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La metallurgia del Bronzo viene portata dalla Mesopotamia da una popolazione che d luogo all'epopea Shardana
In questa pagina descriveremo l'arrivo della metallurgia del bronzo, portata dai navigatori Shardana, che occupano la Sardegna e diffondono le loro conoscenze, fino all'et del ferro, che ha inizio nell'850 a.C.. Significative sono le conseguenze dell'introduzione del bronzo sul piano economico, dato che la difficolt di reperimento dello stagno, localizzato in poche aree geografiche, ha determinato lo sviluppo di una rete di traffici a lunga distanza, che hanno messo in contatto tra loro regioni molto lontane.
La convivenza con il Bonnanaro Finale nella prima parte dell'et del Bronzo Medio
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Nella prima parte dell'et del Bronzo Medio, secondo la cronologia calibrata tra il 1900 ed il 1600 a.C., i nuovi arrivati arrivano a convivere con gli esponenti della cultura del Bonnanaro Finale. In seguito, la fine della cultura di Bonnanaro viene a coincidere con l'affermarsi delle popolazioni che hanno portato in Sardegna la tecnologia della lavorazione del bronzo, ma non si ritiene che sia avvenuto un vero scontro tra le due culture. Siamo pi propensi a ritenere che tra le due popolazioni si sia instaurato un rapporto di collaborazione, che ha consentito il riutilizzo, da parte dei nuovi venuti, delle strutture megalitiche presenti sul territorio. Probabilmente si determina una spartizione dell'isola: la popolazione nativa si ritira all'interno, mentre sulle coste si installano i nuovo arrivati. Ci attestato dall'analisi di circa duecento scheletri del periodo di Bonnanaro, tra il 2200 ed il 1600 a.C., che ci mostrano una coesistenza delle due popolazioni, con comunque una netta prevalenza della popolazione originaria dell'isola, ossia dolicocefala, che raggiunge addirittura l'87%, rispetto ai nuovi arrivati dal vicino Oriente, ossia la popolazione dalle caratteristiche brachicefale. Ed attestato, anche, dal rinvenimento, in una delle numerose grotte dell'altipiano del Golgo utilizzate come sepolture, la grotta di Genna e Ludalbu, degli scheletri di due inumati di media statura, uno dolicocefalo, ossia con il cranio stretto e allungato, databile tra il 2000 ed il 1500 a.C. in pieno periodo Shardana, e l'altro brachicefalo, ossia con il cranio corto e largo. Si tratta dei tratti somatici di due popolazioni diverse, la prima di tipo negroide e la seconda con le caratteristiche tipiche delle popolazioni indo-europee e semitiche. Le analisi della biologa cagliaritana Simona Sanna sul DNA mitocondriale di et nuragica, effettuate sui loro resti fossili, individuano caratteristiche comuni e, quindi, una forte omogeneit in tutta l'isola, senza per alcuna analogia con quella dei Sardi attuali. Il cromosoma Y, che viene ereditato per via paterna e permette di seguire le migrazioni maschili, ci dice che i Sardi attuali lo condividono con le altre popolazioni mediterranee, e si ritiene lo abbiano ereditato da migrazioni dal vicino Oriente. Tracce, per, di una popolazione precedente si conservano comunque, dato che solo i Sardi hanno nei rami principali del DNA gli aplogruppi M26 e HG2.2, assenti in tutte le altre popolazioni europee e del bacino del Mediterraneo. La conclusione che tra la popolazione antica e quella moderna si erge una barriera genetica, simile a quella che separa i Sardi di oggi da tutte le altre popolazioni mediterranee ed europee.
Nella seconda parte dell'et del Bronzo Medio l'insediamento nell'isola e l'inizio dei loro commerci
Gli Shardana si stabilizzano, quindi, nell'isola, nella seconda parte dell'et del Bronzo Medio, nel periodo che va dal 1600 al 1300 a.C., quando iniziano il loro insediamento ed i loro commerci, che li portano ad esportare manufatti in bronzo in tutto il Mediterraneo. Iniziano con il commercio, passano poi a combattere come mercenari, per divenire, in seguito, un popolo di guerrieri e pirati che, a Capo dei Popoli del Mare, tenter di occupare le diverse aree del Mediterraneo. Gli Shardana non ci hanno lasciato scritti, la loro storia si pu ricostruire solo da quanto ci raccontano di loro altri popoli che ne sono venuti in contatto. E degli Shardana alla guida dei Popoli del Mare, delle loro invasioni, ci parlano sia gli Egizi che gli antichi Greci. L'affresco qui riprodotto, una pittura funeraria del IV secolo a.C. rinvenuta in una tomba di Paestum e conservata al Museo Archeologico Nazionale di Napoli, rappresenta un guerriero Shardana, che porta l'elmo con le corna e uno strano vessillo che ricorda la bandiera sarda con i quattro mori, ed un guerriero Phelets, ossia Filisteo, che porta l'elmo con le piume. La stele, che veniva denominata Sannita, risale sicuramente al tempo dei Popoli del Mare, ossia tra il 1350 ed il 1200 a.C. In diversi documenti di fonte egizia si parla degli Shardana e dei Popoli del Mare gi nell'et del Bronzo Medio, ai tempi del faraone Amenofi I , regnante dal 1526 al 1505; e poi di Tuthmosi I , dal 1505 al 1501, che sconfigge i Mitanni e la Siria, per la quale combattono anche contingenti Shardana. Se ne parla anche al tempo di Tuthmosi III , dal 1479 al 1425; e di Amenofi III dal 1394 al 1356, che fa edificare i Colossi di Memnon, statue alte pi di venti metri. Amenhotep o Amenofi IV , che regna dal 1356 al 1339 a.C., sposo della bellissima regina Nefertiti, un faraone della XVIII dinastia, che cambia il proprio nome in Akhenaten ed introduce in tutto l'Egitto il monoteismo. Il dio per eccellenza Aton, che corrisponde al disco solare e, grande novit per l'Egitto, non ha bisogno n di statue n di templi. Il suo culto si svolge all'aria aperta, rivolgendosi direttamente al dio che splende nel cielo. Si tende oggi a collegare questo profondo cambiamento a quando, nel 1351 o nel 1355, ambasciatori dei Popoli del Mare si recano in Egitto portando i loro doni al faraone ed alla regina Nefertiti, per invitarli a tornare all'originario culto dell'unica Grande Madre. Richiesta da loro accolta, anche se, invece della dea Madre, istituiscono il culto del dio Padre Aton. Akhenaten fonda una nuova capitale che chiama Akhetaten, ossia Tell-el-Amarna, ed interrompe tutte le spedizioni militari. Avendo soltanto figlie femmine, associa al trono Semenkhara, marito della figlia maggiore, che alla sua morte riporter la capitale a Waset , ossia Tebe, e restaurer il vecchio sistema teologico con il culto di Amon, mentre la regina Nefertiti, rimasta a Akhetaten, rester per sempre fedele al culto di Aton. Dopo la morte, quando verr restaurato il culto di Amon, Akhenaten verr chiamato il faraone eretico, o anche il faraone iconoclasta. Il faraone Seti I il Grande il secondo faraone della XIX dinastia e regna dal 1318 al 1304 a.C.. Figlio di Ramesse I, sale al trono non giovanissimo intorno ai trentasette anni, dopo aver ricoperto la carica di grande sacerdote di Seth. Il ristabilimento dell'influenza estera dell'Egitto richiede una serie di campagne militari che culminano con la sconfitta di un esercito ittita sul fiume Oronte, ed al successivo effimero trattato di pace stilato con il re di Hatti Muwatalli. Seti I sicuramente utilizza mercenargli Shardana nella guerra contro gli invasori Ittiti.
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della sala ipostila, da lui completata con 134 gigantesche colonne e un grande lago sacro, fa decorare i muri con la rappresentazione dei guerriergli Shardana. Ramesse II fa, inoltre, edificare il tempio di Medinet Abu, a Luxor, nel quale fa decorare graffiti che rappresentano i mercenargli Shardana.
Il quarto faraone della XIX dinastia Merenptah o Amenofi, che regna dal 1212 a.C. per forse 12 anni. L'evento militare di maggior importanza del regno di Merenptah la difesa del Basso Egitto di fronte al tentativo di invasione di una forte coalizione di trib libiche e dei Popoli del Mare. Gli invasori superano la linea difensiva di Ramesse II e pongono sotto assedio la stessa capitale Menfi. La battaglia decisiva vede la vittoria dell'esercito egizio, ma probabile che Merenptah, a causa dell'et gi avanzata, non abbia partecipato direttamente alla battaglia. Questa fase si conclude verso il 1200, quando un grande sisma ha provocato il maremoto e l'inondazione che sicuramente in quell'epoca ha colpito tutta la costa meridionale dell'isola, allagando completamente il Campidano e distruggendo la maggior parte dei nuraghi presenti in questa zona.
di metalli e fonditori, e di una classe che deteneva il possesso delle armi in metallo considerate beni di prestigio, e quella dei suoi mezzi di produzione. Quella Shardana una societ organizzata in famiglie o clan, che obbediscono ad un capo, e vivono in villaggi composti da capanne circolari con il tetto in paglia, del tutto simili alle attuali pinnettas dei pastori barbaricini. Siamo portati a ritenere che la societ fosse strutturata affermando l'egemonia di alcune famiglie all'interno della comunit, una egemonia ben consolidata. Ed il potere, forse all'inizio attribuito con un sistema elettivo, probabilmente diviene stabile ed ereditario. Tantissime statuette in bronzo raffigurano personaggi che alzano la mano, solitamente la destra, in segno di saluto, invocazione o preghiera. La societ Shardana una societ percorsa da una spiritualit nuova, caratterizzata anche dal culto delle acque, con la realizzazione di fonti sacre e di templi a pozzo. In questa struttura sociale di tipo teocratico, fortemente improntata su caratteri militari e religiosi, assume grande importanza la figura degli eroi fondatori, quali sardos, Iolaos e Norax, eroe fondatore di Nora, la citt pi vecchia della Sardegna, il cui nome pu essere collegato con i nuraghi. Si tratta di mitici condottieri considerati come vere e proprie divinit.
L'economia
L'economia del periodo Shardana si basa ancora con attivit preminenti sull'agricoltura, sull'allevamento, nonch sulla pesca, originando probabilmente un'economia inizialmente di tipo agro-pastorale, ed anche sulla lavorazione dei metalli. Sono allevatori, ma anche abili lavoratori del bronzo del quale ci viene tramandato abbiano il monopolio nel Mediterraneo, e sono soprattutto un popolo di militari e grandi navigatori. Le figurine dei bronzetti ritrovati evidenziano abbastanza chiaramente una specializzazione nelle arti e nei mestieri.
Le ceramiche
Per quanto riguarda le ceramiche del periodo della civilt Shardana, l'abilit ed il gusto degli artigiani Sardi si manifestano essenzialmente nel realizzare olle a orlo ingrossato e ceramiche con decorazione geometrica, che sono presenti soprattutto sulle superfici esterne di vasi. Questi dovevano essere destinati a un uso rituale, ossia ad essere utilizzati nel corso di complesse cerimoni. Si propensi a ritenere che a volte venissero frantumati al termine della cerimonia, come dimostrerebbero i vasi frantumati rinvenuti nel fondo dei pozzi sacri. Sono stati rinvenuti anche lampade decorate geometricamente, e vasi piriformi, che si sono trovati esclusivamente in Sardegna, con decorazioni anch'esse di tipo geometrico. Decorazioni che si trovano anche sugli askoi, nome col quale si indicano antichi vasi greci in ceramica usato per versare piccole quantit di liquidi come l'olio, riconoscibili dalla sua forma piatta e per il collo con manici a una o a entrambe le estremit. Ceramiche di questo periodo sono state trovate a Barumini, a Santu Antine, a Cuccuru Nuraxi, a Santa Anastasia, a Villanovaforru, a Furtei, a Suelli e ad Ittireddu. Ne sono stare rinvenute anche nella penisola italiana, in Sicilia, in Spagna e a Creta tutto fa pensare ad una Sardegna molto ben inserita nei commerci del Mediterraneo.
La metallurgia
Lo sfruttamento delle miniere una delle risorse principali di questo periodo: accanto ai bronzi figurati, presente la produzione di armi, utensili ed oggetti vari in bronzo che ha pochi eguali nel resto del Mediterraneo. La metallurgia Shardana realizza tutto il ciclo di lavorazione del Bronzo sul posto. Ben presto nella Sardegna, terra ricca di miniere, si costruiscono fornaci per la fusione del nuovo metallo, che vengono lavorate in maniera molto abile, dando vita ad un fiorente commerci verso tutta l'area mediterranea ed in particolare verso le regioni pi povere di metalli. Ci spiega l'analogia della cultura della Sardegna con quella delle civilt presenti nell'area egea, ossia micenea, cretese e cipriota, e con l'area iberica. Stupisce l'alto livello tecnico raggiunto dagli artigiani, ed anche il notevole livello di consumo. Sono stati rinvenuti, infatti, anche grandi quantit di oggetti in bronzo rotti, destinati ad una successiva fusione. La maestria dimostrata dagli artigiani lascia capire fino a che punto siano divenuti abili nella lavorazione dei metalli, ed anche nella costruzione di armi, dato che nei musei Sardi si possono ammirare veri e propri arsenali di armi di ogni specie. Oltre ad oggetti di uso militare, vengono prodotti in bronzo attrezzi agricoli d'uso comune, oggetti per la casa, monili, vasi di bronzo laminato, cofanetti, specchi, spille, fibbie, candelabri, manici per mobili, vasi di tipo askoide, e soprattutto i famosi bronzetti votivi che descriveremo nei dettagli pi avanti.
Per produrre il bronzo, di cui hanno il monopolio nel Mediterraneo, gli Shardana usano il rame, che abbonda in Sardegna, ma non possono trovare lo stagno, che presente solo in un piccolo giacimento di cassiterite, in localit Perdu Cara, presso Fluminimaggiore. Possono, allora, trovare lo stagno solo in terre lontane. Impossibile che vadano a cercarlo in Cina, molto improbabile che arrivino alle isole Scilly in Cornovaglia dove lo stagno verr scoperto solo nel 900 a.C., o in Nigeria percorrendo 800 chilometri in un entroterra sconosciuto. Pi probabilmente, dopo aver circumnavigato l'Africa, arrivano in Zimbawe o Shimbabwe, dove si racconta fossero le leggendarie miniere di re Salomone, e dove ancora oggi vediamo, vicino alla zona mineraria, le grandi fortificazioni in pietra con mura e torri tronco-coniche, simili ai nuraghi, che hanno dato nome alla localit e poi all'intero paese dato che Zimbawe, in lingua sarda Shona, vuol dire grandi case di pietra. Ma come arrivano cos lontano? Sono certo grandi navigatori. Delle navi di questo periodo vediamo la riproduzione in alcuni oggetti votivi, realizzati di sicuro da navigatori, che avevano molto viaggiato nel Mediterraneo e
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probabilmente anche fuori. Ci dimostrato, tra l'altro, dal fatto che le prore sono ornate con la riproduzione di animali come l'antilope, allora sconosciuta, e in altri bronzetti si trova la riproduzione di un gorilla, e quella di un uomo con i tipici tratti somatici di un negro.
La religiosit
La religione delle popolazioni della cultura Shardana, probabilmente, collegava la fertilit dei campi, ossia il ciclo delle stagioni ed il ciclo dell'acqua e della vita, con la forza maschile del Toro, identificato con il dio Sole, e la fertilit femminile dell'Acqua, identificata con la Luna. Il toro, come tutti gli animali muniti di corna, ha una valenza sacra anche per questa cultura, e viene frequentemente riprodotto nelle imbarcazioni, nei grandi vasi in bronzo per il culto, e negli elmi dei soldati. Si riconosceva probabilmente l'esistenza di una Dea Madre mediterranea, con un dio padre detto Babai, che in lingua sarda significa padre, e che verr chiamato, in epoca punica, Sid Addir Babai, ed in epoca romana, Sardus Pater. Sono stati rinvenuti, infatti, bronzetti rappresentanti figure met toro e met uomo; personaggi identificati con Shardana, il demone con quattro braccia e quattro occhi; cervi con due teste; ed altri aventi carattere mitologico, simbolico o religioso. Superata la fase durante la quale la religiosit si esprimeva con la realizzazione dei menhir, la religiosit si esprime con la costruzione di edifici sacri, templi e tempietti, ed edifici sacri legati al culto delle acque.
I villaggi santuario
I templi a pozzo sono un luogo di pellegrinaggio, ed intorno ad essi si sviluppa, generalmente, un villaggio, con alloggi e strutture di tipo aggregativo, a volte con gradonate. Nei villaggi, soprattutto in quelli caratterizzati dalla presenza di un pozzo sacro, presumibilmente nell'et del Bronzo e del Ferro, oltre alle abitazioni ed ai templi sacri, vengono realizzate costruzioni destinate a scopi diversi: grandi rotonde per le riunioni, spazi recintati utilizzati presumibilmente per affari e contrattazioni, piccole dimore per il pernottamento degli ospiti venuti da fuori. Tutto questo fa pensare che in questi villaggi, spesso chiamati santuari, si svolgessero grandi adunate nelle quali diverse trib si ritrovavano insieme in occasione di particolari eventi religiosi. In prossimit di alcuni edifici sacri particolarmente importanti, come ad esempio nel caso di quello di Santa Vittoria a Serri, nascono i santuari federali, vasti villaggi interpretati come aree in cui dovevano aver luogo periodici incontri tra fedeli provenienti da zone diverse, in occasione di ricorrenze annuali e di festivit particolarmente importanti per la religiosit isolana. I giochi e gli affari si svolgevano in una ampia zona, solitamente di forma ellittica, con porticati e vani rotondi per il soggiorno dei partecipanti, e con i posti riservati ai rivenditori di merci, ai pastori e ai contadini. Nelle vicinanze vi era un ambiente circolare con alcune capanne. Il primo serviva per le assemblee, nelle seconde abitavano gli addetti alla
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custodia, alla manutenzione dei luoghi e gli amministratori dei beni del tempio. All'interno delle capanne pi significative, che vengono solitamente indicate come capanna delle riunioni o capanna del consiglio , sono stati rinvenuti numerosi oggetti di bronzo e lingotti di piombo, sui quali sono incise tacche e marchi, forse ad indicare il loro valore temporale. Si pensa che tali oggetti costituissero la riserva della comunit, o il tesoro del tempio. In tali occasioni si tenevano probabilmente incontri intercantonali, giochi sportivi simili alla lotta greco romana e al pugilato, e si stringevano alleanze familiari e rapporti commerciali. L'archeologo Giovanni Lilliu, ritiene che il santuario federale di Santa Vittoria di Serri, costituisse un vero pantheon delle divinit, suponendo che nell'edificio principale si riunissero, in assemblee federali, i clan pi potenti degli abitanti la Sardegna centrale, per consacrare alleanze o per decidere guerre. Presso i villaggi Santuari, spesso, sono state successivamente edificate piccole chiese campestri, nei pressi delle quali, in occasione di feste religiose, si svolgono fiere. Accanto ai pellegrini, arrivano mercanti, artigiani e venditori di dolci. Questo che accade oggi, non sembra azzardato immaginare che dovessero accadere anche nelle grandi adunate nei villaggi preistorici.
Queste statuette ci mostrano come il bronzo, in quest'et, sia lavorato in Sardegna con tecniche di irraggiungibile bellezza e perfezione.
I bronzetti in stile Mediterraneo rinvenuti ad Abini vicino a Teti ed a Santa Vittoria vicino a Serri
All'interno del villaggio preistorici di Abini, vicino a Teti, nella Barbagia in provincia di Nuoro, sono stati rinvenuti numerosi bronzetti conservati
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oggi nel Museo Archeologico di Teti. Ed anche all'interno del santuario federale nuragico di Santa Vittoria, vicino a Serri, nel Sarcidano in provincia di Cagliari, sono stati rinvenuti numerosi bronzetti conservati oggi nel Museo Archeologico Nazionale di Cagliari. Sono bronzetti diversi da quelli rinvenuti a Uta, e vengono indicati come bronzetti in stile popolaresco o stile Mediterraneo , quello che viene chiamato anche lo stile di Abini-Serri. Rappresentano guerrieri con abbigliamento ed acconciature evolute, i capelli non sono corti ma raccolti in lunghe trecce, l'elmo ha corna pi lunghe, gli scudi sono pi elaborati e non compaiono pi alcune armi come il boomerang. Tra i pi significativi rinvanuti ad Abini, diversi rappresentano Shardana, il demone con quattro occhi e due scudi; un guerriero su un'imbarcazione; ed altri guerrieri. Tra quelli rinvenuti nel santuario di Santa Vittoria, citiamo il capotrib con l'ampio mantello e un bastone; altri Capo trib; un personaggio seduto; e, non ultimo, uno strano animale con arco.
Le spade, in questi bronzetti, hanno una fattura di tipo egeo, il che lascia intendere l'esistenza di ampi scambi culturali e commerciali. Vengono quindi ritenuti pi recenti, presumibilmente realizzati alla fine dell'et del Bronzo, o pi probabilmente nell'et del Ferro, dopo l'emigrazione degli Shardana seguita alla grande catastrofe del 1200 a.C., forse da parte della popolazione locale o degli Shardana rimasti sull'isola. Oppure, secondo un'ardita ipotesi di Leonardo Melis, da quei loro eredi che vi tornarono in seguito, e che i Greci chiamarono i Fenici.
Le famose navicelle
Nelle navi di questo periodo, delle quali vediamo la riproduzione in alcuni oggetti votivi, mancano i remi o di fori per gli stessi, ed hanno sull'albero un misterioso anello rotante sormontato da due corna o una mezzaluna, sul quale sono state fatte varie ipotesi. Diversi studi sono in corso sulle navi e sui porti Shardana, ad opera soprattutto di Leonardo Melis e di Giangiacomo Pisu, come vedremo nelle prossime pagine. Tra le navicelle pi significative, citiamo la famosa navicella con protome cervina, rinvenuta a Bultei in localit Is Argiolas; la altrettanto famosa navicella con protome cervina, rinvenuta ad Erula nel nuraghe Ispiene; e quella nota come navicella del re Sole, rinvenuta a Mara all'interno del nuraghe Badde Rupida. Altre navicelle delle quali riportiamo la riproduzione, sono quella con protome animale, rinvenuta a Laerru in localit monte Ultana; la navicella con protome taurina, rinvenuta a Tula; la navicella, anch'essa con con protome taurina, rinvenuta ad Ardara in localit Scala de Boes; e la gi citata navicella con protome di antilope, rinvenuta in Ogliastra. Comunque, oltre a queste, ne sono state rinvenute molte altre.
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La Pietra e gli Eroi - Le sculture restaurate di Mont'e Prama, nella quale sono state presentate al pubblico per la prima volta le sculture restaurate. Ed in seguito, le statue si candidano a rappresentare, non solo la Sardegna ma l'Italia tutta, alle Olimpiadi di Londra e all'Exp di Seoul in Corea del Sud, un p come accadde per i Bronzi di Riace.
La prossima pagina
Nella prossima pagina apriremo una parentesi di ambientazione storica e vedremo come nel periodo di Ozieri si sviluppano in Mesopotamia, in Egitto e nelle isole dell'Egeo tre grandi civilt con le quali la Sardegna avr a che fare. Avendo attinto a fonti diverse, le datazioni sono relativamente approssimative.
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