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INTERFERENZE LINGUISTICHE E CONTATTI CUXTURALI IN ANATOLIA TRA II E I MILLENNIO A.C.

Studi in onore di Onofrio Carruba in occasione del suo 80" compleanno

a cura

di

Paola Cotticelli Kurras, Mauro Giorgieri, Clelia Mora, Alfredo Rizz


con la collaborazione

di

Federico Giusfredi

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Ur.rrrryRsnYPREss

collana fondata da Onofrio Carruba

lnterferenze linguistiche e contatti culturali in Anatolia tra lle I millennio a.C. Studi in onore diOnofrio Carruba in occasione del suo 80" compleanno

di Paola Cotticelli Kurras, Mauro Giorgieri, Clelia Mora, Alfredo Rizza con la collaborazione di Federico Giusfredi
a cura

PROPRI ETA LETTERARIA RISERVATA

Copyright Maggio 20.12 lrnr-rer'r UnveRsrv Pnpss s-R-rVia Dante,2-Palazo Nuova Borsa
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ISB N :

978-8 8-8258-1 40-4

Volume pubblicato con un finanziamento del Dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica dell'Universit degli Studi diVerona.

Sommario
Introduzione Anatolien im Fokus. Onofrio Carruba Sprachwissenschaftler, Philologe, Historiker di G. Wilhelm Pubblicazioni di Onofrio Carruba a c. di F. Giusfredi / A. Intilia Between Anatolia and Syria: High Officials at Emar and SyroAnatolian Cultural Contacts. The Case of Marianni, Scribe of Ini-Teup di M. E. Balza auka e il suo awiti di B. Bellucci Integrazione lessicale e categorie morfologiche dei prestiti luvi in ittito di P. Cotticelli Kurras Notes on Anatolian Hieroglyphic Palaeography: An Investigation of the Sign *439, wa/wi di L. d'Alfonso I segni dipinti del bacino di Isma (Giordania Meridionale). Problemi e prospettive di ricerca di R. Fasani anai, anaiti: luvio o hurrico? di M. Giorgieri Note sui prestiti accadici e urartei in luvio-geroglifico di et del Ferro di F. Giusfredi 5 7 13 27

43 73 87 107 139 153

TELL AHMAR 5: One Inscription or Two? di A. Intilia Un leone errante e altre evidenze di contatti, di influenze, di trasmissione di motivi nella glittica ittita di C. Mora A margine di alcune iscrizioni e raffigurazioni di epoca neo-ittita di P. Poli Polveri di parole - polveri di spezie. Sulle tracce dello zafferano nell'area indo-mediterranea antica di A. Rizza La concezione di mare presso gli Ittiti tra simbolo e realt di M. Vigo

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Mauro Giorgieri

anai, anaiti: luvio o hurrico?


In the present article the words anai and anaiti are discussed. Contrary to the now widespread Luwian etymology of the term anai(t)-, the article is aimed at demonstrating the Hurrian origin of the substantive anai (an=a=i) and of the cognate word anaiti (an=a=idi), on the basis of their derivation from the Hurrian root an- rejoice, attested also in the form an=a- with the rootcomplement -a()-. The basic meaning proposed here for an=a=i is it. delizia (joy, delight), whereas an=a=idi probably denotes a more concrete object (it. delicatezza, delicacy, germ. Delikatesse). In the technical language of the rituals of West-Hurrian provenance both words were used to indicate the advance sample, the test morsel of the sacrificial offering, which was intended to entice the deities and to put them into a positive, joyful state of mind towards the sacrifice, so that they will be more inclined to aid the ritual client. In the Indo-European Anatolian languages the two terms merged in a single word reinterpreted as anai(t)-, following the pattern of other loanwords borrowed from Hurrian and incorporated into Luwian and Hittite1.

0. In un succinto, quanto fondamentale lavoro del 19672, Onofrio Carruba fu il primo a chiarire lesatta natura di un elemento -t- presente nella declinazione di alcune forme nominali dellittita di chiara origine straniera, che fino ad allora era stato erroneamente interpretato come un morfema flessivo di provenienza hurrica. Era questa lopinione tradizionale, condivisa per esempio da F. Sommer e J. Friedrich3. Sullinadeguatezza di questa interpretatio hurritica per le forme che presentavano una tematizzazione in dentale, Carruba (1967: 151) si esprimeva nel modo seguente:
Die Erklrung des Ursprungs dieser Endungen und die sich daraus ergebende Bezeichnung ist jedoch u. E. abwegig. [...] Im allgemeinen ist zu allen Wrtern mit sogenannten churritischen Flexions-Elementen des Desidero ringraziare P. Cotticelli Kurras e A. Rizza per aver letto il manoscritto ed avermi fornito utili osservazioni e suggerimenti. Le abbreviazioni seguono H.G. Gterbock / H.A. Hoffner Jr. / Th.P.J. van den Hout (edd.), The Hittite Dictionary of the Oriental Institute of the University of Chicago (CHD), 1989-. 2 Carruba 1967. 3 Cf. Sommer 1947: 93, che parlava di gelegentliche Beibehaltung hurrischer Flexion in heth. Kontext, namentlich des Richtungskasus auf -t [sic!], der manchmal neben den hethitischen Formen auftritt; alla stessa maniera Friedrich 1947-48: 16 s. riteneva che die Erklrung des tElements fosse da ricercare nel hurrico (Auszugehen ist gewiss von dem churritischen Direktiv auf -ta), senza per trovare tuttavia una ragione valida per cui gerade das Suffix des Direktivs von allen churritischen Kasussuffixen im Hethitischen so produktiv geworden ist.
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E pi oltre (Carruba 1967: 153):

Hethitischen folgendes zu bemerken: Seitdem man das Luwische besser kennt, wird es immer wahrscheinlicher, da diese churritischen Wrter durch die Vermittlung des Luwischen ins Heth. eingedrungen sind. Das Material zeigt deutlich, da das -t-Element zum Stamm gehrte [...]. Das Nebeneinander von einem [...] vokalischen und einem t-Stamm in einem Flexionssystem ist aber an und fr sich ein typisches Merkmal der Deklination der luw. Neutra auf -i(t)- (Abstrakta) und -i(t)-.

Non v oggi dubbio alcuno tanto sullesattezza dellinterpretazione fornita per queste forme da Carruba4, quanto sui rapporti che egli ricostruisce tra ittita, luvio e hurrico. stato soprattutto Starke (1990: 210 ss.) a sviluppare questa tematica e a mostrare come molti dei sostantivi luvi che presentano luscita tematica in -i(t)- siano prestiti, per lo pi dal hurrico5, passati poi per tramite del luvio allittita6. Oggetto del presente contributo, che ho lonore e il piacere di dedicare al mio maestro Onofrio Carruba e che in qualche modo prende spunto proprio dal suo lavoro citato in apertura, il vocabolo anai, che ben si presta ad illustrare la complessit dei contatti linguistici tra ittita, luvio e hurrico. Secondo lipotesi correntemente pi diffusa ed accettata, il vocabolo in questione viene infatti ritenuto come un termine di origine luvia a suffisso -i(t)-; in conseguenza di ci il suo tema viene posto come anait-7. Secondo questa ipotesi, il vocabolo
curioso constatare come ancora oggi permanga in alcuni casi labitudine di definire hurritizzanti le forme con tema in dentale; cf. per es. Kloekhorst 2008: 1027, che a proposito del vocabolo zakki(t)- scrive: The dat.-loc. sg. zakkiti shows a Hurrian case ending, which indicates that the word is of Hurrian origin (su questo sostantivo v. Starke 1990: 221; Melchert 1993: 275). Oppure in HED A-E/I: 284 riguardo al vocabolo erui- si dice: Hurrian origin has been suggested because of the dat.-loc. -ti, forma che successivamente viene indicata come grammatical foreignism. 5 Cf. a tal proposito anche Melchert 2003: 198, che nota come una delle principali funzioni del suffisso -i(t)- in luvio sia to adapt loanwords, especially from Hurrian. 6 Va ricordato che fu per prima Kammenhuber 1959: 33 ad avanzare questa ipotesi riguardo ai prestiti hurrici in ittita (das Churrit. erst durch das Medium des Luv. auf das Heth. eingewirkt hat). Riguardo ai prestiti lessicali dal luvio allittita cf., pi in generale, Melchert 2005 e il contributo di P. Cotticelli Kurras in questo volume, con ulteriore bibliografia. Su fenomeni di interferenza grammaticale tra hurrico e luvio v. Yakubovich 2009: 51 s. 7 Lipotesi di unorigine luvia del vocabolo risale a Laroche 1970: 68 ss.; poi stata sviluppata soprattutto da Starke 1990: 158 s. ed ora generalmente accolta (v. pi diffusamente infra 3).
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Resmierend also, haben wir hier nicht churritische Deklinationsformen, sondern churritische Lehnwrter, die ber das Luwische und mit luw. Stammbildung in die hethitische Deklination mit den in dieser vor allem bei Lehnwrtern blichen Schwankungen [...] bernommen wurden.

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sarebbe passato come prestito sia in ittita che in hurrico, dove presenterebbe forme ad alternanza tematica con e senza uscita in dentale. In realt, unattribuzione del vocabolo alla lingua luvia mi sembra presentare non pochi problemi, soprattutto a causa dellanalisi morfologica proposta da F. Starke (v. infra 3). Al contrario, ritengo pi plausibile un ritorno alla tradizionale ipotesi di attribuzione del termine in questione alla lingua hurrica8, riveduta per sulla scorta di nuove acquisizioni nellambito del lessico e della morfologia del hurrico, che permettono da un lato di definire meglio la semantica del vocabolo anai, dallaltro di dimostrare come esistesse un altro termine di significato affine, anaiti, derivato dalla medesima base radicale9. In numerosi testi di rituali e di cerimonie cultuali di origine hurricokizzuwatnea attestato, nelle sezioni in lingua ittita che descrivono, in maniera stereotipata, i riti di offerta da compiere nei confronti delle divinit, il vocabolo anai(t)-10. Con esso si indicano le parti di unofferta, sia di pane (tra gli altri soprattutto NINDA.SIG, NINDA.GUR4.RA, NINDAalattari-, NINDAiduri-) che di animali (in genere uccelli e ovini)11, che lofficiante del rito preleva e d preventivamente alla divinit da assaggiare12, affinch essa possa pregustare ci che lattende nel successivo sacrificio e disporsi quindi con uninclinazione
Per uninterpretazione del vocabolo come prestito hurrico in ittita, anche se fondata su argomentazioni oggi non pi accettabili (cf. 3), v. Friedrich 1947-48: 15 s.; HW: 21; HW2 A: 72 ss.; HEG A-K: 25. Incerto sulletimologia J. Puhvel in HED A-E/I: 58. 9 La proposta di riconoscere due diversi vocaboli, anai ed anaiti, derivanti dalla stessa radice hurrica an=a- (ampliamento di an- gioire) era stata da me gi avanzata in Giorgieri 2000: 200 s. n. 81 e in de Martino / Giorgieri 2008: 84, senza avere tuttavia in quelle sedi la possibilit di sviluppare le argomentazioni a favore di questa interpretazione. 10 Per le occorrenze e le diverse grafie del termine, nella maggior parte dei casi scritto con la seconda sillaba in grafia plene (a-na-a-), v. HW2 A: 72 s.; HED A-E/I: 57 s.; Salvini / Wegner 1986: II 46 s.; Wegner / Salvini 1991: 255; Wegner 2004: 84 s. Per unanalisi della funzione e dello svolgimento dei riti di offerta che prevedono luso di anai v. Kammenhuber 1986: 106, 402 ss. e soprattutto Khne 1993: 272 ss. (anche sui parallelismi con la tradizione greca). Contrariamente a quanto affermato da Starke 1990: 158, il vocabolo non attestato solo nel XIII sec., ma compare gi in testi dellepoca medio-ittita, come giustamente osservato da Khne 1993: 274. 11 Cf. HW2 A: 72 s. per la diversa casistica delle sostanze da cui si preleva lanai. Khne 1993: 272 ss. ha dimostrato che le parti prese dagli animali sono peli (per gli ovini) o piume (per gli uccelli), non pezzi di carne, come voleva invece Kammenhuber 1986 (cos anche in HW2 A: 72). Gli animali in questione sono infatti ancora vivi, dopo che stato loro prelevato lanai. 12 Il rito prevede in genere che, una volta prelevato, lanai sia o gettato direttamente nel fuoco (per es. in KBo 5.1 III 17-20 e 33-37) oppure prima intinto nellolio contenuto nellincensierearui e poi gettato nel braciere-uprui sul focolare (per es. in ChS I/2 Nr. 1 I 32-34 e passim in questo testo).
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1. anai(t)- in ittita

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positiva nei confronti delle richieste del mandante del rituale13. Di qui labitudine di tradurre questo termine con Kostprobe (cos per es. HW: 21; HW2 A: 72; Khne 1993: 274: Kostprobe oder Anbruch), advance sample, test morsel (of the sacrificial offering) (cos HED A-E/I: 57; Melchert 1993: 12 sample, taste), bouche, morceau (Laroche 1970: 69). In questottica, la traduzione migliore in italiano, oltre naturalmente ad una resa con il concetto pi generico di assaggio, risulterebbe essere a mio avviso prelibatezza, sia nel senso etimologico del termine (da lat. praelibre), sia nel senso di bocconcino, boccone prelibato. Il vocabolo ricorre solitamente nella forma anai (nella grafia a-na-(a)-i), pi raramente nella forma con uscita tematica in dentale anaita (nella grafia a-na(a)-i-ta). Dal punto di vista morfologico, le due forme possono essere interpretate rispettivamente come un nom.-acc. sg. neutro la prima e come un nom.-acc. pl. neutro a desinenza -a la seconda14. Come stato giustamente notato, una simile alternanza tematica pu essere spiegata solo a partire dal luvio: essa infatti del tutto analoga a quella dei sostantivi luvi a suffisso -it-15. Bench non compaia in testi genuinamente in lingua luvia, il termine anai(t)- dunque con ogni probabilit entrato in ittita dal luvio. A partire dal tema in dentale esiste anche una forma aberrante di acc. sg. di genere comune ittita anaitin, non registrata nei dizionari, ma discussa da Laroche (1970: 69)16. Sempre dal tema in dentale si forma, per mezzo del suffisso -ait-, lastratto luvio anaitait-, che compare al caso dat.-loc. sg. (anaitaiti alla maniera della.)17. Al di fuori dei contesti stereotipati che trattano di offerte alle divinit, il termine anai(t)- compare nel testo di indagine mantica KUB 46.37 Vo 7 s.: nukn a-na-i-ta!(A)18 URUA-ru-u-na (8) [ ]x x p-e-[d]a-i. Colui che porta gli anaita ad Aruna verosimilmente il Mio Sole (cf. Vo 4 DUTUI, 2x). In precedenza (Vo 6) si dice che egli va a Nerik, per poi proseguire verso
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Cos Khne 1993: 276 descrive la finalit del rito dellanai: Der Brauch wre mithin zu verstehen als ein kunstvoller, das eigentliche Opfer avisierender Anreiz fr die Gottheit, ihre Distanz zu dem ihrer Zuwendung bedrftigen Menschen zu berwinden und ihn umso gewisser beim Opfermahl mit ihrer segenverheienden Gegenwart zu belohnen. 14 Bisogna tuttavia osservare come la forma anai talvolta funga da nom.-acc. pl. (per es. in KBo 8.80 I 10 dove anai concorda con la forma di nom.-acc. pl. neutro del pronome relativo kue), probabilmente per influenza delluscita di nom.-acc. pl. neutro plurale ittita in -i. 15 Laroche 1970: 70; Starke 1990: 158. 16 La forma attestata in KBo 7.60 Vo 9; v. Wegner 2004:84. 17 Per le attestazioni v. HW2 A: 74 (con errata lemmatizzazione anaitaiti(ya)); Otten 1976: 103 (auf a.-weise [Fladenbrote brechen]); HED A-E/I: 58 (sampling, taking of morsels); Melchert 1993: 13; v. anche Starke 1990: 157 e Laroche 1970: 69 s. 18 Il segno sembra effettivamente A, non TA, in base a collazione su fotografia; cf. anche HED A-E/I: 58 (anaita).

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Tumanna (URUNe-ri-iq-qa pa-iz-zi pa-ra-a-ma URUTu-ma-an-na pa-iz-zi). Il contesto in parte frammentario non permette di comprendere appieno in che cosa consista latto di portare gli anaita ad Aruna, ma pu essere utile osservare come poche righe prima, in Vo 5, si dica: M]E? a-na-i-da-u-wa-zi EGIR-pa? 19 DU-zi. Il verbo anaidai- (qui allinfinito, seguendo HED A-E/I: 58) generalmente considerato un derivato di anai(t)- col significato di assaggiare20, anche se in questo caso, tuttavia, per la frammentariet del contesto difficile stabilire il senso preciso della frase (il Mio Sole) va indietro ad anaidai-. E poco aiutano le altre occorrenze del verbo in KUB 46.37, tutte in contesti assai frammentari, per meglio definirne il significato (Vo 46 ]x a-nai-d[a-a]n-zi; 51 L]UGAL a-na-i-da-<iz>-zi; 52 nu a-p-ia a-na-i-da-an-zi). Il medesimo verbo ricorre anche in una serie di frammenti, la maggior parte dei quali ancora inedita, che appartengono ad un complesso testuale che raccoglie 6 rituali legati alla citt di Aruna, ricostruito recentemente da J. Miller21. Alcune delle occorrenze del verbo anaidai- nei frammenti inediti che compongono questo complesso testuale sono state rese note da Otten 1976: 10322, che tuttavia non fornisce nessuna traduzione dei passi: Bo 3288+ Vo 3523 ]x p.-an ar-a UDU an-da a-na-i-da-iz-zi RINME LUGAL-ia-za a-na-i-daiz-[zi, 71 ]NUMUN GIKIRI6 a-na-i-da-an-zi, 74 ]EN.SISKUR-ia a-na-i-da-uwa-an-zi ze-en-na-an-zi; Bo 6730+ col. ds. 9 s. URU-an u-u-ma-an a-a-du-ir-ra-za [... ...] a-na-i-da-iz-zi. Proprio questultimo passo di un certo interesse, poich in KUB 46.39+, un frammento che si unisce per join diretto a Bo 673024, in III 925 contenuta una frase analoga: URULUM TUR-ma a-a-du-ir-ra-za pu-ru-udda-za I-T[U. Come giustamente interpretato in HW2 : 438b abbiamo verosimilmente a che fare in questo caso con un modellino di citt (eine kleine Stadt (als Nachbildung) aus (Stroh?)-Hksel, Lehm (und) aus [X]), interpretazione questa condivisa anche da CHD P: 396a. Quale sia in questo contesto il significato del verbo anaidaizzi non mi risulta chiaro. Cos come non mi risulta chiara la forma anaiya, che in KUB 46.39+ ricorre pi volte,
Mi sembra questa la lettura preferibile in base a collazione su fotografia. HED A-E/I: 58 (sample); Melchert 1993: 13 (take a sample, taste); HHW: 15 (eine Kostprobe nehmen, probieren?); su questo verbo v. anche Otten 1976: 103 e Starke 1990: 157 n. 505. 21 V. preliminarmente, sulla ricostruzione e su alcune caratteristiche di questo testo, Miller 2010 (con ulteriore bibliografia). 22 Riprese in Starke 1990: 157 n. 505 e HED A-E/I: 58. 23 Si noti che mantengo qui la numerazione delle righe data da Otten; essa probabilmente cambia sulla base dei joins stabiliti tra questi frammenti da Miller. 24 V. la foto del join fornita da Miller 2010: 508 (Fig. 5a). 25 Anche in questo caso mantengo la numerazione della riga indipendentemente dal computo generale risultante dal join tra Bo 6730 e KUB 46.39 (v. la foto sopra citata in Miller 2010).
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nel primo caso nella riga immediatamente successiva al passo sopra discusso: III 10 1 UDU-ma a-na-i-ia-a EGIR-an i-ia-at-ta-ri una pecora invece cammina dietro agli anai (qui anaiya probabilmente un dat.-loc. pl. retto da peran). E poi in III 16' pr-na-a a-na-i-ia-[ (a. della casa) e III 22' al-la-ia-a a-na-i-ia-a pr-ra-an-d[a (ai? grandi a.). Abbiamo a che fare con una forma del sostantivo anai(t)- senza lattesa uscita tematica in dentale, tipica dei casi obliqui? Data la frammentariet dei contesti preferisco lasciare aperta la possibile interpretazione sia di questa forma nominale sia delle forme verbali derivate da anaidai-, in attesa che ledizione completa del testo ad opera di J. Miller permetta una migliore comprensione del contenuto di questi rituali. In diversi casi, alla sezione in lingua ittita contenente la descrizione dei riti da compiere con lutilizzazione di anai(t)-, fa seguito una formula recitata in lingua hurrica, in cui compaiono due sostantivi: anai oppure anaiti27. Lascio provvisoriamente aperto il problema dellesatta interpretazione morfologica dei due vocaboli, chiaramente correlati tra loro e chiaramente corrispondenti ad anai(t)- della sezione ittita, per ritornarvi nel successivo 3, dove si discute lorigine linguistica di questi termini e si propone una loro analisi morfematica. Mi limito per ora ad osservare che essi appaiono in contesti analoghi, nelle medesime formule stereotipate, ma presentano tuttavia una distribuzione complementare: il termine anai risulta essere attestato solo nelle tavole appartenenti alla festa ()iuwa (edite da Wegner / Salvini 1991 come ChS I/4), tra laltro, come si vedr, in una forma dalla morfologia problematica, mentre il termine anaiti ricorre in una serie di rituali eseguiti dal sacerdote LAZU (editi da Salvini / Wegner 1986 come ChS I/2). Comincio con il passare brevemente in rassegna le formule contenute nella festa ()iuwa dove compare la forma anai. Le attestazioni sono raccolte in Wegner / Salvini 1991: 229 s., mentre alcune formule sono discusse da Schwemer 1995: 96 s. Comune a queste formule la presenza della voce verbale allottativo kel=o= (in alcune varianti kel=o) dalla radice kelsoddisfare (trans.) / essere soddisfatto (intrans.), mentre il sostantivo anai compare al caso ergativo in funzione di agente28. Tuttavia la forma in cui
Per il sistema di trascrizione morfematica delle forme in lingua hurrica adottato qui di seguito rimando a Giorgieri 2000: 171. 27 Come giustamente osservato da Salvini / Wegner 1986: I 2 la funzione di queste formule non quella di Beschwrungen, bens di Anpreisungen der Opfergaben; cos anche Kammenhuber 1986: 109 con n. 11. 28 Sulle forme di ottativo in -o= (con vocale tematica -o- tipica delle forme modali, indicante unazione verbale risultativa dal punto di vista del paziente) rimando in generale alla trattazione di Campbell 2007 e 2008 (che definisce tali forme patientive optative), pur non
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2. Le testimonianze in lingua hurrica: anai, anaiti26

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questo vocabolo attestato nelle formule della festa ()iuwa problematica dal punto di vista grammaticale: esso compare infatti nelle grafie a-na-(a)-u-(u)-i, a-na-u-(u)-e, a-na-u-(u)-u, preceduto sempre dal pronome-aggettivo anaforico ani/anu-, anchesso nella forma grammaticalmente poco chiara a-(a)-nu-(u)-i o a-(a)-nu-(u)-(e)-e (per le occorrenze v. Wegner / Salvini 1991: 230 s.). La forma grammaticalmente corretta di ergativo attesa per i due elementi del sintagma dovrebbe essere rispettivamente anai= (o eventualmente anai=ne=, con inserzione del cosiddetto articolo -ne-) per il sostantivo e anu= per il pronome-aggettivo, sul modello per es. di akku= (pron. alternativo: luno (di due))29. possibile, a mio avviso, che si sia giunti a queste forme, difficilmente spiegabili da un punto di vista grammaticale, a seguito di corruzioni dovute al lungo e complesso processo di trasmissione di queste formule religiose tra parlanti lingue differenti30. In ogni caso, quella che doveva essere la forma base tradizionale si conservata nellittita anai, e la corrispondenza di questo termine (o del suo plurale anaita) con lanau=e/i (e anau=) delle formule in lingua hurrica innegabile, nonostante lo scetticismo a tal riguardo espresso da Starke 1990: 15831. Le formule in cui ricorre il termine anai nella festa ()iuwa sono estremamente stereotipate. Si va da una forma chiaramente abbreviata, con soppressione del soggetto-paziente della frase, come mostrano i seguenti esempi (1)-(2): (1) ChS I/4 Nr. 23 Vo V 2-5 namma=kan anita DUGruiaz (3) di n=at=an upruiya (4) a par di nu memai (5) nu=i anau= kl=o poi (il celebrante) prende gli a. dallincensiere-a. e li ripone nel braciere-. sul focolare e dice: Che questo a. soddisfi!
DUG

(2) ChS I/4 Nr. 7 Vo V 14-15 [n]=ata ANA NINDA.GUR4.RA NINDA.SIGME-ya ani di (15) [nu mema]i nu= ana[u]= kel=o= ta
condividendo lanalisi morfologica -o=(e) l proposta. Pi nello specifico sul particolare uso dellergativo in funzione di agente con queste forme modali risultative (o patientive) v. Campbell 2007: 185 ss.; 2008: 287; 2011: 28. 29 V. Giorgieri 2000: 221. 30 Cf. anche Schwemer 1995: 97 n. 77, che a proposito di queste forme osserva: der /u/Vokal (oder /v/?) entzieht sich einer Deutung. Lipotesi di Laroche 1970: 69, ricordata anche da Schwemer 1995: 97 n. 77, che possa trattarsi del suffisso possessivo di 2. pers. sg. -v- non mi convince, anche se la possibilit che alla base della forma anau=e/i (o ana=v=e/i?) possa esservi un originario ana(i)=v=u (cf. la variante anau= o ana=v=u?) non da scartare completamente. 31 Si noti che in hurrico il termine sempre al singolare, non abbiamo mai una forma di plurale. Questo vale sia per le occorrenze di anai nella festa ()iuwa, sia per quelle di anaiti nei rituali officiati dal LAZU.

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dalla pagnotta e dai pani sottili (il celebrante) prende la. [e dic]e: Che questo a. soddisfi! , a forme invece pi estese, con espressione del soggetto-paziente della frase, come mostrano i seguenti esempi:

(3) ChS I/4 Nr. 132 Ro III 36-44 (integr. in base a dupl. Nr. 5 Ro III 23-30) nu=kan ANA NINDA.SIGME (37) ani di n=at=kan ANA .GI (38) anda unniezzi (39) n=an(sic)=an prui (40) a peiezzi (41) nu memi nu= [(anau=)] (42) kel=o= DLe[(llure=nna)] (43) DAbade[=nna D?(Tiyare=nna)] (44) Manuz(i)=[o=<e>=nn(a)] dai pani sottili (il celebrante) prende la., lo intinge nellolio profumato e lo getta nel braciere-. sul focolare e dice: Che questo a. soddisfi Lelluri, Abadi, il fuso? di Manuzi! 33 (4) ChS I/4 Nr. 21 Ro III 6-9 namma=an NINDA.SIGME pariyan[da] (7) prui manda=pat par [peiyazzi?] (8) nu memi an= anau=i (9) keldi=iy=a ambai kel=o= [t]a poi (il celebrante) [getta] tutti i suddetti ( -pat) pani sottili sbriciolati nel braciere-. e dice: Che questo a. renda assai soddisfacente? il sacrificio per mezzo del fuoco per il suo benessere!

In quasi tutti i casi, alla forma anau=e/i della formula hurrica corrisponde, nella sezione di descrizione dello svolgimento dei riti, la forma itt. anai (pi raramente anaita, come in ChS I/4 Nr. 18 Vo V 9-11); tuttavia, lultimo esempio (nr. 4) mostra come non sempre sia cos: qui infatti ad anau=i della formula hurrica corrisponde nella parte ittita NINDA.SIGME pariyanda. Volgiamo ora brevemente lo sguardo al gruppo di rituali officiati dai sacerdoti LAZU: come si accennato in precedenza, in questo gruppo di testi compare, nelle formule in hurrico, la forma anaiti34. Le formule sono assai simili grammaticalmente a quelle della festa ()iuwa, con la forma verbale modale di tipo risultativo kel=o(=m/mma)35 e il sostantivo anaiti al caso ergativo in funzione di agente (nella forma anaide/i=ne=36, con articolo -ne-

Per la nuova Textzusammenstellung di KBo 15.48++ v. ora la Konkordanz online. Il passo in questione tuttavia non interessato da nuovi joins. 33 Per lanalisi di questa formula v. Schwemer 1995: 96 s. 34 Su queste formule v. lo studio di Kammenhuber 1986: 402 e Salvini / Wegner 1986: I 3 ss. 35 Il morfema -m/-mma che talvolta compare affisso alla vocale tematica verbale rappresenta con ogni probabilit il pron. encl. di 2. pers. sg. 36 In un caso abbiamo la forma aberrante a-na-i-ti-na-a (ChS I/2 Nr.11 col. ds. 13).
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prima della desinenza del caso ergativo)37, determinato dallattributo tad=o=e=ne= (dalla radice tad- amare)38. Anche in questo caso abbiamo formule di tipo abbreviato, con esclusione del soggetto-paziente dellazione, come mostra lesempio che segue e che ricorre diverse volte in ChS I/2 Nr. 1:

(5) ChS I/2 Nr. 1 I 32-35 [nu=]i=kan LAZU ANA UZUGABA-U ani d[]i [n]=at=kan (33) [DUG]rui .GI anda nizzi [n=a]t=[]an (34) [pr]ui a piiyazzi [url]ili=ma (35) [an]id=ne= td==e=ne= kl=o [me]mi Il sacerdote AZU gli (scil. a un uccello) prende un a. dal suo petto, lo intinge dentro l[in]censiere-a., lo getta nel [bra]ciere.-. e in hurrico [di]ce: Che la. che amato soddisfi! , (6) ChS I/2 Nr. 40 I 25-2839 namma=i=kan ZAG-ni partauni pankur di n=at=kan (26) DUGarui ANA anda uniezzi n=at=kan upru[i] (27) par peiyazzi nu urlili kian memai (28) anaide=ne= td=o=e=ne= =b kel=o=m(m)a poi (il sacerdote AZU) gli (scil. a un uccello) pone p. sullala destra, lo intinge dentro lolio nellincensiere-a., lo getta nel braciere-. e cos dice in hurrico: Che la. che amato soddisfi te, (cio) il tuo occhio! . accanto a formule con espressione del paziente, come quella che segue:

Anche questo passo mostra come non necessariamente ad anaiti della formula hurrica debba corrispondere anai(t)- nelle istruzioni rituali in ittita (cf. supra nr. 4). Il perch di questa distribuzione nelluso di anai (festa ()iuwa) vs. anaiti (rituali dei sacerdoti AZU) difficile da spiegare; probabile che ci troviamo di

Per le attestazioni del termine v. Salvini / Wegner 1986: II 8. Da intendere o come forma participiale-aggettivale passiva (che amato; cos Schwemer 1995: 89), o come forma verbale di erg. 2.pers. sg. nominalizzata (cos Kammenhuber 1986: 402, 407; Campbell 2007: 132). Loscillazione occasionale con la forma tad=a=e (attestazioni in Salvini / Wegner 1986: II 36) mi fa propendere per la prima ipotesi. 39 Per il testo v. ora ledizione online di D. Bawanypeck e S. Grke sul portale di Mainz al link: http://www.hethport.uniwuerzburg.de/txhet_besrit/intro.php?xst=CTH701.c.VI&prgr=&lg=DE&ed=D. Bawanypeck / S. Grke.
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fronte a tradizioni ritualistiche diverse, dove, per esprimere il medesimo concetto, si ricorreva ad una diversa terminologia40. Come accennato nel paragrafo iniziale, oggi si tende a privilegiare, rispetto al passato, unetimologia luvia del vocabolo anai(t)-. Fu per primo E. Laroche ad avanzare questa ipotesi (Laroche 1970: 69 s.; ripetuta anche in Laroche 1980: 48), ormai ampiamente accettata, soprattutto dopo le argomentazioni addotte da Starke 1990: 158 s.41 Secondo Starke unorigine hurrica del termine appare infondata (ohne Begrndung), mentre a favore di unipotesi di etimologia luvia vi sarebbe proprio la forma hurrica con tema in dentale anaiti sopra discussa, che per Starke pu solo essere spiegata a partire dal luvio. Inoltre, Starke appare assai scettico circa la possibilit di una identificazione della forma anaue/i della festa ()iuwa con anai. In considerazione di ci, Starke propone di derivare il sostantivo anait-, che nella sua opinione rappresenterebbe un nomen actionis a suffisso -ait-, da una radice verbale luvia con suppletivismo anayi-/anyi-, per altro di difficile definizione semantica. Secondo Starke, alla base anayi- riconducibile la forma a-na-a-it-ta-ri di KUB 35.107+ III 5, che in contesto frammentario, ma che sembra aver a che fare con il fuoco (alla riga precedente III 4 compare infatti il vocabolo pr; cos pure in III 24-25)42. Starke stesso ammette, tuttavia, che la determinazione del significato di anayi- resti difficile da stabilire sulla base di questo passo43. Molto pi probante, anzi sostanzialmente decisiva per derivare anait- da una base verbale luvia, invece per Starke la forma a-ni-e-ia-an-t[i di KUB 35.15 III! 12, che secondo la sua interpretazione sarebbe un pres. 3. pers. pl. riconducibile alla forma suppletiva della radice anyi-. Egli propone di interpretare a-ta a-ni-e-ia-an-t[i come sie werden es (-ata) kosten (con riferimento al pane e alla birra offerti dalla MUNUSU.GI nelle righe precedenti). Melchert 1993: 17 (s.v. nni-/an(i)ya-) respinge per questa interpretazione. Egli
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3. Sulletimologia hurrica di anai (an=a=i) e anaiti (an=a=idi)

Si noti che non c alcun rapporto tra la presenza della forma di pl. anaita nella sezione ittita e la presenza di anaiti nella formula in hurrico, come sembra invece doversi evincere da Kammenhuber 1986: 403. 41 Cf. Khne 1993: 274; Melchert 1993: 13. 42 KUB 35.107+ un rituale bilingue luvio-ittita. Lo studio pi recente su questo testo di Torri 2010, cui rimando per la ricostruzione testuale e per la bibliografia precedente. Il passo in questione recita (III 4-5): (4) [ ]x-a a-an-na-an pa-a-u-u-ur [...] (5) [ ]x pa-al-pa-ti-it-ta-ri a-naa-it-ta-r[i (in maniera ancor pi frammentaria il medesimo passo ritorna anche in III 24-25). Torri 2010: 387 rende il passo in questione con Under [...] the fire [...] burns and consumes. Questo passo in luvio trova corrispondenza in paur urni della versione ittita nella col. I. 43 Melchert 1993: 13 s.v. an(i)- accetta la proposta di Starke che il fuoco sia il probabile soggetto di anaittari e che questa radice verbale possa essere la base di anait-.

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attribuisce la suddetta forma alla radice verbale nni-/an(i)ya- compiere, trattare e ritiene, secondo me giustamente, che non possa trattarsi di un pres. 3. pers. pl., poich lunica forma verbale conservata in questo passo, peraltro anchesso assai frammentario, limper. 3. pers. pl. aandu, che ricorre due volte44. Pertanto Melchert (1993: 17) ritiene che a-ni-e-ia-an-t[i- sia piuttosto una forma frammentaria di participio in -ant()-45, mentre a p. 2 s.v. -a- interpreta ata del passo in questione come contenente il nom. pl. comune -ata (a differenza di quanto faceva Starke). In conseguenza di ci, cade la possibilit di vedere in un supposto verbo luvio anayi-/anyi- la base verbale per la formazione di anait-. Ma altri argomenti possono essere addotti contro lipotesi di Starke. Melchert (1993: V) nega infatti decisamente che esistano radici a suppletivismo -yi-/-ayicome vorrebbe Starke, arrivando ad affermare che this fictitious suppletion and the many consequences drawn from it must be rejected. In conseguenza di ci, andrebbe rifiutata in toto la spiegazione che Starke 1990: 153 ss. d delle forme con suffisso -ait-, tra cui anche anait-. Questo affermato da Melchert stesso (1993: IV), laddove dice che Starke arbitrarily reconstructs several dozen unattested and totally unmotivated verb stems, cosa che secondo Melchert ha ricadute sullinterpretazione che Starke d di diversi suffissi nominali tra cui -ait- stesso, che serve invece alla costruzione di astratti (v. Melchert 2003: 198). Ritengo dunque di poter affermare che il tentativo di attribuire il sostantivo anai alla lingua luvia si scontra con problemi difficili da superare. Mi sembra invece che sussistano elementi abbastanza sicuri per unattribuzione alla lingua hurrica del vocabolo in questione, partendo tuttavia da nuove basi rispetto a quanto ipotizzato in anni passati (v. bibliografia citata a n. 8). Punto di partenza la tavoletta bilingue hurrico-ittita KBo 32.15 appartenente al Canto della liberazione. Grazie a questo testo si infatti scoperta la radice verbale hurrica an-, che trova corrispondenza nellittita duk- e significa gioire (intrans.) / rallegrare (trans.)46. Tutta una serie di termini hurrici legati alla sfera cultuale e del sacrificio possono essere ricondotti con buona verosimiglianza a questa radice: ani, anani, ananareki, ananeki, ananie47. Propongo pertanto di far derivare dalla radice an- anche i due termini sopra discussi anai ed anaiti. Il
KUB 35.15 III! 12 s. [ a-]a-an-du a-ta a-ni-e-ia-an-t[i- ] (13) [ a-]a-an-du. Formazione tuttavia assai rara in luvio e limitata a participi lessicalizzati; v. Melchert 2003: 198. 46 Per questa radice, i suoi derivati e le corrispondenze con littita rimando alla bibliografia e alle forme raccolte in de Martino / Giorgieri 2008: 82 ss. Va sottolineato come a suo tempo Starke non avesse questi nuovi importanti dati, acquisiti grazie alla bilingue hurrico-ittita, a sua disposizione. 47 Per questi termini v. de Martino / Giorgieri 2008: 84 s. (con bibliografia relativa).
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Il passo purtroppo in parte frammentario, ma mi sembra difficile non identificare nella forma an=a=o=i=ll=ae la radice an- gioire, allinterno di un contesto di sacrificio in cui si invoca il benessere della divinit dato dalle sostanze pregiate a lei offerte. Il soggetto della forma verbale modale an=a=o=i=ll=ae50 , a mio avviso, una parte del corpo della divinit (locchio?) perduta in lacuna prima dellaltra forma verbale (=o)?=i=ll=ai=n di difficile analisi ed interpretazione51. In conseguenza di ci, an=a=i ed an=a=idi sono le prelibatezze che vengono preventivamente offerte alle divinit affinch suscitino in loro gioia e le dispongano in maniera positiva nellattesa di ricevere lofferta. Come significato di base per anai (an=a=i) e per anaiti (an=a=idi) vorrei proporre, mantenendo il motivo del legame etimologico tra i due vocaboli, rispettivamente delizia e delicatezza. Secondo Il grande dizionario della lingua italiana (a cura di S. Battaglia; UTET, Torino), delizia ci che produce un intenso piacere [...] avvincendo lanimo, eccitando limmaginazione o lusingando i sensi, e per estensione pu anche significare cosa squisita,
Su questo suffisso v. Giorgieri 2000: 200 s. Si noti che non rappresenta un ostacolo a questa interpretazione il fatto che il vocabolo sia quasi sempre scritto con la sillaba TE: a-na-i-TE-; nei testi hurrici di Boazky il segno TE usato anche con valore /ti/; v. Giorgieri / Wilhelm 1995: 55. 49 Per questo ampliamento radicale, che alterna nella forma -a- ed -a-, rimando a Giorgieri 2000: 196. 50 Sulle forme modali in -o=i=ll=ae/i(=n) v. Campbell 2007: 410. 51 Cf. Campbell 2007: 408 ss.
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ChS I/1 Nr. 3 Vo 37-38 aar(i)=re(<ne)= pr(i)==i=ne= kl=o=m [... ...]x /? (=o)?=i=ll=ai=n (38) an=a=o=i=ll=ae che lolio pregiato soddisfi te [... ...] che ..., che gioisca!

primo andr analizzato morfologicamente come an=a=i (sostantivo deverbativo costruito con la vocale tematica nominale -i; cf. per es. an=i figlio da an- generare), il secondo invece come an=a=idi (sostantivo che presenta il suffisso nominale di recente individuazione -idi, isolabile per es. in tar=idi un tipo di vaso, da tari fuoco, o in na=idi un tipo di seggio, da na- porre, sedere, e che serve a formare sostantivi indicanti oggetti concreti a partire da base sia nominale che verbale48). Questa interpretazione etimologica trova un valido supporto dal punto di vista testuale, a mio avviso, nel seguente passo dal rituale di purificazione itkai, dove troviamo attestata in una formula sacrificale una forma verbale derivata dalla radice an- ampliata per mezzo del suffisso -a()-49, che rappresenta la base su cui si costruiscono i due sostantivi an=a=i ed an=a=idi:

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prelibata, pregiata; ghiottoneria, leccornia (vol. IV, p. 159); delicatezza invece gradevolezza, squisitezza (di una bevanda, di un cibo) [...] In senso concreto: cibi particolarmente raffinati e ricercati, ghiottoneria (vol. IV, p. 149). Come accennavo sopra, i due termini delizia e delicatezza, proprio come anai ed anaiti, sono collegati etimologicamente, derivando entrambi in ultima analisi dal verbo lat. dlicre sedurre, a sua volta composto di lacre attrarre, sedurre. I due vocaboli anai ed anaiti di significato affine ed usati in contesti analoghi di offerte agli dei sono entrati nel luvio, dove evidentemente sono stati reinterpretati, alla stregua di altri prestiti dal hurrico, come un unico sostantivo a suffisso -it-, e dal luvio sono poi passati allittita (hurr. anai / anaiti > luv.-itt. anai(t)-).

In conclusione, dunque, soprattutto alla luce delle nuove acquisizioni nel campo del lessico e della morfologia del hurrico, mi sembra di poter affermare che unattribuzione a questa lingua del termine anai (delizia) cos come del termine ad esso imparentato anaiti (delicatezza) non solo non risulta essere priva di fondamento, come voleva Starke, bens si mostra senzaltro preferibile rispetto ad una derivazione del suddetto vocabolo dalla lingua luvia. Il luvio, in questo processo di contatto linguistico, stato inizialmente lingua replica dal hurrico, ha uniformato i termini integrandoli nel sistema morfologico dei temi in -it- e successivamente ha funto da lingua modello allittita, come tramite per lentrata di questi termini tecnici dellambito cultuale nella lingua ittita.
Mauro Giorgieri Pavia, Universit degli Studi

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