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D DIIR RI IT TT TO OE EC CC CL LE ES SI IA AS ST TI IC CO O F FR RA AN NC CE ES SC CO OF FIIN NO OC CC CH HI IA AR RO O CAPITOLO I: CONSIDERAZIONI INTRODUTTIVE

Il compito della scienza giuridica quello di studiare la produzione, linterpretazione e lapplicazione delle norme giuridiche; tali norme si distinguono dalle altre regole in quanto la loro osservanza assicurata dallordinamento (a volte anche coattivamente). Lampiezza della materia presa in esame dalla scienza giuridica molto grande. Proprio per questo motivo utile operare una divisione degli studi giuridici nelle varie discipline (diritto costituzionale, commerciale, amministrativo, ecc.) per avere un maggior approfondimento delle stesse materie. Il DIRITTO ECCLESIASTICO studia il settore dellordinamento giuridico dello Stato che volto alla disciplina del fenomeno religioso. Ma quando parliamo di fenomeno religioso non intendiamo solo quello della Chiesa Cattolica, ma tutte le confessioni religiose e tutti gli individui (in quanto credenti o non credenti). Il diritto ecclesiastico non costituito solo dalle norme prodotte direttamente dal legislatore statale, ma molto spesso capita che si debbano applicare norme prodotte direttamente da ordinamenti confessionali. Se consideriamo lambito degli studi giuridici del diritto ecclesiastico, si nota come esso appartenga allarea del diritto pubblico: infatti, oggetto di studio di tale disciplina sono soprattutto le norma costituzionali e le norme che regolano lattivit della pubblica amministrazione. Ci non toglie che il diritto ecclesiastico presenti legami anche con il diritto civile (matrimonio religioso, rapporti successori, ecc.), con il diritto internazionale (posizione della Santa Sede). Le FONTI DI COGNIZIONE del diritto ecclesiastico civile si trovano in disposizioni legislative dello Stato, emanate sia unilateralmente che in esecuzione di accordi con le confessioni religiose. Esse sono: 1) COSTITUZIONE: qui troviamo numerose disposizioni in cui il fattore religioso viene espressamente menzionato (art. 3, 7, 8, 19 e 20). Le norme di derivazione concordataria sono protette e garantite dagli art. 7 cpv. e 8, 3 comma Cost.;
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PATTI LATERANENSI E I VARI ACCORDI: i Patti Lateranensi sono gli accordi tra Stato e Chiesa stipulati l11 Febbraio 1929. Qui troviamo un Trattato (per la soluzione della questione romana con la creazione dello Stato Citt del Vaticano) ed un Concordato (che disciplina il trattamento della Chiesa Cattolica in Italia);
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LEGGI DELLO STATO UNILATERALI: nel nostro ordinamento vi sono norme volute unilateralmente dallo Stato.
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4) ALTRE NORME STATALI (O REGIONALI). Le FONTI DI PRODUZIONE del diritto ecclesiastico (ossia i procedimenti con cui vengono poste legittimamente le norme che si collocano in tale disciplina) sono poste su vari livelli e fanno nascere alcuni problemi. Infatti, bisogna notare che vi un settore in cui la fonte normativa pu essere sia legge ordinaria che legge che legge costituzionale: sono le norme protette dagli art. 7 cpv. e 8, 3 comma Cost.
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Queste norme possono essere modificate da una legge ordinaria nel caso in cui essa dia vita ad un nuovo accordo (tra lo Stato e la Chiesa Cattolica o tra lo Stato e le altre confessioni che abbiano stipulato unIntesa approvata per legge); invece, se il legislatore intende modificarle unilateralmente, si dovr ricorrere allemanazione di una legge costituzionale. Adesso siamo in grado di ordinare gerarchicamente le fonti: 1) NORME APPLICATIVE DEL CONCORDATO LATERANENSE; 2) REGOLAMENTI: essi sono emanate con decreto del Presidente della Repubblica. Queste non possono assolutamente essere in contrasto con le norme statali; 3) CIRCOLARI: queste non sono altro che le norme interne della pubblica amministrazione, che si impongono come norme dazione agli uffici inferiori. La forza di tali circolari dipende dallo spazio che le leggi ed i regolamenti lasciano allamministrazione. 4) LEGGI REGIONALI: tutte le regioni non hanno competenza nella materia prevista dagli art. 7 cpv. e 8, 3 comma Cost. Tuttavia, poich alcune materie di competenza regionale (assistenza sanitaria, ospedaliera, scolastica, ecc.) possono rientrare tra gli interessi delle confessioni religiose, esse possono essere comprese tra le fonti di norme del diritto ecclesiastico. Un modo illegittimo di eseguire le intese rappresentato dal caso dei GIORNI FESTIVI. Infatti anzich essere decisi mediante una legge, lelenco delle festivit religiose si avuto mediante decreto del Presidente della Repubblica. Qui previsto che la Repubblica Italiana riconosca come giorni festivi tutte le domeniche e le altre festivit religiose determinate dintesa tra le parti. Ma mentre le domeniche sono previste nellAccordo (promulgato mediante legge), le festivit non trovano spazio in tale documento: ecco allora che ci sarebbe stato bisogno di una legge, e non di un decreto. Infine dobbiamo ricordare che per lo studio del diritto ecclesiastico si possono intraprendere due diverse teorie: a) la prima ha imboccato la via del diritto positivo, del ius conditum, cercando di confrontare le vecchie norme con la Costituzione per vedere quali di esse potevano convivere con le nuove norme fondamentali e quali invece sarebbero risultate incostituzionali; b) la seconda teoria ha confuso lo ius conditum con lo ius condendum, ritenendo che una riforma della legislazione del 1929-1930 fosse praticabile al di fuori delle previsioni degli art. 7 cpv. e 8, 3 comma Cost. Questa via stata intrapresa sia da coloro che non apprezzano i concordati sia da coloro che, credendo nella purezza della fede, ritengono che la Chiesa non debba essere legata da patti di indubbia rilevanza politica con lo Stato.

CAPITOLO II:

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RELIGIONE

LORGANIZZAZIONE DEL

POTERE CIVILE

Il fenomeno religioso ha, ed ha sempre avuto, una grandissima importanza allinterno di ogni societ. Per i latini, il termine RELIGIO aveva vari significati: i pi importanti sono il culto del divino e la superstizione. Facendo un salto indietro nel tempo, notiamo come nella Roma arcaica non vi era alcuna distinzione tra istituzioni politiche e organizzazione religiose; anche quando, con lavvento della Repubblica, il governo civile si venne a distinguere dal sacerdozio rimase forte il legame tra politica e religione. Quando poi venne istituito lImpero, le funzioni di pontefice massimo furono assunte direttamente dallimperatore, il quale divenne una vera e propria divinit da adorare. Era dovere di ogni suddito quello di adorare il proprio imperatore: ecco perch, durante il periodo imperiale, i cristiani erano continuamente perseguitati (poich essi si rendevano colpevoli di lesa maest). Quando la civilt romana abbandono il paganesimo per intraprendere la strada del cristianesimo, le cose non cambiarono: come limperatore pagano era il pontefice massimo del paganesimo, cos limperatore cristiano era il pontefice massimo di questa nuova religione. Lunione in ununica persona della figura del capo dello Stato e del capo della Chiesa noto con il nome di CESAROPAPISMO: con questo termine si indica lunione del potere civile con il potere ecclesiastico. Il cesaropapismo cess in Europa Occidentale con la fine dellImpero Romano dOccidente ma persistette nellImpero di Bisanzio fino al suo crollo (1453). Con la cessazione del cesaropapismo nellEuropa occidentale, venne accrescendosi lautorit del Vescovo di Roma. Tanto pi che, con la caduta dellImpero, si fece strada la dottrina evangelica della distinzione tra il potere civile e il potere ecclesiastico. La formazione di Stati organizzati sotto il potere di un principe, anche se non attribuiva a questi la forza di definire dogmi o di convocare Concili, gli dava la piena potest sul proprio territorio. Quindi il principe prevaleva su qualsiasi altra potest presente sul suo territorio: quindi anche la Chiesa veniva a trovarsi sotto il suo potere. Questo stato di cose port a lotte politiche e guerre di religione (pensiamo al grande scisma doccidente, alle eresie e alla riforma protestante) che si conclusero con la PACE DI AUGUSTA avutasi nel 1555. Qui si riconobbe ai principi la libert di aderire o meno alla religione riformata e attribu loro il ius reformandi, cio il potere di imporre la religione da essi professata a quei sudditi che non avessero preferito emigrare in un altro paese. Solo un secolo pi tardi, con la PACE DI WESTFALIA avutasi nel 1648 alla fine della guerra dei Trentanni, si ebbe riguardo anche alle minoranze religiose dando uguali diritti a tutti (cattolici, luterani e calvinisti). Tra queste due date ora menzionate si consolidarono i sistemi nei quali la Chiesa era subordinata allo Stato: in Germania si afferm il territorialismo, in Francia il gallicanesimo, in Austria il giuseppinismo e cos via. In Italia si ebbero vari sistemi che sono stati compresi nel termine GIURISDIZIONALISMO: esso sta ad indicare il
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prevalere della giurisdizione statale su quella ecclesiastica. I GIURISDIZIONALISTI sono tradizionalmente classificati in due filoni: POTERI VOLTI A PROTEGGERE LA CHIESA IUS ADVOCATIAE O PROTECTIONIS : IUS REFORMANDI

POTERI DEI SISTEMI

lo Stato garantiva lunit della Chiesa e la purezza della fede. Inoltre, lo Stato tutelava gli enti ecclesiastici da eventuali affari dannosi; : negli Stati protestanti era il potere del principe di intervenire nellorganizzazione interna della Chiesa; negli Stati cattolici era il potere di introdurre nella Chiesa quelle riforme necessarie ad eliminare gli abusi e ad ottenere un buon funzionamento degli istituti ecclesiastici;
POTERI DIRETTI A DIFENDERE LO STATO DALLA CHIESA IUS NOMINANDI :

il principe nominava i funzionari ecclesiastici;

: lo Stato aveva il potere di esaminare gli atti emanati dallautorit ecclesiastica per accertare che non contenessero alcunch di pericoloso per lo stesso Stato;
EXEQUATUR O PAREATUR SEQUESTRO DI TEMPORALIT :

lo Stato poteva sequestrare i beni di un istituto ecclesiastico nel caso in cui il rappresentante dellente avesse male amministrato o avesse tenuto una condotta contraria agli interessi dello Stato;
IUS APPELATIONIS

: gli ecclesiastici o i fedeli potevano ricorrere al sovrano contro provvedimenti dellautorit ecclesiastica ritenuti lesivi dei diritti dei singoli o degli interessi dello Stato; : nei confronti degli enti ecclesiastici, era la facolt di imporre tributi e di amministrarne i beni in caso di vacanza (e di farne propri i frutti);
IUS DOMINII EMINENTIS

: era il potere del principe di intervenire e di vigilare sulle istituzioni ecclesiastiche, di istituire nuovi enti o sopprimere quelli inutili e dannosi, di sorvegliare sullinsegnamento nei seminari, sui Concili e sulle missioni.
IUS INSPICIENDI

La TEOCRAZIA, ossia il sistema che prevede la soggezione dello Stato alla Chiesa, non si mai effettivamente realizzata nella civilt europea. La premessa delle rivendicazioni teocratiche stata data da Santo Agostino: egli afferma che la Civitas terrena, quando tende solo alla felicit mondana dei sudditi, commette lo stesso peccato che commette lindividuo che ricerca solo la felicit terrena. Lo Stato pu sottrarsi a tale situazione peccaminosa subordinando le sue leggi alla legge divina: solo in questo modo esso pu guidare gli uomini verso il bene supremo, anticipando la Civitas coelestis. Nel momento della caduta dellImpero, si consider la Chiesa come lunica in grado di poter realizzare il principio di unit: queste tesi ebbero grandi successi nel periodo di maggior potenza della Santa Sede (cio tra il pontificato di Gregorio VII, 1073, e quello di Bonifacio VIII, 1303). In questo arco di tempo, al Papa appartengono tutti i poteri spirituali e temporali in quanto essi gli derivano direttamente da Dio. Questo stato di cose fu definito POTESTAS DIRECTA IN TEMPORALIBUS. Da ci seguiva che: a) solo alla Chiesa spettava decidere cosa fosse di sua competenza e cosa fosse di competenza dello Stato;
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b) nel contrasto tra leggi civili e leggi ecclesiastiche, prevalevano le seconde; c) le leggi civili contrarie ai diritti della Chiesa erano illegittime; d) nessuna autorit era legittima se il proprio potere non fosse derivato da uninvestitura ecclesiastica; e) solo il Papa poteva decidere riguardo la pace e la guerra e lui disponeva di tutte le cose e di tutta la gente del mondo. Ma dopo la rottura dei cristiani doccidente avutasi con la riforma, si cominci a delineare la cos detta POTESTAS INDIRECTA IN TEMPORALIBUS: questo era il potere da parte della Chiesa di regolare con proprie norme anche rapporti civili, di non fare rispettare ai fedeli quelle norme dellordinamento statale che andavano contro la Chiesa e di evitare che tali leggi venissero emanate. Infine, lultimo sistema (che in realt un non sistema) rappresentato dal SEPARATISMO. Lidea della separazione dei rapporti tra Stato e confessioni religiose ha una lunga storia alle spalle. Inizialmente il separatismo fu proposto per REALIZZARE LINDIPENDENZA DELLA CHIESA e per tutelare i suoi interessi andando anche contro quelli statali. Il separatismo come mezzo di affrancazione della Chiesa nell800 stato sostenuto in Europa dal Protestantesimo liberale tedesco che dal Cattolicesimo liberale svizzero e francese; in comune vi era la considerazione che la religione, cio il rapporto tra luomo e Dio, qualcosa di estremamente personale. Da ci si deduce che non pu esistere una Chiesa di Stato e che gli ecclesiastici non potevano e non dovevano essere considerati come pubblici ufficiali. Altro fine del separatismo quello di FAR PREVALERE LAUTORIT DELLO STATO: questa chiaramente una corrente antiecclesiastica. Uno dei promotori di tale teoria fu Ruggero Williams: egli considerava lo Stato come un ente laico che non doveva pronunciarsi nelle materie religiose, proprio per rispetto di queste. Quindi la Chiesa era vista come un ente privato che non aveva nulla in comune con lo Stato. Negli USA il separatismo ha seguito altre vie. Alla fine del 700, in seguito al processo che port allindipendenza delle colonie inglesi, si dovevano superare in tutti i modi i contrasti esistenti tra le varie teocrazie locali: lunico modo era quello di adottare un separatismo fondato sulla libert religiosa. Completamente diverso risulta il percorso seguito dal separatismo nei paesi del socialismo reale, e in particolare nellURSS. Lart. 52 della Costituzione russa garantiva la libert di poter professare qualsiasi religione o di non professarne nessuna, ma riconosceva solo il diritto di svolgere propaganda ateistica e non propaganda religiosa. Questo perch il socialismo affermava che compito del buon cittadino quello di liberare i propri compatrioti dalle illusioni indotte dalla religione. Sempre in URSS, ricordiamo le limitazioni che incontravano le associazioni religiose e gli stessi credenti. In conclusione possiamo affermare che nellURSS la separazione tra Stato e Chiesa era antiecclesiastica. In ITALIA, invece, il separatismo stato uno strumento politico per superare la cos detta QUESTIONE ROMANA nel quadro dellunit dItalia. lenunciazione delle tesi separatiste si
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devono al Cavour, il quale affermava: Libera Chiesa in Libero Stato. In realt, il separatismo ha avuto una scarsa applicazione in Italia; infatti, fino ai Patti Lateranensi del 1929, il sistema dei rapporti tra Stato e Chiesa avrebbe dovuto essere definito come GIURISDIZIONALISMO LIBERALE. Tutte le varie denominazioni cristiane riformate dovevano rispettare le norme del diritto comune, mentre la Chiesa cattolica e le Comunit israelitiche erano regolate da norme speciali. Dopo lentrata in vigore della Costituzione, si avuta la riproposizione del separatismo da parte della SINISTRA LAICA; logicamente da un punto di vista antiecclesiastico. Lo stesso fecero i CATTOLICI DEL DISSENSO. Latteggiamento di questi cattolici coincise con il sorgere di un movimento di protesta contro le autorit e le istituzioni nel mondo occidentale (che colp anche la Chiesa). In questottica, il separatismo era considerato come strumento purificatore della Chiesa: la Chiesa doveva essere povera, non privilegiata, non condizionata da accordi politici per poter meglio divulgare il Vangelo. Infine, per quanto riguarda il separatismo voluto dalla DOTTRINA, dobbiamo ricordare che gli scrittori laici chiedevano una legge uguale per tutte le confessioni religiose per agevolare la libert dei singoli; quindi la legge doveva dar vita ad un diritto comune delle confessioni religiose. Quindi anche il separatismo voluto dalla dottrina del tutto antiecclesiastico. Non dobbiamo dimenticare che il principio della separazione tra Stato e confessioni religiose un postulato dellIDEA LIBERALE. Infatti, lobiettivo del liberalismo quello di costruire uno Stato di diritto dove basilare risulti lorganizzazione della libert; cio lo Stato deve lasciare i propri cittadini liberi di orientarsi in materia politica, filosofica, scientifica e anche religiosa. Per, lo Stato liberale non pu ignorare lesistenza sul proprio territorio di istituzioni, come possono essere le confessioni religiose: in questo caso lo Stato dovr separare i propri poteri da quelli spettanti a tali istituzioni. Lo strumento per realizzare tale parit di trattamento la legge dello Stato, in quanto i CONCORDATI avrebbero per definizione un CONTENUTO PRIVILEGIARIO (quindi in contrasto con il principio di uguaglianza). Per dobbiamo sottolineare come la disciplina privilegiaria a favore di una confessione religiosa pu essere introdotta non solo attraverso una legge che esegua un accordo, ma anche tramite una legge prodotta unilateralmente dal legislatore. Quindi il contenuto privilegiario non dipende n dal sistema separatista n dal sistema concordatario: pu trovarsi tanto in uno che nellaltro. Oltre ai vari sistemi visiti sino ad ora, non dobbiamo dimenticare quello della COORDINAZIONE TRA LO STATO E LA CHIESA: questo il sistema indicato dalla nostra Costituzione (art. 7 cpv. e art. 8, 3 comma) per disciplinare i rapporti tra lo Stato e le confessioni religiose. Per quanto riguarda i rapporti con la Chiesa cattolica, questi dipendono dai concordati stipulati dalla Santa Sede con gli Stati: accordi in cui le parti si obbligano a tenere un determinato comportamento rispetto a tali materie. Quindi possiamo affermare che IL SISTEMA DELLA COORDINAZIONE UN SISTEMA NEUTRO, nel senso che il contenuto
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dellaccordo a consentire una valutazione della posizione dello Stato e della Chiesa in un determinato paese. Vari problemi possono sorgere intorno alla DETERMINAZIONE DELLA NATURA GIURIDICA DEI CONCORDATI. Ad ogni modo gli ordinamenti da considerare sono tre: 1) CHIESA CATTOLICA: secondo lordinamento canonico, i concordati sono di competenza della Santa Sede che da sempre soggetto di diritto internazionale. Di conseguenza, lordinamento in cui si svolgono i rapporti concordatari lordinamento internazionale;
ORDINAMENTO DELLA ORDINAMENTO DELLO

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STATO: per quanto riguarda lordinamento italiano, lart. 7, 1 comma della Costituzione, non obbliga lo Stato a concordare con la Chiesa la disciplina delle materie in comune. Ma nel caso in cui lo Stato cerchi di accordarsi bilateralmente con la Chiesa, tali atti non devono considerarsi di diritto interno, bens di diritto esterno;
ORDINAMENTO IN CUI I RAPPORTI STESSI SI SVOLGONO.

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Ritornando allart. 7 della Costituzione, dobbiamo notare che esso, dichiarando la Chiesa sovrana e indipendente dallo Stato nel proprio ambito, indica che vi sono delle materie in cui lo Stato e la Chiesa si trovano sullo stesso piano: quindi si pongono in un ordinamento esterno. Non di facile soluzione capire a quale ordinamento si faccia riferimento, ma di solito si preferisce lordinamento internazionale generale in quanto esso non costituito solo da una comunit di Stati, ma anche da organismi no statali (tra cui compare anche la Santa Sede). Detto ci, possiamo affermare che i concordati ecclesiastici sono atti simili ai trattati internazionali: quindi lItalia, nel momento in cui conclude un concordato, si sente legata al rispetto delle norme internazionali generali su quella determinata materia. Qualunque sia il sistema di rapporti tra lo Stato e le confessioni religiose, sorge il problema della QUALIFICAZIONE DELLO STATO a livello costituzionale circa la sua posizione nei confronti della religione. Si parla di STATO CONFESSIONISTA quando lo Stato esercita una forma di dominio e controllo nellambito religioso, al fine di proteggere una determinata confessione religiosa (riconosciuta come religione di Stato). Si parla di STATO LAICO quando tutte le confessioni godono dello stesso trattamento e sono ugualmente ed effettivamente libere nellesercizio delle loro attivit religiose. Questa situazione pu verificarsi solo in un sistema separatista. Per quanto riguarda la QUALIFICA DEL NOSTRO STATO, dobbiamo dire che di solito tale qualifica dovrebbe comparire allinterno della Costituzione: invece la nostra Carta Costituzionale non contiene alcuna norma che qualifichi lo Stato dal punto di vista confessionale in maniera esplicita. Questo stato di cose ha dato vita a due teorie: a) la prima affermava che, interpretando sistematicamente il 2 comma dellart. 7 della Costituzione con lart. 1 del Trattato del Laterano, lo Stato italiano fosse sostanzialmente e formalmente cattolico;

b) la seconda teoria affermava invece che, dati i principi di libert e di democrazia affermati dalla Costituzione, lo Stato italiano fosse uno stato laico: quindi uno Stato religiosamente neutrale. Per queste sono tutte supposizioni: per questo motivo una parte della dottrina ritiene che la laicit o la confessionalit dello Stato possa aversi attraverso lesame dellattivit dei suoi organi. Da questo esame si deduce che lo Stato italiano non completamente e totalmente ispirato ai principi cattolici, ma a principi del tutto laici: pensiamo al pluralismo delle confessioni religiose, al rispetto delle minoranze, e via discorrendo. Molti hanno cercato di vedere nellart. 7 della Costituzione la conferma del principio fissato dallart. 1 del Trattato del Luterano: ma se cos fosse, nascerebbe uninsanabile contraddizione con alcuni articoli della Carta Costituzionale. Infatti lart. 1 del Trattato del Luterano da vigore allart. 1 dello Statuto Albertino, il quale delineava uno Stato confessionista che riconosceva una sola religione liberamente professabile (quella cattolica), mentre le altre confessioni religiose erano solamente e semplicemente tollerate. chiaro che se la Costituzione avesse voluto dichiarare che solo la Chiesa cattolica era libera, mentre gli altri culti erano tollerati, si sarebbe posta in contraddizione con le sue stesse disposizioni di libert (art. 3, 8 e 19). Possiamo perci dire che il principio confessionista stato abrogato dalla Costituzione stessa. Tale affermazione trova conferma nellACCORDO DEL 18 FEBBRAIO DEL 1984: qui le parti hanno deciso di non considerare pi valido il principio della religione cattolica come lunica e sola religione dello Stato. Dalla Costituzione emerge uno Stato liberale e pluralista, che riconosce la pi completa libert religiosa dei singoli e dei gruppi, che non differenzia gli individui a seconda della religione professata o non professata, che cerca di avere gli stessi identici rapporti con le varie confessioni religiose organizzate e che assegna loro la stessa libert. Persino la Corte Costituzionale, con la sentenza interpretativa di rigetto n. 203 del 12 Aprile 1989, ha desunto la laicit dello Stato italiano. Quindi, secondo la Corte, lo Stato deve garantire la salvaguardia della libert di religione in un regime di pluralismo confessionale e culturale. Ma, effettivamente, non dovremmo dire che il nostro uno Stato laico; bens dovremmo definirlo LIBERISTA e PLURALISTA. Questo perch laggettivo laico pu essere utilizzato solo quando lo Stato completamente indifferente nei confronti del fenomeno religioso: invece, il nostro Stato non lo . Adesso siamo in grado di affrontare il discorso sulla POLITICA ECCLESIASTICA ITALIANA. La storia di tale politica divisibile in tre diversi periodi: DAL 1848 AL 1922: la politica ecclesiastica italiana prende avvio in Piemonte. Qui, lart. 1 dello Statuto del Regno dichiarava la religione cattolica la sola religione dello Stato, mentre le altre erano tollerate conformemente alle leggi: comunque venne ribadito che la differenza di religione non doveva comportare discriminazioni. In questi anni, per, i Savoia cercavano di aprire delle trattative con la Santa Sede per la revisione dei concordati: ma Papa Pio IX (rifugiatosi a Gaeta) non era disposto a concedere alcuna concessione. Cos, fallite le trattative, il Parlamento approv le LEGGI SICCARDI: una abol ci che
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rimaneva del privilegio del foro ecclesiastico, laltra concesse lautorizzazione agli acquisti degli enti. Da questa situazione notiamo come la Destra storica, anche se ispirata dalle idee liberali, utilizzava gli strumenti del GIURISDIZIONALISMO per raggiungere i propri scopi. Infatti, negli anni seguenti al 1848, si cominci a distinguere tra enti ecclesiastici utili e enti ecclesiastici ritenuti inutili: in questo modo furono soppresse molte associazioni religiose di vita contemplativa. Dopo furono soppresse tutte le associazioni religiose e furono incamerati tutti i beni; infatti la Destra storica considerava il patrimonio ecclesiastico come patrimonio di cui lo Stato poteva disporre in caso di necessit. Ma la vittoria dello Stato pontificio e la presenza in Roma della Santa Sede aveva fatto nascere il problema della situazione giuridica della stessa e del Papa, che fu risolto dalla legge n. 214 del 13 Maggio del 1871; da un lato, lo Stato rinunciava allesercizio di alcuni determinati poteri di controllo sulla Chiesa; daltro canto, lo Stato rimaneva sempre competente ad esercitare tutti gli altri poteri che aveva mantenuto e si riteneva competente a legiferare unilateralmente le norme riguardanti le garanzie offerte alla Santa Sede ed al Papa. Anche se nel 1876 cadde la Destra storica, lindirizzo liberal-giurisdizionalista della politica ecclesiastica rimase. Proprio nellultimo ventennio dell800 vi furono numerosi provvedimenti in materia ecclesiastica, per lo pi non accettabili dalla Chiesa: per questo furono definiti COLPI DI SPILLO dellItalia ormai unita nei confronti della Chiesa che non voleva accettare questa situazione. Alla morte da Pio IX, venne eletto Papa Leone XIII. Inizialmente sembrava che Leone XIII avesse lintenzione di raggiungere definitivamente una intesa: ma si tratt solo di una impressione. Comunque, i politici non avevano alcuna fretta di trattare con la Santa Sede una questione che per loro era stata definitivamente risolta con la LEGGE DELLE GUARENTIGIE. Ma dobbiamo ricordare che la Camera era eletta a suffragio limitato, e quindi rappresentava solo una parte della societ: infatti i cattolici non potevano partecipare alle competizioni elettorali perch nel 1874 la Sacra Penitenzieria aveva dichiarato non opportuno (non expedit) tale partecipazione. Questo divieto imposto ai cattolici di essere eletti o elettori dur effettivamente sino al 1904, ma non sort gli effetti sperati. Nel 1905 il divieto cominci ad attenuarsi, fino a quando nel 1913 Giolitti raggiunse una intesa elettorale con il conte Gentiloni (presidente dellunione cattolica italiana); tale intesa diede luogo ad unalleanza delle organizzazioni cattoliche con i liberali conservatori per le elezioni politiche di quellanno. Chiaramente, la Prima Guerra Mondiale influ enormemente sulle vicende che stiamo considerando: tanto vero che dopo la guerra cominciarono a fiorire i PARTITI DI MASSA: pensiamo al partito socialista fondato nel 1891, o al partito popolare italiano fondato nel 1919 e capeggiato da Don Luigi Sturzo. Quindi, il non expedit fu definitivamente abolito. La fine della guerra diede lopportunit ai vari Presidenti del Consiglio di quel tempo di avere continui e frequenti rapporti con i rappresentanti della Santa Sede per risolvere la questione romana: ma questi contatti non portarono ad una soluzione del problema. La non riuscita di tali incontri dipese anche dalla incomunicabilit tra i partiti di massa e dalla
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loro crisi, che port allascesa del fascismo. Fu proprio il fascismo a riprendere la politica legislativa in materia ecclesiastica. DAL 1922 AL 1947: il MOVIMENTO FASCISTA non godeva di una vera e propria ideologia politica. Quando i fasci si presentarono alle elezioni, nei loro programmi era previsto che bisognava nuovamente devolvere allo Stato i beni ecclesiastici: quindi il loro PROGRAMMA era ANTICLERICALE. Ma nel 1919 il partito fascista non riusc a mandare neanche un deputato in Parlamento. non fu cos nel 1921, quando Mussolini ottenne il mandato parlamentare e mostr che la POSIZIONE FASCISTA RIGUARDO LA POLITICA ECCLESIASTICA ERA TOTALMENTE CAMBIATO: egli sottoline limportanza del Papato per accrescere linfluenza dellItalia nel mondo. Il fatto che il partito fascista si fosse fuso con il partito nazionalista cambi radicalmente il modo di considerare la politica ecclesiastica: infatti, la religione cattolica, in quanto religione dei padri e tradizione culturale del popolo italiano, era vista come strumento valido ad unificare la nazione. Cos, cominciarono a spuntare le prime norme totalmente a favore della religione cristiana (pensiamo al delitto di vilipendio della religione dello Stato); nel frattempo, avendo liquidato lopposizione, il partito fascista cominci ad avere un potere totale. In questo clima, nel 1926, cominciarono le prime trattative per la stipulazione dei Patti Lateranensi: la solenne stipulazione dei Patti avvenne nel palazzo del Laterano l11 Febbraio 1929. Gli accordi non riguardavano solo la soluzione della questione romana (a cui dedicato il Trattato), ma anche la condizione della Chiesa e della religione in Italia (a questo dedicato il Concordato). Il CONCORDATO DEL 1929 riconosceva ampia libert alla Chiesa cattolica. Le leggi per lesecuzione dei Patti furono presentati per lapprovazione ad una Camera eletta plebiscitariamente e ad un Senato largamente amico. Lunico discorso contrario fu quello fatto da Benedetto Croce e ci furono solo 6 voti contrari. In questo clima, il Parlamento approv rapidamente le leggi che davano esecuzione ai Patti. Questa Conciliazione era solo funzionale, in quanto avvenne tra uno Stato autoritario ed una Chiesa ancora non pacificata con il mondo moderno. Comunque, molti provvedimenti politici furono ben visti ed approvati dalla Chiesa: per esempio la conquista dellEtiopia poteva favorire lattivit missionaria; lintervento nella guerra civile spagnola a favore del generale Franco andava contro il comunismo ateo. Per il Governo fu di parola: aveva promesso di rinvigorire il principio della religione di Stato, e cos fece. Infatti, furono promulgate leggi che vietarono totalmente di poter professare religioni diverse da quella cattolica: perci le minoranze furono debellate. Questo fu il periodo in cui i rapporti tra lo Stato e la Chiesa andavano relativamente bene: ma quando il Governo cominci a voler attuare quei principi razzisti che si erano diffusi in Germania con il nazismo, la Chiesa cominci ad opporsi (1938). Spazzato via il fascismo, negli incerti anni che precedettero la formazione della Repubblica, i rapporti tra lo Stato e le confessioni religiose andarono avanti sulla base del Concordato. DAL 1947 AI GIORNI NOSTRI: la stipulazione dei Patti Lateranensi incontr molte critiche da parte dei gruppi antifascisti, i quali erano costretti alla clandestinit o allesilio.
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Durante la guerra, la Chiesa fece il proprio dovere: tutti quelli che temevano le persecuzioni o erano gi perseguitati dai nazifascisti trovavano rifugio negli istituti ecclesiastici. I cattolici, e in particolare la Democrazia Cristiana, presero parte al Comitato di Liberazione Nazionale (CLN). Alla vigilia delle elezioni dellAssemblea costituente e del referendum istituzionale, nessun partito della sinistra propose la denuncia dei Patti Lateranensi o una politica ecclesiastica contraria alla Chiesa cattolica; questa situazione port alla formazione delle norme costituzionali per la materia religiosa e alla riconferma dei Patti. Gli unici ad opporsi furono il Partito dazione ed il Partito repubblicano. La DC segu le direttive della Santa Sede nella vicenda riguardante il richiamo dei Patti Lateranensi nella Costituzione: infatti la Santa Sede era preoccupata ad ottenere la firma della Repubblica su quegli stessi accordi. Per il raggiungimento di questo obiettivo la DC trov un forte alleato nel PCI, il quale era preoccupato di salvaguardare la pace religiosa degli italiani: questa pace si sarebbe ottenuta solo con la conferma dei Patti. Data la situazione politica del nostro paese, dobbiamo affermare che almeno nei primi anni dallentrata in vigore della Costituzione, lo Stato italiano si presentava confessionista in tutti i sensi: tale confessionismo non affiorava nella Costituzione formale, ma caratterizzava lordinamento. Solo quando ci fu il declino dei governi centristi la Corte Costituzionale ristabil la libert di culto delle minoranze religiose (con sentenze che vanno dal 1957 al 1959). Anche con lavvento dei governi di centrosinistra non si ebbe nessun rinnovamento: limmobilismo di tali governi spense tutti i progetti riformatori. In questo clima era impossibile pensare ad una revisione del concordato; solo il 5 ottobre del 1967 prese lavvio il procedimento di revisione del Concordato. stato un procedimento molto lungo e faticoso che terminato solo nel 1984. Vediamo il perch delle lungaggini di questo procedimento. Una volta votato alla Camera lordine del giorno, il Ministro di Grazia e Giustizia nomin una commissione per le proposte da fare alla Santa Sede nel novembre del 1968. Questa commissione termin i lavori nel 1969, ma furono tenuti segreti fino al 1976; inoltre si deve ricordare che, durante i lavori, si vennero a verificare delle condizioni che facevano cadere ogni trattativa con la Santa Sede. Una di queste condizioni era lintroduzione del DIVORZIO in Italia. Infatti, nel 1968, cominci liter legislativo per legalizzare lo scioglimento del matrimonio che provoc le proteste della Chiesa. Solo dopo questa vicenda iniziarono le trattative per la revisione del Concordato, favorite anche dal fatto che era in carica uno dei primi governi di solidariet nazionale. Forse anche grazie a questo nuovo quadro politico, le trattative ebbero uno stile completamente diverso: non pi riservate o segrete, ma pubbliche discussioni in Parlamento. Il fatto di regolare i rapporti tra Stato e Chiesa direttamente in Parlamento ci fa capire come le forze politiche considerassero questa questione di rilevanza istituzionale, tanto da ritenere opportuno la presenza della opposizione. Comunque, anche la presentazione parlamentare dei problemi tra Stato Chiesa stata limitata.

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La revisione del Concordato stata molto lenta (9 anni dallordine del giorno della Camera), e questa lentezza ha fatto nascere nuovi meccanismi per il rinnovamento della disciplina tra Stato e Chiesa cattolica. Le trattative per la revisione hanno dato vita alla presentazione di varie bozze di Accordo: la prima fu presentata dal governo Andreotti nel 1976. Questa fu molto criticata perch aveva molte lacune ed era deludente. Dopo furono presentate altre bozze: tutte avevano in comune la decisione di lasciare ad unaltra intesa la disciplina della materia degli enti e del patrimonio della Chiesa (di cui lart. 7 ha previsto soltanto alcuni dei principi fondamentali). Comunque il tanto sospirato ACCORDO fu stipulato in forma solenne il 18 FEBBRAIO 1984 a Villa Madama dal Segretario di Stato Cardinale Agostino Casaroli e dal Presidente del Consiglio Bettino Craxi. Anche se questo Accordo presenta collegamenti con il vecchio Concordato, lo stesso e il successivo Protocollo del 15 Novembre del 1984 formano un nuovo Concordato perch nulla rimasto del vecchio. La differenza sostanziale tra il vecchio ed il nuovo Concordato quantitativa: il vecchio presentava 46 articoli, mentre il nuovo ne presenta ben 96 (anche se presenti in testi diversi). Ci che invece accomuna tutti gli accordi, a partire dal 1929 fino al 1984, il voler cercare la soluzione delle questioni pendenti tra Stato e Chiesa mediante concordati. Perci c un certo rispetto dello Stato nei confronti della Chiesa, in quanto non impone soluzioni unilaterali, ma ritiene opportuno che le sue leggi debbano dare esecuzione ad accordi. Oltre allAccordo stipulato con la Chiesa cattolica, il 21 Febbraio 1984 anche le confessioni valdese e metodista stipularono in maniera solenne unIntesa con lo Stato. Sulla scia di questi fatti, il 26 Dicembre del 1986 lo Stato stipul altre due intese con le Assemblee di Dio in Italia e con lUnione italiana delle Chiese avventiste del settimo giorno. Molto pi laboriosa stata la conclusione dellIntesa con lebraismo italiano: infatti le comunit ebraiche dovettero prima formare un nuovo statuto interno. Cos, anche se lIntesa fu raggiunta il 27 Febbraio 1987, la legge per lesecuzione di tale intesa si ebbe solo nel 1989. Ricordiamo, inoltre, che lo Stato ha stipulato unIntesa con lUnione cristiana evangelica dItalia (UCEBI) il 29 Marzo 1993; mentre 1l 20 Aprile del 1993 stata raggiunta una intesa con la Chiesa evangelica luterana. Tutti gli accordi e le intese stipulati tra lo Stato e le varie confessioni religiose prevedono la possibilit di essere successivamente riviste, nel caso in cui ce ne fosse bisogno. Essendo pi precisi, le leggi prevedono un riesame delle Intese ogni dieci anni dallentrata in vigore della legge di approvazione.

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CAPITOLO III: LORDINAMENTO STATUALE E IL FENOMENO RELIGIOSO. I SOGGETTI RELIGIOSI E I POTERI PUBBLICI
Nel regolare il fenomeno religioso, lo Stato attribuisce rilevanza giuridica alle norme delle confessioni religiose e riconosce vari SOGGETTI: le persone fisiche (in quanto credenti o non), gli enti personificati (con un fine di religione o di culto) e le confessioni religiose. Dato lart. 19 della Costituzione, in Italia assicurata la libert dellindividuo di poter professare qualsiasi religione riconosciuta; la posizione giuridica del singolo non cambia i relazione alla scelta religiosa da lui effettuata. Ma ci non impedisce allo Stato di attribuire rilevanza allappartenenza ad una certa confessione religiosa o al fatto di rivestire posizioni particolari allinterno delle stesse. La qualificazione confessionale pu essere diretta (pensiamo agli ebrei che devono pagare contributi alla propria Chiesa perch previsto nello statuto di questa) o in maniera indiretta (pensiamo al fatto che la legge prevede di destinare una quota del gettito fiscale alla Chiesa cattolica, o a quelle rappresentate nella Tavola valdese, e cos via). Importanti risultano essere le QUALIFICHE SPETTANTI A TALUNE PERSONE FISICHE: ecclesiastico, sacerdote, religioso, Arcivescovo, Vescovo, Abate, Prelato, Sommo Pontefice, ministro di culto, e tanti altri. Definiamo le pi importanti. La qualifica di MINISTRO DI CULTO si riferisce a chi riveste una posizione differenziata dal semplice fedele. Sono ministri di culto il sacerdote cattolico, il rabbino ebraico, ecc. La qualifica di ECCLESIASTICO ha un significato pi ampio per la Chiesa cattolica, in quanto godono di tale qualifica non solo i sacerdoti ma anche coloro che abbiano ricevuto il diaconato. Invece, i RELIGIOSI sono gli aderenti alle associazioni religiose di vita consacrata che abbiano pronunciato i voti. Come per lo Stato risulta indifferente la scelta e la posizione religiosa di un individuo, cos giuridicamente indifferente che un ENTE abbia o meno un carattere confessionale. Lart. 20 della Costituzione prevede che il fine di culto di una associazione non possa determinare limitazioni legislative o aggravi fiscali per la sua formazione e per ogni sua attivit. Un ente ecclesiastico se stato costituito o approvato dallautorit ecclesiastica e se abbia in modo essenziale un fine di religione e di culto. Nel nostro ordinamento hanno una relativa importanza anche le FORMAZIONI SOCIALI CON FINE DI RELIGIONE O DI CULTO: esse sono garantite dallart. 2 della Costituzione, in quanto centri di svolgimento della personalit individuale. Le istituzioni religiose che assumono maggiore importanza nella Costituzione sono le CONFESSIONI RELIGIOSE. Anche se vi sono alcuni articoli dedicati alla materia religiosa (pensiamo soprattutto agli art. 7 e 8 della Costituzione), nella nostra Costituzione manca una nozione di confessione religiosa. Non neanche semplice riuscire a dare una definizione unica, in quanto i vari gruppi sociali qualificati come confessioni religiose o che aspirano a tale qualifica sono molto diversi luno dallaltro. Lunica caratteristica che si riscontra nella nostra Costituzione che una confessione religiosa un gruppo sociale con fine religioso: ma questo non ci aiuta molto.
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Infatti, negli ultimi anni sono proliferate a dismisura molte iniziative che si autodefiniscono religiose: sono sia di origine nazionale che estere. Bisogna saper distinguere. Nel mondo moderno molte persone hanno un bisogno di religiosit che, quando non viene soddisfatto dalle confessioni istituzionali, viene cercato in altre organizzazioni che offrono una interpretazione fondamentalista del messaggio evangelico (pensiamo ai testimoni di Geova). Andando aldil di tali affermazioni, a noi interessa conoscere quale sia il rapporto trai dirigenti e gli aderenti a tali organizzazioni dal punto di vista giuridico, e quali siano le modalit del proselitismo. Proprio per quanto riguarda questo problema, intervenuto il Parlamento Europeo con una risoluzione approvata il 22 Maggio del 1984; essa contiene i criteri a cui i nuovi movimenti religiosi devono attenersi per essere considerati leciti. Questi i principali: - non possono essere presenti minorenni; - devono concedere un sufficiente periodo di riflessione ai propri aderenti prima di assumere impegni finanziari o personali; - non devono impedire agli aderenti i contatti con parenti ed amici; - non devono incoraggiare gli aderenti ad infrangere la legge; - laderente deve poter liberamente abbandonare lorganizzazione, chiedere consigli legali (al di fuori dellorganizzazione) e chiedere assistenza medica. Questi criteri derivano dallesperienza, perch molto spesso successo (succede e succeder ancora) di incontrare truffatori pronti a tutto pur di potersi arricchire. Quando questi criteri non vengono rispettati, questi gruppi non possono essere definiti religiosi. Dallart. 7 della Costituzione di deduce subito che la CHIESA CATTOLICA gode di un ORDINAMENTO GIURIDICO ORIGINARIO; alcuni affermano che, alla luce dellart. 8, 2 comma della Costituzione, non sicuro che tale qualifica spetti anche alle altre confessioni religiose. La disposizione dellarticolo che ci interessa afferma che le confessioni diverse da quella cattolica HANNO DIRITTO DI ORGANIZZARSI SECONDO I PROPRI STATUTI, IN QUANTO NON CONTRASTINO CON LORDINAMENTO GIURIDICO ITALIANO. Ma il fine della norma di far si che le confessioni diverse da quella cattolica abbiano un minimo di organizzazione, affinch si possa dire che esiste un ordinamento giuridico; quindi gli ordinamenti di tutte le confessioni ORIGINARIO. Molti hanno voluto trovare un collegamento tra lart. 8 , 2 comma Cost. con lart. 18 Cost.; ma lesistenza di un ordinamento giuridico qualcosa di diverso dallesistenza di unassociazione. Lordinamento giuridico originato dallimpulso organizzatorio del gruppo, che prescinde dallesistenza di unassociazione; invece, le associazioni sono regolate dagli accordi presi dagli associati (nel rispetto delle norme previste dal codice civile), e non hanno nulla a che fare con la religione. Non si cristiani, ebrei o musulmani in forza di un contratto soggetto alle leggi dello Stato, ma un impulso che ognuno ha dentro di s. Tanto vero che quando si stipulano degli accordi che creano diritti e doveri tra i contraenti, non possiamo pi parlare di confessione religiosa, ma di associazione.

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Per ottenere la qualifica di confessione religiosa, il primo problema quello dellENTIT NUMERICA DEL GRUPPO. Infatti, non che un piccolo gruppo pu pretendere di essere considerato una confessione religiosa; ci vale per le associazioni, ma non per le confessioni. Ma se pensiamo al fatto che Cristo aveva solo 12 discepoli, questo discorso potrebbe facilmente cadere. Per questo la dottrina ha posto laccento su altre caratteristiche: 1)
ISTITUZIONALIT DEL GRUPPO:

il gruppo dovrebbe presentarsi legato dal vincolo di una fede comune che dia ad esso un assetto unitario. Ma questa tesi viene criticata perch lopinione che il gruppo, per essere qualificabile come confessione, debba avere carattere istituzionale va oltre la legge. Infatti, lart. 8 Cost. ammette che possano esserci confessioni religiose organizzate o non, ma egualmente qualificabili come confessioni religiose.
PECULIARIT DEL FINE SPECIFICO PERSEGUITO:

2)

anche questa tesi criticata in quanto non riesce a chiarire la nozione di confessione religiosa. Infatti anche le associazioni hanno un loro fine specifico; quindi potrebbe sembrare che non vi sia distinzione tra associazioni e confessioni religiose.
TRADIZIONALIT RELIGIOSA:

3)

la critica mossa a questa tesi che la conformit del fine religioso alla tradizione italiana estraneo alla Costituzione, in quanto qui prevista la libert di organizzazione religiosa per tutte le confessioni di minoranze, e perci anche per quelle che non sono entrate nella tradizione italiana.

La differenza sostanziale tra una confessione religiosa e unassociazione con fini di religione o di culto che LA CONFESSIONE RELIGIOSA HA UNA PROPRIA CONCEZIONE TOTALE ED ORIGINALE DEL MONDO, che riguarda non solo i rapporti tra luomo e Dio, ma anche i rapporti tra uomo e uomo (dettando regole che disciplinano il comportamento dellindividuo allinterno di altre comunit); invece, lassociazione non ha una propria originale concezione del mondo e, quando cercano di averla, sono sempre degli organismi legati ad organizzazioni pi ampie. Quindi possiamo affermare che la caratteristica fondamentale di una confessione religiosa lavere una propria originale concezione del mondo. Per dobbiamo stare attenti al significato dellaggettivo religiosa: infatti esso qualifica i gruppi e li differenzia dalle altre comunit. Con il termine RELIGIONE si intende quel complesso di dottrine costruite intorno al presupposto dellesistenza di un Essere trascendente, al quale luomo tenuto a dare rispetto, obbedienza e anche amore. Le comunit che accettano una fede trascendente, la esplica mediante riti con cui si adora questo Essere e si chiede ad esso un atteggiamento benevolo. Per il discorso cambia nel momento in cui prendiamo in considerazione le religioni che hanno una concezione immanentista del divino. Secondo tali teorie, luomo deve cercare il divino in se stesso o per liberarsi nel nirvana dal desiderio e dalla volont di vita (buddismo), o per esaltare la propria personalit e conoscere il divino attraverso la scienza (gnosi, Scientology) o cercando il divino in tutto ci che nel mondo sensibile. Da questo discorso possiamo definire le CONFESSIONI RELIGIOSE come COMUNIT SOCIALI STABILI DOTATE (O NON) DI ORGANIZZAZIONE E NORMAZIONE PROPRIA ED ORIGINALE CONCEZIONE DEL MONDO, BASATA
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SULLESISTENZA DI UN ESSERE TRASCENDENTE, IN RAPPORTO CON GLI UOMINI O SULLA RICERCA

Da qui nasce la differenza tra le confessioni religiose e i CIRCOLI ATEISTICI (i quali affermano la non esistenza di Dio). Quando lo Stato attribuisce la QUALIFICA di confessione religiosa deve tener conto dei criteri enunciati dalla Corte Costituzionale, da seguire dal primo allultimo: 1) 2) 3) 4)
STIPULAZIONE DI UNINTESA

DEL DIVINO NELLIMMANENZA.

(ex art. 8, 3 comma Cost.);

EVENTUALI PRECEDENTI RICONOSCIMENTI PUBBLICI; ESISTENZA DI UNO STATUTO CHE ESPRIMA I CARATTERI DELLORGANIZZAZIONE; COMUNE CONSIDERAZIONE.

Per quanto riguarda le confessioni diverse da quella cattolica, dobbiamo ricordare che la legge non dice che essi sono ordinamenti, perch lo Stato non vuole violare limmagine di questi gruppi; ma, ad ogni modo, la legge dice che quando una confessione religiosa dia vita ad un ordinamento, questo rispettato dal diritto dello Stato. Chiaramente, per ottenere il riconoscimento statale, tali confessioni devono avere uno statuto organizzativo conforme allordinamento italiano. Qui entra in gioco lart. 1 della legge n. 1159 del 24 Giugno 1929: qui viene affermato il riconoscimento degli altri culti diversi da quello cattolico, purch non professino PRINCIPI e non seguano riti contrari allordine pubblico o al buon costume. Ma la posizione sostenuta da questa legge non accettabile per una serie di motivi. Innanzitutto essa ha perso il suo carattere di generalit e non utilizzabile per intendere lart. 8, 2 comma Cost; poi, il citato art., prevede il diritto delle confessioni diverse da quella cattolica di organizzarsi secondo propri statuti non contrastanti con lordinamento giuridico italiano, ma i principi religiosi non possono essere valutati in quanto vanno al di l delle competenze statali. Ecco quindi che la legge suddetta ha perso totalmente valore, anche alla luce dellACCORDO stipulato il 18 Febbraio 1984, ma rimane ancora viva la tesi della sua applicabilit per il timore che nel nostro Paese si diffondano confessioni che potrebbero stravolgere letica comune. Tale timore, per, totalmente infondato in quanto lo Stato non si oppone a comportamenti eterodossi (sempre che non siano contrari alla legge). Adesso importante capire quali sono le DIFFERENZE TRA LA FORMULAZIONE dellart. 7, 1 comma Cost. e lart 8, 2 comma Cost.. La prima disposizione riguarda un determinato ordinamento giuridico, riconosciuto da sempre, che ha una struttura organizzativa ben nota e con cui il diritto dello Stato collegato per la disciplina di varie materie; invece, la seconda disposizione si riferisce a tutte le confessioni religiose (anche a quelle che si formeranno in futuro) che, per la prima volta, vengono considerate come ordinamenti. Quindi, da parte dello Stato, c lo stesso riconoscimento del carattere di ordinamento giuridico sia per la Chiesa cattolica che per le altre confessioni religiose: sarebbe contraddittorio il riconoscimento di un ordinamento giuridico come subordinato. Inoltre, non bisogna farsi ingannare dalla disposizione contenuta nellart. 8 Cost., la quale afferma che gli statuti delle organizzazioni debbano essere conformi allordinamento statale: ci non significa che tali ordinamenti sono subordinati allo Stato, ma che lo Stato non riconosce come ordinamenti giuridici primari quelle confessioni che hanno statuti non conformi allo Stato.
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Quindi, il vero significato dellart. 8, 2 comma Cost., che lo Stato riconosce come ordinamenti giuridici quelle confessioni i cui statuti non siano in contrasto con il suo ordinamento: nel caso in cui ci fossero contrasti, lo Stato considera il gruppo non come confessione religiosa, bens come associazione. In definitiva, le confessioni religiose che hanno uno statuto conforme a quello statale sono considerati ordinamenti originari e indipendenti; mentre le confessioni religiose che hanno uno statuto in contrasto con quello statale non godono di una loro indipendenza e devono rispettare le norme statuali di diritto comune, che devono essere applicate da quelle confessioni religiose che non hanno stipulato intese con lo Stato. Un altro problema rilevante quello della PERSONALIT DELLE CONFESSIONI RELIGIOSE nel diritto italiano. La Chiesa cattolica ha personalit nel diritto pubblico italiano: cio, unistituzione di diritto pubblico con caratteri del tutto speciali (con laiuto di molta astrattezza, la sua posizione per alcuni rapporti pu essere avvicinata a quella degli Stati stranieri). Invece, la Chiesa non ha personalit nel diritto privato: sia perch tale qualit non mai stata riconosciuta sia, perch vengono riconosciuti titolari dei beni ecclesiastici i singoli enti e non la Chiesa considerata in modo unitario. Neanche le altre confessioni religiose, di regola, hanno personalit giuridica di diritto privato nellordinamento statale. Infatti, il fatto che venga riconosciuto lordinamento giuridico istituito da una comunit non significa riconoscere anche la personalit giuridica. Anche quando la legge ha riconosciuto la personalit giuridica ad alcune comunit (come avvenuto per le Comunit israelitiche), il riconoscimento riguarda singoli enti esponenziali di essa e non lintera comunit. Nel momento in cui lo Stato riconosce agli effetti civili lappartenenza confessionale di una persona fisica o di un ente, o la qualifica da loro rivestita, la legge attua un COLLEGAMENTO tra lordinamento statale e lordinamento confessionale. Ci sono vari criteri di collegamento tra ordinamenti giuridici: il rinvio recettizio, il rinvio formale e il presupposto in senso tecnico. Il criterio del RINVIO RECETTIZIO non usato, in quanto questo viene utilizzato quando un dato ordinamento, ritenendosi competente a disciplinare una materia, attua tale disciplina utilizzando norme di un altro ordinamento. Si ha il PRESUPPOSTO IN SENSO TECNICO nel momento in cui il diritto dello Stato attribuisce efficacia ad una qualifica confessionale: le varie posizioni di Vescovo, fedele o Sommo Pontefice sono riconosciute dallordinamento italiano cos come sono disciplinate dagli ordinamenti confessionali. Si ha il RINVIO FORMALE quando la legge rinvia allordinamento confessionale la disciplina di materie che sono regolate dal diritto statale, perch di competenza dello Stato, ma che sono anche di competenza dellordinamento confessionale. La caratteristica di tali norme il fatto che lo Stato competente a disciplinare materie quali il controllo sugli enti o il matrimonio ma, essendo presenti in essi delle caratteristiche di competenza religiosa aliene allo Stato, lordinamento attribuisce rilevanza al diritto delle confessioni religiose. Comunque dobbiamo ricordare che gli atti

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rientranti nellautonomia delle confessioni religiose (riconosciuta dallo Stato) sono privi di rilevanza giuridica allinterno dellordinamento. Il collegamento che si istituisce tra lordinamento giuridico statale e i vari ordinamenti confessionali pu riguardare la RILEVANZA NEL DIRITTO STATUALE DEGLI ATTI AUTORITATIVI compiuti allinterno di tali confessioni: si tratta di atti normativi, atti amministrativi o di atti giurisdizionali. Logicamente, questo discorso vale soprattutto per gli atti posti in essere dalla Chiesa cattolica: qui entriamo nellambito della GIURISDIZIONE ECCLESIASTICA. La rilevanza della giurisdizione ecclesiastica allinterno del diritto canonico diversa da quella allinterno del diritto dello Stato. Allinterno della Chiesa, tale definizione sta ad indicare tutti i poteri (legislativo, amministrativo e giudiziario), che sono difficilmente separabili allinterno dellordinamento canonico. Invece, allinterno del diritto dello Stato, tale espressione si riferisce alla rilevanza di provvedimenti emanati dallautorit ecclesiastica nellesercizio del potere giudiziario o con le modalit proprie degli atti giudiziari. La rilevanza civile dei provvedimenti canonici avviene su tre piani: 1)
GIUDIZIARIO:

per es., lo Stato ha riconosciuto effetti giuridici alle sentenze emesse dai tribunali ecclesiastici che riguardano la nullit dei matrimoni canonici trascritti nei registri dello stato civile; la Chiesa regola lo svolgimento, linstaurazione e la permanenza di alcuni rapporti di pubblico impiego (pensiamo allidoneit rilasciata a coloro che sono chiamati ad insegnare la religione cattolica nelle scuole pubbliche)
CERTIFICATIVO: AMMINISTRATIVO:

2)

3)

con il potere di certificazione non solo si producono effetti nel diritto dello Stato, ma si certifica la situazione giuridica esistente nellordinamento della Chiesa (es.: parroco che attesta la celebrazione di un matrimonio ai fini della sua trascrizione civile). Inoltre, quando un individuo perde una determinata qualifica allinterno di una determinata confessione, questi perder tale qualifica anche ai fini del diritto dello Stato.

Il fatto che la maggior parte delle norme statuali riguardino la Chiesa cattolica, non deve far dimenticare che vi sono altre norme che riconoscono dei poteri anche ad autorit delle confessioni religiose di minoranza. Infine dobbiamo ricordare che lesercizio della giurisdizione confessionale incontra un limite nei diritti inviolabili garantiti ai singoli dalla Costituzione: ma i poteri delle confessioni religiose incontrano anche altri limiti (es.: le sentenze di nullit dei matrimoni canonici trascritti nei registri dello stato civile, devono essere dichiarate esecutive dalla competente autorit giudiziaria italiana). Vi sono numerosi ORGANI COSTITUZIONALI ED UFFICI che hanno specifiche competenze nella materia religiosa. Il PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA, per quanto riguarda i rapporti con la Chiesa cattolica, ha il potere di nominare i plenipotenziari per la conclusione dei concordati e di ratificare, previa lautorizzazione del Parlamento, i concordati conclusi; per quanto riguarda le confessioni religiose di minoranza, egli ha il potere di promulgare le leggi basate su intese con le stesse confessioni. Il PRESIDENTE DEL CONSIGLIO dei ministri
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rappresenta lo Stato negli accordi con le confessioni religiose e coordina lattivit dei vari dicasteri in materia ecclesiastica. Il CONSIGLIO DEI MINISTRI delibera sugli atti che riguardano i rapporti tra Stato e Chiesa cattolica, e tra Stato e confessioni di minoranza: inoltre determina e mantiene lindirizzo politico in materia ecclesiastica. Lorgano dellamministrazione centrale con una competenza generale in materia ecclesiastica il MINISTRO DELLINTERNO. Presso questo Ministero sono state istituite due direzioni generali per amministrare lattivit ecclesiastica: la prima la Direzione generale degli Affari di culto; la seconda la Direzione generale del fondo per il culto e del fondo di religione e di beneficenza per la citt di Roma. Nel 1977, queste due direzioni generali sono state fuse in un unico ufficio centrale: DIREZIONE GENERALE DEGLI AFFARI DEI CULTI. A tale ufficio spettano: 1) le competenze in materia religiosa che riguardano gli enti della Chiesa cattolica e delle confessioni di minoranza; 2) la vigilanza e la tutela sugli enti delle confessioni di minoranza ancora disciplinate dalle norme del 1929/30; 3) lapprovazione della nomina dei ministri di culto di tali confessioni. Gli organi periferici del Ministero dellinterno, anche per la materia ecclesiastica, sono le singole Prefetture. Il Prefetto ha competenza per gli atti eccedenti lordinaria amministrazione degli enti delle confessioni di minoranza; un altro compito quello di determinare con proprio decreto il numero delle chiese (che non siano cattedrali o dichiarate monumento nazionale). Accanto agli uffici pubblici che hanno competenze in materia religiosa, esistono UFFICI ECCLESIASTICI ORGANIZZATI DALLO STATO. molto diffusa lassistenza spirituale delle cos dette comunit separate (forze armate, ospedali, carceri, ecc.); tale assistenza tende a realizzare effettivamente il diritto di libert religiosa, in quanto coloro che trascorrono qui la maggior parte del loro tempo, possono usufruire del conforto spirituale delle confessioni professate. Per quanto riguarda lorganizzazione dellassistenza spirituale per i cattolici, qui importa che gli ecclesiastici incaricati di svolgere tali funzioni siano nominati dalle competenti autorit italiane su designazione dellautorit ecclesiastica. Pensiamo al Concordato del 1929, il quale presupponeva lesistenza del servizio di assistenza spirituale delle forze armate: cos nacquero i CAPPELLANI MILITARI. Come per ogni impiego alle dipendenze dello Stato, i sacerdoti che vogliono essere nominati cappellani militari devono avere il godimento dei diritti civili e politici: inoltre, devono avere quei requisiti fisici per poter bene esercitare tutte le funzioni inerenti allassistenza spirituale in qualsiasi sede (sia in pace che in guerra). Lordinamento gerarchico del ruolo dei cappellani equiparato ai gradi degli ufficiali delle forze armate; per quanto riguarda la responsabilit in sede penale e in sede disciplinare, i cappellani militari sono soggetti alla giurisdizione penale militare e al regolamento di disciplina militare soltanto nei casi di mobilitazione totale o parziale, o in caso di imbarco di servizio presso unit dislocate fuori dal territorio nazionale. Riguardo ai cappellani che operano presso gli istituti di prevenzione e pena, dobbiamo ricordare che essi non sono impiegati di ruolo dello Stato, ma fanno parte del personale aggregato. I cappellani che operano presso enti pubblici diversi dallo Stato, possono provvedere a tale
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servizio nel modo in cui ritengono pi opportuno: in ogni caso c sempre bisogno di una intesa con lordinario locale. Infine, per quanto riguarda LASSISTENZA PER I MILITARI APPARTENENTI ALLE CONFESSIONI DI MINORANZA, lassistenza spirituale organizzata di volta in volta secondo le richieste avanzate dagli interessati: le confessioni che hanno stipulato Intese con lo Stato, hanno norme speciali.

CAPITOLO IV: LA COSTITUZIONE ITALIANA


IL

FENOMENO

RELIGIOSO

Trattando la materia religiosa, la Costituzione ha seguito un duplice criterio: da un lato ha garantito la libert religiosa individuale e dei gruppi informali (art. 2, 3 comma e art. 19 Cost.), daltro canto ha garantito la libert delle confessioni religiose in misura uguale per tutte (art. 8, 1 comma Cost.) e ha riconosciuto il carattere originario e indipendente dellordinamento della Chiesa cattolica (art. 7, 1 comma Cost.) e delle altre confessioni religiose (art. 8, 2 comma Cost.). Tutte le norme sopra menzionate possono essere coordinate in sistema, a cui possono essere collegate le altre disposizioni costituzionali che riguardano un settore comune con il diritto di libert religiosa, come il diritto di manifestare il proprio pensiero (art. 21 Cost.), il diritto di riunione (art. 17 Cost.) e il diritto di associazione (art. 18 Cost.). Dando uno sguardo approssimativo alla nostra COSTITUZIONE, ci accorgiamo che essa ha un CARATTERE totalmente PLURALISTA: infatti essa non prende in considerazione solo la libert di scelta dei singoli individui, ma anche il diritto allesistenza, allorganizzazione e alla funzionalit delle varie istituzioni che sorgono da iniziative del tutto autonome da quelle dello Stato e di altri enti pubblici. Non potrebbe esistere alcuna libert di scelta ideologica, religiosa o politica senza un adeguato riconoscimento delle istituzioni e senza unadeguata garanzia delle loro libert. Ritornando alle norme contenute nella Costituzione, si nota come lart. 7 e lart. 8 siano le disposizioni fondamentali in materia religiosa, in quanto regolano i rapporti tra lo Stato e tutte le confessioni religiose. Art. 7 Cost.: LO STATO E LA CHIESA CATTOLICA SONO, CIASCUNO NEL PROPRIO ORDINE, INDIPENDENTI E SOVRANI. I LORO RAPPORTI SONO REGOLATI DAI PATTI LATERANENSI. LE MODIFICAZIONI DEI PATTI, ACCETTATE DALLE DUE PARTI, NON RICHIEDONO PROCEDIMENTO DI REVISIONE COSTITUZIONALE. Art. 8 Cost.: TUTTE LE CONFESSIONI RELIGIOSE SONO EGUALMENTE LIBERE DAVANTI ALLA LEGGE. LE CONFESSIONI RELIGIOSE DIVERSE DALLA CATTOLICA HANNO DIRITTO DI ORGANIZZARSI SECONDO I PROPRI STATUTI, IN QUANTO NON CONTRASTINO CON

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LORDINAMENTO GIURIDICO ITALIANO.

LORO RAPPORTI CON LO

STATO

SONO REGOLATI PER

LEGGE SULLA BASE DI INTESE CON LE RELATIVE RAPPRESENTANZE.

Risulta molto importante capire come si sono venute a formare queste disposizioni. Durante i lavori preparatori per lart. 7, si cerc di mettere da parte lonnipotenza dello Stato: tant vero che Dossetti propose una formula che riconosceva lo Stato come membro della comunit internazionale, e quindi riconosceva come originari gli ordinamenti degli altri Stati e della Chiesa. Per, nella formazione di questo articolo, ci furono alcune critiche sollevate dai laici; questi non accettavano che tale disposizione fosse contenuta nella Carta Costituzionale, ma affermavano che essa poteva essere largomento di un trattato internazionale (in cui due potest riconoscono la reciproca indipendenza e sovranit). Mentre lapprovazione del 1 comma stata rapida, lelaborazione e lapprovazione del 2 comma dellart. 7 (riguardante i Patti Lateranensi) stata abbastanza laboriosa. La disputa nasceva sulla valore che la norma doveva attribuire ai Patti, poich non si sapeva se il loro valore fosse uguale o minore alle norme della Costituzione. Una volta approvata la parte sui Patti, il legislatore ha voluto mettere in evidenza come questi accordi non hanno un valore vincolante eterno: infatti, la disposizione prevede che ci possono essere delle modifiche da apportare a tali accordi. Dobbiamo sottolineare che tutti quelli che furono convinti sostenitori dellapprovazione di tale disposizione, con altrettanta convinzione affermavano che il richiamo alle norme contenute nei Patti, non attribuiva ad esse un valore uguale a quello delle norme costituzionali: quindi, lart. 7 non era altro che una norma sulla produzione giuridica che indicava liter da seguire per formulare le norme che avrebbero potuto modificare i Patti. Gli oppositori, invece, sostenevano che tale disposizione costituzionalizzasse gli Accordi del 1929. Comunque, obiettivamente, non si pu affermare che il 2 comma dellart. 7 attribuisca valore costituzionale alle norme contenute nei Patti; in pi, da nessuna parola contenuta in questa disposizione si pu dedurre che il legislatore avesse intenzione di fare ci. Le difficolt nellapprovazione di questa disposizione erano anche di origine politica: infatti, con o senza costituzionalizzazione, lapprovazione di tale testo significava mantenere vivi gli Accordi del 1929. Minor importanza ebbero gli iter per la formazione degli altri articoli in materia religiosa, e cio gli art. 8, 19 e 20. Questi furono approvati senza che nascessero scontri tra le parti impegnate nellAssemblea costituente. Come per tutte le situazioni, anche intorno al 1 comma dellart. 7 nacquero critiche e giustificazioni: da un lato cera chi vedeva in questa disposizione un omaggio politico alla Chiesa; dallaltro lato cera chi sottolineava il valore di tale disposizione. Ad ogni modo, risulta importante il riconoscimento delloriginariet dellordinamento canonico: il suo carattere primario deriva dal fatto che esso nato per forza propria, senza lintervento esterno di nessun altro ente. Il fatto che loriginariet sia riconosciuta allinterno della Carta, fa si che la posizione della Chiesa sia elevata a presupposto costituzionale nei confronti del diritto statuale. Dunque, tutti gli atti statali che considerano la Chiesa come un ordinamento subordinato allo Stato, sarebbero in contrasto con tale norma. La Costituzione non esclude che lo Stato possa intervenire nelle materie ecclesiastiche di sua competenza, ma esclude che lo Stato possa considerare la Chiesa come ordinamento
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subordinato: quindi, in Italia non potrebbe mai esserci un regime cesaropapista dove il capo dello Stato anche capo della religione. Ovviamente, anche lo Stato non pu essere subordinato alla Chiesa. Sempre il 1 comma dellart. 7 risulta impreciso: infatti, quando afferma la sovranit e lindipendenza dei due ordinamenti, afferma che queste si realizzano OGNUNA NEL PROPRIO ORDINE. Ma quale sia questo ordine, non viene specificato. In mancanza di tale determinazione, la dottrina ha pensato che lordine proprio della Chiesa coincida (pi o meno) con i rapporti spirituali e religiosi. Questo problema di rapporti tra i due ordinamenti non stato ancora risolto: il cos detto problema della COMPETENZA DELLE COMPETENZE, ossia non si sa a quale soggetto attribuire la risoluzione di un eventuale conflitto di competenza insorto tra lo Stato e la Chiesa. Essendo impensabile che la Chiesa si sottometta al volere dello Stato, e viceversa, non resta che cercare di risolvere il problema attraverso un accordo tra le parti. Se le parti non riescono a mettersi daccordo, lo Stato pu sempre decidere in maniera unilaterale anche per i casi che non sono di sua competenza, perch gli spetta la competenza delle competenze. La soluzione di questo problema non di facile soluzione anche se prendiamo in considerazione il 2 comma dellart. 7. Infatti, anche se ci rifacessimo ai Patti Lateranensi, ci accorgeremmo che tali protocolli trattano soprattutto materie che non sono di competenza esclusiva n della Chiesa n dello Stato. Qui troviamo regolate le cos dette MATERIE MISTE, cio le materie di competenza comune. Il dibattito dottrinale sullinterpretazione dellart. 7 stato molto vivo sino a quando non c stato lintervento della Corte Costituzionale. Subito dopo lentrata in vigore della Costituzione, i giuristi che posero lattenzione su questo articolo sostennero che i Patti Lateranensi erano stati costituzionalizzati. Avendo lo stesso valore delle leggi costituzionali, le disposizioni contenute nei Patti risultavano gerarchicamente superiori alle norme poste dalla legge ordinaria; non solo, se venivano considerate norme costituzionali speciali, esse finivano per prevalere sulle stesse norme costituzionali. Abbandonata la tesi della costituzionalizzazione delle norme concordatarie, si cominci ad affermare che la Carta avrebbe costituzionalizzato il PRINCIPIO CONCORDATARIO. Una PRIMA TESI afferma che lo Stato obbligato regolare in maniera concordataria tutte le materie che toccavano gli interessi della Chiesa cattolica: questa teoria, oltre a garantire i Patti e la sua legge di esecuzione, garantirebbe anche le future modificazioni. Una SECONDA TESI afferma che lart. 7 avrebbe introdotto un sistema particolare che non subirebbe linfluenza della norme costituzionali: anzi, le disposizioni di questo sistema prevarrebbero sulle norme costituzionali generali che interferiscono nelle materie regolate dallo stesso sistema. La TERZA TESI, invece, vede nellart. 7 il riconoscimento della regola internazionale dello stare pactis e garantirebbe tutte le convenzioni stipulate con la Santa Sede (anche le future); le leggi ordinarie in contrasto con le norme garantite dallart. 7 sarebbero viziate da illegittimit costituzionale. Opposto alla costituzionalizzazione del principio concordatario, si affermata la teoria della costituzionalizzazione del PRINCIPIO PATTIZIO. Questo principio, oltre a garantire
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le norme concordatarie del 1929, garantirebbe anche i nuovi accordi che riguardano le materie disciplinate dai Patti Lateranensi. Abbandonando i principi concordatario e pattizio, nasce unaltra tesi: quella che considera lart. 7 come una NORMA DI ADATTAMENTO AUTOMATICO AGLI ACCORDI CON LA SANTA SEDE. Lart. 7 sarebbe un ordine di esecuzione nellordinamento interno delle norme pattizie: esso garantirebbe tutti gli accordi conclusi in qualsiasi momento tra lo Stato e la Santa Sede. Alcuni autori considerano lart. 7 come NORMA SULLE FONTI DEL DIRITTO. Seconda questa teoria, nella scala gerarchica delle leggi, tra le norme costituzionali e le leggi ordinarie ci sarebbe un gradino intermedio occupato dalle cos dette FONTI NORMATIVE ATIPICHE; queste, pur avendo il valore di leggi ordinarie, resistono allabrogazione, alla modifica e alla deroga delle norme di legge costituzionale. La legge n. 810 del 1929 (esecutiva dei Patti Lateranensi) sarebbe una fonte atipica. Per cui le norme garantite dallart. 7 non possono essere abrogate, modificate o derogate da una legge ordinaria, ma allo stesso tempo queste norme non possono essere in contrasto con le disposizioni costituzionali. C anche chi ha considerato lart. 7 considerando i suoi EFFETTI SUL POTERE DELLO STATO; la tutela risulta essere duplice. Infatti, da un lato bisogna tutelare i Patti Lateranensi nellordinamento internazionale; dallaltro lato si deve tutelare la legge n. 810 del 1929 nellordinamento interno. Per quanto riguarda il primo ambito, lart. 7 avrebbe privato il governo della facolt di denunciare i Patti; invece, per il secondo ambito, lo stesso art. 7 avrebbe privato il legislatore della competenza di abrogare, modificare o derogare le norme contenute nella legge di esecuzione. In caso di stravolgimenti delle situazioni previste dai Patti, il governo sarebbe legittimato solo ad intraprendere delle nuove trattative con la Santa Sede: se queste non portassero ad alcun risultato, il governo avrebbe la facolt di modificare le norme di origine concordataria con legge costituzionale. Chi ha affrontato il problema dellinterpretazione dellart. 7 dopo la pronuncia della Corte Costituzionale, ritiene che tale norma abbia parificato la legge n. 810 del 1929 alle leggi costituzionali; per, gli stessi autori hanno previsto un procedimento di DECOSTITUZIONALIZZAZIONE. Questo si verifica quando questa legge, per le parti toccate da un nuovo accordo, perde la parificazione alle leggi costituzionali: per essere modificata, basta una legge ordinaria di ratifica e di esecuzione del nuovo accordo tra lItalia e la Santa Sede. Lintervento della Corte Costituzionale sullinterpretazione dellart. 7 stato molto graduale. Infatti, ha cominciato a trattare questo problema solo 15 anni dopo la sua entrata in funzione, adottando sempre delle valutazioni molto generiche. Secondo le prime pronunce della Corte, lart. 7 Cost. non sancisce solo un generico principio pattizio da far valere solo nella disciplina dei rapporti tra lo Stato e la Chiesa cattolica, ma contiene un preciso riferimento al Concordato in vigore e, perci, HA PRODOTTO DIRITTO. Per precisare quale fosse il diritto prodotto dallart. 7, la Corte Costituzionale ha collegato
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tutto lart. 7 con il suo 1 comma: in questo modo ha evidenziato come pur riconoscendo lindipendenza e la sovranit dello Stato e della Chiesa, il richiamo ai Patti non ha la forza di negare i PRINCIPI SUPREMI DELLORDINAMENTO COSTITUZIONALE dello Stato. Quindi, se le norme derivate dai Patti potevano essere dichiarate incostituzionali nel caso in cui fossero state in contrasto con i principi supremi, significa che lart. 7 aveva prodotto diritto nel senso di parificare le norme di origine concordataria alle norme poste da leggi costituzionali. La qualifica delle norme derivanti dai Patti di norme parificate a quelle prodotte da leggi costituzionali messa in evidenza dalla sentenza della Corte Costituzionale che ha dichiarato inammissibile il referendum proposto per labrogazione di tali norme, proprio perch la legge di esecuzione dei Patti da considerare protetta e garantita dalla Costituzione (quindi, non soggetta a referendum). Perci, il diritto positivo vigente considera la legge n. 810 del 1929 protetta alla stregua di una legge costituzionale. Per quanto riguarda lINDIVIDUAZIONE DELLE NORME DI LEGGE PROTETTE DALLART. 7 COST., la Corte si dimostrata al quanto indecisa ed oscillante. Inizialmente la Corte considerava protette non solo le norme di origine concordataria introdotte dalla legge di esecuzione n. 810 del 1929, ma anche quelle dirette ad indicare una delle tante applicazioni possibili delle norme che erano state cos adattate. In una successiva sentenza, la Corte tenne a precisare che lart. 7 Cost. protegge solo la legge n. 810 del 1929, mentre le leggi di applicazione erano comuni leggi ordinarie (che potevano risultare illegittime per contrasto con le norme costituzionali). Dopo lentrata in vigore degli Accordi del 18 Febbraio e del 15 Novembre del 1984, che hanno abrogato il Concordato del 1929, la garanzia offerta dallart. 7 Cost. dovrebbe essere limitata al Trattato del Luterano (lunico protocollo superstite dei Patti del 1929); invece, la Corte Costituzionale sembra presupporre che lart. 7 garantisca anche i nuovi Accordi. Questi Accordi (e le leggi che ad essi hanno dato esecuzione) hanno avuto un effetto molto pi ampio di una semplice modificazione, in quanto essi hanno abrogato tutte le norme del vecchio Concordato del 1929 e della legge che lha eseguito. Quindi risulta fuori di dubbio che il Concordato sia stato solamente modificato. Comunque, sia che i nuovi trattati si considerino una modificazione o una totale sostituzione dei vecchi accordi, comunque da escludere che le leggi di esecuzione n. 121 e n. 206 del 1985 e gli accordi cui esse si riferiscono siano garantiti dallart. 7 Cost. Chi invece afferma la tesi opposta si basa su questa considerazione: se ai nuovi Accordi riguardanti la Chiesa cattolica e alle nuove leggi di esecuzione di tali accordi non viene riconosciuta la garanzia dellart. 7 Cost., sarebbe riservato un trattamento deteriore rispetto a quello previsto dallart. 8, 3 comma Cost. per le intese con le altre confessioni, le cui leggi di approvazione sono sempre e in ogni caso garantite da tale norma. In conclusione possiamo dire che risulta inequivocabile che lart. 7 Cost. tutela solo ed esclusivamente i Patti Lateranensi, senza curarsi degli sviluppi futuri.

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CAPITOLO V: LO STATO
DI

E LE

CONFESSIONI RELIGIOSE COSTITUZIONE

MINORANZA

NELLA

Oltre allart. 7 (riguardante i rapporti tra lo Stato e la Chiesa cattolica), nella Costituzione risulta fondamentale lart. 8: questo detta le norme fondamentali sui rapporti con tutte le altre confessioni. In particolare modo, il 2 ed il 3 comma di suddetto articolo sono importanti per capire quale posizione tiene lo Stato nei confronti di tali confessioni. Gi il fatto che nel 2 comma le qualifichi come CONFESSIONI RELIGIOSE DIVERSE DA QUELLA CATTOLICA, fa capire che in realt non esiste quellimparzialit che lo Stato dovrebbe avere nei confronti di tutte le confessioni. Quindi, data questa situazione si pu dedurre che mentre lart. 7 Cost. disciplina i rapporti con la confessione di maggioranza, lart. 8 Cost. regola i rapporti con le confessioni di minoranza. In precedenza, abbiamo gi visto che tutte le confessioni religiose organizzate danno vita ad altrettanti ordinamenti originari ed indipendenti da quello dello Stato. Questo implica che i rapporti tra queste confessioni e lo Stato devono essere REGOLATI PER LEGGE SULLA BASE DI INTESE CON LE RELATIVE RAPPRESENTANZE. Questa norma presente al 3 comma dellart. 8 Cost., ed essa vale per tutte le confessioni. Le intese che si stipulano tra lo Stato e le confessioni religiose fanno sorgere molti problemi come la natura giuridica delle intese, la posizione delle intese nei confronti del procedimento legislativo, a chi spetto la capacit di spularle ed altri ancora. Il 3 comma dellart. 8 Cost. contiene una riserva di legge nella materia della disciplina dei rapporti tra Stato e confessioni di minoranza; questa riserva, poich garantisce la libert religiosa (che ha un importanza pari alla libert personale), deve essere compresa tra le riserve assolute di legge o le riserve rafforzate o aggravate nel senso che il potere legislativo pu essere esercitato solo con modalit particolari (cio sulla base di accordi ed intese). Una tesi che riguarda le intese quella che nega loro qualsiasi natura giuridica, considerandole solo come atti politici che non vincolerebbero il legislatore a adeguarsi alle situazioni di esse; ma questa tesi stata confutata in quanto stato osservato che LE INTESE APPARTENGONO EFFETTIVAMENTE AL CAMPO DEL DIRITTO. Infatti, essendo costituzionalmente garantito il fatto che le norme riguardanti i rapporti tra le confessioni di minoranza e lo Stato debbano essere poste su basi di intese, una legge che regolasse tali rapporti non in base a tali intese sarebbe incostituzionale (lo stesso vale per labrogazione di tali norme, che possono avvenire solo mediante accordi). Possiamo perci definire le INTESE come un LIMITE PER IL LEGISLATORE ORDINARIO, il quale, per non eludere la garanzia costituzionale offerta alle minoranze religiose, deve attenersi alle intese per poter legiferare. Il compito del Parlamento, perci, dovrebbe essere solo quello di tradurre in forma giuridica le disposizioni concordate; per, siccome il Parlamento ha il potere di rifiutare lapprovazione di una legge di esecuzione di intese con una confessione di minoranza, esso ha un potere deterrente nei confronti di accordi che non siano accettabili dallo Stato.
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Per quanto riguarda la CAPACIT A STIPULARE LE INTESE, essa spetta solo a quelle confessioni di minoranza organizzate, cio a quei gruppi che (usufruendo della libert di organizzazione) abbino assunto un preciso assetto istituzionale. Un altro problema riguarda le cos dette INTESE PLURIME: cio bisogna vedere se le intese possono essere stipulate solo tra lo Stato ed una sola confessione religiosa, o se possono essere stipulate con il concorso di pi confessioni. Alcuni autori appoggiano la prima tesi affermando che ogni confessione ha un suo proprio carattere, diverso dalle altre confessioni, e quindi le intese devono essere fatte singolarmente; ma queste difficolt possono essere superate, dato che alcune confessioni di minoranza potrebbero avere interessi comuni e quindi potrebbero dare vita ad intese plurime. La COMPETENZA A STIPULARE LE INTESE spetta senza dubbio al GOVERNO. Siccome le intese comportano lemanazione di una legge, esse rientrano nella responsabilit politica del Governo; inoltre, sono accordi che devono essere valutati sotto il profilo dellopportunit politica e del rispetto della Costituzione. Quando viene stipulata una intesa generale o una intesa che ricca di contenuti, c bisogno dellintervento del Presidente del Consiglio: quando si stipulano intese che rientrano nella competenza di un singolo dicastero, basta lintervento del Ministro di quel determinato settore. chiaro che le decisioni prese da queste personalit devono essere esaminate dal Consiglio dei Ministri: esso ha il potere sia di autorizzare la stipulazione dellintesa, sia di deliberare il disegno di legge di approvazione dellintesa stipulata. Risulta essere importante anche il problema del CONTENUTO DELLE INTESE: esse vanno dalla posizione giuridica delle istituzioni religiose allistruzione religiosa nella scuola pubblica, dalla tutela della libert religiosa alla disciplina del matrimonio religioso e cos via. Anche se per alcuni autori esistono delle restrizioni ai possibili temi selle intese, dobbiamo dire che in realt queste limitazioni non sono giustificate dal nostro ordinamento: difatti esso impone al Parlamento solo di rispettare la Costituzione. Quindi LINTESA AMMISSIBILE PER OGNI MATERIA. Adesso dobbiamo definire qual la NATURA GIURIDICA DELLE INTESE: cio dobbiamo capire se queste siano ATTI DI DIRITTO INTERNO o ATTI DI DIRITTO ESTERNO. Chi afferma che le intese siano simili ai concordati si sbaglia: difatti il CONCORDATO UNA CONVENZIONE ESTERNA regolato da un ordinamento diverso da quello dello Stato e della Chiesa, mentre lINTESA UNA CONVENZIONE DI DIRITTO INTERNO dalla forma libera, i cui vizi danno vita solo a questioni di legittimit costituzionale. Quindi la dottrina considera lintesa come un atto di diritto interno, in considerazione del fatto che le confessioni di minoranza sono viste come ordinamenti subordinati allo Stato: ma se affermiamo questo, automaticamente viene a cadere la preclusione a considerare le intese come atti di diritto esterno, comunque diversi dai concordati (poich i concordati sono regolati da norme di diritto internazionale generale). In astratto, possiamo affermare che le intese sono atti di un ordinamento esterno creato dallincontro della volont dello Stato con la volont delle confessione di minoranza: dunque, un ordinamento esterno diverso dallordinamento internazionale. Il carattere esterno delle intese sembra essere confermato dalla stipulazione dellIntesa del 21 febbraio 1984 tra lo Stato e la Tavola Valdese. Questo accordo, per le forme solenni e
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per la partecipazione di alte autorit governative, da considerare un atto di diritto esterno. Dobbiamo ricordare che esistono ordinamenti esterni che non vivono a pieno titolo nellordinamento internazionale. Un esempio rappresentato dallOrdine di Malta (S.M.O.G.M.), il quale considerato soggetto di diritto internazionale. Escludendo questo caso, LE CONFESSIONI DI MINORANZA NON HANNO SOGGETTIVIT DI DIRITTO INTERNAZIONALE: ma il diritto italiano, riconoscendo tali confessioni come ordinamenti giuridici e regolando i rapporti con queste sulla base di intese bilaterali, esteriorizza tali rapporti. Ci comporta che nellatto di stipulare le intese, le confessioni non siano considerate come sudditi dello Stato e le intese non siano considerate atti interni allordinamento italiano. In definitiva, possiamo affermare che le INTESE SONO ATTI BILATERALI CHE LA COSTITUZIONE COLLOCA in una sfera giuridica diversa da quella dellordinamento statuale, cio IN UN ORDINAMENTO CHE VIENE DI VOLTA IN VOLTA CREATO DALLINCONTRO DELLA VOLONT DELLO STATO CON LA VOLONT DELLA CONFESSIONE DI MINORANZA. Come abbiamo gi visto in precedenza, compito del Governo stipulare queste intese. Il PROCEDIMENTO LEGISLATIVO PER LESECUZIONE DELLE INTESE ha inizio con la presentazione al Parlamento del disegno di legge necessario per adattare lordinamento italiano al contenuto delle intese stesse. I disegni di legge qualificano le disposizioni proposte come NORME DI APPROVAZIONE DELLINTESA (e non come norme dirette a eseguire lintesa); durante il dibattito parlamentare nono possibile presentare emendamenti che mutino il senso delle disposizioni concordate. Una volta emanata, LA LEGGE DI APPROVAZIONE NON PU ESSERE SOSPESA, MODIFICATA, DEROGATA O ABROGATA SE NON IN ESECUZIONE DI NUOVE INTESE TRA LO STATO E LA CONFESSIONE INTERESSATA: il 3 comma dellart. 8 Cost. ha tolto la possibilit allo Stato di poter modificare tali leggi senza intese con la confessione di minoranza considerata, ma ha la possibilit di abrogare le norme delle leggi del 1929-30 che siano in contrasto con la Costituzione (se limitano luguale libert di tutte le confessioni). Inoltre, queste leggi sono garantite dalla Costituzione nei confronti di qualsiasi altra legge ordinaria. Questa garanzia fa s che tali leggi siano inserite nella categoria delle "leggi rinforzate". Infine bisogna tener presente che, anche se fondamentale lintervento del Parlamento per la formazione di queste leggi, lo stesso Parlamento non pu produrre una legge valida in questo settore che non sia preceduta da intese o che non dia piena esecuzione a queste.

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CAPITOLO VI: LA LIBERT RELIGIOSA


NELLORDINAMENTO ITALIANO

Come abbiamo gi visto in precedenza, la LIBERT RELIGIOSA nel nostro Paese garantita dalla Costituzione: pensiamo agli art. 2, 3, 7, 8, 19 e 20. Per, oltre queste norme, dobbiamo ricordare anche le leggi introdotte nellordinamento in esecuzione di convenzioni internazionali. Per quanto riguarda i TRATTATI INTERNAZIONALI BILATERALI, lordinamento italiano ha cominciato ad assumere obbligazioni rilevanti nellambito internazionale dopo la fine della guerra nel 1918. Siccome lItalia conquist territori come lIstria, cominci ad essere di rilevante importanza il problema degli ortodossi: cos furono stipulati vari accordi. Ma tali accordi furono completamente stravolti dalla 2 Guerra Mondiale e dal Trattato di pace che lha conclusa. Ad ogni modo, questi tipi di accordi erano diretti a garantire la libert religiosa: infatti, il singolo che professava quella determinata confessione era completamente libero da impedimenti che potessero derivare dallordinamento statuale; inoltre lo Stato doveva rispettare tale libert e non poteva interferire nel suo esercizio. Per quanto riguarda i TRATTATI INTERNAZIONALI MULTILATERALI dobbiamo dire che, dopo la fine della 2 Guerra Mondiale, la libert religiosa stata proclamata come principio fondamentale da osservare da una serie di convenzioni internazionali e da molte dichiarazioni dellONU; molto importanti risultano le convenzioni che sono state rese esecutive nel nostro ordinamento interno. Le pi importante sono il TRATTATO DI PACE DEL 1947 tra lItalia e vari Paesi e la CONVENZIONE EUROPEA DEL 1950 PER LA SALVAGUARDIA DEI DIRITTI DELLUOMO E DELLE LIBERT FONDAMENTALI; lart. 15 del Trattato obbliga lItalia a rispettare la libert di culto; la Convenzione riconosce ad ogni singolo individuo la libert di conoscenza e di religione. Il diritto di libert religiosa garantito dalla Convenzione europea assicurato anche dal TRATTATO DELLUNIONE EUROPEA stipulato a Maastricht il 7 Febbraio 1992, il quale richiama espressamente la Convenzione. Le norme derivanti da tali accordi internazionali sono state poste nellordinamento italiano da leggi ordinarie; tali leggi ordinarie hanno la caratteristica che, fino a quando saranno in vigore nellordinamento internazionale fra gli Stati che li hanno stipulati, non potranno essere modificate o abrogate unilateralmente dal legislatore ordinario. Il diritto alla libert religiosa presente anche nello STATUTO DELLONU, dove troviamo che uno dei fini di tale organizzazione quello di promuovere ed incoraggiare il rispetto dei diritti delluomo e delle libert fondamentali senza distinzioni di sesso, razza, lingua o religione. Sempre nellambito dellONU sono state stipulate delle CONVENZIONI (a cui lItalia ha aderito) dove il fattore religioso garantito sotto vari aspetti: chiaro che tali convenzioni sono dei trattati internazionali multilaterali che obbligano gli Stati ratificanti ad applicare le norme in esse contenute. Infine, non dobbiamo dimenticare che la libert religiosa spesso e volentieri ricordata anche nelle DICHIARAZIONI DELLONU: pensiamo, ad esempio, alla Dichiarazione universale dei diritti delluomo del 1948 in cui la
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religione dichiarata come diritto di libert e non pu essere considerata come fattore discriminante dei diritti dei singoli. Comunque, bene ricordare che i principi contenuti in queste Dichiarazioni non fanno parte del diritto internazionale generale in quanto lAssemblea dellONU ha solo il potere di emanare raccomandazioni, ed quindi priva di poteri legislativi mondiali; ma quando queste Dichiarazioni influiscono sulla prassi degli Stati e danno vita a dei comportamenti conformi tra i vari Stati, allora tali Dichiarazioni possono formare una CONSUETUDINE INTERNAZIONALE. Il diritto alla libert religiosa, a volte, pu essere trovato anche in atti internazionali che non hanno efficacia giuridica: fanno parte di questi accordi i documenti che hanno concluso le riunioni della CONFERENZA SULLA SICUREZZA E LA COOPERAZIONE IN EUROPA (CSCE). Questi accordi sono risultati molto importanti, soprattutto per i rapporti tra il mondo occidentale e i Paesi dellEst europeo: ma, come abbiamo gi visto, questi non possono essere considerati come produttivi di effetti giuridici. Nel 1994, la CSCE stata trasformata in OSCE (ORGANIZZAZIONE PER LA SICUREZZA E LA COOPERAZIONE EUROPEA). Nella Dichiarazione conclusiva sottolineato come tutti i Paesi facenti parte a tale organizzazione si debbano impegnare per garantire la libert di coscienza e di religione e per promuovere un clima di tolleranza. Anche il PARLAMENTO EUROPEO si pi volte interessato al problema della libert religiosa, anche se non pu essere considerato un organo legislativo dellUnione: quindi le risoluzioni date dal Parlamento Europeo non pongono in essere norme giuridiche, ma valgono come indicazione delle tendenze dominanti nellUnione. Ma la libert religiosa garantita anche dalle norme che rendono esecutivi i CONCORDATI con la Santa Sede e le INTESE con i rappresentanti delle altre confessioni religiose. Se pensiamo al Concordato del 1929, notiamo come la Chiesa cattolica gi da allora assicur ai propri fedeli una misura di libert che non era presente in nessunaltra confessione religiosa: ma le norme che scaturirono da questo stato di cose erano il frutto di un regime autoritario, e quindi o costituivano un privilegio per quella determinata confessione o adducevano ad una libert contraffatta (assicurata in astratto, ma negata in concreto). Diverso il caso degli Accordi del 1984 e delle Intese stipulate con varie confessioni religiose a decorrere da quellanno: questi sono stati formati dopo che le libert garantite dalla Costituzione si erano effettivamente consolidate nella realt di tutti i giorni. Con tali Accordi ed Intese si cerca in tutti i modi di agevolare la libert religiosa delle confessioni stipulanti non in maniera astratta, ma in maniera concreta (andando dal riconoscimento della personalit giuridica degli enti al matrimonio, dallinsegnamento della religione allassistenza spirituale). Infine dobbiamo ricordare che anche allinterno del DIRITTO PRIVATO sono poste le garanzie giuridiche per avere il diritto alla libert religiosa (pensiamo alla disciplina dei rapporti tra i componenti della famiglia e quella dei lavoratori subordinati). Come tutte le libert, la libert religiosa pu essere vista da vari punti di vista. Se la consideriamo dal PUNTO DI VISTA TEOLOGICO, essa coincide con la cos detta LIBERT ECCLESIASTICA: per libert ecclesiastica si intende la LIBERT DEGLI APPARTENENTI AD UNA
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DETERMINATA CONFESSIONE DI CONFORMARE LE PROPRIE AZIONI QUOTIDIANE AI PRECETTI DI

Dal PUNTO DI VISTA FILOSOFICO, la libert religiosa coincide con la LIBER DI PENSIERO: infatti, questa sta ad indicare la liberazione dello spirito delluomo da ogni concetto dogmatico. Nellart.19 Cost. la libert religiosa vista come un DIRITTO SOGGETTIVO dei singoli e dei gruppi sociali alla: 1) professione della fede religiosa; 2) propaganda in materia religiosa; 3) esercizio privato e pubblico del culto. Queste sono le tre fondamentali facolt esteriori della vita religiosa che ricadono sotto la disciplina dellordinamento, e che la Costituzione ha voluto proteggere: tutti gli individui e tutti i gruppi sociali sono perci liberi di poter esercitare queste facolt senza correre il rischio di trovare degli impedimenti da parte dellautorit statale. Oltre ad essere un diritto soggettivo, la libert religiosa anche un DIRITTO PUBBLICO SOGGETTIVO: pubblico in quanto pu essere azionato nei confronti dello Stato. Infatti, la Costituzione esclude qualsiasi tipo di limitazione alle facolt prima elencate (tranne che per il principio del buon costume per lesercizio del culto), e qualunque intervento in questo senso risulterebbe illegittimo. opportuno ricordare che tutti i diritti di libert garantiti dalla Costituzione (quindi anche la libert religiosa) possono essere limitati da un potere dellautorit di governo solo quando questo potere le sia stato attribuito esplicitamente dalla stessa Costituzione. Nella nostra Costituzione le libert sono state promosse al rango di DIRITTI FONDAMENTALI, e gli eventuali provvedimenti devono essere presi da un potere espressamente previsto dalla Carta Costituzionale. Per capire meglio questa situazione facciamo lesempio dellart. 1 del Concordato del 1929, secondo cui in considerazione del carattere sacro della citt Eterna il Governo italiano avr cura di impedire a Roma tutto ci che possa essere in contrasto con detto carattere: secondo tale articolo, bisognava limitare in quel determinato territorio lesercizio del diritto di libert religiosa. Ma questa norma fu abrogata dallAccordo del 18 Febbraio 1984, nel quale troviamo una norma in cui si afferma che la Repubblica italiana riconosce il particolare significato che Roma ha per la cattolicit senza dare al governo alcun potere per limitare lesercizio dei diritti di libert. Fino ad ora abbiamo considerato la libert religiosa basandoci sul diritto positivo, ma non mancano le TESI RESTRITTIVE. Tali tesi cercano, a volte in maniera molto forzata, di trarre dei principi diversi limitando o il contenuto del diritto di libert o il diritto alladesione ad una confessione. Ma queste tesi cancellano completamente il dato offerto dallart. 19 Cost. (sulla salvaguardia del diritto del singolo a non essere vincolato da alcuna norma di carattere religioso) e dagli altri articoli costituzionali che garantiscono a tutti i cittadini il diritto si riunirsi, organizzarsi, manifestare liberamente le proprie idee: quindi, volendo estremizzare il concetto, viene ad essere garantita anche la facolt di assumere posizioni eterodosse (pensiamo al diritto di professare lateismo in forma individuale o associata). Adesso passeremo a considerare alcune tesi che riguardano la libert religiosa. Cominciamo a considerare la LIBERT RELIGIOSA COME SCELTA TRA I VALORI POSTI DALLORDINAMENTO, in cui limportanza della libert sta nella facolt di ognuno di fare le
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TALE CONFESSIONE RELIGIOSA.

cose che sono degne di essere fatte. Ma da questo punto di vista, la libert intesa come virt secondo una concezione aristocratica: invece, sappiamo che la Costituzione, garantendo a tutti la libert religiosa, ha inteso proteggere gli uomini comuni. Quindi NON VI SOLO IL DIRITTO DI SCEGLIERE, MA VI ANCHE IL DIRITTO DI NON COMPIERE ALCUNA SCELTA. Durante gli anni 60, si and diffondendo la tesi della LIBERT RELIGIOSA COME PARTECIPAZIONE: cio, si pensava che luomo fosse veramente libero quando partecipava in maniera diretta allesercizio di quegli atti a cui fosse interessato. Lequivalenza tra libert e partecipazione allinterno dellambito religioso comporta sicuramente un vivo interessamento da parte del singolo alla vita di un dato gruppo religioso, ma trascura il diritto alla miscredenza e alla non partecipazione ad alcun gruppo (diritti garantiti dalla nostra Costituzione). Unaltra tesi quella della LIBERT RELIGIOSA COME LIBERT FORMALE: formale nel senso che tale libert sarebbe a favore solo di coloro i quali possono esercitare di fatto le facolt ad esse connesse. Quindi essa una libert che potrebbe essere utilizzata a pieno solo dalle confessioni meglio organizzate (in particolare dalla Chiesa cattolica). Lequilibrio pluralista garantito dalla Costituzione non consente allo Stato di intervenire per ridistribuire le risorse a disposizione dei singoli o dei gruppi: allo Stato si pu solo chiedere di non favorire le confessioni di maggioranza in confronto a quelle di minoranza. Alle tesi che cercano di ridurre lambito della libert religiosa, possiamo contrapporre quelle teorie che considerano la LIBERT RELIGIOSA COME UNA LIBERT PRIVILEGIATA. Questa teoria scaturisce dallinterpretazione dellart. 19 Cost. con gli altri articoli della Carta che prevedono altri tipi di libert: se pensiamo alla libert di riunione e di associazione (art. 17 e 18 Cost.) o alla libert di manifestazione del pensiero (art. 21 Cost.) considerate allinterno della libert religiosa, si potrebbe pensare che la libert religiosa sia una libert disciplinata da norme costituzionali speciali e pi favorevoli. Ma non proprio cos: lesistenza di una norma apposita a garanzia della libert religiosa non deve essere ricercata nel fatto che essa sia una libert privilegiata, ma in ragione dordine storico e recenti. Infatti la libert religiosa stata una delle prime libert ad essere rivendicata come diritto nei confronti dello Stato. Una volta escluso che la libert religiosa sia una libert privilegiata in sede costituzionale, adesso dobbiamo vedere se essa non lo sia in sede di legislazione ordinaria: in questo caso vengono subito a mente le agevolazioni finanziarie nei confronti delle confessioni religiose. Ma quando queste vengono erogate in maniera prominente a favore di una confessione di maggioranza, si finisce con lalterare la posizione di uguaglianza che dovrebbero avere tutte le confessioni. Questa disparit di trattamento non completamente giustificabile con il fatto che le confessioni di maggioranza debbano essere favorite in quanto contano un maggior numero di fedeli. Lo Stato, da parte sua, dovrebbe mantenere una posizione imparziale: dovrebbe dare a tutti in maniera giusta e non solo secondo il criterio proporzionale, per concedere un minimo di risorse anche alle confessioni religiose di minoranza. Senza ombra di dubbio, la LIBERT RELIGIOSA un diritto pubblico soggettivo che i singoli e le formazioni sociali possono far valere nei confronti dello Stato. Ma non dobbiamo
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dimenticare che essa anche un DIRITTO SOGGETTIVO VALIDO ED EFFICACE NEI RAPPORTI TRA PRIVATI. Il nostro ordinamento offre gli strumenti adatti per far valere tale diritto nei casi in cui esso venga messo in discussione. Allinterno del DIRITTO DI FAMIGLIA, lart. 147 c.c. del 1942 imponeva ai genitori da impartire ai propri figli una educazione e una istruzione conformi ai principi della morale; ma questa norma stata sostituita dallart. 29 della legge n. 151 del 19 Maggio 1975, il quale impone ad entrambi i coniugi di mantenere, educare ed istruire la prole tenendo conto delle capacit, dellinclinazione naturale e delle ispirazioni dei propri figli. Anche se in nessuna delle due norme si parla di educazione in materia religiosa, chiaro che i genitori sono liberi di educare i propri figli a questa o a quella religione o allateismo: per questo soltanto un avviamento, in quanto i figli hanno la massima libert di scegliere la religione da professare anche prima del compimento del 18 anno di vita. Per quanto riguarda linfluenza che un coniuge pu esercitare nellEDUCAZIONE RELIGIOSA DEI PROPRI FIGLI, non sorge alcun problema quando i genitori seguono lo stesso orientamento religioso; quando invece appartengono a religioni diverse o vi erano dei mutamenti nellambito della vita coniugale, era il padre che decideva (ci che avveniva anche per altre decisioni). Ma tale situazione era in contrasto con i principi contenuti allinterno degli art. 29 e 30 Cost., i quali pongono i genitori sullo stesso piano in merito alla potest sulla prole. Oggi, a norma dellart. 316 c.c., sappiamo che entrambi i genitori possono influire sulleducazione religiosa dei figli in uguale maniera: nel caso in cui i genitori siano separati e in disaccordo sulla scelta religiosa da presentare ai propri figli, allora ci si rivolge al tribunale per i minorenni. Anche FRA I CONIUGI vige il diritto di libert religiosa nel senso che entrambi sono liberi di professare la propria religione, di non credere, di cercare di influire in modo lecito sullaltro coniuge per convertirlo alla propria religione o per allontanarlo alla miscredenza: chiaramente deve sempre vigere il principio del rispetto delle idee dellaltro coniuge, senza mai sfociare nel fanatismo religioso. La libert religiosa potrebbe trovare dei limiti nellAMBITO SUCCESSORIO. Se consideriamo gli atti di ultima volont in cui il de cuius obblighi il beneficiario delleredit a tenere un comportamento religioso, la validit di tale atto dubbia; infatti, nel caso in cui il testatore, con quelle disposizioni, cercasse di far compiere al beneficiario un atto contrario alle proprie convinzioni, gli atti non sono validi; invece, nel caso in cui tali disposizioni siano poste in favore del beneficiario, tale condizione sarebbe lecita. Un altro settore in cui in cui la libert religiosa pu incontrare delle limitazioni quello dei RAPPORTI DI LAVORO. Esistono delle norme che hanno tolto ogni dubbio circa lilliceit delle discriminazioni religiose e della limitazione della libert religiosa nel rapporto di lavoro subordinato: gli atti e gli accordi diretti a subordinare loccupazione, il licenziamento, i trasferimenti e via discorrendo di un lavoratore in base alla sua appartenenza religiosa o alla sua attivit in materia religiosa SONO DICHIARATI NULLI. Ci vale anche per il rapporto di pubblico impiego. Per quanto riguarda quelle norme che escludono la possibilit ad alcune persone di poter svolgere determinate professioni o alcune funzioni pubbliche, queste non violano la libert religiosa di costoro in quanto esse sono poste in essere non per fissare una incapacit, ma
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per stabilire una incompatibilit tra due uffici diversi. Totalmente diverso il caso di un ente confessionale che richieda ai propri dipendenti di appartenere ad una determinata confessione religiosa: infatti loro hanno il potere di assumere o licenziare un proprio dipendente a seconda della religione da questultimo professata, poich qui entra in ballo lautonomia e la libert dellorganizzazione stessa. Come abbiamo potuto vedere, hanno particolare importanza per il fenomeno religioso gli art. 3 e 8, comma 1 della Costituzione. Lart. 3 Cost. dichiara al 1 comma la PARI DIGNIT SOCIALE E LUGUAGLIANZA DAVANTI ALLA LEGGE SENZA DISTINZIONE DI RELIGIONE; al 2 comma attribuisce alla Repubblica il compito di RIMUOVERE GLI OSTACOLI DI ORDINE ECONOMICO E SOCIALE CHE, LIMITANDO DI FATTO LA LIBERT E LUGUAGLIANZA DEI CITTADINI, IMPEDISCONO IL PIENO SVILUPPO DELLA PERSONA UMANA E LEFFETTIVA PARTECIPAZIONE DI TUTTI I LAVORATORI ALLORGANIZZAZIONE POLITICA, ECONOMICA E SOCIALE DEL PAESE. Quindi, in base a questo articolo, il legislatore non pu far nascere criteri di discriminazione per quelle caratteristiche qui elencate (sesso, razza, lingua, religione, ecc.). Il 1 comma dellart. 8 Cost. afferma che TUTTE LE CONFESSIONI RELIGIOSE SONO UGUALMENTE LIBERE DAVANTI ALLA LEGGE: dunque questa norma concerne il tema della libert religiosa in maniera preminente e si prefigge di assicurare a tutte le confessioni religiose la stessa misura di libert tanto per lorganizzazione, quanto per il culto, la propaganda e cos via. Inoltre, questa norma fa scaturire lillegittimit costituzionale di tutte quelle norme di legge che vanno a limitare le libert garantite dalla Costituzione. Il fatto che la Costituzione conceda la stessa ed uguale libert a tutte le confessioni religiose, lascia LIBERO il legislatore DI TRATTARE CON LE VARIE CONFESSIONI A SECONDA DELLE NECESSIT E DELLE OPPORTUNIT. Infatti la Costituzione riconosce luguaglianza delle varie confessioni religiose sotto il profilo della libert e non del trattamento cui possono essere fatte oggetto; tant vero che la stessa Costituzione, riconoscendo limportanza primaria della Chiesa cattolica allinterno del nostro Paese e prevedendo di regolare i rapporti con questultima in maniera differente da quelli previsti per le altre confessioni, mostra di considerare in modo differente i vari fenomeni sociali. Anche qui prevale la tesi che ingiusto trattare in modo eguale casi diversi, e in modo diverso casi eguali. Se consideriamo la libert religiosa come DIRITTO SOGGETTIVO INDIVIDUALE, sembra evidente che la Costituzione conceda a tutti gli uomini (cittadini, stranieri e apolidi) la possibilit di poter professare la propria confessione religiosa in maniera individuale ed associata, di esercitarne il culto privato e pubblico, di propagandarla, di esprimere con ogni mezzo il proprio pensiero religioso (art. 21 Cost.), di potersi riunire con altri individui a scopo di religione o di culto (art. 17 Cost.) e di poter fondare associazioni con fini di religione o di culto e di aderire a quelle gi esistenti. In questo senso, il contenuto essenziale della libert religiosa quello di assicurare allindividuo la possibilit di esprimere la propria personalit religiosa in molteplici direzioni: dal soddisfacimento dei bisogni del proprio spirito (atti di culto) , al bisogno di comunicare le proprie idee ad altri individui (propaganda) e via discorrendo.

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La libert principale che discende dalla libert religiosa la LIBERT DI COSCIENZA, ossia della libera e personale posizione che lindividuo assume di fronte al problema dellessere e dellesistere (sotto laspetto politico, etico, religioso, ecc.). Il significato della parola coscienza pu cambiare a seconda di come lo si vuole interpretare: la coscienza consapevolezza di s e di ci che avviene intorno a s, ma anche consapevolezza del valore morale delle proprie azioni. Ad ogni modo, solo recentemente si arrivati alla conclusione che prima ancora di garantire la manifestazione esterna della propria coscienza religiosa o areligiosa, lo Stato dovrebbe assicurare la libera e indipendente formazione della stessa: perci lo Stato dovrebbe eliminare i fattori che pregiudicano una formazione indipendente della propria coscienza religiosa come i miti di massa, la manipolazione delle idee, i privilegi a favore di certe confessioni religiose che sfavoriscono una formazione ateistica. Lordinamento italiano, per, non sembra garantire un diritto alla formazione della coscienza che possa sopraffare il diritto ad esprimere il proprio pensiero e di ricevere la comunicazione del pensiero altrui. In realt, questi diritti coincidono tra di loro: quindi, compito dello Stato sar di evitare condizionamenti derivanti dallambiente (pensiamo ai servizi scolastici o ai mezzi di comunicazione), senza per creare un ambiente sterile. Ma sappiamo che la legge tutela la libert di formazione della coscienza nei confronti di elementi perturbatori quali lincapacit, lerrore, il dolo o la colpa e non nei confronti dei condizionamenti ambientali, culturali o altri (pensiamo al diritto di voto). Da ci detto fino ad ora, si deduce che risulta essere di particolare importanza il problema dellATEISMO, ossia la possibilit da parte dellindividuo di non aderire ad alcun credo religioso (come garantito dallart. 19 Cost.). La decisione di assumere una posizione religiosa, areligiosa o irreligiosa da parte di un individuo non deve mai essere causa di discriminazioni nellambito del diritto comune, della capacit civile o politica, o in ogni altro settore della vita sociale. Lateismo attivo protetto dagli art. 19 e 21 Cost.: tant vero che esistono delle organizzazioni atee. La posizione di tali organizzazioni alquanto ambigua: infatti, non essendo organizzazioni religiose, esse non dovrebbero godere del regime previsto per le confessioni religiose; ma, poich svolgono unazione in materia religiosa, sembrerebbero rientranti in tale regime. Si pu perci affermare che la Costituzione garantisce la libert di seguire la religione che si voglia o di non seguire alcuna religione o di avere una visione del tutto laica e immanentista del mondo e della vita. Infine dobbiamo ricordare che lateismo pu trovare lequiparazione (in campo giuridico) alle altre confessioni religiose solo in uno Stato separatista (es.: USA): invece, il nostro Stato non risulta tale, in quanto la Costituzione prevede di intrattenere rapporti concordatari con le varie confessioni religiose. Ad ogni modo, lo Stato ha sempre la facolt di agevolare con apposite norme la posizione di tali gruppi. La FACOLT DI PROFESSARE LA FEDE RELIGIOSA comporta la libert di dichiarare lappartenenza a questa, quella o nessuna confessione senza che da ci ne scaturisca alcuna conseguenza. La libera professione della fede religiosa comporta il diritto ad aderire liberamente ad una confessione religiosa: perci la decisione di appartenere o
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meno ad una determinata confessione del tutto libera, e le norme della confessione religiosa non potrebbero mai obbligare nessuno ad appartenervi. Questa precisazione una conseguenza della dichiarazione di illegittimit da parte della Corte Costituzionale sulla norma che prevedeva lappartenenza di diritto alla Comunit israelitica di tutti gli israeliti che hanno residenza nel territorio di essa. Adesso dobbiamo capire se la facolt di professare lappartenenza a questa, quella o nessuna confessione religiosa implica lobbligo da parte dello Stato di disinteressarsi della religione professata dal singolo individuo; ci renderebbe illegittima ogni tipo di indagine per conoscere la religione professata dallindividuo. In questo caso entriamo nellambito della cos detta TUTELA DELLA PRIVACY. Lo Stato, conformandosi alla Convenzione di Strasburgo del 1981, ha opportunamente disciplinato il trattamento dei dati di carattere personale; lart. 22 della legge n. 675 del 31 Dicembre del 1996 stabilisce che le convinzioni religiose, nonch lappartenenza ad associazioni od organizzazioni a carattere religioso, possono essere oggetto di trattamento solo con il consenso scritto dellinteressato e previa autorizzazione del Garante. Per quanto riguarda lo Stato, lart. 5 del progetto di riforma del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza impone il divieto di poter schedare i cittadini in base alla loro fede religiosa: ma questo non significa che non possano essere raccolte informazioni con altri sistemi. Molto diffuse risultano essere le indagini a fine statistico: in questo modo si viene a formare una specie di ANAGRAFE RELIGIOSA basata su dichiarazioni date liberamente dai cittadini maggiorenni. Chiaramente non si pu essere totalmente certi delle affermazioni rese, ed anche per questo bisogna essere molto calmi nel considerare i risultati dei dati raccolti. Invece, si pu essere molto pi certi delle DICHIARAZIONI IMPLICITE DI FEDE RELIGIOSA. Con lAccordo stipulato il 15 Novembre del 1984 si previsto che ogni cittadino avrebbe la possibilit di destinare una parte della quota del gettito dellIRPEF (l8 per mille) a favore di quelle confessioni religiose che hanno stipulato Intese con lo Stato (inclusa la Chiesa cattolica): in questo modo si pu sapere qual la religione professata dallindividuo senza procedere a schedatura (vietata dalla Costituzione) poich tale dichiarazione facoltativa e volontaria, ed inoltre la decisione di destinare parte dei propri contributi ad una determinata confessione religiosa non implica obbligatoriamente che quella scelta sia la confessione professata. Fino al 1985, cio fino a quando rimasto in vigore il Concordato del 1929, il SISTEMA DELLISTRUZIONE RELIGIOSA nelle scuole pubbliche ha avuto una impronta confessionistica (chiaramente orientata verso linsegnamento cattolico): i non cattolici e i non credenti potevano ottenere per i propri figli la dispensa allinsegnamento religioso. Ma questo sistema risultava chiaramente in contrasto con i principi contenuti negli art. 3, 8, 19 e 21 della Costituzione in quanto linsegnamento della religione cattolica era obbligatorio e chi chiedeva la dispensa si autodiscriminava. Con lentrata in vigore dellAccordo del 18 Febbraio 1984, il sistema stato cambiato. Secondo tale Accordo, lo Stato continuer ad assicurare linsegnamento della religione cattolica nelle scuole pubbliche non universitarie, riconoscendo il valore della cultura
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religiosa e tenendo conto che i principi del cattolicesimo fanno parte del patrimonio storico del patrimonio italiano. Quindi, adesso la religione cattolica non considerata come religione dello Stato, ma come valore culturale: il suo insegnamento non obbligatorio ma facoltativo, tant che al momento delliscrizione gli studenti o i loro genitori devono decidere se avvalersi o meno di tale insegnamento. In linea di principio, il nuovo sistema sembra conforme alle norme che garantiscono la libert religiosa, in quanto stata eliminata l'obbligatoriet dell'insegnamento: ma essa non risulta esente da problemi. Quello pi frequente riguarda il programma scolastico della materia religiosa: infatti, secondo alcuni ci sarebbe bisogno di una riforma dei programmi per offrire un panorama esauriente di tutte le credenze (sia religiose che areligiose) e dellateismo. Nel nostro ordinamento processuale, le norme che prevedono il GIURAMENTO DEI TESTIMONI imponevano di dire la verit essendo consapevoli della responsabilit della loro testimonianza davanti a Dio. Questo violava la libert religiosa degli atei, poich giurando con quella formula erano obbligati a dichiarare di credere nellesistenza di un essere superiore. Per questo motivo, nel 1960 la Corte Costituzionale ha dichiarato lillegittimit della formula del giuramento nella parte in cui si richiamava la responsabilit del dichiarante davanti a Dio. Con lentrata in vigore della nuova disciplina del PROCESSO PENALE questo problema stato completamente superato, in quanto questo nuovo sistema non prevede pi che i testimoni prestino un giuramento; il giudice, una volta avvertito il dichiarante dei rischi che potrebbe incorrere dichiarando il falso o adottando una posizione reticente, lo invita a rendere una dichiarazione in cui il testimone si impegna a dire tutta la verit e a non nascondere nessun avvenimento. Nel processo civile, per, continuavano ad esistere questi problemi perch il giuramento dei testimoni era sempre previsto. Sennonch la Corte Costituzionale ha ritenuto irragionevole il diverso trattamento riservato ai testimoni nel processo civile e in quello penale e ha dichiarato illegittimo lart. 251 del c.p.c. (che prevedeva il giuramento): cos il giudice istruttore deve invitare il dichiarante a lasciare una dichiarazione dove si impegna a dire la verit e a non nascondere alcun fatto. La PROFESSIONE DI FEDE DEL GRUPPO SOCIALE comporta (per il gruppo) il diritto sia di affermare i propri principi, sia di manifestare la propria adesione ai gruppi che accettino lo stesso credo, sia di distinguersi da quelli che accettino principi religiosi in tutto o in parte diversi: in poche parole, viene affermato il DIRITTO ALLA PROPRIA IDENTIT. Questo una manifestazione essenziale dellautonomia del gruppo sociale totalmente garantito dagli art. 7 e 8, 2 e 3 comma Cost., i quali rendono inammissibile qualsiasi interferenza sui principi professati dal gruppo. Siccome la Costituzione non dice esplicitamente quali sono quei principi che possono far parte della professione di fede, compito delloperatore giuridico quello di tener conto del sentir comune, condizionato dalla cultura e dalle tradizioni. Pensiamo al nostro Paese: data linfluenza del cristianesimo, per fede religiosa si intende la fede in un essere perfetto e soprannaturale che voglia il bene degli uomini. I
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nella nostra Costituzione: n quello dellordine pubblico, n quello del buon costume (che viene richiesto per lesecuzione dei riti, ma non per i principi).
PRINCIPI RELIGIOSI NON INCONTRANO LIMITI

Per quanto riguarda lOBIEZIONE DI COSCIENZA, questo un problema che rientra nellambito del compimento di quei doveri che sono imposti dallordinamento. Anche se un individuo segue i principi di una determinata confessione religiosa i quali escludono determinati comportamenti dei propri aderenti, se tali comportamenti sono imposti dalla legge nessuno pu sottrarsi. Tuttavia, il diritto di libert religiosa (intesa come diritto di seguire i dettami della propria coscienza) si espande tutte le volte in cui lordinamento, pur imponendo un obbligo, prevede che il singolo possa esserne esonerato (con clausole di salvaguardia pi o meno ampie). La legge n. 772 del 15 Dicembre 1972 ha riconosciuto lobiezione di coscienza degli obbligati alla leva militare che dichiarino di essere contrari alluso personale delle armi per motivi di coscienza; conseguentemente, la legge n. 958 del 24 Dicembre 1986 ha parificato il servizio civile sostitutivo al servizio militare, poich si tratta di due modi analoghi di adempiere al dovere di difendere la patria. Ogni confessione religiosa ha i suoi GIORNI FESTIVI. Per la Chiesa cattolica e altre confessioni cristiane il giorno festivo il giorno del Signore, ossia la domenica, insieme ad altre festivit (fisse e mobili); per gli ebrei ed alcune confessioni cristiane il giorno festivo il sabato; per i musulmani il venerd. IL RISPETTO DEI GIORNI FESTIVI UN OBBLIGO DI COSCIENZA DEI CREDENTI. Con lAccordo del 1984 fra lItalia e la Santa Sede, sono stati riconosciuti come giorni festivi tutte le domeniche e le altre festivit religiose determinate dintesa tra le parti. In quanto, ipoteticamente, le festivit religiose riguardano tutti i cittadini, queste vanno a formare il calendario comune. Ma la stessa cosa accade per le confessioni religiose diverse da quella cattolica: per questo motivo la materia dei giorni festivi stata disciplinata (mediante Intese) con delle variazioni rispetto alle previsioni della Chiesa cattolica. Questa situazione ha portato al riconoscimento di alcune festivit che prima non erano contemplate. LESERCIZIO DEL CULTO in privato e in pubblico pienamente garantito dallart. 19 Cost.: ma mentre lesercizio in privato non d luogo a problemi, lesercizio in pubblico pu crearne qualcuno. LESERCIZIO IN PUBBLICO DEL CULTO comporta lapertura di luoghi destinati a tale scopo (chiese, moschee, sinagoghe, ecc.) e lesercizio del diritto di riunione garantito dallart. 17 Cost. lapertura dei luoghi di culto un problema molto delicato che riguarda luguale misura di libert garantita a tutte le confessioni dal 1 comma dellart. 8 Cost.. Invece, anni addietro, le confessioni di minoranza non avevano un vero e proprio diritto ad aprire templi: loro dovevano chiedere il permesso allautorit governativa e, una volta ottenuta questa, potevano professare la loro religione solo in presenza di un ministro del culto approvato; in caso di mancanza del ministro del culto, si doveva avvertire la polizia (come avviene per tutte le riunioni). Ancora: nel caso in cui lo svolgimento delle riunioni delle confessioni di minoranza avveniva fuori da un edificio di culto autorizzato dal governo, spettava alla polizia locale decidere di fermarle nei casi in cui si andava
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contro la legge (ordine pubblico, moralit, sanit pubblica). Inizialmente, questo modo di vedere le cose non mut con lentrata in vigore della Costituzione (tant che non si ritenevano applicabili gli art. 17 e 19); alla sostanziale disapplicazione delle norme costituzionali reag con vigore gran parte della giurisprudenza. Questa ritenne che le norme dellart. 17 e dellart. 19 Cost., essendo precettive, avessero abrogato le norme precedenti che limitavano la libert di culto: perci non vi era nessuna ragione per non utilizzare tali norme. Comunque, dobbiamo ricordare che solo con lentrata in funzione della Corte Costituzionale ha avuto una concreta realizzazione la libert dei non cattolici di aprire uffici al culto pubblico e di tenere riunioni in luogo aperto al pubblico. Per, in questo campo, esistono ancora delle disparit di trattamento tra confessione cattolica e confessioni di minoranza: lart. 831 del c.c. tutela con il vincolo dellindisponibilit gli edifici destinati allesercizio pubblico del culto, ma solo per il culto cattolico. Altri problemi che si presentano allapertura di nuovi luoghi di culto per le confessioni di minoranza vengono creati dalle norme in materia urbanistica ed edilizia: infatti, per la costruzione di tali edifici o per la destinazione a luogo di culto di un edificio gi esistente, bisogna ottenere la prescritta concessione del sindaco. Il compito delle autorit comunali quello di soddisfare le esigenze delle confessioni di minoranza al pari di quelle della Chiesa cattolica. Come abbiamo gi visto, stata la Costituzione ad eliminare lavversione nei confronti delle minoranze religiose imponendo la libert e luguaglianza giuridica di esse. Unico LIMITE presente nella Carta che le attivit svolte dalle confessioni religiose non siano contrarie al BUON COSTUME. Invece non costituiscono un limite per lesercizio dei riti di culto n il cos detto ordine pubblico, n tanto meno possono essere sottoposti a controllo i principi professati dalle varie confessioni: quindi, lunico limite che questi ultimi devono essere conformi al buon costume. Il limite del buon costume appare pi teorico che pratico, in quanto nel nostro Paese non ci sono mai state formazioni confessionali che compiono atti contrari a tale limite. Anche se la confessione religiosa predicasse il compimento di azioni contrarie al buon costume, senza per effettuare riti di iniziazione di tali pratiche e senza esigere obbligatoriamente lapplicazione di tali azioni dai loro aderenti, essa completamente libera di farlo a norma dellart. 19 Cost.. Solo se queste azioni fossero compiute in un luogo pubblico, allora scatterebbe lintervento della forza pubblica per impedire tali azioni. Il limite del buon costume non comporta controlli preventivi: la Corte Costituzionale ha escluso che la polizia possa vietare, in via preventiva, riti religiosi contrari al buon costume. Solo dopo che si verificata una prima trasgressione a questo limite ci potr essere lintervento dellautorit di polizia, con il conseguente divieto a non ripetere quelle determinate azioni: ma, prima di quel momento, il controllo preventivo non potr essere esercitato. Per ci che riguarda le ASSOCIAZIONI A CARATTERE RELIGIOSO possiamo affermare che esse sono protette e disciplinate dallart. 18 Cost.: questo significa che per la loro formazione o per ladesione ad esse non c bisogno di alcun provvedimento autorizzativo da parte
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dello Stato. Per, questo significa anche che lo Stato possa informarsi sulle attivit di questa associazione per assicurarsi che non si tratti di unassociazione segreta (cio vietata dalla Costituzione). Essendo delle associazioni lecite, lo Stato non pu permettersi di interferire nelle decisioni prese da questi; se avvenisse ci, lo Stato violerebbe lart. 19 Cost. interferendo sulla libert della associazione. Possono aversi delle controversie quando vengono create nuove associazioni senza che vi sia alcun controllo preventivo da parte dello Stato; una potrebbe riguardare la denominazione che una nuova associazione intende darsi. Infatti, nel caso in cui questa nuova associazione avesse la pretesa di collegarsi con unaltra confessione religiosa e i rappresentanti di questa confessione fossero contrari, la nuova associazione non potrebbe denominarsi in quel modo. Ci avviene perch lart. 19, oltre a garantire la possibilit di creare nuove associazioni, garantisce anche lidentit delle associazioni preesistenti. Il problema del rapporto tra organizzazione preesistente e associazione nuova (in particolar modo se dissidente) avviene molto spesso in materia religiosa. Questo il cos detto fenomeno della DISSIDENZA che non mira alla creazione di nuovi organismi confessionali, ma cerca di operare allinterno di una confessione religiosa con lintento di riformarla. Anche la LIBERT DI PROPAGANDA E DI PROSELITISMO garantita a tutti dallart. 19 Cost.; tuttavia dobbiamo distinguere tra il regime riservato alla Chiesa cattolica e quello riservato alle altre minoranze religiose. Senza dubbio, la religione cattolica ha usufruito tantissimo di questo diritto sia prima dellavvento della Costituzione (in base al Concordato del Laterano), sia dopo la stipulazione dellAccordo del 18 Febbraio 1984. Qui, lart. 2 garantisce ai cattolici e alle loro organizzazioni la libert di manifestare il proprio pensiero con ogni mezzo. Le minoranze religiose, invece, non sempre hanno potuto esercitare il diritto di propaganda. Questo fenomeno era facilmente rilevabile prima dellentrata in vigore della Costituzione; ma anche dopo, la diversit di trattamento tra Chiesa cattolica e confessioni di minoranza rimasta evidente. Pensiamo al fatto che vige ancora oggi lart. 402 c.p. che punisce per vilipendio della religione cattolica colui che neghi drasticamente (e senza motivazione) i dogmi affermati dalla Chiesa e i suoi riti. In base a tale norma, gli appartenenti alle confessioni di minoranza non possono criticare immotivatamente la Chiesa cattolica e non possono usare quegli slogan che rappresentano il modo pi semplice comune di fare propaganda. Non solo: la giurisprudenza ha riconosciuto il diritto di poter criticare la religione cattolica solo a seguito di studi condotti con seriet e preparazione. Questo significa che solo i teologi sono liberi di poter criticare i principi della Chiesa cattolica: ma questo stato di cose contrasta con le disposizioni contenute nellart. 19 Cost., il quale d a tutti la libert di poter propagandare (e quindi di poter criticare la Chiesa cattolica). Unaltra libert molto importante a favore delle confessioni religiose la LIBERT DI CORRISPONDENZA, garantita dallart. 15 Cost. : cio la libert di comunicare con i proprio fedeli e con i terzi, anche per ci che sia ritenuto necessario al fine del governo del gruppo sociale. Questa libert comprende anche la facolt di poter pubblicare atti o
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provvedimenti; perci, essendo questa una libera manifestazione del proprio pensiero, essa garantita anche dallart. 21 Cost.. Quando un atto di governo di una determinata comunit confessionale viene pubblicato, suscettibile di essere valutato dallordinamento statuale come libera manifestazione del pensiero; latto avr contenuto lecito se esso non contrasti con i valori garantiti dalla Costituzione; avr contenuto illecito nel momento in cui esso provochi un contrasto con questi valori. Infine ricordiamo che si ha DIFETTO DI GIURISDIZIONE DELLO STATO quando lo Stato non pu intervenire nelle decisioni deliberate allinterno di una determinata associazione (pensiamo allallontanamento di un individuo). Per quanto riguarda la TUTELA PENALE DELLA LIBERT RELIGIOSA, ricordiamo che il codice penale del 1930 puniva i delitti contro la religione dello Stato e i culti ammessi: i delitti non erano visti come delitti contro la libert religiosa, ma come offese arrecate al SENTIMENTO RELIGIOSO. Oggigiorno non possiamo negare che le norme penali, oltre a proteggere il sentimento religioso, attuano una garanzia pi completa della libert religiosa. Tale libert, accanto alla libert di voto, una delle poche ad essere tutelata con norme penali specifiche: infatti, tutte le altre libert sono tutelate da norme penali generali. Esclusa lammissibilit di qualsiasi norma penale che miri a garantire dalle offese questa o quella ideologia religiosa, la tutela penale specifica della libert da noi considerata non d luogo a problemi di legittimit costituzionale, dove sia rispettata luguaglianza di tutte le confessioni e di tutti i cittadini. Il fatto che in Italia esistano delle norme penali speciali a tutela della libert religiosa, rendono ancora pi evidente che il nostro Stato non pu essere considerato separatista, ma tanto meno pu essere considerato confessionista: per questo molti hanno osservato che lo Stato occupi una posizione neo-giurisdizionalista. Comunque, gli articoli 402-406 c.p. sono stati messi in crisi dal Protocollo addizionale allAccordo del 1984, il quale ha dichiarato non pi in vigore il principio secondo cui la religione cattolica fosse la religione dello Stato. A rigor di logica, questa affermazione dovrebbe comportare il venir meno della tutela dal vilipendio prevista dallart. 402 c.p. a favore dei principi dogmatici di tale religione, in quanto religione dello Stato: se non vi pi una religione di Stato, viene a mancare loggetto del reato delineato nellart. 402 c.p. visto sopra. La CORTE COSTITUZIONALE, dopo la stipulazione del Protocollo addizionale, ha ammesso che venuto meno il significato originario dellespressione religione dello Stato in quanto tale espressione, allinterno dellart. 724 c.p. avrebbe assunto il diverso significato di religione cattolica. La CORTE DI CASSAZIONE, invece, ritiene lart. 724 c.p. ancora in vigore perch tutela il sentimento religioso dei cattolici, i quali costituiscono la maggioranza dei cittadini dello Stato. Qui scatta una dura critica: se la legge deve curare la difesa dei sentimenti in materia di religione, poich tutte le confessioni godono di unuguale misura di libert (art. 8 Cost.) e i singoli di una misura paritaria di libert religiosa (art. 19 Cost.), anche i sentimenti religiosi di tutti devono essere ugualmente tutelati in sede penale. Limitando tale tutela solo ai cittadini appartenenti alla confessione
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di maggioranza, gli appartenenti alle confessioni di minoranza non godono della libert religiosa nella stessa misura. Conseguentemente, la Corte Costituzionale ritornata a valutare lart. 724 c.p. e ne ha dichiarato lillegittimit costituzionale; inoltre ne ha manipolato la formula, eliminando le parole o i Simboli o le Persone venerati nella religione dello Stato. La prima parte della formula, invece, rimasta in vigore perch la punizione della bestemmia contro la Divinit in genere protegge tutti i credenti e tutte le confessioni religiose (senza distinzioni o discriminazioni) dalle espressioni oltraggiose. La necessit di tutelare paritariamente tutte le manifestazioni del sentimento religioso stata ribadita nella legge n. 101 del 1989. Essa assicura in sede penale la parit di tutela del sentimento religioso e dei diritti di libert religiosa, senza discriminazioni tra cittadini e tra culti; infine ricordiamo che questa legge deve essere applicata quando si tratta di interpretare gli art. 402-406 e 724 c.p.. Come abbiamo gi potuto osservare in precedenza, di rilevante importanza per il diritto alla libert religiosa risulta essere lart. 20 Cost.: IL CARATTERE ECCLESIASTICO E IL FINE DI RELIGIONE O DI CULTO DUNA ASSOCIAZIONE OD ISTITUZIONE NON POSSONO ESSERE CAUSA DI SPECIALI LIMITAZIONI LEGISLATIVE, N DI SPECIALI GRAVAMI FISCALI PER LA SUA COSTITUZIONE, CAPACIT GIURIDICA ED OGNI FORMA DI ATTIVIT. Con tale disposizione, la Costituzione ha voluto garantire la facolt dei singoli e delle confessioni religiose di dare vita ad ENTI ESPONENZIALI: cio ad associazioni ed istituzioni aventi carattere ecclesiastico e fine di religione o di culto. Questi enti non devono essere discriminati dal legislatore rispetto ad associazioni di diritto comune. Lesistenza di tale norma sta a significare che la legge potrebbe attribuire a tali enti una posizione simile a quella degli enti pubblici, e che le norme dettate per questi possano essere applicabili anche agli enti ecclesiastici (sempre che non ne derivino limitazioni). La disposizione, come detto, tutela ASSOCIAZIONI ED ISTITUZIONI AVENTI CARATTERE ECCLESIASTICO E FINE DI RELIGIONE O CULTO; secondo la dottrina, questa garanzia riguarda tutti gli enti che sono generati dalle confessioni religiose. Inizialmente, con carattere ecclesiastico si intendevano solo gli enti della Chiesa cattolica, mentre adesso sono compresi anche tutti quegli enti che appartengono ad una Chiesa (anche diversa da quella cattolica). Lart. 20 Cost. tutela tutti gli enti con fine di religione o di culto, sia che abbiano o che non abbiano ottenuto il riconoscimento della personalit giuridica: non pensabile che essa tuteli solo gli enti riconosciuti, anche perch tale norma protegge e garantisce anche il momento di formazione dellorganismo e dellacquisto della personalit giuridica. Uno degli effetti provocati ad questo articolo il RICONOSCIMENTO DELLA PERSONALIT GIURIDICA AGLI ENTI DELLA CHIESA CATTOLICA. Le disposizioni concordatarie del 1929 avrebbero ammesso il riconoscimento della personalit giuridica solo degli enti ecclesiastici esplicitamente previsti dalla legislazione del Concordato; invece, con lavvento della Costituzione, stato consentito allautorit governativa di attribuire la personalit giuridica di diritto comune agli enti ecclesiastici che non avessero i requisiti per ottenere il riconoscimento ai sensi della legislazione di origine concordataria.
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Concludendo, sottolineiamo che lart. 20 Cost. esclude che il legislatore ordinario possa approvare leggi che privino gli enti ecclesiastici (o con fine di religione o culto) della personalit. Limportanza dellart. 20 Cost. risulta anche quando prendiamo in esame lAMMINISTRAZIONE DEGLI ENTI ECCLESIASTICI O CON FINE DI RELIGIONE O CULTO: in particolare, esso influisce sulla misura di libert religiosa di cui queste possono godere e disporre. Anche dopo lAccordo del 18 Febbraio 1984 fra lItalia e la Santa Sede, rimase intatto il controllo statale sugli acquisti degli enti (per i quali si applicavano le leggi civili relative alle persone giuridiche); ma, quando furono avviate le riforme nellamministrazione pubblica, tutte le norme sul controllo degli acquisti degli enti furono abrogate. Questo valeva anche per gli enti ecclesiastici. Sempre per quanto riguarda gli enti ecclesiastici, cessato il 1 Gennaio 1986 il controllo sugli atti eccedenti lordinaria amministrazione previsto dalle disposizioni concordatarie. Il DIVIETO DELLAPPROVAZIONE DI SPECIALI GRAVAMI FISCALI d luogo a due diversi problemi: il primo riguarda il rapporto tra lart. 20 Cost. e le altre norme costituzionali riguardanti la materia dei tributi; il secondo problema riguarda gli effetti giuridici del divieto stesso. Per quanto riguarda il PRIMO PROBLEMA, sembra esatta lopinione che considera la norma in esame come lapplicazione del principio della capacit contributiva fissato dallart. 53 Cost.: quindi. la capacit contributiva di essi non influenzata dalla qualificazione o dai fini confessionali. Invece, per quanto riguarda il SECONDO PROBLEMA, ricordiamo che la norma considerata esclude la possibilit di introdurre un qualsiasi tributo speciale a carico dei beni degli enti stessi: anche per questo lo Stato non pu introdurre dei gravami fiscali per poi operare una ridistribuzione delle risorse tra gli enti di tutte le confessioni religiose. La norma che stiamo considerando non impedisce che lo Stato possa attribuire efficacia civile ad un tributo introdotto da unautorit religiosa agli appartenenti alla propria confessione e agli ad essa collegata; in poche parole, le confessioni religiose sono libere di conseguire un contributo finanziario dai propri aderenti e dagli enti ad esse collegati.

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CAPITOLO VII: LA SANTA SEDE


LO

STATO CITT

DEL

VATICANO

I rapporti tra lItalia e la Chiesa cattolica sono sempre stati a dir poco particolari: ci perch nel territorio italiano vi il governo centrale della Chiesa, ossia la SANTA SEDE. Lespressione Santa Sede ha due significati: in senso stretto, indica lufficio del Sommo Pontefice; in senso lato, indica tutti gli uffici e gli istituti della Curia romana che collaborano con il Papa. Nellordinamento italiano, la Santa Sede un ente dotato di personalit giuridica anche nel settore dei rapporti di diritto privato. La posizione della persona giuridica Santa Sede nel diritto italiano simile a quella di un ente ecclesiastico: dico simile perch essa occupa una posizione sui generis dovuta alla diversit della personalit giuridica in questione. Da ci, deduciamo che la Santa Sede non tenuta agli adempimenti previsti dalle norme sugli enti ecclesiastici. Per quanto riguarda I RAPPORTI TRA LO STATO E LA SANTA SEDE, dobbiamo dire che sino allet del Risorgimento non vi erano stati problemi che riguardassero Roma: questo perch il Pontefice era contemporaneamente anche il sovrano temporale del luogo in cui operava il governo centrale della Chiesa cattolica. Il problema sorse quando si stava per raggiungere lunit dItalia, e precisamente tra il 1850 e il 1870. Gli eventi del Settembre 1870 congiunsero Roma allItalia: ma labbattimento dello Stato pontificio port alla cos detta QUESTIONE ROMANA. Lo Stato cerc di risolvere il problema emanando una legge unilaterale (legge n. 214 del 1871) che, come primo titolo, conteneva le prerogative del Sommo Pontefice e della Santa Sede: la Chiesa, per, non accett questa soluzione. Comunque, la LEGGE SULLE GUARENTIGIE PONTIFICIE (anche se osservata unilateralmente dallo Stato) ha assicurato alla Santa Sede la piena libert di svolgere la sua missione fino al 7 Giugno 1929, data di nascita dello STATO CITT DEL VATICANO. In questi sessantanni di perdita del potere temporale, la Chiesa si accorse che tale avvenimento fu provvidenziale: difatti, con la liberazione da tale potere, la sua azione nel campo religioso aveva guadagnato slancio anche fuori dal mondo cattolico. Probabilmente per questo che la Santa Sede, per la soluzione della questione romana, non ha chiesto il ripristino di tale sovranit territoriale; cio la Chiesa non voleva pi assumersi il peso di governare uno Stato vero e proprio. Le GARANZIE REALI riguardano lambito territoriale in cui si svolge il governo centrale della Chiesa cattolica, in regime di assoluta immunit da qualsiasi controllo proveniente dallesterno. La legge n. 214 del 1871 aveva stabilito che il Papa avrebbe continuato a godere dei palazzi apostolici del Vaticano e del Laterano (con tutti i giardini, gli edifici e terreni annessi), compresi i musei e la biblioteca. Proprio perch destinati al godimento del Papa, questi beni erano collocati tra i beni del patrimonio indisponibile dello Stato. Il Trattato del Laterano del 1929 per la creazione dello Stato Citt del Vaticano, riconobbe alla Santa Sede la piena propriet e lassoluta potest e giurisdizione sovrana sul
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Vaticano. Quindi, da questo momento in poi, il governo italiano non poteva pi interferire nelle decisioni prese allinterno dello Stato Citt del Vaticano: inoltre, il Trattato ha stabilito il perimetro esterno della Citt Stato e ha tutelato lo spazio aereo sovrastante il proprio territorio, vietando a qualsiasi aeromobile di poter trasvolare nei suoi cieli. chiaro che ci sono delle DIFFERENZE tra il regime apportato dalla legge n. 214 del 1871 e quello del Trattato del 1929. Nel primo caso, la Santa Sede aveva solo il godimento dei palazzi apostolici e degli edifici ricordati: quindi non ne aveva la disponibilit, poich si trattava di beni di propriet dello Stato. Dopo il Trattato, il Palazzo Vaticano con tutte le sue pertinenze e i suoi accessori diventato piena propriet della Santa Sede (ente sovrano su quel territorio). Lo Stato Citt del Vaticano presenta alcune sostanziali differenze in confronto a tutti gli altri Stati. In primo luogo lo SCV non stato creato per provvedere allorganizzazione sociale dei suoi cittadini, ma per assicurare alla Santa Sede unindipendenza assoluta e per garantire ad essa una sovranit indiscutibile nel campo internazionale. Quindi possiamo affermare che lo SCV lo strumento per garantire alla Santa Sede la libert e lindipendenza della missione religiosa. Infine, ricordiamo che lo SCV considerato territorio neutrale ed inviolabile. Perci possiamo definire lo SCV come uno Stato PATRIMONIALE, STRUMENTALE e NEUTRALE. Il regime vigente quello di uno Stato assoluto in cui tutti i poteri spettano al sovrano, il quale li delega a funzionari da lui nominati e a sua discrezione revocati. Lo SCV, come ogni altro Stato, oltre ad una popolazione, presenta una sua organizzazione e una sua normazione. Ci che interessa maggiormente la NORMAZIONE che fece la sua comparsa con lemanazione di 6 leggi organiche da parte della Santa Sede. La prima di queste leggi ha carattere fondamentale poich determina gli organi costituzionali dello Stato, la sfera di competenza, la bandiera, lo stemma e il sigillo ufficiale dello Stato. La seconda legge riguarda le fonti del diritto; la terza la cittadinanza e il soggiorno; la quarta lordinamento amministrativo; la quinta lordinamento economico e la sesta lordine pubblico. Per quanto riguarda lORGANIZZAZIONE del SCV, abbiamo gi visto che il Capo dello Stato il Papa: egli ha in mano tutti i poteri, e cio quello legislativo, esecutivo e giudiziario. In caso di mancanza, tali poteri spettano al Collegio dei Cardinali. Gli organi amministrativi sono: il Cardinale Segretario di Stato, il Governatore, il Consigliere generale dello Stato e la Pontificia Commissione per lo SCV. Il Trattato del Luterano ha provveduto a disciplinare i rapporti tra lItalia e lo SCV. Per quanto riguarda il TERRITORIO, non poche problemi ha causato e causa tuttora la posizione geografica dello SCV: cio, allinterno del territorio italiano. Questo problema di difficile soluzione, tant vero che non si ancora trovato un accordo.

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Invece, per quanto riguarda i RAPPORTI GIUDIZIARI tra lItalia e lo SCV esistono determinate norme a riguardo. Le sentenze pronunciate dai tribunali dello SCV potranno essere eseguite secondo le norme del diritto internazionale. Invece, nellambito della giurisdizione penale, la Santa Sede pu delegare allo Stato italiano la punizione dei delitti commessi nel territorio dello SCV; ogni volta che la Santa Sede richiede allo Stato italiano di procedere, i nostri giudici applicheranno il diritto penale italiano. Inoltre, prevista la consegna allo Stato italiano delle persone imputate di fatti ritenuti delittuosi rifugiatesi nello SCV. Un problema particolare riguarda il regime di PIAZZA SAN PIETRO, che lunica parte del perimetro vaticano che rimasta aperta al pubblico: per questo motivo, essa soggetta ai poteri di polizia delle autorit italiane (siano ai piedi della scalinata della Basilica). Quando limputato di un delitto commesso nella piazza sia stato catturato dagli agenti italiani o sia stato a questi consegnato, si considera rifugiato nel territorio italiano: dunque si proceder contro di lui senza la richiesta della Santa Sede. La NOTIFICAZIONE DEGLI ATTI in materia civile (e commerciale) nei rapporti tra lo SCV e lItalia regolata da una Convenzione con la Santa Sede. Tale convenzione prevede che, per le notificazioni da effettuare nello SCV, occorre che linteressato faccia istanza al Procuratore della Repubblica, il quale far domanda al promotore di giustizia del Tribunale di prima istanza dello stesso SCV, che provveder a notificare latto. Per le notificazioni da effettuare in Italia, i ruoli vengono invertiti. La Convenzione di cui abbiamo parlato adesso risulta importante anche per un altro motivo: infatti essa disciplina i casi in cui possono essere convenuti in giudizio in Italia la Santa sede, lo SCV e il Papa. Nei casi in cui vengano citati il Papa o la Santa Sede, la citazione deve avvenire in persona del Cardinale Segretario di Stato; se la citazione in giudizio riguarda lo SCV, la citazione va fatta in persona del Governatore. Da questo accordo si deduce che la Chiesa abbia rinunciato al PRIVILEGIO DEL FORO CIVILE, ossia allimmunit giurisdizionale dei suoi soggetti nei riguardi dello Stato italiano. Le altre GARANZIE REALI riconosciute dal Trattato del 1929 riguardano (oltre alla piena propriet delle Basiliche patriarcali di San Giovanni in Laterano, Santa Maria Maggiore e San Paolo, del Palazzo Pontificio e di Castel Gandolfo) il RICONOSCIMENTO a tali immobili DELLE IMMUNIT previste dal diritto internazionale per le sedi degli agenti diplomatici. La stessa garanzia vale anche per gli uffici della Santa Sede non ubicati nel territorio dello SCV. I fatti giuridicamente rilevanti (leciti o illeciti) che avvengono in tali edifici sono di competenza dellautorit italiane. Chi nascesse in tali luoghi, nascerebbe in Italia; la successione di chi abbia domicilio in tali edifici si apre in Italia; un reato commesso in questi edifici, stato commesso in territorio italiano ed perseguito dalle leggi italiane. Comunque, se confrontati con altri immobili, la garanzia riguarda lesclusione dellassoggettamento a vincoli o a espropriazione per pubblico ufficio, e lesenzione da tributi ordinari e straordinari.
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Oltre alle guarentigie reali, esistono anche le GUARENTIGIE PERSONALI. In primo luogo, esse riguardano la figura del Papa. Egli, con labbattimento dello Stato pontificio, aveva perduto la qualit di Capo dello Stato ed era divenuto un cittadino italiano in una posizione particolarissima: cio, egli era un cittadino dotato delle prerogative e delle garanzie di un sovrano (legge n. 214 del 1871). A questa situazione pose fine il Trattato del Laterano del 1929, riconoscendo la sovranit della Santa Sede nel campo internazionale. Lo stesso documento considera SACRA E INVIOLABILE LA PERSONA DEL SOMMO PONTEFICE e ne parifica la tutela penale a quella del Presidente della Repubblica. Qualificando la persona del Papa sacra e inviolabile, la legge ha prima di tutto escluso che a questi possa essere applicata la legge penale: cio, al Papa manca del tutto la capacit di diritto penale. In secondo luogo, per la tutela del Pontefice da attentati ed offese, la sua parificazione al Capo dello Stato implica lutilizzo degli art. 276-282 e 301-303 c.p.. Concludendo, grazie alle disposizioni contenute nel Trattato, il Papa un vero proprio sovrano con una limitata potest territoriale: perci a questi vengono riconosciute le garanzie competenti al Capo di uno Stato (con le varianti viste in precedenza). Le guarentigie personali non riguardano solo il Papa, ma anche tutti coloro i quali partecipano allattivit della Santa Sede secondo le funzioni ad essi attribuite. Gi la legge n. 241 del 1871 aveva previsto lobbligo dello Stato di assicurare la libert del Papa, dei conclavi e dei concili ecumenici. Nessun pubblico ufficiale poteva introdursi nei luoghi di residenza del Papa o dove fosse adunato un conclave o un concilio (se non mediante lautorizzazione del Papa); nessuna autorit giudiziaria poteva impedire o limitare la libert personale dei Cardinali. Analoghe garanzie vennero successivamente riconosciute anche dal Trattato del Laterano, che aggiunse altri riconoscimenti ed esenzioni. Ad esempio, ha parificato i Cardinali ai principi del sangue, ossia ai principi che nelle case reali spettava il posto immediatamente successivo a quello del re; dunque, nellordine delle precedenze, i Cardinali vengono subito dopo il Presidente della Repubblica. Inoltre i Cardinali, se devono testimoniare ad un processo civile, hanno il diritto di rendere le deposizioni a domicilio o nel luogo da essi scelto. Infine ricordiamo che i Cardinali non residenti nello SCV sono comunque cittadini vaticani. Le garanzie che riguardano il LIBERO ESERCIZIO DELLA POTEST DI MAGISTERO, previste a favore della Santa Sede, sono menzionate nellAccordo del 18 Febbraio 1984. Questo documento, oltre a riconoscere alla Chiesa la piena libert di svolgere la sua missione, ha riconosciuto ad essa la libert di esercizio del magistero e del ministero spirituale, nonch della giurisdizione in materia ecclesiastica. NellAccordo viene assicurata anche la libert di comunicazione e di corrispondenza fra la Santa Sede, la Conferenza Episcopale Italiana, le Conferenze Episcopali regionali, i Vescovi, il clero e i fedeli; anche garantita la libert di pubblicazione e diffusione degli atti e documenti relativi alla missione della Chiesa. Lo Stato , per questi motivi, tenuto ad astenersi da ogni interferenza o ingerenza in questi diritti.

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Unaltra importante norma contenuta nel Trattato del 1929 afferma che gli ENTI CENTRALI DELLA CHIESA sono esenti da ogni ingerenza da parte dello Stato e dalla conversione nei riguardi dei beni immobili. Gli enti centrali della Chiesa sono gli ORGANISMI CHE COSTITUISCONO LA CURIA ROMANA, i quali provvedono al governo supremo della Chiesa. Essi sono: le Congregazioni, i Tribunali e gli Uffici della Santa Sede. La centralit degli enti riferita alla struttura dellorganizzazione della Santa Sede per lo svolgimento della sua missione spirituale nel mondo. Per altri, invece la locuzione enti centrali equivale a enti pontifici, ossia enti gestiti direttamente dalla Santa Sede, anche se autonomi rispetto agli enti e agli uffici della Curia romana. Tali enti ( centrali o pontifici che siano), quando svolgono la loro attivit allinterno dello SCV o in edifici immuni, sfuggono a qualsiasi ingerenza da parte dello Stato poich operano in un territorio dove non vige la potest dellordinamento italiano. Ma la garanzia di non ingerenza non comporta limmunit dalla giurisdizione italiana di tali enti nel momento in cui essi compiano atti rilevanti nellordinamento dello Stato; lo stesso vale per i loro amministratori o responsabili (che cadono sotto la giurisdizione penale dello Stato in caso di imputazioni di reato commesso in territorio italiano). Invece, sfuggono al giudice ordinario tutti gli atti della Santa Sede (in quanto manifestazioni della sua potest dordine e di regime) e lopera degli ecclesiastici che abbiano partecipato allemanazione di essi. Per i dipendenti vaticani previsto un TRATTAMENTO FISCALE DI FAVORE. In primo luogo ricordiamo che le retribuzioni corrisposti dalla Santa Sede e dagli enti centrali e pontifici della Chiesa sono esenti da qualsiasi tributo nei confronti dello Stato italiano e di ogni altro ente. Riconosciuto il grande valore morale contenuto nel lavoro, la Santa Sede ha istituito un UFFICIO DEL LAVORO DELLA SEDE APOSTOLICA: la sua attivit riguarda il lavoro prestato alle dipendenze della Curia romana, dello SCV e di enti amministrati direttamente dalla Santa Sede. A volte sorgono dei problemi inerenti al regime dei rapporti di lavoro dei dipendenti della Santa Sede, operanti in territorio italiano, con riferimento alla giurisdizione dello Stato sulle controversie cui possono dar luogo. La regola qui usata la stessa che vale per i dipendenti italiani in ambasciate straniere. Bisogna distinguere se limpiegato svolge una funzione istituzionale propria dellorganizzazione a cui appartiene (e quindi sfugge alla giurisdizione statale) o unattivit che potrebbe essere prestata presso un qualsiasi altro datore di lavoro.

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CAPITOLO VIII: GLI ENTI

DELLE

CONFESSIONI RELIGIOSE

Abbiamo gi osservato che le confessioni religiose non sono (di norma) dotate di PERSONALIT GIURIDICA nellordinamento italiano. invece hanno personalit giuridica gli enti creati da tali confessioni. Ma non sempre lo Stato ha riconosciuto la personalit giuridica agli enti delle confessioni religiose. Attualmente, non esistono dei freni per lesistenza e il riconoscimento giuridico di enti confessionali, che pu avvenire o mediante norme speciali o in base al diritto comune. Nel nostro ordinamento, la personalit giuridica degli enti riconosciuta in tre modi: 1) per legge, quando e il legislatore a riconoscere la personalit; 2) lente, costituito secondo uno schema previsto dalla legge, ottiene la personalit quando il suo atto costitutivo viene riconosciuto conforme alla legge dallautorit giudiziaria e viene trascritto in un apposito registro; 3) di volta in volta, con apposito provvedimento governativo di riconoscimento della personalit giuridica, emesso nella forma di decreto ministeriale. Di regola, gli enti ecclesiastici ottengono il riconoscimento in base alla terza delle modalit indicate, cio con decreto del Ministro dellinterno. Ma non mancano gli enti che hanno tale personalit sia per antico possesso di stato, sia secondo la prima delle modalit indicate Sono dotate di PERSONALIT GIURIDICA PER ANTICO POSSESSO DI STATO nellordinamento italiano la Santa Sede (e gli altri enti ecclesiastici) e la Tavola valdese. Hanno ottenuto la PERSONALIT GIURIDICA PER LEGGE le Comunit israelitiche, la Conferenza Episcopale Italiana, le Chiese avventiste e le Comunit evangeliche luterane. Tutti gli enti menzionati non appartengono alla categoria degli enti assimilabile agli enti privati, ma sono organi delle confessioni religiose dotati di personalit giuridica. Invece, il riconoscimento della personalit giuridica civile per le diocesi, le parrocchie e gli Istituti per il sostentamento del clero avviene mediante un PROCEDIMENTO ABBREVIATO: esso ha accostato tali enti a quegli enti privati (come le societ di capitali) che acquistano la personalit giuridica a seguito di un giudizio di omologazione effettuato dal tribunale e delliscrizione nel registro delle imprese. Per quanto concerne il RICONOSCIMENTO DEGLI ENTI DELLA CHIESA CATTOLICA, necessario che vi siano i seguenti requisiti: a) b) c) d)
LENTE DEVE ESSERE COSTITUITO O APPROVATO DALLAUTORIT ECCLESIASTICA; LAUTORIT ECCLESIASTICA DEVE DARE IL PROPRIO ASSENSO A CHE LENTE FACCIA ISTANZA PER OTTENERE LA PERSONALIT GIURIDICA CIVILE; LENTE DEVE AVER SEDE IN ITALIA; LENTE DEVE AVERE UN FINI DI RELIGIONE O DI CULTO.

Sono considerate ATTIVIT RELIGIOSE O DI CULTO quelle dirette allesercizio del culto e alla cura delle anime; alla formazione del clero e dei religiosi; a scopi missionari; alla catechesi
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e alleducazione cristiana. Non sono considerate attivit di religione o di culto quelle di assistenza, beneficenza, istruzione, educazione e cultura e, in ogni caso, le attivit lucrative e commerciali. Il fine COSTITUTIVO ed ESSENZIALE che consente di qualificare un ente ecclesiastico civilmente riconosciuto quello che esso persegue nel concreto operare in quelle attivit religiose che abbiamo visto in precedenza. Una volta ottenuta la personalit giuridica civile,
GLI ENTI ECCLESIASTICI HANNO LONERE

in modo da rendere conoscibili le norme sul funzionamento dellente e i poteri degli organi di rappresentanza. Liscrizione dellente ecclesiastico nel registro avviene in modo differente agli altri enti: infatti, mentre gli enti semplici devono depositare latto costitutivo e lo statuto, gli enti ecclesiastici non devono depositare lo statuto, bens il decreto canonico di erezione. In questo documento dovranno risultare la denominazione, la natura e la sede dellente. Nel caso di mancanza di iscrizione nel registro entro i termini stabiliti, gli enti non sono legittimati a concludere alcun negozio giuridico finch ci non avvenga. Il
PROCEDIMENTO DI RICONOSCIMENTO DELLA PERSONALIT GIURIDICA DEGLI ENTI

DI ISCRIVERSI NEL REGISTRO DELLE PERSONE GIURIDICHE,

da parte dello Stato ha inizio con presentazione della domanda: questa deve essere effettuata da chi rappresenta lente secondo il diritto canonico, o dallautorit ecclesiastica competente. Alla domanda devono essere allegati i documenti atti a provare i requisiti necessari al riconoscimento (il provvedimento canonico di erezione e un estratto dello statuto, contenente le norme sulla struttura dellente): insieme alla domanda e ai documenti detti, deve essere allegato latto di assenso al riconoscimento manifestato dallautorit ecclesiastica competente. La domanda dovr essere presentata presso la prefettura del luogo in cui lente ha sede, in quanto questo rappresenta lorgano periferico della Direzione generale degli affari dei culti del Ministero dellinterno. Il prefetto, dopo aver istruito la pratica, la trasmette (completa di un proprio rapporto) al detto Ministero che cerca di conoscere il parere del Consiglio di Stato. Nel caso in cui vi siano tutti i requisiti previsti dalla legge, il Ministro emana il decreto con il quale concede il riconoscimento. Una volta ottenuto il riconoscimento, lente ha lonere di richiedere liscrizione nel registro delle persone giuridiche istituito presso il Tribunale sito nel capoluogo della provincia in cui lente ha sede.
ECCLESIASTICI

LACQUISTO DELLA PERSONALIT GIURIDICA DA PARTE DEGLI ENTI PRIVATI dipende da un atto totalmente discrezionale dellautorit governativa: infatti, oltre a valutare se vi siano tutte le necessarie prerogative, lautorit governativa valuta se lente sia necessario e utile e se abbia i mezzi finanziari per raggiungere i suoi scopi. Per dobbiamo valutare se gli stessi poteri siano attribuiti allautorit governativa nel riconoscimento degli enti della Chiesa cattolica. La prima cosa da notare che gli eventuali poteri discrezionali dellautorit dovranno essere esercitati nel rispetto dellart. 19 Cost. (che garantisce la libert religiosa degli enti). In secondo luogo dobbiamo ricordare che siccome gli enti della Chiesa possono appartenere a diverse categorie (associazione, fondazioni) chiaro che i poteri di valutazione dellautorit governativa cambino da caso a caso: chiaro che la valutazione riguarda la sussistenza dei requisiti.
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Una prima parte dellesame di mera legittimit: cio, si comparano i requisiti prospettati con le previsioni di legge. Invece, il requisito attinente ai fini dellente pu essere valutato sotto il profilo della legittimit solo rispetto ad alcuni enti, ma soggetto ad una valutazione di merito in altri casi. Il requisito della sufficienza del patrimonio o dei mezzi economici per il raggiungimento dei fini dellente non pu essere valutato che discrezionalmente, in quanto si tratta di un giudizio economico. Ma questo requisito irrilevante per il riconoscimento degli enti che fanno parte della costituzione gerarchica della Chiesa. Unaltra categoria di enti per i quali non occorre laccertamento della sufficienza dei mezzi quella delle associazioni in generale (istituti ecclesiastici e societ di vita comune). Per quanto riguarda il riconoscimento della personalit giuridica degli enti della Chiesa cattolica, lautorit governativa non ha il potere di effettuare una valutazione sulla loro utilit sociale: non solo perch il giudizio non le spetta, ma anche perch molto difficile che una autorit statale possa essere in grado di effettuare una valutazione del genere. Gli enti ecclesiastici civilmente riconosciuti possono essere soggetti a MODIFICAZIONI; tali modificazioni possono essere riconosciute con un procedimento uguale a quello previsto per lattribuzione della personalit giuridica. Quindi, ogni MUTAMENTO SOSTANZIALE che riguardi il fine, la destinazione dei beni e il modo di esistenza di un ente ecclesiastico deve essere riconosciuto con decreto del Ministro dellinterno (sentito il parere del Consiglio di Stato, quando occorre) per essere efficace nel diritto statale. Per quanto riguarda i MUTAMENTI DEL FINE, non facile dire quando esso sia sostanziale e quando non lo sia: il giudizio spetta allamministrazione. Invece, i MUTAMENTI DELLA DESTINAZIONE DEI BENI sono sottoposti a controllo perch rilevanti per garantire i terzi attraverso liscrizione nel registro delle persone giuridiche o, nel caso di perdita di patrimonio per un ente di tipo fondazione, per leventuale revoca del riconoscimento della personalit giuridica. Infine, per quanto riguarda i MUTAMENTI DEL MODO DI ESISTENZA DEGLI ENTI, essi attengono alla struttura della persona giuridica; essi potrebbero riguardare la circoscrizione territoriale, lunione di pi enti o lo scorporo di un ente con la sottrazione, a favore di altro, di talune attivit. Un altro fenomeno che potrebbe riguardare gli enti ecclesiastici lESTINZIONE. Gli enti ecclesiastici civilmente riconosciuti cessano di esistere quando sono soppressi dallautorit ecclesiastica o quando viene revocato il loro riconoscimento civile. Affinch lestinzione sia efficace nel diritto statale, vi deve essere liscrizione nel registro delle persone giuridiche del provvedimento ecclesiastico si estinzione. Quindi, il provvedimento canonico di estinzione o soppressione deve essere trasmesso al Ministro dellinterno: questi, con decreto, dispone liscrizione nel registro delle persone giuridiche. Ma lente ecclesiastico pu perdere la qualifica di civilmente riconosciuto (cio la personalit giuridica) anche per un provvedimento autonomo di REVOCA DEL RICONOSCIMENTO da parte dellautorit governativa. Questo avviene quando lente perde
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uno dei requisiti prescritti per il riconoscimento civile. La revoca deve essere deliberata con decreto del Ministro dellinterno (sentito il Consiglio di Stato se ce ne fosse la necessit) e, siccome avviene per iniziativa dellautorit governativa, previsto che sia sentita lautorit ecclesiastica. Infine, ricordiamo che la revoca pu avvenire solo ed esclusivamente a causa della perdita di uno dei requisiti previsti dalla legge. Il fatto che per ottenere il riconoscimento della personalit giuridica civile lente debba avere il fine costitutivo ed essenziale di religione o di culto, non implica che questi non possano svolgere tutte quelle attivit che sono considerate lecite dallordinamento statale. Chiaramente, le ATTIVIT DIVERSE da quelle di religione e di culto sono soggette totalmente alle leggi dello Stato (ambito civilistico normativo e tributario). Per non creare fraintendimenti, norme emanate recentemente hanno precisato tra le attivit diverse da quelle di religione e di culto sono comprese: la beneficenza, lassistenza, listruzione, leducazione e la cultura (oltre alle attivit commerciali o a scopo di lucro). Gli stessi principi valgono per gli enti delle confessioni religiose di minoranza. Fra le attivit non qualificate dalla legge come attivit di religione o di culto, hanno una grande importanza le attivit esistenziali svolte da enti ecclesiastici ospedalieri. fuor di dubbio che gli enti ecclesiastici che svolgono tale attivit ospedaliera non possono essere qualificati come enti pubblici. Molti e diversi sono le affermazioni circa la QUALIFICA GIURIDICA DEGLI ENTI ECCLESIASTICI. Alcuni affermano che tali enti sarebbero da considerare come se posti in mezzo tra gli enti privati e gli enti pubblici: quindi dotati di una pubblicit speciale. Altri invece affermano che tali enti sarebbero da considerare privati, altri ancora che dovrebbero essere considerati pubblici. In realt, gli enti ecclesiastici civilmente riconosciuti non sono n privati n pubblici, ma enti che godono di una pi grande ed autonoma organizzazione confessionale (a cui lo Stato si limita a riconoscere la personalit giuridica). In poche parole, GLI ENTI ECCLESIASTICI OCCUPANO UNA CATEGORIA A S. Un altro problema di rilievo nei rapporti tra lo Stato e le confessioni religiose, quello del COLLEGAMENTO CON GLI ENTI espressi da queste o che si riferiscono a queste. Gi nel Concordato del 1929 era affermato che il collegamento degli enti con la Chiesa deve essere attestato dallautorit ecclesiastica: lAccordo del 18 Febbraio 1984 non ha fatto altro che riprendere tale principio. Nessun istituto religioso, nessuna associazione di fedeli pu ottenere il riconoscimento della personalit giuridica civile senza lassenso della Santa Sede: o meglio, loro potrebbero ottenere tale riconoscimento, ma non potrebbero fregiarsi della qualifica di cattolica. Lo stesso discorso vale per gli enti collegati alle altre confessioni religiose, sia che possano o che non possano ottenere il riconoscimento della personalit giuridica da parte dello Stato. infine, non dimentichiamo che un ente potrebbe essere considerato ecclesiastico dalla Chiesa, ma potrebbe non avere tale qualifica dallo Stato; questo perch lo Stato riconosce gli enti della Chiesa come ecclesiastici quando essi hanno come fine costitutivo ed essenziale quello di religione o di culto. Adesso vediamo quali sono i vari ENTI DELLA CHIESA CATTOLICA.

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CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA: un istituto permanente la cui struttura di base data dallassemblea dei vescovi di una nazione o di un determinato territorio. Queste Conferenze sono erette, soppresse o innovate dalla Santa Sede e acquistano di diritto la personalit giuridica (nellordinamento della Chiesa) non appena vengono erette legittimamente. Data limportanza di questo istituto, non poteva non essere presente allinterno dellAccordo del 1984. In questo documento viene assicurata la libert di comunicazione e di corrispondenza tra la Santa sede, la CEI e le Conferenze Episcopali regionali; inoltre, sempre questo documento, legittima la CEI a stipulare intese con le autorit dello Stato per le materie in cui vi lesigenza di collaborazione tra Chiesa e Stato. Infatti la CEI legittimata a compiere numerosi atti giuridicamente rilevanti nellesercizio di poteri sia normativi che amministrativi. Tra i POTERI NORMATIVI ricordiamo che la CEI: - definisce lesercizio del ministero del clero; - determina periodicamente quanto dovuto al clero; - emana le disposizioni necessarie per lattuazione nel diritto canonico delle norme sui beni ecclesiastici e sul sostentamento del clero. Tra i POTERI AMMINISTRATIVI ricordiamo che la CEI: - ha eretto e dotato lIstituto centrale per il sostentamento del clero; - stabilisce la ripartizione degli avanzi di gestione degli Istituti diocesani tra questi istituti e lIstituto centrale; - riceve dallo Stato una determinata somma di denaro, e ne determina la destinazione. DIOCESI E PARROCCHIE: con il termine diocesi si indica una Chiesa particolare. Con il termine parrocchia si indica una comunit stabile di fedeli. Detto questo diciamo subito che nel diritto della Chiesa sia la diocesi che la parrocchia acquistano ipso iure la personalit giuridica appena vengono erette. Nel diritto dello Stato si avuta una recente semplificazione del settore. Una volta determinata dallautorit ecclesiastica la sede e la denominazione delle diocesi e delle parrocchie, il Ministro dellinterno (in forma abbreviata e con proprio decreto) conferisce a queste la qualifica di enti ecclesiastici civilmente riconosciuti. CAPITOLI: i capitoli cattedrali o collegiali, che sarebbero le adunanze dei canonici di una cattedrale o di una collegiata, fanno parte della costituzione gerarchica della Chiesa e sono stati riconosciuti come persone giuridiche nel diritto dello Stato. A decorrere dal 1 Gennaio 1987, lautorit ecclesiastica ha potuto richiedere la revoca del riconoscimento civile a suo tempo concesso a tali capitoli quando questi non rispondano pi alle particolari esigenze o alle tradizioni religiose della popolazione. Lautorit competente a chiedere la revoca la Santa Sede per i capitoli cattedrali ed il vescovo per i capitoli collegiali. La revoca del riconoscimento della personalit giuridica dei capitoli avviene con decreto del Ministro dellinterno (sentito il parere del Consiglio di Stato).
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FONDAZIONI DI CULTO: esse consistono in una massa patrimoniale stabilmente destinata a fine di culto che, con lattribuzione della personalit giuridica, diventano autonomi centri di imputazione di diritti e di obblighi. Il termine culto deve essere inteso in senso molto ampio, in quanto deve comprendere il finanziamento di ogni attivit che abbia un fine strettamente religioso: cos saranno riconosciute come fondazioni di culto sia quelle che riguardano il culto in senso proprio (come lorganizzazione della festa del Santo patrono, la fornitura degli strumenti necessari per avere la musica), che quelle rivolte a sostenere il magistero ecclesiastico (mediante il finanziamento degli esercizi spirituali, delle missioni periodiche, della catechesi). Il riconoscimento della personalit giuridica molto discrezionale perch (oltre ai requisiti dellapprovazione dellautorit ecclesiastica, del suo assenso al riconoscimento civile e allesame del fine da perseguire) i requisiti richiesti dalla legge nel caso in esame sono dati di fatto paragonabili ai principi economici e di mera opportunit. Perci, il riconoscimento ammesso quando vi sia la sufficienza dei mezzi per il raggiungimento dei fini prefissati.

CHIESE: le chiese appartengono al genere delle fondazione. I requisiti affinch una chiesa possa ottenere il riconoscimento della personalit giuridica sono due: lapertura al culto pubblico e la disposizione di un patrimonio sufficiente per la manutenzione e lufficiatura. La locuzione aperta al pubblico significa che la Chiesa officiata regolarmente: cio, lufficio divino e tutte le altre attivit ad esso connesse devono essere svolte in maniera continuativa, con un programma diretto a soddisfare linteresse della generalit dei fedeli. Ma, aperto al pubblico significa che tutti vi possono entrare, senza dover presentare un particolare titolo di ammissione. Importante al fine del riconoscimento dellente-chiesa la PROPRIET DELLEDIFICIO in cui essa svolge le proprie attivit: nel caso in cui esso appartenga ad un privato, il quale non trasferisce il suo diritto allente, non sar possibile riconoscere un ente-chiesa, ma piuttosto una fondazione di culto, unassociazione, una confraternita, e via dicendo. Per, questo stato di cose in contrasto con la legge n. 222 del 1985: essa prevede che per il riconoscimento di un ente-chiesa non c bisogno che ledificio di culto diventi di propriet dellente erigendo. Infatti, il diritto di propriet del privato sulledificio ampiamente sacrificato nella sua facolt di godimento tutte le volte in cui essa debba cedere nei confronti delle esigenze del culto. Quindi, non si capisce il motivo per cui uno dei requisiti per il riconoscimento di un ente-chiesa debba essere la propriet delledificio, quando basterebbe lassegnazione del diritto reale di godimento.

SANTUARI: i santuari non sono altro che chiese. Il termine santuario sta ad indicare quelle chiese, mete di pellegrinaggio, in cui si venerano immagini o reliquie di particolare devozione. Quindi, questo termine, sta ad indicare una chiesa che soddisfa una necessit di culto diversa da quella ordinaria.

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FABBRICERIE: questo termine pu avere due significati. La prima nozione indica la fondazione o la massa patrimoniale raccolte giornalmente e amministrate in modo autonomo; il secondo significato indica il consiglio competente ad amministrare tali beni, costituito da ecclesiastici o da laici. Il COMPITO della fabbriceria quello di amministrare quella parte del patrimonio di una chiesa che deve essere usato per la manutenzione delledificio e per le spese di culto. Le fabbricerie che gestiscono una chiesa cattedrale o un edificio di culto dichiarato di rilevante interesse storico o artistico hanno un CONSIGLIO composto da 7 membri (2 nominati direttamente dal vescovo, 5 nominati dal Ministro dellinterno su consiglio del vescovo): il loro statuto deve essere approvato con decreto ministeriale, sentito il vescovo diocesano. Tutti i membri della fabbriceria prestano la propria opera gratuitamente. Il PRESIDENTE DELLA FABBRICERIA, oltre ad eseguire le deliberazioni del consiglio e ad erogare le spese deliberate: 1) adotta i provvedimenti necessari in casi di urgenza, che dovranno essere sottoposti allesame del consiglio; 2) annualmente prepara i bilanci consuntivi che dovranno essere approvati dal consiglio. Il Concordato del 1929 stabili che detti consigli potessero essere formati anche interamente da laici, ma questi non potevano immischiarsi negli affari e nei servizi di culto. Lo stesso documento dispose che la nomina dei componenti del consiglio dovesse essere effettuata dintesa con lautorit ecclesiastica. Infine ricordiamo che, per il compimento degli atti di straordinaria amministrazione, ha bisogno dellautorizzazione governativa (richiesta al prefetto dal presidente della fabbriceria). ASSOCIAZIONI RELIGIOSE: queste rappresentano il fenomeno sociale pi rilevante determinati dal fattore religioso. Tra le associazioni religiose dobbiamo distinguere gli istituti religiosi , dagli istituti secolari e dalle societ di vita apostolica. Gli ISTITUTI RELIGIOSI sono le associazioni in cui pi stretto il vincolo sociale: i soci aderiscono a tali associazioni pronunziando voti pubblici (perpetui o temporanei rinnovabili) che impegnano a condurre una vita comune. Gli ISTITUTI SECOLARI, invece, non implicano per i soci alcuna separazione dal resto della societ umana. Essi sono costituiti da fedeli, laici e chierici che, dopo aver aderito allassociazione, continuano a vivere nel secolo la vocazione alla perfetta carit e il cui programma di contribuire dallinterno alla santificazione del mondo. Nelle SOCIET DI VITA APOSTOLICA, ladesione dei soci avviene senza la pronunzia di voti: questa adesione comporta la vita comune dei soci, diretta alla perfezione della carit. I REQUISITI richiesti per il riconoscimento della personalit giuridica sono i seguenti: - approvazione della Santa Sede; - ubicazione della sede in Italia; - avere un rappresentante italiano e residente in Italia. Quindi, le associazioni non devono provare lesistenza di un patrimonio perch i soci possono, mediante loro contributi, formare e incrementare il patrimonio

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dellorganizzazione anche in un momento successivo il riconoscimento: limportante che si dimostri la capacit di acquistare e di possedere dellassociazione. Il Concordato del 1929 dedicava poca attenzione alle associazioni: solo dopo la riconquista della libert civile e grazie ai fermenti ideali del Concilio Vaticano II si ebbero nuove norme che tutelavano e garantivano lassociazionismo fra i cattolici. Una volta riconosciuta la personalit giuridica, lente del tutto regolato dalle leggi civili: invece, resta riservata allautorit ecclesiastica lattivit di religione o di culto dellassociazione e la materia degli organi statutari. Seguendo il riconoscimento alla stregua del diritto comune, lassociazione deve presentare i requisiti previsti dalle leggi civili. Quindi, a differenza di quanto accadde per gli istituti religiosi, il riconoscimento delle societ di vita apostolica e delle associazioni pubbliche di fedeli totalmente discrezionale. UnASSOCIAZIONE RELIGIOSA NON RICONOSCIUTA come persona giuridica dallo Stato , per lordinamento civile, UNASSOCIAZIONE DI FATTO. Quindi, queste sono regolate dalle norme statali che riguardano le associazioni non riconosciute (soprattutto nei rapporti patrimoniali, per garantire i terzi); ma, trattandosi di associazioni di fatto collegate alla Chiesa cattolica, le sue attivit di religione o di culto sono soggette alla disciplina dellautorit ecclesiastica. CONFRATERNITE: sono enti che appartengono al genere delle associazioni laicali (di cui sono la pi antica manifestazione). Fanno parte di questo gruppo anche le associazioni denominate confraterie, congreghe, misericordie e simili: sono organismi che hanno fini di culto e/o di beneficenza (come lassistenza ai confratelli infermi o ai bisognosi, la cura del culto di una chiesa, e cos via). PRELATURE PERSONALI: esse sono enti ecclesiastici diretti a promuovere una migliore distribuzione dei sacerdoti o a svolgere specifiche opere pastorali o missionarie a favore delle varie regioni e dei diversi ceti sociali. Le prelature personali non sono associazioni religiose: sono organismi che, per la struttura e per i fini perseguiti, fanno parte della costituzione gerarchica della Chiesa. Lo Stato, oltre a riconoscere gli enti ecclesiastici, riconosce anche gli ENTI DELLE CONFESSIONI RELIGIOSE DI MINORANZA. Il riconoscimento di tali enti ha luogo con la presentazione al prefetto del territorio di una domanda fatta da qualsiasi interessato e diretta al Ministro dellinterno; questi, riconoscer lente mediante decreto ministeriale (sentito il Consiglio di Stato, e persino il Consiglio dei ministri). Prima dellavvento della Costituzione, norme anteriori prevedevano che gli enti delle confessioni diverse da quella cattolica fossero soggetti alla vigilanza e alla tutela governativa. Ma ci non pi ammesso perch entra in contrasto con lart. 20 Cost., il quale esclude che agli enti con fine di religione o di culto possa essere riservato un trattamento peggiore rispetto a quello previsto dal codice civile per le persone giuridiche.
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CAPITOLO IX: I MEZZI

PER LATTIVIT

DI RELIGIONE O DI

CULTO

Per svolgere lesercizio dellattivit di religione o di culto, risulta essere fondamentale la E DISPONIBILIT DEI MEZZI ECONOMICI occorrenti per il raggiungimento di tali fini. siccome il settore economico di competenza statale, chiaro che i rapporti che nascono a proposito delluso degli accennati mezzi economici sono disciplinati dal diritto statale. Per, a volte, capita che tale diritto attribuisca importanza alla disciplina che tali rapporti ricevono negli statuti interni delle confessioni religiose (come avviene per la confessione cattolica). SEZIONE 1 IL SOSTENTAMENTO DEL CLERO Nel diritto canonico, il SOSTENTAMENTO DEGLI ECCLESIASTICI che ricoprono un ufficio della Chiesa stato garantito secondo un vecchio sistema di antica concezione sino al 1986. Lufficio ecclesiastico non aveva personalit giuridica, ma stato affiancato da una persona giuridica; il BENEFICIO. Il beneficio una dotazione patrimoniale il cui reddito serve a retribuire il funzionario ecclesiastico (posta in essere da un ente del tipo fondazione). Questo sistema presentava notevoli sperequazioni nel trattamento economico di tali funzionari; infatti la retribuzione era collegata al reddito del beneficio, e quindi variava secondo lentit del patrimonio della fondazione beneficiale (creando vescovi ricchi e vescovi poveri, parroci ricchi e parroci poveri). Per porre fine a questo situazione, interveniva lo Stato versando il SUPPLEMENTO DI CONGRUA a quegli ecclesiastici il cui beneficio producesse redditi in misura inferiore ad un certo minimo. Inizialmente sembrava giusto che lo Stato intervenisse in questa maniera, tant che anche dopo il Concordato del 1929 lo Stato decise di continuare a corrispondere tali assegni supplementari. Siccome la funzione di tali assegni era quella di garantire un decoroso sostentamento personale, essa veniva considerata una prestazione a carattere alimentare a carico (per legge) del Fondo per il culto. Quindi, lufficiale ecclesiastico che avesse avuto un reddito inferiore ai limiti stabiliti dalla legge, godevano di un vero e proprio diritto soggettivo nei confronti del Fondo per il culto. Questo sistema retributivo stato completamente scardinato. Il nuovo codex iuris canonici ha previsto il graduale passaggio dal vecchio sistema beneficiale di retribuzione del clero ad un sistema pi equo e moderno con listituzione di ISTITUTI PER IL SOSTENTAMENTO DEL CLERO (diocesani o interdiocesani): questi sono enti ecclesiastici civilmente riconosciuti. A tale RIFORMA DELLA GESTIONE PATRIMONIALE ha aderito lo Stato con lAccordo del 15 Novembre 1984. Ma sia questo accordo che la legge n. 222 del 1985, non sono riusciti a separare lo Stato dalla Chiesa in materia di retribuzione del clero. Infatti, restava limitata la libert della Chiesa di organizzare tale materia in modo autonomo. Comunque, sia laccordo che la legge visti sopra hanno previsto lerezione in ogni diocesi italiana di altrettanti Istituti per il sostentamento del clero ad opera del vescovo o dei vescovi interessati. Questi enti hanno acquistato la personalit giuridica civile.
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La FUNZIONE DEGLI ISTITUTI DIOCESANI quello di corrispondere (con leventuale concorso dellIstituto centrale) un congruo e dignitoso sostentamento al clero che svolge servizio in favore della rispettiva diocesi. Inoltre, tali Istituti devono destinare una quota delle proprie risorse per coloro i quali, una volta abbandonata la vita ecclesiastica, non abbiano redditi sufficienti per vivere in maniera dignitosa. Il FONDO PATRIMONIALE DEGLI ISTITUTI DIOCESANI costituito dai beni appartenenti agli enti beneficiali esistenti nella diocesi, che si sono estinti ipso iure, contestualmente allerezione di ogni istituto diocesano. La ripartizione dei beni tra Istituti diocesani per il sostentamento del clero e diocesi, parrocchie e capitoli non soppressi, ha avuto luogo con un duplice trasferimento di propriet: dai benefici estinti agli Istituti; dagli Istituti a diocesi, parrocchie e capitoli. LISTITUTO CENTRALE nato con un proprio fondo di dotazione conferito alla CEI. Le sue entrate principali sono costituite dalle offerte ricevute dai fedeli e dal famoso 8 per mille dellIRPEF che sia stato destinato dai contribuenti a scopi di carattere religioso (a diretta gestione della Chiesa). Tale ente pu compiere tutti quei negozi che sono in grado di incrementare il suo patrimonio, effettuare investimenti, ricevere donazioni, eredit, e via discorrendo. Adesso vediamo quali sono i RAPPORTI che nascono TRA questo ISTITUTO CENTRALE E gli ISTITUTI DIOCESANI. Questi ultimi provvedono allintegrazione dei proventi dei sacerdoti con i redditi del proprio patrimonio; in caso di insufficienza di tali redditi, gli Istituti diocesani chiedono allIstituto centrale la somma residua necessaria ad assicurare ad ogni sacerdote la remunerazione stabilita. Comunque, lIstituto centrale dovrebbe conoscere preventivamente leventuale fabbisogno degli Istituti diocesani, poich questi sono tenuti a comunicare il loro STATO DI PREVISIONE. In base ai dati contenuti in questi documenti, lIstituto centrale provvede ad effettuare le erogazioni necessarie. Inoltre, alla chiusura di ogni esercizio finanziario, gli Istituti diocesani devono trasmettere una RELAZIONE CONSUNTIVA. LORGANIZZAZIONE che si viene a formare, dal punto di vista strutturale, presenta la singolarit di non avere un carattere unitario: infatti si viene a formare una specie di raggiera al cui centro collocato lIstituto centrale, e gli Istituti diocesani ne rappresentano i raggi. Tutti gli enti che fanno parte di questa struttura, per, sono enti autonomi dotati di propria personalit giuridica: quindi ogni singolo Istituto gode di una propria autonomia. Per quanto riguarda la natura giuridica di questa organizzazione, sembra non esserci nessuna differenza tra gli Istituti diocesani e lIstituto centrale. Infatti abbiamo visto che gli Istituti diocesani sono dotati del patrimonio dei benefici esistenti nella diocesi (patrimonio destinato al sostentamento del clero); lIstituto centrale nasce con un proprio fondo di dotazione (conferito dalla CEI) ed ha la capacit di accrescere tale patrimonio. A decorrere dal 1 Gennaio 1987, ogni Istituto diocesano per il sostentamento del clero provvede ad assicurare un adeguato sostentamento del clero che svolge servizio in favore
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della diocesi. Il DIRITTO ALLA REMUNERAZIONE a favore dei sacerdoti deriva dallo svolgimento del servizio a favore della diocesi e dalladempiere a tale servizio a tempo pieno. Molto importante risulta essere questultima affermazione. La CEI ha stabilito che hanno diritto al sostentamento solo quei sacerdoti che si dedicano totalmente al ministero ecclesiastico, mettendo la loro vita a piena disposizione per lesercizio delle funzione pastorali ad essi affidate dal vescovo diocesano: in poche parole, HANNO DIRITTO ALLASSEGNO I SACERDOTI PREPOSTI A TEMPO PIENO AD UN UFFICIO ECCLESIASTICO. Invece, i sacerdoti che compiono delle prestazioni occasionali o a tempo limitato hanno diritto a ricevere una giusta remunerazione per gli specifici servizi prestati dagli enti ecclesiastici che si sono avvalsi della loro opera. La CEI stabilisce la DETERMINAZIONE DEGLI ASSEGNI dovuti ai sacerdoti basandosi su dei criteri stabiliti. Prima di tutto, stato stabilito che circa i due terzi della remunerazione uguale per tutti. Per la rimanente parte, si deve tener conto di vari fattori che attribuiscono un determinato numero di punti a seconda: - dellufficio occupato (vescovi, vicari, parroci, ecc.); - dellanzianit nellesercizio del ministero personale; - della residenza del sacerdote (per capire se il costo della vita pi elevato); - della mancanza di un alloggio ecclesiastico (per tener conto delle spese di locazione). Comunque, per determinare precisamente quale sia lesatta remunerazione, i sacerdoti sono tenuti a comunicare annualmente allIstituto diocesano per il sostentamento del clero le retribuzioni ricevute dagli enti ecclesiastici e da terzi: lIstituto provveder a verificare tali dati e stabilir il pagamento dellintegrazione nel caso in cui la retribuzione dei sacerdoti non raggiungono un minimo prestabilito. che prestano servizio a favore della diocesi HANNO UN VERO E PROPRIO DIRITTO A PERCEPIRE LINTEGRAZIONE sia secondo il diritto canonico che secondo il diritto dello Stato. Quindi i sacerdoti godono di un vero e proprio diritto soggettivo tutelabile anche davanti al giudice statale. Ma il collegamento istituito tra lordinamento canonico e lordinamento statale consente al sacerdote di potersi rivolgere al giudice dello Stato solo quando non si gi rivolto allautorit ecclesiastica: cosa poco conveniente, perch il sacerdote potrebbe rimanere in cattivi rapporti con lautorit ecclesiastica. Nel caso in cui il sacerdote si disinteressi di mantenere dei buoni rapporti con lautorit ecclesiastica, allora potr rivolgersi allordinamento dello Stato per fare accertare il proprio diritto: sottolineiamo che il giudice competente quello ordinario e non il giudice del lavoro, perch il sacerdote svolge una missione e non un lavoro.
SACERDOTI

Per quanto riguarda le ENTRATE PRIVATISTICHE DEGLI ENTI DELLE CONFESSIONI RELIGIOSE, vale il diritto comune. Ci che i fedeli offrono liberamente (OBLAZIONI) ai ministri di culto, purch di modico valore, costituiscono donazione manuale ai sensi dellart. 783 c.c.; tali oblazioni sono destinate ad una persona giuridica e sono da questa acquistate senza che occorra alcuna autorizzazione dello Stato (in quanto esse sono qualificate come donazioni manuali).
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Nel nostro ordinamento esistono norme, dettate dallart. 629 c.c., che disciplinano le disposizioni testamentarie a favore dellanima. Con queste norme si cerca di rendere attuabile la volont testamentaria di persone che credono che il compimento di riti o attivit liturgiche permetta lavvicinamento della loro anima alla beatitudine eterna. Le DISPOSIZIONI A FAVORE DELLANIMA sono valide quando sono determinati i beni o, per lo meno, determinabile la somma da impiegare per assolvere a tali disposizioni. La legge si preoccupata di qualificare la NATURA GIURIDICA delle disposizioni a favore dellanima come un ONERE a carico dellerede o del legatario: qualunque interessato pu agire per ladempimento di tale onere, ma purch vi sia almeno un interessato indicato dal testatore. Nel caso in cui dovesse mancare lindicazione dellinteressato, il testatore pu comunque designare una qualsiasi persona che curi lesecuzione della disposizione. Se la disposizione protratta nel tempo, potrebbe succedere che i mezzi messi a disposizione non siano pi sufficienti o che lonere assorba quasi o interamente il valore del lascito. In queste circostanze, si potrebbe ridurre lentit dellerogazione, sempre se le parti siano daccordo: in caso di dissenso, per avere tale riduzione, ci sarebbe bisogno di una sentenza del giudice statale. Le ENTRATE DI DIRITTO PUBBLICO DEGLI ENTI CONFESSIONALI sono quelle entrate che tali enti ottengono in base ad un rapporto pubblicistico: o perch lente titolare di un potere tributario riconosciuto dallo Stato, o perch lente riceve finanziamenti dallo Stato o da altre organizzazioni pubblicistiche. Una manifestazione del potere tributario della Chiesa erano le DECIME SACRAMENTALI: sono delle vere e proprie imposte fondiarie ecclesiastiche che i proprietari dei fondi situati in un determinato luogo dovevano pagare (la decima parte dei frutti prodotti dalla terra) agli enti ecclesiastici per i servizi spirituali da essi resi alla popolazione di quel luogo. Ma queste imposte furono soppresse nel 1887. Da non confondere con le decime sacramentali sono le DECIME DOMINICALI: sono canoni di antiche concessioni di fondi, derivanti dal frazionamento delle propriet ecclesiastiche. Per quanto riguarda i CONTRIBUTI DELLO STATO e degli altri enti pubblici a favore delle organizzazioni confessionali, dobbiamo ricordare che essi hanno una radice storica. Fino al 1896, si poteva trovare la presenza di vari capitoli di spesa inerenti al finanziamento della Chiesa cattolica nel bilancio del Ministero dellinterno, del Ministero del tesoro e in quello del Ministero dei lavori pubblici. Dal 1 Gennaio 1987 sino al 31 Dicembre del 1989 questi capitoli di spesa sono confluiti sul bilancio del Ministero del tesoro, per essere poi versati alla CEI. Dal 1 Gennaio 1990 lo Stato corrisponde alla CEI una quota pari allotto per mille dellIRPEF per scopi di interesse sociale o umanitario a diretta gestione statale o per scopi di carattere religioso a diretta gestione della Chiesa cattolica (o delle confessioni di minoranza, ammesse per legge, a cui si voglia devolvere tale percentuale). Ogni anno (entro luglio), la CEI ha il compito di stilare un rendiconto in cui specifica quale uso sia stato fatto delle somme ricevute nel corso del precedente anno; inoltre, la CEI tenuta a pubblicare tale rendiconto sul proprio organo ufficiale e a fornire unadeguata informazione sul contenuto di esso.
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Come abbiamo gi visto in precedenza, anche per il FINANZIAMENTO DELLE CONFESSIONI DI MINORANZA previsto lintervento da parte dello Stato da talune leggi emanate in base ad intese con alcune confessioni religiose. Ad esempio, le Chiese avventiste, la Tavola valdese e la Chiesa evangelica luterana concorrono alla ripartizione dellotto per mille dellIRPEF. Chiaramente, tali confessioni di minoranza possono anche finanziarsi mediante le offerte dei propri fedeli. Siccome vi il concorso da parte dello Stato nel finanziamento delle citate confessioni, queste devono trasmettere annualmente al Ministero dellinterno un rendiconto in cui specificano lutilizzo delle somme ricevute dallo Stato e dai propri fedeli. Invece la Chiesa battista preferisce non avere contributi da parte dello Stato., e quindi il suo sostentamento totalmente basato sulle offerte volontarie dei propri fedeli. Per quanto riguarda il finanziamento delle Comunit ebraiche, dobbiamo ricordare che stato eliminato lobbligo per gli appartenenti di versare il contributo annuale previsto e partecipa alla ripartizione dellotto per mille dellIRPEF.

SEZIONE 2: LE COSE DESTINATE ALLESERCIZIO DELLA LIBERT RELIGIOSA Lordinamento civile disciplina la materia dellEDILIZIA RELIGIOSA sotto molteplici aspetti. Si tratta di beni in cui le varie confessioni svolgono la propria attivit e che sono regolati in maniera molto varia: infatti il nostro Stato favorisce tanto la gestione quanto la realizzazione delledilizia religiosa con apposite disposizioni riguardanti sia il regime di tali beni immobili, sia la costruzione di essi, sia il finanziamento di tali costruzioni. Tra questi beni, quelli che occupano una posizione preminente sono gli EDIFICI DI CULTO: qui si svolge lesercizio del culto delle varie confessioni religiose. Tali edifici sono regolati dal diritto comune, salvo le diverse disposizioni contenute in leggi che hanno dato esecuzione ad impegni concordatari. La connessione fra lesercizio della libert religiosa e lapertura di templi e oratori molto stretta e quasi essenziale, visto che tali edifici sono un mezzo per manifestare in piena autonomia la propria fede religiosa. NellAccordo del 18 Febbraio 1984 sono previste delle disposizioni che riguardano gli EDIFICI DI CULTO DELLA CHIESA CATTOLICA. Tali disposizioni riguardano soprattutto la REQUISIZIONE, lOCCUPAZIONE, lESPROPRIAZIONE PER PUBBLICO UFFICIO o la DEMOLIZIONE delle chiese pubbliche. Questi eventi possono avvenire solo in casi eccezionali di interesse generale e previo accordo con lautorit ecclesiastica. Inoltre, salvo i casi di necessit, la forza pubblica non pu entrare per lesercizio delle sue funzioni senza il permesso dellautorit ecclesiastica. Ad ogni modo, ricordiamo che sono regolati da tale regime tutti gli edifici che sono APERTI AL PUBBLICO CULTO. Abbiamo gi visto che i beni degli ENTI ECCLESIASTICI SONO SOGGETTI AL DIRITTO COMUNE, alle norme del codice civile, SALVO QUANDO SIA DIVERSAMENTE DISPOSTO DALLE LEGGI SPECIALI CHE POSSONO RIGUARDARLI (art. 831, 1 comma c.c.). molto pi importante risulta essere il discorso sul 2 comma dellart. 831 c.c.. Questo prevede il caso in cui ledificio sia di propriet di soggetti diversi da un ente ecclesiastico, e quindi di un ente pubblico, di persone giuridiche private o di persone fisiche

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La norma che stiamo studiando dispone che gli edifici destinati allesercizio pubblico del culto cattolico, anche se appartenenti a privati, non possono essere sottratti a tale destinazione fino a quando la destinazione stessa non sia cessata (in conformit delle leggi che le riguardano). Con questa disposizione, le chiese cattoliche aperte al pubblico sono state equiparate ai beni del patrimonio indisponibile degli enti pubblici. Il 2 comma dellart. 831 c.c. garantisce il mantenimento della destinazione delledificio presupponendo che esso sia aperto al pubblico. Quando viene meno tale presupposto (es.: distruzione per motivi non imputabili al proprietario) tale garanzia viene a cadere automaticamente. Quando un edificio di culto sia di propriet di un privato, questi non potr mai sottrarre ledificio alla sua destinazione al culto pubblico; per, liberissimo di poterlo alienare, pignorare e via discorrendo. Addirittura, nelle ore in cui la chiesa non sia aperta per tale fine, il proprietario potr locare ledificio per scopi profani (es.: concerti, conferenze) o imporre una tassa dingresso per fare ammirare le opere darte conservate nelledificio. Il 2 comma dellart. 831 c.c. dispone solo per gli edifici dedicati al culto cattolico, poich qui riscontrabile un effettivo uso pubblico delledificio. Ma, secondo qualche autore, tale disposizione dovrebbe valere anche per quegli edifici di culto di minoranze religiose situate in determinate aree del Paese in cui sia prevalente la loro professione. Quando le chiese abbiano carattere MONUMENTALE, perch riconosciute di interesse artistico e storico, queste sono sottoposte al regime di tali beni: cio, alla vigilanza del Ministero per i beni culturali ed ambientali e alle autorizzazione per eventuali restauri o per alienazioni o concessioni di ipoteca. Questo avviene quando le chiese sono di propriet di privati o di enti ecclesiastici. Invece, quando tali beni sono riconosciuti dinteresse storico ed artistico sono di propriet dello Stato, hanno la natura di beni demaniali: essi sono perci inalienabili e seguono il regime previsto per il demanio pubblico dallart. 823 c.c.. Il FONDO EDIFICI DI CULTO lente creato appositamente per provvedere alla conservazione, al restauro, alla tutela e alla valorizzazione degli edifici di culto appartenenti al Fondo. I beni appartenenti al Fondo edifici di culto sono soggetti ad un regime particolare: i beni immobili concessi in uso o locati a terzi non possono essere utilizzati per fini diversi da quelli per cui stata consentita la concessione o la locazione. Il fatto che lautorit competente abbia consentito la costruzione di edifici di culto (con il rilascio delloccorrente concessione edilizia) rende ancora pi concreto il diritto alla libert religiosa. In MATERIA URBANISTICA, nellordinamento italiano abbiamo la competenza delle regioni affiancata a quella del legislatore nazionale (art. 117 Cost. e legge n. 616 del 1977). Non c alcuna differenza tra la confessione cattolica e le altre confessione di minoranza: tutta ledilizia di culto tutelata in eguale maniera, senza che vi sia il bisogno di leggi conseguenti al raggiungimento di intese. Anche per quanto riguarda il FINANZIAMENTO PUBBLICO DELLEDILIZIA RELIGIOSA troviamo la competenza regionale affiancata a quella statale. In particolare, lo STATO si accollato lonere di costruire il rustico delledificio di culto e della canonica e, nel caso in cui ce ne fosse bisogno, anche lonere per lacquisto delle aree occorrenti. Inoltre, alcuni
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provvedimenti legislativi hanno posto a totale carico dello Stato la ricostruzione delle chiese distrutte o danneggiate dagli eventi bellici, e il concorso al 50% per la riparazione dei danni causati dalle calamit naturali. Le REGIONI, legiferando sulle opere di urbanizzazione secondaria da realizzare con la costruzione di edifici di culto, hanno seguito propri criteri. Alcune regioni prevedono lerogazione di finanziamenti per tutte le confessioni religiose senza discriminazione; altre prevedono tali finanziamenti solo per le confessioni riconosciute; altre ancora concedono tali finanziamenti solo a favore di quelle confessioni religiose i cui rapporti con lo Stato siano disciplinati per legge; ed, infine, alcune regioni prevedono tali finanziamenti solo a favore della Chiesa cattolica. Le Intese con le Chiese avventiste e con le Comunit ebraiche offrono garanzie specifiche ai fini della costruzione di edifici destinati ai rispettivi culti. Allinterno degli edifici di culto possono esserci dei BENI MOBILI DESTINATI AL CULTO come gli altari, le immagini, gli arredi, le insegne sacerdotali, ecc., alcune delle quali sono disciplinate da apposite norme della Chiesa cattolica. Il diritto dello Stato considera tali beni non in quanto abbiano ricevuto una consacrazione o una benedizione, ma in quanto siano di fatto destinati allesercizio del culto. Lart. 514 del c.p.c. dichiara assolutamente impignorabili le cose sacre e quelle che servono allesercizio del culto. Quindi, mentre ledificio pu essere pignorato, le cose esistenti al suo interno e destinate allesercizio del culto non sono pignorabili. Anche rispetto alle cose mobili potrebbe sorgere la questione su quale sia il diritto del proprietario che le abbia destinate al culto pubblico. Il privato che decide di esporre, alla venerazione dei fedeli, unimmagine sacra di sua propriet in una chiesa, compie una dedicatio ad cultum publicum: per questo non potrebbe sostituire il bene neanche con una copia. La legge 1 Giugno 1939, ponendo sotto la tutela dello Stato tutte le cose mobili ed immobili aventi interesse artistico, storico, archeologico e etnografico, ha compreso anche i beni appartenenti agli enti ecclesiastici. LAccordo 18 Febbraio 1984 ha concordato a livello normativo anche un settore di indubbia competenza dello Stato: in pratica, si tratta di concordare lemanazione di atti e/o provvedimenti amministrativi riguardanti i beni culturali di interesse religioso per la Chiesa cattolica. Perci, entrambe le parti hanno concesso un qualcosa allaltra parte: la SANTA SEDE ha promesso intese per la conservazione e la consultazione degli archivi e delle biblioteche degli enti ecclesiastici; lo STATO si impegnato a concordare opportune disposizioni per la salvaguardia, la valorizzazione e il godimento dei beni culturali dinteresse religioso appartenenti a tali enti. Al fine di attuare questa collaborazione, il 13 Settembre 1996 stata raggiunta una intesa di carattere procedimentale tra il Ministro per i beni culturali e ambientali e il Presidente della CEI. Nelle Intese stipulate dallo Stato con varie confessioni di minoranza sono state previste norme dirette ad istituire una collaborazione, al fine di tutelare e valorizzare i beni del

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patrimonio storico, artistico, culturale, ambientale, archivistico e librario appartenenti a tali confessioni. SEZIONE 3: POTERI STATUALI E POTERI CONFESSIONALI DEGLI ENTI CON FINI DI RELIGIONE O DI CULTO

architettonico,

archeologico,

SULLA

GESTIONE PATRIMONIALE

I CONTROLLI DELLO STATO SULLA GESTIONE PATRIMONIALE DEGLI ENTI ECCLESIASTICI sono specificatamente previsti dalla legge, poich riguardano persone giuridiche estranee allorganizzazione statale. Questi controlli sono normali se pensiamo che lo Stato finanzia, in maniera diretta o indiretta, le confessioni religiose: quindi lo Stato vuole conoscere lo scopo per cui sono stati utilizzati questi soldi. Si tratta di un controllo effettuato da dopo e diretto a dare trasparenza allimpiego delle somme di denaro ricevute dagli enti confessionali. Invece, per le persone giuridiche delle confessioni religiose di minoranza che non sono disciplinate dalla legge su base di intese, lo Stato attua controlli pi penetranti (che comprendono la tutela dellente). Il CONTROLLO SUGLI ATTI ECCEDENTI LORDINARIA AMMINISTRAZIONE STATO MANTENUTO PER LA GESTIONE DELLE FABBRICERIE. Su tale gestione di beni religiosi, molte volte dal grande valore storico ed artistico, svolta da persone nominate dallautorit statale, non potevano mancare dei controlli statali diretti a garantire la legittimit e lopportunit degli atti eccedenti lordinaria amministrazione (che potrebbero provocare un impoverimento del patrimonio dellente). Per quanto riguarda i CONTROLLI SULLA GESTIONE DEGLI ISTITUTI PER IL SOSTENTAMENTO DEL CLERO, sia lIstituto centrale che gli Istituti diocesani sono soggetti solo ai controlli previsti dal diritto canonico e dallautorit ecclesiastica (anche per gli atti di straordinaria amministrazione). Il 1 Gennaio 1987 nato un nuovo rapporto giuridico tra la pubblica amministrazione e gli Istituti per il sostentamento del clero: questo riguarda il DIRITTO DI PRELAZIONE attribuito allo Stato, al comune in cui si trova il bene, alluniversit degli studi, alla regione e alla provincia per i beni immobili che listituto intenda vendere a soggetti diversi da quelli ora indicati. In questo modo viene data esecuzione alla disposizione costituzionale contenuta nellart. 43 Cost. volto ad assicurare la funzione sociale della propriet: in questo modo, i beni mantengono la loro funzione pubblica e vengono sottratti ad eventuali iniziative di speculazione. Adesso vediamo come avviene lESERCIZIO DEL DIRITTO DI PRELAZIONE. Quando lIstituto decide di alienare un determinato bene, deve comunicarlo con un atto notificato al Prefetto della provincia in cui situato limmobile: entro sei mesi da detta notificazione, il Prefetto comunica (anchesso con un atto notificato) allIstituto se e quali degli enti pubblici indicati intende acquistare il bene. Il contratto di vendita deve essere stipulato entro due mesi dalla notificazione della nota del prefetto. Nel caso in cui nessuno degli enti aventi diritto di prelazione voglia acquistare limmobile, lIstituto venditore libero di vendere a terzi.

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Queste norme sulla prelazione non hanno valore quando lIstituto venda il bene ad un altro ente ecclesiastico o quando sui beni esistano altri diritti di prelazione che vengono esercitati dai legittimi titolari. LAccordo del 18 Febbraio 1984 ha previsto che lamministrazione dei beni appartenenti agli enti ecclesiastici soggetta ai controlli previsti dal diritto canonico. Per, questa rilevanza dei controlli canonici, subordinata al REGIME DI PUBBLICIT: quindi, per tutelare i terzi che entrano in un rapporto negoziale con gli enti ecclesiastici, devono essere conoscibili le norme sul funzionamento degli enti e i poteri degli organi di rappresentanza. Non solo: stata assicurata anche la pubblicit dei provvedimenti canonici con cui la Santa Sede e la CEI determinano quali siano gli atti da qualificare come eccedenti lordinaria amministrazione. Quando gli amministratori degli enti abbiano effettuato gli adempimenti diretti a rendere conoscibili le norme sul funzionamento degli enti stessi e i poteri degli organi di rappresentanza, i terzi avranno diritto ad esigere che i rappresentanti abbiano ricevuto dai superiori tutte le autorizzazioni previste dal diritto canonico e dagli statuti degli enti: nel caso in cui i terzi non provvedano ad accertare i poteri dei rappresentanti o manchino i requisiti e le autorizzazioni previste, il contratto invalido. La GESTIONE DEGLI ENTI DELLE CONFESSIONI DI MINORANZA che abbiano stipulato Intese con lo Stato, disciplinata in modo analogo a quello previsto per gli enti cattolici. Perci, la legge riconosce agli effetti civili i controlli esercitati sugli enti delle anzidette confessioni dagli organi superiori di esse (sempre che tali controlli siano previsti dalle confessioni stesse o dagli enti appartenenti a queste). La legge n. 449 del 1984 prevede liscrizione degli enti appartenenti a confessione di minoranza nel registro delle persone giuridiche: questo viene richiesto per garantire i terzi nei confronti dellente stesso e per motivi di pubblicit. Ma tale legge non include gli enti valdesi e metodisti: questi, perci, dovrebbero iscriversi autonomamente al registro delle persone giuridiche per offrire delle garanzie ai terzi. Dobbiamo ricordare che lAccordo del 18 Febbraio 1984, oltre a prevedere la rilevanza dei controlli canonici sugli atti eccedenti lordinaria amministrazione degli enti ecclesiastici, ha mantenuto in vigore il CONTROLLO DELLO STATO SUGLI ACQUISTI DEGLI ENTI (siano essi ecclesiastici o di confessioni di minoranza). Uno dei motivi per cui stato mantenuto tale tipo di controllo era quello di evitare il fenomeno della manomorta, cio di evitare che i beni si accentrassero nelle mani degli enti impedendone la normale circolazione. Ma questa giustificazione al controllo oggi risulta obsoleto e passato: quindi, adesso la ragione che viene data per giustificare tale controllo quello di tutelare gli enti ecclesiastici dallacquistare beni da persone malfamate o beni che avrebbero trascinato lente in complicate vicende giudiziarie. Per lo Stato non ha alcun titolo per effettuare cotesta tutela: devono essere le autorit delle confessioni religiose a dover valutare se un acquisto sia conveniente per lente sia sotto il profilo morale che economico. Non essendo accettabile neanche questa giustificazione, ne rimane solo una plausibile: tale controllo deve esserci per evitare che lente possa arricchirsi eccessivamente. Quindi lautorit
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governativa ha il potere di giudicare se lacquisto, che lente vuole effettuare, sia o non eccedente rispetto ai suoi fini. Con la riforma della pubblica amministrazione entrata in vigore il 18 Maggio 1997 (diretta allo snellimento delle proprie attivit), sono state abrogate tutte le disposizioni che prevedevano lautorizzazione governativa per laccettazione di eredit e legati e per lacquisto di beni immobili da parte di persone giuridiche, associazioni e fondazioni. Quando il LASCITO TESTAMENTARIO sia disposto IN FAVORE DI UN ENTE PRIVO DI PERSONALIT GIURIDICA, tale disposizione non ha efficacia se entro un anno dal giorno in cui il testamento eseguibile, il rappresentante dellente non proponga la domanda per ottenere il riconoscimento (art. 600 c.c.); tale disposizione deve utilizzarsi anche nel caso in cui il testatore avesse disposto il lascito in previsione della creazione di un nuovo ente. Come abbiamo gi visto, il termine di un anno entro il quale il rappresentante dellente deve presentare la domanda di riconoscimento della personalit giuridica decorre dal giorno in cui il testamento eseguibile. Ma sappiamo che il notaio a dare comunicazione ufficiale agli eredi o ai legati dellapertura del testamento: quindi il termine di un anno decorre dalla ricezione di tali comunicazioni da parte del rappresentante dellente stesso. In caso di mancanza di tali comunicazioni, il termine non comincia a decorrere. Secondo la giurisprudenza, invece, il termine decorre anche in mancanza della comunicazione ufficiale: quindi, se trascorre lanno senza che il rappresentante dellente richieda il riconoscimento della personalit giuridica, si ha lautomatica caducazione della disposizione testamentaria. Nel caso della DONAZIONE A FAVORE DI UN ENTE RICONOSCIUTO, con labrogazione delle norme che riguardano lautorizzazione allacquisto, lente pu sollecitamente accettare la donazione. Diverso il caso dellENTE NON RICONOSCIUTO O NON ANCORA ESISTENTE: lart. 786 c.c. attribuisce alla notifica della domanda per ottenere il riconoscimento leffetto di impedire che il donante revochi la donazione. Ma, se nellarco dellanno tale domanda non venga accolta, il donante pu revocare la sua dichiarazione. Chiaramente, il termine di un anno un po troppo breve per ottenere il riconoscimento della personalit giuridica. Ma la legge non dispone diversamente, anche perch cerca di tutelare linteresse di entrambe le parti (donante e donatario). Lart. 20 Cost. esclude che gli enti ecclesiastici o con fine di religione o di culto possano essere sottoposti a un regime pi gravoso di quello previsto per gli altri enti. Anzi, in realt sono previsti dei TRATTAMENTI SPECIALI A FAVORE DI ALCUNI ENTI CONFESSIONALI. Ad esempio, uno speciale trattamento riservato per gli immobili immuni siti in territorio italiano, ma attribuiti in piena propriet alla Santa Sede: questi beni sono esenti da tributi ordinari e straordinari verso lo Stato e verso qualsiasi altro ente. Inoltre sono previste delle AGEVOLAZIONI TRIBUTARIE PER GLI ENTI CATTOLICI E DELLE ALTRE CONFESSIONI . Tali agevolazioni spettano solo agli enti di cui sia riconosciuta la personalit giuridica civile; una di queste consiste nella riduzione a met dellimposta sul reddito delle persone giuridiche (IRPEG), il cui fine equiparato per legge ai fini di beneficenza e di istruzione.

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Infine, ricordiamo che tutti gli enti che svolgono attivit per le quali sia prevista la tenuta di scritture contabili, devono osservare le norme che disciplinano tali scritture riguardanti la specifica attivit svolta dallente. (Ricordare lONLUS, pag. 377). CAPITOLO X: MINISTRI RELIGIOSI
NEL DI

CULTO

DIRITTO ITALIANO

Lordinamento italiano attribuisce rilevanza giuridica al fatto che talune persone fisiche rivestano la qualifica di MINISTRO DI CULTO, di ECCLESIASTICO, di RELIGIOSO, e cos via; tale rilevanza attribuita da disposizioni di legge dettate o unilateralmente dallo Stato o derivanti da intese stipulate con le varie confessioni religiose. Tutte le volte in cui le norme fanno un riferimento generico allo stato di ecclesiastico, la legge menziona solo quelli appartenenti al clero cattolico che abbiano conseguito il presbiterato o il pi alto grado di sacerdozio. Di conseguenza, per il diritto italiano SONO CHIERICI I DIACONI, perch con il diaconato che si entra nello stato clericale; invece SONO ECCLESIASTICI I PRESBITERI E I VESCOVI, cio solo gli appartenenti a questi due ordini. Ricordiamo che il nostro ordinamento detta norme che riguardano i religiosi che abbiano professato i voti in un istituto di vita consacrata o in una societ di vita apostolica. Una QUALIFICA CIVILISTICA ONNICOMPRENSIVA quella di MINISTRO DI CULTO: con tale locuzione ci si riferisce a tutti gli individui che siano investiti di una potest di magistero sui fedeli, qualunque fosse la confessione religiosa professata. Quindi, godono della qualifica di ministri di culto sia i sacerdoti e i vescovi della Chiesa cattolica, sia i rabbini delle Comunit israelitiche, sia i pastori delle Chiese riformate. Lespressione MINISTRO DI CULTO CON GIURISDIZIONE O CURA DANIME designa una parte dei sacerdoti della Chiesa cattolica: infatti, nel nostro ordinamento, il riconoscimento della giurisdizione in materia ecclesiastica effettuato in riferimento alla Chiesa cattolica. La potest ordinaria di giurisdizione spetta ai vescovi diocesani e agli altri titolari di uffici previsti, sotto la cui autorit i parroci esercitano la cura pastorale (cio la cura delle anime). chiaro che quando cessano le funzioni annesse alle qualifiche confessionali, automaticamente non hanno pi valore quelle norme che attribuivano ad esse effetti giuridici. In passato, invece, si pensava che i ministri del culto cattolico che abbandonavano spontaneamente il sacerdozio avrebbero perso i diritti spettanti dalla posizione da loro occupata, ma non perdevano i doveri: fortunatamente, lAccordo del 18 Febbraio 1984 ha considerato insostenibile questa tesi dellINDELEBILIT CIVILE DELLORDINE SACRO. Nellambito in cui ci stiamo muovendo, risulta essere molto importante lart. 23 del Trattato del Laterano. Questo riconosce piena efficacia giuridica alle sentenze e agli altri provvedimenti emanati da autorit ecclesiastica ed ufficialmente comunicati alle autorit civili, che riguardano persone ecclesiastiche o religiose e concernenti materie spirituali o disciplinari. Questo articolo ci fa capire che non esiste una specie di protezione statale a
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favore dellecclesiastico o del religioso che vengono colpiti da un provvedimento disciplinare da parte dellautorit ecclesiastica. NellAccordo del 18 Febbraio 1984, lo Stato e la Santa Sede hanno chiarito che SENZA PREGIUDIZIO DELLORDINAMENTO CANONICO, lart. 23 del Trattato del Laterano deve essere interpretato nel senso che gli effetti civili delle sentenze e dei provvedimenti emanati da tale autorit, nei confronti di ecclesiastici e religiosi, in materia spirituale o disciplinare, devono essere INTESI IN ARMONIA CON I DIRITTI COSTITUZIONALMENTE GARANTITI AI CITTADINI ITALIANI. Pensiamo al diritto alla difesa che ha lecclesiastico che si vede togliere tale qualifica; o, ancora, al diritto di retribuzione che lecclesiastico vanta nei confronti dellente della confessione religiosa per cui ha svolto la sua missione. LAccordo del 18 Febbraio 1984 prevede che i sacerdoti (ossia i presbiteri e i vescovi), i diaconi e i religiosi che hanno emesso i voti, hanno la facolt di richiedere ed ottenere lESONERO DAL SERVIZIO DI LEVA o lassegnazione al servizio civile sostitutivo. Quindi, lesenzione non pi automatica (come era previsto nel Concordato del 1929), ma a domanda. Per quanto riguarda lESONERO DEI MINISTRI DI CULTO DELLE CONFESSIONI DI MINORANZA, la disciplina legislativa derivante dalle Intese approvate piuttosto varia. Valdesi, metodisti e luterano non hanno una posizione di principio contraria al servizio militare: anzi, loro affermano che in questo modo, i loro ministri di culto possono soddisfare i bisogni religiosi dei militari che ne richiedano laiuto. I ministri delle Chiese avventiste, essendo totalmente contrarie alluso delle armi, hanno il diritto ad essere esonerati dal servizio di leva o di essere assegnati al servizio civile sostitutivo. Infine, i ministri di culto delle Comunit ebraiche sono esonerati dal servizio di leva a loro domanda (che deve essere vistata dallUnione). Gli ecclesiastici (presbiteri e vescovi) godono del SEGRETO DI UFFICIO: cio, loro non sono tenuti a dare ai magistrati o ad altra autorit civile informazioni su persone o materie di cui siano venuti a conoscenza per ragione del loro ministero. Questa garanzia estesa a tutti i ministri delle confessioni religiose, i cui statuti non contrastino con lordinamento giuridico italiano: tali soggetti non possono essere obbligati a deporre su quanto sappiano grazie allesercizio del loro ministero. La tutela del segreto dufficio, per i ministri del culto cattolico, riguarda non solo linviolabilit del sigillo sacramentale che circonda la confessione, ma (e questo riguarda anche i ministri delle altre confessioni) anche tutto ci che abbino appreso nella loro veste di ministri di culto; chiaramente, tale garanzia cade nel momento in cui i ministri vengano a conoscenza di determinati fatti in veste di semplici cittadini (in questi casi, loro sono tenuti a dichiarare ci che sanno). Nel caso in cui lecclesiastico riveli senza giusta causa un segreto appreso nellesercizio del suo ufficio (a profitto proprio o di altri) egli commette il reato previsto dallart. 622 c.p. se da tale violazione provoca nocumento.

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Per la attivit che loro svolgono, i MINISTRI DI CULTO RICEVONO UNA determinata RETRIBUZIONE. Gli stipendi con cui sono retribuiti i ministri di culto della Chiesa cattolica e delle altre confessioni religiose sono IMPIGNORABILI, in quanto somme dovute a titolo di stipendio o di salario o a un titolo analogo a quello alimentare. Su questi stipendi, come su qualsiasi altro reddito prodotto in Italia, grava lIRPEF: infatti tali stipendi sono considerati ai fini fiscali REDDITI DI LAVORO DIPENDENTE. Per bisogna specificare che LA RETRIBUZIONE DEI MINISTRI DI CULTO (in particolare quella dei sacerdoti cattolici) non il ricompenso per lo svolgimento di un rapporto di lavoro subordinato, ma UN ASSEGNO DI TIPO ALIMENTARE CORRISPOSTO A CHI DEDICHI IL PROPRIO TEMPO AD UNA MISSIONE SALVIFICA (nella quale il ministro di culto cerca di raggiungere la propria perfezione spirituale). Per quanto riguarda la PREVIDENZA SOCIALE dei ministri di culto, tutti sono obbligati alliscrizione presso il Fondo di previdenza del clero e delle altre confessioni religiose, con il correlativo versamento dei contributi. Il diritto alla pensione matura al compimento del 65 anno di et (con almeno 10 anni di versamenti); ma si pu continuare a versare i contributi, per ottenere un trattamento pensionistico pi elevato. Infine ricordiamo che i ministri di culto, e i rispettivi familiari a carico, hanno diritto allASSISTENZA SANITARIA: quindi loro sono soggetti al pagamento dei contributi dovuti allINPS. Il nostro ordinamento prevede una serie di INCOMPATIBILIT per i ministri di culto: non possono assumere lufficio di giudice popolare (perch potrebbero rivelarsi non imparziali, in quanto credenti in determinati principi); non possono assumere lufficio di sindaco (perch un ufficiale di governo non pu essere soggetto agli ordini di autorit estranee allo Stato); non possono assumere lufficio di notaio, esattore delle imposte, avvocato, procuratore legale, commercialista, ragioniere e perito commerciale.

Per il diritto canonico, i religiosi entrano a far parte degli istituti di vita consacrata nel momento in cui PRONUNZIANO I VOTI previsti dai rispettivi statuti: cio, i voti di CASTIT, POVERT e OBBEDIENZA. Questi voti implicano: a) lobbligo al celibato; b) il trasferimento allistituto dellamministrazione dei beni che il religioso abbia al momento della prima professione di voti; c) la totale sottomissione alla volont dei legittimi superiori dellistituto. Le incapacit previste dal diritto canonico derivanti dalla professione dei voti non sono rilevanti nel diritto dello Stato. Quindi, il religioso che abbia professato i voti, pu tranquillamente sposarsi, riconoscere figli naturali, acquistare a titolo oneroso e gratuito in modo del tutto valido per il diritto civile: chiaro, per, che tali comportamenti provocherebbero serie conseguenze allinterno dellordinamento confessionale. Per quanto riguarda il voto di povert, ricordiamo che per lo Stato non si verifica un trasferimento automatico a favore dellistituto dei beni del religioso che abbia professato i voti: c
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bisogno del compimento di atti idonei, a norma del diritto statale, per il trasferimento dei beni stessi. Sappiamo che tutti gli enti ecclesiastici, nel momento in cui svolgono unattivit diversa da quelle di religione o di culto, devono conformarsi alle leggi dello Stato che riguardano tale attivit e al regime tributario previsto per le stesse. Cos, nel caso in cui lente svolga delle attivit per le quali richiesta che gli addetti siano iscritti agli albi professionali, necessario conformarsi a tali norme. Il
RAPPORTO TRA IL RELIGIOSO E LASSOCIAZIONE NON ASSIMILABILE AL RAPPORTO DI LAVORO SUBORDINATO:

infatti il religioso aderisce allistituto per far parte di una formazione sociale nella quale si possa meglio svolgere la propria personalit. Diverso il caso in cui il religioso fosse assunto da una persona giuridica civile (pubblica o privata), il cui statuto e/o regolamento preveda che date attivit vengano affidate a religiosi di determinate associazioni: in questo caso si verrebbe a creare un vero e proprio rapporto di lavoro tra i due soggetti. Anche il DIRITTO PENALE tiene in grande considerazione la qualit di ministro di culto. Costituisce reato il vilipendio di un ministro del culto, volto ad offendere la religione da lui professata (art. 403 e 406 c.p.); sono considerati reati anche il turbamento di funzione, cerimonie o pratiche religiose presiedute da un ministro di culto (art. 405 e 406 c.p.). La legge prevede anche alcune ipotesi di reati propri dei ministri di culto: ad esempio, commette reato il ministro di culto che induca i fedeli al dispregio delle istituzioni o allinosservanza delle leggi (art. 327 c.p.). NellAccordo del 1984 previsto che lautorit giudiziaria deve dare comunicazione allautorit ecclesiastica competente per territorio dei procedimenti penali promossi a carico di ecclesiastici. Lentrata in vigore del codice di procedura penale del 1988 ha innovato le disposizioni contenute nellAccordo sotto due rilevanti aspetti. Prima di tutto, stata imposta la segretezza delliscrizione del nome della persona nel registro delle notizie di reato; poi, allargando il tempo delle indagini, ha posticipato lesistenza di un procedimento penale a carico della persona indagata. Infatti questo avviene solo dopo la chiusura delle indagini preliminari, quando il pubblico ministero chiede al giudice il rinvio a giudizio della persona indiziata. Tra le norme contenute nel codice penale riguardanti la materia ecclesiastica, dobbiamo ricordare che lart. 498 considera REATO il fatto di INDOSSARE ABUSIVAMENTE IN PUBBLICO LABITO ECCLESIASTICO: questi indumenti, portati in modo abusivo, possono ingannare gravemente i terzi. abusivo luso dellabito ecclesiastico da parte di chi non abbia ricevuto lordinazione sacerdotale; vi abuso anche nel caso in cui il sacerdote sia stato ridotto allo stato laicale dallautorit ecclesiastica. In passato aveva molta importanza la nomina dei titolari di uffici ecclesiastici con cura danime. La legge sulle Guarentigie pontificie del 1871 conserv il placet governativo sulle nomine dei vescovi e dei parroci (e, in genere, di tutti gli uffici ecclesiastici). Con il Concordato del 1929 era ancora previsto che la Santa Sede, per le nomine dei vescovi o dei
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parroci, dovesse comunicare il nome del prescelto al governo. Solo con lAccordo del 18 Febbraio 1984 stato dato pieno potere di nomina dei titolari degli uffici ecclesiastici allautorit ecclesiastica competente, senza alcune interferenza da parte dello Stato. Quindi, in questo modo, aumentata la libert della Chiesa cattolica ed diminuito il potere di controllo dello Stato su di essa: adesso lo Stato ha diritto solo a conoscere chi siano le persone che occupano tali uffici ecclesiastici. NellAccordo, stata mantenuta la norma secondo cui per tutti gli uffici ecclesiastici (tranne che per la diocesi di Roma e le diocesi suburbicarie) dovranno essere nominati titolari di tali uffici solo cittadini italiani. Comunque, tale norma deve essere interpretata con molta larghezza per evitare dei contrasti nei principi stessi della Chiesa cattolica.

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CAPITOLO XI: LISTRUZIONE RELIGIOSA Nel diritto statale, la disciplina dellISTRUZIONE RELIGIOSA pu riguardare aspetti molteplici dellattivit educativa. Solo prendendo in considerazione la Costituzione, ci accorgiamo che vi sono tanti principi su cui essa si basa: art. 19 (riguardante la libert religiosa), art. 21 (libert di pensiero), art. 3 (rimozione degli impedimenti che liberano lo sviluppo della persona). Logicamente, questa materia stata trattata diversamente a seconda dei vari periodi. Concordato del 1929 conteneva norme dirette ad assicurare: listruzione religiosa cattolica nelle scuole pubbliche non universitarie; la libert della Chiesa nella istituzione e gestione dei propri istituti d istruzione; il potere della Chiesa nel riconoscimento delle lauree in teologia e i diplomi in paleografia, archivistica, e diplomatica documentaria. Il

Queste norme sono state aggiornate dallAccordo del 18 Febbraio del 1984. Per esempio, sino al 1929 gli enti ecclesiastici che avevano tra i loro fini quello delleducazione dei giovani, operavano sulla base delle leggi che disciplinavano la creazione e la gestione di scuole private. Dopo laggiornamento del 1984, stato riconosciuto il diritto della Chiesa cattolica di fondare scuole di ogni ordine e grado. A queste scuole assicurata la PIENA LIBERT: inoltre, i loro alunni devono ricevere un trattamento scolastico equipollente a quello degli alunni delle scuole pubbliche (anche per quanto concerne lesame di Stato). Tali disposizioni sono previste dallart. 33 Cost. Per quanto riguarda le confessioni religiose diverse da quella cattolica, alcune leggi emanate sulla base di Intese riconoscono a tali ordinamenti la libert e il diritto di istituire scuole di ogni ordine e grado. Quando parliamo di PIENA LIBERT delle scuole cattoliche (o delle scuole non statali), si intende lesclusione di ogni intervento delle autorit scolastiche italiane per ci che riguarda lorganizzazione degli studi, la distribuzione dei corsi, la nomina degli insegnanti e via discorrendo. Ci non toglie che esse debbano comunque rispettare le norme statali che riguardano aspetti della vita sociale diversi da quelli scolastici: pensiamo alle norme sulledilizia, sulligiene, sulluso dei locali scolastici, ecc.. Il RAPPORTO DI IMPIEGO DEL PERSONALE DOCENTE delle scuole confessionali presuppone che gli insegnanti rispettino lindirizzo religioso della scuola e tengano comportamenti non contrastanti con i principi etici da essa proposti; infatti loro, qualunque materia insegnino, sono considerati come dei punti di riferimento per la formazione dei giovani. Quindi non possono permettersi di avere dei comportamenti di vita o delle idee che contrastino con i principi professati dalla confessione religiosa della scuola in cui insegnano: addirittura, la giurisprudenza ritiene giusto il licenziamento del docente in casi simili.

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La Chiesa, oltre a poter istituire scuole, ha anche il diritto di formare e gestire Universit degli studi per promuovere una pi alta cultura e un maggior apprezzamento della persona umana. Le scuole in cui si forma il clero cattolico sono i SEMINARI: sono enti con fine essenziale di religione o di culto, che possono avere la personalit giuridica senza che occorra valutare tale requisito. Questi istituti rappresentano lunica sede per la formazione teologica dei sacerdoti. Ritornando al diritto di formare le Universit, lAccordo del 18 Febbraio 1984 prevede che le nomine dei docenti e dei dipendenti istituti dellUNIVERSIT CATTOLICA DEL SACRO CUORE siano subordinate al gradimento (sotto il profilo religioso) della competente autorit ecclesiastica. Per quanto riguarda il
RICONOSCIMENTO DELLE LAUREE IN TEOLOGIA E DEGLI ALTRI TITOLI DI

lAccordo prevede il riconoscimento di tali titoli conferiti dalle facolt approvate dalla Santa Sede. I requisiti per ottenere tale riconoscimento sono i seguenti: i titoli devono essere conseguiti presso una facolt approvata dalla Santa Sede; la durata dei corsi di studio deve essere uguale a quella prevista dallordinamento italiano per i titoli di pari livello; linteressato deve superare almeno 20 annualit di insegnamento per ottenere la licenza.

STUDIO IN DISCIPLINE ECCLESIASTICHE,

La legge Casati del 1859 prevedeva lobbligatoriet dellinsegnamento della religione cattolica nelle scuole pubbliche, con la possibilit di richiedere la dispensa per i non cattolici. Dopo la caduta della Destra storica, delle norme di legge eliminarono dalla scuola pubblica ogni residuo di confessionismo sopprimendo linsegnamento della religione nelle scuole magistrali e tacendo sullinsegnamento della religione nel programma delle scuole elementari. Adesso, dopo lAccordo del 18 Febbraio 1984, lo Stato assicura linsegnamento della religione cattolica nelle scuole pubbliche non universitarie di ogni ordine e grado: questo perch stato riconosciuto il valore della cultura religiosa e il fatto che i principi del cattolicesimo fanno parte del patrimonio storico del popolo italiano. Si tratta quasi di un diritto del cittadino italiano quella di avere linsegnamento della propria religione nella scuola pubblica: diritto che lo Stato deve cercare di garantire in ogni modo. Problemi sorgono intorno allORGANIZZAZIONE DELLINSEGNAMENTO DELLA RELIGIONE CATTOLICA allinterno delle scuole. Il 1 problema, di assoluta importanza, quello di garantire la libert religiosa di coloro i quali non intendono ricevere tale insegnamento. Nel rispetto della libert di coscienza degli alunni, linsegnamento religioso da impartire nella scuola pubblica quello conforme alla dottrina della Chiesa cattolica: esso deve essere insegnato da docenti riconosciuti idonei dallautorit ecclesiastica, nominati dalla competente autorit ecclesiastica (di intesa con lautorit scolastica).

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Molto importante risulta essere lesercizio della FACOLT DI SCELTA di avvalersi o meno dellinsegnamento della religione cattolica. Per questo motivo, il Ministero si impegnato a dare una tempestiva informazione agli interessati; la scelta viene effettuata allinizio dellanno scolastico sullatto di iscrizione, ed ha valore per tutto lanno. Tale scelta veniva presa dai genitori o dagli alunni maggiorenni; ma la Camera dei deputati impart al governo lindirizzo di presentare un disegno di legge che consenta agli studenti delle scuole medie superiori di scegliere personalmente se avvalersi o meno dellinsegnamento della religione cattolica. Cos, la legge n. 281 del 18 Giugno 1986 ha riconosciuto agli studenti della scuola media superiore il diritto di esercitare personalmente (allatto delliscrizione) la scelta in questione. La DISCRIMINAZIONE che potrebbe derivare dalla scelta deve essere evitata in ogni modo, anche in rapporto alla formazione delle classi, alla durata dellorario scolastico giornaliero e alla collocazione dellinsegnamento della religione nel quadro orario delle lezioni. Quindi, coloro i quali si avvalessero della facolt di non seguire linsegnamento della religione cattolica, non hanno diritto ad una abbreviazione dellorario scolastico: bens loro dovrebbero seguire una attivit educativa extracurricolare a scelta. Un altro rimedio contro le discriminazioni quello di esprimere la valutazione del profitto nella religione non sulla pagella, ma su un modulo apposito. Sinceramente questi rimedi non sembrano poter essere effettivamente validi, dal momento in cui le classi vengono a smembrarsi tra gli alunni che seguono lora di religione e gli alunni che svolgeranno unattivit alternativa. Infine ricordiamo che il Ministero della pubblica istruzione, per adeguarsi ad una sentenza della Corte Costituzionale, ha separato la scelta di avvalersi o meno dellinsegnamento della religione cattolica dallulteriore scelta (da parte dei dissidenti) dellattivit da svolgere a scuola. Quindi la prima scelta riguarda il s o il no alla religione. La seconda d tre possibilit di scelta: o seguire altre attivit didattiche; o svolgere individualmente attivit di studio con assistenza del personale scolastico; o non svolgere alcuna attivit (intendendo la libera attivit di studio svolta senza lassistenza di insegnanti). Come abbiamo gi detto,
LINSEGNAMENTO DELLA RELIGIONE DEVE ESSERE SVOLTO DA DOCENTI PARTICOLARMENTE QUALIFICATI.

A parte la qualificazione professionale, gli insegnanti devono dare garanzia di seguire una linea ortodossa ai principi della Chiesa: quindi, devono essere in possesso dellidoneit loro riconosciuta dallordinario diocesano. La loro nomina viene effettuata dallautorit scolastica, su proposta dellordinario diocesano delle persone ritenute idonee e in possesso dei titoli richiesti. Infine ricordiamo che esiste una collaborazione tra il Ministero della pubblica istruzione e la CEI per laggiornamento professionale degli insegnanti di religione. Nelle regioni di confine (Trentino-Alto Adige e Friuli-Venezia Giulia) rimasto in vigore il vecchio ordinamento scolastico, secondo cui linsegnamento della religione cattolica nelle scuole elementari e secondarie obbligatoria (salvo dispensa). Qui, linsegnamento religioso viene impartito da appositi docenti (sacerdoti, religiosi o laici) nominati dallautorit ecclesiastica competente dintesa con lordinario diocesano. Quindi, in queste regioni, non esiste la facolt di scelta previsto dal Ministero della pubblica
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istruzione: linsegnamento obbligatorio, salvo rinuncia dellinteressato (nellesercizio della sua libert di coscienza).

CAPITOLO XII: IL MATRIMONIO Prima dellunit dItalia, il MATRIMONIO era disciplinato dal diritto canonico in base alla regola della competenza della Chiesa circa il matrimonio dei battezzati. Lobbligatoriet del MATRIMONIO CANONICO comportava che i sudditi di religione diversa non avevano lo ius connubii: perci, questi erano costretti a formare famiglie di fatto. Gi la Destra storica cerc si introdurre in Italia il matrimonio civile, senza riuscirci. Solo dopo la realizzazione dellunit dItalia, e precisamente dopo lintroduzione del codice civile del 1865 in Italia fu introdotto il MATRIMONIO CIVILE. Tale regime del MATRIMONIO CIVILE OBBLIGATORIO (obbligatorio perch era lunico modo riconosciuto per avere un rapporto di coniugio) rimase inalterato fino al Concordato del 1929. In questo arco di tempo, la celebrazione del matrimonio religioso non aveva alcuna rilevanza giuridica per lo Stato: infatti, affinch il matrimonio fosse riconosciuto sia dallo Stato che dalla Chiesa, si doveva effettuare una doppia celebrazione. Dopo il 1929 il matrimonio canonico era rilevante agli effetti civili, purch fosse trascritto nei registri dello stato civile; le cause di nullit del vincolo erano riservate alla giurisdizione dei Tribunali ecclesiastici, le cui sentenze erano rilevanti nel diritto dello Stato. Il riconoscimento del matrimonio canonico e della giurisdizione ecclesiastica sulla sua nullit e sul suo scioglimento comportava la RILEVANZA CIVILE DEL DIRITTO DELLA CHIESA per ci che riguardava la disciplina degli impedimenti, dei requisiti di capacit e delle cause di nullit del vincolo. Ma, in questo modo, il diritto italiano non rispettava luguaglianza giuridica dei cittadini in materia di stato civile: infatti, il principio della rilevanza della legge personale confessionale valeva solo a favore dei cattolici. Fu proprio circa il MATRIMONIO CONCORDATARIO che si ebbe la cos detta UNIONE IMPERFETTA tra ordinamento civile ed ordinamento canonico. chiaro che con ladozione della Costituzione (pensiamo al principio delluguaglianza dei cittadini senza distinzione di religione, art. 3) tale situazione dovesse terminare. Nel matrimonio concordatario vi era una specie di DIARCHIA tra Chiesa e Stato: la prima competente a disciplinare la validit del negozio matrimoniale e a dichiarare leventuale nullit; il secondo competente a disciplinare lattribuzione degli effetti civili al negozio canonico. I singoli che, per unirsi nel vincolo coniugale, optavano per il matrimonio concordatario compivano un AUTONOMO ATTO DI SCELTA (del tutto disciplinato dal diritto dello Stato). Latto di scelta aveva fondamento nel rilievo dato alla volont delle parti, ai fini della produzione degli effetti civili del matrimonio canonico. Gli EFFETTI CIVILI del matrimonio devono essere voluti da parte di persona capace dintendere e di volere; inoltre, la persona che prende tale decisione deve essere sufficientemente matura (un maggiorenne). Quindi.
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latto di scelta non solo un procedimento intellettivo che rimane nella testa degli sposi; esso, invece, un atto volitivo poich coincide con latto di iniziativa del PROCEDIMENTO DI TRASCRIZIONE (nel caso di trascrizione tempestiva, corrisponde alla richiesta della pubblicazione civile effettuata dalle parti insieme al parroco; nel caso di trascrizione tardiva, corrisponde con la richiesta delle parti allufficiale dello stato civile per ottenere la trascrizione). Per tutti questi motivi, il regime degli effetti civili del matrimonio canonico e delle sentenze ecclesiastiche di nullit matrimoniale passato da una unione imperfetta ad una SEPARAZIONE IMPERFETTA che sarebbe stata approfondita dallAccordo di revisione del Concordato del 1929; una revisione che ha accresciuto il numero degli impedimenti civili alla trascrizione del matrimonio canonico e ha disciplinato il riconoscimento civile delle sentenze ecclesiastiche in modo da effettuare un controllo di esse che non fosse meramente formale. Cos si avuta la fine delluniformit tra lo status coniugale canonico e lo status coniugale civile. Con lAccordo del 18 Febbraio 1984, sono riconosciuti gli effetti civili ai matrimoni contratti secondo le norme del diritto canonico, a condizione che latto relativo sia trascritto nei registri dello Stato civile, previe pubblicazioni nella casa comunale. Lutilizzo dellespressione matrimoni contratti al posto di matrimoni celebrati, induce a pensare che vi stato il riconoscimento del negozio matrimoniale canonico come atto negoziale interamente disciplinato dal diritto della Chiesa. Quindi, a produrre effetti nel diritto dello Stato il matrimonio disciplinato dal diritto canonico per quanto riguarda la validit; ma gli effetti civili di tale negozio sono subordinati alla trascrizione nei registri dello stato civile. SENZA LA TRASCRIZIONE IL VINCOLO RIMANE UN RAPPORTO PURAMENTE RELIGIOSO. La PUBBLICAZIONE richiesta per la trascrizione deve essere eseguita con le stesse modalit previste dalla legge per la pubblicazione che precede il matrimonio civile. Al fine della pubblicazione, le parti devono presentare allufficiale dello stato civile i documenti richiesti dallart. 97 c.c.: inoltre, le parti devono presentare una richiesta scritta del parroco (in maniera che lufficiale dello stato civile sappia che quella pubblicazione correlata alla trascrizione di un matrimonio canonico e non alla celebrazione di un matrimonio civile). Nel caso in cui sussistano IMPEDIMENTI CIVILI DEROGABILI, lufficiale dello stato civile pu procedere alla pubblicazione solo quando le parti abbino ottenuto lautorizzazione del tribunale (prevista per gli impedimenti). Effettuata la pubblicazione e trascorsi tre giorni, lufficiale dello stato civile rilascia alle parti un CERTIFICATO ATTESTANTE CHE NULLA OSTA ALLA TRASCRIZIONE CIVILE. Il rilascio del certificato in questione importante perch tale atto assicura che il matrimonio canonico sar trascritto tempestivamente, sempre che latto che lo certifichi sia regolare. Ai fini della trascrizione civile, occorre che subito dopo la celebrazione il parroco spieghi ai contraenti gli effetti civili del matrimonio, dando lettura degli articoli del codice civile riguardanti I DIRITTI ED I DOVERI DEI CONIUGI (art. 143, 144 e 147): inoltre, egli deve redigere in doppio originale lATTO DI MATRIMONIO, in cui potranno essere inserite le dichiarazioni dei coniugi consentite secondo la legge civile. Visto che queste azioni sono compiute dal ministro di culto, la norma gli attribuisce la qualit di pubblico ufficiale: infatti egli esercita
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una pubblica funzione certificativa nel momento in cui redige latto di matrimonio in doppio originale e ne trasmette uno allufficiale dello stato civile, con la richiesta di trascrizione. Affinch lATTO DI MATRIMONIO risulti REGOLARE, esso deve contenere: 1) le generalit delle parti e dei rispettivi genitori; 2) la data della pubblicazione; 3) il luogo e la data della celebrazione; 4) il nome dellufficiale ecclesiastico; 5) la menzione dellavvenuta lettura degli articoli del codice civile. Il parroco del luogo in cui il matrimonio stato celebrato richiede la trascrizione, trasmettendo latto di matrimonio entro 5 giorni dalla celebrazione; lufficiale dello stato civile provveder alla trascrizione entro 24 ore dal ricevimento dellatto. La TRASCRIZIONE DEL MATRIMONIO CANONICO un atto giuridico appartenente al genere delle CERTAZIONI, che qualifica il matrimonio canonico come idoneo a produrre nel diritto dello Stato gli stessi effetti del matrimonio civile. Esistono due tipi di TRASCRIZIONE: quella TEMPESTIVA e quella TARDIVA. La TRASCRIZIONE TEMPESTIVA ha luogo quando il parroco trasmette latto di matrimonio entro 5 giorni dalla celebrazione e lufficiale dello stato civile trascriva latto nelle 24 ore dalla sua ricezione: perci indispensabile che le parti effettuino la pubblicazione civile prima di celebrare il matrimonio. La TRASCRIZIONE TARDIVA consente al matrimonio canonico di produrre i propri effetti anche se la trascrizione non sia stata effettuata dal parroco entro 5 giorni dalla celebrazione. Questo tipo di trascrizione pu essere effettuata solo a richiesta di entrambe le parti o di una sola di esse, ma con la conoscenza e senza lopposizione dellaltra parte. La trascrizione tardiva serve a recuperare gli effetti civili del matrimonio canonico anche a notevole distanza di tempo: matrimonio che originariamente era destinato alla trascrizione, ma che casi fortuiti hanno impedito. Ecco allora che LA PUBBLICAZIONE CIVILE DOVR ESSERE RIPETUTA in occasione della richiesta della trascrizione tardiva, perch dopo 180 giorni perde efficacia. Infine ricordiamo che la trascrizione tardiva produce effetti dal momento della celebrazione, ma lascia impregiudicati i diritti da tempo legittimamente riconosciuti ai terzi prima della trascrizione e in contrasto con lo stato coniugale delle parti. In generale, la trascrizione del matrimonio non pu avvenire nel momento in cui sussistano degli IMPEDIMENTI considerati INDEROGABILI dalla legge. Per esempio, uno dei motivi che impedisce la trascrizione dellatto di matrimonio la non raggiunta et matrimoniale da parte degli sposi prevista dallo Stato (art. 84 c.c.). La TRASCRIZIONE DEL MATRIMONIO DEI MINORI pu essere effettuata tempestivamente solo quando gli stessi siano stati preventivamente autorizzati alle nozze dal competente tribunale dello Stato, il quale deve accertare la loro maturit psicofisica e la fondatezza delle ragioni che spingono al matrimonio. Se manca tale autorizzazione il matrimonio non potr essere trascritto tempestivamente, ma occorre che i minori raggiungano la maggiore et ed aspettare ancora un anno. Un altro impedimento alla trascrizione civile la presenza di un PRECEDENTE MATRIMONIO CIVILE. Quando una delle parti gi precedentemente legata con terzi, la trascrizione
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risulta inammissibile perch uno dei requisiti fondamentali per contrarre matrimonio quello di avere uno status libero (art. 86 c.c.). Ma se tale precedente matrimonio viene dichiarato nullo o sia stato annullato, chiaro che il matrimonio canonico potrebbe essere trascritto. LINTERDIZIONE PER INFERMIT DI MENTE esclude la trascrizione del matrimonio perch chi si trovi in tali situazioni non pu compiere alcun negozio giuridicamente valido, n tanto meno pu contrarre matrimonio (art. 85 c.c.). Tuttavia, poich il matrimonio civile celebrato dallinterdetto per infermit di mente annullabile, ma non pi impugnabile se i coniugi coabitano per un anno dopo la revoca dellinterdizione, ammissibile la trascrizione tardiva solo in questa circostanza. LADOZIONE SPECIALE esclude la trascrizione perch tale rapporto parificato dalla legge al rapporto di filiazione legittima; anche lAFFINIT in linea retta d luogo ad un impedimento inderogabile. Infine, un ultimo impedimento rappresentato dal DELITTO: questo ha luogo quando una delle parti sia stata condannata per omicidio o tentato omicidio sul coniuge dellaltra. Il matrimonio non pu essere trascritto, oltre che in presenza degli impedimenti visti in precedenza, anche quando esso viene celebrato in una delle forme speciali previste dal diritto della Chiesa o perch sia stato contratto fuori del territorio nazionale. Per quanto riguarda le FORME SPECIALI DI MATRIMONIO CANONICO, il diritto canonico prevede tali forme di celebrazione che non sempre consentono di qualificare il vincolo religioso come matrimonio avente effetti civili. La prima di tali forme speciali il MATRIMONIO CANONICO SEGRETO; esso consentito dallautorit ecclesiastica solo quando sussistano gravi ed urgenti motivi che sconsigliano alle parti di rendere nota la celebrazione. In questo caso il matrimonio celebrato avanti al parroco e a due testimoni: tutti sono tenuti al silenzio. Tale celebrazione non riportata negli ordinari registri parrocchiali, ma in un registro conservato nellarchivio segreto del vescovo. Il MATRIMONIO CANONICO IN PERICULO MORTIS dubbio che sia trascrivibile, essendo incompatibile con leffettuazione della trascrizione tempestiva. Nel caso in cui la celebrazione fosse stata accompagnata dagli adempimenti civilistici previsti, si potrebbe avere la trascrizione tardiva in presenza del consenso delle parti nel richiedere tale atto. Totalmente non trascrivibile il MATRIMONIO CANONICO CELEBRATO DAVANTI AI SOLI TESTIMONI; dunque, il matrimonio celebrato in mancanza del ministro di culto non assolutamente trascrivibile. Anche il MATRIMONIO CANONICO CELEBRATO ALLESTERO non trascrivibile. Infatti, lAccordo del 18 Febbraio 1984 prevede che il matrimonio canonico avente effetti civili attuabile solo nel territorio nazionale italiano. Comunque, il matrimonio canonico celebrato allestero pu assumere rilevanza nellordinamento dello Stato per altra via: quella delle norme di diritto internazionale privato. Esse prevedono che il matrimonio tra cittadini o tra cittadini e stranieri fuori dal territorio dello Stato pu aversi dinanzi alla competente autorit diplomatica o consolare, ovvero con le forme stabilite dalla legge del luogo davanti allautorit competente. Quindi, se la legge del paese straniero riconosce il
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matrimonio canonico come forma valida per la costituzione del rapporto coniugale, tale matrimonio sar rilevante anche nel nostro ordinamento: per, siccome tale rilevanza ha luogo secondo le norme privatistiche internazionali, il matrimonio viene riconosciuto non come matrimonio canonico. Ma come matrimonio civile celebrato allestero. Per quanto riguarda il MATRIMONIO CANONICO DEGLI STRANIERI in Italia (tra stranieri o tra cittadini e stranieri), dobbiamo dire che essi possono celebrare un matrimonio che produce effetti civili a seguito della trascrizione: lunico problema che per la trascrizione civile, la capacit dello straniero a sposarsi disciplinata dalla sua legge nazionale. Infine abbiamo il MATRIMONIO CANONICO PER PROCURA. Qui ammessa la trascrizione quando vi siano le circostanze previste dallart. 111 c.c., ossia si tratti di militari o di persone al seguito di forze armate in tempo di guerra, ovvero quando uno degli sposi si trovi allestero e vi siano gravi motivi. Al fine della trascrizione non basta la procura canonica, ma occorre che la procura sia rilasciata per atto pubblico e che le parti abbiano ottenuto lautorizzazione del tribunale (che deve valutare la sussistenza dei gravi motivi). Il giudizio sulla trascrizione civile del matrimonio canonico, in quanto atto dello stato civile, rientra nella giurisdizione del giudice dello Stato. La trascrizione pu cessare di produrre i suoi effetti ex nunc (da ora) quando una sentenza passata in giudicato emessa da tale giudice, accogliendo una domanda di divorzio, dichiari cessati gli effetti civili del matrimonio canonico; invece, pu venir meno con effetti ex tunc (da allora) tutte le volte in cui il giudice dello Stato accolga una domanda diretta allannullamento di essa. Se vi la presenza di vari vizi, attribuita la facolt di impugnare davanti al giudice dello Stato la trascrizione civile del matrimonio canonico: pensiamo ai casi in cui la trascrizione sia avvenuta sussistendo uno degli impedimenti inderogabili visti sopra, o quando la trascrizione tardiva si sia avuta senza il consenso delle parti e cos via. Nel caso in cui sia stato trascritto come matrimonio concordatario un matrimonio canonico non previsto dallAccordo del 18 Febbraio 1984 dobbiamo distinguere due diverse circostanze. Se si tratta di un matrimonio celebrato allestero (efficace secondo la legge del luogo), la trascrizione come matrimonio concordatario va solo rettificata; se si tratta di un matrimonio che non possa produrre effetti civili, il procedimento ha come oggetto lannullamento della trascrizione. LEFFETTO DELLANNULLAMENTO DELLA TRASCRIZIONE la cancellazione dai registri dello stato civile. Per quanto riguarda il RICONOSCIMENTO DELLE SENTENZE DI NULLIT DEI MATRIMONI CANONICI TRASCRITTI a norma dellAccordo, occorre osservare che il rapporto tra Stato e Chiesa risulta molto differente agli accordi tra Stati in materia di assistenza giudiziaria e di riconoscimento delle sentenze (basati sul principio della reciprocit). Nel rapporto tra Stato e Chiesa il riconoscimento UNILATERALE: lo Stato riconosce le sentenze ecclesiastiche di nullit del matrimonio canonico trascritto, ma la Chiesa non riconosce le sentenze di nullit pronunciate dal giudice statale. Infatti nellordinamento canonico vige il principio secondo cui, data la natura sacramentale del matrimonio tra battezzati, solo il

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giudice ecclesiastico pu dichiararne la nullit; e solo il Papa pu dichiararne lo scioglimento nel caso di matrimonio rato e non consumato. NellAccordo del 18 Febbraio 1984 non troviamo pi il principio della RISERVA DI GIURISDIZIONE A FAVORE DEI TRIBUNALI ECCLESIASTICI. Prima di questo Accordo, tutte le sentenze ecclesiastiche di nullit erano riconosciute agli effetti civili con un procedimento ufficioso ed automatico: invece, dopo lAccordo, le sentenze possono essere rese esecutive nellordinamento statale solo a domanda di parte e in forza di un vero e proprio giudizio di delibazione (a seguito del quale non detto che le sentenze vengano sicuramente riconosciute, in quanto si potrebbe avere una pronuncia di rigetto). La GIURISPRUDENZA prevalente ha accertato il venir meno di tale riserva di giurisdizione, dichiarando la giurisdizione del giudice civile sul matrimonio canonico trascritto agli effetti civili (alternativa a quella del giudice ecclesiastico). Anche la CORTE COSTITUZIONALE ha espresso il proprio giudizio in merito a questo problema. La Corte ha affermato che vero che la riserva venuta meno, ma il giudice civile non pu pronunciarsi sul matrimonio canonico, in quanto esso un presupposto da cui lordinamento statale fa discendere gli effetti civili. Un presupposto che resta esterno ed estraneo allordinamento statale. Quindi il giudice pu pronunciarsi solo sul riconoscimento delle sentenze di nullit e sulla trascrizione del vincolo agli effetti civili. Comunque, se una delle parti si rivolge al giudice dello Stato lo fa esercitando il diritto di libert religiosa per sottrarre il suo matrimonio allapplicazione delle norme confessionali e allesame del giudice ecclesiastico. Quindi, in questo modo, garantita la libert di scelta in materia matrimoniale sia nel momento della formazione del rapporto coniugale, sia nel momento della contestazione della sua validit. Specifichiamo che il giudice statale non chiamato a giudicare sulla validit del matrimonio canonico, ma sulla validit dellatto di iniziativa del procedimento di trascrizione in cui si concreta la scelta (che precede la celebrazione matrimoniale). Fra lordinamento civile e lordinamento canonico si vengono ad instaurarsi quei RAPPORTI DI CONTRASTO DI GIUDICATI E LITISPENDENZA. chiaro che il contrasto tra giudicati e litispendenza, verificandosi nei rapporti tra due diversi ordinamenti, non possono essere valutati con quei criteri validi nel caso in cui essi si verifichino allinterno di uno stesso ordinamento. In materia matrimoniale questi contrasti sono pi che mai evidenti; concorrendo determinate cause, il matrimonio invalido secondo alcuni ordinamenti mentre dissolubile per divorzio secondo altri. Divergenze esistono anche riguardo alle cause di nullit e di scioglimento del matrimonio. Si pensi allimpotenza: nel diritto della Chiesa causa obiettiva di invalidit del vincolo, mentre nel diritto dello Stato tale situazione da luogo allinvalidit solo se laltra parte incorsa in errore essenziale. Complicazione maggiori si hanno quando vi la PENDENZA davanti al giudice civile DI UNA CAUSA AVENTE IL MEDESIMO OGGETTO di quella decisa dal giudice ecclesiastico. A primo impatto, potrebbe sembrare che loggetto sia sempre diverso in quanto il giudice
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ecclesiastico si pronuncia sul presupposto, mentre il giudice civile si pronuncia sulla validit del procedimento che ha introdotto quel presupposto nellordinamento statuale o sul rapporto matrimoniale derivato da tale procedimento. Invece non cos, perch loggetto del giudizio da determinare: in entrambi i casi, per lordinamento dello Stato, loggetto finale del giudizio lassetto dei rapporti coniugali fra le parti agli effetti civili. Questi possono venir meno sia con il riconoscimento di una sentenza ecclesiastica di nullit del matrimonio canonico, sia con la dichiarazione di nullit o lannullamento della trascrizione o con il divorzio pronunciati dal giudice. Alquanto dubbio risulta, invece, il rapporto fra il giudizio civile di divorzio e la sentenza canonica di nullit. La sentenza di divorzio produce effetti ex nunc, mentre la sentenza ecclesiastica di nullit ha valore retroattivo (a decorrere dalla celebrazione del matrimonio). Per bisogna subito notare che fra i due giudicati vi incompatibilit logica, in quanto la sentenza di divorzio pronunziata sul presupposto della validit della trascrizione e della volont degli effetti civili, mentre il riconoscimento della sentenza ecclesiastica travolgerebbe luna e laltra. In relazione al PROCEDIMENTO DI DELIBAZIONE, la legge di riforma del sistema italiano di diritto internazionale privato n. 218 del 1995 influisce solo marginalmente sul riconoscimento civile delle sentenze ecclesiastiche di nullit del matrimonio; tale norma non idonea a sospendere, modificare, derogare o abrogare lAccordo del 18 Febbraio 1984. Perci, il procedimento per riconoscere la sentenza ecclesiastica di nullit si deve svolgere innanzi alla CORTE DAPPELLO competente per territorio. Il procedimento di delibazione ha luogo nel momento in cui almeno una delle parti ne faccia DOMANDA: dunque non necessaria la volont di entrambe le parti. Da qui deduciamo che c bisogno della volont di entrambe le parti per far acquistare gli effetti civili al matrimonio canonico, mentre serve la volont di almeno uno per privare il matrimonio di tali effetti. Il PRESUPPOSTO PROCESSUALE DELLA DOMANDA che la sentenza ecclesiastica di nullit del matrimonio sia esecutiva e che tale esecutivit sia attestata da un decreto del superiore organo ecclesiastico di controllo. LESECUTIVIT della sentenza suddetta emessa in primo grado si ha nel momento in cui essa viene confermata in appello, o da un decreto o da una ulteriore sentenza. Per quanto riguarda il CONTROLLO, la Corte dAppello tenuta ad accertare: lesistenza e lautenticit dei provvedimenti ecclesiastici sulla nullit del matrimonio; che il matrimonio dichiarato nullo era un matrimonio canonico trascritto a norma dellart. 8.1 dellAccordo del 18 Febbraio 1984; che il giudice ecclesiastico era competente a conoscere la causa; che nel procedimento innanzi ai tribunali ecclesiastici stato assicurato alle parti il diritto di agire e di resistere in giudizio in modo non difforme dai principi fondamentali dellordinamento italiano. Ricordiamo che il diritto alla difesa viene rispettato quando il convenuto sia stato regolarmente citato a comparire e abbia avuto un termine sufficiente per preparare la propria difesa; che vi siano altre condizioni richieste dalla legislazione italiana per la dichiarazione di efficacia delle sentenze straniere.
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Nota bene: nel diritto canonico le sentenze sullo stato delle persone e, di conseguenza, quelle sullo stato coniugale, diventano esecutive ma non passano mai in giudicato. Un altro requisito richiesto alle sentenze ecclesiastiche che esse non devono produrre EFFETTI CONTRARI ALLORDINE PUBBLICO. Levocazione dellordine pubblico italiano riguarda lordine pubblico che presiede ai rapporti fra lordinamento dello Stato e gli ordinamenti stranieri o estranei, com lordinamento canonico. Lordine pubblico italiano in materia matrimoniale ha subito profonde modificazioni a partire dal 1970. Prima di questa data, era principio di ordine pubblico quello dellindissolubilit del matrimonio, perch il diritto italiano non ammetteva il divorzio; inoltre veniva data scarsa importanza alla volont nella formazione del matrimonio a favore della dichiarazione resa innanzi allufficiale dello stato civile. Con lintroduzione del DIVORZIO (legge n. 898 del 1970) e con la RIFORMA DI FAMIGLIA (legge n. 151 del 1975), il PRINCIPIO dordine pubblico italiano in materia matrimoniale quello DELLEFFETTIVIT DELLUNIONE CONIUGALE, DELLA PERSISTENZA DELLA COMUNIONE SPIRITUALE E MATERIALE TRA I CONIUGI; in questa maniera si data pi rilevanza alla volont delle parti piuttosto che alla dichiarazione. Di conseguenza, le uniche ipotesi in cui una sentenza ecclesiastica si viene a trovare in contrasto con lordine pubblico italiano sembrano essere solo quelle in cui la nullit dipende da motivi tipicamente confessionali (quando sono in contrasto con il diritto di libert religiosa). Dunque tutte le altre cause di nullit non sono in contrasto con i principi di ordine pubblico italiano: pensiamo alle sentenze ecclesiastiche riguardanti i vari vizi del consenso (che possono essere trattati in modo diverso dal diritto italiano). Quando si presentano tali vizi, una volta fallita lunit coniugale, il giudice ecclesiastico tenuto ad individuare il vizio di formazione del matrimonio che ha determinato il fallimento del rapporto. Il giudice statale non ha alcun interesse ad indagare in questa direzione: egli si limita solo ad accertare che venuta meno la comunione spirituale e materiale tra i coniugi. Una volta riconosciuta agli effetti civili una sentenza ecclesiastica di nullit, la Corte dAppello pu attribuire una PROVVISIONALE SULLE INDENNIT SPETTANTI a favore del coniuge che ne abbia il diritto e che ne faccia richiesta e rimanda le parti innanzi al giudice competente in primo grado per la decisione su tali questioni. In pendenza della causa di nullit davanti ai tribunali ecclesiastici, nonch della causa per la nullit o lannullamento della trascrizione civile, le parti possono chiedere al tribunale civile competente per territorio la SEPARAZIONE PERSONALE TEMPORANEA prevista dallart. 126 c.c.. tale separazione temporanea vale a disciplinare la posizione dei coniugi nel tempo in cui durino il giudizio ecclesiastico di nullit e il successivo procedimento di delibazione o il giudizio civile sulla trascrizione. Se, per uno di questi casi, passasse in giudicato una sentenza che pone fine allo stato coniugale, GLI EFFETTI della separazione temporanea CESSANO in quanto le parti non sono pi coniugi. Se, invece, il matrimonio rimane valido

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agli effetti civili, la separazione cessa ugualmente e le parti dovrebbero nuovamente osservare lobbligo della coabitazione. Adesso ci tocca parlare del MATRIMONIO AVANTI AI MINISTRI DELLE CONFESSIONI RELIGIOSE DI MINORANZA. Il legislatore, dopo aver riconosciuto agli effetti civili il matrimonio canonico, ritenne di dover agevolare anche gli appartenenti alle confessioni religiose di minoranza; infatti consent loro di celebrare un matrimonio valido per lo Stato davanti ai ministri di tali confessioni. Il matrimonio che stiamo trattando non un matrimonio religioso trascritto, ma un MATRIMONIO CIVILE CELEBRATO IN FORMA SPECIALE. Infatti, il matrimonio civile non deve essere obbligatoriamente celebrato dallufficiale dello stato civile: la legge prevede che pu essere celebrato da altri soggetti che ne hanno il potere (consoli allestero, comandanti di navi e di aerei). Tra questi troviamo anche i ministri delle confessioni di minoranza la cui nomina sia stata approvata dallautorit governativa (e precisamente dal Ministero dellinterno). Quando le parti richiedono la pubblicazione allufficiale dello stato civile, devono dichiarare di voler celebrare il matrimonio innanzi a quel determinato ministro di culto. Conseguentemente lufficiale dello stato civile, oltre ad accertare che non sussistono impedimenti e opposizioni alla celebrazione del matrimonio, accerta che il ministro di culto indicato dagli sposi abbia ricevuto lapprovazione della nomina. Effettuata la pubblicazione e gli accertamenti detti, lufficiale dello stato civile rilasci una autorizzazione in cui risulta che il ministro di culto indicato ha la facolt di poter celebrare il matrimonio; senza questa autorizzazione, il ministro di culto non potrebbe esercitare la facolt a lui attribuita dalla legge. La legge pone una serie di ADEMPIMENTI A CARICO DEL MINISTRO DI CULTO: prima di tutto, egli tenuto a dare lettura agli sposi degli art. 143, 144 e 147 c.c. (diritti e doveri dei coniugi). Inoltre, egli deve ricevere la dichiarazione espressa di entrambe le parti di volersi prendere in marito e moglie. Immediatamente dopo la celebrazione, il ministro di culto deve redigere latto di matrimonio in lingua italiana secondo le norme stabilite per la formazione degli atti dello stato civile. Compilato latto di matrimonio, il ministro di culto lo trasmette in originale allufficiale dello stato civile entro 5 giorni dalla celebrazione del matrimonio; a sua volta, lufficiale di stato civile provvede alla trascrizione dellatto nei registri del matrimonio entro 24 ore dalla sua ricezione. La legge non prevede nulla per il caso in cui latto di matrimonio non sia trascritto (perch non trasmesso, o trasmesso dopo i 5 giorni, o irregolare nelle indicazioni richieste): mancano norme per la trascrizione tardiva del matrimonio. Questo non significa che il matrimonio in questione non possa mai essere trascritto, in quanto latto in questione (irregolare, smarrito o trasmesso con ritardo) pu essere regolarizzato con il PROCEDIMENTO DI RETTIFICAZIONE (previsto dallart. 454 c.c.). chiaro che nello svolgimento degli adempimenti di sua competenza, IL MINISTRO DI CULTO PUBBLICO UFFICIALE: latto formato dal ministro di culto atto pubblico. Da qui
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deduciamo che i ministri delle confessioni religiose di minoranza si trovano nella stessa posizione in cui si trova il ministro di culto cattolico e che latto di matrimonio ha la stessa natura giuridica nei due casi. Il matrimonio celebrato innanzi ai ministri delle confessioni religiose di minoranza IMPUGNABILE, oltre che per le cause di nullit o di annullamento, PER I VIZI PROPRI DELLA SPECIALE FORMA DI CELEBRAZIONE. Ad esempio, causa di nullit la mancata approvazione governativa della nomina del ministro di culto. Invece la mancanza dellautorizzazione dellufficiale dello stato civile non determina linvalidit del matrimonio: infatti il ministro di culto, avendo ricevuto lapprovazione della nomina, ha il potere di assistere al matrimonio. In passato si pensava che il ministro di culto avesse la facolt di assistere solo alla celebrazione dei matrimoni degli appartenenti alla propria confessione, tanto da considerare nullo il matrimonio celebrato innanzi a lui da appartenenti ad altra religione; ma questa situazione andava in contrasto con il principio di libert religiosa costituzionale, togliendo la possibilit allindividuo di passare da una confessione allaltra liberamente (senza dover rendere conto di ci ad alcuna autorit statuale).

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