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Paesaggio e viabilit nella pertica di Forum Traiani Stefania Atzori* Coordinate UTM approssimazione al metro.

Parole chiave: Paesaggio, viabilit, ricognizione, aerofotografia, romanizzazione, GIS. RIASSUNTO: La Media Valle del Tirso ha rappresentato sin da tempi remotissimi un territorio di grandi possibilit, grazie allazione fertilizzante del fiume Tirso appunto: il periodo romano non fa eccezione e questa ricerca, estratto di un volume sulla viabilit romana nella provincia di Oristano, contribuisce al quadro della romanizzazione con i risultati delle ricognizioni operate in loco. Nel determinare il territorio di indagine si volutamente indirizzata lattenzione del lettore verso il centro di maggior rilievo e a minore distanza, pur con la consapevolezza che gli insediamenti situati nella Media alle del Tirso (storicamente Campidano di Simaxis1 e lo stesso centro di Aquae Ypsitanae, fondato in epoca romana medio repubblicana2, appartenevano amministrativamente in origine a ben pi distante centro di Othoca (Fig. 1). Ma dallindagine apparir palese il fitto collegamento tra i due centri, grazie soprattutto al capillare reticolo di viae principali e secondarie che ne scandivano relazioni, influenze e commerci; non devessere infatti trascurato il dato della distanza del nuovo centro (nato a scopo di controllo militare e in seguito sede di stanza della cohors I Corsorum)3 dalla costa. Othoca invece, bench in parziale declino rispetto al periodo di dominio punico, ne godeva, cos come dei frequenti contatti con il vicino porto di Tharros4. La necessit di controllo e di spostamenti agevoli non dunque dovuta tanto alliniziale dipendenza amministrativa dalla costa, quanto alla brulicante attivit fervente nellentroterra e incentivata dalla presenza di un elemento fondamentale per un territorio a predominante vocazione agricola, come il Campidano di Simaxis sino a Fordongianus: il fiume Tirso. Lidrografia ha influenzato in modo notevole las-

setto del territorio nella sua urbanizzazione, infrastrutturazione e infine romanizzazione; il fiume Tirso ha determinato nel corso dei secoli un notevole deposito di terreno alluvionale fertilissimo, concedendo notevoli opportunit alle comunit insediate e beneficiando degli apporti idrografici dei corsi minori(Fig. 2). Possiamo ancora oggi riconoscere dei suoli con un buon grado di fertilit a S e ad E di Santa Giusta e lungo tutta la vallata del Tirso, mentre sorgono alcune limitazioni nelle zone pi prossime ai rilievi del Monte Arci e del Grighine. La media valle del Tirso si caratterizza dunque per una intensa e giustificata antropizzazione sin dal neolitico antico: tale fenomeno ben documentato sia da recenti indagini paletnologiche, che ne hanno campionato in modo efficace le fasi pi antiche, che da indagini operate in ambito storico. Si rivelata dunque una rete insediativa con un curioso, seppur giustificato, baricentro diffuso e allungato sulla riva sinistra e a S del Tirso. Gli insediamenti mostrano fasi di frequentazione perlopi continuativa, spesso a partire da un insediamento di epoca nuragica che, quando non viene direttamente riutilizzato,vede comunque conglomerarsi siti di epoche successive nelle immediate vicinanze5. La romanizzazione dellarea vasta a S-SE-SO di Aquae Ypsitanae, ovvero una parte della Barbaria, dovette essere, allindomani della presa di possesso dellisola, una delle priorit assunte; le motivazioni intuitivamente si diramano sia ad una generica imposizione di controllo del territorio, che ad una necessit di rapido sfruttamento delle risorse in loco, che alla fissazione di una testa di ponte verso linterno (configurata appunto nella fondazione di Aquae Ypsitanae), sia come barriera che come difesa delle aree costiere e dellimmediato fertilissimo retroterra6. Uno dei sistemi adottati a questo scopo fu la manutenzione, lincremento, linfrastrutturazione e la sistematizzazione dellimpianto viario, che in parte gi esisteva da epoca punica. Una prima e direttamente intuitiva testimonianza di tale griglia di tracciati, la si ritrova gi in alcuni toponimi particolarmente indicativi ovvero: Simaxis, Siamanna, Siapiccia, Siamaggiore7. Sono alcuni dei comuni considerati dalla presente

* Universit di Sassari sede di Oristano, Scuola di Specializzazione in Archeologia subacquea e dei Paesaggi costieri, via Lanusei 6, 09170 Oristano, Tel. 3398613722 email: atzori.stefania@gmail.com 1 Casula 1980, dallorganizzazione data sotto il Giudicato arborense e fino a tutto il regno sabaudo. 2 zucca 1986A 3 Zucca b 1986A, zucca 1988, Rowland Jr. 1990. 4 Zucca, Nieddu 1991 5 Casula 1980; Atzori 1960; Cherchi Paba 1978; Diana 1960; lilliu g. 1990. 6 Zucca b 1986, zucca 1988, Rowland Jr. 1990; Coarelli 1988; . Rowland R. J. Jr. 1990 7 Atzori 2010, per la bibliografia a riguardo.

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indagine e la loro denominazione, stanti le interpretazioni da considerare caso per caso, rimandano con buona probabilit a tracciati viari sia principali che secondari che attraversavano il Campidano di Simaxis in epoca medievale su strutture probabilmente riutilizzate8. Il settore territoriale di cui si tratta fa parte di uno dei quadranti indagati in modo pi intensivo nel corso di una ricerca complessiva centrata appunto sul reticolo viario romano nellodierna provincia di Oristano9. I settori appartenenti ai comuni a S di Forum Traiani hanno goduto di particolare attenzione sia grazie alla situazione di presenze archeologiche gi manifestamente rilevante, sia per la particolare postazione di crocevia che si man mano rivelata nello specifico per il comune di Siapiccia. La disciplina dellarcheologia dei paesaggi ha segnato il passo della ricerca nellindividuare la strategia di indagine volta documentare il maggior numero di siti e interpretarli nella loro corretta funzione10. La zona ha gi ricevuto in passato lattenzione dellarcheologia locale e dunque il primo passo, a seguito di unindagine bibliografica e toponomastica, stata la delimitazione topografica dellarea e una preliminare localizzazione su carta dei siti gi noti, sia appunto su cartografia che mediante verifiche da documentazione aerofotografica11. Le diverse ricognizioni estensive ed intensive (a seconda delle prerogative del settore indagato) non hanno contemplato una campionatura di materiali propriamente detta. Si invece ripiegato su una soluzione alternativa anche se non specificamente prevista dalla metodologia, ovvero in caso di concentrazione di materiali che non risultasse manifestamente traslata, si proceduto alla documentazione fotografica in situ, al rilevamento della posizione mediante GPS e alla localizzazione su carta mediante implementazione di apposita base informativa territoriale12. Su database si proceduto al censimento dei reperti e siti individuati e grazie alla geolocalizzazione sono stati realizzati dei quadri di presenza per mezzo di aloni circolari pi o meno intensi, per la resa della corrispettiva intensit delle testimonianze. necessario specificare che per limpianto di
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analisi quantitative realmente significative richiesta una presenza statistica di dati molto pi alta di quella rilevata13. Nonostante ci il fine di questo tipo di attivit fosse evidenziare almeno in parte la maglia insediativa rurale di epoca romana, documentarne testimonianze significative di siti e non siti che portassero alla valutazione di una tendenza insediativa, o in certi casi allindividuazione di unintensit di frequentazione vuoi di un tracciato singolo, vuoi di unarea pi vasta14. Come si gi detto uno dei dati pi rilevanti stato il gran numero di siti con una frequentazione multi cronologica, anche se nel caso dellobiettivo principale dellindagine, ovvero i tratti viari, ci si riduce ad una valutazione in base a dati assolutamente parziali, data lassoluta mancanza di dati derivati dalle stesse infrastrutture, se non la tecnica costruttiva. Giungiamo infine e pi precisamente allarticolazione del presente contributo, concernente la romanizzazione e le modalit insediative della particella paesaggistica identificabile come parte della media valle del Tirso, posta a S-SE-SW di Forum Traiani. Facente parte amministrativamente della pertica di Othoca, ma tecnicamente interessata in maniera intensiva dal servizio stradale che serviva appunto il forum, la Media Valle del Tirso occupata oggi dai comuni di Ollastra, Simaxis, Villanova Truschedu, Fordongianus, Siapiccia e viene inclusa la parte del comune di Allai che comprende parte del Grighine e volge sia verso Siapiccia che verso Forum Traiani15. infine resa manifesta lintenzione di trattare del centro di Forum Traiani appunto, solo in qualit di meta ultima dei tracciati viari in esame, a causa del contesto extraurbano e di insediamento rurale cui mirato lo studio. Come anticipato possibile scandire il quadrante esaminato in contesti di tipo insediativo e infrastrutturale; sia i primi che i secondi in fase di strategia preliminare sono stati verificati da studi precedenti ampliati in fase ricognitiva. Sono state considerate inoltre anomalie lineari da aerofotografie che in 4 casi su 7 sono state almeno parzialmente confermate in ricognizione da tracce percepibili sul terreno, in due casi da siti decostrutti e reperti decontestualizzati e in un caso da testimonianze catastali storiche e orali.

Casula 1980; Atzori 1960; Cherchi Paba 1978; Diana 1960; Fois 1981; Pinna 1990; Imberdis 1960 Mannoni 1992. Atzori 2010 10 Cambi 2002; Cambi 2003; Cambi , Terrenato 2004. 11 Alvisi. 1989; Campana, Pranzini 2001; Castagnoli 1969; Ferri 1992; Musson, Whimster 1992; Mussonn, Palmer, Campana 2005. 12 Campana, Forte 2001; Guidi 1992; Tozzi P. 1980. 13 AA.VV 1996; Azzena 1992; AA.VV 1992;; DAndrea 2000; Forte 2002; Francovich 2000; Fronza 2000; Moscati 1998; 14 Leonardi 1992; Dyson, Rowland Jr 1990; colavitti 1998; Reichart 1950; ughi 1998. 15 Zucca 1997

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Per quanto riguarda gli insediamenti (in numero di 45 e suddivisi tra i vari comuni) essi in buona parte sono rappresentati da un nucleo protostorico o nuragico, ripreso o in continuit duso nelle epoche successive. La documentazione rappresentata nella totalit dei casi da materiale ceramico o laterizio, eccezion fatta per i nuraghe e per alcune anomalie aerofotografiche che suggeriscono la probabile presenza sommersa di agglomerati interessanti ma non determinati. Nellintero settore delimitato dai comuni enunciati e nelle loro porzioni poste sulla riva sinistra del Tirso, a S della diga di Santa Vittoria, sono stati indagati in modo intensivo nel corso di ricognizioni successive, 45 siti di genere insediamento e 25 relativi a contesti infrastrutturali. La metodologia di campionatura e documentazione precedentemente enunciata ha rivelato per ciascuna area rappresentata dallintera porzione comunale una tendenza uniforme, pur nella parzialit dellinformazione, data dalla variabile relativa al numero e alla tipologia dei reperti rinvenuti. Verranno ora analizzate dette aree, procedendo da E ad W e considerando il risultato complessivo delle ricognizioni operate in ciascun comune ed estrapolando alcune possibili interpretazioni esplicate graficamente nel rendering della distribuzione dei reperti. Le azioni di survey operate in comune di Simaxis hanno preso i esame i siti noti di Su Cungiau de Is Fundamentas (ID 8529)16, Pauli Spinarba (ID 8531)17, San Vero Congius (ID 8533)18, S. Elena (ID 8534) 19, Feurredu (ID 8530)20, Bennaxi (ID 8532)21 (Fig. 3). Su tutti dominano la stazione protostorica di Su Cungiau de Is Fundamentas e il sito multistratificato di San Teodoro San Vero Congius, sia per la concentrazione di reperti rinvenuta in loco, sia per le indagini svolte in passato su ciascun sito. I siti ricogniti testimoniano una presenza diffusa di ceramica di epoca storica, che concentra il suo arco cronologico prevalente tra I e II sec. d. C. e tra III e VI d. C.22: il sito de Su Cungiau de is FundamentasCampu e Cresia ha come fase prevalente quella di
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epoca protostorica con orizzonte culturale del neolitico, dal sito provengono manufatti litici attribuibili al neolitico medio. Nel neolitico recente, il quadro dei ritrovamenti si arricchisce ulteriormente, comprendendo ceramiche liscie e decorate, vasi a kalathos, ciotole emisferiche vasi a cestello, vasi biconici, con i motivi decorativi tipici dell'orizzonte S. Michele di Ozieri. Non mancano le fusaiole, biconiche, bitronco coniche, reniformi. Alla cultura di M. Claro, dell'et del rame, appartengono materiali fittili in prevalenza di colore bruno nerastro con ingubbiatura nocciola grigio. Le forme comprendono situle decorate con le caratteristiche scanalature, tripodi a largo piede triangolare, tazze carenate ed emisferiche, decorate con solcature punzonature, taccheggiature, incisioni a bande e motivi a spina di pesce23. Segue, a survey operato dalla scrivente, attestazione blanda di una fase romana imperiale e altomedievale testimoniata da scarsi rinvenimenti di ceramica comune da mensa, Campana A e sigillata chiara africana24(Fig. 4). I quadrati indagati vedono comunque una netta preponderanza della fase protostorica, a sfavore di unapparente randomizzazione del materiale di epoca classica, sebbene il sito si trovi in una posizione che farebbe presagire una presenza insediativa di epoca storica pi pronunciata. Il sito di San Teodoro San Vero Congius25 rappresenta invece una delle aree pi intense della presenza romana nel territorio del comune di Simaxis: un insediamento di et romana testimoniato dalla muratura in opera incerta26; ad essi si accompagnano frammenti di ceramica a vernice nera (Campana A e grigia locale), sigillata italica, sigillata chiara A, ceramica africana da cucina. Il sito doveva presentarsi come una piccola villa rustica con elaborazione di prodotti locali, parte per autoconsumo e parte come merce, si rinvengono decontestualizzati e decentrati rispetto alla costruzione concentrazioni di elementi in opus caementicium e laterizi a margini rialzati27.

1473491 4420351 1472711 4418837 18 1475089 4421907 19 1475511 4420667 20 1471616 4419679 21 1474193 4421366 22 Zucca b 1986, zucca 1988, Rowland Jr. 1990; Rowland Jr 1990; Casula 1980; Atzori 1960; Cherchi Paba 1978; Diana 1960; lilliu 1990. 23 Zucca b 1986, zucca 1988, Rowland Jr. 1990; Rowland Jr 1990; Casula 1980; Atzori 1960; Cherchi Paba 1978; Diana 1960; lilliu 1990; Zucca, Nieddu 1991; cossu nieddu.1998 24 rowland.; Rowland Jr. 1990; Zucca, Nieddu 1991; cossu, nieddu 1998. 25 Gertman Annis 1966; Zucca, Nieddu 1991; cossu, nieddu 1998. 26 Adam 1994; Zucca, Nieddu 1991; cossu, nieddu 1998. 27 Rowland.; Rowland Jr. 1990; Gertman Annis 1966; Zucca, Nieddu 1991; cossu, nieddu 1998.

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Un insediamento medievale era incentrato attorno alla chiesa quadrifida di San Teodoro, con corpo cupolato centrale e quattro bracci voltati a botte, secondo il modello del S. Saturno di Cagliari. La tecnica di costruzione l'opus quadratum, con l'estradosso delle volte in opus testaceum. la datazione dell'edificio, per le sue ridotte dimensioni si pu collocare nella fase deutero bizantina (VIII -IX sec.d.C.). Come elementi di cultura materiale, si ritrovano frammenti di sigillata chiara D e ceramica decorata a pettine strisciato28 (Fig. 5 ). Limportanza del sito verr ribadita in seguito con lesplicazione del ruolo rivestito da questo sito nella viabilit principale e secondaria, sia verso Forum Traiani, che verso gli insediamenti dellinterno. Concentrazioni analoghe ma meno intense si rinvengono in localit Bennaxi, a met percorso tra San Teodoro e Simaxis, sono stati ricogniti due quadrati ma il terreno ad uso agricolo non presenta condizioni particolarmente favorevoli alla possibilit di unalta presenza di fittili che non diano luogo ad un extrasito, creatosi per dispersione da artefatto. Considerando le predette condizioni duso del suolo come una pesante variante negativa, il grafico statistico delle presenze di testimonianze alla romanizzazione nel comune di Simaxis ha due picchi nel settore occupato dai contesti a maggior presenza e per il resto una diffusione scarsa e dispersa: anche la testimonianza fornita dallo Spano a proposito di una supposta necropoli paleocristiana in localit Pauli Spinarba non trova oggi conferma29. Feurreda, a margine dellabitato di Simaxis viene indicata dagli studi precedenti esclusivamente come origine di una delle ville altomedievali che daranno vita al comune, effettivamente allatto della verifica il materiale altomedievale e medievale, soprattutto elementi edilizi, prevale in modo netto. Lanalisi aerofotografica evidenzia per una curiosa anomalia a pianta rettangolare che ricognita non ha fornito conferme relative alla presenza di strutture sommerse, ma ha restituito buone quantit di ceramica grigia comune, frammenti di anforacei e alcuni frammenti riconducibili a forme di Campana A. Il tutto lascia aperta la possibilit che la mancanza di testimonianze di fase romana riscontrata sino a questo momento potesse essere dovuta sia agli intensi lavori agricoli che interessano larea, sia alla concentrazione degli elementi di fase classica in unarea ben precisa, con una tendenza verificata operando su diversi quadranti.
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A NE della zona detta Ponte SantElena si riscontra analogamente unanomalia a pianta quadrata, innanzi alla quale pare estendersi un recinto a pianta pseudo ellittica e in questo caso oltre a rinvenimenti di sigillata africana, abbondanti tracce di ceramica comune da mensa e ceramica indistinta, stata rinvenuta parziale traccia della passata presenza di un qualche tipo di costrutto. A richiesta di informazioni stato confermato che il campo, quasi un secolo prima, appena ricevuto in propriet vene spietrato e soprattutto liberato dallingombro di strutture rettilinee, cui ovviamente non possibile attribuire una cronologia, bench unitamente alla ceramica siano strati rinvenuti agglomerati di malta e laterizi. stata considerata in prima istanza che potesse trattarsi di materiali recenti utilizzati per drenare il terreno di coltura, ma la tecnica agricola che faceva ricorso a questa pratica non pi in uso da parecchio tempo. Dalle analisi operate in comune di Simaxis si raggiunge quindi un quadro interpretativo a dir la verit molto viziato dalla variabile rappresentata dai trattamenti agricoli subiti dalle aree in esame, prendendo atto di tale vettore negativo si ipotizza una presenza sporadica e poco intensa se non nei due siti a maggiore pertinenza. Si giungerebbe dunque ad un contesto che vede quasi nulle le presenze insediative romane sul territorio, concentrate in due siti che dimostrano sia una grande rilevanza in epoca classica che una lunga frequentazione. Nel caso di San Teodoro il sito si potrebbe essere mantenuto in evidenza appunto grazie alla presenza delledificio chiesastico che ha riutilizzato le strutture di epoca romana. Quanto a Su Cungiau de is Fundamendas, esso indagato da lungo tempo, il che ha impedito o mitigato lazione antropica che ha invece pesantemente influito sulle restanti aree; a ci va aggiunta la conformazione idrografica e pedologica del comune che, data lestrema vicinanza al Tirso ha caratteristiche tutt altro che ritentive dei materiali. Non bisogna infatti dimenticare la natura paludosa dei siti, denunciata anche dai loro toponimi, che ci rimandano a una situazione che tende pi a disperdere che a ritenere o concentrare le testimonianze di insediamento. Il territorio di Ollastra inizia a mostrare, forse per dinamiche delluso dei suoli un po meno intensive,

Rowland.; Rowland. Jr. 1990; Gertman Annis 1966; Zucca, Nieddu 1991; cossu, nieddu 1998.. Spano 1869, pp.25,26; Zucca, Nieddu 1991.

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una tendenza pi spiccata allinsediamento o alla frequentazione diffusa, con siti multi stratificati ove la presenza monumentale di ambito nuragico si accompagna a reperti ceramici di epoca alto imperiale romana e fasi posteriori nella totalit dei casi (Fig. 6 v.s.). A S del Nuraghe Accas (ID 8509)30 si evidenzia unanomalia cropmark variamente interpretabile, la cui area stata oggetto di ricognizione unitamente a quella del nuraghe stesso: sono state rinvenute analoghe quantit di sigillata italica, sigillata chiara africana e ceramica comune romana i numero rispettivamente di 22 pezzi, 16 pezzi e 15 pezzi; tra questi 4 diagnostici, ovvero un piccolo frammento di ansa e 3 orli. Ad una indagine autoptica, purtroppo non approfondita, il frammento di ansa appare sottile e depurato, quasi privo di digrassanti, non possibile ipotizzare il luogo di provenienza sforniti di dati pi precisi. Unulteriore anomalia ellittica, equamente ripartita sui due lati della strada odierna e posizionata ad W del nuraghe, stata altres verificata e si rivelata composta da un accumulo (operato in tempi recenti) di materiale laterizio, pezzi di opus caementicium, tegulae e bordi di embrici oltre a scarso materiale ceramico. La localit ancora Nuraghe Accas ma non stato possibile risalire alloriginaria provenienza del materiale decontestualizzato, considerabile tra un extrasito e un non sito31: viste le anomalie precedenti, non si esclude che il materiale accumulato potesse appartenere sia ad un insediamento rurale di epoca romana, vista la tipologia di edilizi rinvenuta, sia ad un agglomerato di epoca posteriore che riutilizzasse in parte materiali romani. Si esclude la possibilit di elementi provenenti da capanne di epoca nuragica perch nellaccumulo non compaiono massi di media o grande pezzatura; non da trascurare anche unoperazione molto pi recente anche se pare indubitabile il riuso di materiali antichi sia per la presenza di embrici e caementicium(Fig. 7?). La particella di Sinnadroxiu (ID 8510)32 mostra una situazione molto simile sia a livello ricognitivo che aerofotografico: infatti la struttura nuragica presso la quale si rinviene quasi esclusivamente ceramica comune e Campana A, mescolata a ceramica di epoca nuragica, fiancheggiata a brevissima distanza da ri30 31

porti di detriti che rimandano a possibili strutture insediative che comprendevano parti in cementizio e abbondanza di laterizi e tegole33. A SW si evidenzia analogamente unanomalia che lascia intuire una pianta lineare sottostante, ma in sede di survey il settore ha restituito pochi pezzi sporadici di sigillata africana D non diagnostica, il che ha fermato ulteriori possibili interpretazioni che dessero corpo al dato aerofotografico. Non si pu escludere naturalmente che la bassa dispersione di materiale non sia dovuta ad elementi esterni e che indagini geofisiche avrebbero potuto dare un quadro pi preciso della situazione sottostante la superficie. Larea di Santa Vittoria (ID 8505)34, occupata dallomonimo nuraghe ormai dirutto, ha fornito in passato lievi testimonianze di una frequentazione depoca romana; allanalisi odierna tale presenza, sotto forma di elementi ceramici seppure di ceramica comune da mensa, confermata. I lavori occorsi nella costruzione della diga, lattuale intensa frequentazione dellarea e le sue caratteristiche podologiche non propizie alla ritenzione, ne fanno un settore a presenza estremamente bassa. Situazioni vicine si presentano per i settori che ospitano rispettivamente il Nuraghe Paiolu Mannu (ID 8511)35 e il Nuraghe SOrcu (ID 8508)36, che si trovano alle pendici di un modesto rilievo: il secondo a riportare testimonianze ceramiche indicative. Oltre a strumenti litici e ceramica nuragica di impasto grossolano e non depurato, pareti grosse e rare decorazioni, si rinviene in buone quantit italica, sigillata chiara africana e ceramica comune romana. I rinvenimenti e lo schema derivato rimandano ad un insediamento di moderata entit e materiali piuttosto modesti, ma pur sempre maggiormente rilevante rispetto agli agglomerati precedenti. Larea circostante restituisce presenze sporadiche di elementi non diagnostici e anomalie che rimanderebbero a strutture a pianta rettangolare, queste ultime non verificabili a causa di colture in atto con piante ad alto fusto (girasoli e mais). I nuraghe Santu Pedru (ID 8512)37 e Murru Arra (ID 8507)38 mostrano deboli presenze di ceramica co-

1478118 4423091 Cambi , Terrenato 2004; Dyson, Rowland 1990, p. 171;. Zucca, Nieddu 1991., p. 50. 32 1478435 4423340 33 Dyson - Rowland 1990, p. 171. 34 1477677 4423980; Dyson, Rowland 1990, pp. 170 - 71. Idem 1992, p. 187. 35 1480629 4422899; Dyson, Rowland 1992, p. 184. 36 1479861 4422461; Dyson, Rowland 1992, p. 184. 37 1480090 4422176; Dyson - Rowland 1992, p. 184 38 1479228 4422070; Dyson - Rowland 1992, p. 184

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mune che rimanda (stando a questi dati) ad una frequentazione sporadica, sebbene ulteriori concentrazioni di elementi di riporto diano conto di possibili strutture con elementi in opus latericium e in un caso anche di una tessera di mosaico di colore nero. Elementi frequentissimi ma difficilmente databili con certezza sono i pesi da telaio e le fusaiole, o comunque elementi globulari e forati in pietra o terracotta: se ne sono rinvenute 37 solo nei settori dei due comuni esaminati. I siti ricogniti nel comune di Villanova Truschedu rappresentano quasi elementi fuori statistica, data la distanza da siti di viabilit che sono il fulcro dello studio, ma non potevano essere ignorati sia per la loro intrinseca rilevanza, sia perch confermano nella totalit dei casi la tendenza alla continuit nella frequentazione(Fig. 8). Partendo dai casi dove i rinvenimenti di ceramica romana (comune, sigillata o a vernice nera) non sono ingenti ma comunque nettamente presenti, come presso il nuraghe Pischina Andria (ID 8540)39, il Nuraghe Nuragheddu (ID 8538)40 e il Nuraghe Ruinas (ID 8543)41, giungiamo gradatamente a quelli dove la costante cresce. Passiamo dunque al caso del Nuraghe su Crabu (ID 8537)42 dove si rinvengono intense testimonianze di un reinsediamento dellarea in epoca romana e tardo romana con ottime quantit di anfore, ceramica comune, sigillata italica, sigillata africana, ceramica comune tardo - romana. Nella griglia di ricognizione si denuncia una media di 5/10 pezzi ceramici per quadrato e ci rimanda ad un insediamento attivo e piuttosto consistente. Presso il nuraghe Zoppianu (ID 8536)43 la presenza lievemente pi modesta ma ugualmente incontrovertibile accanto ai pezzi ceramici si rinvengono utensili in ossidiana, preferibilmente di datazione anteriore. Il nuraghe e la chiesa di San Gemiliano (ID 8544)44 sono il sito con il riuso pi lungo sino ad ora dato che le preesistenze alla chiesa, di probabile ori-

gine bizantina, ed eccettuate quelle protostoriche relative al nuraghe, si datano con buona probabilit ad epoca tardo romana. Le testimonianze ceramiche, ovvero frammenti di ceramica comune e sigillata tardo africana, rimandano infatti a questambito cronologico, che ha una sorta di continuit nellinumazione femminile paleocristiana rinvenuta sotto il pavimento della chiesa, il cui corredo composto da orecchini in argento, 3 bracciali in ferro e lamina dargento, e due vasi in sigillata africana, rimandano ad un contesto databile allultimo quarto del V sec. d. C. E infine veniamo al contesto pi significativo, ovvero quello della fortezza di Santa Barbara (ID 8541)45: il cortile interno diviene in epoca romana il baluardo di una costruzione ad uso abitativo costituita da piccole pietre legate da malta di fango(Fig. 9). Il contesto restituisce in questo caso fianco a fianco ceramica nuragica e romana e utensili in selce ed ossidiana: per il riuso ipotizzabile una funzione analoga alloriginale, ovvero una funzione difensiva e di stanziamento di un nucleo molto ridotto46. I siti pi prossimi a tracciati viari rilevati sono paradossalmente i pi poveri di testimonianze ceramiche: da ricognizioni passate il settore di Pasubonu (ID 8542)47 restituisce ceramica comune di epoca romana, mentre a ricognizione della scrivente si rivela privo di testimonianze. Dato il rinvenimento in loco del miliario intitolato a Gallo e Volusiano48, si scelto di ricognire in modo intensivo anche tre settori in localit Perda Arroia (ID 8545)49: lintensit delle testimonianze non stata altissima, solo una media di uno/ due pezzi per quadrato, ma il gran numero di diagnostici, soprattutto anse ed orli danfore, orci e dolii di grandi dimensioni ha reso limmagine di un contesto estremamente coeso e mirato verso un quadro di intenso passaggio di ceramiche adibite a trasporto e conservazione (Fig. 10 ?). Si identifica inoltre, poco a N del confine con Ollastra e a N dellinvaso di Santa Vittoria, una chiara anomalia: una pianta formata da pi ambienti rettangolari con un accenno ad una estremit absidata; il set-

1480428 4428459; Dyson - Rowland 1989, p. 169. Cossu 1992, p. 88. 1479630 4427957; Dyson - Rowland 1989, p. 169. Cossu 1992, p. 88. 41 1479391 4427198; Dyson - Rowland 1989, p. 169. Cossu 1992, p. 88. 42 1478964 4428054; Dyson - Rowland 1990, p. 169. Cossu 1992, p. 88. 43 1478765 4428928; Dyson - Rowland 1990, p. 170. Cossu 1992, p. 88 44 1478653 4427852; Dyson - Rowland 1989, p. 169. Cossu 1992, pp. 88 - 89. Ingegno - Stefani 1985, pp. 106 - 107. 45 1477780 4427856; Taramelli 1903, pp. 493 - 502 Taramelli 1915, pp. 305 - 313. Cossu 1992, pp. 88 - 89. 46 Lilliu g. 1990; Dyson., Rowland Jr 1990. 47 1478332 4425548 48 Sotgiu 1975. 49 1478444 4424546
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tore restituisce a ricognizione grandi quantit di ceramica comune da mensa, sigillata italica e africana D, Campana A, anforacei in gran numero. Non stato per possibile avere chiara conferma di tracce di muratura, se non da rade concentrazioni di laterizi di incerta datazione. Una costante nei siti ricogniti a Villanova Truschedu sta nella posizione in ricorrente predominanza, con una perfetta visibilit del contesto anche a distanze notevoli, come nel caso di Santa Barbara, ma anche in contatto visivo ottimale con gli insediamenti vicini. Il comune di Siapiccia, insieme a quello di Siamanna nella sua porzione pi a N, ha riservato uno dei contesti insediativi rurali di epoca romana pi intensi e interessanti della zona a S di Fordongianus, eccettuata forse Allai. La preliminare ricognizione aerofotografica ha fornito una serie numerosissima di anomalie, molte delle quali hanno goduto di verifica e conferma; inoltre lattenzione degli studi precedenti ha gi puntato lobiettivo su questa zona e sono state verificate notizie su siti ricogniti in precedenza. Sar possibile valutare successivamente in dettaglio la complessa situazione relativa alle strutture viarie, ma bene anticipare che Siapiccia vede evidenziarsi le sue aree a maggiore densit di presenze in ricognizione quasi totalmente lungo i tracciati viari, che ne fanno uno dei numerosi crocevia dellarea di ricerca (Fig. 11). Gli insediamenti presentano spesso fasi di riuso e denunciano una lunga frequentazione, come accade nel caso del primo sito preso in esame ovvero Is Forrixeddus (ID 8517)50, poco a valle del costone dominato dal Nuraghe Feurredu (ID 8516)51, si trova un cospicuo gruppo di domus de janas gi indagate in passato. Presso le domus non si rinvengono materiali posteriori alla fase neolitica cui esse appartengono, ma procedendo in direzione N, verso il summenzionato nuraghe stato possibile verificare due anomalie. La prima, circolare, non risulta a ricognizione di superficie ben definibile, n per tipologia, n tanto meno per cronologia; la seconda, molto sfumata per il tipo d coltivazione, rimanda ad una costruzione a pianta rettangolare. La verifica di questa seconda situazione ha effettivamente restituito un contesto interessante: sotto il primo strato di terra si individua una struttura rettilinea
1478001 4419873 1478406 4419933 52 1478890 4419733; Atzori 2010 53 Zucca, Nieddu 1991.
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di cui non si potuta accertare la costituzione precisa, se non per la presenza di malta cementizia e isolati laterizi. La struttura ha dimensioni vicine ad 11 x 14 metri; purtroppo necessario mantenere una certa approssimazione a causa delle condizioni di verifica, occorsa in due ricognizioni non successive ma comunque viziate dallutilizzo dellarea. Nello stesso contesto sono state rinvenute tracce consistenti di ceramica comune, Campana A in gran copia e sigillata africana A e D e di anfore i cui frammenti non diagnostici non hanno permesso lindividuazione cronotipologica. La ricognizione di questa zona ha dato risultati estremamente interessanti e statisticamente cospicui, verr completato il quadro con la descrizione successiva e relativa al contesto di viabilit di Medau Su Padru (ID 8527)52 situato a brevissima distanza dal nuraghe Feurredu, a valle del rilievo collinare dove si trova posizionato il nuraghe stesso. Durante le operazioni di survey stato rinvenuto materiale appartenente a fasi fenicie e puniche, il che arricchisce il contesto di un dato ancora non rilevato in precedenza, sono stati censiti infatti frammenti di ceramica locale e anfore risalenti al III sec. a. C. che rimandano ad un insediamento prima fenicio e in seguito punico di buona importanza strategica per posizione e per scelta rispetto al nucleo protostorico riutilizzato53. Il nuraghe Feurredu si trova infatti in ottima posizione di visibilit rispetto alla vallata a S; la posizione doveva essere talmente propizia che il sito continua la propria frequentazione anche per tutto il periodo romano e altomedievale, a giudicare dai frammenti di laterizi e ceramica comune, protratta in et altomedievale come dimostrato da frammenti di sigillata chiara D rinvenuti nel quadrante. A S del promontorio ospitante il nuraghe si evidenzia una chiara anomalia circolare, che a verifica si dimostrata essere un cospicuo riporto di pietre di arenaria sbozzate in modo preciso e mescolate ad alcuni elementi di laterizi e cementizi. E possibile che, previo fattore umano sicuramente presente allatto dellaccatastamento, troppo preciso perch sia da considerare naturale, alcuni materiali costituenti linsediamento fenicio o romano siano stati portati a valle per lazione di dilavamento, cui la zona pare essere pesantemente soggetta.

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Si tratta di un accumulo con un diametro di circa 20 m e il materiale raccolto comprende blocchi di grosse dimensioni, accompagnati da altri pi piccoli; i laterizi sono completati da residui di malta molto farinosa54, il che spiega in parte come questi residui non siano molto frequenti: potrebbe supporsi un posizionamento dellinsediamento anche in loco o nelle immediate vicinanze, oltre che la pertinenza dei materiali costruttivi a pi di un sito. Procedendo a SE verso labitato si trovano i siti di Perda Mura (ID 8515)55 e pi a NE di Santu Perdu (ID 8518)56, intervallati da zone anomale in seguito verificate: il sito di Perda Mura occupato da pi fasi di frequentazione a partire da quella nuragica. Per la fase romana si rinviene una necropoli composta da una serie di tombe alla cappuccina, che restituiscono materiali che attraversano tutto il periodo romano sino allalto medioevo: sigillata italica, sigillata chiara A, lucerna a becco tondo, ceramica africana da cucina, protratta in et alto-medievale (sigillata chiara D). Il nuraghe in questo caso non propriamente in posizione dominante e la distribuzione di fittili si trova dispersa su unarea piuttosto vasta, che ha richiesto ben due griglie dindagine, ci bench la necropoli ne occupi solo un quadrante. E molto probabile, come in altri casi precedenti, una dispersione dovuta ai lavori agricoli operanti nellarea, anche perch la distribuzione dei fittili tuttaltro che concentrata, ma uniformemente distribuita, effetto questo sicuro indizio di agenti esogeni che hanno operato sulla dispersione. Il sito di Santu Perdu stato ipotizzato gi in passato come possibile insediamento rurale di epoca romana: una piccola villa rustica con fini produttivi che doveva occupare parte del quadrante ricognito57 (Fig. 12). I laterizi a margini rialzati, rinvenuti anche nei pressi di Is Forrixeddus e Feurredu, ci riportano alla possibile presenza di ambienti termali; unitamente alle tracce di elementi costruttivi nei tre quadranti ricogliti si sono rinvenuti frammenti di tegulae hamatae, frammenti di sigillata chiara A ed africana da cucina, proAdam. 1994; Del Pace 2002 1478534 4419627; Zucca, Nieddu 1991. 56 1479110 4419883; Zucca, Nieddu 1991. 57 cossu, nieddu 1998 58 Atzori 2010 59 Dyson. Rowland Jr 1990 60 1482656 4420257; Dyson S.L., Rowland Jr 1990 61 1483186 4420289; Dyson S.L., Rowland Jr 1990 62 1480305 4419649; Dyson S.L., Rowland Jr 1990 63 1480369 4420221; Dyson S.L., Rowland Jr 1990 64 1480832 4420353; Dyson S.L., Rowland Jr 1990 65 1480977 4419446: Dyson S.L., Rowland Jr 1990
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tratta in et altomedievale (sigillata chiara D). Sono stati rinvenuti anche frammenti di Campana A e qualche coccio di ceramica a pareti sottili, ma i materiali pi numerosi, anche con la presenza di alcuni diagnostici, sono relativi alla ceramica comune e allafricana da cucina. Di particolare interesse stato il rinvenimento di un dolio pressoch intero ma frammentato da un attrezzo agricolo, forse una fresatrice: i pezzi hanno formato una scia allargata di cocci dallo spessore medio di 2/2,5 cm dal colore grigio bruno allesterno per una sorta di ingabbiatura e color rosa scuro allinterno con un impasto ricco di digrassanti: sono stati rinvenuti solo del dolio 46 frammenti. Il sito stato pesantemente interessato da lavori di tipo agricolo e i materiali rinvenuti sono un gran numero ma assolutamente decontestualizzati; ci non osta che un sito di questa portata, con una frequentazione attiva sino al medioevo dovesse godere di una grande importanza nel panorama insediativi della zona, tanto pi che si ipotizza la possibilit di un tratto viario secondario di collegamento con il sito di San Teodoro San Vero Congius, le cui caratteristiche richiamano fortemente quelle di Santu Pedru. Verr esplicato in seguito il fattore relativo a questo tracciato, che in passato era denominato Bia de Santu Isteveni58. Ad E dellabitato, oltre ad un cospicuo contesto viario di cui si tratter in seguito, sono state effettuate alcune verifiche che hanno confermato seppure in misura minore, il trend gi inferito: piccoli insediamenti rurali con probabilit dediti a produzioni agricole volte allautoconsumo, cronologie che si muovono tra il I a. C. e il V/VI d.C., oltre a precedenti fasi di epoca nuragica e successive altomedievali, il tutto con poche e significative eccezioni59. Gli ultimi siti ricogniti ad E dellabitato di Siapiccia, ovvero la periferia dellabitato stesso, Nuraxeddu (ID 8525)60, Nuraghe Maiore (ID 8526)61, Arigau (ID 8522)62, Binginganna (ID 8521)63, Urrabi (ID 8520)64 e Don Pauli (ID 8524)65 sono la conferma di disperse piccole o medie quantit di ceramica co-

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mune e sigillata africana A e D, presso Nuraghe Maiore anche laterizi e tegulae hamatae, ma certo non le massicce concentrazioni di Santu Perdu. Lultimo sito di un qualche interesse si trova molto a SE del paese ed denominato Don Pauli: accanto alle tracce di u nuraghe dirutto sono verificabili quelle di un insediamento di discreta entit e cronologia che va dalla prima epoca roana a quella altomedievale con frammenti di Campana A e Sigillata chiara A e D. Il diradamento di insediamenti di una qualche entit man mano che ci si sposta verso ENE dal paese, pu essere interpretato attraverso la variabile del mutato uso del suolo, che procedendo appunto nella direzione predetta, si va facendo pi sassoso e meno adatto alla coltivazione, allavvicinarsi al massiccio del Grighine, le cui pendici si trovano al confine tra il comune di Siapiccia e quello contiguo di Allai. Sarebbe dunque un quadrante molto meno propizio ad insediamenti di lunga frequentazione come i precedenti. Larea comunque infrastrutturata in modo duraturo, come si dettaglier pi oltre, e in qualche modo ci implica una frequentazione pi o meno intensa dellarea, anche se esclusivamente in fase di passaggio. Il complesso dei materiali rinvenuti nei territori comunali analizzati sino a questo momento rappresentativo della tendenza pocanzi inferita, ovvero insediamenti piccoli ma numerosi e ravvicinati ai corsi viari ed idrografici. Sono state rilevate produzioni ceramiche di livello medio basso, soprattutto produzioni locali, adatte allutilizzo in loco o tuttal pi adatte a trasporti ma di breve distanza o, come il dolio di Santu Perdu, destinate alla conservazione stabile di derrate durature come olio o grano. La Viabilit. Visti i siti a carattere insediativo che presentano tracce di romanizzazione, verranno ora presi in esame siti e contesti che presentano tracce di viabilit, ipoteticamente utilizzata o sistemata in epoca classica; la precisazione necessaria a causa dellestrema difficolt di datazione di una traccia viaria non corredata da ulteriori elementi cronologicamente significativi. Dunque pur consentendo che un quadrante con un buon indice di insediamento per lepoca classica possa essere corredato da infra-strutturazione viaria, non possibile avere lesatta certezza che laspetto attuale delle infrastrutture sia quello risalente allepoca
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ipotizzata per la costruzione. Inoltre la ricognizione inerente tracce viarie non pu seguire in ogni passaggio quella intensiva canonica, diviene pi simile ad una ricognizione estensiva, pur mantenendo laccuratezza di una intensiva, anche per incrementare la possibilit di documentare elementi datanti. Questo paragrafo necessita di approcci differenti, sia da quello relativo alla ricognizione dei singoli siti di insediamento di epoca romana, sia al proprio interno, dato che dei tracciati sono state date pi interpretazioni e soprattutto un ordine danalisi alternativo allassociare i siti in aree corrispondenti ai comuni di pertinenza. Ci dovuto alla semplice circostanza che i tracciati travalicano i limiti dei comuni odierni e dunque si scelto di considerarli nella loro interezza analizzando di volta in volta i siti che in particolare ne danno contezza archeologica, cartografica, storica o aerofotografia. Ma una prima interpretazione offerta sar quella che compara i tracciati intesi come romani a plausibili sopravvivenze in epoca moderna e riconoscibili grazie alla cartografia storica e pi precisamente il Catasto De Candia e la prima levata della cartografia IGM databile al 1897; ci che segue sono le conclusioni derivate dallanalisi di tracciati e cartografia e i possibili risultati ottenuti. Pi oltre seguiranno appunto le indagini per singoli tracciati e siti documentati pertinenti agli stessi. Come per le testimonianze insediative, il comune di Simaxis mostra in epoca odierna un basso indice anche per quanto riguarda la viabilit: sono state avanzate delle ipotesi valide per la viabilit proveniente dal Ponti Mannu di Oristano, ma non possibile ad oggi rilevarne tracce archeologiche. Viene in soccorso in questo caso la cartografia storica: il Catasto De Candia ha fornito un supporto ottimale per lindividuazione di possibili percorsi utilizzati in passato e con buona probabilit risalenti ad epoche significative66. In questo caso sono stati utilizzati i fogli IGM 1:25.000 528 I di Oristano nord e 529 IV di Solarussa, unitamente al foglio IGM 1:100.000 217 di Oristano; per quanto riguarda linquadramento storico delle indagini cartografiche, sono stati consultati i fogli dunione Rc149 di Oristano, Rc 232 di Sil, Rc 236 di Simaxis, Rc 228 di Siapicia, Rc 140 di Ollastra Simaxis, Rc 202 di S Vero Congius, Rc 067 di Fordongianus. Dalla zona di Cuccuru Mattoni, appena passato il

Aa. Vv. 1999; Cagiano de Azevedo 1939; Coarelli 1988; Dall'Aglio 1988; Davies Hugh 1998; Ehrensperger 1989; Lago 2004; Mannoni 1992; Monaco 2004

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Ponti Mannu, il percorso doveva proseguire verso il piccolo borgo odierno di Nuraxinieddu e Sil; vediamo infatti come nel foglio dunione relativo compaia la dicitura Strada di S.Giusta, proveniente dal vicino comune di Oristano e diretta verso il comune di Simaxis. In questo foglio compare il tracciato denominato Strada da Palmas a Siamanna che prosegue nel foglio del comune di S. Vero Congius come Strada da Simaxis a Siapicia passando per il guado del Flumini Mannu detto Bau de sa Canna e immettendosi nel comune di Siapiccia. In questo caso abbiamo pi di una possibilit: il comune si rivela un vero crocevia di percorsi dei quali possiamo individuare alcuni probabili in direzione di Forum Traiani Un percorso denominato Strada dOristano che giunge da S. Vero Congius La Strada dOristano proveniente da Ollastra La via Strada di Villanova Truschedu che si dirige verso Ollastra Simaxis La Strada di Fordongianus che passa per le localit di Medaus (ID) e Mitza de SAqua Callenti (ID). La Strada del Grighine che raggiunge ugualmente il comune di Fordongianus La Strada de Piraputzu che passa per Nuraxeddu, Nuraghe Maiori, SUturu Mannu, Mitza Zuradas, Mitza Scaveddus, M. de Masoni Maggis che si dirige verso Allai. Il percorso che si dirige verso il comune di Ollastra Simaxis, dove compare una Strada da Villanova a Siapicia che passa appunto nel comune di Villanova Truschedu unitamente ad una Strada di mura procili, tocca la localit di Santu Perdu e raggiunge Fordongianus attraverso la Strada dOristano. Il percorso passante per la localit di Medaus raggiunge Forum Traiani attraverso un percorso denominato Strada per Cagliari e passante per le localit di Conchedda de Mesu, Forra, Istrada de Pontis e Pontis. Il percorso in direzione di Allai trova riscontro nella viabilit indicata nel foglio dunione del Catasto De Candia, inoltre nella prima levata dellIGM datata al 1897 compare un percorso a ridosso del Grighine compatibile con le aspettative date sia dalle testimonianze orali che dalle tracce di tipo archeologico in connessione con questo tipo di tracciato. Il contributo aerofotografico ci giunge in sostegno in questo caso solo per quanto riguarda le localit a copertura vegetativa e coltiva e conformate come pendii lievi e pianura: le anomalie riscontrate sono in questo caso di tipo cropmarks e soil marks e trovano
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pieno riscontro nella ricognizione67. Il comune di Siapiccia e quello di Siamanna denunciano nel toponimo la situazione viaria che coinvolgeva lintero territorio: si trattava di una porzione insediativa situata in una posizione centrale per il passaggio e venne sfruttata al meglio in questa sua caratteristica. E possibile interpretare infatti nel percorso passante da Fordongianus a Santu Pedru di Siapiccia e poi al comune di Siamanna, come una sezione particolarmente importante della via a Karalibus Turrem; possiamo individuarne la prosecuzione in un percorso che doveva dirigersi verso Othoca, passando per il Fundus Aristiani. Tornando ai risultati delle ricognizioni, come si diceva in precedenza, in tutta larea dedicata allindagine sono stati individuati 25 contesti ascrivibili a tracciati viari propriamente detti, alcuni derivati da indagini relative ad anomalie, alcuni da verifica di cartografia storica. In questa sede verranno analizzati con maggiore attenzione quelli che hanno effettivamente rilevato tracce archeologiche nette e documentabili in scheda, quanto ai siti restanti non viene meno la loro appartenenza a tracciati viari, ma sono sensibilmente minori le tracce concrete di questa pertinenza. Non una vera interpolazione, ma alla luce dei tratti con testimonianze rilevabili, i siti dubbi con tracce probabili sono stati analizzati nel contesto di tracciati unitari e quindi inglobati. A Simaxis il sito di San Vero Congius e pi precisamente la localit di Bennaxi, nel quale si trova, ospitano sporadiche tracce (unitamente a quelle dellinsediamento di San Teodoro) di un tracciato secondario, come si visto riportato nel Catasto De Candia e testimoniato oralmente come parzialmente in uso in tempi relativamente recenti. Detto Bia de Santi Isteveni interessa i comuni di Simaxis, Ollastra e Siapiccia, ma si rileva in prima istanza nelle vicinanze di San Teodoro: una traccia lineare, sulla quale affiorano una decina di metri in cui la pavimentazione costituita da alcune lastre di arenaria, fiancheggiate da evidenze rilevate ma ricoperte da vegetazione e interpretabili come crepidines. In questa porzione il tracciato ha scarse possibilit dessere chiaramente attribuibile a livello cronologico e obiettivamente, se non fosse stato ricollegabile ad altri siti con maggiori dati, lo si sarebbe potuto valutare come un sentiero vicinale. Coincidente appunto con la Bia de Santi Iste-

Mussonn, Palmer , Campana 2005

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veni, nel foglio del Catasto De Candia dedicato al comune di San Vero Congius, lo si scopre dirigersi verso il comune di Siapiccia attraversando quello che sul foglio del Real Catasto detto Bau de sa Canna, mentre dalla prima levata dellIGM a quella odierna, la denominazione Bau Carru (ID 8535)68, il che nella politica del rilievo toponomastico dellepoca implica con tutta probabilit una maggiore aderenza alla denominazione usata comunemente in loco. In questo punto, stando ad informazioni locali, sino agli inizi del 900 sorgeva un piccolo ponte in pietra arenaria i cui lacerti, insieme ad elementi costruttivi di qualche pregio, sono stati rinvenuti in seconda o terza giacitura presso un esercizio commerciale a poca distanza: gli elementi in arenaria sono stati spostati dopo lo smantellamento del ponte, alla fine del 1800 (Fig. 13). Parte di diverse colonne e blocchi squadrati di grandi dimensioni, trasportati nello stesso luogo, sono stati recuperati sia presso San Teodoro che nel sito di Medau Su Pardu e rimasti incustoditi nel loro secondo spostamento presso il cortile di unabitazione privata poi abbandonata, sino allapertura dellesercizio commerciale, dove sono stati trasportati in terza battuta. Il materiale, soprattutto il parziale fusto di pilastro e la base di colonna non pertinente, rimandano ad un insediamento di una qualche rilevanza, ma in mancanza di maggiori dati informativi anche dare credito sullorigine alla sola fonte orale risulta incompleto. Se davvero si tratta in parte di elementi originari di San Teodoro viene in qualche modo rafforzata lipotesi di un sito che dalla viabilit ha tratto forte impulso o, da un altro punto di vista, un insediamento talmente vivace ed attivo da aver provocato la sistemazione di un deverticulum stabile che lo raggiungesse. Sa Bia de Santi Isteveni prosegue in comune di Siapiccia presso la localit omonima e in direzione SE sino alla localit de Is Forrixeddus, e a S di Nuraghe Feurredu e Nuraghe Perda Mura, oggetto di analisi pocanzi. Si tratta di uno dei siti dove la presenza di viabilit, sebbene con tutta probabilit secondaria, resa rilevabile da fonte archeologica, e raggiunge il comune di Fordongianus; questo percorso prosegue parallelo e poi viene attraversato presso Medaus dalla vecchia SS 40 che veniva ancora chiamata SIstrada Romana. Alla ricognizione il territorio ha rivelato materiali laterizi e ceramici sparsi. Tra i due siti passa la nuova strada provinciale di68 69

retta a Samugheo, in una zona detta Medau Su Pardu, ma in un lotto ad Ovest della carreggiata ancora perfettamente visibile un tratto di massicciata di circa Km 2,8, sino a pochi decenni fa ancora munito di pilastrini laterali alla strada circa ogni 50 m. I pilastrini troncoconici, di cui si avuta notizia di ulteriori esemplari acquisiti da privati nel corso degli anni, sembrano rappresentare pi dei cippi di delimitazione, accompagnate da colonne cilindriche pi alte e consistenti, in numero di tre esemplari, uno in situ e due rovesciati al suolo, uno dei quali avviluppato dalla vegetazione. Per questi tre elementi forte la possibilit che si tratti di cippi miliari anepigrafi; tali elementi sembrano corredare il tracciato viario descritto, che, giunto nei pressi di Santu Pedru, ad W di Siapiccia, ha due possibilit di prosecuzione a NE verso Fordongianus. Abbiamo gi visto quali possibilit prospetta il Catasto Reale per il percorso da Ollastra a Fordongianus e, da studi precedenti numerosi e autorevoli, oltre che dalla fonte epigrafica rappresentata dal miliario di Villanova Truschedu, abbiamo un alto indice di possibilit che il percorso principale fosse appunto questo. Attualmente le localit attraversate sono S. Costantino, Serra Baccus, Serra Nuxedda, Perda Arroia, Roia Murta, Is Procilis, Sa Tiriagia, Villanova Truschedu, Pranu de Murus, Cungiadeddus, Nurachi, San Lussorio, e infine Fordongianus; probabile un guado o un piccolo ponte che superasse il Riu Atzergiu. Nonostante ci da Ollastra possibile individuare ben due percorsi alternativi e quasi paralleli per i quali si sono rinvenuti di volta in volta riscontri aerofotografici ma anche archeologici; i due tracciati sono posizionati a SE del precedente appena di pochi chilometri, dove insistono sentieri sterrati ma ancora in uso che hanno riservato qualche interessante sorpresa. Sempre da S. Costantino, costeggiando dappresso il Nuraghe Accas e il Nuraghe Sinnadroxiu, lasciando tra le due il Canale Ua e ad E la grotta Conca de Mesu, si giunge alla localit di Funtana Arrideli (ID 8513)69, relativa al percorso pi a SE. Qui, gi aerofotograficamente possibile distinguere anomalie lineari non sempre continuative ma di certo susseguenti: a verifica, il sentiero ancora oggi esistente in terra battuta, in alcuni tratti rispettivamente di m 7, m. 20, m. 64 e m. 12 lascia affiorare tracce di glareatio molto vicina nella composizione a quella che si trover poi nelle vicinanze di Fordongianus in direzione Abbasanta. I serti sono regolari ma non sempre intatti, pre-

1476350 4420794 1480675 4425094

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sente la curvatura a schiena dasino ma non le crepidines, la larghezza variabile da 2/3 m a 4,5/6 m. Considerato che il sito posizionato su un rilievo boscato occupato da macchia bassa ed oleastri, il tessuto rinvenuto pu considerarsi in buone condizioni di conservazione, alle quali deve aver contribuito lo strato di terra battuta. Una seconda area dinteresse si trova nel percorso pi a NW alla confluenza del sentiero con il Riu Sortixiu (ID 8514)70: qui sono stati fatti notare, appena sotto il pelo dellacqua del corso stagionale, dei massi squadrati parzialmente dal limo e dalla terra delle due ripe. I conci sono nettamente di fattura artificiale ed hanno misure compatibili con un piccolo guado di epoca romana, non lontano strutturalmente da quello che il ponte di S. Luca in direzione di Abbasanta, ma residuato solo nelle basi dei piloni di spalla. Da questo punto in poi i due percorsi tendono ad avvicinarsi e si riuniscono a quello proveniente da Villanova Truschedu in zona Nurachi, per poi confluire infine verso Fordongianus. Si pi volte evidenziato come da Siapiccia si diparta pi di un percorso, perlopi tracciati secondari, e la porzione a N del paese in direzione di Fordongianus attraversata da tre di essi. Per ciascuno il riscontro differente, sebbene tutti compaiano nel Catasto De Candia; il primo preso in analisi procede dal gi descritto Medau Su Padru e procede decisamente in direzione N, per questo sito la possibile attribuzione ad epoca romana deriva dal fatto che transita su pi di unarea sicuramente interessata da insediamenti che risalgono ad epoca imperiale, come descritto nel paragrafo precedente. Passata la localit di Praturi e costeggiata Funtana Muros (dove la stessa fontana ha caratteristiche non ben definibili ma compatibili con unorigine in epoca antica), si raggiunge il sito di Santu Pedru: gi evidenziato nelle sue caratteristiche salienti. Ma ugualmente notevole il breve tratto lastricato a conci ovoidali, parzialmente ricoperto da fitta vegetazione arbustive su quelle che si son rivelate alte crepidines laterali; il tratto rilevabile per circa 250 m in modo non continuo ed ha una larghezza costante di 3 m., sebbene sia possibile che parte della larghezza resti occultata ai lati. Lasciando ad W il Nuraghe Paiolu Mannu e procedendo parallelamente al Riu Masoni Melas, il tracciato non mostra pi testimonianze rilevabili, ma
1480432 1482014 72 1482825 73 1484395
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allaltezza del Riu Margini Figu (ID 8546)71 viene riferita la presenza, oggi non rilevabile, di quello che oggi sarebbe un guado lastricato a pietre piatte disposte longitudinalmente in modo regolare. Il corso dacqua non gode di una portata abbondante ed esiste la forte possibilit che in passato esso potesse essere minore, vista la non rilevabilit di paleoalvei che rimandino a qualcosa di pi di un rio torrentizio. Tenendo salda levidenza di una cronologia impossibile da fissare con certezza, non peregrina lipotesi di un guado artificiale e vista la continuit con un tracciato che ha buone probabilit di godere dorigine storica, estenderla al guado di Riu Margini Figu perlomeno plausibile. Pochi chilometri pi a N il sentiero si ricongiunge a quelli provenienti da Ollastra. Presso Praturi prende labbrivio un sentiero che non possibile considerare attraverso fonti archeologiche, dato che la via passante per Sacqua Callenti (ID 8528)72 ha come punto saldo esclusivamente questa localit e la sistemazione regolare di una carrareccia ancora utilizzata per raggiungere Forum Traiani. Si notano alcune sporadiche anomalie lineari, ma si ritiene che il tracciato fosse di epoca romana sarebbe con pi probabilit quello coincidente con il sentiero tuttoggi esistente, per un banale calcolo di economia e di opportunit nello scegliere tra mantenere un vecchio tracciato ancora funzionale o costruirne uno completamente nuovo. Da questo, allaltezza di Perdas Aspas, si diparte un ulteriore percorso che giunge a Fordongianus passando per Sispadula (ID 8504)73: i resti del ramo meridionale dell'acquedotto romano di Forum Traiani. L'acquedotto conservato discontinuamente, dalla sorgente fino al raccordo con il ramo orientale (localit su Montigu) per un percorso di Km. 2. Dall'innesto al centro di Forum Traiani (circa 600 m.), non si riscontrano a causa dell'espansione dell'abitato odierno, tracce del condotto idrico. A s'Ispadula si riconosce la fonte che alimentava il ramo sud dell'acquedotto. Lo specus era sostenuto sia da un muro continuo, sia da arcate (superamento del Riu Sarri Ciollu e della vallata attraversata dalla strada vicinale Forru Nuntori). La tecnica edilizia (opera cementizia con rivestimento in opus vittatum mixtum) e la presenza degli sfioratoi nei tratti dell'acquedotto a muro continuo assicurano sulla contemporeit della costru-

4424930 4424855 4422842 4424887

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zione dei due rami dell'acquedotto, presumibilmente tra il II e il III sec. d.C. Sarebbe davvero poco obiettivo dare per certo come depoca romana questo tracciato nella sua interezza, ma la presenza dellacquedotto proprio in coincidenza con il sentiero, evidenziabile, in attesa di possibili dati ulteriori. Passiamo ora e infine ad un tracciato completamente inedito e supportato da presenza archeologica nella sua intera lunghezza, rilevabile dal punto di partenza a quello di arrivo, presente in cartografia storica e fiancheggiato da siti con provata frequentazione depoca romana. Il percorso parte dalla periferia W di Siapiccia e si inoltra alle pendici del Grighine per raggiungere Allai, lantica Alari: il tracciato scavato in parte nel banco roccioso e in parte composto da lastre inserite; in alcuni punti la vegetazione o i terreni a lato hanno occultato le crepidines che sono in ogni modo quasi sempre visibili(Fig. 14 ?). Questultimo tratto, ancora inedito, stato indagato per il 90% della sua estensione, rivelando una solida struttura non glareata ma a blocchi squadrati intagliati nella roccia di fondo. E possibile seguire tale percorso per pi di 15 km verso nord est, ovvero in direzione del massiccio del Grighine; la carreggiata ha larghezza variabile da 3,5 m ad 8 m circa nei suoi tratti pi ampi, i blocchi di costruzione sono allineati per la maggior parte al centro del piancito. Il tracciato segue una pendenza variabile che prende preferibilmente la salita, ove questo accade i blocchi lavorati lasciano il posto al fondo naturale, spesso inciso da profondi solchi di natura da appurare; lo stato di conservazione mediamente buono, nonostante la presenza diffusa di una fitta vegetazione arbustiva in alcuni punti. Si possono notare a lato della carreggiata cordoli rialzati che hanno visibilmente subito massicce asportazioni e in alcuni punti cessano dessere rilevabili in modo chiaro, tali cordoli sporgono per unaltezza massima di m. 0,50 dal fondo della carreggiata. Il percorso a circa km 2,5 si allarga sino a raggiungere circa m 8 e sono evidenti le tracce come di un quadrivio, con due sentieri diramati a sud ovest e a nord est; la carreggiata torna alle dimensioni precedenti di 4 m circa nello spazio di 20 mq e prosegue in direzione nord con unaccentuazione della pendenza(Fig. 15 ?). Le tappe seguite dal percorso costeggiano il Nu74

raghe Binginganna, il Nuraghe Urrabi, il Nuraghe Piscau, Nuraxeddu, Nuraghe Maiori, la zona Pedrumaggiu, il Riu Su Brucchione, Funtana Cruccuris e infine il ponte romano di Allai (ID 8501) : costruito, lungo il percorso della strada romana che collegava Neapolis con Uselis, con tecnica in opus quadratum su nucleo cementizio, databile al I sec. d.C.Attualmente il ponte, che ha subto un recente restauro, presenta sette arcate; le ultime due verso nord - ovest appartengono integralmente alla ristrutturazione medievale ad opera del Giudice Arborense Barisone I, come testimonia una 74 epigrafe in sardo campidanese inscritta su un blocco squadrato di trachite, rinvenuto nel 1985 e, riportante la data di ultimazione del 9 maggio 1152. Questo notevole tracciato si pone a chiusura del quadro di romanizzazione nella media Valle del Tirso a S di Forum Traiani, statisticamente si pu affermare che lindice di presenza depoca romana medio alto anche se contribuiscono a farlo salire pochi siti con buone possibilit di rilevamento. La maggior parte dei siti mostra una tendenza allinsediamento sparso di piccola entit e che ha quindi lasciato anche un numero esiguo di tracce, facendo conto anche dellutilizzo intensivo del suolo operato nellintera area. Nonostante ci lintegrazione di diverse discipline, che larcheologia dei paesaggi riunisce in se, ha permesso una possibile ricostruzione del contesto o dei contesti insediativi oggi rilevabili, per rendere possibile se non indagini pi approfondite a livello di scavo archeologico, perlomeno il succo di quella che lattivit archeologica, ovvero la documentazione al massimo grado possibile.

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Fig. 2 Ansa del Tirso in commune di Simaxis.

Fig. 1 Area della ricerca: siti dinsediamento e tracciati viari.

Fig. 4 Rilevamento materiali sito San Teodoro San Vero Congius.

Fig. 3 Carta di distribuzione dei siti del commune di Simaxis.

Fig. 6 Carta di distribuzione siti del comune di Ollastra.

Fig. 5 Edificio quadrifido di San Teodoro.

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Fig. 7 Rilevamento materiali sito Nuraghe Accas

Fig. 8 Carta di distribuzione siti del comune di Villanova Truschedu.

Fig. 9 Nuraghe Santa Barbara.

Fig. 10 Miliario di Gallo e Volusiano dalla localit di Perda Arroia.

Fig. 11 Carta di distribuzione siti del comune di Siappiccia.

Fig. 12 Rilevamento materiali sito di Santu Perdu.

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Fig. 13 Rilevamento materiali sito Bau su Carru in terza giacitura.

Fig. 14 Bia de Piraputzu da Siapiccia ad Allai.

Fig. 15 Rilievo fotografico dalla Bia de Piraputzu da Siapiccia ad Allai.

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