito

non era ancora

tempo per
di

Da
gli

pi giorni

sapeva che cercavano di pigliarlo

non
ai

mancava

il

modo, anche quella notte,


van
pronti
per

sottrarsi

cani che sta-

Bastava ch'egh prendesse, iolo o coi pi fedeli, la strada che va al Giordano e ripaasse per cammini fuori di mano, attraverso la Perea, iella Tetrarchia di Fihppo, dove s'era gi rifugiato poco
addentarlo.
)rima,
:i

per

evitare

il

maltalento

d'Antipa.

La

polizia

udaica era tanto scarsa e primitiva che difficilmente

avrebbero raggiunto. Se resta vuol dire che non ricusa


i

morte
con

gli

orron che l'accompagneranno


grossa
logica

II

suo, guar-

ato

la

Ino suicidio

umana, un suicidio diper mano estranea, non dissimile da quello

27

Storia di Cristo

^86

ABBA, PADRK

degb eroi antichi che ricorrevano alla spada d'un amico o d'uno schiavo. Ormai la sua verit l'aveva detta ed era necessario solamente associarla, perch se ne rammentassero in eterno, alla
menticabile
terribilit

d'una morte indiliquore stimolante,

quel sangue,

come un
i

discepoli. avrebbe svegliato per sempre anche Ma se il calice che Gres vorrebbe allontanare da s non il terrore della morte che altro pu essere ? Il tradimento del discepolo che sfam quella sera stessa col

corpo e disset colla sua anima ? O il pressano rinnegamento dell'altro discepolo nel quale, dopo il grido di Cesarea, aveva riposto la maggiore speranza ? l'abbandono di tutti gU altri, che fuggiranno come agnelsuo
li il

il

ha ghermito la madre r dolore del pi vasto rinnegamento, del rifiuto di tutto uo popolo, del popolo che lo gener ed ora lo sprespauriti

appena

il

lupo

gia

come un
?

figlio

dello

stupro e non sa che

il

sangue

di colui

che venne a salvarlo non sar mai lavato dalla


intravisto,

sua fronte
la

Oppure ha
gilia,

nell'ultimo

buio di
figli

quella vipili

sorte che sarebbe toccata ai suoi

lon-

tani
sioni

nel

tempo,

lo

smarrimento
di

dei primi santi, le divile diserzioni,


i

che sorgeranno fra


stessi

loro,

martori,

le stragi, e,

appena giunta
lo

l'ora del trionfo, la debolezza


le

di
gli

quelli

che dovrebbero guidare

moltitudini,
chiese,
i

scismi

irreparabili,

smembramento
eretica,
profeti,
il

delle

vaneggiamenti
sette,
le

della

superbia
dei
falsi
le

dilagare

delle

confusioni

le

improntitudini

dei
gli

riformatori ribellanti,

forsennatezze perniciose dele

stipatori d'abissi, le simone e


lo

dissolutezze di quelli
gesti

che

sconfessano neil'ojjere mentre lo gloriano in


le

e parole,

persecuzioni di cristiani contro cnstiani. l'abil

bandono

dei tiepidi e degli orgogliosi,

domimo

di

nuovi

ABBA. PADRE

387
il

Farisei e di nuovi Scribi che storceranno e tradiranno

suo

insegnamento,
di

l'

incomprensione

delle

sue
dei

parole
sottiliz-

quando cadranno
za tori,
dell'

nelle

mani

dei

caviUosi,
di

visionari,

dei

numeratori

sillabe,

pesatori

imponderabile,
e

scompartitori

dell' inseparabile,

che
cose

sventrano

sminuzzano,

con boria
?

dottorale,

le

vive coUa presunzione di risuscitarle

insomma, non sarebbe il proprio male ma altri commetteranno, quelli vivi e prossimi quelli non nati e lontani. Non chiederebbe dunque al Padre la commutazione della sua morte ma la salvezza

calice,

quello che

gli

lei Io

mali che sovrastano, ora e pi tardi, a quelh che di-

K>no di credere in lui. La sua tristezza sarebbe d'amore 1 non di paura. Ma nessuno sapr forse mai il significato vero delle parole che il Figlio indirizza al Padre, nella solitudine
nera degli Ulivi

Un
il

grande cristiano
il

di

Francia ha chiadi

mato

il

racconto di questa notte


solo mistero
il

Mistero

Ges.

Il
;

Misteio di Giuda

a Preghiera del Getsemani


stero

Evangelo pi in^perscrutabile midell'

umano

divino della storia di Cristo.

SUDORE

SANGUE

Vfm
per ntrovare quand'ebbe pregato torn indietro,

Ma i tre s'erano addoi discepoli che forse l'aspettavano. avvoltolati alla meglio n< mentati. Accovacciati in terra, fedeli, i prescelt i manteUi. Pietro, Jacopo e Giovanni,
apprension

sonno. Le oscure s'eran lasciati vincere dal oppre di questi ultimi giorm. 1 le commozioni replicate tant parole accompagnata da siva malinconia della cena,
gravi,

li avevan piomba da presentimenti cos luttuosi, somiglia piuttosto al torpoi in queU'accasdamento che

che

sonno. del voce La


al di
:

Maestro

nel

chi

risentir

dentro

di

j;

l'accento
li

quella voce

buio silenzio sinistro?

vegUar con me neppu non cadere in tentazioi un'ora ? VegUate e pregate per la carne debole. perch lo spirito pronto ma parole ? Risposero, vi Udirono, fra il sonno, quelle che n agli occhi infruscati, gognosi. portando le mani notte della ? Ce apportavano neanche il vago lucore

chiama

Non

siete stati capaci di

del risvegho. ali potevan rispondere, nel soprassalto pi? quieto che non dormir mai angosciato che rn Ges s'allontana di nuovo, pi messo in guardii tentazione contro la quale ha

Quella

dormenti

t soltanto in loro o

anche in

lui
gli

a ten
lo

one

di

fuggire

Di rinnegare, come

altn

nm

SUDORE E SANGUE
gheranno, s stesso
fai
?

38^

Di opporre violenza a violenza, di


d'altri

pagare colla vita

la

propria

di

chiedere
il

ancora una volta, con pi disperata supplicazione, che


pericolo sia stornato dal suo capo
?

Ora (jcs
solitudine
finito.

di

nuovo

solo,

pi solo di prima, in una

assoluta che somiglia la desolazione dell' inFino ad ora poteva credere che l vicino veglias-

sero

gli

amici

pi amati.

Anche

loro,

sazi

di

pena,

r hanno abbandonato
narlo col corpo.

coU'anima,

innanzi

di

abbando-

L' hanno lasciato solo. Non hanno saputo concedergli peppur l'ultima grazia che chiede, loro che tanto hanno Ricevuto. In contraccambio del suo sangue e della sua
j

IJWiima, di tutte le promesse, di tutto l'amore aveva chie-

una cosa sola che resistessero al sonno. Ma non ottenuto neppur questo poco. Eppure soffre e comitte, in quel momento, anche per loro che dormono. dette tutto s stesso non otterr nulla. In questa iftotte di reiezione ogni domanda respinta. N il Padre
to
:

^esaudisce n
I

gli

uomini.
s'

:^

Anche Satana
soli,

dileguato nella tenebra che

gli

ap-

partiene e Cristo solo, irremissibilmente solo. Solo


son
in perpetuo tutti quelli che
s'

come
Ogni

inalzano sopra a
tutti.

tutti,

che soffrono nell'oscurit per dar luce a

eroe
tati,

sempre

il

solo desto in

un mondo
nave,

di

addormensohtu-

dine

come il del mare


il

pilota che

veglia sulla

nella

e della notte,
di

Ges
)re
l'ora,

pi solo

mentre i compagni riposano. questi etemi solitari. Tutti dor-

[naono intorno

a lui. Dorme la citt che dilata il suo biantagliato d'ombre, di l dal Cedron e dorme a quel;

in tutte

'e

citt,

in tutte

le

case del

mondo,
il

la

[sieca scliiatta

degli effmeri.
la

Vegha

soltanto, a quell'ora,

la

doima che aspetta

chiamata

dell'uomo,

ladro

390

SUDORE E SANGUE

appostato nell'ombra colla


forse

mano

sul

manico

del coltello
fosse.

un filosofo che sta cercando se Dio non Ma non dormono, quella notte, i capi dei

giudei e

loro sbirri. Quelli che

dovrebbero difendere Ges, che poconsolarlo, quelli che dicon d'amarlo e trebbero, almeno, che a modo loro, a momenti, l'aman davvero, son distesi
nel

sopore.

Ma non dormono

quelli

che l'od.ano,

quelli

che vogliono offenderlo e ammazzarlo. Cajafa non dorme,


e
il

solo discepolo che vegU, in quel

momento,

Giuda.

finch non arriva Giuda

il

suo Maestro solo, colla

sua tristezza che somigUa alla morte.


solo torna

per sentirsi

meno

a pregare suo Padre e vorrebbero salire ancora una volta sulle labbra le parole d' implorazione. Lo sforzo
per ricacciarle indietro,
essere
il

conflitto che

sommuove

il

suo

perch

la divinit ch' in lui accetta


il

Ueta quel

che ha voluto mentre vida

rosso fango che la veste rabbri-

lo

sforzo

mente
nito,

la vittoria.

disumano e sovrumano gli d finalSpasima ma vince; consumato, sfi-

ma

vince.

ha sopraffatto anche una volta la carne ma il corpo ormai solamente im tronco che sanguina e si disf. La tensione dell'estremo contrasto ha violentato fin nelle radici la sua parte terrestre e suda come se avesse compiuto una fatica insostenibile. Suda per tutta la persona ma non soltanto di quel sudore che scende dalle tempie dell' uomo che cammina nel sole o lavora nel smania nella febbre. Il sangue che ha promesso campo agli uomini comincia a versarlo sull'erba del Monte degli Ulivi. Grosse goccie di sangue commiste al sudore cadono sulla terra come una prima offerta della carne sot-

Lo

spirito

tomessa.

il

principio

della

liberazione,
il

quasi sfogo e

sollievo di

quella sua umanit ch'

maggior gravame

dell'espiazione.

SUDORE E SANGUE

391

sudore, fradicie di sangue, pot salire la

Allora da quelle labbra fradicie di lacrime, fradicie di nuova preghiera

passi

Padre mio, se non possibile che questo calice da me senza che lo beva sia fatta la tua volont.
voglio io

Non come

ma come
:

tu vuoi

abdica

Ogni vilt disdetta

la volont

ch'

l'

individuo

nell'ubbidienza che sola assicura la libert nel;

l'universale.

Non pi un uomo ma 1' Uomo 1' Uomo vogUo quello con Dio, una cosa sola con Dio tutt'uno ormai certa morte che vuoi. La sua rivincita sulla perch non pu morire chi s' india nell' Eterno, o Chi vuol salvare la sua vita, la perder e chi la perde l'ac

quister
Si

rialza

da

terra,

placato, e torna verso

discepoli.

A
.1
'

nulla era valso l'attristato rimprovero di Ges.

Este-

nuati

dall'accasciamento
li

tre

ridormivano.

volta Ges non

chiama

ha trovato
ma come dell' Uomo

Ma
si

questa

una consolazione

pi grande di quella che posson dargli

butta an

terra un'altra volta per ridire al Padre le grandi parole


j

dell'annullamento

Non come
di

voglio io

tu vuoi.
Questi
gli

Iddio non pi servo


finora

chiedeva
diceva
dei

soddisfare

le

sue volont particolari in camVoglio la prosperit


la

bio

di

canti

r orante

d'offerte.

voglio la salute,

forza,
il

la

floridezza

campi, la rovina dei nemici.

Ma

rovesciatore, ecco,

venuto e capovolge
piace a
la

la

volgare preghiera.

Non

quel che
Sia fatta

me

sia fatto

ma

quel che a te piace.

tua volont in
dell'

cielo

come

in terra

Soltanto nella

concordia tra la volont sovrana del Padre e la volont

subordinata
delle

Uomo,
la

nella convergenza e

due volont,

beatitudine.

volont del Padre mi d in

mano

ai

medesimezza Che importa se la torturatori e mi con-

393
figge,

SUDORE E SANGUE

come una
iCgno
?

bestia maledetta e malefica, sopra due

Se credo al Padre come Padre so che mi ama pi eh' io non possa amarmi e che conosce pi eh' io non possa sapere. Dunque non pu volere che il mio bene, anche se quel bene, aUa vista umana, il pi orrido tra i mali, ed io vogho il mio bene vero se voglio
pezzi di
ci che
il Padre vuole. Se la sua pazza inimmaginabilmente pi savia della nostra sapienza il martirio dato

da

lui

sar

incomparabilmente pi benefico d'ogni pia-

cere terrestre.

Che

mano

Cristo

tento di

dormano, che tutti gh uomini dornon pi solo. contento di patire, conmorire; ha trovato nel martellamento dell'agonia
discepoli
l'orecchio, quasi
i

la sua pace.

Ora pu tender

con desiderio, per ascol-

tare, nello stupore della notte,

passi di
il

Giuda che

sale.

Per un poco non sente che


prossimo.
scalpiccio

battito del suo cuore,

tanto pi pacato di prima, ora che l'abbominio pi

Ma dopo
la

qualche istante

gli

arriva l'eco d'uno


tra
le

cauto che s'avvicina e laggi,

piante

che orlano

strada, rossi sbattimenti di luci


i

appaono
che

e spaiono nel buio. Sono

servitori

degli

assassini

salgono dietro

l'

Iscariota.

li

Ges si raccosta ai discepoli che dormono sempre e chiama con voce sicura ecco, Ecco, l'ora giunta, Levatevi, andiamo colui che mi tradisce vicino. Gli altri otto, che dormivan pi lontano, son gi desti al rumore ma non hanno il tempo di rispondere al Maela torma sopragstro perch, mentre ancora parla
:

giunta e

si

ferma.

L'ORA DELLE TENEBRE LTX

il

gentame che ronza


:

e rosica

intomo
spazzini
di

al

Tempio,
portieri

salariato dal Sinedrio

pi bassi parassiti del santuario,


;

rabberciati

alla

peggio in guerrieri

che quella sera


le

hanno

preso, invece
>

scope e chiavi,

spade. Erano in molti,

una gran turba

dicono

gli

Evangelisti, bench sapessero di andare contro dodici soU

che hanno due spadie


disarmati,
alla

sole. I Profeti fanno paura, anche razzamagha subalterna. Questo armento raccoghticcio venuto su con torce
si

e lanterne, quasi
pallidi
II
Il

trattasse d'una festa notturna

visi

dei

Discepoli, la faccia livida di Giuda, nella


fiaccole

mo-

bile rossura delle

par che

tremino.

volto di

'^Cristo,

macolato
protende

di
al

sangue rappreso
bacio

ma

pi luminoso dei

lumi,

Amico, che sei venuto a fare ? Tradisci il Figliolo con un bacio ? Tu lo sai quel che venne a fare, e sai che quel bado il primo dei tormenti e il pi duro a sopportare. Quel bacio il segnale per gli sbirri che non conoscono le fatdell'

si

dell' Iscariota.

Uomo

tezze del

dehnquente

chi bacer lui,


i

pigliatelo e
il

menatelo via assicurandovene bene

aveva detto
tempo,
il

mer-

catore di sangue, per la strada, ai gagliofiS che io segui-

vano
bile

ma

quel

bado
di

nello, stesso

pi orri-

msozzamento
le

quella bocca che disse,

nell'

inferno

della terra,

parole pi paradisiache. Gli sputi, le lab-

394

L'ORA DELLE TENEBRE

brate, le guanciate della bordaglia giudaica e del solda-

tume romano,

e la

spugna intinta d'aceto che toccher

quelle labbra, saranno

meno insopportabiU
mangi

di quel bacio,

bacio d'una bocca che lo chiam amico e maestro,

che

bevve nel suo


piatto.

bicchiere, che

nel suo

medesimo
al

Avuto

il

segno

pi ardimentosi s'accostano

ne-

mico de' loro padroni.

Ges Nazzareno. Son io. E appena ebbe detto Son "o , fosse lo squillo della voce sicura o il lampo degli occhi divini, i cani indietreggiano. Ma Ges pensa, anche in quel momento, alla
salvezza dei suoi
:

Chi cercate

Vi ho detto che son

io,

se

dunque cercate me

la-

sciate

andare
sbirri,

quelli

che son qui.

Nello
degli

dallo

momento, profittando della confusione Simone riavutosi a un tratto dal sonno e spavento, d mano a una spada e taglia di netto
stesso

un orecchio a Malco,
giurato che
lui solo,

servitore di Cajafa.
:

Pietro, quella

notte, tutto sbalzi e contraddizioni

lasciato Ges; poi,


di

la cena aveva qualunque cosa accadesse non avrebbe nell'orto, s'addormenta e non c' verso

dopo

sore sanguinario; e

tenero desto; ora s'improvvisa, tardivamente, difenun po' pi tardi, negher di aver coil

nosciuto

suo Maestro.

L'atto
rifiutato

intempestivo ed assurdo
:

di

Simone

subito

alla

ice

da Cristo Riponi la tua spada nel fodero chi mette mano spada perir di spada Rifiuter forse di bere il cache il Padre mi ha dato ?
porge
le

mani

ai

mamgoldi pi

prossimi, che

s'af-

l'ora delle tenebre

395

-rettane a legarle colla fune che hanno portato. Mentre

son dietro a egar'o


gliacche a
i :

il

prigioniero U accusa sul viso di vi-

Siete usciti con spade e con bastoni per prendermi,

come se fossi un ladro. Eppure ogni giorno sedevo nel Tempio ad insegnare e non mi avete messe le mani addosso
;

ma

questa l'ora vostra, l'ora in cui regna

il

po-

tere delle tenebre.


Egli la luce del
gerla.

mondo

e le tenebre vogliono spene per

Ma
il

potranno solamente coprirla,

breve tempo,

come

sole, in

un meriggio

di luglio,

vien ad, un tratte

ravvolto dalla nuvolaia fosca del temporale


cende, dopo un'ora,

guardie, che hanno furia di tornare in trionfo a ricever


la

nano verso
beccai
fessa

girono

porgeva le mani per esser legato il Salvatore era impotente a salvar s stesso. Che dovevan fare ? Sparire, che anche a loro non toccasse
vece di
;

d'esser condotti innanzi a quei potenti che

vagheggiavano
volte,

lumi e delle spade, apparivano,

ma

corte di CajaCa.

miva
vani,

Il

pi alto e rifulgente di prima.

ma

si

riac-

Le

mancia, non

si

degnano

di rispondere.

s'

incammi-

la scesa,
il

trascinandolo via per la fune


al

menano

tutti i discepoli l'abbandonarono e fugMatteo . l Maestro proibiva ogni difesa il Messia, in;

manzo

mattatoio,

Allora

come

con-

fulminare

nemici,

il

giorno prima

di spodestare

ma

che ora,
alle

al luccichio dei

loro

fantasie stra-

improvvisamente formidabiU. Due


li

soli

seguirono;

da lontano, l'infame corteggio e

ritroveremo nella

Tutto quel inimore aveva destato un giovane che dornella

casa del frantoio. Curioso,

come

tutti

gio-

non

volle perder

tempo a

vestirsi

e involtato in
Gli

lenzuolo use mori a vedere quel che succedeva.

L'ORA DELLE TENEBRE

tempo a scappare,

lo

acciuffarono

ma

il

giovane, svoltosi

dal lenzuolo, lo lasci nelle loro

mani

e se ne fugg ignudo.

Non

s'

mai saputo

chi ;osse questo

misterioso

sve-

gliato che

risparisce imprpvvisainente nella


uscito.

notte ctome

improvvisamente n'era

Forse

il

giovane
il

Marco
fatto

lo stesso

che racconta, unico degli Evangelisti,


involontario

e se fosse lui si

potrebbe pensare che da quella notte


dell'
il

nacque nell'animo
inlatti

testimonio del prin-

cipio della Passione

divent,

il

primo impulso a diventarne, come primo storico.

HANAN

In poco tempo
lazzo di

il

malfattore fu accompagnato
il

al
il

pa-

Hanan dove abitava anche

genero suo,

gran

sacerdote Cajafa. Pei quanto la notte fosse inoltrata o


fin

dal giorno innanzi la consortera fosse stata avver-

tita che SI sperava d'aver in mano, la mattina presto, il bestemmiatore, molti dei giudici eran sempre a letto e non era possibile cominciar subito il processo. La fretta

per non dar tempo al commuoversi e a Pilato di riflettere, era grandissima nei capi. Ma non si Jascian sopraffare dal sonno soltanto difensori del giusto bens anche g' imprenditori dell' ingiusto. Furon mandate alcune deUe guardie ch'eran tornate dal Monte degli Ulivi a svegliare i magdi
finir

tutto la mattina stessa,

popolo

di

giorenti

degli

Scribi e degli

Anziani e nel frattempo


falso

il

vecchio Hanan, che non s'era addormentato in tutta la


notte,
volle interrogare,
figlio

per conto suo,

il

profeta.

Hanan,

di Seth, era stato per

sett'anni

sommo

sacerdote e per quanto deposto, nel 14, all'elevazione di


Tiberio, era

sempre il vero Primate della Cliiesa giudea. Sadduceo, capo d'una delle pi invadenti e opulente tamiglie del
della

patriziato ecclesiastico,

era ancora l'egemone

sua

casta

per

l'interposta

persona

del

genero.
sacerdoti

Cinque

figlioli

<^uoi

furono,

m
lui

seguito, sonimi

un

di r;o<?toro,
il

anche

Hanan

di

nome, che far

Ksar pidare

Jacopo,

fratello dei Signore.

89^

HANAN
Ges vien condotto dinanzi a
lui.
si

la

prima volta

che l'antico legnaiolo di Nazareth

trova faccia a faccia

col principe religioso del suo popolo, col suo

e maggiore. Finora s' incontrato, nel


terni e
i

nemico vero Tempio, coi subalal

gregari. Scribi e Farisei

ora dinanzi

capin-

testa, accusato e

non pi accusatore.
:

il

primo interrolo

gatorio della giornata.


nel giro di

Quattro autorit

inquisiranno

due potenti del Tempio, Hanan e Cajafa, e due potenti della Terra, Antipa e Pilato. Colla prima domanda Hanan vuol sapere da Ges quali sono i suoi discepoli. Al vecchio prete politico, che non d peso, come tutti i Sadducei, alle bubbole mespoche ore
sianiche,

preme conoscere

chi sono quelli che seguono

il

nuovo

profeta, e in quali ceti raccozzati; per vedere fino

a che punto ha preso possesso l'ulcera sediziosa. Ma Ges lo guarda senza rispondere. Come ha potuto pensare, il rivendugliolo di colombe, che Ges possa tradire quelli che r hanno tradito ?
Allora
gli

chiede in cosa consista

il

suo ammaestra
lui
;

mento. Ges risponde che non tocca a

rispondere

ho sempre insegnato nelle sinagoghe e nel tempio dove s'adunan tutti i Giudei, e non ho detto niente in segreto. Perch interroghi me ? Interroga quelli che mi hanno udito, su loro lo sanno bene cosa ho detto. quel che ho detto
Io ho parlato

apertamente

al

mondo

la verit :
ai

talvolta,

Ges non esoterico anche se ha detto discepoli, parole che non ha ripetuto sulle
;

piazze,

li

ha per esortati a gridar

sui

tetti

quel che ha

detto a loro nelle case.

Ma Hanan

dovette far brutto

muso a una

risposta che implicava la supposizione d'un

giudizio giusto,

perch una delle guardie che stava


gli

ac-

canto all'accusato

diede uno schiaffo e disse

Cos rispondi al

sommo

sacerdote

HANAN
Il

399
il

ceffone

del

famulo manesco
fin

principio
sulla

degli

spregi
il

che accompagneranno Cristo

Croce

Ma

percosso, colla gota arrossata dall' impronte marrane,


volta verso lo schiaffeggiatore
:

si

Il

Se ho parlato male, mostra cosa ho detto di male

ma

se ho parlato bene, perch

mi percuoti

cialtrone, confuso

da tanta placidezza, non sa


e tanto
pii
gli

re-

plicare.

Hanan comincia
di levarlo di

a intravedere che questo galileo


cresce

non
la

un avventuriero dozzinale
mezzo.

bramosia

Vedendo per che non


legato a Cajafa perch

riesce a cavarne nulla lo


si

manda

dia subito principio alla finzione del giudizio regolare.

IL

CANTO_DEL GALLO
LU

Due
vilt e

soli,

tra

gli

undici fuggiaschi, s'eran pentiti della


alla lontana, tremorosi nell'ombre

avevan seguito
le

dei
il

muri,

ondeggianti lanterne che accompagnavano


fratricidi
:

aUa spelonca dei Giovanni di Zebedeo.


Cristo

Simone

di

Giona

Giovanni, che non era viso nuovo pei famigli di Cajafa,


entr nella corte del palazzo quasi nello stesso
di

Ges

ma Simone
e

momento

pi vergognoso o pauroso
ritto,

non

volle

entrare

rimase,

fuor della porta.

Allora,

dopo qualche momento, Giovanni, non vedendo il compagno e desiderando, forse, di averlo accanto per conforto
difesa,

usc

e,

persuasa la sospettosa portinaia,

fece entrare
lo

anche
:

lui.

Ma

nel passar la porta la

donna

riconobbe

Non

sei
?

anche tu

dei

discepoli di

quell'uomo che

hanno preso

Io

Ma
non

Retro, quasi, mostr d'offendersi


Io
lo

non so

non capisco quel che tu voglia

diro.

conosco.

E
che
i

insieme a Giovanni sedette attorno a un braciere


servi
si

avevano acceso

nella corte, perch la notte,

bench

fosse d'aprile, era rigida.


al

Ma

la

donna non

si
I

dette per vinta e accostatasi

fuoco e g:uardatalo bene

Anche
egli

tu,

disse,

eri

con Ges Nazareno.


,

di

nuovo neg con giuramento

IL

CANTO DEL GALLO


lo

4OZ

La
gli

Ti dico che

non

conosco.
il

portinaia torn, scrollando

capo, alla porta

ma

uomini, messi in diffidenza da quelle


lo

calorose dene*
:

gazioxii,

squadrarono meglio e dicevano

la

Di certo tu pure devi esser di quelli, perch anche


ti

tua parlata

d a conoscere.
spergiurare
di

Allora Simone ricominci a giurare e

no

ma un

altro,

parente di quel Malco a cui aveva moz:

zato l'orecchio, tagli corto con la sua testimonianza

,,

ho visto nell'orto con lui ? Ma Pietro, ormai invescato nelle bugie, ricominci a pestare che lo sbaghavano con un altro e che non eia
t'

Non

degli amici
I

di

quell'uomo.

In quel medesimo
die,
.

momento Ges,
il

legato tra le guar-

traversava la corte, dopo

colloquio

con Haiian.
le

per andare dall'altra parte, dove stava Cajafa, e ud


parole di

Simone

e lo guard.

gh occhi addosso
tore

quegli occhi ne' quah il rinnegaaveva pur saputo scorgere un giorno il lampeggiamento della divinit un istante solo lo guard con quegli occhi ch'eran pi incomportabiU nella dolcezza che nello sdegno. E quello sguardo fer per sempre il povero cuore convulso del pescatore e fino alla morte

Un

attimo

solo gli

fiss

non pot scordare quelle pupille soavi


sopra
di
lui,

e dolorose
;

posate
occhi

in

quella

notte di spaventi

quegli

che dissero in un baleno pi cose e pi toccanti che non


potessero dire mille parole.

Anche

tu,

che
il

sei

stato

il

primo, quello che mi

fece sperare

di

pi,
il

pi duro

ma

il

pi infocabile,

il

pi ignorante
stesso

ma

pi fervente, anche tu, Simone, quello

:he tu che conosci tutte le

il mio vero nome, anmie parole e mi hai baciato ante volte con quella stessa bocca che dice di non cono-

che gridasti presso Cesarea

Storia di Cristo.

il

402
seenni, anche tu

IL

CANTO DEL GALLO


Pietra, figlio di Giona,
si

Simon

mi rinne
I

ghi in faccia a quelli che

preparano a uccidermi

Avev

ragione, quel giorno, di chiamarti intoppo e di rimprovt


rarti

che non pensavi secondo Dio


ti

ma
me

secondo
fatto

gli
gli

uomin
altri,

Tu
non

potevi almeno sparire,

come hanno
il

sentivi la forza di bere con


ti

calice d' infami

che tante volte


fin al

descrissi. Fuggi, eh' io

non

ti

veda

pi

giorno che sar veramente libero, e tu verament


dalla fede.
se

rifatto
sei qui;

Se hai paura per

la

tua vita perch

non

hai paura perch vuoi ripudiarmi? Giudi

almeno, nell'ultimo momento, stato pi leale di te;

venuto coi miei nemici ma non ha negato di conoscerm Simone, Simone, t'avevo pur detto che mi avresti lasciat

come gh
chi
ti

altri

ma

ora

sei

pi crudele degli
io sto per

altri.

Io

ti

gi perdonato nel

mio cuore,

morire e perdon

mi fa morire e perdono anche a te, e ti amo com ho amato sempre, ma potrai tu perdonare a te stesso Simone, sotto il peso di quello sguardo, aveva abbai sato il capo, e il cuore gli sbatteva dentro il petto com

un carcerato furibondo, n avrebbe potuto tirar fuoi dalla gola un altro no. Un cociore insopportabile gli bri clava il viso stravolto, come se invece del braciere avess
vicino la bocca della Geenna.

Uno struggimento

di pas

sione e di rimorso,
gli

un consumo

intollerabile lo disfaceva

pareva a un tratto d'agghiacciare, a un tratto eh


si

consumasse nelle fiamme. Aveva detti un minuto fa di non aver mai conosciuto Ges ma or gli pareva davvero di conoscerlo in quel momento pe la prima volta come se quegU occhi l'avessero trapas sato col fulgore d'una spada d'arcangelo. Riusc con pena ad alzarsi e s'avvi, ciampicando, allj
tutta la persona
porta.

Appena

fuori,

nella

taciturna soUtudine del ere

puscolo, un gallo

ontano ca.it

Quel canto

ilare e bai

IL

CANTO DEL GALLO


il

4O3

danzoso fu per Simone come


l'assopito

grido che sveglia di colpo


il

da un incubo. Come
in

ricordo improvviso di

un discorso udito
le

un'altra vita,

come

il

ritorno alla
il

casa della puerizia, all'orto mattiniero, disteso fra

lago

campagne, come una voce da tanto tempo dimene ticata che illumina una vita come un lampo la notte. Allora si pot vedere, nell'incertezza dell'albore, un uomo che andava via come un ubriaco, col capo nascosto nel
mantello,
disperato.
e
le

spalle

scosse dai

singhiozzi

d'un pianto
pian-

Piangi, Simone, ora che Iddio


gere.

ti

la grazia di
il

Piangi per te e su di Lui, piangi per


piangi per
di
i

tuo fratello

traditore,
la

tuoi fratelli fuggiaschi, piangi per


la

morte

colui

che muore anche per


e
il

tua povera
liberatore

anima, piangi per tutti quelli che verranno dopo di te e


faranno come
te,

rinnegheranno
riscatto

il

loro

non pagheranno
Piangi per tutti
tutti

con prezzo di pentimento.


tutti
i

gli

apostati, per
te,

rinnegatori, per

queUi che diranno, come

Chi di noi che non abbia fatto,

non sono dei suoi . almeno una volta, quel


io
noi,

che ha fatto S
di

mone

Quanti di

nati

nella Chiesa
il

Cristo,

dopo aver pregato con labbra bambine


i

suo

ginocchi davanti al suo viso lornome, e aver piegato dato di sangue, non abbiamo detto, per paura d'un sorNon r ho mai conosciuto? riso
:

Almeno
il

tu,

sciagurato Simone, bench tu sia Pietra,

versi tutte le

lagrime dei tuoi occhi, e nascondi nel panno

tuo viso sfigurito e infradiciato

E
la

non passeranno molti


tua bocca spergiura.

giorni
il

che

il

Risuscitato

ti

bacer un'altra volta, perch

pianto

ha lavato per sempre

LA VESTEJTRACCIATA
LXAll

un sopransoprannome di Simone vuol dire, cio, Pietra. Tra queste due Pietre preso, in quell'alba di venerd, il Figlio dell' Uomo. Simone Pietra figura gli amici pavidi che non sanno salvarlo GiuIl

vero

nome

di Cajafa Giuseppe. Cajafa

nome ed

la stessa parola di Cefa,

seppe Pietra
dere. Fra
il

nemici che a tutti

costi lo voglion per-

tra

il

rinnegamento di Simone e l'odio di Giuseppe capo della Chiesa moritura e il capo della Cliiesa

nascitura, tra queste due Pietre, Ges


di vita tra
Il

come

il

grane

due macine dure.

Sinedrio s' gi raccolto e l'aspetta. Ci sono, con

Hanan

e Cajafa che lo presiedono, Giovanni, Alessandro,

e tutta la
di regola,

stummia fumosa

dell'alte classi.

Era composto,

da ventitr Sacerdoti, ventitr


giudicabile.

Scribi, ventitr

Anziani e due presidenti: in tutto settantun, quanti,


l'

al-

incirca, gli Apostoli del

Ma

qualcuno, quel
il

giorno,
di

mancava

coloro ne' quali poteva pi

timore

subbugli che

il

dispetto contro

il

bestemmiatore, quei
il

pochi che non avrebbero voluto alzare

dito per con:

neppure per discolparlo a viso aperto tra questi, dicerto, Nicodemo, il discepolo notturno e Giuseppe d'Arimatea, il pio seppelHtore. Ma di presenti ce n'era davanzo per ratificare con una ciurmatura di legalit il decreto di omicidio gi scritto nei cuori di tutti. Ai delegati del Tempio, della
dannarlo

ma

LA VESTE STRACCIATA
Scuola e del Banco pareva mill'anni che venisse
il

405

mo-

mento
folta

di controfirmare, ciascuno per ragioni sue, la sen-

La grande stanza del Consigl.o, gi dava l' immagine d'un canile di spettn. le fiamme ranS'affacciava peritoso il giorno nuovo ciate delle torciere lingueggiavano appena nello scialbume della primalba. In quella sinistra mezzombra aspettavano
tenza di vendetta.
di

gente,

Giudici

vecchi,

massicci,

nasuti,

arcigni,

cipigliosi,
le

chiusi nei

manti bianchi,

le teste

coperte da un panno,

barbe carezzate

e reverenziah, gli occhi pugnaci, seduti

semicerchio, parevano

un
Il

concilio di maiiardi che aspet-

tassero un'offa vivente.

resto della sala era occupato

dai clienti della consorteria assisa, dalle guardie coi


stoni alla
l'aria
fiati

ba-

mano, dalla bassa domesticit della casa. Ma era densa e pesa come se non d fossero soltanto
vivi.
ai

di

Ges, sempre colla fune annodata

polsi,

fu spinto

in mezzo a codesto canile come si spingeva il condannato ad bestias negh anfiteatri imperiali. Hanan, un po' scosso dalla prima risposta dell'eresiarca, aveva racimolato in fretta e furia, nel gentame l presente, alcuni falsi te-

stimoni per sbaragliare, se


tuale contestazione e
il

ci

fosse bisogno,

ogm
del

even-

difesa.

D simulacro

giudizio

cominci colla chiama di codesti referendari imboccati. i Due si fecero avanti che giurarono d'avergli inteso * dire queste parole Posso distruggere questo Tempio, fatto da man d'uomo, e in tre gioiir: ne riedificher un altro che non sar fatto da mano d'uomo.
:

<

L'accusa, per
sacrilegio
e

tempi

ft

l'udienza, era gravissima


il

di

bestemmia.
pensiero
iei

Perch
suo

Tempio

di
il

Gerusa-

lemme,

nei

mantenuti, era

domiciho
il

co e intangibile del Signore, e minacciare

Tempio

406

LA VESTE STRACCIATA
il

era lo stesso che offendere

suo vero padrone,

il

pa-

drone di tutti i Giudei. Ma quelle parole Ges non l'aveva mai dette o, almeno, non in quella forma e con quel significato.

Aveva

bens annunziato che del

Tempio non

sarebbe rimasta pietra su pietra,

ma non

per opera sua.

E
tre

l'accenno al tempio non fatto dall'uomo e rifatto


giorni

faceva

parte
figura,

d'un altro

discorso,

nel

quale

aveva parlato, in
vero che
e
i

della sua risurrezione.

Tant'

falsi

testimoni non riuscivano a mettersi d'ac-

cordo su quelle parole confusamente e malignamente n-

una

badavano a contrastare sicch sarebbe bastata di Ges per confonderli e ridurli al muro. Ma Ges taceva. Il Gran Prete non poteva sopportare quel silenzio e,
ferite

replica

levatosi in piedi, grid

Non
?

rispondi tu nulla

Che attestano costoro con-

tro di te

Ma Ges non
silenzi
di

rispose nulla.

Gres son talmente gravi di soprannatuil

rale

eloquenza che hanno

potere d' invelenire

suoi

Hanan, tace ora all'apostrofe di Cajafa e tacer con Antipa e con Pilato. Le cose ch'egli potrebbe dire V ha dette migliaia di volte l'altre che potrebbe rispondere non le capirebgiudici.

Ha

taciuto alla prima

domanda

di

bero o servirebbero

come nuovi appigh

per addentarlo.

Le verit sovrumane sono, per loro natura, ineffabili e se un'ombra se ne pu dare per volont d'amore non la ricevono che i disposti i quali hanno digi un adombramento di quell'ombra, e anche a costoro arriva piuttosto
per
virt dei

presentimenti del cuore che attraverso

il

fallace e difettivo linguaggio.

Ges non parla


sereni,
le

ma guarda

intorno, coi grandi occhi


e giuat-

facde ansiose e convulse degli assassini


fantasmi
di

dica

per l'etermt quei

giudia. In un

LA VESTE STRACCIATA

407

timo Ognuno pesato e condannato da quello sguardo che va diritto all'anima. Son dunque degne, quell'anime
tarlite e

nulle

magagnate, anime di scarto e malvenute, anime quando non sono ulcerose e cadaverose, sarebbero mai degne d'ascoltare le sue parole ? Potr mai, per un prodigio impensabile d'abiezione, umiliarsi fino al punto
giustificarsi

di

dinanzi a loro
fare
il

Lo poteva

figliolo

della

levatrice,

il
il

camuso
settuage-

allievo e rivale dei sofisti. Ai giudici

d'Atene

nario discettatore,
gli

che per tanti anni aveva infastidito

artieri

gli

scioperati dell'agora, poteva

declamare
piano

una

bellissima e ben divisa orazione apologetica, che dalle

regioni anfrattuose della dialettica scendeva pian


alle cavillazioni curiali. Il

vecchio ironista, che s'era pro-

posto una riforma dell'arte di pensare piuttosto che della


ragion di vvere, tanto che non aveva sdegnato di prestare

ad usura
a padre
ti,

e,

non sazio

di Santippe,
gli

aveva avuto due

figlioli

dalla concubina Mirto, e


di
s,

piaceva accarezzare, pi che

era,

famigUa non convenisse, i ben formati giovinetdisposto a morire e seppe con nobile fermezza
in fondo in fondo avrebbe preferito scendere
il

morire,

ma

all'Ade per

cammino

pi naturale. Tant' vero che verso

la fine della

sua speciosa memoria defensionale tent di

placare
tile

giudici rammentando la sua vecchiezza inuammazzarmi, morir presto lo stesso e offr di pagare trenta mine di multa perch lo rimandassero in pace. Ma Cristo al quale, per diminuirlo, tanti postmni Filati hanno voluto paragonare il tanto inferiore Socrate non ha nulla del sofista e dell'avvocato e sdegna, come l'angelo di Dante, gli argomenti umani . Risponde col
1

silenzio o, s' forzato a rispondere, parla

Cafafa,

inasprito
la

trova finalmente

candido e breve. da quella taciturnit irrispettosa, maniera di farlo parlare.

408

LA VESTE STRACCIATA
Ti scongiuro, per l'Iddio Vivente,
d
il

davvei

di dirci se tu sei
1

Cristo,
lo

figliol

del

Benedetto
o

Finch
sidiosa,

esaminavano

coli 'ordinaria

procedura
di

in-

addossandogli
Vivente,

falsit

chiedendogli

verit

note a tutti, Ges non dice parola.


l'

Ma

l'

invocazione
del

del-

Iddio

anche

nella

bocca

infame

Gran

Prete, irresistibile. Ai Dio che vive, al Dio che vivr in

eterno

e,

vive in tutti noi ed presente anche in quella


d' infami,
rifiutarsi.

caverna

Ges non pu un momento, prima di acciecare


dore del suo formidabile segreto.

Eppure

esita,

quei guerci collo splen-

Anche

se ve lo dicessi

non mi credereste

e se vi

facessi delle

domande non mi rispondereste. Ora non pi Cajafa soltanto che chiede


:

ma

tutti,

concitati, s'alzano e gridano verso di lui colle

mani un-

ghiate protese

dunque il Cristo, il Figliol d'Iddio ? Ges non pu rinnegare, come ha fatto Simone,
Sei tu

l' ir-

recusabile certezza ch' la ragione della sua vita e della

sua morte.
tutti
i

Ha una

responsabilit verso

il

suo popolo

popoli.

Responsabile colui che pu rispondere,


infine,

che sa rispondere, che

chiamato a

faccia, risponde.

Ma
altri

egli

vuole,

a dir forte
lo rifiuta,

come a Cesarea di il suo nome vero


la

Filippo,
e,

che sian

gli

non

anche se

morte
dell'

la

quando lo dicono, pena della conferma.


seduto alla destra
cielo.
1'

Lo

dite voi stessi che sono. Anzi vi dico che da ora


il

innanzi vedrete
della

Figliol
sulle

Uomo

Potenza venir

nuvole del

La sua
nunziata.

sentenza, colle sue medesime labbra,

ha prosulla

La muta digrignante che


bava
ai

lo

circonda ha
Egli

bocca

la

del tripudio e della collera.


agli

ha protra-

clamato in faccia
segretamente

assassini ci che

aveva confessato
Se l'hanno

suoi pi

amorosi amici.

LA VESTE STRACCIATA
dito

40g

non ha tradito

s stesso e suo
:

Padre. Ora pu ac1'

cettar tutto fino alla feccia


detto.

quel che doveva dire

ha

Cajafa

trionfa.

prova
alle

Fingendo

un
i

raccapriccio

perch,

come

tutti

Sadducei,

che non non d fede

apocalissi e d'altro

degli onori del

Tempio

non
si

si

cura che dei proventi e

straccia le vesti sacerdotali

gridando

E
E

Ha bestemmiato
di
!

Ha bestemmiato
?

abbiam pi
il

testimonianze

Che bisogno L'abbiamo udito noi stessi


!

dalla sua bocca

Che

dite

?
:

canile tumultuante latr in coro

reo di morte
senz'altro

tutti;

esame

senza che nessuno

si

le-

vasse a contraddire, lo condannarono,


tore e falso profeta, a morire.

come bestemmia-

La commedia giuridica
tate
si

chiusa

e le larve

amman-

senton sollevate da un peso

inamane.

D Gran

strappi ha rimesso una come segni gloriosi d'una battaglia vinta. Non sa che lo stesso giorno si squarcer un panno pi prezioso di quello che ha indosso e non immagina che il suo gesto paurosamente simbohco il riconoscimento d'un'altra condanna. Il sacerdozio che ha lui per capo invalidato e abolito per sempre. I suoi successori saranno mere ap-

Prete

ci

veste e lascia ciondolare

gli

parenze,

sacerdoti

spuri

illegittimi,

fra

pochi

anni

anche

la

sontuosa veste di

marmo

macigno

del santuario

giudaico sar stracciata dalla rabbia

romana

LA FACCIA BENDATA ximr

Ccnclusa, colla promessa


gica

di

morte, la commedia trala

recitata dai

padroni comincia

tregenda dei

su-

balterni.

sulla

Mentre i maggiorenti si appartano per consigliarsi maniera di carpire la ratifica del Procuratore e di eseguire speditamente la sentenza nella mattinata stessa,

Ges
lazzo

buttato in pasto alla bordaglia presente nel pa-

come

si

buttano

l'

interiora dell'animale ucciso alla


i

muta

Anche gaglioffi che mangiano gli avanzi del Tempio hanno diritto, come buonamano, a qualche divertimento. L'uomo bestia, quand' certa l' impunit, non conosce pi bel sollazzo
che prese parte alla caccia.
di

questo

sfogarsi contro

l'

inerme,

con maggior

gusto
ac-

quando
cucciata

l'

inerme innocente.

La natura

belluina,

ma

venta tutta

non domata in fondo a ciascun fuori, impudente e ringhiante


le

di noi, s'av;

il

viso

di-

venta muso, i denti sono zarme, e quel che son veramente, artigli
;

la

mani appariscono voce non esce pi

in armonie articolate ma come raglio e rugghio. Se una goccia di sangue rosseggia tutti la voglion leccare; pi inebriante liquore del sangue non c' e tanto pi rinforzante del mosto e tanto pi bello a vedere, cos vermiglio,

dell'acqua di
la
;

Pilato

Ma

tigreria

irrompente piglia volentieri


le

le

forme
per

del gioco

anche

tigri

ruzzano, anche

fanciulli,

LA FACCIA BENDATA
(luanto arrivano le forze piccine, tigreggiano.
tori,
I

4 II

cattura-

aspettando che

lo

straniero dia

il

nulla osta pei la

morte del pi innocente de' loro fratelli, voglion dare al Si divergiustiziabile una giocosa caparra di supplizio. il permesso di giocare col loro Re, di tratono. Hanno
stullarsi col

loro

tutta la notte

Dio.

Se

lo

meritano,

alla

fine.

Svegli

la notte stata fredda

poi

la

marcia
ti-

fino al Q)lle degli Ulivi, col

timore di una resistenza,


di loro ci
:

more non tutto vano che un


chio, poi l'attesa fino alla
ria,

ha rimesso

l'orec-

mattina

una

fatica straordinail

proprio in quei giorni di festa, che la Citt e


si

Tem-

pio

stipano di forestieri e c' tanto pi facime per tutti.

Ma non
l

sanno da che parte incominciare.

li

legato,

suoi

amici sono spariti,

ma

quell'uomo che

guarda
fino

con uno

sguardo

che

non hanno mai incontrato

a quell'ora, con uno sguardo fermo che pare


cose e nonostante
sole
li

al di l delle

ricerca dentro

come

il

raggio d'un
faccia

molesto,

quell'uomo legato, estenuato, colla

dove un sudore nuovo fa rinvenire le stille di sangue raggrumate sulle guancie, quell'uomo da nulla, quel provinciale senza patroni e difensori, condannato a morte
dal

pi alto e santo tribunale della gente giudea,


zimbello

quel

cencio in forma umana, destinato alla croce degli schiavi


e

dei

ladri,

quello
ai

dei

potenti,

che

potenti

hanno consegnato
saturnale,

loro tirapiedi

come im
non

fantoccio di

quell'uomo
li

che

non

parla,

geme,

non

guarda come se avesse piet di loro, come un padre pu guardare un figliolo malato, come un amico guarda l'amico in delirio, queU'uomo ch' il ludibrio di tutti, incute ne' loro animi di cialtroni una mistenosa
piange,
riverenza.

ma

Ma uno

degli Scribi o degli Anziani dette l'esempio


gli

e,

passando accanto a Ges,

sput addosso. Costui, troppo

4ia

LA FACCIA BENDATA

le

curante della sua mondizia rituale, non voleva contaminar mani lavate, pronte per la Pasqua, toccando un ne-

mico
saJiva

d' Iddio,

che gi

si

poteva ritenere impuro

al

par

d'un cadavere, tanto era prossimo alla morte.


:

Ma

c' la

cos' la saliva

Rifiuto del corpo, disprezzo

mamatsulla

teriato in

un

liquido.

E
tina
rata

sulla faccia illuminata dal vergine sole della

dalla

di\nit

prigioniera,

sulla

faccia

trasfigu-

dalla

luce del

sole e

dalla

luce

dell'amore,

faccia d'oro de] Cristo, gli sputacchi dei

Giudei

ricopri-

rono

primo sangue della Passione. razzamaglia dei servi e degli sbirri non si contenta degli sputi e non ha paura di contaminarsi le mani. L'esempio dei principali ha vinto anche la soggezione
il

Ma

la

dello

sguardo

fraterno

dolente

del

condannato.
;

Le
le

guardie che gU son pi vicine lo schiaffeggiano

quelli

che non posson mirare


parole

ai

viso tiran pugni e spinte e


ai

che

escon

di

bocca

feroci insensati feriscono

pi atrocemente dei colpi.


Il

volto che fu bianco

come

fiore

di

spino e sfolgo-

rante
dei

come

l'oro del sole s' infosca nel lividore


Il

pavonazzo

flagellati.

bel corpo gentile, urtato dalle percosse,

mezzo alla frotta mareggiante. A quelli che vomitano addosso il fondo spaventoso dell'anime sconcie Ges non dice parola. Alla guardia che l' ha schiaffeggiato in presenza di Hanan ha risposto chiedendogli di correggerlo se ha sbagliato: a questi ribaldi scatenati non ha nulla da dire. Ma un di loro prende un cencio sudicio, ricopre la faccia sanguinolente e scliiaffeggiata, annodando dietro
traballa in
gli

le

cocche, e fatto far largo

Facciamo, dice, a mosca cieca. Costui


profeta
;

si

vanta d'esser

vediamo

s'

buono a indovinar

chi lo picchia.

LA FACCIA BENDATA

413
del

La faccia una incoscia

velata.

Ci

fu,
gli

nell'atto

manigoldo,
la
vi-

piet poich
?

risparmia, almeno,

sta dei fratelli imbestiati

Oppure
si

quello sguardo d'amore


?

dolente davvero insopportabile


I crudeli rinfanciulliti

dispongono in cerchio ed ora

l'uno ora l'altro

gli

tirano

una botta

sulla spalla,

un lembo della veste, gli danno un ficcone nel dorso, una bastochi

nata sul capo.

chiato

O
?

Cristo,

facci

da profeta
?

che

t'

ha

pic-

Perch non risponde


vina del Tempio,
Figlio dell'
le

Non ha
i

forse predetto la ro-

guerre e

terremoti, la venuta del


?

Uomo

sulle

nuvole e tante altre fanfaluche

mai non indovina un nome tanto facile, una persona tanto vicina ? Che profeta mai questo ? Ha perso la virt tutt'a un tratto o non 1' ha mai avuta ? A quei
le sue storie,

E come

ha potute dare ad intendere, Gerusalemme, che di profeti se n 'intende, e, quando non rigan diritto, li ammazza, racconta Luca a E molte altre cose dicevano contro di lui bestemmiando .
poveri grossoni di galilei
1'

ma

qui siamo a

Ma
muta
il

Cajafa e
servile s'

gli

pensano che la divertita abbastanza. Bisogna condurre


altri

hanno

fretta e

falso

Re
:

dinanzi a Pilato perch dia


il

il

benestare alla

sentenza

Sinedrio
i
i

Giudea sotto
il

pu giudicare ma, da quando la Romani, non ha pi, sfortunatamente,


capi sacerdoti,
gli

ius gladii.

scribi

gli

anziani

seguiti dalle guardie che tiran

Ges

colla fune, e dall'orda


si

vociferante che ingrossa lungo la strada,


il

avviano verse

palazzo

del

Procuratore

PONZIO PILATO

txW

Dal 26 era Procuratore, in nome


Ponzio Pilato, ignoto
agli storici

di

Tiberio

Cesare,

prima
si

del

suo arrivo in

Giudea
il

Se Pilato vien da Pileatus

pu supporre che
perch
il

fosse liberto o discendente di liberti

pileo era

cappello degh schiavi liberati.

Da

pochi anni era laggi

ma
lui

gli

eran bastati per ac-

quistarsi l'odio asperrimo de' suoi governati.

vero che

tutto quel che sappiamo di


Cristiani, cio
fine venisse

riferito

da nemici dichiarati, ma ai suoi medesimi padroni perch nel 36 il preside della Siria, Lucio Vitellio, lo mand a Roma per scolparsi presso Tiberio. L' imperatore venne a morte prima che Pilato giungesse alla metropoli ma, secondo
a noia
un'antica tradizione, fu esiliato da Caligola nelle Gallie,

da Giudei o da sembra che alla

dove

si

uccise.
lui

L'odio dei Giudei contro di


disprezzo
ch'egli

era nato dal profondo

mostr,

fin

da

principio,
lui,

per quel
allevato

ponelle

polo indocile e inconversabile, che a


idee
di

Roma, dov sembrare un

serpaio

avvelenante,

schiatta sudicia e inferiore, degna appena

d'esser

dome-

sticata col bastone dei mercenari. S' immagini

un Vicer

inglese

abbonato del a Times , lettore di Stuart Mill o di Shaw. che ha nella sua libreria Byron e Swmburne, ammiratore delle e magnifiche sorti progressive , destinato ad aniniinistraie un pojxDlo cencioso
dell' India,

PONZIO PILATO
sofistico,

415 con quella selva


di

affamato e turbolento,
di mitologie,
di

alle prese

di

caste,
di
s,

superstizioni ch'egli deve, den-

tro

avere in uggia, dall'alto della sua dignit

bianco, d'europeo, di britanno e di liberale. Pilato,

come

appare dalle sue domande a Ges, era un


tici

di quegli scet-

della

romanit decadente, impestati

di pirronismo e

devoti d' Epicuro, un enciclopedista dell'ellenismo, che non credeva pi agli Dei della patria n poteva supporre che un Dio vero esistesse e tanto meno che si potesse

trovare in

quella

plebe

pidocchiosa e superstiziosa, in

mezzo a quel clero fazioso e gelosp, in quella religione che a lui doveva apparire un intrugho barbaro di oracoli
siriani e caldei.

L'unica fede che a lui restava, o che do-

veva

finger d'avere, per necessit d'oficio, era la

nuova

religione

romana, civica

e politica

come

quella repubbli-

cana, ma tutta accentrata nel culto dell' imperatore II primo conflitto coi Giudei nacque giustappunto da questa religione. Cambiandosi il presidio di Gerusalemme ordin che i soldati entrassero di notte nella citt senza togUer dall' insegne le immagini d'argento del Cesare. La mattina, appena i Giudei se n'accorsero, fu grande l'orrore e il tumulto era la prima volta che i Romani mancavano ai rispetto esteriore che avevan sempre portato alla re:

ligione de' loro

sudditi palestinesi.
al
il
il

Le

figure del

Cesare

divinizzato,

piantate presso
idolatrica,

Tempio, erano per loro


principio

ima provocazione

dell'abomina:

zione della desolazione. Tutto

paese fu in subbugho

una deputazione fu mandata a Cesarea perch Pilato


facesse togUere.

le

Pilato rifiut

per cinque giorni a

gli

fu-

rono

intorno,
il

giorno

notte,

raccomandarsi.

Final-

mente

Procuratore, per toghersi quel fastidio, U conli

voc nell'anfiteatro e a tradimento


soldati colle

fece circondare

da
uno

spade ignude, promettendo che neppui

4lO

PONZIO PILATO

sarebbe scampato se non la finivano.


di

Ma

Giudei, invece

chieder

piet,

offrirono

il

collo

a U spade e

Pilato

vinto da quella

pervicacia eroica, dette ordine di ripor-

tare le insegne a Cesarea.

Ma
per
il

se

questa clemenza non scem l'odio dei Giudei

nuovo Procuratore, in Pilato crebbe il dispregio e d'una rivincita. Poco tempo dopo egli introdusse nel palazzo di Erode dove risiedeva quando stava a Gerusalemme delle assicelle votive dedicate air Imperatore. Ma i sacerdoti lo riseppero e di nuovo il
la

voglia

popolo fu costernato, e inviperito. Gli fu chiesto

di portar

via subito quei documenti di idolatria, minacciandolo

di

ricorrere a Cesare, e di riferirgli l'angherie e le crudelt

da

lui

volta,

commesse non pieg.


si

fino a quel giorno. Pilato,


I

anche questa
il

Giudei

si

appellarono a Tiberio
le

quale

rispose che

rimandassero

tavolette a Cesarea.

Per due volte Pilato era stato sopraffatto


gli

ma

la terza
e

riusc di

spuntarla. Venuto dalla citt delle terme

degh acquedotti, amico, come


s'accorse che a
di far costruire

tutti sanno, delle lavande,

Gerusalemme mancava l'acqua e pens un bel cisternone e un acquedotto lungo

parecchie migha.
per
pagarlo,

Ma

il

lavoro era costoso ed


dal

egli

usurp,
del

una

buona somma cavata

tesoro

che tutti i Giudei sparsi Tempio. Il tesoro era ricco neir impero vi accorrevano a far offerte e le mandavano ma da lontano quando non potevano venire in persona

Sacerdoti gridarono al sacrilegio e

il

popolo, aizzato da

quando Pilato giunse, per le feste di Pasqua, a Gerusalemme, migliaia di uomini s'addensarono tumultuando intorno al suo palazzo. Ma questa volta egli mand tra la moltitudine una gran quantit di saldati travestiti che, ad un certo punto, cominciarono a tiiai legnate ai pi arrabbiati, sicch in ioco tempo tutti
loro, si

sommosse

sicch

PONZIO PILATO

417

fuggirono e Pilato pot tranquillamente provvedersi d'ac-

qua

nella

cisterna pagata col denaro degli Ebrei e ser-

virsene nelle sue svariate abluzioni.

Da non molto tempo era accaduto questo contrasto quando quegli stessi capi sacerdoti che per tre volte
erano
insorti

contro

la

sua autorit,
la

quelli

stessi

che

avevano tentato
stessi

di ottenere

sua

deposizione,

quelli

che l'odiavano strenuamente, l'odiavano come Rodel

mano, come simbolo


schiaviti!

dominio straniero e della loro


pi

l'odiavano

ancor

come

persona,

come
Ini

Ponzio Pilato, come insidiatore del loro culto e rapinatore del loro

argento

eran costretti a ricorrere a

per poter sfogare un altro odio in quel

momento

pi pre-

potente ne' loro cuori

infetti.

Dura

necessit alla quale

non potevano sfuggire perch le sentenze di morte non potevano essere eseguite se non etan convalidate dal rappresentante
di

Cesare.

In quell'alba di venerd Ponzio Pilato, ravvolto nella

sua toga, ancora sonnacchioso e sbadigUante,


al

li

aspetta

Palazzo di Erode, maldisposto verso questi fastidiosi


per
i

urlatori che,
zarsi

loro garbugli,

1'

hanno forzato ad
sbuca
si

al-

prima del solito. La ciurma degli accusatori mente nel largo ch' dinanzi
l

e degli aguzzini
al

final-

Pretorio.

Ma

'.ermano
il

fuori perch se entrassero in


il

una casa dove

c'

lievito

pane cotto col lievito sarebbero contaminati per tutta la giornata e non potrebbero mangiar la Pasqua. D sangue dell' innocente non macchia ma il lievito s. Pilato, avvertito, si fa sulla sogha e domanda con pie

glio

li

brusco

Che accusa portate contro quest'uomo


che
si

Quelli

fanno innanzi son nemici suoi e quel-

Riomo,

a quel che sembra,


Siorid di Cristo.

un

loro

nemico

Pilato

K
I-

29

418
parteggia
passione

PONZIO PILATO
istintivamente per

lui.

povero
ster

non ma

Non
gli

che n'abbia
altri

con
si

un giudeo come
il

e per giunt

se per caso

fosse innocente

non

pr<

davvero a contentare

capriccio

di

quell'esos

verminaio.

Cajafa ribatte subito, quasi ferito

Se costui non fosse un malfattore non te l'avremm

condotto qui.
Allora Pilato, che non vuol perder
chiesastiche e
pitale,

non pensa che


:

si

tratti

tempo colle brigt di un crimine a

risponde asciutto

Pigliatelo voi e giudicatelo colla vostra legge.


la

Gi spunta, in queste parole,

velleit

di

salvai

quell'uomo senza dover prendere ostensibilmente

partite

Ma
che

la concessione del Procuratore,


i

che in

altri casi

avrebt

rallegrato Cajafa e
il

suoi,

questa volta sa d'agrume

pei

pu condannare che a pene legger mentre oggi vogUono la pi grave di tutte e non posso
Sinedrio non
fare

a meno, purtroppo, del braccio romano. Tu sai bene repUcano che noi non abbiara

il

diritto di dar

morte ad alcuno.
gli

Pilato intende subito quale sentenza abbiano dato


storo contro
il

ce

miserabile che
:

sta innanzi e vuol saper

che delitto ha commesso

ci che par degno dell'ultim

supphzio a codesti rabbiosi bigotti potrebbe essere un


colpa veniale agU occhi d'un
pio

Romano. Le
difficolt

volpi del Ten:

hanno gi parata questa Sanno bene che Pilato non li contenterebbe


che costui scalza
il

prima

di muoversi

se gli dices

sero

la

religione

dei

loro

padri e an

Regno d' Iddio. Diranno dunque il falso, A eh sta commettendo un' intamia non pesa aggiungerne altre accessorie e subordinate. Pilato non pu esser vinto chi
nunzia
colle

sue

armi,

facendo

appello

al

suo

lealismo

vers(

PONZIO PILATO

419

Roma
Si

l'

Imperatore e

alle ragioni stesse del suo ufficio.

son gi intesi per dare all'accusa un colorito politicogli


;

Se

dicono che Ges un falso Messia,

Pilato sorri-

der
poli,

ma

se affermano ch' un sedizioso, un arruffapo-

che sobilla la plebe contro Roma, non potr fare


la

meno di metterlo a morte. Abbiamo trovato costui che sovvertiva

nostra

nazione e vietava di pagare


d'esser
Cristo,
il

tributi a Cesare e diceva

Re

dei

Giudei.
;

Egli

solleva

il

popolo

la Giudea ha cominciato dalla Gaed venuto fin qua. Tante parole tante menzogne. Ges ha ordinato di dare a Cesare quel ch' di Cesare ; non si cura dei Ro-

insegnando per tutta


lilea

mani

dice d'esser

Cristo

ma non

nel

senso

grossolano

non solleva il popolo ma vuol fare d'un popolo infelice e bestia un regno beato di santi. A Pilato quelle accuse, bench gravissime anche per lui se fossero vere, accrescono i sospetti. mai pensae politico di
dei Giudei e infine bile che queste
lui

Re

vipere traditore, che detestano

Roma

pi volte hanno tentato di sbalzarlo e altro non

accesi

sognano che di spazzar via i dominanti forestieri, siano ad un tratto da tanto zelo da tarsi denunziatori d'un ribelle della loro stessa nazione ?
Pilato

non

persuaso e vuol sincerarsi


l'accusato.

da s interro-

gando

in

segreto

Rientra nel Pretorio e or-

dina che gh sia condotto Ges. Lasciando da parte l'accuse minori va subito all'essenziale

Se' tu

il

Re

de' Giudei

dere a questo

Ma Ges non risponde. Come potrebbe far comprenRomano che ignora le promesse d' Iddio,

a un ateo pirroniano, che restringe tutta la sua religione al culto fattizio e demoniaco d'im uomo vivente e di che uomo di Tiberio come potrebbe spiegare a questo

420
liberto,

FONZIO PILATO
allevato dai legisti e dai retori di

Roma,

nella

pattumiera pi puzzolente
egli

di quei tempi, in quale senso

di

pu chiamarsi Re di un Regno non ancor fondato, un Regno tutto spirituale che abohr ogni Regno
?

umano

Ges legge nel fondo dell'anima di Pilato e non risponde a lui come non ha risposto, sul primo, ad Hanan e a Caiafa. D Procuratore non arriva a capire quel silenzio in un uomo sul quale pende la morte Non odi tu quante cose ti attestano contro ? Ma Ges seguita a tacere. Pilato, che a tutti i costi non vorrebbe darla vinta a quelli che odiano, insieme, lui e quest'uomo, insiste colla speranza di strappargli un no che gli permetta di liberarlo, Se' tu dunque il Re de' Giudei ? Se Ges negasse tradirebbe s stesso ha confessato
:

d'essere

il

Cristo

ai

suoi

Discepoli

ed

ai

suoi

Giudici

non vuol
il

salvarsi e mentire. Per far rientrare in s stesso

Romano, domanda
:

risponde, secondo

il

su, cosfvt-r.

con un'altra
altri

Dici
?

tu

questo da te o te

l'

hanno detto

di

me

Pilato quasi s'offende.

cerdoti
Se' tu

Son
t'

io forse

giudeo

hanno messo
il

nelle

La tua nazione e i capi samie mani. Che hai fatto ?


?

davvero

Re

dei Giudei

La
del
sai

risposta di

Pilato,

lasciando l'apostrofe sdegnosa

principio,

conciliativa.
e che

Per chi mi prendi

Non

non credo a quel che credono i tuoi nemici ? Sono i sacerdoti che ti accusano, non io ma son forzati a darti nelle mie mani la tua salvezza sta me dimmi che non vero d che asser scon loro e sei libero. Ges non vuole sfuggire aDa morte ma qoche son
;

Romano

PONZIO PILATO
nostante
gano.
Il

421

si

risolve al

tentativo d' illuminare questo pa:

Padre pu tutto
di

non potrebbe Pilato


?

esser l'ul-

timo convertito

sto

La mia potest reale, egli dice, non viene da quemondo. Se fosse di questo mondo i miei sudditi combatterebbero perch non fossi dato in mano dei Giudei ; ma il fatto che la mia potest reale non cosa di quaggi. Il servitore di Tiberio non capisce. La differenza tra il quaggi e il lass gli oscura. Lass stanno, se
ci

questo morente

son davvero,
;

gli

Dei benefattori o invidiosi degli uo-

mini

nell'Ade stanno l'ombre dei morti, se pur rimane


il

qualcosa di noi quando


dai vermi
;

corpo consumato dal fuoco


il

l'unica realt vera


i

quaggi

,
:

la

grande

terra con tutti

suoi regni.
?

di

nuovo chiede

Dunque tu sei re Non c' pi nessuna


ha proclamato
S,

ragione per negare. Quello che

agli altri dir

vero, io son Re.


:

anche a questo cieco Son nato per questo e per


:

questo son venuto

per rendere testimonianza alla verit.

Chiunque sta per


Allora
Pilato,

la verit ascolta la

mia

voce.
lui

infastidito

da quel che a
colla

sembra

truculento

misticume,
?

risponde

celebre apostrofe:

E
Lo

Cos' la Verit

senza aspettar la risposta

si

alza

per andarsene.
assistito alle

scettico

romano, che

forse

ha pi volte
e

dispute infinite dei


metafisichere
stiche,

filosofi e

s'

persuaso, udendo tante

contraddittorie

tante

caviDaziom

sofi-

che

la verit

non

esiste

che se pure esiste non

dato agli
solo
gli

uomini conoscerla, non immagina un attimo

che la verit possa dirgliela quell'oscuro ebreo che


dinanzi

come un

malfattore.

Pilato fu concessa

(sorte,

in quel giorno solo della sua vita, di contemplare

viso della Verit, la

suprema Verit

fatta

uomo,

non

422

PONZIO PILATO

r ha saputa vedere. La Verit vivente, la Verit che potrebbe risuscitaro e far di lui un uomo nuovo, dinanzi a lui, ricoperta di carne umana, di semplici panni, colla faccia schiaffeggiata e le mani legate. Ma egli non indovina neppure, nella sua superbia, quale soprannaturale fortuna gli toccata, fortuna che milioni di uomini
g'

invidieranno dopo la sua morte. Chi


il

gli

dicesse che
di

soltanto per quest' incontro, solo per

tremendo onore

aver parlato con Ges e di averlo consegnato alla croce,


il

suo

nome
i

sar conosciuto, bench infame e maledetto,


e

da

tutti

secoli

da tutto

il

genere umano,

gli

sembre-

rebbe un farneticante.
Pilato
cieco

d'una cecit paurosa e irrimediabile,


stesso

ma
Itu

Cristo,

in
i

quello

giorno,

perdoner anche a
altri,

perch

ciechi

sanno,

meno

degli

quello

che

lanno.

CLAUDIA PROCULA LXAV

Nel
a dar
e

momento
alle

in cui Pilato s'avviava per tornar

fuori

la

risposta ai Giudei che bofonchiavano impazienti


porte,
gli

irrequieti

s'accost

un servo mandato

dalla

moglie.

Non

aver nulla da fare con quel giusto

Lva a dire

gli

man-

perch oggi ho sofferto molto in sogno

tore accolse

Quattro Storici ci dice come il Procuraimpreveduta intercessione della sua sposa. N di lei sappiamo nulla, all' infuori del nome. Si chiamava, secondo l' Evangelo di Nicodemo, Claudia Prodei
l'

motivo di Nessuno

lui.

cula e se
alla

il

nome

vero potrebbe darsi che appartenesse


Si di

gente Claudia, illustre e potente a Roma.


per

pu
con-

supporre ch'ella fosse,


dovesse proprio a

nascita e aderenze,

dizione superiore al marito e che Pilato, semplice liberto,


lei,

alla sua influenza, la

sua impor-

tante magistratura in Giudea.

Se questo fosse

la

preghiera di Claudia Procula non


Pilato, specie se questi l'amava.

dov lasciare insensibile

che

l'amasse

davvero,

almeno quanto un uomo

di

quella natura poteva amare, reso probabile dal fatto


ch'egli avesse chiesto di

l'antica legge Oppia,


sulto del

condurla con s in Asia perch bench mitigata da un senato conconsoli Cetego e Varrone, vietava

tempo ch'eran

proconsoh

di condiu^re seco le

mogli e sar occorso un

424

CLAUDIA PROCULA
di

permesso particolare

Tiberio

perch Claudia Procula

potesse seguire Ponzio Pilato in Giudea.

Le ragioni
brevit
del

della sua intercessione

rimangono, per
di

la

racconto,

misteriose.

Le parole

Matteo

alludono a un sogno che l'avrebbe fatta soffrire a causa


di

Ges

probabile ch'ella avesse sentito parlare da


;

qualche tempo del nuovo profeta


e

forse l'aveva veduto

in quei giorni e quest'uomo, cos diverso dagli altri giudei,

che non aveva nulla del volgare demagogo o del

fari-

seo collotorto, dev'esser piaciuto alla sua immaginazione


di

romana
si

fantastica.

Ella non intendeva

il

linguaggio

che

parlava a Gerusalemme

ma

qualche dragomanno
di

della curia

pu averle

riferito

qualcuna delle parole

Gesi e tali da farla persuasa che

non poteva essere, come un criminale pericoloso. In quei tempi i Romani, e specie le donne, cominciavano ad essere attratte dai miti e dai culti dell'Oriente, che meglio soddisfacevano al desiderio d' immortaht personale che non la vecchia religione latina, freddo comdicevano,

mercio legale di

sacrifici

per scopi utilitari e


stessa,

politici.

Molte
ai

dame

patrizie,

Roma

s'eran

fatte

iniziare

misteri di Mitra, di Osiride e della

Gran Madre
al

e alcune

mostravano una certa propensione anche


Proprio sotto Tiberio
i

giudaismo.

moltissimi

ebrei

che stavano a

Roma

furon cacciati dalla capitale perch, secondo Giudi

seppe Flavio, alcuni


risulta

loro

avevano ingaimato una ma-

trona, Fulvia, convertita al giudaismo.

Fulvia, a quanto
la sola.

da un accenno

di Svetonio.

non era

Non
Giudea,
cino
e
le le

impossibile

che Claudia

Procula,

vivendo

in

abbia avuto curiosit di conoscere pi davvicredenze del popolo amministrato dal suo sposo
di

abbia cercato di sapere, vogliosa

novit come tutte


il

donne, quali nuove dottrine andasse predicando

pr-

CLAUDIA PROCULA
feta
galileo
di

425

cui
si

si

discorreva tanto

a Gerusaleiniiie

Fatto sta ch'ella


se l'aveva

convinse che Ges era un


Il

Giusto

dunque innocente.
ribile,

sogno

di

quella notte

fatta soffrire

sogno

ter-

la

rafferm in questa

persuasione e non fa meraviglia che,

facendo assegnasui

mento
se
i

su)

potere che
le

le

donne hanno

mariti, anche

mariti non

amano

pi, abbia fatto avere a Pilato

quel

messaggio implorante.
noi basta che abbia cliiamato
a

A
Giudei

Giusto
al

colui che

volevano

assassinare.

Insieme

Centurione di

Capernaum e alla donna Cananea, Claudia Procula la prima pagana che abbia creduto in Ges e non senza ragioni la Chiesa Greca la venera come santa.
Nell'animo
di

Pilato, gi inclinato alla neutralit se

non
e

alla

clemenza,

dalla

sua animosit contro


dell'accusato,

Cajafa

forse

anche

dalle

parole

l'ambasciata

della

mogUe
con
lui.

rafforz la
:

cula non aveva detto


fare

Salvalo

prima disposizione. Claudia Proma Non aver nulla da


I
:

Era

il

suo stesso pensiero. Pilato,

come

se

avesse un

confuso sentore della gravit di

quello

che

stava per accadere, non voleva partecipare alla morte di


questo misterioso pezzente che
si

presentava come Re.


;

loro ma non avevan voluto. Allora gli viene in mente un altro modo di Hberarsi da quell 'obbligo. Ritorna verso Ges e gli

Aveva subito detto che

lo

giudicassero

chiede

s'

galileo.

Pilato salvo.

Ges non appartiene

alla

sua giurisdi-

zione
,

ma

a quella di Erode Antipa. Costui, per fortuna,

in quei giorni, a

Gerusalemme, venuto come

il

solito

per la

Pasqua.

Il

Prociu-atore ha trovato una legittima

scappatoia per contentare la sposa ed esimersi da quelr impiccio molesto. Di pi si fa bello presso Giudei rimettendo a un di loro il giudizio decisivo e nello stesso
i

426

CLAUDIA PROCULA
fa

tempo

un dispetto

al

Tetrarca che odia con tutto

il

cuore perch
Tiberio.

lo sospetta,

a ragione,

di fargli

la spia

presso
di

senza perder tempo comanda

ai

soldati

condurre Ges dinanzi ad Antipa.

IL

MANTELLO BIANCO LWt

Il

terzo giudice davanti al quale

un

figliolo

che

il

sanguinario maiale Erode

menato Ges era Magno aveva

avuto da una delk sue cinque mogli. Non dirazzava dal padre perch fece male ai fratelli come quello aveva
fatto ai
tello
figlioli.

Quando

il

fratello Archelao, proprio frasi

uterino, fu accusato dai sudditi


;

adopr per

farlo

esiliare

ad un
e

altre fratello, a Erode, port via la

mogli

ghe.

diciassett'anni cominci a regnare


della

come Tetrarca

della Galilea
s'offr
telli

Perea e per ingraziarsi Tiberio

come
dei

referendario segreto dei fatti e detti dei fradignitari

suo
era

viaggio
nello

Roma

romani ch'erano in Giudea. In un Erodiade, che gli s' innamor di


e

stesso

tempo nipote

cognata, perch fgUa

del suo fratello Aristobulo e sposa del suo fratello Erode,


e

senza titubare dinanzi al doppio incesto la persuase


alla figliola dell'adultera,
figlia

a seguirlo, assieme prima moglie sua,


dal padre che

Salom. La

di

Areta re dei Nabatei, ripar


e lo sconfisse.
il

mosse guerra ad Antipa Questo accadeva mentre Giovanni

Battezzatore

si

faceva
parole

nome
di

tra

il

popolo.

Il
i

Profeta

si

lasci sfuggire

condanna contro
prendere e
lascivie

bast questo perch Erodiade persuadesse


rito a farlo

due incestuosi adulteri e il nuovo marincliiudere nella fortezza di Mail

cheronte.
nito
dalle

Tutti sanno

come

sudicio Tetrarca, illibidi-

dell'acerbetta

Salom,

meditante

425
forse

IL

MANTELLO BIANCO

un nuovo
l'ombra

incesto, fosse sforzato a offrirle la testa

capeiluta del Profeta del Fuoco dentro un bacile d'oro.

Ma
lo

di

Giovanni, anche dopo la decollazione,


si

turbava e quando

cominci a parlare
:

di

Ges e

dei

suoi miracoli

disse ai suoi cortigiani

Costm Giovanni Battista risuscitato. Pare che tenesse d'occhio il nuovo profeta e che ad
un certo momento pensasse di fargli io stesso gioco che aveva fatto al Precursore. Ma ripensandoci meglio decise, per politica o superstizione, di non impacciarsi pi con profeti e vide che il meglio era di costringer Ges ad
uscir

dalla

Tetrarcliia.

Un

giorno

alcuni

Farisei,

con

grande probabilit imboccati da Erode, andarono a dire


a Gres
:

Parti e vattene di qui

perch Erode

ti

vuol far

uccidere.

che rispose Andate a dire a quella volpe io devo camminare oggi, domani e domani l'altro perch non pu essere che un profeta muoia fuori di Gerusalemme. E ora a Gerusalemme, vicino alla morte, compare dinanzi alla
volpe.

Codesto traditore
di

spione,

adultero
dei

incestuoso, assassino

il

Giovanni e nemico
l'

profeti,

meglio appropriato per condannare


:

innocenza.

Ma

Ges r ha battezzato bene


ha
la

pi vol^e che tigre e non

spudoratezza

di sostituirsi

a Pilato. Anzi, racconta

Luca, osi rallegr grandemente perch da molto tempo desiderava vederlo, perch aveva sentito parlar di lui e

sperava

di

vedergli
dell' di

fare

qualche miracolo
e

D
tato chio
al

figliolo

Idumeo
braccio

della

Samaritana
dalle
gli

s'

scot-

fuoco

Giovanni ed accogiit Ges come un


c\

vec-

domatore

segnato

dentate
ta/

d'un
ve-

leone guarda una quo va belva che

portane a

n.

MANTELLO BIANCO

429

dere

Ma

smanioso,

come
{?05sa

tutti

barbari orientali, di

vedere qualche prodigio e immagina Ges come un tau-

maturgo girovago che


suo
stregoneccio.
l'odia,

ripetere a

volont qualche

L'odia
n'

anche,

perch

come ha odiato Giovanni ma i proteti hanno un ha paura


:

potere ch'egli non intende

ma

l'intimorisce:

forse la de-

capitazione

Giovanni gli aveva portato sfoituna. Desidera anche lui che Cristo sia ucciso ma non ha nessuna
di

voglia di farsi

compHce della sua morte. Vedendo che miracoli, in quel momento, non

c'era

da aspettarsene cominci a fargli molte interrogazioni ma Ges non risponde nulla. Ha rotto il silenzio per Hanan, per Cajafa, per Pilato ma non lo romper per questo coronato farabutto.
jChiarati,

Hanan

e Cajafa sono

nemici suoi di-

Pilato
costui

varlo,

ma

un cieco che brancola credendo di saluna volpe vighacca e non merita neangli

che un insulto.
I capi

sacerdoti e

Scribi,

per la paura che all'ucdifatti

cisore di

Giovanni mancasse, come

manc, l'animo
vittima
fin

d'uccider Ges, avevan seguito la loro

l'accusavano con veemenza. Queste furiose imputazioni e


il

silenzio dell'accusato attizzarono

il

nascosto rancore di
a'

Antipa che,
soldati,
il

dopo avere svillaneggiato, insieme


taciturno,
lo
gli

suoi

divino

butt

sulle

spalle

un

manto splendente e Anche lui. come

rimand a

Pilato.

il Romano, ma pei ragiom diverse, ha repugnanza a condannare quegli che fu battezzato da Giovanni e che forse Giovanni medesimo, risuscitato

dai

morti pei

vendicarsi.

Ma

nell 'accomiatarlo

gli

fa

un

dono ch' un' inconsapevole testimonianza della qualit del morituro. Il mantello risplendente di bianchezza , come s' impara in Giuseppe Flavio, la veste dei Re Giudei e Ges appuntc accusato di volersi fare Re dei Giudei.

430
L'astuto

IL

MANTELLO BIANCO
la

Antipa volle schernire


regalo

pretensione di

coli' ironia del

ma

nello stesso

Ges momento, ricoprenun amil

dolo con quella bianchezza ch' segno d' innocenza e di


sovranit,
l'

ignobile volpe fece tenere a Pilato

basciata simbolica, che confermava involontariamente

messaggio

di

Claudia

Procula,

l'accusa

di

Cajafa e

la

confessione di Cnsto.

MORTH A COSTUI LJTvf

pensava ormai d'essersi tolto di dosso l' importuno incarico che gli volevano imporre i suoi avverPilato

san.
in

Ma quando

si

vide tornare dinanzi Ges, ravvolto


e

quel

manto candido

regio,

cap che bisognava ad

ogni patto risolversi.

L'accanimento
l'astensione di
ai

di quelli

che pei tanti motivi gb erano

sospetti, la piet della moglie, le risposte del giudicabile,

Antipa, lo inclinavano ormai a nfiutare


gli

Giudei la vita che

chiedevano. Forse, mentre Ges

era trascinato dal Tetrarca, aveva interrogato qualcuno


del seguito sul conto del preteso
lo

Re

e le notizie, se l'ebbe,

confermarono nella sua decisione. Nei discorsi di Ges non c'era nulla che potesse dare ombra a Pilato anzi c'era molto che poteva piacergb o, per lo meno, sembrar;

gli

vantaggioso all'autorit di Roma.

Ges insegnava l'amore per


trattati, in
veri,

nemici e
;

Romani eran
i

chiamava beati poGiudea, come nemici dunque esortava alla rassegnazione e non alla riconsigUava
di di
i

volta
sare,

rendere a Cesare quel ch' di Cetributi


all'

do

pagare

trario al formalismo fansaico che


le

era conimperatore rendeva tanto spinose


;

Romai coi dominati non rispettava il sabato, mangiava coi pubblicani e coi gentili e finalmente annunziava che il suo Regno non era di questo mondo ma di un inondo cos metafisico e remoto che non poteva
relazioni
dei
;

432

MORTE A costui!
gli

davvero mettere in pericolo Tiberio e chi


fra s e s, colla superficialit di tutti
gli

succede-

rebbe. Pilato, se conobbe tutte queste cose, dovette dire


scettici,

mas-

sime quando
stato per
lui

si

credon

politici

fini,

che buon sarebbe


nei

e per

Roma

che molti Giudei seguissero Ges,


alla

piuttosto

che

prepararsi

ribellione

conciliaboli

degU Zelo ti.


Egli

dunque

deciso a salvare

sua

indulgenza

vuol

mettere
i

Ges una punta

ma
di

in

questa

sarcasmo,

un' intenzione di offesa per


volte son insorti contro di
sia
il

capi sacerdoti che per tre


e ora lo

lui

molestano perch

loro boia.

fin all'ultimo

finger di ritenere

Ges

come Re
meritate,

dei Giudei.

Eccolo

il

vostro Re,
!

il

Re

che vi

popolo miserabile e perfidioso

Un

Jegnaiolo

farnedi provincia, un vagabondo, un mentecatto che tica di regni oltre la terra e si tira dietro qualche diecina di pescatori e di villani e qualche donniccila. Vedetelo

com' ridotto, com'


perch
lo

disfatto,
?

come

l'avete conciato
:

volete uccidere
di

di avere

un Re meglio
via.

non siete degni Tenete velo costui. Anch' io, come avete

fatto voialtri,
lo

mi trastaller un po' a tormentarlo, eppoi


ricondurre
fuori
e
agli

mander
E,
fatto
ai

Ges,
altri

usc

sulla
si

porta e

disse

capi sacerdoti

che

addensavano
:

colle faccie protese

Voi m'avete presentato quest'uomo come se soved ecco, dopo averlo in presenza vovertisse il popolo stra esaminato non ho trovato in lui alcuna delle colpa che g' imputate. E neppure Erode, poich 1' ha rimandato a noi. Egli non ha dunque fatto nulla che menti
;

per udire finalmente la sentenza

la

morte. Io quindi

g'

infiigger

un gastigo eppoi
le

lo

li-

berer.

Non

ara quella la risposta eh s'asjxjLtiivaao

cagu*

MORTE A COSTUI

433

agognanti che tumultuavano sulla piazza.


stiale
SI

Un

grido be:

Morte a costui Troppo lieve pena sarebbero le battiture per quel pericoloso nemico del Dio degli Eserciti e del Dio Negozio, Ben altro ci vuole per soddisfare i macellan del Tempio. Son venuti a chieder sangue e non perdonanze. Morte a costui urlavano Hanan e Cajala, e
1

lev improvviso dalle bocche spalancate

insieme a loro sibilavano

le

vipere farisee, strillavano


i

negozianti del sacro bestiame,

cambiatori delle sacre mo-

nete, gli appaltatori di somari,


1

giati

i facchim delle carovane. Morte a costui berciavano gli Scribi drappegnelle cappe teologali, i mercantucci della fiera pa-

squale,

bettoheri della citt alta,

Deviti,
i

g' inser-

vienti del

Tempio,

garzoni degli usurai,


servile

galoppim

dei

sacerdoti, tutta la
ai

marmaglia

ammassata dinanzi

Pretorio.

Appena

si

fu quietato un poco lo strepito Rlato do-

mand

Che far dunque


tutti risposero
:

di

Ges che chiaman Cristo

Sia crocifisso
il

Ma

Procuratore resiste

Ma insomma
quelli via pi

che ha fatto di male

gridavano
1

-!-

Sia crocifsso

Sia crocifsso

Ges, pallido e sereno nella bianchezza del mantello


|)efiardo,
li

guarda dolcemente la moltitudine che vuol darha chiesto in cuor suo da tanto tempo. Egli [luore per loro, coha divina speranza di salvare colla sua [K>rte anche loro, ed essi gli sono addosso., urlanti come
ci che

h volesse sfuggire all'accettato destino.


|)u
l, SI

suoi amici

non

nascondono

tutto

il

suo popolo vuole inchio-

30

Storia

di Cristo

434

MORTE A costui!

dare la sua carne: soltanto uno straniero, un romano,

un

idolatra, difende la sua vita.

Perch non

si

muove a

compassione anche lui e non lo consegna ai crocifissori ? Non s'accorge che la sua falsa piet ad altro non riesce che ad allungare e inacerbire l'agonia ? Am, ed giusto che sia odiato risuscit i morti, ed giusto che sia uc;

ciso

vuol salvare, ed giusto che tutti voglian perderlo


testardo
Pilato

innocente, ed giusto che sia sacrificato ai colpevole.

Ma

il

non

si

arrende agli
di

Giudei n alla

silenziosa

supplicazione

Ges.

urH dei Vuole

scamparlo a ogni costo. Non vuol darla questa volta, a quei lezzoni inferociti.

vinta,

anche

ad Antipa la spiacevole responsabilit d'una condanna capitale non gli riesce


riucito di trasferire
;

Non gh

di

persuadere questo popolo tigresco e mulesco

dell' in-

nocenza del suo miserabile Re. Costoro hanno voglia vedere un po' di sangue sono smaniosi di godersi,
;

di

in

questi giorni di festa, lo spettacolo d'una crocifissione. Li


sazier lo
stesso,

con un baratto, consegnando loro

la

carcassa d'un omicida in cambio del corpo


cente.

d'un inno-

Io

vi

dico che non trovo in lui


rilasci
:

nessuna colpa.

Ma

voi

avete l'usanza che vi


vi

Pasqua. Chi volete che

liberi

uno per a Barabba o Ges che


libero

chiaman
Il

Cristo

popolo, preso

all'
il

improvviso, non sapeva

che

ri-

spondere. Fin allora

nome
:

era imo, unica la vittima, tutto era limpido

uno
cielo

solo
di

il

supplizio chiesto

come

il

quel

mattino
di

di mezz'aprile.

Ma

questo pagano
di

pur scandaii, mette


dispettoso,

mettere in salvo

quel!' inventor

in

campo un

altro

nome che

imbroglia
di

ogni cosa.

Vorrebbe bastonarlo soltanto invece

met-

terlo in croce e ora

vorrebbe consegnarci un altro ddin-

MORTE A COSTUI
qiiente nel posto di quello che
si

435

vuol noi. Per fortuna

eran sempre
disposti

anziani, scribi e sacerdoti che


lasciarsi

non eran
in

davvero a

sfuggire

Ges

e costoro,

un baleno, suggerirono quel che bisognava dire. Sicch quando Pilato chiese loro una seconda volta ; Chi de' due volete che vi Uberi ? tutti quanti, a una voce sola, risposero Liberaci Barabba Muoia costui

L'uomo che

il

Procuratore offriva come sangue

di ri-

non era imo scalzacane qualunque. Nella tradizione volgare n' rimasto memoria come d'un malandrino di strada, ascritto alla plebe dei criminali di mestiere. Ma il suo soprannome Bar Rabban, che vuol dire Figlio del Rab, o piuttosto Discescatto agli amatori di crocifissioni

polo del Maestro perch

gli

mati anche
scita

figlioli

scolari dei

Rabbini eran chiadella

ci

avverte che apparteneva, per naDottori

o per studio, alla casta dei

Legge.

Marco e Luca dicono espressamente ch'era accusato di aver commesso im omicidio durante una sedizione, dunque un assassinio politico. Barabba, allevato nelle scuole degli Scribi nel rimpianto del Regno e nell'odio per padroni pagani, era probabilmente uno Zelota ed era stato preso in una di quelle sommosse fallite, cos fitte
i

in quegli anni.

Era mai possibile che

la

consorteria sad-

ducea e farisea, la quale aveva fondo gli stessi sentimenti degli Zeloti, anche se per ragion di stato li occulper svigorimento d'animo li scordava, si contri) tava
tasse di quell'assurdo baratto
?

Barabba, bench assassino,


(assassino
dagli

era un patriotta.
far

anzi

proprio perch

stranieri.

un martire, un perseguitato Ges invece, bench non avesse ucciso


qualcosa

iOes"?uno

voleva

troppo pi pernicioso d'un


la legge di

omicidio; voleva capovolgere

Mos, rovinare

436
il

MORTE A COSTUI
Il

Tempio.
;

primo, insomma, era una specie d'eroe na-

zionale

l'altre

un nemico
?
!

della nazione. C'era

molto da

pencolar nella scelta

Libera

Barabba Muoia costui Ponzio Pilato non ha saputo salvare


I

e salvarsi
i

nepcapi

pur questa volta


dei

Doveva
il

esserei

gi accorto che
la

Giudei non avrebbero lasciato andare


potesse sfamare
dell'aria

carne nella

quale avevan gi messo

segno de' loro denti, l'unica


bisogno, queJ giorno,

che

li

come

e del

pane.

Ne avevan Non si

sarebbero

tolti

di

l,

non sarebbero andati neanche a mangiare, finch non


avessero visto quel bastardo Messia assicurato con quattro chiodi sopra due tronchi.

Ponzio Pilato vigliacco.


un' ingiustizia
;

paura
stesso
di

ha paura di ima soddisfazione ai suoi nemici ma nello tempo ha paura di metter Ges al sicuro, ha paura
;

paura di commettere scontentare la moglie ha

Ha

di dare

far

disperdere

dai

soldati

quel

arrogante,
perio,

ha paura
l'

d' imporre,

branco grugnante e con atto reciso d' im-

che Ges rabba l'assassino.


tica,

innocente sar rilasciato e non Bavero,

Un Romano

un Romano

all'an-

avrebbe contentati subito quei briachi postulanti per non sciupare neanche un minuto
di

buona

schiatta,

a difendere un oscuro allucinato


tato
fin

oppure avrebbe decre-

da]

principio

che

quell'uomo era innocente e


dell'

sotto l'augusta protezione

impero.

Pilato, a forza di strattagemmi, di rinvi, d'indolenti

interrogazioni, di mezzi termini e

mezze misure,

di

titu-

banze, di risoluzioni maldestre e ringoiate, di mosse mal


eseguite,
si

trovava ora precipitato lentamente dove non

sarebbe voluto cadere


questione col no o col
dei capi e
il

Ma
s,

il

non aver mozzato subito la aveva accresciuto l'Insolenza

bollore del popolo.

ora non

gli

restavano

MORTE A COSTUI
che due strade
:

437

o cedere ontosamente dopo tanti ripie-

un tumulto che poteva diventare, in quei giorni che Gerughi e resistenze o mettersi a repentaglio di suscitare

lemme osjMtava

qua&i

un

terzo

della

Giudea, una sol-

levazione pericolosa.
Sbalestrato dall'ondeggiare dei suoi pensieri codardi,

rintronato

dagli

urli,

im 'altra volta a
dare
:

quelli

non sa che domandar consiglio che dovrebbe e vorrebbe comanil

Cosa devo far dunque di Ges detto


Crocifiggilo
!

Cristo

Sia crocifisso

Ma non
sa,

ha fatto nulla
I

di male.
!

Crocifiggilo

Crocifiggilo

quest'odioso forestiero, se Ges ha fatto Secondo la nostra fede un impostore, un bestemmiatore, un nemico del popolo e deve morire. Anche se non ha fatto nulla deve morire, perch le sue parole son pi pericolose d'ogni scelleratezza.
?

Che ne male o no

Crocifiggilo Crocifiggilo Prendetelo voi grida Pilato e crocifiggetelo alcuna colpa. non trovo in perch Noi abbiamo una Legge e secondo questa Legge
! !

io

lui

deve morire perch


Il

s' fatto

Figli uol d'


al

Iddio

silenzio

di

Ges sovrasta
al

bestiale schiamazzo.

Combattono intorno

suo corpo e pai che appena se


il

n'avveda. Sa dal principio dei tempi che

suo destino

segnato e che quello


ineguale
lui
!

il

suo giorno. La battaglia tanto


difende per amore

Da una
lo

parte un Gentile, che non sa nulla di

e nulla capisce,

che non

lo

ma

per

odio, che non


cavilli,
stizia,

con astuzie e che ha pi terrore d'una n volta che d'un' ingius'

difende a viso aperto

ma

che

incaparbisce per puntiglio e non per la cer-

tezza dell' innocenza. Dall'altra

un

clero minacciato,

una

438
borghesia frustata,
tutti
i

MORTE A COSTUI
un volgo

istigable

al

peggio,

come

volghi

La

riuscita abile a profetarla chiunque.

Ma Ponzio Pilato non lascia la partita Regaler Barabba ai suoi complici ma non abbandona Ges. Toma di dargli un gastigo. Forse quando vealla prima idea dramio i lividori e il sangue anmiostato delle battiture si contenteranno di questa caparra di supplizio e lasceranno in pace l' Innocente che guarda con eguale piet
:

il

pastore vile e

lupi riottosi.
lui

Procuratore ha detto che non trova in


le

nessuna

colpa eppure lo gastigher con


dizione,

verghe. Questa contrad-

questa mezza ingiustizia,


stile

questo compromesso
gli

nello

di Pilato
e,

ma

sar,

come

altri

tentativi,

uno scacco
I Giudei

alla fine,

una vergogna

di

pi prima della

disfatta finale.

si

sgolano ancora a gridare


I

Sia crocifsso

Ma

egli rientra nel

Pretorio e consegna Ges

ai

soldati

romani perch

sia fustigato.

UN REJNCORONATO
Lyxviii

La
grosso

soldataglia mercenaria che, nelle provi ncie, era


delle
i

il

legioni,

non aspettava
il

altro.

Tutto

quel

tempo

militari che presidiavano


zitti,

Pretorio

avevan do:

vuto assistere, immobili e


loro capo

a quella misteriosa gaz-

zarra coloniale dove raccapezzavano una cosa sola


il

che

non era quello^he ci faceva S'eran divertiti per un pezzo a veder le


e
1

la

migUor
i

figura.

grinte,

versacci

gesticolamenti di quel .brulicame giudaico e s'erano

accorti

che

il

Procuratore,

rannuvolato

impacciato,

annaspava senza saper strigarsi da quel garbugUo mattutino. Lo guardavano come i cani guardano il cacciatore maldestro che girella su e gi senza decidersi a
rare bench la preda
ti-

non
si

sia lontana.

Ora, finalmente,
loro

cominciava

il

divertimento.
stessi

compicciava qualcosa. Anche per Bastonare il groppone


Giudei era un giuoco da

d'un Giudeo odiato dagli


per sgranchirsi
le

poterci stare, senza pericoli e senza troppa fatica.

Tanto

mani, stirare
la

muscoH

rattrappiti dal

fresco della mattina e spoltrirsi.

Chiamata tutta
tipa

compagnia
il

nel cortile

del palazzo

levarono di dosso a Ges

mantello bianco regalato d'Andell'

la

prima spoglia
I littori

impresa

eppoi anche

l'altre vesti.
1

sciolsero le verghe e le disputarono

pi robusti. Era gente pratica e che sapeva flagellare


belle

con

mosse gagliarde

e a regola d'arte.

440

UN RE INCORONATO
pilastro

Ges, mezzo ignudo, legato a un


piegarsi
silenzio

perch

il

il

non attutisse Padre per i


forse

la

forza della percossa,

prega in

Non ha
sinistra

detto

sudano per frustarlo. Amate quelli che vi odiano besoldati che


;
;

neficate quelli che vi perseguitano

porgete
?

la

guancia
in

a chi

vi

percuote la destra

Egli

non pu,

quel momento, ricompensare i suoi fustigatori che intercedendo presso Iddio perch sian perdonati. Anch' essi sono prigionieri e ubbidienti e non sanno chi quello che flagellano con tanta innocente allegrezza loro
;

stessi

furon

flagellati,

talvolta,

per
il

aver

mancato

non trovano per nulla singolare che


quente d'una razza soggetta

Procuratore, un

Capo, un Romano, faccia gastigare a quel


e inferiore.

modo un

delin-

Picchiate sodo, legionari, che

un

po' di quel sangue

che comincia a colare dalle spellature versato anche

uomini tolgono al PHsangue aveva l'apparenza del vino, sul Colle degh Ulivi il sangue che gocciava insieme al sudore proveniva da una tortura tutta spiriper voi.

gho

dell'

il primo sangue che gh Uomo nella Cena suo


:

il

tuale ed intema.

Ma

oggi, finalmente, son

che fanno uscir quel sangue dalle vene del Cristo

nodose

di soldati al servizio dei

mani d'uomo mani potenti e dei ricchi, mani


;

di flagellatori in attesa di quelle

schiena, livida,
rire al

degU inchiodatori. Quella gonfia, sanguinolente, pronta per ade-

legno
la

cos escoriata e scorticata gli cocer di pi

quando
croce.

sul fusto male sgrossato della Ora potete smettere anche il cortile del vigliacco straniero bagnato di sangue. L'ostiario, oggi stesso, laver quelle macchie ma esse rifioriranno anche dopo la lavanda, sulle bianche palme di Ponzio Pilato.
;

stenderanno

colpi
i

prescritti

sono

stati

amministrati
il

in

regola

ma

legionari, ora che

hanno provato

gusto, non vo-

UN RE INCORONATO
glon lasciarsi

44I
baldrotto.
;

sfuggire subito

il

loro

Fin qui
vogliono
i

hanno eseguito un dovere comandato


scapricciare a
ciatori
il

ora

si

modo
piazza,

loro. Costui,

a quel che dicono

ber-

l in

pretende d'esser Re. Contentiamolo,

matto, e cos faremo rabbia anche a quelli che non

voglion riconoscere la sua dignit reale.

Un
spalle

soldato

si

toglie

il

mantello scarlatto

mide coccinea
rosse
di

dei

legionari
;

il

la

claalle

e la butta addosso

sangue
l

un

altro

adocchia un fascio di
la sera,

spini secchi che son

per accendere,

braciere

del corpo di guardia, ne intreccia un paio a guisa di corona

capo un terzo si fa dare, da uno schiavo, mette a forza tra le dita della man destra eppoi, sghignazzando, lo spingono sopra un sedile. A uno per uno, passandogli dinanzi, s' inginocchiano
e gli recinge
il
;

una canna

e la

sguaiatamente e gridano

lesco.

Salutv^ o

Pe

de' Giudei

Ma non

tutti

si

contentano

di

quell'omaggio
sulla

bur-

Qualcuno
gli

allunga

uno
occhi

schiaffo

gota

dove
;

ancora c' l'ombra delle ditate dei servitori di Cajafa


altri

sputano

sugt
la

uno,

pi

spiritoso,

gU

strappa di

mano

canna

e glie la

sul capo, in

modo
del

che gh

spini

della

corona,

configgendosi
di
stille,

megho, fanno
par

intorno alla

fronte

un

fregio

rosse al

mantello.

aviebbero forse escogitato qualche altra piacevole


il

invenzione se
I legionari

Procuratore, accorso al giocondo frastuono,


il

non avesse dato ordine di ricondmre fuori


mento, l'intenzione sarcastica
e preso per
del
di

bastonato Re
quale sorrise

avevano indovinato, con quel lepido camuffaPilato.

mano Ges
e,

lo

men
alle

sulla terrazza lastricata

Pretorio

mostrandolo

Bestie accalcate, grido

- Ecco r

Uomo

442

UN RE INCORONATO
volta le spalle di Cristo verso la distesa dei
ceffi

ululanti,

perch vedano

lividi

delle
:

vergate e

le

sco-

lature sanguinolenti. Quasi dicesse

Contemplatelo,

il

vostro Re,

il

solo

Re che
;

vi
gli

mecon-

ritate, nella

sua vera maest, coll'acconciatura che

La sua corona di stecchi pungenti il suo manto purpureo la clamide d'un mercenario il suo scettro una canna secca, tagliata in un de' vostri magri fossi. Son gii ornamenti che merita questo Re fescennino, ingiustamente rinnegato da un popolo ignobile come siete. Avevi sete del suo sangue ? Exjcolo, il suo sangue guardate
viene
!

raggruma intorno alle piaghe dei flagelli e come goccia dagh spini della corona. poco ma dovrebbe bastare perch questo sangue innocente ed gi una

come

si

grazia grande eh' io l'abbia fatto stillare per contentarvi.

ora levatevi di qui, che m'avete assordato abbastanza

Ma
e

Giudei non s'acquietarono n a quelle parole n

a quella vista.

Ben altro ci voleva che una frustatura una mascheratura per farli partir in pace Pilato credeva di beffeggiarli ma s'accorgerebbe che non tempo di cehe. S'era rotto il capo due volte a voler contrastare con loro e non saranno l'ultime. Un po' di lividure e una farsa soldatesca non bastan davvero per punire come si merita il nemico d'Iddio; d son ancora alberi,
!

in Giudea, e chiodi per attaccarcelo.

le voci

arrocliite

ripetono in coro

Sia crocifisso
s'accorge,

Sia crocifisso

Pilato

troppo

tardi,

d'essersi

cacciato

in

un ginepraio

non potr pi disfrenarsi. Tutte le sue decisioni son contrastate con una pertinacia che non ha saputo prevedere. Un'ultima illuminazione gli ha
dal quale

dettato

le

grandi parole

UN RE INCORONATO

443

Ma
Non
cava
;

Ecco r
egli

Uomo

stesso

non saprebbe dar ragione


le

di

quella

proclamazione, che trascende


s'

bassure del suo spirito.


quella
verit

accorto

d'aver trovato

che cer-

una mezza verit

ma

pi profonda di tutte quelle

che possono
Grecia.

mo,
fissa

il

avergU insegnato i filosofi di Roma e di dire perch Gres veramente 1' Uosimbolo di tutta l'umanit dolorante e umiliata,

Non saprebbe

tradita dai suoi capi, ingannata dai suoi maestri, croci-

ogni giorno dai re che divorano


i

sudditi,

dai

ric-

chi

che f*anno piangere

poveri, dai sacerdoti

che

pen-

al loro ventre pi che a Dio. Ges 1' Uomo di Doannunziato da Isaia, l'uomo di misero aspetto che tutti respingono e sar ucciso per tutti , infine, il Figlio unico del Dio unico, che ha preso figura d'uomo e

sano

lori

riscender
sole,

in

un giorno, nella gloria della potenza e del nuovo mezzo al clangore delle trombe risuscitanti. Ma
agli occhi dei

oggi,

agU occhi di Pilato,


che

nemici di Pilato,

un miserabile uomo, un uomo da nulla, carne da verghe e da' chiodi, un uomo e non l'Uomo, un mortale e non un Dio. Cosa aspetta Pilato, coi suoi discorsi sinon
biUini, per darlo in

mano

al

boia

Eppure Pilato ancora non cede. Accanto a questo silenzioso il romano si sente invaso da un oppressivo sgomento che non ha provato mai. Chi dunque costui che tutto un popolo vuol morto e ch'egli non riesce a salvare n a sacrificare ? Si volge ancora una volta a Ges Dimmi, dunque, donde sei ? Ma Ges non risponde. Non mi parli ? Non sai che ho il potere di libe:

raiid e

il

potere
il

di crocifiggerti

?
:

Allora

vituperato

Re

rialza la testa

444

UN RE INCORONATO

fosse

Non

avresti

alcun potere sopra


;

di

me

se

non

ti

daio dall'alto

perci colui che mi ha consegnato


suoi consorti sono

nelle txic

mani

pi colpevole di te.
i
i

Soltanto Cajafa e
gli

veri colpevoli

altri

son cani aizzati e arnesi ubbidienti. Anche Pi

lato

non
il

che uno strumento indocile dell'odio sacerdo-

tale e della volont divina.

Ma
nessun

Procuratore, che non trova, nello smarrimento,

nuovo
Ek;co
il

espediente
vostro

per

tagliare
:

il

laccio

che

lo

stringe, torna alla

prima fissazione

Re

Giudei,
:

inveleniti

deU'oltraggio

replicato,

scattano

su furibondi

Se liberi costui, non


fa re
si

sei

amico
il

di

Cesare.

Chiime

que

si

oppone a Cesare.
finalmente,

Avevan

trovato,
il

punto giusto
di ogni

sensi-

bile per ferire

pusillanime.

La fortuna

magistrato

romano, per quanto altolocato fosse, dipendeva, in quel tempo, dal favore di Cesare. Un'accusa di quella sorta presentata con abilit da maliziosi avvocati

e non

manca-

il

vano tra gU Ebrei, come se n'accorger pi tardi leggendo poteva perderlo. Ma nonostante memoriale di Filone la minaccia Pilato grida l'ultima e pi sciocca domanda

Ho

io

da

crocifiggere

il

vostro

Re

capi sacerdoti, avvedendosi che son in procinto di

vincere, rispondono coli 'ultima

menzogna

Noi non abbiamo altro


il

re
la

che Cesare

popolo accompagna
:

bugia de' suoi capi col

grido sincero

Morte a costui

Morte h Crocifiggilo
di

Pilato s'arrende.

A meno
la

suscitare

un tumulto che

pu dar fuoco a tutta

Giudea

necessario che ceda.

UN RE INCORONATO
La sua coscienza
provate,
varsi.
gli

445
tutte le
vie
1'

par tranquilla

ha

pei

salvare

quest'uomo

che

non
il

vuol

sal-

Ha
stessi

tentato

di

salvarlo

rimettendo

giudizio
;

agli

non possono dar la morte ha tenmandandolo da Erode ha tentato di salvarlo afiermando che non ha trovato in lui nessuna colpa ha tentato di salvarlo ofirendo di rilasciar lui nei posto di Bar Rabban ha tentato di salvarlo tacendolo
Sinedristi, che

tato

di

salvarlo

tiagellare,

colla

speranza che quella ignominiosa


gli

punidi
sal-

zione bastasse a calmare


varlo cercando di suscitare
induriti.

animi

ha tentato

un moto

di piet in quei cuori

Ma

tutte le sue nK)sse son fallite ed egh


si

non

pu volere che per questo scontroso profeta


tutta la provincia
lo

sollevi

tanto

meno

che, per colpa di costui,

accusino a Tiberio e sia deposto.


Pilato
si

crede innocente del sangue di quest' innoportare un bacile d'ac:

cente.
bile

E
si

perch tutti abbiano un' idea visibile e ricordasi

di
e

questa innocenza
lava
le

fa

qua

mani

al

cospetto di tutti, dicendo

Io

sono innocente del sangue di questo giusto


voi
il
1

pensateci

segn

tutto
Il

popolo replic

suo sangue ricada su noi e sui nostri

figliuoli.

Allora
il

comand che
ai soldati

si

liberasse Bai

Rabban

e con-

Giusto

perch

lo crocifiggessero.

lavarlo.

mani non basta a Le sue mani son rimaste insanguinate fiiio a questo giorno e rosseggerarmo in eterno. Egli aveva il potere di salvare quell'uomo ma non ha voluto. Le sue tergiversazioni, le multiple forme di vilt della sua anima attossicata dall' ironia dello scetticismo, hanno spinto
l'acqua ch' scorsa sulle sue

Ma

446

UN RE INCORONATO
al

Ges
vole

luogo

del

Teschio.

Se l'avesse creduto colpeall'assassinio

davvero

avesse
vile.

acconsentito

sa-

rebbe stato meno


colpa,

Ma
gii

egli

sa che in

Ges non

v'

che Ges, come


far

ha dett Claudia Procula

com'egli stesso ha ripetuto, un Giusto.

Un
i

potente che,

per paura di
lui
gli

male a

s,

fa

assassinare

un Giusto,

ch' stato
assassini,

mandato

per

proteggere

giusti

contro

lato,

non merita scusa. Ma io ho fatto, dice Pitutto quanto ho potuto per strapparlo dalle mani

degli ingiusti.

Non

vero.

Ha

provato molte strade

ma

non ha scelta l'unica che sarebbe riuscita all' intento. Non ha offerto s stesso, non ha sacrificato s stesso, non ha voluto mettere in pencolo la sua dignit e la sua fortmia. I Giudei odiano Ges ma odiano altrettanto Pilato, che in tanti modi 1' ha vessati e sbeffati. Invece di proporre, in cambio di Ges, il sedizioso Bar Rabban avrebbe dovuto proporre s stesso, Ponzio Pilato, Procuratore della Giudea, e
baratto.
il

popolo avrebbe forse accettato


fuor
di
lui,

il

avrebbe potuto saziare la rabbia dei Giudei. Non era necessario morire. Bastava sfidarli che lo denunziassero a Cesare come nemico di Cesare. Tiberio l'avrebbe cacciato dal suo
Nessim'altra vittima,
posto e forse sbandito

avrebbe portato nell'esiUo e nella disgrazia la febee consolazione dell' innocenza. La temuta pena, che ora lo persuade a buttar Ges nelle mani
degh avversari come un'offa placatoria, gh toccher
stesso
tra
;

ma

lo

pochi

anm.

Giudei e
io

Samaritani l'accusee Caligola lo

ranno
del

il

preside della Sina

deporr
col

man-

der a confino nelle Gallie.

Ma

nell'esilio lo

seguir l'ombra

gran Silenzioso, assassinato

suo consenso. Invano


la

ha fatto costruire a Gerusalemme


d'actjua
;

bella cisterna piena


alla

invano

s'

lavato

in

faccia

moltitudine

Vis

RK INCORONATO

447

cori

quell'acqua.

Quell'acqua

toiua e maleficiata, acqua che non deterge

vanda potr nettar


lasciato
il

le

acqua giudea, acqioa Nessuna lasue mani dalle macchie che vi lia
di

sangue divino

Cristo.

IL

PARASGEVE

Saliva

il

sole

nel

cielo

ignudo d'aprile ed era ormai

prossimo al colmo del suo cammino. La contesa tra il mencio difensore e gli arrovellati assalitori aveva sciupato il meglio della mattina ed era tempo di correre. Non potevano,
per un'antica
prescrizione mosaica,
i

corpi

dei

giustiziati

rimaner nel luogo del supplizio dopo il tramonto e le giornate d'aprile non son lunghe come quelle di giugno. Cajafa poi, bench spalleggiato da tanti botoli incapiedi del vagabondo non non tranquillo finch fermeranno per sempre, ribaditi con punte di ferro,
i

loriti,
si

sulla croce.

Si ricorda di

quando

entr, pochi giorni inil

nanzi, tra lo sventolo delle frasche e

giubilo degli inni.

Della citt sicuro


ciali

ma

piena, in questi tempi, di provin-

venuti da tutte

le parti,

che non hanno

gli stessi

in-

teressi

e le stesse passioni delle clientele che vivono in-

torno

al Tempio. Quei Galilei, sf)ecialmente, che hanno accompagnato fin qua lo scismatico, che gli volevan bene, potrebbero tentare un colpo di mano e ritardare, se non

proprio impedire, la vera festa votiva di quel giorno.

Anche
scordare,

Pilato ha furia di levarsi dagli occhi quell' in;

tempestivo innocente

non vuol pensarci pi

spera di

quando sar morto, quegli sguardi, quelle paBench


le

role e soprattutto quell'acido disagio che somiglia troppo


al

rimorso

sue mani sian lavate e asciugate


io

gli

pare che costui, nel suo silenzio,

condanni a una pen9

IL

PARASCEVE
;

446

pi atroce della morte stessa


colpevole di fronte a questo

gli

sembra d'esser

Ivii

il

moribondo. Per slogare il suo dispetto su quelli che ne son la vera causa detta a un suo scrivano la dicitura del titulus, o cartello,
flagellato
il

che

giustiziabile
afiBsso in

non sar

deve portare appeso al collo finch Ges cima alla croce. E detta cos
:

Nazareo, Re dei Giudei. E


sul

lo

scrivano traccia

tre volte quelle parole, in tre lingue, in bei cai atteri rossi

legno imbiancato.
I

capi giudei che son rimasti


i

l,

allungando

il

collo,

per sollecitare
e stronfiano.

preparativi, leggono la scritta sarcastica

Non
il

scrivere

dicono a Pilato
:

Re

dei Giudei

ma

che costui ha detto

Io sono

il

Re

dei Giudei.

Ma
Son

Procuratore, con secca

brevit,

tagUa cono

Quel che ho scritto ho

scritto.

rammenti la storia e ie Son forzato a regalarvi la vita di quest'uomo ma non rinnego quel che ho detto Ges ui Nazareo, che vaol dire anche Santo ed il vostro Re,
l'ultime parole sue che

pi profonde.

il

misero

Re che

s'attagha alla vostra misena, e voglio

che tutti sappiano

parole in latino e greco oltre che in ebraico

e per questo ho fatto scnvere quefie come


la
i

vostra razza malnata tratta

Santi ed

Re.

andate via
scripsi.

che

vi

ho sopportato abbastanza. Quod scnpsi


i

Intanto
sti

soldati
gii

di

povero e

avevan rivestito avevano attaccato


fuori
i

il

Re

colle sue veil

al collo

cartello.

Altri

avevan portato

dai

magazzini del
il

Pretono
le

tre massiccie croci di pino,


glie.

chiodi,

martello e

tena-

La
:

scorta era pronta. Pilato pronunci la tonnuia


Hctor, expedi
si

d'uso

31

I,

crucem
mosse.

e la tetra carovana

Storia di

Cristo

450

IL

PARASCEVE

Andava innanzi
bito dopo, in

il

Centurione a cavallo, quello che


armati, Ges e due Ladri
Tutti e tre

Tacito chiama, con terribile brevit, exactor mortis. Su-

mezzo

ai legionari

che dovevano

esser crocifissi insieme a lui.


spalle,

portavano
croce.

sulle

secondo
il

la

regola
lo

romana,

la

dietro a loro

bruso e

scalpiccio

della

torma
Era

sciabordante
Parasceve,

che

s'andava ingrossando, a

ogni

passo, di comphci e di curiosi.


il
il

giorno della Preparazione, l'ultima

vigiha di Pasqua. Pelli d'agnello a mighaia eran tese al


sole sui tetti
;

e ogni casa

che s'apriva
eppoi
si

nell'aria, delicato

mandava come

il
il

suo

filo

di

fumo,
fiore,

boccio d'un

perdeva nel cielo squillante di festa. Dai chiassli sbucavan nei trivii le vecchie dai nasi maligni, biabambinetti col viso sudicio che scascicando anatemi uomini barvallavano con dei fagotti sotto il braccio
;

portavano a spalla un capretto o una barilozza somarai che tiravan per la cavezza gh asiiu a di vino muso basso ragazze che puntavano gh occhi impudenti e malinconici addosso ai forestieri che camminavano cirbati che
;
;

cospetti, frastornati
le

da quel tramesto
il

festereccio.

In tutte

case

le

massaie eran dietro ad ammannire tutto quello


giorno

che abbisognava per


dalla

dopo perch, calato

il

sole, tutte le mani eran dispensate, per ventiquattr'ore,

condanna

di
il

Adamo. Gh
fuoco
;

agneUi. spellati, squartati,

gh azzimi eran ammassati, odorosi di forno, aella madia; gU uoimni travasavano il vino e i bambim, per dare una mano anche loro, puh vano sulla tavola l'erbe amare.
eran pronti per
;

Non
riposato
al

c'era nessuno che

non avesse da fare


al
le

nessuno

che aon godesse in cuor suo


f festivo,

pensiero di quel giorno

che tutte

famighe sarebbero intorno


il

padre e mangerebbero in pace e beverebbero

vino

IL

PARASCEVE

45 1

del

ringraziamento e Iddio sarebbe testimonio di quel-

l'allegrezza,

perch lo chiameranno da tutte

le

case

salmi
senti-

dei riconoscenti.

Anche
i i

poveri, in quel giorno,

si

vano quasi

ricchi; e
;

ricchi,

per

guadagni

insoliti,

quasi

pi generosi
pi amate.
Si

figlioli,

ne'

quali l'esperienza
;

ancora dilavato l'aspettativa, pi amorosi

non ha e le donne

vedeva dappertutto quella confusione

pacifica, quel

timiulto bonario, quel trambusto ilare che precorrono le

grandi solennit popolari.

primavera purificava
di circoncisi.

il

Un odore lezzume antico


si

di

speranza e di

di quel

verminaio

un

diluvio di luce

precipitava dal gran

sole

orientale

sulle

quattro colline.
di
festa,

Sotto

quest'aria
di

attraverso

questo

affac-

cendamento
in festa,
sinistro
loro,

festa,

tramezzo
di

questa

cittadinanza
il

procede, lento
dei

come un mortorio,
croce.

corteggio

portatori

Tutto parla, intomo

di letizia e di

vita,

ed

essi

vanno

all'arsura e alla

morte. Tutti aspettano a gloria la sera per ritrovarsi con


quelli

che amano, per sedersi alla tavola apparecchiata,


il

per bere

vino ardente e chiaro dei giorni

felici,

per sten-

ad aspettare la mattina del pi desiderato sabato deU'anno ed i Tre son divisi per sempre da quelli
dersi sul letto

che
e

li

baciarono, e

si

stenderanno
di vino

sul legno dell' infamia,

non beirano che un sorso


freddi,

amaro, e saranno but-

nella
si
si

fredda terra.

La gente Itati,
ICenturione e

fa

dapparte

allo scalpitare del cavallo del


i

sofferma a guardare

miserabili che anI

due Ladroni apipariscono pi atticciati e spavaldi; ma il primo, l'Uomo dei Dolori, sembra ad ogni passo che non debba aver forza di muover l'altro. Estenuato dalla terribile notte,
1

sano e sudano sotto la paurosa soma.

dai quattro interrogatori, dai penosi tragitti, dagli schiaf_

452

IL

PARASCEVE

feggiamenti, dalle bastonate, dalla flagellazione, sfigurato


dal sangue, dal sudore, dagli
sputi, dallo sforzo di que-

st'ultima fatica,

che giorni fa
del

non sembra pi il giovane ardimentoso aveva sbrattato, colla frusta, la spelonca


suo bel viso illuminato
;

Tempio.

Il

si

deformava, ora,
sulle

nella contrazione dello spasimo

gli

occhi, rossi di pianto


dell'orbite
;

rattenuto,

s'eran

nascosti

nelle

fosse
si
;

spalle lacerate dalle verghe le vesti

appiccicavano nei
le

punti escoriati, accrescendo

il

martorio

gambe

risenti-

vano pi di tutte le altre membra di quella stanchezza e piegavano sotto il peso della persona e della croce. Lo
spirito

pronto
il

ma

la carne debole

dopo

la veglia

ch'era

stata

principio

dell'agonia
!

quanti

altri

colpi

avevan

fiaccato quelle carni

Il

bacio di Giuda, la fuga

degli amici, la fune alle

mani,

le

minacele dei giudici,

gli

strapazzamenti delle guardie,


croce addosso, tra

la vilt di Pilato, gli ululati

di morte, gli oltraggi dei legionari, e questo


i

andar

colla

sogghigni e gli spregi di quelli che ama. vedono passare non si curan di lui lo portano a crocifiggere, ben gU sta o cercano, tutt'al pi, quelli che sanno leggere, di decifrare il cartello che gli penzola sul petto. Molti, per, lo conoscono di vista o di nome e lo insegnan col dito, con aria saputa e soddisfatta, ai vicini. Alcuni si mescolano al codazzo che va dietro, per godersi fino alla fine lo spettacolo sempre nuovo della morte d'un uomo e molti pi farebbero lo stesso se non fosse giornata di gran faccende. Quelb che

Coloro che

lo

avevan cominciato a sperare in lui ora lo disprezzano j^rch non ha saputo esser forte e s' lasciato prene per farsi ben dere come un ladraccliilo qualunque
;

volere dai sacerdoti e dagli anziani mescolati, all'accompa-

gnamento recevan

sul

falso

Messia,
quelli

passando,
si

qualche
strili-

ben coniato vituperio. Rari

che

senti van

a
gere
il

PARASCEVE

453

cuore a vederlo in quello stato e con quell'apparec;

chio intorno

sia

che sentissero, anche senza sapere chi che ha


la

fosse, la piet naturale sia


il

plebe per

condannati

che avessero ancora nell'anima un resto d'amore per Maestro che voleva bene ai poveri, che guariva i mache annunziava un Regno tanto pi giusto di quelH

lati,

che strazian la terra.

Ma

erano

meno

e quasi

si

vergo-

uno che avevan creduto meno odiato e pi potente. La maggior parte ri-

gnavano

di quella segreta tenerezza per

dacchiavano, paciosi e contenti, come se quel corteggio

mortuario facesse parte della festa imminente.


Soltanto alcune Donne, ravvolto
il

capo nei panni,

venivan dietro a

tutti,

im

po' discoste, piangendo

ma

cer-

cando

di

nascondere quel pianto che poteva parer de-

littuoso.

Non
forza,
la

erano ancor giunti alla Porta dei Giardini,


allo

ma

stavano per arrivarci, quando Ges,


incespic,
croce, disteso.

stremo della sua

stramazz in terra e rimase l, sotto D viso s'era fatto bianco, improvvisa-

mente,
gli

come
:

la

neve

le

palpebre

arrossate
il

coprivan

occhi

pareva morto se non fosse stato


gli
si

fiatare affan-

noso che
Tutti

usciva dalla bocca socchiusa.

fermarono
faccie e le

tendeva
zando.
I

le

un fitto cerchio di uomini promani verso il caduto, schiamazfin

Giudei che lo seguivano

dalla casa di Cajafa

non volevano intender ragione. una finta Rialzatelo su. un gridavano. ipocrita. Deve portar la croce fino al posto. La legge questa. Una pedata rome ai ciuchi, e avanti

Altri

celiavano

regni
!

Guardatelo

il

eran

Re che doveva

conquistare

Non

sa reggere neanche due

pezzi di legno e vo-

leva portare addosso l'armatura. Diceva d'esser pi che

1,

454

IL

PARASCEVE

un uomo eppoi
travaglio.

una femminuccia che sviene al primo Faceva camminare i paralitici e lui non si
!

regge ritto
gli

Versategli tra
!

denti

un

bicchier di

vmo

che
di

tomi

la forza

Ma

il

Centurione che aveva

furia,

come

Pilato,

terminare quell'increscioso servizio, cap, da


tico di uomini,

uomo

pra-

che

lo

sciagurato non sarebbe riuscito a

strascicare fin al luogo del Teschio la croce e cerc cogli

occhi
in

quel

qualcimo che potesse prender quel peso. Veniva mentre dalla campagna un uomo di Cirene,
alla

chiamato Simone, che


cacciato
nel
folto
e

vista

di

tanta gente

s'era

con aria stupefatta commossa, il e corpo abbiosciato e ansimante sotto i due travi. D Centurione accortosi di lui e sembrandogli ben disposto, e per di pi, di forte corporatura, lo chiam
e gli disse
:

contemplava,

Prendi quella croce e vien dietro a noi.


Cireneo, senza far parola, ubbid. Forse per bont

ma, in ogni modo, per necessit, perch i soldati romani, nei paesi di occupazione, avevano il diritto di obbligare chiunque ad aiutarH. a Se un soldato t' impone una fatica

scrive

Arriano

guardati

dal resistere e persino

dal mormorare, altrimenti sarai legnato n. Del misericordioso che prest le sue buone spalle campagnole per alleviare quelle di Cristo non sappiamo pi suoi figlioli, Alessandro e Rufo, nulla ma sappiamo che
i

furon cristiani ed infinitamente probabile che tosse proprio lui a convertirli col racconto della

morte
lo

di cui

fu

testimonio forzato.

Due
innanzi.

soldati rizzarono in piedi

il

caduto e

spinsero
il

La carovana

riprese

il

cammino

sotto

sole di
i

mezzogiorno.

Ma

due Ladroni borbottavan tra

denti

che a loro nessuno pensava e che non era giusto tosse

IL

PARA5CEVE
che taceva
dei
finte di cascare,

455
e

tolto

il

peso a quello

l,

loro no.
costui,

Era

aria parzialit vera e propria, tanto pi


i

che
pi

a sentire

discorsi

sacerdoti,

era assai
i

colpevole di loro.

Da

quel

momento anche

due comfianchi,

pagni di pena, ingelositi, cominciano a odiarlo e io insulteranno anche quando saranno confitti,
ai suoi

suhe croci che portano addosso

L'

EBREO_ERRANTE

LXXA

Una

vecchia leggenda

s'

intercala, a questo punto, nel

racconto della Passione.

una

leggenda

fiorita nell'

maginazione
di Cristo

dei cristiani piii di mill'anni

dopo

la

immorte
1'"

ma

contiene un simbolo cos profondo che l'uma-

nit non r ha potuta dimenticare e pi d'un poeta


fatta sua per risuscitara.

ha

Tra i Giudei che dileggiavan Ges quando cadde ve uno impietoso e abbaiante pi di tutti. Quando i soldati ebbero, alla fine, rialzato l' immortale morente costui gli dette una manata suUe spai e gridando
n'era

Su, su, e

cammina

presto
il

percosso, a quanto

Giudeo narr pi
:

tardi,

si

ri-

volse indietro e guardandolo fisso rispose

tu camminerai finch io non ritorni.


posato in terra un
figliolo

quello,
si

che aveva

in

momento cammina le strade della terra, senza posarsi pi di tre giorni in un luogo, senza stancarsi, senza poter morire. Uno dei tanti che
braccio,

allontan e da quel

raccontano
giusta,
di

d'averlo

conosauto
,

dice

ch'

di

statura

carnagione brunetta,
ai cristiani e

magher, occhi incavati


i

e barbetta con pochi peh

conosce tutti

linguaggi

ma

non parla che

non guarda quelli che gh parlano. Afferma che torn a Gerusalemme soltanto per vecammina 'scalzo, non ha tasca, e non derla distrutta denari e mai ghene avanzano. vede dove gli giungano
;

^i

L'

EBREO ERRANTE
gli

457
fa

Se

gli

danno pi che non


Il

abbisogna

elemosina

ai

poveri.

suo

nome pi

conosciuto, e n' ha molti, Bui-

tadeo, l'uomo che ha ributtato Dio.

La leggenda non
primi tempi cristiani.

autenticata

da nessun
vera d'una

testo

dei

Ma

essa

venta pi

paurosa che non

sia

quella storica.

nito lo sfinimento e la

innumerevoh Giudei abbiano schersaagura di Ges certissimo ed egualmente certo che Qualcuno ancora ramingo per
Che
in quel giorno
i

tutti

paesi,

aspettando

il

ntorno
poclii

di

colui

che rease
la

dal suo corpo

come un membro marcito. Questo Qualanni dopo


crocifis-

cuno

il

popolo giudeo che

sione del rigettato dovette disperdersi,

come un branco

incalzato dal fuoco, in tutte le terre sconosciute, e ancora

migrabondo, dappertutto straniero e sospetto, senza una sede stabile, senza un regno che possa
fuggiasco
e
dir suo, snidato dalla vecchia patria che cost tanto san-

gue

ai

suoi

padri.

questo Qualcuno, che tolse la vita


un' immortalit
tigliofi

air Eterno,

l'Ucciso ha concesso

matoquali

naie, carnale, visibile, nella persona dei

su'

deve ricadere, per espressa volont dei padri, il sangue di Cnsto. Perch questo vivente spettatore della Passione,
che porta con s dove migra
tati e della
i

rotoli dei

Profeti inascol-

Legge tradita, deve rimanere come testimomo degli annunzi che precedettero la pnma venuta e deve aspettare, finch non si converta al Figho nato da una
vergine del suo sangue,
L'
la

seconda venuta.

Ebreo Errante non dunque, come pensano molti, i' immagine di tutta 1' umanit, sospinta a camminare suUa terra l'eterna strada dei secoli, dannata alla maledizione
dell'

immortafit, segnata

fronte da

un marchio
i

rosso e incancellabile,
tratelh.

come

Caino, per aver ucciso


1'

suoi

L'

Ebreo Errante veramente

Ebreo, distinto

458
e diviso dal resto

L*

EBREO ERRANTE

degli uomini,

sola sibbene

un popolo

intero.

ma non una persona La sua perenne longevit


e massacrato,

quella, davvero miracolosa, di questa nazione, che tutti


i

popoli, per secoli e secoli,

hanno decimato
la casa,

alla quale stata tolta

ed arsa

che fu angaiiata

e martirizzata in tutti

i luoghi dove ha cercato rifugio, eppure vive ancora, colla sua lingua e la sua legge, separata dall'altre, sopravvissuta a tutte le stirpi a lei

coetanee per un prodigio unico nella storia.

Ma
ha
la

questa schiatta non medesima repugnanza

s'

convertita ancora e non

dell'

Ebreo della leggenda a

portar indosso monete. Anzi ha ritrovato una patria nuova


neir oro e per mezzo deh' oro ammassato nelle sue case
signoreggia
i

pi tra quelli che dicon di credere nel nemico


li

ha corrotti a sua immagine e somiglianza. gU Ebrei poveri, gh Ebrei scalzi, gli Ebrei affamati, gli Ebrei dalle capelliere pidocchiose che ogni anno
dei ricchi, e

Ma

si

partono dai

lerci ghetti della

Slavia per chiedere

al di

l del

mare un pane pi bianco

e pi certo, senza l'osses-

sione dell' improvviso massacro, son la figura vivente del

vero

Buttadeo che non ha veduto ancora

tornare

il

suo Dio.
Cristo

Un

oracolo indicibilmente misterioso afferma che

non torner sulla terra finch non sar cristiano il suo popolo. E r Ebreo seguiter a percorrere, munito
di

molte tasche,
figliati

le

vie del
sicli

mondo
di

per raccattare
al

de-

nari

dai trenta

Giuda, fino

giorno che

ubbidir all'invito millenario di Cristo, e, smesso di rastrellare l'oro che cade dall'orificio escremenziale di Satana, distribuir tutti
i

suoi beni ai

poveri per seguire

quel divino Povero, a cui non volle fare, diciannove secoli


fa,

neanche

la carit

d'un attimo

di

riposo.

IL

LEGNO_ VERDE
XXX

sempre pi ingrossata dagli non avevan altro divertimento, continuava il suo camn>ino verso il Calvario. Le Donne, che sul primo s'eran tenute lontane dal condannato, ora che s'avvicinava il momento che non l'aviebbero neppur potuto toccare, s'erano accostate e
processione,
scioperati che in quella vigilia di festa

La funebre

facevano udire
dei sacerdoti

singhiozzi e veder le lagrime senza paura


le

che

guardavan
croce,

di traverso.

Ges,

liberato

dalla
:

ora poteva parlare e

si

volse alle piangenti

Gerusalemme, non piangete per me ma i vostn figlioh, poich verranno dei giorni nei quali si dir Beate le steriU, beati i seni che non hanno partorito, e le mammeDe che non hanno allattato. Allora s metteranno a dire ai monti Cadeteci addosso Ed ai colli Copriteci Perch se fanno
Figliole di

piangete per voi stesse e per

queste cose
sar appesa

al

legno verde che sar egli fatto al secco

Egli soffre con tutta la sua carne che tra pochi istanti
al

patibolo,
l'agnello

attaccata coi chiodi,

come

il

beccaio
bottega.

appende

sventrato

all'architrave

della

Ma

sa che torner fra pochi giorni a mangiare coi

suoi discepoh e che alla fine riscender per assidersi,


tutti
i

con

risorti,

all'eterno banchetto del

Regno.
lo rifiuta

Il

pianto
piut-

delle

donne

una prova d'amore

non

ma

tosto che su di lui dovrebbero piangere sopra s stesse,

400

LEGNO VERDE
figlioli

che soffrono e pi soffriranno, e sui loro

che

ve-

dranno i segni, le stragi e le rovine ch'egli ha descritto. pensando a quei giorni, assai pi vicini che non eredaino i dottori che gU camminano appresso per centellinare la sua agonia, aggiunge un' imprevista e paurosa Beatitudine a quelle del Monte. Beate le sterili perch non patiranno nei loro

figli

sangue chiesto dai Giudei non tarder a ripiovere


;

ne saranno piene le strade di questa medesima citt che ora vomita Cristo fuor delle mura, come
su di loro
se fosse

un grumo

di marcia, e

il

fuoco non lascer pietra


gli

su pietra della casa di Cajafa. Allora

atterriti,

non

trovando scampo da nessuna parte, perch gU assediati SI uccideranno l'un coll'altro, e di fuori saranno attendate, pronte al macello, le legioni di Tito, invocheranno disperatamente le montagne silenziose perch li salvino
dalle

spade dei Sicari

e dei

Romani.

Ma

le colline, fatte

di sasso

come

cuori dei deicidi, non rimanderanno che


i

l'eco de' loro urli e

figholi

tiepide pozze di sangue che

delle madri cadranno nelle devon compensare, almeno in

piccola parte,
Il

il

sangue

di Cristo.

gastigo s'approssima. Se fanno questo al legno verde


?

cosa sar fatto al secco

legno

verde quello

ansopra

cora vivo, che ha sempre le sue rdiche nella fresca terra,


e riceve la pioggia sopra le sue foglie e
i

gli

uccelli

suoi rami
sole e
i

l'albero che ancora fiorisce sotto la caldura


soflfi

dei

del

vento.
i

la

buona
fame,

pianta che d
le

l'ombra
freddo.

al pellegrino,

frutti per la

rame per

il
i

il

la

figura del Santo che distribuisce a tutti

SUOI doni e ha. dentro la corteccia secca,

un'anima viva.
il

Ma

Legno Secco

l'albero sterile che


il

buon con-

tadino atterr coli 'accetta,

tronco morto che intradicia

IL

LEGNO VERDE

461

sull'aia,

perch

il

midollo marcio e la buccia non buona

che ad esser bruciata nel cammino.


avaro,
il

l'uomo disutile e

peccatore che non d frutti di bene, e invece

dello spirito e
il

vivente ha dentro un fondiccio putrefatto,


lo

Giudice

butter, secondo la parola di Giovanni,

nel

fuoco inestinguibile.

Se i figlioli e i mariti delle donne Giudee crocifiggono r innocente che d la vita come saranno puniti i malfattori che danno la morte ?

Intanto son giunti


piantarvi

al

luogo del Tec-chio e


le

soldati,

prese le zappe e le pale, cominciano a far


le

buche per

croci.
s'

n
mezzo
l'ara

Centurione
al

fermato fuor della vecchia cinta, in


orti
le

verde giovane degli

suburbani. La citt di

Cajafa non vuol supphzi dentro

odorata dalle
della

virti

dei
;

Farisei e

mura; insudicerebbero commoverebbero


i

cuor dolce dei Sadducei

perci espelle

condannati a

morte prima
Si

morte.
esser

son fermati in cima a una gobbosit del terreno


per

che

somigUa,

tondeggiante

calcarea, a

un
vi-

Teschio. Quella somighanza par che predestim quel luogo


alle uccisioni

ma

il

motivo vero della scelta che


strade di Giafa e di
di pellegrini, di

cino

s'

incrociano

le

Damasco

e c'

sempre un gran transito


vinciali, di corrieri

mercanti, di prodestinata a dar

ed bene che
di

la croce,

terrore ed esempio, sia rizzata dove molti possan vederla.

sole,

il

benigno sole
la

pnmavera,
lo

l'alto

sole
le

del

meriggio, fa riluccicare

biancura del rialzo e

zappe
gli

che tagliano, con sonori morsi,


cini
celli
i

scogho

Negli orti vi;

fiori

primaticci godono
nascosti

il

tepore dell'ana

uc-

cantai oli,

nei dhegi.
;

treccie d'argento de' garriti

sulla calda pace georgica

fendono il aelo colle colombe volano a coppie Sarebbe pur bello vivere qui.
le

462

tL

LEGNO VERDE
un pozzo,
nel

nei giardini adacquati, accanto a

profumo
Giore

della terra che

si

sveglia e

si

riveste,

aspettando la luna
!

delle mietiture, in

compagnia
il

di

amati che amano


di

nate di Galilea, giornate di pace, giornate


d'amicizia tra le vigne e

sole

lago, giorni di luce e di libert,

camminati con

quelli

che sanno ascoltare, chiusi dalla

giusta letizia della cena, giorni che parevano eterni da

quanto eran brevi

Non
sti

hai

pi nessuno con
ti

te.

Ges detto
spaventoso

il

Cristo.

Questi soldati che


ladri

preparano

lo

letto,

queil

che

ti

offendono,

questi cani che aspettano


uscite dalla grande
solo
la
le

tuo sangue non sono che

ombre

omnon

bra

d' Iddio.

Sei

solo,

com'eri

notte.

splende per te questo sole che riscalda


assassini.

schiene dei tuoi

E non hai nessun'altra giornata dinanzi a te; non hai pi cammino da fare finito il tuo vagabon;

daggio

ti

potrai finalmente riposare

questo Cranio di
il

sasso la tappa d'arrivo. Qui, tra poche ore,

tuo spirito

incarcerato sar divelto dal carcere.

D
lo

volto

umano
;

ciato. I colpi delle

del Dio fradicio di sudore addiaczappe gli martellano nel capo come se
sole,

percuotessero

il

che tanto

gli

piacque,
gli

immaabbaSente

gine del Padre giusto anche agU ingiusti, ora


cina
gli

occhi e inasprisce
il

il

frizzio delle palpebre.

per tutto

corpo una languidezza, un tremore, un desi-

derio di requie al quale resiste con tutta l'anima non ha promesso di patire quant' necessario, fin all'ultimo ? e neUo stesso tempo gii sembra d'amare con pi struggente tenerezza quelli che lascia, anche quelli che lavorano per la sua morte. E dal fondo dell'anima, quasi un

canto
le

di

vittoria sulla carne tronca e stracca,


:

gli

salgono

parole che non scorderemo mai

IL

LEGNO VERDE

463

fanne
!

Padre, perdona loro perch non sanno quello che

Nessuna domanda pi divina di questa s' inalz al da quando vivono uomini, e pregano Non la pre ghiera d'un uomo ma d'un Dio a un Dio Gh uomini che non perdonano neanche l' innocenza agh innocenti non hanno mai immaginato, prima di quel giorno, che si potesse chiedere il perdono per queUi che ci danno la morte. Perdono condizionato dall' ignoranza ma sempre indicibilmente superiore alla potenza naturale dell'uomo, quando non sia sforzata dalla grazia mutata dall'imitazione di
cielo

Cristo.

Perch non sanno quello che fanno. La motivazione


limita l'ampiezza del perdono
cessit di

ma

postulata dalla ne-

non assolvere, senza la guarentigia del pentimento, il maJe pienamente voluto L' ignoranza degli uoraim cos snusurata che 1 meno son quelli che sanno veramente quello che faimo. In noi la pravit terrigena, ' imitazione, l'abitudine, le passioni che nascono e si soddisfano neU'oscunt del sangue, son quelle che danno le mosse all'azioni. La volont ubbidisce anche nella la coscienza appare all'ultimo, finzione del comando quando non restano che ceneri e vergogne. Ges aveva insegnato quel che dovevan sapere ma quanti sapevano ? Anche i suoi, gli unici a sapere che Ges era Cristo, erano stati sopraffatti dalla paura di
;
:

perdere quest'ultima vigiha

di

vita

anch'essi, fuggendo,

avevan mostrato di non sapere quel che facevano. Fansei paurosi di perdere tanto meno io sapevano
\

E
la

loro prermnenza,

Dottori paurosi di perdere


il

il

loro pri-

vile^o.

Ricchi paurosi di perdere


di

loro

denaro

Pilato

pauioso

perdere la sua carica

meno ancora

Gi-

4^4
dei
sobillati

tL

LEGNO VERDE
i

dai loro capi e

soldati

ubbidienti a' loro

uf&ciali.

Nessuno

di loro sa chi Cristo, e cosa

venu^

a fare e per quali ragioni ucciso. Alcuni lo sapranno, ma dopo, ma tardi, e lo sapranno per l'estrema intercessione di colui che stanno uccidendo.

Ora ha riconfermato,
pi divino e
difficile

mici

sul punto della morte, il suo insegnamento l'amore per ne-

pu tender
:

le

mani

al martello.
sassi,

Le

croci sono

ormai rizzate
lino
stali

ora

le

calzano coi

perch non crolpe-

sotto

il

peso, e ricolmano le buche colla terra,

joc xpra coi piedi. Le donne di Gerusalemme s'avvianano al condannato con un boccale. un miscuglio di vino, incenso e mirra, immaginato dalla misericordia dei carnefici per intorpidire la coscienza. Perch quelh stessi che tanno sottrire

fingono,

per ultimo insulto,

di

aver piet
resto

di

quel

soffrire

e credono,
diritto
di

scemandolo d'una gocaola, acquistar


fare ingollare
l'

maggior
ai
fiele,

il

del

cahce.

Ma

Ges, appena assaggia


lo

d'un amarore simiie respinse. Una parola sola avrebbe accettato


intruglio,

m luogo
soltanto

del vino del conslo,

ma

la

seppe

dire, quel

giorno
sul

un

de'

Ladroni che avevan trascinato

Te-

schio con

lui.

L' incenso e la mirra che gii offrivano oggi


lo stesso
gli

non avevan

pr turno di quell' incenso e di quella mirra che


i

portarono, nella Stalla,


Oliente.

Magi venuti dalle lontananze


che illumin
il

d'

nel

posto
il

dell'oro

sozzo

buio del capanno c'


di

grigio ferro dei chiodi che aspetta

tingersi in

rosso.

quel

vino,

che pareva attoscato

da quanto era amaro, non era l'ardente vino nuziale di Cana e neppui '^uello che aveva bevuto la sera innanzi,
nero e tepido

come

il

sangue che sbocca da una tenta.

QUAT TRO CH IODI


LAxxn

In cima alla callotta del Teschio


scure,
colle

le

Tre Croci,
di

alte,

traverse aperte,
sul

come
cielo

giganti

pronti all'ab-

braccio,

campeggiano
del
sole.

gran
tanta

amoroso
dalle

primavera.

Non gettano ombre ma sono


scintillanti

orlate
la

riverberaziom

si

bellezza del

mondo, in
di legno,

quel giorno, in quell'ora, che non sembra possibile pensare ai tormenti


fiorirle
;

non

potrebbe, quell'antenne

con
di di

fiori

di

campo

e sospendere, dall'una all'altra,


i

testoni
raglie

toglie

nuove, mascherare

patiboM con
fratelli

mu-

verdura e sedere all'ombra,


?
i

riconciliati

e benevoli, per tutta la siesta

Ma
cativi,

Sacerdoti,
l

gli

Scribi,

Farisei,

sadici,

vendi-

venuti
agonie,

per aguzzar l'appetito collo spettacolo


d'

di

tre

scalpitano

impazienza e spronano,

forza di lazzi, la lentezza dei


Il

Romani.

a Ges e

Centurione d un ordine. Due soldati s'avvicinano gli levan, con mosse rapide e rozze, tutti vestiti
i

ce ha indosso.

Il

Crocifisso dev'esser tutto

ignudo

come

im antico. Appena spogliato gli passano due funi sotto l'ascelle e lo issano sulla Croce. A met del tronco c' un caviglio che fa da sedile e il corpo deve trovare l sopra un precolui ch'entra nel bagno, dice

cario e doloroso sostegno.


la scala a
;telio,

Un

altro soldato,

appoggiata

un dei bracci della traversa, monta su col maragguanta la mano che guar i lebbrosi e accarezz

3-

>tori:i di

Cristo.

466
i

QUATTRO CHIODI
dei

capelli

bambini, la stende sul legno, e punta un


si

chiodo nel mezzo della palma. I chiodi son lunghetti e

con una bella capocchia larga, che

possa batter bene.


subito la
si

fabbro novizio d un colpo che trapassa

carne, eppoi
ficchi

un altro ed un terzo, che la punta salda e non resti di fuori che il capo. Un

con-

po' di

sangue schizza dalla mano forata sulla mano martellante ma il diligente operaio non se ne fa caso e seguita a picchiare con forza sul dehcato maglio finch il lavoro non
in regola. Allora

smonta

e fa lo stesso all'altra

mano*
gli

Tutti hanno
urli del

fatto silenzio, colla

speranza

di

udire

maledetto.

Ma Ges

tace dinanzi ai carnefici

come
far

ha taciuto dinanzi ai giudici. Ora la volta dei piedi.


terra perch le croci

uri

lavoro che

si

pu
alte,

da

romane non son troppo


i

tanto
pos-

che se
gia rh.

vi lasciano

a lungo

corpi dei giustiziati

ci

sono arrivare cani e

sciacalli

a frugar tra

visceri e

man-

L' inchiodatore rialza in su

ginocchi di Ges perch

la pianta dei piedi aderisca tutta distesa sul legno e presa


la

misura, col tasto,

perch la punta di ferro


il

s'

incunei

fra

due metatarsi, assesta


il

colpo

sul

dorso del primo

piede e ribadisce

chiodo finch non stia forte. Lo stesso

fa all'altro piede e finalmente si volta in su,

sempre

col

martello in mano, per accertarsi se l'opera rifinita a

dovere e se manca nulla. S' scordato del cartello, che

avevan
raccatta,

tolto

dal

collo

di

Ges

e buttato in terra.

ripigha la scala e con

Lo due bullette l'attacca

in vetta al tronco della croce, sopra la testa incoronata di pruni.

E
se
i

finalmente ridiscende, butta via

il

martello e guarda
a posto
carne. I

e le Croci

compagni lianno finito. Anche i Ladri sono hanno tutte e tre la loro offerta di

QUATTRO CHIODI
soldati
lass,
si

467
i

posson riposare e spartirsi


incerti degli esecutori
i

vestiti

che quelli
per

ormai,
g'

non ne avranno pi bisogno. Le spoglie


e spettavano a loro

erano
di

legge. Quattro erano

soldati che

Ges

e ne fecero quattro parti.

avevan Restava

diritto ai

panni

la tunica ch'era

senza cucitura, tessuta tutta d'un pezzo. Era un peccato


tagliarla

che dopo non avrebbe servito a nessuno.


il

Ma

un
i

di loro, vecchio giocatore, trov


li

rimedio. Tir fuori

dadi,

butt nel casco, come


al

saettatori della

colomba
il

in Virgilio, e la tunica fu tratta a sorte.

Ormai

Re

dei

Giudei non possiede

mondo che
in
le

le

spine della corona

che

gli

hanno

lasciato
;

capo per maggior vilipendio.


goccie del suo sangue cadono

Tutto compiuto
lente dalle
lo

mani in
della

terra e quelle dei piedi rigan di rosso

zoccolo

croce.

Ormai non fuggir pi

la

sua

bocca bestemmiatrice fra poco sar spalancata dall'agonia

ma

rimarr vuota di parole per sempre. Gli assassini posdi

sono esser contenti


nieri.

s stessi e degli impiccatori


il

stra-

L' impestatore del popolo,

nemico
di

del

Tempio

del Negozio, assicurato

con quattro sohdi fermagb


I

sul-

l'albero

dell'
fin

ignominia.
stasera,
di

signori

Gerusalemme po-

tranno,

da

dormire sonni pi quieti.


teroci, si

Un
che
si

clamore

sghignazzamenti demoniaci, di esclalev dalla calca


al

mazioni esultanti, di motteggi


assiepava intorno
di

Teschio. Eccolo lass l'uccelcoli 'ali

lacelo

malaugurio,

come un gufo inchiodato

stese sull'uscio del contadino.

D povero che
;

voleva una

tunica sola ora tutto nudo il vagabondo che non aveva un sasso per posare il capo oggi ha un bel guanl' impostore ciale di legno che ingannava coi miracoh non ha pi le mani libere per impastar la mota che d
;

la vista ai ciechi di legno


;

il

l'odiatore

di

Re ha per trono u duro cavicchio Gerusalemme impiccato in vista


>

468
della

QUATTRO CHIODI
santa citt
;

il

Maestro di tanti discepoli ha per

tutta

compagnia due Ladri che V insultano e quattro soldati che s'annoiano. Chiama dunque il Padre che ti salvi o una legione d'angeli che ti levi di l e ci disperda con spade di fuoco. Allora crederemo anche noi ch'eri il
Cristo e afionderemo la faccia nella polvere per adorarti.

difichi,

alcuni de' Sacerdoti, scrollando

il

capo, dicevano

Tu

che distruggi

il

Tempio e

in tre giorni lo rieil

salva te stesso! Se davvero sei


!

Figli uol d'Iddio

scendi gi di croce

un
serto.

invito che

Anch'essi,

rammenta quello di Satana nel Decome Satana, vogliono un prodigio.


1

L'

hanno chiesto tante volte un segno


i

Un

gran segno

sarebbe se tu riuscissi a di veliere


del

quattro chiodi e a

scendere dalla croce e sfolgoreggiasse nel cielo la potenza

Padre che
i

ci

saettasse

come

deicidi.

Ma

tu vedi bene

che

chiodi son forti e

non crollano
schernivano

e che nessuno ap-

pare, dal cjelo o dalla terra, in tuo soccorso.

Nello stesso
ziani, e perfino

tempo
i

lo

gli

Scribi, gli

An-

soldati,

che non c'entravano per nulla,


lui.
1

anche

Ladri, che pure soffrivano al par di

Ha

salvato altri e non pu salvare s stesso


il

Non

il

Re
se

d' Israele ? S'

Cristo,

1'

Eletto d'Iddio, scenda


si

gi di croce perch vediamo e crediamo. E'

confida in

Dio

Dio proprio
:

lo

vuol avere lo Uberi ora, giacch

ha detto

Io sono

il

Figlio d' Iddio.

Ha
riesce,

ora,

proclamato d'esser venuto per dar la vita ma non a scampar s dalla morte S' vantato d'esI

ser

Figlio d' Iddio e Iddio

non

si

muove

per staccare

il
:

primogemto dal patibolo. Dunque ha mentito sempre non vero che abbia salvato nessuno e non vero che
Iddio suo padre e se ha mentito in questo ha mentito

anche

nel

resto,

e merita questa sorte.

Non

s'aveva

bi-

QUATTRO CHIODI
sogno di questa riprova
la

46Q
riprova venuta,
mi-

ma

anche

la

chiara che tutti ia posson vedere, e pi tranquilla di cos

nostra coscienza non

racolo era possibile,

pu essere. A non sarebbe pi

quest'ora, se
l

il

attaccato a spa-

simare

ma

il

cielo
si

rischiara perch

vuoto e il sole, lucerna d' Iddio, ci possa meglio vedere le contrazioni del

suo viso e l'ansimare del suo petto.

Gran peccato che


antica pena per
i

Romani non permettano


ci si

la

nostra

bestemmiatori, che

sarebbe sfogati

meglio, uno per uno, a lapidarti e ciascuno avrebbe avuto


di gusto a prendere di mira il capo colle ben scheggiate, a coprirti di lividi, di ammaccature, di sangue, e rivestirti d'una tunica di sassi, a nasconderti sotto im monte di brecaa Una volta, dinanzi all'adultera, le abbiamo posate, le pietre, ma oggi nessuno si sarebbe fatto indietro e avresti pagato per te e per lei. Anche la croce ha del buono ma c' meno soddisfazione per chi sta a vedere. Se almeno questi forestieri ci avessero dato il permesso di dare un colpo di martello
la

sua parte

pietre

sui

chiodi
?

Non
ti

rispondi

Non
Se
ti

hai
?

dicare
di

Non

riesce di venir gi
?
ti

pi vogUa Perch non

di
ti

pre-

degni

convertire anche noi

straci

prima che Iddio


il

ama

fino al

dobbiamo amare dimopunto di fare un


I

gran miracolo per strapparti

alla morte mchiodato tace Lo strazio della febbre che gi comincia non cos atroce come le parole dei trateUi che io crocifiggono una seconda volta sulla croce

Ma

divino

della spaventevole ignoranza.

DISMAS
LXXXUl

Ladri ch'erano stati

crocifissi

insieme a Ges avevan


per la strada, quando
loro nessuno

cominciato a incattivirsi contro di


fu liberato dal peso della croce.

lui

badava

che dovessero morire anche loro, della stessa morte, non taceva effetto a nessuno lui lo strapazzavano ma s'ac;

corgevano, almeno, che c'era,

tutti

badavano a

lui,

correvan per
tutta
quella
e quattrinaia
il

lui,

come
per

gente

si

se fosse solo. Per lui veniva dietro

gente importante, gente istruita

lui

piangevano

le
il

donne, e perfino

Centurione
tutti

commoveva. Era

lui

Re
re.

della

festa,

questo abbindolatore di provincia, e tirava l'attenzione


di

come

se fosse stato

davvero un
loro,
il

Chiss nep-

pure se sarebbe toccato, a


costui

vino colla mirra se

non avesse fatto lo schifiltoso. Ma un di loro, quando sent le grandi parole del com pagno invidiato perdona loro perch uon sanno quello improvvisamente si tacque. Quella preghiera che fanno era cos nuova per lui, lo nchiamava a sentimenti cos

estranei al suo spirito e a tutta la sua vita, che io riport


di
coijx)

all'et

piij

dimenticata, alla prima, quand'era


e sapeva che c'era

innocente anche
SI

lui

un Dio

al
il

quale

poteva chieder

la

pace come

poveri chiedono

pane

alla
SI

porta del signori.

ncoidasse, c'era
cos

Ma in nessun canto, per quanto una domanda come quella, cos fuori

dell'ordinario,

assurda lu bocc9 ad odo che sta per

DISMAS
essere

471

vavano,
in quel

ammazzato. Eppure quelle parole inverosimili tronel cuore disseccato del Ladro, una connettial

tura con qualcosa

quale avrebbe voluto credere, specie


per comparire dinanzi a

momento che stava


di
il

un

Giudice pi terribile
pensieri

quello de' tribunali. Quella pre-

ghiera di Ges trovava

suo incastro impreveduto fra

che non avrebbe saputo esprimere con ragioni

parlate
nel

ma
?

che

gli

parevano, a momenti, illuminazioni

buio

del

suo destino.

che faceva
dai male

gli

altri

Aveva saputo veramente ci avevan pensato a lui, avevan

fatto per lui quel che ci sarebbe voluto per distoglierlo


? C'era stato nessuno che gli avesse voluto bene davvero ? Che gli avesse dato da mangiare quando aveva fame e un mantello quando aveva freddo e una parola

d'amicizia quando sorgevano, nell'anima inasprita e solitaria,


le

tentazioni

Se avesse avuto un po' di pane e

d'amore di pi avrebbe forse commesso quel che l'aveva condotto fino al Teschio ? Non era anche lui tra quelU che non sanno quel ohe si fanno, abbmati dal bisogno, lasciati soU tra le passioni in agguato ? Non eran torse Ladri come lui i Leviti che tiafficavano coU 'offerte,
i

Farisei

ctie

frodavano

le

vedove.

EUcchi

che a forza
l

d'usure smungevano gb spolpati


:

'avevan ? Eran loro che condannato a morte ma che diritto, infine, avevan di ucciderlo se non avevan fatto mai nulla per salvarlo e
s'eran tinti del suo stesso dehtto
?

Questo pensava nel suo cuore sconvolto, mentre aspettava che attaccassero anche lui. La prossimit della quella preghiera inaudita morte e di quale morte di chi non era ladro ma doveva subire la stessa pena

dei

ladri,

l'odio

che sformava

le
lui,

faccie

di

quelli

stessi

che avevan condannato anche

rimescolavano

la

sua
che

povera anima lesa e

la

inchinavano a sentimenti

472

DISMAS
sentisi

non aveva provati mai pi dopo la puerizia, a menti di cui non sapeva neppure il nome ma che
tevano assomigliare
al

po-

pentimento e
croce tutti
e

alla

tenerezza.
l'altro

Quando furon

sulla

tre

Ladro,

bench spasimante per l' inchiodatura, riprese a sviUaneggiare Ges. E anche lui si provava a vomitare, dalla bocca recinta di peH bavosi, le sfide dei Giudei
:

Non

sei

tu

il

Cristo

Salva te stesso e noi

Se fosse stato davvero Figlio d' Iddio non avrebbe pensato a liberare anche i suoi compagni di sciagura ?

Perch non

si

muoveva
:

a piet

Dunque avevan ragione

era un ingannatore, un figlio di nessuno, un abbandonato, un maledetto. E lo scherno del rabbioso


quelli l sotto

Ladro era rafforzato, quasi, dal dispetto d'una speranza fallita Una speranza che s'era appena affacciata, come un sogno impossibile di salvazione miracolosa. Ma un disperato spera anche nell' impossibile e quella delusione gli pai va quasi un tradimento. Ma il Buon Ladrone, che da un pezzo l'ascoltava e
ascoltava quel che vociferavano
gi,
si

gli

altri

arrabbiati lag-

rivolse al

compagno

lui

Non

hai
lo

paura neppin
stesso suppUzio
la

d' Iddio,
?

qui a subire

tu che ti trovi quanto a noi giusto

perch riceviamo

degna pena

delle nostre azioni,

ma

non ha n Ladro

fatto nulla di male. giunto, attraverso al


dell'

dubbio della sua colpa,


misterioso

perdona tore non che gli uomini puniscono ma vuol chiamarU delitti costui a non ha fatto nulla di male eppure punito
alla

certezza

innocenza del

che gh sta accanto. Noi abbiamo commesso azioni

al

par

di
ti

noi

perch dunque

l'

insulti

Non

hai timore
?

che Dio

gastighi d'aver

umihato un innocente

gli

tornava in mente quel che aveva sentito rac-

DISMAS
contare
di

473

Ges poche cose e, per lui, poco chiare. Ma sapeva che aveva parlato di un Regno di pace e che lui stesso sarebbe tornato a presiederlo. Allora, in un im;

peto di fede, come se invocasse

sangue che grondava


di

nello stesso

la comunanza di quel momento dalle sue mani

criminale e da quelle mani


:

d' incolpevole,

proruppe in

queste parole

Ges, ricordati di

me quando
;

verrai nel tuo

Regno

Abbiamo
tutti
ti

sofferto insieme
:

non riconoscerai
che t'abbia difeso

chi

t'era

accanto sulla croce

l'unico
?

quando
pieg la
gli

offendevano

E
testa,

Ges, che non aveva risposto a nessuno,

quanto
:

poteva,

verso

il

Ladrone pietoso, e

rispose

radiso.

Io

ti

dico in verit che oggi sarai con

me
:

in

Pa-

Non gh pu prometter
gioverebbe
del

nulla di
dalla
e

terrestre

a che gU
trascinarsi

essere
di

schiodato
pi,

croce

qualche anno

piagato
chiesto,

bisognoso sulle strade


difatti,

mondo
dopo
la

non ha

come
si

l'altro,

di di

esser salvato
lui

dalla

morte. Si contenta che

ricordi

morte, se torner nella gloria. Ges, invece

della vita carnale e peritura,


il

gh promette quella etema,

Paradiso, e senza ritardi

oggi stesso

Ha
peccato.
forse

peccato

agli occhi

degli

uomini ha gravemente
ricchezza
;

Ha
i

tolto ai

ricchi
ai

un

po' della loro

ha

rubato

anche

poveri.

Ma Ges

ha sempre

avuto per
tato

f)eccatori, infermi

d'una malattia pi atroce

di quelle del corpo,

ma
gli
i

una parzialit che non ha mai ostennon ha voluto neppui nascondere. Non venuto

forse per riportare al caldo della stalla la pecora spersa


tra

spinai della
cattivi,

campagna

Non son

gi abbastanza
?

puniti,

dalla loro stessa scelleratezza

quelli

474 che
si

DISMAS
credon giusti e
di loro
?
li

coDdannano non son

fofse, spesso,

pi imporriti

Non

a tutti perdona. Sarebbe un'al-

tra ingiustizia, pi santa dell'altra

ma

ingiusta.

Ma un

moto
gli

una parola sola di rammarico bastano. La preghiera del Ladro era sufiBdente per
solo di pentimento,

assolverlo.

Buon Ladrone l'ultimo che Ges abbia convertito nel tempo che aveva ancora il suo corpo di carne. Di lui non sappiamo pi nulla soltanto il suo nome
11
;

conservato da un apocrifo. La Chiesa


l

i'

ha ricevuto

tra

suoi santi, sul

fondamento

di quella

promessa

di Cristo,

coi

nome

di

Dismas.

IL^UIO
LXXXW

Il

respiro
si

di

Ges
la

si

faceva sempre pi rantolante.

U
il

petto

dilatava con afianuoso convulso per bere un


;

po' d'aria di pi

testa

gli

martellava dalle trafitte

cuore pulsava con battiti celeri e veementi


;

che

io

la febbre sitibonda squassavano come per strapparlo dei crocifissi gli bruciava tutta la persona quasi che il sangue fosse diventato nell'arterie fuoco corrente. D corpo

stirato in quella sconcia positura libert di


;

confitto nei travi senza,

sostenuto dalle mani che si lacambiar lato ceravano se si abbando-nava, ma, s'eran tenute su, afiaticavan troppo il busto stracco e frustato quel corpo giovane e divino, che tante volte aveva sofferto per contenere un'anima troppo grande, era ormai un rogo di
:

dolore dove ardevano, tutti insieme,

dolori del

mondo.

La crocifissione era davvero, come confess un retore carnefice che mor assassinato prima di Cristo, il pi crudele e il pi tetro dei supplizi. Quello che dava i maggiori strazi e per pi tempo. Se il tetano sopra v veni va un torpore pietoso affrettava la morte ; ma c'eran di quelli che resistevano, soffrendo sempre pi, fino al gi omo dopo e oltre. La sete della febbre, la congestione de 1 cuore, l' irrigidimento delle vene, i crampi dei muscoli,
le

vertigini e le trafitture del capo, l'angoscia dilaniante

crescente non bastavano a vincerli.


dodici ore,

Ma

pi, in

capo a

spiravano.

47^
Il

li-

BUIO

sangue
alle
altri

delle quattro ferite di

Ges

s'era

aggrumato
la

intomo
sgorgare

capocchie di ferro
fili

ma

ogni scossa ne faceva

che cadevan gi lenti lungo

croce e

gocciavano in terra. La testa s'era piegata^ per l'indolenzimento del collo, sopra una pai te gli occhi, gli occhi
;

mortah dove annegavano


livide,

s'era affacciato Iddio per


nell'

guardare
;

la terra,

invetriatura

dell'agonia

le

labbra

screpolate dal pianto,

disseccate dalla sete, congli effetti

tratte dal penoso fiatare, mostra van


Cos

dell'ultimo

bacio, del bacio appestante di Giuda.

muore un Dio che ha


che ha dato

liberato

dalla
agli

febbre

febbricitanti,

l'acqua di

vita

assetati,

che ha nsvegliato

i morti dai cataletti e dai sepolcri, che ha restituito il moto a chi era impietrato dalla parahsi, che ha cacciato i demoni dell'anime imbestiate, che ha pianto coi piangenti, che ha fatto rinascere a vita nuova

cattivi

invece di punirli, che ha insegnato con parole


\

di

poesia e prove di miracoli quell'amore perfetto che


farneticanti,
rinvoltati
nel

bruti

sonno

nel

sangue,

non sarebbero mai stati capaci di scoprire. Ha ricliiuso piaghe e hanno piagato il suo corpo intatto ha perdonato ai malfattori ed confitto, innocente, dai malfattori in mezzo a malfattori ha infinitamente amato tutti gli uomini, anche quelli che non meritavano il suo amore, e l'odio 1' ha inchiodato qui, dove l'odio punito
le
; ;

e punisce

stato pi giusto della giustizia e s' consula

mata, a suo danno,

pi dolosa ingiustizia
alla santit

ha chiavita e
gli

mato
degli

gli

animali
e

tristi

ed caduto in mano
la

avvilitori

dei

demom

ha portato

danno in cambio la morte pi ignominiosa. Tanto era necessario perch gli uomini potessero rimparare
briaco
la

strada del

Paradiso Tenestre
ali 'ebbi

rimontare dal
;

imbestiainento

ezza dei Santi

risusatare

a
dall' inerte imbecillit,

BUIO
alle

477

che par vita ed morte,


Cieli.

ma-

gmficenze del Regno dei

Che

la

mente
di

s*

inchini

al

mistero scandaUzzante e
degli
il

indisuggellabile

ma il cuore uomini non dimentichi a quale prezzo fu saldato


questa
necessit
stro

nogli

debito immane. Per diciannove volte cent'armi


rinati in Cristo, degni di conoscer Cristo, di

uomini

Cnsto e d'essere amati da Cristo, una volta nella vita, al ricordo di quel giorno
martirio.

amare harmo pianto, almeno


e di quel

Ma

tutte

le

nostre

lagrime,

raccolte

insieme
quelle

come un amaro mare, non ripagano una

sola di

gocciole che caddero, rosse e pese, sul luogo del Teschio.

Un

barbaro re di barbari ha detto

la

parola pi forte

che sia uscita da bocca cristiana ripensando a quel sangue. Leggevano a Clodoveo la storia della Passione e
feroce re sospirava e lagrima va,
il

quando ad un tratto, non potendo pi reggere, mettendo la mano su 11' impugnatura


della spada, grid
:

Oh

fossi stato l io, coi miei

Franchi

Parola ingenua, parola di soldato e di violento, che contraddice


le

parole di Cristo a Pietro tra

gli

Ulivi,

ma

bella

di tutta l'assurda bellezza

d'un amore candido e vigoroso.

Perch non basta piangere, su chi non ha dato soltanto


lagrime,

ma
i

necessario combattere.
Ci

tutto quel che

divide da Cnsto

Combattere in noi combattere in mezzo

a noi tutti

nemici d Cristo.

Perch se pi tardi miUoni hanno pianto ripensando a


quel giorno, in quel venerd, intomo alla Croce, tutti

meno

le

Donne ridevano. E quelh che ndevano

non son

morti tutti
e

ma

hanno

lasciato figholi e nipoti e molti di

questi son battezzati


i

ma

ridono anche oggi, accanto a noi,

loro discendenti rideranno fino al


il

Giorno che

Uno
il

solo

potr ridere. Se

pianto non pu cancellare


1

sangue

quale pena potr espiare quel tiemendo nso

478

EL

BUIO
ri-

Guardateli dunque, ancora una volta, quelli che

dono intorno
voranti
Eccoli
l,

alla croce
!

dove Cristo morso dai pi


sulle

di-

dolori

aggrappolati
di

pendenze
li

del

Teschio

come una banda


tutti,

capri insatiriti dall'odio. Guardateli

bene, guardateli in viso

ad uno ad uno
i

riconoscerete

che sono immortali.

Vedete come protendono


nodosi,
i

musi annusanti,
gli

colli

nasi

gobbi

imcinati,
setolosi.

occhi

predaci

che

sbucano dai sopraccigU


orridi

Osservateli quanto son


d'

in

quelle

p)ose
ci

spontanee

implacata
ogni

caini t.

Contateli bene che

son tutti, eguali a quelli che cono-

sciamo,

fratelli

di

quelli

che incontriamo
nessuno.

giorno

sulle nostre stiade.

Non manca
tla,
i

Ci sono, in

prima

Bonzi dalle zeppe ventraie,


certi
gli

dai cuori cotennosi, dalle vaste orecchie siepate di peli,


dalle gran

bocche labbrute che diventano, in

mo-

menti, crateri di bestemmie.


rappezzatori

gomito a gomito

Scribi

protervi, cisposi e glandolosi, col viso d'un giallo escre-

mentizio,
inchiostro.

di

menzogna, eruttanti marcia


stivati, bruti

gli

Epuloni che sporgono innanzi l'oscena

gravidanza de' loro budelh


fame, che ingrassano

che lucrano sulla

nelle

carestie,

che convertono in

numerario
gini,
il

la

pazienza dei poveri, la bellezza delle ver-

sudore degli schiavi.


e

loschi Monetieri, esperti

in

trafi&ci illeciti
;

e in vessazioni, che vivono per carpire


i

e amifl&anare

legnosi Legisti, addestrati a vulnerare,

contro
lastri

i'

innocente, la Legge
il

E, dietro

gli

altezzosi

pi-

della societ,
riffosi,

buglione degli sguatteri frodolenti,


cialtroni
:

dei

turtanti

dei

sboccati,

dei

paltonieri

mugoloni, dei

gaglioffi lerci

la

bassa feccia allupata che


tra
le

mangia sotto le tavole e ringhia non allunga un boccone o una

gambe

di

chi

i>edata.

IL

BUIO

479
;

^n
zolente,

loro

gli

oggi, ilari coribanti

che sembrano, etemi nemici di Cristo d'un infame saturnale, e haimo vomi-

bava puzQualcuno di loro; forse, stanotte ha fornicato, e il giorno prima ha giurato forse qualcuno ha geneil falso per estorcere il non suo; rato un bastardo, ha pesato con stadere alterate, ha detto di no a chi piangeva. E questa schiuma melmosa d'umanit sozza e ladra
tato sulla faccia di Cristo la saliva infetta, la
il

fondigliolo lotoso dell'anima.

fiata

dalla latnna del cuore

il

suo disprezzo per chi

la
il

salva,

s'accamsce contro
Mai.

colui

che perdona, avventa


lei,

suo vituperio su Cristo che spasima per

su Cristo che
si

muore per

lei.

come
il

in quel giorno irreparabile,


nell'antitesi
l'

videro cos nettamente contrapposti,

d'una
l'

voraginosa tragedia,

bene e

il

male,

innocenza e

in-

famia, la luce e la tenebra.

E
la

parve che

la

natura stessa volesse nascondere

l'or-

rore di quella vista.

cielo,

ch'era stato limpido tutta

mattina,

quasi improvvisamente s'oscur.

Una

cali-

gine densa,

come

se venisse dalle

maremme

deli' inferno,

a poco a poco si spanse in tutti gli angoli dell'orizzonte. Uno stormo di nuvole nere s'accost al sole, a quel dolce e chiaro sole d'aprile che aveva
s'alz dietro le colline, e

scaldate

le

mani

degli

omicidi,
fitta
il

l'accerchi,

l'assedi,

finalmente lo ricopri d'ima


all'ora

tenda di tenebre.
paese
.

fino

nona fu buio in tutto

LAMMA SABACTANI
ixYV

Molti, intimoriti
riosa,

dal calare di quella tenebra miste-

fuggirono dal luogo del Teschio e tomai ono a casa

f/aria era calma ancora non vedevan sempre biancheggiare i tre pallidi corpi pendenti. Volevano satollarsi fin all'ultimo di quell'agonia perch disertare il teatro prima che

ammutoliti.

Ma non

tutti,
si

pioveva e nell'ombra

il

dramma

sia concluso coll'ultimo grido


gli

E
se

rimasti tendevano

orecchi nel buio per udire

l'abbominato
il

protagonista intramezzasse di

qualche

parola
I

rantolo gemente.

patimenti del Crocifisso erano ad ogni minuto pi

grandi.

suo corpo, di tempra gi dehcata per natura,


del-

spossato dalla tensione degli ultimi tempi, sconvolto dalla


battaglia dell'ultima notte, estenuato dagli spasimi
l'ultime ore,

non reggeva

pi.

lo spirito soffriva lo

anche

pi del corpo straziato che ancora per poco


Gli

carcerava.

sembrava che l'avessero lasciato per sempre e la sua anima di fanciullo divino era invecchiata ad un tratto d'una vecchiezza senza memoria. Tutti eran lontani da i compagni degli anni felici, i confidenti della sua lui baratenerezza, poveri che lo guardavano con amore, bim che porgevano la testa alle sue carezze, i guariti che, discepoli ai non riuscivano a staccarsi dai suoi passi quali aveva rifatto oii'anima nuova. Vicino a lui non
: i
i
i

LAMMA SABACTANI
c'era

481
che
aspet-

che

una
le

frotta
la

di

cannibali

spiritati

vano, subsaiinando,
Solaraente

=ua morte.
fn

Donne non l'avevano abbandonato,


madre,
Maria

disparte, lontane dalla Croce, per paura degli uomini urlanti,

Maria,

sua

Maddalena,
e

Maria

di

Salom madre di Giovanni anche Giovanna di Cusa e Marta rite, alla sua fine. Ebbe ancora la
Cleofa,
la

d'Jacopo

e forse

assistevano, atter-

forza di affidare a Gio:

vanni l'eredit pi cara e sacra che lasciava sulla terra

Vergine Dolorosa.

Ma

dopo, attraverso

il

velo del pianto,

non vide pi nessuno e sembr solo nella morte, com'era stato solo nei momenti pi solenni della sua vita. Dov'era quei Padre propenso e benevolo al quale egli parlava
colla
lo

certezza

della

risposta

dell'aiuto

Perch

non

soccorreva porgendogli un segno della sua presenza,


la

o facendogli almeno
crudeli
ritardi
?

grazia di chiamarlo a s senza

allora

s'udirono,
:

nell'aria

fosca,

nel

silenzio

del

buio, queste parole

Eli,

Eli,

lamm
verso

sabactanl
?

Signore, S gnore, per-

ch mi hai abbandonato

Era
sagi

il

primo

d'un

balmo
ci

che aveva

ripetuto

a s stesso infinite volte, perch


forza
spirito
di

ritrovava tanti pre-

della sua vita e della sua morte.

gridarlo

tutto,

come

nel

Deserto,

Non aveva pi la ma nel suo


le

turbato tornavano ad ana ad una

invocazioni
?

dolenti.

Dio mio, Dio mio, perch mi hai abbandonato


stai
?....

Perch

lontano senz'aiutarmi, senza ascoltare


In
li

il

mio

gemito

te

confidavano

nostri

padri

confidaliberati....

vano

e tu

salvavi

gridavano a te ed eran

Ma

io

sono un verme e uon un


lo

uomo

il

vituperio della
s
si

gente,

spregiato del popolo. Chi mi vede


la

fa bette di

me. storce
33

bocca, crolla

il

capo dicendo

racco mandi

Sioria i Crisio.

4^2
all'Eterno
S, sei
!

LAMMA SABACTANI
l'Eterno lo liberer, lo salver, giacch l'ama
l

tu che

m'hai tratto dal seno

di

mia madre,

m'hai

fatto riposare in pace sul petto materno.

Non

t'allonta-

nare da
Molti

me

che l'angoscia
m'attorniano,

vicina e

non
la

c' chi

m'aiuta
contro

tori

spalancano

bocca

di

che

me, come leone che sbrana, che nigge. lo son com'acqua si diffonde; tutte le mie ossa si slogano; il mio cuore

come

cera

si

squaglia in mezzo alle mie viscere.

La mia

forza

s'

inaridisce

come
;

l'argilla,

la

lingua

s'attacca al

palato;
de' cani

tu mi distendi nella polvere della morte. Poich

serra addosso

mi accerchiano una caterva di scellerati mi si m' han traforato mani e piedi. Essi g-uar;

dano, mi stanno osservando

spartiscon tra loro

miei

panni e tiran
te

mia tunica a sorte Ma tu, Eterno, non ne stare lontano tu, che sei la mia forza, vienmi prela
;

sto in aiuto

1)

Le supplicazioni di questo salmo profetico, che rammentano cos da v vicino 1' Uomo di Dolori d' Isaia, rimontano dal cuore ferito del Crocifsso come l'ultimo
rigurgito della sua

umanit agonizzante.

Ma

certe bestie pi prossime alla croce credettero che

il pr et sempre vivente, che nella immaginazione popolare era collegato coH'apparir del Cristo. Costui chiama Elia. In quel momento un de' soldati prese una spugna, la inzupp d'aceto, la infil in cima a una camia e l'ac-

cliiamasse Elia,

cost

ai
i

labbri di Ges.

vediamo se Elia viene a tirarlo gi. Il legionario, che non vuol noie, posa la caima. Ma dopo un po' di tempo e il tempo sembra infinito e iermo, in
stare,

Ma

Giudei dicevano

Lasaa

quel buio, in quell'attesa, in quella sospensione penosa di

tuiu

si

ud dall'alto la voce ormai lontana di Cnsto

LAMMA SABACTANI

483

Il

Ho

sete.

soldato ripiese la spugna, la tuff un'altra

volta

nella sua borraccia piena di posca e

nuovo la porse l'arida bocca che aveva pregato il perdono anche per E Ges, appena v'ebbe accostati i labbri, esclam
d'aceto
dei

soldati

romam

di

la

mistura d'acqua
allui.

Tutto consumato. L'eterno dissetatore che spense tante volte a sete altrui e lascia nel mondo una lonte di vita che nori si
asciugher mai

dove

gli

affaticati

trovan

la forza,

putrefatti la giovinezza, gl'inquieti la pace

ha
E

sofferto,

sempre, d'una insoddisfatta sete d'amore.


nell'arsura struggente della febbre,

anche ora,

ma

d'una parola

di

misericordia

che

non ha sete d'acqua rompa l' oppresgli

sione della sconsolata sohtudine.

D Romano

d, in-

vece dell'acqua puia dei torrenti gahlei, invece del vino


cordiale dell'ultima cena,

un

po' della sua agra


di

bevanda

ma

l'atto

pronto e benigno

quell'oscuro schiavo l'av-

verte,

bench brancolante nell'abbuiamento della morte,

che un cuore ha sentito piet del suo cuore. Se uno straniero che non ha mai visto prima di oggi ha fatto qualcosa, sia pure una tanto piccola cosa, per compassione di lui, segno che il Padre non 1' ha abbandonato.

D cahce

al

fondo
fine,

tutta l'amarezza consul'eternit.

mata.

Ricomincia, colla

E
:

raccogUendo

l'ultima forza grida con gran voce nel buio

Padre, nelle tue mani rimetto lo spirito mio


capo,
rese
lo

Ges, dopo aver di nuovo gridato con gran voce,


il

chinato

spirito.

Quell'alto
della

grido,

cosi

potente che

riusc

a liberare l'anima
si

carne,
della

nu-

trono nelle tenebre e

perse

negli

spazi

tena.
e ie

A
51

quel grido, racconta Matteo,

la cortina del
la terra

Tempio

squarci

due,

da cima a loudo, e

trem

484
rocce
si

LAxMMA SABACTANI
schiantarono e
usciti
i

sepolcri

s'aprirono e

corpi di

molti

santi

che dormivano nel sonno della morte risudai


sepolcri

scitarono e
i

apparvero a molti
:

Ma

cuori degli spettatori fuion pi duri delle roccie

questi

morti, che avevan l'apparenza di vita, non risuscitarono


ai

supremo appello.
Quasi millenovecent'anni son passati dal giorno che
quel grido e gh uomini
loro vita

tu gridato
fragori

harmo centuphcato
pi.

della
e

per

non

sentirlo
citt,

Ma

nella

fumo pi profondo dove


nel
loro

bruma

delle
gli

nostre

nel
i

buio sempre
fuochi
e
di

uomini accendono

della

miseria,

quel grido disperato di

gioia

libera-

zione, quel grido infinito che eternamente


di

noi,

rintrona ancora nell'anima di chi

chiama ognuno non ha saputo


gli uomini Padre accett.

dimenticare.
Cristo morto.

il
i

morto

sulla croce

come
il

hanno voluto, come


L'agonia
finita e

Figlio ha scelto e

Giudei son contentati.

Ha

espiato

fin

all'ultimo ed

morto

Ora comincia

la

nostra espiazione

non

aucoia

finita.

LA CROCE INVISIBILE

Cristo

morto

il

suo corpo traforato pende da quel

giorno sopra una Croce invisibile piantata nel mezzo della


terra.

Sotto quella croce gigantesca, ancora gocciante di

vanno a piangere i crocifissi nell'anima e tutte Giuda non 1' hanno potuta sradicare. Ma gli schernitori non son morti. La loro schiatta longeva. I pronipoti di Caino e di Cajafa non hanno smesso d' infamare e deridere. La pazzia della croce uno scandalo troppo forte per la loro saggezza. squittiscono le Quanto rumore, quanta meraviglia per un uomo morto sulla ghiandaie dell'erudizione Voi dite che quest'uomo era un Dio ma noi sapcroce piamo, noi che sappiamo tutto e abbiamo letto tutti i libri, che la morte violenta d'un eroe, d'un semidio, d'un essere divino, insomma, non cosa tanto nuova, da giustificare un cos lungo appassionamento. Ges uno di pi nella lista volete che la squinterniamo fin dal principio ? Non ce n' bisogno. Li conosciamo anche noi codesti iantocci fiabeschi dell'et leggendsoia. E sappiamo che non il caso di cavarli fuori dagli adomi poeti e dai
sangue,
le

stratte dei

vecchi mitografi per farne materia di contestazioni sacrileghe.

Volete

forse

rammentarci
Set
in
il

il

l'invidioso
in

fratello,

Rosso,

povero Osiride che dopo averlo rinchiuso


i

un cassone, butt
il

pezzettini

pesci fecero in tanti mare dove miserando corpo del monarca d'Egitto ? Op-

480
pure
il

LA CROCE INVISIBILE
bel

Tammuz
come
il

babilonese che mor sotto

le
?

zanne

del cinghiale

suo fratello e cugino Adone

del

mostro Eabani, ucciso in una zuffa dagli abitanti di Nipur mentre accompagnava l'amico Izdubar ? O del canterino Orfeo che le Bassaridi sbranarono perch

onorava
corde in

soltanto Apollo e

non

si

degnava

di

toccar

le

onore

di

Bacco

del casto Ippolito

che per non aver

corrisposto agli abbracciamenti di

Fedra fu ammazzato da un toro balzante dal mare ? O del valente cacciatore Orione che fu saettato da Artemide perch os sfidarla dell'altra vittima di Artemide, Atal gioco del disco ?
teone, che fu dilaniato dai cani mentre era a caccia, per
essere incorso nello sdegno della dea
?

del forzuto Er-

cole,

spazzatore

di

stalle che,

dopo

essersi

goduto parecil

chie donne, mor bruciato dalla camicia che Nesso,

cen-

tauro esperto di guadi, aveva dato per inganno alla gelosa

Dejanira

del

buon Ercole

che

poco dopo

il

fratello

Jolao risuscit, mettendogli sotto il naso, al ghiottone, un piatto di quaglie ? Oppure del Titano, che per aver

insegnato agh uomini l'uso del fuoco ed altre


strie,

utili

indu-

fu dato in pastura all'avvoltoio,


?

Imrhortale e consolato dalle Oceani di

ma sempre vivo e O del famosissimo


e posero

Dioniso

Zagreo che

fratelli

fecero a pezzi

bollire in

una caldaia

ma

che non molto dopo risuscit


?

per consolazione delle menadi e dei vendemmiatori


riprese e abbellite dai
poeti
esseri

Tutti costoro son creazioni della mitologia popolare,


;

allegorici

che nessun

vivente ha conosciuto.
e visse tra
gli

Ma

Cristo appar in forma

d'uomo

uomini che ne raccontaron la storia poco dopo la sua morte, in tempi prossimi e conosciuti. Quegli leege nuoaltri non furono uccisi per aver dato una
va,

una rivelazione indimenticabile

ma

tutti,

eccettuato

LA CROCE INVISIBILE
Prometeo,
di
soli

487
e

figura

dei

primi

incivilitori

dispensatore
per
di-

beni

materiali,

morirono

per

vendetta,

sgrazia, per gelosia, per orgoglio, per caso.

Le

ragioni del

patire e del morire di queste creatm-e fantastiche fm-ono


personali, private, meschine.

Nessuno
Giove,

di

loro sacrific la

vita per la salute degli uomini e lo stesso

Prometeo, se
nascosto
ai

avesse

preveduta

l'ira
il

di

avrebbe
del

mortali sconoscenti

terribile

dono
di

luoco.
i

Ma

senza ricorrere alle divinit

incalzano

discen-

denti di Gajafa

noi

sappiamo

altn che, al
la

par di

Ges, soffrirono per dare agli uomini


rono,

verit e fondagrazia,
?

come
il

lui,

scuole e religioni. Quali, di

che
e

siano comparabili, sia pur da lontano, a

Ges

Forse
figholi,

buon burocrate Confucio, ch'ebbe mogli


ricevitore

fu

deUe
e

tasse

sui

pascoli,

soprin-

tendente de. lavori pubbUci,


letto

mor pacificamente nel suo

settantre

anni

Verdhamana, U

capo
?

del

giainismo, che mor di morte naturale a settantadue

O
di

Zarathustra che fu ucciso in guerra durante l'assedio

Bakhdi

il

Buddha Siddharta, nato

di re, che gener

da una bella sposa, e si spense a ottant'anni, per aver mangiato carne troppo grassa di maiale ? L'unico che sia morto per sentenza di tribunale Socrate ma nessuno ha mai creduto che Socrate fosse

un

bel figliolo

un Dio
rivelasse

parlasse in
verit

nome

d' Iddio,

tanto

meno che
gli

sovrumane.

Egli

non vuol salvare


agli

uomini
la

ma

si

sforza

d' insegnare

atenies

l'arte

di

ragionare con
filosofia
il

maggior precisione.
sulla terra.

del cielo sulla terra


cielo

Ha portato, dicono. ma Ges ha portato adGes


la

dirittura
ziale
ai t.

Socrate promette una pare


felicit e

riforma

dell' intelligenza

reter-

d'altra parte l'arguto professore di maieutica era

4^8

LA CROCE INVISIBILE

gi arrivato a settant'anni, e
gli

permisero una lunga difesa e mor

morte in mezzo ai discepoli abbandonato. Ges ha insegnato infinitamente pi e meglio d'una sofistica depurata o d'una morale civica fondata sulla giustizia. Egli ha voluto trasformare gli uomini a sua somiglianza secondo le parole del suo annunziatore Ezechiele E io vi dar un cuore nuovo e metter in voi un nuovo spirito e togUer il cuore di pietra dalla vostra carne e porr in voi il mio spirito . Ci chiama all' imitazione d' Iddio, ad esser governati direttamente da Dio, cio divinamente liberi. Siate santi come Dio santo perfetti come Dio perfetto ; perdonate come Dio perdona amatevi come Dio vi ama se farete questo non vi saranno pi tra voi nemici e padroni,
:

non fu martoriato anzi di non dolorosa che non l'aveva n tradito n


:

infelici
Cieli

poveri,

omicidi e calpestati

ma

il

Regno

dei

compenser degli Questa stata l'opera


vi

ingiusti regni della terra.


di Ges.

Anche Ges, come


gli

il

serpente
agli

del
:

giardino,

ma

con opposto

uomini
le

Siate

come

dei.

Ma

avuto forza

di ubbidirlo.

Dio

fine, ha detto uomini non hanno troppo distante e il brago


ci

ha

sue dolcezze. Troppa fatica


a quella

vuole

al

vermo

in-

volto nel grassume della belletta per tramutarsi in santo


e approssimarsi

perfezione ch' la sola felicit

degna d'esser cercata, la sola che non deluda. E hanno rifiutato quel che Cristo aveva offerto con tutto il suo sangue grondante. E per non udire la sua voce molesta che chiamava a un' impresa troppo dificile r hanno soffocata sulla croce. Hanno avuto il terrore di perdere loro beni di sasso, di metallo e di carta e non
i

hanno creduto

ai

beni mfiniti che prometteva in iscambio.


e

per

questo

rifiuto

questo

terrore

morto quel

lA CFOcr.
giorno
l'

INVISIBILI-:

489
il

sul

Teschio,

gridando

nel

buio,

Figlio

del-

Uomo.

E
tanti

ogni volta che uno di noi non risponde


sui

al

suo grido

d un nuovo colpo
secoli
all'

chiodi che lo tengono appeso da

indistr aggi bile

Croce.

ACQUA

SANGUE

Cristo morto, alla fine, nel


i

capi del suo popolo,

ma

modo che hanno chiesto neppure l'ultimo grido li ha


andavan
via battendosi
il

risvegliati.

Alcuni, dice Luca,


ci
il

petto

ma

sono, dentro quei petti, cuori che battono

grande cuore che s' fermato ? Non parlano, s'affrettano a casa, alla cena forse pi spavento che amore.

davvero per

Ma uno
sua bocca

straniero,

il

Centurione Petronio che aveva


si

assistito silenzioso al supplizio,

riscuote, e salgono alla


:

pagano le parole di Claudia Procula Certamente quest'uomo era giusto. Non conosce il vero nome di colui ch' morto ma sa con certezza, almeno, che non un malfattore. la terza

di

testimonianza romana in Kavore


che diventer, per
I

dell'

innocenza

di

colui

gli

Apostoli, eternamente romano.

Giudei non pensano a palinodie.


la

Ma

pensano, invece,

Pasqua sar guastata se non portan via subito le carogne sanguinolenti. La sera vicina e a^ppena tramonti il sole comincer il Gran Sabato. Perci mandano a dire a Pilato che faccia romper le gambe al condannati e li faccia sotterrare. D crurifragio era uno del crudeli ritrovati della crudelt per accorciare il patimento al crocifssi una specie di grazia, opportuna in casi di fretta. I soldati, avuto l' ordine, s'accostano ai Ladroni e
che
:

fiaccano loro

ginocchi e

le

cosce a colpi di clava.

ACQUA E SANGUE
Ges l'avevan visto morire e mazzate Ma un di
al
si

4Q1
la

potevan risparmiare
alla lancia,

fatica delle

loro,

racconta Giovanni,
dette

per sgravio di coscienza, dato

di piglio

un gran colpo
ferita

costato e vide, con meraviglia, che dalla

usciva sangue ed acqua.


soldato
si

Quel
zione,

chiamava,

secondo

un'antica

tradi-

Longino e si dice che alcune stille di quel sangue caddero sopra suoi occhi, ch'eran malati, e improvvisamente li sanarono. Il martirologio racconta che Longino, da quel giorno, credette in Cristo e fu monaco per
i

ventott'anni
la

a
la

Cesarea
testa

finch

non
volta

gli
il

troncarono,

per

sua fede,

Claudia Procula,
i

Legionario piedell'agonizi

toso che ha bagnato l'ultima


zante,
tili
il

labbri

centurione Petronio e Longino sono


il

primi Gen-

che hanno adottato Cristo

giorno stesso che

Geru-

salemme r ha espulso. Ma non tutti Giudei


i

si

sono scordati

di lui.

Ora ch*
cada-

morto, proprio morto, irremissibilmente morto, ora ch'


freddo
veri,

come

tutti

morti, e immobile

come

veri

ora ch' un cadavere muto, inoffensivo, tranquillo,


silenziosa,

un corpo privato d'anima, una bocca


s'eran chiusi fin dalla sera prima,
gli
i

un cuore

che non palpita pi, ecco che sbucanFuori dalle case, dove
amici della ventigli

cinquesima ora.

seguaci

tiepidi,

discepoh segreti,

ammiratori in incognito, che la notte mctton la lucerna sotto il moggio e il giorno quando, c' il sole,, spariscono.
Li

abbiamo conosciuti
tremanti
all'idea
ti ti

tutti,

codesti
a

amici
dir,

le

anime
ti

caute,

del

cosa

si

che

se-

guono ma
fessare

da lontano,

accolgono

potr vedere insieme,

stimano
altri

questa stima ad
fino
al

ma quando nessuno vi ma non tanto da conche a s stessi ti amano

ma

punto di perdere un'ora di sonno o un centesimo bacato per soccorrerti Ma quando arriva la

non

492

ACQUA E SANGUE
di

morte, anche per colpa deiravarizia e della vilt


desti

co-

vomiticci d'uomo, comincia per loro


le

la

festa.

Son

proprio loro che ^piangono


canti, serbate

lagrime pi scelte e lucci-

dapparte apposta per quel giorno; son loro


colle

che intrecciano
ghirlande e
i

stesse

mani

industri

fiori

delle

fiori

della rettorica funeraria e bisogna ve-

dere con quanto garbo e quanto slancio e quanta


zione
si

compim-

sobbarcano a diventare prefiche, necrologisti, epigrafai e commemoratori. A vederli sbracciarsi a quel

modo
di

diresti

che

il

deceduto non ebbe pi

fidi

compagni

loro
di

l'anime buone sentono quasi quasi uno spruz-

zolo

piet per quegli sventurati superstiti che hanno

perso, a quel che sembra,

una met

o,

per lo meno, una

quarta parte dell'anima. A Cristo, per suo maggior martirio in vita e in morte, non son mai mancati amici di codesta razza e due di loro
si

fecero avanti proprio sull' imbrunire del venerd.

due gravi ed egregie persone, due notabili di di regola codesti del Consiglio, due signori ricchi in una parola feti d'amici sono, com' giusto, ricchi Giuseppe d'Arimatea e Nicodemo. Codue Sinedristi storo, per non macchiarsi le mani col sangue di Ges,

Erano Gerusalemme

non s'eran

fatti

vedere alla seduta del Sinedrio e s'eran

tappati in casa, cacciando forse dall'affettuoso petto qualche sospiro e credendo cos di salvare la reputazione e la coscienza. Ma non pensarono che la complicit, anche
s'

passiva,

fa

il

gioco degli assassini e che l'astenersi,

quando s' ha il potere di opporsi, equivale a consentire. Giuseppe d'Arimatea e Nicodemo avevan dunque partecipato, bench assenti e non consenzienti, all'uccisione
di

Cristo e

il

postumo cordoglio pot sminuire

ma

non

abolire la loro responsabilit.

Ma

la

sera,

quando

colleghi

non posson pi adom-

ACQUA E SANGUE
brarsi e

493
il

hanno

lasciato, soddisfatti,

luogo del Teschio


agii

non

c' pi

rischio

di

compromettersi

occhi del-

borghese, perch il morto morto non d pi noia a nessuno, due discepoh notturm, occulti per paura dei Giudei d, pensano di ammansire il rimorso provvedendo alla sepoltura del giustiziato.
l'alta societ chi elicale e

Il

pi coraggioso dei due. Giuseppe,


tileva
si

preso ardire

come osserva Marco, che


in quel coniglio togato,
il

l'avvenimento insolito
gli

presenta a Pilato e

chiede

corpo

di

Ges. Pilato stupito che fosse digi morto


i

perch spesso

crocifissi

resistevano

e
Il

anche due giorni


all'esecuzione,
al

chiam Petronio, che aveva presieduto udito il suo rapporto, a don il corpo
ufficiali

Sinedrista.

E*rocuratore, quel giorno, fu generoso perch, di solito,

gli

romani

cadaveri.

Non poteva

guardevole, e

pagare ai parenti anche no a una persona tanto ragricca per giunta, e forse la gratuit del dono
facevan
dir di
i

fu effetto pi del tedio che dell'onest.

tutta la mattina,

con

quell'

intempestivo
!

L'avevan vessato Re e non gli

d pace neanche ora ch' morto Giuseppe, avuto il permesso, and in cerca d'un bel lenzuolo bianco e di bende e s'avvi verso il Luogo del Teschio. Via facendo, o laggi, s' incontr con Nicodemo, che forse gli era amico anche per comunanza d'umore, e che veniva collo stesso pensiero. Anche Nicodemo non aveva badato a spese e portava con s, sulle spalle d'un
servitore,

cento libbre d'una mistura di mirra e d'aloe.

E
dando

arrivati alla croce,


i

mentre due Ladri per buttarli


si

soldati stavano schio-

nella

tossa

comune

dei

condannati,
trasse
dai

accinsero a staccare Gres,

Giuseppe,

aiutato
fatica,

da Nicodemo e da qualche altro


tant'erano ben ribattuti,
i

via con
l..a

chiodi

piedi

scaia

era

sempre

l.

Uno

di

loro,

mon-

494
tato, tolse

ACQUA E SANGUE
delle

anche quelli non pi sostenuto, alla


altri

spalla,

mani appoggiando il corpo, perch non cadesse. Poi


il

gli

dettero

mano

a tirarlo gi e

corpo fu deposto

sul

grembo

della Dolorosa che l'aveva partorito. Poi s'av-

viarono

tutti

verso

un'orto

vicino,

dove

c'era

una

grotta destinata a sepoltura di Ges. L'orto era deJ ricco

Giuseppe e la grotta l'aveva fatta scavar lui per s ed suoi, perch a quel tempo ogni giudeo benestante aveva morti una tomba di famigha lontana da tutte l'altre e non eran condannati alla promiscuit de' nostri cimiteri
i

amministrativi, provvisori, geometrici e democratici


tutta la nostra moderna magnifica barbarie.

come

Appena
fecero

arrivati al giardino

due onorandi necrofori


il

attingere l'acqua dal

berata,

Le Tre Marie, non

pozzo e lavarono

corpo.

la

Vergine,

s'eran

la G^ntemplante, la Limosse dai luoghi dove quello che

amavano
degli

era morto.
si

uomini,
cos
di
l'

fatto

di

Anche loro, pi esperte e dehcate davan da fare perch il seppellimento, soppiatto e in fretta e luna, non riuscisse
che piangevano.

indegno
dal

colui

Ad

esse tocc toglier


di

capo

ingiuriosa

corona dei

legionari

Rlato
;

st 'Tappare le spine

che s'eran confitte nella pelle


i

a loro
;

sbrigare e inanellare

capelU impiastricciati di sangue

e chiudere

gli

occhi

che i'avevan guardate tante volte

con casta tenerezza e quella bocca che non avevan potuto baciare. Molte lagrime dell'amorose caddero sul volto che aveva ripreso, nel calmo pallore della morte,
l'antica

dolcezza

dei

tratti

quel

pianto

lo

lav

con

acqua pi puiu di quella del pozzo di Giuseppe. Tutto il corpo era lordo di sudore, di sangue, di poldei piedi e del petto ancora le ferite delle mani vere gemicavano di sanguiccio ^lerioso. Terminata la lavanda fu ravvolto uei profumi di Nicodemo, e senza il cadavere
:

ACQUA E SANGUE

495

risparmio, ch'erano abbondanti e ne furon colmate anche


le

bocche nere lasciate dai chiodi. Dalla sera in cui


precorrendo
del

la

Peccatrice,
sui
il

questo

giorno,
il

aveva

versato

piedi e sul capo


di
il

perdonatore
era

vaso di nardo,

corpo
ora

Ges non aveva ncevuto che sputi e percosse.


pallido

Ma

assassinato

cosparso,

come

quel

giorno, di profumi e di lagrime pi preziose dei prolumi.


Poi,

quando

le

cento libbre di Nicodemo ebbero coil

perto Ges d'una coltre odorosa,

lenzuolo ;u legato atlino,


il

torno al corpo con lunghe fascie di


in

capo fu serrato

un sudario

e sul viso,

dopo che

tutti l'ebbero baciato

in fronte, fu disteso

un

altro panno.

La

grotta era aperta e non aveva che

un

loculo, per-

da poco, non aveva ancora servito a nessuno. Giuseppe d'Arimatea, che non aveva saputo salvare Cristo vivo in qualcuna delle sue case, gh cedeva, ora che il
ch, fatta

furore

del

mondo

s'era

afiBevolito,

la

buia

abitazione

sotterranea scavata nella roccia per la sua futura carogna.


l'uso,
I
il

due Sinedristi recitarono a voce alta, secondo salmo mortuario e finalmente, deposto legger-

mente il candido invoglio nell'antro, chiusero l'apertura con una grossa pietra e s'allontanarono taciturni seguiti
dagli altri.

Donne non li seguirono. Non riuscivano a da quel sasso che le separava per sempre da colui che avevano amato pi della loro bellezza. Come potevano lasciar solo, nella doppia tenebra della notte
le

Ma
,

staccarsi

del

sepolcro,

chi
?

era

stato

cos

disperatamente

solo

nella lunga agonia

pregavano, con voce che s'udiva


e
se

appena, e rammentavano insieme un giorno, un gesto,

una parola
l'altra

dell'

amato

una tentava
forte.

di

confortar
lo

questa singhiozzava anche pi


alla

Talvolta
e
gli

chiamavano a nome, appoggiate

pietra,

dice-

496
vano, ora che
dalle
i

ACQUA E SANGUE
suoi orecchi

eran chiusi dalla morte e

bende,

le

soavi cose che non avevano osato dirgli

quand'era vivo e slogavano finalmente, nell'ombra umida


e nera
dell'orto,

quell'amore pi grande dell'amore, che


nei piccoli loro cuori di
il

non potevan pi rattenere


Poi,

donna.

finalmente,

le

vinse

freddo e

il

terrore della

notte

partirono anch'esse, cogli occhi brucianti, incespinei cespugli e nei sassi,


l

cando
di

promettendo l'una
la

all'altra

tornar

appena trascorsa

lesta.

LA LIBERAZIONE DEI

DORMENTI

corpo ferito di

Cristo

riposava, finalmente, sopra

un letto di profumi, dentro la roccia dell' orto. Ma il suo spirito, scarcerato dal peso inviluppo carnale, non
riposava.

Aveva trasmesso
j)agato
colla

ai
;

vivi

il

l'avevan

morte

ora

Lieto Annunzio e doveva portarlo ai

Morti che da secoli e millenni l'aspettavano nelle proioadit dello Sheol.

Su questa discesa all' Inferno non abbiamo rivelazioni sicure. Ma in uno d pi antichi apocrifi, nell' Evangelo di Pietro, leggiamo che

testimoni della risurrezione


:

Annunziasti a udirono una voce dai cieli che diceva qud che dormivano l'obbedienza ? E fu udito dalla croce
rispondere
:

nella
di

seconda epistola

di
ai

Pietro tro-

viamo

la

conferma

questa predicazione

dormenti.

morte quanto alla carne ma stato reso alla vita quanto allo spirito. Ne! quale spirito egli and anche a predicare agli striti in carcere, i quali un
stato messo a

tempo furon

ribeUi,

allorch ai

giorni

di

No

la longa-

nimit di Dio stava aspettando, durante la costruzione dell'arca.... Appunto per questo 1' Evangelo stato annunziato anche
cati
la
ai

morti

onde, dopo essere

stati

giudi-

uomini per quel che concerne carne, potessero vivere secondo Dio, per quel che congiudicati
gli

come son

34

Storia di Cristo

498

LA LIBERAZIONE DEI DORMENTI


.

cerne lo spirito

Paolo, che seppe delle cose divine


gli

pi di quel che non


Cristo
terra
d.

fu

concesso dire, afferma


nelle

che
della

era anche

disceso

regioni

inferiori

Simbolo

degli Apostoli

ha

ratificato inappella-

bilmente l'antica certezza cristiana

La
volte

fantasia dei popoli antichi aveva favoleggiato pi

d'una discesa all'Ade.


suo

Babilonia

si

raccontava
di

come

Istar fosse penetrato nel terribile regno


il

Nergal
fosse

per ritornare in vita

Tammuz

come
al

vi

andato anche l'eroe Izdubar per chiedere napistim il segreto dell' etema giovinezza.
poeti

savio Siti

In Grecia

narravano di Ercole che da una buca del capo Tenaro s'era calato nel mondo inferiore per trarne fuori, come trofeo, lo spaventevole Cerbero di Teseo e Rritoo
;

che vi s'erano avventurati per riportare tra


p4ta

vivi la fa-

Persefone

di

Dioniso,

che fra

le

tante prodezze,
;

voDe scender laggi per riprendersi a madre Semel di Qr'eo che voleva strappare a Plutone la perduta Euridice di Ulisse che forza l'ombre, coli' incantamento del sangue, ad accorrere verso di lui perch Tiresia possa
;

dirgli

come torner

in

patria

di

Enea che vien con-

dotto negli inferi


gli eroi

perch Virgilio abbia

modo

di lodare

non ancor nati Anche di Rtagora si bucinava che fosse andato una volta nell'Ade ma l'unico racconto che ci resta del suo viaggio una tardiva parodia.
In
loro
tutti

questi

favoleggiamenti
gli

mtomo

persone
della

favolose vediamo che

eroi vogliono dar

un saggio

arrisicata braveria o
soli

desiderano di conoscere qual-

cosa che a loro


pure, ed
il

preme, come Izdubar ed Ulisse, opdesiderano liberar dalla


fu caro.

caso pi comune,
loro soli
di

morte un essere che a


tratti,

Quando non
i

'^<

come

nell'

Kneide,
di

un vero

e proprio espediente

lett orano.

Ma nessun

loro

va per salvare

dimenti-

LA LIBERAZIONE DEI DORMENTI


cat

499

morti,

per liberarli dalle potest infernali, per por-

tare anche a loro

un messaggio

di

pi alta vita

Istar,

per impaurire
tare
i

il

portiere dell'Arallu, minaccia di risusci-

mort
i

ma

con quali selvaggie intenzioni

sciter

mort'

grida

la

figlia

di
i

Sin

Io risu-

che vadano

a mangiare

viventi e cos pi che


B.

viventi saranno nu-

merosi In

morti

questi

troppo

umani fantasticamenti

della

saga

popolare non

v' nulla che ricordi,

la discesa di Cristo. Egli

sia pur da lontano, mosso da un impulso divino di


le

una
ci

giustizia

che

non conosce
bruti

divisioni

umane
al
s'

del

tempo. Fra

quelli
i

che dormono nel sonno deUa terra non che non conobbero nulla
di

sono soltanto

fuori dei loro bovi e della loro

femmina
si

tristi

che

imdi

brattarono l'anima

di

tutte le cupidigie e le

mam

sangue fraterno

gli

accidiosi che

fecero scaldare dal

sole senza neppur riconoscere in quell'occhio folgorante l'immagine d'un Padre esorabile; i ricchi che non ebbero altri Dei innanzi a s che la Roba e il Negozio Re che
;
i

furono,

come diceva
;

Achille nell' ira, non pastori

ma

di-

voratori di popoli

g' idolatri

che credettero

di conciliarsi

g^ Dei adorando immagini di sasso, voltolandosi nella briachezza di orgie lascive, scannando uomini e bestie
acciecati da superstizioni abbominevoli
giati
s*
; i

soddisfatti ada-

prime grossolane leggi, che inmiaginavan perfetti in un mondo perfetto, e non avevan la speranza e neanche l' idea d'una futura rinnovazione del mondo. Ma c'eran quelli, bench rari e dispersi nello sterminato cimitero millenario dell'antiche et, che senza il soccorso d'una rivelazione completa eran pervenuti a una purezza di vita che, pur essendo ancora lontanissima dalla perfezione, a questa somigliava come l'ombra
nella
letterali t

delle

500
figura,

LA LIBERAZIONE DEI DORMENTI


col

suo nero disegno,


di

il

corpo colorato e respile

rante.

Alcuni

loro

non avevan soltanto fermate

prime
rarle.
visi in

leggi e le precarie alleanze dei terrigeni


e,

ma

l'avevan

rese pi perfette
I

qualche volta, eran


i

riusciti

a supe-

pi segnalati avevan raccolto

popoli prima di-

salvatiche trib e ne avevan fatto

una

sola nazione

dentro la quale, almeno, il fiero diritto della guerra senza perdono era mitigato e infrenato altri avevan liberato il loro popolo dalla schiavit straniera o avevano insegnato l'arti che rendono meno disagiata la vita e quelle che fanno dimenticare, per qualche istante, il dolore. Fra:

mezzo

all'

innumerevole

serpaio

degl' imbestiati

dei

marci era sorto, di tanto in tanto, un uomo di tempra pi nobile che non aveva negato al povero il suo fuoco
e
il

suo pane, che aveva domato


le

il

suo corpo, addome-

sticate

passioni pi ignobiU, e fusamente, penosamente, di ubbidire a ima regola inte-

aveva tentato, con-

riore ch'era quasi


stati finalmente,
i

un presentimento
nel

di santit.

c'erano

popolo che Cristo ha scelto per suo, Patriarchi, guardiani amorevoli di armenti e di fami; i

glie

Legislatori
i

che

ascoltaron

sulla

montagna,
;

mezzo alle fiamme, comandi dell' Eterno i Profeti che avevano per tanti secoh, con tanto amore e tanta speranza, annunziato la venuta di un hberatore che avrebbe dissolto r ingiustizie e dolori del mondo come il maei

strale

spazza

le

nuvole afose delle vaUi.

di santit prima dei santi, prima del salvatore, che annunziarono Cristo e gli prepararono le strade, che furono, insomma, almeno nel desiderio, entomati di cri-

Per questi pochi, primizie


degli

benefattori

uomini

stiani

prima

di

Cristo, era necessaria, di quella necessit


la

ch' insieme giustizia ed amore,

discesa di

Ges

nello

sterminato regno

dei morti. Colui

che avevan prefigurato,

LA LIBERAZIONE DEI DORMENTI


senza
sapere
il

5OI

avevano aspettato, senza poterlo vedere quando godevano il lume del sole, si ricorda di loro, appena si risveglia alla vera vita nella grotta,
e

nome

e scende a liberarli, per condurli con s nella gloria.

Un

vecchio testo apocrifo

racconta questa discesa

l'atterramento delle porte, la vittoria su Satana, l'esul-

tanza dei giusti dell'antica legge e l'ascensione deDa piccola schiera beata al Paradiso. E mentre ritrovano lass

Enoc ed
altn

Elia,
rapiti,

che non eran morti sulla terra

come

gli

ma

ancor vivi,

al

cielo,

si

vede giungere un
sulle spalle.
la

uomo ignudo

e insanguinato,
al

con una croce

promessa ha fatta, quello stesso giorno, sul luogo del Teschio. Queste sono mmaginazioni pi belle
il

Buon Ladrone
Crocifisso

quale vien mantenuta

che

il

gli

che certe.

Ma

la

tradizione cristiana,
i

senza pretendere

di conoscere la storia della discesa e

nomi

dei liberati,

ha posto tra

gli

articoli

di

fede l'evangelizzamento dei


tredici
secoli

morti e l'ombra di Virgilio

dopo,

poteva
venuta

rammentare a Dante,
dei

nel

fumo

dell'

Inferno, la
i.

possente, con segno di vittoria incoronato

NO N

QUI

LXXMX

H sole non era ancor nato sul giorno che per noi la domenica quando le Donne s'avviaron all'orto. Ma sulle colline d'oriente una speranza bianca, leggera come il riflesso remoto d'una tara vestita di gigli e d'argento, s'alzava lentamente in mezzo al palpito delle costellazioni,

vincendo via via

il

brillore e lo sfavillo della notte.

Era una
l'aria

di quell'albe serene, che

fanno pensare
delle

agli in-

nocenti che

dormono

alla

bellezza

promesse, e

netta e benigna par che sia stata

commossa poco
si

fa

da un volo

d'angeli. Giornate verginali che

preparano
brividi,

con lucidi

pallori,

con

lieta verecondia,

con freschi

con incuoranti candidezze.

Le Donne andavano,

astratte dalla mestizia, nel ven-

teggiato crepuscolo, quasi incantate da un' ispirazione che

non avrebbero saputo giustificare. Tornavano a piangere suUa roccia ? per rivedere ancora una volta chi seppe
prenderne
corpo
dell'
?
i

cuori senza sciuparli

deporre, intorno al
di
:

immolato aromi pi
ci

forti,

quelli

di Nico-

demo

Chi

parlando fra loro dicevano

toglier la pietra del sepolcro

Eran quattro, perch a Maria di Magdala e a Maria di Betania s'erano accompagnate Giovanna di Cusa e Salom, ma eran donne e infiacchite dal crepacuore. Ma quando furon giunte alla rupe lo stupore le ferm. La buia entratura della grotta s'apriva sul buio. Non

NON QUI
credendo
alla

503
ctrfla

vista la pi ardita tast

mano

tre-

morosa
massi.

le soglie.

Alla luce del giorno, che ad ogni


pietra
l

istante
ai

rinforzava,

scorsero la

accanto, appoggiata

Le Donne, ammutite
torno,

dallo spavento,

si

volsero

in-

come

se aspettassero che

qualcuno sopravvenisse
Giudei

per sapere cos'era accaduto in quelle due notti ch'erano


state lontane. Maria di

Magdala pens subito che


il

avessero fatto rubare, nel frattempo,

corpo di Cristo
soffrire

non
vivo.

sazi

ancora di quel che gh avevan fatto


forse, indispettiti di quella sepoltura

da

troppo ono-

rata per

un

eretico,

l'avevan fatto buttare nella fossa

infame dei lapidati e dei crocifssi. Ma non era che un presentimento. Forse Ges riposava ancora l dentro, nelle sue fasde dolorose. D'entrare pure non potevano risolversi a non avevan coraggio
;

tornar via senza aver saputo nulla di certo.

non apri-

pena
rono.

il

sole,

finalmente emerso dal crinale dei oolU,


si

schiar l'apertura della grotta,


Sul primo
riscosse.

fecero

animo ed

entra-

non videro nuUa ma un nuovo destra, seduto, un giovinetto vestito


veste,

terrore
di

le

bianco

la sua

in quell'oscurit, era candida e splen-

dente come neve

pareva aspettarle.
:

Non

vi

spaventate. Colui che cercate non qui

morti ? Non risuscitato. Perch cercate il vivente tra vi ricordate quel che disse in Galilea, che sarebbe dato
In

mano
Le

ai peccatori e

il

terzo giorno risorgerebbe

l!)onne

ascoltavano,

attonite

e
:

trepidanti,

senza

poter rispondere.

Ma

il

giovine seguit
fratelli

Andate

dai suoi

ditali che Ges risu-

scitato e che presto lo rivedranno.

Tutte e quattro, tremando

di

spavento e d'allegrezza.

504

NON QUI
mandate

uscirono dalla grotta per correr subito dov'eran

Ma
di

fatti

pochi passi, ed eran quasi fuor dell'orto, Maria


si

Magdala

sofferm,

l'altre

seguitaron la strada
lei

verso la citt senza aspettarla.

Non sapeva neppur

perch rimaneva.

Forse

le

parole dello sconosciuto non

Tavevan persuasa e non s'era potuta neanche accertare se il locvilo era veramente vuoto non poteva esser costui un complice dei sacerdoti, che volesse ingan;

narle

Ad un
verde e
il

tratto
sole>
:

si

volse e vide, presso di


lo

s,

contro

il

un uomo. Ma non

riconobbe, neanche

quando parl

Mana
li

Donna, perch piangi ? Chi cerchi ? pens che fosse l'ortolano di Giuseppe, venuto
lavorare.

per

tempo a

Piango perch hanno portato via il mio Signore e non so dove l'abbiano posto. Se 1' hai portato via te dimmi dove 1' hai messo e l'andr a prendere.
L' Ignoto, intenerito da quell'appassionato candore, da

quella ingenua puerili, non rispose che una parola,

un

nome
di

solo,

il

nome

rammarico,

ma

di lei, ma con accento di nostalgia e coDa voce toccante e indimenticabile


:

che tante volte l'aveva chiamata Maria

Allora,

come desta
: I

di

soprassalto,

la

disperata

ri-

trov

il

suo perduto

Rabbuni
gli

Maestro
ai

cadde

piedi,

nell'erba

bagnata, e

li

strinse

nelle sue mani,


la

quei piedi ignudi che mostravano ancora

doppia rossura dei chiodi.

Ma Ges

le

disse

Non mi

toccare,

perch non

sono

ancora

salito

dal Padre mio

ma

va' dai miei

tratelb e di' loro che sto

NON E QUI
per salire
all'

50?>

Iddio mio e vostro.

di' loro

che

li

prece-

der in Galilea.

subito

si

stacc dall' inginocchiata e

s'

allontan

tra le piante, incoronato di sole.

Maria
dall'erba,

lo

guard finch non fu sparito poi si rialz stravolta in viso, sperduta, deca di felicit, e
;

corse dov'erano andate le compagne.

Queste eran giunte da poco alla casa dove i discepoli stavan nascosti, ed avevan raccontato, con parole precipitose e affannate,
il

il

caso incredibile
le

il

sepolcro aperto,
il

giovane vestito di bianco,

cose che aveva detto,

Maestro risuscitato, l'ambasciata ai frateUi. Ma gli uomini, ancora straniti dalla catastrofe,

che s'eran mostrati, in quei giorni di pericolo, pi torpidi e incuranti delle povere femminette, non volevan
credere
quelle stravaganti
di

novit.

Allucinazioni,

vaneg-

giamenti
bito

dojine,

dicevano. Come pu

esser risuscitato

dopo due giorni


:

soli ?

Ci disse che torner,


si

tante cose terribili

ma non sudovranno vedere, prima di


Maestro

quel

giorno

Credevano
del

alla resurrezione del


i

ma

non prima
Regno.
:

giorno che tutti


di
:

morti sarebbero risuscitati, alla


al

venuta
ora no

lui

nella

gloria,

principio

del

Ma

era troppo presto,

non poteva

esser vero

sogni

mattutini di esaltate, inganni di spettri.

Ma

in

quel

mentre sopravvenne, ansimando per


era la verit, tutto.

la

corsa e la concitazione, Maria di Magdala

Quel che avec'era di

van detto
lei

l'altre

Ma

pi

lato,

aveva parnon l'aveva ravvisato ma l'aveva riconosciuto appena l'aveva chiamata a nome aveva toccato i suoi piedi colle sue mani, aveva visto le ferite dei era Lui, vivente, come prima, e le aveva suoi piedi
stessa l'aveva visto con quegli occhi, e le

subito

506

NON QUI
di

comandato, come l'ignoto,


sapessero ch'era risuscitato

andar dai

fratelH,

perch

come aveva promesso.


il

Simone

e Giovanni, finalmente scossi, si precipitarono

fuor di casa e cominciarono a correre verso


di Giuseppe. Giovanni, ch'era
all'altro e arriv
il

giardino

pi giovane, pass avanti

messo il capo nell'entrata vide in terra le bende ma non entr. Simone k) raggiunse, anelante, ed irruppe nella grotta. Le fascie erano sparse in terra ma il sudario che aveva coperto la testa del cadavere era pinato e rinvoltato da una parte.
primo
ai sepolcro.
;

Anche Giovanni entr

vide e credette.

senza far

parola tornarono in furia verso casa, sempre correndo,

come

se

aspettassero

di

ritrovare

il

Risorto in

mezzo

agli altri

che avevan lasciato.

Ma

Ges, lasciata Maria, s'era allontanato da G&ra-

salemme.

EMMAUS
KC

Ricomincia per
Pasqua,
scepoli,
il

tutti,

dopo

il

solenne intervallo della

daffare de' giorni poveri e compagni.


di

Due amid
cende,

Ges, di quelli ch'erano in casa coi di-

dovevano andare quella mattina, per loro facad Emmaus, un paesettino distante da Gerusalemme un paio d'ore di strada. Partirono appena Simone e Giovanni furon tornati dal sepolcro. Tutte queDe notzie trasecolanti li avevano un po' rintronati ma senza
finire

di

persuaderli d'un fatto cos portentoso e inaspet-

Gente che tirava al sodo, e non facile al gabbo, non potevan capacitarsi che fosse tutto vero quello che avevan sentito raccontare se il corpo del maestro non c'era pi non potevano averlo portato via mano d'uomini ? il compagno eran due buoni Giudei, di quelli Cleopa
tato.
:

che lasciavano un posto all' ideale nel loro spirito, ingombrato di sollecitudini molto reali. Ma quel posto non poteva esser troppo grande e quell'ideale doveva commisurarsi alla natura del rimanente se non voleva esser espulso come un ospite molesto Anche loro, come
quasi tutti
i

Discepoli, aspettavano la venuta

d'un
di

li-

beratore
Israele.

ma Un

d'uno che venisse a liberare, prima


Messia,
figlio

di tutto,

insomma, che
flagello
di

fosse

figlio

David

piuttosto che

d' Iddio e guerriero a cavallo invece

che un povero pedone,

nemid

non carez-

zatore d' infermi e di bambini. Le parole di Cristo ave-

5o8

EMMAUS
inselli to, alla meglio,
il

vano

vecchio mallo
li

dd

loro

mes-

sianismo carnale

ma

la Crocifissione

sconturb. Volevan

bene a Ges e soffrirono del suo

soffrire

ma

quella fine

improvvisa, infamante, senza gloria e senza resistenza,


era troppo in contrasto con quello che s'aspettavano e
specie
col

molto pi che desideravano.


di

Che

fosse

un
che

salvatore umile, cavalcatore d'asini mansueti invece


di cavalli

battaglia, e

un

po' pi spirituale e soave

di

quel che avrebbero

voluto,

potevan capirlo, bench

a fatica, e sopportarlo, sia pure a malincuore.


liberatore non avesse saputo liberare n
stesso,
varsi,
di
gli

Ma

che

il

altri

se

che che
il

il

salvatore non avesse fatto

nulla per sal-

Messia dei Giudei fosse

finito,

per volont

tanti Giudei, sul patibolo dei masnadieri e dei parri-

cidi,

era una delusione troppo forte e uno scandalo ine-

scusabile.

sincerit

D ma

Crocifisso

lo

compiangevano

con
suo.

tutta

nello stesso

momento eran
vero
!

tentati di sup-

porre

che s'era ingannato sul

essere

Quella

morte

e quale morte

prendeva, in quell'anime

strette di pratici, un'aria luttuosa di fallimento.

Di tutte queste cose andavano ragionando insieme,


nel
si

paterno meriggio tutto acceso

di

sole,

e a

momenti

accaloravano, perch non sempre eran d'accordo.

Ad
era

un

tratto videro, colla coda dell'occhio, trabattere un'om-

bra in terra, vicino a loro. Si voltarono.

U ombra

d'un

uomo che
il

li

seguiva,

come

se volesse ascoltare quel

che andavan dicendo. Si fermarono,


tarlo e
ai

viandante s'accompagn a

loro.

come usa, a saluNon sembrava,


ri-

due,

viso
di

nuovo

ma

per quanto sogguardassero non


Il

eran buoni

riconoscerlo.

sopraggiunto, invece di
'.nterrog
:

spondere

alle

mute domande,

Che

discorsi

son quelli che fate strada tacendo

EMMAUS
Cleopa, che doveva essere
di
il

509
pi vecchio, con mossa

meraviglia rispose

In

Sei tu

un

forestiero tanto solitario in

Gerusalemme

da non aver saputo nulla delle cose che son successe


questi


e
1

giom

Quali cose

domand
1'

lo

sconosciuto.

fatto di Ges, ch'era

un profeta potente in opere


i

e in parole dinanzi al popolo e a Dio, e

capi sacerdoti

nostri

giudici

hanno

fatto

condannare a morte e

crocifiggere. Si sperava, noialtri, che fosse lui destinato a

riscattare Israele invece son gi tre giorni che son avve-

nute queste cose.


cro,

vero che certe donne

hanno

fatto

stupire perch, essendo andate

stamam

presto al sepol-

delle visioni e che


al le

r hanno trovato vuoto e dicono che hanno avuto Ges vive. Due dei nostri sono andati sepolcro, e 1' hanno trovato deserto come avevan detto donne, ma lui non 1' hanno visto.

Insensati che siete


siete lenti

le

esclam

il

forestiero
i

come
feti

a credere

cose che hanno dette


il

pro-

Non

era forse necessario che

Cristo patisse tutte


?

quelle

cose prima d'entrar nella gloria

Non
?

vi

rammenai

tate di quello che fu annunziato,

da Mos

fino

nostn
cono:

tempi

Non

avete ietto Ezechiele e Damele


i

Non

scete neanche

nostri canti al Signore e le sue promesse


le

con voce quasi sdegnata recitava


le profezie,

antiche parole,
dell'

dichiarava

rammemorava

tratti

Uomo

di Dolori raffigurato da Isaia I attenti,

due l'ascoltavano, docili e

senza

replicare, perch costui parlava tutto affo-

cato, e le vecchie

ammonizioni prendevano, in bocca sua

un calore nuovo, e significati cos aperti che pareva quasi impossibile non avert visti prima da s. Quei discorsi facevano a loro
i'

impressione

d'esser la risonanza d'altri

5T0
discorsi,

EMMAUS
simili a questi, sentiti in

tempi passati, ma In confuso, come una voce dietro un muro, prima di giorno. Intanto erano alle prime case d' Emmaus e il pellegrino fece per accomiatarsi, come se volesse andar pi avanti. Ma ora due amici non sapevano come fare a staccarsi dal misterioso compagno e lo supplicarono che
i

rimanesse con

loro.

sole

scendeva

e,

quasi in risconto,

dava una doratura pi calda alla campagna ma le tre ombre eran pi lunghe di prima sulla polvere della strada. dicevano Rimani con jooi che presto si fa sera e il giorno declina. Anche tu sarai stracco ed l'ora di mangiare un boccone. E lo {resero per la mano e lo fecero entrare ndla casa dove andavano.

Quando furono a tavola


mezzo, prese
agli amici.
il

l'

Ospite,

che

sedeva

nel

pane,

lo

spezz e ne dette un po' per uno

quell'atto

gU occhi
si

di

Cleopa e dell'altro
il

si

aprirono,
sul letto
vidi,

come quando d

desta improvvisi e

sole

Tutti e due s'alzarono, con un sussulto di bri-

sbiancati, aUibit, e finalmente lo riconobbero, l'uc-

ciso
il

che avevan franteso e calunniato.

Ma non
e

ebbero
alle

tempo neppur di baciarlo che sjjari da' Al viso non l'avevan saputo conoscere

loro occhi.

neanche

parole, che pure somigliavan tanto alle parole di

non l'avevan conosciuto neanche al pupille, mentre parlava, n al suono della voce. Ma bast che prendesse nelle mani quel pane, come un padre che lo partisce ai figlioli, la sera, dopo una giornata di
era vivo
;

quando lume delle

fatica o

di

viaggio,

e in

quell'atto

amoroso, che tante

avevan visto fare nelle cene improvvisate e famihari, avevano scoperto, alla fine, le sue mani, le sue mani benedicenti e ferite, e la caligine si squarci e si
volte
gli

trovaron faccia a faccia collo splendore del Risuscitato.

EMMAUS

511

Quando, nella prima vita, fu amico non l'avevan compreso quando, lungo la via, fu maestro non l'avevan ravvisato ma nei momento che ademp l'affettuosa mansione di colui che serve
i

suoi servi e porge


vita,

il

pezzo d

pane ch' vita


volta,
lo

e speranza di

allora,

per la prima

videro.

cos

digiimi

affaticati

com'erano

ripresero
notte,

la

strada che avevan fatto e giunsero, ch'era gi

Grerusalemme.

canmiinando, quasi vergognosi dicevano Non ci bruciava il cuore nel petto mentre
:

ci

par-

lava e

spiegava

profeti

Perch non l'abbiamo saputo

riconoscere allora

fiatare,

DiscepoU veghavan sempre. Gli arrivati, senza riraccontaron l' incontro e quel che aveva detto
la via e
il

lungo
tre o

come

lo

riconobbero soltanto
risposta alla
:

al

momento

che spezz

pane.

E come

nuova conferma

quattro voci gridavano insieme


S
il

Ma

Signore veramente risuscitato ed apparso quattro apparizioni,


resurrezione
quelle
\

anche a Simone.
quelle

quattro testi-

monianze, non eran bastate a levare tutti

dubbi

tutti.

parecchi

quella

cos
di

pronta,
notte, in

cos

fuori

dell'ordinario, che s'era

compiuta

modo
diceva

oc-

culto e sospetto, pareva piuttosto un'allucinazione del ilolore e

del

desiderio
?
:

che verit effettiva.

Chi

di

averlo visto
dei

Una donna

lunatica che fu gi in possesso

demoni un febbricitante che non pareva pi lu da quando aveva rinnegato il Maestro e due semplici che non eran neppur veri discepoli e che ora Ges avrebbe Maria la preferito, chiss perch, agli amici pi stretti poteva avere ingannata un fantasma Simone, per rifarsi dell 'avvi li mento, non aveva voluto essei da meno ;
;

512

EMMAUS

quegli altri potevano essere impostori o, tutt'al pi, visionari.

Se Cristo fosse risorto davvero non


tutti,
?

si

sarebbe

tatto

vedere da

quelle preferenze
stadi da

mentre stavano insieme ? Perch Perch quell'apparizione a sessanta


?

Gerusalemme
alla

Credevano

un

dei

immaginavano come segni deU' ultimo rivolgimento del mondo, quando


resurrezione
l'

ma

tutto fosse compiuto.


resto seguitava
della vita nella

Ma

ora che

si

trovavan

di fronte
il

alla resurrezione di lui solo, in quel giorno che tutto

come prima, s'accorgevano che il ritomo carne, e in una carne che non s'era addor-

mentata placida nell'ultimo sonno

ma

della

quale era

stata strappata la vita col ferro; quell' idea della resurre-

immediato preche formavano anche prima, il tessuto loro spirito, e che c'erano del ma non apparivano contrastanti finch non era accaduto questo combaciamento brusco fra i due ordini sovrapposti il miracolo remoto e il fatto presente. Se Ges risorto vuol dire ch' veramente Dio ma si sarebbe mai acconciato, un vero Dio, un figliuolo d'Iddio,
zione, retrocedendo dal futuro lontano aU'
sente,

cozzava con

tutti gli altri concetti

a
to

farsi

uccidere e in

modo

cos turpe

Se

la

sua potendi quelli

za era tale da vincer la morte perch non aveva hilminai

giudici, confuso Pilato, impietrite


lo

lebracaa

che

inchiodavano

Per quale assurdo mistero l'Onni-

potente s'era fatto trascinare all'ignominia dai deboli? Cos ragionavan dentro di s alcuni discepoli, che

avevano ascoltato e non avevano compreso. Cauti come sofistici non si arrisicavano a negare recisamente tutti
i

la Resurrezione sul viso degli

esaltati,

ma

riserbavano

il

giudizio,

ruimnavano

tra

s le

ragioni del possibile e del-

l'impossibile,

desiderando una conferma manifesta, che


sperare.

nou riuscivano a

AVETE NULLA DA MANGIARE?


"XT

Avevano

appena

mandato

gi

gli

ultimi

boccom
apparve
guaurd

d'una cena improvvisata e malinconica, quando


dinanzi alla tavola, alto e splendente. Ges.
Li

ad uno ad uno e Pace a voi.

la

sua

voce melodiosa

salut.

Nessuno
volta.

rispose.

grezza, anche in coloro che

Lo smarrimento sopraffaceva l'allenon lo rivvedevan la prima


Risuscitato lesse
la
il

Su quei
:

visi

il

dubbio che coester-

vava in quasi
nare in parole
Sei

tutti,

domanda che non osavan

davvero vivente, o morti tentarci caverne Perch turbati


te,

un'ombra che viene a


?
il

dalle

dei

siete

disse

Tradito.
le

E quali

pensieri
i

vi

sorgon nel cuore

Guardate

mie mani e

miei piedi, son proprio io; palpatemi e guardate; poich


spirito

uno

E, stese
dall'altra
i

non ha carne e ossa come vedete aver io. verso di loro le mani, mostr da una parte q
segni ancora sanguigni dei chiodi e s'apr la

veste sul

petto perch vedessero lo sbrano della lancia

sul costato. Alcuni, alzati dai lettucci, s'Inginocchiarono,

e videro, sui piedi ignudi,

due buchi profondi, in mezzo


a
toccarlo,

a due
di

anelli paonazzi.

Ma non
vederlo
35

s'arrischiarono

quasi

temessero
era

dileguare

improvviso come improvviso

Storia di Cristo

514
apparso.

AViiiE NULLA DA MANGIARE

chi

l'avesse

abbracciato avrebbe sentito la

tepida saldezza del corpo o le braccia sarebbero passate attraverso l' inconsistenza d'un 'ombra vana ?

Era

lui,

col

suo viso, colla sua voce, con


crocifissione
:

le

traccie
di

irrecusabili

della

eppure c'era qualcosa

mutato, nell'aspetto, che non avrebbero saputo descrivere, anche se avessero avuto, in quei momento lo spirito calmo.
I

pi riluttanti erano sforzati a credere che

il

Maestro
ri-

era dinanzi a loro, con tutte le apparenze d'una vita

cominciata,
dubbi,
credere
e
ai

ma
loro

loro

pensieri

vorticavano negh ultimi


di

resta van

silenziosi,

quasi impauriti
di

dover

sensi,

come

se aspettassero

svegUarsi,
il

da un momento
perduto
delle

all'altro,

per

riavvinghiare

mondo

comode, scompaginato da quella flagrante eversione. Anche Simone taceva: cosa avrebbe potuto dire, senza tradirsi col pianto, a colui che l'aveva guardato con quegli stessi occhi, nel cortile di Cajafa, mentre giurava di non averlo mai conosciuto ? Per dissoWere l'ultime esitanze Ges domand Avete qui nulla da mangiare ? Non aveva ormai bisogno d'altro cibo fuor di quello che aveva chiesto, quasi sempre invano, in tutta la sua vita. Ma per quegh uomini carnali era necessaria anche
realt
:

una riprova carnale


teriale

teria e si nutre di materia occorreva

a chi crede solamente nella maanche questa maL'ultima


sera

avevan mangiato insieme anche ora, che si ritrovano, manger con loro. Avete qui nulla da mangiare ? Era rimasto. /n un piatto, un pezzo di pesce arrostito. Simone lo spinse dinanzi al Maestro che si accost alla tavo'a e mangi il pesce con un pezzo di pane, mentre tutti lo guardavano fisso come se lo vedessero per la prima volta mang are.
dimostrazione.
;

AVETE NULLA DA MANGLVRE

515

quando ebbe
Siete

finito

alz
?

gli

occhi verso di loro ei


?

persuasi

ora

ancora non comprendete

Vi pare possibile che

un fantasma possa mangiare, come


?

ho fatto
fede

io in

vostra presenza

Tante volte ho dovuto


prima
I

rimproverare
;

la vostra

durezza di cuore e la vostra poca


e

Ed

ecco, siete rimasti quelli di


quelli

voluto credere a
questi giorni.

che m'avevan visto

non avete Eppure non


in

avevo nascosto nulla

di

quel che doveva accadere

Ma

voi,

sordi e smemoriati, udite eppoi vi

scordate, leggete e

con

voi,

scritte e

non intendete. Non vi dicevo, quand'ero che si dovevano adempire tutte le cose che sono quelle che avevo annunziato ? Che il Cristo doche
il

veva
il

soffrire e

terzo giorno risusciterebbe dai morti,

e che nel suo

nome si predicherebbe il ravvedimento e perdono a tutte le genti cominciando da Gerusalemme ? Ora siete testimoni di queste cose e io manterr le proil

messe che
creatura.
terra.

Padre
il

vi

ha

fatte per

dunque per tutto

mondo

e predicate

mezzo mio. Andate 1' Evangelo ad ogni

Ogni potest m' stata data in delo e sulla

come il Padre ha mandato me io mando voi. Andate dunque ad ammaestrare tutti i popoli, insegnando
loro a osservare tutte le cose che ho detto.

chi avr cre-

duto sar salvato

non avr creduto sar condannato. Io rester quaggi ancora un po' di tempo e d rivedremo in Galilea ma anche dopo sar con voi fino
e chi

alla fine dei secoli.

Via via che parlava i visi dd discepoli si ralluminavano d'una dimenticata speranza e gli occhi lustravano come qudli degli ebbri. Era quella l'ora pi consolata dopo l'accasdamento di quei giorni. La sua presenza indubitabile dimostrava che l' incredibile era certo, che Dio non l'aveva abbandonati, e non li abbandonerebbe pi. 1 suoi nemid, ch'eran parsi vittoriosi, eran vinti la
;

510
verit

AVETE NULLA DA MANGIARE


visibile

rientrava

obbediente

nelle

connettiture

delle proiezie.

Quelle cose che aveva dette

anche innanzi

ma
il

erano

le sapevano veramente vive in loro solo

quando
e
i

la sua

bocca

le ripeteva.

S'era tornato

Re

la

venuta del Regno era prossima

suoi fratelli, invece d'esser derisi e perseguitati, relui in

gnerebbero con
cato
i

etemo. Quelle parole avevano rinfoi

pi tiepidi, rinvlvito

ricordi d'altri discorsi, d'altri

giorni pii soleggiati, e sentivano

ad un tratto una

sol-

levazione, un ardore che non provavan da un pezzo, un


desiderio

pi forte di abbracciarsi, di volersi bene,


pi.

di

non separarsi maj

Se

il

Maestro era risorto

essi

non

potevan morire ; s'era potuto uscire dalla spelonca funeraria le sue promesse eran promesse d'un Dio, e l'avrebbe

mantenute fin all'ultimo. Non avevan creduto invano e non eran pi soli la crocifissione era stata l' oscuramento d'un giorno perch la luce risfolgorasse pi forte per tutti i giorni da nascere.
:

TOMMASO

IL

GEMELLO

XCi\

A
Ma
il

quella

cena Tommaso, detto Gemello, non c*era.


i

giorno dopo

suoi amici corsero

a cercarlo,

ancora

tutti concitati dalle parole di Ges.

Abbiamo veduto
ci

il

Signore,

gli

dicevano, era pronoi,

prio lui e

ha parlato, ha mangiato con


era di quelli
del

come un
volta

vivo.

Tommaso
sconvolti

ch'erano stati pro'^ondamente


Golgota.

daUa vergogna
altri,

Una

s'era

dichiarato pronto a morire insieme al suo Maestro,


fuggito cogli

ma

era

quando salirono le lanterne degli sbirri al Colle degli Ulivi. La sua fede s'era oscurata in quel buio che sovrast al Luogo del Teschio. A dispetto degli avvisi non avrebbe mai pensata cos la fine del suo .maestro. Quel vertice d' infamia sul quale Ges s'era fatto condurre con la passivit d'una pecora inferma lo faceva
soffrire,

a pensarci, quasi pi della perdita di colui che


le

l'aveva amato. Quella smentita di tutte


l'aveva offeso

sue speranze

d'una frode e scusava, ai suoi occhi, perfino l'obbrobrio dell'abbandono. Tommaso, come Cleopa e i suoi pari, era un sensualista, che un
la scoperta

come

colpo d'ala,

all'

invito potente di Cristo, aveva trasportato

un mondo che non era il suo. La fede l'aveva assalito a tradimento, come un furore contagioso. Ma non appena la fiamma che lo riaccendeva ogni giorno fu sotterrata, o parve sotterrata, sotto la mora ignominiosa dell'odio, la sua anima si spense e si raggel e ritroppo
in alto, in

5l8

TOMMASO

IL

GEMELLO

prese la sua prima natura, la vera, che cercava coi sensi


le

cose sensibili, e sperava, nella materia, mutazioni

ma-

attendeva dalla materia soltanto certezze e consolazioni materiali. I suoi occhi si rifiutavano di guardare
teriali e
le

cose che

le

sue mani non avrebbero potuto toccare e


l'

perci eran condannati a non veder mai


zia

invisibile

gra-

serbata soltanto a quelli

che la credono

possibile.

Egli sperava nel Regno, specie

quando

le

parole e la pre-

senza di Ges incielavano

il

suo cuore terrestre,

ma

in

un

Regno che non fosse di mento insieme all' isole

puri spiriti, trasvolante nel firmafriabili delle nubi,

dove uomini mangiato e bevuto su tavole solide e concrete, governando una terra pili bella, ad essi aggiudicata da Dio, con leggi nuove. Tommaso, dopo lo scandalo della croce, era tutt'altro
viventi, irrigati di sangue caldo, avrebbero

ma

che disposto a credere, per sentita dire, alla resurrezione.

Troppo crudamente
fidenza
d'

s'era visto sbugiardare la


fidarsi

perch

potesse, ora,
quelli

dei

suoi

prima concompagni
festosi, la

inganno.

che

gli

portavano, tutti

notizia,

Se non vedo neUe sue mani le piaghe dei chiodi, non metto il mio dito nella piaga dei chiodi e la mia mano nel suo costato non ci creder. Ha detto subito se non vedo. Ma si riprende subito
:

replic

anche
dalle

gli

occhi posson tradire e molti furono abbagliati

visioni.

il

suo

pensiero
:

corre

all'esperimento
il

carnale, alla prova bruta e atroce

mettere

suo dito

dentro dove furon messi

chiodi

mettere

la

sua mano,
il

tutta la mano, dove entr la lancia. Fare

come
;

cieco;

che sbaglia, talvolta,

meno

spesso dei

veggenti.

Rinnega
la

la

fede,
il

vista superiore dell'anima

rinnega
ripone

perfino la vista,

senso pi divino del corpo.

Non

sua

fiducia

che nelle mani, carne che preme carne

TOMMASO

IL

GEMELLO
io lascia nel buio, nel

519
bran-

Quel suo doppio rinnegamento

coiamento della cecit, finch la luce fatta uomo, pei un'ultima condiscendenza amorosa, non gli render ia
luce degli occhi e quella del cuore.

Ma

quella risposta di

uomini pi famosi dei


propriet di Cristo
olieso.
:

Tommaso 1' ha reso uno degli mondo perch questa l'eterna


:

di eternare

anche

quelli che
tutti
i

1'

hanno

Tutti

posapiano dello
i

spirito,

pirronisti

da

tre

un quattrino,
i

cacastecchi delle cattedre e dell'actutti


i

cademie,
i

tepidi cretini imbottiti di pregiudiziali,


sofistici,
i

casosi,

cinici,
;

pidocchi deUa scienza e


i
i

vuotacessi degU scenziati


del sole, tutti
i

infine tutti

luciguoh gelosi

paperi che non

ammettono
:

voh

dei falchi,
il

hanno

scelto

a
lui

protettore

presidiatole

Tommaso
:

non sanno nulla altro che questo se non tocca non crede. Quella risposta, a loro, sembra l'ImaGemello. Di
aia dell'umano giudizio. Sia pure, chi vuole, quello che

vede nelle tenebre, che ode nel silenzio, che parla nella
solitudine, che vive nella morte.

stohni senza pertugi non arriva a tanto.

La capienza de' loro teLa cos detta realt il loro dominio e di l non decampano. Difatti tirano all'oro che non sfama, alla terra dove occuperanno una cos piccola buca, alla gloria ch' tanto corto
pispiglio
nel
silenzio
dell'eternit, alla carne

che diven-

ter motriglie

bacoso, e a quelle magiche e strepitose

scoperte che, dopo averli fatti schiavi, affretteranno per


loro la formidabile scoperta della morte. Queste, e simili,

sono

le

cose

reali >^

dove

si

dilettano
l'

devoti di

Tom-

maso Ma

forse, se avessero

mai

idea di leggere quel che

avvenne dopo quella risposta, sareb^Dero pronti a dubitare anche di colui che dubit della resurrezione. Otto giorni dopo i discepoU erano nella stessa casn

520
dell'altra volta e
tutti quei giorni,

TOMMASO

IL

GEMELLO
Aveva
sperato,

Tommaso

era con loro.

che sarebbe concesso anche a

lui di

ve-

dere
la

il

Resuscitato e qualche volta tremava, pensando che


chie

sua risposta era forse la ragione

lo

teneva lon:

ecco, ad un tratto, una voce dalla soglia Pace a voi Ges l e cerca cogli occhi Tommaso. venuto per hii. solamente per lui, perch l'amore che gli porta pi forte di tutte l'offese. E lo chama a nome, e gli s'accosta perch lo veda bene, viso a viso. Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani. Accosta anche la tua mano e mettimela nel costato; e non

tano.

Ma

essere

un incredulo

ma

abbi fede.
:

Tommaso

obbed tremando e grid Signore mio e Dio mio


!

Con queste

parole, che

sembrano una semplice

salu-

tazione ordinaria,

Tommaso

confess la sua disfatta, pi

bella d'ogni vittoria, e

da quel punto -{u tutto di Cristo. Fin allora l'aveva venerato come un uomo pi perfet-

to degli altri, ora lo riconosce


t

come

Dio,

anzi

come

il

suo Dio

Allora Gres, perch sempre lo ripungesse la memoria


di quel suo dubitare, rispose
:

Perch mi hai visto hai creduto


1

beati coloro che

non han visto e pur hanno creduto Ed ecco proclamata l'ultima delle Beatitudini, la pi grande Beati quelli che credono senza aver visto Perch le sole verit che hanno un valore assoluto nella realt,
:
!

a dispetto dei frugatori di cadaveri, son quelle che


carnale non vede e che
le

la vista

mani di carne non potranno mai brancicare. Quelle verit vengon dall'alto chi ha l'anima >eiTata da ogni parte non le riceve e le vedr soltanto nel
:

TOMMASO
giorno In cui
sar
11

IL

GEMELLO

521

corpo, coi suoi cinque portinai diffidenti,

come un vestito grinzoso e consunto, abbandonato sopra un letto, in attesa d'esser iascosto dentro la terra, come una placenta puzzante. Tommaso un Santo eppure non pot partecipare a quella Beatitudine. Una leggenda antica racconta che la sua mano rimase, fino aUa morte, rossa di sangue.
se
di

Leggenda vera di tutta la verit del suo terribile simbolo, intendiamo che l' incredulit pu essere una forma
assassinio.
Il

mondo

pieno di

questi
la

assassini,

che

hanno cominciato con

l'assassinare

propria anima.

IL

RESUSCITATO RESPINTO

1 primi che avevano accompagnato Ges nella sua prima vita eran certi, alla fine, ch'era cominciata la sua vita seconda ed etema. L'ucciso che aveva dormito come un cadavere d* Uomo, inguainato nei profumi di Nicodemo e nel lenzuolo di Giuseppe, dopo due giorni s'era svegliato come un Dio. Ma dopo quanta dubitosa testardaggine si son rassegnati ad accettcre la realt dall'irre-

cusabile ritorno

Eppure

nemici di Cristo, per levar di mezzo la troppo


negazioni,

grossa pietra eh' d' intoppo all'altre

hanno

accusato proprio

sorpresi e perplessi
il

Discepoli di avere

inventato, volenti o no,

ron loro, secondo Cajafa e


di

mito della Resurrezione. Fusuoi sodali, che trafugarono

notte U corpo eppoi sparsero la notizia della grotta vuota perch qualche mistico sciorno credesse pi age-

volmente che Ges era risorto e cos dar modo ai trappolatori di perseverare nelle pestifere durmerie in nome del Giudei, ciurmatore morto. E Matteo racconta che quei che ci va d vuole! comjHrarono, a giusto prezzo,
i

alcum onesti testimoni perch confermassero, in caso di bisogno, di aver visto Simone e suoi compila violare il sepolcro e portarsi via sulle spalle un gran rinvolto bianco. Ma aemid moderni, per mi ultimo rispetto ol coloro che hanno fondato ool sangue la Chiesa indistrue;gibile.
i
1

piuttosto per la persuasione profonda della

iemplidt^

a
di spirito dei

RESUSCITATO RESPINTO

523

primi martiri, hanno rinunziato adla suppo-

sizione del trucco mortuario.


della stoffa di cui
giatori
starsi
:

N Simone n
i

gli

altn erano
i

si

tagliano
furbizia

troppa
grossi

pi

commedianti e avrebbero dovuto

presti-

rimpasedotti.

nei

cerebri

quei poveri inciucchiti

Haxmo
tori.

tutta l'aria d'esser piuttosto raggirati che raggirase

Ma

non furono

giocolanti furon di certo vittj

me

imbecilli de' loro fantasticamenti o dell'altrui bindole ria.


I

Discepoli,

affermano

serios

astemii

del

trascen-

dente, avevano una cos forte speranza di veder risusatare

Ges,

era cos

com'aveva promesso, e questa resurrezione necessaria ed urgente per controbilanciare il viimminente. AUora, in quell'aria
d'ima
iste-

tuperio della croce, che furono indotti, quasi sforzati, a


ritenerla e annunziarla
di aspettazione superstiziosa, bast ia visione
rica,
il

sogno di un allucinato, l'abbaglio


si

di

un

illuso,

perch

spargesse nel piccolo cerchio dei superstiti scon-

solati la

tendo credere che

voce delle apparizioni. Alcuni di loro, non poil Maestro li avesse ingannat, presta-

vano facilmente fede a chi afermava di averlo visto dopo la woite, e a forza di ripetere le fantasie di quel vaneggiamento appassionato finirono col crederci sul serio
e coir insufflare ai pi ingenui quella credenza. Soltanto

a questo patto, colla conferma postuma dell'asserita divinit dell'ucciso,

era

possibile

che l'avevan seguito e creare


della

mantenere insieme primo consorzio

quelli

stabile

Chiesa universale.
costoro,

Ma

per

dissolvere con accuse d' imbecillit

o di frode la certezza della prima generazione cristiana, dimenticano troppe cose e troppo essenziali.

Prima

di tutto la

testimonianza di Paolo. Sauk)

riseo era stato alla scuola di


assistere, sia

Gamahele

il Faaveva potuto

pur da lontano e nemico, alla

fine di Cristo,

524

IL

RESUSCITATO RESPINTO
le

e conobbe certo

ipotesi

dei

suoi

primi maestri sulla


il

pretesa resurrezione.
gnore, e di Simone

Ma
;

Paolo, che ricevette


il

primissimo
chiese del
ai

evangelo dalla bocca di Jacopo, detto

fratello del Sile

Paolo, famoso in tutte

Giudei e dei Gentili, cos scriveva nella prima lettera


Corinzi
:

morto per i nostri peccati, fu sepolto, risuscit il terzo giorno, apparve a Pietro eppoi ai Dodici. Poi apparve a oltre cinquecento fratelli in una volta, de' quali pi vivono ancora e alcuni son morti . La lettera ai Corinzi riconosciuta autentica anche dai pi schizzinosi annusatori di falsificazioni e non pu essere stata scritta dopo la primavera del 58, cio men di trent'anni dalla crocifissione e dunque pi antica del pi antico Evangelo. Molti di quelli che avevan conosciuto Cristo vivo, e non erano uno n due, vivevano an

Cristo

cora in quell'anno e avrebbero

potuto

facilmente

sbu-

giardare l'Apostolo. Corinto era alle porte dell'Asia, po-

polato da molti Asiatici, in relazioni continue coUa Giudea,


e l'epistole paoline erano messaggi pubblici, che
si

legge-

vano pubblicamente nelle adunanze, e se ne facevan copie per mandare all'altre chiese. La solenne e specifica testimonianza di Paolo poteva giungere, e certo giimse, a Genemici di Ges, in parte ancor vivi, rusalemme dove avrebbero avuto modo d' impugnarla con altre testimonianze. Paolo, se avesse potuto immaginare possibile una confutazione valida, non avrebbe mai osato scrivere quelle parole. Che si potesse, dunque, a tanta poca distanza dal fatto, affermare pubblicamente un prodigio cos contrario alle credenze comuni e agli interessi di nemici vigilanti, prova che la Resurrezione non era soltanto una fantasticheria di pochi farneticanti ma una certezza che
i

difficilmente

si

poteva negare e assai facilmente attestare.


altri ricordi, al di fuori della

Noi non abbiamo

lettera

di

IL

RESUSCITATO RESPINTO

525

Cristo ai cinquecento fratelli possiamo neppur un momento pensare che Paolo una delle pi grandi e pure anime del primo Cristianesimo, rabbia potuta inventar di sua testa, lui che per tanto

Paolo,

dell'apparizione di

ma non

tempo aveva perseguitato coloro che credevano


della Resurrezione.

alla realt

infinitamente probabile che l'appa-

rizione di Ges ai cinquecento

avvemsse

in Galilea, sul

monte
sciuto

di cui parla Matteo, e

che l'Apostolo avesse cono-

qualcuno di quelli che furon presenti a quei memorabile convegno.

Ma non
che amiSo

basta. Gli Evangelisti, che riportano con qual-

ma

con grande candidezza

ricordi dei

pnmi

compagni di Ges, confessano, forse senza volere, che gli Apostoli non aspettavano affatto la Resurrezione ma duraron fatica, anzi ad ammetterla. Leggendo con attenzione i quattro storici, vediamo che seguitano a dubitare un pezzo, anche in presenza del Resuscitato. Quando le Donne, la mattina della domenica, corrono ad avvertire i Discepoh che il sepolcro deserto e Ges vivo, essi le accusano di vaneggiare. Quando, pi tardi, apparve
a molti in Galilea, quivi lo videro e l'adorarono dice Matteo alcuni per dubitarono . E quando appare, la sera, nella stanza della cena, d son di quelli che non posson credere ai loro occhi, ed esitano finch non l'hanno visto mangiare. Tommaso dubita anche dopo, fin al mo-

mento che
suo corpo.

il

corpo del suo Signore proprio di fronte al

Tanto poco s'aspettano di vederlo risorgere che il primo effetto delle apparizioni lo spavento. Credevano che fosse uno spirito . Non son dunque tanto creduli e
ingannabili

come

li

figurano

loro diffamatori.
i

son cos
di

lontani dall' idea di vederlo tornar vivo tra

vivi che, a.p-

peaa

lo

vedono,

lo

scambiano per un

altro.

Mana

Mag-

52

IL

RESUSCITATO RESPINTO

dala crede che sia l'ortolano di Giuseppe d'Arimatea

compagno non &on capaci a riconoscerlo per tutta la strada Simone e gli altri, quando viene sulla sponda del Lago, non sapevano ch'era Ges . Se l'avessero aspettato davvero, proprio lui, colla mente svegliata
Cleopa e
il
;

e scaldata dal desiderio,

non l'avrebbero, invece, riconosciuto suU' istante


l'impressione,
Cristo,

avrebbero avuto tanto spavento ? ? Si ha


gli

leggendo
dall'

Evangeli,
il

che

gli

amici

di

ben lontani

inventare

suo ritorno, l'hanno

accettato quasi per una coazione esterna e sopraffacente,


e

dopo molte titubanze. L'esatto contrario, insomma, di quel che vorrebbero dimostrare coloro che li accusano
essersi

di

ingannati e di avere ingannato.


?

Ma
di

perch quelle titubanze


indociU,
l'antica

Perch

gli

avvertimenti
idea

Ges non avevan

potuto disciogherc; in quell'anime

tarde e
dell'

repugnanza giudaica

all'

immortaht. La credenza nella resurrezione


Ebrei.

dei morti

fu estranea per secoli e secoli alla


degli

Appena

in

mente tutta temporale alcuni profeti, come Daniele e

Osea, ne troviamo qualche traccia saltuaria ma non appare veramente esplicita che in un passo della storia dei

confusa

Maccabei. Al tempo di Cristo il popolo ne aveva una nozione come d'un miracolo lontano che rientrava nell'economia delle Apocalissi, ma non lo pensava
;

prima dello sconquasso finale del gran giorno i Sadducei la negavano risolutamente e i Farisei l'ammettevano, ma non gi come privilegio d'un solo si come ricompensa remota e comune di tutti i giusti. Quando il superstizioso Antipa diceva di Ges ch'era Giovanni risuscitato dai morti intendeva dire, con un' immagine enerpossibile

nuovo profeta era un secondo Giovanni. La riluttanza ad ammettere una cos straordinaria lacerazione delle leggi della morte era tanto profonda nel
gica,

che

il

il

RESUSCITATO RESPINTO
i

527
Risuscitatore

popolo
ch(j

giudeo

che

Discepoli

stessi

del

aveva annunziato

la propria Resurrezione,

non eran

disposti, senza esperienze a controprove, ad ammetterla. Eppure avevan veduto risorgere, alla parola potente di Costo, il figlio della vedova di Nain, la figliuola di Giairo, il fratello di Marta e Maria i tre dormenti che Ges aveva destato per la piet d'un pianto d'una madre, d'un pianto di padre, d'un pianto di sorelle. Ma era costume e destino dei Dodici fraintendere e scordare. Eran troppo
:

confitti

nei

pensieri

della carne per adattarsi a credere:

senza indugi,

una

rivincita cos

anticipata sulla morte.

Ma quando

furon persuasi la loro certezza fu tanto ferma

semenza di quei primi sforzati testimoni nacque una sterminata messe di risuscitati nella fede dei Risuscitato che secoli non hanno ancora finito di falciare.
e torte che dalla
i

Le calunnie
la

dei

Giudei,

le

accuse dei
dei

falsi

testimoni,

dubbiosit dei Discepoli,


e tementi,
il

le insidie

nemici impla-

cati

sofisticume dei bastardi di

Tommaso,
dell' Inle

le fantasie degli eresiarchi, gli


riti

storcimenti dei galanti spi-

direttamente interessati alla morte definitiva


i

fame,
e
gli

ripieghi e

cindschiamenti degli ideosi,

mine
il
il

assalti

dell'alta e bassa critica,

non hanno

potutx)

svellere dal cuore di milioni

d'uomini la certezza che


del

corpo

schiodato

dalla

croce

Teschio

riapparve,
scelto

terzo giorno, pei

non morire mai pi D popolo


alla morte,

da

sperando di aver finito con morte lo rifiut come l'avevan rifiutato i Giudei, e l'umanit non ha chiuso ancora i suoi conti coll'assassinato che usc dalla grotta per mostrare il costato dove la lancia romana ha reso per sempre visibile il Cuore che
lo

Cnsto
lui,

consegn

ma

la

ama
1

quelli
pusilli

che l'odiano. che non voglion credere


alla alla

sua vita prima,

alla

sua

vita seconda,

sua vita eterna, recidono s

528
dalla
vita

IL

RESUSCITATO RESPINTO
vita

vera

dalla

ch' adesione generosa, ab-

bandono d'amore, speranza dell' invisibile, certezza delle cose non parventi. Sono lamentevob deceduti che paion
i

vivi,

quali,
il

al

par della morte, lo rifiutano. Quelli che

trascinano
ranti
sulla

peso dei loro cadaveri ancora caldi e respipaziente ridono deUa Resurrezione.

terra

codesti Morti che respingon la Vita sar preclusa la se-

conda nascita nello spirito ma non sar negata, l'ultimo giorno, una irrefragabile e spaventosa Resurrezione.

IL

RITORNO SUL MARE


TcaT

lore

Torna ciascuno, chiuso il dramma col pi grande doe la pi grande gioia, alla propria destinazione. D
padre,
il il

figliolo al

re al suo regno,

il

gran prete
i

ai

suoi

bacili

di

sangue,

coro al silenzio sperante,

pescatori

alle reti.

Quelle reti macerate dall'acque, sfilaccicate alle prode,

sfondate
toppate,

dai

pesi insoliti,

tante volte rammendate, rat-

rassettate

ritessute,

che

primi

pescatori

avevan lasciato, senza voltarsi addietro, sulla riva di Capernaum, qualcuno aveva finito d'accomodarle e l'aveva messe da parte, colla saviezza di chi non parte mai dalle case, perch i sogni son brevi e la fame dura quanto la vita. La moglie di Simone, il padre di Giovanni e d'Jacopo, il fratello di Tommaso, avevano serd'uomini
bato
i

giacchi e

nire a

bisogno,

i tramagli come attrezzi che posson vecome memoria degli esuli, come se una

Torneranno anche loro B Regno bello ma di l da venire e il lago bello anche oggi e pescoso. Santa la santit ma non si vive di solo spirito. E un pesce sulla tavola pi caro ali 'affamato di
voce andasse dicendo
ai rimasti
:

un trono

fra

un anno.
musco
al sasso,

E
tiva
gione.

la

saviezza dei sedentari, barbicati alla casa nail

come
I

ebbe, per
I

un momento,
le

ra-

pescatori tornarono.

pescatori

d'uomini riapvecchie
reti.

parirono in Galilea e ripresero in


36

mano

S,\.ri.:-

di

Cristo.

530

IL

RITORNO SUL MARE

Avevano avuto
sua
gloria.

l'ordine da quello stesso che l'aveva tratti


dei suo

di l, perch fossero testimoni

abominio e della
con

Non
;

l'avevan dimenticato n potranno mai


di lui, fra di loro, e

dimenticarlo
tutti quelli

sempre ragionavan

che volevano ascoltarli.

Ma

il

ritornato aveva

detto
l'

Ci

rivedremo in Galilea,

Ed

essi

eran partiti dal-

infausta Giudea, dall' irosa meretrice dominata dai suoi

ganzi omicidi, e avevan ripreso la strada del dolce paese

sereno dove

li

aveva

presi
le

forza,

l'amoroso rubatore di

anime. Eran pur belle


dore,
colle

vecchie case scortecciate dall'umi-

bianche bandiere del bucato e l'erba nuova


il

che inverdiva

piede dei muri e le tavole lustrate dalle


vecchi,

mani umili
buttava

de'

il

forno che ogni otto giorni

faville

dalla bocca fuligginosa.


;

Ed

era bello
de'

il

quieto borgo quasi marino


neri e ignudi,
il

coi

cerchiellini

ragazzi

sole a perpendicolo sul ripiano del


il

merpuzzo

cato,

sacchi e le ceste nell'ombra delle rimesse, e

di pesce

che

io

riempiva, insieme alla brezza, ogni aurora.


;

Ma

il

lago, sopra a tutte le cose, era bello

turchese

li;

quefatto con screziature di berillo nelle mattine perfette


distesa livida di lavagna nei pomeriggi annuvolati
;

ba-

cino lattiginoso d'opale con rughe e spalmature di giacinto nei cordiali tramonti
;

di bianco, nelle notti di stelle

ombra sciabordante, listata ombra argentale ed ansiosa


pareva
il

nelle notti di luna.

Su quel

lago, che

golfo tui

telare d'un paese felice e perduto, per la

prima volta

loro occhi

avevano scoperto

la bellezza della luce e del-

l'acqua, pi nobili della terra pesa e laida e pi fraterne


dei fuoco.
gori,
il

La

barca, coi trapezi delle vele,

banchi

lo-

timone

altiero e scarlatto, era stata per loro, tn


li

da' primi anni, pi cara dell'altra casa che

aspettava,

cubo Imbiancato e fermo,


tedio e di speranza,

sulla riva. Quell' infinite ore di


il

spiando

briliicaie

dell'acque,

la

IL

RITORNO SUL MARE


del
cielo

531

scosse delle reti, l'anneramento

avevan riem-

pito la pi lunga parte della semplice e povera vita.

Fin al giorno che un Padrone pi povero e possente li aveva chiamati con s, operai d'un soprannaturale e pericoloso lavoro. Le povere anime, estirpate dal loro mondo ordinario, si erano ingegnate di bruciare in quella fiamma,
nel tino,

ma

la

nuova

vita

li

calpest

come

grappoli

come

l'ulive nel torchio,

perch sgorgassero, dai

cuori zotici, lagrime d'amore e di piet.

Ma

fu necessario

che

si

rizzasse sul Teschio la croce perch piangessero di


il

vero pianto; e che

Crocifisso tornasse a

mangiare

il

loro

pane perch

si

rinfocassero di speranza.

Ed

eran tornati, portando a salvamento quelle poche


di partire per l'opera

ricordanze che pure dovevan bastare alla mutazione del

comandata aspetamavano, ne' luoghi che aveva amati. Eran tornati tutti diversi di quando partavano
di

mondo. Ma prima

rivedere quello che

tirono, pi inquieti e maUnconici, quasi estranei,

come

se

tornassero dal paese dei Lotofagi e vedessero


occhi

di gi,

con

pi

federata col cielo.


ghe, e
risacca.
le
1

una nuova terra indivisibilmente conMa le reti eran l, appese alle murabarche ormeggiate ondulavano agU urti delia
puri,

pescatori

d'uomini ricominciarono,

forse

per

nostalgia, forse per bisogno,

ad

essere pescatori del lago.

Sette discepoh di Costo erano insieme, una sera, nel

porto di Capernaimi. Simone detto

Pietra,

Tommaso
altri

il

Gemello, Natanaele di Cana, Jacopo, Giovanni e

due.

Dice Simone

Vo Veniamo anche noi con te rispondon gli amici. montaron sulla barca e partirono, ma quella notte
a pescare

non presero nulla Sul


per
la

far del giorno,

un po' imbronciati
naccostarono
alla

nottata

persa senza

(rutto,

=i

532
riva.

IL

RITORNO SUL MARE

E quando
una

furon prossimi videro, nel balugino dell'a-

l'alba,

figura d'uomo, vicino all'acqua, che pareva

spettasse: i discepoli, per,

non conobbero ch'era Ges:


companatico?

Figlioli,

avete un po' di
no.

grid

l'ignoto.

Ed

essi risposero

Gettate la rete a destra della barca e ne troverete.

Ubbidirono e in poco tempo la rete fu cosi piena che duravan fatica a tirarla su. E tutti tremavano perch avevano indovinato chi era colui che aspettava.

il

Signore^ disse Giovanni a Simone.


il

Pietro, senza dir nulla, s'infil in furia

camiciotto,

perch era nudo, e


di tutti.

si

butt nell'acqua, per arrivar prima


sette furono intorno al Si:

La barca
nessuno

era distante da terra appena dugento

cubiti e in pochi

momenti
gli

gnore.

domand

Chi

sei ?

perch l'avevan

riconosciuto.

Sulla spiaggia c'era

su che arrostivano e un tovagliolo col pane.

un braciere acceso con dei pesci E Ges disse


il

Venite a colazione.
per l'ultima volta spezz
pane, lo distribu e
lo

stesso fece del pesce. Finito ch'ebbero di mangiare,


si

Ges

rivolse a

Simone

e sotto quello

sguardo
:

lo sciagurato,

che

fin

allora

Simone

aveva taciuto, sbianc di Giona, mi ami tu pi


lui

di questi

Rinnegatore, a quella domanda respirante di tene-

rezza

ma

per

cos atroce,

si

sent trasportato

ad un
e
io

altro luogo,

vicino a un altro braciere, dove altri l'avela

vano interrogato, e ricord


notte.

risposta
il

d'allora,

sguardo di chi doveva morire, e

suo gran pianto nella


voluto.

non os rispondere come avrebbe

D
e

s,
il

in bocca sua, sarebbe stata jattanza e spudoratezza;

no menzogna e vergogna

IL

RITORNO SUL MARE


sai

533

Signore,

s,

tu
1'

che

ti

voglio bene.

Non

dice che

ama

dell'amore, tante volte pro-

clamato eppoi tradito, ha ritegno a dir la parola, o Ti voglio bene pi smorzato e meno impegnativo. E non lui stesso che lo confessa, ma s sei tu che lo sai , tu che ma sai tutto e vedi nei cuori pi chiusi. Ti voglio bene
:

non ha
sanno
:

il

coraggio di aggiungere, in faccia agU altn che

pi di tutti.
:

Cristo gh dice

Pastura

miei agnelli.
gli

per la seconda volta

chiede

Simone
Pietro,

di

Giona, mi ami tu veramente


nel

non sapendo trovare


:

turbamento altra

risposta,

che te

ripete

Signore, tu sai che

ti

voglio bene.
?
ti

^Perch vuoi farmi soffrire ancora


lo dica,
ti
il

che

ti

voglio bene, che

Non amo
la

lo sai,

senza

pi di prima,
vita per

come non
rinnegare

ho amato mai, e che dar


tuo amore
:

non

Dice allora Ges

Guida

le

mie pecore.
:

volta,

per la terza volta incalza

Simone
dinanzi

di

Giona mi vuoi tu proprio bene


d'amore,
tutti,
le

Non
lemme
tro

parla pi

ma
tre

vuole che per la terza


rinnegazioni
di

Gerusa-

sian cancellate da tre


al

nuove promesse.
tormento.
quasi

Ma

Pie-

non pu reggere

reiterato

Ma

Signore,

esclama
ti

piangendo,
!

tu

sai

ogni cosa e lo sai che

voglio bene
finita

La prova tremenda

Ges riprende
verit, in

Pastura

le
eri

mie pecore. In
pi giovane,
ti

verit io

ti

dico

quando

cingevi da te a andavi

534

^'

RITORNO SUL MARE


sarai vecchio, tenderai le

dove volevi
e

ma quando
cinger e
ti

mani
inIl

un

altro

ti

Alla morte, alla

condurr dove non vorresti. croce simile a quella dove hanno

chiodato me. Sappi dunque cosa vuol dire amarmi.

mio amore gemello della morte. Perch vi amavo mi hanno ucciso per il vostro amore verso di me uccideranno voi. Pensa, Simone di Giona, qual' il patto che fai con me e la sorte che t' serbata. Ormai non sar pi vicino per renderti la pace del perdono dopo le cadute della vilt. Ormai, dopo la mia morte, le
;

defezioni
vi.

le

diserzioni

sono a mille doppi


tutti
gli

pi

grala-

Tu

dovrai

rispondere di

agnelh
fine

che
della

scio
tica,

alla

tua custodia e in premio, alla

fa-

avrai due tronchi e quattro chiodi


:

come me,

e la

vita etema. Scegli

l'ultima volta che puoi scegliere ed

una
ti

scelta

che

fai

per sempre, scelta irrevocabile d

cui

chieder conto

come

il

padrone

al

servitore

che

lasci nel posto suo.

ora, che hai saputo e deciso, vieni

con me. Seguimi

Pietro obbedisce ma, voltandosi, vede venirgli appresso

Giovanni e domanda

Signore e di

lui

che sar

Se voglio che rimanga finch'


?

io

vengo, che

t'

imim-

porta

Tu, seguimi.
il

Simone

primato e

il

supplizio

a Giovanni

1*

mortalit e l'attesa, Colui che ha

lo stesso

nome

del

Pre-

cursore della prima venuta sar l'annunziatore della se-

conda. Lo storico della fine sar perseguitato, prigioniero,


solitario,

ma

vivr pi di tutti e potr vedere coi suoi

occhi
collina

lo

sfasciume delle pietre divise dalle pietre sulla


di

maledetta

Gerusalemme

Nel suo deserto ce-

IL

KIIUKNU SUL MAKK

535

rulo e sonoro godr e soffrir, in visione, in

mezzo
la

alla

rifulgente

luce e

all'

immensa notte

del

mare,

gesta

dell'ultima
cifsso

venuta. Pietro ha seguito Cnsto, stato cro-

per Cristo e ha lasciato dietro di s


;

una dinastia
di

eterna di Vicari di Cristo

ma

Giovanni non ha potuto


noi,

riposarsi nella morte. Aspetta

con

contemporaneo

tutte
la

le

generazioni, silenzioso

come

l'amore, eterno

come

speranza.

LA NUVOLA

Tornarono un'altra volta a Gerusalemme, lasciando, e


per sempre,
le reti
:

itineranti di

un viaggio che sar


sceso
fiore,

in-

terrotto soltanto da tappe di sangue.

Nello

stesso

luogo

dov'era

nella

gloria
risalire,

degli

uomini, all'ombra delle rame in


la parentesi del

deve

dopo

disonore e della rinascita, nella gloria del


giorni

ddo./Per quaranta

da quello della Resurrezione,

quanti era rimasto nel Deserto dopo la figurazione della

morte nell'acqua, rest in mezzo agU uomini. La sua vita, bench il suo corpo paresse quello di prima, sembrava, tanto era pi celata e trasumana, un'estrema sublimazione nel mondo carnale e apparente per risalire, tutta
spirito,

all'altezza dal quale era sceso,

poco pi di tren-

t'anni prima, per schiudere, sulla terra intenebrata,


spiraglio sulla munificenza dei
cieli.

uno

Non
volta

faceva,

come una
ne'

volta, vita

comune

cogli Apostoli

perch distaccato, ormai, dalla vita dei vivi


riappar
loro
ritrovi,

ma

pi d'una
le

per

riconfermare

su-

preme promissioni
propriati
libro
oltre,

e forse per trasmettere ai

megho apin

quei

misteri

che non furono


del

scritti

nessun

ma

furon tramandati, per tutta l'et apostohca e


il

sotto

sigillo

segreto e
di

furon noti imperfet-

tamente, pi
L'ultima
Ulivi,

tardi,

col

nome
lo

Arcana Disciplina.
fu

volta

che

videro

sulla Gallina

degli
la

dove, prima della

morte,

aveva annuziato

re-

LA NUVOLA
vina del Tempio e della citt e

537
segni del suo ritorno, e

dove, nelle tenebre della notte e dell'angoscia,

Satana,

innanzi di fuggir vinto, l'aveva lasciato zuppo di sudore


e
di

sangue. Era una dell'ultime sere di maggio e

le

nuvole,
stiali

dorate

nell'ora
del

dorata,
calante,

come

arcipelaghi
salir

cele-

nell'oro

sole

sembravano

dalla

calda

terra

al

cielo

ravvicinato

come vapori

d'offerte

ingenti e odorose. Nei campi, assorti nella fatica dell'ul-

tima granigione,
ai

cominciavano a richiamare con onde leggere, i rami e i loro pendagli di frutti non ancor maturi. Dalla citt lontana, ancora intatta, s'alzava un
gli

uccelli

nidi gli svolati e la brezza serotina scoteva,

polverio fumicoso, sovrastato dai pinnacoli, dai torrioni,


dai quadrilateri bianchi del

E
delle

discepoli ripetono,

Tempio. anche ima volta,

la

domanda
la

che avevan rivolta a Ges, nello stesso luogo,

sera

due profezie. Ora ch' tornato, come aveva promesso, che oltre aspettiamo ?

Signore questo
il

il

tempo

nel quale intendi rista-

bilire

regno d' Israele

Volevan forse parlare


pensiero,

del

Regno

d' Iddio

che

nel loro

come

in

quello

dei

profeti,

era

tutt'iino

col

Regno
la

d' Israele,

perch dalla Giudea doveva cominciare

divina ristorazione della terra.

Non

sta a voi
;

rispose
li

momenti

il

Padre

il Cristo sapere tempi ha riserbati in potere suo ma


i ;

quando lo spirito verr su di voi. e mi sarete testimoni in Gerusalemme e in tutta la Giudea e la Samaria e fino all'estrenut del mondo.
riceverete forza

E detto questo alz tutte e due le mam per benedirli. Mentre guardavano, s'alz dalla terra e ad im tratto una nuvola splendente, come ia mattina della Trasfigurazione,
l'avvolse e io nascose.

Ma

nmasn non potevano

staccar

53^
gli

LA NUVOLA
occhi

dal cielo e li fissavano in alto, immoti nello quando due uomini vestiti di bianco li liscossero Uomini Galilei, perch state a guardare il cielo ? Questo Ges, che stato assunto in cielo, qui da voi, torner nella medesima maniera che l'avete visto andare

stupore,

al

cielo.

Allora,

dopo aver adorato in


di

silenzio,

tornarono a Ge-

rusalemme, luminosi
:

malinconica gioia, pensando alla

nuova giornata la prima di un'opera che, dopo quasi due millenni, non ancora terminata. Ormai son soli, anche loro, soU contro un nemico innumerevole, che ha nome dal Mondo. Ma il cielo non cosi diviso dalla
terra,
di

come innanzi
terra,
lass,

la

venuta
il

di

Cristo

la scala mistica

Giacobbe non pi

sogno d'un soH tarlo


gli

ma

con-

fitta in

sul paese

che calpestano, e v' un Interefimeri

cessore,

che non dimentica

destinati
a

all'eternit che

gh furono, per una stagione,

fratelli,
:

Io

sar con voi fino alla fine dell'et presente

era stata

una dell'ultime promesse e la pi grande. salito al cielo ma il cielo non pi soltanto la deserta convessit dove
appariscono e spariscono,
celeri

tumultuanti come
Il

gli

Imperi, le nuvole dei temporali e risplendono in silenzio,

come l'anime
che
sal sulle

dei

santi,

le

stelle.

Figlio

deU'

Uomo,

montagne, per esser pi prossimo al cielo, che fu tutta luce nella luce del cielo, che mor sollevato da terra, nel bmo del cielo, e torn per inalzarsi, nella soavit
della
sera,
cielo,

nel

cielo,

ritorner,
noi,

un

giorno,

sulle

nuvole del

ancora fra

presente nel

moado

che ha voluto hberare, intento alle nostre parole se vengono veramente dal profondo dell'anima alle nostre la-

gnme
d'esser

se

davvero furon lagrime


che

di

sangue

nel

cuore prima
perch

gocciole salse negli

occhi,

ospite invisibile e bepi,


la

nevolente

non

abbandoner maj

LA NUVOLA
terra,
Cieli
d)

539

per volont sua, un'anticipazione del


e fa parte, fin
la

Regno

dei

tutti,

sfera ch'

da oggi, del un punto

cielo.

La
l'

rozza nutrice

nell' infinito

tiene
s,

la

speranza

dell' infinito.

Cristo

eppur conha ripresa per

come sua eterna propriet, e oggi pi legato a noi quando mangiava il pane delle nostre campagne. Nesd] suna promessa divina pu esser obliterata: tutte le stille della nuvola di maggio che lo nascose sono ancora quaggi e noi

alziamo ogni giorno

nostri

occhi

stanchi e

mortali a quel medesimo cielo dal quale ridiscender col


fulgore terribile della sua gloria

PREGHIERA A CRISTO

Sei ancora, ogni giorno, in

mezzo a

noi.

sarai

con

noi per sempre.

Vivi tra noi, accanto a noi, sulla terra ch' tua e nostra,

su questa terra che


tra
i

ti

accolse, fanciullo, tra

fan-

ciulli e, giustiziabile,

ladri;

vivi coi vivi, sulla terra

dei

viventi che

ti

piacque e che ami, vivi d'una

vita

non umana
che compra

sulla terra
ti

degH uomini, forse


lo

invisibile

anche

a quelli che
il

cercano, forse sotto l'aspetto d'un Povero

suo pane da s e nessuno


il

guarda.
tutti

Ma
noi
e

ora giunto

tempo che devi riapparire a


Ges,
il

dare un segno perentorio e irrecusabile a questa

generazione.
fino

Tu

vedi,

il

nostro bisogno; tu vedi


;

a che punto grande

nostro grande bisogno

non

puoi fare a
la la

meno

di

conoscere quanto improrogabile


dura
ie

nostra necessit,

come

vera

la

nostra arxgustia,
sai

nostra indigenza, la nostra disperanza; tu

quanto

abbisognamo d'una tua intervenzione, quant' necessario vm tuo ritorno. Sia pure un breve ritomo, una venuta improvvisa, subito seguita da un' improvvisa scomparsa una appanzione sola, un arrivare e un ripartire, una parola soia liei giungere, una parola sola nello sparire, un segno solo, un avviso unico, un balenamento nel cielo un lume nella notte, un apnrsi del cielo, una risplendenza nella
;

PREGHIERA A CRISTO
notte

541

un'ora sola delia tua eternit, una parola sola


il

per tutto

tuo silenzio.
di te, di te solo, e di

Abbiamo bisogno

nessun

altro.

Tu

solamente, che

ci

ami, puoi sentire, per noi tutti che

soffriamo, la piet che ciascuno di noi sente per s stesso.

quanto grande, immisurabilmente te, in questo mondo, in questa ora del mondo. Nessun altro, nessuno dei tanti che vivono, nessuno di quelli che dormono nella mota deUa
solo puoi sentire
il

Tu

grande,

bisogno che c' di

gloria,

pu
nella
il

dare, a noi bisognosi,

riversi

nell'atroce pe-

nuria,

miseria pi tremenda di tutte,

quella del-

bene che salva. Tutti hanno bisogno di te, anche quelli che non lo sanno, e quelli che non lo sanno assai pi di quelli che sanno. L'affamato s' immagina di cercare il pane e ha fame di te; l'assetato crede di voler l'acqua e ha sete di te; il malato s' illude di agognare la salute e il suo male l'assenza di te. Chi ricerca la bell'anima,
lezza nel

mondo

cerca, senza accorgersene, te che sei la


;

bellezza intera e perfetta


verit,

chi persegue nei


sei

pensieri la

desidera,

senza volere, te che

l'unica

verit

degna
te.

d'esser saputa;

e chi s'affanna dietro la

pace cerca

sola pace
ti

Essi

dove possono riposare i cuori pi inquieti. chiamano senza sapere che ti chiamano e il loro
di te

grido inesprimibilmente pi doloroso del nostro.

Noi non gridiamo verso


vedere

per la vanit di poterti

come

ti

videro Galilei e Giudei, n per la gioia di


i

guardare una volta


di noi,

tuoi occhi,

vincerti
la

colla

nostra

supplicazione.

n per l'orgoglio matto Non chiediamo,


n
il

grande discesa
liturgia

nella gloria dei deli,

fulgore

della
la

Trasfigurazione,

gli

squilli

degh angeli e tutta


Noi
vo-

subhme
lo

dell'ultima- venuta. C' tanta umilt,


!

tu

sai,

nella

nostra irrompente tracotanza


te,

gliamo soltanto

la

tua persona,

li

tuo povero corpo

542

PREGHIERA A CRISTO
povera camicia d'operaio povogliamo veder quegli occhi che passano la parete

trivellato e ferito, colla sua

vero

del petto e la carne del cuore, e guariscono

scono collo sdegno, e

quando ferifanno sanguinare quando guardano


la

con tenerezza.
tisce
i

vogliamo udire

tua voce che sbigoti

demoni da quanto
forte.
sai

dolce e incanta

bambini da

quanto

Tua
il

quanto

sia grande, proprio in

questo tempo,

bisogno del tuo sguardo e della tua parola.

Tu

lo

sai

bene che un tuo sguardo pu stravolgere e mutare le nostre anime, che la tua voce ci pu trarre dallo stabbio
della nostra infinita miseria
;

tu sai meglio di noi, tanto


conosce.
;

pi profondamente di noi, che la tua presenza urgente e


indifferibile in

questa et che non


la

ti

Sei

venuto,
;

prima
la

volta, per salvare


;

nascesti per

salvare
salvare

parlasti per salvare


la

ti

facesti crocifiggere per


la

tua arte,

tua opera,

tua missione, la tua

vita di salvare.
grigi e

noi

abbiamo

oggi, in questi giorni

mahgni, in questi anni che sono un condensamento

un accrescimento incomportabile d'orrore e dolore, abbiamo bisogno, senza ritardi, d'esser salvati Se tu fossi un Dio geloso e acrimonioso, un Dio che tiene il rancore, un Dio vendicativo, un Dio solamente giusto, allora non daresti ascolto alla nostra preghiera.
1

Perch tutto quello che gli uomini potevan farti di male, anche dopo la tua morte, e pi dopo la morte che in vita, noi tutti, quello stesso che ti gli uomini r hanno fatto parla insieme agli altri, l'abbiamo fatto. Milioni di Giuda
;

averti venduto, e non per trenta neppure una volta sola legioni di Farisei, denari soli, e sciami di Cacata ti hanno sentenziato malfattore, degno
ti

hanno baciato dopo

d'frsser

rinchiodato
ti

e milioni di
crocifisso
;

volte, coi

pensiero e

la

volont

hanno

un'eterna canaia di tee-

PREGHIERA A CRISTO
dosi insobilliti
e
gli
t'

543

ha ricoperto
scaccini,

il
i

viso di saliva e di schiaffi:

staffien,

gli

portinai,

la

gente d'arme
ti

degli ingiusti detentori d'argento e di potest

hanno
appena
e

frustate le spalle e insanguinata


Filati,
vestiti

la fronte

e migliaia di

di

nero

di

vermiglio,

usciti

dal
sati,

bagno, profumati d'unguenti,


ti

ben

pettinati

ra-

hanno consegnato migliaia di volte agi' impiccatori dopo averti riconosciuto innocente e innumerevoli bocche flatulenti e vinose hanno chiesto innumerevoli
;

volte
fessi,

la

libert

dei

ladri

sediziosi,

dei

criminali

con-

degh assassini conosciuti, perch tu fossi innumere voh volte trascinato sul Teschio e affisso all' albero con cavicchi di ferro fucinati dalla paura e ribattuti
dall'odio.

Ma
sei

tu hai perdonato tutto e sempre.


in

Tu

sai,

tu che
nostra

stato

mezzo a
e

noi,

qual'

il

fondo della
di

natura sciagurata.
foglie

Non siamo che


passanti,
si

rappezzi e bastardume,
noi

instabili

carnefici

medesimi,

aborti malvenuti che


lattante rinvoltato

sdraiano nel male a guisa d'un

nel

suo piscio, d'un briaco stramaz-

zato nel suo vomito, d'un accoltellato disteso nel suo sangue, d'un ulceroso giacente nel suo marciume.

T'abbiamo
vita.

respinto perch troppo puro per noi

t'abbiamo condandella nostra


o

nato a morte perch

eri. la

condanna
:

Tu
al

stesso

r hai detto in quei giorni


e nella carne

Stetti in
;

mezzo

mondo
per

mi

rivelai

ad

essi

e trovai tutti

ubriachi e nessuno trovai fra loro assetato, e l'anima mia


soffre
i

figUoli
o.

degli
le

uomini,

poich son

ciechi

nel

loro cuore

Tutte
e,

generazioni sono eguali a quella


ti

che

ti

crocifisse
a

rifiutano,

Simih,
le

sotto qualunque forma tu venga,

tu dicesti
ai

a quei ragazzi che


:

stanno per
suonato
il

piazze e gridano

flauto e

compagni V'abbiamo non avete ballato abbiamo intonato


;

544

PREGHIERA A CRISTO
.

lamenti e non avete pianto


quasi sessanta generazioni.

Cos

abbiamo

fatto noi, per

Ma

ora venuto

il

tempo che

gli

uomini son pi ebbri

d'allora

ma

pi sitibondi. In nessuna et come in questa

abbiamo

sentito la sete struggente d'una salvazione so-

prannaturale. In nessun tempo, di quanti ne ricordiamo,


l'abbiettezza stata cos abbietta e l'arsura cos ardente.

La

terra

un Inferno illuminato

dalla condiscendenza del

gH uomini sono attuffati in una pegola di sterco stemperato nel pianto, dalla quale si levano, talvolta,
sole.

Ma

frenetici e sfigurati, per buttarsi nel bollor vermiglio del

sangue, con

la

speranza di lavarsi.
nel

Da

poco sono

usciti

da

uno

di questi feroci lavacri e

son tornati, doipo V immensa


escrementizio.

decimazione,

comun brago
; i

Le

pesti;

lenze hanno seguito le guerre

terremoti

pestilenze

immani armenti stava una volta


il

di

cadaveri

infraciditi,

quanti

ne

ba-

per^ popolare

un regno, son

distesi sotto

lieve

schermo

della terra bacosa,

occupando, se fossero

insieme, lo spazio di molte provinole. Eppure,

come

se

tutti quei morti non fossero che una prima rata dell'universale distruzione, seguitano ad uccidersi e ad uccidere. Le nazioni opulente condannano alla fame le nazioni

povere
droni

ribelli

ammazzano
i

loro padroni di ieri


dei

pa;

fanno ammazzare

rivoltosi

loro

mercenari
i

nuovi dittatori, profittando dello sfasciume di tutti


stemi e di tutti
carestia,
i

si-

regimi,

conducono intere nazioni

alla

alla strage e alla dissoluzione.

L'amor

bestiale di ciascun

uomo
gli

per s stesso, di ogni

casta per s medesima, di ogni popolo per s solo, an-

cora pi cieco e gigante dopo


di
di

anni che l'odio ricopri

fuoco, di fumo, di fosse e d'ossami la terra.


s,

L'amore

dopo

la disfatta

universale e comune, ha centuplii

cato i'odio: odio dei piccoli contro

grandi, degli scontenti

PREGHIERA A CRISTO
contro
gli

545
contro
i

inquieti,

dei

servipadroni
i

padroni
delle

asserviti,

dei ceti ambiziosi conto


le

ceti declinanti,

razze,

egemoni contro
i

razze vassalle, dei popoli aggio-

gati contro

popoli aggiogatori. L' ingordigia del troppo


;

ha generato V indigenza del necessario


piaceri
il

la

pi ungine dei

rodc
delle

delle torture, la

smania

di

libert l'aggra-

vamento
nel

pastoie.

Negli ultimi anni la specie


delirio
di

umana, che gi

si
il

torceva

cento febbri, impazzita. Tutto


;

mondo
colonne
pre-

rintrona del fragore di macerie che rovinano

le

sono interrate nel pattume


terra diventi

e le stesse

montagne
gli
li

cipitane dalle cime valanghe di pietrisco perch tutta ia

un maligno piano

eguale.
dell'

Anche

uomini

ch'eran rimasti intatti nella pace


nel

ignoranza
a

hanno

strappati a forza dalle sodaglie pastorali per rammontarli

mescolamento rabbioso

delle

citt

inzafardarsi

patire.

senza speranza, un brulicame che appuzza


irrequietudine scontenta
tentezza.
leni,

Dappertutto un caos in sommovimento, un subbuglio l'aria afosa, una


di

tutto

della

propria sconi
i

Gh

uomini, nell'ebriet sinistra di tutti


s stessi
e,

veloro

consuman
pena,

per bramosia di fiaccare

fratelli di

pur

di uscire
le

glona, cercano, in tutte

estatiche e afrodisiache, le

da questa passione senza maniere, la morte. Le droghe volutt che struggono e non

saziano, l'alcool,

giuochi, le armi, prelevano ogni giorno

a migliaia
Il

sopravvissuti alle decimazioni obbligatone.


s'

mondo, per quattr'anm interi, sangue per decidere chi doveva aver
e
il

imbrattato

di

l'aiol

pi grande

pi grosso marsupio.

servitori di

Mammona hanno
Ma
questa spa-

cacciato Calibano in opposte interminabile fosse per di-

entare pi ricchi e impoverire

nemici.

ventevole esperienza non ha giovato a nessuno. Pi poveri


37

>^ioria di

Gridio.

546

PREGHIERA A CRISTO

tutti di prima, pi affamati di prima, ogni gente tornata


ai

piedi di fango del Dio Negozio a sacrificargli la pace


Il

divino Affare e la santa Moneta occupano, ancora pi che nel passato, gli uomini invasati. Chi ha poco vuol molto chi ha molto vuol pi ;

propria e la vita altrui.

chi

ha ottenuto

il

pi vuol tutto. Avvezzati allo sperpero


i

degli anni divoratori,

sobri son diventati ghiotti,


gli

ras-

segnati son fatti avidi,


i

onesti

si
il

son dati

al ladroneccio,

pi casti

al

mercimonio. Sotto

nome
;

di
l'

commercio

si

pratica l'usura e l'appropriazione

sotto

insegna della
di molti.
il

grande industria
I barattieri e
i

la pirateria di pochi a

danno

malversatori hanno in custodia


rimasti

denaro

pubblico e la concussione fa parte della regola di tutte


le oligarchie. I ladri,
soli

ad osservare

la giustizia,
i

non risparmiano,

nell'imiversale rubera, neppure

ladri.

L'ostentazione dei ricchi ha chiovato nella testa di tutti

che altro non conta, sulla terra finalmente Uberata dal


cielo,

che

l'oro

quel che

si

pu comprare

e sciupare

coli 'oro.

Tutte
e
si

le

fedi, in

disfanno.

che riconosce
Priapo
pio la
;

questo marame infetto, smortiscono Una sola rehgione pratica il mondo, quella la somma trinit di Wotan, Mammona e
la

la

Forza che ha per simbolo


:

Spada

e per tem-

Caserma

la

e per tempio la Borsa

Ricchezza che ha per simbolo l'Oro la Carne che ha per simbolo il


;

Phallus e per tempio

il

Bordello.

Questa

la

rehgione
fatti,

regnante su tutta la terra, praticata con ardore dai


se

non sempre con le parole, da tutti i tamigha si frantuma il matrimonio distrutto dall'adulviventi. L'antica
:

terio

dalla

bigamia;

la
le

figUolanza a molti
varie frodi e
gli

par malevolon:

dizione e la scansano con


tari
;

gli

aborti

la

fornicazione sopravanza
i

amori legittimi
lupanari
;

la

sodrimia ha

suoi

panegiristi e

suoi

le

mere-

PREGHIERA A CRISTO
tri ci,

547

pubbliche e occulte, regnano sopra un popolo im"


di

menso

slombati e di

sifilitici.

Non
la la

c' pi

Monarchie

neanche Repubbliche

Ogni
e

ordine non che fregio e simulacro.

La Plutocrazia

Demagogia, sorelle nello spirito e nei fim, si contendono dominazione dell'orde sediziose, malamente servite dalla

Mediocrit salariata.
stata,

intanto sopra l'ima e l'altra delle


Basso,

caste in campo, la Coprocrazia, realt effettiva e inconte-

ha sottomesso l'Alto
sai

al

la

Quaht

alla

Quantit, lo Spirito al Fango.

Tu

queste cose, Cristo Ges, e vedi ch' giunta

un'altra volta la pienezza dei tempi e che questo

mondo

febbroso e imbestiato non merita che d'esser punito da

un diluvio
Pietra di
la

di

fuoco o

salvato
la

dalla

tua

mediazione.

Soltanto la tua Chiesa,


Pietro,
la

Chiesa da te
meriti
il

fondata sulla
di

sola che

nome

Chiesa,

Chiesa unica e universale che parla da

Roma

colle pa-

role infallibili del tuo Vicario, ancora emerge, rafforzata

dagli assalti, ingrandita dagli scismi, ringiovanita dai secoli, sul

mare
col
vi

furioso e limaccioso del


sai

mondo.

Ma

tu che

Tassisti
quelli

tuo spirito

quanti e quanti, perfino tra

che

son nati, vivon fuori della sua legge.


:

Hai detto una volta a Se uno solo io sono con lui. Rimuovi la pietra e l mi troverai, incidi il legno ed io
son qui
.

Ma

per scoprirti nella pietra e nel legno neces-

saria la volont di cercarti, la capacit di vederti.


i

oggi

pi degli uomini non vogliono, non sanno trovarti. Se


fai

non
voce

sentire la tua

mano

sopra

il

loro capo e la tua

ne'

loro cuori seguiteranno a cercare solamente s


si

stessi,
ti

senza trovarsi, perch nessuno


ti

possiede se non
noi,
i

possiede. Noi
i

preghiamo dunque.
i

Cristo,

rinci

negatori,

colpevoli,

nati
te,

fuori e
ci

di

tempo, noi che

rammentiamo ancora

di

sforziamo di viver con

548
te,

PREGHIERA A CRISTO

ma

sempre troppo lontani da


1

te,

noi, gli ultimi,

di-

sperati,

reduci

dai

peripli

dai

precipizi,

noi

ti

pre-

ghiamo che tu
ti

ritorni ancora

una volta

fra gli

uomini che

uccisero, fra gli

uomini che seguitano a ucciderti, per


sei

ridare a tutti noi, assassini nel buio, la luce della vita vera.

Pi d'ima volta
viventi,

apparso, dopo la Resurrezione,

ai
ti

quelli che

credevan d'odiarti, a
fossi

quelli che
di

avrebbero amato anche se tu non


hai

figliolo

Dio,

mostrato

il

tuo

viso

ed hai parlato con

la

tua voce.
nelle

Gli asceti nascosti tra le ripe e le sabbie, r

monaci
ti

lunghe notti dei cenobi,


e
ti

santi sulle montagne,

videro

udiiono e da quel giorno non chiesero che

la grazia

della

morte per

riunirsi

con

te.

Tu

eri

luce

e
di

parola

sulla strada di Paolo, fuoco e

sangue nello speco

Fran-

cesco,

amore disperato
per tutti
?

e perfetto nelle celle di Caterina

e di Teresa. Se tornasti per


volta,

uno perch non tomi, una


i

Se quelli meritavano di vederti, per

dintti dell'appassionata speranza, noi possiamo invocare


i

diritti

della nostra deserta disperazione. Quell'anime


col potere dell'innocenza; le nostre
ti.

ti

evocarono

chiamano
al

dal fondo della debolezza e dell'avvilimento. Se appagasti


l'estasi dei Santi

perch non dovresti accorrere


dicesti d'esser

pianto
intermi

dei

Dannati non per i

Non

venuto per

g'

sani,

per quello che s' perduto e


?

non per
gli

quelli

che son rimasti

Ed

ecco tu vedi che tutti

uomini sono appestati e febbricitanti e che ognuno di noi, cercando s, s' smarrito e ti ha perso. Mai come oggi il tuo Messaggio stato necessano e mai come oggi tu dimenticato o spregiato. Il Regno di Satana giunto ormai alla piena maturazione e la salvezza che tutti cercano
brancolando non pu esser che
nel

tuo Regno.
desolazione e

La

{rande esperienza volge alla fine. Gli uomini, allondall'

tanandosi

Evangelo hanno

ci

ovato

la

la

PRTGHIERA A CRISTO

S49

Pi d'una promessa e d'una minaccia s' avveOrmai non abbiamo, noi disperati, che la speranza d'un tuo ritorno Se non vieni a destare dormenti accovati

morte

rata

nella belletta

puzzante

del

nostro inferno, segno che

il

gastigo
stro

sembra ancoi troppo certo e leggero pei il notradimento e che non vuoi mutare l'ordine delle tue
ti

leggi.

sia la

tua volont ora e sempre, in delo

sulla

terra.

Ma
sibile.

noi, gli ultimi,

ti

aspettiamo. Ti aspetteremo ogni

giorno, a dispetto della nostra indegnit e d'ogni impos-

tutto

l'amort che
sar per
te.

potremo torchiare

dai

oostri

cuori

devastati

Croatsso. che fosti tormen-

tato per

amoi nostro

e ora

a tormenti con

tutta la po-

tenza deJ tuo implacabile amore.

Indice

L'Autore a chi legge,


I.

V
i

La
I

stalla.

2
3.

pastori.

Tre Magi.

4 6 9
ri

4.
5.

Ottaviano.

Erode
Il

il

Gran

e.

ii

6. 7. 8.

perduto ritrovato.
legnaiolo.

16

Il

20
24

Paternit.

9. Il

vecchio patto.
Profeti.

29
36

10. I

11. Colui
12.
Il

che verr.

40

Profeta del fuoco.


vigilia.

46
51

13.

La
Il

14. II deserto. 15. 16.

57

ritomo.

66
74
83

Capernaum.

17. I primi quattro.


18.
19.

L^ montagna.
Quelli che piangono,
li

87

92
97
103

20. 21. 22.


23. 24.

capovolgitore.
detto.
dico.

E stato Ma io vi
Non

108
114

resistere.

Antinatura.

119

554
25. 26.

INDICE
Prima dell'amere.
j2a

Amate.
Padre nostro.

127
14^ iaq

27.
28.

Opere patenti.

29.

La

risposta a Giovanni.

156
160
165
171

30. Talitha
31.

Qumi.
di

Le nozze

Cana.

32. Pani e pesci.


35.

Non
La
Il

segrete

poeta.

176

34.
35.

Il lievito.

lyg

porta stretta.
Figli*] Prodigo.

186
191

36.
37.
38. 39.

Le Parabole
I Dodici.

del peccato.

204
211

Simone detto
I Figli del

Pietra.

217 222

40.

Tun.

41
42.
43.

Pecore, serpenti e colombe.

229 237

44.

Mammona, Lo sterco del demonio. I Re delle nazioni.


Una carne
Marta
sola.

247
251

45. Spada e fuoco.


46.

255

260
25

47. Padri e
48.

figli.

e Maria.

49. Parole sulla rena. 50. 51.

274 278
281
^

La

Peccatrice.

Ha

molto amato.
sono
?

287 292 299


303

52. Chi

53. Sole e neve.


54. Soffrir

molte cose,

55.
56. 57.

Maran Atha. La spelonca dei


Le vipere

306
ladri.

511

dei sepolcri.

317

INDICE
58. Pietra 8u pietra.

5.S5

324

59.

Pecore e capri.

327
334

60. Parole che


61.

non passano. La Parousia.


mistero di Giuda

344

62. L' indesiderato.


63.
Il

347
355 364

64. 65.
66.

L'uomo colla brocca. La lavanda dei piedi.


Prendete, mangiate.

370
373
383

67. 68.

Abba, padre.
Sudore e sangue.

388
393

69. L'ora delle tenebre


70.
71.

Hanan.

canto del gallo.


veste stracciata.
faccia bendata.

397 400

72.
73.

La La

404 410
414
423

74.

Ponzio Pilato.

75. Claudia Procula.

76. 77.
78.

Il

mantello bianco.
!

427
431

Morte a costui
Il

Re

incoronato.

439 448

79. Il

Parasceve.

80. L' 81.


82.

Ebreo Errante.
legno verde.

456
459 465

Quattro chiodi.

83. Dismas.
84.

470
Sabactani.
invisibile.

buio.

85.
86. 87.
88.

Lamma
Acqua
e

475 480 485

La Croce

sangue.
dei dormenti.

490
497
c;02

La liberazione
r^on qui.

89.

90.

Emmaus.

507

556
91. 92,

INDICE
Avete nulla da mangiare
?

5^3

93.

Tommaso Gemello. D Resuscitato respmto.


il

5^7

522
5^0 53"

94-

Il

ritorno sul mare.

95-

La nuvola.

96. Preghiera a Cristo.

54

VALLECCHI EDITORE^- FIRENZE


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Evangelio. . ., Sommario: Introduzione, I. L'Evangelio.


.

II.

L. Paganesimo e Cristianesimo.

6.50
III. Il

ritorno a Gesii. , Originale tentativo di prospettare sotto nuova luce le intuizioni fondamenUli della

pagano e cristiano, 7. L. E. P1ERMAK.INI, Per la vita serena, pref. di B. Croce . . In questo libro, in prosa semplice e nitida, un uomo pensoso e mite ci ragiona
vita nel pensiero
.
.

suoi pensieri e ci manifesta

suoi sentimenti..,.

rie, di arte letteraria, di filosofa, di politica, di

Voi lo udirete parlarvi di cose vamorale, di questioni sociali, di affetti

domestici, delle condizioni presenti della nostra Italia, della guerra e_ della pace parlarvene nei modi che gli son cari della classica letteratura, nei modi che furono cari a Gaspare Gozzi, e con affetti artistici talvolta assai felici > (B CrOcv).

G. Gentile,

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L.

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M. Blondel,

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Voi.

Il

L. IO, Dalle origini al Rinascimento (Parte i e 2^) 16. Carlini ha completato con grande cura questo pro/iosissimo Compendio con
I.

II,

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sino a

C,

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L. 12, Studio organico e completo, condotto con grande rigore scientifico e larghissimi informazione storica. Seguono due accuratissime appendici bibliografiche,
voi. di 230 pag 8. L. dare un senso pi realistico al principio ispirator< dell' idealismo attuale, facendo valere dentro di esso altre correnti del pensiero con temporaneo e alcune esigenze fondamentali dell'empirismo. Esso porta anche uns parola forse decisiva intorno alle difficolt pi dibattute in seno alla stessa correnti
7-ita dello
si

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la

....

e l'idealismo greco, traduzione d

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risultati della migliore critica storica dej4li ultimi decenni sulla storia di traduzione, riveduta da<;li autori e corredata di una ricca aggiunta bibliografica, stata condotta con la massima scrupolosit.

Roma.

J.a

A..

ANZlLom,

14. Vincenzo Gioberti, voi. di 450 pag. Nell'assoluta scarsezza in Italia di libri sintetici, che tratteggino le grandi figure del nostro Risorgimento, questo volume viene opportunamente a soddislare il bisogno, sempre pi diffuso in un momento di rinnovato interesse per la storia del nostro moto nazionale, di un libro d' insieme sul grande uomo di Stato piemontese e sul padre spirituale del liberalismo italiano. 11 libro ilell'Anzilotti non soltanto una esposizione lucida completa ed organica del pensiero e dell'opera politica pel Gioberti, ma anche una storia in iscorcio del primo cinquantennio del nostro Risorgimento. tutti coloro che oggi s' interessano delle origini e dello sviluppo dei partiti politici italiani e della storia del liberalismo, quest'opera, largamente documentata e frutto di lunghe indagini originali, servir di orientamento e far comprendere, con maggiore senso storico, le pi recenti vicende della nazione.

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XIX,

voi. di circa
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500 pag

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I- j8. pensiero che ha promosso e accompagnato

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