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I
\^-
USRARY
?>'
STORIA DI CRISTO
GIOVANNI PAPINI
STORIA DI CRISTO
QUARTA EDIZIONE, CORRETTA
(dal 71
al
100 migliaio)
TUTTI
DIRITTI RISERVATI
di
compresi quelli
di riproduzione,
traduzione e
anche parziale.
Xj- oifps
Firewe 1923
Tip.
A.
Vallecchi.
Via
Ricaioli.
I.
Da
si
dicono
spiriti liberi
perch hanno disertato la Milizia per gU Ergastoli smaniano per assassinare una seconda volta Ges. Per ucciderlo nei cuori degli uonrni.
seconda agonia di Cristo fosse ai penultimi rantoli vennero innanzi i necrofori. Bufoli presuntuosi che avevan preso le biblioteche per stalle; cervelli aerostatici che credevano di toccare le sommit del
la
cielo
montando
sori insatiriti
si
armarono
da
1'
Uomo
lo
vuole
come
tanti crociati
contro la Croce. Certi frottolanti svolazzatoi fecero vedere in candela, con una fantasia da far vergogna alla faRadcliffe, che la storia degli EvangeU era una leggenda attraverso la quale si poteva tutt'al pi ricostruire una vita naturale di Ges, il quale fu per un terzo profeta, per un terzo negromante e per quell'altro terzo arruffapopoli e non fece miracoli, fuor della guarigione ipnotica di qualche ossesso, e non mor sulla croce ma si svegli nel freddo della tomba e riapparve con arie misteriose per far credere d'esser risuscitato. Altri dimostravano, come quattro e quattro fa otto, che Ges un
;
mosa
gli
mito creato ai tempi d'Augusto e di Tiberio e che tutti Evangeli si riducono a im intarsio inabile di testi
Altri rappresentarono
profetici.
Gres
come un
alla
eclettico
e dagli Esseni e
aveva rimpastato
il
meglio
suoi
Rousseau e
per
i
della
uomo
eccellente,
la
suoi
tempi,
idea
ma
del
che oggi
si
metterebbe sotto
di
sempre, ripresero
almanaccamenti e comparazioni conclusero che Ges non era mai nato in nessun luogo del mondo. Ma chi avrebbe preso il posto del grande Sbandito F Profonda ogni giorno di pi era la fossa eppure non riuscivano a sotterrarcelo tutto. Ed ecco una squadra di lampionai e riquadratori dello
e
mito
a forza
spirito a fabbricar
giosi.
religioni
le
per
il
consumo
degli
irreli-
Proletariato,
Eroe,
Impero, della Ragione, della Bellezza, della Natura della Solidariet, dell'Antichit, dell' Energia, della Pace
del Dolore, della Piet, dell' Io, del
Futuro e via
di se
guito.- Alcune non erano che raftazzonamenti di Cristia nesimo scoronato e disossato, di Cristianesimo senza Dio
le pi
eran politiche o
filosofie
che tentavano
di
mutarsi
l'ardore
in
mistiche.
Ma
fedeli
eran pochi e
stracco
Quelle ghiacciate astrazioni, bench sostenute talvolta da interessi sociali o da passioni letterarie, non riempivano cuori da' quali s'era voluto scerpere Ges.
i
Si tent, allora
di
quelle altre,
che
gli
uomini
XI
Liberi
gli
Muratori,
gli Spiritisti,
Teosofi,
il
gli
Occultisti,
Scientisti
credettero d'aver
trovato
Ma
co-
muffose e di cabalistica cariata, di simbolica scimmiante e di umanitarismo acetoso, codeste rattoppature malfatte di buddismo d'espordesti guazzetti
superstizioni
donne a
tra
riposo,
di
l.
densatori
del
vuoto e fermi
Intanto,
svizzera,
si
un
presbiterio
veniva apprestando l'ultimo Anticristo. Ges, disse costui scendendo dall'Alpi al sole, ha mortificato gli uomini il peccato bello, la violenza bella beilo tutto quel che dice di s alla Vita. E Zarathustra, dopo
;
;
testi
greci
di
Lipsia e
luai
non
riusc
Ma
bisogno
n seppe dire in qual maniera il Cristo vero degli Evangeli, si contrappone alla vita, lui che vuol farla pi alta e felice. E il povero
vincere in s la
bestia,
Anticristo
sifilitico,
Il
Crocifisso.
XII
2.
Eppure, dopo tanta dilapidazione di tempo e d'Ingegno, Cristo non ancora espulso dalla terra. La sua memoria dappertutto. Sui muri delle chiese e delle scuole, sulle cime dei campanili e dei monti, nei tabernacoli delle strade, a capo dei letti e sopra le tombe,
milioni di croci
rammentano
la
morte del
Crocifisso.
i
Radagli
schiate
portate via
quadn
i
riempie
musei e
eucoi
gallerie.
Buttate
il
nel
iogi e ritrovate
suo
nome
Hbri
delle letterature.
un involon-
tario
Per quanto
faccia, Cristo
un
storia
umana.
Gentilit e la Cristianit
non possono mai pi saldopo Cristo. La nostra ra, la nostra civilt, la nostra vita cominciano coUa nascita di Cristo. Quello che fu prima di lui possiamo ricercarlo e saperlo ma non pi nostro, segnato con altri numeri, circoscritto in altri sistemi, non muove pi le nostre passioni pu esser bello ma morto. Cesare ha fatto, ai suoi tempi, pi rumore di Ges e Platone insegnava pi scienze di Cristo. Ancor se ne ragiona, del pridarsi insieme.
La
Prima
di Cristo e
mo
e del secondo,
?
ma
Cesare
nisti ?
platonlsti o gli
antiplato-
Cristo, invece,
l
'ama Cnsto
e chi l'odia. e
una per
la
l'accanirsi di tanti
XIII
lui dice che non ancor morto. Gli stessi che addannano per negare la sua dottrina e la sua esistenza passan la vita a rammentare il suo nome. Viviamo nell' ra cristiana. E non finita. Per comprendere il nostro mondo, la nostra vita, noi stessi, bisogna rifarsi da lui. Ogni et deve riscrivere il suo Evangelo. Anche la nostra ne ha scritti, e pi di qualunque al-
tra.
Ma
la giustificazione,
ranno leggerlo fino all'ultima pagina. Nessim tempo fu, come questo, tanto diviso da Cristo e cos bisognoso di Cristo. Ma per ritrovarlo non bastano
i
vecchi Hbri.
Nessuna vita
di
Ges, anche se
la
scrivesse
uno
scrit-
tore di genio pi grande di quanti furono, potrebbe essere pi bella e perfetta degli
Evangeli.
La candida
so-
non potr
da tutte
le
meraviglie dello
ben
poco possiamo aggiungere a quello che dissero. Ma chi legge, oggi, gh Evangelisti ? E chi fi saprebbe legger davvero, se pur li leggesse ? I chiosamenti dei filologi, i commentari degli esegeti, le vananti e l'erudizioni dei postillatori a poco giovano concien della let:
le
il cuore vuol altro. Ogni generazione ha le sue cure e i suoi pensieri e sue mattezze. Bisogna ritradurre, per aiuto dei persi,
Ma
l'antico
sia
ma
con rifenmeiiti
all'attucile, la
e la sua
storia immutabile.
xr/
Di queste risuscitazioni libresche, dotte o letterarie, il mondo ma sembra, all'autore di questa, che molte sian dimenticate e altre non appropriate. Specialpieno
:
mente in
Italia,
Per raccontare la storia delle storie di Cristo ci vorrebbe un altro libro, e anche pi grosso di questo. Ma le pi lette e conosciute si possono, a occhio e croce,
'
spartire in
di
due grandi
i
divisioni.
Chiesa per
Le
tutte
fin
vite
di
Ges destinate
so che di
al
devoti
esalano
quasi
im non
muado
il
dalle
prime pagine,
pasti.
sostanziosi
un puzzo d' incenso svanito e d'olio cattivo che mozza U fiato. Non d si respira bene. L' incauto che s'accosta e ricorda le vite dei grandi scritte con grandezza, e ha qualche nozione dell'aite di scrivere e deUa poesia, si sente venir meno quando s' inoltra in queUa prosa menda, torpida, sfilaccicata, tutta rammendi e rappezzi di luoghi ahim troppo comuni, che furon vivi mill'amni ta ma ora son esanimi, vetrificati, appannati come le pietre
d'un lapidario o
e peggiora
i
commi d'un
il
quando
vogliono
stac-
galoppo della
lirica
il
trotto del-
XV
pi resistenti e te-
E quando non
libri
s'
domenicale. Son
latti.
Ges
cio
anche degli ottimi ma i laici, g' indifferenti, i profani, gh artisti, quelli assuefatti alla grandezza degli antichi e alla novit dei moderni, non cercano quei volumi o, appena presi, li lasciano. Eppure son giustappunto questi lettori che bisognerebbe conqmatare, perch son quelli che Cristo ha perduto e quelli che oggi fanno l'opinione e contan nel mondo. Gli altri, i dotti che scrivon per i neutri, riescono ancora meno a riportare verso Ges l'anime che non sanno d'esser cristiane. Prima di tutto perch non quasi mai quasi tutti, son il fine che si propongono e loro stessi, tra quelli che dovrebbero esser ricondotti al Cristo vero e vivente; eppoi perch il loro metodo, che vuol essere,
a meno. Ve
come
narli
dicono,
storico,
critico,
scientifico,
fi
porta piutpo-
si
prima letteratura cristiana. Quelli che non arnvano a negare che Ges sia vissuto defalcano pi
apocrifi nella
ci
restano su di lui
di rispetti
,
dubbi e d* ma neanche,
storia certa
neil'
per fortuna, a disfare quella contenuta Evangelo, tante son le contradizioni tra loro stessi, in modo che ogni sistema nuovo ha per lo meno il me-
XVI
rito
somma
stuale,
staglie e ciarpaglie,
con tutte
della
le
della
mitologia,
paleografia,
ellenista,
dell'archeolotri-
ed
semplice vita di
Crisl^o.
La conchiusione
pi lo-
non
mai venuto
sulla terra o, se
davvero, che non possiamo dirne nulla di certo. Resta, non agevolmente cancellabile, il Cristianesimo ma tutto
,
nemici di Cristo
le
a
Occidente
fonti
come
magari indiani e cinesi, come per dire vedete ? Questo vostro Ges, in fondo in fondo, non soltanto era un uomo ma un pover'uomo, tanto vero che non ha detto nulla che il genere umano non sapesse a memoria prima di lui. Si potrebbe, allora, chiedere a questi negatori di mi-
come spiegano il miracolo di un sincretismo di vecchiumi che ha creato, intorno alla memoria di un oscuro plagiario, un moto immenso di uomini, di penracoli
sieri
tanto forte e travolgente da cambiar la faccia del mondo per parecchi secoli. Ma questa
e
d' istituzioni,
le
In poche parole se dalla comunalit di malgusto dei compilatori devozionali si passa, in cerca d'Illuminazioni,
ai
monopolisti della
verit storica
I
si
casca dall'uggia
durre a Cristo
gli
gli
uni e
gli altri
non invitano
XVIl
divide la cacoagli
spiriti
li
unisce.
l'enfasi
untuosa repugna
di passata, la
quanto
gelidezza
degli
la sola
vita di
Ges
ancora oggi, dopo tanti anni e tanti mutamenti di gusti e di opinioni, letta da moltissimi laici quella dei chierico apostata Renan, che pure repugna a ogni cnstiano
vero per
e
il
fin
nella lode,
suoi
sufficienza critica
Ma
il
hbro
di
l'opera d'un romanziere scettico accasato colla filologia o d un semitista che soffre di nostalgie letterane, ha il merito d'essere scntto cio di farsi leggere anche
non
il
solo pregio n
si
il
mag
contentasse di
piuttosto vanesio che amoroso. Ma conveniamo eh' un mento, e neppure tanto piccolo per un libro cio per una cosa che si propone per l'appunto d'esser letta. Specie quando non vuol esser arnese di studio e basta, ma dovrebbe giungere a quella che chiamavano prima la e mozione degh aftetti o, per dirla alla buona, vor-
rebbe
glia
al
rifar
la
gente
e se sba-
persuaso da chi pi
giorno di lui che in tante migliaia di libri che raccontano Ges ne manchi uno da contentare chi cerca, invece di controprove dogmatiche o sca vi zzol amenti dotti, un nutnmento appropriato all'anima, alle necesdel
sit
secolo e di tutti.
libro
Un
2
vivo,
intende,
Storia di Cristo.
5CVI
L*
AUTORE A CHI
LECiGK
sempre vivente, con amorosa vivezza, agli occhi dei vivi Che lo faccia sentir presente, d'un'eterna presenza, ai presenti Che lo raffiguri in tutta la sua vivente e presente grandezza perenne epperci anche attuale a quelh che 1' hanno vilipeso e nhutato, a coloro che non l'amano perch non hanno mai veduto la sua vera faccia. Che manifesti quanto v' di soprannaturale e simbolico
il
nei
suoi
principi
umani,
nei
suoi
principi
cos
osculi,
semphci
quanto di famihare umanit, di popolare semplicit traluca anche nella sua mansione di
e popolari, e
mano davvero
per
noi,
cielo e terra,
al
quanti in-
segnamenti,
nostra vita,
dei discorsi
fatti
si
adatti
ma
di
dalla
nuvola
i
di
Betania.
laico per
laici
Un
si
hbro senza
di
le
sagrestia,
ispidit
letteratura che
chiama scien-
soltanto perch ha il terrore perpetuo dell'affermazione E un libro, infine, scritto da un moderno che abbia un po' di rispetto e conoscenza dell'arte, sappia fermare l'attenzione anche degli ostili.
Un
d'averlo tatto
ma
per lo
meno ha
di
quanto
arrivavano
le
sue capacit,
accostarsi a quell'idea.
xdc
di
non aver
fatto opera di
storico
sa enti fico
Non
ch non avrebbe potuto farla ma non l'avi ebbe voluta fare anche se avesse posseduto tutta la scienza occorrente. Si avverta, tra l'altro, che il hbro stato scntto
quasi tutto in campagna, e in una
saivatica,
campagna lontana
citato
dai
con pochissimi
libri,
revisiom di maestri.
tieri
Non
sar
dunque
:
Por-
dell'Alta Cntica
le
e dagli
scrutinatori
a quadruplice
occhiale tra
autont in matena poco importa', se anche a potr fare un po' di bene a qualche anima una sola. Perch vuol essere, come s' detto, un nnvedel Cristo imbalsamato negU aremi nimento del Costo
non
in-
Lo scnttore
s'
fondato sugli
Evangeli
tanto,
s'
Le infmte
dei
dissertazioni
disputazioni
e
sulle
sull'autorit
quattro
storici,
e sulle date,
interpolazioni,
sulla loro
dipendenza reciproca, e
sulle vensimiglianze
non possediamo documenti pi antichi di quelh n alcontemporanei, giudei o pagam, che a permettano di correggerli o di smentirli. Chi si prova a quel lavoro di cernita e di controllo pu sperperare molta dottnna ma non fa progredire d'im passo la conoscenza vera di
;
tri,
Fuori
di
cetta
oppure
rifiutarli
dal
pnmo
all'ultimo
non sappiamo
nulla.
il
primitivo dal
dogmatico,
XX
sempre,
difatti,
coUa
contraddicono e
pi famosi
:
si
sdcinano
di
decenli
non raccapezzarsi
istologi
pi, e
neotestamentari
una cosa
gii
sola
gliere, nella
d'allora pi fedeli.
Non
chiede altro.
Accanto agli Evangeli l'autpre di questo libro ha tenuto d'occlio quei logia e agrapha che avevano pi sapore evangelico, e anche alcum testi apocrifi, usati con juicio E infine nove o dieci libri moderai, tra
quelli
Gli
vedere,
di
essersi
un Cnsto che non ha sempre le fattezze ravviama non potrebbe asserirlo con certezza, n tiene a quella qualunque novit che ci pofigurato tine delle iconi ordinarie,
di farsi
buono pi che
caduto
la
di
farsi
bello.
sua Ignoranza
esser di
ha tolto
la
conoscere. In queste
ma-
pu
nuovo che
cfi&caci,
forme meglio
sibile.
Come
steri
voluto sfuggire
gineprai
dell'alta
cntica
erudita non ha preteso neanche indugiarsi troppo nei midelia teologia. S' accostato a
dei
Ges con
la
sempli-
cit
Ges parlante,
ignoranti
prr
pescatori
di
\
Capernaum, ancora
Ini
pi
loro
fortuna
XXI
Rivelazione e
dogmi
studiato, talvolta, di
dogmi
stile
e quelle parole in
modi
diversi
uno
per vedere se
l'a-
nime
gliarsi
di appropriarsi le parole di
Per chi non fosse sempre contento l'autore si arbitria San Paolo Con quelli che non hanno legge mi son fatto come se fossi senza legge,
:
debole coi
deboli,
per guadagnare
deboli
ad ogni costo
.
alcuni.
amore
dell' Evangelo....
il
mondo
ma
quello
antico,
colla
speranza
di
mostrare la
che r hanno preceduto. Non sempre ha seguito l'ordine dei tempi e degli avvenimenti, perch giovava meglio al
suo fine particolare
che non
come ha
detto, propna-
mente
fatti,
storico
spersi
qua e l nel corso del racconto. Per non dare un aspetto pedantesco
i
al
libro
ha soptare
,
presso tutti
ha voluto
meno
di note.
Non
cio
un dottore in bibliografia, e non vuole che l'opera senta, neppur da lontano, l'olio da lumi dell'erudizione. Quelli che s'intendono di queste cose si accorgeranno delle autorit non richiamate e delle soluzioni che ha scelto di gli altri, quelli fronte a certi problemi di concordanza che cercano solamente come Cristo apparso a uno di
;
loro,
XXII
Una
Ges
bench
Peccatnce che piange ai piedi di pi vedano negh Evangeli due scene dis'
una
donanza, che
gii
verr,
spera,
si
modo
Deve anche avvertire che non ha potuto svolgere a suo gli episodi dove compare la Vergine Madre:
il
libro,
gi lungo, e, special-
mente, per la difficolt di mostrar di passaggio tutto il ncco fondo di rehgiosa bellezza che e' nella figura di Mana. Sarebbe necessario un altro volume e lo scrittore tentato d'arrisicarsi, se Dio gli dar vita e vista, di queUo che mai non fue detto d'alcuna . dicer di lei Si accorgeranno, quelli almeno che hanno in pratica gli Evangeli, che altre cose, di minore importanza, son
tralasaate e alcune, invece, allungate
modo
insohto.
allo
.
scrivente
pi appropnate
eh'
l'edificazione.
libro
la
risagli a ^ prevista
nica
ma
nel senso
una grande e santa azione un dar ncoveio contro l' inverno e la notte, un salire in alto. Ma edificare un'anima, costruire con pietre di ventai
Edificare
una casa
Quando
astratto,
si
parla di
un verbo
sl^rafi-
consunto dall'abitudine
nel
XXIII
cato ordinario, vuol dir murare. Chi di voi ha mai pensato a tutto quel che
per tare una vera casa, una casa che regga, che stia salda
muri maestri non lasci passar l'acqua E tutto quello die ci vuole per murare pietre squadrate, mattoni ben cotti, travi non magagnate, calce di buona tornace. rena tne e non terrosa, cemento che non sia invecchiato e svanito. E mettere a posto ogm cosa, con occhio e pazienza, far combaciare sassi a luio a uno, non metter tropp'acqua o troppa rena nella calcina, tenere umidi i mun, saper rimboccare le commettiture e piallare a modo
In terra, copeita e costrutta in regola, coi
a piombo,
il
tetto che
g'
intonachi.
la
al cielo, la
nasceranno
suoi
figlioli,
gli
amici.
Ma
prender tante
Non
vero
Una
fornace di tegoli,
non sono una casa. Edificare una casa, edificare un Ubro, edificare un'anima son lavori che impegnano tutto un uomo, e tutte le sue responsabilit. Questo Ubro vorrebbe edificare dell'anime cristiane perch questa sembra allo scrittore, in questo tempo, in questo paese, una necessit che non ammette dilazioni. Se riuscir o no non pu dirlo, oggi, chi 1' ha scntto. Ma riconosceranno, spera, che questo ^ un libro, un vero libro, e non un campionario, un'aggregato di spez zaticci. Un libro che pu essere mediocre e sbagliato ma
di sassi
una cava
costruito
Un
ooU'atrio e cogli
volte
campagne.
XXIV
o almeno vorrebbe essere, un artista e non avrebbe potuto dimenticare questa sua qualit proprio in questa occasione. Ma dichiara di non aver voluto fare opera, come dicevan prima, di bella
L'autore di questo libro
letteratura
gli
o, come dicono ora, di pura poesia perch stava pi a cuore, almen questa volta, la verit che
la bellezza.
Ma
potranno persuadere un'anima sola di pi, sar pi lieto di prima dei doni che ha ricevuto. La sua inclinazione alla poesia gli ha servito, forse, a rendere pi attuale , e, in certo modo, pi fresco il richiamo delle cose antiche, che sembrano pietrificate nell' Jeratismo delle immagini condi 'scrittore affezionato aU'arte sua,
sacrate.
immaginazione tutto nuovo e presente. Ogni stella grande che si muove di notte pu essere quella che t' insegna la casa dove nasce un figlio d' Iddio ogni stalla ha una greppia che pu diventare una culla, quando si riempia di fieno asciutto e di paglia pulita ogni montagna ignuda, infocata di luce nei mattini dorati sopra la valle ancor buia, pu esser il Sinai o il Tabor nei
Per l'uomo
d'
; ; ;
fiamma che Dio accende per colonna di fumo che sale dal cammino del povero insegna da lontano la strada al bracciante che torna. Il ciuco che porta sul basto la pasulle colline puoi vedere la
e la
il
profeta verso
verso Gerusalemme per la festa di Pasqua. La colomba che tuba sull'orlo del tetto di lastre la medesima che
annunzi al patriarca la fine del gastigo o scese sull'acqua del Giordano. Tutto uguale- e onnipresente, per il poeta,
e ogni storia storia sacra.
XXT
suoi
austeri
si
cen-
lasci an-
quenza germana carnale della rettonca e madre adultenna dell'enfasi e di altre idropisie della distinta elocuzione. Ma forse si ammetter che non si poteva scrivere la storia di Cristo coUo stesso stile piano e pacato che va bene per quella di Don Abbondio. Lo stesso Manzoni, quando cant il Natale e la Resurrezione, non ricorse ai modi del fiorentino parlato ma alle pi solenni immagini del
ai
mogli
derni
come
il
panno
di rosso
vivo alle
dame
di citt
ma
non
tutte le
volte,
di
farne a
meno.
L'eloquenza,
quando non
declamazione d'accatto, trabocco di fede e in un'et che non crede ncn v' posto per l'eloquenza.
Eppure
che
ciati
la vita di
Ges
un
tal
dramma
delle
un
tal
poema
troppo
richiederebbe
e smaniosi
sempre,
invece
parole
vocaboli squar-
D Bossuet, che d'eloquenza qualcosa sapeva, scrisse una volta cos : Plt Dieu que nous puissions dtacher de notre padi cui paria
il
Passa vanti.
tout ce qui surprend l'imagination, pour ne laisser que la verit tonte simple, la seule force et l'efficace tonte pure
du Saint
stissimo
Giu-
ma
riuscirvi
di
L'autore
quest'opera
avrebbe
voluto,
certi
mo-
menti, possedere un'eloquenza animosa e struggente da fair tremare ogni cuore, un'immaginativa sontuosa da
trasportare l'anime, per subitaneo sortilegio, in un di luce, d'oro e di fnoco Tn altri momenti, invece
mondo
si
do-
XXVI
mosaicista, e di
Un
verlo come si dovrebbe che quando s' finito di scrivere. Amvati all'ultima parola, coli 'esperienza acquistata nella
fatica,
Ma
chi ha,
non dico
libro
la forza,
ma
l'
Se
della
questo
ha,
in
qualche
l'andatura
In questi
tempi che alle prediche delle chiese, dove spesso si dicono mediocremente cose mediocri ma dove pi spesso ancora vengono ripetute verit che non si dovrebbero dimenticare, non vanno, per lo pi. che le donne e qualche vecchio bisogna pensare anche agh altri. Ai saputi,
:
agli intellettuali
d,
ai raffinati,
mai in chiesa ma entrano, qualche volta, dal hbraio. I quali non vorrebbero per nulla al mondo ascoltare la predica d'un frate ma si degnan di leggerla s' stampata in un libro E questo libio, sia detto ancora una
volta, fatto specialmente per quelli che son tuori della
Casa
uniti
di
Cristo
gli
altri,
mie
Chiede anche perdono, lo scrittore, d'aver fatto un'opera di molte, di troppe pagine, attorno a un solo aranche gomento. Oggi che la massima parte dei hbri
di quelli suoi
fastelli di
pa-
due o
le
sopra un tema
badiaJe.
11
e ancfiC di quella
ai
Ubro,
sembrer
lurigo
lettori
mo-
dem), pi avvezzati
xxvii
son lunghi
ma
libri,
come
giorni,
nempiono. E l'autore non tanto guanto dalla superbia da credere che il libro, per la sua lunghezza, non sar letto da nessuno e s' illude, perhno, che possa esser letto con meno tedio di altri volunu pi corti. Tanto riesce difficile salvarsi dalla bona, anche a quelli che vorrebbero guanrne gh altn
o
brevi
secondo come
si
fa,
uomo che
volle,
un momento, diventar Dio. Ora, nella maturit degli anni e della coscienza, ha tentato di scrivere la vita di un Dio che si fece uomo. Questo medesimo scrittore, nel tempo che lasciava scapestrare il suo umore matto e volubile per tutte !
strade dell'assurdo, ritenendo che dalla negazione d'ogni
lunque bigottera, anche protana e mondana, per giungere all'ateismo integrale e perfetto
il
ed
era loico
come
nero cherubino
cessa all'uomo
di
a Dio non
passione
e'
in
.
gh
ragione o della
prima
di lui,
avevan
fatto
anni che
ma sei Eppure, dopo sei anni appena furono di gran travagho e devastazione fuor
lui
di lui e dentro di
di concitati
voro
XXVIII
di lui,
gli
sembra
in-
tervenuto
talvolta
:
spesso,
Ges,
di
essere
pi
tenacemente
amato da quelli stessi che prima l'odiavano. L'odio, non che amore imperfetto e non consapevole di s e in tutti i modi miglior tirocinio d'amore della
indifferenza.
Come
lo scrittore sia
s,
camminando per molte strade che alla fine sboccavano tutte ai piedi della Montagna dell'Evangelo, sarebbe un
discorso troppo lungo e anche
pio
difficile.
Ma
fedi
il
suo esemfin
da
ricono sciutt,
poi
pass,
con
delusioni
tanto
profonde
quanto erano
vare
molte
esperienze, le pi diverse le pi
l'esempio
di
l'esempio di un uomo che dopo tanto scavallare, motteggiare e vaneggiare torna vicino a Cristo, non ha, forse, un significato soltanto pri-
vato e personale.
Non
coso
;
v'
una
vita pi difficile e
un obbligo pi
fati-
non per le paure della serlit perch ancora si pu chiamar giovane non per voglia del a rumore mondano > perch, nel clima di questi anni, gli varrebbe me;
che giudice.
Ma
l'
quest'uomo, tornato
e,
pi grave d'ogni
ha sentito
impulso di ricordarlo
l'hanno lasciate
e
suoi neniici
XXIX
suoi discepoli, lui
Ma
quelli stessi
che furono
vivente, e lo compresero a
mezzo
e alla fine
l'abbandona-
rono
fanno
comand
e lianno pi diil
suo esempio
ginocchi in
labbri
da mille e novecent'anni.
Una
replica
una
risposta,
:
una
peso
necessana,
il
vuoto della bilancia, perch dall'eterna guerra tra l'odio e l'amore esca, almeno, l'equi-
che
si
mette
sul piatto
un ritardatario non lo toccano. Ritardatario, spesso, sembra colui eh' nato troppo presto. Il sole che tramonta lo stesso che, nello stesso momento, tinge la mattina nuova d'un paese lontano. D Cristianesimo non un' anticaglia ormai assimilata. In quei che aveva
buono, dalla stupenda e imperffettibile coscienza moderna, ma , per moltissimi, tanto nuovo che non neppur cominciato. D mondo, oggi, cerca Pace pi che Libert e non v' pace sicura che sotto U giogo
di
di Cristo.
il
languenti e a fare
calpestati pi
alti
dei
Dicono che a sua religione di malat e moribondi eppure guarisce gl'infermi e risuscita i dormienti. Dicono eh* contro la vita e vince la morte. Ch' il Dio della tristezza mentre esorta i suol a rallegrarsi e promette un etemo banchetto di srioia ai suoi amici. Dicono che ha introdotto Ja tnstezza e la mortitcazione ni
XXX
mondo
si
i
lasaava profumare
digiuni Ipocriti
e le
1'
varutose pemtenze
Molti
1'
hanno
codesti,
D
tutte,
fiorentino,
ao
sortito
scelse
Cristo
ma
Fu
di
porta
magenore
David del Buonarroti e 1' Ercole del Bandinelli, fu murata una lastra di marmo con queste parole
:
JESUS CHRISTUS
REX FLORENTINI
POPVLI
P.
DECRETO ELECTUS.
bench mutata da Co:imo,
di
Codesta
iscrizione,
e'
sempre
e disdetto noscersi,
zioni,
scrittore
quest'opera
fiero
di
rico-
di
usurpa-
Storia di Cristo
LA STALLA
I
Stalla. Stalla,
Dna
Stalla,
i
una vera
pittori
leggero che
cristiani
non hanno
il
il
lieto
al
portico
Figlio
edificato
che
sudiciume.
la
non neppure
il
pre-
sepio di gesso
che
nei
fantasia confettiera
;
de' figurinai
ha immaginato
viata,
gentile, grazioso di
colore, colla
il
l'asinelio estatico e
compunto bue
i
gli
angeli
festone svolazzante e
fantoccim
da
re
manti
e dei
due
lati della
il
tettoia.
Codesto pu essere
il
il
sogno
il
dei novizi,
vaticinato
ostello
d'Alessandro
Stalla,
Manzoni
ma non
davvero la
Dna
la
una
tica, la
l'Uomo L'anpovera Stalla dei paesi antichi, dei paesi poveri, del paese di Ges, non il loggiato con pilastri e capitelli, n la scuderia scientifica dei ricchi d'oggid o la
prigione delle Bestie che lavorano per
capannucda elegante delle vigilie di Natale. La Stalla non che quattro mura rozze, un lastricato sudicio, un tetto di travi e di lastre. La vera StaDa buia, sporca, puzzolente non v' di pulito che la mangiatoia, dove il padrone ammannisce fieno e biadumi.
:
Stona
di Cristo.
La stalla
I
prati
al
di
primavera,
col
freschi
nelle
serene
nriattTie,
ondanti
ciati
recisi
lesti.
;
vento,
soleggiati,
ferro
tbr
umidi,
verdi,
:
odorosi,
J'aJte
furon foghe
gialli,
falfini
;
tagliate
l'erbe
insieme
bei
aperti
bianchi, rossi,
ce-
Tutto appass^ secc, prese U colore pallido e unico del fieno. 1 manzi trascinarono a casa la spogha morta dei inaiieio e del giugno
Oa
fion che
quell'erbe e quei
fiori
nella
Gii
mangiatoia pei la
l'abboccano
fame
adagio
torna
in
degli
coi
Uomo
animali
grandi
luce,
labbri
alla
sullo
concio
umido.
la
Questa
luogo
l'unico
vera
del
i
dove Ges
fu
la
11
fu
partonto.
stanza
dell'
si
Mi
Lundo
mondo
di
pnma
Fighe
del-
Puro tra
nati
donna
culla
Uomo,
deve
i
chianiano
la
mangiatoia
ton
miracolosi dda
Pnma vera.
Non
non
tono
e
per
torse im'
immensa
?
Stalla
stercano
le
i"
Le
cose pi
forse,
pi
pure,
pi di-
vine non
cambiano
Poi
si
escrementi
mano a
i
godere
vita
Sulla terra pordie precario dove tutti gli abbelliprottimi non posson nasconder lo stabbio., menti e apparso una notte Ges partorito da una Vergine senza
macchia,
1
di
nulla
armato che
d'
innocenza.
pnnii
oomim.
Fra
fancnilli
i?li
uomini cercava
semplici,
fauci uih,
tra
semplici
pi sempiia dei
pi mansueti, lo
LA STALLA
accolsero
gli
Animali
domestici.
Bench
umili,
servi di essen pi
debob
bench li Bove
avevan
Il
popolo
Ges,
il
popolo
santo che
il
Uberato
store
dalla
servit
dell' Egitto,
popolo che
aveva lasciato solo nel deserto per salire a loquio coir Eterno,, aveva forzato Aroane a targh
un
ad
Apollo
Iperboreo.
il
L'Asina
di
Balaam aveva
;
Ochos, re
lo
di
Persia, pose
un Asino
nel
Tempio
il
di
Fta e
fece
adorare.
Pochi
gilia
suo futuro
col
un asinaio
suo
somaro.
La bestia si chiamava Nicon, il e battagha l' imperatore fece inalzare un asino di bronzo nel tempio che ricord la vittoria. Re e popoli si erano fin allora inchinati ai Bovi ed agli Asini. Erano i re della terra, i popoli che prediVittorioso,
dopo
la
hgevano
la Materia.
Ma Ges non
materia. Con
terra n ad
amar
bruti
di
la
finir
l'adcrazicne
Aronne, la superstizione di
Augusto.
tanto
della
quelli
Quando Ges
Pasqua,
egli
alla
citt
Morte, cavalcher
un
asino.
Ma
profeta pi
grande di Balaam, venuto a salvare tutti gt uomini e non gh ebrei soh, e non rivolter dal suo cammino anche se tutti i muli di Gerusalemme raglieranno contro di lui.
PASTORI
TV
Dopo
Bestie
Guardiani delle
Bestie
Anche
se
Nascita essi
Figlio
il
della
Pastori
vivono
quasi
sempre
solitari
distanti.
Non sanno
Terra.
nulla del
mondo lontano
e delle Feste
della
fatto accada viano a loro, anche piccolo, li comm'jove. Vegliavano i branchi nella notte lunga del solstizio quando turono scossi dalla luce e dalle parole delJ 'Angelo.
Qualunque
appena
scorsero, nella
Stalla,
una
il
Donna
figliuolo,
bambino
occni
aperti
allora
allora, quelle carni rosse e delicate, quella bocca che non aveva ancor mangiato, il loro cuore s' intener. Una nasc'ta, la nascita di un uomo, un'anima che da pochi
istanti
s'
sempre un miracolo cos doloioso da impietosire anche i semplici che non lo comprendono. E quel nato non era, per quegli avvertiti, un ignoto, un tanciullc come tutti gli altri, ma queJo che da miU'anni il loro popolo
dolente aspettava.
1
eh'
chi
bianla
donativi
pastorizia
il
latte,
il
fonnaggio,
PASTORI
Anche oggi, nelle nostre montagne, dove stanno morendo gii ultimi vestigi dell'ospitalit e della fratellanza, appena una sposa ha panonto accorrono le sorelle, le mogli, le fighe dei paston. E nessuna a mani
lana, l'agnello.
chi ha due coppie d'uova ancora tepide del nido, una boccia di latte frsco munto d'allora, chi una formetta di cacio che appena fia messo la buccia, chi Una gallina per tare il brodo alla partoriente. Dn nuovo essere apparso nei mondo e ha coimnciato il suo pianvicim, quasi per consolarla, portano aila madie to i
vuote
chi
loro
1
ofterte,
i
poven, eran semphd come bambini e godevano nel conteiijplar i bambim Eran nati da un popolo generato dai Pastore di Dr, salvato dal Pastore di Madian. Paston
eran stati
i
suoi
pnmi Re
Saul e David
trib.
paston di
Be-
inandre
pnma
che Pastori
di
Ma
Pastori di
tlemme, a al duro mondo ignoti , non eran superbi Dn povero era nato tra loro ed essi lo guardavano con amore e gh porgevano con amore quelle povere ncchezze. Sapevano che quel Fanciullo, nato da Poven nella Povert, nato Semplice nella Semplicit, nato da Popoiam In mezzo al Popolo, sarebbe stato il nscattatore degli di quegli uormni di volont buona su quali D'uili l'Angelo aveva chiamato la pace. Anche il Re Sconosauto, il giramondo Odisseo, da nessun altro fu accolto con tanta gioia come dal pastore Eumeo nella sua Staila. Ma Ulisse veniva verso Itaca per tar vendetta, tornava alla sua casa per ammazzare i nemici. Ges nasceva invece, per condannare la vendetta, per comandare il perdono ai nemici. E i'amoie dei Pastori di Betlemme ha fatto dimenticale la piet
TRE MAGI
in
Magi giungevano dalla Caldea e s'inginocchiavano dinanzi a Ges. Venivano forse da Ecbatana, forse dalle sponde del
A] Clini
e^iorni
dopo
tre
Mar Caspio.
cavallo
selle,
de' loro
cammelli,
colle
bolge
avevan guadato il Tigri e V Eufrate, varcato il gran deserto dei Nomadi, costeggiato Mar Morto. Una stella nuova il simile alla cometa che n appare ogni tanto nel cielo per annunziare la nasata d'un Profeta o la morte d'un Cesare h aveva guidati fino alla Giudea. Eran venuti per adorare un Re e trovavano un poppante mal fasciato, nascosto dentro una Stalla. Quasi mill'anni prima di loro una Regina d'Oriente era venuta in pellegrinaggio in Giudea e aveva portato oro, aromi e gemme preziose. Ma anch'essa i suoi doni aveva trovato un gran Re sul trono, il pi gran Re che abbia mai regnato in Gerusalemme, e da lui aveva imparato quel che nessuno le aveva saputo insegnare. I Magi, invece, che si crede van pi sapienti dei Re, avevan trovato un fanciullo nato da pochi giorni, un fanciullo che non sapeva ancora n domandare n^ nspondere, un fanciullo che aviebbe sdegnato, fatto grande,
tesori
1
della
matena
re.
ma
erano, in Media e in
1
Per-
sia,
re
comandavano
popoli
ma
TRE MAGI
di
7
!scgni,
Magi guidavano
profeti
e
mimstn, essi "^oii potevano coniunicaie oon Abura Mazda, il Dio Buono essi soli conoscevano il futuro e il destino. Uccidevano colle propne mani gli ammali nocivi, gli uccelli netati Purificavano le ani n e campi nessun sacn tzio era accetto a Dio se iv Q e offerto dalle loro mani, nessun re avrebbe mosse guei a senza averli ascoltati. Possedevano i segreti della te' a e quelli del cielo: pnmeggiavano su tutta la loro gei te In nonie della scienza e della religione. In mezzo a un
;
per
la
Era giusto, dunque, che venissero a inchinarsi diDopo le Bestie che son la Natura, dc|.x) i Paston che sono il Popolo, questa terza potenza il s' mginoccliia alla Mangiatoia di Betlen.me. Sapere La vecchia casta sacerdotale d'Onente fa atto di scttonussione al nuovo Signore che mander i suoi anunorziaton verso Occidente; i Sapienti s'inginocchiano dinanzi a colui che sottometter la Scienza delle parole e dei numen alla nuova Sapienza dell'Amore.
nanzi a Ges.
Magi a
Betlemme sigmficano
la
all'
le
vecchie teolcgie
che riconoscono
SI
umilia dinanzi
piedi
si
pro-
stra ai
della
Essi
offrono a
non
ai
sogno per
consigh
poveri
ai
viaggio
ma
per ubbidire
pnma
del
ten p
dell'
Non
Evangelo: vendi quel che possiedi e de lo olirono l' incenso per vincere il puzzo
perch
le
della Stalla
e
ma
la
per fiure
i
loro
altari.
morti
8
pei che
TRE MAGI
fanciullo morir giovane e la
di
cadavere.
paglia
dello
strame,
essi,
potenti,
indovini,
offrono
anche s
stessi
come pegni
mondo. Ges ha ottenuto ormai tutte le investiture alle quali Magi, co mi nei ano le peraveva diritto Appena partiti secuziom di quelh che l'odieranno fino alla morte
dell'obbedienza del
i
OTTAVIANO
Quando
padroni
gli
uomini
criminali regna-
due
Roma
l'altro,
Una
canaglia avventu-
nera e fortunata aveva arraffato, a prezzo di stragi, un'altra canaglia avventuriera e fortunata r Impero aveva arraffato, a prezzo di stragi, il regno di David e di Salomone. Tutti e due erano arrivati in alto per vie perverse
illegittime
attraverso
:
guerre
civili,
tradimenti,
;
cru-
delt e massacri
tatti,
erano, diil
vas-
sallaggio
scellerato
pnncipale.
figliolo
A un
condannato che gli chiedeva almen sepoltlu-a rispo^ndeva: Codesta faccenda degli avvoltoi. Ai Perugini ma^saferati che domanda van grazia gridava: mori ea d u m esse! Al pretore Q Gallio, per im ^mplice sosi*tto volle strappar gli occhi da s pritna c^^ farlo sgozziar^. Avuto l' impero, spenti e dispersi i q^mici, ottenut^'tuttp le magistrature e le potest,' s'era messo la
maMieri^ella man-r^
suetudine
non
gli
era rimasto.
Mei
giovanili,
che
IO
la libidine
Si
OTTAVIANO
raccontava che in giovent aveva per due la sua verginit la pnma volta a Cesare,
:
volte venduta
Ora
SI
amia,
di
pubblio
e nel
recitar la
commedia
restauratore delia
era
pudicizia.
uomo
il
padtone
del-
lui
bastava
:
facile tlosofia
l'oggi,
del
plae:iano
Orazio
Celta
godiamo
vino
si
ed
amore
la
mone, senza
Invano
il
speranza,
aspetta; non
perda un giorno.
Virgilio,
Enea a contemplare
invano Virgilio, l'amoroso, il religioso Virgiho, aveva annunziato una nuova et, un nuovo ordine, una nuova schiatta, un Regno dei Cieli, pi laico e stinto di quello che Ges annunzicr, ma tanto pi nobile e puro del Regno dell' Interno che stava preparandosi. Invano, perch Augusto aveva visto in quelle parole una fantasia pastorale e aveva forse creduto, lui, il corrotto padrone di corrotti, d'essere il Salvatore annunziato, il
parola,
Ma un
Re che
prima
11
di
veniva a soppiantare
il
Re
il
del Male,
della morte,
ERODE
IL GRANDE 1.
Erode era un mostro: tino de' pi per6di mostri scaturiti daU 'arsura dei deserti d'Oriente, che pme ne avca
generati pi d'uno, orribili a vedersi.
Non era Ebreo, non era Greco, non Romano. Era un Idumeo: un barbaro che serpeva dinanzi a Roma e sammiet;giava Greci per meglio assicurarsi U dominio sugli Ebrei. Figlio d'un traditore, aveva usurpato il regno ai suoi padroni, agli ultimi saaguiati Asmonei. Per legittimare il suo tradimento spos una loro nipote, Mariamne, che poi. per ingiusti sospetti, ammazz. Non era
i
al
dimento il cognato Aristobulo aveva condannato a morte l'altro cognato, Giuseppe, e Ircano Secondo, ultimo
regnante della dinastia vinta
Non contento
di
di
aver tatto
lei;
figlioli
divertiva
farisei.
figli
li
avuti da
Mariamne
;
volessero vendicare la
madre
di ucci-
lece strangolare
figlio,
impmoso, avido
Vi^
in casa,
i
n in Giudea, n dentro di
Perch scor-
dassero
Roma un
ck>-
12
ERODE
IL
GRANDE
si umili perch tenesse il sacco aUe sue infamie dinanzi ad Augusto e morendo gli Jasd dieci milioni di dramme e, in pi,
Questo soldatacdo
ccraprare
i
rincivilito,
:
EDem
una
ed Ebrei
riusc
gi'uisero ad
pimto
il
di inalzargli
statua,
ma
gli
Ebrei
riedific
:
Samaria
Tempio
di
Gerusalemme
malfattori
egli
era sempre,
pei
loro,
il
pagano e l'usurpatore.
i
Tremebondo come
principi nuovi,
ogm
stormir di foglia,
come
tutti
gli
mente credere
dea, condotti
ai
della Cal-
da una stella verso il paese da lui rubato colla frode. Ogni pretendente, anche tantastico, poteva farlo tremare. E quando seppe dai Magi che un re della Giudea era nato il suo. cuore di barbaro inquieto sussult. Non vedendo tornare gli Astrologi a insegnargli il luogo dove era apparso il nuovo mpote di David ordin che tutti i fanciulli di Betlemme fossero uccisi. Giuseppe
Flavio tace quest'ultima gesta del Re: ma colui che aveva fatto ucadere i suoi propr! figlioli non era torse capace di spergeie quelli non generati da lui ? Nessuno seppe mai quanti fossero i fanciulli sacrificati alla paura d'Erode. Non era la prima volta che lattanti Giudea veiiivan passati a fil di spada anche attaccati alla ix)ppa delle madri: lo stesso popolo ebreo aveva gastigato, negli anticlii tempi, le citt nemiche col
massacro dei vecchi, delle spose, dei giovani e dei fanciulli non serbava che le vergini per farsene schiave e
:
ERODE
IL
GRANDE
la legge del
IJ
taglione
Non sappiamo
che piamo se Macrobio merita fede un figlio piccino d'Erode ch'era a balia in Betlemme. Per
fra loro vi tu
il
quanti
fossero
gl'Innocenti
ma
sap-
monarca, uxoricida e figlici da chiss neppure una vendetta, chiss se neanche pati quando gli portaron la notizia dell'errore. Poco dipoi egli stesso dov lasciar la vita, assalito da schifosi mali. Il corpo, vermi gli consumavano testicoli ; da vivo, marava
vecchio
se fu codesta
;
aveva i piedi intocatl, il bile. Repugnante a s stesso tent d'uccidersi a tavola con un coltello e finalmente mori, dopo aver ordinato a
fiato corto,
l'alito
insopporta-
La Strage
degli
sangue per un nascituro che offrir il suo sangue per perdono dei colpevoh questo sacrifizio umane per colui che a sua voJta sar sacrificato, ha un senso profetico. Mighaia di migliaia d' innocenti dovranno monre, dopo la sua morte, per il solo delitto di aver creduto
;
nella
sua
gli
altri
ed
quasi ad espiar
sua nascita.
V' un tremendo mistero in questa offerta sanguinosa di puri, in questa decimazicne di coetanei Appar-
tenevano
gere.
alla generazione
quelli
Ma
che lo doveva tradire e crocifigche furono scannati dai soldati d' Erode
lo
non arrivarono a veder uccidere il loro Signore. Lo salvarono colla loro morte e si salvaron per sempre. Frano Innocenti e son rimasti
videro,
14
ERODE
T
IL
GRANDE
i
Innocenti in eterno.
stiti
loro padri e
loro fratelli
super-
vendicheranno saranno perdonati perch non anno quello che tanno. Di sera, appena le case di Betlemme affondano nel
li
un giorno
ma
bmo
si
accendono
le
pnme
lucerne,
come una fuggitiva, come un' inseguita. Ruba una vnta al re;
nascosto
aJ
popolo;
la
SI
stnnge
al
petto
il
la Madre parte di una ladra, come salva una speranza suo maschio, la sua nc-
chezza,
sua pena.
Volge verso
Canan
in
arnva a
Nilo,
le
le
vista del
terra di
lagnme
era costata
suoi
di
padn quattordici
tutte
L'Egitto
terriccio
inlamie e
magiafiic
cenze delle
Pnme
onsue
Pomle
peo
spiaggie
sogno
dell'
inpero e la vita
questo paese
dei in
da tanti sangui di popoli diversi, abitato da tanti forma di bestie, questo paese assurdo e sovrannaper ragion di contrasto,
l'asilo
turale era,
del
predestinato
grasso
fuggitivo
La nccbezza
limo che
ai
rettili
il
;
dell'
Egitto
era
nel
fango,
nel
Nilo rovesaava
il
ogm anno
voleva
la
sul deserto
insieme
il
pensiero
fisso
dell'Egitto
era
la
morte;
morte, negava
'a
morte; pensava
di
vincer
la
morte
coi
matena.
formi
ricco,
ai
il
colle
imbalsamazioni,
di
sasso conIl
scolpivano
fighe delia
suoi statuari.
grasso egiriano,
t del cinocefalo,
le
Il
mota,
l'adoratore
del
bue
la
per
seconda vita
ERODE
fasciate e profumate,
IL
GRANDE
in leene
e
I5
d'immagini
i
luaizava
piraiiiidi
li
sop a
suo
deijf pietre
vaeuardasse dalia consumazione. Ges, quando potr parlare, prouunzier la sentenza contro rtgntto: l'Egitto ctie non ^ soltanto suUt sponde d.ei Nilo, l'Egitto che non ^ ancora spanto daJia tacaa
sai
ai
suoi
la
re.
ai
suoi
sparvieri, ai
suol
al
Cnsto dar
e
nsoiutiva ed eterna
la
i
nsposta
dei
Condanner
la
ncchezza che
feucci
vien
mota
ventruti
scol-
senza statue
granito e
basalto
Vincer
la
mone
insegnando che
la
peccato pi
l'unico
punta
delio spinto
dalla corruzione.
adoraton del Fango e dell'Animale, i servitori della Ricchezza e della Bestia, non potranno salvarsi. I loro sepolcn, sian pur aiti come montagne, ornati come melma ginecei di regine, non serberanno che Cenere animali Non come le carogne degli cambia posto di che
i
si
col
sasso
col
il
legno
legno
la
il
sasso
si
IL
PERDUTOJRITROVATO
cio
alla
Madre,
ciillato
per tutto
il
di
anni;
gli
ma
quasi dif-
famatorie.
si
il
cresceva e s'irrobustiva
e maliscente.
che non
era,
Ragazzo sano e sviluppato come doveva essere colui che avrebbe ridato agli altri la sanit col solo toccar della mano. Tutti gli anni, racconta Luca, i parenti di Ges andavano a Gerusalemme, per la Festa del Pane senza Lievito, ncordo della sortita d'Egitto. Andavano in molti, vicini, amici, famigliari, per tare il viaggio in compagnia, per ingannar meglio la lunghezza e la noia della strada. Andavano lieti, pi come se andassero a una testa ch alla solennit memonale d'un patimento perch la Pasqua era diventata, a Gerusalemme, una immensa sagra, un ntrovo di tutti Giudei dispersi nell'Impero. Dodia Pasque eran passate dopo la nascita di Ges. Outii'anno, dopo che la compagnia di Nazaret fu ripardunque, stento
regola,
i
VL
PERDUTO RITROVAI
Maria
si
I7
fieiolo
accorse che
il
non
lo cerc,
domandaLdo
visto.
quanti
conoscenti
nulla.
incontrava se l'avessero
Ma
nessuno sapeva
Indietro, ritece
e le piazze di
il
Gerusalemme, puntando
s'
neri occhi
addosso
imbatteva, interrogando
soghc degli
usci,
raccomandandosi
ai
ancor pattiti che l'aiutassero a rintracaar lo scomparso. Una madre che ha perso il figliolo non ha req<iie tinche
non
non pensa pi a s; non sente la stanchezza, il sudore, la tame; non scote la polvere del vestito, non si ravvia capelli, non bada alla cunosit degli estranei. I suoi ocelli stravolti non vedono che l'immagine di colui che non pi accanto a lei. Finalmente, era il terzo giorno, sal al Tempio, spi nei cortih e vide finalmente, nell'ombra d'un portico, un
l'ha trovato:
i
capannello
lunghe cappe e lunghe barbe, sembravano gente d importanza, che non avrebbero dato retta a uua
quelli,
che
di
vecchi
donnicciola di Galilea
1
e scopr, nel
mezzo
del cerchio,
capelli ondati,
fresca
gh occhi splendenti, la faccia bruna, la bocca del suo Ges. Quei vecchi parlavano col
Legge
e,
e dei
Profeti;
l'interrogavano
nspondeva
sua volta e
Signore.
parole del
Maria rimase per alcuni mementi a contemplarlo e non credeva ai suoi occhi: il suo cuore, che un momento prima batteva per l'aiisia ora batteva, sempre
quasi
forte,
per
lo
stupore.
lo
Ma non
d improvviso
4
chian a
nome
vecchi
^toiia di Crto,
l8
si
IL
PERDUTO RITROVATO
il
figliolo
al
il
petto e lo
viso colle
strinse
infradiciandogli
lagrime
fin allora
dalla soggezione.
e,
L'agguant,
lo
condusse via
ormai sicura
della
?
di averlo
con
s, di
perso, la
madre
rammenta
questo
madre
disperata.
Perch
ci
hai
fatto
ed
Perch mi cercavi ? Non sapevi eh' io debbo occuparmi nelle cose di mio Padre ? Gravi parole, specie se dette da un figliolo di dodici anni a sua madre che ha patito tre giorni per lui. Ed essi seguita l'Evangelista non compresero ci che aveva lor detto . Ma noi, dopo tanti secoh d'esperienza cristiana, possiamo comprenderle, quelle paiole che sembrano, a prima vista, dure e superbe. Perch mi cercate ? Non sapete forse eh' io non posso perdermi, eh' io non sar mai p)erduto da nessuno neanche da quelli che mi deporranno dentro la terra ? Io sar dappertutto dove qualcuno crede in me, anche se non mi vedranno cogli occhi non posso essere smarrito da nessun uomo, purch mi tenga nel cuore. Non sar perduto quando sar solo nel Deserto, quando sar solo sull'acque del Lago, quando sar solo nell'orto degli Uh vi, quando sar solo nel Sepolcro. Se mi nascondo ritorno, se muoio risuscito: chi mi perde non pu fare a meno
io,
addolorati,
andavamo
in cerca di te.
di ritrovarmi.
E
condo
il
padre se-
secondo
gli
uomini.
Ma
il
Padre che ha parlato ai Patnarchi taccia a facxna, che ha messo le parole in bocca ai Profeti, lo devo sapere quel che ha detto a loro di me, le sue vopatti lont eterne, le leggi che ha imposte al suo popolo,
nei cieli;
il
\
IL
PERDUTO RITROVATO
tutti.
IQ
Ccs'
un vincolo
IL
LEGNATOLO
Ma non
nitiva
La voce
bottega
di
Giovanni non
s'era
udita ed egli
ri-
madre
la
Ges non
dei
tre,
Greci
Ma non
dei
mancano
il
maestri
ne conosce
il
pi grandi
dottori:
Lavoro, la Natura e
Libro.
Non
dere che
proprie
delle
d'un Operaio; non si deve nasconnacque Povero, tra gente che lavorava colle Mani, che guadagnava il suo pane col) 'opera
e
Mani,
di
ch'egh
si
guadagn
i
il
pane quotidiano,
prima
guanrono
i
ciechi,
che risuscitarono
morti
eran Mani che furon bagnate dal sudore dei lavoro, Mani
l'
Mam
che acqui"
calli
avevan maneggiato
legno
del lavoro, che avevan contccato cliiodi nel Mani del mestiere. Ges 3tato un Operaio della Materia prima d'es-
arnesi
:
tere
di
Spirito
alla
stato
del
festa
suo
OL
LEGNAIL9
di
CJ
lusso,
di
nato
tra
gente
danarosa, in casa
porpora.
in
letto
coperto di lana e di
nella
Discendente
figlio
Re
vive
d'
Iddio
nato
una
Non appartiene
Grandi,
all'ari-
Guemeri, alla consortena dei Ricchi, al Nasce nell'ultima classe del popolo, queila che non ha sotto di s che i vagabondi, i mendicanti, fuggiaschi, gh schiavi, i criminali, le prostitute. Quando non sar pi operaio manuale ma spirituale,
stocrazia
dei
sinedno
dei Sacerdoti
persone
ri-
suoi
arma
in
quella
aurmagiia ch'
il
saagurata Aspettando
gli
uomim, un povero lavorante e nulla pi. Il mestiere di Ges uno dei quattro pi antichi
pi sacn. Quelle del Contadino, del Muiatore, de'
Fabcom-
le pi
il
innocenti e religiose.
D Guemero
il
degenera in Predone,
Mannaro
in Pirata,
il
Mercante in Avventuriero. Ma il Contadino, il Muratore, Fabbro, il Legnaioio non tradiscono, non possono tradire, non si corrompono. Maneggiano le matene pi
agli
D
il
Contadino rompe
la zolla e
ne cava
il
come
re,
il
Muratore squadra
la pietra
ed inalza
la casa, la
;
casa
del
la casa d'Iddio
il
Fabbro
arroventa e torce il ferro per dar la spada al soldato, il vomere al contadino, il martello al falegname Leil
;
gnaioio
sega ed inchioda
il
22
IL
LEGNAIOLO
ladri,
per fabbricare
il
letto
Queste semplice cose, queste cose ordinarie, cornimi, usuali, comuni e ordinarie che non le vediamo pi, che passano ormai disavvedute sotto i nostri
usuali, tanto
le
pi
ma
pi miracolose e neces-
sane
Il
di tutte l'altre
inventate dopo.
visse, nella
legnaiolo
Ges
le
sua giovent,
in
mezzo
lui,
a queste cose e
la
pnma
volta, per
mezzo
di
in
:
comumone
uomini
Fabbric
un
traditore;
dove l'uomo respira la prima e 1' ultima volta; la cassa dove la sposa della campagna chiude i suoi poveri cenci, i grembiali e i fazzoletti delle feste e le bianche la madia dove s'ammonta stirate camicie del corredo la la farina solleva finch sia pronta e il lievito per il forno; la seggiola dove i vecchi, la sera, si posano attorno al fuoco a parlare della giovent che non pu tornare. Spesso Ges, mentre i trucioli chiari e leggeri s'arricciolavano sotto il filo della pialla e la segatura pioveva in terra all'aspro ritmo della U ma, dov pensare alle promesse del Padre, agli annunzi dei Profeti, a un lavoro che non sarebbe stato d'assi e di regoli ma di spirito e
letto
;
verit.
Il
mestiere
g'
le
ma-
teria pi
sa,
modo
col
quale
IL
LEGNAIOLO
23
si
il
ricava da
letto del
sposa,
si
pu
dd
Regno
dei Cieli.
PATERNIT
il
sole illumina
buoni e
catil
dove
il
(^rano
accestisce
ed im bionda per
dare
le
pane
Pagano;
dove
stelle
spjendono
per
sul
capanno
i
del
pastore e sull'ereiastolc
dei
fratnddi; dove
chicchi
dell'uva
invaiano e inp:ro^^ano
dare
iJ
vino
al
chezza dell'assassino;
tando, trovano
li
dove
gli
uccelli dell'aria,
liberi
le
canvolpi
becchime senza
i
fatica e
anche
gigli dei
campi son
la
vestiti
eoa
maggior lusso
dciia
dei
re.
Ges trov
che
conterraa
terrestre
Dio
non
il
Padrone
che nnlaccia miiranni U beneficio d'un giorno e neanche Il tremendo Giustiziere che ordina lo sterminio dei
nemici e neppuie una speae di Gran Sultano, che vuol
esser
servito
da
satrapi
d'aito
lignaggio
sta
attento
che
punto la rigorosa quella regia cuna eh' il Tempio. etichetta ntuale di Cristo sapeva, come Figliolo, che Iddio Padre padre di tutti gli iiomiru e non soltanto del popolo d*Abramo L'amore dello Sposo ^ torte ma cairiaJe e ge1
loso:
quello del
del
d' invidia;
quello
l'
Figlio
inqmnato
i'
di
n beinone:
quello dei
queiio
del-
A. meo macchiato
11
inganno;
fio
npf^ba ::otidisccndenza.
I
verso
tigu
il
pertetto
Aiiore, M
PATERNIT
Amore. B Padre
nesssun altro.
Il
fa
per
il
Figlio
un
seguito,
un perfezionamento, un
;
compimento
il
passato
per chi
il veccliio nvive nel giovane mira nel futuro; chi ha vissuto si sacrifica deve vivere; il padre vive per il figlio si compiace
si
si
nvede
si
esalta.
Quando
dice crea-
un
momento
di
volutt,
tra le
donna; gU
crescere tra
It
l'
lia
visto
gh ha
riscaldate
piccole fredde
parola
l
la sua
prima
visto
ha
della
suoi
impiantito
sua
ha veduto a poco a poco, in quel corpo creato da lui, fiorito sotto i suoi occhi, nascere, germogliare, maniuna nuova anima umana tesoro festarsi un'anima che nulla ricompra ha sorpreso nel suo viso unico, tornare a poco a poco le sue fattezze proprie, e insieme quelle della sua donna, della donna colla quale soltanto
casa;
in quel frutto
di
corpi
comimc
ci
s'
immedesima senza pi
nel
si
divisioni
la
essere
un
e dinanzi a
potente,
.
felice.
Perch
il
figlio
1^ ^H ^B
non ha fede che nel Padre ed sicuro soltanto vicino al Padre. D Padre sa che deve vivere per lui, soffrire per lui, lavorare per lui. Il Padre un Dio terrestre per il Figho e il FigHo quasi un Dio per il Padre Nell'Amore del Padre non v' traccia dell'obbligo e
finch piccino
della
26
PATERNIT
dell'Amante, della
il
puro
si
Amore,
solo
l'unico che
menti estranei
la felicit di sacri-
come Padre
mente risollevante idea che Iddio Padre e ci ama come im Padre ama i figholi, e non come un Re ama gli Schiavi,
e
d a
tutti
suoi Figli
il
pane
di tutti
giorni e fa lieta
quando
tor-
capo sopra il suo petto; quest' idea che chiude l'epoca dell'Antica Alleanza e segna il prinil
nano ad appoggiare
della
cipio
Natura.
Nuova Alleanza, Ges l' ha ritrovata nella G^me Figlio d'Iddio, e tutt'imo col Padre, aveva
di
ma
ora, partecipando di
tutte l'esperienze umane, la vede riflessa e quasi rivelata nell'universo e adoprer le pi belle immagini del
mondo
suoi
il
primo de'
lieti
Ges,
Il
come
tutti
grandi
spiriti,
il
amava
la
Campagna.
Poeta che vuol creare si rifugiano sulle montagne, al suono dell'acque, in mezzo ai prati che profumano il cielo o sui greppi deserti maledetti dal sole. Ges ha preso dalla Campagna il suo linguaggio. Non adopra quasi mai parole dotte, concetti
gare,
astratti,
discorsi
sa-
ranno
liari.
infiorati
imi)regnati
dagli
odori
dei
campi e
fico
che ingrossa
PATERNIT
e
27
;
matura sotto
i
le
ha
visto
secchi
tralci
pampani
dere
tori;
vendemmia-
leggeri, dalsenapa alzarsi, seme; ha udito di notte il fruscio lamentoso della canna sbattuta dal vento lungo i fossi; ha visto seppellir nella terra il chicco di grano che riusdter sotto
ha
visto la
ricca di rami
l'
invisibile
forma
l'aria,
di spiga
i
colma; ha visto,
al
primo
intiepidirsi del-
mezzo
al
timido
che
Ha
colomba
che tuba d'amore sul tetto, un po' vana del suo colio l'aquile che si precipitano coll'ampie ali splendente i passeri dell'aria che non posson sul carname; spiegate cadere, come g' imperaton, se Dio non vuole; i corvi che scarniscono col becco battente le carogne; la gallina
;
pulcini sotto le
la
ali
appena
il
cielo
rimbuca
cani
sconnesse delle
tombe
vipera scura.
Nato tra i Pastori e per divenir Pastore degh uomini, ha contemplato ed amato le pecore; le pecore madn che ricercano l'agnello smarrito, gh agnelb che piangono fiochi dietro le madri, che poppano, quasi nascosti sotto il lanoso ventre materno, le madri; le pecore che brucavano su per le pasture magre e calde delle sue colline. Egli ha amato con eguale amore il granello che appena si vede
sul
palmo
della
mano
il
vecchio
fico
;
la
sua ombra
tutta la
uccelli dell'aria
2^
PATERNIT
i
i
pesci
che argentano
suoi fedeli.
la
alzando
occhi,
il
nelle sere
afose 'che
covano
burrasca, ha
il
visto
nero
d.5-
Ma Ges non ha
rita
agli
letto soltanto nella spiedata e coloscnttura del mondo. Egli sa che Iddio ha parlato nomiai per mezze degli Angeli, dei Patriaichi e dei
Profeti.
La sue
ai
sono
norti
tramandano
antichi.
non
nati
pensieri e le
i
memorie
i
dei
tempi
Non ha
letto che
Libri
love
suoi ascendenti
li
ma
conosce nella
legli
Dcttori
Scnbi;
daranno
il
diritto
di
tiamutarsi, da
scolaro, in
maestro.
IL
VECCHIO PATTO
L'Ebreo
fu,
tra
popoli,
il
pi felice e
il
pi infelice.
nel
La sua
del
I
storia
coli' idillio
sue
I
stelle.
:
il
due dovevano amare Iddio ed amarsi questo fu Primo Patto, Fatica no, dolore no, ignota la morte e
sua paura.
la
il primo Castigo: l'Esicondannato al lavoro, la Femmina aj parto. D lavoro penoso ma d il premio dei raccolti; il parto penoso ma d la consclazione dei figli. Eppure anche queste felicit inienon e imperfette passarono ra-
lio.
Maschio fu
pide,
dai
bruchi
il
prima volta, sangue umano caduto in terra si corruppe laziom di peccato. Le figliole degH uomini
Fratello:
il
e
si
mand
esa-
congiunsero
30
coi figlioli d'Iddio e
IL
VECCHIO PATTO
i
da loro nacq^iero
Giganti, cacciatori
mondo un
Inferno
sanguinolento.
Allora Iddio
mand
il
secondo Castigo;
gli
uomim
loro delitti.
il
Uno
giusto,
secondo
Patto.
Cominciarono con No
triarchi
;
gli
centenari, che
vagavano
Non avevano
i
le spose feconde,
i
nipoti innumerevoli,
i
servi e le serve
le
ubbidienti,
tori cozzanti e
i
mugghianti,
vacche dalle
i
i
poppe pendenti,
cammelli color
scosti dentro le
becchi
grandi
some,
una
ci-
sterna e
e dei
il
sicomori,
si
contemplava
il
il
vasto
il
accampamento
trapesto delle
e
i
dal quale
alzava
fumo
dei fuochi,
donne
bestie.
mugghi
belati deile
il
dere tutti quegli sposi e quei figh usciti dal suo seme e
tutti quegli
armenti ch'eran
suoi
e la figliolanza
umana
eia figliolanza animale che anno per anno moltiphcavano La sera alzava gli occhi a salutare la prima sollecita stella che bruciava come un fuoco bianco sul crinale deila
IL
VECCHIO PATTO
3I
collina
e talvolta
la
deva
al
bianco lume
Ognj tanto un Angelo del Signore veniva a visitarlo e mangiava alla sua tavola prima di far l'ambasciata, opH
pure
e
li
amvava
in veste
di Pellegrino e
sedeva
col
faccia, come due amici di ntrovano a confabulare de' fatti loro. D Capo della trib, padrone di servi, diventava servo a sua volta per ascoltar i comandi, i consigli, le promesse e gh annunzi del suo divino Padrone. E tra Jahv e Abramo fermato il Terzo Patto, pi solenne degli altri due. Il tiglio d'un Patnarca, venduto da' fratelli per schiavo, si fa potente in Egitto e chiama l tutti i suoi: gh Ebrei crcvlono d'aver trovato una patria e crescono di numero e ricchezze. Ma si lasci an sedurre dagli Iddii dell'Egitto e Jahv prepara il Terzo Castigo. GH Egiziani, invidiosi,
giovent che
li
Il
Signore, perch
il
ma
trae fuori
La prova, per, non compiuta. Per quarant'anni vagano per il deserto una nuvola di fumo h guida di giorno, una colonna di fuoco la notte. Iddio ha promessso a loro
:
una
ombrata
dei
di vigne e d'ulivi,
ma
Iddio ta scaturire
der la
manna
ma
si
gli
Ebrei, stanchi
ed inquieti, tradiscono
loro Dio e
fanno mi vitello
i
come
i
tutti
Profeti,
non
tutti
Salvatori, seguito a
ma-
JS
lincuore
IL
VECCHIO PATTO
di
come
nuove
terre,
si
tira
dietro a fatica la
di
torma
Dio
addormentarlo per sempre Ma Jahv vuole a tutti i costi fermare il Quarto Patto col suo popolo. Mos scende dal monte fumoso e tonante colle Due Tavole di pietra dove il dito stesso d'Iddio ha scritto i dieci comandi. Mos non vedr la Terra promessa, il nuovo Paradiso da riconquistare in luogo del perduto Ma ' impegno divino mantenuto: Giosu e gh altri eroi passano
Giordano, entrano nella terra
le
Il
popoh;
g
il
citt
il
cadono
al
pu cantare
suo canto di
fiato
delle
le
tende, sopra
un carro tirato da bovi. Ma i nemici son molti e non voghon dar posto ai nuovi venuti. Gli Ebrei errano qua e quando mantengono i l, pastori e bnganti, vittoriosi patti della Legge, vinti quando h scordano.
uccide da sole una donna io tradisce: i nemici gh strappano gh occhi e lo mettono a girare la maana d'un mulino. Gh Eroi soli non bastano; Beniamino, ci vogliono i Re. Un giovane della trib di alto e ben fatto, mentre va in cerca de' le ciuclie di suo padre ch'eran fuggite, incontra un Profeta che gh veisa
Un
n)ai
tagliati
ma
la re di
tutto
iJ
Popolo Saui,
divenuto Guerriero pos<^ente sconfigge gh Anmiouiti e gii Amaieciti, e fonda un Rei^no militare, temuto dai prossimi. Ma lo stesso Pioleta che l'ha tatto re. sdegnato con
lui.
11
amato
i
Re, tra
Ma
Sani,
sc;i
ettoso
frenetico
vuol
IL
VECCHIO PATTO
dei monti, e
si
33
fa
ucciderlo
David
baudJti.
si
capo
storo
di
va
servizio dei
Filistei
quando coGelbo
suiJe colline di
Il
Israele.
teinerano Pe-
come Poeta
Ghibborim,
lo
re
cbe
David
che
lo
e porr le
salvi dal-
discendente di
David
il
il
Re
della
Spada
e del Canto;
I
Salomone
l'Oro
Re
tributari
penano
alla sua
di
casa;
adorna coll'Oro
la
Jahv; manda navi al lontano Oplui in cerca d'Oro; la Regina di Saba depone ai suoi piedi sacchi d'Oro. Ma tutto lo splendei e dell'Oro e della Sapienza di Salo-
mone non
il re dall' impunta e il regno donne stramere e adora gli dei stram en. Il Signore perdona alla sua vecchiaia in memoria della sua giovent nia non appena egli muore 11 Regno vien diviso e cominciano secoli oscun e vergognosi della decadenza Congiure di palazzo, uccisioni di
basta a salvare
di
tempi da effimeri ravvedinenti riempiono tempi della Separazione. Sorgono Pioteti ad ammonire ma Re non li ascoltano o li scacciajio. I nemici d'Israele npighan forza; i Femci. gh Egiziam. gli .\ssiri. 1 Babilonesi a volta a volta invadono due regni, li sottomettono a tributo e tnalmente, quasi seicent'anni pnma della nascita di Ges, Gerusaien me distrutta, il tempio di Jahv ^ distrutto e gh Ebrei son condotti schiavi sm fiumi di Babilonia La misura delle
re,
nvoite
di
capi,
Storta di
Cristo,
34
tt.
VECCHIO PATT
ha
liberati
dalla
schiavit degli
Egiziam
fine.
li
consegna
il
schiavi ai Babilonesi.
il
Quarto Castigo e
pi tre-
mendo
fra
gli
di
tutti
Da
quel
mo-
eternamente, dispersi
stram eri e soggiogati dagli stram en. Alcum di Gerusalemme e il suo Tempio
Sciti,
ma
il
sottoposto
ai
Per-
siani,
mano
Romani
Questo popolo che per tanti secoli visse libero e ncco nel deserto e un giorno fu padrone di regni e si credette, sotto la protezione del suo Dio, il primo popolo della
decimato e taglieggiato dagh strameri divenuto a poco a poco il ludibno delle genti, il Giobbe dei popoli Dopo la morte di Ges il suo destino sar
terra, ora,
ancoia pi aspro
Gerusalemme sar
distrutta
per
la
seconda volta;
non comande-
ranno che Greci e Romam e gh ultimi tronconi d'IsiaeJe saranno sparpagliati su tutta le terra come la polveie
delle strade cacciata innanzi
dallo scirocco.
Mai popolo fu tanto amato dal suo Dio e tanto atrocemente e;astigato Fu scelto per essere il primo e fu servo
una patria propria e vittonosa e fu esule e srliiavo nelle patne altrui. Bench pastorale pi che guernero non fu mai in pace, n con s stesso n cogli altn. Guerreggi coi suoi vicim,
degli ultimi
;
volle avere
Marcio
scelleratezze,
go-
vernato da omicidi,
ganti,
traditon.
adulteri,
incestuosi,
bn-
simomaa
f
e idolatri,
i
donne,
ielle
sue case,
pi perfetti santi
IL
VECCHIO PATTO
solitari,
35
giusti,
ammonitori,
il
i
profeti.
da da
lu
santi,
tutti
dente
di
Giuseppe e
di
Ruth, bruciante
di
gordo di
mezzo ai culti dei selvaggi dei locali Dio padre unico e um versale; interra e d'oro vanta nei profeti i pnmi ditensori
i
popolo che ha sgozzato vittime umane sopra suoi altari ed ha massacrato intere citt d' innocenti ha dato discepoli a colui
nemici; questo
popolo, geloso
Tempio, tre volte inalzato e tre volte distrutto non resta che una muraglia mozza, appena quanto basta perch una fila di piangenti vi possa appoggiare il capo per nasconder le lagrime.
per correr dietro ad altri Dei;
Ma
il
e miserabile, U
pnmo
e l'ultimo di tutti,
il
pi felice e
ancora
bench non
di
padroni
tutte
gliolo
bench abbia assassinato il suo pi grande Fiha diviso in due parti, con quel sangue, la storia
e questa progenie di deicidi diventata la pi
la pi sacra di tutte le genti
del
mondo
infame
ma
PROFETI
Nessun popolo fu
avvertito come
l'Ebreo.
Nes
suno ebbe tanti Svegliatoli e Ammonitori. Dal pnndpio dei suo regno temporale allo smembramento; nei grandi
giorni
dei
re
vittonosi,
nei
dolorosi
giorni
dell' esilio,
giorno delia
dispei sione.
L'India ebbe
reste per vincere
nito;
la
gli
il
Asceti che
si
nascondevan
lo
nelle
fo-
corpo e annegare
ai
spinto
neiJ' infi-
Cina
che insegna-
Filosofi
Roma
e
i
Legisti
popoli
?ecoh, ie
chi cos'af-
pu giungere
Predicatori
manda
e possiede;
a
il
Medioevo
la
che
fannarono
ebreo etbe
Il
scuotere
n-
Interno
antri e
il
popolo
Proteti.
fa
l'
Proteta non
indovino
negli
non butta
del
Parla
Fui uro
ma
non soltanto
tre
del Futuro,
'^i
rammenta
le
delle cose
II
passate
non tempo
il
momenti: decitra
il
passato,
lUumiua
pre-
mano chi
PROFETI
37
scrive.
Una voce
delle
Re
e negli
montagne sulle scale del i empio e siuia piazze della capitale. una voce che prega, una preghiera che minaccia, uma minaccia che trabocca in divina spespechi
ranza.
suo cuore
si
piena di rammarico,
la
suo bracao
suo popolo,
i
si
alza a mostrare
lo
copre di vituperi
si
gastighi
perche
punhchi
trionfo e la beatitudine,
il
David
il
D
ai
Profeta riconduce
ai
al
ai
memora
traditori
giuramenti,
canta,
peccaton
al
la pena, agli
orgogUosi l'umiliazione.
Va
dinanzi
re e lo
rampogna,
e
li
scende tra
ai
la
saceidoti
li
biasima,
si
presenta
ai
iicchi
rab-
buffa. Ai poveri
annunzia
la consolazione, agli
afflitti la
ricompensa,
Egli
ai
non
re.
solo,
un uomo
si
una voce
solitaria
pemtenza
Il
mondo
stano a render migliori l'anime degli uomini Poeta ma senza volerlo e saperlo, quando la piena dell'indignazione
lo
forti
che
retori
gli mettono in bocca immagim non sapranno mai inventare non Sa;
38
PROFETI
dai
guar-
non Re perch non comanda gli armati e ha come spada soltanto la parola che vien dall'alto; non Soldato ma pronto a moiire per
mercenari dei libri;
il
nome
d'Iddio,
una
mano che scrive sotto dettatura d'Iddio; un messaggero mandato da Dio ad avvisare che ha smamto ia strada, chi s' scordato dell'alleanza, chi non fa buona guardia.
il segretano, l' interprete e l' inviato d'Iddio; dunque superiore al Re che non ubbidisce Iddio, al Sacerdote che non intende Iddio, al Filosofo che nega Iddio, al Popolo che ha lasciato Iddio per correr dietro agli idoli
di
legno e di sasso.
ma
l'oc-
chio hmpido,
domam,
il
male che regna oggi, il gastigo che verr regno felice che succeder al gastigo e alla
pemtenza. la voce di chi non pu parlare^ la mano di chi non sa scrivere, il difensore del popolo sperso e angariato, l'avvocato dei poveri, il vendicatore dell'umile che piange
sotto
il
piede del
potente.
Non
i
sta dalla
;
parte
di
chi
tiranneggia
ma
di chi calpestato
non va
miserabili.
Voce molesta, voce importuna e intempestiva; odiato grandi, malvisto dalla plebaglia, non inteso sempre neanche dai discepoli Come una Jena che sente da lontano il fetore delle carogne, come un corvo che gracchia sempre lo stesso verso, come un lupo che mia di fame SMi monti ^U Profeta percorre le strade d'Israele seguito
dal sospetto e dalla maledizione. Soltanto
i
f)overi
gli
e gli
oppressi
pressi
lo
benedicono
ma
op-
PROFETI
39
G)me
e
tutti coloro
la vile
rompono
i
lebbroso e
che turbano a quiete dei dormenti pace dei padroni, scansato come un perseguitato come un nemico. I re lo tollerano
i
a pena,
tere a
sia,
sacerdoti l'osteggiano,
ricchi lo detestano.
all' ira
morte
profeti;
Amos
viene sbandito da
Amaam-
Una
fatto
mazzare dal re Giovaccbino; Isaia ucaso per ordine di Manasse; Zaccaria sgozzato fra il tempio e l'altare; Giona precipitato in mare; ed pronta la spada che decoller Giovanni e la croce da cui pender Ges. Il Pioteta un Accusatore ma gh uomini non si contessan colpevoli; un Intercessore ma i ciechi non voghono che r illuminato porga loro la mano; un Annunziatore ma sordi non odono le sue promesse; un Salvatore ma monbondi putrefatti godono nel loro putridume e
1
Eppure
la
polo che
li
stermina
ma
morte
di
un Profeta,
i
eh'
ster ad espiare
dehtti di
pur capace di generarli e la da pi di tutti Profeti, batutti gh altri popoli che gru
; i '
folano la
melma
della terra.
Legge
tuoco dei Prcteti, riconosce il suo destino Le promesse sono insistenti come \ colpi alle porte che non rispondono ripetute, replicate, reiterate, mai smentite e convalidate D'una precisione tremenda, d'una minuziosit paurosa, quasi stona antiapaia e testimonianza irree di
;
cusabile
Quando
ter
agli
Gesi
si
presen-
uonnru
Figlio "dell'Uomo,
la
sa
quello che
l'aspetta,
hno all'ultimo;
Profeta
mezzo a' loro fratelli Uu proieta simile a te e m bocca a lui porr le mie parole e ad essi n porter tutto quello che gli comander . Perche Iddio far col suo popoio la Nuova Alleanza. Alleanza non
in
come
loro
co'
padn
loro,
ma
io
im-
pnuier
mia legge
nelle loro
le
.
cuon
sulla
perrtonei
loro iniquit e
non avi pi
nell'annua e
|.)eccati
Alleanza
masa
non
nlie
Aneanza di pei dono e non di gasngo. Ecco Me*^sia avi un Piecursore che l'annunzier IO mando il mio Angelo il quale preparer la strada
pietra;
:
41
me
Un
fanciullo
nato
grida
Isaia
chiamer per nome l'Ammirabile, il Q)nsigiiere, il il Padre del Secolo FiitMro, iJ Pnncipe di Pace. Ma le genti saianno aeche dinanzi a lui e non l'ascolteranno. 3 Ingrassa il cuore di questo popolo e istupidisci le tue oiecchie e turagb gli occhi afi&nch non veda coi suoi occhi e non oda co' suoi orecchi e non intenda col
Forte,
cuore e uou
si
conveTi:a
di
Ed
ei
sar...
pietra
d' in-
scandalo per
gli
ie
due
case
d' Israeie
t
abitaton
di
di
Gerusaiemme
;
Non
grande e
pompeggiare
non verr
come un
te
il
triontatore e
tuo
re,
re giusto e salvatore
egli
povero e ca-
valca un'asina e
un
asinelio
gh infelici: t D Signore mi ha unto perch annunziassi ai mansueti la Buona Novella, mi ha mandato a curare quelli che hanno il cuore spezzato, a predicare l'aftrancazione agb schiavi ed a'carPorter
la giustizia e sollever
cers^ti
la
h berta.
perch
si
io
consolassi
tutti
quelli
che
piangono
e
1
mansueti
pi....
poveri
esulteranno perch
soverchiatore abbat-
tuto, lo schernitore
consumato
si
celer
che
si
vegliavano per
dei ciechi
aprirarmo e
e sono sterminati tutti mal tare a Allora gli occhi spalancheranno le orecchie dd
sor
zoppo salter come un cerbiatto e sar scolta la lingua dei mutoli . lo il Signore o he chiamato per amore della giustizia.... afiBnch tu apnssi gh occhi
li....
allora lo
pngiomen,
e dalla stanza
.
Ma
egli
e noi l'abbiamo
avemmo
inciinaziODc
42
per
lui.
Uomo
di
dolori,
il
e che conosce
egli era
patire.
Ed
suo viso ed
mo
tato
to.
sopra di s ed ha portato
nostri dolori,
flagellato
come un
lebbroso, e
come
Ma
stato spezzato
nostre scelleratezze.
di lui, e
gastigo,
per
le
lividure
siamo
siamo
il
stati
pecore erranti,
la
come un
muto
sua
;
cos egli
non aprir
la
bocca
per
Or
egli
le scelleraggini
mio
l'ho percosso
;
il
ma
di
il
lunga durata e
la
Non
si
Ho
dato
il
vano e le mie guancie a quelli che mi strappavan la barba; non ho nascosto il mio viso a quelli che mi schernivano e mi sputaccluavano . Tutti gli saranno contrari nelsuprema, a Han parlato contro di me con lingua bugiarda e con discorsi spiianti il mal animo mi hanno circonvenuto e impugnato senza cagione. Invece di amarmi
l'ora
mi
al
luron
nemici.
rendettero
t.
me male
te son noti
per
giida'il
bene FigUo
Padre
gli
obbrobri eh'
io soffro e la
mia confusione
43
entrasse a parte
aspettai
e chi
chi
vi fu;
fiele
mi porgesse consola-
il
dettero a
me
.
per
abo
e nella
sete
mia mi abbeverarono
a
coli 'aceto
si
finalmente lo inchioderanno e
divideranno
suol
;
vestiti,
Una
di
frotta
di
cani
mi
i
s'
messa
d'
intorno
maligni mi ha assediato.
e
Hanno buEd
mie mani
miei piedi....
stavano a co nsi deranni e a mirarmi. Si divisero le mie vestimenta e la veste ma tirarono a sorte . Troppo
hanno fatto
e vol-
geranno lo sguardo a colui che han trafitto e lo piangeranno come suoi piangersi un umco figlio e meneranno duolo per lui come si fa duolo alla morte di un primogemto . t E lo adoreranno tutti i re della terra, e le genti tutte a lui saran serve. Perch liberer il povero dal possente e le anime dei poveri far salve . E verranno a te chini
figh di coloro che ti umiliarono e le orme dei tuoi piedi adoreranno quelh che ti insultavano . In tenebra sar
i
le
nazioni
gloria di
ma
lui
i
sopra
si
di
te,
Signore e la
vedr
alla
le genti e
il
re allo splen-
Alza
all'
intorno
tuo sguardo e
;
lungi verranno
da da ogni lato a te nasceran delle figlie . Ho dato Lui testimone ai popoli, condottiero e maestro della nazioni.,., e le genti che non ti conoscevano correranno a te, Israele, per amore dei Signore Dio tuo . Queste ed altre parole ricorda Ges nella vigilia della sua partenza. Sa tutto e non si rifiuta; conosce fin da
son radunati per
e
venire a te
tuoi
figlioli
l'
44
gli
1*
inchio-
tormenti e
la
morte, co-
materiali,
veggenti
e gli
annunziatori, un Messia
che far strage dei nemici, che spander vero sangue, il sangue rosso dei nemici, e far nsorgere pi splendido di Salomone e il tempio di Salomone, e tutti il palazzo i re gli porteranno tributo, non tributo d'amore e di venerazione sibbene d'oro pesante e d'argento contato, e questo
re
i
tutti
nemici d'Israele,
di
che tennero in servit il popolo d'Israele, e gli schiavi saranno padroni e i dominanti diventeranno servi, e tutti
i
paesi del
1
mondo avranno
i
la lor
capitale a
Gerusalemme
corona s'inginocchieranno dinanzi al trono del nuovo re d'Israele e campi d'Israele saramio pi fertili di tutti gli aitri, e le pasture pi grasse, e gli armenti moltiplicheranno senza tne, e il grano e l'orzo si imeteranno due volte l'anno, e le spighe sararmo pi colme
e
re di
che nel passato e due uomini piegheranno sotto il peso d'un solo grappolo d'uva e non ci saranno abbastanza otri per contenere il vino nuovo n abbastanza
di chicclu
l'olio
il
miele sar
trovato
nei
siepi
il
delle strade e
rami degli
i
alben
si
troncheranno sotto
polputi e dolci
gli
frutti
saranno
vivoiK) attorno a
carnali
e terrestri
che
Ed
sa
45
il
guerriero vitto-
re sottomessi. Egli
sa che
offrire
il
non potr
il
suo amore.
Ed
essi
non crederanno
tormenEgli
falsario e cerretano.
come
Ma
sa
i
pure che
cardi e
il
seme
della sua
gt spini,
come un arbusto sbattuto dal vento e diventer tinalmente un albero che coprir colle sue rame la terra e tutti gli uomini vi potranno sedere intomo
a ricordarsi della morte di chi lo sement.
IL
stambugio di Nazaret, maneggiava l'ascia e la squadra, una Voce s'era levata dal Deserto, verso il Giordano e il Mar Morto. L'ultimo dei Profeti, Giovanni il Battezzatore, chiamava i Giudei a penitenza, annunziava l'avvicinarsi del Regno dei Cieli, prediceva la prossima venuta del Mes-
Mentre Ges,
nello
sia,
rimbrottava
li
anganata
dalla
soldataglia
romana
senza
nel
re,
mondo, tradita dai suoi stessi sacerdoti, rammaricante sempre la fine del regno terrestre da mill'anni passato, sempre ostinatamente sperante in una grande vendetta, in un ntorno della vittona, in un tnonfo del suo Dio, nella venuta di di un Liberatore, che dovrebbe regnare in una nuova Gerusalemme pi torte e beha di quella di Salomone, e da Gerusalemme dominare tutte
le
genti,
debellare ogni
monarca,
e portare la
fehcit
alla sua
la vecchia Giunazione e a tutti gli uomini, dea, malcontenta dei suoi padroni, pressurata dai pubblicani, tediata dagli Scribi mercenari e dai Farisei pin-
messa
a sacco,
U.
47 piena di fede
vergogne,
tendeva volentieri l'orecchio alla Voce del del- Giordano. La figura di Giovanni era tatca apposta per conquistare r immaginazioni. Figliolo della vecchiezza e del miracolo fu consacrato fin dalla nascita a esser N a z i r cio puro; e non s'era mai rasa la chioma, non aveva mai bevuto vino n sicera, non aveva mai toccato
futuro,
donna n conosciuto
altro
amore fuor
di quello d'Iddio.
Presto, ancora giovane, era uscito dalla casa dei vecchi e s'era nascosto nel Deserto.
L viveva da molti
anni,
di
una
cammello,
stretti
fianchi
da una
cintola
il
petto
gli
copnva
il
so-
qi^n-
grandi parole di
maledizione.
solitarie
come uno
appariva,
yogl,
agli
sprezzatore dei
piaceri
come uno
stoico,
Giovanni,
il
bruaata dai desiderio del Regno, l'annunziatore del Fuoco. Vede nel Messia che sta per venire il padrone delia Fiamma. Il nuovo Re sar un teroce contadino: l'albeio che non fa buon frutto sar tagliato e buttato nel Fuoco; vaglier il grano sull'aia e biucier la paglia e la pula con Fuoco inestinguibile. Sar un battezzatore che battezzer col Fuoco.
Irto di
ma
punte, pronto
all'
insulto,
impaziente
incal-
48
zante,
lui,
IL
Giovanni non accarezza coloro che s'accostano a aucbe se potrebbe gloriarsi di averb attirati tn l. quando vengono al battesimo Fansei e Sadducei, uonotabili,
mini
dotti
nelle scritture,
li
reputati
dai
volgo,
autorevoli
nel
tempio,
di
svergogna pi degb
chi
altri.
Razza
vi
vipere,
v'ha insegnato
fuggire
Tira che
nitenza
;
pe-
di
voi
Abbiamo
Abramo
per padre;
pu da queste
.
ad Abramo
come
le vipere
nascondono sotto
duri
della
sassi,
;
voi,
pi
pietra
pretnhcato
riti;
vostro
intelletto
il
pietnfcato
vostro
cuore egoista:
in
mano un sasso; e gettaste la pietra addosso a chi aveva peccato meno di voi; voi, Fansei e Sadducei, siete statue
il
fuoco
potr vincere
subito
si
asauga
Ma
quel
Dio che
di
terra,
colle sue
mani, teca
viventi,
Adamo
potr
brecaa della
muter
uomim. altn
vn
la
il
maagno
nel
carne e in anima
mentre
voi
carne in macigno.
Non
di
basta,
dunque, bagnarsi
tatto
tn
Giordano. L'abluzione
il
salutare
ma non
contrano
inceneriti
se
no sarete
t chi
Che dobbiamo
nsi)ondcva loro:
Chi
tare
ha due
vestiti
ha roba da mangiare
IL
49
Anche
dei
e gli dissero:
E
I
di
v' stato
tassato.
soldati pure
lo
interrogarono:
tare
?
noi che
abbiamo da
disse loro:
Non
fate estorsioni,
non calunniate,
e contenta-
Giovanni, quasi sovrumano quando annunzia la terscende al ribile scelta tra i Buoni e i Cattivi, appena
particolare diventa
giusto
ordinario,
e
cade,
si
direbbe,
sa
nel
mezzo
si
della
tradizione
il
farisea.
Non
consi-
cui
de che la
dono del soprappi, di quello pu fare a meno. Ai pubblicani non chiestretta giustizia: prendano quel eh' stato
Ai soldati, gente feroce e ladresca,
chiesto e null'altro.
non raccomanda che la discrezione: contentatevi del vosalario e non rubate. Siamo in pieno mosaismo Amos e Isaia, molto prima di lui, eran andati pi innanzi. ormai tempo .eia l'Accusatore del Mar Morto dia Mar di Tiberiade. il posto al Liberatore del Triste sorte quella dei Precursori; che sanno ma non vedranno; che arriveranno fin sulle rive del Giordano ma non godranno la Terra Promessa: che spianeranno ia
stro
:
cammina
dietro di loro
il
ma
vi
passer loro
che prepareranno
trono e non
sederanno
in viso.
sta
Forse la ferocit di Giovanni si giustifica meglio con quesua coscienza d'essere un semphce ambasciatore e
pi;
coscienza
nulla
che non
arrivava
all'invidia
ma
lasciava
6
una posatura
Stona di
Cristo.
di tristezza nella
50
IL
Andarono da Gerusalemme a
Sei
il
Sei
il
gridante nel
deserto.
il
Dopo
di
me
legaccio
dei calzari
di porgergli
sandali.
A
serto
Operaio stava
al de-
per allacciarsi
dove rintronava
risposto di no.
Era ormai nel trentesimo anno. L'et giusta e destinata. Prima dei trenta l'uomo non che una sbozzatura
e
di
un'approssimazione
tutti, lo
sentimenti
comuni,
gli
gli
amori
padroneggiano;
e se
sa
amare non ha
il
diritto di parlare
il
dono
di salvarli.
LA VIGILIA
Giovanni chiama i peccatori perch si lavino nel fiunre prima di tar peiutenza. Ges si presenta a Giovanni per
esser battezzato:
I testi
si
? il
sono
espliciti,
Profeta predicava
.
batte-
simo
di
Chi andava
si
da
lui
riconosceva peccatore;
chi
va per lavarsi
sente sudicio.
D
trenta
di
Ges
dai
dodici ai
gli
bile, della
ha
gli
tatto penritenesse,
sare
ch'egfli
almeno
che
si
un peccatore come
vivere
altri.
restan da
teso inserirsi
la
non
rammentano meglio
gli
ultimi
Giona
della line.
ci posson essere neppur le apparenze d'una conversione. Le sue prime p>arole hanno lo stesso accento dell'ultime: la sorgente dalla quale scorrono
In Cristo non
chiara tn dal
primo giorno;
di
non
bidumi,
rezza
non posatura
SI
mali
sedimenti.
Cominca
si-
scuro dietro
5i
s^:
LA
VIGILIA
un canto melo
dioso che
non
sguardo, di sori
non
il
nuvoli
temporale o l' incerto biancore dell'alba che vince lento l'ombre mahgne della notte, la hmpidezza di chi nato una volta sola, ed rimasto fanciullo anche neiia
del
maturit;
la
la limpidezza,
la trasparenza,
finir nella
la
tranquilht,
pace
di
un giorno che
di sera;
notte
ma non
s'
oscurato prima
Egh va
puro; tra
tra
i
tra
g'
impuri colla
Una goccia sola d'amaro rimasta, un'omimmondizia, un conato di rimpianto, un trasvolare fuggente di tentazione bastano a ricacciarlo
un
po' turbato.
d'
bra leggera
riman sempre
il
spogliato
fin
aver distrutto
ma
tava
nel
tanto per
sua salute, e
gli
ma
cos fragile,
tagho. di perderla.
con un senso d'involontario ribrezzo; col timore, a volte neppur confessato d'un nuovo contagio; col sospetto che il rivedere la lordura dove anche lui si compiacque gh rinnovi troppo atroce il ricordo ormai insostenibile della vergogna e gli susciti la disperazione dell'ultima salvezza Chi fu servitore non . divenuto padrone, corrivo coi servitori; chi fu povero non , da ricco, generoso COI poveri; chi fu peccatore non , dopo la penitenzii
LA VIGILIA
53
sempre amico dei peccatori. Quell'avanzo di superbia che si appiatta anche nel cuore dei santi mischia alla piet un lievito di rampognante disprezzo: Perch non tanno quel che loro hanno saputo fare ? La via per salire aperta a tutti, anche ai pi insozzati e incalUti; grande il premio: perch rimangon laggi, attuffati nel cieco
inferno
si
?
vertirh
quando il convertito parla ai suoi fratelli per connon pu rattenersi dal ricordare la sua espepi
d'efficacia
offrire s
come un esempio vivo e presente della grazia, come un testimonio veridico della dolcezza della salute. Il passato si pu rimiegare ma non distruggere: esso
stesso
ricominciano
anche inconsapevolmente, negli stessi uomini che la vita colla seconda nascita della penitenza. In Ges questo presunto passato di convertito non rifonsce mai, in nessuna forma; non si avverte neanche per allusione e sottinteso, non riconoscibile nel miaffiora,
nimo dei suoi atti, nella pi oscura delle sue parole. Il suo amore per i peccatori non ha nulla della caparbia
febbrosit del pentito che vuol far
proseliti.
Amore
di
senza impli-
non ha da nnghiottir repugnanze. Attrazione verso l'impuro del puro che non teme di insudiciarsi e sa di poter mondare. Amore disinteressato. Amore dei santi nei momenti supremi
tutti gli altri
di lui.
di
santit.
Amore che
fa
parer
volgari
amori.
s'
Amore
pnma
raro
giorno,
che
si
divino
54
LA VIGILIA
Ges veniva tra i peccatori ma non era peccatore. Veniva a bagnarsi nell'acqua corrente sotto gii occhi di Giovanni ma non aveva macchie dentro di s. L'anima di Ges era quella di un fanciullo talmente
fanciullo da superare
santit.
i
santi nella
del naufrago
scampato a stento
ai
sulla riva.
Peccati posle
sono apparire
sottilizzatori
scrupolosi
l'
anche
crepe
minime
lontarie
innosservanze invo-
qualcuno
dei
Legge.
Ma Ges non
era fariseo n
comandamenti della mamaco. Egli sapeva bene e non perdeva lo spinto La vita la conosceva; non riun bene ma condizione di tutti
seicento
il
bem.
il
Il
mangiare e
il
male; n guar-
dare
mondo; n
scantona nell'ombra, alla donna che s' tinta i labbri per copnre la bava dei baci non chiesti. Eppure Ges viene, in mezzo alla turba dei peccatori,
a immergersi
nel
Giordano.
Il
senso pi familiare.
L
ae:li
caso
di
Ges unico.
Il
Battesimo
si
di
Ges uguale
vie.
altri
nell'apparenza
ma
giustifica
per altre
Battesimo non solamente la detersione della carne come simbolo della volont di detergere l'amma. resto
pnnutiva analogia dell'acqua che fa spanre le maccfue matenali e pu cancellare le macchie spintuali. Codella
desta
metafora
fisica,
utile
nella
simbohstica
volgare,
cen moina necessana agli occhi carnali dei pi, che hanno bisogno d'un appoggio materiale per credere a ci che non matenale. non era fatta per Ges. ^la egli ^ andato verso Giovanni perche 'a profezia
LA VIGILIA
dei Precursore si compisse:
al
il
55
il
riconoscimento
qua-
suo, che ha fatto il che pu dire ormai di aver finita la sua opera. Ges, sottoponendosi a questa simbolica investitura, d reallit
ambasciatore
leale,
dover
mente a Giovanni
Se
nel
Battesimo
significato si
nell'acqua- la sopravvivenza d'un Sacrificio Umano. I p poh antichi usarono per secoli di uccidere i nemici o qualcuno de' loro stessi fratelli come offerta alle divi-
mt
irate,
o per ottenere una grazia fuor dell'ordinario, una salvezza che sembrava disperata. Gli Ebrei avevan destinato a Jahv
la vita dei
primogeniti:
al
mo
l'uso
fu
abolito
posterion disobbedienze.
Si
uccidevano
le
Marsigha, in tempi gi
storici,
un uomo
in
mare
come
sal-
Battesimo un resto delrituale e siccome questa offerta propil' annegamento zia tona all' acqua si credeva benefica ai sacrificatori e meritoria per la vittima, era breve il passo a pensarla
vatore dei suoi concittadini.
come
tutti
il
Colui eh'
ed
immerso nell'acqua muore per la salvezza di degno di rivivere. Il Battesimo, anche dopo
feroce origine, rimase
come
Ges stava appunto per cominciare una nuova epoca Immergersi nell'acqua attestava la volont di morire ma nello stesso tempo
della sua vita, anzi la sua vera vita.
56
la
LA VIGILIA
certezza
d
risorgere.
Noe
scende
nel
fiume
per
lavarsi
ma
che
vita
come
Giordano.
IL
DESERTO
Appena
uscito dall'acqua
Ges va
nel Deserto
dalla
Era stato tin allora tra l'acque e i campi della Galilea sponde appratite del Giordano ora va sui monti sassosi, dove fonte non nasce, dove grano non spiga,
e sulle
ma
1
crescon
soltanto
fin
rettili
i
rogale.
Era stato
allora tra
va sm monti solitari, dove non 31 vedono taccie n si odono voci umane. L'uomo nuovo mette tra s e loro il Deserto. Chi disse guai ai solo non misur che la propria
pemtenti di Giovanni
:
ora
!
un sacrificio, tanto pi meritorio quanto pi repugnante. La solitudine, per quelli di ricca anima, Premio e non Espiazione. Un'antivigilia di bene certo, una creazione della bellezza interna, un libero
paura.
societ
riconciliarsi
La
con
tutti
gli
assenti.
:
Soltanto
quelli
nella solitu-
con
che trovarono,
magnanimi
bene lasaato.
Non pu
colo. Chi
sopportare la sohtudine
olinre. Chi
il
mediocre,
il
pic-
ha spavento di s e dei suo vuoto. Chi condannato all'eterna sohtudine del proprio sprito, desolato deserto interiore dove non crescono
non ha da
che l'erbe velenose de' luoghi incolti. Chi irrequieto, annoiato, avvihto quando non pu dimenticarsi negli altri,
58
stordirsi
nell'altrui
IL
DESERTO
nella vita
c3i
fat-
tizia di quelli
che
s'
non
mescolarsi, atomo passivo, nei ngagni che straboccano ogni mattina dalle iogne della citt. Ges stato fra gli uomini e torner fra gh uomini
pu vivere senza
perch h ama.
Ma
spesso
si
solo,
gna
di
Lontani da loro
tanto
il
riaccostianx).
;
Il
male che gh hamio fatto la sua notte ae^tata dal rancore e la sua bocca attossicata dall' ira. D grande non rammenta che il bene e in grazia di quel poco bene Anche ci che si scorda del tanto male che ha ricevuto non fu perdonato sull'atto si cancella dal cuore. E rifrateih coli 'amore della prima volta. torna tra Per Ges questi Quaranta giorm di sohtudine sono l'ultima preparazione Per Quarant'anni il Popolo Ebfeo hgurazione profetica del Cnsto dovette errare pel Deserto prima d'entrare nel Regno promesso da Dio ; per Quaranta giorm Mos dovette rimanere presso Iddio per Quaranta giorni dovette ad ascoltare le sue leggi
i
camminare Eha
cattiva regina.
vendetta della
nuovo Uberatore, deve attendere Quaranta giorm pnina di annunziare il Regno Promesso e rimaner con Dio Quaranta gioriu per nceveine le supreme
Anche
il
ispiraziom.
Ma non
Angeli.
gli
infenon all'uomo e gh esseri superiori all'uomo Quelli che traggono in basso e quelli che portano
I
GH
In alto.
viventi
tutto spinto.
L'uomo
Bestia ha
IL
DESERTO
al
59
ti
ch mette
stialit;
se l'Angelo vince
Ma
Bestia,
Ges
il
nemico
le
del
mondo,
il
venuto perch
Bestie diventino
uomim
e gh
uomini
Cio
Angeli.
Ito
per cambiare
il
Mondo
e per vincerlo
per comuciclere
Re
del
Mondo. l'Avversano
d' Iddio e
degh uorrJm, U maligno, il sobillatore, il seduttore. nato per scacciare Satana daiia tmra come il Padre
scacci dal Ciclo.
lo
E
La
il
Satana, aila
fine
il
^d Quaranta
suo nemico.
giorni,
arriva nel
il
proprio sacco
marchio primo della servit verso la matena e Ges voleva vincere anche la matena Quando sar fra gh uomini manger e bever per far compagma ai suoi amid, e anche perch si deve dare alla carne quel eh' della
gli
ipocriti di-
giuni
dei
Farisei.
ma
pnmo. dopo
i
il
Battesimo, un Didi
compagni
si
semplice
di
pietisti,
dimentica
Ma dopo Quaranta giorni ebbe fame Satana aspettava appiattito e invisibile, quei momento Se la Matena vuol Materia lecita una speranza E l'Avversano parla
Se tu
sei
figlio
di
Dio
di
tino
pam
60
IL
DESERTO
:
d'ogni parola
d' Iddio.
gli
di
Satana non si d per vinto e dalla cima d'un monte mostra regru della terra lo ti dar tutto quanto questo pptere e la gloria quelli; che a me sono sta"! dati e li d a chi voglio.
i
:
t'
Se
inchinerai innanzi a
:
me
scritto
Adora
lo
i\
Si-
Allora Satana
mena
:
a Gerusalemme e
gettati
posa sul
tiglio
:
d' Iddio
di
sotto.
Non
tentare
il
Finite cosi
le
tentazioni
lui
seguita
volo s'allontan da
per un certo
anche il suo ritorno e l'ultimo tentativo. Questo dialogo ternano non sembra, a prima vista, che un palleggiarsi di testi scntturali. Satana e Ges non parlano con parole proprie ma le mutuano a gara , dai Libn Par d'assistere a una avvisaglia teologale invece, la prima Parabola, rappresentata e non parlata,
:
dell'
Evangelo.
Nessuna meravigUa che Satana sia venuto coli 'assurda speranza di far cadere Ges. Nessuna meraviglia che Ges sia sottoposto, in^ quanto uomo, alla tentazione. grandi e puri Agli altri non Satana non tenta che parola d' invito. una sussurrare di ha bisogno neanche
i
i
decadenza della fanciullezza, nella giovent Non ha da faticare perche l'ubbidiscano Sono Non s'accorgon nello sue braccin prima che li chiami
Son- gi 3U01
fin
dalla
IL
DESERTO
6l
loro
neppure,
pi
ch'egli esista.
non
s'
mai pre-
avendolo mai conosciuto, son proclivi a negarlo. I diabohci non credono al diavolo. L'ultima astuzia del Diavolo, fu scritto, di sparger la voce della sua morte. Piglia tutte le forme: cos belle, talvolta, che
lui.
non
si
direbbe
ad esempio, mostri d' intelligenza e d'eleganza, non hanno posto per Satana nella loro mitologia. Perch tutti i loro Dei, a studiarli, mostrano le corna di Satana sotto le corone d'alloro e di pampani. Satanico Giove prepotente e libidinoso. Venere adultera. Apollo
I
Greci,
ubriaco.
Son
al
tal-
mente
il
astuti,
popolo
ne ridono come
conoscono
dei primi
ma
Due
il
i
non
lo
;
seguono.
sobilla
al
EgU seduce
David
il
l'
innocenza
creati
;
Forte
corrompe
il
Salomone
Savio
accusa
si
nascondono nel deserto, tutti gli amant d'Iddio, saranno tentati da Satana. Pi ci s'allontana da lui e pi s'accosta. Pi siamo in alto e pi s'accanisce a riportarci in basso. Egli non pu insudiciare che il puUto; non si cura della lordura che fermenta da s nel male, sotto il fiato caldo della volutt. Esser tentati da Satana indizio di purit, segno di grandezza, riprova dell'ascensione. Chi ha conosciuto Satana e 1* ha visto in faccia pu sperare in s stesso. Ges meritava pi di tutti questa consacrazione. Satana gU fa due sBde e un'offerta. Gli chiede di trasformare la materia morta nella materia che d vita e di precipitare dall'alto perGiusto. Tutti
santi che
62
IL
DESERKJ
suo
figlio
lo riconosca
Demcnio,
domanda
promette
Egli
il
pane materiale e
la
non
il il
plebe giudea,
immagina,
Tentatore.
nutrimento
ai corpi
ma
il
vivanda umca eh' la verit. Quando i suoi fratelli, lonnon avranno pane abbastanza da sfamarsi, spezzer i pochi pani che hanno i suoi e tutti saranno sazi e ne avanzeranno i panieri pieni. Ma fuor di
tani dalle case,
necessit
del
ognuno
lo
che
sto.
Ma non
miseria.
vuol quedi-
Chi crede in
della
lui
spetto
Anzi,
chi
denari che
lui
con
possono barattare in pane. Deve andar senza sacca e pagamenti, con una tunica sola,
si
e vivere
come
gli
uccelh
dell'aria,
sgranando spighe
nei
campi o chiedendo l'elemosina agli usci delle case. Del pane terrestre si pu fare a meno; un fico rimasto fra le foglie, un pesce pescato nel lago, posson tenerne il posto. Ma del pane celeste nessuno pu tare a meno, che non voglia morire per sempre come qnelh che mai lo gustarono. Non di solo pane vive l'uomo ma di amore, di entusiasmo e di verit. Ges pronto a trasformare Il Regno deila Terra in Regno dei Cieli, la inatta Bestia-
IL
DESERTO
si
lit in
felice Santit,
ma non
degna
di
trasformaxe
Per ragioni della stessa natura Ges respinge l'altra sfida. Gli uomini amano il meraviglioso. Il meraviglioso
esterno,
il
Prodigio,
l'
ai loro occhi.
Hanno fame
a prostrarsi al
chiederanno un Segno, idest, per loro, un gigantesco gioco di prestigio. Ma rifiuter sempre. Non spevuol sedurre colla meraviglia Egli guarir i malati
Ges
tutti
cie
malati di spirito e
peccatori
ma spesso schiver
i
guariti
nome
scopo di conquidere
terrore;
gli
uomini
al
stupore e del
mettere Dio
punto;
forzarlo,
quasi, a compiere
un miracolo superfluo
l'
e temerario, sol-
la protervia,
ai
non
il
fatto di Ges.
;
cuori;
vuol purificare
altri
gli
fiammare gU
ficare le piccole
come un mago volgare, nel precipizio che sta sotto il Tempio, dal Tempio salir sulla Montagna per raccontare dall'alto le beatitudini del Regno dei Cieli.
L'offerta dei regni della terra deve farlo inorridire e
ancor pi
d'offrire
il
il
diritto
regni
della
64
sulla forza e
si
IL
DESERTO
l' inganno; Satana dorme l
mantengono con
;
il
suo
campo
sul
il
paradiso ritrovato
ogm
notte
gli
essi
se pagan tributo giornaliero di pensieri e d'opere. Ges offrisse a tutti il pane senza lavoro; se Gest, funambolo prestigioso, aprisse un teatro pubblico di miracoli popolari,
Ma
potrebbe strappare
ai re
Messia che
di
grascia
dei
d'incantesu.
subito
occuperebbe ogni
del
seggio
procuratori di Satana.
Ma Ges non
decaduto,
porta
e
il
vuol essere
il
risollevatore
regno
g'
il
Non
im-
il
comando
meno
la gloria. Il
regni della
terra.
Regno
dei
Cieli
in noi;
un cittadino nuovo,
Quando ognuno sar buono e giunto, quando tutti ameranno i (rateili come i padri amano nemici, se pure vi sai figli, quando si ameranno anche ranno ancora nemici, quando nessuno penser ad ammuci
chiar tesori,
pane a
soldati
chi
e, invece di toghere agii altri, ciascuno dar ha fame e panni a chi ha freddo, dove saranno,
i
regni della terra ? Che bisogno ci sar di quando nessuno vorr ingrandire la propria terra usurpando quella del vicino ? Che bisogno di giudici e =^birri quando il delitto sar ignoto agli uomini trasformati ? Che bisogno di re quando ognuno avr la sua legge nella cosaenza e non vi saranno eserciti da co mandare e giudici da scegliere ? Chp bisogno di moneta
quel giorno,
IL
DESERTO
65
quando ognuno sar sicuro del suo pan* e contenter e non vi sar da pagar salane a soldati e servitori ? Quando l'anima di tutti sar cambiata le impalcature che si chiamano societ, patria, giustizia svaniranno come allucinazioni d'una lunga nottt. La parola di Cristo non ha bisogno di denari e di armati,
e
di
tributi
di
quello
si
e se diventa azione
in tutti
sempre,
ci
che
nebbie
del
lega
accieca l'uomo,
il
gloria
come
il
le
della
mattina dinanzi
Il
al
lume
forza
vento.
Regno
son molti
in
Gli
in re e sudditi,
sole
cittadini del
e le
Regno saranno
porte del Pafatti
di
padri e fratelli
ai
figli
riapriranno dinanzi
agli
d'Adamo
;
ormai
De-
si migli anti
Dei.
dai
Storia di
Cristo.
IL
RITORNO
XV
Appena
trarca
uomini Ges
di
seppe che
il
Te-
li
secondo marito
Erodiade
aveva tatto
La
gliata
visto
ziere.
tosse
andato
l'ombra
al
sull'acqua
Ha
che
la
fatto
la parte sua
posto a una
di
portata
in
un
Ges
avvertito
che
il
tra-
ntardo l'avvicinarsi del Regno. Non va a Gerusalemme. Gerusalemme, la dtt dei Gran Re, la Capitale. Ges viene per distruggere Gerusalemme, questa Gerusalemme di pietra e di superbia; superba sulle colhne,
pietre.
dura
di
cuoi e
come
iC
si
gioneggiano
nelle capitali,
Geru-
salemmi
det
mondo.
vavorio
l'erra
i
A
mani
IO
GcitisaJeniine
potenti
del
mondo,
coi
Kodol
padroni
dei:?)
e della Giudett.
loro soldati
Alme.
Geiuaicinmc ooinanda U
ra
p pi efecn tante
IL
RITORNO
Cesari
Augusto,
scialonc.
ipocrita
pederasta,
di
Giulio,
l'adultero
Gerusalemme vivono
dei
i
grandi sacerdoti,
i
vecchi
i
custodi
Leviti e
Tempio,
i
i
i
Farisei,
Sadducei,
gli
Scribi,
loro sbirri;
rono
ge
;
ammazzarono
i
pietnficatori della
leg-
bigotti
della
lettera
gli
l'arida Beghinera.
A
di
Gerusalemme sono
i
tesorieri
gli
d'Iddio,
tesorieri
i
Cesare,
amanti
i
dei tesori,
pubbhcani
all'aperto,
e parassiti,
coi
ricchi coi
i
loro
servi e le concubine,
le
mercanti
di
fondaci colmi,
nel
banchi
borse sonanti
sicii
sopra
il
cuore.
tut<-
confondere
che appartiene a tutti per Padroni della Parola che spira dove IdTerra
per condannale
Padroni dell'Oro
materia
di
consumabile e funesta.
il
;
Roma
del
Tempio
che opprimono
moneta
corpi
regno
;
dei
il
sacerdoti
le
anime
i
regno degli
i
montatori
per salvare
libert
am-
che
oppnmono
poveri.
il
poven. Viene
la
corpi, le anime,
Per insegnare la
contro
i
Tempio,
po-
vert contro
Non
vuole,
dunque, cominciare
i
11
suo messaggio da
arrivare l
il
Gerusalemme dove
tardi,
Cieli
fuori,
pi
dei
di
Regno
lentamente
drconvailata. La conquista
:
Gerusalemme sar
l'ultima prova
la
tremenda battaglia
68
fra
IL
RITORNO
Uno
profeti.
Se va
ora
seguito
come un
re e sar sepolto
in
meno
ingrate,
meno
Gerusalemme, come tutte le capitali sime alle quali affluiscono gli spurghi, i
ciumi delle nazioni
frivoli,
fogne masi
abitata
d'eleganti, d'oziosi, di
un
la tradi;
da
compone
mandria
di
Mammona
Gerusalemme, buon
Uomo
alla
quelli che,
di provincia
cio
sua provincia.
Vuol portare
prima
poveri, ai piccoli, agli umili, perch il messaggio specialmente per loro e l'aspettano da pi tempo, e ne go-
dranno pi degli altri. Viene per i poveri e si rifa dai paesi pi poveri. Perci, scansata Gerusalmme, arriva in Galilea ed entra nella Sinagoga a insegnare. Le prime parole di Ges sono semplici, poche. Sembrana quelle di Giovanni.
Il
tempo
compiuto
s'approssima
il
Regno
la
di
Nude
il
parole, incomprensibili ai
moderni per
il
stessa
loro sobriet.
distacco tra
messaggio
di
Giovanni e quello
di
IL
RITORNO
69
eternamente vivo significato. Tempo compiuto. Il Tempo aspettato, profetato, annunziato. Giovanni diceva che un Re sarebbe venuto
loro
Il
presto a fondare
il
nuovo regno,
le
il
Regno
dei Cieli.
Il
Re
mano prima
Re
in tutto
Questo
anno
il
il
del
il
quindicesimo
di
Ges
ora
sempre, l'etermt,
ancora, mentre compiuto ogm istante; ogni ra la sua pienezza purch gh operai sian pronti; ogni giorno suo; la sua ia non segnata da cifre; l'eternit non ammette inizi e cronologie. Ogni volta che un uomo si sforza d'entrare nel Regno, di avverare il Regno, di arriccliire il Regno, di consolidarlo, difenderlo, proclamarne la perpetua santit e il perenne diritto di
perfetto
Il
momento della sua apparizione, sua morte, il momento del suo ritorno,
trionfo,
tempo
fronte a tutti
il
tempo
compiuto.
di Ges,
l'ra cristiana, la
ci
mila anni
ni,
1' epoca si chiama nuova alleanza. Neppure duedividono da quel tempo neppure due gior:
Questo tempo
un giorno
tempo compiuto anche oggi siamo tempi Ges ci chiama anche ora; il secondo giorno non ancora scaduto la fondazione del Re;
gno appena cominciata. Noi che siamo ancora vivi, in quest'anno, in questo secolo (e non saremo sempre vivi e
forse
non vedremo
la fine di
70
tt-
RITORNO
vi-
Regno non
di venti secoli fa non un vecchiume, una memoria morta, una frenesia sormontata. Il Regno di oggi. Di domani. Di sempre. Una realt del futuro, colma d'avvenire, viva, attuale, nostra. Un lavoro avviato da poco. Ognuno libero di metterci le
povero Giudeo
un'anticaglia,
mani,
subito;
di
riprenderlo,
di
seguitarlo.
La parola
sembra vecchia, il messaggio pare antico, ripetuto dagli echi di due millenni, ma il Regno come fatto, avveramento, adempimento nuovo, giovane, nato ieri, ancora da crescere, da fiorire, da prosperare, da ringiandire. Ges butt in terra il seme ma il seme, in due millenni umani, passati come un accidioso inverno, nello spazio di sessanta generazioni umane, appena ha germogliato. Sar questa presente stagione, dopo il diluvio di sangue, la di-
Cosa
ginarlo
sia
questo Regno
lo
cadia tediosa
come un nuovo paradiso di delizie, come un'ardi beati, come un immenso coro osannante
nuvole e
i
posto
del
Regno d'Iddio, nelle parole di Cristo, contrapRegno di Satana; il Regno dei Cieli l'antitesi Regno della Terra II Regno di Satana il Regno
al
del male.
il
dell'
Regno del Basso. Dunque il Regno d'Iddio sigili tica del bene, della sincerit, dell'amore, deirumilt! il Recno il Regno dell'Alto. l Regno della Terra il Regno della materia e della carne, il Renno dell'oro e dell'invidia, dell'avarizia e delia lussuria, il Reguo di tutto quello che amano gli
uoimni matti e marci.
IL
RITORNO
il
71
il
Il
Regno
il
suo contrario,
Regno
e
dello
spirito e dell'anima,
Regno
i
della rinunzia
della
rezza,
Regno
di
tutti
puuomini
che sanno il non-valore di tutto il resto. Dio Padre, Bont; il Cielo quello eh' sopra la
Terra,
dunque
il
lo
Spirito.
lo
Spirito
guardando il cielo, desiderando il cielo, sperando di viver per sempre nel delo, il Santo. La maggior parte degli uomini sono Bestie Ges vuole che le Bestie diventino Santi. Questo il senso semplice e sempre vivo del Regno d'Iddio e del Regno dei Cieli. Il Regno d'Iddio degli uomini e per gli uomini, f II Regno dei cieli in noi . Comincia subito opera no la Bestia;
: :
Dipende dalla nostra volont, dal nostro rispondere o no. Diventate perfetti e il Regno dei Cieli si e stender anche sulla terra, il Regno d'Iddio sar fondato fra gli
uomini.
Aggiunge difatti Ges Fate penitenza. Anche qui la vecchia parola stata distorta dal suo senso vero e maMeiavoelte gnifico. La parola di Marco non si pu tra:
durre con
poenitemini
fate penitenza
,
propriamente la
mutatio mentis
il
mutar
la
forma
mctanoia un mutar
conversione
;
eh'
il
rinnova-
mento dell'uomo interno ma l' idee di pentimento e di penitenza non sono che applicazioni e illustrazioni
dell' invito
Il
di Ges.
quale poneva
come condizione
dell'arrivo del
Re-
72
IL
RITORNO
gno e nello stesso tempo come la sostanza stessa del la conversione completa, il rovescianuovo ordine mento della vita e dei valori comuni della vita, la tra-
mutazione dei sentimenti, dei giudizi, delle intenzioni : insomma, che chiam, parlando con Nicodemo, quella, la seconda nascita . Egh spiegher a poco a poco in quale senso e modo
questa trasformazione totale dell'anima
umana
si
ordinaria
debba avvenire
contenta
Credete
Libro
all'Evangelo.
il
Evangelo gli uomini d'oggi intendono di solito dove la quadruplice storia di Ges stampata e legata. Ma Ges non scriveva libri n pensava a vosecondo il piano lumi. Per Evangelo egli intendeva
Per
Q dolce significato della parola
quello
che
si
la tradizione
letterana chiama la
Buona Novella
.
potrebbe meglio
tradurre
(in
come
Lieto Messaggio
greco Angelo)
ambasciata. Porta
guariti, che
d'
i
i
malati saranno
poveri arricchiranno
gli affannati
godranno, che
lavati,
saranno
perdonati,
gl'immondi
che
g'
perfetti, le Bestie
diventar
Santi e
Perch il Regno venga, perch ognuno s' adopri per questa venuta, necessario credere a questo messaggio, credere che il Regno avverabile e prossimo. Se non
v'
promessa possa essere mantenuta Soltanto la certezza che l'Annunzio non un inganno e il Regno iieiizogna di un avventuriero o l'allucinazione non ^
perch
i:i
IL
RITORNO
73
di
un ossesso;
del
alla
soltanto
la
lidit
Messaggio pu spingere
uomini a metter
ai
mano
posto
Ges, con
i
pi
ha
principi deJ
:
Tempi
Regno:
bisogna
Bene
sul
La Metanoia: trasfomiazione
:
L'Evangelo
il
lieto
CAPERNAUM
ai
suol
GaKld,
wBa
so;ejie
ombrose
oppure
sassi,
il
chiamando
al
aposo.
Le parole non erano a tutti nuove ma l'uomo era nuovo e nuovo il calore della sua voce e il bene che faceva quella voce che sgorgava da un cuore e toccava cuori. Era nuovo l'accento di quelle parole, e nuovo il senso che prendevano in quella bocca, illuminate da quegU sguardi. Non pi il Profeta alpestro,
f la
soli-
a muoversi verso di lui se volevano udirlo. Questo un Profeta che vive come uomo fra gli uomini, a tutti amico, che vuol bene anche a quelli cui nessuno vuol bene un camerata, un compagno alla buona e alla mano, che va verso i fratelli, i muove lui per cercarli dove stanno, dove ladistante,
che forzava
gli
altri
v' bisogno
le reti e
mendicante.
i
semplici,
li
come gh
ama.
e
animali
gli
bambini,
felici
sentono
d'istinto chi
credono, e son
quando
CAPERNAUM
arriva
75
viso diventa subito un altro il e si quando riparte. A volte non sanno lasciarlo, e gli vanno dietro fino alla morte. suoi giorni con loro, camminando a Ges passava piedi da un paese all'altro, o parlando, seduto, agli anitct della pnma ora. Sempre cara gli fu quella costa solata lungo la conca d'acqua placida, limpida, del suo Lago e serena, appena mossa dal vento del deserto, appena popolata dalle barche che bordeggiano silenziose e sembrano, da lontano, senza padroni. La costa occidentale del Lago fu il suo vero regno; dove trov i primi uditori,
anche
attristano
primi persuasi,
primi discepoU.
vi fece
Nazareth se pur
capo,
si
ferm poco
Ci tor-
miracoli,
del
e
mondo
Firenze
Atene
che
e lo tratteranno
le
come
di
tutte
le
anche
pi
illustri
gentilezza:
loro
cittadmi
diventato
le fecero
grandi su tutte
l'hanno
:
Dopo
averlo dileggiato
sia
visto
?
bambino
un precipizio. In nessuna citt si ferma per rimanere. un Errante, quel che l'uomo ventruto e sedentario, poggiato Ges alia soglia dell'uscio, chiamerebbe Vagabondo. La sua
d buttarlo in
un gran profeta
tentano
mai possibile
vita
un etemo
Viaggio.
all'
Pnma
dell'Altro
di
colui
che fu condannato
morte
il
viaggio
quello di
grina.
bollenti
non nasce in un albergo soltanto perch m Betlemme non c'era posto per l' incinta pelle-
Ancora poppante condotto sulle lunghe strade del sole che vanno in Egitto dall'Egitto toma
;
all'acqua e alla
vanni
le
chiama
ai
Giordano
lo
spinge
76
nel Deserto.
CAPERNAUM
dopo
il
quaranta giorni
di
fame
e di ten-
tazione comincia
montagna
in
montalo
tro-
viamo
a Magdala, a Tiberiade.
e siede volentieri presso
Ma
il
a Gadara, a Cesarea e anche a Gerasa, nella Perea di Erode Antipa. In Giudea si ferma pi volentieri a Betania,
a Gerico.
Ma
Re-
non
si
confini dell'antico
Gentili.
Lo incontriamo,
e,
difatti,
se la Tra-
monte Hermon,
in Siria.
Dopo
la
la
Resurrezione appare in
Emmaus,
i
Betania, presso
il
il
il
Ramingo senza
casa,
Randagio per amore, l'Esule volontario nella sua stessa non ha una pietra dove posare la testa ed vero che non ha un letto proprio dove si n una stanza che possa dir sua. stenda tutte le notti
patria. Egli stesso dice che
;
;
La sua
campo,
volta
lo porta,
insieme
il
ai
primi
suo letto
solco d'un
dorme
banco d'una barca, l'ombra d'un uliveto. Talnelle case di coloro che l'amano ma un
lo
l
suoi itinerari di
principiavano e
.
la
cliiama
la
sua citt
Capernaum
di
passata
nelle
Di-
primitivo
villaggio
pescatori
di
contadini
CAPERNAUM
negli ultimi
tre.
77
tempi
si
qualche importa-
come
:
mosche corrono
alle
pere marcie
arnesi
del
v'erano accorsi
fisco.
Il
pubblicani,
gabelheri e altri
il
piccolo
peschereccio
era
divenuto una
del
composita dove
la societ
anche soldati e prostitute era rappresentata tutta. Ma Capernaum, distesa a specchio del Lago, ventilata dall'aria dei poggi prossimi e dalla brezza dell'acqua, non era tutta putrefatta come le citt siriane e come Gerusalemme. V'erano ancora contadini che tutti i giorni andavano ai campi e pescatori che tutti i giorni salivano sulle barche. Buona, povera, semplice, cordiale gente
;
tempo
uomini
Il
ai
quali
si
respirava.
Ognuno aveva
anche
di parlare su quello
che s'era
letto.
dove s'andava
in
Era una semphce casa, ima stanza nuda, compagnia, tra amici e fratelli, a ragiosi
Ges
Scritture
si
alzava,
delle
pi spesso
Profeti che la
tre,
Legge
e reci-
cominciava a parlare con una eloquenza intrepida e battente che confondeva Farisei, toccava i peccatori, conquideva poveri, incantava le donne.
i
i
Il
si
trasfigurava,
di-
nia nuova,
^8
tito
la
CAPERNAUM
prima volta
;
le
parole,
raccartocciate dall'anti-
un nuovo
gli
sole le
per sillaba; parole fresche, conirte in quel momnto, splendenti a tutti occhi
rome
si
A Capernaum
im Rabbi cos^
era piena
;
nessuno
sabati
rammentava d'aver
la
fin sulla strada.
sentito
Sinagoga
Clii
il
popolo stiaripava
po-
il
mardel
-'
il
il
Fabbro,
buon fabbro
ma
oggi,
giorno di sabato,
lavato,
ripulita,
-,
ma
di
poco
;
prezzo
il
(ma nonostante odora come quello dei ricchi) Fabbro che sta tutti i giorni al fuoco, sudicio e sudato,
le
meno questo
per ascoltare
Dio dei suoi padri, e viene per devozione ma viene, anche, perch i suoi parenti, i suoi amici, i suoi vicini ci vanno
e
li
ritrova
tutti,
anche, infine,
perch la giornata
e timorate
ma un \)o' avare, non volevano spender tropMuratore che sente ancora i bracci un po' indolenziti e tronchi dal lavoro di sei giorni e non conta
po
il
'
pi
le pietra
che
lia
messo su e
le
mestolate di calce
che
CAPERNAUM
79
ha buttato nel muro tra sasso e sasso in questa settimana; il Muratore, che s' messo oggi il vestito nuovo e s' accovacciato in terra, lui che tutti gli altri giorni sta ritto, in movimento, e attento coll'occhio perch il lavoro
venga buono e il padrone resti contento, anche il buon Muratore venuto alla casa che gli pare un po' sua. bon venuti anche i Pescatori, il giovane e il vecchio, tutti e due mori dal sole, e co^h occhi che hanno preso il
vizio di star socchiusi alla
vampa
e al riflesso, e
il
vec-
chioma bianca e
i
barba bianca
sul
viso
armento e rugato;
Pescatori
hanno rovesciato le barche sulla rena, l'hanno legate a un palo, hanno messo le reti sul tetto, e son venuti alla Sinagoga, bench non siano avvezzi a stare fra i muri e sentano, forse, un confuso rimpianto dello sciabordio dell'acqua intorno alla prua.
Anche
non
fra
contadini
della
campagna
vicina
son
qui,
mietenda che non vogliono scordarsi d'Iddio, che fa spigare 1' orzo e fiorire la vite. Ci sono i Pastori, arrivati la mattina, pecorai e caprai, che hanno ancora addosso il puzzo dell'ovile. Pastori che vivono
sfigura tra l'altre, e son contenti della
la falce
:
poco chiamer
un'anima,
soh
coi
placidi
nuova.
i
piccoli, possidenti,
piccoli
negozianti,
signori di
tutti.
Son uomini
gravi,
Stanno nelle
pnme
file,
Si
vedono
le file dei
dorsi arcuati
ma
larghi e
8o
CAPERNAUM
e
mondo
di religione. Ci
sono anche dei forestieri di passaggio, mercanti che vanno verso la Siria o tornano a Tiberiade. Son venuti per degnazione e per usanza, forse per ritrovare un avventore, e
guardano in viso
tutti,
quat-
perch la Sinagoga non che In fondo alla stanza una stanza bislunga, imbiancata, poco pi grande d'una
scuola,
d'un'osteria,
d'una cucina
come
pre
il
come
quelli
pi poveri
anche
;
mii
di
cenciosi,
disgraziati
;
hanno
figlioli
lontani
gli
le
sanno ancora guadagnarsi il pane; i vecchi aggobbiti che nessuno riconosce; i maliscenti senza forze; .quelli che
soffrono di malattie inguaribili;
dice pi
deboli
di
il
non
gli
f ahi ti,
respinti,
e ora
fame
i
no
quelli
che raccattano
e patiscono
l'estate,
via,
torsoh, le buccie; e
dormono ora
e'
i
il
freddo e
l'
pa-
radiso dei
le strade.
poveri,
che
un
frutto
gli
da cogliere lungo
sciagurati,
il
i
Anche
tignosi,
alla
loro,
questuanti,
bnnlibri.
delloni.
gi' infiacchiti,
quando arriva
le
sabato
vengono
storie
dei
gli
Non
son
S>
li
possono mandai
dello stesso
diritto
come
altri
figlioli
Padre e
CAPERNAURi
ria
j
*1
le
Qui non servono a loro un ajtro cibo, pi vile, pi cattivo, come succede nelle case dove il padrone mangia il meglio e il pitocco, sulla soglia, deve contenricctu e
sani
Qui
la
vivanda
non
per
ha.
Le parole
pei colui
di
Mos sono
il
stesse,
eternamente
le stesse,
che possiede
pi grasso armento e
quello
giorno di
per loro
che non ha neppure un quarto d'agnello il Pasqua Ma le parole dei Profeti son pi buone,
quelle di
i i
grandi ma Mos^ Pi cattive per La poveraglia del tondo aspetta, ogni sabato, che qualcuno legga un capitolo di Amos o
di
pi buone per
piccoh
d'Isaia
e
Perch
annunziavano
il
un mondo nuovo:
colui che
.
Ed
dal
apposta per
ed
ai
loro,
che s'era
Nuova
ai
Poveri
lui. Nessuno aveva Nessuno aveva mostrato di amarh tanto. Come quei vecchi Profeti che non eran pi tornati a consolarh, aveva per loro una parziaht che offendeva fortunati ma nempiva
parlato di loro
come
loro cuori
di
consolazione e speranza.
ftmto di
i
parlare
l
s'accorgevano
i
anziani,
borghesi,
padroni,
e
'signori,
tansei,
guadagnare, scotevan
si
la
malauguno, e
loro,
alzavano torcendo
dispettosi
di
la
fra
scan-
dalizzati, e
cauta disappro-
Ma
nessuno rideva.
li
mercanti
seguivano, impettiti,
ultimi
i
gi
i
pensando
Poveri,
i
al
>mani.
8
Rimanevano
ai Cnsidi
La \jp tanti,
Pa-
-"itorta
Sa
stori,
CAPERNAUM
i
Contadini,
gli
Ortolani,
gli
Fabbri,
Pescatori eppo
i
tutti
pezzenti in branco,
i
vecchi
senza salute,
lazzari
senza casa,
sciagurati
rognosi,
i
senza
compagnia,
chi,
bisognosi senza
i
un
soldo;
mon-
i rifiniti, nfiutati. Non potevano staccare gli occhi da Ges. Avrebbero voluto che seguitasse ancora a parlare che rivelasse il giorno del nuovo Regno perch potessero anche loro riaversi di tutta quella miseria e vedei coi propri occhi la Rivincita. Le parole del giovane avevan fatto raddoppiare i colpi dei loro cuori affaticati e
percossi.
Un
firmamenti
vendemmie, di banchetti, di riposi e d'abbondanze, nascevano da quelle parole nelle ricche anime dei poveri. Forse neppur loro avevano inteso appieno quel che il Maestro aveva voluto dire e il Regno da loro intravisto aveva ancora rassomiglianza col Paese di Cuccagna dei filistei. Ma nessuno l'amava come loro; nessuno l'amer mai
e di glorie, un'allucinazione di
come
i
gli
Anche
pesca-
poveri
meno
poveri,
lavoranti,
braccianti,
di
tori,
meno fame
pane, l'amavano
quando usciva
tavano nella strada per rivederlo; lo seguivano, timidi, trasognati. Quando entrava in casa d'un amico per mangiare eran quasi gelosi e qualcuno si metteva difaccia
all'uscio
finch
non
riaj)jiariva.
Allora,
fatti
pi arditi,
gh s'accostavano e andavano tutti insieme lungo la riva del Lago. Altri s'aggregavano via facendo e ora l'uno e
ora
l'altro
il
coraggio, sotto
il
Sinagoga, cresceva
lo
interrogavano.
Ges, soffer-
PRIMI
QUATTRO
Tra
scepoli.
l^go a volte le barelle partivano verso iJ largo; a volte le vedeva amvare colla vela enfiata dalla brezza e dalle barche scendevano gli uomini scalzi, camminando nell'acqua fino a mezza gamba, portando in due le ceste piene dell'umido argento de' pesci moiti, insieme rammesti, buoni e da
dei
;
Pescatori di Capernaiim trov Ges Era quasi ogni giorno sulla sponda
primi di-
Partivano, talvolta, a notte calata, quando c'era il lume di luna, e tornavano la mattina presto, che la luna era tramontata da poco e non era spuntato il sole. Ges, spesso, h aspettava sulla spiaggia ed era il primo a salutarli. Ma non sempre la pesca era andata bene: quando tornavano a mani vuote, stracchi e imbronciati, Ges li salutava con parole che facevan bene al cuore e i delusi, bench non avesser dormito, l'ascoltavano volentieri. Una mattina due barche tornavano verso Capernaum mentre Ges, sulla riva, parlava alla gente che gh s'era
fermata intorno.
preg
di scostarla
pescatori,
smontati, cominciarono a
una delle barche non esser premuto dalla calca. E ritto presso il timone ammaestrava coloro ch'eran rimasti sulla terra. E, fimto che ebbe di parlare, disse a Simone
rassettar le reti. Allora Ges, entrato in
un
Prendete
il
largo e calate le
reti.
84
Rispose Simone,
Maestro,
ci
PRIMI QUATTRO
di
figlio
siamo
affaticati
non
abbiam preso
niente,
neanche un pesciolino.
po'
Ma
pure,
Appena furono un
Andrea, suo
fratello,
lontani
dalla riva
Simone
quando la ritrassero su era tanto piena di pesce che quasi 31 rompevan le maghe. Allora due fratelli chiamarono compagni dell'altra barca perch venissero ad aiutarh e, calate ancora le reti, di nuovo le tiraron su colme.
i i
Simone, natura
d'
impeto,
si
butt
ai
ginocchi dell'ospite
gndando
Signore, scostati da
me
:
Ma
me
e credi nella
mia parola e
le
ti
fare
pescatore d'uomini.
Tornati alla nva, tirarono in terra
barche,
e,
ab-
bandonate le reti, i due fratelli lo seguirono. E pochi giorni dopo Gesi vide gh altri due fratelli, Giacomo e Giovanm, figli di Zebedeo, quelli ch'eran prima soci di Simone e d'Andrea, e li chiam, mentre stavano accomodando le reti strappate. E anche loro, preso commiato dai padre ch'era in barca coi garzoni, e lasciate a mezzo le reti rotte, lo seguirono. Ges non era pi solo. Quattro uomini, due coppie di fratelli che s'ali rateila vano pi pr tondamente nella tede coinune, eran pronti ad accompagnano dove gli tosse piaciuto di andare, a ripetere
le
come
padre e meglio che se fosse stato padre Quattro poveri pescatori, quattro semphci uomini dei lao, uoimni che non sapevano leggere e a malapena sapevan parlare quattro umili nomini che nessuno aveva saputo distinguere
PRIMI QUATFRO
85
lui un avevan avevan messo
teira
volte
Per
lui
in
acqua
e le vec-
mighaia
di
pesci,
il
padre,
la
famigha,
e la casa;
avevan tutto per seguire quest'uomo che non prometteva denari n terre, e parlava solamente d'amore,
lasciato di povert e di perfezione.
se il loro spirito rimarr sempre troppo basso a paragon del Maestro, e talvolta dubiteranno e pencoleranno, e non intenderanno le sue verit e le sue
Anche
e rozzo
donato per
Chi
vivi,
la
quanti
?
il
siam
Se un
d' imitare
Mercante
lascia
banco
Ubri
abbandona
tuoi fogli e le
gli
menarnesi
zogne,
reti
per
gli
che
ti
interrompi
ti
:
a met
solco e lascia
il
vomere tra
piotte eh' io
prometto una messe pi meravigliosa; e al Macchinista ferma la tua macchina e vieni con me che lo spirito da pi del metallo; e al Ricco: regala ogni tuo bene che
acquisterai con
me un
tesoro innumerabile
se
un Prolo
segui-
scatori ? Ma Ges non ha fatto cenno ai mercanti che stanno trafiBcando sulle piazze e nei fondaci, n agli os-
servanti che
ri
biascicano
i
samio
citai e
a memoria
86
dirli
PRIMI ^lUATTRO
alle bestie,
si
n tanto mecurano
d'al-
no
tri
ai
regni perch
loro regno
Non
nella
per caso
Il
Ges
sceglie
suoi
Pescatori.
pura sohtudine dell'acqua, l'uomo che sa aspettare. l'uomo paziente, che non ha fretta,
capacci,
eguali.
che cala la sua rete e si raffida in Dio. L'acqua ha i suoi il lago le sue fantasie; i giorni non sono mai
Non
sa,
fuoco per
il
suo
mani
si
manda
l'abbondanza e
pen.^^ando al
la caresria;
vena Non
fruito della sua pesca con un po' di pane e di vino. lava le sue mani nell'acqua puro d'anima e di corpo e il suo spirito nella sohtudine. Di questi Pescatori, che sarebbero morti nell'oscurit
;
di
vicini,
si
fosse
e pregano. Un grandissimo creatore da un popolo sonnacchioso trae gli svegliatori, da un popolo ammollito i guerrieri, da un popolo tempi s'alzano maestri. In tutti fuochi se ignorante
rammentano
;
grandi
c' la
mano che
i
trova subito
Eroi,
suoi
suoi
Marescialli.
i
Ges trov
fra
suoi
Apostoli
LA
MONTAGNA
Il
il
gli
sufficiente.
di
mumti
anime.
pegno che potremo inalzarci sopra noi stessi ed essere pi che uomim. La promessa di questa possibilit suprema, di questa speranza: della nostra ascensione sopra
la bestia.
mondo
superiore,
ci
che abbiamo
di
di pi alto prezzo, la
capo
lo
porteremmo dinanzi
digi meccanici di cui
ai
pro-
hanno
e
son
tenali
ma
il
matena
gli
al
olriremo
di tutti
popoli.
Ma
il
Discorso sarebbe
diamante unico, rifulgente nel suo limpido splendore di pretta luce m mezzo alla colorata miseria
degli
sempre
smeraldi e degli
se
gli
zatfin.
uomini tossero chiamati dinanzi a un tribunale sovrumano, e si dovesse render conto ai giudici di
tutti
gii
errori
inespiabiii
delle 'nramie
vecchie
ogni
8S
LA MONTAGNA
strae:! che durano da millenni sangue uscito dalle vene dei nostri fratelli
di
tutto
il
e di tutte le
lagnme cadute
dagli occhi
dei
figlioli
degli
uomini e della nostra pietiezza di cuore e della nostra perfidia, che soltanto la nostra imbecillit arnva forse
a pareggiare, non porteremo dinanzi a questo tribunale
It
ragiom dei
filosofi,
filate
le
Non
risardi ses-
ma
di
breve
momento
della lettura,
un brivido
di rico-
di rimorso,
un bisogno
confuso
ma
pungente
di fare
non siano soltanto parole, perch quel discorso non sia soltanto suono e segno ma speranza imminente, vita viva vivi, venta presente, verit per sempre e per in tutti tutri, chi l'ha letto una volta sola e non ha provato tutto questo, non c' nessuno pi di lui che menti il nostro amore perch tutto l'amore degli uomini non potr mai ripagarlo di quel che ha perduto. La Montagna sulla quale sedeva Gesii il giorno del
i
men
i
alta
di
aveva
fatto
vedere
la
regni
della terra.
Di lass non
si
scorgeva che
della sera e
campagna adagiata sotto il sole affettuoso da una parte l'ovale verdargento del lago a
lungo crinale
del
dall'altra
il
fece
gli
sguatteri di Baal
Ma da
LA MONTAGNA
soltanto
)*
89
chiam montagna, e lorse tu un (X)e[giolino. una balza appena nJevata da terra, da quel moiite cb non meritava neanche u acme d) monte, Ges fece vedere il Ree:nc che non ha hne e coritne e scnsse nella carne dei cuon non su tavole
Iperbole
dei
memorialisti
di pietra
de)
a
il
piedi di colui
!
il
annunzia e predica
lta
pace
Isaia
gii
non
mai
cosi pro-
come
nel
momento
in cui
sgorgarono dail'amma
queste parole.
mezzo ai primi ApoGes sedeva sopra un'altura, accerctuato da centinaia d'occhi che guardavano i SUOI occhi, e qualcuno gli chiese a chi sarebbe toccato questo Regno dei Cieli di cui tanto spesso parlava. Ges nspose colle Nove Beatitudim, che sono come
stoli
il
penstiho
fulgido di
bilgore
di tutto
U Discorso.
il
sempre
Amputate, mutilate, contaminate, deformate, avdistorte. Eppure compendiano la pnma giornata quella testante, dell' insegnamento di Ges. Bea a poveri in spinto perche di questi U Regno
frautese
vili te,
1
dei
Cieli
Luca lasa
le
parole in spinto
e intese
poven
e
molti
qualcuno, moderno
beoti.
maligno.
semplici, gb
gli
sciocchi,
da sce-
spiantati e
g'
imbecilli.
altn.
Ges non pensava, quel momento, n agli uni n agli Ges non voleva bene ai ncchi e detestava con tutta l'amma ingordigia della ricchezza, inciampo massimo a) vero amcchimento dell'anima Ges voleva bene ai poveri e teneva vicini perch hanno pi bisogno d'esser nscaidat e panava a ioio peich hanno maggior adcessit
I
li
90
LA MONTAGNA
ma
esser
poveri
per
mento del Regno. Ges non ha mai dato segno d'ammirare l' intelligenza eh' soltanto intelligenza d'astratti e memoria di
frasi
;
puri
sistematia
i
metafisici,
libri
sofisti,
frugatro-
mans:iatori di
occtu.
non avrebbero
la
vato grazia
d' intendere
ai
i
suoi
Ma
V intelligenza,
il
potenza
simboli
segni
dell'avvenire e
senso dei
r intelligenza illuminante e profetica, impadromera un dono anche ai suoi mento amoroso della venta si rammaric che tanta poca ne mopi volte occhi e
strassero
suoi uditon e
lui,
suoi
discepoU.
L
l'
intelligenza
supiema. per
sola
intelligenza
non basta, che tutta l'anima va cambiata per otteperch la felicit non sogno assurdo nere la felicit possibile e a portata di mano eternamente ma ma ' aiutarci in questa totale tramuintelligenza deve che tazione. Non poteva dunque chiamare alla friuzione del
e gli scimumti.
quelli
In
bene eh' morale in cui giacciono i poveri che conoscono d'esser davvero pi. Solamente pover soffrono della loro povert e, perch ne soffrono, si sforzano d'uscirne. Diversi, e quanto, dai falsi ricclii, dcLgli orgogliosi che si credon ricchi di spinto, cio comp uti e imperfetubili, in regola con tutti, in grazia d'Iddio e defili uomini, e non sentono la bramosa di salire perch
propria,
della
dell'
i
indigenza
LA MONTAGNA
Quelli,
QI
poveri
e
sof-
dunque, che
acqiiistare
si
confesseranno
vera
friranno
per
quella
ncchezza cb' la
santo e di loro
come Dio
sar
il
il
Regno
miti
La
terra
colle
promessa non il campo di zolle n le mona'Chie atra fabbricate. Nel linguaggio messiamco editare la terra significa partecipare al nuovo Regno. Il soldato che combatte per la terra terrestre ha bisogno d'esser teroce. Ma colui che combatte, in s stesso, per la coqqmsta della nuova terra e del nuovo cieio, non deve aobandonarsi alla rabbia, consigliatnce di male n alla crudelt, negazione dell'amore. I mansueti '5on quejh cha sopportano la vicinanza dei cattivi e la propna, spesso pi ingrata; che non si nvoitano ai cattivi mp li vincono colla dolcezza; e non imbestiano alle prime contranet ma vincono l' int^emc avversario con quella placida ostinazione che manifesta pi forza d'animo dei furori sterili
qui
e subitanei.
Sou
simili
mano
d posto a tutti, ma lentamente sale, s lenziosamente invade a pacatamente consuma, colla pazienza degli anni
i
pi robust' macigni.
Gli
afflitti,
hanno
schifo di s e
piet del
mondo,
non vivono
infehcit propria
sforzi
faUiti,
sugli
perch
uodi
mim
gli
occhi
degli
sulla
lontananza
volte promesso,
;
eppure sempre
scere
gli
pili
invece
di
accre-
colle
sul
vendette,
piangono
sul
male
fare
potuto
hanno tatto, quelli che non si disperano per aver perduto un tesoro visibile ma sp)asimano dietro quelli
quelli
invisibili,
la
Beati
quelli
che hanno lame e sete della giustizia . La giustizia che intende Ges
1'
ubbidienza
alle
leggi
il
del
profeti,
l'uomo
che
vive secondo
volont
d'Iddio,
cio
dell'archetipo
la
supremo d'orai
dagli
scribi;
ptriezione.
Non secondo
Legge
scritta
Q5
secondo
la Lee:ge
ma
Ama
tutti
gli
Quelli che patiscono una congiustizia questa saranno sfamati e disdi vogha tinua setati nei Regno Se anche non riusciranno ad esser in tutto perfetti molto sar condonato per quello che pati-
rono
la
vigilia.
1
Beati
misericordiosi
dia
soccorso.
La
ma
ri-
valida
sempre
bene.
saranno
Cnsto in
tutti
me
stessi; soltanto se
perdoneremo
il
male
che
gli
altri
ci
facciamo a noi
<
Beati
di
puri
di
Son
mondi
la perfezione,
male che da
di
ogni parte
ci
bracca. Chi
ha
il
cuore zeppato
di
voglie
matte,
di
ambizioru terrestri, e
la
tutte
le libidini
che
stravolgono
verminaia che
si
torce
sulla
terra,
non
gli
felice.
tgli
pacifici
d'Id-
mansueti deJla seconda Beatinon sono tudine. Questi non nspondevano al maJe col maie i paafa son qnelh che portano il bene dov' ^ il maje che
I
pacifia
fermano
le
paci
dove inhenscon
le gueire.
Quando Ges
94
deva
la
guerra
aJ
Male, a Satana, al
al
oftesa,
mischia;
citci
i
intendeva insomma
la
pa;
muovon guena
guerra
placatori,
guerra
l'amore di s
gh umih
s,
il
e la
l'odio di
per tutte
fici
odiano.
paciia
quest'amore scalzano
i
Iratelli
piccole
parole n di
tra popolo
mano,
tra
I
uomo
e popolo.
Pacifici
casta,
la terra e
saranno
chiamati
con giustizia
i i
legittimi
d'Iddio, ed entre-
ranno
fra
pnmi
il
nel suo
Regno.
Beati
perseguitati per
amore
.
della
giustizia perch
di questi
Regno
il
de' Cieh
Io vi
mando
a fondare
Regno
di
quella paterna
bont che
i
si
chiama Dio
vi
i
mando dunque
livreati della
si
a combattere
i
sostegni
dell'ingiustizia,
materia,
proseliti
dell'Av-
difenderanno;
delia
per difendersi
l'arnma,
delia
libert e forse
vita.
Ma
se
fa
soffrire,
la
Regno che
e.
che
I
VI
spettava, fondato.
mentendo, diranno
OtJELLI
di voi Ogni
CHE PIANGONO
$5
la
di
voi
hanno perseguitato
politico. Vi
profeti
La persecuzione
special-
fisico,
piano giuridico e
e la
pura luce del sole potranno togUere il pane divina libert e vorranno spezzarvi l'ossa Ma non
la
si
baster
nia
persecuzione. Aspettatevi
l'insulto e la
calun-
Non
contenteranno di condannarvi
perch volete
sdraiati
a nesil
cambiare
gli
uomini
bestie
in
santi
costoro
non vogliono
non
si
contenteranno
di straziarvi
l'amma
vi
accuseranno d'ogni
e
lapideranno con
corvi
vi
vi
vituperi
gli
contumelie;
giureranno
di
maiali
asini
accuseranno
mangiar
lussuria,
carogne,
montoni
scacceranno
come
puzzolenti,
ladri
vi
Ma
voi
dovrete
la
insulto
dei cattivi
pegno della vostra purezza. questa, come dir San Francesco, la Perfetta Letizia, a Sopra tutte le grazie le quali Cristo concede agli amici suoi si di vinimpuri
il
cere
medesimo
volentieri
sostenere pene,
ingiurie,
obbrobri e disagi imperocch tutti gh altri doni di Dio noi non ce ne possiamo gloriare perocch non sono nostri
ma
di
Dio,
ma
siamo gloriare perocch questo nostro . Tutti i Profti che parlarono sulla terra furono insultati dagli uomini lo
;
si
riconoscono
e coperti di
quando, impillaccherati di fango vergogna, passano fra gli uomini, lieti in viso,
i
Profeti
il
cuore.
Non
basta
il
95
Anche
ridurlo
se l'ostinato
ai
labbri di quelli che devon parla". importuno sar ucciso non [x^tranno
udr
in tutte le lingue e
per
secoli.
Con questa promessa finiscono le Beatitudini. I cittadini del Regno son trovati e contrassegnati. Ognuno ix>tr riconoscerli. I riluttanti sono avvertiti l
;
pencolanti confortati.
I
l
ricclii,
superbi,
soddisfatti,
violenti, gl'ingiusti,
non hanno fame di peifezione. queih che perseguitano e oltraggiano, non potranno entrare nel Regno dei Cieli Non potranno entrarci finch non siano anche loro vinti e mutati, diguerreggiatori, quelU che ndouo, quelli che
venuti
il
beati secondo
e
il
mondo
beatitudine degli
chie umane;
mondo
spregia e
detesta.
le
gerar-
e nessun'altra
dossale
come
sua
IL
CAPOVCLGITORE
I Gimnosofist
e la setta poltronesca
dei Saturnini
fatte e
le
fatte
si
viso
chiama o sembra Paradosso. Per non durar tatica a distinguere i Paradossi sacn da quelli che sono fatui divertimenti de' cervelli balzani o malsam, se la sbrigano sentenziando che Paradossi non son altro che Rovesciamenti dunque falsit e, questo di venta antiche e nconosciute l'aggiungono per mozzar l'ah alla vanit, di facilissima Invenzione. Perch a loro sembra pi diffiale, si direbbe, camminare nella strada gi spianata e nsillabare ngo per rigo quel che fu scritto, pr ma che nascessero, da uomini che non avevan certo la medesima lor vigbacca abitudine.
1
:
Nuovo
volessero compiacersi di
sopportabih
Memona
le
sulle quali
si
vive
o,
meglio,
agomzza
moderno qua^
tutte,
Rovesciamenti
la
vi
cio
Paradossi.
gii
Quando Rousseau
dice che
resi
ma
che
societ
l'ha
cattivi
;
dogma
ricevuto
quando il teonsta del Progresso afterma che dai Peggio viene Meglio e quello
del
peccato onginale
'^tona Ut Cnio.
gS
dell'Evoluzione che
e
il
XL
CAPOVOLGITORE
Complesso scaturisce dal Semplice
J
il
Monista che tutte le Diversit non sono che manifestazom dell'Unico, e il Marxista che l'Economico genera
lo
Spintuale; quando moderni Filosofi Matematici atermarono che l'uomo non era, come sempre s'era creduto} centro dell'universo ma una minuscola specie animale
i
nell' infinito
quando
Pretestanti gridarono:
e
i
Il
ma
il
soltanto la Scrittura;
Rivoluzionari
Francia:
cosa fecero
e
Il
Ma
il
pi grande
il
comuni ? supremo
paura.
e
gio-
Paradossista,
Capovolgitore
sta qui.
senza
La sua grandezza
vent.
Il
tardi, verso
S'
suo Evangelo.
gli
uomini, confitti
del
nell'er-
massime
Monte.
Rueggete
vuole che
sia sia
il
le
parole
del
ogni
Ges
Primo, che
Basso sia riconosciuto come Aito, che l'Ultimo lo Scartato sia Pretento, che lo Spregiato
e
Venerato
rata
Egli
alla
come Errore
e la Vita
comune Corruzione
e Morte.
ha detto al Passato, assiderato nella sua agonia; Natura, troppo di buon grado ubbidita, all'Opinione
il
universale e volgare,
pi reciso
NO
che
la storia
del
mondo
registri.
di
magdominare
si
si
altri
popoli col
David
il
il
pi disprezzato
pi gastigato da
Dio
IL
CAPOVOLGITORE
pi peccatore certo d'esser
rivincita della
di
il
99
solo
crede
il
pi amata;
il
a saivarsi.
Ma
codesta assurda
coscienza
una revisione
va^on
che
e rispetta.
La certezza
prima
di
Ges
Buddha.
Tutti.
Anche
va
Ges si appiglia a un'altra speranza tanto pi sublime quanto appare pi assurda Gh uomini sono infehci perch non hanno saputo trovare la vera vita
;
il
contrafe-
festa della
Fin qui hanno seguito la natura, si son fatti guidare hanno accettato, e solo a parole una legge provvisoria e insufficiente hanno adorato gh dei bugiardi; hanno creduto di trovare la f eh cita nel vino, nella
dai loro istinti; carne,
nell'oro,
nei
comando,
nella
crudelt,
nell'aite,
nella sapienza e
male
non hanno fatto che incipngnire il loro Vuol dire che la strada sbagliata; che si deve
rinunziare a quel che sembr bene e
tornare indietro;
si
vincere
gli
ammah
invece
di
di
contentarU;
rifare
natura invece
giustificarla;
Se finora non
tutta.
s'
ottenuto
quel
cercava non
ao mutare l'anima
la
La nostra
infehcit
permanente
prova che
l'espe-
100
IL
CAPOVOLGTTORB
;
rienza del vecchio mondo fallita che la natura nemica; che il passato ha torto; che il viver da bestie e secondo g' istinti elementari delle bestie, appena imbellettati e verniciati di
rire nella
umanit,
lo stesso
che impor-
Quelli che
finita
miseria
hanno denunziato, dolenti o imdenti, l' indell'uomo hanno visto bene. 1 pessimisti
hanno ragione Gb accusatori della nostra furtantena, gh spregiatori della nostra impotenza, i dileggiatori della
nostra ignobilt,
come contutarh
lomnon ha soltanto uno stomaco e due mani ma un'anima e un cuore, chi ha sortito l'amma di tempra pi sottile epper incessabilmente tenta, non pu fare a meno di aver ribrezzo per gh uomim. In quelh di natura pi anda codesto ribrezzo si muta in repugnanza e odio; negli altri, di natura pM generosa e pi ncca, in piet ed amore. Quando Giacomo Leopardi dopo aver perduto, torse per colpa degli imp)ertetti cristiani che aveva intorno, l'amor del Cnsto della sua fanciullezza, si consumava nella disperazion ragionante e concludeva amaro e noia la vita altro mai nulla chi avr l'ammo di gridargli Sta ritto, sciagurato Se non senti che amaro dipende dall'assenzio che nmastichi in bocca e se t'annoi la colpa tua che hai cautenzzato colla pietra infernale del raziocinio sentimenti che avrebbero fatta heta o almen
volticarsi contento nel
terra,
chi
sopjxjrtabile
la
tua
vita.
No Leopardi non ha sbagliato Quando uno vede gli uomini come sono e non ha speranza di salvarU, cio di cambiarli e come vivon loro non pu vivere perch troppo
;
diverso,
all'
non
riesce
ad amarli perch
elei u,
li
crede dannati
1
lufcliat e
malvagit
e per lui
bruti
sa-
IL
CAPOVOLGITORE
i
lOI
vigliacchi
nel
sempre pi ravvoltolati
che consigliare
al
?
morte
Il
Sono gli uomini immutabili, uno solo non trastormabili, non migborabih ? Pu invece l'uomo trasumanare, santificarsi, indiarsi ? Tutto il nostro destino in questa domanda. Anche tra gli uomini al disopra degb uomini i pi non hanno avuto piena consapevolezza del dilemma. Molti hanno creduto e credono che della vita si posson cambiar le forme ma non il fondo e che all'uomo tutto sar dato fuorch cambiare la natura del suo spirito. L'uomo potr diventare pi padrone del mondo, pi ricco, pi dotto ma la sua struttura morale non potr mutare; i suoi sentimenti, i suoi istinti primi rimarranno sempre gh stessi, quali
problema
:
nei
costruttori
nei
ne'
barbari
delle
prime orde,
quaJ'
ma pnma
di
la
feli-
ma
gli
terribile
impresa
di
preparare la
scelta.
fe-
loro fratelli.
v' ,
Non
rire
per
la
Mo-
o Salvare.
il
passato orribile,
il
presente schifoso.
il
Diamo
domani sia migliore, perch 11 futuro sia felice. Se fin qui abbiamo sbagliato e la prova irrefutabile che stiamo male lavonamo pei la
e
d'
mare
intendere perch
il
102
nascita di
CAPOVOLGITORE
e
un uomo nuovo
la felicit
non sar mai data agli uomini luce questa. O oppure, e questo crede fermamente Ges, se la felicit pu essere nostro comune ed eterno possesso non la potremo raggiungere che a questo prezzo. Cambiare strada,
trastormare l'amma, creare valori nuovi, negare
chi,
gli
anti-
dire
i]
NO
della
Santit
ci
ai
volontario annullamento.
l'ateismo
rigoroso e perfetto
silli
scettici
d'oggi
non quello ipocrite e monco dei puo la tede operante nel Cnsto che
STATO DETTO
La
forti
storia
dell'uomo
i
numero.
a
la
la storia d'un insegnamento. meno, torti di spinto, e i pi, stona d'una educazione sempre
;
fallita
sempre ricominciata
difficoltosa,
ogni
pnmi
nazioni
Proleti,
Pastori
di
delle
nascenti
principianti,
i
Re
fondatori
hanno
lupi,
la
domatura
Colla pa-
parlata
i
scolpita
selvatici,
domesticarono
infrenarono
i
uomini
feroci,
dirozzarono
strarono
g'
barbari,
i
ammaepiega-
intanti
i
canuti,
addolcirono
g'
rono
violenti,
il
vendicaton,
della parola o
Dracom, proDei
dell'alto
ri-
mettitori
cielo
minacciatori,
nome
degli
o degli Dei di
protessero
sotterra,
bocche denpellegnni,
le
indifesi,
le
vittime,
si
Manava Dharmasastraenel
nel
PenEsiodo
gros-
tateuco,
dizioni
di
neil'
v e
s t a.
nelle trad'
Solone e
Savi,
de' Sette
Numa un pnmo
di
nelle
sentenze
sforzo,
imperfetto,
104
* STATO DETTO
marame
dell'anl-
malit un abbozzo, un principio, un simulacro d'umanit. Questa Legge si riduce va a pochi divieti elementari :
non rubare, non uccidere, non spergiurare, non fornicare, non soverchiare il debole, non straziare pi del bisogno lo straniero e lo schiavo. Sono le virt sociali strettamente necessarie per una convivenza utile a tutti. U legislatoie si contenta di scemare il numero delle scelleratezze pi il suo comimi. Si appaga d'un minimo d' inibizioni
:
ideale
di
la
Ma
cetto
il
sovranit
dell' istinto
Ogni prela
norma
pratica
pnmi po-
non che un
tra
insufficiente
eterno e trionfante.
il
mezze misure
divino.
Gli
fsid,
un insieme costume e la
la
na-
modello
carnali,
uomini
degli
antichi
tempi,
gli
tiomini
strutti,
man-
giatori
carne cruda,
sbranatori
di
t
s vergi natori
di
vergini,
ruba tori
d'armenti,
nemici,
degni
d'esser chiamati
;
i
ucasori d'uomir
giierneri di
i
piedi
l'ammazzato antagonista, si ristoravano addentando grassi lombi di manzi e di castrati e vuotando immani tazze di vino; gli uomini mal domati, male aggiogati alla Legge, quali b vediamo nel Mahabharata e nell'Iliade, nel Poema d'Izdubar e nt^ Libro delle Guerre di Jahv, sarebbero
stati,
senza
il
Dei. ancor pi
si
feroci
per un occhio
STATO DETTO
IO5
ctiiedeva soltanto
occhio per occhio e vita per vita, era una segnalata vit-
bench sembri a dopo Ges, spaventevole. Ma la Legge era pi spesso disubbidita che osservata; i forti la sopportavano contro voglia; 1 potenti, cattivi la vioche dovevan proteggeiia, la sfuggivano; lavano ap)ertamente 1 deboh la frodavano. E anche se fosse stata ubbidita tutta, e da tutti, e ogni giorno, non bastava a vincere il male ribollente e perpetuamente naffioraute, tenuto a momenti indietro ma non soppresso, reso pi difficile ma non impossibile, condannato ma non aboUto. Era una riduzione della ferimt nari va. non
toria della generosit e della giustizia
noi,
1 ;
l'csrirpazione totale.
tanti,
gli
uomim, impastoiati ma
vista di tutti
rilut-
cevano un po'
liberi
bene
alla
per esser pi
di fare
il
dei
lo
precetti
questo punto cran arrivati quando Gcr parlava Montagna. Egli sapeva che l'antica Legge era consunta, di nervata, affogata nelle paludi morte del formalismo. L'opera millenaria dell'educazione del genere umano andava ricominciata da capo. Bisognava scansulla
nnhammarla
col
fuoco dell'entu-
destinazione ini-
sempre
la
E
e
Legge disseccata
compierla non c'era di meglio che portarla all'estremo, esasperarla fino al paradosso e io-
consumata
Ma
p>er
fine creare
rasse
una Legge nuova che sostituisse l'antica e opeun vero e propno capovolgimento dell'umana natura.
lOO
fi
STATO DETTO
Evangeli sembra negare che questo supremo proposito di Ges. Non crediate eh' io sia venuto ad abolir la legge o i profeti io non sono venuto per abolire ma per completare . Ma neUo stesso
passo degli
fosse
il
;
Un
tien
dietro
un pensiero che
dice.
la limita e, almeno in parte, la contradQuesto pensiero non stato compreso, forse, nel senso proprio perch tutti son dominati dall' idea che la
Ges non che la continuazione Mos. Finch non scompaiano cielo e terra non scomparir dalla legge neppure un iota o un apice prima d'aver avuto la sua piena effettuazione . Cio non avverr mai (come non pu avvenire che il deio e la terra scompaiano) che spansca la pi piccola parte della legge tino a tanto che ogni cosa non abbia avuto
legge
di
della
Legge
di
la
sua effettuazione
dir altro
di
alla
Ges
cio
non vuoi
quel tanto
che questo:
non sar
di
effettuata,
ab t Udine universale e preiminare, i comandamenti antichi saranno pienamente in vigore. Sono un minimo e perci il primo gradino necessano per salire alla Legge nuova. Ma quando tutto sar effettuato, e sar sangue del vostro sangue e la la Legge antica Legge nuova sar annunciata, allora non avrete pi bisogno deiJe vecchie e difettose legislazioni, e una Legge
vita,
si
lascer addietro
uel
l'ai tra
e in
parte
Coi
la
negher,
sar
messa
della
suo
posto.
Fansei, nel
moto
a
cora pi esplicito:
La Legge
Proleti
d'
han
durato tino
auQuuziaia
la
Giovanni;
del
da quel tempo
buoaa novella
Keguo
iddio
STATO DITTO
IO7
s'apre,
Ognuno
dunque,
la
v'
entra
Legge
chiarata insufficiente.
Egli comincia, a ogni esempio, colle parole
detto....
.
stato
nel
:
subito, al vecchio
comando che
ta
purifica
il
seguire
nuovo
Ma
io
vi
dico..
ma una nuova giornata dell'educazione umana comincia. Non colpa di Ges se ancora branCon questi
cohamo
MA
IO VI DICO
Fu
ma
o v\
:
dico:
suo fratello
raca
sar sottoposto
al
Sinedrio; e chi
avr detto:
.
al
Ges va
ca-
aD 'estremo
;
possibilit
d'uccidere
pace d'uccidere un
cepisce
sia
un uomo
di fenrlo
Non
con-
nemmeno
di
Un
un
v'
attimo solo
rabbia,
una
:
sola parola di
vituperio
esagerazione.
Perch non
grandezza dove non pa-ssione, do esagerazione. Ges ha la sua logica e non sbaglia. L'omicidio non che l'ul
timo portato d'un sentimento. Dall' ira si passa alle male parole, dalle male parole ai mali fatti, dalle percosse alTassassimo Non basta, dunque, vietare
materiale ed estemo. Questo non che
tivo di un processo interiore che
rio.
1*
momento
risolu-
il
male
prima rdica
dal
il
primo seme.
quello
la
Achille,
Pehde.
stesso
Achille
che
al
s'adir
perch
gli
portaron via
concubina e dinanzi
nemico
per-
di farlo diventare
cannibale
MA
ch^ possa mettere
l
IO VT
meo
100
madre
Ob
1
dai
{Medi
d'argento,
diceva
rada, e
sdeu:no
sdegni
che
sgoccioli in bocca
iuma
la
Achille,
dopo
la strage dei
compagni, dopo
morte
dell'amico
pi caro,
e
scopre
monta
smorza.
e sopraffa
Lo
lasaa
lo
neppure una fiumana di sangue la ma non si converte. E sdegno contro il Re degli uomini soltanto per
sa.
l'
irascibile eroe,
sfogare sopra
il
vendetta.
L' ira
favilla.
come il fuoco: non si pu spegnere che quando Dopo tardi. Con profonda ragione Gesii con-
dann la prima ingiuria alla stessa pena dell'assassimo. Quando tutti sapranno mozzare sul principio ogni risentimento e ringoiare le imprecazioni, non sorgeranno pi risse di parole o di mani fra gli uomini e l'omiadio non sar che una tetra memona della nostra antica bel vita. Voi avete udito che tu detto Non commettere adilterio. Ma io vi dico che chiunque guai da una donna con desiderio ha gi commesso adulteno con lei
:
nel
proprio cuore
Gesti
non
si
al
fatto materiale di
CUI
si
invisibile.
L'albero
si
ma
il
seme
si
giudica dall'albero.
D male che tutti vedono visto troppo tardi. punto della sua naaturazione non pi evitabile
cato la pustola che scoppia ad un tratto
A
II
quel
pec-
ma
che qoq
no
sarebbe apparsa se
dagli
ti
MA
IO VI DICO
umori maligni.
donna d'un
il
altro
uomo
si
desiderano,
tradimento
carne della
lui
donna
ma
l'anima:
il
ha
ormai perso
pi e
meno pu
l'essenziale.
essere
insopportabilmente doloroso
ma non
Una
donna sforzata e stuprata, senza il suo consenso, da un estraneo non amato, non adultera. Quel che conta r intenzione, il sentimento Chi vuol mantenersi puro deve astenersi anche dalla sempUce concupiscenza passante e muta. Perch lo sguardo dei desiderio, se non represso,
vien reiterato;
al
e dagli sguardi
si
bacio, e l'amore,
come
primo filo potr salvarsi dalla vasta rete perversa che da uno sguardo nasce e, dopo neanche la morte la smagha E Ges consiglia addirittura di cavar l'occhio e buttarlo via. se il male vien dall'occhio, e di troncai la mano e gettarla, se il male
tradimento
:
sol
chi
tagha
il
vien dalla
e anche
i
mano
torti
;
pusillammi
Eppure
si
pi
vigliacchi,
e
la
logica
dell'assoluto.
la
cancrena minaccia,
gambe
il
e se
i)
un tumore s'aggruma
ventre pur di salvarsi.
apnre
*
Ma
di
SI
tratta
-1'
salvare
>'
cor^x;
ma, senza la quale a)rpo non carne oqm sacnticic (>. mostriuiso. Avete anche udito che tu detto
speigiurare.
antichi
*.
Non
;
Ma
io
vi
dico; Non
giurare allatto
MA
n per
il
IO Vi DICO
m
n per
la terra,
ielo.
perch
il
trono d'Iddo;
piedi
;
peich
n pei GenisaJenime,
giurar neppure per
il
perch
capeUi
no, no;
la citt del
gran Re.
Non
il
tuo capo, perch non puoi tare neanche uno solo de' tuoi bianco o nero;
il
ma
sia
vostro
.
parlare: S,
si
Chi giura
Il
il
falso tradisce.
;
pnmo
crede che
l'altro
un impostore
degh
altri
quando
non possiamo camhiare neanche l'apparenza delia minima parte del nostro corpo, una stda assurda, una bestemmia, Chi dice il vero sempre, non per paura di malefizi ma per naturale volont dell'amma, non ha bisogno di ricorrere a giuramenti. I quah sono quasi sempre impugnabili e malfidi e non servono neanche a dar la sicurezza perfetta a chi mostra di contentarsene. Perch assai pi sono stati, nella stona del mondo, giuramenti rotti che i mantenuti e colui che giura con pi parole
i
Fu
Onora
:
il
padre
la
madre.
di
Ma io
non
dico: degno di me
vi
Chi
.
ama
a
Anzi
me
non
tra-
e
i
la
tglioh e
anche
la
mio discepo o . Anche qui 'antico precetto che lega gli uomim nuovi agh uomim vecchi colla pastoia delia riverenza crudelmente capovoto.
esser
filiale
ma
lo
rimette ai
gli
antichi.
Iia
MA
IO VI
DICO
pi puro, per
vecchio.
il
n modo massimo
paterno.
il
dell'amore,
il
Itii
l'amor
;
Il
padre
nel
ama
il
nel
il
figliolo
l'avvenire, la novit
il
figliolo
ama
ai
padre
passato,
Ma Ges
vecchio
;
parenti,
rinchiudersi
nella
tradizione
famiglia, un inciampo per la rinnovazione del mondo. L'amore per tutti gli uomini qualcosa pi dell'amore per quelh che ci hanno dato la vita; la salvazione di tutti gb uomini infinitamente da prefenrsi al servizio
della famigUa, latta di
pochi
Per avere
pi
il
pi bisogna
soltanto
abbandonare
i
il
meno Sarebbe
comodo amar
come scusa
Ma
chiim-
que ha mia un' impresa grande che vuol tutto l'uomo e tutti nuti delle sue ore fino all'ultima, chiunque vuol servire l'universo con spirito universale, deve abbandonare e, se
i
afietti
comum
figlio.
Chi
vuol
esser
mt
fisica,
non pu
i
Lascia che
morti seppelliscano
Nella
dottorali,
morti
Legge vecchia,
corpo
Precetti
pi che mai
precetti
ncUe tradizioni
per
la
v'erano centinaia di
punhcaFarisei
il
zione
del
minuti,
fastidiosi, complicati,
e senza vero
fondamento terreno o
quelle tradizioni
celeste.
Ma
nell'osservanza di
facevan consistere
fatica
Perch
si
dura meno
lavare
un bicchiere che l'anima propna. Per le cose morte basta un po' d'acqua e un asciugatoio; per quest'altra a vuol pianto d'amore e fuoco di volont.
Non
v'
nulla tuon
lui
possa contaminarlo;
fi
ma
questo
Non
capite
voi
che tutto
MA
IO VI DICO
113
lo
pu contaventre e
minare, perch
se ne
gli
ma
nel
va nella latrina ?... Quel che esce dall'uomo quello contamina l'uomo; poich dal di dentro, cio dal cuore
degli uomini,
escono cattivi
cupidigie,
omicidi,
vidia,
Il
adulteri,
malizie,
.
frode,
lascivia,
in-
bagno con acqua di pozzo o di fonte, il bagno cornon dispensa dal tanto pi necessario lavacro intemo, e vai meglio mangiare colle mani sudicie di sudore che respingere il fratello afiamato con mani
porale e rituale,
La merda
pingua
che
gli
orti e
campi.
Ma
ci
vestiti si-
sciacquate e risciacquate.
destri
l'aria,
sotterra
ma
ammorba
si
imbratta anche
innocenti.
Da
questi uomini
escrementizi
dodici
dobbiamo
:
star
lontani anche se
lavano
volte al giorno
il
le insaponature della
f>elle
non
bastano se vuotator di
cuore
manda
se
in
su pensieri
pestiferi.
non pensa al male, senza confronto pi pulito del ricco che, mentre sguazza nell'acqua odorosa della sua tinozza di marmo, medita qualche nuova fornicazione o soverchieria.
latrine,
lo
Storia di Cristo.
NON
RESISTERE
Ma Ges non
dei suoi
ancora arrivato
al
pi stupefacente
rovesciamenti.
:
Occhio per occhio e Voi avete udito che fu detto dico: Non fate resistenza dente per dente. Ma io vi sulla guancia destra ti percuote al cattivo; anzi, se uno vuol chiamarti in giudiporgigU anche l'altra; e se uno anche il mantello E co per toglierti la tunica, lasciagli con a fare un miglio e tu fanne se uno ti vuol costringere lui due . non poteva esser caLa vecchia Legge del TagUone La maggior parte di povolta con parole pi assolute. non hanno mai osnudU che si dicon cristiani non solo comandamento ma non hanno voservato questo nuovo d'approvarlo luto neppur fingere
II
principio
della nor
le un' infinit di credenti resistenza al male stato per inaccettabile del Cnstianesmao scandalo insopportabile e violenza pu essere in tr< La risposta degh uomim alla porgere l'altra guancia il modi- la vendetta, la fuga, nn taglione, oggi D primo il principio barbaro del domi nei codici ma tuttora
gentilito
immascherato Al Male si risponde col ^^^ -,^^^' ir persone, mandatari dell orda o per mezzo d'interposte pam dal fatto carnefici Al Male civilita, detti Riudia e Mali commessi dai giustiz.er aggiungono si
e
aante nell'uso
offensore
St>esso la punizione
si
NON RESISTERE
terribile delle vendette, e delle
II5
si
II
Male
reversibile
Ricade, anche
Si tfatti
commette.
tamighe o
di singoli,
ta e suscita
che si distribuiscono, con sinistra imparzialit, tra offensori ed offesi La Legge del Taglione pu dare un bestiale sollievo a chi colpito per primo ma invece di scemare il Male lo moltiplica.
espiazioni e castighi
La fuga non
sconde raddoppia
si
na-
nemico
il
coraggio.
la
Ma
chi
d per
la sua
debolezza diil
Male ge
via,
dispetto
dell'apparente
ti
assurdit,
d un ceffone e tu
tu ricorrerai
perder forse,
spesso
la
vita.
ti
Se fuggi,
il
tuo avversario
piglier
a pedate. Porgere
il
l'altra
inevitabili
dai
primo
o
anello.
la
Il
s'aspetta
la
resistenza
fuga,
umihato
dinanzi
Ha,
tempo
gli
di rientrare in s
biht
Non
pu accusarti
a riceverlo, e
,11
paura perch
il
secondo colpo
sei
pronto
pire.
mostn te stesso il punto dove pu colOgni uomo ha un oscuro rispetto deH'aJtrui corag-
Il5
gio, specie se
W3N RESISTER2
questo coraggio morale, cio della spede si risente e non scappa pi rara e difficile. L'offeso che non padronanza di s, pi dimostra pi forza d'animo, pi cecit della funa, si avvero eroismo di colui che, nella il male rivita sull'offensore per restituirgli a doppio la scempiaggine non ; impassibiUt, quando cevuto. come stupefanno, quando non vigliaccheria,
dolcezza,
tutte
anche l'anime pi volgari. pi che un Fanno sentire alla bestia che quell'uomo a seguistessa bestia, quando non incitata uomo. rimane vighacca, fuga manesca o dalla
le
cose
meravigliose,
tare
daUa
replica
Interdetta,
prova
una
soggezione
quasi
della stizza del colgusto, assaporato gi in pensiero, della lotta che nascer dal pito, della sua resistenza, agonistico. Ma qui il primo attacco. L'uomo animale non c' pi un piacere sparisce, il gusto annullato; tranquillo: Non ti avversario ma un superiore che dice
fin che ti piace basta? Ecco qui l'altra gota, sfogati Potrai farmi anima. MegUo 9offra il mio viso che la mia forzarmi ad esser fumale quanto vuoi ma non potrai come te; non p te. pazzo come te. bruto
rioeo
trai
come
fa
di Ges e Per seguire alla lettera il comandamento g' istint ti^ti nervi, e di vuole un dominio del sangue, dei E un ordin deU'anima inferiore, che pochissimi hanno.
amarissimo e repellente.
sia facile seguirlo.
bile
Ma Ges non
ubbidirlo
senza battaglie
NON RESISTERE
teriori
II7
aspre e continue;
ia
senza
11
chio
Adamo e Ma frutti
i
nascita di
della
d'una
dominazione
il
fuor
la
dell'ordinario,
comune
specie
una con-
comuni;
questo esempio,
questo spettacolo di
come
al
tutti
come
tutti
prodigi:
di
l'esemfuori,
pio d'un
uomo sano
altri
valido,
che sembra,
si
somigliante agli
uomini e pure
essere al disopra
che muovono
in
suoi si-
mili;
che
si
comporta,
tutti
lui
uomo,
modo
cos stranari-
mente diverso da
dit, e
il
gh uomini;
quest'esempio, se
di coraggio fisico
quando
coraggio
cere,
imbevuti
ginare.
cosiffatti
ritorsione e di rappresagha,
imma-
Immaginare con sforzo Provare no, che di esempi troppo pochi ne abbiamo avuti perch si possa
Ma
tanto
tura
se
il
troppo
di
comandamento di Ges non stato ubbidito, rado, non si pu dire che sia ineseguibile e
sia
meno che
da respingere
le
repugnante
alla na-
umana ma
tutte
Il8
NON RESISTERE
repugnanti alla nostra natura. Sono un'amputazione salutare d'una parte dell'anima nostra
tallo pi vivo dell'anima
per alcuni
la
del
ed giusto che
minaccia
Ma, piaccia o no, il comando di Cristo l'unico che il problema della violenza. l'unico che non aggiunga male a male, che non centuphchi il male, che scansi l' immalignirsi della ferita, che recida il bubbone quando non che una bollicina. Rispondere con percosse alle percosse e con delitti ai delitti accettare
possa risolvere
il
im
Rispondere colla fuga \xn umiharsi dinanzi a lui e spronarlo a continuare. Rispondere con parole di ragione al
mal disposto incollerito fatica vana, Ma rispondere con un semplice gesto di accettazione, offrire il petto a chi vuol rubarti t' ha colpito alla spalla, dare miDe a chi
cento, sopportare tre giorni chi vuol angustiarti un'ora, l'atto
pei"
imbestiato schiafeg-
santi
persuadono
fratelli
chi
ha
pu vincere i nemici solamente lupi soltanto mansuetudine trasformare pu trasformato l'anima propna
;
alla
l'anima dei
e far
che
il
mondo
diventi
man
ANTINATURA
La non
nostra
profondamente
la
le
alla
natura Ma Ges
ieri
esiste perch
nostra natura
piace e
si
che oggi
trovi
le
faceva orrore
umano. Egli contradice senza timore le nostre pi comuni inclinazioni e i nostri istinti pi profondi. Loda condanna quel che tutti cerquel che ognuno sfugge chiamo. Non smentisce soltanto quel che gli uomini inche spesso diverso da quei che davvero segnano ma si contrappone a quel che fanno pensano e fanno ogni giorno. pensano effettivamente e Ges non crede alla perfezione dell'anima naturale, guasta dalla caduta Crede alla sua perfezione futura che
;
si
raggiunger solo
II
col
rivoltamento" radicale
del
suo
;
stato presente
pi che la riforma
rifacimento dell'uomo
;
Q)n
lui
co-
mincia
la
nuova schiatta
il
mo
di
mare
Mos la legge altri si contentarono la ragione cambiare un rituale, un codice, un sistema, una scienza. Ma Ges non vuol mutare una parte dell'uomo, bens tutto l'uomo dal fondo alla cima. Cio l'uomo interno,
;
tutti
fatti
e discorsi
sia di
mondo. Non
v'
non
sua
tao
pertinenza.
far
ANTINATURA
Non
spetta a
lui
concedere e piaggiare.
;
Non
compromessi
Non
si
pu servire Ges
la
e la
Ges
contro
vecchia
resto cenere e
chiacchierume.
uomini della bramosa delle i modi, anche i pi infami, parso sempre la pi dolce e rispettata occupazione. Ma chi vuol venire con me, dice Ges, dia via tutto quel che ha e baratti contento i beni visibili e pregli
ricchezze.
Ammontar
denaro, in tutti
con quelli futuri e invisibili. Ogni uomo pensa affannosamente al domani; ha sempre- paura che il terreno gli manchi sotto i piedi, che il pane non basti fino al nuovo raccolto, e trema di non aver tanto panno da coprire il suo corpo e quel dei figlioli. Ma Ges insegna: Non vi crucciate per il domani.
senti
Ogni uomo vorrebbe esser primo, anche tra i psii. Vuol essere superiore, per un verso o per im altro, a quanti lo circondano. Vuol comandare, dominare, apparir pi grande, pi ricco, pi bello, pi savio Tutta la storia
Ma Ges primo l'ultimo sia di tutti insegna: Se uno vuol essere e 11 servitore di tutti. Il pi grande il pi piccolo; U pi potente deve servire ti pi debole. Chi si esalta sar
degli
11
umiliato;
chi
si
La vanit un'altra scabbia universale Che avvelena anche il bene che fanno perch
quel poco bene
il
degli uomini.
quasi sempre
lo
male
di
nascosto e
il
contrario.
Che
la
ANTINATURA
la
121
tua destra. Quando vuoi pregare chiuditi in camera non stare a picctiiarti il petto sulle cantonate, in mezzo alla gente. Se digiuni non comparire per la strada scarruffato e tetro per far sapere che fai pemtenza ma
ungiti
i
capelli e mostrati
altri
giorni.
Non
fare
fai
il il
ma quando
credere che
L' istinto
lo
fai
di
conservare
:
vita
il
pi
forte
tra
quanti
ci
comandano
ci
gliaccheria che
costi
Ma
e chi
i
la
perde
la
salver.
all'anima
perde
anche
carne
che
la
rin-
Ognuno
ci
di
noi
vuol giudicare
al
fratelli
giudicando
pi buoni,
:
sembra d'essere
giusti
:
disopra dei
giudicati,
pi
siamo
cosi.
Accusare come dire Noi non Difatti son sempre i gobbi i primi a denuninnocenti.
le spalle
ziare chi
ha
un
po' curve.
Ma Ges
grida
Non
giudicate e non sarete giudicati, non condannate e non sarete condannati, perdonate e vi sar perdonato.
vanta d'esser veramente uomo, cio e saputa, persona di peso e di rispetto, che tutto conosce e di tutto pu ragionare e
si
Ciascun
uomo
persona grave,
sentenziare.
lesoo
;
matura
Un
un semplice chiamato, con disprezzo, bambino. Ma quando i discepoli gli domandarono chi il pia grande nel regno dei deli, Ges rispose lo vi dico in verit che, se non mutate e non diventate come bambini, non entrerete nel Regno dd Cieli . L'uomo serio, il devoto, il puro, il fariseo, sfugge
:
122
ANTINATURA
contaminati e non accetta alla sua tavola che giusti come par d'essere a lui. Ma Ges annunzia senza stancarsi
i
ch'
e
venuto a cercare
i
peccatori e
non
i
giusti,
cattivi
non
buoni, e non
si
vergogna
farsi
di stendersi
a cena in
ungere
non deve
davvero non pu esser corrotto dai corlasciarli morire nel loro marciume per
ciascuno
altri
paura
s'
d' insudiciarsi.
ingegna quanto pu
poco.
di
e di
render
Tutti
cercan
gli
elogi
della
del-
liberalit
non
sono che
una
camuffatura
:
onesta
dare
l'accattonaggio.
ricevere.
Ma Ges
odia
la
afferma
Meglio
che
coi
Ognun
quali
vive.
ci
di noi
Si
perch
non
si
curano
diversi da noi,
i
nostri
amici,
di
anche
ci
hanno fatto
il
bene.
di
E Ges
ordina
amare
che
cri-
uomini, di amarli
odiano.
tutti,
amare anche
quelli
comando non pu
dirsi
Anche
s'
pronto a morire
ma non ama
chi l'uc-
stessi, origine
altri,
mutato
e
la
resto conseguenza e
denvai
zione naturale.
mici
ne-
pn nei pio
del
Cristianesimo.
ieroce,
La pi
aeco
e bruto
ANTINATURA
questa
e
nessiui 'altra.
123
Gli
uomini
non
potranno
rina-
ameranno anche
che
li
offendono.
sulla
Amare
ch non
resti
terra
neanche un nemico.
PRIMA DELL'AMORE
I rifiutatori di Cristo, che hanno troppe ragioni per dovrebbero rinnegare s stessi interi e non accettarlo vedere quanto guadagnerebbero al cambio e sanno non han troppa paura di perdere perch tengono a quella
rifiutatori
non
seguirlo,
da un pezzo, una ragione di pi, non ha detto nulla di nuovo. Le sue parole
in Oriente e in Occidente,
secoli
ritrovano
prima;
ha rubate
o le ripete senza sapere che non gli appartengono. Se non ha detto nulla di nuovo non grande quanto si va dicendo;
ranti
se
da ignori-
spettarlo.
dicono se
son da prendere
Ges, vecchie o nuove che siano, da buttar via; intanto non osan pretendere che il riconsacrare colla morte una verit grande, una verit dimenticata e non praticata, sia lo stesso che nulla intanto non guardano bene se tra 1* idee di
le
idee di
.o
Ges e
l'altre
pi antiche
ci
sia
non piuttosto semplice assonanza e lontana intanto, per non sbagliare, non somiglianza di parole accettano la legge di Ges n quelle dei pretesi maee di spirito o
;
stri
di
tranquilli
la
lor
vita
PRIMA DELL'AMORE
porca come
se
1'
125
loro.
C
;
stato
si
un tempo, dopo
promulgazione della
dello
Legge, che
amavano
stesso san-
gue e i cittadini della stessa citt si tolleravano finch uno non facesse male all'altro; per gh stranieri, se non erano ospiti, non c'era che odio e sterminio. Dentro la famiglia un po' d'amore; dentro la Polis un'approssimativa giustizia;
inestinguibile.
fuor delle
mura
e dei
termini odio
devano un po' d'amore anche per i prossimi, per quelli che non eran della stessa casa ma della stessa nazione che chiedevano un po' di giustizia anche per gh stranieri, per gh stessi nemici. Sarebbe stato un progresso mirabile.
Ma
quelle voci eran tanto rade, fioche, lontane non furon sentite e se furon sentite non furono ascoltate.
prima di Cristo un savio della Cina, un libro, il Kie-siang-ngai, per dire che gU uomini si dovrebbero amare. Diceva Il Savio che vuol mighorare il mondo pu migUorarlo soltanto se conosce con certezza l'origine dei disordini ; se non la sa non pu mighorarlo.... Perch nascono i disordini ? Nascono perch non d s'ama gU uni cogli altri. G' impiegati e i figUoli non hanno il rispetto filiale per 1
Quattro
secoli
Me-ti,
scrisse
tutto
principi e
genitori;
fglioh
amano
ai
stessi
stessi
ma non
i
amano
propria.
fratelli
i il
genitori
I
e fanno torto
genitori
per l'utilit
fratelli
minori
i
maggiori;
ma non amano
il
s stessi e
non amano
figlio;
il
loro principi....
fratello pi
i
grande per
Il
principe
il
per
.
sudditi.
padre
ama
s stesso e
non ama
figlio
e fa del
male
al fgUo
126
il
PRIMA dell'amore
i
Cielo,
e
briganti
amano
il
la loro casa e
le
non amano
vi-
cini
perci saccheggiano
I ladri
non amano gli uobene del loro corpo. Se i ladri considerassero i corpi degli altri uomini come corpo chi ruberebbe ? i ladri sparirebbero.... Se Il loro
propria
loro corpo e
il
amano
agli
uomini per
si
si
famiglie
principi,
i
ladri sparirebbero,
sudditi,
i
il
genitori e
fi-
mondo
sarebbe
o,
la calce
un rimedio contro i mali della convivenza: una panacea sociale. Ricambia le offese colla gentilezza , suggerisce, timidamente, il misterioso Lao-tse. Ma la cortesia prudenza o mitezza, non amore. D suo contemporaneo, il vecchio Confucio, insegnava una dottrina che, secondo il suo discepolo Tseng-tse,
cittadini e lo stato.
consisteva
nella
rettitudine
stessi,
il
del
a
cuore
,
e
si
dell'amare
badi, e
noi
il
li
prossimo
non
fi-
U
e
lontano
l'estraneo,
di noi
nemico.
Come
al
stessi
non
pi
stessi.
buon andamento dei regni, ma non pensava a condannare l'odio. Negh stessi L u n - y u dove si leggono le parole di
liale e la
Tseng-tse,
tico
troviamo quest'altre
il
riprese dal
:
pi
an-
testo confuciano,
Il
hi o amare e
-
gli
suo contempxDraneo
uomini, per tutti
per
gli
uomini, anche
ui misera-
PRIMA DELL'AMORE
bili
127
s
e disprezzati.
Ma
lo stesso
gli
amore
gli
ammali, per
che
minimi tra
es-
seri viventi.
non
Nel Buddismo l'amore dell'uomo per l'uomo un eserdzio salutare per la sradicazione totale
s,
primo e pi forte sostegno dell'esistenza. il dolore e per sopprimere il dolore non vede altra via che annegare le anime personali nell'amma universale, nel nirvana, nel nulla. Il buddista non ama il fratello per amor del fratello ma per
dell'amor di
D Budda
vuol sopprimere
amor
il
suo amore
come
alla gioia.
una copia
del
apologia preven-
loda s stesso
:
Il morto ha dato perfino a chi aveva o Io non ho affamato nessuno bisogno Non ho fatto Non ho ammazzato Non ho ordinato l'omipiangere
;
! ! !
cidio a
suno
gio
I...
vestiti
.
Non ho commesso frodi contro nesho dato pane all'affamato, acqua all'assetato, all'ignudo; una barca a chi s'era fermato in viagtradimento
I
sacrifici
agli
dei
la giustizia
e ci
son
le
opere di misericordia
?
i
e tutti
l'amore,
ma non
ci
trovi
nemici.
Se vogliamo sapere
iscri-
come
Egiziani trattassero
Mirir
entr,
come
gli
il
paese de-
tagli tutte
:
le
and
in
128
PRIMA deli/amore
:
pace
massacr
in pace:
Questo esercito
and
si
port via
loro uomini, le
donne e
bam-
bini in
gran numero e
di questo, pi
.
rallegr
Sua Santit
Anche Zarathustra lasci una Legge agli Irani. Quelegge comanda ai devoti di Ahura Mazd di esser buoni coi loro compagni di fede daranno un vestito agli ignudi e non rifiuteranno il pane al lavoratore affamato. Siamo sempre alla carit materiale verso quelli che ci appartengono e d servono e son vicini. Di amore non si ragiona stato detto che Ges non ha aggiunto nulla alla Legge mosaica e che ha ripetuto soltanto, con pi enfasi, i vecchi comandamenti. Occhio per occhio, dente per dente, mano per mano, piede per piede, scottatura per
sta
:
Tu
divorerai tutti
po-
s' impietosisca sopra di essi il tuo occhi o.... Cosi sta scritto del Deutero nomio.
.
Non
Ancora un passo e siamo all'amore a Non farai torto e non affliggerai il forestiero; perocch voi ancora toste non fastranieri nella terra di Egitto . E un principio rai male allo straniero in memoria del tempo che fosti anche tu straniero. Ma lo straniero che vive fra noi non il nemico e il non fargli torto non significa fargli del bene. L' E s o d o ordina di non affliggerlo; il D e uteronomio pi generoso: a Se un forestiero abita nel vostro paese, e fa sua dimora tra voi, non lo rimpro:
verate
ma
noi
come
uno
come se tra voi fosse nato e amatelo Sempre il forestiero, il forestiero che fa vostro concittadino e diventa come
amico vostro.
PRIMA DELL'AMORE
Nello stesso libro leggiamo
e non conservar la memoria
:
129
cercar la vendetta
Non
dell'
ingiuria
dei
tuoi
Siam
concittadini.
il
un
non fare
male a
chi
ti
giunti,
se
non
stesso.
L'amico,
prossimo,
il
fratello di razza,
o l'asino
lungo
riconducigli a
il
Se vedrai l'asino di
di
ma
giudei
per rialzarlo O gran bont dei Sarebbe cos dolce cacciare il duco pi lontano perch il padrone durasse pi fatica a ritrovarlo
darai
mano
antiqui!
quando s'incontra per la strada il ciuco cascato in terra sotto la soma spropositata sarebbe pur bello ghignar tra la barba e passare innanzi! Ma il cuore del vecchio Ebreo non fino a questo punto impietrito. Animale troppo prezioso l'asimo in quei posti e in quei tempi.
Non
si
campa
duca
nella stalla.
ognuno ha una
l'amico e
il
nemico;
domam
bestie,
Non ci vendichiamo sulle anche se il padrone una bestia. Perch se di costui son nemico anch'egli nemico mio. DiamogU un buon esempio, un esempio, si spera, profittevole. Rimepotrebbe fuggir
la mia.
niamogli
il
duco a
quel che
casa;
altri
spera,
per noi.
momento, sopra gH orecchi e la groppa del duco, deponiamo, misericordiosi, ogni cattivo pensiero. un po' troppo poco. Il vecchio Ebreo ha fatto gi un tremendo sforzo sopra s stesso curandosi della bein quel
li
Sto)ia di Crhio,
130
stia del suo
PRIMA dell'amore
nemico.
Ma
Salmi, in compenso,
i
ri
suonano
li
perseguiti e
danno
accesi;
sian
precipitati
nel
mi attorniano ripiombi Cadan ioro addosso carboni fuoco, in abissi donde non
pi.... Improvvisa mina li colga e dian neUa rete che hanno tesa; nella fossa che hanno scavata minino in perdizione! Allora l'anima mia gioir nell'Eter-
possano risorgere
no
di
In
un mondo
si
stupisca
non essere ucciso dal suo nemico David e che Giobbe si vanti di non aver esultato per la sventura del nemico. Soltanto nei tardivi Proverb troviamo qualche '^rola che promette quelle di Ges: a Non dire: io render il male; aspetta il Signore ed egli ti salver o. Il nemico deve avere il gastigo ma da mani pi potenti delle tue. a Se Per l'anonimo moralista arriva fino alla carit colui che ti odia ha fame dagli da mangiar del pane ; un progresso e se ha sete dagii da bere dell'acqua . la misericordia non si ferma al bue ma si estende anche ai padrone. Ma da queste timide massime, nascoste in un angolo delle scritture, non potevan certo sgorgare le meraviglie d'amore del Discorso sulla Montagna. Ma c', aggiungono, Hillel: il rabbino Hillel, il grande Hillel maestro di Gamaliele, Hillel Hababli o Babilonese. Questo celebre Fariseo viveva im po' prima di Ges e Insegnava, dicono, le stesse cose che dopo ha insegnato Ges. Era un Giudeo liberale, un Fariseo ragionevole, un Rabbino intelligente: ma Cristiano perch ? Ha detto, a Non fare agh altri ci che a te non s, queste parole: piace: questa tutta la legge, il resto non che com:
mento
Son parole
belle,
PRIMA DELI/AMORE
I3I
ma
Non
altri
quanto
dice:
(e
i
distanti,
dell'antica
legge!
fai
il
Il
negativo:
non
fare.
tadini,
bene a chi ti fa male. Ma: non fare agli questi altri sono di certo i compagni, i concitfamiliari, gli amici) quello che tu sentiresti come
blando divieto di nuocere
Difatti
i
male.
un
non un
comando
assoluto di amare!
i
magna
Anche
sciato
un
trattatello
il
sull'amore
degli
le
uomini.
sue specuHillel,
li-
Ma
un
lazioni
mistiche e messianiche,
sempre, come
teorista,
uomo
di
La sua
campo
migliaia di
ma non
il
sa trovare la parola
cuori
ha saputo
Possibil
dire e non
Ha
avrebbe saputo
capire
ma non
quello
ai suoi ignoranti
SI
mai che in Grecia, vena dove tutti han betrovi anche l'amore dei nemici ? In Grecia,
i
dicon volentieri
la Cina
pagaiieggianti, osteggiatori
,
della
su-
perstizione palestinese
rito
e'
tutto.
Per
le
dell'Occidente,
madre
d'ogni invenzione
Neil 'A
muove
vano
la
dinanzi
Sofocle ii famoso Odisseo si comnemico ridotto in miserabile stato. Instessa Athena, la saviezza ellenica impersonata
i
a e e di
al
ricorda che
il
pi piacevoi nso
132
rider dei
PRIMA dell'amore
nemic
d.
Ma
Io lo
compiango, bench mi sia nemico, perch lo vedo cosi sventurato, legato a una cattiva sorte. E guardandolo penso a me stesso. Perch vedo che non siamo altro che
fantasmi, ed
ombre l^gere
...
Non
.
Mi pare che siamo ancora distanti. L'astuto Ulisse non tanto astuto che non si veggano motivi del suo intenerimento innaturale. Compiange il nemico perch pensa a s, che potrebbe capitare altrettanto male, e gli perdona perch lo vede in male arnese e morente.
i
Uno
tore,
s'
pi saggio di UUsse,
il
problema
del
come deve
1
contenersi
il
giusto^ verso
nemici.
Ma
leggendo
testi
si
contrario.
U sentimento comune.
i
amici
vanno
trattati
i
bene e
nemici,
nei far
male
a Cherecrate suoi nemici trattancolui che previene doli male e i suoi amici servendoli . Ma il Socrate di Platone non accetta l'opinione corrente, a Non si deve, dice
i
sembra uomo
della
maggior lode
dice
sia
l'
ingiuria
che abbi
rice-
lo
stesso
afferma nella
i
Repubblica
non
ag-
cattivi,
per la vendetta,
non diventan
Socrate
dell'amore.
il
migliori.
Ma
pensiero
In
della
sentimento
il
giusto
deve fare
nemico.
Platone,
Il
puniranno,
di
dopo morte,
Aristotele,
Lo
scolaro
PRIMA DELL'AM( RE
chia idea,
a II
I33
a Nicoraaco
al
non
dir
.
nell'
Etica
da uomo
e'
vile e
schiavo
In Grecia, dunque,
poco
Ma
Cristia-
di Cristo,
hanno trovato un
palazzi
dei
del
rivale
:
stessi
Cesare
direttor di coscienza
giovin
si-
mondo
l'ansto-
cratico
degli
astratto
il
che non
commuove mai
i
sulle
pene
le
umih;
si
tiene strette;
Uben
e gU
schiavi e
ingegnoso no tomista di
casi, di scrupoli, di
mah,
vaghegSe-
giate;
stolta
ma hmpida,
troppe opere,
trovato che
offese
B
e
til
vendica
ma
hanno 65 dimentica le
il
morte
di
e che
agli Ingrati,
perch
i
sole sj^ende
anche
t
sui cattivi e
mare sopporta
rere
i
corsari
e perfino che
bisogna soccor-
del filosofo
non
il
sere beneficenza
11
ma
fanseo,
il
filosofo
mano a. Ma la < dimenticanza 1 perdono ; e il soccorso > pu esnon amore. Un superbo, lo stoico, orgoglioso della sua filosofia, U giua
sto
soddisfatto
della
i
sua giustizia,
possono
e
dlsprezzare
le offese dei
piccoli,
magnanimit
porgere un
guadagnarsi
al
pane
nemicxj
della
per umiliarlo pi
duramente
dall'altezza
134
loro perfezione.
Ma
vanit e quell'amica
asciugare
una lacnma
D
per
il
nettare
la
il
forestiero.
Ma non
co;
una
gi'
ta.zza di
sano e
il
letto.
I
i
poveri saranno
ricoverati,
infermi
saranno
assistiti,
piangenti
sa-
Ma
gli
antichi
e
non co-
soffre
s'abbandona,
per la
;
gente discacciata,
l'amore per
tutti,
calpestata,
maledetta,
abbandonata
Iliade
pi terribile nemico, di
e da pochi giorni
il
il
glioli
tgliolo
tico re,
capo della citt profanata, il padrone di molte ricchezze, il padre di cinquanta figlioU, inginocchiato ai piedi d'Achille, il pi grande eroe e il pi grande infelice tra
i
Greci,
il
figlio
il
vendica-
vecchio inginocchiato
si
del vittoiioso. E Priamo piange il figliolo ammazzato, il pi forte, il pi bello, il pi amato dei suoi cinquanta Anche tu, dice figlioli e bacia la mano che glie l'uccise iH'ucasoie, hai un padre canuto, cadente, lontano, indifeso.
I35
il
nome
cada-
vere dei
Achille,
feroce,
il
forsennato,
il
massacratore Achille,
si
il
mette
a piangere.
il
tutti e
due
nemici,
figlio
il
vinto e
vincitore,
padre
il
che non ha pi
dre,
il
il
figlio
il
pa-
rasati, tutti e
stupefatti.
due piangono insieme, per la pnma volta guardano muti e Noi stessi, dopo trenta secoli, non possiamo
d'essere scossi
fare a
meno
Il
Ma
l'amore.
nel bacio di
c'
umiha ai piedi di Achille perch, solo e nemico, vuol ottenere una grazia difficile e fuor dell'usanze. Se un Dio non l'avesse ispirato non si sarebbe mosso da Ilio. E Achille non piange su Ettore morto, su Priamo
si
Re
la
lui
sull'amico
uomini, su Peieo
abbandonato a
cer
perch sa che
al
E
per
rende
padre
il
corpo del
quel
corpo che
tanti giorni
perch Zeus
vendetta
:
la
restituzione
di Achille
obbedienza
agli
Dei.
eroico
dell'antichit
pi implacabile,
male
perch
il
male
136
PRIMA dell'amore
noD
c' posto
di
si
Ges: nessuno
parlarono dell'amore.
al
st'amore fino
Discorso
la
Non sulla
montagna
la
QO^
la
grandezza e
la
novit di Ges:
grande,
come
la verit.
AMATE
Ama
;
il
tuo prossimo
i
odia
il
tuo nemico.
Ma
io vi
vi dico
Amate
vi
vostri ne-
aaia,
quelli
che
oltraggiano,
che
vi
Affinch siate
poich Egli fa
levare
il
malvagi
ingiusti.
sopra
buoni
e fa pio-
Perch,
se
amate
quelli
i
amano, che merito ne avete ? Non fanno anche pubbhcani lo stesso ? E se fate accoglienza soltanto al vostn fratelli, che fate di singolare ? Non fanno anche i pagam adtrettanto ? Voi dunque siate perfetti com' perfetto Il Padre vostro celeste . Poche parole, nude, piane, senza filosofa ma sono la' magna carta della nuova razza, della terza razza non ancor nata. La prima fu quella delle Bestie senza Legge
che
vi
:
il
suo
nome
fu guerra;
e la
la
zati dalla
Legge
Giusti-
che dura ancora e la Giustizia non ha ancora vinto la Guerra e la Legge non ha ancora finito
zia ed la razza
di soppiantare la
degli
Bestialit.
La
non soltanto Giusti ma Santi, non somiglianti alle Bestie ma a Dio. L' idea di Ges una sola, questa sola: trasformare gli Uomim da Bestie in Santi per mezzo dell'Amore. Circe
Uomini
veri,
13
la
AMATE
la consorte satanica delle belle mitologie,
maga,
con-
vertiva
gli
eroi
in bestie per
l'anticirce,
mezzo
del
piacere.
Ges
l'antisatana,
colui
Non
a tutti
ci
mano a
quest'opera, che
gii ammali appena sbestiati e agli uomini sbozzati sembra disperata, del ricorso all' imitazione d' Iddio. Per
Siate
perfetti
perch
Dio perfetto.
Quest'appello non suona nuovo
Disse Satana nel giardino:
ai
al
cuore dell'uomo.
Dei. Disse
Sarete
come
Jahv
suoi giudici:
dio.
Ma
ora non
tratta d'esser
non pi soltanto sapienza e giustizia. Iddio divencon Ges, Padre nostro: diventato Amore. La sua terra d il pane e i fiori anche all'omicida; chi lo bestemmia vede ogni mattino, svegliandosi, lo stesso rifulle
mam
gan nel campo. D Padre ama d'eguale amore chi l'abbandona e chi lo ricerca, chi l'ubbidisce nella sua casa e chi lo vomita assieme al vino Pu essere attristato, un Padre/ pu soffrire, pu piangere ma nessun malvagio
lui,
nessuno
Iddio
la
lo in-
noi
ai
disotto
d'
creature
forza
di
condannate
ture inferiori
d'essere coi
che abbiamo
appena
ricordare l'altrieri
fratelli
l'
miseria
come Dio
del
con noi
Iddio
stro
ipostasi
suprema
voler essere.
da
lui,
non
AMATE
139
essere come noi lo preghiamo d'esser con noi, non forse allontanarsi dalla nostra unica destinazione, rendere im-
perpetuamente, disperatamente irraggiungibile, quella felicit per la quale siamo fatti, per la quale crediamo di vivere, ch' nostra, immaginata da noi, sopossibile,
gnata da
noi,
voluta,
le
cercata,
invocata,
invano
perse?
seguita in tutte
false felicit
d' Iddio
U nous
Soyons des le permet pour l'imitation de sa saintet . Chi ricuser d'esser simile a Dio, d'essere con Dio
des Dieux,
Dii estis. La
e la stringe
crescenza. Chi
Dio ? Siete davvero contenti, uomini, d'essere uomini, uomini come oggi siete, mezzi uomini, mezze bestie, centauri senza gagharda,
esser
di fauni
e piedi
Vi pare
com' oggi, sia cos cara, contenta, beata che non si debba nulla tentare perch non sia pii cos, perch sia tutta diversa, opposta a questa, pi simile a quella che da millenni immaginiamo nel futuro e nel cielo? Non si potrebbe di questa vita tare un'altra vita, mutare questo mondo in un
che
la
vita degli
uomini
come
ieri
hi,
mondo
pi divino,
far
discendere,
?
alla
line,
il
cielo,
la
Questa nuova
il
vita,
questo
mondo
terreno
ma
celeste,
Regno
dei Cieli.
perch
biamo
Il
incielare,
indiare,
imitare Iddio.
dell'uomo
140
AMATE
S' repu-
repugna
la felicit.
S' assurdo le
L'amore per
zia.
per
dire
che
arriveremo- alla
stessi.
beatitudine
patto
di
odiare noi
deve far terrore al punto a cui slam giunti. s' consumato tutte l'esperienze. Non diremo che il tempo c' mancato per tutte le prove che abbiamo voluto tentare. Da settimane di millenni noi stiamo, sulla terra, provando e riprovando. Abbiamo sp>erimentato la ferocia e il sangue ha chiamato sangue. Abbiamo sperimentato la volutt e la volutt d ha lasdato in bocca odore di mardume e un'arsione pi spasimesa. Abbiamo sforzato il corpo nei pi rafl&nati e perversi piacen finch non n siamo trovati, logori e tristi, sopra un letto di stabbio. Abbiamo sperimentato la Legge e non abbiamo ubbidito la Legge e l'abbiamo cambiata e l'abbiamo ancora disubbidita e la Giustizia non ha saziato il nostro cuore. Abbiamo sperimentato la Ragione,
Nulla
s'
ci
Che
provato tutto,
abbiamo
fatto
numerato
le vive, le le
le stelle,
de-
morte e
fili
nd
nomi e
pi
'
saggi
hanno finito con attediate confessioni d' ignoranza, x^bbiamo sperimentato l'Arte e la nostra impotenza ha tatto disperare pi toni, perch l'Assoluto non sta nelle forme.
i
AMATE
Il
T41
lavorata non
Diverso trabocca
dall'
Unico, la Materia
ferma I' Efl&raero. Abbiamo sperimentato la Ricchezza e siamo trovati pi poveri; la Forza e ci siamo svegliati pi deboli. In nessuna cosa l'anima nostra s' quietata ;
il
a nessun'ombra
riposo;
il
suo
il
ha trovato
la
la
sua Gioia,
Ges
propone
hanno tentata
e per pochi
momenti
della
loro vita.
La
soia
ma
la
L'uomo quale esce dalla natura non pensa che a s, non ama che s. Riesce, a poco a poco, con indidbill ma lenti sforzi, ad amare per qualche tempo la sua donna, ad amare i suoi figli, a sopportare i suoi complid di
cacda, di assassinio e amico;
di
guerra.
Pu amare,
di rado,
un
vuol
amare
Ed
I)er
i
nemid. Per
sventure, le
l'antico
s
Adamo,
l'amore
bisogna
per
strappargli
amore
di
sostituirgli
l'amore pi contrario
i
sua
natura
presente:
nemid. La trasformazione totale dell'uomo una che d si pu arrivare soltanto per una strada assurda. Un' impresa straordinaria, innaturale e pazza che pu ottenersi soltanto con una pazzia innaturale e straordinaria.
142
AMATE
Finora l'uomo
ama
del
l'uomo
futuro,
l'abitatore
chi l'odia.
amare
formula
insufficiente,
ama
per
mente gh
Soltanto
altri e si
una concessione all'universale egoise stesso non pu amare perfettatrova per forza in conflitto con altri.
noi
stessi
l'odio
ci
risolutivo.
Perch
ci
amiamo,
ammiriamo, ci accarezziamo troppo. Per superare questo cieco amore bene vedere il nostro nulla,
la nostra bassezza, la nostra infamia. L'odio di se stesso
umilt,
dunque
soltanto
principio
gli
di
ravvedimento
perfedei
zione.
Cieli
E
Noi
ci
umili
entreranno nel
Regno
perch loro
ci
soli
sentono quanta lunga strada h segli altri perch il nostro a torto, non servito abbastanza
para.
adiriamo contro
offeso
caro io
sembra
dagli altri;
ciampo
s t r
uccidiamo il fratello perch ci sembra un inbene nostro; rubiamo per amore del noo corpo; fornichiamo per dar piacere al nostro corpo
al
;
r invidia, madre di rivalit, di contrasti, di guerre, il dolore che un altro abbia pi di noi, quello che non ab-
biamo
di
noi;
l'orgoglio
l'ostentazione
altri, di
altri.
della
nostra ceraltri,
reli-
avere pi degli
le
origine in questo
chiaman peccati, vizi, delitti, amore per noi stessi, nell'odio per gli
i
hanno
altri
che nasce da questo unico, solitario e disordinato amore. Che diritto abbiamo di odiare nostri nemici se anche
noi Siam caduti
cito odiarli
nella stessa colpa per la quale ci par lel'odio
?
cio
Che diritto abbiamo di odiarli anche se hanno commesso qualche male, anche se li crediamo perversi, quando noi stessi, il pi delle volte, abbiamo commessi gli stessi mail e siamo impeciati delle medesime perversit ?
AMATE
Che
nostra
diritto
la
143
se,
abbiamo
di
odiarli
quasi
sempre,
li
abbiamo
mostruoso amor
di noi stessi,
a odiarci
risarcimento di quel
soffrire
causa vera, prossima o lontana, dobbiamo rispondere coll'amore a quell'odio, con la dolcezza a quell'acerbit.
D nostro nemico anche il nostro salvatore. Dobbiamo essere ogni giorno riconoscenti ai nemici. Loro soh vedono chiaro e dicono senza fintaggini quel che v' di
brutto e d' ignobile in noi. Ci richiamano
'
al
vero esser
nostro;
rale,
a loro
l'amore. anche per questa riconoscenza Perch il nostro nemico ha bisogno d'amore e proci
moDobbiamo
sua gioia e
il
suo pagamento.
ama ha Non ha
gi in se stesso la
contraccambio.
lice
:
Ma
uno sfogo amaro della sua pena. Di questa abbiamo la nostra parte di colpa. E anche se crediamo di non averla, per imprudente fidanza in noi stessi, coli 'amore dobbiamo attutare l' infelicit di colui che odia,
l'odio
pena
alleggerire
vertire
il
anche lui alla beatitudine dell'amore. Amandolo lo conosceremo meglio conoscendolo meglio l'ameremo ancora di pi Ben si ama soltanto quel che si conosce ;
;
l'amore
fa trasparente chi s'ama. Se ameremo il nostro nemico la sua anima ci sar pi chiara e quanto pi penetreremo in lui tanto pi scopriremo che ha diritto alla nostra piet, al nostro amore. Perch ogni nemico un
fratello
non conosciuto;
;
si
odia,
spesso,
quelb a cui
si
somiglia
qualcosa di noi
stessi,
144
nel nostro
AMATE
nemico ed
il
nemico purifichiamo nella conoscenza il nostro spirito e portiamo il suo verso l'alto. Da un odio che divide pu nascere una luce che libera. Dal pessimo de' mali il massimo dei beni. Per questo Ges ordina l' inversione nei rapporti fra 0i uomini. Quando l'uomo amer quel che oggi odia e odier quel che oggi ama, l'uomo sar un altro, la vita
inimicizia.
Amando
mali
e disperazioni
quella nuova,
essendo
il
stio
reciso
La
felicit,
per
prima volta, sar nostra; il regno dei Cieli cominder sulla terra. Ritroveremo per l'eternit il Paradiso. Che fu perduto p>erch i primi uomini vollero sapere la distinzione del bene e del male Ma per l'amore assoluto, eguale a quello del Padre, non c' pi bene n male. D male sormontato, distrutto dal bene. Il Paradiso era l'amore, l'amore fra Dio e l' uomo, tra 1' uomo e la
donna. Sar, l'amore di ogni
il
uomo
il
per tutti
gli
uomini,
nuovo Paradiso
Terrestre,
Paradiso
riconquistato.
che riconduce
Adamo
alle
g'
sempre
discendenti di
le
Adamo non
e
ripetuto
sue parole
non
moribondi
nella
frenesia
loro carnefici.
la
Allora
sorger finalmente
casta
PADRE NOSTRO
GH
segrete
dai
Aveva detto a
a tutti, di far
preghiere corte e
Ma
aon
preti
tiepidi
ghiera loro
quelli
come
il
riconoscimento di
la
Ges, sulla
prima volta
del
il
Padre Nostro.
gliato.
la sola
Una
delle pi
s'
semphci preghiere
letteratura,
mondo
La
Dio.
pi profonda che
Una
preghiera senza
se
senza teologia,
senza
baldanza
e senza servilit.
il
La
pi bella di tutte.
semplice
Ma
della
Padre nostro
secolare
non
tutti l'in-
tendono.
male,
La
ripetizione,
meccanica
rif)etizione
una collana
e familiare.
senso primo
come
nuovo, come se fosse venuto sott'occloo la prima volta, esso perde quel suo carattere di banant rituale e si rinvergina nel suo primo significato. Padre nostro: dunque siamo vennti da te, e ci ami come figlioli da te non avremo alcun male. Che sei nei Cieli in quel che si contrappone
teste
:
un
alla
dunque
nello
intona di Cristo,
146
Spirito, e
PADRE NOSTRO
anche in quella parte minima eppure eterna
il
colle
Sia santificato
biamo soltanto adorarti
te, sei
parole
avvicinarsi a
te,
pi
il
vendicatore,
ma
il
Venga
Regno
dello
il
tuo Regno:
e dell'Amore,
Regno
dei
Cieli,
11
Spirito
quello dell'Evangelo.
Terra:
la
tua legge
di
Bont
e di
tutto
Perfezione
l'universo
domini
Materia in
visibile e invisibile.
il
nostro
ha
tutti
i
pane
giorni
quoti-
spirito,
po' di materia per mantenersi. Non ti chiediamo ricchezze, ingombro pernicioso, ma soltanto quel poco che ci permetta di vivere, per diventare pi degni della vita promessa. Non di solo pane vive l'uomo ma senza questo pezzo di pane l'anima, che vive nel corpo, non si potrebbe neppur nutrire dell'altre cose pi preziose dei pane.
noi
Tu
sei
il
no-
potremo mai sdebitare. Ma pensa che a noi, per la nostra malata natura, costa assai pi condonare un debito solo a uno solo dei nostri debitori che a te non costi cassare il ricordo di tutto quanto ti dobbiamo. Non c'indurre in tentazione. Siamo
stro eterno ed infinito creditore;
non
mondo
le
ci
chiama a tutte
mol-
PADRE NOSTRO
lezze dell' infedelt.
I47
non
sia
nostra en-
trata nel
Regno non
soffra dilazioni.
che
sei
nel Cielo,
che
irri-
Spirito,
ogni
momento da
non
facile,
tu,
avversano
In
di
Satana,
negazione della
Materia,
aiutaci.
questa
vittoria sul Male Male che sempre ripullula perch non sar vinto davvero che quando tutti l'avranno
sul
vinto
ma
meno lontana se ci soccorri colla tua alleanza. Con questa domanda d'aiuto finisce il Padre Nostro Dove non trovi la piaggieria stucchevole delle
siva sar
preghiere orientali,
filastrocche
d'elogi
e d' iperboli
che
sembrano inventate da un cane che adora coH'anima sua canina il padrone perch gli permette d'esistere e di mangiare. E non trovi la querula, lagnosa, supplicazione
del salmista che chiede a
l
Dio
tutti
si
soccorsi, e pi spesso
lamenta se la raccolta non andata bene, se i concittadini non lo rispettano, e Invoca piaghe e saette contro i nemici che non sa vincer da s. Una lode Qui l'unico elogio la parola Padre ch' un obbligo, un'attestazione di amore. A questo Padre non si chiede che un po' di pane pronti a guadagnarlo col lavoro perch anche l'annunzio del Regno un lavoro necessario e si chiede, in pi, quello stesso perdono che accordiamo ai nostri nemici; infine una vatemporali che
gli
spirituali, e
combattere
il
Male, nemico
comune
di
opaca muraglia che e' impedisce Regno. il Padre Nostro non orgoglioso ma neanche s'abbassa. Parla a suo Padre con l'accento intimo e
l'entrata nel
Chi dice
148
PADRE NOSTRO
di
sicuro
amore
e sa che
i
il
lunghi
discorsi per conoscere suoi desideri D Padre vostro avverte Ges sa di che coa avete bisogno, prima che
glielo chiediate
Anche
la
pi bella di tutte
ci
le
preghiere
manca per
OPERE POTENTI
KJJ
dopo avere intimata la nuova Legge dell'Imitascese dalla Montagna. Non si pu stare sempre sulle montagne Appena saliti in vetta alla montagna siamo destinati a discenderne. Condannati a discenderne. Necessanamente, inappellabilmente o,bbligati a discenderne Ogni salita un impegno della discesa Una promessa di tornare al basso. Un compromesso di nabbassamento L'ascensione {>agata colla discesa scontata, espiata, compensata colla
Gesi
zione d'Iddio
discesa.
La
tristezza del
discendere
il
prezzo pattuito
se parla
sempre
freddo,
cime pochi restano con lui per quelli che non son tutti fuoco
sulle
sulle
cime
ta
e a pochi
arnva
la sua
voce.
che gh uomini
'
snervate
a petto.
lo
seguano in
cercarli
fin
Deve
nelle
pianure,
accovano: abbassarsi
Gesi,
non bastano troppo alti discorsi detti sulle montagne. Sa che occorrono parole meno generali, parole che
sa che
somigliano di pi
al
fatto,
150
OPERE POTENTI
sa che
non bastano
neppure queste parole. D popolo semplice, rozzo, grosso, il popolo minuto che segue Ges composto di uomini che vivono nelle cose materiali, di uomini che arrivano e con tanta
lentezza, con tanta faticai
soltanto
segni,
simboli materiali.
la
Non
sua incar-
mento materiale. Senza una testimonianza, una riprova, una controprova materiale. Un'immagine sensibile h pu istradare verso la rivelazione morale; un prodigio la
conferma d'una verit nuova, d'una missione contestata.
La predicazione
rismi
non bastava a quelle immaginative orientali. Ges ricorse al meravigUoso e alla poesia. Fece Miracoli
e parl in Parabole.
I
afo-
stati,
Non possono
credere
al
Miracolo;
il
Mira-
non cape
morti
eigo
le
male perch dottrina pu dar valore soltanto una ai miracoh ma l miracoli non provano sempre le dottrine danno ai Miracoli un peso e un significato molto maggiore di quello che Ges non abbia loro concesso. Quattro Evangeh si sarebbero avSe avessero letto visti che Ges spess.o riluttante a far miracoli. Che si scansa quando chiamato a farli; che non
Quelli che ragionano cosi
e ragionan
OPERE POTENTI
I5I
Se insistono dopo
la
miare
la
la fede dei
Ma
per
s,
per
non far miracoli mai. Non vuol farli nel deserto per levarsi Satana dinanzi non li fa a Nazareth quando vogUono ammazzarlo, n al Gethsemaoi quando vengono per arrestarlo, n sulla Croce quando lo sfidano a salvarsi. Il suo potere soltanto per gU altri, per il bene dei suoi fratelli mortali. Son tanti a chiedergfi un segno, un segno del cielo, un segno che faccia persuasi gU increduli che la sua pasua salvezza,
Questa malvagia e adultera gele sar dato tranne il segno del Profeta Giona . Qual' questo segno ? GU Evangehsti, che scrivono dopo la Resurrezione, intendono che Giona, uscito il terzo giorno dal ventre della
rola parola di verit.
balena,
sepolcro.
la figura di
Ges che
escir
11
Ma
il
Ges
con-
Niniviti risorgeranno
la
danneranno
da pi
di
ed ecco qui v' un ch' Giona! Ninive non chiese prodigi: la parola sola la convert. Coloro che non si convertono colla sola predicazione di Ges che annunzia verit infinitamente pi grandi di Giona sono al disotto dei Niniviti,
ravvidero alla
barbari.
Non dovete
racoli
credermi soltanto
perch
ma
i
miracoh
pu compiere
alla verit,
:
pi
a n
che
li
non
converte neanche
i
pi
grande miracolo
Se non
ascoltano Mos e
profeti
non
si
lasceranno persuadere
152
OPERE POTENTI
neppure da un morto resuscitato . Le citt dove ha compiuto i maggion prodigi l'hanno abbandonato, Guai a te, Corazinl Guai a te Betsaidal Perch se in Tiro e
e
le
mezzo a voi, si sarebbero gi da lungo tempo pentite, prendendo il cilicio e la cenere , Tutti posson fare prodigi che sembran miracoli, anche i ciurmatori stregoni. A tempo suo un Simone faceva
miracob in Samana anche i discepoli dei Farisei ne facevano. Ma non saranno contati. Non bastano miracoli per entrare nel regno. Molti mi diranno in quel
; i
giorno
non abbiam noi profetato in nome tuo e in nome tuo cacciato i demoni, e fatte in nome tuo molte opere potenti ? E io allora dir loro
:
Signore,
Signore
apertamente: Io non
VOI
tutti
i
vi
cacciare
se
non
di
hai
demomo
coli
superbia e
cupidigia.
altri
Anche dopo
Si
a far mira-^
profeti,
leveranno de'
cristi
de' falsi
anche
gli
eletti
Vi ho messi in guardia
non
il
creFi-
dell'Uomo
miracoli dei
falsi profeti
non provano
quant'era
resistere
venta
asteneva
dai
Miracoh
ma
il
non poteva
la
sempre
doghosi e talvolta
tava
le
domande. Perch
Miracolo potenza
tede e
grande era la fede dei chiedenti Ma spesso, non appena compiuta la guangione. raccomandava ai graziati il segreto,
a
Va
non
dirlo a
nessuno
OPERE POTENTI
I53
sono
la
scandalizzati
dai
Miracoli
dovrebbero rammentare
:
Tommaso Beato chi ha visto ed ha creduto ma pi beati coloro che non hanno visto eppure hanno creduto .
protonda parola che rivolse a
I
meno
gli
uomini.
sono
Pane,
la
Salute e la Speranza.
stronfiando, imprecando non hanno almen quelle tre chiamano a fretta la morte. Perch la vita diventa allora simile alla morte. una morte col soffrire in pivi Una morte, aggravata peggiorata, inasprita, senza neanche la pacificazione dell' msensibiht. La fame il consiunio del
a vivere
Ma
se
corpo;
il
dolore fa odiare
il
corpo; la disperazione
il
refri/^erio
ogm
ragione d'agire.
uccidersi
chi
anche
un
fare.
Pane, la
Speranza
Deve
Ges ha dato questa fede. A quelli che lo seguivano nei deserti e sui monti ha distribuito il pane materiale e il pane spirituale. Non ha voluto trasformare le pietre In pani ma ha fatto s che i pani veri bastassero alle migliaia. E le pietre che gh uomini avevano in petto 1' ha mutate in cuori che amano E non ha respinto gl'infermi. -Ges non un tormentator di se stesso, un flagellante. Non crede che il dolore sia necessario per vincere il male. Il male male e
va
cacciato,
alla
ma
anche
il
dolore male.
i
Bastano,
;
per
arrivare
vera salute,
dolori
dell'anima
perch
154
OPERE POTENTI
patire,
deve
anticlii
senza necessit, anche il corpo ? Gli Ebrei vedevano nella malattia soltanto un gastigo i
:
Cristian
Ma Ges non crede alla vendetta sugli innocenti e non aspetta dai cruciamenti, dall 'ulceri o dai cilizi la vera salvezza. Date al corpo quel eh ' del corpo e all'anima quel ch' dell'anima. Non gh dispiace star disteso intorno alla tavola cordiale della cena; non rifiuta chi gli mesce il vin vecchio e non respinge le donne che gh versano profumi sui capelh e sui piedi. Ges pu star digiuno pi giorni; pu contentarsi d'un orcello di pane e di mezzo pesce arrostito e pu dormire in terra, col capo sopra un sasso. Ma non cerca, finch non fatalmente irrimandabile, la stenta, la fame, il patimento. La salute per lui un bene e son bem accettabih, quando nessun altro ne soffre, anche il piacere innocente di un desinare cogh amici, un biccliier di vino bevuto in compagnia, la fragranza d'un vaso di nardo.
lo
guarisce.
Ges non
ma
Non
malati
La sua missione
di cac-
dolore spirituale, di
Ma
anche
do-
lori carnali, di
calmare un tormento
mostra,
pi
la
di restituire,
insieme
alla salute
rifiutarsi.
dell'anima,
Si
il
ritroso
perch
e
l'arte
non
mondo un
che
i
fattucchiere
giramondo o
il
Messia
mondano
il
pi
aspettano.
Ma
che
male
e vi sono
i
uomini
suo
sanno capace
di
vincere
tutti
mali, U
amore
sforzato a scacciare
anche
OPERE POTENTI
155
sani,
i
Quando per
figuriti, orridi
le
gli
si
fanno
stra-
lebbrosi,
repellenti,
le
squamature attraverso
ringrinzita
affoga
gli
occhi, gonfia le
mani; miseri spettn soffrenti, che tutti scansano, separati da tutti, che fanno schifo a tutti, ed grazia se hanno un po' di pane, una scodella per l'acqua, il tetto d'iuia
topaia per nascondersi, e a fatica spiccan
labbri
enfiati
le
parole dai
sanno po-
salute,
la
guarigione,
prodigio,
come
potrebbe Ges scansarsi come gli al+ri, non ascoltarli ? E gli epilettici che si torcono nella polvere della terra, col viro contratto in uno spasimo immobile, colla bava
alla
bocca;
cani
gli
ossessi
sepolcri in roi
vina,
sinistri,
notturni,
inconsolati;
paralitici,
soffrire,
cae
dechi,
gli
notte,
spaventosi ciechi rinchiusi dalla nascita nella anticipazione del nero sotterra - incespicanti
feHd che vanno dove vogliono andare, i ciechi esterrefatti, che vanno a cap'alto cogli occhi fissi, come se la luce dovesse giungere dal fondo dell' infinito,
in
mezzo
ai
e per loro
il
mondo non
i il
tepore e
il
risponder di
suo amore,
ire
sorpassa la
gere
implorazioni che
LA RISPOSTA_A_GIO VANNI
Ges, guarisce
l'
ma
a
non ha nulla
a misteri
dello
stregone o del-
esorcista.
Non
peritacoli, a fumi,
Non chiama
in aiuto
Superi n
forte,
g' Inferi Gli basta una parola, un gndo una dolce voce, una carezza. Basta la sua volont
e la fede di colui
che chiede
A
ti
tutti
la
domanda
Credi
tu
E quando
guarigione av-
venuta
Il
Vai,
la
tua fede
la
ha guarito
buone;
di chi
impostore.
Negli
role
I
Evangeli
n a
,
Miracoli
8
,
Du
i
me
forze
e r a t
chi
meraviglie
e ni e
regni.
rammenta gh antestimonio.
Ma
LA RISPOSTA A GIOVANNI
per Ges e In Ges non sono che
potenti,
I57
balenamenti
di
vittoriosi
u n a
Le guarigioni
samente
terra.
di
ma
di spiriti.
preci-
Regno
La maggior parte
plice e
si
delle
malattie hanno
prestano in
modo
Ges donna
del
che perdeva
l'orecchio
di
il
Malco tagliato
da
Pietro
nella
notte
Gethsemani,
a chi
ti
i
ma
fa
male
fai
bene
Ma
l'antica
guariti da
Paralitici,
Lebbrosi,
Sordomuti.
:
Indemoniati
parola per
malati di mente
alla
i
anche
dei
il
profesSi
sore
Aristotele
credeva
possessione
demom.
Lunatici,
gh Epilettici, gl'Iste-
fossero invasi
da
che
e
spiriti
maligni.
Le contraddittorie
casi,
infirmano
tali
il
fatto
Demoniaci, in molti
e
son
in
senso
vero
proprio.
A
quell'
popolare delle
mirabile per
affezioch'egli
prestava in
modo
nava.
il
i
quello di Satana.
missione.
Non gh premeva
fermit corporali e quelle spirituali c' un parallefismo consacrato dal linguaggio e che ha il suo fondamento in
afi&nit
effettive.
Il
Fuiioso
l'Epilettico,
l'Infingardo
158
e
Paralitico,
LA RISPOSTA A GIOVANNI
il
l'Immondo
la verit,
il
il
il
Lebbroso,
il
Cieco e chi
non sa vedere
la
verit,
il
Salvato e
Quando
scepoli
se
mand due
di-
perch chiedessero a Ges s'era lui l'aspettato dovevano aspettarne un'altro, Ges rispose loro: Andate a riferire a Giovanni quel che udite e vedete: i ciechi recuperano la vista e gli zoppi camminano: i lebbrosi son mondati e i sordi odono; i morti risuscitano e l'Evangelo annunziato ai poveri , Ges non separa l'Evangelo dalle guarigioni miracolose. Sono opere dello stesso ordine: egli vuol dire, con quella risposta, che ha guacorpi perch le anime sian meglio disposte a ricever rito
i
l'Evangelo.
Quelli che non vedevan la luce del sole ora vedono anche quella della verit; quelli che non udivano neppur le parole degli uomini ora ascoltano anche quella d'Iddio; quelli ch'eran posseduti da Satana son liberati da Sa-
tana;
ciulli;
tratti,
camminano
dietro
ai
miei
pssi;
quelli
ch'eran
poveri,
ricchi.
dopo la Buona Novella, son pi ncchi dei Ecco le mie credenziali, le mie lettere di legitti-
mazione.
Ges, medico e liberatore, non quello che i suol moderni nemici vogliono, in pessima fede, immaginarsi per rindorare, contro l'ascetica, la comoda pagamt. il
Dio,
dicono, dei
malati,
dei
deboli,
servi.
dei
sudici,
dei
miric-
serabili,
Ges
Ma
di
tutta l'opera di
forza,
ai
purezza,
per
di
chezza,
libert.
ai
Ma
si
accosta
malati
cacciare
la (nalattia,
LA RISPOSTA A GIOVANNI
dici
159
Non ama
1'
gl'inla
ama,
alla pai
degli antichi,
ha
per-
duta.
Ges
vita,
d'
il
profeta della
vita
felicit,
il
mallevadore
I
della
una
pi
Miracoli
non sono
TALITHA QUMI
morti
al
risuscitano
uno
dei segni
che devono
sorella,
bastare
Battezzatore prigioniero
disse
:
Alla
buona
a
;
Marta operosa,
La Re-
una rinascita nella fede l' immortalit delpermanente parole l'afiermazione di questa fede Le l'evaugelista Giovanni sono una parabola astratta, quasi veologica, che rimanda a un'esperienza rigorosamente in
dividuale.
Ma
oimenti
gli
storici,
ma
:
esplicito
Ges ha risuscitato tn; morti un giouna bambina e un amico. Stavi. t)er entrare a Nain la bella . accovata sopra un monticello a poche miglia d?i Nazareth e ingiovane un trasporto Portavano al 11 contr sepolcro tgholo d'una vedova Costei aveva perso lo sposo poco l'era nmasto questo figholo, solo ora tempo innan;^ portava a sotterrare anche lui. Ges vide la madre che andava fra le doime piangendo con quel pianto attonito e rattenuto delie madri, che costerna. Aveva al mondo due uomini soli che le volevano bene; era morto il primo, secondo, uno dopo l'altro; tutti e due spaera morto riti Restava sola, una donna sola, senza un uomo Senza
del testimoniale.
vinetto,
il
tALittA
Qiun
l6l
marito,
sollievo
sen^a
(aver
figliolo,
un
qualcuno da potersi
da potergli
Sparito l'amore
memoria
della giovent,
Un
un
figliolo
pensare
sposo.
Almeno uno
di
le
fosse rimasto
pu comOra il
!
quella
Non
piangere, disse.
Il
giovane
I
vi
gia-
ma
composto
chet.
nel
lividore ansioso
dei
morti,
portatori
si
si
Giovanetto,
di
ti
dico,
levati su
Dico a
te.
Non
pi
si
tempo
:
giacere;
I
madre
dispera
il
alzati
figliolo,
ubbidiente,
a
si
cominci a parlare,
rese
Ges
rese
alla
madre
>.
Lo
perch oramai era suo. L'aveva ripreso daUa man morte per lestituirlo a chi non poteva vivere senza di lui. Perch una madre smettesse di piangere. Un altro giorno, tornando da Gadara, gli si gett ai I piedi un padre. La sua tglioiina unica stava per mor rire. L'uomo si chiamava Giairo e bench fosse dei capi
della
della sinagoga
S'
credeva in Ges.
incamminarono insieme. A mezza strada si fec innanzi un servo di Giairo. La tua figliola morta, ormai inutile che tu conduca il Maestro. Ma Ges non crede aUa morte ! Non temete, dice al
r
e.
sar
saiva.
Cristo.
l62
Arrivano a casa.
tALItHA QUMl
Fuori c'eran dei suonatori
e
altri
Andate
via.
Non
piangete.
Perch
la
fanciulla
non
morta
ma dorme
i
e presa la
Entr nella stanza, con tre discepoli soli e manina dell'addormentata grid
:
genitori,
E
per
anni.
di
la
Talith
subito la
camminar
do dia
camera,
perch,
aggiunge
Marco,
aveva
Ma
I
smunta dopo
Ges comand che le dessero subito da mangiare. Non era uno spirito visibile, uno spettro. Ma un corpo vivo, che s'era svegliato un po' stanco, pei una nuova giornata, dopo sogni d febbre. Lazzaro e Ges si amavano. Pi d'una volta Ges aveva mangiato nella sua casa di Betania, con lui e le
male
sorelle.
Ora un giorno Lazzaro si ammal e lo mandarono a dire a Ges, E Ges rispose Questa malattia non finir colia morte. E si trattenne ancora due
:
giorni.
Ma
il
ai
discepoli
Lazzaro,
il
nostro
amico,
s'
addormentato,
vado
si
svegliarlo.
Era vicino a Betania quando Marta gh
contro,
fece
in-
quasi a rimproverarlo
morto
Se tu
I
fossi
stato
qua mio
fratello
non
sarebbe
morto
poco dopo sopraggiunse anche Maria Se tu fossi stato qua mio fratello
1
non
sarebbe
non perQuel ripetuto rimprovero commosse Ges ch temesse d'esser giunto troppo tardi ma peich io
rattristava, sempre, la poca fede de' pi cari.
tALITHA QUMl
163
E
gendo
Dove
gli
l'avete
:
messo
dissero
la
Vieni a vedere.
lo
vi al sepolcro.
Levate
la
Marta,
creto, interloqu.
E
cora
Ma Ges non
Levate
dette ascolto.
la pietra.
La
pietra fu
le
mani e
il
dalla pezzuola.
Dodici e da un codazzo
di
occhi
Lazzaro
si
riaccostumarono
luce
piedi
camminavano, bench indoliti, e si toccava le mani. E la rapida Marta ammanni la cena megho che fu possibile in quella confusione, dopo quattro giorm di lutto, e il Risorto mangi colle sorelle e gli amia. Maria appena metteva alla bocca il boccone da quanto guardava il vincitor della morte che, rasciugato il viso, spezzava il suo pane e beveva il suo vino come se quel giorno tosse
simile a tutti gh
altri.
Queste sono
listi.
le resurrezioni
che
narrano
gli
Evangedottorale,
vazioni che
desti
dispensano da
ogm comuientano
intempestivo.
104
tALITHA QUMl
risuscita,
Ges non li
risuscita
pompa
della
sua
potenza
colpire
r immaginazione
uii
popoli,
ma
soltanto
madre,
Due
di
queste resurrezioni
figlia
di
furon pubbliche;
una
di
sola,
quella della
Giairo
comand che
Ges parla
ai
non
dicessero
casi
morto come se non fosse morto ma soltanto addormentato. Del tiglio della vedova non ha tempo
di parlare perch la decisione troppo subitanea ma anche a lui dice, come a un ragazzo che s'impoltra a dor mire passata l'ora: Giovinetto, dico a te. levati! Quando gli dicono che la bambina di Giairo morta
risponde
Non
morte
di
morta
ma
dorme. Quando
:
gli
confer-
mano
dormo.
la
Lazzaro insiste
Non
morto
ma
La s di svegliare. Non pretende di risuscitare Morte non pei lui che un Sonno Un sonno pi profondo del sonno comune e giornaliero. Cos protondo che soltanto un amore sovrumano lo rompe Amore dei superstiti pi che del dormente. Amore di uno che piange
quando vede
il
ama
LE
NOZZE
DI
CANA
Ges andava
Per l'uomo
matteggia, che
il
volentieri
alle
nozze.
di
del
popolo,
che tanto
e
rado
sciala
non mangia
il
pi ricordativo di tutta la
vita.
Un
interstizio
di
ricchezza, di
pudio nella lunga e tutta bigia mediocrit dei suoi giornu moI signori, che ogni sera possono banchettare; i
derni, che ingollano in
quel giorno
Ma
l'antico
povero,
il
lavoratore,
pane d'orzo, di fichi secchi, di qualche pesce e di qualche ovo sodo, e soltanto nelle grandi teste ammazzava un agnello o un capretto l'uomo avvezzo a stentare,
di
;
a misurare, a far a
meno
Le
di tante cose,
a contentarsi del
della chiesa,
eran di
tutti,
tornavano
tutta
sua,
ogni anno.
Ma
dei
lo
sposalizio
era
una
lui
testa
giro
suoi
le
anni.
delizie e le splendidezze del
si
allora tutte
mondo
potessero
mai pi scordare
nella
di
quel giorno
Le
fiaccole
i
andavano,
balierini.
166
gli
LE NOZZE DI CANA
accompagnatori.
ai
In casa tutte
le
La
luce, la
musica,
profumo,
1'
ebbrezza,
la
danza
Tutte
nulla
mancava
il
la
contentezza dei
sensi.
le
privilegio
dd
casa
povera del povero. A Ges quella gioia innocente piaceva. L'esultanza di quei semplici, strappati per tante poche ore alla malin-
comca sparutezza
il
commuoveva. Nelle
Il
matrimonio
destino
coli 'amore,
coli'
incontro di
due amori,
l'affermazione
d'una
vita,
rabilit della
un ostaggio
in
mano
ciet
si
nuova
fa pi libero e
professa pi schiavo.
D matrimonio
parte.
una promessa
di
di felicit
un'accetv'
coscienza
hanno
Nell'ombra
tragedia
che
manda
sull'avvenire
una tremante speranza di gioia sta la grandezza eroica e santa del matnmonio. Che non si pu a meno di fare eppure, a dar retta all'egoista ragione, non si dovrebbe fare Chi ha mai visto, fuor di l, una condanna cos voracemente desiderata ? Per Ges il matrimonio ha una significazione ancora
pi profonda
:
il
cuori si ha legato l'uomo non pu sciogliere. Quando v' spada accostati non o si sono intesi corpi sono e
i
In questa vita
umana mu-
LE NOZZE DI CANA
tevole,
167
efi&mera,
labile,
fuggente,
il
il
ricordo delle
belle c'
;
le
parabole pi
figliolo
il
che fa
g' inviti
per
le
nozze del
stesso
le
il
vergini
di
signore
convito.
Egh
si
paragona
allo
si
sposo scanda-
festeggiato dagli
amici,
perch
suoi discepoli
e bevano.
Non
quando
disprezzava,
come
suoi
astemi,
il
vino,
il
e,
berr coi
Dodici
suo
Nessuna meravigUa, dunque, ch'egh abbia accettato r invito alle Nozze di Cana. U prodigio che fece quel giorno tutti lo sanno. Sei pile piene d'acqua furono da Ges cambiate in vino, e in vino pi buono di quello
finito.
I
il
regalo d'un
vino tenuto
visata di
Ges a
gli
sposi.
seicento Utri di vin buono, aggiungono, sono galo e che dimostra la Uberalit del Maestro.
un
bel re-
Giovanni
il
l'uomo ma
il
racconta
Il
fatto delle
Nozze
di Cana.
gioco di prestigio
col potere
che lo spirito ha sulla materia e, nello stesso tempo, una di quelle parabole rappresentate, invece che
narrate, per
chi
Per
l68
LE NOZZE DI CANA
nel
deserto,
l'acqua bastava:
il
mondo
era
venuta
dalla
la
Lieta Notizia:
prossima
Dalla
tnstezza
tica
Legge
si
passa alle
Lo Sposo
acqua
con
;
d'entusiasmo
ma
vino.
le
Ricordate
Tutti
cominciano
la
col
mettere in tavola
gente
brilla,
danno
quello
buono
fino a
tu hai serbato
l'uso
dei
vecchi
Ebrei e dei
vecchi
davan prima
il
il il
buono
migliore.
ei>Il
cattivo
ed egU, dopo
buono, d
si
beve in prinil
tavola,
il
vino ansi
fuoco e
lo
spunto e non
pu
bere.
Il
che rallegra il cuore e riscalda il sangue, il vino nuovo del Regno, il vino destinato alle nozze del cielo colla terra, chiamer, il vino che d quella divina ubriachezza che si
pi tardi, la
t
>.
Le Nozze
di
il
primo mimiracolo
Un'altra parabola
quella
del
fico
seccato.
Una mattina
verso
Gerusalemme, Ges ebbe fame. S'accosta a un fico e non ci trova che foglie. Bench nato in terra di mezzogiorno
LE NOZZE DI CANA
era troppo presto per avere
i
169
fosse pur di razza
frutti,
pnmaticcia
Ma
la
si
sdegn contro
povera pianta e
maledisse
pi da te frutto in eterno!
lieo
si
secc sull'atto
:
de)
tuo fruttol
era secco.
della
il
tco,
quando ripassaion
il
la sera,
Negli Evangelisti
racconto degli
effetti
male-
pensiero,
pi volte
si
veggono una trasposizione figurata di un lamento che molto spesso torna sui labbri di Ges. Il tco Israele, la vecchia rehgione giudaica che ormai non ha pi che foglie inutili e incommestibib di riti e di
coli
'ombra,
foghe
vane,
Ges,
affamato
d'
amore,
cercava tra
quelle toghe
Non
ha trovati
ghato
ma
stenle
si
assecch
in
eterno
(rutti
li
da-
ranno ormai gh
11
altri
popoh.
,
in
fondo,
sterile
che
una glossa
si
della
parabola del
fico
fico
che
legge in Luca.
;
Un uomo aveva un
Ecco son gi
piantato nel\a
sua vigna
e
al
and
del
non ne trov.
Allora disse
vignaiolo:
vengo a cercar
imito da questo
tco,
non ne trovo
170
taglialo;
il
LE NOZZE DI TANA
perch sta ancora
?
a ingombrare inutilmente
:
terreno
Ma
l'altro
gli
rispose
Signore,
lascialo
an-
mato
bene, se
no
lo
ta-
glier!
ai la
prima
ma dopo
tre
anni
di
sterilit.
l'operaio,
vien
tima prova. Se
il
fuoco.
Ges predica ai Giudei e pensa d'abbandonarli per annunziare ad altri il Regno. Ma un suo latre ann3
Da
voratore,
un
popolo,
chiede grazia
ancora una tregua Vediamo, se a forza d'amore, questa generazione adultera e bastarda si convertisse.
Ma quando
di
Befania ormai
c'
fico
la
prova
stata fatta
dal
Giudaismo non
;
da spegiudaico
i
rare che
degno
frutti
il
maligno
pi
suoi
vizzi
e tardivi.
PANI^E^SCI
Le moltiplicazioni
in
dei
pani
son due e
si
somigliano
cio
man-
Migliaia di poveri
deserto,
in
un luogo
giano, tanta la
rola.
le
Ma
il
donne,
pane di vita ch' la sua paterzo giorno Ges ha piet di loro ci son bambini e ordina ai discepoh di dar da
fame
mangiare
ta seder
alla
moltitudine.
;
Ma non hanno
che
pochi
Ges
in terra,
;
a cerchi di cin-
quanta e
c',
di cento
si
tutti
Se confrontiamo
d'un fatto singolare.
-'
due moltiplicazioni
volta
i
ci
accorgiamo
La prima
le
La seconda volta
persone quattromila
sole.
persone e ne resta di
meno e alla fine riQ)n meno pani si sfama pi pi quando i pani son di pi si
mille di
;
due
di
pi
le
meno persone
morale
di
meno pane
resta.
Qual'
?
il
cibo
abbiamo
Se
i
e pi ne
possiamo distribuire.
Il
Meno meno d
pi.
meno
si
sarebbe sa-
ziata
doppia gente
172
PANI E PESCI
Se con cinque pani s' contentato cinquemila persone con un pane solo se ne sfamava cinque volte di pi. Il vero pane, il pane della verit, tanto pi soddisfa quanto meno . La Legge Vecchia abbondante, copiosa, divisa
in
precetti
nei libri
dagli
prima vista
saziarsi.
Ma
meno
saziano.
non
riesce a levarsi la
fame
le
con
quelle innumerevoli
ma
una
che
riconcilii
il
cuore,
pane spirituale di per s stesso miracoloso. Un grano basta a pochi e quand' finito non ce n' pi per nessuno. Ma il pane di verit, il pane di gioia, il pane mistico non finisce, non pu finir mai. Spartitelo alle migliaia e ce n' sempre; distribuitelo ai miliom ed sempre intatto. Ognuno ha preso la sua parte come gli uomim e le donne che avevan fame nel deserto, e quanto
Il
pane
di
Un
,)ane
altro
li
giorno che
discepoli
si
ritrovarono senza
Farisei
Ges
ammon
e dei
Sadducei.
discepoli,
a in-
tenderlo,
non s'
:
preso
il
Ma
tede,
Ges, accortosene,
rimprover
gente
di
poca
come
t*ANI E PESCI
173
e
non
vi
capite che
non
lie-
di
pane
de'
eh' io vi parlavo
Ma
.
guardatevi dal
Cio
dai
vito
Farisei
e de' Sadducei
guardiani
Sono Dodici, gU scelti, eppure non sanno capire alla prima e non credono quant' necessario. Anche sulla barca, la notte della Temj>esta Ges dovette nmproverarli. D Maestro s'era addormentato a poppa, col capo sopra il guanciale d'un rematore. Ad un
i
tratto
le
si
lev
il
vento;
un turbine
si
momento
territi,
dovessero rovesciarla.
at-
svegliano
curi di noi
Ges
?
Salvaci,
siamo perduti.
Taci,
e al
Perch
mare:
non
ti
al
vento
la
Chetati.
il
vento cadde
ai
torn
bonaccia.
Allora grid
discepoli:
? ?
Dov' dun-
que
la vostra fede
gli
scampati,
dicevano
i
Che uomo
?
mare
venti gh ubbidiscono
Non
sol-
umana ma grande ha
grande l'amore, grande la volont Nessuna cosa animata e inammata resiste a queste tre grandezze Ha nnunziato a tutto quel ch' temporale ed ha la vittona sul tempo; ha nnunziato ai bem della carne epper pu salvare la carne; ha rinunziato a ci che viene dalla materia epper padrone della matena Ognuno pu esser
partecipe di
questa dominazione.
La
fede sufficiente,
purch non
medesimo.
174
PANI B PESCI
Prima
prima
di Cristo,
un grande
uomo
degno
si
d'Italia, di
corrotto
ma
comandare
bastanza
tornare
gii
si
il
lev
iJ
vento
pilota,
pilota voleva
del
;
porto.
Ma
Cesare,
presa la
mano
disse
Va pur
Cesare
con
con
voi.
come
se
un po'
s'
trata in quell'anime,
dell'acqua.
ingegn di superare
gli
contrasto
Ma
esser
nonostante
sforzi de'
marinai la nave
tu
per
sommersa,
La
n s la fede di Ges era tutto amore amore del Padre, amore degli uomini. Con questa fede pot andare incontro alla barca dei
discepoli che
vogavano penosamente
sui
al
vento contrario,
prati
d'una
pastura.
Non
i
temete, son
io.
Appena
montato
alla riva.
in barca
il
ch indurato
E
e
aggiunge
>.
anche quella volta discepoli stupirono peril l'onesto Marco cuor loro era
non
avevano capito
il
fatto
de'
Il
pam
Perch
raccostamento pu sembrare ingenuo ed rivelail miracolo dei pani il fondamento di tutti Ogni parabola, detta con parole di poesia o
tore.
j?h
altri.
visibili,
non
che
un pane
in
di-
t^ANi E PESCI
175
suoi
di
almeno
suoi
il
capiscano
cibo degno
la sola verit
necessaria: lo spirito
solo
quei cibo
si
au-
vista,
un nasconditore,
pro-
segreto.
ai
Ordina
a
fatte
di
guarirli;
vuole
che
preghiere
i
ed elemosine
sian
quando Discepoli riconoscono eh' il Messia si raccomanda che non lo ripetano; dopo la Trasfigurazione chiede ai tre testimoni il silenzio; e quando insegna parla quasi sempre in parabole che non tutti son
nascosto;
capaci d'intendere.
Alla seconda vista, che conta pi della prima,
stero
rico.
il miGes non ha niente d'esoteNon ha una dottrina segreta da trasmettersi a po-
non
pi misterioso.
chi
gerofanti.
La sua opera
sulle
fu pubblica
ed ostensibile.
Parl
laghi,
sempre
sulle
sponde dei
nelle sinagoghe,
mezzo
alla
gente.
di
fare
il
la
vanagloria ne di-
il mento; volle che i Dodici non dicessero Cnsto prima della sua entrata a Gerusalemme,
pubbhca inaugurazione della sua Messianit; e parl in parabole per essere megho inteso dai semplici, che ascoltano pi volentieri un racconto che un sermone e rammentano meglio una storia che un ragionamento. Tre Evaiuielisti nteriscono un discorso di Ges che
NON SEGRETO
:
POETA
177
sembra dire il contrario avrebbe fatto apposta p>er non da tutti, a Perch a voi dice ai Discepoli dato conoscere i misteri del Regno dei Cieli ma a loro non dato.... Perci parlo loro in Parabole, perch, sebbene abbiano occhi non vedono, e sebbene abbiano orecchi non odono n intendono . Ma Ges non vuol dir altro che questo: Voi, questi misteri, l' intendete ma i pi non l' intendono, bench
farsi capir
abbiano
orecchi
spiriti
simili
ai
vostn.
a costoro,
perch intendano, parlo in parabole, cio in un linguaggio figurato di fatti epper pi facile e famihare. Ai fanciulli
s'
insegna
cogli
apologhi,
i
come
le
al
pararazio-
Non
lare meglio
intendon
spesso
lo stesso la
gli occhi e gh orecchi dell'anima. Ges non aveva arcani da immascherare. Voleva che tutti, anche pi umili, i pi ignoranti, lo intendessero. Le parabole non eran fatte per occultare il suo insegnamento ai profani ma per renderlo pi esplicito ed apprensibile all'universale. Che talvolta anche l' intelligenza dei Dodici fosse inferiore a codesto compito una malinconica conchiusione non ignota a Ges. La meravigliosa eccezionaiit del suo messaggio ha messo in ombra la sua originalit poetica, non meno meravigliosa. Ges non ha scritto mai nulla ha scritto una volta sola, sulla rena, e il vento ha cancellato per
i
'
scrittura
ma
sarebbe riuscito
^4
toria di Cristo.
1^8
in
NON SEGRETO
POETA
mezzo a un popolo di possente immaginativa, nel poil Libro polo che ha dato il Salterio, la Storia di Ruth, grandi pi dei uno Cantici, dei di Giobbe e il Cantico
poeti
d'ogni
tempo.
vittoriosa
fanciullit
di
spirito,
il
La sua
libri
terriccio
di pochi agreste e popolare dov'era cresciuto, la lettura la sua ma tra i pi ricchi di tutte le poesie
amorosa comunione
campi e
degli
ammali
divina e appassionata e soprattutto buio, di salvare chi nel bramosa d' illuminare chi soffre portare la felicit suprema si sta perdendo per sempre, di perch la poesia vera non si accende ai pi infeUci, delle stelle e del sole ai lume delle lucerne ma al lume
e innanzi tutto
e non
si
trova nei
lsciti
scritti
dell'animi l'amore, nella pena, nella profondit commossa ed etern vive fecero di Ges un'inventore d'immL^gini
colle quali
rubricate ha compiuto un miracolo nuovo non le verit pii dagh Evangehst. Il miracolo di comunicare
alte per
mezzo
di grazia, che.
dopo
Alcum
idilUd
di
questi
racconti
non sono
che
rifaciment
da lui esposte altre volte coi che dicono cos parole concettuali; ma ve ne sono alcuni predicazioni L non mai dette in altra forma neUe sue Discorso sul! del parabole sono il commento figurato quale s'add al Montagna quale poteva farlo un poeta
epici di rivelazioni
quelli nati ceva, in senso pi proprio che a tutti terra, il nome di divino.
dall
IL
LIEVITO
Le signore cittadine non fanno il pane da s. Ma le vecchie donne di campagna, le spose di casa, le massaie,
lo
sanno cos'
il
Lievito,
il
volta, grosso
quanto
l'acqua bollente e
Un boccone di pasta dell'altra pugno d'un bambino, sciolto nelmesso nella pasta nuova fa gonfiare
farina.
i
anche
tre staia di
i
Fra
piccini
;
pi
appena
si
vede.
Ma da
un
quel granellino,
i
posto
rami
possono stare
gli
uccelli.
.
E
lo
si
anche
il
D contadino
giorni,
esce di
casa,
ritorna.
ci
Passano
pas-
sali le
notti e al chicco
il
non
pensa.
Ma
li
sotto, nell'umida
e in
seme ha germogliato; vien fuori un fil d'erba fil d'erba una spiga, gracile e verde prima, che a poco a poco granisce e ii^alla: ormai U campo chiede la falce e il contadino pu cominciar la mietitura. Cos avviene del Regno dei Cieli e del suo amiunzio. La Parola sembra una cosa da nulla, cos' una pamaggese,
cima
al
rola
sillabe,
tica entrai)
cuore ritrovano
corta,
negh orecchi e soltanto quando vengon dai i cuori una cosa da nulla, piccola,
;
un
la
fiato,
un
soffio,
vento
porta via.
l80
il
IL
LIEVITO
farina
Lievito
se
schiettj
com
campi che sotto sotto germoglia, pazient come la terra che lo nasconde, ma quando arriva la pri mavera verdeggia e vigoreggia e appena comincia l'estat
dei
seme
Evangelo fatto di poche parole: il Regno v dno, mutate l'anime vostre ma se cadono in uomii ben disposti, in semplici che voglion diventar grand
felicit
che
cercarono invano
si
abbarbicai]
fioriscono
metton
gemme
e bocci,
Son pochi, intomo a Ges, quelli che credono da^ al Regno e si preparano per la Grande Giomatj Pochi e piccoli uomini, dispersi come briciole di lievil in mezzo alle divise nazioni e gh sterminati imperi. lA
vero
quelle poche dozzine di omiciatti di nessun conto,
cati in
coll<
p<
contagio
uomo che
s'
il
Ma
a tutto
f)orali,
rinunzia!
resto.
Non fanno
gh uomini temporali
d'altri,
Se un uomo, lavorando
lo
un campo
rinascono
campo. Se un mercante, che va in cerca di gioie di nx caviglia, degne d'essere offerte ai regnanti, ne trova uu pi grossa e pura di quante n' ha viste nella sua viti una Perla che non 1' ha neppure il gran Re nel suo p?
IL
LIEVITO
l8l
va e vende tutto quello che ha, e anche l'altre perle di. minor pregio, per comprare quella Perla unica e
lazzo,
straordinaria
il mercante, uomini materiali che guadagni caduchi, son pronti a vender loro beni per acquistare un Tesoro che a loro semtutti eppui si tratta bra pi prezioso di quanto posseggono di un tesoro materiale e perituro con quanta maggior
Se
lo
zappatore e
di
si
contentano
i
Regno
d'
Iddio
Se
lo
zappatore e
sacrificio
il
naro,
t un
il
un tesoro eterno, buttar via quel che abbiamo di meglio, anche se ci parve fin ad oggi di prezzo inestimabile ? Ma prima della rinunzia dobbiamo pensar bene se
quello che resta sar
al
termine
Ideila
nuova impresa. Bisogna scandagliare l'anima nostra, misurar le forze. Che non ci avvenga come a quell'Uomo che voleva fabbricare una Torre, una bella Torre che si alzasse al cielo come quella di Gerusalemme. E non fece prima i conti della spesa e chiam gh sterraton, tece cavare fondamenti, chiam muratori e fece cominciare le quattro muraghe della base. Ma quando la Ton e cominciava appena ad alzarsi sul piano della terra e ancora non arrivava ai tetti delle case dovette smettere )erch non aveva pi mezzi per pagaie la calcina e matoni e le pietre e lavoranti. E la Torre rest a quel modo, >assa e mozza, a memoria della sua presunzione, e suoi
i
i i
icini
lo
sbefiavano.
altro
Uii
Re
fa
piima
l82
ja
LIEVITO
manda un'ambasciata
muova. Chi non sicuro di se stesso, di non si metta dietro a Cristo. Perch la fondazione del Regno ben altro lavoro che una Torre e la creazione dell' Uomo nuovo una guerra non meno dura dell'altre, bench tacita e interna. Nel Regno non s'entra che quando siamo degni e mondati. D Regno una festa eterna e bisogna andarci vestiti a festa. Quel Re che faceva le nozze al figliolo e g' invitati non si fecero vedere chiam la gente bassa, passeggeri, i mendicanti, chiunque, ma quando entr i nella sala del banchetto e vide uno tutto sozzo d'unto e
che
il
nemico
si
poter reggere
fin all'ultimo,
a stridere
denti
anche
in
miserabili e
gli
pecca-
Re aveva
invitati
tempo
scelti
ma
uno
aveva comprato un podere, un altro cinque paia di bovi, un terzo pigUava moghe proprio in quel giorno. Eran tutti dietro a' loro interessi e non accorsero all' invito. K qualcuno non si scus neppure Allora il Re mand
i
per
le
strade
brindelloni,
guitti,
l'ultimo canagliume.
far
c'era
dell'altro
posto
allora
dette ordine di
sotto
entrare per
forza
quelli
il
che
passavano
reale,
U palazzo, chiunque
una magnificenza.
di
fossero, e
banchetto cominci.
una
rica festa,
Ma
sce,
infine
consisteva
di
neli'
impippiarsi d'agnello e
pe-
nell' ubriacarsi
ognuno doveva
del
tornare a casa
IL
Lievito
183
primi invitati prefer un altro piacere materiale a quel piacer materiale si poteva anche perdonare.
Ma
le
r invito
al
banchetto del
ricreazioni
sbornie
ventre,
Eppure g' invitati che Ges ha scelto fra gh uomini, e ha chiamato prima di tutti per la divina dei rinati, non hanno risposto. Torcono il soliti e sudici nicchiano, scantonano e vanno per
avvinta!
i
festa
viso,
fatti
loro. Preferiscono
il
allo
splen-
dore dell'alta speranza, unica ragionevole ragione di vivere. i Allora tutti gli altri son chiamati nel loro posto
:
ricchi,
fa-
le prostitute
i
ignoranti invece
sani e
dei
degli istruiti,
felici
malati e
Anche gh
mand
a potar
le
Pi tardi,
a mezzogiorno, ne vide
quelU.
mand anche
li
ancora pi tardi
la sera
ancora e
fiss
^utti.
tutti
E
lo
venuta
stesso
padrone a
tutti
il
salario e a tutti
la
la-
danaro.
Ma
quelli
;
meno
li
di noi
li
prendon
:
stessa paga
Ma
?
il
pavoi
drone
di
senti e
riprese
?
Non ho
darvi un denaro
Perch dunque
lamentate
Se mi
i84
n.
LIEVITO
ma
padrone non ^ che una d quanto ha promesso e lavor con eguale speranza ha di-
tutti
a goder di quel Regno per il quale ha penato fino alla notte. Guai per a chi tarda troppo. Il giorno preciso nessun lo sa e dopo quell'ora chi non entrato picchier alla porta ma non gli sar aperto e triboler nelle tenebre
come gU
altri,
esteriori.
Il padrone andato alle nozze e i servitori non sanno quando torner. Beati quelh che l'avranno aspettato e trover svegU. Lo stesso padrone li metter a tavola e
li
servir.
Ma
se
li
pronto ad accoglierlo e
d'aprirgli e gli
servi per
im braccio
cac-
Ognuno sia pronto perch il Figlio dell' Uomo come un Ladro di notte e non fa sapere innanzi a che ora verr. O come uno vSposo che deve arrivare e qualcuno 1' ha trattenuto per la strada e ha tardato. Nella casa della
sp(jsa
sono
coi
Dieci
Vergini
che l'aspettano
l'oho
i
pei
andargli
le
incontro
vedenti,
Pre-
hanno preparato
Le
altre Cinque, le
l'olio e,
stanche d'aspettare,
il
assopiscono
Ed
le
ecco a un
arnva.
lanterne e
Cinque
alle
svegliano
di
soprassalto
po' d'olio
raccomandano
quelle dicono
:
ma
IL
LIEVITO
P
185
Andate da chi E l'Improvvide corrono da una casa all'altra lo vende per accattare un po' d'olio ma tutti dormono e nessuno
l
risponde e
le
Tornano alla casa delle nozze ma trovan la porta chiusa. Le Cinque Savie son gi entrate dentro e fanno festa allo Sposo. Le Cinque Pazze bussano, supplicano, gridano ma nessuno viene ad aprire. Dalle fessure dei telai vedono la rossa luce della
baiano dietro
vesti
leggere.
cena
piatti,
il
chieri,
strumenti ma possono entrare. Dovranno star l fino a giorno, nel non buio, e il vento e la paura faraimo tremare l'escluse dai
canti
dei
giovani,
suoni
degli
piaceri
del
festino
ootturno.
LA PORTA STRETTA
larga porta stretta, perch la porta molti e molti menano alla perdizione e e la via spaziosa via la ma la porta stretta e son coloro che vi passano son coloro che la troangusta menano alla vita e pochi alla fine, non d'entrare, vano QuelU che cercheranno
Entrate per
la
potranno perch
la porta,
il
padron
di casa,
quando
sia
-avr
serrata
Fin
troppo tardi,
uomini
spietati,
non
resistono
aU'ultimo cedono Se gli all'ostinazione del postulante e sono sempre insensibili aOe uomini, che son uomini, non la risposta di un Padre implorazioni, quanto pi certa sar
che
e lo
ci
vuol bene
Un uomo,
svegUa.
tre pani che
dun amicc a mezzanotte, batte alla porta Prestam dice gh E attraverso la porta
:
m' arrivato all' l'altro, fra il sonno, risponde ho Sente da dargli. Ma vogho al che sono stracco e non mi . Non mi dar noia, miei bambiw che dormono zare E qui nel letto ho i
se
improvviso un ospite
e noi
>
l'altro noi sveglieranno e frigneranno . Ma voce e s la alza ribussa alla porta e si d per vinto e faccia questo piacere raccomanda a mani giunte che gh e 1 ospit ha altri amici, e l'ora tarda
mi levo
si
che
il
vicino non
affamato
i'a.spetta.
LA PORTA STRETTA
l'amico scende dal letto e lo fa entrare e
gli
187
d quanti
pam
che
toso
i
gli
bisognano.
ma
lui.
di
cuor buono
Eppure angiu-
come
dice che
Un
tristo e dispet-
a comodo suo
Una vedova
voleva contentarla
ripulse e
Ma
la
non
si
stancava
importunarlo.
alla
gli
fine
donna che
rom-
capo da tanto tempo con suppUche, istanze e sollecitazioni, stese la sentenza e la mand in pace.
peva
il
Ma non
Chi ha fatto
ci
spetta.
ma
del
non avr
suo
fra-
tanto
il
meno
Quando
servo,
sementare o a pascolar le bestie, torna a casa, il padrone non lo chiama con s a tavola ma prima si fa servire e dopo d anche a lui la giusta cena. una parabola che
Ges ha dedicato ai suoi Apostoh, che gi si disputamighon posti del Regno. 1 Si riterr egli forse obvano bligato a quel servo perch ha fatto quel che gli era stato comandato ? Cos anche voi, quando avrete fatto tutto abquei che vi comandato, dite Siamo servi inutili quello . che eravamo in di fatto dovere fare biamo
i
:
di quelli
che
agli ordini
di
condannati pi
poi.
quelli
che a parole
si
rifiutarono
ma
e
pentiti,
ubbidirono.
:
Un
disse al
maggiore
Vai alla
figlioli
il
figliolo
l88
disse di
s
LA PORTA STRETTA
ma
invece di andare
Il
alla
al
vigna
minore:
sdrai a
un'ombra a dormire.
te alla
padre disse
Vai anche
figliolo ri-
fratello.
Ma
il
spose
Ma
dopo, ripensando
le
da s
rifiuto,
sormont
la straccaia e
and
alla
buona
voglia.
Regno non
basta. Acconsen-
neppur tentare la trasmutazione del cuore, men che nulla, a Chiunque viene a me e ascolta le mie parole e le mette in pratica sar simile a un uomo avveduto il quale, volendo fabbricarsi una casa, ha scavato e scavato profondo, e ha posto il fondamento sulla roccia. E quando caduta la pioggia ed arrivata la piena, la fiumana ha investito quella casa e i venti hanno soffiato
ma la casa non s' scrollata perch era fondata sulla roccia. Ma chi ode le mie parole e non le mette in pratica simile a im
stolto che ha edificato la sua casa sulla fondamento E la pioggia caduta ed venuta la piena e hanno soffiato i venti e la fiumana ha investito la casa e 1' ha fatta subito crollare e la rovina stata grande . Lo stesso insegnamento nella parabola della sementa, t II seminatore usd a seminar la sua semenza ; e mentre seminava una parte del seme cadde lungo la
uomo
rena, senza
strada, fu calpestata e
gli
uccelli
teiia
subito
spunt perch
il
il
terreno
e,
tondo;
radice,
le
ma, levatosi
si
soie, fu
narsa;
secc.'
spiuc,
un'altra
LA PORTA STRETTA
l8g
cadde nella terra buona e, nata che fu, frutt il cento per uno B. questa la parabola che i Dodici non eran capaci d' intendere. E Ges dovette fare il glossatore di s medesimo. D seme la Parola. In colui che non la capisce vien Satana e la porta via. Chi la capisce e la riceve con allegrezza ma non la rdica nell'anima alla prima persecuzione se ne scorda. C' chi l'ascolta e l'accoglie
ma
chi
non
mondo,
delle ricchezze,
la soffocano.
degli
prum usurpanti
Ma
campo
ferace dove
il
non basta neppure ascoltarla, intenderla, praticarla. Chi r ha ricevuta non deve tenerla per s. Chi colui che avendo una lucerna la impiatta sotto il letto o la copre con un vaso o la mette sotto il moggio ? La luce deve stare nel mezzo di casa ed in alto, che tutti la vedano e siano illuminati. Un signore che doveva partire per un lungo viaggio lasci a ciascuno dei suoi servitori dieci mine perch le facessero fruttare. E quando torn ne chiese conto. E il primo gli rese venti mine perch colle prime dieci ne aveva guadagnate altre dieci. E il signore lo fece fattore di tutti suoi beni. E il secondo ghe ne rese quindici perch pi di cinque non era riuscito a guadagnarne. Ma
i
U terzo
gli
si
present dinanzi
le dieci
timoroso e
gli
mostr,
involtate in
in consegna,
sei
una pezzuola,
f
dove non hai seminato e ebbi paura e 1' ho tenute nascoste. E il signore: Servo malvagio e infingardo, ti giudicher dalle tue proprie parole Prendetegli le mire e datele a colui che ne ha venti, Ma ne ha gi abbaraccogli
sparso
igO
stanza
LA PORTA STRETTA
Io vi dico, replic
il
signore, che a
chiunque
ha sar aato di pi
quello che ha.
ma
l'
che raddoppi
un tesoro
sia tolto.
non v'aggiunse 1' ha raddoppiato sar elargito anche di pili. Non son poven, questi, a' quali bisogna regalare perch non hanno, ma
inoperoso giusto che
chi
a'
quali fu confidato
il
pi
campo
ai
dell'universo.
il
padrone trover
intento
ragione
sottoposti
Ma
se
servi e le serve e
il
quando
non pensa che a mangiare e ubriacarsi, padrone torner e quel giorno non se l'aspetta
assegner
le
la
Perch
il
ma
scusa
ubbidirla.
chi
molto fu dato
richiesto.
IL
FIGLIOL_PRODIGO
figlioli
Gli era
tiglioli.
il
morta
la
moglie
ma
il
gli
eran
n masti
se
il
questi due
Due
il
soli.
Ma due
Se
maggiore lavora per due; e se uno dovesse morire anche i figlioli muoiono, anche giovani muoiono e a volte prima dei vecchi e se uno dei due dovesse morire ne resta almeno uno che al povero padre ci penser. Quest'uomo amava suoi figlioli, non solamente perch eran sangue suo ma anche perch amoroso di natura. Voleva bene a tutti e due aJ pi grande e al pi piccolo; forse un po' pi al minore che al maggiore, ma tanto poco di pi che non se n'accorgeva neanche lui.
secondo;
pi piccino
primo s'ammala
Ma
e
per l'ultimo
figliolo
;
tutti
babbi e tutte
le
mamme
di tutti
;
hanno un debole
meno riconosciuto dalla legge; eppoi l'ultimo ch' stato bambino e dopo la sua non c' stata in faroigha
un'altra
recente,
soglia
rezza.
nascita sicch la
si
sua
fanciullezza,
si
ancora
fin di
i
cos
allunga,
si
prolunga,
distende
quasi alla
tene-
della
giovent,
Non sembra
?
primi
babbo
figlioli
cavalluccio
Ma quest'uomo non
li
suol
teneva
come
due occhi
cari
192
IL FIGLIOL
PRODIGO
uno a manritta
dei due.
figlioli
Non succede quasi mai che due abbiano gli stessi umori. O almeno somiglianti, D maggiore era un giovane serio, savio, posato, che pareva gi un uomo fatto, maturo, un marito, un capofamiglia.
Rispettava
il
padre
ma
come
zoni
gli
;
padre,
lavorava puntualmente
faceva
le
ma
ma che i poveri nor bench la casa fosse piena d'ogni ben d' Iddio, per loro non c'era mai nulla Ai fratello faceva finta di voler bene ma dentro di s ruminava il veleno dell'astio. Quando si dice amarsi come
devozioni comandate
:
venissero intorno
a sentir
lui,
fratelli si
dice
il
si
vorrebbe dire
storia ebrea;
Di rado
fratelU
si
La
lasciando star
l'altre,
seguita cor
Giacobbe che imbrogUa Esa, con Giuseppe venduto da fiatelli, con Absalon che uccide Ammon, con Salomone che fa sgozzare Adonia; sgocciolo di sangue sopra um lunga strada di gelosie, di contrasti, di tradimenti. S
dica,
invece
di
fraterno,
amore
paterno
si
sbagUerj
meno.
Il secondo figliolo pareva d'un'altra razza. Era pi giovane e non si vergognava della sua giovent. Sguaz za va nella giovinezza come in un lago caldo. Aveva tutti
le
voglie,
le
ardenze,
le
un giorno l'avrebbe in era capac( filato e quell'altro l'avrebbe messo in cielo di tenergli 11 muso settimane intere eppoi. ad un tratto gh si buttava al collo tutto festoso. Pi del lavorare g
et.
il.
I93
piacevano gli spassi cogli amici, e non diceva di no se r invitavano a bere, e guardava le donne, e ambiva di vestir bene, di comparir meglio degli altri. Ma di cuore i (agava a chi non poteva, faceva la carit di nascosto al fratello, non rimandava sconsolato nessuno. Alla sinagoga si vedeva rare volte e per questo e per altri suoi portamenti i borghesi del vicinato, le persone dabbene e
perbene,
teressose,
le
non
ai
vedevan
coli 'occhio
buono
si
racco-
mandavano
Tanto pi che quel giovane voleva grandeggiare pi che non permettessero le facolt del padre buon uomo, dicevano, ma debole e acciecato e buttava l dei discorsi che non stavan bene in bocca a un figlio di famiglia rallevato
figlioli
che non
lo
praticassero.
come
si
deve.
;
La
vita
piccola di
gli
puzzava
diceva
ch'era
megho
l'avventure
e dal
nei
monte
mare,
dove sono
e
i
le
porticati di
di seta
marmo
botteghe piene
e d'argento,
e le donne vestite in gala, come regine macerate negli aromi che davano tutta la loro carne distesa senza farsi pregare, in cambio d'un pezzo d'oro.
L in
e
campagna bisognava
di
stare all'ordine e al
sizio
umori zingareschi e nomadi. D padre, per quanto ricco, per quanto buono, misfogare
gli
surava
dramme come
in famiglia
se fossero talenti;
il
fratello fa-
ceva
solco,
gli
po' brillo;
la
non
si
pastura, le bestie:
ma
struggimento.
E
avuto
un giorno
il
coraggio
volte e
non aveva
la faccia
il
cuore e
e disse al padre: 15
'
t'.rta
di
Crso.
194
IL
FIGLIOL PRODIGO
parte,
ti
Dammi
la
mia
quel che mi
tocca,
non
chieder pi nulla.
D
and
sun
di
ci soffr
ma non
rispose e
figliolo
camera sua per non farsi veder piangere. E nesdue pai lo pii di quella cosa, per un pezzo Ma 11 soffriva, stava tutto ingrugnato ed aveva perso U
e
il
vampo
brio, perfino
il
il
padre, a ve-
der soffrire
perderlo.
figliolo, soffriva
e pi soffriva
al
pensiero di
Ma
stime e
le perizie e
si
il il
padre
resto
figlioli la
legittima e
tenne
per
giovane non perse tempo: vendette quel che non poteva portar via e messa insieme una bella somma,
s.
11
giumento e part. Al fratello maggiore quella partenza non dispiacque punto: Costui non avr pi coraggio di
tornare e ora son
figlio
unico e
lo
comando
io solo e
il
resto
dell'eredit nessun
me
leva.
padre pianse in segreto tutte le sue lagrime, tutte le lagrime delle sue vecchie palpebre grinzose, e ogni ruga del suo vecchio viso fu lavata dalle lagrime,
il
Ma
tutto
il
di
pianto.
Da
al
ci
volle tutto
di
l'amore
quella se-
parazione.
Ma una
per
voce
il
gli
sempre,
il
nate
al
giovane fuggitivo s'avvicinava a gran giorpaese opulento e festoso dove aveva viisegnato
di vivere.
delle
ad ogni voltata di strada tastava le sacchette monete che pendevano di qua e di l dalla sella.
IL
FIGLI OL
PRODIGO
iq5
Arriv presto
testa. Gli
al paese della sua bramosa e cominci la pareva che quei migliai che aveva portato con s non dovessero mai finire. Prese a pigione una beila
casa,
compr cinque o
sei
schiavi,
si
vest
come un pnn-
dpe, presto ebbe amici ed amiche che stavan con lui a desinare e a cena e bevevano il suo vino finch il ventre
ne poteva tenere. G^lle donne non lesin e scelse
belle
le pi
suonare e
zia.
Non
che sapessero ballare e con magnificenza e spogliarsi con graparevan mai troppi n troppo belli i regali
si
voluttuosa mollezza e
torture del piacere.
gli
facevan godere
disperate
agostana,
pericolosa
spallette.
Una vita che non poteva durare. Leva e non metti ogm gran monte scema, dicono contadini quando vanno alla massa del grano per portar la soma al mulino. I sacchi del Prodigo avevano un fondo, come tutti sacchi,
i i r
venne
il
ci
fu pi n oro n argento e
tela e di cuoio che s'afflodell'
neanche bronzo
sciavano,
jli
ma
sui
pezzi
di
menci,
mattoni
ci
impiantito.
Sparirono
me-
ma
ina carestia e
in
\
Prodigo
si
ritrov affamato in
lo
mezzo a
guardava quant'era mgo. Le donne eran partite per altre citt dove si stava aeglio; gli amici delle notti e delle sbornie duravan falca a campai per s.
popolo d'affamati.
nessuno
tQ
ti.
FtGLIOL PRODIGO
Lo sciagurato, nudo bruco, lasci la citt e s'accoi pagn con un signore che andava in campagna dove p( sedeva un buon podere. E tanto si raccomand a lui e
l'accett
come
porcaio
fitti
perch che
era giovane
sano
porcai
tesse,
non eran
voleva far
dove pure s'adoravan le bestie, soltanto ai porcai e proibito entrar nel tempio e nessun padre dava loro moglie le figliole e nessuno avrebbe sposato per tut
l'oro del
Ma
il
il
mondo la figliola d'un porcaio. Prodigo non aveva da sceghere e dovette mena
alle pasture.
Non
gli
davan
salai
mangiare era scarso perch ce n'era poco per tut i maiaU non c' carestia perch mangiano d'og cosa e in quel paese avevano carrube a volont e si ziavano. Il meschino affamato guardava con invidia qi
e
Ma
per
vano
di
il
veni
bondanza
casa sua e
festini
della gran
citt.
il
T;
grifo
rando l'amarezza del pentimento con quella sciapa e gnosa dolcima. E guai se l'avesse visto il padrone D suo vestire era una sudicia gamuira da schiavo, ci
I
teteva di stabbio;
il
scj
in ca]
un cencio
di
nessun colore
soli
il
di
giovine!
scarnito
il
delle
s'era
morticelo tra
piomi
IL
FIGLIOL PRODIGO
le
I97
fi
ata e
fratello
Dove
saranno
vette
di
le belle
vendere per
rigattieri
lui.
servitori
mangiavano pi
di lui.
E, tornato in s, disse
Quanti garzoni di mio padre hanno pane d'avanzo mentre 10 muoio dalla fame Fin allora l' idea del ritorno, appena s' affacciava, l'aveva mandata via. Tornare in quello stato, dopo aver
1
il
babbo
averla
data
vinta al
fratello!
stito,
segno
libert
sfigurito
da quella
me-
abbominevole, e dar ragione ai savi vicini, al savio fratello, umiharsi ai ginocchi del vecchio che lasci senza |uii saluto Tornare come uno straccio d'obbrobrio dopartito come un re. Tornare alla scodella nella l v'era
I
non
c'era
pi
suo.
parteneva
Il padre. Se appadre apparteneva anche a lui. Era la sua genitura, fattura della sua carne, uscito dal suo seme in un momento d'amore. Il padre, anche offeso, TOD potrebbe scacciare il suo proprio sangue. Se non lo
padre
il
TOrr
come
figlio
almeno
lo terr
per
uomo nato da un
gli
Pren-
dir:
Padre, peccai
cielo
e in cospetto di te:
i'essei
chiamato
tuo
198
garzoni
IL
FIGLIOL PRODIGO
d. Non torno come figliolo ma come servitor come lavoratore non ti chiedo l'amore, che non ho pi
:
diritto,
ma
E
dini,
il
giovane, riconsegnati
padrone
maiali,
si
avvi
conta
pezzo di pane
ai
d'elemosina
bagnava
I
col
salso
delle
sue lagrime a
piedi,
sbucciati ed escoriati, aj
pena
lo
ma
dono
lo
E
della
visi
suo
padre.
Ma non
ardiva picchiare,
l
chiamare, n entrare.
se
e
gironzava
qualcuno
uscisse.
Ed
fa sull'usci
il figliolo non pi quelli da lontano lo ravvisa mutato, ma gli occhi d'un padre, anche sciupati d e g pianto, non posson fare a meno di riconoscerlo
non
si
stanca
di
posare
consumato, su quegli occhi che hanno cari quel biato espiessione ma sempre beUi, su quei capelfi pclv rosi ma sempre ondati e morbidi, su quella cari
viso
eh' sua.
Il
figliolo,
confuso e intenerito,
ai
baci
spondere.
E appena
peccai
non sa si but
:
In terra e ripete
tremando
verso
discorso preparato
cielo
Padre,
il
e verso
figlio.
di
te e ne
Ma
figUo
gli
il
se
il
giovane s'umilia
si
fino a rifiutare
il
nome
vecchio
rifarsi
sente, in quel
momento, pi
padK
coi
pare di
senza neppi
rispondergh,
cogli
annebbiati
e
i
molh,
servi
i
ma
voce squillante
dei
bc.
giorni
chiama
IL FIGLIOL
PRODIGO
e
IQQ
suoi
11
metai
tetegliela,
mano
e calzari
piedi.
tgliolo
in
casa sua
in cos malarnese,
i
come un
pezzente.
Il
vestito pi bello,
servi lo
devon
ser-
Il
un padrone.
ingrassato e
portate
il
vitello
ammazziamolo,
mio
figliolo
mangiamo
vitello
ritrov
:
festa, per
figliolo
grasso si serbava per la festa ma quale me, pi bella di questa? Avevo pianto il mio come morto ed eccolo vivo con me; l'avevo perso
e
il
ha restituito. Era lontano ed con noi; era un mendicante alle porte delle case straniere ed ora padrone neUa sua casa; eia atiamato
nel
1'
mondo
mondo me
servi ubbidirono e
il
in cantina
fu
preso
il
chiamare
padre, e altn
E quando
bagno e
il
tutto fu pronto e
il
figliolo
ebbe fatto
il
quasi per
figliolo
non
e
i
la visione d'un
vini
sogno
cominciarono
i
vero era
con
lui
a banchettare
i
furon mesciuti e
suonatori accompagnarono
canti dell'allegrezza.
la sera,
mano
e caJ pesto
di
danzatori.
?
E non
sa-
200
IL
FIGLIOL PRODIGO
di
impazzito
un corteggio
?
Nemico
dei
frastorni e dei
Ma
il
gli
domand
A
di
Il
il
tello ingrassato,
un
Non
ri-
piacere
ma
di
gli
boll
dentro,
poich
le
ragioni
dalla sua.
E
il
non
sdegnato.
Allora
il
e lo chiam ha domandato
:
di
Vieni, che
te e sar
Ma
taccia.
il
le
parole
il
e,
per
la
prima volta
condannare
padre sulla
ti servo come un servo e non mai un tuo comando e a me non desti mai un capretto per cenare con i miei amici. Or quando codesto tiglio tuo, dopo aver sperperato il tuo bene nei lupanari, torn a casa, ammazzasti per lui il vitello in-
trasgredii
grassato.
Con
queste
poche
parole
fin
scopre
tutta
l'
ignobilt
dell'animo suo,
nascosta
allora dal
mantello fariseo
hai dato
non mi
lui
a
neppure
tuo
.
lo
rimprovera,
riconosca
tglio
senza amore,
figlio
il
di
lo
troppo amore
pure,
Codesto
Non
dice fratello;
come
figlio,
padre
con-
ma, come
tratello, lui,
non
lo
vuol riconoscere.
Ha
IL
FIGLIOL PRODIGO
I
201
denari non suoi,
suraato
te, a sumentre io dare nei tuoi campi, senza ricompensa Ma il padre, come ha perdonato ali' altro figliolo, perdona anche a questo. Creatura mia, tu sei sempre con me, e tutto il mio tuo. Ma bisognava banchettare e rallegrarsi perch codesto fratello tuo era morto e risuscit, era per-
duto e
Il
si
ritrov.
padre sicuro che queste paiole bastano per rargh la bocca, a Era morto e risuscit, era perduto
ritrov
.
tue si
C'
bisogno
d'altre
forti
ragioni
?
?
E quah
colle
ragioni
fatto
potrebbero essere pi
quel che ha fatto.
di
queste
il
Abbia pui
Ha
sciupato
mio
donne;
ha
Mi ha lasciato senza un saluto, mi ha lasciato a piangere. Avesse fatto anche peggio sempre un figliolo mio. Avesse rubato alle strade,
scialacquato finch ha potuto.
i
avesse assassinato
pi,
g'
sangue
rito,
Non chiedo
E
;
un
'
Tu non mi hai lasciato mai ; ti ho goduto sempre tutti i miei capretti son tuoi pur che tu li chieda hai mangiato tutti giorni alla mia tavola. Ma questo era lontano da tanti giorni, da tante settimane, da tanti mesi. Non lo vedevo pi che in sogno non aveva mangiato un pezzo di pane con me da tanto tempo. Non ho forse il dintto di trionfare almen
vitello grasso
mi par poco.
questo giorno
Ges
s'
fermato qui.
Il
Non ha
seguitato
della
il
racconto.
Non
ce n'era bisogno.
significato
parabola uon
ha bisogno d'aggiunte.
Ma
nessuna storia
dopo quella
202
di
CL
FIGLIOL PRODIGO
stata detta da bocca umana pii prenda cos profondamente il cuor
Giuseppe Ebreo
uomini.
G' interpreti
son
liberi
d'almanaccare
baloccarsi
Che
dei
il
Prodigo l'uomo
e
il
dolore,
Savio
il
vecchi:
legge
ma non
che
sia
il
Savio
quale accogher
sozzi
il
si
avvoltolai
nei
pagma
dei
ciel<
tutti
giusti
che
i
si
glo
puri eh
gli
zc
nascondono
giusti
veri
sararino
ci
accolti
nel
Regno ma
di
lor
s'era sicuri.
c'
Non
hanno
di
bisogno
di rallegrarsi.
Ma
per quello
ch' stato
pc
perdersi, che
ha sofferto
che ha meritato
il
pai
di
inalzeranno
canti
Qual uomo
e
di tra voi,
non
la
lascia
novantanove
nel
desert
non va dietro
suoi
la
vicini,
dicend
ci]
Fate
t^ioia
pecora mia
perduta.
IL
FIGLIOL PRODIGO
dieci
203
qua!
dramme,
la
se
abbia
lucerna e spazza
?
dicendo
Fate
la
dramma
duto
cos'
suscitato,
d'un
mai una pecora in confronto d'un figliolo riuomo salvato ? E cosa vale una dramma
?
Ma
il
il
ammesse L'amore
spenge. Ti
non
l'attacchi
si
s'ac-
ma
diaccio. Chi
ma
ha una
un Re, un
li
giorno, fare
chiam alla sua faccia. Tra primi fu menato uno che gli doveva diecimila talenti. Non avendo costui da pagare il Re comand che fosse venduto, insieme butt
alla
ad uno ad uno
moglie, ai
figlioli
servo,
disperato,
si
Pareva un fagotto di panni da cui uscissero singhiozzi e promesse Abbi pazienza, aspetta un di ancora tempo e ti pagher tutto ma non perpo' mettere che la mia donna e i miei bambini sian mandati
piedi del
re.
:
alla fiera
Il
come
s*
Re
intener
e lo
mand
libero e gli
D
trato
aveva anche lui figlioli piccini condon quel grandissimo debito. che sembrava un altro, ma il cuore,
anche dopo tanta grazia, era lo stesso di prima. E inconuno de' suoi compagni che gli doveva cento denari una piccolezza in confronto dei diecimila talenti Pagami quel gli salt addosso e lo prese per la gola:
20 5
sbirri.
il
ti
fo
legare dagli
D
Re
:
malca-
modo,
suo pergli
si
pnma
dinanzi
aJ
butt
ai piedi, si
pagato
in
raccomand, pianse, giur che l'avrebbe pochi giorni, gli baci il lembo della veste, gii
l'antica trateilanza,
lo
ramment
preg
di
aspettare in
nome
dei
figlioli
Ma quel gaglioffo, ch'era Servo e non Re. non ebbe compassione prese il debitore per mi braccio, lo consegn al tribunale e lo fece mettere in prigione. La nuova,
:
si
Sf>arse e
addolor
il
tutti.
all'orecchio
lo
del
ai
Re
quale,
:
tatto
lo
ti
chiamare
lo
spietato,
consegn
torturatori
Io ebbi
non dovevi aver piet di lui ? I peccatori, quando riconoscono il male ch' in loro, e l'abiurano con raumiliato core, son pi vicini al Regno dei devoti che s'imbrodano colla lode della propria devozione. Due uomini salirono al Tempio per pregare l'uno
;
era
terie
Faiiseo e l'altro
Pubblicano.
Il
Fariseo,
colle
filat-
appese
lunghe
frangie luccicanti
si
Dio,
ringrazio eh' io
gli
altri
uomini,
l.
rap>aci,
ingiusti,
adulteri, o
la
come
quel pubblicano
le
Io digiuno
due volte
tutti
II
decime e osservo
il
gli
aiticoli
coraggio
dinanzi
Dio, abbi
misen-
me
peccatore.
206
giu-
ma chi s'abbassa sar inalzato Un dottor della Legge chiese a Ges chi il Ges raccont Un uomo, un Ebreo, scendeva
sato
:
prossimo,
da
Geru-
salemme a
saltarono,
Gerico, per
e,
le
briganti l'as-
sulla strada
quelli
dopo averlo ferito e spogliato, Io lasciarono mezzo morto. Passa un Sacerdote, uno di che vanno per la maggiore nelle feste e nell'adusi
aanze e
vantano
di
conoscere per
il
filo
e per segno
le
si
vede
disgraziato
disteso
ma non
ferma
parte
e,
passa dall'alti a
Poco dopo ecco un Levita. Anche costui era, tra gli zelanti, de' pi accreditati e conosceva appuntino tutte le sante cerimonie e gli pareva essere, pi che sagrestano, uno dei padroni del Tempio. Sbircia il corpo sanguinante e tira di lungo per il suo viaggio. E passa finalmente un Samaritano. Per i Giudei i Samaritani eran infedeh, traditori, poco meno detestabili dei Gentih, soltanto perch non volevano sacrificare a Gerudella
salemme
per,
della
e accettare la riforma di se
l'
Nehemia.
Il
Samaritano,
tra
i
infelice
riverso
sassi
circonciso
o incirconciso, d Giuda o di
vederlo cosi mal ridotto,
sella
le
si
ejli
Samaria.
Ma
s'accosta e nel
muove
alla
subito a piet.
cavate dalla
fiasche
le
fascia
lo
sconosciuto attra-
finch
non
Il
lo
vede risollevato
lui
d due denari
207
soffre, chi
ha bisogno
d'aiuto
di te,
anche
Chiunque se non
il
sia.
ti
Anche
il
prega,
primo
La
carit
Regno. Lo seppe
e bisso,
di
porpora
l'af-
che
tutti
giorni
povero,
si
minuzzoh
l'
degh
I
ossi
tavola del-
avevan piet di Lazzaro e della sua miseria e, non potendo far altro per lui, gli leccavan le piaghe ed egU accarezzava quelle docili bestie amorose colla mano scarnita. Ma il ricco non aveva piet di Lazzaro e non gli venne mai in mente di chiamarlo, una volta sola, alla sua tavola e neanche gh mandava un morso di pane o gli avanzi di cucina destinati alla spazzatura, che anche gli sguatteri rifiutavano. Avvenne che ricco, morirono e il povero tutti e due, il povero e il fu accolto alla mensa d'Abramo e il ricco fu precipitato a solrire nel fuoco. E una fiera sete lo tormentava e nessuno lo consolava. Da lontano vide Lazzaro che banchettava coi Patriarchi e dal mezzo della fiamma grid: Padre Abramo, abbi piet di me e manda Lazzaro che bagni le mie labbra colla punta del suo dito, perch io
Epulone.
cani
Non
gli
aveva dato
neanche una
briciola,
gocciola
ma
si
contentava
di
pi piccolo dito
208
del
Ma Abramo
i
rispose
Figliolo,
ricordati
i
eh
ricevesti
tutti
mal
Ora
egli
fame
gli avevan pi compassione di te, se g un boccon di pane una volta sola, non avresi bisogno ora di chiedere la punta del suo dito inzuppat
e perfino
cani
avessi dato
nell 'acqua.
D
di
ricco
si
compiace
del
la
suo patrimonio
si
duol
non passi mai e che il futuro sar eguale a passato. Ma la morte arriva anche per lui, e quand' meno ci pensa. C'era una volta un proprietario che u anno ebbe pi fruttato de) solito dalle sue possessioni E andava fantasticando su quella nuova ricchezza.
che
vita
diceva:
Butter gi
ci
alti
pi grandi che
l'orzo,
i
miei raccolti,
il
il
grane
fieno e la pa
grande che c'entrino tutte le pecore e le capre. I dir all'anima mia: Ora hai in serbo molta ricchezza pe
molti
anni
riposati,
i>ensar(
ad
altro.
E non gh pass per la mente, neanche un attimo r idea che da quei benefizi della terra avrebbe potute poveri del suo paese cavare una porzione per consolare Ma in quella notte medesima ch'egli aveva fantasticatt
i
tanti
polto,
abbellimenti
solo
il
ricco
mor e
la
il
giorno dopo fu
e
se
e nudo,
sotto
lui
terra
non
ci
fu nessune
nel cielo.
t
non sa
tarsi
amici
la
poveri, chi
non adopra
\t
ricchezza per
alleggerir
miseria,
non pensi
di entrare
2O9
far
Regno.
della
volte
figli
del secolo
sanno
meglio
celestiali
figli
luce.
Come
quel
ghato
il padrone e doveva lasciare il suo posto. Costui chiam a uno a uno i debitori della fattoria e a tutti cancell una parte del debito sicch, quando fu Ucenziato, s'era fatto qua e l, col suo strattagemma fraudolento, tanti amici che non lo lasciaron morir di fame. Aveva fatto un bene a s e agli altri ingannando e derubando il padrone era un ladro ma un giudizioso ladro. Se gli uomini usassero per il salvamento dello spirito l'astuzia che costui us per il mantenimento del suo corpo
:
convertiti
alla
fede del
Regno
il
infruttuoso.
le
Ma
la
conversione
dev'essere
i
perfetta
perch
rimorsi
non
spi-
abbiano avvicinato.
rito
Un uomo aveva
a cacciarlo via.
addosso uno
Il
maligno e
riusc
nei
pens di tornare dov'era prima. Si accorge per che la casa, l'anima di quell'uomo, vuota, spazzata, adorna,
che
si
altri
capo della banda riesce a rientrar nella casa sicch l'ultima condizione di quelsette spiriti maligni pi di lui e a
rammarichi e
le
giustificazioni
le
canne. Sar
Come
quella
rete
|Pena di
s;erecci
man-
nelle ceste
%i
peccatori
il
lavarone alla spazzatura. vien data una limga tregua, perch ab-
ano tutto
16
tempo
di
cambiare.
Ma
Stona
di Cf iUo.
210
chi
^^le rester eternamente'^di cam^ -' ^-o aveva sennato nel so e di notte in quel campo che un suo nemico va malefico. Hiene manciate U loglio
il
fuon.
campo comincia
vanno a
..^i^
o a
vpr7irare e verzicare
del logUo e
dirlo aJ
^^ ^J".^^^^, accorgono
s
cogUere Vuoi che l'andiamo a Ma il buon contadino rispose ^uw^+p abbi at. a la zizzama non No. no. che coghendo Lasciate ^-^^^^ .^^^,.^^': sbarbicare anche il grano.
:
Quando
sar
il
giorno della
e
Sate
"^
prima U logUo
legat^o a
il
"
ducetelo in cenere
ma
grano. U Duon g
giomo
della
I^ messe
K,n"po^;"iate
1
d
dappertutto
neppure^
^i
DODICI
La
gare
ai
sorte,
altra
maniera
far pa-
appunto perch discepoto, non capisce tutto, ma soltanto, se va bene, a mezzo, cio a modo suo, secondo la contenenza del suo spirito; epper, anche senza volere, tradisce l' insegnamento del maestro ; lo deforma, r involgarisce, lo rimpiccolisce, lo corrompe. D discepolo ha quasi sempre compagni e, non essendo solo, geloso degh altri; vorrebbe essere almeno il primo
Ogni
tra
i
secondi;
condiscepoli
meno
discepolo
sa
d'esser
discepolo e qualche
volta
si
altro.
Oppme
sser
insegna addirittura
:
gli
fu insegnato
discepolo.
Un
I li
discepolo
al
che ruba
un
parassita,
nuto che,
portato a desinare,
spelluzzica
gli
antipasti,
l'ossa
ma non
attacca
212
perch non ha dent
carle e succiarne
il
DODICI
solo denti di latte
Il
o
i
per spac-
sostanzioso midollo.
discepolo pa-
prin-
l'essenziale,
il
vino forte,
elisire,
nonostante spaccia
e quintessenza.
suo vomiticcio
come
distillato
Invece d'una torcia che spande luce e fuoco un lucignolo che fimia e non fa lume neanche a se stesso.
Eppure
fare a
nessuno ha potuto
il
meno. Neanche a
volere.
Perch
grande, troppo
l'il-
altri,
morte
dopo
la
questo
la
Questo capitano, i cui soldati nasceranno soltanto dopo che il suo sangue avr impregnato la terra, ha l'ambizione di sencarne, son cari
figlioli
secondo
lo
spirito.
tirsi
Una
Immanente
in ogni
grandezza qui:
anche falsi, nessuno sa fare a meno. Soffrono, l profeti, se non li trovano soffrono, forse di pi, quando 1' hanno trovati. Perch un pensiero legato con mille fili a tutta l'anima, anche pi d'un figliolo. Cos prezioso, delicato,
dei
discepoli,
;
ma
fragile,
tanto
un
Affidarlo a
altro, innestarlo in
un pensiero
di chi
:
estraneo,
DODICI
213
siero
una responsabilit
di spartire a tutti
;
Eppure
c', nel
grande,
la
bramosia
il
alta superbia,
zanti,
bali,
ha bisogno
di
di
parole
carez-
di di
elogi
anche offensivi,
consensi
:
anche vervittorie,
sia
consacrazioni
anche mediocri
di
pure apparenti.
Cristo
era
grandi
ma
pesi dell'umanit,
danno
che da' nemici volle esser travagliato dagli amid I sacerdoti lo fecero morire una volta sola; i discepoli lo
fosse tocla
Sadducei,
degli
gli
Sbirri,
Romani,
Plebe,
anche l'abbandono
Apostoli.
Galileo
;
Sappiamo
povero
li
chi
erano.
i
li
scelse tra
Galilei
prese fra
poveri
semplice,
ma
d'una sem-
plicit divina
Non
voleva scegherU
ricchi,
i
perch veiuva
filosofi
a combatterli;
non tra
gli
Scribi e
non
e
per-
filosofi
anche
se ci fossero
avrebbero cercato
il
di
naturale sotto
moggio della dialettica. Sapeva che quelle anime rozze ma intatte, ignoranti ma entusiaste, avrebbe potuto, alla fine, mutarle secondo
suo desiderio, farle salire fino a
del fiume, ch' fango
lui,
il
foggiarle
come
il
Imo
e cotto
214
DODICI
per questa mutazione, la fiamma discesa dalla Terza Persona. Fino alia Pentecoste la loro imperfetta natura ebbe
troppo spesso
il
sopravvento, complice
di tutte le cadute.
qualche momento, fede in lui; perch si sforzarono di amarlo come voleva essere amato; e soprattutto perch, dopo averlo abbandonato nell'orto di Getsemani, non lo dimenticarono mai e lasciarono per l'eternit la memoria
delle sue parole e della sua vita.
Ma
a meno
ebbero
se noi
discepoli de*
negli
Evangeli, .quei
notizia
non possiamo
di sentirci
a Cristo,
camminare,
di
mano,
di
sue parole, codesti dodici fortunati, che milioni d'anime hanno segretamente invidiato attraverso i secoli, non si
felicit
suprema che a
vediamo, duri di capo e di cuore, non esser presti a intendere le pi limpide parabole del Maestro; non sempre capaci d' intendere, neppure dopo la sua morte, chi
fosse stato
da
lui;
Ges e di qual sorta iosse il Regno annunziato mancanti spesso di fede, di amore di fratellanza;
ricompense;
invidiosi
li
ambiziosi di
pazienti
della
l'uno
dell'altro;
imin-
rivincita che
ripagher dell'attesa;
non vuol
codardi.
riceverli;
Uno
quand'
lo
rinnega tre
volte
nel
DODICI
ai
215
suoi
sua
Resurrezione;
nemici
;
al-
dopo discorsi troppo alti, si ritrassero indietro e non andavano pi con lui . Ges dovette pi volte rimbrottarli per questa loro tardit d'intelletto. Racconta la parabola del Seminatore a Non intendete voi questa pae non capiscono il senso
:
rabola
E come
Li
pane materiale. Non riflettete e non capite ancora? Avete il cuore indurato ? Avendo occhi non vedete ? E non avete memoria alcuna ? .
e credono che parli del
sia
il
la bassa plebe, che Ges Messia carnale, politico, guerriero, venuto a rialzare trono temporale di Davide. Anche quando sta per
ascendere
questo
il
al
cielo
seguitano a doinandargh
quale intendi
Signore,
il
i
tempo
di
nel
ristabilire
Regno d'Israele? E
due discepoli
fosse lui che
primo posto
Di che di-
scorrevate
tacevano perch avevano questionato fra loro per sapere chi fosse il pi grande.
essi
egli,
Ed
Ed
Se
il
postosi a sedere,
chiam
sia
uno
Gelosi
vuol
essere
.
il
primo
ultimo
di
tutti
servitore di tutti
dei
scacciava
denunziano a Ges uno che demoni nel suo nome, a Non ghelo proibite risponde Ges poich non c' nessuno che dopo aver fatto qualche opera potente nel nome mio possa ad un tratto dir male di me. Perch chi non contro noi
loro
privilegi
i
per noi
2lb
DODICI
si
Dopo un
delle
discorso
a
a Capernaum alcuni
molti
dei
sdegnano
udite
ascol-
sue pxarole:
ebbero:
.
Onde
suoi
discepoli,
lo
che
tare
le
?
pu
lo
Eppure Ges, a
gh
del
voleva seguirlo
non risparmia
avvisi.
Uno Scriba
a
i
E Ges
cielo
lui
Le volpi hanno
nidi,
.
loro
il
dove posare
leva
capo
ma Un
il
il
Figli uol
Uomo non ha
gli
altro,
pnma
seppellire
i
padre,
Ma Ges
i
;
rispose
.
Seguitami e lascia
altro ancora:
morti seppellire
ti
loro morti
Signore,
seguir
ma
un permettimi prima
:
d'accomiatarmi da quei di casa. Ges gli rispose Chi, dopo aver messa la mano aD'aratro, volge indietro lo
sguardo, non adatto
Gli s'avvicin
al
Regno
d' Iddio
anche un Giovane Ricco il quale osservava i comandamenti. E Ges riguardandolo con tenerezza gli disse Ti manca una cosa va', vendi quant' hai e dallo ai poveri, e n'avrai un tesoro in cielo, poi
: :
viem e seguimi. A questa parola rattristatosi colui se n'and dolente perch aveva molte ricchezze . Per esser con lui l'uomo deve lasciai' la Casa, Morti la Famiglia, il Denaro tutti gli amori comuni, tutti beni comuni. Quel che d in cambio tale che ripai
gher
ogm
rinunzia.
e
Ma
bandoni
cile
alcuni,
leva.
Simone Simone
disse
un giorno a Pietro
Satana ha chiesto di vagliarvi come si vaglia il grano . Ma pei quanto il vaglio di Cristo fosse fitto pure nel suo graii buono ci restarono anche dei mah semi.
Pietro,
come un corpo
ac-
che
che
accompagna
sublimazione di un'anima.
la plebe la terra
che
rimane terrestre. Il Regno dei Cieli ancora, nella sua immaginazione di uomo rozzo, un po' troppo somighante al Regno Messianico dei Profeti. Ges pronunzia le famose parole contro i ricchi. pi facile a un cammello passare per la cruna d'un ago che ad un ricco entrare nel regno d' Iddio . A Pietro
crede nel cielo
ma
Vedi
?
:
Noi abbiam
ogni
cosa
t'abbiam
seguitato
che
ne
avrem noi?
quali
interessi
si
Ges,
per
consolarlo,
d' Iraele
undici
altre
undici
giudicheranno
gli
Ges afferma che soltanto quei che esce dall'uonx) pu contaminarlo ma Pietro non capisce. Pietro allora prese a dirgli spiegaci questa parabola. E Ges disse
:
tuttora
i
Non
ca-
Fra
soprannome
2l8
Cefa,
Pietra,
anche per
la
poca fede e
il
non gli viene soltanto Ges lo rimprovera suo rinnegamento finale una
dolorosa riprova)
ma
Non
traslato.
Aveva il sonno facile, anche nei momenti suS'addorment sul monte della Trasfigurazione, dopo l'ultima s'addorment la notte del Getsemani Cena, dove Ges aveva fatto discorsi che avrebbero dato r insonnia eterna a uno scriba. Eppure la sua baldanza era grande. Quando Ges l'ultima sera, annunzia che dovr soffrire e morire, Pietro scatta Signore con te son pronto ad andare in prigione e alla morte. Quand'anche tu fossi per tutti un'occasion di caduta non lo sarai mai per me. Quand'anche dovessi Pietro io morir teco, no, io non ti rinnegher. E Ges ti dico che oggi il gallo non canter prima che tu abbia negato tre volte di conoscermi . Ges lo conosceva meglio che Pietro non si conoscesse. E quando stava nel cortile di Cajafa, a scaldarsi al braciere, mentre i sacerdoti inquisivano e insultavano il suo Dio, neg per tre volte d'essere un di quelli che andavan con luL Al momento dell'arresto aveva latto contro g' insimulacro resistenza; aveva segnamenti di Ges un di tagUato un orecchio a Malco. Non aveva ancora capito, dopo anni di quotidiano sodalizio, che a Ges repugnava ogni forma di violenza materiale. Non aveva capito che, se Ges avesse voluto salvarsi, avrebbe potuto nascondersi nel deserto all' insaputa di tutti o sfuggir dalle mani dei soldati, come aveva fatto, tempo prima, a Nazareth.
premi.
Ges dette
mo
rimprover
1*
in-
tempestivo vendicatore.
219
si
Non
j
fcriore
tutti
grandezza degli
grezzi,
avvenimenti.
gli
spiriti
scoria
basso nell'alto,
Trastgurazione,
rifulgente
di
banale
si
nel
tragico.
Sul
monte
altri
della
quando
I
fu
svegliato,
vide
Ges,
tutto
due,
con due
spiriti,
prima idea che gh venne, invece di adorare e tacere, fu di fabbricare un ricovero per quei a Maestro grandi personaggi disse Pietro bene che stiamo qui; facciamo tre tende; una per te, una per
la
:
Mos
per scusarlo
una per Eha . E Luca, savio uomo, aggiunge, o Egh non sapeva quel che si dicesse >. Quando vide Ges camminare sicuro sul lago gli venne
e
:
la fantasia
far lo stesso anche lui. a E Pietro, sceso cominci a camminar sulle acque e ad andare verso Ges. Ma, vedendo la violenza del vento, s* i m p a u r e, siccome cominciava ad affondare, grid Signore, salvami E Ges, stesa subito la mano l'afferr
di
dalla barca,
uomo di poca fede, gli disse, perch hai dubitato ? . D buon pescatore, perch aveva dimestichezza col lago
:
ci
sua,
per comandare
tempeste.
11
forte
lo
amore per
trascin,
bolezze,
un giorno,
ai
fin
quasi a redarguirlo.
da parte
Iddio te
cominci
ne
I
rimproverarlo
Pietro, gli disse:
a dirgli
!
liberi,
Ma
da
Ges,
rivoltosi a
,
Vattene
via;
me,
pensi
Satana,
tu
mi
sei
d'intoppo. Tu non
220
la mente d' Iddio ma come gli uomini . Nes suno ha pronunziato mai un cos tremendo giudizio st Simone, detto Pietra. Era chiamato a lavorare per il Re
secondo
gno
d' Iddio
pensava come
gli
uomini
l'idea
che non
si
sangue, e che
illuminati
il
loro
corpo
i piccoli, dopo essere stati da quella vita, siano salvati da quella morte. Amava Ges ma il suo amore, pur cos affettuoso e potente, aveva ancora qualcosa di terrestre, e s'inalberava
al
pensiero che
il
suo
Re dovesse
il
primo a riconoscere in Ges il Cristo e questo primato talmente grande che nuUa 1' ha potuto cancellare. Soltanto dopo la Resurrezione fu tutto del suo Maestro. E quando gli appare dinanzi, sulle rive del Mar mi ami tu? Ma di Tiberiade, Ges gli domanda Pietro non osa dire, dopo averlo rinnegato, che l'ama.
era stato
:
Ma
Gh risponde, quasi impaurito, S tu sai che ti voglio bene. Ma Ges chiedeva amore e non semplice amicizia. E ripete un'altra volta m a rh t u ? E Pietro di nuovo: S, ti voglio bene. Ma Ges incalzar Simone di Giona mi vuoi tu proprio bene ? E allora Pie:
tro, vinto,
rola che
e sai
bocca
la
morte,
suo amore.
a que-
221
perfetta,
giorno in
cui
morir, a
Roma, sopra uu
Cristo.
supplizio
^;uale a gueiio di
FIGLI DEL
TUONO
I due fratelli pescatori, Giacomo e Giovanni, che ave van lasciato, sulla riva di Capernaum, barca e reti pe accompagnarsi a Ges, e che insieme a Pietro costitu rono una specie di triumvirato preferito son loro so che accompagnano Ges nella casa di Giairo e sulla cim
della
commercio
dato a loro
col
il
non avevano acquistato, nel lung Maestro, un'umilt sufficiente. Ges avev soprannome di Boanerges, Figli d(
ironico,
Tuono.
Soprannome
si
che alludeva
forse al
lor
Quando
mossero
tutti
rusalemme Ges mand innanzi alcuni di loro perch gi preparassero un alloggio. Traversavano la Samaria e un casale furono accolti malamente. Ma quelli non l vollero ricevere, perch era diretto a Gerusalemme. ] Giacomo e Giovanni, suoi discepoli, veduto ci dissero
Signore, vuoi tu che diciamo che scenda
e
li il
i]
fuoco dal
.
ciel<
consumi
fedeli
Ma
egli,
rivoltosi,
i
li
sgrid
Per
loro
Galilei
a Gerusalemme,
Discorso del
Mont
fate
del
bene a
sul
quelli
che
vi
odiano, pregate pe
ricevut(
coloro che vi
l
perseguitano
invano a ve van
fra
i
comandamenti
e se qualcuno
come comportarsi
vi
popoli
non
riceve....
uscendo da quella
casj
FIGLI
DEL TUONO
223
Offesi
da quella citt scotete la polvere de' vostri piedi . nella persona di Ges presumevano di potei cal
mandare
giustizia
spitalit.
fuoco del
cielo.
riducendo
in
cenere
primi posti.
a
E Giacomo
gli
Giovanni,
:
figlioli
di
Zebedeo,
gli
si
accostarono e
dissero
ti
tu
ci
chiederemo.
?
Ed
:
egli
chiese loro
faccia
Ed
essi
Concedici
che
quando sarai nella tua gloria noi sediamo uno alla tua destra e l'altro
alla
ci,
tua sinistra. Ma
chiedete....
Ges
disse loro
altri
Voi
udito
E
:
gli
di ed,
presero a indignarsi di
s,
disse loro
grande tra
voi,
poich anche
il
Fi-
gUol dell'Uomo
esser servito,
ma per
petusi
servire.
Il
Rovesciatore
partito
dalla
ingenua
nulli,
Tuono
at-
tutti
magnanimi. Solamente
vogliono
esser
pusilli,
parassiti,
g' inutili
serviti
dagli inferiori
Ma
anche
sotto di loro.
riore,
sempre
il
smo
alla
degli
miseria
avari
perch
224
FIGLI
DEL TUONO
la
prova
ha
nulla
da
il
dare
infermo,
impotente,
imperfetto,
vuoto.
Ma
a beneficio degli
polo
si
Un
po-
pu
non
v' servile.
Giacomo e Giovanni intesero la forte parola di Ges. Uno, Giovanni, lo ritroviamo dopo tra i pi amorosi e vicini. Nell'ultima cena tiene il suo capo sul seno di Ges
e dall'alto della croce
il
la
Vergine
Madre perch
la
Tommaso deve
della
Tonmiaso il Gemello il patrono modernit come Tommaso d'Aquino fu l'oracolo del Medioevo. 11 protettore ortodosso di Spinoza e di tutti gh altri negatori delle resurrezioni. L'uomo che non
essere la sua vergogna.
si
pi rispettosa
ma
al
pi Illusiva
ma
lo
mani.
dono.
Ma
il
degno
di
per-
Quando
i
era morto
Maestro vennero a dire che Lazzaro discepoli riluttavano all' idea di andare in
nemici,
Giudea, tra
allora
Tommaso
Andiamoci anche noi, per morire con lui. Il martirio che non ebbe lo trov, dopo quello di Cristo, nell' India. Matteo il pi caro di tutti l Dodici. Era un gabeliotto, una sf)ecie di sotto pubblicano e, probabilmente, 11 pi istruito di tutti i suoi compagni. La sua adesione a Gres non fu per meno pronta di quella dei pescatori. Passando vide un utino chiamato Taddeo, seduto al
FIGLI
DEL TUONO
disse: Segnimi.
si
225
gli
Ed
egli,
la-
mise a seguirlo. E lui gli fece un gran convito in casa sua..., . Matteo non lasciava soltanto un mucchio di reti malandate ma una
sciata ogni
cosa,
alz e
si
carica,
crescente.
non aveva ricchezze era La rinunzia quasi nulla. Fra i Dodici Matteo era certamente il pia
facile
per
chi
ricco
avanti
la
conversione
di
nessun altro
si
rac-
un gran convito
e perci
celere obbedienza,
il
ch'era
dobbiamo, se la testimonianza antichissima di Papi a vera, la prima raccolta dei Loche va gia, o detti memorabili di Ges. Neil' Evangelo
che sapesse
scrivere
forse
l'unico,
insieme a Giuda,
nome troviamo il testo pi completo dei DiMontagna. La gratitudine degli uomini verso fil povero gabelliere dovrebbe essere ancora pi grande. Senza di lui molte parole di Ges e le pi belle sarebbero forse perdute. Questo maneggiatore di dranmie,
sotto
il
suo
scorso sulla
di sicli
e di mine, che
il
doveva predisporre all'avarizia, ha messo dapparte per loi un tesoro che vai pi di tutte le monete coniate sulla
'erra
)i
prima e dopo di lui. Anche Filippo di Betsaida sapeva far di conto. A lui rivolge Ges, quando la moltitudine affamata gh si stringe attorno, per chiedergli quanto a vorr per com)rare il pane a tutta quella gente. Dugento denari non
)astano
rispose
Filippo,
quella
somma
che oggi
arebberc centosessanta
osito.
lire
gli
Ma doveva
essere
un propagatore
fama dei
Ih
i^*
Storia di Crisi 7.
226
SUO maestro
di
FIGLI
DEL TUONO
la
Fu
lui
si
venuti
Ges
e a lui
rivolsero
Greci di Gerusalemme
cii<
Natanaele
sotto
il
di
figlio
di
nome
Bartolommeo
:
di Filippo Pu mai uscir qualcosa d buno da Nazareth ? Ma Filippo tanto fece che lo con dusse alla presenza di Ges il quale, appena l'ebbe viste esclam: Ecco un vero Israelita, in cui non c' frode Da che mi conosci ? Ges gli n Natanaele gli chiese
all'annunzio
spose
il
ti
chiamasse, quand'eri
:
3ott<
fico
il
:
Maestro
!
ti
sei
Figliol
tu
sei
il
Re
d' Israele
Ges
il
re
plico
credi
Perch
fico,
ti
Tu
vedrai
queste
Meno entusiasta
aon
volle
di
Ma
miracol
da Ges per dirgl che lo credeva mandato da Iddio. Ges gli rispose In verit, in verit, io ti dico che se uno non nato d nuovo, non pu vedere il Regno d' Iddio . Nicodem( en non intese queste parole o forse lo spaventarono andato a vedere un taumaturgo e trovava una sibilla E col grosso buon senso dell'uomo che non si vuoi fai Come pu un uomo na' mettere in mezzo domanda scere quand' gi vecchio ? Pu egli entrare una seconda volta in seno a sua madre e nascere ? Ges gli risponda con profonde parole se non nasce una seconda voltJ nello spirito non potr entrare nel Regno. Ma Nicoderac questo seguita a non capire Com'<^ possibile tutto
di
no
1 1 e
FIGLI
DEL TUONO
tu
sei
227
Ges
gli
rispose
Come
? .
capisci
queste cose
Un
sempre
visita.
il
giovane Galileo
gli
rimase
la
ma
Una
la
come
i
sua
volta,
quando
Fan sei
pensarono
difesa
:
di pigliar
che
un legalitario. Pai la in nome della nostra non gi in nome dell'uomo nuovo. Nicodemo sempre il vecchio uomo, il curiale, il cauto amico della lettera: Bastano poche parole di rimbrotto per farlo star zitto e Sei forse anche tu di Galilea ? Investiga bene e vedrai che dalla Galilea non sorge profeta Egh apparteneva, per diritto, al Sinedrio ma non v' memoria che abbia levato la voce in favore dell'accusato, quando fu condotto a Cajafa. Era di notte anche allora ma probabillegge
:
lo
il
rimorso
morto e
allora
Ges
compr cento
scitatore era
rinato
in
l' imbalsamazione. D Risumorto ma il dubitante non sarebbe mai pi quella seconda nascita alla quale non volle
credere
Nicodemo
il
l'anima mezza,
discepolo not-
si
no della paura.
spiacerebbe
ingrinzita
e
l'uomo dei
libri,
non
gli
che
corri-
teccia
spetti
del
delle
precauzioni.
ormai martoriato e
228
FIGLI DEL
TUONO
non
coi
c'
pericolo
di
balsami per
versarli
Ma
1*
postuma
piet,
ha inalzato
tra
conta che fu battezzato da Pietro e messo a morte per aver creduto, bench tardi, a colui che non seppe salvar
dalla morte.
,'.
PECORE, SERPENTI
E
COLOMBE
XTT
li
avea
scelti, chi
erano
gli
il
uomini
brutto
ai lontani.
Ma
il
lucignolo,
pino,
dei
pu rischiarare le spelonche ; quand' accesa, pu tar lume jene. D capo delia guerra con-
tro
gli
mondo
aveva messo accanto. In qualunque altra stagione della storia difficilmente avrebbe trovato di meglio. Ma li scelse apposta cos mediocri: per un misterioso disegno, perch ri splendesse pi alto il prodigio della sovrumana postuma vittoria. D loro compito era tale da metter pensiero anche a uomini che avessero avuto un pi ricco fondo d* intelletto
di
scienza.
L* ingenuit,
l'
ignoranza,
la
stessa
superstizione, addiacciano
dello
meno
spirito
pi odorifere all'olfatto
ai
Cristo
chiedeva,
suoi
inviati,
non si un miracolo
moderno. una prova che ha pu chiederla che ai semdella loro stessa semplipossibile.
VI
do come pecore in mezzo aj lupi . Come animali ifici in mezzo a bestie feroci: ma coirordine di non
faisi
divorate,
bens
di
ridurre
gii
sbranaton d'agnelli
Ih.
230
alla
mansuetudine
tanto
dell'agnello.
il
per
riuscire
in
una
i
gesta
paradossale
divino , paradossista
nello stesso
esorta
suoi ambasciatori
e
ad
essere,
tempo, serpenti
colombe,
plici
a Siate dunque prudenti come serpenti e semcome colombe . La grossolana psicologia animaliera
si
dei
volgari
del
rivolterebbe a questo
ravvicinamento.
tradimento non pu abitare nello stesso nido del candido volatile dell'amores II serpe che fece sbandire Adamo dal Paradiso ha quaht troppo diverse dalla
rettile
il
comune
nel sole.
coli 'uccello
Ma
sien.
loro pen-
una forza che vince tutte l'astuzie. La prudenza uno dei visi della semplicit. La prudenza non la furberia. I furbi vincono sempre nei primo momento e son sempre sconfitti prima della fine. G' ingenui possono sembrare imbecilli eppure il resultato ultimo dimostra, ogni volta, che la loro imbecillit nascondeva una prudenza superiore a tutte le malizie. I semplici, g' Ignoranti, candidi hanno un potere che confonde i
i
La semplicit
pi scaltri:
tacere
la
il
il
potere
dell'
Innocenza.
il
Il
fanciullo che fa
bocca
sono
ritrovati
alla
eran
ma
potevano, senza
zione e
di flScolt,
essere umili
come
come
vilt,
serpenti, semplici
PECORF
SERPENTI E COLOMBE
23I
La nudit era il pnmo dovere di questi soldati. Andavano a cercare poveri. Dovevano essere pi miserabili dei poveri. Eppure mendicanti no perch l'operaio degno del suo nutrimento . 11 pane di vita che dovevano distribuire agli affamati di giustizia meritava in compenso il pane di frumento. Ma gli operai dovevan recarsi aJ meravighoso lavoro interamente spogliati Non
i
fate provvisione
di
calzari,
n di bastone
fondo.
che porta
lo
al
Il
il
luccicore dell'oro
fa
dimenticare
ticare lo
luccicore del
rame
fa
dimenticare
SI
terra; non non lo riconosce. Non basta predicare ai poven l'amore della povert, ia ricca bellezza della povert. I poveri non credono alle parole dei ricchi finch ricchi non diventano volonta-
conosce
aelo e
il
riamente poveri.
ogm
dovevano dare uomo, in ogni casa, l'esempio della fehce miseria. Non dovevano portar nulla con s, tolto il vestito addosso e sandaU ai piedi non dovevano accettar nulla: soltanto quel po' di pane quotidiano che trovavano sulla tavola degh ospiti. I sacerdoti girotitudine della povert a poveri e ricchi,
giorno, ad ogni
i
;
vaghi della
Dea
d'Oriente porta-
vano con
terte,
il
s,
insieme
volgari non darmo non si pagano. Gli Apostoli di Ges al contrario, dovevano rifiutare quaiunque dono o pagamento. Date gratuitamente quel
232
che
siccome la
ric-
muta
i
ai vestiti di
ricambio,
si
ai
bastone a
pu
tare a
meno.
Devono entrare
e
nelle
case
aperte a tutti in un
uomini e
alle
il
donne che
l'abitano.
loro
Regno dei Cieli prossimo di spiegare in qual modo il Regno della Terra poteva diventare il Regno del Cielo, ed esporre la condizione unica per questo felice avveramento di tutte le profezie
mandato
d'avvertire che
il
del-
Uno che
il
aveva
parola
mutamento hanno
i
spiriti
immondi
cio
demoni e
vizi
che
rendon gh uomini simili ai demoni. Comandano agU uomini di rinnovarsi ma sull' istante li aiutano con tutti poteri a loro concessi per cominciare questo rinnovamento. Non U lasciano soli con quei
sto
comando
di tanto
difficile
esecuzione.
rola profetica
LI
Regno
vicino
ripulire,
tornavano
a
Dopo
la
paJ
operai
lavoravano a restaurare, a
rifare quelle
anime
quel che bisognava fare per esser degni della nuova terra
celestiale e
coavertito
U vecchio uomo ma
le
loro
paiole erano
il
233
Portavan con
la pace.
a
quando entrerete
il
ed era
questo
saluto
sia
li
con voi
pace. Chi
ii
accoglier
avr
la
pace
chi
guerra.
non
li
piedi.
uscendo da quella casa o da quella citt che ha voluti dovranno scuotere la polvere dai loro Non gi perch la polvere delle case e delle citt
che non vogliono ascoltare sia infetta e malefi-
di coloro
voi,
attaccato
ai
nostri
momento
vi
del vostro
la
tempo u un pezzo
lasceremo
granello.
Perch
d
gli
Apostoli,
li
per
fedelt al
la
sublime assurdo
stesso
Colui che
manda, portano
pace e nello
tempo
la guerra.
Non
tutti
voce,
il
se
tutti
potessero esser
lo
giorno,
Regno
un attmo,
coloro che
se stessi
per-
le
ai
mani addosso
convertitori e
ric
234
poveri la
Nuova
Legge.
I ricchi
non vorranno concedere che il loro denaro pericolosa miseria; gli Scribi non vorranno ammettere che la loro scienza non che omicida ignoranza, a E vi frusteranno
nelle
a
loro
sinagoghe
vi
Ma, quando
siate
ansiosi del
come
Ges sicuro che poveri pescatori, bench non abbiano mai seduto nelle scuole d'eloquenza, troveranno; per ispirazione sua, le grandi parole necessarie nell'ora dell'accusa.
infsso
Dn
solo pensiero,
quand' grande
i
profondamente
nel cuore,
genera da s tutti
pensieri derivati e
L'uomo
non ha nulla in s, che non ha fede in nulla, che non sente, non brucia, non soffre, sar inabile, anche dopo esser diventato bianco coi sofisti d'Atene e i retori di Roma, a improvvisare una di quelle repliche illuminatrici e potenti che turbano la coscienza dei giudici pi
sordi.
e senza
nulla naa
Anzi
tetti
quello
io vi dico nelle
quel
Ges,
ODE queste parole, non chiede ai suoi discepoli pi ardire che non abbia chiesto a se medesimo. Egh ha parlato
nelle
ha parlato a loro;
ai suoi
le
primi fedeh.
ma
strade deserte o
nelle
stanze solitarie,
devono
ripe-
ha dato l'esempio,
le
prime
volte,
pu
spaventare
loro,
e
non preparati
e
di
Ma
quella
verit
235
averla udita.
tesoro della
Buona Notizia va
di terra
distribuito
a tutti
poveri
come
tesori
e di
metallo.
uomini possono uccidere il corpo di chi paxnon potranno uccidere l'anima dalla morte d'un solo corpo migliaia d'anime nuove nasceranno alla vita. Ma neppure il vostro corpo morir perch c' Uno che lo protegge. Due passeri non si vendon essi per un soldo ? Eppure nemmeno uno ne cade in terra senza il volere del Padre vostro. Ma, quanto a voi, percapelli dei vostro capo son tutti contati. Non temete fino voi siete da pi di molti passeri . Gli uccelli dunque dell'aria, che non seminano, non muoion di fame; voi, che non portate neppur un bastone, non moniete in mano
Se
gli
tisce
la
verit
dei nemici.
un segreto troppo prezioso perch la carne che lo contiene possa esser disfatta. Ges sempre con loro, anche se lontano. Quello ch' fatto a loro fatto a lui. Una mistica identit creata per sempre tra il mandante e i mandatari. E chi avr dato da bere, non fosse che un bicchier d'acqua fresca, a questi miei piccoli, perch un mio discepolo, io vi dico in verit che non perder punto il suo premio .
s
Hanno con
minimo
tra
suoi
possono aver bisogno, un giorno, dell'acqua pesante, sepolta in fondo ai pozzi dei villaggi. Chi porger a loro un po' di quest'acqua comune e materiale avr in cambio una sorgente che d all'anima una
ebriet pi forte dei pi forti vini.
236
Gli
un
solo
vestito,
con un
come
nudi
come
eh'
la verit,
semplici
come
la gioia,
un Re
che
una
pi
tutte le
dovizie misurabili;
volutt.
Race
a questo
delagli
uomini in altre
di
vesti,
in incognito.
Ma
travestimenti
;
di
Poeta,
Povero e
di
Apostolo.
MAMMONA
A Lll
Ges il Povero. Il povero infinitamente e rigorosa* mente povero, povero d'un'assoluta povert. Il principe delia povert,
il
Il
venuto per
poveri, che
i
ai
poveri.
fe-
povero
lice e ricco,
che accetta
la
che sposa
che
la
mendicante
L'af-
fa l'elemosina.
g'
Ignudi.
falsi
tanti
poveri,
dagnato
I:
I
loro ricchezza
la ricchezza di questi
cresce
sempre
di pi
un
acervo
di
poveri.
Di fronte a uno di
il
ricchi
i
secondo
fiorini,
la carne,
secondo
di
mondo, secondo
mine,
di
di
la materia,
di
rupie,
di
zecchini,
scudi,
dollari,
sterUne,
franchi,
di
marchi, di corone,
lamentevoli
non sono che pezzenti. Gli argentari dei Foro, gii epudi
23^
Ioni
di
IviAMMONA
Gerusalemme,
i
coforte,
lords di Londra,
di
miliardari
di
Nuova York
che sciagurati
questi
poveri,
propria anima.
La miseria
di codesti indigenti
i
talmente
sassi
che tro-
vano
menti.
nella
mota
Dna
poveri
La ricchezza
un
gastigo,
come
il
lavoro.
Ma
un
col
segno della ricchezza ha commesso, forse senza saperlo, un infame crimine, uno di quei delitti misteriosi e inimmaginabili che non hanno un nome nelle lingue degli
uomini.
D
lo
ricco
sotto
il
d'
Iddio
o Iddio
riiiscisse a
risalire alla
il
il
ricco
ha commesso
peccato massimo,
Il
pi abbominevole e imperdona-
l'uomo ch' disceso perch ha barattato. cielo e ha voluto la terra, poteva abitare nel paradiso e ha scelto l' inferno, poteva conservare la sua anima e 1' ha ceduta in cambio della materia, poteva amare e ha preferito essere odiato, poteva
bile.
ricco
Poteva avere
il
avere
la
felicit
Il
ha desiderato
la
potenza.
il
Nessuno
che
;
pu
io
salvarlo.
metallo
seppellisce
il
suo
peso
ghiacciato
tmnore che
il
nella sua
lo
putre-
fazione;
fuoco che
carbonizza e
riduce una
ter-
rificante mummia nera, una sorda, litica mummia nera, \ma spettrale
eternamente
la
mano vuota
nei
camposanti dei
secoli*
MAMMONA
239
Non
l'orrenda
vert.
tornare a esser
via
po-
Ma
pi
difi&cile
che
ch'
possa prendere
ricco.
ricco, per
fatto
stesso
a immaginare che
rebbe
il
la
E perch non sa immaginare una simile abdicazione non pu neanche deliberare, non pu pesare le alternative, prigioniero nella
principio della redenzione.
Invalicabile prigione di se stesso. Per liberarsi dovrebbe
esser
Il
gi libero.
ricco
non
si
appartiene
ma
appartiene,
cosa animata,
pensare,
di
alle
cose inaminate.
Il
Non ha
a
il
sceghere.
denaro
un impietoso
s.
altri
padrom accanto
ricco,
materiah che
ricchezze,
gli
offrono
si
chiaman
non
pu pensare all'anima. Non pu neanche supporre che la sua anima malata, asfissiata, mutilata, imbacata, pu
aver bisogno di esser guarita.
s stesso in quella parte del
Egli
ha trasferito tutto
il
mondo che ha
vogha, la forza
servire,
diritto di
chiamar
sua
secondo
il
contratti
la
e le leggi,
di
e spesso
non ha neppure
tempo,
Deve
non pu salvare la propria anima. Tutta la sua potenza d'amore presa da questo lotto di materia che lo comanda, che ha preso il posto della sua anima, che gh ha tolto ogni
servirla, salvarla
goderla.
non pu
reliquia di libert.
240
L' orribile
sorte
del
la
MAMMONA
ricco
sta
di
in
surdo:
potenza
comandare
uomini
una parte
perso
il
una
parte,
infine,
tanto piccola
ha
tutto.
Nessuna cosa nostra finch soltanto nostra. L'uomo non pu posseder nulla realmente possedere al di
cose di rinunziarvi.
dato.
Ma
moi
mento
incapace di conoscersi;
di
dire s stesso.
non ha
pil
appartengono ma dalle quali, In realt, posseduto; e non ha mai avuto l'amma sua, do l'unica propriet che valga la pena di
neppure
le
possedere.
l'universo.
il
pi
diserto
spoglio
pitocco
di
tutto
Non ha
nulla.
Non pu
dar nulla.
Come dun-
que potrebbe amare gh altri, dare agli altri s stesso e d che gM appartiene, eserdtare quell'amorosa carit che io condurrebbe tanto prossimo al Regno ? Non nulla e non ha nulla. Chi non esiste non pu
cambiare; chi non possiede non pu dare. Come potrebbe dunque il ricco, che non pi suo. che non ha pi
anima, trasformare ruTiic;^ propriet dell'uomo in qualcosa di pi grande e prezioso ? E che giova all'uomo guadagnar tutto il mondo se
poi
? o
Questa domanda
d
il
di
Cristo,
le rivelazioni,
Il
ricco
eter-
ma
perde, tiiato
al
sua vita
MAMMONA
241
Non
si
pu
servire Dio e
Mammona
Lo
spirito e
spartizione
comunanza. Son gelosi: vogliono tutto riK)mo. l'uomo, anche se vuole, non si divide in due. Tutto di qua o tutto di l. L'oro, per chi serve lo spirito, un nulla; lo spirito, per chi serve l'oro, una parola che non ha senso.
Chi sceglie
si
lo
spirito
coli 'oro;
le
cose
lo
che
spi-
comprano
aboUsce
la
rito e
pace, la
vero che
non
riesce
chezza;
l'altro
un pomai a consumare la sua infinita ric un ricco che non arriva mai a evadere
primo
D
il
la legge
misteriosa
cio
della
rinunzia,
l'intero
universo;
crede suo.
Dio d immensamente pi di quel molto che ha promesso; Mammona toglie anche quel pochissimo che promette. Chi rinunzia a tutto ha il tutto per soprappi; chi vuole per s solo una parte si ritrova alla fine col nulla. Quando si approfondisce l'orribile mistero della ricchezza si comprende perch i maestri dell'uomo abbian
veduto in essa
che costa
altre,
si
il il
proprio
r^no
del
si
tutte le altre
demonio paga pi
Una
cosa
di tutte le
tutte le altre.
Una
si
nulla,
il
resto,
Si
la
sua
L'uomo
cos natu-
II
Storia di
CrUi
242
MAMMONA
nulla dett<
che
per
dissuaderlo
da questa
il
insensata
forte,
ri
cos
cos sproporzionato,
che
fatto
stesso
di pagarl*
fosse
una prova perentoria di demenza e di colpa. Mi neanche i patti assurdi del mercato l'eterno per l'efB mero, la potenza per la servit, la santit per la danna zione bastano ad allontanare gii uomini dall'assurdi
baratto demoniaco.
pericolante
poveri
si
la loro
anima infetta
come
Perch
la sola
la
vera ricchezza
quella spirituale
la povert
volontaria,
accettata
li
ber
Regno
dei Cieli
non pr
i
mette
Il
ai
poveri di
farli
ricchi
ma
vuole
che
ricchi
Ges a
ricco
quelli
ma
a
il
ch<
s'accosta e
domanda
poveri
egli
risponde
vendi ci
nei
cieli
.
ctn
I
hai e donalo ai
ed avrai un tesoro
una
i
perdita,
une
invece, per
Ges
un incommensurabile guadagno,
fatene elemosina;
un tesoro che non venga inai non s'accosta e la tignola non distrugge. Perch
vostri beni Vendete non invecchiano meno ne' cieli, dove ii ladre
<
(^ov*(
MAMMONA
il
243
il
vostro cuore
il
Da*
ri-
dunque a
cevere
.
ri-
lieto
animo
altret alci
regala per
avere
noi.
contraccambio degb
dar
via
la
altri
Bisogna
con altra
venga
cena,
tuoi
pagata
roba
ma
fai
pu-
rit e la
contentezza.
i
Quando
tuoi amici,
ricchi,
un desinare o una
i
non chiamare
parenti,
ti
tuoi
hatelh, n
vicini
anch'essi
invitino,
ti
sia
reso
contraccambio.
Ma
un convito chiama i poveri, gli storpi, gli zoppi, i ciechi, e sarai beato che non abbian modo di contraccambiarti, perch il contraccambio ti sar reso
fai
quando
giusti
b.
Ges la rinunzia alle ricchezze fu consigliata agli uomini. Ges non stato il primo a riporre nella povert un dei gradi della perfezione. Il grande Vardhmana, il Jina Trionfatore, aggiunse ai comandamenti di Par9va, fondatore degli Svincolati, 1* a p a r i g r a h a la rinunzia ad ogni possesso. Il Buddha, suo contemporaneo, esort ad eguale rinunzia i suoi didi
,
Anche prima
scepoli. I Cinici
si
essere
indipendenti
lavoro
libero,
dagli
uomini
poter
no-
consacrarsi,
bile tebano,
ai
con animo
si
alla
verit.
Cratete,
concittadini e
i^rti
Stoici
stilarono,
di
vestiti
nulla.
tavoli
intarsiati
pietre
rare,
elogi
povert.
IP
244
MAMMONA
il
di-
tarabutti
Ges l'amore della povert non una regola ascetica o una veste orgogliosa dell'ostentazione. Timont
in
Ma
d'Atene, che a forza di generosit indiscriminate si nduce povero dopo aver dato da mangiare a un branco di parassiti, non il povero secondo il cuore di Cristo Timone povero per colpa della sua vanagloria: ha date
tutti,
magnanimo
e liberale.
Cra-
che
si
dell'orgoglio
diverso
dagli
altri
acquistarsi
dei
Cinici
nome
e di savio,
L'accattonaggic
una forma pittoresca di boria; la povert dei guerrieri di Platone una misura di prudenza politica. Perch la povert necessaria anche nelle societ umane che si formano e salgono. Le prime repubbhche
vinsero e fiorirono finch
nella vecchia
i
cittadim
si
contentarono, com<
pi
stretta
povert e
vita
la
della
sobria e pudica
s.
Ma
gli
ricchezza in
in
s'am-
montava
per
i
mano
cx)n
giudiziosa liberalit.
Ma
Platone, che
cittadini desidera
beni
dell'uomo.
La mette ultima
si
di
tutti
ma
ood
la scorda.
Aristofane
inginocchierebbe a Pluto se
il
a eco
alla
ricchezze
gente dabbene.
Neil'
Evangelo
alla
la
filosofico
e neppure una
moda
Non basta
aver
dirittx)
Non
basta
la
MAMMONA
sciar
le
245
per divenir subito
ricchezze
diventar
poveri
un requisito preliminare come ia povert di spirito. Chi non convinto d'essere chi non s' in basso non pensa ad ascendere in alto distaccato da ogni propriet materiale, lasciatura che benda gli occhi e incarcera le ali, non sa ritrovar l'appertetti.
La povert
del corpo
si
in ricchezza,
del ricco.
veri e
assai
il
pi
vicino
alla
perfezione
morale
dei
Ma
pi
tavor
po-
ha
ancora
di
sia toccata
perch
l'
ma
tutti fu invidiato
Il
mancano le facolt e l'occasioni, portato a un compenso in piaceri che qod costan moneta 8 quasi una rivincita in una superiorit spirituale che i godenti non gh posson contendere. Ma spesse volte le sue virt derivano da impotenza da ignoranza non prevarica perch non ha potere, aon tesoreggia perch
perch
oercare
:
non ba che
vita,
i)
e bordelliere
La sua
le
muta
di
luce,
nscatta
sue
ooip.
di
il
consolazioni.
Noi
il
poveri
sono,
come
246
trebbe parlare
al
MAMMONA
cuore loro, schivati da chi non pu sop-
mondi
a
che farebbero
la
miseria,
momenti, pi sopportabile,
miseria,
i
meno impuri
:
bero pi perfetti
dannarli
Gres
?
aveva;
sua, pi
li
amava i poveri. Li amava per la piet che oe amava perch h sentiva pi vicini all'anima preparati a intenderlo. Li amava perch gli dala felicit di servire, di
giustizia,
Ges amava i poveri perch in loro, per ragion di vedeva i pi legittimi abitanti del Regno
;
amava
molo
facile,
collo
sti-
Ma
pi di
tutti
amava
Regno
atto di
amore
il
del
La
pi grande
ci che
fede
nella
sua promessa.
Avevan dato
nell'assoluto nulla
la certezza di
ma
mondo
tutto per
van dovuto vincere in s stessi uno degli istinti pi profondamente incarniti nell'uomo Ges, nato povero, tra i poveri, per poveri, non ha mai lasciato suoi fratelli. fruttificante della sua divina A loro ha dato l'abbondanza
i 1
povert.
Ma
il
povero
farsi
che
non
per
fu
sempre povero;
suo.
Ix)
ricco
pronto a
povero
amor
si
cercava:
forse
non
l'ha
mai trovato.
queir ignoto
gli
si
Ma
Invocato che
tutti
docili
questuanti che
strin-
gevano attorno.
LUI
Guardino bene, gli uomini che hanno ancora da nascere Ges aon ha mai voluto toccare, colle sue mani una moneta. Quelle sue mani che impastarono la mota della terra per ralluminare il cieco; quelle mani che toc:
carono
iella
le
quelle
corpo di Giuda
tanto
pi infetto
quelle mota, della lebbra e della putrefazione mani bianche, pure, salutanti e medicatnci che nulla po-
nhevo
il
pnetari dei
vole
pili
mondo
darle nelle
mam
altrui:
ma
toccarle no.
lui,
che
di
moneta taceva schifo. Gli repugnava con una repugnanza non lontana dall'orrore. Tutta
nulla aveva ribrezzo, la
la
quei lerci
si nvoitava al pensiero d'un contatto con simboh della ncchezza. Quando gh chiedono il tributo per il Tempio non vuol neanche ricorrere alla borsa degli amici e ordina
sua natura
in bocca al pnmo pesce tirato doppio del denaro richiesto. In questo miracolo c' una sublime iroma che nessuno ha veduto, lo Qon posseggo monete ma le monete son talmente tra-
sar
il
scurabili
disprezzabili
le
che l'acqua e
Il
la
teira,
a una
io
parola,
vomiterebbero.
lago
n'
pieno,
so
Ia
248
dove sono e tante da comprare coi soli spiccioli tutti 1 sacerdoti del tempio e tutti i re delle nazioni ma non muovo un dito per raccattarle. Un mio subalterno le pigli era
i
hanno bisogno per vivere. animah muti possono portare le monete io sono talmente ricco che non voglio neanche vederle. Io non sono un animale muto ma un'anima parlante e l'anime non tengon argento o bisacde. Non son io, dunque, che ti d queste dramme ma il lago. Io non ho mai nulla da comprare e regalo tutto quanto posseggo. D mio patrisacerdoti, a quanto pare, ne Gli
;
monio,
infinibile,
la Parola.
Ma un
pagare
la
il
chiesero
s'era
lecito
al
:
vero israelita
Fatemi vedere ma non volle prenderla. Era una moneta imperiale, una moneta romana, che portava impressa la faccia ipocrita d'Augusto. Ma egli voleva ignorare chi fosse quel viso. Domand Di chi questa immagine e l' iscrizione ? Risposero Di Cesare. Allora egli butt in faccia ai subdoli Reninterrogatori la parola che li riemp di stupore
censo.
egli
Ed
rispose pronto
del censo.
Ed
essi glie la
mostrarono,
quel
di queste
basta, per
prima:
denari
rendete.
non
ci
Rendete d
appartengono. Sono
regno, di
priet
dd
^
regno
re
dell'altro
la
Son proqudlo
il
che non
nostro.
rappresenta
forza ed
pro-
ma
noi
non abbiamo
la
il
nulla a veIl
dere colla
violenza e ricusiamo
ricchezza.
;
nostro
sta
Regno
noii
Re che
249
non batte moneta. La moneta un mezzo per lo beni scambio dei beni terrestri ma noi non cerchiamo un po' di sole, terrestri Quel poco a noi necessario un po' d'aria, un po' d'acqua, un pezzo di pane, un manci vien dato gratuitamente da Dio e dagli amici tello
i
d' Iddio.
mettere
farne.
Perci
le
restituiamo
le
restituiamo a colui
che
le
ha messo sopra
il
Ges non ha mai avuto bisogno di restituire perch non ha mai preso una moneta. Ai discepoli ordin che non portassero sacche per l'offerte ne' loro viaggi. Fece una sola eccezione e tale da far tremare. Dall' inciso d'un Evangelo s' impara che un apostolo aveva in consegna la borsa della comunit. Questo discepolo era Giuda. Eppure anche lui si sentir sforzato a rendere il denaro del tradimento prima di sparir nella morte. Giuda la misteriosa vittima immolata alla maledizione della
moneta.
s,
insieme
ai
grassume
il
delle
moneta
forse la pi
di
immonda.
rip>as-
Quei gettoni
mani ancora lorde di sudore o li sangue; consunti dalle dita rapad dei ladri, dei mercanti, dei banchieri, dei mezzani e degli avari; quei tondi visddi sputi delle zecche, da tutti desiderati, cercati, ubati, invidiati, amati pi dell'amore e spesso pi della
5
nta;
250
sassino d
traditore,
al
il il
nemico
al
si-
moniaco,
figlio
donna venduta
del
comprata
veicoli
a uccidere a frodare
il
il il
il
fratello
tellare
il
cattivo ricco,
servo a ingannare
il
padrone,
malandrino a spogliare
:
viandante,
il
popolo ad
as-
emblemi ma-
materia, sono
bricati dall'uomo.
La moneta, che ha
un appestato,
Pi con-
le case,
brilla
sette,
SUI
d&
cambiatori,
s'appiatta
si
nelle
cas-
profana
nasconde
nelle
sporca
le
il
mani innocenti
lavoro del boia,
l'odio,
mondo a
rinfocolare
la
ad
la
attizzare la cupidigia,
ad accelerare
corruzione e
morte.
moneta
l'ostia
il
infame
corruttibili del
del Demonio. I denari son gh escrementi Demonio. Chi ama il denaro e lo riceve con
comunica visibilmente col Demonio. Chi tocca il denaro con volutt tocca, senza saperlo, lo sterco del Demonio. soppor11 uuro non pu toccarlo, il santo non pu
gioia
tarlo. Essi sanno,
la
sua
laida essenza.
Ed hanno
moneta
lo
stesso orrore
che
li
RE DELLE NAZIONI
moneta di Roma. come tutti, che Ottaviano divent, per un seguito di esorbitanti fortune, il monarca del mondo col soprannome adulatorio d'Augusto.
gU mettono sotto
occhi la
Egli conosce quel viso. Sa,
Conosce quel profilo di finto giovane, la testa folta di {ciocche ondulate, il gran naso che sporge in avanti quasi a nascondere la cnidelt deUa bocca piccola, fine, rigorosamente serrata.
del collo:
una
testa,
come
immagine
sinistra
decollazione.
Ma Ges non
tore
lei
;
l'
imperail
re
Ges il re d'un nuovo regno contrapmondo Cesare posto al mondo e dove non ci saranno pi re.
^
il
re del
passato,
il
capo degh
re
armati,
il
coniator
dell' in-
fallibile
Ges
il
del
futiu-o,
il
il
libera-
dei
servi,
l'
abdicatole della
v' nulla
di
ricchezza,
maestro
dell'amore.
Non
comune
tra loro.
Ges
per dis-
olvere
l'
impero
di
Roma
e ogni
gli
impero terrestre
ma
252
cospira contro
ii
il
RE DELLE NAZIONI
al
suo posto
il
rrn
regnanti. Cesare
pi
forte e
rivali
Perch
ma
Ma
dormenti
Quando tutto sar compiuto e il Regno sar fon Regno che non ha bisogno di soldati, di gi dici, di schiavi e di moneta ma soltanto d'anime nuovi 1' impX) di Cesare svanir come un monti ed amanti
dato
un
di cenere sotto
il
vento.
Finch dura
ch' suo.
Il
la
cil
denaro, per
uomini nuovi,
nulla,
nulla.
Ren
quel
nulli
nuova
non avr bisogno di governi. Un popolo di santi che s amano non saprebbe che farsi di re, di tribunali e d'eser
citi.
Il
politici
nazioni
sia
il
dice ai discepoh
1 1
le
signoreggiano
pi grande
fattori.
Non
come
anzi
il
tri
voi sia
come
lui
ch<
serve
Il
eguaglianza nell'ordini
servitore
;
umano.
anche
la
grande
piccolo
il
padrone
il
r<
schiavo
stessi diritt
ar-
beati che
fmono
vi-
RE DELLE NAZIONI
253
Regno
fin
giUa
dalla
spiri-
nascita.
tuale nella
comune
perfezione
ma
dei tempi,
abolita
un branco da condurre, una minoranza da punire, una bestialit da impastoiare. Ma quando tutti gh umani saranno santi non vi sar pi bisogno di comale
esercitata,
mando
mandi
le
di ripari.
meno
dei co-
della forza.
Gli uomini
ricchezze
non
si
meno all' indomani di questi due immensi cambiamenti. La va che conduce alla Ubert perfetta non si chiama
distruzione
Godwin o
e non si trova nei sofismi Proudhon o di Rropotkine, soltanto neir Evangelo di Ges Cristo.
ma
santit
di
di
di Stirner,
ma
Ma
non
sari.
totale conversione degli uomini all'/Evangelo ad oggi avvenuta e l Re sono ancora necesGH animali hanno bisogno d'un pastore e quanto
la
fin
pi
il
pastore de-
armato. credono
Ma
le
umane
il
bestie, inselvaggite
dalla
superbia,
il
che
numero possa
sostituir
l'unit e
gliono
i Re. I Re veramente Re, che sono al di sopra, anche se mediocri, dei vaneggianti capricci delle molti-
quell'au-
meno
gli
solamente a Dio.
vogliono.
li
Non
Ma
opportarli.
preferiscono
un moscaio
di tirannucoli ina-
ik
251^
RE DELLE NA7I0N1
li
bili
e cupi d che
Li
li
pressurano e
che ha tutti
mungono
in
nome
deili
libert.
un'aria di Licenzi
averne
terra e
gliori.
benefizi
Da
secoli
veri
Re sono
spariti
dalli
Non
SPADA
FUOCO
X UV
hanno voluto
le
ferocia dei
feroci,
;
la
ogni
sofisti
sari-
di
conciliare la
stiana,
di
far
come impugnatura
Calvario
si
della
spada, di giustificare
l'odio
col
;
per
insegnare
legittimare
il
l'amore
la
insomma, che
vuol
mal-
il
con
la
memoria e
pochissimi
hanno
vi
;
capito.
Non
sulla terra
Alcuni, smi-
suratamente pi
moria mostruosa,
aggiungono
.
Io
son venuto a
Altri,
beneficati
da una me:
Regno
violenti
Quale angelo d'eloquenza, quale sovrannaturale illuminatore potr rivelare a questi induriti citatori
delle
il
vero senso
?
parole che
frivola
petulanza
256
SPADA E FUOCO
delicatezza di
di
fiori
nel
giardini
Titania.
Non guardano
;
furon dette
non si curano dell'occasione in cu non dubitano un istante che possano aver un valore diverso da quello volgare.
quelle che seguono
;
di
o,
Quando come
Gres
dice
eh'
venuto a portar
la
spad
di
scordia
Regno.
familiari quel che ha voluto dire Perch son venut a mettere in discordia il figliolo col padre, la figliola coli; madre, la nuora colla suocera e uno avr per nemici quel]
stessi
di casa sua.
La spada, dunque, non significa la guerra un' immagine per significare la divisione. La spada
;
e la predica
gii
gli
uomini
vi
tardi e
negano e
quelli
che credono
Finch
tutti
riaffratellati
dalli
Ma
la discordi!
non
la guerra,
e creduto
Cristiani
dell'arm
fratelli
refrattari
e renitenti
la
la
ma
quest'arni
saranno
I
la
predicazione,
forse,
l'esempio,
11
perdono, l'amore
non convertiti,
muoveranno
vera guerra, h
ma
SPAILA E
tutte le guerre
FIOCO
257
e
uomo
uomo, tra
fa-
Se
il
e discordie, la colpa
non
gelo
ma
ticate
da
Quando Ges proclama che viene a portare il fuoco soltanto un barbaro pu pensare al fuoco omicida, degno
ausiliario delle guerre.
Come
so
Perch
il
Uomo
fiamma
folgoreggiante dell'amore.
Finch tutte l'anime non saranno bruciate da questo fuoco la parola dell'Evangelo sar inutile suono e il Regno ancora lontano. Per rinnovare l'infetta famigUa degh uomini un incendio di dolore e passione necessario. I
gelidi
devono ardere, g' insensibili devono urlare, i tiepidi devono accendersi come torce nella notte. Il lordume ammassato nella vita segreta degli uomini, che fa di ogni anima una cloaca, il putridume che ottura gli orecchi e soffoca i cuori, deve esser incenerito dal fuoco spirituale eh' venuto ad accender Ges che non distruzione
ma
salvazione.
Ma
muro
di
fiamme
necessaria
'arditezza
Itanto
Cieli
valorosi.
Epper Ges pu
i
lo
rapiscono
nel
testo,
violenti
dire che
il
Regno
forti
,
e la parola violenti
difatti,
il
manifesto significato di
le
uomini
ole che
che
sanno
prender d'assalto
il
porte,
senza
bitare e tremare.
La spada,
non vanno prese nel senso letterale che piace avvocati dei massacri. Son parole figurate che siamo trzati ad usare per farsi intendere dalle torpide immanazionj della moltitudine. La spada il simbolo delie
:li
19
Storia di Cr
sii.
'25'>
SPADA E FUOCO
tra
i
divisioni
primi e
;
gli
ultimi
persuasi
il
fuoco
l'amore purificante
la
violenza la forza
modo non
Ges
Tutti
gli
venuto a portar
pace.
menti
stiali
di pace.
La
cele-
cantano in
profetico augurio
Sia pace in
Cristo
quella indirizzata
la
pacifici.
Beati
quelli
figlioli
che procacci an
d'Iddio
tire egli
.
Agli
Apostoli
di
ordina
augurare
pace a tutte
gli
le
case dove
Siate in pace
uni cogli
altri
Avvi-
Oh
la pace ! E la notte dell' Uhveto pronunmentre mercenari armati lo stanno legando, la suprema condanna della violenza. Tutti coloro che metton mano alla spada periranno per la spada . Non ignora mali della discordia, a Ogni regno diviso
posson dare
zia,
in parti
e ogni citt
.
o casa divisa
E
tri-
segni
ed alle
bolazioni,
anche
le
guerre
Poich
si
sollever nazione
contro
di
La discordia,
litto
pei
Ges, un male;
dei
la
guerra un devo-
Gb
apologisti
grandi
Uia-ssacri
couiondono
SPADA E FUOCO
lentieri
259
giustappunto
e il nuovo Testamento. Ma il nuovo nuovo perch riforma l'antico. La guerra pu esser detta divina quand' riguardata come una punizione. Ma punizione anche di se medesima La guerra la pi crudele manifestazione dell'odio l'antico
mezzo dell'armi. La guerra appare, nello stesso tempo, una colpa e il suo gastigo. colpa perch esisteva, prima ancora delle ostilit, nell'anime dei nemid gastigo perch l'odio, scoppiando, porta al mutuo mas;
Ma quando
l'odio
fosse
abolito
;
in
tutti
cuori
la
mente
laici
il
una nazione non alzer pi la spada contro nazione e non impareranno pi la guerra . Questo giorno annunziato da Isaia sar quello
>sciuta
in cui
^pra
la
terra.
Ges
della
santifica l'unione,
i
le monete che portano il loro nome finchi uomini non saranno simili agh angeli il generi umano si deve moltiplicare. La famigha e lo stato, associazioni imperfette quandc
renderemo
gli
tutti
si
iiell'at
Ma
meno impure
meno imper
serve
donna dovrebbe
essei<
etema
pnma di tutto il congiun gimento di due carni. Su questo punto egli ratifica V im magine della Vecchia Legge. Non son pi due carni ms una 0. Lo sposo e la sposa son un corpo solo, indistac cabile e inseparabile. Quell'uomo non avr altra donna quella donna non conoscer altro uomo finch la morti non li divida. L'accoppiamento del maschio e della fero mina, quando non io stogo d'una lussuria vagabondi
Nel matrimonio Ges vede
una fornicazione furtiva, quando rincontro e l'of lerta di due sane verginit, quando preceduto da unt scelta libera, da ima passione casta, da un patto pub blioo e consacrato, ha un carattere quasi mistico cb ouiia pu cancellare. La scelta Irrevocabile, la pas
di
Tt
che
si
si
riconoscono e
I
le due anime diventano un'anima sola. due hanno confuso il loro sangue ma da questa comunione nascer una creatura nuova, formata dall'essenza dell'uno e dell'altra, e che sar la forma visibile della loro unit. L'amore li fa simih a Dio, operai della sempre nuova e miracolosa creazione
Ma
la p
d^h
uomini
per-
oon
cor-
L'adulterio la
rompe;
il
divorzio la spezza
il
L'adulterio la
il
corrosione
subdola dell'unit;
divorzio
finitivo. L'adulterio un divorzio segreto fondato sulla menzogna e sul tradimento il divorzio, seguite da un nuovo matrimonio, un adulterio legittimato. Gres condamia sempre, in modo solenne e assoluto,
;
l'adulterio e
il
aveva
or-
rore
dell' infedelt
tradimento.
Verr un giorno,
donne non
Illa
si
sposeranno,
ma
fino
a quel giorno
il
ma-
non
d'altri
donna
ma
un
chi,
dopo aver ripudiato ia sua, ne sposa un'altra. In sembra concedere il divorzio al marito
dell'adultera
ma
il
defitto
che
il
tradito
commet-
ik
262
discepoli
s'
inalberano,
Se tale
tutti
il
caso
dell'uomo
ri-
spetto
egli
alla
rispose
Non
dite,
ma
eunuchi
vi
quali
vi
quali
si
son
fatti
eunuchi in
farlo
lo
vista
Il
di
faccia
alla
natura umana
capaci
rimanere
della
casti,
,
vergini e soli
Non
a
son tutti
ma
una
coloro soltanto
grazia,
a CUI dato
Il
perfetto celibato
un
pre-
mio
vittoria
Chiunque vuol dare tutto n suo amore a un'opera alla castit. Non si pu servire l'umanit e il singolo. L'uomo che deve compiere suoi giorni una difficile missione, la quale vorr tutti fino all'ultimo, non pu legarsi a una donna II matrima il salmonio vuole l'abbandono a un altro essere vatore deve concedersi a tutti gli esseri. L'imita di due e renderebbe pi difficile, forse anime non gli basta impassibile, l'unione con tutte le altre anime. Le respongrande deve condannarsi
i
sabilit
dei
s la scelta
d'una donna,
la nascita
una piccola comunit in mezzo alla grande, son talmente gravi che sarebbero un quotidiano impedimento a impegni infinitamente pi gravi,
figli,
la creazione di
L'uomo che
vuol
condurre
gli
uomini,
trasformarli,
vita,
crea-
alla
Ama
per
amare una
L'eroe solitario. La
263
godimenti
31
ma
l'amore eh'
gli
in lui
uomim
in
una sublimazione di sacrificio che sorpassa tutte l'estasi terrestri. L'uomo senza donna solo ma libero; la sua anima, non ingombrata da pensieri comum e materiali, pu salire pi in aito Egli non procrea figlioli di carne ma fa rinascere a una seconda vita figli del suo spirito.
i
Non
a tutti,
f)er,
Chi
La fondazione
:
del
Regno
l'opera carnale,
anche confinata nella legittimit del matrimonio, un infiacchimento per chi deve attendere alle cose dello spirito
Quelli
che
risorgeranno
nel
non avranno pii tentaziom. Nel Regno dei Cieli il congiungimento dell'uomo e della donna, anche santificato
dalla perpetuit del matrimonio, sar abohto.
Il
suo fine
massimo la creazione di nuovi uomini ma in quel tempo la morte sar vinta e non sar pi necessario il sempiterno rinnovamento delle generazioni, a Gli uomim di questo mondo sposano e le donne son date a manto
;
ma
a venire e alla resurrezione dei morti, non c' da sposare n dare a marito perch non posson pi morire; son simih agli angeh e son figlioli d' Iddio essendo
figlioh
mondo
della
resurrezione
due promesse e le due certezze di Cristo quel che pareva sopportabile diventa imi>ensabile. quel che sembrava puro diventa turpe, quel che era santo diventa imperfetto. In quel mondo supremo tutte le prove della specie umana son gi consumate. Al decaduto uomo bestiale bast il coito fugace colla femle
mina predata
l'uomo
si
inalz fino al
matnmonio,
al-
204
l'unione unica colla
il
santo
elev an-
Ma
l'uomo angeli-
anche
la
carne
il
suo amore, in un
e
mondo dove
si
nemici,
trasfigura
ciclo
sempre costituito. 1 cittadini di questo regno saranno seeternamente gli stessi, quelli e non altri, per tutti coli. La dorma non partorir pi con dolore. La sentenza d'esilio revocata; il serpente vinto; il Padre riaccoi
glie
in
festa
il
Figliolo
fuggito.
pi.
Il
paradiso ritrovato
PADRI E FIGLI
casa, forse a
gli
Capernaum.
gli
donne, tutti
zia, tutti
riempito la casa, e
stringevano addosso a
il
lui,
e lo giiaril
davano come
che guarisce,
i
si
il
guarda
padre che
si
ritrova,
fratello
l|(
Talmente aftamati della sua parola, quegli uomini e quelle donne, che Ges e i suoi amici non potevan neppure mangiare un boo cone. Parlava da molto tempo e avrebbero voluto che
benefattore
cTie salva.
I
|t
padri e
Era tanto che l'aspettavano 1 loro madri avevano aspettato, nell' infame miseria e nella bruta rassegnazione, migliaia d'anni. Loro stessi da troppo tempo aspettavano, nel bigiume miserabile d'una confusa nostalga. Tutti avevan sospiriposarsi
istante.
!
un
le
loro
rato,
notte
di
messa
attesa.
felicit,
luce,
Ed
della
ora
una proavevan
lunga
credi-
premi
tanto
Ormai
li
come
privilegiati e impazienti,
il
mano
are a
:o
poteva ben
e
secoli
i
secoli
del
pane
della
256
PADRI E nCLI
potuti 5fa
stessi non s'eran venta, da anni e anni loro mare col pane della speranza. parlare alla gente che ha Ges, dunque, seguita a della pi toccanti immagini riempito la casa. Ripete le novelle pi persuasive de sua ispirazione, racconta le occhi invocanti che scen Regno, li guarda con quegli entn i sole mattimero dono nel fondo dell'anime come darebbe que case. Ognuno di noi nel chiuso buio delle occhi esser guardato da quegh che gli resta di giorni per infanit quegli occhi stellanti d per guardare un minuto voc sua quella volta sola tene^zza per ascoltare una
;
il
verno
Quegh
che sono morte, quegh aria d che oggi son polvere nell vere, quei miserabih queg cammelh. zoccoli dei deserto o mota sotto gh f finch invidiava quelle donne che nessuno
dorm^ uomini, che sono morti, quelle uomini poveri, quelle domie p(
uomini
invidia vivi, siamo adotti a rono in vita e che noi, oscura morte, quegh uomini dopo una cos remota ed
voce, vedevano queUe domie ascoltavano quella
quei
^
Ma
ecco
un rumoie, un sussurro
entrare.
i
Qualcuno vuol
Uno
dell'assistenza avverte
Ges
r^o
che
dre
ti
?
tua madre,
cercano
o.
Ma
^
sordle ^^n tuoi tratelh e le tue mia n Ges non si muove. Chi
miei frateUi
?
chi sono
E
:
guardati
giro
loro che gb
i
miei
volont d Idc
mi
{rateilo e sorella e
madre
La mia
E non
ho altre toig
ta
rapporti del
padre il termati nello spirito. Mio del bene miie a lu. (iella perfezione
miei trateUi
PADRI E FIGLI
1
267
poveri che
hanno pianto
gli
la
frutto: voleva dire che dal giorno ddnon apparteneva pi alla piccola famigha di Nazareth ma soltanto alla sua missione di salvatore della grande famigha umana. La fiUazione spirituale, nella nuova economia della salvezza, supera e sorpassa la semphce fihazione carnale. Se uno viene a me e non odia suo padre e sua madre
l'esiho
e la moglie e
figlioU e
anche
la
L'amore
ne-
affetti
dell'uomo
antico
La famigUa sparir quando gh uomini, nella vita cesaranno megho che uomini. Ora un inciampo per colui che aiuta gh altri a imparadisarsi, a E non chiamate alcuno sulla terra vostro padre, perch uno solo
leste,
il
dei cieH
migha sar ricompensato all' infinito. Io vi dico in verit the non v' alcuno che abbia lasciato casa, o moghe, o Rateili, o gemtori, o figlioh per amor del regno d' Iddio,
quale non ne riceva molte volte tanto in questo tempo,
nel secolo avvenire la vita
Il
etema
i
.
i
vostri
fratelh
nel
ma
padri e
fratelh di
quaggi postraditi
;
diventare perfino
vostri assassini.
Sarete
da genitori, da fratelh, da parenti e da amici e [ietteranno a morte parecchi di voi.... . Eppure almeno padri dovrebbero esser fedeh. Perch Ldri, secondo Ges, hanno assai maggiori doveri verso ''figh che non ne abbiano i figh verso i padri. L'antica
;rfin
i
IL
268
PADRI F FIGLI
Legge non conosce che i primi, a Onora il padre e la madre a dice Mos. Ma non aggiunge. Proteggi ed ama i tuoi figlioli . I figli sono la propriet di chi 1' ha fatti. La vita, a quei tempi, sembra tanto bella e preziosa che non potranno mai sdebitarsi. Dovranno essere per sempre servi, eternamente sottomessi. Non devono vivere che per
il
Anche qui
che manca
se
figlioh
il
agli
:
devono dare
i
Anche
padre,
abbandonano
,
il
anche
se
Padre Nostro
la preghiera
che ogni
figlio
potrebbe rivolgere
al padre.
danno tutto, possono essere abbanU lasciano per buttarsi alla vita cattiva devono essere perdonati appena tornano, come fu peri
padri, anche se
i
donati. Se
figh
donato
che
si
il
figliuol
li
lasciano
come
coloro
convertono
Regno
Ma
La
tre-
Padre che sta nei deh, devono dare a quelh che chiedono
e a quelh che tacciono, a quelh che meritano e a quelli
che hanno demeritato, a quelh che seggono alla tavola della famigha e a queUi che son vagabondi sulla terra,
ai
buom
ed
ai
cattivi, ai primi e
mai stancarsi,
quelh che
li
neppure
coi
tgh
sfuggono,
con
rinnegano
un pane
fi^'
PADRI E FIGLI
dia
26g
una pietra
?
se
serpe
Chi rifiuter
nulla
?
il
senza chieder
Tutti son
gli chiede un pesce gli dia una dunque al figliolo che s'allontana supremo dono l'amore che non
:
pretende ricambio
figli
Uomo ma
carne.
nessuno poforse,
degli
L'unica,
non delude
uomini
un bambino
primo splendore degli occhi, che balbutisca il nostro nome, che faccia riscoprire la tenerezza perduta della prima puerizia. Sentire accanto alla pelle adulta, indurita dai venti e dai soli, una carne nuova, morbida e
nascente, dove par che
il
sue
poppe,
e
in
spiare
l'apparizione,
la
fioritura
lenta
dell'anima
questa
carne
che
appartiene,
che appartiene a colei che d appartiene, essere l'unico padre di questa creatura unica, di questo fiore che sta
aprendosi alla luce
lere
i
dd mondo,
degno
di lui.
Icare
lorte,
tutti
gli
anni
che
dimenticare la superbia
ignobilt della
la
dd
volto,
l'espiazioni,
)rdure,
vita e tornar
vergini
accosto
qudla verginit, sereni presso quella serenit, e buon; l'una bont mai conosduta prima, essere, insomma^ padn di un bambino nostro, che cresce ogni giorno nd no-
IL.
270
PADRI E FIGLI
umana
concessa all'uomo
ciulli
gli
Ges, che nessuno chiam padre, era attratto dai fancome dai peccatori. Spirito assoluto non amava che
estremi.
lui,
ca-
parre di salvezza.
;
ha bisogno acutamente d'esser mondata l'abiezione perch sente pi la necessit di mondarsi. In pericolo la gente di mezzo
quella
mezza guasta
perso
mezza
intatta;
gli
che hanno
colla
fanciullezza
la
pulizia
non sentono ancora il lezzo dell' interna putrefazione. Ges amava con tenerezza i bambini e con piet criminali; i puri e quelli che non possono a meno di purificarsi. La sua mane si posava volentieri sui capelli leggeri del fanciullino spoppato e non respingeva la capellatura odorosa
catori
della
prostituta.
Andava
di
verso
pec-
perch
essi
la forza di
muo-
ma chiamava
presso
s
li
bambin
perch
istinto
che
ama
li
e cor-
rono a lui
I
Le madri
discepoli,
porgevano
figlioU
le
perch
toccasse
e
coli 'usata
rozzezza,
sgridavano
Ges
Lasciate
start
bambini
il
di
venire a
me
perch d
tali
Regno
Iddio
come un bambine
discepoli,
fatti
uomini barbati,
e di luogotenenti
il
fieri
d'uomini
del
capivano perch
dei
loro
ragazzi che
sillabe
<
PADRT E FIGLI
27I
non intendevano il senso delle parole dei grandi. Ma Ges, posto in mezzo a loro un di que' figlioli, riprese Io vi dico in verit che se non mutate e non diventate come i pargoli non entrerete affatto nel Regno dei Cieli. Chi dunque diventer umile come questo pargolo sar quello il pi grande nel Regno dei Cieli. E chiunque nceve un pargolo come questo nel mio nome riceve me. Ma chi avr scandalizzato uno di questi pargoH che credono in me meglio sarebbe per lui che gli fosse appesa al collo una macina da asino e fosse precipitato nel fondo del mare . Anche qui il capolvogimento dei valori totale. Nell'antica legge il fanciullo era colui che doveva rispettare I l'uomo, venerare il vecchio e imitarli nei loro andamenti. D piccolo doveva prendere il grande a modello, La per:
e,
vecchiezza.
11
quanto con-
Ges rovescia
i
parti.
anziani
devono
i
sforzarsi
di
tornare infanti,
padri
levo no imitare
figlioh.
Nel
la forza,
il bambino era appena una larva d'umanit nuovo mondo annunziato da Cristo, dove regneranno
l'amorosit
della
dell'
inno-
bambini sono
II
gii
archetipi
felice
cittadi-
fanciullo, che
dell'
perfetto
giunto alla
indietro,
pienezza
spogliarsi
dell'anima,
deve
Ignare
della
soddisfatta
comphca-
dal
Ges, pei
272
si
PADRI E FIGLI
dichiarava senza
cercavano.
lo
riceve
me
:
Il
santo,
povero,
il
poeta
le
si
presenta sotto
:
che tutte
riassume
il
fan-
netto e candido
il
gnoso come
il
come
santo,
poeta.
fanciulli
soltanto
come modelli
in-
ma
come
La
loro ignoranza
:
la loro
inge-
dell'
ingegno che
riflessi della
si
specchia
nelle
ni-
pu
ricevere
Io
ti
esclam un giorno
ai savi e agli
intelligenti
altra
luce
la
che
l'
intellettuale.
g'
Soltanto
l'
semplici
cenza,
gli
intendono
all'anime
semplicit,
innocenti
inno-
soltanto
nella
consiste
tutta nell'umilt,
purificazione,
si
nella
s'
misericordia
inorgoglisce,
Ma
l'uomo,
cre-
scendo,
corrompe,
impara
Si
l'orrenda
volutt dell'odio.
S'allontana ogni
di
giorno dal
paradiso,
diventa sempre
meno capace
si
ritrovarlo.
compiace
che nasconde
Per ritrovarlo,
nuovo paradiso,
il
regno
deU' inno-
fanciulli,
gli
che sod
altri
dovianuo,
PADRI E FIGLI
Ge<?i cerca, 5l, la
273
e delle
donne,
dej
ma
fratelli
che
madn
20
Stona
di Cristo.
MARTA
E MARIA ALviu
donne amavano Ges. che ha forma e carne d*uomo e hi lasciato la madre e non ha scelto una sposa, avvilup pato per tutta la vita, e dopo la morte, da una caldi temperie di tenerezza femminile. Il vergine vagabond amato dalle donne come nessuno fu amato n potn mai essere amato. Il casto che ha condannato l'adulterii e la fornicazione ha su di loro l' inestimabile prestigi^
Anche
le
Questo
essere,
dell'
innocenza.
Le donne che non sian pure femmine s' inginocchiau a chi non si piega dinanzi a loro. Il marito con tutto suo legale amore ed imperio, il femminiere insatirito di(
tro alle sue ganze, l'eloquente adultero,
il
temerario
stt
quanto ne pu avere
che
le
infei
ai
un bl< un po' di muta attenzione. Le donne amavan Ges. Si fermavano quando lo v( devan passare, lo seguivano quando parlava agli ami
un
sorriso,
e agli sconosciuti,
trato.
gli
si
avvicinavano
i
alla casa
figlioli,
dov'era
ei
conducevano innanzi
gli
lo
benedivan
guarite
a gran voce,
toccavano
la
d;
MARTA E MARIA
loro
275
mali,
eran
felici
di
poterlo
la
servire.
Beato
!
ventre che
port
le
Salome, madre Tuono, Maria di Cleofa, madre di Giacomo minore, Marta e Maria di Betania. Avrebbero voluto essere sue sorelle, sue serve, sue
Molte
chiave
:ergli
per assisterlo,
per porgergli
i
il
pane,
per mei
il
suoi
iedi
stanchi,
suoi
capelli
intonsi e spioventi.
Alcune
con
lui
forse pi
loro
denari,
ino
>iriti
lena,
Maria detta Maddademoni e Giovanna, foglie di Cuza, intendente d' Erode e Susanna e molte |tre, le quali assistevano Ges con le loro sostanze . Le )nne, nelle quali la piet dono nativo del cuore prima
dalla quale erano usciti
essere volont di perfezione,
ipre,
erano,
come sono
state
Quando apparisce
[arta
gli
si
lanca,
mangiar subito.
si
Ed
engli
stenda, e
una coperta se ha freddo, e corre alla brocca per stingere acqua nuova e fresca. Poi, tornata, si mette in
loto
per preparare
al
pellegrino
xm buon
desinare, assai
^a
abbondante dell'ordinario della famiglia. Accende in un bel fuoco, va in cerca di pesce fresco, d'uova di
lata,
di
fichi,
d'olive
si
fa prestare
ieri
;
pezzo
d'agnello
ammazzato
276
MARTA E MARIA
;
lei.
da una terza, pi ricca d una scodella fiorita. Tira fuori dall'arca la to vagli; pi nuova e dalla cantina il vino pi vecchio. E mentr le legna scoppiano e sfavillano nel cammino, e l'acqu; del paiolo comincia a brontolare annunziando il pros Simo bollore, la povera Marta, sudata, accaldata, affac cendata, apparecchia la tavola, tramena tra il focolar e la madia e d un'occhiata alla strada per veder se fratello toma a casa, una alla sorella che non fa nulla Maria, difatti, da quando Ges ha passato la soglia, caduta in una specie d' immobile estasi dalla quale nes suno pu scuoterla. Non vede che Ges, non ode che voce di Ges. Nessun altro esiste, in quel momento, pe
lei.
1;
Non
si
sazia
di
guardata
parla
lei
s'egli
le
Se la guarda gode di sen guarda si fissa a guardarlo sue parole resteranno ad una ad una ne
se
non
la
cuore di
silenzio
fino alla
morte;
il
se tace essa
intende nel
su<
come una pi
II
diretta rivelazione.
quasi
le
d:
noia tutto
tramenio e
Ges
ai
h;
forse bisogno
Maria
s'
seduca
sue
piedi e
non
si
muove neanche
Ges,
se Marta, se
Lazzaro
la chia
mano.
al servizio di
ma
hi
ma
una
contemplativa, un'adorante.
il
Si
smuo
coi pr
fumi
il
si
muoverebbe
s'egli
Il
sua
vita,
tutt
suo sangue.
Ma
il
resto,
che non la riguarda. Le donne, dunque, l'amavano ed egli contraccambiavi colla piet quest'amore. Nessuna donna che a lui si ri
materiale,
volse
fu
Il
pianto
dell:
MARTA E MARIA
vedova
figliolo
277
che
le
Nain morto
di
;
lo
le
fa piangere tanto
risuscita
il
implorazioni
della
Cananea,
la
bench
figliola
;
fosse
straniera,
lo
vincono
guarisce
sua
tutta curvata e inr Ignota rattratta da diciott'anni, capace di raddnzzarsi guanta bench tosse giorno di
sabato e
capi
della
sinagoga
gridassero
al
sacni egio.
la
suo-
Maddalena
risuscita
dodia anni
I
flusso di
sangue
dottori
donne
divine
donna
Legge
tempo non facevano stima delle nelle cose spirituali. Le tolleravano nelle feste ma non avrebbero mai pensato d' insegnare a una le ragioni maggiori e segrete. Le parole della diceva un proverbio rabbinico di que' tempi
del
suo
anzich insegnarle
alle
donne, bruciale
loro
Ges, inalti
vece,
anche de' pi
misteri.
Quando
sia
si
e arriva la
bench
le
Samaritana da' cinque mariti non si perita, donna e nemica del suo popolo, ad annunziarle
gi
venuta che
e verit;
veri adoratori
adoreranno
gli
il
Padre in
il
Ispirito
adoratori che
Padre domanda;
Sopraggiungono i discepoli e non comprendono quel che il Maestro sta facendo a e rimasero sorpresi a vedere ch'egh parlava con una donna . Non sapevano an:
figlioli
il
Figlio
Donna
quella che
notte
s, unica fra tutte, le due supreme perfezioni la Vergine Madre che soffr pei noi dalla donna di Betlemme alla notte dei Teschio.
:
H.
Un'altra
volta,
Gerusalemme,
Ges
si
trova
Una
caterva
il
vociant
spinge innanzi.
i
La donna, nascosto
a
lui
viso
colli
mani
testa
spie,
capelli, di fronte
h{
Ma
delii
catori
che vogliono
istituirsi
giudici
del
peccato.
Gesi
non pu assolvere la donna che ha disubbidito bestiai mente la legge d' Iddio ma non vuol neppure condan narla perch i suoi accusatori non hanno il diritto d
volei la sua morte.
si
la prima ed ultima volta ch< vediamo Ges umiliarsi in questa mortificante operazione. Nessuno ha mai saputo quel ch'egli scrisse in qu momento, dinanzi alla donna che tremava nella sua ver gogna come una cervia raggiunta da una muta di cat
del dito
sulla
polvere.
ti vi
cani.
Scrisse
le
il
ventc
portasse via
parole che
Ma
gli
sfrontati aizzatori
in-
da
terra,
li
nell'anima: adii
la
di
il
pnmc
pietra contro di
Noi
tutti
dei
delitti
dei
279
cessari e quotidiani,
tera
bench troppo spesso impuniti. L'adulnon avrebbe tradito se gli uomini non l'avessero
se
il
tentata,
il
farsi
meglio amare
non ruberebbe se il cuor dei ricchi fosse men l'assassino non ucciderebbe se prima non l'avesduro non ci sarebbero prostitute se sero aspreggiato ed offeso i maschi sapessero mortificare la lussuria. Soltanto gli innocenti avrebbero diritto di giudicare. Ma non d sono, misulla terra, innocenti e se anche vi fossero la loro
ladro
;
;
petulanti
spioni
simili
pensieri
barli.
ma
le
Ognun
di
grete e forse
recenti
fornicazioni.
la lapida,
manda
gli
una
zaf-
primi a parvuota.
altri
senza guardarsi
in viso,
scantonarono,
persero.
La piaza rimase
Ges s'era di nuovo chinato in terra e scriveva; la donna aveva sentito lo scalpiccio dei partenti e non udiva pi nessuna voce di moite ma non ardiva alzare gli occhi perch sapeva che imo solo era rimasto, l'innocente, l'unico che avi ebbe avuto il diritto di gettarle contro le pietre omicide. Ges per la seconda volta si rialz e non
vide nessuno.
t'
Donna, dove sono que' tuoi accusatori ? Nessuno ha condannata ? Nessuno Signore. Neppur io ti condanno va' e non peccar pi. E per la prima volta l'adultera ebbe la forza di guaidare la faccia del suo liberatore. Non capiva bene le sue
parole.
lui;
poich
250
le
s
comandava
olle
gli
non peccar
pi.
Eppure aveva
fatto
neanche
differente
liu
quell'uomo, cos
il
ma
da tutti gli altri, che non voleva perdonava aJ peccatore ? Avrebbe voluto
peccato
rivolgergli
una domanda, mormorare un ringraziamento, ricompensarlo almeno con un somso. Perch la sua anima era debole e la sua bocca era beila Ma Ges aveva ricominciato a scrivere sulla polvere del cortile, a capo basso, e
31
dere ^otto
si
muovevano con
lentezza
sopra
la
teira illuminata.
LA PECCATRICE
Ma
la
Peccatrice che
bagn
casa di Simone.
Ciascuno
di
noi
ha dinanzi
agli occhi
i
il
fatto.
L' imsui
magine
piedi
della
capelli
discioiti
camminante, sopravvissuta in tutte le tantasie. Ma U senso vero del fatto a pochissimi chiaio, tanto r hanno sfigurato le interpretazioni volgari e letdel
terarie.
I
niellatori
delle
della cor-
ruzione
mosche dagh escrementi e i corvi dal carname, hanno cercato nell' Evangelo le donne che odole
come
^vano
di peccato, e
parevan somigliare
di
pi alle tem-
si
sono ap-
colle
verbi,
colle
gioiellerie
e le pietrere
di
Ielle
metafore,
ignota
pentita
Magdala
na
col
nome
Maria
da queste mascherature
nardo non
pi semplice
ma
l'elogio del
dell'amore
comune
qual'
comunemente
uomini.
ik
282
LA PECCATRICE
La Peccatrice che entra in silenzio nella casa di Simone col suo vaso d'alabastro non pi una Peccatrice,
ha conosciuto, prima di quel giorno, Ges. E una meretrice. Ha sentito parlare Ges. E non pi, ormai, la donna pubblica, carne in vendita per le voglie dei maschi Ha sentito la voce di Ges, ha udito le sue parole la sua voce 1* ha turbata, le sue parole r hanno scossa. La donna di tutti ha imparato che c' un amore pi bello della volutt, una povert pi ricca degh stateri e dei talenti. Quando entra in casa di Simone non la stessa donna di prima, quella che gli uomini del paese si mostravano a dito ghignando, quella che il Fariseo conosce e disprezza. La sua anima cambiata. Tutta la sua vita mutata. La sua carne, ora, casta; la sua mano pura; i suoi labbri non conoscono pi l'acido sapore del minio ma i suoi occhi hanno impavisto,
Ha
non
pi
rato a piangere.
del Re,
ad entrare
nel
la
promessa
suo salvatore.
allora prende
una
un vaso
di
i
sigillato
il
capelli
di rin-
graziamento.
chi
ringratutti
mondato
la
il
suo
ha dato una
le gioie.
mida
Entra col suo alabastro chiuso, stretto al e guardinga come una tanciulla ch'entri
petto,
il
ti-
primo
LA PKCCATRICE
283
il
^orno
ch'
nella scuola,
come
gli
un'assolta
col
fuori
dal
carcere.
Entra
vasello
occhi un
momento
battito
aJ le
dei
lettucdo
e le
fini,
tremano
i
gambe,
le
mani,
le
tremano
sopra di
palpebre
curiose
ginocchi
il
dei suo bel corpo ondulante, di quello che sta per fare.
Essa rompe
vescia
collo
sul
del
fiaschette
d'alabastro e ro-
met
dell'olio
come gemme
le
disdolte. Colle
ciocche
il
lim-
si
ammorbidito
e splendente.
;
occhi
son fermi
vaso sboc-
La donna, sempre
cato
pace.
e
s'
in silenzio, riprende
il
inginocchia
presso
piedi
dell'apportatore di
e
l'olio
nmasto
unge adagio
delicatezza
adagio
destro
il
sinistro,
coli 'attenta
d'una
mamma
non resiste pi, non sa reggere pi, non riesce a repnmere l'onda di spasimosa tenerezza che le preme
tura. Poi
il
cuore,
le
gli
occhi.
Vorrebbe
il
un puro, un
occhi.
cordiale ringraziamento
bene
i
Ma
momento,
di-
tutti
parole degne
immensa
le
grazia,
s
l'altra
parte le labbra
tremano
;>rouunziare
due
sillabe
legate insieme
il
suo discorso
284
LA PECCATRICE
non sarebbe che un balbetto rotto da singhiozzi Allora, non potendo parlare colla bocca, paria cogli occiii le sue lacrime scendono ad una ad una rapide e calde sui
;
piedi
di
Gesii,
come tante
lagnme rinfrescano la sua pena non vede e non sente pi nulla ma una volutt inesprimibile, che non ha mai conosciuto sui ginocchi della madre n tra le braccia degli
uomini,
penetra tutto
il
suo sangue,
la
fa
rabbrividire
ghe tutto
il
il
fa soffrire e
dolore e la gioia
la
A
il
cere che
di
falso viso
quelli
che odiava.
Ma
per
la
le
Non
piange soltanto
per la troppa
ma
la
Piange
cuperata,
l'eternit
sua anima
ri-
re-
revocata.
suo pianto
il
pianto di
la
letizia
delia
verit
sco-
perta,
il
per
la
lia
tratta
dalla
lordura
LA PECCATRICE
della
285
all'
Le gocae
non
che bagnano
piedi di
il
suo
sul capo come si monarchi della Giudea 1' ha unto sui piedi come si ungono i signori e gli ospiti nei giorni di festa. Ma nello stesso tempo la piangente lo prepara per la morte e la
unto
Ges sono anche per lui. Re come un antico Re. L' ha sommi sacerdoti e 1 ungevano
i
gli
Costei
dice
ultimi
giorni
della sua
vita carnale.
ai
Discepoh
sul
mio corpo ha voluto prepararmi per la sepoltura . Ancora vivente la piet d'una donna 1' ha imbalsamato. Cristo ricever ancora, prima di morire, un terzo batil
tesimo,
battesimo
i
dell'
infamia,
il
prema
viso.
offesa:
soldati
sputeranno sul
Ma
intanto
della
ha ricevuto
gloria
stesso
momento
morte.
il
battesimo
il
battesimo
della
unto come il Re che dovr trionfare nel Regno celeste, profumato come il cadavere che sar deposto nella grotta. D simbolo dell'unzione riunisce due gemim nali
steri
della
La povera
pauroso significato di questa anticipata imbalsamazione. La seconda vista dell'amore, pi forte nella donna che
nell'uomo,
il
potere premonitorio
della
sensibilit
esal-
liata e commossa, deve averle fatto sentire che quel corpo; I^a lei profumato e accarezzato sar, tra pochi giorni; IHin cadavere ghiaccio e sanguinolento. Altre donne, e
286
forse
LA PECCATRICE
anche
lei
andranno alla tomba per coprirlo ma non lo troveranno pi. Colui che oggi sta mangiando coi Buoi amici sar, in quel momento, alle porte di un altro inferno.
stessa,
per questo
le
presentimento la
piangente
la
seguita a
piangere
stupefa-
Ed
ora
tutti
piedi^ del
condannato, son
fradici
pianto,
del
il
sale
del
profumo
nardo.
asciugarli,
quei
s
Non ha con
pensa
cie,
La povera Peccatrice non sa come che suoi occhi hanno irrorato. un panno bianco e la sua veste non le
piedi
i
sembra degna
quero per
sfila
la finezza e la
forcelle,
morbidezza.
i
le
stacca
le
fermagli.
La massa
neraz-
cade sul viso e ricopre il suo con i mazzi delle ciocche fluenti,
i
piedi che
hanno
suo Re.
Ormai ha
finito di piangere.
Tutte
le
versate e asciugate.
La sua parte
suo
silenzio.
finita
ma
soltanto
Ges ha compreso
il
HA MOLTO AMATO
UT
Fra
nata.
gli
uomini
ch'eran presenti
alla
cena nessuno,
luor di Ges,
Ma tutti, come sospesi di meraviglia, tacevano. Non capivano ma rispettavano oscuramente la gravit dell'enigmatica cerimonia. Tutti meno due, che vollero
giudicare l'atto della
due furono
parl
ma
suoi labbri.
rit col
Quei primo non suoi sguardi parlarono pi chiaramente dei D traditore, prevalendosi della sua fanUa-
l'ospite.
il
Maestro, ebbe cuor di parlare. Pensava Simone tra s: Costui, se fosse profeta, dovrebbe sapere chi e qual sorta d persona sia la donna che lo tocca dovrebbe sapere ch' una peccatrice . Il vecchio ipocrita ha per le meretrici il ribrezzo di quelli che le hanno molto praticate o di quelli che non le hanno mai conosciute. Appartiene, come suoi fra;
telli,
che
con-
il
faranno morire un
fe-
non macchiarsi di sangue, faranno soffrir la fame a un povero per non toccar moneta in un giorno di sabato. Commettono, come
sulla
abbandonato
strada
per
utti,
ladrocini,
adulteri
e omicidi,
ma
si
lavano tante
288
HA MOLTO AMATO
s'
come
agli
gli
e meretrici,
Non
d' Israele....
Ninno nato
del
pubbUca meretrice
guadagno
il
entri nella
radunanza
il
Signore....
Non
il
de]
della meretrice n^
ambedue son
gli
cose abbomine-
voli
Signore
Simone,
ammonimenti
si
dell'autor
Proverbi.
viene fino
un pezzo di pane.... La meretrice una fossa profonda, suoi beni . Se alil compagno deUe meretrici dissipa Ma costassero nulla son capaci, le svergomeno non gnate, di consumare i patrimoni. Il vecchio proprietario non si sa dar pace che una di codeste pericolose creature
i
!
il
Rahab
ma
si
ricorda che
l'
in-
da una
Non
sa capacitarsi,
il
Fariseo,
come un uomo
cos disono-
che
il
qual razza di
revole onore.
femmina
venuta a fargh un
letto
Ma Ges ha
Debitori.
nel
Simone
e risponde colla
bola dei
l'uno
gli
Due
Un
debitori
doveva cinquecento denari e l'altro cinquanta. E non avendo essi di che pagare condon il debito a tutt'e due. Clii di loro l'amer di pi ? E Simone rispose Suppongo sia colui al quale ha condonato di pi. E Ges
:
gli
disse
la
donna
Simone
Sono
en-
HA MOLTO AMATO
trato
111
289
i
piedi
ha asciugati coi suoi capelli. Tu non mi hai dato il bacio; ma lei, da che entrata, non ha smesso di baciarmi i piedi. Tu non m' hai unto il capo d'olio ma lei m' ha unto i piedi di profumo. Perci ti dico che molto ha amato perch molti peccati le sono stati rimessi mentre poco ama colui al quale poco rimesso. Poi disse alla donna I tuoi peccati ti son rimessi.... La tua fede ti ha salvata, vattene
lei
ma
mi ha
rigato
piedi di lagrime e
li
In pace.
La parabola
Tutti, o quasi,
le
e la cliiosa di
l'
sia
incomprensione
quest'episodio.
:
non ricordano che queste parole sar perdonato perch molto ha amato . Una
e
Molto
lettura
immagina amato gli uomini o perch ha manifestato, col profumo e coi |baci, il suo amore per lui. L'esempio dei Due Debitori ci mai riffa scorgere che il senso delle parole di Ges petute e peggio intese tutto il contrario. La donna
volgare
le
il
mune
rovescio
i
della
verit
S'
che Ges
abbia rimessi
e,
fu
molto perdonato
perdonato
Tiotto
l
ama
perdon
nardo e
lagnme
^uo
riconoscente amore.
Se
la
Peccatrice,
prima d'endel
rare
ra.
perdono,
profumi
dell'
India e del-
Egitto, e tutti
suoi occhi,
I^Bi
male
II
perdono non
questi
atti
il
compenso
il
PPf
questi atti
tl
d'omaggio
'
ma
sono
ririgra-
Iorio
CftSa*
20O
HA MOLTO AMATO
ziamento suo del perdono ottenuto, e son grandi perche il perdono, come il perdono fu grande perch era stato grande il peccato. Ges non avrebbe respinto la Peccatrice anche s( fosse stata sempre una Peccatrice ma non avrebbe forse
fu grande
condo
avuto h ormai poteva, anche se precetti del rigorismo fariseo, parlare con lei
vattene in pace . La tua fede ti ha salvata Simone non sa cosa rispondere ma dal lato dei Disce poli si leva una voce chioccia e stizzosa che Ges conosc(
da molto tempo. la voce di Giuda. A che tante sciupo ? Questo profumo si sarebbe potuto vendere tre cento denari a pr' dei poveri . E gli altri discepoli, rac contano gli Evangehsti, approvavano le parole di Giudi e fremevano contro la donna. Giuda l'uomo che tien la borsa il pi infame hi il denaro. E a Giudj tutti ha scelto la cosa pi infame
:
:
piace
il
s, gli
piace
come
possi
ma non
pensj
il
pane
nelle soh
tudini della
campagna sibbene
ai
suoi propri
compagni
pei
d'esseri
uno
la
dei padroni.
Ed
come
consacrazione del
bella
Re
e del
al
Messia,
quegli
lo
onori
ch<
una donna
ha reso
suo capo,
fanno
soffrire
donna
sposto
si
Ma Ges
al
ri-
Simone,
Non
*offende
:
gli
offensor
ma
di
Perch ca
HA MOLTO AMATO
?
29 1
buona
J!
'
avrete sempre con quando vorrete ma non avrete sempre me. Ella ha fatto quanto poteva i ha vouto anticipatamente ungere il mio corpo per la sepoltura. Io vi dico in verit, che per tutto il mondo, dovunque sar predicato il Vangelo, anche queho che coazione verso di
;
me
poich
poveri
stei
I
La
forse,
E!
I
tristezza
inesprimibile di
gli
a quelli che
persuadersi
fitto
;
che,
sedevan vicino. Ancora non sanno per vincere, dovr essere sconper trionfare in etemo, dovr morire. Ma
che Ges,
Ges sente l'approssimarsi del giorno, a Non avrete sempre me.... Mi ha imbalsamato per la sepoltura . La donna ascolt con terrore la conferma del suo presentimento e un'altra ondata di lagrime sal precipitosa ai suoi occhi.
Mora,
I
col
ar parola
come senza
discepoli
tacevano
non persuasi
ma
confusi.
Si-
none,
)iva
vola
i
per far dimenticare la sua mortificazione, riembicchieri degli invitati col miglior vino.
Ma
la ta-
morte.
CHI^SONO
LU
Eppure
non erano, per loro soli, le prime. Dovevan rammentarsi di quel giorno
non
lontani
Cesare; quando, in una strada solitaria, dalle parti di d gente la dicesse cosa chiesto aveva di Filippo, Ges com zampill, che risposta la Dovevano rammentare lui improvviso di fuoco, come un grido impetuos
.
un getto
di fede, dal
lo
splendore eh
infamia della sua fin le precise profezie del Cristo sull' nonostante spera van e visto Avevano udito e avevan
ancora
meno uno. Le verit splendevano in pi attimi, come baleni nel buio. Poi tornava, prima, la notte L'uomo nuovo, che riconosceva
in
loro a
nera
il
Crisi
Ges
l'uomo per
la
il
non vedeva pi
di sasso
In l
seconda volta nato, il Cristian posto al Giudeo orbo e sordo ci deUa Gerusalemme di mattoi
rivolta ai
Dodici
sul
del Cesarea avrebbe dovuto essere il principio Che bisogno pot totale conversione alla verit nuova. pensavano di lu altri gli avere Ges di sapere quel ciie incer nell'anime Dna simile curiosit alligna soltanto san non deboli che quelli :he non si conoscono^ nei
in
leggere in se medesimi,
nei
ciechi
non
sicuri
del terre
CHI SONO
293
dove posano
i
piedi.
sorta legittima
domanda
di quella
meno che
il
in
lui.
Perch nessuno sa
la
veramente chi
chiamato.
col
Il
sua na-
nome
nostro destino,
ci
nostro
nome
il
nell'assoluto.
Quello
che
nome
scritto nei
morte, quel
nome che
;
la
il
sul rettangolo
sepolcro,
nostro vero
|nDme. Ciascuno
di noi
ha un nome
la nostra invisibile ed autentica essenza, e che non sa '>Iwemo fino al giorno della nuova nasata, fino alla piena
luce della resurrezione.
Pochi
sono
?
hanno l'ardimento
ancora
di
chiedere a se stessi
Chi
meno son quelli che posson rispondere. La do manda Chi sei ? la pi grave, che un }Momo possa rivolgere ad un uomo. Gli altri sono, pei
:
ciascun
di
noi,
nei
tormenti
ratamente
1
di essere
un'anima
sola.
Ma
siamo
tutti,
noi stessi,
tra ignoti.
anche Molte
Ielle
nato mereiaio,
il
Quello
l,
che scrive
gli
doveva
tar l'orefice
perch
li-
294
moneta,
mosaico,
gli
CHI SONO
piace,
e rattirano la filigrana,
false.
il
cesello,
il
le
gemme
Quest'altro,
capo
l
d'eserciti,
che professore
!
quello
capelli in rivoluzione,
chiamando
il
un ortolano traviato
i
delle cipolle,
il
capi d'aglio
vera
missione.
Questo
il
qua,
invece,
sa
come
lui,
quanta eloquenza
ora,
duelli
d' interessi
spende anche
povero
1
avvocato principe esiliato nelle stalle e nei solchi A noi toccano questi errori, perch non sappiamo.
Perch non abbiamo occhi spirituali forti abbastanza per leggere nel cuore che^ batte dentro di noi e nei cuori che
battono sotto
separati.
la
questi
nomi non
poteva importare a Ges quel che dicevan uomini del lago e dei borghi ? A Ges, che poteva leggere nell'anime i pensieri a loro medesimi nascosti ? A Ges, ch'era l'unico a sapere, con certezza m dicibile, libea da riprove, e assai prima di quel giorno,
di lui gli
Ma come
quale fosse
tura
?
il
suo vero
nome
Difatti
fedeli,
ma
alle
perch
suoi
siamo
suo vero
nome.
prime risposte
sei
Giovanni
Cosa premono, a
lui,
queste grosso-
CHI SONO
295
?
Egli vuole
lui
testimonianza
popoli e per
secoli,
venga
la
detiutiva risposta.
Non
Il
che pi dappresso
se a tutti
facesse paura,
pente confessione
esser sillabato
ha fin qui pronuiiziato, come deve uscire come una proromd'amore da una di quell'amme, devt
di loro
di quelle bocche.
?
l'
da una
chi
Ma
voi,
allora in
lo
Simon
le
Pietro avviene
illuminazione cbt
quasi
role,
ormai, non
gli
vengono
ai
labbri
si
Tu
sei
il
Fighol
dell'
abbiam creduto
la polla'
che
il
ha
dissetato,
il
fino
ad
oggi,
sessanta generaziom.
Pietro era stato
;
Era
suo diritto e
'guirlo
nel
suo premio
il
pnmo
a se-
vagabondaggio a lui tocca essere il pnmo a riconoscere, nei vagabondo annunzi atore del Regno, il Messia che tutti aspettavano nel deserto dei secoli e che alla fine giunto, ed proprio quello che
divino
sta
piedi
nella
polvere della
strada.
L Re
iti
Puro,
il
Sole di Giustizia,
al
il
doveva mandare
Pro-
avevan predetto nei crepuscoli della tnstezza e del stigo e avevan visto scendere sulla terra come una foinella
i
)re,
che
veri,
aspettavano
di se*
296
colo in secolo
fiore
CHI SONO?
come
il
come
il il
aspetta
la
sole,
come
il
la
bocca aspetta
il
bacio e
cuore
consolazione;
Uomo,
r
il
Uomo
lui, il
che nasconde Iddio nella sua scorza di carne, Dio che ha ravvolto la sua divinit nel fango di Adauno,
dolce fratello quotidiano, che
si
specchia tranquillo
L'attesa
finita
chiusa la
vigilia.
perch non
?
Perch
nata,
Da quando
la
nome
di
mano ed
ha parlato
ai loro
come
il
loro, operaio e
ed aspet-
non avrebtutti,
ispi-
coi
Come avvenne,
te,
Beato
Simone
.
sto
rivelato
nei ci eh
GU
occhi carnali
non avrebrive-
Ma
non passer senza conseguenze. un a Tu premio che chiama altre ricompense sei Pietra e su questa Pietra edificher la mia Chiesa e le porte dell'Ade non la potranno vincere. Io ti dar ie chiavi del Regno dei cieli e tutto ci che avrai legato sulla terra
sta proclamazione
:
sar legato nei deli e tutto ci che avrai sciolto sulla terra
d.
CHI SONO?
297
;
Regni che
degli
gli
l'unico,
per interpretare
mini
Bi
si
fecero
i
ammazzare
nazioni,
si
divisero
multuarono
gli
commossero
gli
imperatori
e e
bocca di Cristo, sempUce piano. Tu, Pietro, devi esser duro e saldo come la rupe sopra la saldezza della tua fede in me, che per il primo
scalzi.
Ma
loro senso, in
hai confessato,
ciolo
si
fonda
la
prima societ
che
si
cristiana,
nc-
ma
estender sino
ai
con-
male non potranno prevalere, e lo spirito non pu essere sopraffatto e spento dalla materia. Tu chiuderai per sempre e quando parlo a te intendo parlare a tutti quelli
della terra, le forze del
lo
spirito
che
dell'
ti
le
porte
chiamati
le
;
Tu
mio nome quel che da te sar vietato dopo la mia morte sar vietato anche domani, nella nuova umanit che trover al mio ritorno quello che tu comanderai sar giustamente comandato perch non farai che ripetere, sia pure con altre parole, quello
;
che
ti
ho detto
dei
in quella
tuoi
Eredi legittimi,
il
pastore
dell' inter-
regno, la
prepara,
insieme
compagni ubbidienti a
te,
il
Regno d'Iddio
e di
e dell'Amore.
questa
difficile
IL
298
CHI SONO
vicino
ma
che non
lare
aspettate,
dovrete dire chi sono. Il mio giorno queUo non ancor giunto e assisterete a aspetche anzi al contrario di quel
;
Ma quando romperemo
sUenzio
il
mio grido
della
il
bntam
terra
SOLE E NEVE
LUI
Altissimo
di
il
monte Hermon
neve anche nella stagione del fuoco. Il pi alto monte della Palestina, pi alto del Thabor. Dal monte Hermon
dice
il
Salmista,
le
colline di
Sion.
Su questo monte, il pi alto dei monti nella vita di CriMontagna della Tentasto che ha per tappe la alture zione, Montagna della Beatitudini, Montagna della Trasfigurazione, Montagna delle Crocifissione Ges di-
Tre discepoh
i
soli
Pietra e
Figli
del
solo,
in disparte,
alto,
non ha
bianchezza
color della
Un
volto
ha
il
mota
secca.
contrario
Ad un
tratto
il
nsplend come
il
sole, e le
dide
come
la
neve che
tintore
pittore o
>\iUa
uno
300
SOLE E NEVE
le
splendidezze conosciute,
La Trasfigurazione la festa e la vittoria della Luce. Rimanendo ancora per tanto poco carne e mate-
ria,
Ges prende
pi
lieve,
trice,
pi spirituale.
diventa luce di
;
e sopraimaturale
ghiera,
si
la
come
ta
le pareti
dov'era chiusa e le
Ma
la luce
non
La
luce
brillantezza della
il
neve.
;
specchio dell'anima, ha
servile,
la veste,
materia aggiunta e
amore
ma
che
le
si
vesti,
morta e non pu
Ma
oro
non
solo.
Due grandi
gli
come
lui,
gli
s'avvicinano e
Mos ed Elia. Il primo dei Redentori, il primo Uomini di luce e di fuoco vengono a portare testimonianza alla nuova Luce che scintilla sull'Hermon. Tutti quelli che hanno parlato con Dio rimangono avvolti e inzuppati di luce La pelle del viso di Mos, quando
parlano.
dei Profeti.
non abbagliare
rimasti.
Ed
Elia fu
un
SOLE E NEVE
di fuoco. di
30I
il
Giovanni,
il
nuovo
faccia,
sole.
Elia,
annunzi
fu
battesimo
sole,
gli
se
annerita dal
L'unico
d'oro
splendore
che
fu
quello
del
vassoio
dove
fu
messa
testa
Ma
Mos
Elia
nire
suir
Hermon
colui
colui
e ascender al cielo in
modo ben
lui
pi perfetto di
per dileguarsi,
dopo
Elia.
ma
Non
Il
ultima testimonianza.
mondo potr
fare a
meno, ora-
Una nuvola
:
luminosa nasconde tre splendenti agli occhi dei tre oscuri che aspettano e dalla nuvola scende una Voce che grida Questo il Figliolo che amo. Ascoltatelo
!
La nuvola non
ad un tratto
la
cela la luce
ma
il
la raddoppia.
Qjme
campagna, da questa nuvola, gi di j>er fiamma che consuma l'antco patto e conierma in eterno la nuova promessa La nuvola di fumo che guidava gli Ebrei fuggitivi nel deserto verso
s luininosa, scende la
il
Giordano, la nuvola nera che riempiva l'Arca e la nascondeva nei giorni della paura e dell'abomimo, divenfcM'te
da nasconche
sar
candore
solare
della
faccia
Ma sparita la nuvola Ges un'altra volta solo. I due precursori e testimoni sono scomparsi. La sua faccia ha ripreso il color naturale il suo vestito quello d'ogni
;
giorno.
Il
Cristo,
si
rivolge ai
tramortiti
compagni
ma
non
302
SOLE E NEVE
il
Fi-
Uomo non
per
La
sione
Trasfigurazione
un adombramento
in gloria
dell'Ascen-
ma
risorgere
necessario,
sempre,
SOFFRIRJvIOLTE COSE
L IV
te,
Che doveva morire, e fra poco, e di morte infamanGes r aveva saputo sempre. Era il premio che gli
e
spettava,
salva
pronto a perdersi
che riscatta gU
altri
giocoforza che
paghi con tutto s stesso, cio col solo valore che sia ve-
tutti
gU
altri
chi
ama
;
dagli amici
p poh dev'esdegno di
Ogni beneficio
jgrata
riluttanza degli
|3oltanto colla
amente
alle voci
)iamo assassinati.
;euere
Non
restano, nella
memoria
umano, che le verit scritte col sangue. Ges sapeva quel che si preparava per lui a Gerusaemme e in tutti i suoi pensieri, come dir pi tardi uno he tu degno di raffigurarlo, portava scolpita la morte, ^er tre volte avevan tentato, pnma d'allora, di ammazario. La pnma volta a Nazareth, quando lo condussero Ili cigUo del monte su cui era fabbricata la citt e vovan
10,
i
buttarlo
di
sotto.
Una seconda
volta,
una terza
304
Ma
le
il
suo
Non
voleva rattristare
si
sarebbero
gi in cuor
della
un condannato
suo moribondo.
sua
Messi ani t
Ma dopo
il
la triplice consacrazione
l'unguento di Betania
non poteva pi
i
sceva troppo
dici.
bene
che,
g'
ingenui
rari
Sapeva
passati
attimi di entusiasmo e
d' illuminazione,
non eran sempre capaci di pensieri che non fossero quelli del solito popolo, umani anche nei pi alti sogni. Sapeva che aspettavano il Messia come un vittorioso restauratore dell'et dell'oro e non come l'Uomo dei Dolori. Lo pensavano Re sul trono e non malfattore sul patibolo trionfante tra gli omaggi e i tributi e non spregiato con sputi e battiture; vemente a risuscitare i morti e non per essere assassinato come un assassino. Era necessario perch la nuova certezza non crol;
lasse in loro
vertiti
il
giorno
dell'
ignominia
dalla
prima.
Che imparassero
il
bocca stessa
condannato, che
disfatta, che servitori
crocifisso
di
il
vittorioso
di tutti
i
Re
Cesare,
che
il
il Messia doveva esser doveva sparire in una atroce Re doveva essere insultato dai Figlio d' Iddio doveva esser
dagli
acciecati
servitori
d' Iddio.
;
Tre volte avevan tentato di metterlo a morte per tre volte annunzia ai Dodici doix) la confessione di Pietro, la prossima morte. E di tre specie sararmo gli uomini che daranno l'ordine della sua morte: gH Anziani, i Capi
Sacerdoti,
gli
Scribi.
3O5
della sua
tre saranno
io
complici necessari
morte:
Pilato
Giuda che
tradisce,
Cajata che
lo
condanna,
che concede l'esecuzione della condanna. E saranno di gli sbirri tre speae gli esecutori materiali della pena
:
che l'arresteranno,
Il
pretorio,
soldati
romani che
inchioderanno
sul legno.
stesso dice ai
Discepoli,
poi
avr
il
e oltraggiato,
sputac-
Ma non devono
nella morte, la
n piangere. Come la vita ha la ricompensa morte la promessa d'ima vita seconda. tre giorni risusciter dal sepolcro per non monre Dopo mai pili. D Cristo non porta abbondanze d'oro e di grano ma r immortaht per tutti quelli che gli ubbidiranno e
cancellazione
d'ogni peccato.
esser
la
I
Ma
coi
l'immortalit e Im
loro contrari: colla e
liberazione
devono
pagate
prezzo duro
forte
ma
a queste rivelazioni,
si
turbano e non
parole,
voglion credere.
raffigurandoli nel
Ma Ges
pensiero e dicendoli
giorni
tutto e
Ormai gli eredi della sua parola sanno Qisto pu incamminarsi verso Gerusalemme percompiuto
fino all'ultimo
:h sia
^2
Storia di Cristo
MARAN^ATHA
Ma
veri
Re che
po-
attendono tutte
mattine deU'anno
santa citt.
avr menica
che non La Pasqua s'approssima. L'ultima Settimana, Donuova la ancora non spunt mai termine
l'altre volte, questa volta Ges non entra, come del pellegrinaggio, oscuro itinerante mescolato nel fiume colle sue cast accucciata, nella metropoli malodorante, torreg vanagloria la bianche al par dei sepolcri, sotto volta Questa all'incendio. gante del Tempio designato da fedeU, accompagnato dai suoi
Ma
ch' l'ultima,
Ges
geranno, dai Dodici che si antico ma coli; vengono per commemorare un miracolo nuovo. Questa volt speranza di assistere a un miracolo
non
duto
solo
lui.
1'
noi
giunge ignorato
il
grido
delle resurrezioni
ha
prect
ferro
d(
Romani,
sono occhi che che rintronano d'un bttito disusato. nella citt et Questa volta non vuol entrare a piedi e sar la sua fossj dovrebbe essere il trono del suo regno in cerca d u discepoli Amvato a Betfage manda due sia sciolto a una siepe asino. Lo troveranno legato
:
Farisei. \ oro dei Mercanti, la lettera dei e cuoi Ulivi, spiano verso il Monte degli
MARAN ATEA
menato
sogno.
S' detto fino ai nostri giorni che
via,
307
Se
il
pa-
Signore ne ha bi-
Ges
il
da
su
per
sassi
dell'erte cattive.
;
ani n. al e
da quanto il cavallo, degno d'esser sacrificato alle divinit. Omero di paragoni se n' intendeva e non volle deprimere Aiace il forzuto, il superbissimo Aiace, quando gli venne fatto d'assomigliarlo al somaro. Gli Ebrei, per, degli asini non domati, fanno uso in altri paragoni. L'uomo scemo di senno dice Sofar Naomatita a Giobbe e temerario di cuore
fiero e guerriero
bello e gagliardo
Daniele racconta che quando Nabucodnosor, per espiazione delle sue tirannidi,
t
U cuor suo fu
dimora
sol
ial
Ges ha chiesto espressamente un asino non domato, quale nessuno sia montato mai simile, insomma, selvatico. Perch in quel giorno la bestia scelta da lui
[aion
raffigura in
ma
il
;
palo,
come
dalla
fune
romana
sotto
torre Antonia.
Scemo
di
senno e temerario
di cuore,
308
MARAN ATHA
nel libro di
come
tempo
il
Giobbe
;
compagnia appropriata
al
re
ma
nello stesso
recalcitrante e ribelle fino al termine d'ogni tempo, popolo ebreo ha trovato finalmente il suo cavalcatore.
:
anche a
il
lui. al
legittimo,
si
rivolter
ma
per poco.
La
riottosa cala
sar
distrutta,
tempio diroccato e
la
schiatta
pula
dell'eterno
vaglia-
la
gli
amici
vi
loro
degli Ulivi e
i
compagni
esultanti but-
prin che quello, di consacrazione. TogUersi il mantello ch'< nudit pio di spogliamento, principio di quella vergogna desiderio di confessione e morte della falsa
Nudit del corpo, promessa della nudit veritiera delle dan spinto. Volont d'amore nella suprema elemosma rimici la chiede ti quel che abbiamo indosso. eSe uno e tu dagh anche il mantello . E comincia la discesa nel calore del sole e della gloria saluto spe in mezzo ai rami freschi tagliati e agh inni del
:
Fante.
principio dell'aprile arioso e della primavera alla citt L'ora dorata del meriggio si stendeva attorno coli; orti, negli nei campi svegliat, nei vigneti verdi e
Era
il
Il
delo, aperto
sull' infinito
er
Un immenso
la
cielo
di
fiorda
come
la
Non
al
Boli
vedevan
sole,
le stelle
ma
nostro
anche
qmeta
alti
vento tiepido, ancora insaporato di pa cime degli al radiso, piegava con tenerezza le ingenue
distant.
Un
MARAN ATHA
cambiava Era un di quei
beri e
il
il
g09
sembra pi azzurro,
l'amore pi
verde pi verde,
Quelli
la luce pi illuminante,
amoroso.
che
accompagnavano
in
Cristo
nella
discesa
si
D gndo
di
Pie-
gndo
scendeva
di
la
!
Davide
i
dicevano
le
voci dei
Anche
timo
bench sappiano che quello l'accompagnamento d'un morituro, anche i Discepoli quasi nprendono, tra quella impetuosa esultanza, a sperare. Il corteggio s'approssimava alla misteriosa, alla sorda, .alla nemica dtt con la funa sonora d'un torrente che
sole,
iDon conosce
pi argini.
Questi campagnoU,
questi
pro-
vindaii vengono innanzi fiancheggiati da un mobile simulacro di bosco, quasi volessero portare dentro le muiiaglie
di Ubert.
idi
la
palma, frasche
mortella,
docche
d'ulivo, fronde di
ialdo,
';lll
come
dd
le
alto,
facda ardente di colui che viene nel nome d' Iddio. Ormai la prima legione cristiana alle porte di Get Bene 'fosalemme e le vod di omaggio non si chetano
la
:
istto
il
Re
nome
1
del Signore
Pace in delo
"l glona
i
1.
Queste grida
amvauo
agii
irtcchi dei
le
grida hanno
310
spettosi cuori.
MARAN ATHA
E
!
a Ges
Maestro, sgrida
si
tuoi
discepoli
Non
sai
che
tali
parole non
posson
rivolgere che al Signore o a colui che verr in nome suo ? Io vi dico che se costoro Ed egli, senza fermarsi
:
tacciono grideranno
le pietre
Le immobib
le bolavrebbe potuto trasformare in figli d' Abramo in cambiare volle non Ges che lenti pietre del Deserto, delle pietre nenuche le pani all' invito dell'Avversario
;
strade che per due volte furon raccattate per lapidarlo, le sorde pietre di Gerusalemme sarebbero meno sorde,
meno
ghiaccie,
meno
insensibili
dell'anime dei
Farisei,
Ma
il
Ges ha confermato
citt,
d'essere
il
Cristo.
una
nuovo
il
segno
dell'as-
Sal
lass.
al
Tempio.
suoi
nemici,
tutti,
eran raccolti
scaldava la
sole.
castello sacro, in
cima
alla collina,
L'an-
e delle
nomadi, tirata dai bovi nel bollre dei debattaglie, s'era fermata, impietrita lass, a
una pesante
di
cittadella di pxietra e di
p)alazzi
di
Non
il
era soltanto
recinto per
il
non pi solamente
guardie,
i
Tempio,
l'arce
di scolta, le
le
le
magazzini per
il
le offerte,
i
casseforti per
commercio,
meno che un
:
asilo
fortezza in caso
di
d'assedio,
banca
di depositi,
fiera in
i
tempo
pell^^di
temjM, borsa
gli
con-
politicanti,
dei
sdottora:
pettegolezzi
perdi giorni
luogo
passeggio, d'appuntamenti,
di trafi&d.
Fabbricato da
sofi-
un
d'un popolo
stico e sedizioso e
312
doveva
di tutti
il
naturale convegno
Ges
scer
di
ai
il
Romani
il
Tempio. Lamura,
di
sgretolare
il
pre-
dare
bronzo e
il
1
di
maledetta
distrutto.
SUOI
Ma
distrugge,
ha
coi
valori
che
il
sovrammessi e alhneati, colle sue terrazze sue porte d'oro Ges che sale verso il il Tempio Trasfigurato della montagna contro gh scribi disseccati tra rotoli, il Messia del nuovo Regno contro l'usurpatore dei regno imbastardito nei compromessi e publocchi
lastricate e
le
i
trefatto
nelle infamie,
il
1'
Evaiigelo contro
il
la
Torah.
il
Futuro contro
Cenere
cozzo
Iella
Passato,
la
Lettera.
tra
i
arrivato
della
banda infervorata, sale verso il covile sontuoso dei suoi nemici La strada la conosce, la nconosce. Quante volte 1' ha fatta, bambino piccino, tirato su per la mano, nel folto dei pellegrini, m mezzo al clamore e alla polvere delle brigate gahlee
Ges,
canti
1
ha guardato in su verso
di
muri,
colla
bramosa disperata
nel
r
lass chi
canto solenne un
la
il
sua bocca,
solazione per
suo cuore.
Ma oggi tutto mutato Non condotto ma conduce. Non va per adorare ma per pumre Sa che l dentro,
dietro
le
cenere e
si
maraume
di
suoi
II
nutrono
paia dinanzi
marciume il Deiuomo
del Lucro.
3I3
il
pi spazioso e popolastricata
e
tutti.
La grande
terrazza
assolata
non
fiera.
l'atrio
d'un santuario
ma
la
Uno
strepito
immenso, un
alto
innalza da
un
sali
folto
e di compratori che
i
sono
vendi-
tori di
colombe e
gli
di tortore
colle
accanto alle
stie allineate in
;
terra;
,i
uccellai
rame e d'argento. 1 mercanti palpano 1 fianchi degli ammali destinati ai sacrifizi coi piedi nelle merde recenti; o chiamano con monotoni appeUi le spose che hanno partonto, pcllegrim che son venuti per offrire un grasso sacrifizio, lebbrosi che devono oflhire gb uccelli vivi per la guai rigione ottenuta o desiderata. GU argenti en, colla moneta sospesa all'orecchio per esser riconosciuti, maneggiano colle mani unghiute e quasi libidinose mucchi
banchi dei cambiatori colle ciotole zeppe
i
luccicanti e sonanti
|idei
mezzani sgattaiolano
tirchi
nel
brulicame
si
1
capannelli
provinciali
guardinghi
di
sfo-
slegare
votive,
sace di
per cambiare
gli
spiccioli
dell'offerte
litanto in
tanto im
il
manzo
belo
mugghio
delle
i|iiotondo
gracile
agnelh,
strido
Idonne,
il
tintinno delle
dramme
non
di
e dei sicli.
Lo
|:asa
iJi
ifi
Casa
Mammona
pregare in silenzio
trafficavano,
colla
spirito gli
sterco
lo
jjlfil
demonio.
e
il
Ma
ldegno
jlstare
il
ribrezzo.
II
Tempio comincia
dai
della
mercato
povero accompagnato
i
001 poveri, si
preapita contro
servitori
moneta.
ijlHg:
314
Dato
mano a
certi pezzi di
fune
li
di sferza e s'apre
un
ban-
si chi dei cambiatori ribaltano al primo rabbia; di e sparpagliano in terra tra urU di sorpresa
monete
d'uccelli
I
ai
picaoni sparnazzanti.
spingono verso
i
pastori,
i
la
cancelli
bovi e
pecore
s'
ingegnano di spaprendon sotto braccio le gabbie e cielo, grida di scandalo o d'aprire. Le grida salgono al gente al dagli altri cortili accorre nuova provazione de' suoi, trambusto. Ges, circondato dai pi ardimentosi
:
avanzi dei monebrandisce in alto la sferza e incalza gli Portate via di voce gran teri verso le porte. E ripete a di preghiera casa qua questa roba La casa d' Iddio
:
1
e voi ne fate
una spelonca
di ladri
gli
come cend
spazzati
L'atto di Ges
del santuario
ma
anche
servi di sua repugnanza per Mammona e i per lui una forma moderno Dio questo L'Affare una caverna di bridi ladrocinio. Un mercato, dunque,
Mammona.
tollerati. Ma quel che ganti ossequiosi, di saccheggiatori pu sopporiiarlo a costume loda e la legge permette non cerca s'abbassa alle transazioni del mondo e non
chi
Fra tutti i modi del lanessuno pi3 drocinio legale che si chiama commercio Se une moneta. della quello detestabile e vituperoso di
sia spintuale.
di
s:
mente
pecora effettiva dare assai pi denari di quel che la che non l'odiose costi. Ma ti d, almeno, qualcosa
essere vivente simbolo minerale della ricchezza, ti d un l'agnellc partorir ti che che ti fornisce a primavera la lana,
315
piace, mangiare.
Ma
lo
naro contro denaro, del metallo comato contro metallo coniato, qualcosa d' innaturale, d'assurdo e di demo-
maco. Tutto quello che sa di banca, di cambio, di sconto, d'usura una vergogna misteriosa e repellente che ha sempre fatto terrore all'anime sempUci, cio pulite e profonde. D contadino che semina il grano, il sarto che cuce vestito, il tessitore che tesse la lana o il lino hanno, il fino a un certo hmite, pieno diritto che il loro guadagno ricresca perch aggiimgono qualcosa che non era nella terra, nella stoffa, nel vello. Ma che un monte di monete
monete senza fatiche e lavori, senza che l'uomo pioduca nulla d visibile di consumabile, di godibile, uno scandalo che sorpassa e con tonde tutte le
partorisca altre
immaginazioni.
tatore
Nel
e
mercante
d'oro,
si
d'argento
agii
uoiiii
terra;
che comandano
popoli,
che suscitano
s,
affamano
le
inilemale di risucchio,
la vita dei poveri tramutata in sudore gemicante di e di sangue. oro Cristo, che ha piet dei ricchi ma detesta e odia la ricchezza, pr^ma mui'agUa che toghe la vista del Regno
dei
Cieli,
il
ha spazzato
dire.
la
spelonca
le
dei
ladri e
ha punfigli
cato
rimangon da
Ma
Gb
chi rovina
commercio
\k
3l6
scompigliando
e danneggiato
ditati
stretti
il
del
Tempio,
I
figli
ha
condamiato
pi
accrecio
le
gb
sacerdoti.
bazars
di
erano
la
propriet dei
Hanan,
di
parenti del
si
sommo
co-
lombe che
Gentili
vendevano
puerpere
nel Cortile
dd
Hanan
al
sacer-
dote
colle
fornitore ricavava
tortore.
Gli
quaranta saa
mese soltanto
argentarii,
stare ne
alle grandi ramighe sadducee una buona decima sulle molte migliaia di sicli che rendeva ogm anno il cambio delle monete straniere in moneta ebraica. E lo stesso Tempio non era torse una grande banca nazionale, con forzieri e casseforti nelle camexe del tesoro ? ventimila sacerdoti di Gerusalemme Ges ha tento nel prestigio e nella borsa. Capovolge il valore della fal-
Tempio, pagavano
dell'aristocrazia sacerdotale
nome comandano
associati,
in-
grassano.
Di
pi scaccia
loro
trafiBcatori
le
Ma
due caste
per
minacciate
levar di
si
si
affratellano
il
ancora pi strettamente
mezzo
accordano, forse
compra d'un
il
tra-
La borghesia
il
fornir
poco argento
;
necessario
il
clero trover
pretesto
religioso
il
go-
borghesia,
suoi soldati.
s'
Ma
verso
incamminato, attra-
ulivi,
verso
i3etania.
LE VIPERE^EI SEPOLCRI
LVII
ma
rumoreggiavano
di
popolo esagitato.
rumore
la
bracata putta-
una vaeca tioppo avevan fatto Teff etto di tante sassate nel rospcdo di Gerusalemme. Gli schiocchi della frusta giustiziera avevan destato di soprassalto i poveri con brividi d'allegrezza e 1 signori con rimescolamenti di paura. la mattina presto tutti eran saHti last, dai vicoli ombrosi e dai nobiU casamenti, dal lavoratorlo e dalla
neggiante
dormigliosa
come
montata
e troppo
mimta. Quei
colpi d fune
s'aspetta
i
miracoli o
1
vendette.
1
Eran venuti
i
brac-
cianti,
lanaioh,
tintori.
i
ciabattini,
legnaioli, tutti
quelli
che detestavano
della
merdvendoli,
gli
strozzini,
to-
povera povert, 1 barattieri che riuscivano ad arricchire anche a spese dell* indigenza. Eran venuti,
satori
tra
g*
primi,
gli
strappati;
inzaccherati,
pulciosi
le
prigioni
dell'
etema mendicit
gli ossi
piaghe sfasciate,
spor-
Eran
3l8
gli
colonie di
coi
migliori
vestiti,
come
parenti
lontani
che riappariscono
di
ogni
Ma
Scribi e
salivano anche, a
i
ciuffi
quattro o cinque,
gli
Farisei,
Eran
Farisei
Quasi tutti
eran Farisei,
aggiunga
spigoiistri
alla
;
un
d'un
pinzochere
fornito,
come soprappi,
pedagogo casuista e avrete l' immagine moderna d'uno Scriba fariseo o d'un Fariseo scriba. Un tartufo laureato, un accademico collotorto, un quacquero filosofante posson dare giuppers la stessa idea. Costoro, dunque, salivano quella mattina al Tempio con molta superbia di fuori e molte pessime intenzioni
della mutria
dentro.
nelle
cappe
gli
lunghe,
frangie
svolazzanti,
il
petto
enfiato,
11
occhi torbidi,
naso
la
maest e
l'
indignazione
di
quei privilegiati
d'Iddio.
Ges, in mezzo a migUaia di pupille che gli rimandavano una parte della sua luce, li aspettava. Non era la prima volta che gli venivan d' intorno. Quante schermaglie, qua e l per i paesi, tra lui e i Farisei di provinEran Farisei quelli che volevano il segno del cielo, cia perch i Fala prova soprannaturale della messianit
1
risei
credevano,
al
fogati
nell'epicureismo
prossima discesa
del Salvatore.
Ma
vedevano
come un Giudeo
di
stretta osservanza al
par di loro e
3I9
figliolo di
Messia,
il
David,
non
sato
SI
anche lontano, coi forestieri e coi non avesse osservato il mimmo comandamento della purificazione legale; chi non fosse in pari con tutte le decime del Tempio; clii non nspetiasse a tutti costi il riposo del sabato. Ges non poteva essere in nessun modo, agli occhi di loro, il divino aspettato. Segni spettacolosi e magici non s'eran visti s'era contentato di guaine malati, di parlai d'amore, d'amare. L'avevan visto mangiare coi pubblicani e coi peccatori
ogni
;
pagani
suoi
mani prima di mettersi a tavola. Ma il peggio, il massimo orrore, lo scandalo insopportabile, era 1' irrisj>etto del sabato. Ges non si peritava a guarire anche in giorno di sabato e non
non sempre
si
lavavan
le
ai
fratelli
infeha.
miando che
il
sabato
Ges mentecatto o impostore ? Per metterlo prova avevan cercato pi volte di farlo cascare in
di
:
ma
senza sod-
si-
l'altro
di-
Ma
ora
la
cosa
si
faceva
grave.
campagnoli avvinazzati, s'era permesso d'entrar nel Tempio oon aria di padronanza e aveva sobillato quegh sciagurati ignoranti a salutarlo Messia Di pi, usurpando la parte da sacerdoti, e quasi per darsi l'aria di re, aveva scacaccompagnato da una
banda
di
320
dato in malo modo gli onesti mercanti, pie persone che ammiravano i Farisei anche se non in tutto e per tutte
r imitavano. Fino a
d'or innanzi
fessori
l'
quel giorno
Farisei
gli
Scribi
Ma
doveva
la
sfrontatezza
di
E
dire,
Ges,
in
mezzo
al
mareggiante assiepamento
dei
pellegrini,
sole, quel
di
loro.
La
giorno
prima
aveva condannato colia frusta i rivenditori di bestie e frodatori della moneta. Oggi toccava ai mercanti della
La sentenza
di quel giorno
non
gli
ha sterminati
a ogni
ma
sui loro
visi
dovunque
I
sian nati
Guai a
voi,
I loro
peccati
ma
questo
Il
11
pi avvelenante di tutti,
men
perdonabile.
il
peccato
contro
tradimento
della
venta e
bili,
gli
dello spinto
il
la
mondo.
rubano
beni consumale
assassini
uccidono
corpo
peribile.
meretnd
gi'ipocnti
d'eterl'abito
Ma
lordano
le
promesse
:
nit, assassinano
32I
discorso,
negata dai
segreta
e la pratica. La parola non risponde all'esterno, la porcaggine smentisce ed mtirma ogni loro esifatti,
V insegnamento
l'interno
genza
Ipocriti
non li vogliOD muovere oeppur col dito. copron di mantelli frangiati e di larghe filartene per farsi riverir sulle piazze e chiamar maestri mentre hanno nascosto la chiave della conoscenza e hanno
della gente eppoi
Ipocriti perch
si
serrato
le
v'
entrano
Ipocnti
dove
deJ
!
s'approfittano
dei
deboli
il
e
di
degh
fuori
abbandonati.
dei
Ipocriti
piatto e
di
alle minutagUe dei riti e non curano il pi colano il moscerino e ingoiano il cammello. Ipocriti perch osservano i mimmi comandamenti non ubbidiscono al solo che imIporti: pagano puntualmente la decima della menta, della ruta, del cimino e dell'aneto ma non hanno in s la giu-
ranza.
perch badano
e
delle punficazioni
stizia,
la
misericordia e la fedelt.
ai
Ipocriti
i
perch inal-
bano
monumenti
e
si
profeti
adornano
1
sepolcri
degh
intichi giusti
ma persegmtano
giusti che
1
vivono
a
ad loro
einpo
preparano a uccidere
profeti,
Serpenti,
azza di vipere,
>
come sfuggirete alla condanna e al fuoco? icco io vi mando de' profeti, de' savi e degli scribi di juesti alcuni ne uca derete e metterete in croce altri
:
le
li
tagellerete
nelle
vostre sinagoghe e
li
perseguiterete
il
atta
sangue
sangue
di
del giusto
Abele fino
e l'altare
i
sangue
di
Hanno accettato
3nti.
i
Caino.
Sono
disceni
nipoti di Caino.
Storia di Cristo
Gh
car-
23
322
E come
segno
le
dell'
immortaUt. Non
a Caino mistenoso
loro
mani devono
uccidere.
Il
fratricida
fuggitivo fu
primi viventi, e saranno sa vo per quel segno attraverso i micid-ali, perch Iddic salvi per tutti i secoh i Farisei quella sua giustizi vuol servirsi di loro per l'alte opere di piccoli, stoltezza e pazzia che sembra, agi occhi piccoli dei
commina eterno decreto, irrivelabile ai pi. d' Iddio. Ma noi imitatori e la pi atroce morte, agh assassinare un Santo e nep potrebbe, l'uomo semplice, di possibile san pure un peccatore, crisaUde miracolosa vitj sarebbe pi Santo se troncasse la
Un
la
morte
tit.
abbia dato Santo, del solo fratello che gli tutti i popoli e secoU i Padre Allora fu creata, per tutti che noi coloro Di Farisei. la razza indistruttibile dei
dell'altro
il
Santo non
ir sono, da capo ai piedi. 1 agU occhi della carne coloro che vorrei camazione dei pi laido peccato di
ma
veri. A costoro Dio h bero parer santi e odiano i santi d'una spaventevole e n< delegato, appropriati strumenti ali boia dei perfetti. Fedeb cessaria strage, la parte di
s. g' indigeni dell' inferno, consegna, invulnerabiU come come l' ipocnsia e la cn gnati come Caino, immortali le d tutti gl'imperi e a tutte deit, son sopra vissuri a r con diversi, diversi, con vestiti
sgregazioni.
Con
visi
gelamenti e
pretesti
diversi,
hanno ricoperto
i
il
mond^
quanc
chiodi e col fuco con non hanno potuto ammazzare con ottimi r adoperato, coUa ricure e la coltella, hanno
sultati.
la
,
Ges,
lingua e la penna. ^ ^i luce del corti mentre a loro parla nella vasta
323
veri
autori
Il
condannati condanneraimo ; li ha giudicati prima e non avr pi nulla da dire quando vorranno giudicarlo. Immagini di morte gli vengono ai labbri parlando a
e lo
loro di loro. Vipere e sepolcri, I neri serpi traditori che,
appena
t'accosti,
vuotano
nel tuo
I
sangue tutto
il
veleno
belli
che tenevan nascosto nei denti. di fuori, che dentro son pieni di
I
quelli
bianchi sepolcri,
maraume
Farisei,
quelh che stavan dinanzi a Ges e tutti che da loro discendono per legittima filiazione, si
dei
come
delle
tombe, n
fuoco
le
il
fuoco dell'amore
n
le
il
dell'
parole
a
sanno
voi,
meno
e
si
la
Guai a
1
Scribi
Fansei
perch siete
come
t
sepolcri che
.
non
vedono
lo
e chi
vi
cammina su
non ne sa nuDa
peler che
gli
L'unico che
ed
stanno scavando.
PIETRA^SU^PIETRA
LVill
Qscivano
altri
Tredici
dal
degli
giorni,
al
Monte
?
salire,
come gU
dei
Discepob
chi
sar
stato
forse
Giovanni
Salome,
ancora un
meraviglia, oppure l'iscapo' bambino epperci capace di disse a Ges riotto, reverente per la ricchezza ? E quante belle fabbnche di Vedi che beUezza
pietre
Il
Maestro
il
si
volt a guardare gU
alti
mun
vestiti di
inarrao che
fasto calcolatore di
:
edifizi
Non
sar lasaata
sia distrutta.
di
L'esclamatore ammirante
botto
s'ammort.
Nes-
di
rispondere
fra s
ma
tutti quanti,
perplesa
andavan
carnali, pei quei pio parole per quegli orecchi di Giudei ambiziosi. Altre dure parole coli cuori di provinciali
dure
ad ascoltarsi, dure a comprendere, tempi colui che li amava dare, aveva detto negli ultimi ricordanza Ma di parole dure come questa non avevan soffrire e mo Sapevano ch'era il Cristo, e che doveva subito dopo sarebbe risusatat rire. .na speravano che nuovo David, per dare oea'a gloria vittoriosa di un
Israele l'abbo
dure a ere
ndanza
pericoloso vags
il
bendaggio
.del'
a imsena,
premi iuaggion e
doimnic
PIETRA SU PIETRA
gaS
la terra doveva esser comandata dalla Giudea, Giudea doveva comandare Gerusalemme e i seggi del comando dovevan essere nel Tempio del gran Re. Se l'occupavano, ora, i Sadducei infedeli, i Fansd ipocriti, gli Scribi traditori, il Cristo li avrebbe cacciati per dar posto ai suoi Apostoli. Come poteva, dunque, esser distrutto il Tempio, memoria splendente del Regno passato, rocca sperata del Regno nuovo ? Questo discorso delle pietre riusciva pi duro delle pietre stesse a Simone detto Pietra e a' suoi compagni. Non aveva detto il Battezzatore che Iddio poteva mutare le pietre del Giordano in figli d'Abramo ? Non aveva detto Satana che il Figlio d' Iddio poteva mutare le pietre del deserto in pani di farina ? Non aveva detto lo stesso Ges, mentre varcava i muri di Gerusalemme, che le stesse pietre, in luogo degli uomim, avrebbero gndato il saluto e cantati gli inni ? E non era lui che aveva fatto cader dalle mani dei nemici le pietre che avevan raccattato i>er ammazzarlo e l'aveva fatte cascar dalle mani di quelli che accusa van l'adultera ? Ma i Discepoli non potevano capire il discorso delle pietre del Tempio. Che quelle pietre, grandi e massiccie, strappate con pazienza dai monti, trascinate da lontano dai bovi, squadrate e spulite dalle mazze e dagU scalpelli, messe una sopra l'altra a regola d'arte dai maestri per fare il pi meraviglioso tempio dell'universo, che quelle pietre, calde e brillanti di sole, dovessero esser di nuovo divise e sconquassate dalla rovina, non potevano, non sapevan capire. Appena furon giunti sul Monte degli Ulivi e Cristo
Ma
se
alla
Si
trattenere la curiosit.
Spiegaci
il
quale sar
326
PIETRA SU PIETRA
fl sedeUe Ultime Cose Allora, sul prinapio delcondo Sermone della Montagna. qual modo bisognava nfarsi l'annunzio, aveva detto in Regno ora. a due passi U per fondare
La
risposta fu
il
Discx)rso
tutta
il
come sar
la
come
pi credono, a una
domanda
dd avverr questa cosa che hai E venuta tua ? della Tempio ? E quali saranno i segni che avvenimenti annunzia gb due sono le risposte. Ges e. dopo, descnve i Gerusalemme di fine precederanno la apparizione. Il discorso profetico; segni della sua nuova seguito negU Evangeh, ha due bench si legga tutto di due, ben distinte: la pnma s' avparti Le profezie son generazione di Ges tosse scomverata prima che la dopo la sua morte. I giorni parsa neppur quarant'anm sono ancora giunti ma forse questa
detto,
sola.
Le domande
Quando
do
la
rovina
si
vedano
pnmi segm.
PECORE
CAPRE
Ges
deUo
conosce
e,
la
debolezza dei
Discepoli.
Debolezza
li
spirito
forse,
mette in
:
guardia; subito
contro
due
vi
pericoli
sovrastanti
1'
in-
seduca
:
e diranno
Cristo
:
sedurrannc
talsi
ii
molti....
l,
B
le-
non
lo
credete perch
e faranno
si
veranno de'
eietti.
il
i,nsti
gran
gli
;
segni e prodigi
da sedurre, se fosse possibile, anche Verranno sotto i; mio nome e diranno Son io
:
tempK) vicino.
Non
li
seguite
Ma se sfuggiranno ai tranelli dei Messia posticci non potranno salvarsi dalle perseciizioni dei nemici del Cria Allora vi getteraimo in tribolazione e vi uccideranno e sarete odiati da tutte le genti a cagion del mio nome. Vi metteranno la mani addosso e vi perseguiteranno, dandovi in man delle sinagoghe e mettendovi
sto vero,
governatratello
E
i
il
dar
il
fratello
a morte e
i
il
padre
li
il
figliolo e
tghoU in-
sorgeranno contro
genitori e
allora molti
si
scandalizzeranno e
tradiranno e s'odie-
raimo i'un
l'altro.
per
il
328
carit dei pi
stro
si
PECORE E CAPRI
fredder.
neppure un capello del vocapo andr perduto. In premio della vostra costanza avrete la vita e chi avr perseverato sino alla fine sar
salvato
B.
Ma
Allora cominceranno
segni del
di
gastigo imminente.
non VI spaventate, perch bisogna che queste cose avvengano prima per la fine non verr subito dopo. Si sol;
ci
saranno gran terremoti e in diversi luoghi pestilenze e carestie, vi saranno fenomeni spaventevoli e gran segni dal delo .
Sono
si
le
avvisaglie preambolari.
L'ordine del
mondo
inzup-
turber.
La
terra,
ch' in pace,
E
gli
la terra
pata
i
di
sangue,
si
lever contrc
.'e
loro
passi, sfascer
V)rCf
se rigettasse dalle
bocche
*ie*
monti tutti
il
suoi
morti,
e negher ai
fratricidi
anche
gastigo
sul
quando tutto questo sar accaduto, verr popolo che non volle rinascere in Cristo
citt che
il
il
scanna
profeti,
Teschio
suoi testimoni.
Quando vedrete Gerusalemme circondata d'eserciti sappiate che la sua desolazione vicina. Quando vedrete
l'abominazione della desolazione della quale ha parlato Daniele stabihta nel luogo santo allora quelli il profeta
che saranno in Giuda fuggano ai monti e quelli che saranno nelle citt se ne partano e quelli che saranno per
le
delia casa
PECORE E CAPRI
e chi
329
il
sar nel
campo non
pregate che
torn
addietro a prendersi
la
avvemr d'inverno
vi sar
n. in giorno di sabato
perch allora
grande
afiQizione,
come non ve ne
fu
dpio
ch
del
vi
mondo
di
Gerusalemme sar
cal-
La prima
distrutta
e
profezia finita.
Tempio, insozzato dall' abominio della desolazione , non rimarr pietra su pietra. Ma Ges non ha detto ancora tutto, non ha parlato fin qui della sua seconda venuta.
del
a
dai
Gentili
i
finch
a
tempi
testo
:
del
sono
tili,
ai
Gen-
i non Giudei si convertiranno prima che agli altri, annunziato ai Giudei. E perci la vera fine non avverr finch il Messaggio non sar portato in tutte le nazioni, finch i Gentili, gli infedeli, calpesteranno la citt di Gerusalemme, e E questo Vangelo del Regno sar predicato in tutto il
quelli,
ne' quali
fu,
all'
Evangelo che
mondo
afi&nch ne
?a
La seconda venuta
sar
li
la
Parousia,
ternune
di
questo
mondo
il
mondo
|.
del regno
etemo La
fine della
Giudea
fu
annun;
umani e terrestn
que-
PECORE E CAPRI
sf altra
fine sar
r " teUone
'sL
r^iMti
Il
lucfet td'oadranno
dal cielo;
e sulla terra
nmbombo
:a-sT^o^t"r.i;rre^-^
^Tla
la piccola ^Tdi"- Gerusalemme soltanto U aelo Ma per questa fine -ve^a^e si Trulciava. improvvisa non s. udir involto. NeUa gran tenebra spavento. EU acque e le strida dello [a romba delle Signore che
terra
riorno
dd
Signore.
ScS-no.
come signore vicino e verr TGloiele .H giorno del e tenebre Giorno d. spedifa dall' Omnpotente. pa^venire di lui era un Tergine. La terra, che al t ni^ devastata e deserta ^s^li'^deUzie, la lascia ai colore del diverranno le loro taccie
a loro tempo,
Mele
Geremi.
^^a
teSa
^
S^
iP
TpigUtf Tutte
?rtti
i
!rt
diventeranno ^an^de e verranno meno. E saranno cuori degU uomini dolori; saramio presi da tormenti e da
le braccia
^enti e
Irne
essa disperge^ deserto la terra e da ?^r ndurre in un splendidissime non daranm ^catori. Le stelle del dek. oscurer neUa su. ,1 soie si
fiero e
ed,
furore^
rs^^rume
e anneriranno,
ceU
sa
PECORE E CAPKI
ranno ravvolti come un
libro e tutta la lor
.
33I
milizia cadr
come cade
e
di
Questo
terrore sulla
Ma
subito
dopo incomincia
il
Non
dall'alto
ma
ma
E man-
der
suoi
angeli,
i
quali
raduneranno
destato tutti
vocabile scelta.
a
Or quando
il
Figliol
gli
dell'
Uomo
sar venuto
nella
E
egli
tutte
le
genti
gli
saranno
radunate davanti a
ed
separer
come
il
pastore
separa
le
destra e
Allora
il
Re
dir a quelli
mio
possedete
giare
il
fui
actoglieste
visitaste
;
fui
fui
in prigione e
mi infermo e mi
Allora
i
Giusti
gli
aver veduto aver fame e t'abbiamo dato da mangiare ? mai t'abbiam t'abbiam dato da bere Quando vesete e ? duto forestiere e n'abbiamo accolto ? o ignudo e t'abbiam
rivestito
?
pngioue
toro
:
Io
Quando mai t'abbiam veduto infermo o m siain venuti a trovarti ? E il Re nsponder vi dico in verit che in quanto
332
PECORE E CAPRI
r avete
sti
fatto
uno
T
miei
fratelli
di
a
que-
me.
AUora dir anche a quelli di simstra Andate via da me, maledetti, nel fuoco eterno, ch' preparato per il diavolo e per suoi angeli Perch ebbi fame e non mi deste da mangiare ebbi sete e non mi deste da bere j fui forestiero e non m'accoglieste ignudo e non mi rivestiste infermo e in prigione e non mi visitaste. Allora anche questi gli risponderanno Signore, quando t'abbiam veduto aver fame o sete, o esser forestiero o ignudoj o infermo o in prigione-^ e non t'abbiamo assistito ? Allora egli risponder loro Io vi dico in verit
i
I
quanto non avete fatto a uno minimi di questi, non l'avete fatto neppure a me. E n'andranno questi a punizione
che, in
de'
l'
eterna
ma
Ges,
giorno,
anche
nella
non dimentica i poveri e gli infelici che ha tanto amato nella sua prima venuta. Egli volle apparire come uno dei a minimi che stendono la mano alle porte e che i grandi hanno a schifo. Fu sulla terra, al tempo di Tiberio, colui che ebbe fame di pane e d'amore, che ebbe sete d'acqua e di maitirio, che fu come straniero nel suo (>aese e non riconosciuto da' suoi fratelli, che
ignud per rivestire chi tremava, che fu malato di e nessuno lo confort, che fu carcerato nella ile prigione della carne, sull'angusta prigione detta terra. Fu il divino affamato di anime, l'assetato di fede, il forestiere venuto da una patria indicibile, l' ignudo sotto
s*
tristezza
le
fruste
gli
sputi,
l'infermo
della sacra
pazzia delvi
l'amore.
Ma non
come non
:
uomini.
piet.
Egli
PECORE E CAPRI
ha seguitato a vivere, tutto
il
333
la
pnma
dei
ia
pellegrini, dei
E ora paga suoi debiti Le misericordie minimi furon fatte a lui stesso e assegner le ricompense in nome di tutti. Soltanto coloro che non l'accolsero quando apparve negh innumerevoli corpi dei miserabili saranno condannati alla pena etema perch
e degli schiavi.
fatte ai
scacciando
pane,
figlio
lo
nfiutando
il
11
l'acqua e
d'
mantello
al
povero condannarono
alla
Iddio
al
freddo,
alla
sete,
fame.
Il
Padre
e
vi
non ha bisogno
ama anche
nel
momento che
lo
maledite.
Ma
si
deve
amare il Padre anche in persona de' suoi fighoh. E quelli che non dissetarono l'assetato avranno sete in eterno quelli che non npararono daJ freddo l' ignudo soffnranno il hioco in etemo queUi che non confortarono il pngioniero saranno prigionieri della Gehenna in etemo queUi che non accolsero il forestiero non saranno accolti nei
;
; ;
Cieli in
eterno
il
feb-
gloria,
retri-
secondo
avr
la
giuvita
la
piccoli nelle
si
per sempre
chi
ha lasciato
piccoli
pene avr
E
le
allora
stelle
il
delo nudo
popoler d'altri
pi potenti,
VI
nd
delo e
sdtati
bestie
risu-
non vivranno,
come
oggi
quaggi, a usanza di
ma
Ma quando avverranno queste cose ? Quali i segni e modi ora si sa ma il tempo ? Saremo ancora, noi clie ascoltiamo, sotto il lume del sole, o dovranno aspettarli; questi fatti, t nipoti dei nipoti, mentre noi saremo ceneroso ossame nel ventre della terra ?
:
Sino alla
fine
come
;
dodici pietre.
venta e non la vedono hanno in mezzo a loro la Luce e la Luce non li penetra. Fossero almeno; tra le pietre, come diamanti che rimandano, diviso
la
i
Hanno accanto
riflessi, il
raggio che
dai
li
tensce
Ma
pena
cavate
buio della
il
cava,
sorde,
pietre
sole
pu
di
intiepidire
ma non
ardere,
illuminano dal
tuon
ma non
restitmscouo
splendore. Non hanno ancora inteso che Ges non un volgare indovino, scolaro dei Caldei o di Tagete. e non ha nulla a che tare colle presuntuose bravere degli astrologi. Non hanno inteso che una predizione a termine fisso non avrebbe sugli uomini un'efficacia immediata per una ritorma che vuoie un perpetuo vigilare, Porse Qoo hanno compreso bene che l'Apocalisse rivelata sul Monte degh Olivi una doppia profezia che si nfensce a due avvenimenti diversi e tra loro iontaoi. Forse quei pescatori di provincia, a' quali un lago era mare e la Giudea l'universo, hanno contuso la fime del
335
il
del
gnere umano,
gastigo
di
Gerusalemme
colla
Ma
diziom,
mostrano due grandi scadenze. La prima annunzia la fine del regno nizione di Gerusalemme, la distruzione seconda la fine del vecchio mondo, la
nelle redazioni dei Sinottici, ci
Tempio
spietati
la
riapparizione di
e
il
Ges,
il
e degli
nuovo regno. La prima data come prossima questa generazione non passer prima che queste cose non siano avvenute e come locale e limitata perch riguarda soltanto la Giudea e In particolar modo la sua metropoli. Della seconda l'ora e il giorno non si sa perch alcuni avvemmenti, lenti a compiersi ma necessari, dovranno preceder la fine che sar, a difieienza
principio del
dell'altra,
um versale.
ditatti,
s'
La prima,
avverata
alla
lettera,
ponto per
punto, neppur quarant'anni dopo la Crocifissione, quando ancora erano in vita molti di quelli che avevan conosciuto
Ges la seconda venuta, la Parousia trionfante, quotidianamente ricordata anche oggi nel Simbolo degh Apostoli, ancora l'aspettano coloro che credono a chi ha detto,
;
in quel giorno
Il
ma
le
mie
parole
non passeranno
segni del
falsi
Da
falsi
i
quando cominciarono
1 falsi
a mostrarsi
cristi,
pnmo
aimuuzio.
profeti,
apostoli pulluiaiono in Giudea come escon dalle tane all'arrivo del solleone. Innanzi che Ponzio Pilato partisse per l'esilio si lev in Samaria
i
serpi
un impostore
cri
del
il quale prometteva di ritrovare i vasi saTabernacolo sotterrati da Mos sul Monte Ghe-
336
lzim.
Si credeva dai Samaritani che un tal mento sarebbe stato il preludio della venuta e ima grossa masnada si raccolse minacaosa
Messia
monte
Sotto
Cuspio Fado,
il
44 al 66, sorse un certo Teuda che si spacciava per un gran personaggio e prometteva grandi prodigi Quattrocento uomini lo seguirono
ma
fu
preso e decapitato e
avevan prestato fede ridotti a nulla Dopo di lui giunse un ebreo d' E^tto, che riusci a raccogliere quattromila disperati e si accamp sui Monte degli Ulivi, annunziando che ad un suo cenno avrebbero visto cadere le mura di Gerusalemme. D procuratore Felice l'assal
quelh che
gli
Intanto in Samaria
cantesimi e
si
faceva gran
le
nome
il
famigerato
che chiaman
e tutti
gU davan
retta.
Costui,
vedendo
imma-
ginandosi che
Vangelo non
fosse che
un
il
padre del-
Credeva che da Dio vien l'Eimoia e che questa secondo lui l'En ora imprigionata negh esseri umani bagascia che s'era incarnata in Elena di Tiro, una noia dappertutto, e la fede in lui e in Elena era lo seguiva condizione necessaria di salvezza. Da lui impararono Co:
rinto,
il
il
quale scrisse
si
il
suo
molteplici incarnazioni,
alla
oltre quelUi
Cn<;to. e
vaneggi dietro
maga
e al-
337
Tebutis, per gelosia di Simeone, secondo vescovo di Gerusalemme, form una setta che riconosceva in Ges il Messia ma che per tutto il resto rimaneva fedele all'antico giudaismo. Paolo, nelle epistole a Timoteo, mette u guardia i santi contro Imeneo, Fileto e Alessandro,
che
prime
chiese.
Un
Dositeo
si
attribmva
il
nome
lisse.
Cristo e
un Nicola generava
coi
suoi errori la
gli
si
Zelatori
rendo che
Il
dovevano scacciare
la
Romani
e tutti
Pagani
popolo.
tatto
siio
secondo segno,
persecuzione,
non
s'era
aspettare.
Appena
dicare
non parlar pi
i
oltre in
neofiti,
nome
di
condotto
Sotto
Sioni.
dtt dai sacerdoti e lapidato. governo di Agrippa ricominciano le tribolaNel 42 11 discendente di Erode fece morir per la
il
iSpada Jacopo
il
Jacopo U
Giusto, detto
il
bandito da
Roma
a
;
giudei
'58
cristiani
impulsore
dell'
Chrestus tumultuantes
nel
per la conversione di
im-
incendio di
Roma,
:TOluto
ed eseguito da Nerone, d
ottiene
il
martirio a
Roma
*4
Storia
Cnsto
23 son
crocifissi;
fanno lume
alle
pasto alle vengon dati infagottati in pelli di bestie, commedie mfernaii. cagne; molti, figuranti forzati di la vita sotto fimscono darmo spettacolo negli anfiteatri e e AnaBasilisso Martiniano, denti dei leoni. Processo, i
stasio a
Tecla,
Dorotea; Roma; Ermagora, Fortunato, Eufemia, Valeria a Erasma ad Aquileia Ursidno, Vitale e
;
Ravenna;
Alessandro
ria
Milano;
Etm-
Pietro sono assassinati in quegU anni, basso. in testa croce, inchiodato colla
muore
sulla
vita, ch'era stata, dopc Paolo fimsce sotto la scure una ann seguito di tormenti. Diea la sua conversione, un cinqu. flagellato stato prima deUa sua morte, nel 57. era dai Romani tr verghe colle battuto volte dai Giudei, a Listr carcerato, tre volte naufrago e
volte
sette volte
discepoli
come
il
loi
Zelota e Mattia. maestro, finirono Simeone di guerre. Quant N mancarono le guerre e i rumori
Ges
nel mondo la pa( messo a morte durava ancora contro p popolo solleva d'Augusto. Ma ben presto si Bntan i contro nazione .. Sotto Nerone
fu
polo e nazione
si
; l
ribellai
Armen
;
e la Siria
Gallia
si
solleva
le
aDa
fine:
imperatore
Gailia proclama legiom di Spagna e della dO Nerone, fuggito dalla Casa Galba Ror uccidersi. Gaiba entra a
;
anche
rieU'
339
ma non
in
Roma, Capito
disputan
l'
im69
le
;
pero.
i
il
15 gennaio
del
pretoriani
di
legioni
muovono
cide.
verso
si
ucdi
Ma neppur
Le
legioni
quale
sono sconfitti
al
ViteDio,
il
porco
vorace,
assassinato
20 dicembre
divampa
settentrione
l'
insurrezione del
due anni 1' Italia invasa due volte. Roma presa due volte, due imperatori si ammazzano, due sono ammazzati. E vi son guerre e rumor di guerre sul Reno e sul Danubio, sul Po e sul
Oriente, quella dei Giudei. In
di
men
mar
da Ges accompagnavano
in quegli anni
Caligola il dell' impero Pazzo andava lamentandosi che sotto il suo regno non accadesse nulla di spaventoso e desiderava carestie, peil
commovimento
stilenze
e terremoti.
L'epilettico
al
pederasta e incestuoso
non
fu esaudito
ma
tempo
di
Claudio un seguito di
.scarsi raccolti
aUa carestia si aggiunse la peste e soltanto a Roma, in solo autunno, il tesoro di Venere libitina registr
rentamila morti.
Noi 61 e nel 62
il
Macedonia
li'
Laodlcea e
la
Nel 63 fu
la
volta
terra
tremj
se
itta la
Campania
fu in preda al terrore. E,
come
non
240
bastasse,
tre
dopo, nel 66, la Campania fu devache distrussero i racstata da trombe aeree e marine, fame. E mentre della minacele colti e aggravarono e
una romba forGalba entrava in Roma (68) la terra, con era accaduto : Tutto suoi piedi. midabile, trem sotto per il supplizio ormai era giunta la pienezza dei tempi
i
della Giudea.
il
venerd del
convulsioni giudaiche. Golgota fu come il segnale deUe non ebbe pace Per quattro decenni U paese dei Deicidi fino al giorno schiavit la pace della disfatta e della pietra del Tempio. In cui non rimase pietra su
Pilato, Cuspio
Fado
falsi
Messia. Sotto
di degU Zelatori, fin colla crocifissione il GaUleo. che l'aveJacopo e Simeone, figlioli di Giuda Cumano (48-52) Ventidio van capitanata. D procuratore a' quali s'uniZelatori, non ebbe un giorno di requie: gU Sotto disarmarono. Sicari, non rono, anche pi feroci, i sotto tuqiulti non ebbero sosta il procuratore Felice divamparono pi gagUarde. le fiamme della rivolta
:
Albino
da tanto tempo gmzcuratore di Giudea, l'incendio che a tutto il paese. GU zava senza mai spengersi s'appicc Tempio: Floro dovette tugZelatori s'mpadroniron dei fu lapidato. GeAgrippa, che and come paciere, gire altro tgUo di rusalemme cadde in potere di Menahem. fecero spadroneggiantl Giuda U Galileo. Zelatori e Sicari seniche giudei e anche di que'
Finalmente,
al
tempo
di Gessio
strage del
non giudei
bravan tepidi
Ed
ecco
finalmente
1'.
della
Cristo.
desolazione,
La
profezia
34I
Daniele s'era gi avverata una prima volta quando Aatioco Quarto Epitane aveva profanato il Tempio ponendovi r immagine di Giove Olimpico. Nel 39 Caligola
il
Petronio di porrr
pio,
la
come Dio si faceva adomandato ordine al procuratore statua imperiale nel recinto del Temfosse
ma
era
stato
ese-
che immagini.
la grande ribeldparo di assassiru divenne un e maestosi cortili furon largamente inzuppati di sangue, anche di sangue sacerdotale. E la Citt Santa sub an-
uomim,
ve-
gli insorti, accamp lemme con quelle insegne imperiali che Giudei avevano in orrore come idolatriche e che, per sopportazione degli
i
intorno a Gerusa-
fin allora
introdotte in atta.
non imgran con si ritir e la ritirata si giubilo degli Zelatori che videro in quella vittoria un segno dell'aiuto divino. In quei tempo tra il primo e il secondo assedio, quando gi U doppio abominio aveva
Cestio Gallo, trovata pi resistenza che
volse
Ma
maginava,
fuga,
desolato
|i
il
Tempio
ai
e la citt,
Cristiani di
Gerusalemme,
ubbidienti
vaticinio di
Ma Roma non intendeva cedere ai Giudei. impresa punitiva fu dato il comando a Tito Flavio Vespasiano che, radunato l' esercito a Tolemaide, nei 67 romani ;,^sse contro la Galilea e la sottomise. Mentre
dal Giordano.
Deli'
i
rendevano
quartieri
d'inverno Giovanni
di
Giscala.
Gerusalemme a capo
bande d'Idumei
atta fu piena
di
rovesci
il
governo
anstocraaoo e
la
tumulti e di sangue.
II.
342
Roma
ad assumer
l'
impero,
comando
Allora
al
suo
figliolo
le feste di
Pasqua
Gerusalemme
gli
e la strinse
giorni.
d'assedio.
cominciarono
orribili
Gli
nel
Zelatori, invasati
colmo
del
pericolo,
il
si
conte-
sero coll'arml
dominio della
Giovanni di Giscala occupava il Tempio, Simone di Geraza la citt bassa e i loro partigiani scannavano coloro che i Romani non avevano ancora ucciso. Intanto Vespasiano s' impadroniva di due cinta di mura e di una
;
il
Torre Antonia.
AgU
l'assedio
La
carestia era
madri,
Zelatori
narra
Il
Giuseppe Ebreo,
il
uccidere
fu
figlioli
io agosto
Tempio
preso e bruciato
gli
riuscirono a chiudersi
ma,
7 settembre.
compimento. La e del Tempio, citt, per ordine di Tito, fu diroccata gi guasto dall' incendio, non rimase pietra su pietra. I Giudei ch'eran sopravissuti alla fame e alla spada dei
Le
profezie di
Ges avevano
il
loro
Sican furon massacrati dalla soldatesca vittoriosa Quelli che ancora rimasero furon deportati in Egitto a lavorare nelle rmniere, e moltissimi fiu^ono uccisi, per divertimento
della
plebe, negh anfiteatri di Cesarea e di Bento. Ai* cime centinaia de' pi belh furon condotti pngiomen a
nel
trionfo di
Vespasiano e
di
Tito
'i
Era
il
70 di Cri-
343
'
sua generazione non era tutta discesa nelle sepolqueste cose accadevano. Uno, almeno di quelli quando ture e he l'ascoltavano sul Monte degli Ulivi, Giovanni, fu tes imonio del gastigo di Gerusalemme e della rovina del Tempio. Dentro il tempo destinato le parole di Ges
furon ricalcate, sillaba per sillaba, con atroce esattezza,
da una storia
di
sangue e
di fuoco.
li
LA PAROUSIA
"lxT
La prima
fine,
fedeli de]
Tempio son disseminate tra le macerie Tempio son morti nei supplizi o dispersi tra
profezia, la seconda.
dazioni.
Resta
Figliolo
l'altra
Quando torner
il
dell'Uomo sulla nuvola del cielo, preceduto dalle tenebre, annunziato dagli squilli degli angeli ? Nessuno,
dice Ges,
dell'
pu dire
il
Il
Figlio
Uomo
di
improvviso a sorprendere
sogna vegliare e star pronti. Purificatevi perch non sapete quando giunge e guai a chi non sar degno di comparirgli dinanzi
I
Badate
a voi stessi,
che
vostri
questa
vita, e quel
;
colga,
all'
improvviso,
come un
gli
laccio
perch
a codesto
terra
modo appunto
.
verr su tutti
abitanti della
intera
Ma
devono
tutti
se Gesi^
esser
:
queste cose
i
il
giorno
di
quel giorno.
Due sono
Gerusa-
popoli e che
Gentih
LA PAROUSIA
345
a'
lemme.
tempi e
nostri
gran giorno s'approssima. Non v' pi nel mondo nazione civile o trib barbara dove i discendenti degli Apostoli
da 1918
e
si
parla
daico.
Quando, secondo
parola di Osea,
figli
d'Israele,
si
per tanto
tempo
con-
vertiranno al
la
figlio di
David
la fine de'
come
rousia
sti
le paro! e della
non pu
esser lontana.
si
anni, le nazioni
ha tremato facendo stragi di vite, e le pestilenze, le sommosse hanno decimato i popoli. Le parole di Cristo da un secolo son tradotte e predicate in tutte le lingue. Soldati che credono in Cristo, bench non
terra
le carestie,
tutti
fedeli
agli
la
eredi
di
Pietro,
comandano
in
quella
citt che
dopo
rammentano Ges e la sua prog)i uomini non Vvono come se il mondo dovesse sempre durare come stato fin qui e non si affannano che per i loro dice Ges Infatti Interessi terrestri e carnali. come ne' giorni prima del Diluvio si mangiava e si beveva, si prendeva mogUe e s'andava a marito, sino ai f^oruo che No entr nell'arca, e di nulla si avvide la
messa
Ma
il
tutti quanti,
Uomo.
Cosi pure
si
avvenne prava e
ai giorni di
si
Lot
si
si
mangiava,
si
si
beveva,
comnel
vendeva,
piantava,
edificava;
dai cielo
ma
Sodoma cadde
una pioggia
340
di
LA PAROUSIA
li
Lo
sar
stesso avverr
nei
Figiiol
a'
Domo
aiani testato
Lo
stesso
accade
aostn gtorm,
e
si
dispetto
delle
mangia
si
beve,
s
si
sposa e
si
fabbrica,
compra
divino
si
vende,
scrive e
gioca.
nessune pensa
ai
ladro
il
che
all'
nessuno aspetta
viso,
nessuno scruta
il
improvlampo esce
all'
La
di
cattiva
febbre.
gliati,
all'ultima
ora,
dagli
antichi
^INDESIDERATO
Mentre Ges condanna il Tempio e Gerusalemme i mantenuti del Tempio e i signori di Gerusalemme stanno preparando la sua condanna.
Tutti coloro che posseggono, insegnano e
comandano
per assassi-
attendono soltanto
il
momento tempestivo
ha un nome, una dignit, una scuola, un fondaco, un officio sacro, una frazione d'autonarlo senza pericoli. Chi
rit contro di lui.
venuto contro
di loro
ed
essi
sono
degli
oontro
assisi,
di
lui.
si
Credono,
coli' imbecillit
propria
che
gashghi.
Per
tale,
rappresentarsi
di
bene l'odio
che accomunava
alte classi
bisogna rammenmetropob
del giusacrifici valevoli
odio sacerdo-
le
tarsi
i
ma
daismo
potevano
offrire all'antico
Dio
i benaccetti e perci vi accorrevano tutti gli armi, specie e' giorni delle grandi feste, fiumane d' Israeliti dalle tetrarchie palestinesi e da tutte
le
H Tempio
dei
I
non era solamente l'unico santuario legittimo Giudei ma, per quelli che v'erano addetti e per tutti
che vivevano
ai
gli
altri
mam-
348
delle
coi
L'
INDESIDERATO
delle
vittime,
delle offerte,
decime,
soprattutto
guadagni che portan con s i continuati afflussi di ospiti. Giuseppe Flavio racconta che si ritrovarono a Ge-
tre
miin
La popolazione
quanto esisteva
il
stabile
mangiava
;
tutto
l'anno
Tempio
la
bestiame, dei venditori di cibarie, dei cambiatori di monete, dei locandieri, e degli stessi artieri
dipendeva dalla
i
tempi
sue
anche
I
primogeniti degli
sicli
a testa
e si nutrivano
si
bruciava
grasso.
e dei raccolti;
perfino
pane che s' infornava In casa sua Molti di loro, come abbiamo visto, lucravano anche sugli allevamenti degli ammali che i fedeli dovevan comprare per l'offerte; altri erano in societ coi cambiatori e non impossibile che alcimi di essi fossero veri e
propri
banchieri
perch
i
il
Tempio
suoi risparmi.
Un
dalla
raiolo
fascio
convergente
partiva
alla
dunque
fie-
mole erodi ana per arrivare fino e allo stambugio del sandalaio.
sul
stoia del
I sacerdoti
vive;
vano
i
ricchi
di loro eran
mercanti e ricchi
del
loro
guadagm
popolo in rispetto
mercanti
coi sa-
tacevano
affari coi
ricchi
L'
INDESIDERATO
loro, e coi pellegrini
349 da tutte
cerdoti che
le parti
li
assodavano a
attirati
del
mondo
verso
i
il
Tempio;
braccianti
rilievi e
peDegrini.
La
unica
a'
religione
di
era dunque l' industria massima e forse Gerusalemme chi attentava alla religione,
;
suoi
rappresentanti, al
monumento
della
visibile
ch'era la
sede
pi
famosa
fruttifera
religione,
doveva
le
proventi di quelle
si
classi.
Se tutte
le prescri-
dovevan ridurre
gli scribi
non
che
da
quell'
insegnamento
i
ricavavano
da vivere.
i
Se
Iddio disdegnava
la
sacrifici
potevano chiuder
stiere;
i
negozianti di bovi, di
di
pecore, d'agnelh,
di capretti,
colombe e
di
passerotti
avrebbero visto
da Dio, era necessario cambiar vita e non bastava lavare U bicchiere e pagare puntualmente le decime, la dottrina A l'autorit dei Farisei si riducevano a nulla. Se, infine, giungeva il Messia e dichiarava decaduto il primato
del
Tempio
e,
e inutili
sacrifici,
la capitale del
all'altro,
culto sacitt
d'
rebbe divenuta,
destata,
,:
da un giorno
una
spo-
im-
poveriti,
un
deserto.
i
.amorosi,
ai sinedri sti
poveri con-
350
tro
i
V
ricchi
;
INDESIDERATO
i
bambini ignoranti degl doveva pei forza raccogliere sopra il suo capo l'odio dei leviti, de mercanti e dei dottori. D Tempio, l'Accademia e i Banco eran contro di lui quando la vittima sar pronti chiameranno, a malincuore ma costretti, la spada ro
scribi
che stimava pi
sui
acciecati
misteri
deUe scritture,
mana
Gi da qualche tempo
stanza in Galilea Erode
fuori della Galilea,
lo
vita di
pi
suj
dove predisse
la
sua passione.
i
Da quando
cerdoti,
i
era venuto a
Gerusalemme
capi dei sa
Farisei e
gh
Scribi, gli
Quel marami
testimoni
inquieto e inviperito
gli
sguinzagli dietro
falsi
spii
<
ma
costoro
non ebbero
il
coraggio di met
ai bestiai e a'
cambia
tori, r invettiva contro gli Scribi e i Fansei pronunciat? a gran voce, le allusioni alla rovina del Tempio colma reno la misura. Il tempo stringeva, Gerusalemme en piena di forestieri e costui era ascoltato da molti. Po teva nascere qualche disordine, un subbuglio, forse um sollevazione delle bande provinciali ch'eran meno attao
cate
tagio
ai
privilegi e agli
al
interessi
della metropoli.
si
Il
con
va fermato
perdere.
principio e non
il
tempo da
riunire
il
le
volpi dell'altare e
negozio
sassi aio.
L'
INDESIDERATO
il
351
consiglio
Il
supremo dell'aristociazia dominante nella capitale. Era composto di sacerdoti, gelosi della clientela del Tempio, che dava a loro poteri e prebende; di Scribi, incaricati di conservare la purezza della Legge e di trasmetter la
tradizione; di Anziani che rappresentavano
della
gl'interessi
inganno e
del
farlo
Nicodemo tent una difesa procet Che facciamo ? dicevano. Quest'uomo fa miracoli e molti lo seRoguono. Se lo lasciamo fare tutti crederanno a lui e mani verranno a distruggere la nostra citt e la nostra
Signore. Soltanto
durale
ma
gli
nazione
la ragion di
stato, la
salvezza
della
patria
che
le
consorterie
chiaman sempre
in rinforzo per
imma-
vantaggio.
le
giustificato,
dell'
di-
l'
immolazione
pei
innovi
come
un uomo
.
solo
muoia
il
popolo e non
La massima,
tenuti
In bocca di Cajafa,
Infame
crita.
e,
come
tutti
discorsi
nel
Sinedrio,
ipo-
un senso supenore. e trasferita cambiando o nazione in i umanit nell'Assoluto il presidente del patriziato circonciso enunciava un princpio che Ges stesso aveva accettato In cuor suo e che
sollevata
Ma
il
Cajafa
non sapeva,
che
doveva en-
nei
352
V
l
INDESIDERATO
quanto
le
Jahve
peccati
del
popolo,
sue parole,
cos
il
giusto
giustizia,
che soltanto
il
il
perfetto
dei bruti,
che soltanto
puro pu estinguere
colpe che l'uomo
debiti de-
gh
ignobili,
ficenza,
pu espiare
della
ha commesse
il
contro di Lui,
vertice
pazza appimto
perch
il
sommo
ai
della
anima
del
settanta
eventuali
gli
Cajafa,
doveva essere, insieme alle spine spugna d'aceto uno degli arnesi della
Passione, non immaginava in quel momento di offrire ima testimonianza solenne, bench velata e involontaria,
della divina tragedia che stava per cominciare.
che l' innocente pu pagare per morte d'uno solo pu giovare alla salvezza di tutti, non era de) tutto straniero alla coscienza antica. I miti eroici dei pagani conoscevano e celebravano sacrifizi volontari degli innocenti. Ricordavano Piil
Eppure
principio
colpevoli, che la
|ade
che
;
si
ofiEriva al
vole
morte
Admeto la vendetta di Artemide; le Eretteo che s' immolavano perch 11 padre sfugNettuno;
perch
i
gisse ai colpi di
il
si
git-
tava neir
toria; e
llisso
suoi
riportassero
vitai
Decio Mure e
il
figliolo
che
si
consacravano
1
Mani
sui
perch trionfassero
si
Romani
armato
Sanniti;
precipitava
tutto
INDESIDERATO
e Ifigenia
353
;
che
porgeva
la gola al
coltello
none navigasse felicemente verso Troia. Ad Atene durante le feste Tergehe, due uomini erano uccisi per scansare dalla citt le sanzioni divine
;
Epimemde
tombe
;
il
savio,
sacrifici
umani
delitti
sulle
si
a Curio
Cipro,
a Terracina, a Marsiglia
dei
precipitava ogni
anno,
come pagamento
questi
sacrifici,
della
comunit,
un
uomo
Ma
uomini
la salvezza di
;
un
essere solo o di
casi di
Non
i
tutti
nella
carne per
d'ascendere
genere
umano
alla
renderlo
dalla
capace
dalla
bestialit
santit,
Il
mniha-
sume
tutte
Regno r imperfezioni,
il
dei Cieh.
il
tutte le infamie,
giusto
puro
l'ingiustizie di tutti,
ne
chi
e di fuggiasco,
tutti,
il
giorm
orire per
ric-
preti
di
Gerusalemme,
sul
Monte
degh
Ulivi,
I settanta,
che non
sanno di ubbidire, in quel momento, alla volont del perseguitato, decidono di farlo prendere pnma che giunga la Pasqua.
ni,
Ma
come
:
tutti
padro-
ntegno
la
te che
scribi cer-
e di ucciderlo,
Stona
di Cristo
354
perch dicevano
:
^'
INDESIDERATO
lo
Non
facciamo durante
di
la festa,
trarli
non uno
ci
sia
qualche tumulto
loro
popolo
A
il
paccio,
per
fortuna,
sopraggpiunse,
giorno
dei Dodici:
Giuda d'isbka-
rioth.
IL
MISTERO DI GIUDA
Due
Giuda
soli
esseri
il
al
il
segreto di
Cnsto e
Traditore
cnstiani
vi
Sessanta generazioni
to attorno
hanno
tantasti-
ma
l'uomo
di
d'
a terra nuvoli
ecitrato
l'unico
mistero
umano che
Farisei,
la
s'
incontri negli
vangeli.
di,
il
Comprendiamo senza
rancore astioso dei
e di
stizza
vendicaPi-
va
to.
di
Hanan
Calafa,
vigliacca mollezza di
Ma non comprendiamo
I
nio di Giuda.
lui
dicono
il
delle
ragioni
che
lo
persuasero a
vendere
Re.
e
role
entr in lui . Ma queste padicono Satana non sono che la definizione del suo delitto. D male dunque improvvisamente. prese possesso del suo cuore Prima di quel giorno, forse prima della cena di Betania, Giuda non era nelle mani dell'avversario. Ma perch, ad un tratto, vi precipit? Perch Satana entr per l'ap:
punto in
I
lui e in
nessuno degli
altri
specie
per
eta d'oggi
un uomo al quale la ricchezza taceva gola, in monon arriverebbero a cento lire e sia pure che
valore effettivo, o,
come dicono
gli
economisti,
il
po-
'
356
9
IL
MISTERO DI GIUDA
lire
i
giore,
non
ci
siano
un prezzo
suffi-
storia ricordi.
S'
il
Esodo dice, invece, che trenta sicli erano il compenso che doveva pagare il padrone d'un bove che avesse cozzato uno schiavo o una
prezzo d'uno schiavo.
il
Ma
testo deU'
schiava.
dottori
del
Sinedrio
potessero
pensare in
quel
momento
all'osser-
Dodici. Fra di
loro c'era
diritto, sari
un antico
alla
l'uomo di Ishka-
impesta.
Non
:
fa
meraviglia che
la
Giovanni
dia per
ladro
Giuda
siccome teneva
borsa,
portava via
d mettevan dentro o. Eppure non si pu a meno di pensare che im ingordo d'argento non sarebbe rimasto molto in cos povera compagnia. Se avesse voluto campar di furti avrebbe cercato un posto pi confacente e fruttifero di quello che aveva
queUo che
accettato. E se avesse avuto necessit di quei miserabili Trenta Denari non se li sarebbe potuti procacciare in altro modo, magari fuggendo coUa borsa, senza bisogno
compra di Ges ? Queste riflessioni di senso comune intomo a un htto cos straordinario hanno portato moltissimi, fin
di
proporre
ai
sacerdoti la
dedai
pnmi tempi
infame.
cristiani,
a cercare
eretid,
altri
i
Una
setta
di
Cainiti.
IL
MISTERO DI GIUDA
357
affinch nulla Padre, andare alla morte per tradimento si sobmancasse allo strazio della grande espiazione
Strumento necessario e volontario della Redenzione, secondo costoro, Giuda fu eroe e martire, degno d'esser venerato e non maledetto. Secondo altri 1' Iscariota, che amava il suo popolo e ne sperava la liberazione, e forse pendeva ai sentimenti degli 2^1atori, s'era unito a Ges sperando che questi
tutto
-si
compiesse.
fosse
il
il
Messia quale
la
bassa gente
l'
immaginava
allora
Re
Quando
a poco a poco, a dispetto dell'ottusit sua, s'accorse, dai un Messia di discorsi di Ges, d'essersi imbattuto in
ben altra specie, per sfogare la rabbia della delusione lo consegn ai suoi nemici. Ma questa fantasia, alla quale i testi, sia canonici che apocrifi, non danno nessun appiglio, non gioverebbe a scagionare il venditore di Cristo
avrebbe potuto disertare
i
compagni meglio adatti per lui, che allora, come s' visto, non mancavano. Altri ha detto che la ragione vera va cercata nella perdita della fede. Giuda aveva creduto fermamente in Ges ed ora non poteva pi credere. I discorsi sulla prossima
tardo
targli
fine,
la
il
ri-
della
allora.
la
il il
Regno
)la
ma
la
si sarebbe contentato d'una vittima avrebbe condannato tutti quelli che da molto
ipo
dalla
paura
che sa pens
358
di la
i
a
le
MISTERO DI GIUDA
e di aver salva, col tradimento,
metter
vita.
mani imaanzi
L' incredulit e la
vigliaccheria
sarebbero stati
d'oppio,* escodei
moventi ignominiosi
Un
gita,
celebre
Traditore-
Giuda credeva: ani credeva troppo. Era talmente per. suaso che Ges fosse veramente il Cristo che volle spingerlo, col darlo in
mano
al tribunale,
a manifestare
final-
mente
la
Non poteva
credere,
ncom-
panre alla destra del Padre come Re d' Israele e del mondo. Per affrettare il gran giorno, nel quale ai Disce poli sarebbe dato finalmente la ricompensa della loro fedelt,
Giuda,
volle
sicuro
dell'
intangibiht
del
suo
l'
divino
armco,
forzargU
la
mano
quelli
offrirgli
occasione,
che
doveva diseredare,
errore dovuto al non insegnamento del Maestro. Non trad, dunque, per voglia di guadagno, pei vendetta o per codardia ma per imbedlht. Aitn, invece, tornano a ragionare sulla vendetta Non si tradisce senza odiare. Perch Giuda odiava (es ? Ripensano alla cena in casa di Simone e al nardo della piangente. D rimprovero di Ges deve avere inasprito
di
ma un
l'
il
discepolo,
di
mira,
AJ
per
la
sua rabbuffo s'aggiunse V invidia, che vigoreggia sempre nell'anime volgari. E appena gli parve di potersi vendicare
spilorceria o
volte.
rancore del
di
Cajata.
Ma
i^dnsava
davvero
che
la
sua
D-
MISTERO DI GIUDA
?
359
si
immaginare che la condanna di Gres lo sconvolse come una conseguenza terribile e non aspettata del suo bacio. Matteo racconta la sua disperazione in modo da far supporre ch'egh provasse veramente l'orrore di ci ch'era seguito per colpa sua. Le monete che ha intascate gli bruciano ; e quando i sacerdoti le rifiutano le butta nel Tempio. Anche dopo la restituzione non ha pace e corre ad impiccarsi, per morire il giorno medesimo della sua vittima.
?
Il
Un
menza
I
rifiuto
della
vita,
fa
pensare
ai
terrori
delle
disfatti,
di
Giuda.
di
Ma
il
testimonianza
di
Colui
tutti
sai>eva,
anche megUo
Giuda,
come nell'anima
di tutti,
fatto,
che
sapeva
scelse
prima
quel
che
fosse
Giuda avrebbe
uno
Ges
scelto,
Giuda perch
Annunzio. L'avrebbe
s,
s,
accanto a
alla
sua
tore insanabile
Gli
avrebbe affidato
al
pi caro,
mondo
?
di
ia
tratta
agli ultimi giorni, fino all'ultima sera, Gres non Giuda in maniera diversa dagli altri. Anche a lui, come agli Undia, d il suo corpo sotto l'apparenza di pane, e il suo sangue sotto l'apparenza di vino. Anche
Fino
300
i
IL
MISTERO DI GIUDA
portato alia
quelle
di
piedi di
Giuda
casa da Cajafa
giorno dipoi.
mani
Giuda,
luccichio
delle
spade e
faccia
il
ombra
con effusione
di
:
dice Matteo
la
ancor
fradicia
sudore sanguigno,
G^
non
lo
respinge
eo
ma
gb dice
Amico, che
1
I
Am
e anche in
questo
momento non
,
sa trovare
altra
pa-
prima
l'uomo delle tenebre, che viene nel buio per consegnarlo alla sbirraglia, ma ramico; lo stesso che poche ore innanzi sedeva accanto a lui, in-
Giuda non
per
lui,
tomo
bocca
l'ore
t,
al
piatto dell'agnello
dell'erbe,
ha messo
la
al
suo bicchiere
lo
nel-
dei muri,
ascol-
insieme
come
discepolo,
come compagno;
Promessa.
Cristo;
come
fratello,
le
grandi
parole deUa
:
ha detto,
per cui
il
alla
Guai a quell'uomo
I
Figliol
Uomo
lui,
tradito
Meglio sarebbe
Traditore
del
dinanzi a
il
suUa bocca
di Colui
per
Amico, che
la
vieni a fare
Anche
velame
gli
dello
gli
sgomenaffida
la
affida
IL
MISTERO DI GIUDA
36I
l'universo;
della
sa che
Giuda dovr
tradirlo e lo fa partecipe
il
boccone
gli
del
pane e
il
sorso
lo
vino
arrestatori
col
<i
nome santo
dell'am cizia.
Sarebbe meglio che non fosse mai nato Queste parole, pi che una condanna, possono essere un moto di rimpianto al pensiero d'un destino che non pu essere evitato. Se
in
nessun
che
l'
infame mercato
Giuda deve tare quello che fa, e non impreca contro di lui come non maledice il popolo che lo vuol morto o il marteUo che lo conficca sul legno. Dna sola preghiera gh rivolge i
travi della croce. Sa che
a
D
della
Redenzione e rimarr, per noi minimi, un mistero. Nessuna analogia ci pu illimiinare. Anche Giuseppe fu venduto da uno de' suoi fratelli che si chiamava Giuda, come r Iscariota, e fu venduto ai mercanti Ismaeliti per venti monete d'argento. Ma Giuseppe, figura carnale di Cristo, non fu venduto ai nemici, non tu venduto per( esser messo a morte. E per compenso di quella perfidia
divenne tanto ricco che pot arricchire suo padre e tanto
generoso che pot perdonare anche
ai
fratelli.
'
ma
venduto a basso prezzo, barattato con moneta spendibile. Fu oggetto di scambio, merce pagata e consegnata. Giuda, l'uomo della borsa, il cassiere, non si present soltanto
come
delatore
non
si
ofirl
come
I
sicario,
ma come
negoziante,
come venditore
di sangue.
Giudei;
302 che
s'
IL
MISTERO DI GIUDA
di
intendevan
gli
sangue,
quotidiani
sgozzatoli
e
i
avventori di Giuda.
dell'
ma insomma una
vera e propria
ma onestamente
osservato dai
se l'aves-
l'
ma
scemata.
comprato
ma
i
denaro in tutti
Era destinato dall'eternit ch'egli comprato con poco denaro, purch modi c'entrasse. Perch il valore in-
finito
risultasse soprannaturale
ma
un valore minimo, con im valore neppure valore. Non faceva lo stesso, metallo che non di anche lui, il venduto, che voleva ricomprare col sangue d'un solo tutto il sangue sparso sulla terra da Caino a
cessario scambiarlo con
Cajafa?
stato venduto per schiavo, come tanti d'anima eran venduti a quei tempi sulle corpi piazze, se fosse stato venduto come una propriet redditizia, come un capitale umano, come un vivente arnese
se
fosse
forniti
di
lavoro,
l'
ignominia
sarebbe
stata
quasi
nulla
la
Redenzione rimandata
l'
innocente che
il
Ma
rivendere a pezzi
laro
aJ
mangiatori
di carne.
a'
sacro macel-
suoi
tempi
i
una
i
vitsi
cristiani
divore.-
uon son
IL
MISTERO
ha messo
DI
GIUBA
363
Ciascuno
di
noi
la
sima
sieme
quota,
consumabile.
la visibile
somma
mandatano.
Aceldama,
nostra ere-
quel
campo
s'
ingrandito misterio-
samente,
terra
:
da settentrione a mezzogiorno. E perch il mistero sia sempre pi grande, anche i denari di Giuda, miilephcati
dai tradimenti di tanti secoli,
e,
da
per di pi,
accresciuti
innumerabili. Ormai
dagli
son diventati
i
possono attestarlo
computisti,
del
tutti
le
recinti
Tempio
monete
figUate fino al
vend
il
suo Dio.
non vogliono aspettar troppo consegna. Prima della testa, hanno detto. La festa grande, la Pasqua, cade il sabato e siamo ormai al gioved. A Ges non rimane che un giorno solo di libert, r Ultimo Giorno. Prima di lasciare i suoi amici quelli che stanotte l'abbandoneranno vuole, ancora una volta, alla tavola della pace, intinger il boccone nello stesso piatto con loro. Prima che la sua faccia sia lavata dagh sputacchi
Fatto
il
prezzo,
la
pagato,
compratori
ginocchiarsi a lavare
dovranno cam-
minare
fino alla
morte sulle strade della terra per racconPrima che il suo sangue scoli gi dalle
la
primizia a quelli
che dovranno essere un'anima sola con lui sino alla fine. Prima di soffrir la sete, inchiodato sui travi inchiodati,
vuol bere coi compagni
chiere.
il
bic-
La
la
come un'anticipazione
primo giorno degli azfarti
auova
Era
zimi,
l
Discepoli
preparativi per
Figliolo
dell'
Uomo
da
meno
delle
volpi
jkjd
365
per sempre
fu,
Nazareth
la sua, e
1'
ha
lasciata
nei
come
troppo fuor
di
citt quella
Marta e Maria, in Betania, dov'era quasi padrone A Gerusalemme non ha che uenud o amici vergognosi Giuseppe d'Arimatea l'accoglier come ospte soltanto la sera dopo, nella deca grotta addetta alle cene
:
dei vermi.
Ma
D
il
condannato,
gli
l'ultimo
giorno,
ha
diritto
alla
Gerusalemme son
sue.
Padre
si
presta
megUo a nascon-
due discepoli con questo misterioso comando Andate nella dtt e vi verr incontro un uomo che porter una brocca d'acqua. Seguitelo e, dove sar entrato, dite al padron di casa D Maestro ti manda a dire: D mio tempo vidno. Dov' la stanza nella quale manger la pasqua co' miei discepoli ? Ed egli vi modere l'ultima gioia
dell' inseguito.
:
E manda
strer di sopra
quivi fate
S' creduto
Ges
e che
sbaglio:
eran
gli
uomini, in
quella
di
festa,
brocche
non devono scegliere: il primo che lo conoscono perch se no lo fermerebbero, invece (p andargh dietro per vedere dov'entra. D suo padrone, se ha un servitore, non dev'esverr loro incontro.
Non
sere dei pi
agiati,
degli
365
deve sapere, almen per sentito dire, chi il in quei giorni, a Gerusalemme, d'altro non si parla che di lui. L'ambasciata tale che non potr rifiutarsi, oli Maestro ti manda a dire: il' mio tempo Vicostui
:
Maestro
ano
Chi
Il
suo
Andarono
zina
discepoli, nella
trovarono
entrarono
il
casa,
prepararono
i il
pam
vino
disposero
lettucd e
guanciali
vaglia posarono
di
pochi piatti,
candeheri,
sola,
boccale pin
tutti
vino, e la coppa,
le
una coppa
dove
avrebi
bero appoggiato
labbra.
Non dimenticarono
del
lago,
nulla:
due eran
assistito,
da bamavevano
pi
cogh occhi
sgranati,
ai
preparativi
della
non era la prima volta che mangiavano tutti insieme la pasqua da quando erano insieme a quello che amavano. Ma in questo giorno, ch'era l'ultimo, e forse l'atroce verit aveva finalmente trafitto
cordiale festa dell'anno.
i
loro spiriti otturati; ma per questa cena, ch'era l'ultima cena che avrebbero gustato tutti e tredici insieme, vivi
tutti
tredici
ma
Ges daismo
per
e l'ultima
veramente valida
del
vecchio giugli
uomini
di
paesi;
ma
festa, ch'
un ricordo
di vita e
un avviso
di
morte,
di-
una tenerezza
367
letizia
move
lae^rime.
il
Sopravvennero, calato
altri
dieci
insieme
a Gesi e si allogarono intomo alla tavola apparecchiata. Tutti eran muti, cerne aggravati da presentimenti che avevan paura di ritrovare negli occhi dei compagni. Ri-
cordavano
del
le
la
di
Simone, l'odore
i
nardo, la donna e
replicati
avvertimenti
della
dell'
infamia e della
segni
dell'odio
g' indizi
ormai
dal-
manifesti
per
uscir
Ma
due
di
per cagioni
:
contrarie
erano
di
venduto e
il
venditore,
il
Satana.
trenta denari
:
non
Il
avrebbero pi
di
ripresi.
Ma non
11,
era tranquillo.
Nemico
sereno
ma non
Vederlo
morto l'amico
mezzo
ai
suoi,
ma
coli 'espressione
accorata di chi
solo
a sa;
con tutto
protezione
il
sangue dentro
pelle.,..
le
vene, sotto la
cata
della
di
Eppure non
volevano,
compraton aspettar
se
concertata la consegna
Ges,
?
che
pi
per quella
Ma
agli
Undici
Maestro,
gli
tessero
300
saltati addosso per legarlo, forse per ammazzarlo ? Cominciava a sentire che precipitar Cristo alla morte non
temuta eppure
tetra faccia
e,
cos vidna.
sempre pi
i
la
a momenti,
lo
costernavano. Mentre
pi
si davan d'attorno per gli ultimi ammannimenti limpidi guardava alla sfuggita gli occhi di Ges occhi appena velati dall'amorosa mestizia del distacco quasi per leggervi la revocazione del destino imminente. Ges rupp)e il silenzio. Ho ardentemente desiderato di mangiare questa pasqua con voi perch io vi dico che non ne manger pi, finch sia compiuta nel Regno d' Iddio. Tanta iorza d'amor contenuto non s'era fin qui con-
propensi
egli
come
questa
Tanta nostalgia
del
giorno
dell'unione per-
eppur destinata a ima sulo sanno ma quanto, fino a questa sera, poveri cuori scombattuti, non 1' haimo cosi acutamente saputo. Questa cena, lo sa, la pausa estiema di riposata dolcezza prima della morte eppure r ha desiderata ardentemente, con quell'ardenza che si desiderano le cose pi desiderabili, pi lungamente desiderate, con quella fervenza che conoscono gli appassionati, gli accesi, gli amanti, quelli che combattono per la luce d'ima vittoria, che patiscono per l'altezza d'un premio. Ha desiderato ardentemente di mangiai con loro questa pasqua. Ne aveva mangiate altre aveva maniet^\
della festa cos antica
ama
volte,
sui
banchi delia
dei
paranza,
nelle
case
degli
amici,
degli
sconosciuti,
delle
prati
montagne,
all'ombra delle
ripe
delle
frasche.
Eppure da tanto
369
di
deli
della
Gcdilea
il
felice,
primavera passata,
l'altro
:
giorno chiss neppure se li rammenta, chiss neanche se furono! Ora non vede che i suoi primi amici, i suoi ultimi, che il tradimento decimer, che la paura sbander, ma che sono, fino a questo momento, intorno
lui,
nella
medesima
stanza, alla
medesima
ma
Ha
Il
sofferto, fino a
questo giorno,
ma non
quella
per s
per
re-
dove gi
si
spira
fatale
degli
di
addii.
in
confessione
d'amore
giata,
s'
la faccia
gUa stranamente
56
Storia
di Cristo
Di
quelli
L
U
d'essere ^trapp^o quest'amore. In procinto proya suprema Sempre ama, vuol dare una
da
3 am da quando
GiuS tmpre
ar^e'd'un'amore
quan piccoli cuon. da neppur contenere, ne' /" mentre sta per l^^^**/ '!,': eia grande Ma ora, dalla mor^e trasmnanato che volta c^n toro un'altra in u, detto a parole si saogUe ^tto l'afietto non ancora
rieurcito di
quanti, anche vivon con lui, tutti trapassa ogm U ama d'un amore che che non seppe cosi sovrabbondante
mesta tenerezza.
il
il 1'
pomo
ultimo
il
e s inginocchiei
Tante volte
che
tZ
>e f^^^ come *mi Ma primi debbono vire, che quelUmr ancora so^tan^ d. parole non son diventate disputato fra loro 6n a quel giorno hanno
servi,
.
che
il
Figlio
deU'
Uomo
v-"*"
essere
perch
^^^ ^-.,
pi
simbohca d,
371
uno dei suoi insegnamenti capitali. racconta Giovanni depose la veste, e, preso un asciugatoio, se lo dnse. Poi mise deil'acqua nel bacino, e cominci a lavare i piedi ai discepoli e a rasciugarli con l'asciugatoio di cui era cinto . Soltanto una madre o uno schiavo avrebbero potuto
umiliante,
Si lev da tavola
La madre
ai
ai suoi
piccoli,
e a nessun'altro
lo
schiavo
suoi pa
;
La madre, contenta, per amore schiavo, rassegnato, per obbedienza. Ma di Ges non
i
sono,
Dodici, n
figlioli
n padroni. Figliolo
dell'
Uomo
una duplice filialit che lo inalza al disopra di tutte le madri terrestri Re d'un Regno futuro ma pi legittimo di tutte le monarchie U padrone non ancora riconosciuto di tutti i padroni. Eppure contento di lavare e asciugare quei ventie d' Iddio egli raccoglie in s
;
la
s'
sua
inalza
loro lavato
di
piedi ed ebbe
n
;
mise
v'
se io, dunque, che son il Signore e il Maestro, piedi, anche voi dovete lavarvi ho lavato piedi l'unc all'altro. Poich io vi ho dato un esempio, affinch anche
:
Maestro
voi
'vi
'^1
facciate
come
il
v'
ho fatto
io.
In verit, in verit
lo
dico che
servitore
di chi
non
1'
messo da pi
ste cose,
di
condi
endente umilt
ito
ma un
esempio
:
di perfetto
amore.
gli
Quegli
il
mio comandamento
che
vi
amiate
uni
,^2
altri
come
io
pi grande ho amato voi. Nessun amore suo. amia e colm che d la sua vita per
i
amia
se fate le
cose che vi
comando
..
queU'atto cos che senso di purificazione oltre vilit c'era anche un non dice d'amore .Chi ha fatto U bagno
Ma
in
ser-
^ -
ha bisogno che di lavarsi tutti .. voi siete netti, ma non teramente netto e anche avevan natura, sorda GU Undld, a dispetto deUa lavanda Per settimane diritto al beneficio deUa
i
;
piedi
quanto
al
resto in-
<malche
per segmre Colui merdose strade della Giudea cammila sua morte dovranno che 'dava la vita. E dopo mal,te lunghe, p su stmde pi nare, anni ed anni, E \ sanno, oggi neppure .1 nome. non qual,
le polverose, le fan-
gose
lorder,
attraverso
calzan.
piedi
di
ri-
coloro
e forestieri, a
PRENDETE^ANGIATE
UVI
Qud
vecchio
tredici
rito
al
conviviale
liberazione
Sembrano, a veil
tredici
pojpolani osservanti
alla tavola
Ma
una vegha
quello commiati e di separazioni. Due di quei Tredici moche ha dentro di s Iddio e quello che ha Satana riranno, prima che sia notte un'altra volta, di tremenda falciamorte. Gli altri si disperderanno, domani, come tori al primo rovescio di grandine. Ma quella cena, ch' il viatico d'una fine, anche un meraviglioso principio. L'osservanza della pasqua giu-
di
mezzo a quei
tredici giudei,
qualcosa
incomparabilmente pi alto e universale qualcosa d' ineguagliabile e d' ineffabile nel grande
d'
:
Mistero
Cristiano.
gli
La Pasqua, per
riale
Ebrei,
non
che la festa
vittoriosa
memo-
della
Quella
evasione
accompagnata da tanti non fu mai dimenticata da quel popolo che pm doveva sentire
dall'abiettezza
dipendenza
274
sul
PRENDETE, MANGIATE
collo
il
aUa vergiogo d'altre cattivit e sottostare preadel ricordo perenne gogna d'altre deportazioni. che annuale festivit una pitoso Esodo fu prescritta una Era Pasqua. prese nome del Passaggio: Pesach, richiamare U pasto improvspecie di banchetto che doveva Un agnello o un cavisato e frettoloso dei fuggiaschi. modo pi sempUce e pretto arrostito sul fuoco, cio nel non c'era tempo di spiccio ; il pane senza Uevito. peich
far
rigonfiare la
pasta.
mangeranno
i
colla
dntura
ai
bastoni in
mano
e in gran
per mettersi in viaggio. fretta, a guisa di gente che sta salvatiche strappate L'erbe amare son le magre verdure ingannar la fame delstrada facendo dai fuggitivi per
l'
interminabile
intinge
il
peregrinazione.
i
La
s'
pane rammenta
il
mattoni che
Il
schiavi
pi
rate
Etemo. l'ebbrezza dei ringraziamento all' millenaria. dell'agape l'ordine Ges non cambia
fa
Dopo
del
la preghieia
passale di
mano
in
mano
la
coppa
dispensa a ciascuno vino invocando il nome d' Iddio. Poi volta. U cahce che, l'erbe amare e riempie, una seconda
un
tavolata. sorso per uno. fa il giro della al traditore quando bocca in vino quel avr Che sapore le parole di noGes, nell'oppressivo silenzio, pronunzi^ per Giuda ma per quelU stalgia e di speranza che non sono Pabanchetto del che potranno salire all'eterno soli
radiso
Prendete
vite, non berr pi di questo succo della Iddio. d' Regno nel voi con che lo berr nuovo momento, stesso neUo. ma, Un accorato addio
poi
fino al giorno
la
PRENDETE, MANGIATE
sta sola e balen, a' loro occhi di poveri,
l'
375
immenso
fe-
stino celeste.
:
Non credevano
che
fosse
troppo tempo
dopo quest'altra vendemmia, dopo che il da ustolare mosto ha bollito e si versa nella botte U vin dolce, il Maestro ritornei, come ha promesso, per invitala alle grandi nozze della terra col cielo, al convito etemo Siamo uomini attempati, uomini anziam. pi che mase lo sposo ritardasse turi, m vista, della vecchiezza non CI trovei pi tra i vivi, e la sua promessa sarebbe una derisione per quelli che hanno creduto, E pacificati dalia certezza d'una nunione vicina e tanto pi gloriosa intonano in coro, secondo l'usanza, salmi del primo ringraziamento un canto di lode al Padre di colui che li serve. Trema, o terra, alla presenza del Signore, alla pre:
(1
senza
lago,
Iddio di Giacobbe, che converte la rupe in duro masso in sorgente.... Ei solleva il misero dalla polvere, trae il povero dal letame, per dargli posto
dell'
il
1
tra
nobili, tra,
Con quanta
tiche,
Lieta
si
parole
che
quel
momento, d'un
del
egli
senso nuovo!
sopraggiunto
li
d' Iddio,
anch'essi son
poven ed
trarr tra
1.
farli
padrom
loro
li
di
che vede
i
i'
insufficienza
sulla
del
conobene-
scimento,
dice,
li
prende
e,
pam
posati
tovagha,
rompe,
nell'atto di
nmette dinanzi
a' loro
occhi la verit
:
Prendete,
:
fate questo in
Non
torner,
il mio corpo ch' memoria di me dunque, cos presto come credono. Dopo
mangiate
questo
37^
i
PRENDETE, MANGIATE
Im
alla tavola
Fate questo in memoria d me , La frazione del pane, comune, tra quelli che aspettano, sar il se-
pane non solo sar presente tra di voi ma per mezzo suo vi unirete intimamente a me. Perch come questo pane spezzato dalle mie mani il mio corpo sar spezzato dai miei nemici e come questo pane mangiato stasera sar il vostro nutrimento fino a domani, il mio corpo, che offrir nella morte a tutti gh uomini, sazier la fame di quelli che credono in me fino al giorno m cui
il
saranno aperti
granai
stenninati
del
del
Regno
sarete
come
Padre ritrovato.
:
Non
vi lascio
io sar presente,
d'una presenza mistica ma reale, in ogni particella di pane che mi sar consacrata e questo pane sar nutrimento necessario per l'anime e s'avverer, in questo modo, la mia
fino alla
consumazione
dell'uomo,
sentito
dei secoli.
lievito,
pani senza
tatti
mano
d'acqua
gran, questi
le
l'ardore del
forno e che
tito
e che
sia
il il
mie mani, non ancora fredde, hanno sparmio amore ha trasmutato nella mia carne,
perch
In
verit
il
pan buono
Tante
e Vi
la
perta
volte
dalla
l'avete
corteccia
avvampata
crocchiante.
poveri,
vita.
dovrete
mendicarlo
i
nome mio
che
i
per
tutta
\
la
saranno
tozzi
muffiti
cani
le
rifiutano,
i
seccherelli
i
croste che
bambini ed
PRENDETE, MANGIATE
vecchi,
377
sullo scalino del
focolare.
Ma
il
pallido
forti
viso
dei
della povert.
ma-
scelle
Non
perderete
Ma
vi
ama, trasmutare
voi.,
per
come
Dacci
vostro vero pane di mio corpo. Chiunque manger il mio corpo, che ogni mattina, per innumerevoli secoli, si tramuter in bocconi innmnerevoli di pane transustanziato, non avi mai fame. Chiunque lo rifiuter non sar mai sazio in eterno. E appena ebbero mangiato l'agnello col pane e coll'erbe amare Ges riemp, per la terza volta, la coppa
nostro
pane quotidiano.
Il
il
(omune
e la porse al pi vicino
tutti,
il
Il
Bevetene
perch questo
il
mio sangue,
il
sudore,
Uhvi
non
ancora
gocciato dai
Ma
il
suo desiderio di
dar vita colla sua vita, di ricomprare col suo patire tutto
il
dolore
del
mondo,
di
trasmettere almeno
una parte
immediati
questo desi-
ama
tal-
mente
da ora suppone finita l' immolazione e possibile il dono. Se il pane il corpo, il sangue , in un certo senso, l'anima, a Non mangiate la carne con
forte che
fiji
il
suo sangue
aveva detto
il
Signore a
378
PRENDETE
MANGIATE
No. Col sangue, che rappresenta visibilmente la vita, il Dio d' bramo e di Giacobbe aveva stabilito il patto col popolo di sua propriet. Quando Mos ebbe ricevuto
la
met
del
sangue
Allora
lo raccolse nei
Mos prese quel sangue, e lo sparse sopra il popolo e disse E^co il sangue del patto che il Signore ha fatto
:
con
voi,
Ma dopo un
ziato,
esperimento
di secoli
il
D sangue
sangue,
il
Un
altro
patto
nuovo
per
spergiura.
tentato di rispiru^ere
La
li
pioggia
ia
su Sodoma,
schiavit
atterriti
dell' Egitto,
fame
del
Deserto
avevano
senza riformarli
Ora
umano
un popolo, parla sul Ma Ges non salva soltanto il suo popolo, s tutti popoli e non scrive la legge suha pietra ma nei cuori e la sua terra promessa non un paese di grasse pasture e di
i
;
vigne dai
prandi grappoh
ma
un
regno
di
santit
e Ges risuscita morti i Mos cangia l'acqua in sangue e Ges, dopo aver cambiato l'acqua in vino nel banchetto di nozze, cambia
d'eterna gioia
;
il
morte
Mos muore,
sazio d'anni
PRENDETE, MANGIATE
e
d
379
dalla
di
gloria,
gente,
glorificato
g' insulti
sua
coloro
che
ama. B sangue
di
dei giovenchi,
ter-
restri,
D Nuovo Patto
lui
co-
il
proprio sangue
e la propria
amma.
il
Questo
per
mio sangue,
Non
ai
Dodici
soli
che son
l:
essi
rappresentano,
suoi
occhi,
vive in quel
tempo
sangue
e tutta
D sangue
che sparger
domani
chie
macnon potranno mai cancellare. Ma. quel sangue la figura d'un 'anima che tutta s' offerta e abbandonata per rendere l'amme chiuse nei corpi degh uomini simili a lei che s' data a quelli 1' hanno chiesta e a quelli che l' hanno sfuggita, che
schietto e ardente, che
raggrumer
cristiane
sulla croce in
che
tutte
le^
lacrime
che r hanno maledetta. Questo battesimo di sangue, che viene dopo il battesimo d'acqua di Giovanni, dopo li
battesimo
battesimo
battesimo
a quello
sar
di
di di di
lagrime
sputi
della
dei
donna
e
di
Betania,
dopo
il
Giudei
dei
Romani,
la
questo
rossura,
sua
del
Fuoco, e
mescolato
il
lacnme che
ai
le
sopra
cadavere insanguinato,
il
il
simo che
giorno
tradito insegna
il
suoi
il
traditori
Vi ho spezzato
al
pane
Padre
come
sar
spezzato domani U
mio
380
PRENDETE, MANGIATE
corpo ed ora vi offro il mio sangue in questo vino che bevo per l'ultima volta sulla terra. Se farete sempre quememoria di me non sentirete mai pi gli stimoli sto della fame e della sete. Ottima tra le vivande il pane di grano e tra le bevande il vino ddl'uva ma il pane e il vino che vi ho dato stasera vi sfameranno e vi disseteranno finch vivTete, per virt del mio sacrificio e di quell'amore che mi fa cercare la morte e che regna al
di l della morte.
pane
coraggio
il
Per
il
membra
sta nel
pane, e
briare
gli
uomini perch
le
si
pane
deve ingagliardire
senza stanchezza.
rafforza la carne
D ma
pane che
l'anima e
l'
distribisce
il
il
Cristo
non
inghiottito
di cui
ha fatto comspar-
mercio,
gere,
ch'egli
aiuter a
ma non
sua indi
famia,
buttarsi
in
lui
terra,
piangente,
il
ai
piedi
chi
ri-
Allora
:
solo
amico che
di
sia
Io
vi
dico in
verit che
uno
voi
mi
tradir.
Gb
agli
sbirn
Cajafa
ma non
di
viso
PRENDETE, MANGIATE
di
381
veder nel
compagno
la lividezza
:
che accusa
tutti,
un dopo l'altro, domandano Son io ? Son forse io ? Anche Giuda riesce, nascondendo sotto
l'apparenze
confusione,
a trai
hiori
voce
Son
Ma
Ges,
che
e
domam
si
non
si
difender,
ripetere,
neppur accusare
pi precise,
contenta
:
di
l'accorata profezia
Colui
me
la
mano
piatto
quello
mi
tradir.
E
nella
poich
guardavano ancora
fsso,
sospesi
:
La mano
l'uso
di colui
aggiunse altro.
antico,
Ma
la
riempita, per
seguir
fino al-
l'ultimo
l'
inno,
liturgia
salmisti,
Ges ripeteva le forti parole dei che sono come una profetica orazione funebre
pasquale.
:
prima della sepoltura L' Eterno per me non ho paura che mi posson mai fare gli uomini ?... M'avevano attorniato come pecsi sono spenti come un fuoco di pruni ... Io non chie morr, no, ma vivr.... L' Etemo mi lia gastigato severamente ma non mi ha dato in bala della morte. Apritemi
;
;
le
l'
porte
della
!.,.
giustizia eh' io
Eterno
La
la
dell'altare.
..
La vittima
era pronta e
un
382
di ferro,
PRENDETE. MANGIATE
avrebbero visto
il
giorno dopo
gli
abitanti di Ge-
rusalemme.
tesero,
Ma
le
non
indei
forse,
funeste,
le
trionfanti,
vecchi cantici.
Finito
l'
Giuda, appena
seguirono,
Undici rimasti
senza
far
parola,
il
come
ABBA, PADRE
TjTTiT
C'era lass
un orto
i
un Frantoio che
i
gli
dava
il
nome
Ges
le notti,
suoi, sia
che
puzzi e
rumon
della citt
grande des-
campagne, o avessero paura d'esser presi a tradimento in mezzo alle case dei nemici. Appena arrivati Ges disse a' Discepoli Sedete qui, intanto che io andr l a pregare. Ma era talmente accorato ed ansioso che non seppe star solo. Chiam tre che megho amava Simone Pietra, Jacopo e Giovanni. E quando furono in disparte dagli altri a cominci a dar segno di tristezza e d'angoscia . L'anima mia triste fino alla morte rimanete qui e veghate con me.
:
Se
gli
rispondessero,
cosa
gli
rispondessero,
colle
nessuno
che vengon dal cuore quando si soffre del soffrir dell'amato perch s'allontan anche da loro e and pi lontano,
lo
sa.
Ma non
dovettero
confortarlo
parole
solo,
a pregare,
i
Piega
il
e prega cosi
s'
Abba
padre
ogni cosa
passi
ti
possibile.
Padre mio,
possibile,
quest'ora
via
da me.
Ora
solo in faccia a
sua
384
debolezza.
di
ABBA, PADRE
anche uomo,
alla
si
fine,
sangue,
uomo che
respira e
suo sangue
seconda tentazione. Secondo la parola dell'Evandopo che Satana fu sconfitto, nel Deserto, lo lasci per qualche tempo 0. L' ha lasciato fino a questo momento. Ora, in questo nuovo Deserto, in questa tenebra dove Gres solo, spaventosamente solo, pi solo che nel Deserto, dove le bestie feroci lo servivano e ora, invece, le fiere dotte e cappate son vicine ma per
la
gelista
sbranarlo
in questo
gli
:
prodigi
coli 'esca
della
potenza.
Ora
ricorre
contrario
debolezza.
Cristo
che
cominciava,
il
amore, non si pieg. Ma il Cristo che sta per finire, abbandonato dai pi cari, tradito dal discepolo, ricercato dai nemici, sar vinto dalla paura se non lo vinse la Cupidigia
Ma egli sa che deve morire, sa che necessan amente deve morire, ch' venuto per morire, per dare colla sua morte la vita, per confermare colla morte la verit della pi grande vita annunziata; non ha fatto nulla per non
morire,
suoi,
ha
per
volontanamente accettato
gli
di
monre
lo
per
per
tutti
cono-
scono,
nati
;
quelli
che l'odiano,
agli
ha predetto
amici
la
loro le
Il
al
Padre che
il
calice
sia
ABBA, PADRE
che
sulla
la
385
scritto
le
Ha
l'
sue parole
;
polvere
piazza e
ha
le
sua verit
deve restare per sempre sulla terra, e in modo che nessuno possa mai dimenticarla, deve scriverla col sangue,
perch
della
secoli
le
verit
son dal
si
sangue
degli
soltanto
le
col
sangue
delle nostre
terra,
vene
le
possono scrivere
i
perch
passi
uomini e
sul
pioggie del
non
e
scoloriscano.del
La Croce
la conclusione ri-
gorosa
necessaria
discorso
Monte
Chi
porta
l'Amore in bala dell'odio e non si vince l'odio che acil cettando la condanna. Perch tutto si deve pagare pi del male; il massimo eh' l'amore, bene e bene,
:
con
quello
:
eh '
il
male massimo
disposizione
degli
uomini
l'assassinio.
Ma
Se
la
pre-
saputa
fine
del
suo
in
corpo
l'avesse
salvarsi
e
davvero
?
atterrito
tempo per
di
Da
gli
pi giorni
non
ai
mancava
il
sottrarsi
Bastava ch'egh prendesse, iolo o coi pi fedeli, la strada che va al Giordano e ripaasse per cammini fuori di mano, attraverso la Perea, iella Tetrarchia di Fihppo, dove s'era gi rifugiato poco
addentarlo.
)rima,
:i
per
evitare
il
maltalento
d'Antipa.
La
polizia
morte
con
gli
II
suo, guar-
ato
la
Ino suicidio
27
Storia di Cristo
^86
ABBA, PADRK
degb eroi antichi che ricorrevano alla spada d'un amico o d'uno schiavo. Ormai la sua verit l'aveva detta ed era necessario solamente associarla, perch se ne rammentassero in eterno, alla
menticabile
terribilit
quel sangue,
come un
i
discepoli. avrebbe svegliato per sempre anche Ma se il calice che Gres vorrebbe allontanare da s non il terrore della morte che altro pu essere ? Il tradimento del discepolo che sfam quella sera stessa col
corpo e disset colla sua anima ? O il pressano rinnegamento dell'altro discepolo nel quale, dopo il grido di Cesarea, aveva riposto la maggiore speranza ? l'abbandono di tutti gU altri, che fuggiranno come agnelsuo
li il
il
ha ghermito la madre r dolore del pi vasto rinnegamento, del rifiuto di tutto uo popolo, del popolo che lo gener ed ora lo sprespauriti
appena
il
lupo
gia
come un
?
figlio
dello
il
sangue
di colui
sua fronte
la
Oppure ha
gilia,
nell'ultimo
buio di
figli
quella vipili
lon-
tani
sioni
nel
tempo,
lo
smarrimento
di
loro,
martori,
le stragi, e,
appena giunta
lo
di
gli
quelli
moltitudini,
chiese,
i
scismi
irreparabili,
smembramento
eretica,
profeti,
il
delle
vaneggiamenti
sette,
le
della
superbia
dei
falsi
le
dilagare
delle
confusioni
le
improntitudini
dei
gli
riformatori ribellanti,
dissolutezze di quelli
gesti
che
e parole,
bandono
domimo
di
nuovi
ABBA. PADRE
387
il
suo
insegnamento,
di
l'
incomprensione
delle
sue
dei
parole
sottiliz-
quando cadranno
za tori,
dell'
nelle
mani
dei
caviUosi,
di
visionari,
dei
numeratori
sillabe,
pesatori
imponderabile,
e
scompartitori
dell' inseparabile,
che
cose
sventrano
sminuzzano,
con boria
?
dottorale,
le
insomma, non sarebbe il proprio male ma altri commetteranno, quelli vivi e prossimi quelli non nati e lontani. Non chiederebbe dunque al Padre la commutazione della sua morte ma la salvezza
calice,
quello che
gli
lei Io
K>no di credere in lui. La sua tristezza sarebbe d'amore 1 non di paura. Ma nessuno sapr forse mai il significato vero delle parole che il Figlio indirizza al Padre, nella solitudine
nera degli Ulivi
Un
il
grande cristiano
il
di
Francia ha chiadi
mato
il
Mistero
Ges.
Il
;
Misteio di Giuda
umano
SUDORE
SANGUE
Vfm
per ntrovare quand'ebbe pregato torn indietro,
Ma i tre s'erano addoi discepoli che forse l'aspettavano. avvoltolati alla meglio n< mentati. Accovacciati in terra, fedeli, i prescelt i manteUi. Pietro, Jacopo e Giovanni,
apprension
sonno. Le oscure s'eran lasciati vincere dal oppre di questi ultimi giorm. 1 le commozioni replicate tant parole accompagnata da siva malinconia della cena,
gravi,
li avevan piomba da presentimenti cos luttuosi, somiglia piuttosto al torpoi in queU'accasdamento che
che
Maestro
nel
chi
risentir
dentro
di
j;
l'accento
li
quella voce
vegUar con me neppu non cadere in tentazioi un'ora ? VegUate e pregate per la carne debole. perch lo spirito pronto ma parole ? Risposero, vi Udirono, fra il sonno, quelle che n agli occhi infruscati, gognosi. portando le mani notte della ? Ce apportavano neanche il vago lucore
chiama
Non
del risvegho. ali potevan rispondere, nel soprassalto pi? quieto che non dormir mai angosciato che rn Ges s'allontana di nuovo, pi messo in guardii tentazione contro la quale ha
Quella
dormenti
t soltanto in loro o
anche in
lui
gli
a ten
lo
one
di
fuggire
Di rinnegare, come
altn
nm
SUDORE E SANGUE
gheranno, s stesso
fai
?
38^
la
propria
di
chiedere
il
Ora (jcs
solitudine
finito.
di
nuovo
solo,
assoluta che somiglia la desolazione dell' inFino ad ora poteva credere che l vicino veglias-
sero
gli
amici
pi amati.
Anche
loro,
sazi
di
pena,
r hanno abbandonato
narlo col corpo.
coU'anima,
innanzi
di
abbando-
L' hanno lasciato solo. Non hanno saputo concedergli peppur l'ultima grazia che chiede, loro che tanto hanno Ricevuto. In contraccambio del suo sangue e della sua
j
una cosa sola che resistessero al sonno. Ma non ottenuto neppur questo poco. Eppure soffre e comitte, in quel momento, anche per loro che dormono. dette tutto s stesso non otterr nulla. In questa iftotte di reiezione ogni domanda respinta. N il Padre
to
:
^esaudisce n
I
gli
uomini.
s'
:^
Anche Satana
soli,
gli
ap-
come
Ogni
inalzano sopra a
tutti.
tutti,
eroe
tati,
sempre
il
solo desto in
un mondo
nave,
di
addormensohtu-
dine
pilota che
veglia sulla
nella
e della notte,
di
Ges
)re
l'ora,
pi solo
[naono intorno
a lui. Dorme la citt che dilata il suo biantagliato d'ombre, di l dal Cedron e dorme a quel;
in tutte
'e
citt,
in tutte
le
case del
mondo,
il
la
[sieca scliiatta
degli effmeri.
la
Vegha
soltanto, a quell'ora,
la
chiamata
dell'uomo,
ladro
390
SUDORE E SANGUE
mano
sul
manico
del coltello
fosse.
un filosofo che sta cercando se Dio non Ma non dormono, quella notte, i capi dei
giudei e
dovrebbero difendere Ges, che poconsolarlo, quelli che dicon d'amarlo e trebbero, almeno, che a modo loro, a momenti, l'aman davvero, son distesi
nel
sopore.
Ma non dormono
quelli
che l'od.ano,
quelli
momento,
Giuda.
il
per sentirsi
meno
a pregare suo Padre e vorrebbero salire ancora una volta sulle labbra le parole d' implorazione. Lo sforzo
per ricacciarle indietro,
essere
il
conflitto che
sommuove
il
suo
perch
Ueta quel
lo
sforzo
mente
nito,
la vittoria.
ma
vince.
ha sopraffatto anche una volta la carne ma il corpo ormai solamente im tronco che sanguina e si disf. La tensione dell'estremo contrasto ha violentato fin nelle radici la sua parte terrestre e suda come se avesse compiuto una fatica insostenibile. Suda per tutta la persona ma non soltanto di quel sudore che scende dalle tempie dell' uomo che cammina nel sole o lavora nel smania nella febbre. Il sangue che ha promesso campo agli uomini comincia a versarlo sull'erba del Monte degli Ulivi. Grosse goccie di sangue commiste al sudore cadono sulla terra come una prima offerta della carne sot-
Lo
spirito
tomessa.
il
principio
della
liberazione,
il
quasi sfogo e
sollievo di
maggior gravame
dell'espiazione.
SUDORE E SANGUE
391
passi
Padre mio, se non possibile che questo calice da me senza che lo beva sia fatta la tua volont.
voglio io
Non come
ma come
:
tu vuoi
abdica
la volont
ch'
l'
individuo
l'universale.
Non pi un uomo ma 1' Uomo 1' Uomo vogUo quello con Dio, una cosa sola con Dio tutt'uno ormai certa morte che vuoi. La sua rivincita sulla perch non pu morire chi s' india nell' Eterno, o Chi vuol salvare la sua vita, la perder e chi la perde l'ac
quister
Si
rialza
da
terra,
discepoli.
A
.1
'
Este-
nuati
dall'accasciamento
li
tre
ridormivano.
chiama
ha trovato
ma come dell' Uomo
Ma
si
questa
una consolazione
butta an
dell'annullamento
Non come
di
voglio io
tu vuoi.
Questi
gli
chiedeva
diceva
dei
soddisfare
le
bio
di
canti
r orante
d'offerte.
voglio la salute,
forza,
il
la
floridezza
Ma
rovesciatore, ecco,
venuto e capovolge
piace a
la
la
volgare preghiera.
Non
quel che
Sia fatta
me
sia fatto
ma
tua volont in
dell'
cielo
come
in terra
Soltanto nella
subordinata
delle
Uomo,
la
nella convergenza e
due volont,
beatitudine.
mano
ai
393
figge,
SUDORE E SANGUE
come una
iCgno
?
Se credo al Padre come Padre so che mi ama pi eh' io non possa amarmi e che conosce pi eh' io non possa sapere. Dunque non pu volere che il mio bene, anche se quel bene, aUa vista umana, il pi orrido tra i mali, ed io vogho il mio bene vero se voglio
pezzi di
ci che
il Padre vuole. Se la sua pazza inimmaginabilmente pi savia della nostra sapienza il martirio dato
da
lui
sar
cere terrestre.
Che
mano
Cristo
tento di
dormano, che tutti gh uomini dornon pi solo. contento di patire, conmorire; ha trovato nel martellamento dell'agonia
discepoli
l'orecchio, quasi
i
la sua pace.
Ora pu tender
passi di
il
Giuda che
sale.
Ma dopo
la
qualche istante
gli
piante
che orlano
appaono
che
servitori
degli
assassini
salgono dietro
l'
Iscariota.
li
Ges si raccosta ai discepoli che dormono sempre e chiama con voce sicura ecco, Ecco, l'ora giunta, Levatevi, andiamo colui che mi tradisce vicino. Gli altri otto, che dormivan pi lontano, son gi desti al rumore ma non hanno il tempo di rispondere al Maela torma sopragstro perch, mentre ancora parla
:
giunta e
si
ferma.
il
e rosica
intomo
spazzini
di
al
Tempio,
portieri
rabberciati
alla
peggio in guerrieri
hanno
preso, invece
>
scope e chiavi,
dicono
gli
sole. I Profeti fanno paura, anche razzamagha subalterna. Questo armento raccoghticcio venuto su con torce
si
e lanterne, quasi
pallidi
II
Il
visi
dei
mo-
par che
tremino.
volto di
'^Cristo,
macolato
protende
di
al
sangue rappreso
bacio
ma
pi luminoso dei
lumi,
Amico, che sei venuto a fare ? Tradisci il Figliolo con un bacio ? Tu lo sai quel che venne a fare, e sai che quel bado il primo dei tormenti e il pi duro a sopportare. Quel bacio il segnale per gli sbirri che non conoscono le fatdell'
si
dell' Iscariota.
Uomo
tezze del
dehnquente
pigliatelo e
il
aveva detto
tempo,
il
mer-
vano
bile
ma
quel
bado
di
nello, stesso
pi orri-
msozzamento
le
nell'
inferno
della terra,
394
tume romano,
e la
meno insopportabiU
mangi
di quel bacio,
che
bicchiere, che
nel suo
medesimo
al
Avuto
il
segno
pi ardimentosi s'accostano
ne-
Ges Nazzareno. Son io. E appena ebbe detto Son "o , fosse lo squillo della voce sicura o il lampo degli occhi divini, i cani indietreggiano. Ma Ges pensa, anche in quel momento, alla
salvezza dei suoi
:
Chi cercate
io,
se
dunque cercate me
la-
sciate
andare
sbirri,
quelli
Nello
degli
dallo
momento, profittando della confusione Simone riavutosi a un tratto dal sonno e spavento, d mano a una spada e taglia di netto
stesso
un orecchio a Malco,
giurato che
lui solo,
servitore di Cajafa.
:
Pietro, quella
la cena aveva qualunque cosa accadesse non avrebbe nell'orto, s'addormenta e non c' verso
dopo
sore sanguinario; e
tenero desto; ora s'improvvisa, tardivamente, difenun po' pi tardi, negher di aver coil
nosciuto
suo Maestro.
L'atto
rifiutato
intempestivo ed assurdo
:
di
Simone
subito
alla
ice
da Cristo Riponi la tua spada nel fodero chi mette mano spada perir di spada Rifiuter forse di bere il cache il Padre mi ha dato ?
porge
le
mani
ai
mamgoldi pi
prossimi, che
s'af-
395
il
come se fossi un ladro. Eppure ogni giorno sedevo nel Tempio ad insegnare e non mi avete messe le mani addosso
;
ma
il
po-
mondo
Ma
il
breve tempo,
come
sole, in
un meriggio
di luglio,
nano verso
beccai
fessa
girono
porgeva le mani per esser legato il Salvatore era impotente a salvar s stesso. Che dovevan fare ? Sparire, che anche a loro non toccasse
vece di
;
vagheggiavano
volte,
ma
corte di CajaCa.
miva
vani,
Il
ma
si
riac-
Le
mancia, non
si
degnano
di rispondere.
s'
incammi-
la scesa,
il
menano
tutti i discepoli l'abbandonarono e fugMatteo . l Maestro proibiva ogni difesa il Messia, in;
manzo
mattatoio,
Allora
come
con-
fulminare
nemici,
il
giorno prima
di spodestare
ma
che ora,
alle
al luccichio dei
loro
fantasie stra-
soli
seguirono;
ritroveremo nella
come
tutti
gio-
non
volle perder
tempo a
vestirsi
e involtato in
Gli
tempo a scappare,
lo
acciuffarono
ma
il
giovane, svoltosi
mani
e se ne fugg ignudo.
Non
s'
mai saputo
misterioso
sve-
gliato che
notte ctome
improvvisamente n'era
Forse
il
giovane
il
Marco
fatto
lo stesso
e se fosse lui si
nacque nell'animo
inlatti
divent,
il
HANAN
In poco tempo
lazzo di
il
malfattore fu accompagnato
il
al
il
pa-
genero suo,
gran
tita che SI sperava d'aver in mano, la mattina presto, il bestemmiatore, molti dei giudici eran sempre a letto e non era possibile cominciar subito il processo. La fretta
per non dar tempo al commuoversi e a Pilato di riflettere, era grandissima nei capi. Ma non si Jascian sopraffare dal sonno soltanto difensori del giusto bens anche g' imprenditori dell' ingiusto. Furon mandate alcune deUe guardie ch'eran tornate dal Monte degli Ulivi a svegliare i magdi
finir
popolo
di
giorenti
degli
Scribi e degli
il
il
profeta.
Hanan,
sett'anni
sommo
sempre il vero Primate della Cliiesa giudea. Sadduceo, capo d'una delle pi invadenti e opulente tamiglie del
della
patriziato ecclesiastico,
sua
casta
per
l'interposta
persona
del
genero.
sacerdoti
Cinque
figlioli
<^uoi
furono,
m
lui
seguito, sonimi
un
di r;o<?toro,
il
anche
Hanan
di
Ksar pidare
Jacopo,
89^
HANAN
Ges vien condotto dinanzi a
lui.
si
la
prima volta
ora dinanzi
capin-
testa, accusato e
non pi accusatore.
:
il
primo interrolo
Quattro autorit
inquisiranno
due potenti del Tempio, Hanan e Cajafa, e due potenti della Terra, Antipa e Pilato. Colla prima domanda Hanan vuol sapere da Ges quali sono i suoi discepoli. Al vecchio prete politico, che non d peso, come tutti i Sadducei, alle bubbole mespoche ore
sianiche,
preme conoscere
il
nuovo
a che punto ha preso possesso l'ulcera sediziosa. Ma Ges lo guarda senza rispondere. Come ha potuto pensare, il rivendugliolo di colombe, che Ges possa tradire quelli che r hanno tradito ?
Allora
gli
il
suo ammaestra
lui
;
rispondere
ho sempre insegnato nelle sinagoghe e nel tempio dove s'adunan tutti i Giudei, e non ho detto niente in segreto. Perch interroghi me ? Interroga quelli che mi hanno udito, su loro lo sanno bene cosa ho detto. quel che ho detto
Io ho parlato
apertamente
al
mondo
la verit :
ai
talvolta,
Ges non esoterico anche se ha detto discepoli, parole che non ha ripetuto sulle
;
piazze,
li
sui
tetti
quel che ha
Ma Hanan
muso a una
giudizio giusto,
ac-
canto all'accusato
Cos rispondi al
sommo
sacerdote
HANAN
Il
399
il
ceffone
del
famulo manesco
fin
principio
sulla
degli
spregi
il
Croce
Ma
si
Il
ma
mi percuoti
cialtrone, confuso
re-
plicare.
Hanan comincia
di levarlo di
non
la
un avventuriero dozzinale
mezzo.
bramosia
manda
IL
CANTO_DEL GALLO
LU
Due
vilt e
soli,
tra
gli
avevan seguito
le
dei
il
muri,
Simone
di
Giona
Ges
ma Simone
e
momento
pi vergognoso o pauroso
ritto,
non
volle
entrare
rimase,
Allora,
dopo qualche momento, Giovanni, non vedendo il compagno e desiderando, forse, di averlo accanto per conforto
difesa,
usc
e,
fece entrare
lo
anche
:
lui.
Ma
donna
riconobbe
Non
sei
?
anche tu
dei
discepoli di
quell'uomo che
hanno preso
Io
Ma
non
non so
diro.
conosco.
E
che
i
avevano acceso
bench
Ma
la
donna non
si
I
Anche
egli
tu,
disse,
eri
di
IL
4OZ
La
gli
Ti dico che
non
conosco.
il
ma
calorose dene*
:
gazioxii,
la
tua parlata
d a conoscere.
spergiurare
di
no
ma un
altro,
,,
ho visto nell'orto con lui ? Ma Pietro, ormai invescato nelle bugie, ricominci a pestare che lo sbaghavano con un altro e che non eia
t'
Non
degli amici
I
di
quell'uomo.
In quel medesimo
die,
.
momento Ges,
il
colloquio
con Haiian.
le
Simone
e lo guard.
gh occhi addosso
tore
quegli occhi ne' quah il rinnegaaveva pur saputo scorgere un giorno il lampeggiamento della divinit un istante solo lo guard con quegli occhi ch'eran pi incomportabiU nella dolcezza che nello sdegno. E quello sguardo fer per sempre il povero cuore convulso del pescatore e fino alla morte
Un
attimo
solo gli
fiss
e dolorose
;
posate
occhi
in
quella
notte di spaventi
quegli
Anche
tu,
che
il
sei
stato
il
fece sperare
di
pi,
il
pi duro
ma
il
pi infocabile,
il
pi ignorante
stesso
ma
il mio vero nome, anmie parole e mi hai baciato ante volte con quella stessa bocca che dice di non cono-
Storia di Cristo.
il
402
seenni, anche tu
IL
Simon
mi rinne
I
preparano a uccidermi
Avev
ma
me
secondo
fatto
gli
gli
uomin
altri,
Tu
non
come hanno
il
non
ti
veda
pi
rifatto
sei qui;
la
non
venuto coi miei nemici ma non ha negato di conoscerm Simone, Simone, t'avevo pur detto che mi avresti lasciat
come gh
chi
ti
altri
ma
ora
sei
pi crudele degli
io sto per
altri.
Io
ti
gi perdonato nel
mio cuore,
morire e perdon
mi fa morire e perdono anche a te, e ti amo com ho amato sempre, ma potrai tu perdonare a te stesso Simone, sotto il peso di quello sguardo, aveva abbai sato il capo, e il cuore gli sbatteva dentro il petto com
un carcerato furibondo, n avrebbe potuto tirar fuoi dalla gola un altro no. Un cociore insopportabile gli bri clava il viso stravolto, come se invece del braciere avess
vicino la bocca della Geenna.
Uno struggimento
di pas
sione e di rimorso,
gli
un consumo
intollerabile lo disfaceva
consumasse nelle fiamme. Aveva detti un minuto fa di non aver mai conosciuto Ges ma or gli pareva davvero di conoscerlo in quel momento pe la prima volta come se quegU occhi l'avessero trapas sato col fulgore d'una spada d'arcangelo. Riusc con pena ad alzarsi e s'avvi, ciampicando, allj
tutta la persona
porta.
Appena
fuori,
nella
puscolo, un gallo
ontano ca.it
Quel canto
ilare e bai
IL
4O3
da un incubo. Come
in
ricordo improvviso di
un discorso udito
le
un'altra vita,
come
il
ritorno alla
il
lago
campagne, come una voce da tanto tempo dimene ticata che illumina una vita come un lampo la notte. Allora si pot vedere, nell'incertezza dell'albore, un uomo che andava via come un ubriaco, col capo nascosto nel
mantello,
disperato.
e
le
spalle
scosse dai
singhiozzi
d'un pianto
pian-
ti
la grazia di
il
tuo fratello
traditore,
la
morte
colui
tua povera
liberatore
rinnegheranno
riscatto
il
loro
non pagheranno
Piangi per tutti
tutti
gli
apostati, per
te,
rinnegatori, per
che ha fatto S
di
mone
Quanti di
nati
nella Chiesa
il
Cristo,
suo
ginocchi davanti al suo viso lornome, e aver piegato dato di sangue, non abbiamo detto, per paura d'un sorNon r ho mai conosciuto? riso
:
Almeno
il
tu,
versi tutte le
E
la
giorni
il
che
il
Risuscitato
ti
pianto
LA VESTEJTRACCIATA
LXAll
un sopransoprannome di Simone vuol dire, cio, Pietra. Tra queste due Pietre preso, in quell'alba di venerd, il Figlio dell' Uomo. Simone Pietra figura gli amici pavidi che non sanno salvarlo GiuIl
vero
nome
nome ed
seppe Pietra
dere. Fra
il
tra
il
rinnegamento di Simone e l'odio di Giuseppe capo della Chiesa moritura e il capo della Cliiesa
come
il
grane
Hanan
e tutta la
di regola,
stummia fumosa
dell'alte classi.
Era composto,
Scribi, ventitr
al-
Ma
qualcuno, quel
il
giorno,
di
mancava
timore
subbugli che
il
dispetto contro
il
bestemmiatore, quei
il
neppure per discolparlo a viso aperto tra questi, dicerto, Nicodemo, il discepolo notturno e Giuseppe d'Arimatea, il pio seppelHtore. Ma di presenti ce n'era davanzo per ratificare con una ciurmatura di legalit il decreto di omicidio gi scritto nei cuori di tutti. Ai delegati del Tempio, della
dannarlo
ma
LA VESTE STRACCIATA
Scuola e del Banco pareva mill'anni che venisse
il
405
mo-
mento
folta
La grande stanza del Consigl.o, gi dava l' immagine d'un canile di spettn. le fiamme ranS'affacciava peritoso il giorno nuovo ciate delle torciere lingueggiavano appena nello scialbume della primalba. In quella sinistra mezzombra aspettavano
tenza di vendetta.
di
gente,
Giudici
vecchi,
massicci,
nasuti,
arcigni,
cipigliosi,
le
chiusi nei
manti bianchi,
le teste
coperte da un panno,
barbe carezzate
semicerchio, parevano
un
Il
ba-
mano, dalla bassa domesticit della casa. Ma era densa e pesa come se non d fossero soltanto
vivi.
ai
di
polsi,
fu spinto
in mezzo a codesto canile come si spingeva il condannato ad bestias negh anfiteatri imperiali. Hanan, un po' scosso dalla prima risposta dell'eresiarca, aveva racimolato in fretta e furia, nel gentame l presente, alcuni falsi te-
ci
fosse bisogno,
ogm
del
even-
difesa.
D simulacro
giudizio
cominci colla chiama di codesti referendari imboccati. i Due si fecero avanti che giurarono d'avergli inteso * dire queste parole Posso distruggere questo Tempio, fatto da man d'uomo, e in tre gioiir: ne riedificher un altro che non sar fatto da mano d'uomo.
:
<
L'accusa, per
sacrilegio
e
tempi
ft
di
bestemmia.
pensiero
iei
Perch
suo
Tempio
di
il
Gerusa-
lemme,
nei
mantenuti, era
domiciho
il
Tempio
406
LA VESTE STRACCIATA
il
il
pa-
drone di tutti i Giudei. Ma quelle parole Ges non l'aveva mai dette o, almeno, non in quella forma e con quel significato.
Aveva
Tempio non
ma non
E
tre
faceva
parte
figura,
d'un altro
discorso,
nel
quale
aveva parlato, in
vero che
e
i
Tant'
falsi
una
badavano a contrastare sicch sarebbe bastata di Ges per confonderli e ridurli al muro. Ma Ges taceva. Il Gran Prete non poteva sopportare quel silenzio e,
ferite
replica
Non
?
rispondi tu nulla
tro di te
Ma Ges non
silenzi
di
rispose nulla.
rale
suoi
Hanan, tace ora all'apostrofe di Cajafa e tacer con Antipa e con Pilato. Le cose ch'egli potrebbe dire V ha dette migliaia di volte l'altre che potrebbe rispondere non le capirebgiudici.
Ha
domanda
di
bero o servirebbero
per addentarlo.
Le verit sovrumane sono, per loro natura, ineffabili e se un'ombra se ne pu dare per volont d'amore non la ricevono che i disposti i quali hanno digi un adombramento di quell'ombra, e anche a costoro arriva piuttosto
per
virt dei
il
ma guarda
dica
giudia. In un
LA VESTE STRACCIATA
407
timo Ognuno pesato e condannato da quello sguardo che va diritto all'anima. Son dunque degne, quell'anime
tarlite e
nulle
magagnate, anime di scarto e malvenute, anime quando non sono ulcerose e cadaverose, sarebbero mai degne d'ascoltare le sue parole ? Potr mai, per un prodigio impensabile d'abiezione, umiliarsi fino al punto
giustificarsi
di
dinanzi a loro
fare
il
Lo poteva
figliolo
della
levatrice,
il
il
camuso
settuage-
d'Atene
nario discettatore,
gli
artieri
gli
declamare
piano
una
ad usura
a padre
ti,
e,
non sazio
di Santippe,
gli
figlioli
era,
famigUa non convenisse, i ben formati giovinetdisposto a morire e seppe con nobile fermezza
in fondo in fondo avrebbe preferito scendere
il
morire,
ma
all'Ade per
cammino
la fine della
placare
tile
giudici rammentando la sua vecchiezza inuammazzarmi, morir presto lo stesso e offr di pagare trenta mine di multa perch lo rimandassero in pace. Ma Cristo al quale, per diminuirlo, tanti postmni Filati hanno voluto paragonare il tanto inferiore Socrate non ha nulla del sofista e dell'avvocato e sdegna, come l'angelo di Dante, gli argomenti umani . Risponde col
1
Cafafa,
inasprito
la
trova finalmente
408
LA VESTE STRACCIATA
Ti scongiuro, per l'Iddio Vivente,
d
il
davvei
di dirci se tu sei
1
Cristo,
lo
figliol
del
Benedetto
o
Finch
sidiosa,
esaminavano
coli 'ordinaria
procedura
di
in-
addossandogli
Vivente,
falsit
chiedendogli
verit
Ma
l'
invocazione
del
del-
Iddio
anche
nella
bocca
infame
Gran
eterno
e,
caverna
Eppure
esita,
Anche
se ve lo dicessi
non mi credereste
e se vi
facessi delle
ma
tutti,
mani un-
ghiate protese
dunque il Cristo, il Figliol d'Iddio ? Ges non pu rinnegare, come ha fatto Simone,
Sei tu
l' ir-
sua morte.
tutti
i
Ha una
responsabilit verso
il
suo popolo
popoli.
chiamato a
faccia, risponde.
Ma
altri
egli
vuole,
a dir forte
lo rifiuta,
Filippo,
e,
che sian
gli
non
anche se
morte
dell'
la
Lo
innanzi vedrete
della
Figliol
sulle
Uomo
Potenza venir
nuvole del
La sua
nunziata.
ha prosulla
lo
circonda ha
Egli
bocca
la
ha protra-
clamato in faccia
segretamente
assassini ci che
aveva confessato
Se l'hanno
suoi pi
amorosi amici.
LA VESTE STRACCIATA
dito
40g
non ha tradito
s stesso e suo
:
ha
Cajafa
trionfa.
prova
alle
Fingendo
un
i
raccapriccio
perch,
come
tutti
Sadducei,
apocalissi e d'altro
Tempio
non
si
si
gridando
E
E
Ha bestemmiato
di
!
Ha bestemmiato
?
abbiam pi
il
testimonianze
Che
dite
?
:
reo di morte
senz'altro
tutti;
esame
si
le-
come bestemmia-
La commedia giuridica
tate
si
chiusa
e le larve
amman-
inamane.
D Gran
strappi ha rimesso una come segni gloriosi d'una battaglia vinta. Non sa che lo stesso giorno si squarcer un panno pi prezioso di quello che ha indosso e non immagina che il suo gesto paurosamente simbohco il riconoscimento d'un'altra condanna. Il sacerdozio che ha lui per capo invalidato e abolito per sempre. I suoi successori saranno mere ap-
Prete
ci
gli
parenze,
sacerdoti
spuri
illegittimi,
fra
pochi
anni
anche
la
sontuosa veste di
marmo
macigno
del santuario
romana
di
recitata dai
padroni comincia
tregenda dei
su-
balterni.
sulla
Mentre i maggiorenti si appartano per consigliarsi maniera di carpire la ratifica del Procuratore e di eseguire speditamente la sentenza nella mattinata stessa,
Ges
lazzo
come
si
buttano
l'
muta
Anche gaglioffi che mangiano gli avanzi del Tempio hanno diritto, come buonamano, a qualche divertimento. L'uomo bestia, quand' certa l' impunit, non conosce pi bel sollazzo
che prese parte alla caccia.
di
questo
sfogarsi contro
l'
inerme,
con maggior
gusto
ac-
quando
cucciata
l'
inerme innocente.
La natura
belluina,
ma
venta tutta
di noi, s'av;
il
viso
di-
venta muso, i denti sono zarme, e quel che son veramente, artigli
;
la
in armonie articolate ma come raglio e rugghio. Se una goccia di sangue rosseggia tutti la voglion leccare; pi inebriante liquore del sangue non c' e tanto pi rinforzante del mosto e tanto pi bello a vedere, cos vermiglio,
dell'acqua di
la
;
Pilato
Ma
tigreria
le
forme
per
del gioco
anche
tigri
ruzzano, anche
fanciulli,
LA FACCIA BENDATA
(luanto arrivano le forze piccine, tigreggiano.
tori,
I
4 II
cattura-
aspettando che
lo
straniero dia
il
morte del pi innocente de' loro fratelli, voglion dare al Si divergiustiziabile una giocosa caparra di supplizio. il permesso di giocare col loro Re, di tratono. Hanno
stullarsi col
loro
tutta la notte
Dio.
Se
lo
meritano,
alla
fine.
Svegli
poi
la
marcia
ti-
ha rimesso
l'orec-
mattina
una
fatica straordinail
Tem-
pio
Ma non
l
li
legato,
suoi
ma
quell'uomo che
guarda
fino
con uno
sguardo
che
al di l delle
ricerca dentro
come
il
raggio d'un
faccia
molesto,
dove un sudore nuovo fa rinvenire le stille di sangue raggrumate sulle guancie, quell'uomo da nulla, quel provinciale senza patroni e difensori, condannato a morte
dal
quel
dei
ladri,
quello
ai
dei
potenti,
che
potenti
hanno consegnato
saturnale,
loro tirapiedi
come im
non
fantoccio di
quell'uomo
li
che
non
parla,
geme,
non
guarda come se avesse piet di loro, come un padre pu guardare un figliolo malato, come un amico guarda l'amico in delirio, queU'uomo ch' il ludibrio di tutti, incute ne' loro animi di cialtroni una mistenosa
piange,
riverenza.
ma
Ma uno
e,
4ia
LA FACCIA BENDATA
le
curante della sua mondizia rituale, non voleva contaminar mani lavate, pronte per la Pasqua, toccando un ne-
mico
saJiva
d' Iddio,
che gi
si
al
par
Ma
c' la
cos' la saliva
mamatsulla
teriato in
un
liquido.
E
tina
rata
dalla
di\nit
prigioniera,
sulla
faccia
trasfigu-
dalla
luce del
sole e
dalla
luce
dell'amore,
Giudei
ricopri-
rono
primo sangue della Passione. razzamaglia dei servi e degli sbirri non si contenta degli sputi e non ha paura di contaminarsi le mani. L'esempio dei principali ha vinto anche la soggezione
il
Ma
la
dello
sguardo
fraterno
dolente
del
condannato.
;
Le
le
quelli
ai
che
escon
di
bocca
come
fiore
di
spino e sfolgo-
rante
dei
come
pavonazzo
flagellati.
mezzo alla frotta mareggiante. A quelli che vomitano addosso il fondo spaventoso dell'anime sconcie Ges non dice parola. Alla guardia che l' ha schiaffeggiato in presenza di Hanan ha risposto chiedendogli di correggerlo se ha sbagliato: a questi ribaldi scatenati non ha nulla da dire. Ma un di loro prende un cencio sudicio, ricopre la faccia sanguinolente e scliiaffeggiata, annodando dietro
traballa in
gli
le
si
vanta d'esser
vediamo
s'
buono a indovinar
chi lo picchia.
LA FACCIA BENDATA
413
del
velata.
Ci
fu,
gli
nell'atto
manigoldo,
la
vi-
piet poich
?
risparmia, almeno,
Oppure
si
gli
tirano
una botta
sulla spalla,
un lembo della veste, gli danno un ficcone nel dorso, una bastochi
chiato
O
?
Cristo,
facci
da profeta
?
che
t'
ha
pic-
Non ha
i
guerre e
Uomo
sulle
mai non indovina un nome tanto facile, una persona tanto vicina ? Che profeta mai questo ? Ha perso la virt tutt'a un tratto o non 1' ha mai avuta ? A quei
le sue storie,
E come
ha potute dare ad intendere, Gerusalemme, che di profeti se n 'intende, e, quando non rigan diritto, li ammazza, racconta Luca a E molte altre cose dicevano contro di lui bestemmiando .
poveri grossoni di galilei
1'
ma
qui siamo a
Ma
muta
il
Cajafa e
servile s'
gli
hanno
fretta e
falso
Re
:
il
benestare alla
sentenza
Sinedrio
i
i
Giudea sotto
il
ius gladii.
scribi
gli
anziani
Ges
avviano verse
palazzo
del
Procuratore
PONZIO PILATO
txW
di
Tiberio
Cesare,
prima
si
del
suo arrivo in
Giudea
il
pu supporre che
perch
il
pileo era
Da
ma
lui
gli
vero che
riferito
da nemici dichiarati, ma ai suoi medesimi padroni perch nel 36 il preside della Siria, Lucio Vitellio, lo mand a Roma per scolparsi presso Tiberio. L' imperatore venne a morte prima che Pilato giungesse alla metropoli ma, secondo
a noia
un'antica tradizione, fu esiliato da Caligola nelle Gallie,
dove
si
uccise.
lui
mostr,
fin
da
principio,
lui,
per quel
allevato
ponelle
serpaio
avvelenante,
d'esser
dome-
un Vicer
inglese
abbonato del a Times , lettore di Stuart Mill o di Shaw. che ha nella sua libreria Byron e Swmburne, ammiratore delle e magnifiche sorti progressive , destinato ad aniniinistraie un pojxDlo cencioso
dell' India,
PONZIO PILATO
sofistico,
affamato e turbolento,
di mitologie,
di
alle prese
di
caste,
di
s,
tro
come
di quegli scet-
della
di pirronismo e
devoti d' Epicuro, un enciclopedista dell'ellenismo, che non credeva pi agli Dei della patria n poteva supporre che un Dio vero esistesse e tanto meno che si potesse
trovare in
quella
plebe
pidocchiosa e superstiziosa, in
mezzo a quel clero fazioso e gelosp, in quella religione che a lui doveva apparire un intrugho barbaro di oracoli
siriani e caldei.
veva
nuova
religione
romana, civica
e politica
come
quella repubbli-
cana, ma tutta accentrata nel culto dell' imperatore II primo conflitto coi Giudei nacque giustappunto da questa religione. Cambiandosi il presidio di Gerusalemme ordin che i soldati entrassero di notte nella citt senza togUer dall' insegne le immagini d'argento del Cesare. La mattina, appena i Giudei se n'accorsero, fu grande l'orrore e il tumulto era la prima volta che i Romani mancavano ai rispetto esteriore che avevan sempre portato alla re:
sudditi palestinesi.
al
il
il
Le
figure del
Cesare
divinizzato,
piantate presso
idolatrica,
ima provocazione
dell'abomina:
paese fu in subbugho
le
Pilato rifiut
gli
fu-
rono
intorno,
il
giorno
notte,
raccomandarsi.
Final-
mente
fece circondare
da
uno
4lO
PONZIO PILATO
Ma
Giudei, invece
chieder
piet,
offrirono
il
collo
a U spade e
Pilato
vinto da quella
Ma
per
il
se
nuovo Procuratore, in Pilato crebbe il dispregio e d'una rivincita. Poco tempo dopo egli introdusse nel palazzo di Erode dove risiedeva quando stava a Gerusalemme delle assicelle votive dedicate air Imperatore. Ma i sacerdoti lo riseppero e di nuovo il
la
voglia
di portar
di
da
lui
volta,
anche questa
il
Giudei
si
appellarono a Tiberio
le
quale
rispose che
rimandassero
tavolette a Cesarea.
ma
la terza
e
riusc di
parecchie migha.
per
pagarlo,
Ma
il
egli
usurp,
del
una
tesoro
che tutti i Giudei sparsi Tempio. Il tesoro era ricco neir impero vi accorrevano a far offerte e le mandavano ma da lontano quando non potevano venire in persona
il
popolo, aizzato da
quando Pilato giunse, per le feste di Pasqua, a Gerusalemme, migliaia di uomini s'addensarono tumultuando intorno al suo palazzo. Ma questa volta egli mand tra la moltitudine una gran quantit di saldati travestiti che, ad un certo punto, cominciarono a tiiai legnate ai pi arrabbiati, sicch in ioco tempo tutti
loro, si
sommosse
sicch
PONZIO PILATO
417
qua
nella
Da non molto tempo era accaduto questo contrasto quando quegli stessi capi sacerdoti che per tre volte
erano
insorti
contro
la
sua autorit,
la
quelli
stessi
che
avevano tentato
stessi
di ottenere
sua
deposizione,
quelli
l'odiavano
ancor
come
persona,
come
Ini
Ponzio Pilato, come insidiatore del loro culto e rapinatore del loro
argento
momento
pi pre-
infetti.
Dura
non potevano sfuggire perch le sentenze di morte non potevano essere eseguite se non etan convalidate dal rappresentante
di
Cesare.
li
aspetta
urlatori che,
zarsi
loro garbugli,
1'
hanno forzato ad
sbuca
si
al-
prima del solito. La ciurma degli accusatori mente nel largo ch' dinanzi
l
e degli aguzzini
al
final-
Pretorio.
Ma
'.ermano
il
c'
lievito
pane cotto col lievito sarebbero contaminati per tutta la giornata e non potrebbero mangiar la Pasqua. D sangue dell' innocente non macchia ma il lievito s. Pilato, avvertito, si fa sulla sogha e domanda con pie
glio
li
brusco
Quelli
Riomo,
un
loro
nemico
Pilato
K
I-
29
418
parteggia
passione
PONZIO PILATO
istintivamente per
lui.
povero
ster
non ma
Non
gli
che n'abbia
altri
con
si
un giudeo come
il
e per giunt
se per caso
fosse innocente
non
pr<
davvero a contentare
capriccio
di
quell'esos
verminaio.
condotto qui.
Allora Pilato, che non vuol perder
chiesastiche e
pitale,
si
tratti
risponde asciutto
velleit
di
salvai
partite
Ma
che
che in
altri casi
avrebt
rallegrato Cajafa e
il
suoi,
pei
pu condannare che a pene legger mentre oggi vogUono la pi grave di tutte e non posso
Sinedrio non
fare
a meno, purtroppo, del braccio romano. Tu sai bene repUcano che noi non abbiara
il
diritto di dar
morte ad alcuno.
gli
ce
miserabile che
:
Romano. Le
difficolt
prima
di muoversi
se gli dices
sero
la
religione
dei
loro
padri e an
Regno d' Iddio. Diranno dunque il falso, A eh sta commettendo un' intamia non pesa aggiungerne altre accessorie e subordinate. Pilato non pu esser vinto chi
nunzia
colle
sue
armi,
facendo
appello
al
suo
lealismo
vers(
PONZIO PILATO
419
Roma
Si
l'
Imperatore e
Se
Pilato sorri-
der
poli,
ma
nostra
Re
dei
Giudei.
;
Egli
solleva
il
popolo
la Giudea ha cominciato dalla Gaed venuto fin qua. Tante parole tante menzogne. Ges ha ordinato di dare a Cesare quel ch' di Cesare ; non si cura dei Ro-
mani
dice d'esser
Cristo
ma non
nel
senso
grossolano
non solleva il popolo ma vuol fare d'un popolo infelice e bestia un regno beato di santi. A Pilato quelle accuse, bench gravissime anche per lui se fossero vere, accrescono i sospetti. mai pensae politico di
dei Giudei e infine bile che queste
lui
Re
Roma
accesi
sognano che di spazzar via i dominanti forestieri, siano ad un tratto da tanto zelo da tarsi denunziatori d'un ribelle della loro stessa nazione ?
Pilato
non
da s interro-
gando
in
segreto
dina che gh sia condotto Ges. Lasciando da parte l'accuse minori va subito all'essenziale
Se' tu
il
Re
de' Giudei
dere a questo
Ma Ges non risponde. Come potrebbe far comprenRomano che ignora le promesse d' Iddio,
a un ateo pirroniano, che restringe tutta la sua religione al culto fattizio e demoniaco d'im uomo vivente e di che uomo di Tiberio come potrebbe spiegare a questo
420
liberto,
FONZIO PILATO
allevato dai legisti e dai retori di
Roma,
nella
pattumiera pi puzzolente
egli
di
pu chiamarsi Re di un Regno non ancor fondato, un Regno tutto spirituale che abohr ogni Regno
?
umano
Ges legge nel fondo dell'anima di Pilato e non risponde a lui come non ha risposto, sul primo, ad Hanan e a Caiafa. D Procuratore non arriva a capire quel silenzio in un uomo sul quale pende la morte Non odi tu quante cose ti attestano contro ? Ma Ges seguita a tacere. Pilato, che a tutti i costi non vorrebbe darla vinta a quelli che odiano, insieme, lui e quest'uomo, insiste colla speranza di strappargli un no che gli permetta di liberarlo, Se' tu dunque il Re de' Giudei ? Se Ges negasse tradirebbe s stesso ha confessato
:
d'essere
il
Cristo
ai
suoi
Discepoli
ed
ai
suoi
Giudici
non vuol
il
Romano, domanda
:
risponde, secondo
il
su, cosfvt-r.
con un'altra
altri
Dici
?
tu
questo da te o te
l'
hanno detto
di
me
cerdoti
Se' tu
Son
t'
io forse
giudeo
hanno messo
il
nelle
davvero
Re
dei Giudei
La
del
sai
risposta di
Pilato,
principio,
conciliativa.
e che
Non
non credo a quel che credono i tuoi nemici ? Sono i sacerdoti che ti accusano, non io ma son forzati a darti nelle mie mani la tua salvezza sta me dimmi che non vero d che asser scon loro e sei libero. Ges non vuole sfuggire aDa morte ma qoche son
;
Romano
PONZIO PILATO
nostante
gano.
Il
421
si
risolve al
Padre pu tutto
di
esser l'ul-
timo convertito
sto
La mia potest reale, egli dice, non viene da quemondo. Se fosse di questo mondo i miei sudditi combatterebbero perch non fossi dato in mano dei Giudei ; ma il fatto che la mia potest reale non cosa di quaggi. Il servitore di Tiberio non capisce. La differenza tra il quaggi e il lass gli oscura. Lass stanno, se
ci
questo morente
son davvero,
;
gli
mini
quaggi
,
:
la
grande
suoi regni.
?
di
nuovo chiede
la verit ascolta la
mia
voce.
lui
infastidito
da quel che a
colla
sembra
truculento
misticume,
?
risponde
celebre apostrofe:
E
Lo
Cos' la Verit
si
alza
per andarsene.
assistito alle
scettico
romano, che
forse
ha pi volte
e
filosofi e
s'
contraddittorie
tante
caviDaziom
sofi-
che
la verit
non
esiste
dato agli
solo
gli
come un
malfattore.
Pilato fu concessa
(sorte,
suprema Verit
fatta
uomo,
non
422
PONZIO PILATO
r ha saputa vedere. La Verit vivente, la Verit che potrebbe risuscitaro e far di lui un uomo nuovo, dinanzi a lui, ricoperta di carne umana, di semplici panni, colla faccia schiaffeggiata e le mani legate. Ma egli non indovina neppure, nella sua superbia, quale soprannaturale fortuna gli toccata, fortuna che milioni di uomini
g'
gli
dicesse che
di
tremendo onore
suo
nome
i
da
tutti
secoli
da tutto
il
genere umano,
gli
sembre-
rebbe un farneticante.
Pilato
cieco
ma
Itu
Cristo,
in
i
quello
giorno,
perdoner anche a
altri,
perch
ciechi
sanno,
meno
degli
quello
che
lanno.
Nel
a dar
e
momento
alle
fuori
la
irrequieti
s'accost
un servo mandato
dalla
moglie.
Non
Lva a dire
gli
man-
tore accolse
Quattro Storici ci dice come il Procuraimpreveduta intercessione della sua sposa. N di lei sappiamo nulla, all' infuori del nome. Si chiamava, secondo l' Evangelo di Nicodemo, Claudia Prodei
l'
motivo di Nessuno
lui.
cula e se
alla
il
nome
pu
con-
nascita e aderenze,
sua impor-
Se questo fosse
la
che
l'amasse
davvero,
di
condurla con s in Asia perch bench mitigata da un senato conconsoli Cetego e Varrone, vietava
tempo ch'eran
proconsoh
di condiu^re seco le
424
CLAUDIA PROCULA
di
permesso particolare
Tiberio
Le ragioni
brevit
del
rimangono, per
di
la
racconto,
misteriose.
Le parole
Matteo
Ges
fari-
romana
si
fantastica.
il
linguaggio
che
parlava a Gerusalemme
ma
qualche dragomanno
di
della curia
pu averle
riferito
non poteva essere, come un criminale pericoloso. In quei tempi i Romani, e specie le donne, cominciavano ad essere attratte dai miti e dai culti dell'Oriente, che meglio soddisfacevano al desiderio d' immortaht personale che non la vecchia religione latina, freddo comdicevano,
mercio legale di
sacrifici
politici.
Molte
ai
dame
patrizie,
Roma
s'eran
fatte
iniziare
Gran Madre
al
e alcune
giudaismo.
moltissimi
ebrei
che stavano a
Roma
loro
Fulvia, a quanto
la sola.
da un accenno
di Svetonio.
non era
Non
Giudea,
cino
e
le le
impossibile
che Claudia
Procula,
vivendo
in
abbia avuto curiosit di conoscere pi davvicredenze del popolo amministrato dal suo sposo
di
pr-
CLAUDIA PROCULA
feta
galileo
di
425
cui
si
si
discorreva tanto
a Gerusaleiniiie
Giusto
dunque innocente.
ribile,
sogno
di
quella notte
fatta soffrire
sogno
ter-
la
rafferm in questa
facendo assegnasui
mento
se
i
su)
potere che
le
le
donne hanno
mariti, anche
mariti non
amano
quel
messaggio implorante.
noi basta che abbia cliiamato
a
A
Giudei
Giusto
al
colui che
volevano
assassinare.
Insieme
Centurione di
Capernaum e alla donna Cananea, Claudia Procula la prima pagana che abbia creduto in Ges e non senza ragioni la Chiesa Greca la venera come santa.
Nell'animo
di
non
e
alla
clemenza,
dalla
Cajafa
forse
anche
dalle
parole
l'ambasciata
della
mogUe
con
lui.
rafforz la
:
Salvalo
Era
il
come
se
avesse un
quello
che
loro ma non avevan voluto. Allora gli viene in mente un altro modo di Hberarsi da quell 'obbligo. Ritorna verso Ges e gli
lo
giudicassero
chiede
s'
galileo.
Pilato salvo.
alla
sua giurisdi-
zione
,
ma
in quei giorni, a
il
solito
per la
Pasqua.
Il
scappatoia per contentare la sposa ed esimersi da quelr impiccio molesto. Di pi si fa bello presso Giudei rimettendo a un di loro il giudizio decisivo e nello stesso
i
426
CLAUDIA PROCULA
fa
tempo
un dispetto
al
il
cuore perch
Tiberio.
lo sospetta,
a ragione,
di fargli
la spia
presso
di
ai
soldati
IL
Il
un
figliolo
che
il
avuto da una delk sue cinque mogli. Non dirazzava dal padre perch fece male ai fratelli come quello aveva
fatto ai
tello
figlioli.
Quando
il
adopr per
farlo
esiliare
ad un
e
mogli
ghe.
come Tetrarca
della Galilea
s'offr
telli
come
dei
suo
era
viaggio
nello
Roma
stesso
tempo nipote
Salom. La
di
Battezzatore
si
faceva
parole
nome
di
tra
il
popolo.
Il
i
Profeta
si
lasci sfuggire
condanna contro
prendere e
lascivie
cheronte.
nito
dalle
Tutti sanno
come
dell'acerbetta
Salom,
meditante
425
forse
IL
MANTELLO BIANCO
un nuovo
l'ombra
Ma
lo
di
turbava e quando
cominci a parlare
:
di
Ges e
dei
suoi miracoli
Costm Giovanni Battista risuscitato. Pare che tenesse d'occhio il nuovo profeta e che ad
un certo momento pensasse di fargli io stesso gioco che aveva fatto al Precursore. Ma ripensandoci meglio decise, per politica o superstizione, di non impacciarsi pi con profeti e vide che il meglio era di costringer Ges ad
uscir
dalla
Tetrarcliia.
Un
giorno
alcuni
Farisei,
con
perch Erode
ti
vuol far
uccidere.
che rispose Andate a dire a quella volpe io devo camminare oggi, domani e domani l'altro perch non pu essere che un profeta muoia fuori di Gerusalemme. E ora a Gerusalemme, vicino alla morte, compare dinanzi alla
volpe.
Codesto traditore
di
spione,
adultero
dei
incestuoso, assassino
il
Giovanni e nemico
l'
profeti,
innocenza.
Ma
spudoratezza
di sostituirsi
Luca, osi rallegr grandemente perch da molto tempo desiderava vederlo, perch aveva sentito parlar di lui e
sperava
di
vedergli
dell' di
fare
qualche miracolo
e
D
tato chio
al
figliolo
Idumeo
braccio
della
Samaritana
dalle
gli
s'
scot-
fuoco
vec-
domatore
segnato
dentate
ta/
d'un
ve-
portane a
n.
MANTELLO BIANCO
429
dere
Ma
smanioso,
come
{?05sa
tutti
barbari orientali, di
ripetere a
volont qualche
L'odia
n'
anche,
perch
ma
l'intimorisce:
forse la de-
capitazione
Giovanni gli aveva portato sfoituna. Desidera anche lui che Cristo sia ucciso ma non ha nessuna
di
voglia di farsi
compHce della sua morte. Vedendo che miracoli, in quel momento, non
c'era
da aspettarsene cominci a fargli molte interrogazioni ma Ges non risponde nulla. Ha rotto il silenzio per Hanan, per Cajafa, per Pilato ma non lo romper per questo coronato farabutto.
jChiarati,
Hanan
e Cajafa sono
Pilato
costui
varlo,
ma
un cieco che brancola credendo di saluna volpe vighacca e non merita neangli
che un insulto.
I capi
sacerdoti e
Scribi,
cisore di
manc, l'animo
vittima
fin
il
nascosto rancore di
a'
Antipa che,
soldati,
il
suoi
divino
butt
sulle
spalle
un
rimand a
Pilato.
il Romano, ma pei ragiom diverse, ha repugnanza a condannare quegli che fu battezzato da Giovanni e che forse Giovanni medesimo, risuscitato
dai
morti pei
vendicarsi.
Ma
nell 'accomiatarlo
gli
fa
un
dono ch' un' inconsapevole testimonianza della qualit del morituro. Il mantello risplendente di bianchezza , come s' impara in Giuseppe Flavio, la veste dei Re Giudei e Ges appuntc accusato di volersi fare Re dei Giudei.
430
L'astuto
IL
MANTELLO BIANCO
la
pretensione di
ma
nello stesso
messaggio
di
Claudia
Procula,
l'accusa
di
Cajafa e
la
confessione di Cnsto.
pensava ormai d'essersi tolto di dosso l' importuno incarico che gli volevano imporre i suoi avverPilato
san.
in
Ma quando
si
quel
manto candido
regio,
L'accanimento
l'astensione di
ai
di quelli
Re
e le notizie, se l'ebbe,
confermarono nella sua decisione. Nei discorsi di Ges non c'era nulla che potesse dare ombra a Pilato anzi c'era molto che poteva piacergb o, per lo meno, sembrar;
gli
nemici e
;
Romani eran
i
chiamava beati poGiudea, come nemici dunque esortava alla rassegnazione e non alla riconsigUava
di di
i
volta
sare,
do
pagare
Romai coi dominati non rispettava il sabato, mangiava coi pubblicani e coi gentili e finalmente annunziava che il suo Regno non era di questo mondo ma di un inondo cos metafisico e remoto che non poteva
relazioni
dei
;
432
MORTE A costui!
gli
succede-
mas-
sime quando
stato per
lui
si
credon
politici
fini,
e per
Roma
piuttosto
che
prepararsi
ribellione
conciliaboli
dunque
deciso a salvare
sua
indulgenza
vuol
mettere
i
ma
di
in
questa
sarcasmo,
lui
molestano perch
loro boia.
fin all'ultimo
finger di ritenere
Ges
come Re
meritate,
dei Giudei.
Eccolo
il
vostro Re,
!
il
Re
che vi
Un
Jegnaiolo
farnedi provincia, un vagabondo, un mentecatto che tica di regni oltre la terra e si tira dietro qualche diecina di pescatori e di villani e qualche donniccila. Vedetelo
disfatto,
?
come
l'avete conciato
:
volete uccidere
di
di avere
un Re meglio
via.
non siete degni Tenete velo costui. Anch' io, come avete
fatto voialtri,
lo
mander
E,
fatto
ai
Ges,
altri
usc
sulla
si
porta e
disse
capi sacerdoti
che
addensavano
:
Voi m'avete presentato quest'uomo come se soved ecco, dopo averlo in presenza vovertisse il popolo stra esaminato non ho trovato in lui alcuna delle colpa che g' imputate. E neppure Erode, poich 1' ha rimandato a noi. Egli non ha dunque fatto nulla che menti
;
la
morte. Io quindi
g'
infiigger
un gastigo eppoi
le
lo
li-
berer.
Non
cagu*
MORTE A COSTUI
433
Un
grido be:
Morte a costui Troppo lieve pena sarebbero le battiture per quel pericoloso nemico del Dio degli Eserciti e del Dio Negozio, Ben altro ci vuole per soddisfare i macellan del Tempio. Son venuti a chieder sangue e non perdonanze. Morte a costui urlavano Hanan e Cajala, e
1
le
giati
i facchim delle carovane. Morte a costui berciavano gli Scribi drappegnelle cappe teologali, i mercantucci della fiera pa-
squale,
Deviti,
i
g' inser-
vienti del
Tempio,
galoppim
dei
sacerdoti, tutta la
ai
marmaglia
ammassata dinanzi
Pretorio.
Appena
si
mand
di
Sia crocifisso
il
Ma
Procuratore resiste
Ma insomma
quelli via pi
gridavano
1
-!-
Sia crocifsso
Sia crocifsso
guarda dolcemente la moltitudine che vuol darha chiesto in cuor suo da tanto tempo. Egli [luore per loro, coha divina speranza di salvare colla sua [K>rte anche loro, ed essi gli sono addosso., urlanti come
ci che
suoi amici
non
nascondono
tutto
il
30
Storia
di Cristo
434
MORTE A costui!
un
Perch non
si
muove a
compassione anche lui e non lo consegna ai crocifissori ? Non s'accorge che la sua falsa piet ad altro non riesce che ad allungare e inacerbire l'agonia ? Am, ed giusto che sia odiato risuscit i morti, ed giusto che sia uc;
ciso
Ma
il
non
si
arrende agli
di
Giudei n alla
silenziosa
supplicazione
Ges.
scamparlo a ogni costo. Non vuol darla questa volta, a quei lezzoni inferociti.
vinta,
anche
Non gh
di
dell' in-
nocenza del suo miserabile Re. Costoro hanno voglia vedere un po' di sangue sono smaniosi di godersi,
;
di
in
la
d'un inno-
Io
vi
nessuna colpa.
Ma
voi
liberi
chiaman
Il
Cristo
popolo, preso
all'
il
che
ri-
nome
:
uno
cielo
solo
di
il
supplizio chiesto
come
il
quel
mattino
di
di mezz'aprile.
Ma
questo pagano
di
mettere in salvo
quel!' inventor
in
campo un
altro
nome che
imbroglia
di
ogni cosa.
met-
MORTE A COSTUI
qiiente nel posto di quello che
si
435
eran sempre
disposti
non eran
in
davvero a
sfuggire
Ges
e costoro,
un baleno, suggerirono quel che bisognava dire. Sicch quando Pilato chiese loro una seconda volta ; Chi de' due volete che vi Uberi ? tutti quanti, a una voce sola, risposero Liberaci Barabba Muoia costui
L'uomo che
il
di ri-
non era imo scalzacane qualunque. Nella tradizione volgare n' rimasto memoria come d'un malandrino di strada, ascritto alla plebe dei criminali di mestiere. Ma il suo soprannome Bar Rabban, che vuol dire Figlio del Rab, o piuttosto Discescatto agli amatori di crocifissioni
gli
mati anche
scita
figlioli
scolari dei
ci
Legge.
Marco e Luca dicono espressamente ch'era accusato di aver commesso im omicidio durante una sedizione, dunque un assassinio politico. Barabba, allevato nelle scuole degli Scribi nel rimpianto del Regno e nell'odio per padroni pagani, era probabilmente uno Zelota ed era stato preso in una di quelle sommosse fallite, cos fitte
i
in quegli anni.
la
consorteria sad-
ducea e farisea, la quale aveva fondo gli stessi sentimenti degli Zeloti, anche se per ragion di stato li occulper svigorimento d'animo li scordava, si contri) tava
tasse di quell'assurdo baratto
?
era un patriotta.
far
anzi
proprio perch
stranieri.
iOes"?uno
voleva
Mos, rovinare
436
il
MORTE A COSTUI
Il
Tempio.
;
zionale
l'altre
un nemico
?
!
molto da
Libera
e salvarsi
i
nepcapi
Doveva
il
esserei
gi accorto che
la
carne nella
che
li
come
e del
pane.
Ne avevan Non si
sarebbero
tolti
di
l,
paura
stesso
di
ha paura di ima soddisfazione ai suoi nemici ma nello tempo ha paura di metter Ges al sicuro, ha paura
;
Ha
di dare
far
disperdere
dai
soldati
quel
arrogante,
perio,
ha paura
l'
d' imporre,
Un Romano
un Romano
all'an-
avrebbe contentati subito quei briachi postulanti per non sciupare neanche un minuto
di
buona
schiatta,
da]
principio
che
impero.
mezze misure,
di
titu-
Ma
s,
il
ora non
gli
restavano
MORTE A COSTUI
che due strade
:
437
un tumulto che poteva diventare, in quei giorni che Gerughi e resistenze o mettersi a repentaglio di suscitare
lemme osjMtava
qua&i
un
terzo
della
levazione pericolosa.
Sbalestrato dall'ondeggiare dei suoi pensieri codardi,
rintronato
dagli
urli,
im 'altra volta a
dare
:
quelli
Cristo
Sia crocifisso
Ma non
sa,
ha fatto nulla
I
di male.
!
Crocifiggilo
Crocifiggilo
quest'odioso forestiero, se Ges ha fatto Secondo la nostra fede un impostore, un bestemmiatore, un nemico del popolo e deve morire. Anche se non ha fatto nulla deve morire, perch le sue parole son pi pericolose d'ogni scelleratezza.
?
Che ne male o no
Crocifiggilo Crocifiggilo Prendetelo voi grida Pilato e crocifiggetelo alcuna colpa. non trovo in perch Noi abbiamo una Legge e secondo questa Legge
! !
io
lui
s' fatto
Iddio
silenzio
di
Ges sovrasta
al
bestiale schiamazzo.
Combattono intorno
suo destino
il
Da una
lo
e nulla capisce,
che non
lo
ma
per
ma
che
un
clero minacciato,
una
438
borghesia frustata,
tutti
i
MORTE A COSTUI
un volgo
istigable
al
peggio,
come
volghi
La
Ma Ponzio Pilato non lascia la partita Regaler Barabba ai suoi complici ma non abbandona Ges. Toma di dargli un gastigo. Forse quando vealla prima idea dramio i lividori e il sangue anmiostato delle battiture si contenteranno di questa caparra di supplizio e lasceranno in pace l' Innocente che guarda con eguale piet
:
il
pastore vile e
lupi riottosi.
lui
nessuna
questo compromesso
gli
nello
di Pilato
e,
ma
sar,
come
altri
tentativi,
uno scacco
I Giudei
alla fine,
una vergogna
di
pi prima della
disfatta finale.
si
Sia crocifsso
Ma
ai
soldati
romani perch
sia fustigato.
UN REJNCORONATO
Lyxviii
La
grosso
il
legioni,
non aspettava
il
altro.
Tutto
quel
tempo
Pretorio
avevan do:
che
la
migUor
i
figura.
grinte,
versacci
accorti
che
il
Procuratore,
rannuvolato
impacciato,
annaspava senza saper strigarsi da quel garbugUo mattutino. Lo guardavano come i cani guardano il cacciatore maldestro che girella su e gi senza decidersi a
rare bench la preda
ti-
non
si
sia lontana.
Ora, finalmente,
loro
cominciava
il
divertimento.
stessi
Tanto
mani, stirare
la
muscoH
rattrappiti dal
Chiamata tutta
tipa
compagnia
il
nel cortile
del palazzo
la
prima spoglia
I littori
impresa
eppoi anche
l'altre vesti.
1
con
mosse gagliarde
e a regola d'arte.
440
UN RE INCORONATO
pilastro
perch
il
il
la
prega in
Non ha
sinistra
detto
porgete
?
la
guancia
in
a chi
vi
percuote la destra
Egli
non pu,
quel momento, ricompensare i suoi fustigatori che intercedendo presso Iddio perch sian perdonati. Anch' essi sono prigionieri e ubbidienti e non sanno chi quello che flagellano con tanta innocente allegrezza loro
;
stessi
furon
flagellati,
talvolta,
per
il
aver
mancato
Procuratore, un
modo un
delin-
un
uomini tolgono al PHsangue aveva l'apparenza del vino, sul Colle degh Ulivi il sangue che gocciava insieme al sudore proveniva da una tortura tutta spiriper voi.
gho
dell'
il
tuale ed intema.
Ma
nodose
schiena, livida,
rire al
legno
la
quando
croce.
sul fusto male sgrossato della Ora potete smettere anche il cortile del vigliacco straniero bagnato di sangue. L'ostiario, oggi stesso, laver quelle macchie ma esse rifioriranno anche dopo la lavanda, sulle bianche palme di Ponzio Pilato.
;
stenderanno
colpi
i
prescritti
sono
stati
amministrati
il
in
regola
ma
hanno provato
UN RE INCORONATO
glon lasciarsi
44I
baldrotto.
;
sfuggire subito
il
loro
Fin qui
vogliono
i
ora
si
modo
piazza,
loro. Costui,
ber-
l in
Un
spalle
soldato
si
toglie
il
mantello scarlatto
mide coccinea
rosse
di
dei
legionari
;
il
la
claalle
e la butta addosso
sangue
l
un
altro
adocchia un fascio di
la sera,
per accendere,
braciere
capo un terzo si fa dare, da uno schiavo, mette a forza tra le dita della man destra eppoi, sghignazzando, lo spingono sopra un sedile. A uno per uno, passandogli dinanzi, s' inginocchiano
e gli recinge
il
;
una canna
e la
sguaiatamente e gridano
lesco.
Salutv^ o
Pe
de' Giudei
Ma non
tutti
si
contentano
di
quell'omaggio
sulla
bur-
Qualcuno
gli
allunga
uno
occhi
schiaffo
gota
dove
;
sputano
sugt
la
uno,
pi
spiritoso,
gU
strappa di
mano
canna
e glie la
sul capo, in
modo
del
che gh
spini
della
corona,
configgendosi
di
stille,
megho, fanno
par
intorno alla
fronte
un
fregio
rosse al
mantello.
invenzione se
I legionari
bastonato Re
quale sorrise
mano Ges
e,
lo
men
alle
Pretorio
mostrandolo
- Ecco r
Uomo
442
UN RE INCORONATO
volta le spalle di Cristo verso la distesa dei
ceffi
ululanti,
perch vedano
lividi
delle
:
vergate e
le
sco-
Contemplatelo,
il
vostro Re,
il
solo
Re che
;
vi
gli
mecon-
ritate, nella
La sua corona di stecchi pungenti il suo manto purpureo la clamide d'un mercenario il suo scettro una canna secca, tagliata in un de' vostri magri fossi. Son gii ornamenti che merita questo Re fescennino, ingiustamente rinnegato da un popolo ignobile come siete. Avevi sete del suo sangue ? Exjcolo, il suo sangue guardate
viene
!
raggruma intorno alle piaghe dei flagelli e come goccia dagh spini della corona. poco ma dovrebbe bastare perch questo sangue innocente ed gi una
come
si
Ma
e
a quella vista.
Ben altro ci voleva che una frustatura una mascheratura per farli partir in pace Pilato credeva di beffeggiarli ma s'accorgerebbe che non tempo di cehe. S'era rotto il capo due volte a voler contrastare con loro e non saranno l'ultime. Un po' di lividure e una farsa soldatesca non bastan davvero per punire come si merita il nemico d'Iddio; d son ancora alberi,
!
le voci
arrocliite
ripetono in coro
Sia crocifisso
s'accorge,
Sia crocifisso
Pilato
troppo
tardi,
d'essersi
cacciato
in
un ginepraio
non potr pi disfrenarsi. Tutte le sue decisioni son contrastate con una pertinacia che non ha saputo prevedere. Un'ultima illuminazione gli ha
dal quale
dettato
le
grandi parole
UN RE INCORONATO
443
Ma
Non
cava
;
Ecco r
egli
Uomo
stesso
di
quella
accorto
d'aver trovato
che cer-
ma
che possono
Grecia.
mo,
fissa
il
avergU insegnato i filosofi di Roma e di dire perch Gres veramente 1' Uosimbolo di tutta l'umanit dolorante e umiliata,
Non saprebbe
sudditi,
dai
ric-
chi
che
pen-
al loro ventre pi che a Dio. Ges 1' Uomo di Doannunziato da Isaia, l'uomo di misero aspetto che tutti respingono e sar ucciso per tutti , infine, il Figlio unico del Dio unico, che ha preso figura d'uomo e
sano
lori
riscender
sole,
in
un giorno, nella gloria della potenza e del nuovo mezzo al clangore delle trombe risuscitanti. Ma
agli occhi dei
oggi,
nemici di Pilato,
un miserabile uomo, un uomo da nulla, carne da verghe e da' chiodi, un uomo e non l'Uomo, un mortale e non un Dio. Cosa aspetta Pilato, coi suoi discorsi sinon
biUini, per darlo in
mano
al
boia
Eppure Pilato ancora non cede. Accanto a questo silenzioso il romano si sente invaso da un oppressivo sgomento che non ha provato mai. Chi dunque costui che tutto un popolo vuol morto e ch'egli non riesce a salvare n a sacrificare ? Si volge ancora una volta a Ges Dimmi, dunque, donde sei ? Ma Ges non risponde. Non mi parli ? Non sai che ho il potere di libe:
raiid e
il
potere
il
di crocifiggerti
?
:
Allora
vituperato
Re
rialza la testa
444
UN RE INCORONATO
fosse
Non
avresti
di
me
se
non
ti
daio dall'alto
nelle txic
mani
pi colpevole di te.
i
i
Soltanto Cajafa e
gli
veri colpevoli
altri
lato
non
il
Ma
nessun
nuovo
Ek;co
il
espediente
vostro
per
tagliare
:
il
laccio
che
lo
prima fissazione
Re
Giudei,
:
inveleniti
deU'oltraggio
replicato,
scattano
su furibondi
sei
amico
il
di
Cesare.
Chiime
que
si
oppone a Cesare.
finalmente,
Avevan
trovato,
il
punto giusto
di ogni
sensi-
pusillanime.
La fortuna
magistrato
romano, per quanto altolocato fosse, dipendeva, in quel tempo, dal favore di Cesare. Un'accusa di quella sorta presentata con abilit da maliziosi avvocati
e non
manca-
il
vano tra gU Ebrei, come se n'accorger pi tardi leggendo poteva perderlo. Ma nonostante memoriale di Filone la minaccia Pilato grida l'ultima e pi sciocca domanda
Ho
io
da
crocifiggere
il
vostro
Re
menzogna
re
la
che Cesare
popolo accompagna
:
grido sincero
Morte a costui
Morte h Crocifiggilo
di
Pilato s'arrende.
A meno
la
suscitare
un tumulto che
Giudea
UN RE INCORONATO
La sua coscienza
provate,
varsi.
gli
445
tutte le
vie
1'
par tranquilla
ha
pei
salvare
quest'uomo
che
non
il
vuol
sal-
Ha
stessi
tentato
di
salvarlo
rimettendo
giudizio
;
agli
non possono dar la morte ha tenmandandolo da Erode ha tentato di salvarlo afiermando che non ha trovato in lui nessuna colpa ha tentato di salvarlo ofirendo di rilasciar lui nei posto di Bar Rabban ha tentato di salvarlo tacendolo
Sinedristi, che
tato
di
salvarlo
tiagellare,
colla
punidi
sal-
animi
ha tentato
un moto
Ma
non
sollevi
tanto
meno
cente.
bile
E
si
di
e
questa innocenza
lava
le
fa
qua
mani
al
Io
pensateci
segn
tutto
Il
popolo replic
figliuoli.
Allora
il
comand che
ai soldati
si
liberasse Bai
Rabban
e con-
Giusto
perch
lo crocifiggessero.
lavarlo.
mani non basta a Le sue mani son rimaste insanguinate fiiio a questo giorno e rosseggerarmo in eterno. Egli aveva il potere di salvare quell'uomo ma non ha voluto. Le sue tergiversazioni, le multiple forme di vilt della sua anima attossicata dall' ironia dello scetticismo, hanno spinto
l'acqua ch' scorsa sulle sue
Ma
446
UN RE INCORONATO
al
Ges
vole
luogo
del
Teschio.
davvero
avesse
vile.
acconsentito
sa-
Ma
gii
egli
sa che in
Ges non
v'
Un
i
potente che,
per paura di
lui
gli
male a
s,
fa
assassinare
un Giusto,
ch' stato
assassini,
mandato
per
proteggere
giusti
contro
lato,
non merita scusa. Ma io ho fatto, dice Pitutto quanto ho potuto per strapparlo dalle mani
degli ingiusti.
Non
vero.
Ha
ma
non ha scelta l'unica che sarebbe riuscita all' intento. Non ha offerto s stesso, non ha sacrificato s stesso, non ha voluto mettere in pencolo la sua dignit e la sua fortmia. I Giudei odiano Ges ma odiano altrettanto Pilato, che in tanti modi 1' ha vessati e sbeffati. Invece di proporre, in cambio di Ges, il sedizioso Bar Rabban avrebbe dovuto proporre s stesso, Ponzio Pilato, Procuratore della Giudea, e
baratto.
il
il
avrebbe potuto saziare la rabbia dei Giudei. Non era necessario morire. Bastava sfidarli che lo denunziassero a Cesare come nemico di Cesare. Tiberio l'avrebbe cacciato dal suo
Nessim'altra vittima,
posto e forse sbandito
avrebbe portato nell'esiUo e nella disgrazia la febee consolazione dell' innocenza. La temuta pena, che ora lo persuade a buttar Ges nelle mani
degh avversari come un'offa placatoria, gh toccher
stesso
tra
;
ma
lo
pochi
anm.
Giudei e
io
ranno
del
il
deporr
col
man-
Ma
nell'esilio lo
seguir l'ombra
invano
s'
lavato
in
faccia
moltitudine
Vis
RK INCORONATO
447
cori
quell'acqua.
Quell'acqua
le
acqua giudea, acqioa Nessuna lasue mani dalle macchie che vi lia
di
sangue divino
Cristo.
IL
PARASGEVE
Saliva
il
sole
nel
cielo
prossimo al colmo del suo cammino. La contesa tra il mencio difensore e gli arrovellati assalitori aveva sciupato il meglio della mattina ed era tempo di correre. Non potevano,
per un'antica
prescrizione mosaica,
i
corpi
dei
giustiziati
rimaner nel luogo del supplizio dopo il tramonto e le giornate d'aprile non son lunghe come quelle di giugno. Cajafa poi, bench spalleggiato da tanti botoli incapiedi del vagabondo non non tranquillo finch fermeranno per sempre, ribaditi con punte di ferro,
i
loriti,
si
sulla croce.
Si ricorda di
quando
ma
venuti da tutte
le parti,
gli stessi
in-
teressi
torno
al Tempio. Quei Galilei, sf)ecialmente, che hanno accompagnato fin qua lo scismatico, che gli volevan bene, potrebbero tentare un colpo di mano e ritardare, se non
Anche
scordare,
tempestivo innocente
spera di
rimorso
gli
IL
PARASCEVE
;
446
gli
sembra d'esser
Ivii
il
moribondo. Per slogare il suo dispetto su quelli che ne son la vera causa detta a un suo scrivano la dicitura del titulus, o cartello,
flagellato
il
che
giustiziabile
afiBsso in
non sar
deve portare appeso al collo finch Ges cima alla croce. E detta cos
:
lo
scrivano traccia
tre volte quelle parole, in tre lingue, in bei cai atteri rossi
legno imbiancato.
I
l,
allungando
il
collo,
per sollecitare
e stronfiano.
Non
il
scrivere
dicono a Pilato
:
Re
dei Giudei
ma
Io sono
il
Re
dei Giudei.
Ma
Son
brevit,
tagUa cono
scritto.
rammenti la storia e ie Son forzato a regalarvi la vita di quest'uomo ma non rinnego quel che ho detto Ges ui Nazareo, che vaol dire anche Santo ed il vostro Re,
l'ultime parole sue che
pi profonde.
il
misero
Re che
Santi ed
Re.
andate via
scripsi.
che
vi
Intanto
sti
soldati
gii
di
povero e
il
Re
al collo
cartello.
Altri
avevan portato
dai
magazzini del
il
Pretono
le
chiodi,
martello e
tena-
La
:
d'uso
31
I,
crucem
mosse.
e la tetra carovana
Storia di
Cristo
450
IL
PARASCEVE
Andava innanzi
bito dopo, in
il
mezzo
ai legionari
che dovevano
portavano
croce.
sulle
secondo
il
la
regola
lo
romana,
la
dietro a loro
bruso e
scalpiccio
della
torma
Era
sciabordante
Parasceve,
che
s'andava ingrossando, a
ogni
e ogni casa
che s'apriva
eppoi
si
nell'aria, delicato
mandava come
il
il
suo
filo
di
fumo,
fiore,
boccio d'un
perdeva nel cielo squillante di festa. Dai chiassli sbucavan nei trivii le vecchie dai nasi maligni, biabambinetti col viso sudicio che scascicando anatemi uomini barvallavano con dei fagotti sotto il braccio
;
portavano a spalla un capretto o una barilozza somarai che tiravan per la cavezza gh asiiu a di vino muso basso ragazze che puntavano gh occhi impudenti e malinconici addosso ai forestieri che camminavano cirbati che
;
;
cospetti, frastornati
le
da quel tramesto
il
festereccio.
In tutte
case
le
il
condanna
di
il
Adamo. Gh
fuoco
;
gh azzimi eran ammassati, odorosi di forno, aella madia; gU uoimni travasavano il vino e i bambim, per dare una mano anche loro, puh vano sulla tavola l'erbe amare.
eran pronti per
;
Non
riposato
al
nessuno
che tutte
vino
IL
PARASCEVE
45 1
del
l'allegrezza,
le
case
salmi
senti-
dei riconoscenti.
Anche
i i
si
vano quasi
ricchi; e
;
ricchi,
per
guadagni
insoliti,
quasi
pi generosi
pi amate.
Si
figlioli,
ne'
quali l'esperienza
;
non ha e le donne
pacifica, quel
primavera purificava
di circoncisi.
il
di
speranza e di
di quel
verminaio
un
diluvio di luce
sole
orientale
sulle
quattro colline.
di
festa,
Sotto
quest'aria
di
attraverso
questo
affac-
cendamento
in festa,
sinistro
loro,
festa,
tramezzo
di
questa
cittadinanza
il
procede, lento
dei
come un mortorio,
croce.
corteggio
portatori
di letizia e di
vita,
ed
essi
vanno
all'arsura e alla
per bere
felici,
per sten-
ad aspettare la mattina del pi desiderato sabato deU'anno ed i Tre son divisi per sempre da quelli
dersi sul letto
che
e
li
baciarono, e
si
stenderanno
di vino
nella
si
si
fredda terra.
La gente Itati,
ICenturione e
fa
dapparte
sofferma a guardare
due Ladroni apipariscono pi atticciati e spavaldi; ma il primo, l'Uomo dei Dolori, sembra ad ogni passo che non debba aver forza di muover l'altro. Estenuato dalla terribile notte,
1
452
IL
PARASCEVE
st'ultima fatica,
che giorni fa
del
Tempio.
Il
si
deformava, ora,
sulle
gli
rattenuto,
s'eran
nascosti
nelle
fosse
si
;
appiccicavano nei
le
il
martorio
gambe
risenti-
vano pi di tutte le altre membra di quella stanchezza e piegavano sotto il peso della persona e della croce. Lo
spirito
pronto
il
ma
la carne debole
dopo
la veglia
ch'era
stata
principio
dell'agonia
!
quanti
altri
colpi
avevan
Il
mani,
le
gli
andar
colla
sogghigni e gli spregi di quelli che ama. vedono passare non si curan di lui lo portano a crocifiggere, ben gU sta o cercano, tutt'al pi, quelli che sanno leggere, di decifrare il cartello che gli penzola sul petto. Molti, per, lo conoscono di vista o di nome e lo insegnan col dito, con aria saputa e soddisfatta, ai vicini. Alcuni si mescolano al codazzo che va dietro, per godersi fino alla fine lo spettacolo sempre nuovo della morte d'un uomo e molti pi farebbero lo stesso se non fosse giornata di gran faccende. Quelb che
Coloro che
lo
avevan cominciato a sperare in lui ora lo disprezzano j^rch non ha saputo esser forte e s' lasciato prene per farsi ben dere come un ladraccliilo qualunque
;
gnamento recevan
sul
falso
Messia,
quelli
passando,
si
qualche
strili-
che
senti van
a
gere
il
PARASCEVE
453
chio intorno
sia
plebe per
condannati
che avessero ancora nell'anima un resto d'amore per Maestro che voleva bene ai poveri, che guariva i mache annunziava un Regno tanto pi giusto di quelH
lati,
Ma
erano
meno
e quasi
si
vergo-
uno che avevan creduto meno odiato e pi potente. La maggior parte ri-
gnavano
venivan dietro a
tutti,
im
ma
cer-
cando
di
littuoso.
Non
forza,
la
ma
mente,
gli
come
:
la
neve
le
palpebre
arrossate
il
coprivan
occhi
fiatare affan-
noso che
Tutti
fermarono
faccie e le
tendeva
zando.
I
le
non volevano intender ragione. una finta Rialzatelo su. un gridavano. ipocrita. Deve portar la croce fino al posto. La legge questa. Una pedata rome ai ciuchi, e avanti
Altri
celiavano
regni
!
Guardatelo
il
eran
Re che doveva
conquistare
Non
1,
454
IL
PARASCEVE
un uomo eppoi
travaglio.
una femminuccia che sviene al primo Faceva camminare i paralitici e lui non si
!
regge ritto
gli
Versategli tra
!
denti
un
bicchier di
vmo
che
di
tomi
la forza
Ma
il
furia,
come
Pilato,
uomo
pra-
che
lo
occhi
in
quel
qualcimo che potesse prender quel peso. Veniva mentre dalla campagna un uomo di Cirene,
alla
vista
di
tanta gente
s'era
con aria stupefatta commossa, il e corpo abbiosciato e ansimante sotto i due travi. D Centurione accortosi di lui e sembrandogli ben disposto, e per di pi, di forte corporatura, lo chiam
e gli disse
:
contemplava,
ma, in ogni modo, per necessit, perch i soldati romani, nei paesi di occupazione, avevano il diritto di obbligare chiunque ad aiutarH. a Se un soldato t' impone una fatica
scrive
Arriano
guardati
dal mormorare, altrimenti sarai legnato n. Del misericordioso che prest le sue buone spalle campagnole per alleviare quelle di Cristo non sappiamo pi suoi figlioli, Alessandro e Rufo, nulla ma sappiamo che
i
furon cristiani ed infinitamente probabile che tosse proprio lui a convertirli col racconto della
morte
lo
di cui
fu
testimonio forzato.
Due
innanzi.
il
caduto e
spinsero
il
La carovana
riprese
il
cammino
sotto
sole di
i
mezzogiorno.
Ma
denti
IL
PARA5CEVE
che taceva
dei
finte di cascare,
455
e
tolto
il
peso a quello
l,
loro no.
costui,
Era
che
pi
a sentire
discorsi
sacerdoti,
era assai
i
colpevole di loro.
Da
quel
momento anche
due comfianchi,
pagni di pena, ingelositi, cominciano a odiarlo e io insulteranno anche quando saranno confitti,
ai suoi
L'
EBREO_ERRANTE
LXXA
Una
vecchia leggenda
s'
una
leggenda
fiorita nell'
maginazione
di Cristo
dopo
la
immorte
1'"
ma
ha
Tra i Giudei che dileggiavan Ges quando cadde ve uno impietoso e abbaiante pi di tutti. Quando i soldati ebbero, alla fine, rialzato l' immortale morente costui gli dette una manata suUe spai e gridando
n'era
Su, su, e
cammina
presto
il
percosso, a quanto
Giudeo narr pi
:
tardi,
si
ri-
quello,
si
che aveva
in
momento cammina le strade della terra, senza posarsi pi di tre giorni in un luogo, senza stancarsi, senza poter morire. Uno dei tanti che
braccio,
allontan e da quel
raccontano
giusta,
di
d'averlo
conosauto
,
dice
ch'
di
statura
carnagione brunetta,
ai cristiani e
conosce tutti
linguaggi
ma
non guarda quelli che gh parlano. Afferma che torn a Gerusalemme soltanto per vecammina 'scalzo, non ha tasca, e non derla distrutta denari e mai ghene avanzano. vede dove gli giungano
;
^i
L'
EBREO ERRANTE
gli
457
fa
Se
gli
abbisogna
elemosina
ai
poveri.
suo
nome pi
La leggenda non
primi tempi cristiani.
autenticata
da nessun
vera d'una
testo
dei
Ma
essa
venta pi
sia
quella storica.
nito lo sfinimento e la
innumerevoh Giudei abbiano schersaagura di Ges certissimo ed egualmente certo che Qualcuno ancora ramingo per
Che
in quel giorno
i
tutti
paesi,
aspettando
il
ntorno
poclii
di
colui
che rease
la
cuno
il
come un branco
migrabondo, dappertutto straniero e sospetto, senza una sede stabile, senza un regno che possa
fuggiasco
e
dir suo, snidato dalla vecchia patria che cost tanto san-
gue
ai
suoi
padri.
air Eterno,
l'Ucciso ha concesso
matoquali
su'
deve ricadere, per espressa volont dei padri, il sangue di Cnsto. Perch questo vivente spettatore della Passione,
che porta con s dove migra
tati e della
i
rotoli dei
Profeti inascol-
Legge tradita, deve rimanere come testimomo degli annunzi che precedettero la pnma venuta e deve aspettare, finch non si converta al Figho nato da una
vergine del suo sangue,
L'
la
seconda venuta.
Ebreo Errante non dunque, come pensano molti, i' immagine di tutta 1' umanit, sospinta a camminare suUa terra l'eterna strada dei secoli, dannata alla maledizione
dell'
immortafit, segnata
fronte da
un marchio
i
rosso e incancellabile,
tratelh.
come
suoi
L'
Ebreo, distinto
458
e diviso dal resto
L*
EBREO ERRANTE
degli uomini,
sola sibbene
un popolo
intero.
hanno decimato
la casa,
ed arsa
che fu angaiiata
e martirizzata in tutti
i luoghi dove ha cercato rifugio, eppure vive ancora, colla sua lingua e la sua legge, separata dall'altre, sopravvissuta a tutte le stirpi a lei
Ma
ha
la
s'
dell'
ha corrotti a sua immagine e somiglianza. gU Ebrei poveri, gh Ebrei scalzi, gli Ebrei affamati, gli Ebrei dalle capelliere pidocchiose che ogni anno
dei ricchi, e
Ma
si
partono dai
al di
l del
vero
tornare
il
suo Dio.
Cristo
Un
non torner sulla terra finch non sar cristiano il suo popolo. E r Ebreo seguiter a percorrere, munito
di
molte tasche,
figliati
le
vie del
sicli
mondo
di
per raccattare
al
de-
nari
dai trenta
Giuda, fino
giorno che
ubbidir all'invito millenario di Cristo, e, smesso di rastrellare l'oro che cade dall'orificio escremenziale di Satana, distribuir tutti
i
suoi beni ai
neanche
la carit
d'un attimo
di
riposo.
IL
LEGNO_ VERDE
XXX
sempre pi ingrossata dagli non avevan altro divertimento, continuava il suo camn>ino verso il Calvario. Le Donne, che sul primo s'eran tenute lontane dal condannato, ora che s'avvicinava il momento che non l'aviebbero neppur potuto toccare, s'erano accostate e
processione,
scioperati che in quella vigilia di festa
La funebre
facevano udire
dei sacerdoti
che
guardavan
croce,
di traverso.
Ges,
liberato
dalla
:
si
Gerusalemme, non piangete per me ma i vostn figlioh, poich verranno dei giorni nei quali si dir Beate le steriU, beati i seni che non hanno partorito, e le mammeDe che non hanno allattato. Allora s metteranno a dire ai monti Cadeteci addosso Ed ai colli Copriteci Perch se fanno
Figliole di
queste cose
sar appesa
al
Egli soffre con tutta la sua carne che tra pochi istanti
al
patibolo,
l'agnello
come
il
beccaio
bottega.
appende
sventrato
all'architrave
della
Ma
con
risorti,
Regno.
lo rifiuta
Il
pianto
piut-
delle
donne
non
ma
400
LEGNO VERDE
figlioli
che
ve-
dranno i segni, le stragi e le rovine ch'egli ha descritto. pensando a quei giorni, assai pi vicini che non eredaino i dottori che gU camminano appresso per centellinare la sua agonia, aggiunge un' imprevista e paurosa Beatitudine a quelle del Monte. Beate le sterili perch non patiranno nei loro
figli
ne saranno piene le strade di questa medesima citt che ora vomita Cristo fuor delle mura, come
su di loro
se fosse
un grumo
di marcia, e
il
atterriti,
non
trovando scampo da nessuna parte, perch gU assediati SI uccideranno l'un coll'altro, e di fuori saranno attendate, pronte al macello, le legioni di Tito, invocheranno disperatamente le montagne silenziose perch li salvino
dalle
e dei
Romani.
Ma
le colline, fatte
di sasso
come
figholi
piccola parte,
Il
il
sangue
di Cristo.
legno
verde quello
ansopra
gli
uccelli
suoi rami
sole e
i
dei
del
vento.
i
la
buona
fame,
pianta che d
le
l'ombra
freddo.
al pellegrino,
frutti per la
rame per
il
i
il
la
un'anima viva.
il
Ma
Legno Secco
buon con-
IL
LEGNO VERDE
461
sull'aia,
perch
il
l'uomo disutile e
dello spirito e
il
Giudice
nel
fuoco inestinguibile.
Se i figlioli e i mariti delle donne Giudee crocifiggono r innocente che d la vita come saranno puniti i malfattori che danno la morte ?
al
soldati,
buche per
croci.
s'
n
mezzo
l'ara
Centurione
al
suburbani. La citt di
odorata dalle
della
virti
dei
;
Farisei e
perci espelle
condannati a
morte prima
Si
morte.
esser
che
somigUa,
tondeggiante
calcarea, a
un
vi-
ma
il
cino
s'
incrociano
le
Damasco
e c'
ed bene che
di
la croce,
sole,
il
benigno sole
la
pnmavera,
lo
l'alto
sole
le
del
meriggio, fa riluccicare
zappe
gli
scogho
fiori
primaticci godono
nascosti
il
tepore dell'ana
uc-
cantai oli,
nei dhegi.
;
fendono il aelo colle colombe volano a coppie Sarebbe pur bello vivere qui.
le
462
tL
LEGNO VERDE
un pozzo,
nel
profumo
Giore
si
sveglia e
si
riveste,
aspettando la luna
!
delle mietiture, in
compagnia
il
di
sole
camminati con
quelli
Non
sti
hai
pi nessuno con
ti
te.
Ges detto
spaventoso
il
Cristo.
preparano
lo
letto,
queil
che
ti
offendono,
ombre
omnon
bra
d' Iddio.
Sei
solo,
com'eri
notte.
E non hai nessun'altra giornata dinanzi a te; non hai pi cammino da fare finito il tuo vagabon;
daggio
ti
questo Cranio di
il
tuo spirito
D
lo
volto
umano
;
del Dio fradicio di sudore addiaczappe gli martellano nel capo come se
sole,
percuotessero
il
che tanto
gli
piacque,
gli
immaabbaSente
occhi e inasprisce
il
il
per tutto
derio di requie al quale resiste con tutta l'anima non ha promesso di patire quant' necessario, fin all'ultimo ? e neUo stesso tempo gii sembra d'amare con pi struggente tenerezza quelli che lascia, anche quelli che lavorano per la sua morte. E dal fondo dell'anima, quasi un
canto
le
di
gli
salgono
IL
LEGNO VERDE
463
fanne
!
Nessuna domanda pi divina di questa s' inalz al da quando vivono uomini, e pregano Non la pre ghiera d'un uomo ma d'un Dio a un Dio Gh uomini che non perdonano neanche l' innocenza agh innocenti non hanno mai immaginato, prima di quel giorno, che si potesse chiedere il perdono per queUi che ci danno la morte. Perdono condizionato dall' ignoranza ma sempre indicibilmente superiore alla potenza naturale dell'uomo, quando non sia sforzata dalla grazia mutata dall'imitazione di
cielo
Cristo.
ma
non assolvere, senza la guarentigia del pentimento, il maJe pienamente voluto L' ignoranza degli uoraim cos snusurata che 1 meno son quelli che sanno veramente quello che faimo. In noi la pravit terrigena, ' imitazione, l'abitudine, le passioni che nascono e si soddisfano neU'oscunt del sangue, son quelle che danno le mosse all'azioni. La volont ubbidisce anche nella la coscienza appare all'ultimo, finzione del comando quando non restano che ceneri e vergogne. Ges aveva insegnato quel che dovevan sapere ma quanti sapevano ? Anche i suoi, gli unici a sapere che Ges era Cristo, erano stati sopraffatti dalla paura di
;
:
di
vita
anch'essi, fuggendo,
avevan mostrato di non sapere quel che facevano. Fansei paurosi di perdere tanto meno io sapevano
\
E
la
loro prermnenza,
il
loro pri-
vile^o.
loro
denaro
Pilato
pauioso
meno ancora
Gi-
4^4
dei
sobillati
tL
LEGNO VERDE
i
soldati
uf&ciali.
Nessuno
venu^
a fare e per quali ragioni ucciso. Alcuni lo sapranno, ma dopo, ma tardi, e lo sapranno per l'estrema intercessione di colui che stanno uccidendo.
Ora ha riconfermato,
pi divino e
difficile
mici
pu tender
:
le
mani
al martello.
sassi,
Le
croci sono
ormai rizzate
lino
stali
ora
le
calzano coi
sotto
il
joc xpra coi piedi. Le donne di Gerusalemme s'avvianano al condannato con un boccale. un miscuglio di vino, incenso e mirra, immaginato dalla misericordia dei carnefici per intorpidire la coscienza. Perch quelh stessi che tanno sottrire
fingono,
di
aver piet
resto
di
quel
soffrire
e credono,
diritto
di
maggior
ai
fiele,
il
del
cahce.
Ma
m luogo
soltanto
ma
la
seppe
dire, quel
giorno
sul
un
de'
Te-
schio con
lui.
non avevan
d'
nel
posto
il
dell'oro
sozzo
tingersi in
rosso.
quel
vino,
da quanto era amaro, non era l'ardente vino nuziale di Cana e neppui '^uello che aveva bevuto la sera innanzi,
nero e tepido
come
il
le
Tre Croci,
di
alte,
traverse aperte,
sul
come
cielo
giganti
pronti all'ab-
braccio,
campeggiano
del
sole.
gran
tanta
amoroso
dalle
primavera.
orlate
la
riverberaziom
si
bellezza del
mondo, in
di legno,
non
potrebbe, quell'antenne
con
di di
fiori
di
campo
testoni
raglie
toglie
nuove, mascherare
patiboM con
fratelli
mu-
riconciliati
Ma
cativi,
Sacerdoti,
l
gli
Scribi,
Farisei,
sadici,
vendi-
venuti
agonie,
di
tre
scalpitano
impazienza e spronano,
Romani.
a Ges e
Centurione d un ordine. Due soldati s'avvicinano gli levan, con mosse rapide e rozze, tutti vestiti
i
ce ha indosso.
Il
ignudo
come
im antico. Appena spogliato gli passano due funi sotto l'ascelle e lo issano sulla Croce. A met del tronco c' un caviglio che fa da sedile e il corpo deve trovare l sopra un precolui ch'entra nel bagno, dice
Un
altro soldato,
appoggiata
un dei bracci della traversa, monta su col maragguanta la mano che guar i lebbrosi e accarezz
3-
>tori:i di
Cristo.
466
i
QUATTRO CHIODI
dei
capelli
carne, eppoi
ficchi
un altro ed un terzo, che la punta salda e non resti di fuori che il capo. Un
con-
po' di
sangue schizza dalla mano forata sulla mano martellante ma il diligente operaio non se ne fa caso e seguita a picchiare con forza sul dehcato maglio finch il lavoro non
in regola. Allora
smonta
e fa lo stesso all'altra
mano*
gli
Tutti hanno
urli del
speranza
di
udire
maledetto.
Ma Ges
come
far
uri
lavoro che
si
pu
alte,
da
tanto
pos-
che se
gia rh.
vi lasciano
a lungo
ci
sciacalli
a frugar tra
visceri e
man-
s'
incunei
fra
colpo
sul
piede e ribadisce
sempre
col
avevan
raccatta,
tolto
dal
collo
di
Ges
e buttato in terra.
E
se
i
il
martello e guarda
a posto
carne. I
e le Croci
compagni lianno finito. Anche i Ladri sono hanno tutte e tre la loro offerta di
QUATTRO CHIODI
soldati
lass,
si
467
i
vestiti
che quelli
per
ormai,
g'
erano
di
soldati che
Ges
avevan Restava
diritto ai
panni
la tunica ch'era
Ma
un
i
dadi,
saettatori della
colomba
il
Ormai
Re
dei
mondo che
in
le
le
che
gli
hanno
lasciato
;
Tutto compiuto
lente dalle
lo
mani in
della
zoccolo
croce.
la
sua
ma
stra-
nemico
di
del
Tempio
sul-
l'albero
dell'
fin
ignominia.
stasera,
di
signori
Gerusalemme po-
tranno,
da
Un
che
si
clamore
lacelo
malaugurio,
D povero che
;
voleva una
tunica sola ora tutto nudo il vagabondo che non aveva un sasso per posare il capo oggi ha un bel guanl' impostore ciale di legno che ingannava coi miracoh non ha pi le mani libere per impastar la mota che d
;
il
l'odiatore
di
468
della
QUATTRO CHIODI
santa citt
;
il
tutta
compagnia due Ladri che V insultano e quattro soldati che s'annoiano. Chiama dunque il Padre che ti salvi o una legione d'angeli che ti levi di l e ci disperda con spade di fuoco. Allora crederemo anche noi ch'eri il
Cristo e afionderemo la faccia nella polvere per adorarti.
difichi,
il
capo, dicevano
Tu
che distruggi
il
Tempio e
scendi gi di croce
un
serto.
invito che
Anch'essi,
L'
Un
gran segno
quattro chiodi e a
Padre che
i
ci
saettasse
come
deicidi.
Ma
tu vedi bene
che
non crollano
schernivano
Nello stesso
ziani, e perfino
tempo
i
lo
gli
Scribi, gli
An-
soldati,
anche
Ha
Non
il
Re
se
Cristo,
1'
confida in
Dio
Dio proprio
:
lo
ha detto
Io sono
il
Ha
riesce,
ora,
proclamato d'esser venuto per dar la vita ma non a scampar s dalla morte S' vantato d'esI
ser
non
si
muove
per staccare
il
:
primogemto dal patibolo. Dunque ha mentito sempre non vero che abbia salvato nessuno e non vero che
Iddio suo padre e se ha mentito in questo ha mentito
anche
nel
resto,
Non
s'aveva
bi-
QUATTRO CHIODI
sogno di questa riprova
la
46Q
riprova venuta,
mi-
ma
anche
la
quest'ora, se
l
il
attaccato a spa-
simare
ma
il
cielo
si
rischiara perch
vuoto e il sole, lucerna d' Iddio, ci possa meglio vedere le contrazioni del
la
nostra
bestemmiatori, che
sarebbe sfogati
sua parte
pietre
sui
chiodi
?
Non
ti
rispondi
Non
Se
ti
hai
?
dicare
di
Non
riesce di venir gi
?
ti
di
ti
pre-
degni
straci
ama
fino al
alla morte mchiodato tace Lo strazio della febbre che gi comincia non cos atroce come le parole dei trateUi che io crocifiggono una seconda volta sulla croce
Ma
divino
DISMAS
LXXXUl
crocifissi
lui
badava
che dovessero morire anche loro, della stessa morte, non taceva effetto a nessuno lui lo strapazzavano ma s'ac;
tutti
badavano a
lui,
correvan per
tutta
quella
e quattrinaia
il
lui,
come
per
gente
si
lui
piangevano
le
il
donne, e perfino
Centurione
tutti
commoveva. Era
lui
Re
re.
della
festa,
come
se fosse stato
davvero un
loro,
il
Chiss nep-
non avesse fatto lo schifiltoso. Ma un di loro, quando sent le grandi parole del com pagno invidiato perdona loro perch uon sanno quello improvvisamente si tacque. Quella preghiera che fanno era cos nuova per lui, lo nchiamava a sentimenti cos
all'et
piij
innocente anche
SI
lui
un Dio
al
il
quale
poteva chieder
la
pace come
poveri chiedono
pane
alla
SI
ncoidasse, c'era
cos
Ma in nessun canto, per quanto una domanda come quella, cos fuori
dell'ordinario,
DISMAS
essere
471
vavano,
in quel
ammazzato. Eppure quelle parole inverosimili tronel cuore disseccato del Ladro, una connettial
un
Giudice pi terribile
pensieri
parlate
nel
ma
?
che
gli
buio
del
suo destino.
che faceva
dai male
gli
altri
tentazioni
d'amore di pi avrebbe forse commesso quel che l'aveva condotto fino al Teschio ? Non era anche lui tra quelU che non sanno quel ohe si fanno, abbmati dal bisogno, lasciati soU tra le passioni in agguato ? Non eran torse Ladri come lui i Leviti che tiafficavano coU 'offerte,
i
Farisei
ctie
frodavano
le
vedove.
EUcchi
che a forza
l
'avevan ? Eran loro che condannato a morte ma che diritto, infine, avevan di ucciderlo se non avevan fatto mai nulla per salvarlo e
s'eran tinti del suo stesso dehtto
?
Questo pensava nel suo cuore sconvolto, mentre aspettava che attaccassero anche lui. La prossimit della quella preghiera inaudita morte e di quale morte di chi non era ladro ma doveva subire la stessa pena
dei
ladri,
l'odio
che sformava
le
lui,
faccie
di
quelli
stessi
rimescolavano
la
sua
che
la
inchinavano a sentimenti
472
DISMAS
sentisi
non aveva provati mai pi dopo la puerizia, a menti di cui non sapeva neppure il nome ma che
tevano assomigliare
al
po-
pentimento e
croce tutti
e
alla
tenerezza.
l'altro
Quando furon
sulla
tre
Ladro,
bench spasimante per l' inchiodatura, riprese a sviUaneggiare Ges. E anche lui si provava a vomitare, dalla bocca recinta di peH bavosi, le sfide dei Giudei
:
Non
sei
tu
il
Cristo
Se fosse stato davvero Figlio d' Iddio non avrebbe pensato a liberare anche i suoi compagni di sciagura ?
Perch non
si
muoveva
:
a piet
Ladro era rafforzato, quasi, dal dispetto d'una speranza fallita Una speranza che s'era appena affacciata, come un sogno impossibile di salvazione miracolosa. Ma un disperato spera anche nell' impossibile e quella delusione gli pai va quasi un tradimento. Ma il Buon Ladrone, che da un pezzo l'ascoltava e
ascoltava quel che vociferavano
gi,
si
gli
altri
arrabbiati lag-
rivolse al
compagno
lui
Non
hai
lo
paura neppin
stesso suppUzio
la
d' Iddio,
?
qui a subire
perch riceviamo
degna pena
ma
non ha n Ladro
perdona tore non che gli uomini puniscono ma vuol chiamarU delitti costui a non ha fatto nulla di male eppure punito
alla
certezza
innocenza del
al
par
di
ti
noi
perch dunque
l'
insulti
Non
hai timore
?
che Dio
gastighi d'aver
umihato un innocente
gli
DISMAS
contare
di
473
Ges poche cose e, per lui, poco chiare. Ma sapeva che aveva parlato di un Regno di pace e che lui stesso sarebbe tornato a presiederlo. Allora, in un im;
nello stesso
d' incolpevole,
proruppe in
queste parole
Ges, ricordati di
me quando
;
Regno
Abbiamo
tutti
ti
sofferto insieme
:
non riconoscerai
che t'abbia difeso
chi
t'era
l'unico
?
quando
pieg la
gli
offendevano
E
testa,
quanto
:
poteva,
verso
il
Ladrone pietoso, e
rispose
radiso.
Io
ti
me
:
in
Pa-
Non gh pu prometter
gioverebbe
del
nulla di
dalla
e
terrestre
a che gU
trascinarsi
essere
di
schiodato
pi,
croce
qualche anno
piagato
chiesto,
mondo
dopo
la
non ha
come
si
l'altro,
di di
esser salvato
lui
dalla
ricordi
oggi stesso
Ha
peccato.
forse
peccato
agli occhi
degli
uomini ha gravemente
ricchezza
;
Ha
i
tolto ai
ricchi
ai
un
ha
rubato
anche
poveri.
Ma Ges
ha sempre
avuto per
tato
f)eccatori, infermi
ma
gli
i
una parzialit che non ha mai ostennon ha voluto neppui nascondere. Non venuto
spinai della
cattivi,
campagna
Non son
gi abbastanza
?
puniti,
quelli
474 che
si
DISMAS
credon giusti e
di loro
?
li
fofse, spesso,
pi imporriti
Non
ma
ingiusta.
Ma un
moto
gli
una parola sola di rammarico bastano. La preghiera del Ladro era sufiBdente per
solo di pentimento,
assolverlo.
Buon Ladrone l'ultimo che Ges abbia convertito nel tempo che aveva ancora il suo corpo di carne. Di lui non sappiamo pi nulla soltanto il suo nome
11
;
i'
ha ricevuto
tra
fondamento
di quella
promessa
di Cristo,
coi
nome
di
Dismas.
IL^UIO
LXXXW
Il
respiro
si
di
Ges
la
si
U
il
petto
po' d'aria di pi
testa
gli
che
io
la febbre sitibonda squassavano come per strapparlo dei crocifissi gli bruciava tutta la persona quasi che il sangue fosse diventato nell'arterie fuoco corrente. D corpo
sostenuto dalle mani che si lacambiar lato ceravano se si abbando-nava, ma, s'eran tenute su, afiaticavan troppo il busto stracco e frustato quel corpo giovane e divino, che tante volte aveva sofferto per contenere un'anima troppo grande, era ormai un rogo di
:
dolori del
mondo.
La crocifissione era davvero, come confess un retore carnefice che mor assassinato prima di Cristo, il pi crudele e il pi tetro dei supplizi. Quello che dava i maggiori strazi e per pi tempo. Se il tetano sopra v veni va un torpore pietoso affrettava la morte ; ma c'eran di quelli che resistevano, soffrendo sempre pi, fino al gi omo dopo e oltre. La sete della febbre, la congestione de 1 cuore, l' irrigidimento delle vene, i crampi dei muscoli,
le
Ma
pi, in
capo a
spiravano.
47^
Il
li-
BUIO
sangue
alle
altri
Ges
s'era
aggrumato
la
intomo
sgorgare
capocchie di ferro
fili
ma
croce e
gocciavano in terra. La testa s'era piegata^ per l'indolenzimento del collo, sopra una pai te gli occhi, gli occhi
;
guardare
;
la terra,
invetriatura
dell'agonia
le
labbra
dell'ultimo
liberato
dalla
agli
febbre
febbricitanti,
l'acqua di
vita
assetati,
che ha nsvegliato
i morti dai cataletti e dai sepolcri, che ha restituito il moto a chi era impietrato dalla parahsi, che ha cacciato i demoni dell'anime imbestiate, che ha pianto coi piangenti, che ha fatto rinascere a vita nuova
cattivi
di
bruti
sonno
nel
sangue,
non sarebbero mai stati capaci di scoprire. Ha ricliiuso piaghe e hanno piagato il suo corpo intatto ha perdonato ai malfattori ed confitto, innocente, dai malfattori in mezzo a malfattori ha infinitamente amato tutti gli uomini, anche quelli che non meritavano il suo amore, e l'odio 1' ha inchiodato qui, dove l'odio punito
le
; ;
e punisce
pi dolosa ingiustizia
alla santit
ha chiavita e
gli
mato
degli
gli
animali
e
tristi
ed caduto in mano
la
avvilitori
dei
demom
ha portato
danno in cambio la morte pi ignominiosa. Tanto era necessario perch gli uomini potessero rimparare
briaco
la
strada del
Paradiso Tenestre
ali 'ebbi
rimontare dal
;
imbestiainento
risusatare
a
dall' inerte imbecillit,
BUIO
alle
477
ma-
Che
la
mente
di
s*
inchini
al
mistero scandaUzzante e
degli
il
indisuggellabile
nogli
uomini
Cnsto e d'essere amati da Cristo, una volta nella vita, al ricordo di quel giorno
martirio.
Ma
tutte
le
nostre
lagrime,
raccolte
insieme
quelle
sola di
Un
la
parola pi forte
che sia uscita da bocca cristiana ripensando a quel sangue. Leggevano a Clodoveo la storia della Passione e
feroce re sospirava e lagrima va,
il
Oh
Franchi
gli
Ulivi,
ma
bella
ma
i
necessario combattere.
Ci
divide da Cnsto
a noi tutti
nemici d Cristo.
meno
le
non son
morti tutti
e
ma
hanno
ma
Giorno che
Uno
il
solo
potr ridere. Se
sangue
478
EL
BUIO
ri-
dono intorno
voranti
Eccoli
l,
alla croce
!
di-
dolori
aggrappolati
di
pendenze
li
del
Teschio
ad uno ad uno
i
riconoscerete
musi annusanti,
gli
colli
nasi
gobbi
imcinati,
setolosi.
occhi
predaci
che
in
quelle
p)ose
ci
spontanee
implacata
ogni
caini t.
sciamo,
fratelli
di
quelli
che incontriamo
nessuno.
giorno
Non manca
tla,
i
Ci sono, in
prima
mo-
gomito a gomito
Scribi
mentizio,
inchiostro.
di
gli
nelle
carestie,
che convertono in
numerario
gini,
il
la
in
trafi&ci illeciti
;
e amifl&anare
contro
lastri
i'
innocente, la Legge
il
E, dietro
gli
altezzosi
pi-
della societ,
riffosi,
dei
turtanti
dei
sboccati,
dei
paltonieri
mugoloni, dei
gaglioffi lerci
la
gambe
di
chi
i>edata.
IL
BUIO
479
;
^n
zolente,
loro
gli
che sembrano, etemi nemici di Cristo d'un infame saturnale, e haimo vomi-
bava puzQualcuno di loro; forse, stanotte ha fornicato, e il giorno prima ha giurato forse qualcuno ha geneil falso per estorcere il non suo; rato un bastardo, ha pesato con stadere alterate, ha detto di no a chi piangeva. E questa schiuma melmosa d'umanit sozza e ladra
tato sulla faccia di Cristo la saliva infetta, la
il
fiata
il
la
il
salva,
s'accamsce contro
Mai.
colui
su Cristo che
si
muore per
lei.
come
il
d'una
l'
voraginosa tragedia,
bene e
il
male,
innocenza e
in-
E
la
parve che
la
l'or-
cielo,
mattina,
Una
cali-
gine densa,
come
se venisse dalle
maremme
deli' inferno,
a poco a poco si spanse in tutti gli angoli dell'orizzonte. Uno stormo di nuvole nere s'accost al sole, a quel dolce e chiaro sole d'aprile che aveva
s'alz dietro le colline, e
scaldate
le
mani
degli
omicidi,
fitta
il
l'accerchi,
l'assedi,
tenda di tenebre.
paese
.
fino
LAMMA SABACTANI
ixYV
Molti, intimoriti
riosa,
f/aria era calma ancora non vedevan sempre biancheggiare i tre pallidi corpi pendenti. Volevano satollarsi fin all'ultimo di quell'agonia perch disertare il teatro prima che
ammutoliti.
Ma non
tutti,
si
pioveva e nell'ombra
il
dramma
E
se
rimasti tendevano
l'abbominato
il
protagonista intramezzasse di
qualche
parola
I
rantolo gemente.
grandi.
non reggeva
pi.
lo spirito soffriva lo
anche
carcerava.
sembrava che l'avessero lasciato per sempre e la sua anima di fanciullo divino era invecchiata ad un tratto d'una vecchiezza senza memoria. Tutti eran lontani da i compagni degli anni felici, i confidenti della sua lui baratenerezza, poveri che lo guardavano con amore, bim che porgevano la testa alle sue carezze, i guariti che, discepoli ai non riuscivano a staccarsi dai suoi passi quali aveva rifatto oii'anima nuova. Vicino a lui non
: i
i
i
LAMMA SABACTANI
c'era
481
che
aspet-
che
una
le
frotta
la
di
cannibali
spiritati
vano, subsaiinando,
Solaraente
=ua morte.
fn
Maria,
sua
Maddalena,
e
Maria
di
Salom madre di Giovanni anche Giovanna di Cusa e Marta rite, alla sua fine. Ebbe ancora la
Cleofa,
la
d'Jacopo
e forse
assistevano, atter-
Vergine Dolorosa.
Ma
dopo, attraverso
il
non vide pi nessuno e sembr solo nella morte, com'era stato solo nei momenti pi solenni della sua vita. Dov'era quei Padre propenso e benevolo al quale egli parlava
colla
lo
certezza
della
risposta
dell'aiuto
Perch
non
o facendogli almeno
crudeli
ritardi
?
allora
s'udirono,
:
nell'aria
fosca,
nel
silenzio
del
Eli,
Eli,
lamm
verso
sabactanl
?
ch mi hai abbandonato
Era
sagi
il
primo
d'un
balmo
ci
che aveva
ripetuto
gridarlo
tutto,
come
nel
Deserto,
invocazioni
?
dolenti.
Perch
il
mio
gemito
te
confidavano
nostri
padri
confidaliberati....
vano
e tu
salvavi
gridavano a te ed eran
Ma
io
uomo
il
vituperio della
s
si
gente,
fa bette di
me. storce
33
bocca, crolla
il
capo dicendo
racco mandi
Sioria i Crisio.
4^2
all'Eterno
S, sei
!
LAMMA SABACTANI
l'Eterno lo liberer, lo salver, giacch l'ama
l
tu che
di
mia madre,
m'hai
Non
t'allonta-
nare da
Molti
me
che l'angoscia
m'attorniano,
vicina e
non
la
c' chi
m'aiuta
contro
tori
spalancano
bocca
di
che
me, come leone che sbrana, che nigge. lo son com'acqua si diffonde; tutte le mie ossa si slogano; il mio cuore
come
cera
si
La mia
forza
s'
inaridisce
come
;
l'argilla,
la
lingua
s'attacca al
palato;
de' cani
serra addosso
mi accerchiano una caterva di scellerati mi si m' han traforato mani e piedi. Essi g-uar;
miei
panni e tiran
te
mia tunica a sorte Ma tu, Eterno, non ne stare lontano tu, che sei la mia forza, vienmi prela
;
sto in aiuto
1)
Le supplicazioni di questo salmo profetico, che rammentano cos da v vicino 1' Uomo di Dolori d' Isaia, rimontano dal cuore ferito del Crocifsso come l'ultimo
rigurgito della sua
umanit agonizzante.
Ma
il pr et sempre vivente, che nella immaginazione popolare era collegato coH'apparir del Cristo. Costui chiama Elia. In quel momento un de' soldati prese una spugna, la inzupp d'aceto, la infil in cima a una camia e l'ac-
cliiamasse Elia,
cost
ai
i
labbri di Ges.
vediamo se Elia viene a tirarlo gi. Il legionario, che non vuol noie, posa la caima. Ma dopo un po' di tempo e il tempo sembra infinito e iermo, in
stare,
Ma
Giudei dicevano
Lasaa
tuiu
si
LAMMA SABACTANI
483
Il
Ho
sete.
volta
nuovo la porse l'arida bocca che aveva pregato il perdono anche per E Ges, appena v'ebbe accostati i labbri, esclam
d'aceto
dei
soldati
romam
di
la
mistura d'acqua
allui.
Tutto consumato. L'eterno dissetatore che spense tante volte a sete altrui e lascia nel mondo una lonte di vita che nori si
asciugher mai
dove
gli
affaticati
trovan
la forza,
ha
E
sofferto,
anche ora,
ma
d'una parola
di
misericordia
che
D Romano
d, in-
un
bevanda
ma
l'atto
pronto e benigno
verte,
che un cuore ha sentito piet del suo cuore. Se uno straniero che non ha mai visto prima di oggi ha fatto qualcosa, sia pure una tanto piccola cosa, per compassione di lui, segno che il Padre non 1' ha abbandonato.
D cahce
al
fondo
fine,
mata.
Ricomincia, colla
E
:
raccogUendo
chinato
spirito.
Quell'alto
della
grido,
cosi
potente che
riusc
a liberare l'anima
si
carne,
della
nu-
perse
negli
spazi
tena.
e ie
A
51
la cortina del
la terra
Tempio
squarci
due,
da cima a loudo, e
trem
484
rocce
si
LAxMMA SABACTANI
schiantarono e
usciti
i
sepolcri
s'aprirono e
corpi di
molti
santi
scitarono e
i
apparvero a molti
:
Ma
questi
supremo appello.
Quasi millenovecent'anni son passati dal giorno che
quel grido e gh uomini
loro vita
tu gridato
fragori
harmo centuphcato
pi.
della
e
per
non
sentirlo
citt,
Ma
nella
bruma
delle
gli
nostre
nel
i
buio sempre
fuochi
e
di
uomini accendono
della
miseria,
gioia
libera-
noi,
dimenticare.
Cristo morto.
il
i
morto
sulla croce
come
il
Figlio ha scelto e
Ha
espiato
fin
all'ultimo ed
morto
Ora comincia
la
nostra espiazione
non
aucoia
finita.
LA CROCE INVISIBILE
Cristo
morto
il
vanno a piangere i crocifissi nell'anima e tutte Giuda non 1' hanno potuta sradicare. Ma gli schernitori non son morti. La loro schiatta longeva. I pronipoti di Caino e di Cajafa non hanno smesso d' infamare e deridere. La pazzia della croce uno scandalo troppo forte per la loro saggezza. squittiscono le Quanto rumore, quanta meraviglia per un uomo morto sulla ghiandaie dell'erudizione Voi dite che quest'uomo era un Dio ma noi sapcroce piamo, noi che sappiamo tutto e abbiamo letto tutti i libri, che la morte violenta d'un eroe, d'un semidio, d'un essere divino, insomma, non cosa tanto nuova, da giustificare un cos lungo appassionamento. Ges uno di pi nella lista volete che la squinterniamo fin dal principio ? Non ce n' bisogno. Li conosciamo anche noi codesti iantocci fiabeschi dell'et leggendsoia. E sappiamo che non il caso di cavarli fuori dagli adomi poeti e dai
sangue,
le
stratte dei
Volete
forse
rammentarci
Set
in
il
il
l'invidioso
in
fratello,
Rosso,
un cassone, butt
il
pezzettini
pesci fecero in tanti mare dove miserando corpo del monarca d'Egitto ? Op-
480
pure
il
LA CROCE INVISIBILE
bel
Tammuz
come
il
le
?
zanne
del cinghiale
del
mostro Eabani, ucciso in una zuffa dagli abitanti di Nipur mentre accompagnava l'amico Izdubar ? O del canterino Orfeo che le Bassaridi sbranarono perch
onorava
corde in
soltanto Apollo e
non
si
degnava
di
toccar
le
onore
di
Bacco
Fedra fu ammazzato da un toro balzante dal mare ? O del valente cacciatore Orione che fu saettato da Artemide perch os sfidarla dell'altra vittima di Artemide, Atal gioco del disco ?
teone, che fu dilaniato dai cani mentre era a caccia, per
essere incorso nello sdegno della dea
?
cole,
spazzatore
di
stalle che,
dopo
essersi
goduto parecil
cen-
Dejanira
del
buon Ercole
che
poco dopo
il
fratello
Jolao risuscit, mettendogli sotto il naso, al ghiottone, un piatto di quaglie ? Oppure del Titano, che per aver
utili
indu-
Dioniso
Zagreo che
fratelli
fecero a pezzi
bollire in
una caldaia
ma
allegorici
che nessun
vivente ha conosciuto.
e visse tra
gli
Ma
d'uomo
uomini che ne raccontaron la storia poco dopo la sua morte, in tempi prossimi e conosciuti. Quegli leege nuoaltri non furono uccisi per aver dato una
va,
ma
tutti,
eccettuato
LA CROCE INVISIBILE
Prometeo,
di
soli
487
e
figura
dei
primi
incivilitori
dispensatore
per
di-
beni
materiali,
morirono
per
vendetta,
Le
ragioni del
Nessuno
Giove,
di
loro sacrific la
Prometeo, se
nascosto
ai
avesse
preveduta
l'ira
il
di
avrebbe
del
mortali sconoscenti
terribile
dono
di
luoco.
i
Ma
incalzano
discen-
denti di Gajafa
noi
sappiamo
altn che, al
la
par di
verit e fondagrazia,
?
come
il
lui,
che
e
Ges
Forse
figholi,
fu
deUe
e
tasse
sui
pascoli,
soprin-
settantre
anni
Verdhamana, U
capo
?
del
O
di
Bakhdi
il
da una bella sposa, e si spense a ottant'anni, per aver mangiato carne troppo grassa di maiale ? L'unico che sia morto per sentenza di tribunale Socrate ma nessuno ha mai creduto che Socrate fosse
un
bel figliolo
un Dio
rivelasse
parlasse in
verit
nome
d' Iddio,
tanto
meno che
gli
sovrumane.
Egli
uomini
la
ma
si
sforza
d' insegnare
atenies
l'arte
di
ragionare con
filosofia
il
maggior precisione.
sulla terra.
dirittura
ziale
ai t.
riforma
dell' intelligenza
reter-
4^8
LA CROCE INVISIBILE
gi arrivato a settant'anni, e
gli
morte in mezzo ai discepoli abbandonato. Ges ha insegnato infinitamente pi e meglio d'una sofistica depurata o d'una morale civica fondata sulla giustizia. Egli ha voluto trasformare gli uomini a sua somiglianza secondo le parole del suo annunziatore Ezechiele E io vi dar un cuore nuovo e metter in voi un nuovo spirito e togUer il cuore di pietra dalla vostra carne e porr in voi il mio spirito . Ci chiama all' imitazione d' Iddio, ad esser governati direttamente da Dio, cio divinamente liberi. Siate santi come Dio santo perfetti come Dio perfetto ; perdonate come Dio perdona amatevi come Dio vi ama se farete questo non vi saranno pi tra voi nemici e padroni,
:
infelici
Cieli
poveri,
omicidi e calpestati
ma
il
Regno
dei
il
serpente
agli
del
:
giardino,
ma
con opposto
uomini
le
Siate
come
dei.
Ma
avuto forza
di ubbidirlo.
Dio
ha
vuole
al
vermo
in-
degna d'esser cercata, la sola che non deluda. E hanno rifiutato quel che Cristo aveva offerto con tutto il suo sangue grondante. E per non udire la sua voce molesta che chiamava a un' impresa troppo dificile r hanno soffocata sulla croce. Hanno avuto il terrore di perdere loro beni di sasso, di metallo e di carta e non
i
hanno creduto
ai
per
questo
rifiuto
questo
terrore
morto quel
lA CFOcr.
giorno
l'
INVISIBILI-:
489
il
sul
Teschio,
gridando
nel
buio,
Figlio
del-
Uomo.
E
tanti
al
suo grido
d un nuovo colpo
secoli
all'
Croce.
ACQUA
SANGUE
ma
risvegliati.
petto
ma
grande cuore che s' fermato ? Non parlano, s'affrettano a casa, alla cena forse pi spavento che amore.
davvero per
Ma uno
sua bocca
straniero,
il
pagano le parole di Claudia Procula Certamente quest'uomo era giusto. Non conosce il vero nome di colui ch' morto ma sa con certezza, almeno, che non un malfattore. la terza
di
dell'
innocenza
di
colui
gli
Ma
pensano, invece,
Pasqua sar guastata se non portan via subito le carogne sanguinolenti. La sera vicina e a^ppena tramonti il sole comincer il Gran Sabato. Perci mandano a dire a Pilato che faccia romper le gambe al condannati e li faccia sotterrare. D crurifragio era uno del crudeli ritrovati della crudelt per accorciare il patimento al crocifssi una specie di grazia, opportuna in casi di fretta. I soldati, avuto l' ordine, s'accostano ai Ladroni e
che
:
fiaccano loro
ginocchi e
le
ACQUA E SANGUE
Ges l'avevan visto morire e mazzate Ma un di
al
si
4Q1
la
potevan risparmiare
alla lancia,
fatica delle
loro,
racconta Giovanni,
dette
di piglio
un gran colpo
ferita
Quel
zione,
chiamava,
secondo
un'antica
tradi-
Longino e si dice che alcune stille di quel sangue caddero sopra suoi occhi, ch'eran malati, e improvvisamente li sanarono. Il martirologio racconta che Longino, da quel giorno, credette in Cristo e fu monaco per
i
ventott'anni
la
a
la
Cesarea
testa
finch
non
volta
gli
il
troncarono,
per
sua fede,
Claudia Procula,
i
Legionario piedell'agonizi
labbri
primi Gen-
Geru-
si
sono scordati
di lui.
Ora ch*
cada-
come
tutti
morti, e immobile
come
veri
un cuore
che non palpita pi, ecco che sbucanFuori dalle case, dove
amici della ventigli
cinquesima ora.
seguaci
tiepidi,
discepoh segreti,
ammiratori in incognito, che la notte mctton la lucerna sotto il moggio e il giorno quando, c' il sole,, spariscono.
Li
abbiamo conosciuti
tremanti
all'idea
ti ti
tutti,
codesti
a
amici
dir,
le
anime
ti
caute,
del
cosa
si
che
se-
guono ma
fessare
da lontano,
accolgono
stimano
altri
questa stima ad
fino
al
ma
punto di perdere un'ora di sonno o un centesimo bacato per soccorrerti Ma quando arriva la
non
492
ACQUA E SANGUE
di
co-
la
festa.
Son
che intrecciano
ghirlande e
i
stesse
mani
industri
fiori
delle
fiori
compim-
modo
di
diresti
che
il
fidi
compagni
loro
di
zolo
una met
o,
quarta parte dell'anima. A Cristo, per suo maggior martirio in vita e in morte, non son mai mancati amici di codesta razza e due di loro
si
due gravi ed egregie persone, due notabili di di regola codesti del Consiglio, due signori ricchi in una parola feti d'amici sono, com' giusto, ricchi Giuseppe d'Arimatea e Nicodemo. Codue Sinedristi storo, per non macchiarsi le mani col sangue di Ges,
Erano Gerusalemme
non s'eran
fatti
tappati in casa, cacciando forse dall'affettuoso petto qualche sospiro e credendo cos di salvare la reputazione e la coscienza. Ma non pensarono che la complicit, anche
s'
passiva,
fa
il
quando s' ha il potere di opporsi, equivale a consentire. Giuseppe d'Arimatea e Nicodemo avevan dunque partecipato, bench assenti e non consenzienti, all'uccisione
di
Cristo e
il
ma
non
Ma
la
sera,
quando
colleghi
ACQUA E SANGUE
brarsi e
493
il
hanno
lasciato, soddisfatti,
non
c' pi
rischio
di
compromettersi
occhi del-
borghese, perch il morto morto non d pi noia a nessuno, due discepoh notturm, occulti per paura dei Giudei d, pensano di ammansire il rimorso provvedendo alla sepoltura del giustiziato.
l'alta societ chi elicale e
Il
preso ardire
l'avvenimento insolito
gli
presenta a Pilato e
chiede
corpo
di
perch spesso
crocifissi
resistevano
e
Il
chiam Petronio, che aveva presieduto udito il suo rapporto, a don il corpo
ufficiali
Sinedrista.
gli
romani
cadaveri.
Non poteva
guardevole, e
pagare ai parenti anche no a una persona tanto ragricca per giunta, e forse la gratuit del dono
facevan
dir di
i
tutta la mattina,
con
quell'
intempestivo
!
d pace neanche ora ch' morto Giuseppe, avuto il permesso, and in cerca d'un bel lenzuolo bianco e di bende e s'avvi verso il Luogo del Teschio. Via facendo, o laggi, s' incontr con Nicodemo, che forse gli era amico anche per comunanza d'umore, e che veniva collo stesso pensiero. Anche Nicodemo non aveva badato a spese e portava con s, sulle spalle d'un
servitore,
E
dando
nella
tossa
comune
dei
condannati,
trasse
dai
Giuseppe,
aiutato
fatica,
via con
l..a
chiodi
piedi
scaia
era
sempre
l.
Uno
di
loro,
mon-
494
tato, tolse
ACQUA E SANGUE
delle
spalla,
gli
dettero
mano
a tirarlo gi e
corpo fu deposto
sul
grembo
viarono
tutti
verso
un'orto
vicino,
dove
c'era
una
Giuseppe e la grotta l'aveva fatta scavar lui per s ed suoi, perch a quel tempo ogni giudeo benestante aveva morti una tomba di famigha lontana da tutte l'altre e non eran condannati alla promiscuit de' nostri cimiteri
i
come
Appena
fecero
arrivati al giardino
berata,
pozzo e lavarono
corpo.
la
Vergine,
s'eran
amavano
degli
era morto.
si
uomini,
cos
di
l'
fatto
di
Anche loro, pi esperte e dehcate davan da fare perch il seppellimento, soppiatto e in fretta e luna, non riuscisse
che piangevano.
indegno
dal
colui
Ad
capo
ingiuriosa
corona dei
legionari
Rlato
;
st 'Tappare le spine
a loro
;
sbrigare e inanellare
e chiudere
gli
occhi
con casta tenerezza e quella bocca che non avevan potuto baciare. Molte lagrime dell'amorose caddero sul volto che aveva ripreso, nel calmo pallore della morte,
l'antica
dolcezza
dei
tratti
quel
pianto
lo
lav
con
acqua pi puiu di quella del pozzo di Giuseppe. Tutto il corpo era lordo di sudore, di sangue, di poldei piedi e del petto ancora le ferite delle mani vere gemicavano di sanguiccio ^lerioso. Terminata la lavanda fu ravvolto uei profumi di Nicodemo, e senza il cadavere
:
ACQUA E SANGUE
495
la
Peccatrice,
sui
il
questo
giorno,
il
aveva
versato
perdonatore
era
vaso di nardo,
corpo
ora
Ma
assassinato
cosparso,
come
quel
quando
le
capo fu serrato
un sudario
e sul viso,
dopo che
in fronte, fu disteso
un
altro panno.
La
un
loculo, per-
da poco, non aveva ancora servito a nessuno. Giuseppe d'Arimatea, che non aveva saputo salvare Cristo vivo in qualcuna delle sue case, gh cedeva, ora che il
ch, fatta
furore
del
mondo
s'era
afiBevolito,
la
buia
abitazione
due Sinedristi recitarono a voce alta, secondo salmo mortuario e finalmente, deposto legger-
mente il candido invoglio nell'antro, chiusero l'apertura con una grossa pietra e s'allontanarono taciturni seguiti
dagli altri.
Donne non li seguirono. Non riuscivano a da quel sasso che le separava per sempre da colui che avevano amato pi della loro bellezza. Come potevano lasciar solo, nella doppia tenebra della notte
le
Ma
,
staccarsi
del
sepolcro,
chi
?
era
stato
cos
disperatamente
solo
una parola
l'altra
dell'
amato
una tentava
forte.
di
confortar
lo
Talvolta
e
gli
pietra,
dice-
496
vano, ora che
dalle
i
ACQUA E SANGUE
suoi orecchi
bende,
le
donna.
finalmente,
le
vinse
freddo e
il
terrore della
notte
cando
di
promettendo l'una
la
all'altra
tornar
appena trascorsa
lesta.
LA LIBERAZIONE DEI
DORMENTI
corpo ferito di
Cristo
un letto di profumi, dentro la roccia dell' orto. Ma il suo spirito, scarcerato dal peso inviluppo carnale, non
riposava.
Aveva trasmesso
j)agato
colla
ai
;
vivi
il
l'avevan
morte
ora
Su questa discesa all' Inferno non abbiamo rivelazioni sicure. Ma in uno d pi antichi apocrifi, nell' Evangelo di Pietro, leggiamo che
Annunziasti a udirono una voce dai cieli che diceva qud che dormivano l'obbedienza ? E fu udito dalla croce
rispondere
:
nella
di
seconda epistola
di
ai
Pietro tro-
viamo
la
conferma
questa predicazione
dormenti.
morte quanto alla carne ma stato reso alla vita quanto allo spirito. Ne! quale spirito egli and anche a predicare agli striti in carcere, i quali un
stato messo a
tempo furon
ribeUi,
allorch ai
giorni
di
No
la longa-
nimit di Dio stava aspettando, durante la costruzione dell'arca.... Appunto per questo 1' Evangelo stato annunziato anche
cati
la
ai
morti
stati
giudi-
uomini per quel che concerne carne, potessero vivere secondo Dio, per quel che congiudicati
gli
come son
34
Storia di Cristo
498
cerne lo spirito
fu
che
della
era anche
disceso
regioni
inferiori
Simbolo
degli Apostoli
ha
ratificato inappella-
La
volte
Babilonia
si
raccontava
di
come
Nergal
fosse
Tammuz
come
al
vi
andato anche l'eroe Izdubar per chiedere napistim il segreto dell' etema giovinezza.
poeti
savio Siti
In Grecia
narravano di Ercole che da una buca del capo Tenaro s'era calato nel mondo inferiore per trarne fuori, come trofeo, lo spaventevole Cerbero di Teseo e Rritoo
;
vivi la fa-
Persefone
di
Dioniso,
che fra
le
tante prodezze,
;
voDe scender laggi per riprendersi a madre Semel di Qr'eo che voleva strappare a Plutone la perduta Euridice di Ulisse che forza l'ombre, coli' incantamento del sangue, ad accorrere verso di lui perch Tiresia possa
;
dirgli
come torner
in
patria
di
modo
di lodare
non ancor nati Anche di Rtagora si bucinava che fosse andato una volta nell'Ade ma l'unico racconto che ci resta del suo viaggio una tardiva parodia.
In
loro
tutti
questi
favoleggiamenti
gli
mtomo
persone
della
un saggio
arrisicata braveria o
soli
caso pi comune,
loro soli
di
Quando non
i
'^<
come
nell'
Kneide,
di
un vero
e proprio espediente
lett orano.
Ma nessun
loro
va per salvare
dimenti-
499
morti,
un messaggio
di
pi alta vita
Istar,
per impaurire
tare
i
il
mort
i
ma
sciter
mort'
grida
la
figlia
di
i
Sin
Io risu-
che vadano
a mangiare
merosi In
morti
questi
troppo
umani fantasticamenti
della
saga
popolare non
una
ci
giustizia
che
non conosce
bruti
divisioni
umane
al
s'
del
tempo. Fra
quelli
i
che dormono nel sonno deUa terra non che non conobbero nulla
di
sono soltanto
femmina
si
tristi
che
imdi
brattarono l'anima
di
tutte le cupidigie e le
mam
sangue fraterno
gli
accidiosi che
sole senza neppur riconoscere in quell'occhio folgorante l'immagine d'un Padre esorabile; i ricchi che non ebbero altri Dei innanzi a s che la Roba e il Negozio Re che
;
i
furono,
come diceva
;
ma
di-
voratori di popoli
g' idolatri
che credettero
di conciliarsi
g^ Dei adorando immagini di sasso, voltolandosi nella briachezza di orgie lascive, scannando uomini e bestie
acciecati da superstizioni abbominevoli
giati
s*
; i
soddisfatti ada-
prime grossolane leggi, che inmiaginavan perfetti in un mondo perfetto, e non avevan la speranza e neanche l' idea d'una futura rinnovazione del mondo. Ma c'eran quelli, bench rari e dispersi nello sterminato cimitero millenario dell'antiche et, che senza il soccorso d'una rivelazione completa eran pervenuti a una purezza di vita che, pur essendo ancora lontanissima dalla perfezione, a questa somigliava come l'ombra
nella
letterali t
delle
500
figura,
il
rante.
Alcuni
loro
prime
rarle.
visi in
ma
l'avevan
rese pi perfette
I
riusciti
a supe-
una
sola nazione
dentro la quale, almeno, il fiero diritto della guerra senza perdono era mitigato e infrenato altri avevan liberato il loro popolo dalla schiavit straniera o avevano insegnato l'arti che rendono meno disagiata la vita e quelle che fanno dimenticare, per qualche istante, il dolore. Fra:
mezzo
all'
innumerevole
serpaio
degl' imbestiati
dei
marci era sorto, di tanto in tanto, un uomo di tempra pi nobile che non aveva negato al povero il suo fuoco
e
il
il
sticate
un presentimento
nel
di santit.
c'erano
popolo che Cristo ha scelto per suo, Patriarchi, guardiani amorevoli di armenti e di fami; i
glie
Legislatori
i
che
ascoltaron
sulla
montagna,
;
mezzo alle fiamme, comandi dell' Eterno i Profeti che avevano per tanti secoh, con tanto amore e tanta speranza, annunziato la venuta di un hberatore che avrebbe dissolto r ingiustizie e dolori del mondo come il maei
strale
spazza
le
di santit prima dei santi, prima del salvatore, che annunziarono Cristo e gli prepararono le strade, che furono, insomma, almeno nel desiderio, entomati di cri-
benefattori
uomini
stiani
prima
di
discesa di
Ges
nello
sterminato regno
5OI
avevano aspettato, senza poterlo vedere quando godevano il lume del sole, si ricorda di loro, appena si risveglia alla vera vita nella grotta,
e
nome
Un
tanza dei giusti dell'antica legge e l'ascensione deDa piccola schiera beata al Paradiso. E mentre ritrovano lass
Enoc ed
altn
Elia,
rapiti,
come
gli
ma
ancor vivi,
al
cielo,
si
vede giungere un
sulle spalle.
la
uomo ignudo
e insanguinato,
al
promessa ha fatta, quello stesso giorno, sul luogo del Teschio. Queste sono mmaginazioni pi belle
il
Buon Ladrone
Crocifisso
che
il
gli
che certe.
Ma
la
tradizione cristiana,
i
senza pretendere
nomi
dei liberati,
ha posto tra
gli
articoli
di
dopo,
poteva
venuta
rammentare a Dante,
dei
nel
fumo
dell'
Inferno, la
i.
NO N
QUI
LXXMX
H sole non era ancor nato sul giorno che per noi la domenica quando le Donne s'avviaron all'orto. Ma sulle colline d'oriente una speranza bianca, leggera come il riflesso remoto d'una tara vestita di gigli e d'argento, s'alzava lentamente in mezzo al palpito delle costellazioni,
il
Era una
l'aria
fanno pensare
delle
agli in-
nocenti che
dormono
alla
bellezza
promesse, e
commossa poco
si
fa
da un volo
preparano
brividi,
con lucidi
pallori,
con
lieta verecondia,
con freschi
Le Donne andavano,
non avrebbero saputo giustificare. Tornavano a piangere suUa roccia ? per rivedere ancora una volta chi seppe
prenderne
corpo
dell'
?
i
deporre, intorno al
di
:
immolato aromi pi
ci
forti,
quelli
di Nico-
demo
Chi
Eran quattro, perch a Maria di Magdala e a Maria di Betania s'erano accompagnate Giovanna di Cusa e Salom, ma eran donne e infiacchite dal crepacuore. Ma quando furon giunte alla rupe lo stupore le ferm. La buia entratura della grotta s'apriva sul buio. Non
NON QUI
credendo
alla
503
ctrfla
mano
tre-
morosa
massi.
le soglie.
istante
ai
rinforzava,
scorsero la
accanto, appoggiata
Le Donne, ammutite
torno,
dallo spavento,
si
volsero
in-
come
se aspettassero che
qualcuno sopravvenisse
Giudei
corpo di Cristo
soffrire
non
vivo.
sazi
da
troppo ono-
rata per
un
eretico,
infame dei lapidati e dei crocifssi. Ma non era che un presentimento. Forse Ges riposava ancora l dentro, nelle sue fasde dolorose. D'entrare pure non potevano risolversi a non avevan coraggio
;
non apri-
pena
rono.
il
sole,
fecero
animo ed
entra-
terrore
di
le
bianco
la sua
pareva aspettarle.
:
Non
vi
morti ? Non risuscitato. Perch cercate il vivente tra vi ricordate quel che disse in Galilea, che sarebbe dato
In
mano
Le
ai peccatori e
il
l!)onne
ascoltavano,
attonite
e
:
trepidanti,
senza
poter rispondere.
Ma
il
giovine seguit
fratelli
Andate
dai suoi
di
spavento e d'allegrezza.
504
NON QUI
mandate
Ma
di
fatti
Magdala
sofferm,
l'altre
seguitaron la strada
lei
perch rimaneva.
Forse
le
Tavevan persuasa e non s'era potuta neanche accertare se il locvilo era veramente vuoto non poteva esser costui un complice dei sacerdoti, che volesse ingan;
narle
Ad un
verde e
il
tratto
sole>
:
si
s,
contro
il
un uomo. Ma non
riconobbe, neanche
quando parl
Mana
li
Donna, perch piangi ? Chi cerchi ? pens che fosse l'ortolano di Giuseppe, venuto
lavorare.
per
tempo a
Piango perch hanno portato via il mio Signore e non so dove l'abbiano posto. Se 1' hai portato via te dimmi dove 1' hai messo e l'andr a prendere.
L' Ignoto, intenerito da quell'appassionato candore, da
un
nome
di
solo,
il
nome
rammarico,
ma
Allora,
come desta
: I
di
soprassalto,
la
disperata
ri-
trov
il
suo perduto
Rabbuni
gli
Maestro
ai
cadde
piedi,
nell'erba
bagnata, e
li
strinse
Ma Ges
le
disse
Non mi
toccare,
perch non
sono
ancora
salito
ma
NON E QUI
per salire
all'
50?>
di' loro
che
li
prece-
der in Galilea.
subito
si
s'
allontan
Maria
dall'erba,
lo
guard finch non fu sparito poi si rialz stravolta in viso, sperduta, deca di felicit, e
;
Queste eran giunte da poco alla casa dove i discepoli stavan nascosti, ed avevan raccontato, con parole precipitose e affannate,
il
il
caso incredibile
le
il
sepolcro aperto,
il
Maestro risuscitato, l'ambasciata ai frateUi. Ma gli uomini, ancora straniti dalla catastrofe,
che s'eran mostrati, in quei giorni di pericolo, pi torpidi e incuranti delle povere femminette, non volevan
credere
quelle stravaganti
di
novit.
Allucinazioni,
vaneg-
giamenti
bito
dojine,
dicevano. Come pu
esser risuscitato
soli ?
quel
giorno
Credevano
del
ma
non prima
Regno.
:
venuta
ora no
lui
nella
gloria,
principio
del
Ma
non poteva
esser vero
sogni
Ma
in
quel
la
van detto
lei
l'altre
Ma
pi
lato,
aveva parnon l'aveva ravvisato ma l'aveva riconosciuto appena l'aveva chiamata a nome aveva toccato i suoi piedi colle sue mani, aveva visto le ferite dei era Lui, vivente, come prima, e le aveva suoi piedi
stessa l'aveva visto con quegli occhi, e le
subito
506
NON QUI
di
andar dai
fratelH,
perch
Simone
giardino
messo il capo nell'entrata vide in terra le bende ma non entr. Simone k) raggiunse, anelante, ed irruppe nella grotta. Le fascie erano sparse in terra ma il sudario che aveva coperto la testa del cadavere era pinato e rinvoltato da una parte.
primo
ai sepolcro.
;
vide e credette.
senza far
come
se
aspettassero
di
ritrovare
il
Risorto in
mezzo
agli altri
Ma
salemme.
EMMAUS
KC
Ricomincia per
Pasqua,
scepoli,
il
tutti,
dopo
il
Due amid
cende,
dovevano andare quella mattina, per loro facad Emmaus, un paesettino distante da Gerusalemme un paio d'ore di strada. Partirono appena Simone e Giovanni furon tornati dal sepolcro. Tutte queDe notzie trasecolanti li avevano un po' rintronati ma senza
finire
di
Gente che tirava al sodo, e non facile al gabbo, non potevan capacitarsi che fosse tutto vero quello che avevan sentito raccontare se il corpo del maestro non c'era pi non potevano averlo portato via mano d'uomini ? il compagno eran due buoni Giudei, di quelli Cleopa
tato.
:
che lasciavano un posto all' ideale nel loro spirito, ingombrato di sollecitudini molto reali. Ma quel posto non poteva esser troppo grande e quell'ideale doveva commisurarsi alla natura del rimanente se non voleva esser espulso come un ospite molesto Anche loro, come
quasi tutti
i
d'un
di
li-
beratore
Israele.
ma Un
di tutto,
insomma, che
flagello
di
fosse
figlio
David
piuttosto che
nemid
non carez-
5o8
EMMAUS
inselli to, alla meglio,
il
vano
vecchio mallo
li
dd
loro
mes-
sianismo carnale
ma
la Crocifissione
sconturb. Volevan
soffrire
ma
quella fine
Che
fosse
un
che
battaglia, e
un
di
voluto,
Ma
che
il
altri
se
che che
il
il
finito,
per volont
cidi,
scusabile.
sincerit
D ma
Crocifisso
lo
compiangevano
con
suo.
tutta
nello stesso
momento eran
vero
!
tentati di sup-
porre
essere
Quella
morte
e quale morte
prendeva, in quell'anime
di
sole,
e a
momenti
Ad
era
un
U ombra
d'un
uomo che
il
li
seguiva,
come
viandante s'accompagn a
loro.
due,
viso
di
nuovo
ma
eran buoni
riconoscerlo.
sopraggiunto, invece di
'.nterrog
:
spondere
alle
mute domande,
Che
discorsi
EMMAUS
Cleopa, che doveva essere
di
il
509
pi vecchio, con mossa
meraviglia rispose
In
Sei tu
un
Gerusalemme
e
1
giom
Quali cose
domand
1'
lo
sconosciuto.
capi sacerdoti
nostri
giudici
hanno
fatto
condannare a morte e
hanno
fatto
stamam
presto al sepol-
r hanno trovato vuoto e dicono che hanno avuto Ges vive. Due dei nostri sono andati sepolcro, e 1' hanno trovato deserto come avevan detto donne, ma lui non 1' hanno visto.
le
esclam
il
forestiero
i
come
feti
a credere
pro-
Non
quelle
Non
?
vi
rammenai
da Mos
fino
nostn
cono:
tempi
Non
Non
scete neanche
antiche parole,
dell'
dichiarava
rammemorava
tratti
Uomo
senza
cato, e le vecchie
un calore nuovo, e significati cos aperti che pareva quasi impossibile non avert visti prima da s. Quei discorsi facevano a loro
i'
impressione
5T0
discorsi,
EMMAUS
simili a questi, sentiti in
tempi passati, ma In confuso, come una voce dietro un muro, prima di giorno. Intanto erano alle prime case d' Emmaus e il pellegrino fece per accomiatarsi, come se volesse andar pi avanti. Ma ora due amici non sapevano come fare a staccarsi dal misterioso compagno e lo supplicarono che
i
rimanesse con
loro.
sole
scendeva
e,
quasi in risconto,
dava una doratura pi calda alla campagna ma le tre ombre eran pi lunghe di prima sulla polvere della strada. dicevano Rimani con jooi che presto si fa sera e il giorno declina. Anche tu sarai stracco ed l'ora di mangiare un boccone. E lo {resero per la mano e lo fecero entrare ndla casa dove andavano.
l'
Ospite,
che
sedeva
nel
pane,
lo
quell'atto
gU occhi
si
di
Cleopa e dell'altro
il
si
aprirono,
sul letto
vidi,
come quando d
desta improvvisi e
sole
ciso
il
Ma non
e
ebbero
alle
tempo neppur di baciarlo che sjjari da' Al viso non l'avevan saputo conoscere
loro occhi.
neanche
non l'avevan conosciuto neanche al pupille, mentre parlava, n al suono della voce. Ma bast che prendesse nelle mani quel pane, come un padre che lo partisce ai figlioli, la sera, dopo una giornata di
era vivo
;
fatica o
di
viaggio,
e in
quell'atto
avevan visto fare nelle cene improvvisate e famihari, avevano scoperto, alla fine, le sue mani, le sue mani benedicenti e ferite, e la caligine si squarci e si
volte
gli
EMMAUS
511
Quando, nella prima vita, fu amico non l'avevan compreso quando, lungo la via, fu maestro non l'avevan ravvisato ma nei momento che ademp l'affettuosa mansione di colui che serve
i
il
pezzo d
e speranza di
allora,
per la prima
videro.
cos
digiimi
affaticati
com'erano
ripresero
notte,
la
Grerusalemme.
canmiinando, quasi vergognosi dicevano Non ci bruciava il cuore nel petto mentre
:
ci
par-
lava e
spiegava
profeti
riconoscere allora
fiatare,
DiscepoU veghavan sempre. Gli arrivati, senza riraccontaron l' incontro e quel che aveva detto
la via e
il
lungo
tre o
come
lo
riconobbero soltanto
risposta alla
:
al
momento
che spezz
pane.
E come
nuova conferma
Ma
anche a Simone.
quelle
quattro testi-
dubbi
tutti.
parecchi
quella
cos
di
pronta,
notte, in
cos
fuori
compiuta
modo
diceva
oc-
del
desiderio
?
:
Chi
di
averlo visto
dei
Una donna
demoni un febbricitante che non pareva pi lu da quando aveva rinnegato il Maestro e due semplici che non eran neppur veri discepoli e che ora Ges avrebbe Maria la preferito, chiss perch, agli amici pi stretti poteva avere ingannata un fantasma Simone, per rifarsi dell 'avvi li mento, non aveva voluto essei da meno ;
;
512
EMMAUS
si
sarebbe
tatto
vedere da
quelle preferenze
stadi da
Gerusalemme
alla
Credevano
un
dei
ma
Ma
ora che
si
trovavan
di fronte
il
come prima, s'accorgevano che il ritomo carne, e in una carne che non s'era addor-
ma
della
quale era
immediato preche formavano anche prima, il tessuto loro spirito, e che c'erano del ma non apparivano contrastanti finch non era accaduto questo combaciamento brusco fra i due ordini sovrapposti il miracolo remoto e il fatto presente. Se Ges risorto vuol dire ch' veramente Dio ma si sarebbe mai acconciato, un vero Dio, un figliuolo d'Iddio,
zione, retrocedendo dal futuro lontano aU'
sente,
cozzava con
a
to
farsi
uccidere e in
modo
cos turpe
Se
la
lebracaa
che
inchiodavano
potente s'era fatto trascinare all'ignominia dai deboli? Cos ragionavan dentro di s alcuni discepoli, che
avevano ascoltato e non avevano compreso. Cauti come sofistici non si arrisicavano a negare recisamente tutti
i
esaltati,
ma
riserbavano
il
giudizio,
ruimnavano
tra
s le
l'impossibile,
nou riuscivano a
Avevano
appena
mandato
gi
gli
ultimi
boccom
apparve
guaurd
la
sua
voce melodiosa
salut.
Nessuno
volta.
rispose.
Su quei
:
visi
il
vava in quasi
nare in parole
Sei
tutti,
dalle
dei
siete
disse
Tradito.
le
E quali
pensieri
i
vi
Guardate
mie mani e
uno
E, stese
dall'altra
i
non ha carne e ossa come vedete aver io. verso di loro le mani, mostr da una parte q
segni ancora sanguigni dei chiodi e s'apr la
veste sul
a due
di
anelli paonazzi.
Ma non
vederlo
35
s'arrischiarono
quasi
temessero
era
dileguare
Storia di Cristo
514
apparso.
chi
l'avesse
tepida saldezza del corpo o le braccia sarebbero passate attraverso l' inconsistenza d'un 'ombra vana ?
Era
lui,
col
le
traccie
di
irrecusabili
della
mutato, nell'aspetto, che non avrebbero saputo descrivere, anche se avessero avuto, in quei momento lo spirito calmo.
I
il
Maestro
ri-
cominciata,
dubbi,
credere
e
ai
ma
loro
loro
pensieri
resta van
silenziosi,
quasi impauriti
di
dover
sensi,
come
se aspettassero
svegUarsi,
il
da un momento
perduto
delle
all'altro,
per
riavvinghiare
mondo
comode, scompaginato da quella flagrante eversione. Anche Simone taceva: cosa avrebbe potuto dire, senza tradirsi col pianto, a colui che l'aveva guardato con quegli stessi occhi, nel cortile di Cajafa, mentre giurava di non averlo mai conosciuto ? Per dissoWere l'ultime esitanze Ges domand Avete qui nulla da mangiare ? Non aveva ormai bisogno d'altro cibo fuor di quello che aveva chiesto, quasi sempre invano, in tutta la sua vita. Ma per quegh uomini carnali era necessaria anche
realt
:
avevan mangiato insieme anche ora, che si ritrovano, manger con loro. Avete qui nulla da mangiare ? Era rimasto. /n un piatto, un pezzo di pesce arrostito. Simone lo spinse dinanzi al Maestro che si accost alla tavo'a e mangi il pesce con un pezzo di pane, mentre tutti lo guardavano fisso come se lo vedessero per la prima volta mang are.
dimostrazione.
;
515
quando ebbe
Siete
finito
alz
?
gli
persuasi
ora
ho fatto
fede
io in
vostra presenza
rimproverare
;
la vostra
Ed
voluto credere a
questi giorni.
di
Ma
voi,
scordate, leggete e
con
voi,
scritte e
non intendete. Non vi dicevo, quand'ero che si dovevano adempire tutte le cose che sono quelle che avevo annunziato ? Che il Cristo doche
il
veva
il
soffrire e
nome si predicherebbe il ravvedimento e perdono a tutte le genti cominciando da Gerusalemme ? Ora siete testimoni di queste cose e io manterr le proil
messe che
creatura.
terra.
Padre
il
vi
ha
fatte per
mondo
e predicate
come il Padre ha mandato me io mando voi. Andate dunque ad ammaestrare tutti i popoli, insegnando
loro a osservare tutte le cose che ho detto.
non avr creduto sar condannato. Io rester quaggi ancora un po' di tempo e d rivedremo in Galilea ma anche dopo sar con voi fino
e chi
Via via che parlava i visi dd discepoli si ralluminavano d'una dimenticata speranza e gli occhi lustravano come qudli degli ebbri. Era quella l'ora pi consolata dopo l'accasdamento di quei giorni. La sua presenza indubitabile dimostrava che l' incredibile era certo, che Dio non l'aveva abbandonati, e non li abbandonerebbe pi. 1 suoi nemid, ch'eran parsi vittoriosi, eran vinti la
;
510
verit
rientrava
obbediente
nelle
connettiture
delle proiezie.
anche innanzi
ma
il
erano
quando
e
i
la sua
bocca
le ripeteva.
S'era tornato
Re
la
gnerebbero con
cato
i
pi tiepidi, rinvlvito
ad un tratto una
sol-
di
Se
il
essi
non
potevan morire ; s'era potuto uscire dalla spelonca funeraria le sue promesse eran promesse d'un Dio, e l'avrebbe
mantenute fin all'ultimo. Non avevan creduto invano e non eran pi soli la crocifissione era stata l' oscuramento d'un giorno perch la luce risfolgorasse pi forte per tutti i giorni da nascere.
:
TOMMASO
IL
GEMELLO
XCi\
A
Ma
il
quella
giorno dopo
a cercarlo,
ancora
Abbiamo veduto
ci
il
Signore,
gli
prio lui e
come un
volta
vivo.
Tommaso
sconvolti
daUa vergogna
altri,
Una
s'era
ma
era
quando salirono le lanterne degli sbirri al Colle degli Ulivi. La sua fede s'era oscurata in quel buio che sovrast al Luogo del Teschio. A dispetto degli avvisi non avrebbe mai pensata cos la fine del suo .maestro. Quel vertice d' infamia sul quale Ges s'era fatto condurre con la passivit d'una pecora inferma lo faceva
soffrire,
sue speranze
d'una frode e scusava, ai suoi occhi, perfino l'obbrobrio dell'abbandono. Tommaso, come Cleopa e i suoi pari, era un sensualista, che un
la scoperta
come
colpo d'ala,
all'
un mondo che non era il suo. La fede l'aveva assalito a tradimento, come un furore contagioso. Ma non appena la fiamma che lo riaccendeva ogni giorno fu sotterrata, o parve sotterrata, sotto la mora ignominiosa dell'odio, la sua anima si spense e si raggel e ritroppo
in alto, in
5l8
TOMMASO
IL
GEMELLO
ma-
attendeva dalla materia soltanto certezze e consolazioni materiali. I suoi occhi si rifiutavano di guardare
teriali e
le
cose che
le
invisibile
gra-
che la credono
possibile.
quando
le
parole e la pre-
il
ma
in
un
dove uomini mangiato e bevuto su tavole solide e concrete, governando una terra pili bella, ad essi aggiudicata da Dio, con leggi nuove. Tommaso, dopo lo scandalo della croce, era tutt'altro
viventi, irrigati di sangue caldo, avrebbero
ma
Troppo crudamente
fidenza
d'
perch
potesse, ora,
quelli
dei
suoi
prima concompagni
festosi, la
inganno.
che
gli
portavano, tutti
notizia,
Se non vedo neUe sue mani le piaghe dei chiodi, non metto il mio dito nella piaga dei chiodi e la mia mano nel suo costato non ci creder. Ha detto subito se non vedo. Ma si riprende subito
:
replic
anche
dalle
gli
visioni.
il
suo
pensiero
:
corre
all'esperimento
il
mettere
suo dito
chiodi
mettere
la
sua mano,
il
come
;
cieco;
meno
spesso dei
veggenti.
Rinnega
la
la
fede,
il
rinnega
ripone
perfino la vista,
Non
sua
fiducia
TOMMASO
IL
GEMELLO
io lascia nel buio, nel
519
bran-
coiamento della cecit, finch la luce fatta uomo, pei un'ultima condiscendenza amorosa, non gli render ia
luce degli occhi e quella del cuore.
Ma
quella risposta di
di eternare
anche
quelli che
tutti
i
1'
hanno
Tutti
posapiano dello
i
spirito,
pirronisti
da
tre
un quattrino,
i
cademie,
i
casosi,
cinici,
;
infine tutti
luciguoh gelosi
ammettono
:
voh
dei falchi,
il
hanno
scelto
a
lui
protettore
presidiatole
Tommaso
:
non sanno nulla altro che questo se non tocca non crede. Quella risposta, a loro, sembra l'ImaGemello. Di
aia dell'umano giudizio. Sia pure, chi vuole, quello che
vede nelle tenebre, che ode nel silenzio, che parla nella
solitudine, che vive nella morte.
La capienza de' loro teLa cos detta realt il loro dominio e di l non decampano. Difatti tirano all'oro che non sfama, alla terra dove occuperanno una cos piccola buca, alla gloria ch' tanto corto
pispiglio
nel
silenzio
dell'eternit, alla carne
che diven-
ter motriglie
sono
le
cose
reali >^
dove
si
dilettano
l'
devoti di
Tom-
maso Ma
forse, se avessero
mai
avvenne dopo quella risposta, sareb^Dero pronti a dubitare anche di colui che dubit della resurrezione. Otto giorni dopo i discepoU erano nella stessa casn
520
dell'altra volta e
tutti quei giorni,
TOMMASO
IL
GEMELLO
Aveva
sperato,
Tommaso
lui di
ve-
dere
la
il
lo
teneva lon:
ecco, ad un tratto, una voce dalla soglia Pace a voi Ges l e cerca cogli occhi Tommaso. venuto per hii. solamente per lui, perch l'amore che gli porta pi forte di tutte l'offese. E lo chama a nome, e gli s'accosta perch lo veda bene, viso a viso. Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani. Accosta anche la tua mano e mettimela nel costato; e non
tano.
Ma
essere
un incredulo
ma
abbi fede.
:
Tommaso
Con queste
parole, che
salu-
tazione ordinaria,
Tommaso
da quel punto -{u tutto di Cristo. Fin allora l'aveva venerato come un uomo pi perfet-
come
Dio,
anzi
come
il
suo Dio
non han visto e pur hanno creduto Ed ecco proclamata l'ultima delle Beatitudini, la pi grande Beati quelli che credono senza aver visto Perch le sole verit che hanno un valore assoluto nella realt,
:
!
la vista
mani di carne non potranno mai brancicare. Quelle verit vengon dall'alto chi ha l'anima >eiTata da ogni parte non le riceve e le vedr soltanto nel
:
TOMMASO
giorno In cui
sar
11
IL
GEMELLO
521
come un vestito grinzoso e consunto, abbandonato sopra un letto, in attesa d'esser iascosto dentro la terra, come una placenta puzzante. Tommaso un Santo eppure non pot partecipare a quella Beatitudine. Una leggenda antica racconta che la sua mano rimase, fino aUa morte, rossa di sangue.
se
di
Leggenda vera di tutta la verit del suo terribile simbolo, intendiamo che l' incredulit pu essere una forma
assassinio.
Il
mondo
pieno di
questi
la
assassini,
che
l'assassinare
propria anima.
IL
RESUSCITATO RESPINTO
1 primi che avevano accompagnato Ges nella sua prima vita eran certi, alla fine, ch'era cominciata la sua vita seconda ed etema. L'ucciso che aveva dormito come un cadavere d* Uomo, inguainato nei profumi di Nicodemo e nel lenzuolo di Giuseppe, dopo due giorni s'era svegliato come un Dio. Ma dopo quanta dubitosa testardaggine si son rassegnati ad accettcre la realt dall'irre-
cusabile ritorno
Eppure
hanno
accusato proprio
sorpresi e perplessi
il
Discepoli di avere
notte U corpo eppoi sparsero la notizia della grotta vuota perch qualche mistico sciorno credesse pi age-
volmente che Ges era risorto e cos dar modo ai trappolatori di perseverare nelle pestifere durmerie in nome del Giudei, ciurmatore morto. E Matteo racconta che quei che ci va d vuole! comjHrarono, a giusto prezzo,
i
alcum onesti testimoni perch confermassero, in caso di bisogno, di aver visto Simone e suoi compila violare il sepolcro e portarsi via sulle spalle un gran rinvolto bianco. Ma aemid moderni, per mi ultimo rispetto ol coloro che hanno fondato ool sangue la Chiesa indistrue;gibile.
i
1
iemplidt^
a
di spirito dei
RESUSCITATO RESPINTO
523
N Simone n
i
gli
altn erano
i
si
tagliano
furbizia
troppa
grossi
pi
presti-
rimpasedotti.
nei
cerebri
Haxmo
tori.
Ma
non furono
me
Discepoli,
affermano
serios
astemii
del
trascen-
Ges,
era cos
com'aveva promesso, e questa resurrezione necessaria ed urgente per controbilanciare il viimminente. AUora, in quell'aria
d'ima
iste-
di
un
illuso,
perch
solati la
voce delle apparizioni. Alcuni di loro, non poil Maestro li avesse ingannat, presta-
vano facilmente fede a chi afermava di averlo visto dopo la woite, e a forza di ripetere le fantasie di quel vaneggiamento appassionato finirono col crederci sul serio
e coir insufflare ai pi ingenui quella credenza. Soltanto
era
possibile
quelli
stabile
Chiesa universale.
costoro,
Ma
per
o di frode la certezza della prima generazione cristiana, dimenticano troppe cose e troppo essenziali.
Prima
di tutto la
Gamahele
il Faaveva potuto
fine di Cristo,
524
IL
RESUSCITATO RESPINTO
le
e conobbe certo
ipotesi
dei
suoi
pretesa resurrezione.
gnore, e di Simone
Ma
;
primissimo
chiese del
ai
morto per i nostri peccati, fu sepolto, risuscit il terzo giorno, apparve a Pietro eppoi ai Dodici. Poi apparve a oltre cinquecento fratelli in una volta, de' quali pi vivono ancora e alcuni son morti . La lettera ai Corinzi riconosciuta autentica anche dai pi schizzinosi annusatori di falsificazioni e non pu essere stata scritta dopo la primavera del 58, cio men di trent'anni dalla crocifissione e dunque pi antica del pi antico Evangelo. Molti di quelli che avevan conosciuto Cristo vivo, e non erano uno n due, vivevano an
Cristo
potuto
facilmente
sbu-
legge-
vano pubblicamente nelle adunanze, e se ne facevan copie per mandare all'altre chiese. La solenne e specifica testimonianza di Paolo poteva giungere, e certo giimse, a Genemici di Ges, in parte ancor vivi, rusalemme dove avrebbero avuto modo d' impugnarla con altre testimonianze. Paolo, se avesse potuto immaginare possibile una confutazione valida, non avrebbe mai osato scrivere quelle parole. Che si potesse, dunque, a tanta poca distanza dal fatto, affermare pubblicamente un prodigio cos contrario alle credenze comuni e agli interessi di nemici vigilanti, prova che la Resurrezione non era soltanto una fantasticheria di pochi farneticanti ma una certezza che
i
difficilmente
si
lettera
di
IL
RESUSCITATO RESPINTO
525
Cristo ai cinquecento fratelli possiamo neppur un momento pensare che Paolo una delle pi grandi e pure anime del primo Cristianesimo, rabbia potuta inventar di sua testa, lui che per tanto
Paolo,
dell'apparizione di
ma non
alla realt
avvemsse
in Galilea, sul
monte
sciuto
Ma non
che amiSo
ma
ricordi dei
pnmi
compagni di Ges, confessano, forse senza volere, che gli Apostoli non aspettavano affatto la Resurrezione ma duraron fatica, anzi ad ammetterla. Leggendo con attenzione i quattro storici, vediamo che seguitano a dubitare un pezzo, anche in presenza del Resuscitato. Quando le Donne, la mattina della domenica, corrono ad avvertire i Discepoh che il sepolcro deserto e Ges vivo, essi le accusano di vaneggiare. Quando, pi tardi, apparve
a molti in Galilea, quivi lo videro e l'adorarono dice Matteo alcuni per dubitarono . E quando appare, la sera, nella stanza della cena, d son di quelli che non posson credere ai loro occhi, ed esitano finch non l'hanno visto mangiare. Tommaso dubita anche dopo, fin al mo-
mento che
suo corpo.
il
Tanto poco s'aspettano di vederlo risorgere che il primo effetto delle apparizioni lo spavento. Credevano che fosse uno spirito . Non son dunque tanto creduli e
ingannabili
come
li
figurano
loro diffamatori.
i
son cos
di
peaa
lo
vedono,
lo
scambiano per un
altro.
Mana
Mag-
52
IL
RESUSCITATO RESPINTO
compagno non &on capaci a riconoscerlo per tutta la strada Simone e gli altri, quando viene sulla sponda del Lago, non sapevano ch'era Ges . Se l'avessero aspettato davvero, proprio lui, colla mente svegliata
Cleopa e
il
;
leggendo
dall'
Evangeli,
il
che
gli
amici
di
ben lontani
inventare
dopo molte titubanze. L'esatto contrario, insomma, di quel che vorrebbero dimostrare coloro che li accusano
essersi
di
Ma
di
Perch
gli
avvertimenti
idea
tarde e
dell'
repugnanza giudaica
all'
dei morti
Appena
in
Osea, ne troviamo qualche traccia saltuaria ma non appare veramente esplicita che in un passo della storia dei
confusa
Maccabei. Al tempo di Cristo il popolo ne aveva una nozione come d'un miracolo lontano che rientrava nell'economia delle Apocalissi, ma non lo pensava
;
prima dello sconquasso finale del gran giorno i Sadducei la negavano risolutamente e i Farisei l'ammettevano, ma non gi come privilegio d'un solo si come ricompensa remota e comune di tutti i giusti. Quando il superstizioso Antipa diceva di Ges ch'era Giovanni risuscitato dai morti intendeva dire, con un' immagine enerpossibile
nuovo profeta era un secondo Giovanni. La riluttanza ad ammettere una cos straordinaria lacerazione delle leggi della morte era tanto profonda nel
gica,
che
il
il
RESUSCITATO RESPINTO
i
527
Risuscitatore
popolo
ch(j
giudeo
che
Discepoli
stessi
del
aveva annunziato
la propria Resurrezione,
non eran
disposti, senza esperienze a controprove, ad ammetterla. Eppure avevan veduto risorgere, alla parola potente di Costo, il figlio della vedova di Nain, la figliuola di Giairo, il fratello di Marta e Maria i tre dormenti che Ges aveva destato per la piet d'un pianto d'una madre, d'un pianto di padre, d'un pianto di sorelle. Ma era costume e destino dei Dodici fraintendere e scordare. Eran troppo
:
confitti
nei
pensieri
senza indugi,
una
rivincita cos
Ma quando
semenza di quei primi sforzati testimoni nacque una sterminata messe di risuscitati nella fede dei Risuscitato che secoli non hanno ancora finito di falciare.
e torte che dalla
i
Le calunnie
la
dei
Giudei,
le
accuse dei
dei
falsi
testimoni,
le insidie
nemici impla-
cati
Tommaso,
dell' Inle
fame,
e
gli
ripieghi e
mine
il
il
assalti
non hanno
potutx)
corpo
schiodato
dalla
croce
Teschio
riapparve,
scelto
da
sperando di aver finito con morte lo rifiut come l'avevan rifiutato i Giudei, e l'umanit non ha chiuso ancora i suoi conti coll'assassinato che usc dalla grotta per mostrare il costato dove la lancia romana ha reso per sempre visibile il Cuore che
lo
Cnsto
lui,
consegn
ma
la
ama
1
quelli
pusilli
alla
sua
vita seconda,
528
dalla
vita
IL
RESUSCITATO RESPINTO
vita
vera
dalla
bandono d'amore, speranza dell' invisibile, certezza delle cose non parventi. Sono lamentevob deceduti che paion
i
vivi,
quali,
il
al
trascinano
ranti
sulla
peso dei loro cadaveri ancora caldi e respipaziente ridono deUa Resurrezione.
terra
conda nascita nello spirito ma non sar negata, l'ultimo giorno, una irrefragabile e spaventosa Resurrezione.
IL
lore
Torna ciascuno, chiuso il dramma col pi grande doe la pi grande gioia, alla propria destinazione. D
padre,
il il
figliolo al
re al suo regno,
il
gran prete
i
ai
suoi
bacili
di
sangue,
pescatori
alle reti.
sfondate
toppate,
dai
pesi insoliti,
rassettate
ritessute,
che
primi
pescatori
avevan lasciato, senza voltarsi addietro, sulla riva di Capernaum, qualcuno aveva finito d'accomodarle e l'aveva messe da parte, colla saviezza di chi non parte mai dalle case, perch i sogni son brevi e la fame dura quanto la vita. La moglie di Simone, il padre di Giovanni e d'Jacopo, il fratello di Tommaso, avevano serd'uomini
bato
i
giacchi e
nire a
bisogno,
i tramagli come attrezzi che posson vecome memoria degli esuli, come se una
Torneranno anche loro B Regno bello ma di l da venire e il lago bello anche oggi e pescoso. Santa la santit ma non si vive di solo spirito. E un pesce sulla tavola pi caro ali 'affamato di
voce andasse dicendo
ai rimasti
:
un trono
fra
un anno.
musco
al sasso,
E
tiva
gione.
la
come
I
ebbe, per
I
un momento,
le
ra-
pescatori tornarono.
pescatori
d'uomini riapvecchie
reti.
mano
S,\.ri.:-
di
Cristo.
530
IL
Avevano avuto
sua
gloria.
abominio e della
con
Non
;
dimenticarlo
tutti quelli
sempre ragionavan
Ma
il
ritornato aveva
detto
l'
Ci
rivedremo in Galilea,
Ed
essi
sereno dove
li
aveva
presi
le
forza,
l'amoroso rubatore di
che inverdiva
mani umili
buttava
de'
il
faville
Ed
era bello
de'
il
coi
cerchiellini
ragazzi
merpuzzo
cato,
di pesce
che
io
Ma
il
turchese
li;
ba-
cino lattiginoso d'opale con rughe e spalmature di giacinto nei cordiali tramonti
;
Su quel
lago, che
golfo tui
prima volta
loro occhi
avevano scoperto
La
banchi
lo-
timone
aspettava,
spiando
briliicaie
dell'acque,
la
IL
531
avevan riem-
Fin al giorno che un Padrone pi povero e possente li aveva chiamati con s, operai d'un soprannaturale e pericoloso lavoro. Le povere anime, estirpate dal loro mondo ordinario, si erano ingegnate di bruciare in quella fiamma,
nel tino,
ma
la
nuova
vita
li
calpest
come
grappoli
come
Ma
fu necessario
che
si
Crocifisso tornasse a
mangiare
il
loro
pane perch
si
rinfocassero di speranza.
Ed
comandata aspetamavano, ne' luoghi che aveva amati. Eran tornati tutti diversi di quando partavano
di
mondo. Ma prima
come
se
di gi,
con
pi
una nuova terra indivisibilmente conMa le reti eran l, appese alle murabarche ormeggiate ondulavano agU urti delia
puri,
pescatori
d'uomini ricominciarono,
forse
per
ad
Pietra,
Tommaso
altri
il
due.
Dice Simone
Vo Veniamo anche noi con te rispondon gli amici. montaron sulla barca e partirono, ma quella notte
a pescare
un po' imbronciati
naccostarono
alla
nottata
persa senza
(rutto,
=i
532
riva.
IL
E quando
una
l'alba,
Figlioli,
avete un po' di
no.
grid
l'ignoto.
Ed
essi risposero
Ubbidirono e in poco tempo la rete fu cosi piena che duravan fatica a tirarla su. E tutti tremavano perch avevano indovinato chi era colui che aspettava.
il
camiciotto,
si
La barca
nessuno
cubiti e in pochi
momenti
gli
gnore.
domand
Chi
sei ?
perch l'avevan
riconosciuto.
Venite a colazione.
per l'ultima volta spezz
pane, lo distribu e
lo
Ges
rivolse a
Simone
e sotto quello
sguardo
:
lo sciagurato,
che
fin
allora
Simone
di questi
rezza
ma
per
cos atroce,
si
sent trasportato
ad un
e
io
altro luogo,
risposta
il
d'allora,
D
e
s,
il
no menzogna e vergogna
IL
533
Signore,
s,
tu
1'
che
ti
voglio bene.
Non
dice che
ama
clamato eppoi tradito, ha ritegno a dir la parola, o Ti voglio bene pi smorzato e meno impegnativo. E non lui stesso che lo confessa, ma s sei tu che lo sai , tu che ma sai tutto e vedi nei cuori pi chiusi. Ti voglio bene
:
non ha
sanno
:
il
pi di tutti.
:
Cristo gh dice
Pastura
miei agnelli.
gli
chiede
Simone
Pietro,
di
turbamento altra
risposta,
che te
ripete
ti
voglio bene.
?
ti
che
ti
Non amo
la
lo sai,
senza
pi di prima,
vita per
come non
rinnegare
non
Guida
le
mie pecore.
:
volta,
Simone
dinanzi
di
Non
lemme
tro
parla pi
ma
tre
Gerusa-
nuove promesse.
tormento.
quasi
Ma
Pie-
non pu reggere
reiterato
Ma
Signore,
esclama
ti
piangendo,
!
tu
sai
voglio bene
finita
La prova tremenda
Ges riprende
verit, in
Pastura
le
eri
mie pecore. In
pi giovane,
ti
verit io
ti
dico
quando
cingevi da te a andavi
534
^'
dove volevi
e
ma quando
cinger e
ti
mani
inIl
un
altro
ti
mio amore gemello della morte. Perch vi amavo mi hanno ucciso per il vostro amore verso di me uccideranno voi. Pensa, Simone di Giona, qual' il patto che fai con me e la sorte che t' serbata. Ormai non sar pi vicino per renderti la pace del perdono dopo le cadute della vilt. Ormai, dopo la mia morte, le
;
defezioni
vi.
le
diserzioni
pi
grala-
Tu
dovrai
rispondere di
agnelh
fine
che
della
scio
tica,
alla
fa-
come me,
e la
una
ti
scelta
che
fai
cui
chieder conto
come
il
padrone
al
servitore
che
Giovanni e domanda
Signore e di
lui
che sar
io
vengo, che
t'
imim-
porta
Tu, seguimi.
il
Simone
primato e
il
supplizio
a Giovanni
1*
lo stesso
nome
del
Pre-
ma
occhi
collina
lo
maledetta
Gerusalemme
IL
535
mezzo
la
alla
rifulgente
luce e
all'
immensa notte
del
mare,
gesta
dell'ultima
cifsso
una dinastia
di
ma
con
contemporaneo
tutte
la
le
generazioni, silenzioso
come
l'amore, eterno
come
speranza.
LA NUVOLA
itineranti di
in-
Nello
stesso
luogo
dov'era
nella
gloria
risalire,
degli
deve
dopo
ddo./Per quaranta
morte nell'acqua, rest in mezzo agU uomini. La sua vita, bench il suo corpo paresse quello di prima, sembrava, tanto era pi celata e trasumana, un'estrema sublimazione nel mondo carnale e apparente per risalire, tutta
spirito,
poco pi di tren-
uno
Non
volta
faceva,
come una
ne'
volta, vita
comune
cogli Apostoli
ma
pi d'una
le
per
riconfermare
su-
preme promissioni
propriati
libro
oltre,
megho apin
quei
misteri
scritti
nessun
ma
sotto
sigillo
segreto e
di
tamente, pi
L'ultima
Ulivi,
tardi,
col
nome
lo
Arcana Disciplina.
fu
volta
che
videro
sulla Gallina
degli
la
morte,
aveva annuziato
re-
LA NUVOLA
vina del Tempio e della citt e
537
segni del suo ritorno, e
Satana,
le
nuvole,
stiali
dorate
nell'ora
del
dorata,
calante,
come
arcipelaghi
salir
cele-
nell'oro
sole
sembravano
dalla
calda
terra
al
cielo
ravvicinato
come vapori
d'offerte
tima granigione,
ai
cominciavano a richiamare con onde leggere, i rami e i loro pendagli di frutti non ancor maturi. Dalla citt lontana, ancora intatta, s'alzava un
gli
uccelli
E
delle
discepoli ripetono,
la
domanda
la
sera
due profezie. Ora ch' tornato, come aveva promesso, che oltre aspettiamo ?
Signore questo
il
il
tempo
bilire
del
Regno
d' Iddio
che
nel loro
come
in
quello
dei
profeti,
era
tutt'iino
col
Regno
la
d' Israele,
Non
sta a voi
;
rispose
li
momenti
il
Padre
quando lo spirito verr su di voi. e mi sarete testimoni in Gerusalemme e in tutta la Giudea e la Samaria e fino all'estrenut del mondo.
riceverete forza
E detto questo alz tutte e due le mam per benedirli. Mentre guardavano, s'alz dalla terra e ad im tratto una nuvola splendente, come ia mattina della Trasfigurazione,
l'avvolse e io nascose.
Ma
staccar
53^
gli
LA NUVOLA
occhi
dal cielo e li fissavano in alto, immoti nello quando due uomini vestiti di bianco li liscossero Uomini Galilei, perch state a guardare il cielo ? Questo Ges, che stato assunto in cielo, qui da voi, torner nella medesima maniera che l'avete visto andare
stupore,
al
cielo.
Allora,
silenzio,
tornarono a Ge-
rusalemme, luminosi
:
nuova giornata la prima di un'opera che, dopo quasi due millenni, non ancora terminata. Ormai son soli, anche loro, soU contro un nemico innumerevole, che ha nome dal Mondo. Ma il cielo non cosi diviso dalla
terra,
di
come innanzi
terra,
lass,
la
venuta
il
di
Cristo
la scala mistica
Giacobbe non pi
ma
con-
fitta in
sul paese
cessore,
destinati
a
all'eternit che
fratelli,
:
Io
era stata
una dell'ultime promesse e la pi grande. salito al cielo ma il cielo non pi soltanto la deserta convessit dove
appariscono e spariscono,
celeri
tumultuanti come
Il
gli
come l'anime
che
sal sulle
dei
santi,
le
stelle.
Figlio
deU'
Uomo,
montagne, per esser pi prossimo al cielo, che fu tutta luce nella luce del cielo, che mor sollevato da terra, nel bmo del cielo, e torn per inalzarsi, nella soavit
della
sera,
cielo,
nel
cielo,
ritorner,
noi,
un
giorno,
sulle
nuvole del
ancora fra
presente nel
moado
che ha voluto hberare, intento alle nostre parole se vengono veramente dal profondo dell'anima alle nostre la-
gnme
d'esser
se
di
sangue
nel
cuore prima
perch
occhi,
nevolente
non
abbandoner maj
LA NUVOLA
terra,
Cieli
d)
539
Regno
dei
tutti,
sfera ch'
cielo.
La
l'
rozza nutrice
nell' infinito
tiene
s,
la
speranza
dell' infinito.
Cristo
come sua eterna propriet, e oggi pi legato a noi quando mangiava il pane delle nostre campagne. Nesd] suna promessa divina pu esser obliterata: tutte le stille della nuvola di maggio che lo nascose sono ancora quaggi e noi
nostri
occhi
stanchi e
PREGHIERA A CRISTO
mezzo a
noi.
sarai
con
Vivi tra noi, accanto a noi, sulla terra ch' tua e nostra,
ti
fan-
ciulli e, giustiziabile,
ladri;
dei
viventi che
ti
vita
non umana
che compra
sulla terra
ti
invisibile
anche
a quelli che
il
guarda.
tutti
Ma
noi
e
ora giunto
generazione.
fino
Tu
vedi,
il
non
puoi fare a
la la
meno
di
nostra necessit,
come
vera
la
nostra arxgustia,
sai
quanto
abbisognamo d'una tua intervenzione, quant' necessario vm tuo ritorno. Sia pure un breve ritomo, una venuta improvvisa, subito seguita da un' improvvisa scomparsa una appanzione sola, un arrivare e un ripartire, una parola soia liei giungere, una parola sola nello sparire, un segno solo, un avviso unico, un balenamento nel cielo un lume nella notte, un apnrsi del cielo, una risplendenza nella
;
PREGHIERA A CRISTO
notte
541
per tutto
tuo silenzio.
di te, di te solo, e di
Abbiamo bisogno
nessun
altro.
Tu
solamente, che
ci
quanto grande, immisurabilmente te, in questo mondo, in questa ora del mondo. Nessun altro, nessuno dei tanti che vivono, nessuno di quelli che dormono nella mota deUa
solo puoi sentire
il
Tu
grande,
gloria,
pu
nella
il
riversi
nell'atroce pe-
nuria,
quella del-
bene che salva. Tutti hanno bisogno di te, anche quelli che non lo sanno, e quelli che non lo sanno assai pi di quelli che sanno. L'affamato s' immagina di cercare il pane e ha fame di te; l'assetato crede di voler l'acqua e ha sete di te; il malato s' illude di agognare la salute e il suo male l'assenza di te. Chi ricerca la bell'anima,
lezza nel
mondo
pensieri la
desidera,
l'unica
verit
degna
te.
d'esser saputa;
pace cerca
sola pace
ti
Essi
dove possono riposare i cuori pi inquieti. chiamano senza sapere che ti chiamano e il loro
di te
come
ti
tuoi occhi,
vincerti
la
colla
nostra
supplicazione.
grande discesa
liturgia
fulgore
della
la
Trasfigurazione,
gli
squilli
subhme
lo
tu
sai,
nella
gliamo soltanto
la
tua persona,
li
542
PREGHIERA A CRISTO
povera camicia d'operaio povogliamo veder quegli occhi che passano la parete
vero
con tenerezza.
tisce
i
vogliamo udire
demoni da quanto
forte.
sai
dolce e incanta
bambini da
quanto
Tua
il
quanto
questo tempo,
Tu
lo
sai
bene che un tuo sguardo pu stravolgere e mutare le nostre anime, che la tua voce ci pu trarre dallo stabbio
della nostra infinita miseria
;
ti
Sei
venuto,
;
prima
la
nascesti per
salvare
salvare
ti
tua arte,
tua opera,
vita di salvare.
grigi e
noi
abbiamo
un accrescimento incomportabile d'orrore e dolore, abbiamo bisogno, senza ritardi, d'esser salvati Se tu fossi un Dio geloso e acrimonioso, un Dio che tiene il rancore, un Dio vendicativo, un Dio solamente giusto, allora non daresti ascolto alla nostra preghiera.
1
Perch tutto quello che gli uomini potevan farti di male, anche dopo la tua morte, e pi dopo la morte che in vita, noi tutti, quello stesso che ti gli uomini r hanno fatto parla insieme agli altri, l'abbiamo fatto. Milioni di Giuda
;
averti venduto, e non per trenta neppure una volta sola legioni di Farisei, denari soli, e sciami di Cacata ti hanno sentenziato malfattore, degno
ti
d'frsser
rinchiodato
ti
e milioni di
crocifisso
;
volte, coi
pensiero e
la
volont
hanno
PREGHIERA A CRISTO
dosi insobilliti
e
gli
t'
543
ha ricoperto
scaccini,
il
i
staffien,
gli
portinai,
la
gente d'arme
ti
hanno
appena
e
la fronte
e migliaia di
di
nero
di
vermiglio,
usciti
dal
sati,
ben
pettinati
ra-
hanno consegnato migliaia di volte agi' impiccatori dopo averti riconosciuto innocente e innumerevoli bocche flatulenti e vinose hanno chiesto innumerevoli
;
volte
fessi,
la
libert
dei
ladri
sediziosi,
dei
criminali
con-
degh assassini conosciuti, perch tu fossi innumere voh volte trascinato sul Teschio e affisso all' albero con cavicchi di ferro fucinati dalla paura e ribattuti
dall'odio.
Ma
sei
Tu
sai,
tu che
nostra
stato
mezzo a
e
noi,
qual'
il
fondo della
di
natura sciagurata.
foglie
rappezzi e bastardume,
noi
instabili
carnefici
medesimi,
nel
zato nel suo vomito, d'un accoltellato disteso nel suo sangue, d'un ulceroso giacente nel suo marciume.
T'abbiamo
vita.
eri. la
condanna
:
Tu
al
stesso
Stetti in
;
mezzo
mondo
per
mi
rivelai
ad
essi
e trovai tutti
figUoli
o.
degli
le
uomini,
poich son
ciechi
nel
loro cuore
Tutte
e,
che
ti
crocifisse
a
rifiutano,
Simih,
le
tu dicesti
ai
stanno per
suonato
il
piazze e gridano
flauto e
544
PREGHIERA A CRISTO
.
Cos
abbiamo
Ma
ora venuto
il
tempo che
gli
d'allora
ma
abbiamo
La
terra
un Inferno illuminato
gH uomini sono attuffati in una pegola di sterco stemperato nel pianto, dalla quale si levano, talvolta,
sole.
Ma
sangue, con
la
speranza di lavarsi.
nel
Da
poco sono
usciti
da
uno
decimazione,
comun brago
; i
Le
pesti;
terremoti
pestilenze
di
cadaveri
infraciditi,
quanti
ne
ba-
per^ popolare
un regno, son
distesi sotto
lieve
schermo
occupando, se fossero
come
se
tutti quei morti non fossero che una prima rata dell'universale distruzione, seguitano ad uccidersi e ad uccidere. Le nazioni opulente condannano alla fame le nazioni
povere
droni
ribelli
ammazzano
i
pa;
fanno ammazzare
rivoltosi
loro
mercenari
i
si-
regimi,
alla
L'amor
bestiale di ciascun
uomo
gli
L'amore
dopo
la disfatta
PREGHIERA A CRISTO
contro
gli
545
contro
i
inquieti,
dei
servipadroni
i
padroni
delle
asserviti,
ceti declinanti,
razze,
egemoni contro
i
gati contro
la
pi ungine dei
rodc
delle
delle torture, la
smania
di
libert l'aggra-
vamento
nel
pastoie.
umana, che gi
si
il
torceva
mondo
colonne
pre-
le
e le stesse
montagne
gli
li
un maligno piano
eguale.
dell'
Anche
uomini
ignoranza
a
hanno
mescolamento rabbioso
delle
citt
inzafardarsi
patire.
tutto
della
propria sconi
i
Gh
veloro
consuman
pena,
fratelli di
pur
di uscire
le
estatiche e afrodisiache, le
da questa passione senza maniere, la morte. Le droghe volutt che struggono e non
saziano, l'alcool,
a migliaia
Il
mondo, per quattr'anm interi, sangue per decidere chi doveva aver
e
il
imbrattato
di
l'aiol
pi grande
pi grosso marsupio.
servitori di
Mammona hanno
Ma
questa spa-
nemici.
>^ioria di
Gridio.
546
PREGHIERA A CRISTO
divino Affare e la santa Moneta occupano, ancora pi che nel passato, gli uomini invasati. Chi ha poco vuol molto chi ha molto vuol pi ;
chi
ha ottenuto
il
ras-
onesti
si
il
son dati
al ladroneccio,
pi casti
al
mercimonio. Sotto
nome
;
di
l'
commercio
si
sotto
insegna della
di molti.
il
grande industria
I barattieri e
i
la pirateria di pochi a
danno
denaro
ad osservare
la giustizia,
i
non risparmiano,
ladri.
che
l'oro
quel che
si
pu comprare
e sciupare
coli 'oro.
Tutte
e
si
le
fedi, in
disfanno.
che riconosce
Priapo
pio la
;
questo marame infetto, smortiscono Una sola rehgione pratica il mondo, quella la somma trinit di Wotan, Mammona e
la
la
Spada
e per tem-
Caserma
la
il
Bordello.
Questa
la
rehgione
fatti,
non sempre con le parole, da tutti i tamigha si frantuma il matrimonio distrutto dall'adulviventi. L'antica
:
terio
dalla
bigamia;
la
le
figUolanza a molti
varie frodi e
gli
par malevolon:
gli
aborti
la
fornicazione sopravanza
i
amori legittimi
lupanari
;
la
sodrimia ha
suoi
panegiristi e
suoi
le
mere-
PREGHIERA A CRISTO
tri ci,
547
menso
slombati e di
sifilitici.
Non
la la
c' pi
Monarchie
neanche Repubbliche
Ogni
e
La Plutocrazia
Demagogia, sorelle nello spirito e nei fim, si contendono dominazione dell'orde sediziose, malamente servite dalla
Mediocrit salariata.
stata,
ha sottomesso l'Alto
sai
al
la
Quaht
alla
Tu
mondo
un diluvio
Pietra di
la
di
fuoco o
salvato
la
dalla
tua
mediazione.
Chiesa da te
meriti
il
fondata sulla
di
sola che
nome
Chiesa,
Roma
colle pa-
mare
col
vi
mondo.
Ma
tu che
Tassisti
quelli
tuo spirito
che
Hai detto una volta a Se uno solo io sono con lui. Rimuovi la pietra e l mi troverai, incidi il legno ed io
son qui
.
Ma
oggi
non
voce
sentire la tua
mano
sopra
il
ne'
stessi,
ti
possiede se non
noi,
i
possiede. Noi
i
preghiamo dunque.
i
Cristo,
rinci
negatori,
colpevoli,
nati
te,
fuori e
ci
di
rammentiamo ancora
di
548
te,
PREGHIERA A CRISTO
ma
te,
di-
sperati,
reduci
dai
peripli
dai
precipizi,
noi
ti
pre-
ghiamo che tu
ti
ritorni ancora
una volta
fra gli
uomini che
ridare a tutti noi, assassini nel buio, la luce della vita vera.
Pi d'ima volta
viventi,
ai
ti
quelli che
credevan d'odiarti, a
fossi
quelli che
di
figliolo
Dio,
mostrato
il
tuo
viso
la
tua voce.
nelle
monaci
ti
videro
la grazia
della
morte per
riunirsi
con
te.
Tu
eri
luce
e
di
parola
Fran-
cesco,
amore disperato
per tutti
?
diritti
ti
evocarono
chiamano
al
pianto
intermi
dei
Non
venuto per
g'
sani,
non per
gli
quelli
Ed
uomini sono appestati e febbricitanti e che ognuno di noi, cercando s, s' smarrito e ti ha perso. Mai come oggi il tuo Messaggio stato necessano e mai come oggi tu dimenticato o spregiato. Il Regno di Satana giunto ormai alla piena maturazione e la salvezza che tutti cercano
brancolando non pu esser che
nel
tuo Regno.
desolazione e
La
tanandosi
Evangelo hanno
ci
ovato
la
la
PRTGHIERA A CRISTO
S49
Pi d'una promessa e d'una minaccia s' avveOrmai non abbiamo, noi disperati, che la speranza d'un tuo ritorno Se non vieni a destare dormenti accovati
morte
rata
nella belletta
puzzante
del
il
gastigo
stro
sembra ancoi troppo certo e leggero pei il notradimento e che non vuoi mutare l'ordine delle tue
ti
leggi.
sia la
sulla
terra.
Ma
sibile.
ti
tutto
l'amort che
sar per
te.
potremo torchiare
dai
oostri
cuori
devastati
tato per
amoi nostro
e ora
a tormenti con
tutta la po-
Indice
V
i
La
I
stalla.
2
3.
pastori.
Tre Magi.
4 6 9
ri
4.
5.
Ottaviano.
Erode
Il
il
Gran
e.
ii
6. 7. 8.
perduto ritrovato.
legnaiolo.
16
Il
20
24
Paternit.
9. Il
vecchio patto.
Profeti.
29
36
10. I
11. Colui
12.
Il
che verr.
40
46
51
13.
La
Il
57
ritomo.
66
74
83
Capernaum.
L^ montagna.
Quelli che piangono,
li
87
92
97
103
capovolgitore.
detto.
dico.
E stato Ma io vi
Non
108
114
resistere.
Antinatura.
119
554
25. 26.
INDICE
Prima dell'amere.
j2a
Amate.
Padre nostro.
127
14^ iaq
27.
28.
Opere patenti.
29.
La
risposta a Giovanni.
156
160
165
171
30. Talitha
31.
Qumi.
di
Le nozze
Cana.
Non
La
Il
segrete
poeta.
176
34.
35.
Il lievito.
lyg
porta stretta.
Figli*] Prodigo.
186
191
36.
37.
38. 39.
Le Parabole
I Dodici.
del peccato.
204
211
Simone detto
I Figli del
Pietra.
217 222
40.
Tun.
41
42.
43.
229 237
44.
247
251
255
260
25
47. Padri e
48.
figli.
e Maria.
274 278
281
^
La
Peccatrice.
Ha
molto amato.
sono
?
52. Chi
molte cose,
55.
56. 57.
306
ladri.
511
dei sepolcri.
317
INDICE
58. Pietra 8u pietra.
5.S5
324
59.
Pecore e capri.
327
334
344
347
355 364
64. 65.
66.
370
373
383
67. 68.
Abba, padre.
Sudore e sangue.
388
393
Hanan.
397 400
72.
73.
La La
404 410
414
423
74.
Ponzio Pilato.
76. 77.
78.
Il
mantello bianco.
!
427
431
Morte a costui
Il
Re
incoronato.
439 448
79. Il
Parasceve.
Ebreo Errante.
legno verde.
456
459 465
Quattro chiodi.
83. Dismas.
84.
470
Sabactani.
invisibile.
buio.
85.
86. 87.
88.
Lamma
Acqua
e
La Croce
sangue.
dei dormenti.
490
497
c;02
La liberazione
r^on qui.
89.
90.
Emmaus.
507
556
91. 92,
INDICE
Avete nulla da mangiare
?
5^3
93.
5^7
522
5^0 53"
94-
Il
95-
La nuvola.
54
UOMINI E IDEE
CODIGNOLA
.
a cura di E.
L.
5.
ilhistrato
il
C.
MicHELSTAEOTER,
L.
3.50
Il Dialiigo dedicato a qu.inti giovani ancora non abbiano messo il loro Dio nella loro carriera ed indica la via che l'autore chiama di-Ila salute. Le Poesie fu rono giudicate degne d'esser e poste accauto allo migliori del genere che abbia la letteratura italiana >.
V. RIacchioro,
II.
L. Paganesimo e Cristianesimo.
6.50
III. Il
ritorno a Gesii. , Originale tentativo di prospettare sotto nuova luce le intuizioni fondamenUli della
pagano e cristiano, 7. L. E. P1ERMAK.INI, Per la vita serena, pref. di B. Croce . . In questo libro, in prosa semplice e nitida, un uomo pensoso e mite ci ragiona
vita nel pensiero
.
.
suoi sentimenti..,.
domestici, delle condizioni presenti della nostra Italia, della guerra e_ della pace parlarvene nei modi che gli son cari della classica letteratura, nei modi che furono cari a Gaspare Gozzi, e con affetti artistici talvolta assai felici > (B CrOcv).
G. Gentile,
A.
L. 8 / Profeti del Risorgimento Italiano Mirabile illustrazione critica del pensiero e del significato storico dei due grandi profeti del nostro Risoigimento: Mazzini e Gioberti. Anziloti'i, La funzione storica del Giobertismo con documenti inediti in
appendice
L.
3'50
il
L'autore del mirabile studio sul Gioberti mette in risalto in questo volumetto valore vitale che conserva l' intuizione giobcrtana della vita politica.
L.
2.
leader del Partito Popolare studia in questo volume con la consueta competenza e acutezza i problemi fondamentali del riordinamento costituzionale dello Stato.
Collezione IL
A. Carlini, La
PENSIERO MODERNO
CODIGNOLA
a cura di E.
M.
L. 22. filosofia di G. Locke, 2 volumi studia la formazione del pensiero lockiano e tutta la scuola del Locke fino a Condillac. Condotta con rigoroso metodo scientifico e larghissima informazione ; l'opera pi completa sull'argomento. L. 12. Casoti'I, Saggio di una concezione idealistica della stona , . il tentativo pi originale, dopo le opere del Croce e del Gentile, \li tracciare un'organica coitcezione idealistica della storia.
G. Gentile, Giordano Bruno e il pensiero del Rinascimento . L. 14. . Nuova interpretazione della Rinascenza che trasforma radicalmente gran parte dei
giudizi oggi correnti su quel periodo della nostra storia.
M. Blondel,
U.
L'Azione, trad. di E. Codignola, 2 volumi . . L. 28. . La pi profonda opera d'ispirazione religiosj del mondo contemporaneo. Sottratta per lunghi anni all' intensa e legittima curiosit di tutti gli studiosi, rivede oggi finalmente la luce in un'accurata veste italiana. Spirito, Il pragmatismo nella filosofia contemporanea L. IO. . . lo studio pi completo che esista finora sul pragmatismo. Corredato di una
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ricchissima bibliografia
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e ca'lo'.ir.e Oaglia a
allec hi Editore
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Levana
VALLECCHI EDITORE
FIRENZE
L. 14. Il notissimo autore della monumentale Storia delia filosofia greca ha raccolto succintamente in questo volume il meglio delle sue ricerche. Opera indispensabile a
filosofici,
A. Carlini.
Voi.
Il
L. IO, Dalle origini al Rinascimento (Parte i e 2^) 16. Carlini ha completato con grande cura questo pro/iosissimo Compendio con
I.
II,
sino a
C,
L. 12, Studio organico e completo, condotto con grande rigore scientifico e larghissimi informazione storica. Seguono due accuratissime appendici bibliografiche,
voi. di 230 pag 8. L. dare un senso pi realistico al principio ispirator< dell' idealismo attuale, facendo valere dentro di esso altre correnti del pensiero con temporaneo e alcune esigenze fondamentali dell'empirismo. Esso porta anche uns parola forse decisiva intorno alle difficolt pi dibattute in seno alla stessa correnti
7-ita dello
si
A. Carlini, La
spirito,
di
Questo volume
propone
dell'idealismo italiano.
prima traduzione italiana della notissima opera del Laberthonnire che tant polemiche ha suscitato al suo primo apparire ed oggi introvabile nell'originale Delineato con mano maestra il profondo divario che separa la mentalit cristiana d quella greca, il Laberthonnire tenta un' interpretazione dinamica e immanentistici della vita religiosa, che costituisce uno dei pi geniali tentativi di affiatare il catta licismo con le pi profonde esigenze della coscienza contemporanea.
la
....
L.
7.5
voi. di
E l'opera pi profonda e rappresentativa del relativismo contemporaneo, C. Michelstaedter, La Persuasione e la Rettorica, Nuova edizione con ap
pendici critiche inedite su Platone e Aristotele L. 15. Quando quest'opera apparve la prima volta, subito dopo la tragica morte dell'ai tore, fu per tutti una rivelazione. Riappare oggi in veste corretta e arricchita e notevolissime appendici inedite che varranno a confermare sempre pi il favorevoi giudizio con cui la critica l'accolse la prima volta.
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E. Carpita e
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suoi studi di stoiia della Filosofia aE tica, illustra in questo volume con la consueta sagacia e accuratezza un indirizzo d pensiero che ha recato un notevole contributo alla formazione della Coscienza filose
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contemporanea.
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L. 12.
Raccoglie i migliori studi del Gentile tal pensiero d^lla Rinascenza da Fetrarc a Galileo; ottimo complemento al volume su Giordano Bruno il Ptnsiero dt Rinascimento
Augusto Guzzi
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VALLECCHI EiJlTORE
FIRENZE
COLLANA STORICA
a cura di E.
CODIGNOLA
Hartmann
sintetico
Kromayer,
Storia romana, trad. di G. Cecchini. Parte prima 1- 20. studiosi tedeschi hanno raccolto in un quadro organico e
risultati della migliore critica storica dej4li ultimi decenni sulla storia di traduzione, riveduta da<;li autori e corredata di una ricca aggiunta bibliografica, stata condotta con la massima scrupolosit.
Roma.
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A..
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14. Vincenzo Gioberti, voi. di 450 pag. Nell'assoluta scarsezza in Italia di libri sintetici, che tratteggino le grandi figure del nostro Risorgimento, questo volume viene opportunamente a soddislare il bisogno, sempre pi diffuso in un momento di rinnovato interesse per la storia del nostro moto nazionale, di un libro d' insieme sul grande uomo di Stato piemontese e sul padre spirituale del liberalismo italiano. 11 libro ilell'Anzilotti non soltanto una esposizione lucida completa ed organica del pensiero e dell'opera politica pel Gioberti, ma anche una storia in iscorcio del primo cinquantennio del nostro Risorgimento. tutti coloro che oggi s' interessano delle origini e dello sviluppo dei partiti politici italiani e della storia del liberalismo, quest'opera, largamente documentata e frutto di lunghe indagini originali, servir di orientamento e far comprendere, con maggiore senso storico, le pi recenti vicende della nazione.
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voi. di circa
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(Secoli
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nostro massimo storico studia in questo volume con la sua consueta maestria e acutezza critica uno dei fenomeni pi salienti della complessa vita medievale.
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Succinta, sintetica e organica esposizione delle correnti e degli indiriszi prevalenti nel secolo di formazione della nostra coscienza nazionale.
G.
Stepanow,
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tiostri,
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tre carte
L.
sulle fonti.
8.
E
fici
la
la
prima interpretazione storica della rivoluzione bolscevica, giudicata alla stregua non di astratti canoni storiografici, ma di tutto il passato del grande impero moscovita.
Maria
Rigati'I, Un illuminista trentino del Secolo XVIII: C. A. Filati, L. 12. pref. d G. Volpe. Voi. di 300 pagine Questo volume non solo illustra intelligentemente la vita e le opere di una delle figure pi interessanti del nostro settecento, ma proietta nuova luce sulla formazione della nostra coscienza nazionale e in particolar modo sull'azione esercitata dalle correnti Giansenistiche e Massoniche.
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iS.
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