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[Nuovo articolo] Austerit, abbondanza o opulenza: visioni per un mondo post-scarsit


2 messaggi Z Net Italy <donotreply@wordpress.com> A: girellibruni@gmail.com 20 gennaio 2014 19:40

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Austerit, abbondanza o opulenza: visioni per un mondo post-scarsit


by Redazione

di Peter Marcuse 19 gennaio 2014 Por fine alla povert davvero il limite delle nostre ambizioni per una buona societ? Leguaglianza davvero la giusta misura della nostra speranza finale di una citt reimmaginata? Non vogliamo lausterit e contestiamo lopulenza: che cosa vogliamo? In una recente seduta di visione del documentario Re-imagining the City [Reimmaginare la citt] stato suggerito il termine abbondanza come caratterizzante la citt desiderabile che immaginiamo. Si trattava di una citt interamente ben reimmaginata nel contesto delle politiche di ci che ci si aspetta che le politiche pubbliche alla fine realizzino. Ci ha suscitato linizio di una discussione seria. E ha provocato le riflessioni seguenti, concentrate sul concetto di abbondanza

come risposta ai controversi temi politici attuali di austerit e crescita. Prima reazione: abbiamo troppa abbondanza oggi. Anche se abbondanza non limitato al fisico, ne abbiamo troppa, sotto laspetto fisico, per una citt ecologicamente sostenibile. Abbiamo bisogno, al minimo, di una ridistribuzione di quello che abbiamo a quelli che ne hanno maggior bisogno e la maggior parte di noi ha pi di quanto ci serve o che possiamo realmente apprezzare. E anche nellarea non fisica abbiamo troppa comunicazione che preme su di noi, troppe richieste del nostro tempo, troppe persone che ci farebbe piacere vedere di pi ma che non abbiamo il tempo per incontrare, troppe cose che vogliamo vedere e fare e sperimentare per il limitato tempo delle nostre vite. Dunque non abbondanza, con la sua implicazione di pi, bens piuttosto di meno, ma distribuita diversamente e forse creata diversamente. Ma c un altro modo per interpretare la richiesta di abbondanza. Nel lungo corso della storia e fino a tempi molto recenti, la maggior parte delle societ hanno lottato per creare sia le relazioni sociali sia i beni fisici necessari per soddisfare i bisogni fondamentali degli uomini: il bisogno di adeguati rifugio, cibo, acqua, sicurezza, cure sono necessari per sostenere la vita [1]. Sono state societ di scarsit. Conseguentemente alcune misure di austerit erano inevitabili, anche riguardo ai bisogni fondamentali, e se alcuni erano in condizioni di avere pi del necessario, ci era a prezzo di ancor maggiore austerit per gli altri. Anche se lentamente stato creato un surplus sociale netto, esso non ha eliminato lausterit a causa di due condizioni limitanti: 1) la capacit di produrre un surplus rispetto ai bisogni fondamentali era ancora limitata e 2) lorganizzazione della societ includeva disuguaglianze di potere che permettevano ad alcuni di prendere pi del necessario, riducendo ci che era disponibile agli altri. Cos una vasta misura di austerit riguardo ai beni fondamentali era esistita per moltissimi. Per non parlare dellausterit a proposito di molti elementi sarebbero desiderabili per il fiorire di una vita umana interamente sviluppata per tutti. Ma i tempi sono cambiati. Nessuna delle due condizioni limitanti che hanno imposto lausterit in passato necessita di continuare a esistere. Quanto alla tecnica, da almeno la met del secolo scorso, i progressi tecnologici si sono spinti tanto in l che agevolmente possibile per una societ produrre quanto basta per provvedere alle necessit fondamentali della vita di tutti e in aggiunta produrre un surplus per permettere a tutte le vite di prosperare. Anche con la tecnologia di oggi, se eliminassimo sia la produzione delle armi belliche sia le devastazioni prodotte dal loro uso, se mettessimo fine agli sprechi nella produzione e commercializzazione di beni socialmente non necessari, se smettessimo di produrre beni di lusso e di offrire servizi di lusso come segni di status anzich per lutilizzo effettivo, disporremmo in abbondanza di ci di cui c effettivo bisogno. E oggi, quanto al sociale, abbiamo il sapere per organizzare le nostre societ razionalmente e per organizzare la produzione e la distribuzione in modo da rendere possibile una vita giusta e sostenibile per tutti. (Le difficolt nellapplicare tale sapere sono discusse pi avanti). Lausterit non pi necessaria. Il contrario dellausterit labbondanza. Labbondanza oggi sia tecnologicamente realizzabile, sia desiderabile. Ma abbondanza di che cosa, e quanta? Nessuna risposta assoluta pu essere fornita a nessuna delle due domande, ma possono essere suggerite alcune conclusioni relative alla politica pubblica e ai rapporti sociali. Esse portano a una singola risposta: ci che desiderato in abbondanza ci che appropriato non solo per le necessit basilari della vita, per i tradizionali bisogni fisiologici di cibo, acqua e rifugio, ma include la disponibilit di servizi e supporti sociali che sono generalmente accettati come tra i diritti delluomo; cose come lassistenza sanitaria, listruzione, opportunit di svago. E oltre a queste necessit di base, i livelli pi elevati dei bisogni nella gerarchia di Maslow, la solidariet sociale, la sicurezza, il rispetto, lappartenenza, opportunit di esprimere s stessi, ecc.. Laspirazione a un livello di abbondanza che possa soddisfare appieno le speranze di tutti riguardo a

questa intera gamma di bisogni, a ci che costituisce una vita piena, ricca, oggi unaspirazione ragionevole e realizzabile. Abbondanza un buon termine per ci di cui c bisogno. La sua formulazione precisa pu essere dibattuta e dovrebbe esserlo. Non si tratta di crescita considerata come valore in s, certamente non di qualcosa misurato dal PIL o dal reddito medio. Le maree crescenti non sollevano ugualmente tutte le imbarcazioni e la crescita di alcune attivit pu essere decisamente dannosa. Abbondanza, nel senso che si d qui al termine, la disponibilit generosa di ci che permette il prosperare umano e sostiene il pieno sviluppo delle capacit individuali, ci che tende ottimale la felicit per tutti, ci che promuove la possibilit di vivere la vita umana pi piena possibile [2]. Laspirazione allabbondanza va oltre obiettivi come leliminazione della povert, la riduzione della disuguaglianza, persino il garantire giustizia basandosi sulle prestazioni. Questi sono criteri che appartengono a una societ di scarsit; in una societ di abbondanza, possono essere soddisfatti e superati. Do per scontato che ci che necessario deve soddisfare criteri di giustizia sociale [3] e di sostenibilit. Nessuno di tali criteri impone oggi lausterit; entrambi possono essere soddisfatti coerentemente con la garanzia di abbondanza attraverso lutilizzo ragionevole della tecnologia e ragionevoli soluzioni sociali. Cos, come questione di politica, lausterit oggi non necessaria n riguardo alle necessit di base della vita n riguardo alle condizioni che permettono il fiorire di una vita superiore alle necessit di base. Imporre lausterit a livello di offerte e iniziative governative e sociali chiaramente lopposto di ci che necessario e ostacola la realizzazione della buona citt e della buona societ che possono essere reimmaginate oggi. Labbondanza ci di cui c bisogno. Ma deve ancora avere risposta la domanda riguardo a quanta abbondanza desiderata. Quale che ne sia il livello, deve naturalmente rientrare nei limiti della sostenibilit ecologica. Che un tale limite possa essere tecnicamente rispettato e tuttavia resti consentita la produzione di ci che necessario non seriamente messo in dubbio. Certamente richiede la modifica di alcune intese sociali di base. Elencare in dettagli concreti le necessit in realt uno degli scopi della promozione della reimmaginazione della citt; il punto qui sta solo nel chiarire lobiettivo. Il passo successivo , appropriatamente, una questione di processo decisionale democratico, una volta che ci sia un accordo sullobiettivo. Ma qui, allinterno dellorganizzazione sociale e politica esistente, sorge una difficolt. Poich esiste in alcuni del segmento opulento delle societ attuali una tendenza interpretare nellobiettivo dellabbondanza, nella definizione di ci di cui hanno necessit per fiorire, un desiderio di riconoscimento di superiorit, un desiderio di avere pi di altri, di un livello cospicuo di consumi superiore ai loro bisogni. Il sistema capitalista intrinsecamente basato sulla spinta allaccumulo; laccumulazione fine a s stessa. Abbiamo il sapere per cambiare questo e per fare meglio, ma il sistema blocca la messa in atto di tale sapere. E ha avuto un enorme successo nel produrre grande ricchezza per alcuni e povert per altri. Ed una soluzione che si autoperpetua, poich il possesso della ricchezza porta con s il potere di mantenere le soluzioni che la garantiscono. Il capitalismo offre pi che abbondanza ai facoltosi e lascia meno di essa ai non abbienti, lasciando in conseguenza pi abbondanza ai pochi e austerit ai molti. N questa conseguenza accidentale, o non voluta dagli abbienti. La stessa definizione di ricchezza nel dizionario chiarisce il punto. Ricchezza negli Stati Uniti si riferisce alla condizione di un individuo o di una famiglia che si trova in una posizione economicamente favorevole rispetto a un dato gruppo di riferimento [4].

Lopulenza dei pochi in contraddizione con labbondanza per i molti. E non soltanto per pochissimi davvero opulenti che vale questo argomento negativo. Il sistema che produce ricchezza per i pochi crea anche un desiderio di ricchezza nei molti. Quando si chiede alle persone perch, se il loro reddito modesto, si oppongono ad aumentare le tasse ai ricchissimi, molti rispondono che essi stessi sperano di diventare molto ricchi prima o poi in futuro. Sperano di cambiare la propria posizione da una meno favorevole di quella dei gi ricchi a una posizione di ricchezza per s. Per questo lespressione societ dellopulenza[5], non usata perch tutti in essa sono ricchi, bens perch il perseguimento della ricchezza considerato la forza motrice dellintera societ. Dunque limmagine della societ reimmaginata non n quella di una societ di austerit n quella di una societ di opulenza, bens quella di una societ di abbondanza, a qualche livello intermedio. Nota finale importante: la visione di una societ di abbondanza include una visione di esseri umani molto diversi da quelli che tendono a essere nelle societ dellausterit o dellopulenza. Non saranno come i membri sofferenti, preoccupati, insicuri, sfruttati, scontenti e oppressi della societ della privazione e dellausterit. N saranno come i livelli di vertice della societ dellopulenza, bramosi, unidimensionali, competitivi, aggressivi, soddisfatti di s ma insicuri. Labbondanza permetterebbe una societ di individui in pace con s stessi, tra loro e uomini e donne naturali, rilassati, sicuri, rispettosi degli altri. Lacquisto di beni e servizi non sar motivato dal loro valore commerciale, dal valore di scambio, bens dal loro diretto valore duso, in modi che promuoveranno la condivisione con altri per motivi sia di efficienza sia di solidariet. Nessuno dovr preoccuparsi del fatto di avere a sufficienza di ci di cui ha bisogno, come in una societ di austerit, n dovr preoccuparsi che altri abbiano pi di lui, come nella societ della ricchezza. Questa descrizione suona utopistica e pare un miraggio. Labbondanza di per s non produrr una simile societ, ma la render possibile. La via a ci parte dal rifiuto della necessit dellausterit e dal rifiuto della fissazione su una ricchezza in continua crescita, e da una modifica delle soluzioni sociali che oggi bloccano la via pacifica alla creazione di abbondanza per tutti. [1] C una lunga discussione nella letteratura sociologica proprio a proposito di come definire questi bisogni. Maslow, A.H. (1943), Una teoria della motivazione umana, Psycological Review, 50 (4), 370-96, probabilmente i testo fondamentale, che suggerisce una gerarchia dei bisogni che spazia dai bisogni fisiologici ai bisogni di sicurezza ai bisogni di amore e appartenenza e di stima e di autorealizzazione. Uso lespressione bisogni fondamentali in modo generico come equivalente ai bisogni fisiologici e considero gli altri quattro bisogni come da soddisfare per una vita fiorente. [2] Per quanto riguarda la politica urbana, il libro The Just City [La citt giusta] di Susan Fainstein, Cornell University Press, 2010, un buon punto di partenza per un esame delle possibilit, ma le definizioni della vita buona hanno interessato filosofi, religioni, teorici della politica, sociologi, economisti, da tempo immemorabile. [3] Sono state proposte, ovviamente, molte definizioni diverse della giustizia sociale, con contributi chiave che vanno da Platone a Kant a Marx a Rawl a Harvey a Fainstein e al sottoscritto. I problemi relativi non sono trattati in questo documento. [4] Dal Cambridge International Dictionary of English. Cambridge: Cambridge University Press, 1995. [5] Lespressione stata resa popolare per la prima volta da John Kenneth Galbraith in The Affluent Society, edizione del quarantesimo anniversario, Houghton Mifflin Company, New York 1998. E

stata ulteriormente indagata criticamente nel discorso appropriatamente intitolato Liberation from the Affluent Society, ristampato in Unpublished Papers of Herbert Marcuse, Volume III:The New Left and the 1960s (Routledge, 2005). Da Z Net Lo spirito della resistenza vivo www.znetitaly.org Fonte: http://www.zcommunications.org/austerity-abundance-or-affluence-visions-for-a-postscarcity-world-by-peter-marcuse.html Originale: http://pmarcuse.wordpress.com/ traduzione di Giuseppe Volpe Traduzione 2014 ZNET Italy Licenza Creative Commons CC BY-NC-SA 3.0

Redazione | gennaio 20, 2014 alle 7:40 pm | URL: http://wp.me/p2HEoQ-3CP

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Eugenio Girelli Bruni <girellibruni@gmail.com> A: "m5s-sanbonifacio@googlegroups.com" <m5s-sanbonifacio@googlegroups.com> GDL ECOLOGIA .... lettura interessante

20 gennaio 2014 20:01

---------- Messaggio inoltrato ---------Da: Z Net Italy <donotreply@wordpress.com> Date: 20 gennaio 2014 19:40 Oggetto: [Nuovo articolo] Austerit, abbondanza o opulenza: visioni per un mondo post-scarsit A: girellibruni@gmail.com
[Testo tra virgolette nascosto]

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