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numero 10 anno V 13 marzo 2013


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Luca Beltrami Gadola POLITICA: IL POPOLO DEI SANS-PAPIERS Antonio Padoa-Schioppa CINQUE STELLE: QUO VADIS? Giacomo Marossi CONFESSIONI DI UN GIOVANE PD Giulia Mattace Raso A.A.A. ASSESSORE AL BILANCIO CERCASI Paolo Mottana SINISTRA STORICA E GRILLISMO RAMPANTE: SENILIT E ADOLESCENZA Valentino Ballabio MACROREGIONE: ULTIMO SOGNO NEL CASSETTO Ilaria Li Vigni HUGO CHAVEZ: CAUDILLO O RIVOLUZIONARIO? Giuseppe Gario LEURO E LE 5 MONETE DORO DI PINOCCHIO Riccardo Lo Schiavo HABITAT URBANO E NUOVI INQUILINI Alberto Negri BERSANI E IL RACCONTO ZERO

VIDEO PIERFRANCESCO MAJORINO: VOLTIAMO PAGINA suggerimento musicale PARA VIVIR canta Pablo Milans rubriche di attualit MUSICA a cura di Paolo Viola ARTE a cura di Virginia Colombo LIBRI a cura di Marilena Poletti Pasero CINEMA Marco Santarpia e Paolo Schipani SIPARIO Emanuele Aldrovandi e Domenico Muscianisi www.arcipelagomilano.org

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POLITICA: IL POPOLO DEI SANS-PAPIERS Luca Beltrami Gadola


Quanti sono gli italiani che oggi non si sentono rappresentati dalla politica? Molti, moltissimi: penso sia un numero crescente, crescente dopo le elezioni. Le analisi dei risultati elettorali ci forniscono qualche indicazione: ci sono quelli che non si sono presentati ai seggi, e qui non c problema a fare la conta: compresi quelli che hanno votato scheda bianca o nulla si arriva a circa 13 milioni. Un quarto degli aventi diritto al voto. Poi ci sono quelli che non si sentono rappresentati perch il loro intento di voto stato in qualche modo tradito dai risultati. Il caso tipico quello di chi ha dato il voto al Movimento 5 Stelle con il solo intento di infliggere una lezione ai vecchi partiti di appartenenza, della sinistra in particolare ma anche del Pdl e della Lega, pensando che una salutare frustata avrebbe fatto raddrizzare la schiena: oggi che il Movimento 5 Stelle rende impossibile la formazione di un governo che nel migliore dei casi ci riporter alle urne a breve, forse hanno qualche pentimento accortisi che il voto contro pu avere esiti incontrollabili. Per finire c una categoria del tutto particolare: sono quelli che hanno votato Pd ma che avrebbero voluto un Pd a guida Renzi e dunque circa il 40% dei votanti di questo partito. Fare dei calcoli precisi dunque impossibile e se poi ci affidassimo ai sondaggi e andassimo a vedere qual la percentuale degli italiani che hanno fiducia nella politica potremmo largheggiare. Tutto questo per dire cosa? Per dire che tanti o pochi che siano, ma li contiamo a milioni, sono quelli che la politica ha escluso dalla sua interlocuzione o che si sono autoesclusi e vanno a formare il popolo dei sans-papier della politica. In Francia i sans-papier erano gli immigrati senza documenti e dunque senza cittadinanza, i nostri sanspapier della politica sono tutti quelli che non hanno cittadinanza nella politica perch o si sono autoesclusi o sono stati rifiutati, ignorati. Una sola caratteristica li accomuna senza esclusione di sorta: si irritano tutte le volte che un partito o un movimento dichiara di essere il legittimo rappresentante dellintero Paese. Quante volte si sente dire: il Paese vuole, il Paese chiede? Quante volte Berlusconi nelle sua vita ha detto: abbiamo la maggioranza? Quante volte Berlusconi ha detto sono il presidente eletto dal Paese spacciandosi per un presidente eletto direttamente, salvo poi pensare a modifiche istituzionali che rendano reale questo suo sogno? Nella terribile confusione di questi giorni vediamo entrare in Parlamento persone, certamente rispettabilissime, forti di poche centinaia di preferenze e parlamentari di vecchia lena, rotti a tutte le bassezze, affacciarsi al Tribunale di Milano quasi volessero conquistare manu militari i luoghi della giustizia. In questo scenario drammatico e poco rassicurante tra tutte le affermazione una suona arrogante: Grillo che dice il mio movimento ha salvato il Paese dalla violenza delle piazze. Lennesimo salvatore della Patria. Altrove sta la salvezza: nel buon senso della maggioranza dei sans-papier della politica che o non hanno votato o hanno votato contro ma che sanno aspettare soffrendo pazientemente finch questo Paese ritrovi una classe politica degna di governare. La pazienza quasi sempre la premessa per la democrazia. P.s. Un amico qualche giorno fa mi ha detto tra il serio e il faceto: E se in Parlamento lasciassimo un quarto dei banchi vuoti a simboleggiare quelli che non hanno votato (e che io includo tra i sans-papier della politica)?. Un memento per tutti.

CINQUE STELLE: QUO VADIS? Antonio Padoa-Schioppa


1. Il Movimento Cinque Stelle si affermato veicolando tre messaggi diversi. Il primo sta in un rifiuto globale della classe politica italiana, senza distinzioni di partito n di persone: tutti uguali, tutti da mandare a casa, in attesa del camposanto. Il secondo contiene una serie di forti rivendicazioni di contenuto, sui costi della politica, sullambiente, sul disagio sociale, sulla finanza e su molti altri punti. Il terzo messaggio pi generale: la democrazia rappresentativa deve adeguarsi allera del web, fondarsi sulla rete e non sui partiti, in sostanza trasformarsi in una struttura di democrazia diretta. 2. Il primo messaggio spiega il fatto che Grillo abbia raccolto tante adesioni di cittadini che da anni sono convinti che i politici sono tutti eguali, anzi tutti ladri (con leccezione, per chi lo vota, di Berlusconi, che non ha bisogno di rubare perch non avrebbe, dicono, bisogno della politica: quasi che lascesa al potere politico non sia stata una componente essenziale del suo successo di imprenditore televisivo e della sua conseguente ricchezza personale). un messaggio che racchiude certo una parte di verit, perch pur vero che su molti fronti gli interessi della politica e la resistenza al cambiamento sono bipartisan, frutto di radicate incrostazioni di interessi e di collaudate spinte di lobbies trasversali. Ma nella sua assolutezza e generalit questo messaggio falso, perch forti differenze tra i partiti certamente ci sono; e perch la distinzione tra onesti e disonesti va fatta caso per caso, persona per persona, sempre. 3. Il secondo messaggio, quello sulle politiche da adottare e sui contenuti delle riforme, a sua volta una chiave fondamentale del successo del movimento di Grillo, in una fase di crisi acuta, drammatica del benessere collettivo e individuale, quale non si conosceva da mezzo secolo. Il ceto politico non ha saputo comprendere le cause di questa crisi, che solo in parte minore sono cause italiane, non ha saputo porre rimedio alla fondamentale e ormai radicata stagnazione delleconomia italiana, non ha saputo intervenire in modo appropriato nel segno dellequit e dellefficacia, cogliendo anche le opportunit che la crisi stessa offriva e offre per riformare in meglio la societ: tagliando gli sprechi che ci sono, favorendo chi ha pi bisogno, riformando la giustizia, riducendo le disuguaglianze eccessive, incentivando le imprese sane, risanando il paese dalle mafie, combattendo con determinazione levasione fiscale, investendo nella

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ricerca e nella tutela del paesaggio, non solo in Italia ma anche in Europa, dove urge operare con efficacia per una svolta verso un assetto federale dellEurozona. Neppure il governo Monti, che comunque ha il merito indubbio di aver recuperato una dignit nazionale e una credibilit perdute, ha potuto risalire la china. Le richieste di contenuto del programma di Grillo sono in buona misura condivisibili. Ma non certo tutte: sullEuropa lambiguit massima, con punte distruttive molto pericolose, perch evidente che lItalia non si salva se non in Europa; sullimmigrazione le pulsioni discriminanti ci sono state e sono inaccettabili; e altro ancora. Ovviamente la protesta su tanti fronti seduce e somma i consensi: ma poi bisogna decidere, quando si arriva al potere, se le diagnosi urlate sulle piazze e le promesse fatte sono giuste o sbagliate, sono o non sono contraddittorie tra loro. E di incongruenze e contraddizioni anche gravi nel programma grillino ce ne sono, eccome. 4. Il terzo messaggio di Grillo (e del misterioso Casaleggio) in parte sottotraccia ed forse il pi importante, ma anche il pi problematico e inquietante. Che le democrazie rappresentative siano in crisi evidente. Non certo solo in Italia. Il potere dei media, intrecciato col potere del denaro, svia linformazione dellopinione pubblica e quindi distorce la formazione corretta della volont popolare, dunque mina alle basi la stessa sovranit che risiede nel popolo. La necessit di ricreare un rapporto diretto tra la classe politica e il cittadino comune evidente. E certamente il web pu e deve esserne uno strumento fondamenta-

le: in questo Grillo ha visto giusto e ha dimostrato di saperci fare. una via maestra per il futuro delle democrazie. Ma ci non significa che la rete informatica, il web globale, quale oggi si sta costituendo, garantisca di per s una compiuta partecipazione, una migliore democrazia. Non solo la maggioranza della popolazione ancora non vi attinge. Ma anche quando, tra non pochi anni, ci sar avvenuto, se non ci saranno garanzie di trasparenza assoluta, se non si impediranno le forzature operate da chi gestisce il traffico sul web, se non si assicureranno le condizioni per un accesso pienamente libero e per uninformazione imparziale e corretta, se e fino a quando tutto questo non ci sar, la democrazia diretta del web non sar n diretta n democratica. I rischi di manipolazione (oltre che di controllo orwelliano) del web sono e saranno enormi. Ci vuole gi oggi e ancor pi ci vorr in futuro una vera e propria costituzionalizzazione dellinformazione e della comunicazione, in tutti i suoi canali. Linsieme di questi tre messaggi spiega, crediamo, il grande successo di Grillo, che in questa fase di crisi acuta ha coagulato il voto di un quarto degli elettori attivi del nostro Paese. Guai a non dare il peso dovuto a questo fortissimo segnale. 5. Ci premesso, il negare a Bersani e al PD un via libera (anche indiretta) alla formazione di un governo che attui anche una parte importante delle riforme volute da Grillo sarebbe da parte sua, ma soprattutto da parte dei suoi eletti, ingiustificato e contraddittorio. Invece da parte di Grillo il favorire di fatto la nascita di un nuovo governo poggiante sul sostegno congiunto di PD e PdL (cio

di Berlusconi, dentro o fuori dal governo che sia) vuol dire volere il tanto peggio tanto meglio. Vuol dire lasciarsi aperta la strada per continuare a dire che i politici sono tutti eguali e in questo modo conquistare altri consensi nelle prossime elezioni senza far nulla per migliorare il Paese. Quanto poi allaffermare, come Grillo ha fatto - forse solo per scherzo: ma su queste cose non si pu scherzare - che si vuole il 100% dei consensi, ebbene questo fa venire i brividi. 6. Gli eletti e il popolo dei Cinque Stelle, da quanto si potuto vedere sin qui, sono persone in buona fede, di tutte le et, sinceramente desiderose di unItalia migliore, orgogliose di partecipare attivamente al miglioramento della vita collettiva. Di qui nasce la legittima speranza che possano prevalere le spinte sane e le grandi potenzialit positive che indubbiamente negli neo-eletti di Cinque Stelle ci sono. Lauspicio che tali spinte prevalgano ora, non in un futuro che potrebbe anche non favorirle pi, neppure elettoralmente. Loccasione di sostegno, diretto o indiretto, a un governo fortemente riformatore si aperta in virt del risultato del voto. NellItalia di oggi che ha problemi gravi, scelte urgenti e non rinviabili lesito elettorale conferma che un tale governo non pu essere se non quello che ha il suo centro nel PD, con il sostegno dei Grillini. Non certo un governo PD PdL. Di qui nasce la speranza che i parlamentari di Cinque stelle non si lascino sfuggire unopportunit storica eccezionale, che potrebbe non ripresentarsi pi nel futuro.

CONFESSIONI DI UN GIOVANE PD Giacomo Marossi


Perch abbiamo perso le elezioni? la domanda mantra di questi giorni che tutti ci facciamo o ci siamo fatti. Devo ammettere di averci pensato parecchio, ma di non essere riuscito a trovare ancora una sola risposta plausibile. Forse perch le ragioni sono troppe o forse perch anchio, da bravo NERD della politica, comincio a essere scollegato dal mondo reale. una domanda retorica, pro forma. Ciascuno nel PD accusa il livello superiore al suo di incompetenza secondo ladagio morettiano con questi dirigenti non vinceremo mai e si autoassolve dalla tristissima realt dei fatti. Il PD ha perso in modo totale. Senza scuse. Senza attenuanti. Abbiamo cannato tutto: un compromesso di idee venuto male che si voleva in origine sintesi delle grandi storie politiche; un coacervo di dirigenti pi o meno big che non rappresentano nessuno salvo loro stessi e i loro portaborse lecchini; un carrozzone ingestibile che solo a volerne scoprire tutto lorganigramma ci vogliono almeno sei mesi e una equipe specializzata in genealogia ai massimi livelli; gli stessi militanti che si autorganizzano una narrazione per loro stessi e non sono pi in grado di comunicarla al prossimo. La parola aleggia come uno spettro ubiquo: autoreferenzialit. Ma non solo. La verit tristissima che abbiamo preso un Tir in piena faccia e fino al momento prima non ce lo immaginavamo minimamente. Credevamo di vincere! La verit che il PD cos com non va da nessuna parte. E la colpa di tutti noi: dirigenti in primis, ma anche iscritti ed elettori. Perch i dirigenti non sanno fare il loro lavoro ed oramai assodato, non voglio sparare sulla croce rossa. Ma i militanti, me compreso, sono altrettanto colpevoli. Abbiamo avvallato col nostro lavoro e il no-

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www.arcipelagomilano.org stro consenso un sistema sbagliato. Un modo sbagliato di fare politica. In campagna elettorale un venditore di mutande al mercato di Carugate mi ha detto: ragazzi io vi stimo, vi fate il culo e siete giovani. Ma lo sapete che col vostro lavoro mantenete dei ladri da 11mila euro al mese?. Un grande pensatore francese che si chiamava tienne de la Botie, grande amico di Montaigne, aveva inventato una regoletta molto semplice, che chiamava le secret et le ressort de la domination. Ogni tiranno che si rispetti ha a sua disposizione completa 6 persone che gli ubbidiscono in tutto e su cui ha dominio assoluto, queste 6 persone ne hanno 600 con cui si comportano nello stesso modo, queste 600 ne hanno 6000 e cos via fino a raggiungere la totalit della nazione. E questa innegabilmente lessenza di qualsiasi sistema di potere, anche quello del PD. Il patto tacito che regge ogni potente fatto di persone normali che coi loro comportamenti quotidiani ne sposano il vessillo. In particolare il potere si replica e se nel nostro piccolo noi lo imitiamo allora ne siamo complici, ma sopratutto servi. E allora basta parlare di rinnovamento per favore. Fatelo. Facciamolo. Il cambiamento si fa. Un sistema di potere si rifiuta se si vuole. Troppo comodo per chi da anni lo sostiene ora chiedere di cambiare. Chiamarsi fuori. Fare il puro. La conclusione semplice. venuto il momento per la mia generazione di capire che non possiamo pi delegare. Il potere e la politica sono a immagine di chi li sostiene. Io in questa immagine non mi riconosco e voglio cambiare. Chi nel PD, chi fuori dal PD, ovunque nel paese il momento di ritornare alla politica. Perch se vogliamo fare della politica finalmente quella cosa bella e nobile che occorre la discesa in campo di ciascuno di noi. Ai miei compagni del PD dico semplicemente che finita un'epoca. Dobbiamo chiudere con qualsiasi ragionamento di realpolitik e di compromesso e capire che da domani dovremo avere tantissimo coraggio. Scelte forti sui temi e scelte forti sui modi. La struttura va ripensata, va ripensato tutto, vero, ma in primis noi dobbiamo ripensarci come giovani in politica: essere intransigenti, essere decisi, essere per il cambiamento senza se e senza ma. Chiudere con le correnti e il caminetto per sempre. Chiudere con tutti i capetti che abitano il sottobosco piddino. Chiudere con la politica fatta per fare da gente mediocre e impresentabile. Per il PD ci vuole il meglio e dobbiamo attirare il meglio. Cominciare con una politica diversa possibile. Bisogna dire di no a tutto quello che stata fino a oggi e ripartire. Abbiamo detto troppi s, consapevoli e non, prendendo per buono ci che non lo era. Bevendoci una narrazione che non mai stata la nostra. Serve un coraggio immenso da parte di tutti e tanta onest intellettuale. Ma la necessit di cambiare la politica per noi non pi derogabile. La gente della mia et deve difendere la societ democratica dalle sue derive terribili e per farlo c' un solo modo: essere di sinistra e fare politica attiva. Impegnarsi. Lottare. Prenderci tutto il futuro che ci viene negato. I miei amici non capiscono cosa faccio e perch. Stanno fuori dalla politica e quando gli dico che sbagliano fanno spallucce. Ci penser qualcun altro. Vedrai. La novit che oggi non si pu pi aspettare. Basta spallucce. Basta vedrai. Dobbiamo cambiare tutto e dobbiamo farlo subito. Serve l'aiuto di tutti e serve impegno profondo. Se voi non ci date una mano saremo sempre troppi pochi per un cambiamento forte. Vinceranno sempre i populisti, i malpancisti, i peggiori. Usciamo dai nostri gusci e dalle nostre quotidianit per riprenderci lo spazio pubblico che ci spetta di diritto. Io penso che alla fine la battaglia valga la pena. Ma serve crederci. Serve rinunciare alla propria isolata felicit. Capire che non siamo soli anche se ci piacerebbe e che un mondo fuori di noi aspetta di essere preso in mano e governato. Cambiato. Perch senn qualcuno lo fa al posto nostro e lo fa male. La vera banalit del male tutta l, nel far finta di nulla dei tanti che permette ai pochi di fare quello che vogliono. Un grande poeta americano diceva: listen: theres a hell of a good universe next door; lets go penso ci sia poco da aggiungere.

A.A.A. ASSESSORE AL BILANCIO CERCASI Giulia Mattace Raso


Inutile girarci intorno: sul bilancio che si passa dalle parole ai fatti. la cartina tornasole dei programmi elettorali, il confronto tra le priorit di spesa e le scelte sugli investimenti misura la reale volont politica degli amministratori. Il bilancio la dorsale di tutti gli investimenti: ragi onando sulle spese e sugli investimenti che si pu comprendere come e perch vengono prese certe decisioni che poi riguardano la vita di tutti i cittadini. Siamo sicuri di fare scelte efficienti? E a favore di chi? Come controlliamo lefficacia della spesa? Partiamo dal bilancio perch tenere in ordine i conti e sotto controllo il debito una scelta politica e non solo di pura ragioneria, che fonda un patto tra generazioni e segna una azione politica responsabile e lungimirante. Scelte politiche, str ategiche per il futuro a medio e lungo termine della citt, il Comune di Milano nel 2013 ne dovr affrontare molte: Expo (e soprattutto il dopo Expo) e con quali soldi, le societ partecipate (Sea, A2A, Milano Sport, Serravalle), la struttura della citt metropolitana, il decentramento e le municipalit, il piano della mobilit sostenibile e via dicendo. Il patto di stabilit, gli investimenti sulla citt, come allocare le risorse: lassessorato al bilancio sempre al centro della partita. Gestire le risorse pubbliche molto complicato. sempre pi facile fare debito che impostare politiche di rigore. Il debito per grava sulle risorse future e pu arrivare a essere un peso incontenibile; per questo austerit non il termine corretto da usare per dare il senso della necessit di un cambio di marcia. pi giusto parlare di responsabilit nellamministrare le risorse. Il Comune di Milano ha presentato loperazione Progetto Bilancio Trasparente, una rendicontazione rivolta agli operatori di settore, banche, analisti finanziari, agenzie di rating, da cui si apprendono le grandi linee dei numeri del bilancio, in attesa della versione espressamente rivolta a tutti i cittadini. Ma di immediata evidenza che un bilancio costruito sulle voci di spesa e che non previsto il bilancio di genere. Il criterio della spesa storica porta con s inevitabilmente una progressiva riduzione della capacit di progettare azioni nuove. Una sfida alternativa il bilancio per progetti: il bilancio a budget zero in cui le risorse vengono ripartite secondo precisi progetti. Questo stimola la progettualit e lo spirito di squadra e

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assicura trasparenza alle scelte politiche. Con lobiettivo di responsabilizzare assessori e dirigenti comunali, nella ricerca della migliore finalizzazione della spesa pubblica e nellindividuazione delle priorit di intervento, da operare anche a causa della riduzione delle risorse. Su queste colonne Beatrice Costa e Alessandra Scaricabarozzi hanno gi illustrato i vantaggi del bilancio di genere come strumento di controllo e valutazione di una politica economica di un ente, () strumento di trasparenza e responsabilit per misurare la coerenza tra impegni assunti per le pari opportunit e scelte concrete con conseguenti allocazioni di bilancio. Un bilancio di genere comunale permette di leggere attraverso lenti nuove la citt, i suoi spazi, luso che ne fanno cittadini e cittadine, le esigenze, le paure, i desideri di uomini e donne, considerando differenze anagrafi-

che, retributive, di organizzazione di vita. () Oggi, in tempi di tagli di risorse pubbliche e di crisi aziendali, il bilancio di genere appare quanto mai attuale per rendere pi efficaci le politiche di un ente locale. Nel toto nomi del prossimo rimpasto di giunta per lassessorato al bilancio circola quello di Francesca Balzani. Europarlmentare, relatrice generale al bilancio europeo 2012: un ruolo di grande responsabilit che lha portata a definire per conto del Parlamento l'intera strategia per il bilancio confrontandosi con la Commissione e il Consiglio. Ha seguito passo passo la concreta attuazione e quindi monitorato il funzionamento dei programmi che finanzia. Questo ha significato capire, prima di tutto, quali sono i campi in cui lUnione europea riesce veramente a incidere sulle singole comunit locali, creando gli strumenti finanziari per realizzare proposte e

progetti innovativi nel campo del sociale, della ricerca, della formazione. Come assessore al Bilancio del Comune di Genova (2007-2009) ha puntato sulla innovazione nella struttura del bilancio costruendolo per progetti, ha coordinato le politiche finanziarie in un unico documento collegato al bilancio, intervenuta sulla equit fiscale modulando lICI come leva nel mercato immobiliare degli affitti. Ha agito sui derivati per rientrare del rischio, ha ideato il prestito senza costi e senza interessi per dare sostegno alle famiglie che con la crisi hanno visto ridursi la loro capacit di risparmio, ha tagliato il debito pubblico, con lintento di dare pi risorse ai citt adini e meno al sistema bancario. Competenza e visione: a cercarle, si trovano.

SINISTRA STORICA E GRILLISMO RAMPANTE: SENILIT E ADOLESCENZA Paolo Mottana


Per comprendere quel che si muove, sotto il pelo della superficie, per intenderci, che sembra risucchiare, nonostante gli intenti, la maggior parte dei commenti in circolazione sullobiettiva novit costituita dal movimento di Grillo, occorre uno sguardo pi sottile e al tempo stesso pi largo. Uno sguardo e una sensibilit che sappiano discernere i moventi invisibili e sotterranei e al contempo che sappiano abbracciare linsieme, la totalit della situazione che viviamo. Ci che da troppo tempo risulta insopportabile ai pi non tanto il comportamento corrotto della casta, il suo distacco, la sua autoreferenzialit in quanto tali. A mio giudizio ci che risulta insostenibile la sua prevedibilit, la sua struttura invariabile, il suo moto circolare e immodificabile. Soprattutto a sinistra, occorre dirlo. Se quello che oggi conta una politica dei gesti e delle pressioni (il peso oggettivo che tali gesti hanno sulla realt sociale e sul suo immaginario), come sostiene Yves Citton, allora sono ad esempio la gestualit, il linguaggio e la retorica delle sinistre a essere del tutto insostenibili. Anzitutto leconomicismo. Ben inteso, non un problema solo loro, perch per esempio un tale genere di spaventosa monodiscorsivit patrimonio anche dei probi viri delle organizzazioni aziendali e sindacali, degli economisti e dei giornalisti economici, che hanno monopolizzato il dibattito politico negli ultimi anni. La prosa delleconomia insopportabile, il suo cinismo quantitativo, la sua algida e compunta razionalit calcolante. Ma la sinistra stata totalmente imprigionata dentro questa retorica. E non per caso, quanto per vocazione. In larga misura la cultura della sinistra una cultura economicista, specie la cultura marxista, che nonostante tutto ha sempre mantenuto subalterne le venature pi liberatorie e visionarie che pure hanno abitato luniverso dei movimenti emancipatori degli ultimi secoli. Leconomia fondamentale ma senza la visione piena di unaltra societ diventa del tutto inagibile. Lacquiescenza definitiva della sinistra ai principi del capitalismo, al mercato, alla crescita, alla meritocrazia, alla concorrenza ecc. hanno dissolto qualsiasi sporgenza alternativa di questo universo di proposta politica. Sono anni che non sentiamo parole di sinistra, ma neppure stilemi. Solo Vendola si in parte sottratto a tutto ci, e fintanto che lo ha fatto ha conseguito ottimi risultati. Salvo, allultimo, ricadere nella stessa spirale e rimanere contagiato dalla stessa malattia. Quello che nessuno sente da troppo tempo, nei discorsi della sinistra, non certo il piglio anglosassone, arrogante e tecnocratico di Renzi, la forma che il discorso di sinistra ha di pi vicino al neoliberalismo sociale contemporaneo. Quello che non sente e che non vede da troppo tempo la novit di una visione. Una visione altra, alternativa, radicale. Lidea di un altro mondo, della quale moltissimi, dai movimenti di Seattle fino agli indignados continuano a reclamare la giusta necessit. E di un altro linguaggio, di altri stilemi, di altre figure. Il successo del Movimento 5 Stelle va assolutamente proiettato su questo scenario. Essi, pi di altri, hanno saputo formulare unidea di mondo alternativo, evitando di avallare lidea che anzitutto fosse necessario salvare e rimettere in moto questo mondo distruttivo e ingiusto. Ma come si pu desiderare rimettere in moto un sistema industriale che produce devastazione, povert diffusa nel mondo, e una progressiva distanza tra le classi sociali? Come si pu difendere sic et simpliciter lo slogan della crescita, quando non c assolutamente pi materia intorno a cui costruire un autentico futuro di crescita che non sia puramente suicida? Come non operare una radicale critica del lavoro e della necessit di una sua nuova ripartizione, che vada nella direzione della sua diminuzione e della sua condivisione sociale pi equa? E la retorica sullimpresa, da quando appannaggio della cultura di sinistra? Cos come la totale dimenticanza del problema delle disegua-

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glianze, che non ha neppure permesso di ospitare nel programma di governo una pur modesta patrimoniale? E ancora, come lasciare totalmente da parte luniverso della natura, della sua salvaguardia, quello della cultura, quello dellestetica? Sinistra irriconoscibile e giornalismo totalmente schierato su posizioni neoliberali, che hanno con sufficienza snobbato i movimenti di Seattle e di Genova, le ribellioni degli studenti, gli indignados, fino ai grillini, hanno totalmente reso impossibile unadesione che non sia tinta di mera rassegnazione alle scarse idee che esso propugna. Non c visione, non c mondo rimesso sui suoi cardini, non c giustizia e non c neppure la dose necessaria di calore e di coinvolgimento appassionato che una sana ribellione a tutto questo dovrebbe assolutamente suscitare, una volta ritrovate le idee che puntino a sovvertire lo stato delle cose (sbagliato) cos com. Daltra parte la decrepitezza di una cultura politica come quella dei grandi partiti della sinistra ma non solo, sta nellinfima capacit di leggere il ruolo del web e di adottare una radicale trasformazione al suo proposito. La democrazia diretta gi in atto e chi ha occhio lungo sa che essa gi ora in grado di agire con un potenziale immenso in tempo reale. Ben presto anche qui in Italia, dove certo non si stati molto

rapidi n brillanti su questo fronte, chi vorr fare qualcosa che non piace ai propri cittadini dovr farci seriamente i conti. Tutto questo, e molto altro naturalmente, fa la fortuna del Movimento 5 Stelle. Oggi la via della democrazia diretta non una via possibile tra altre. quello che sta accadendo. E chi lha capito, non pu far altro che tenerne conto e intervenire al suo interno. Ben sapendo che sar la forza, la veridicit, laffidabilit di ci che intraprende l a fare la sua fortuna. E non certo i giochi di potere al riparo delle segrete stanze del potere. Il web sta rendendo tutti coloro che lo frequentano molto pi consapevoli, trasparenti, informati e in grado di intervenire su ci che per troppo tempo stato tenuto al chiuso di stanze inagibili e impenetrabili. Questepoca sta finendo ed era ora. Al controllo del grande fratello si sostituir il controllo delle collettivit consapevoli e organizzate. Si sostituiranno ci che gi da molti anni sono state classificate come tattiche del quotidiano, politiche della pressione, massa critica, mobilitazioni istantanee, intelligenza collettiva, attacchi informatici, hackeraggio. Chi non capisce questo e continua a maneggiare retoriche decrepite e inservibili destinato a essere sommerso e a scomparire. Occorre perseguire, con tutti i mezzi di unepoca in cui il fare deve ess e-

re sempre coniugato alla visibilit e dove occorre organizzare ipergesti di grande impatto collettivo, una prospettiva di cambiamento bilanciato del mondo, per renderlo pi vivibile e accettabile, attraverso una radicale redistribuzione delle ricchezze e un ridimensionamento decisivo delle produzioni tossiche, sotto ogni profilo economico, etico e culturale da sostituire con politiche che pongano al centro laffermazione vitale, il piacere e il tempo liberato. E ancora una breve annotazione sulla totale e paradossale insufficienza nel considerare il tema giovanile, tanto sbandierato a destra quanto a sinistra. Gli unici che abbiano saputo incarnare il fisiologico bisogno di rivolta che da sempre caratterizza i giovani, la loro voglia di sperimentare una societ diversa, paritaria e solidale, sono stati i grillini. I giovani si muovono grazie alla spinta di eros, del desiderio, del possibile ma soprattutto dellimpossibile. Il magro e squallido pragmatismo e realismo delle sinistre tanto oneste quanto deprimenti, non hanno alcuna possibilit, se rimangono tali, di mobilitare e di resuscitare il coinvolgimento giovanile, unico e autentico motore di ogni serio cambiamento. Ed su questo che i grillini restano, al momento, imbattibili.

MACROREGIONE: ULTIMO SOGNO NEL CASSETTO Valentino Ballabio


Non si pu certo rimproverare alla pregiata ditta PDS-DS-PD & Associati di non averle provate tutte. Dai politici puri (Martinazzoli 2000, Penati 2100) alternati a candidati civici prestati dall'imprenditoria e dalle professioni (Masi 1995, Sarfatti 2005, Ambrosoli 2013). La Lombardia resta tab per il centro sinistra e rimane sicuro appannaggio del centro destra nonostante gli scandali e la dbacle di Formigoni e della stessa Lega che hanno, per la prima volta, subto la conclusione anticipata della legislatura. Che si tratti di una naturale impermeabilit della societ lombarda alle ragioni di moralit e solidariet, manifestate per altro con toni assai moderati anche dall'ultimo candidato? O di un destino cinico e baro che, contro le stesse leggi della probabilit, impedisce ancora una normale alternanza dopo una serie binaria costantemente sfavorevole? Escludendo tuttavia le motivazioni fisico-antropologiche e la malasorte, si pu cercare qualche spiegazione che aiuti a non prolungare all'infinito la serie negativa in questa regione, destinata per altro a proiettare ombre oscure sulle stesse prospettive nazionali? Provo allora a prospettare un'ipotesi (non certo con la saggezza del poi avendo trattato lo stesso argomento in almeno trenta interventi su questa stessa rivista): l'enorme sproporzione dispiegata riguardo la questione istituzionale da parte della Lega rispetto a tutti gli altri partiti, liste e candidati, compresi i neofiti grillini, che non a caso sfondano molto meno in Lombardia. Solo la Lega infatti riuscita nell'ultimo ventennio a coniugare attorno a un'idea di fondo, pur inaccettabile e impraticabile, fantasiose invenzioni di rottura o comunque modifica istituzionale. Nell'ordine: secessione, devolution, federalismo, macroregione. Ovvero ha offerto i cassetti nei quali i lombardi potessero riporre sogni e bisogni, veri o presunti. Ovviamente, riempito senza esito il primo cassetto, il gioco stato di riaprirne un secondo, poi un terzo e un quarto, monopolizzando ogni volta l'attenzione e l'illusione. Un gioco perverso, reso per possibile dal vuoto totale inespresso in materia da tutte le altre forze politiche, impegnate a sgolarsi nelle promesse di merito (lavoro, ambiente, salute, giovani, donne, ecc.) senza minimamente preoccuparsi dei mezzi istituzionali e amministrativi necessari ad affrontarli. E neppure dei contenitori nei quali riporli! Il culmine dell'egemonia leghista si manifestato con la separazione monzasco-brianzola (in realt nordmilanese) ottenuta trascinando pressoch tutto l'arco dei partiti e dei leader che contemporaneamente predicavano vanamente l'abolizione tout-court della Province! (Tra parentesi: predicazione alquanto

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www.arcipelagomilano.org improvvida che - dopo il fallimento del moderato accorpamento montiano - ora favorisce solo i 5 Stelle, gli unici a non aver capre da salvare nei recinti di questi obsoleti e quasi-inutili enti). Ma ripeto: tale avventura unica secessione riuscita e tuttora in essere - potuta avvenire nel vuoto pneumatico di elaborazione e di proposta offerto dal centro-sinistra e dalle istituzioni da esso governate. Nessun segnale infatti dalla Provincia (2004-2009: giunta Penati e assessore Gasparini, persi dietro il fantasma di un'ineffabile governance) n dall'attuale Com une di Milano (sindaco Pisapia e assessore Benelli) ancora all'anno zero sulla questione della Citt Metropolitana (vedi programma del prossimo seminario del 22 marzo, fermo ancora all'apprendimento di ormai attempate esperienze europee!). Su questo ultimo fondamentale problema infatti le ultime proposte di legge rintracciabili risalgono al d.d.l Besostri del 2001 e ai due simili firmati rispettivamente dai senatori Pizzinato e Del Pennino nel 2002, fin dall'inizio ignorati quando non apertamente osteggiati. Si era all'indomani della modifica del Titolo Quinto della Costituzione, allorch la sua parte perversa (un'ambigua e contraddittoria attribuzione di funzioni tra lo Stato e le Regioni) venne immediatamente e completamente applicata, mentre la parte buona (ovvero il ridisegno dell'assetto subregionale) rimasta lettera morta. Al contrario si proceduto stoltamente al sopracitato aborto, con l'effetto di spezzare in due l'area metropolitana! E tra un anno scadono i mandati delle Province, vittime di un'improbabile abolizione, a costituzione invariata, riaffiorata negli otto punti bersaniani. Sar un altra occasione persa?

HUGO CHVEZ: CAUDILLO O RIVOLUZIONARIO? Ilaria Li Vigni


Nel gennaio del 1999, quando Hugo Chvez Fras aveva da poco vinto le sue prime elezioni presidenziali, Gabriel Garca Mrquez intervist nel corso dun viaggio aereo dallAvana a Caracas il neo-eletto presidente di quella che sarebbe presto diventata la Repubblica Bolivariana del Venezuela. Da quellintervista nacque un articolo che terminava con questa frase Mentre (Chvez n.d.r.) sallontanava accompagnato dalla sua scorta di militari carichi di medaglie e amici della prima ora, mi colp limpressione daver viaggiato e intrattenuto una piacevole conversazione con due uomini contrapposti. Uno al quale un ineluttabile destino offriva lopportunit di salvare il suo paese. E, laltro, un illusionista che poteva passare alla storia come un despota tra tanti. Quale di questi due Chvez individuati dallautore di Centanni di solitudine quello che, da ieri, il Venezuela piange sconfortato, proclamando addirittura una settimana di lutto nazionale? Nessuno dei due. O, forse, entrambi. Questa incredibile dualit del personaggio stata davvero ben individuata da Mrquez che peraltro non lo conosceva e non aveva avuto modo di saggiare la sua controversa esperienza politica. Perch, se indubbio che una sorta di illusionismo rivoluzionario stato parte essenziale dun regime che, per quanto convalidato da almeno quattro prove elettorali, ha in s molto della tirannia, vero che Chvez ha, a suo modo, profondamente cambiato in questo quindicennio il Venezuela, risvegliandone le parti pi povere e neglette, in un paese che era e rimane poverissimo sia nelle citt sia nelle campagne. Ma chi stato realmente questo personaggio tanto controverso che ha retto il Venezuela, paese sempre pi complesso socialmente, per oltre quindici anni? Cosa lascia Hugo Chvez Fras, fondatore della Repubblica Bolivariana del Venezuela? Innanzitutto, un culto para-religioso: un culto della personalit con una visione dei fatti e della storia alterati, non di rado, fino al grottesco. Pensiamo alle parate militari, alla sua vita di eccessi, fino al mistero irrisolto sulla sua salute negli ultimi anni. Ci lascia una parvenza di rivoluzione, effettivamente avvenuta nel corso del quindicennio di governo: un paese indubbiamente pi ricco e meno diseguale, grazie a un boom petrolifero senza precedenti e a una politica che ha indubbiamente apportato grandi benefici ai settori pi diseredati della societ. Tale miglioramento delle condizioni di vita del paese , per, strettamente connesso con lo sfruttamento del petrolio, bene da cui il paese sempre pi dipendente economicamente, avendo tralasciato, in quanto decisamente meno redditizi, settori quali, ad esempio, lagricoltura. Ci lascia infine, il presidente bolivariano, un regime di fatto (di fatto, nel senso di non vincolato da regole costituzionali) il cui destino appare quanto mai nebbioso anche in unottica di rapporti internazionali. Chvez era, infatti, nel Venezuela che oggi lo seppellisce con gli onori che si riservano ai padri della Patria, lunica vera fonte del potere e ci si chiede come gestiranno il potere coloro che verranno dopo di lui. Lo vedremo presto, nelle prossime settimane, se si andr a nuove elezioni o se i suoi pi stretti collaboratori, in unottica quasi di successione m onarchica, prenderanno il potere. E, infine, una riflessione a lungo, lunghissimo raggio spazio-temporale: che qualche elemento della personalit di questo personaggio che nel bene e nel male ha avuto un grande ruolo nella politica internazionale sia giunto sino da noi in Italia?

LEURO E LE 5 MONETE DORO DI PINOCCHIO Giuseppe Gario


Anni fa, in una tavola rotonda parigina sul teatro italiano, un amico di chiara fama rispose a un interlocutore malevolo per il quale Pinocchio era il modello italiano che Pinocchio alla fine diventa persona, intendendo che siamo tutti Pinocchi, fin che non maturiamo. Col gatto del centrosinistra e la volpe del centrodestra, la new entry Grillo (stra)parlante completa il quadro, dipinto da noi stessi, di un Bengodi cui Pinocchio non vuole rinunciare, o meglio non pu perch non ha la capacit critica e la forza di carattere coltivati con una buona istruzione innestata su una buona educazione. Sappiamo da Tullio De Mauro che per la maggior parte siamo analfabeti funzionali: leggiamo sentiamo vediamo ma non capiamo parole fatti e dati elementari nel resto del mondo. il nostro problema di fondo.

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www.arcipelagomilano.org Nelle ultime elezioni dovevamo decidere che cosa fare da grandi, dopo troppi anni spensierati e un cartellino giallo dellUnione Europea che abbiamo preso tanto sul serio tanto da fare sacrifici severi (inutili?). Dopo un anno in cui abbiamo investito tutto sullEuropa, alle el ezioni le abbiamo voltato le spalle confermando scelte e uomini che ci sono costati il cartellino giallo e tornando al futuro con un piccolo Sessantotto. Oltre imparare a governare, ora chiaro che dobbiamo anche imparare a votare. I problemi sono fatti per essere risolti, ma occorrono cultura e tempo, non bastano marketing e improvvisazione. Se il mondo non ci piace, inutile chiuderci in casa. Al contrario di Maometto e della montagna, se Pinocchio non va nel mondo questultimo a andare da Pinocchio, con le sue regole, che spesso devono essere riformate, ma non possono essere ignorate come a Bengodi, dove il lavoro non vale, perch basta vendere le proprie doti naturali sui media, anche fatti in casa. Da ventanni molto remunerative per pochi sul mercato della politica e delle istituzioni, sono doti di avvenenza e spettacolo, perch se non si cresce si vende ci che si (belli e belle di mamme pi attente al casting che alla castit), cantando e ballando. Ma affinch ci siano soldi per i sempre pi numerosi che si offrono, ci vuole un mercato con un giro crescente di soldi, promosso da una politica che vi convogli adeguate risorse pubbliche di attenzione, consenso e incentivi. Cos ha fatto e farebbe ancora il centrodestra, per fortuna gli altri sono meno bravi (Veltroni ci ha provato, non andata). La societ dello spettacolo cos diventata politica e poi economia, alimentata da un giro di soldi provenienti dal forte aumento del debito pubblico (gi con Craxi Andreotti Forlani, e Reagan guida e esempio, eticamente motivato dalle guerre stellari). Il nostro ingresso nelleuro ha poi dato una sensazionale accelerazione abbattendo i tassi di debito pubblico dal nostro tradizionale 10-15% al 3-4% tedesco, vale a dire con nuovi spazi di indebitamento. Inoltre, il passaggio alleuro consent (solo in Italia) a commercianti artigiani e professionisti di raddoppiare i prezzi, sulla scia autorevole dellallora ministro alle finanze Tremonti che fiss limposta di bollo in un euro in luogo delle vecchie mille lire. (Quellestate lasciai lauto in garage a una tariffa giornaliera di diecimila lire, gi cara; al ritorno, la moglie contabile del garagista mi present un conto calcolato su dieci euro: dopo un chiarimento col garagista che era anche il mio meccanico, lequivoco fu chiarito, ma non fui in grado di fare altrettanto in tutti gli altri negozi, commerci, servizi milanesi). In breve, ci siamo mangiati il grano in erba, buttando i nostri soldi per goderci la vita invece che investirli nel lavoro, guidati da politiche governative imperniate sul culto del corpo e del mattone, miracolose fonti di potere e ricchezza. Un potere diffuso, in particolare delle belle donne alle quali gli uomini non sanno resistere, povere vittime; a sua volta, il mattone democratico, piace a tutti, il motore di tutto. Una ricchezza altrettanto diffusa, perch il denaro facile circola facilmente. Una vera benedizione del cielo grazie alla finanza creativa, che premia la rapidit dei guadagni, non la loro solidit. cos che a Milano vi sono interi quartieri nelle zone di maggior pregio dove svettano grattacieli mai finiti, altrettante torri di Babele che hanno pietrificato miliardi nostri (tramite banche e finanziarie) in monumenti alla nostra dabbenaggine, mentre praticamente ogni isolato ha uffici e abitazioni in vendita o affitto. Bengodi, leconomia della rapina. Ma ora c il Grillo col dito puntato sulluscita dalleuro. Sprecati tutti i primi anni delleuro e del terzo mi llennio, necessario guardare al futuro. Una vita progettata (da cittadini, non da emigrati) nel contesto di una moneta stabile e forte in una Europa anchessa stabile e forte un paradiso, rispetto alla vita in mezzo ai terremoti associati a una moneta ipotetica come la lira e a una improbabile Italia di macroregioni al nord, isole autonome al sud e economie sommerse ovunque. Infatti le poche imprese estere presenti se ne vanno, mentre ci che rimane di FIAT preannuncia di lasciare insieme alleuro, forse un al ibi, ma ben scelto. Si sta delineando la scelta di fondo tra gli ormai insopportabili rumori che da troppi anni hanno preso il posto di pensieri e parole dotati di significato. LArgentina il paese modello del progetto Propaganda2, P2 per gli amici, che ha plasmato lItalia di oggi. LArgentina insegna che legarsi a una moneta forte per poi uscirne, significa dare loccasione, a chi ha messo i soldi al sicuro, di comprarsi il paese con una modesta parte di quei soldi, quando si torna alla valuta nazionale debole e screditata. La democrazia ce la siamo gi giocata con la legge elettorale porcata, secondo lelegante gergo di chi lha inventata e ora si occupa della macroregione del nord. Ma adesso si tratta di economia, e anche se ancora Bengodi lo per pochissimi, secondo lantica usanza. in gioco il nostro Pin, occhio.

HABITAT URBANO E NUOVI INQUILINI Riccardo Lo Schiavo


Quando c' poco spazio per parcheggiare, o non ci sono spazi per far giocare i bambini, alla riunione di condominio c' sempre maretta. Nelle citt sta succedendo lo stesso: un esercito di animali selvatici sta invadendo, non sempre pacificamente, le citt. Si tratta soprattutto di uccelli, ma non solo: i parchi delle metropoli europee sono affollati di scoiattoli, istrici, moscardini, faine, donnole, tassi e conigli selvatici. L'11 dicembre 2012, causa caccia alla lepre di una volpe nelle vicinanze dello scalo milanese di Linate, un aereo della scalcinata Alitalia ha dovuto interrompere la procedura di decollo. Gi un paio di anni fa erano state avvistate alcune di queste creature a bordo pista. Poco male: qualche migliaia di euro di danni e non ci sono stati feriti. In Inghilterra le cose sono andate peggio, non solo ci scappato il ferito ma si rischiava il morto sbranato. A Bromley, un borgo di Londra nel sud-est della capitale inglese, una zona di confine tra la citt e la campagna dove il limite labile e le contraddizioni del genere umano diventano pi evidenti, un bambino stato attaccato di recente da una volpe nel suo lettino a casa. La volpe un canide diffuso nelle citt che presentano vaste zone a giardino come in Inghilterra. Lareale di diffusione europeo della volpe il pi vasto tra tutti i canidi, include tutto il territorio continentale dal Circolo Polare Artico al Nord Africa, comprese alcune grandi citt come Parigi e Londra, che ne ospitano colonie stabili. Il principale nemico della volpe l'uomo, che la

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www.arcipelagomilano.org perseguita fin dalla pi remota antichit. La caccia alla volpe stata molto praticata sia per puro divertimento, come la famosa caccia in uso in Gran Bretagna, sia perch veniva considerato un animale dannoso per l'economia, in quanto particolarmente abile a penetrare nei pollai. Se la caccia alla volpe e ad altri animali selvatici (lupo, cinghiale, lepri ...) che insidiavano nelle zone rurali gli animali domestici nasce in Europa nel 1500 come forma di controllo dell'espansione demografica degli animali selvatici e per evitare che gli eventuali vettori di malattie infettive entrassero in contatto con gli animali domestici, oggi con l'enorme espansione delle citt il fenomeno sembrava enormemente scemato. Nelle isole britanniche, dove nel 2004, a seguito di un referendum la cruenta caccia alla volpe stata bandita, si stanno verificando fenomeni a dir poco inquietanti. La caccia alla volpe viene fatta comunque, violando la legge manco fossimo in Italia, e le pressioni del e sul Partito Conservatore sono notevoli per l'abrogazione del Fox-hunting ban. La volpe non considerata specie a rischio, anche se le popolazioni sono periodicamente e localmente decimate da malattie infettive quali la rabbia silvestre (attualmente assente dal territorio italiano) e la rogna sarcoptica. Lelevata prolificit della volpe consente comunque recuperi numerici in tempi brevi (Boitani et al. 2003). La gestione della specie della volpe in Italia influenzata dalla concezione di animale nocivo in quanto predatore di selvaggina minore. Di fatto non esistono indagini specifiche al riguardo, e sembra che le densit maggiori siano raggiunte grazie alla grande disponibilit alimentare rappresentata dalle discariche di rifiuti. Labbattimento di volpi con lo scopo del controllo numerico si rilevato inutile, mentre risulta efficace il controllo demografico per mezzo del contenimento delle fonti alimentari e del controllo sanitario attraverso vaccinazioni. Nel milanese oltre a quello delle volpe, c' il problema dei cinghiali, tutte le citt che sono circondate da una rigogliosa e intricata foresta sono soggetti a problemi di condominio. Ma se nel milanese la questi one non ancora rilevante nella bergamasca oramai la questione allarmante ed economicamente dispendiosa per la comunit al punto tale che c' stato un accordo tra ambientalisti e agricoltori per costituire un tavolo e magari scatenare anche i cacciatori che oggi emigrano nell'est europeo per cacciare, esportiamo dalle valli bresciane carabine e umani che le fanno funzionare. Una nuova forma di turismo! Non mi sorprenderei se tra poco in Germania ricominciassero gli attenti al lupo. Gli attenti all'orso sono gi apparsi sui quotidiani nazionali a proposito di Jj1 BRUNO che nato nel parco del Brenta Adamello, era emigrato in Germania (anche lui...), ma dopo aver sbranato qualche pecora stato crudelmente e immediatamente abbattuto, della serie efficienza teutonica. In Emilia Romagna a proposito di volpi si parla di: (...) Inoltre lIstituto superiore per la protezione della fauna selvatica lautorit che per legge organo consultivo in materia e questo ha dato parere favorevole per lintervento di contenimento numerico delle volpi. Gli interventi hanno come obiettivo quello di mantenere gli equilibri faunistici e inoltre devono tenere conto delle esigenze di coesistenza con le attivit delluomo. Ci sono animali generalisti e opportunisti, come la volpe, che non hanno predatori n seri competitori e sono estremamente adattabili ai contesti antropizzati, si moltiplicano facilmente, predando piccola selvaggina e animali da cortile e da allevamento domestico e nei nostri territori si diffondono senza alcuna selezione naturale. (1) proprio questo il punto coesistere permettendo agli animali selvatici di poter scorrazzare nelle campagne circostanti le citt. Ma se trovassimo una grossa volpe nel Parco Sud di Milano o una volpe che insidia un bambino al parco Sempione o ai giardini Indro Montanelli grideremmo subito allo scandalo. In realt il centro di Milano ne pieno ma quelle son grigie e indossano la grisaglia. (1) http://www.redacon.it/2012/08/23/gli -interventi-di-controllo-della-volpenon-sono-caccia/

BERSANI E IL RACCONTO ZERO Alberto Negri


Le elezioni del 2013 hanno un vincitore super partes. Ancora una volta ha vinto, anzi ha stravinto, la comunicazione. Il potere di questultima nel costruire il rapporto fiduciario con lelettorato italiano stato fondamentale. Dunque ha vinto la comunicazione e hanno vinto anche i due migliori discepoli dellimbonitrice televisiva Vanna Marchi: Silvio Berlusconi e Beppe Grillo. Grazie a un linguaggio iperbolico (nel mio recente libro La svolta fiduciaria. Da Berlusconi a Grillo parlo di narrazione politica iperrealista), a una scrittura accesa, spesso pirotecnica, costruita intorno a pochi dettagli ingigantiti e ripetuti in modo seriale e ridondante, hanno conquistato un posto di primo piano nellagenda setting dei media. Attraversando lo stretto di Messina a nuoto, piuttosto che passando il fazzoletto per pulire la sedia su cui era seduto Travaglio, hanno saputo attirare lattenzione dei media. Tutti i riflettori televisivi e dei giornali erano puntati sul fare e sul dire dei nostri due eroi. Molto bravi entrambi nel proporre il frame narrativo del nemico, che ogni volta, piaccia o non piaccia, funziona. Berlusconi si precipitato in tutti programmi televisivi per raccontare che in Italia c un nemico (Monti, la sinistra) che produce un danno al Paese. Questo danno ha un nome ben preciso: IMU. Questa tassa sulla casa diventato il simbolo del male, che distrugge il rapporto dei cittadini con lo Stato, trasformandolo in un rapporto disforico (che fa piangere). Una volta identificati i nemici e le vittime (i cittadini), pronto a scendere in campo leroesalvatore, cio io Silvio Berlusconi, che sa e pu rimediare al danno, abolendo lIMU e restituendo il maltolto agli Italiani. Una volta presentato un bersaglio come nemico degli Italiani, leroe, seguendo lo schema delle fiabe, si d un auto-mandato per compiere la sua performanza. Beppe Grillo da parte sua ha costruito il suo racconto del nemico, diffondendo dapprima attraverso il suo blog e poi nei comizi preelettorali lidea forte che i nemici degli Italiani sono tutti i partiti, tutti i politici che siedono immeritatamente in Parlamento. A questi nemici sono stati attribuite tutti le peggiori connotazioni disforiche, correndo anche il rischio di assomigliare a un leader del passato che aveva portato lItalia allo sfascio. Ma il valore aggiunto che Grillo ha dato al suo racconto, e che lo differenzia da populisti come Mussolini e Berlusconi,

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www.arcipelagomilano.org consiste nel proporre il frame narrativo delleroe-salvatore allinterno di una storia partecipata e diffusa. Leroe diventa collettivo e si identifica nella gente comune, nei cittadini bravi e competenti, che non si riconoscono pi nelle strutture obsolete dei partiti. Utilizzando la rete ha messo in campo unintelligenza collettiva e connettiva da contrapporre al nemico. Lui naturalmente si posto nel ruolo di mediatore e garante di questa discesa in campo dei cittadini e della societ civile. Leroe non sono io, voi siete leroe. Io sono solo il vostro portavoce, il vostro megafono, grazie alla mia abilit di affabulatore. Come un bardo postmoderno Grillo ha raccolto, trasmesso, celebrato, il disagio sociale di tanti Italiani e lo ha riproposto nella forma di un racconto credibile di rottura ma anche di palingenesi. Pur utilizzando lo stesso linguaggio eccessivo delle narrazioni iperrealiste, lo ha implementato con elementi tipici del racconto collettivo della speranza, della democrazia partecipata, del coinvolgimento emotivo e passionale tipico della narrazione di Obama in America, poi ripresa dal Movimento Arancione a Milano con Pisapia. Questa narrazione mette al centro gli elettori con le loro storie personali, con i loro disagi e problemi. Li fa sentire protagonisti della campagna elettorale. Il sentirsi protagonisti crea fiducia. In pratica lo stesso meccanismo fiduciario che spiega il successo di Wikipedia. il passaggio dalla fiducia sono io leader unico alla fiducia siamo noi (leadership collettiva). Questo racconto a 5 stelle stato veicolato utilizzando in modo sinergico i tre luoghi tipici del patto fiduciario: piazza, tv, web. Ma chi ha perso queste elezioni? Le ha perse sicuramente la non comunicazione di Bersani. Il leader del PD e il suo staff sono stati capaci di realizzare il grado zero della narrazione. Ovvero zero argomenti concreti veicolati nel suo dictum. Zero dettagli a favore di un linguaggio general-generico, vago, approssimativo, fatto di un po' di lavoro, un po' di tasse in meno, un po' di che non accende mai la narrazione non dico di effetti speciali, ma neppure di emozioni. Tanto buon senso comune ma zero passioni. Non arrivava niente alla pancia delle persone, e questo poteva anche essere un bene dopo tanto parlare alle viscere da parte di politici-imbonitori, ma il fatto che non arrivava niente anche al cuore delle persone. Solo la passione, che unemozione che si lega a un ideale, a una speranza, a una vision rispetto a un futuro migliore, pu accendere il cuore di un elettorato in fuga dalla politica. Bersani con la sua non comunicazione non ha potuto mai dettare lagenda dei media. Veniva intervistato solo per ribattere alla proposta shock, allargomento pirotecnico che Berlusconi o Grillo avevano gettato nellagone mediatico il giorno prima. Gli altri attaccavano e lui giocava di rimessa, chiuso in difesa a sostegno della politica giusta. Uno slogan forse accattivante per i militanti, ma non certo in grado di fare breccia presso un elettorato pi vasto, presso gli indecisi, soprattutto quelli che si informano attraverso la tv. Ancora una volta il centro-sinistra ha commesso lerrore di sottovalut are il potere della comunicazione durante la campagna elettorale. Tutti i contenuti migliori vengono vanificati se non sono collocati allinterno di un patto fiduciario efficace con lelettorato.

Scrive Vito Antonio Ayroldi ad ArcipelagoMilano


A Stefano Draghi nella videointervista su ArcipelagoMilano si pone l'interrogativo del come mai gli elettori continuino a votare un soggetto e il suo partito tanto compromesso con la criminalit di ogni genere e grado, da quella finanziaria a quella con la coppola. Una possibile motivazione una quota consistente del centro destra, schiacciata nel morso a tenaglia tra poteri oligopolistici (es. banche) e PA inefficiente ma rapace nelle sue pretese fiscali, la trova acquisendo con un patto elettorale, meno civico si parva licet, ma sempre rispettato in un ventennio una call option con facolt (le opzioni conferiscono una facolt non un diritto) di "operare anche in modo "spregiudicato/predatorio", nelle diverse modalit concretamente esercitabili sul mercato nell'arco di un intero mandato e volgendo eventualmente a proprio vantaggio una parte di quelle stesse inefficienze che lo angustiano.(es. sfruttare "impropriamente" il "potere di mercato" di cui si dispone nei confronti di un subfornitore come magari lo Stato fa con il medesimo, eludere/evadere il fisco ecc.) Non occorre essere degli analisti per ricordare i celebri: "oltre il 33% di tasse...", "Le banche lesinano il credito agli artigiani che producono per sperperarlo con i grandi, vedi MPS, Unipol, ecc.", "Lo Stato soffoca di "adempimenti insulsi" piccoli imprenditori e commercianti", "I lacci e lacciuoli del ministro Passera e prima di Lui di una pletora di predecessori fino all'autorevole think thank IBL". Queste, al rozzo, le ragioni della resilienza, in termini elettorali, del Popolo delle Libert. Esso offre sul "mercato politico" un "gradiente di libert in pi rispetto all'avversario" che, all'occorrenza, ognuno potr esercitare come una qualsiasi "call option". Uno schema analogo e "scalabile" su base regionale "spiega" una quota ben pi alta della "varianza elettorale" rispetto ai risultati attesi dello schema "dualismo citt / contando" evidentemente piuttosto mal digerito dal professor Rolando. grazie a certe illusorie convinzioni che si finisce per perdere lasciando solo la squallida consolazione che: "Ora la Regione Lombardia contendibile"! A Roma, in questi casi, uso dire: "consoliamoci con l'aglietto". Quel che alle analisi del professor Rolando sfugge che nel contado, proprio in quanto contado, sono assenti ceti tipicamente di centrosinistra, tipicamente dell'impiego urbanizzato e aggiungerei spesso malamente scolarizzato, totalmente indifferenti alle problematiche di cui sopra. In assenza di una offerta politica pragmaticamente alternativa e non banalmente civico - legalitaria due gruppi sociali di "eterni scontenti" resteranno sempre come olio e limone: s e p a r a t i. Si potr tentare maldestramente di mescolarli con anacronistiche "magate da salotto": il galantuomo, figlio dell'eroe borghese - ecc' appunto! -deceduto poco meno di mezzo secolo fa. Ma nella "gabina elettorale" i due elementi tornano sempre a separarsi... come l'olio per il limone.

Scrive Franco Morganti a LBG

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Bella l'immagine del km zero in politica, complimenti. I grillini mi ricordano altre comparse della nostra storia. Periodicamente la protesta fa salire una schiuma, come quella che vedi in Riviera quando le navi hanno scaricato al largo la loro mondezza e le correnti la trasportano fino a riva. In queste schiume c' sempre tanta brava gente che crede ingenuamente al verbo del tribuno di turno. stato cos alla nascita del fascismo: i fascisti non erano solo agrari che volevano la rivincita sui contadini, come tanta storiografia ci ha voluto far credere. C'erano bravi

impiegati, come i grillini, che reagivano al malgoverno e anche alle settimane rosse con l'assalto ai negozi e alle fabbriche. Poi ho visto la schiuma della Lega: anche qui tanti bravi ragionieri come Pagliarini, che reagivano a Tangentopoli ma si facevano sedurre da un autodidatta della Scuola Radio Elettra come Bossi. Non dimentichiamo la Pivetti Presidente della Camera. Una nuova classe dirigente! Poi venuta la schiuma di Forza Italia, cio di Publitalia. Anche qui bravi impiegati occupati a convincere gli inserzionisti a comprare pubblicit e poi oc-

cupati da Berlusconi a convincere gli elettori. Adesso ci sono i grillini, che ubbidiscono a un comico che ha dato della puttana alla Levi Montalcini per essersi fatta comprare il Nobel da una casa farmaceutica (ha perso la causa per diffamazione, ma chi se n' accorto?). Purtroppo la depurazione di queste schiume costa sempre cara: qualche volta una guerra civile, qualche volta il fallimento dello Stato da cui uscire con tanti sacrifici. Come usciremo dal grillismo? Questa l'Italia, bellezza..

Scrive Luigi Caroli ad ArcipelagoMilano


L'analisi di Valerio Onida di una chiarezza impressionante. Andrebbe inviato - per raccomandata - a tutti i direttori di giornali e tv, grandi e piccoli. Eviterebbero di far scrivere (o dire) - come gi sta avvenendo un sacco di fregnacce. Soprattutto da parte delle grandi firme. si pu governare, anzi, si deve farlo anche con questo parlamento, ed ora di finirla con gli inciuci.

MUSICA questa rubrica curata da Palo Viola rubriche@arcipelagomilano.org Critici e ipercritici


Sta accadendo qualcosa di insolito nel mondo della musica classica, almeno in Italia, o forse solo a Milano, ma pu darsi che insolita non sia pi di tanto, che si tratti invece di un fenomeno ciclico o che ogni tanto riappaia con evidenza: una spaccatura verticale nel pubblico degli appassionati, fra entusiasti permanenti e delusi cronici, con la scomparsa di osservatori attenti, scevri da pregiudizi, critici quanto basta, che non si fanno sopraffare da facili emozioni. Proviamo a entrare nel vivo e a portare qualche esempio. In questi ultimi giorni abbiamo ascoltato tre concerti, da ogni punto di vista diversi luno dallaltro, tanto da rappresentare uno spaccato realistico della situazione: recital di un solista, concerto di musica sinfonica, concerto di musica da camera; a Lugano e a Milano; con strumenti antichi e moderni; con interpreti americani, cinesi, danesi, olandesi; programmi di musica classica, romantica e moderna (senza arrivare alla contemporanea, della cui misteriosa essenza ci ha riferito Andrea Silipo la settimana scorsa a proposito del bel libro di Ricciarda Belgiojoso, Note dautore. A tu per tu con i compositori d'oggi appena uscito per i tipi di Postmedia Books). Insomma un po di tutto, una sorta di panoramica sul concertismo doggi, ed ecco i programmi: * Lugano, 24 febbraio, Auditorium della Radio della Svizzera Italiana: Malcom Bilson, musicista e pianista americano ricco di titoli e di premi per i suoi studi e le sue performance su strumenti storici a tastiera, esegue 4 Sonate di Beethoven (opera 49 nn. 1 e 2, opera 7 e opera 31 n. 2) su un bel fortepiano, copia perfetta di uno strumento che fu propriet di Beethoven. Scarsissimo pubblico ma entusiasmo alle stelle. * Milano, 28 febbraio, Auditorium di largo Mahler, lorchestra Verdi con i Cori di Voci Femminili e di Voci Bianche esegue la monumentale Terza Sinfonia di Mahler diretta da Xhang Xian, ottima la contralto Carina Vinke. Pienone, successo strepitoso, come sempre lunghissimi applausi e urla da stadio. * Milano, 4 marzo, Sala Verdi del Conservatorio, il violinista Nikolaj Znaider accompagnato dal pianista Robert Kulek esegue per le Serate Musicali un programma di opere giovanili di Schubert (opera 137), Beethoven (opera 30 n. 2, la meno giovanile di tutte), Webern (opera 7) e Richard Strauss (opera 18). Anche qui, sala piena e pubblico entusiasta (due bis). Premessa: alcuni lettori lamentano una certa (supposta) tendenza al mugugno da parte del sottoscritto, con lattribuzione dellironico titolo di ipercritico; per fortuna altri hanno osservato quante volte ci infervoriamo e tessiamo lodi di interpreti, spesso giovanissimi e ancora sconosciuti, che propongono programmi colti e intelligenti, conducono lascoltatore a capire qualche cosa in pi della grande musica, ad approfondire - e dunque godere maggiormente - i grandi capolavori grazie a nuove chiavi interpretative, a riscoprire musiche neglette e pur meritevoli di attenzione. Ebbene nei tre casi cui abbiamo accennato, alle innegabili manifestazioni di consenso e allevidente successo degli interpreti, non era possibile sovrapporre un pacato giudizio positivo. Si trattato in tutte e tre le occasioni di esecuzioni superficiali, mal preparate e orientate pi a ottenere facile consenso dal pubblico che ad approfondire i testi e i loro significati. Gli abbellimenti gratuiti e il fraseggio tardo romantico del professore americano, la foga incontrollata e la passionalit poco mahleriana della direttrice cinese (che si riscattata nellultimo tempo), la velocit smodata nei tempi veloci contrapposta alla esasperan-

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www.arcipelagomilano.org te lentezza nei tempi lenti del duo danese - americano - israeliano, sono altrettanti segni di superficialit e della voglia di strappare applausi spendendosi poco nello studio e nella riflessione sui contenuti. Come se linterpretazione delle grandi opere fosse unoperazione semplice, elementare, un problema squisitamente tecnico per cui non serva tanto scavare nella profondit e negli abissi dellopera quanto andare incontro ai gusti del pubblico, vellicarlo e blandirlo, sorprenderlo con la propria abilit e sicurezza; cio con quelle qualit che si risolvono facilmente nel risvolto negativo della prestazione artistica. Il pubblico si divide e lo si vede benissimo: da una parte gli entusiasti, soddisfatti e radiosi, felici e contenti; dallaltra i musi lunghi e smarriti di chi si chiede perch mai abbia dovuto assistere a esibizioni di mero virtuosismo, prive di intelligenza musicale, non sostenute da una sofferta ricerca di senso che consenta di raggiungere risultati seri, proponibili a un pubblico maturo e consapevole. I grandi interpreti, quelli che scandiscono la propria vita affrontando nuovi repertori mano a mano che li sentono maturare dentro di loro, quelli che si immedesimano a tal punto in un autore da far fatica ad accostarlo ad altri senza aver trovato un filo conduttore che guidi dalluno allatro, quegli interpreti che fanno progredire nel tempo il grande racconto della musica, di concerti ne fanno pochi e su ciascuno di essi investono conoscenza, competenza e fatica per dare al pubblico emozioni incisive, profonde, durature. Post scriptum Luned 11 si aggiunto alla nefasta serie di concerti discutibili un episodio addirittura increscioso: un giovane pianista bulgaro, con meno di trentanni, che dichiara nel suo curriculum di avere sfiorato (!) il premio Chopin di Varsavia nel 2010, si esibito in sala Verdi del Conservatorio in un programma che abbracciava da Beethoven a Liszt. Siamo letteralmente scappati dalla sala dopo il primo pezzo - la Sonata n. 18 in la bemolle maggiore opera 31 n.3 del sommo compositore tedesco - con lo stomaco strizzato dalla incoscienza di questo giovanotto che giocava sul pianoforte esattamente come su un campo da tennis, divertendosi e credendo di divertire il pubblico con il gioco della velocit, con inverosimili abbellimenti, con violenti chiaroscuri e inopinate sospensioni, nella totale ignoranza della complessit poetica e psicologica di quella straordinaria opera. Vorremmo conoscere il nome dellagente che lha proposto (o imposto?) alle Serate Musicali.

ARTE questa rubrica a cura di Virginia Colombo rubriche@arcipelagomilano.org Una App per la Milano di Costantino
Il Museo Diocesano, ideatore della mostra Costantino 313 d.C., insieme a Midapp, col contributo di Regione Lombardia, ha da poco presentato una APP davvero interessante relativa a Costantino e alla Milano del tempo. Basta cercare negli app store di Android o IPhone la dicitura la Milano di Costantino per avere gratuitamente una app ricca di informazioni e contenuti, che permetter un viaggio nel tempo, nel IV sec d.C., per conoscere meglio i luoghi della Milano romana. Milano fu la citt dellEditto di toll eranza, sede imperiale dal 286 d.C. e crocevia di traffici, imperatori ed eserciti. Lapp La Milano di Costantino permette di rivivere, area per area, i luoghi pi significativi della citt antica. Si inizia con una mappa interattiva di Milano, che sovrappone la cartografia attuale (basata su dati Open Street Map) alla pianta delle aree archeologiche del tempo, con la segnalazione di numerosi luoghi dinteresse. Tre sono gli itinerari che si possono percorrere e che permettono di scoprire venticinque luoghi dinteresse, corredati da schede ricche di informazioni, orari di apertura, contatti e approfondimenti. Il primo, dal titolo Milano al tempo di Costantino fa conoscere, attraverso resti archeologici, la Mediolanum romana: il Foro, il teatro, il circo, le terme, il mausoleo imperiale ecc. Con il secondo itinerario, Le basiliche cristiane, si scoprono i primi edifici di culto cristiano eretti dopo lEditto di Milano per volere di Costantino, dei suoi successori e di SantAmbrogio, vescovo di Milano, come San Nazaro, san Simpliciano, il complesso episcopale e altre. Il terzo, Costantino ed Elena nella memoria di Milano, propone un percorso insolito sulle tracce di monumenti e dediche voluti dai cittadini milanesi in ricordo dellimperatore e della sua storia. I contenuti dellapp sono visibili anche off line, senza accesso a internet. Con il GPS invece, camminando per la citt si potranno facilmente localizzare i luoghi dinteresse intorno a s con lindicazione della direzione e della distanza. Un utile aiuto per conoscere Milano antica e integrare meglio i luoghi e i reperti presentati alla mostra di Palazzo Reale, prolungata fino al 24 marzo.

Leonardo e le macchine ricostruite


Come faceva Leonardo Da Vinci a progettare le sue macchine volanti? Potevano davvero volare? Che cosera il famoso Leone Meccanico? Perch non venne mai portato a termine il colossale monumento equestre di Francesco Sforza? Queste sono solo alcune delle domande che potranno avere risposta grazie allinnovativa - e unica nel suo genere - mostra che si appena aperta in una location deccezione: gli Appartamenti del Re nella Galleria Vittorio Emanuele. Tutto nasce dallidea di tre studiosi ed esperti, Mario Taddei, Edoardo Zanon e Massimilano Lisa, che hanno saputo mettere insieme e creare un centro studi e ricerca dedicato a Leonardo, alle sue invenzioni e alla sua attivit, con risultati sorprendenti sia sul fronte delle esposizioni, sia su quello della divulgazione. Leonardo3 (L3) parte di un progetto pi ampio, di un innovativo centro di ricerca la cui missione quella di studiare, interpretare e rendere fruibili al grande pubblico i beni culturali, impiegando metodologie e tecnologie allavanguardia. Sia i laboratori di ricerca sia tutte le produzioni L3 (modelli fisici e tridimensionali, libri,

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www.arcipelagomilano.org supporti multimediali, documentari, mostre e musei) sono dedicati allopera di Leonardo da Vinci. E i risultati sono stati straordinari: L3 ha realizzato il primo prototipo funzionante al mondo dellAutomobile di Leonardo, hanno ricostruito il Grande Nibbio e la Clavi-Viola, il primo modello fisico della Bombarda Multipla, il primo vero modello del Pipistrello Meccanico, il Leone Meccanico e il Cavaliere Robot, oltre a interpretazioni virtuali e fisiche inedite di innumerevoli altre macchine del genio vinciano. Non solo macchine per. Fondamentali per la riscoperta e la creazione dei prototipi sono stati i tanti codici leonardeschi, tra cui il famoso Codice Atlantico interamente digitalizzato, cos come il Codice del Volo, presentato in Alta Definizione, in cui ogni singolo elemento interattivo. E queste tecnologie diventeranno, in futuro, sempre pi utili per studiare manoscritti antichi e fragilissimi, come i diversi Codici e taccuini, gi molto rovinati dallusura e dal passare dei secoli. Una mostra che divertir grandi e bambini, che potranno toccare con mano le macchine e i modellini ricostruiti, testarsi sui touch screen per comporre, sezionare o vedere nel dettaglio, tramite le ricostruzioni 3D, i vari pezzi delle macchine di Leonardo, far suonare la Clavi-Viola e costruire, davvero, un mini ponte autoportante. Una delle ultime sezioni poi dedicata ai dipinti di Leonardo, su tutti la famosa Ultima Cena. Una ricostruzione digitale e una prospettica permettono di ricostruirne strutture e ambienti, di capirne perch Leonardo sbagli di proposito la prospettiva e di approfondire alcuni dettagli. I modelli sono stati costruiti rispettando rigidamente il progetto originale di Leonardo contenuto nei manoscritti composti da migliaia di pagine, appunti e disegni. Il visitatore avr anche la possibilit di leggere i testi di Leonardo invertendo la sua tipica modalit di scrittura inversa (da destra a sinistra). L3 si gi fatto conoscere nel mondo, le mostre sono state visitate da centinaia di migliaia di persone in citt e Paesi come Torino, Livorno, Vigevano, Tokyo, Chicago, New York, Philadelphia, Qatar, Arabia Saudita e Brasile. Occasione imperdibile. Leonardo3 Il Mondo di Leonardo -piazza della Scala, ingresso Galleria Vittorio Emanuele II, fino al 31 luglio, orari: tutti i giorni dalle ore 10:00 alle ore 23:00, biglietti: 12 intero, 11 studenti e riduzioni, 10 gruppi, 9 bambini e ragazzi, 6 gruppi scolastici.

Modigliani, Soutine e la Collezione Netter


Di Modigliani si detto e scritto di tutto. A iniziare dal suo soprannome, Mod, gioco di parole tra il suo cognome e lespressione peintre maudit, il pittore folle. Si sa della sua dipendenza cronica da alcol e droghe, si sa del suo grande amore, leterea Jeanne, si sa della loro tr agica fine. Esponente di rilievo della cosiddetta Scuola di Parigi, Modigliani ha davvero segnato unepoca, pur nella sua breve esistenza, influenzando artisti e generazioni future. Un artista incompreso, come molti altri allinizio della carriera, e che pot sopravvivere soprattutto grazie allaiuto di generosi e lungimiranti mecenati. Dopo Paul Alexandre e Paul Guillaume, entra in gioco un collezionista atipico, schivo e riservato, che aiuter Mod nei suoi anni pi cruciali: Jonas Netter. Industriale ebreo emigrato a Parigi, Netter negli anni riuscir a mettere insieme una straordinaria collezione di opere darte, pi di duemila, scegliendo gli artisti pi promettenti e interessanti, affidandosi al suo gusto personale ma anche a quello di un uomo completamente diverso da lui per stile di vita e carattere, Leopold Zborowski. Polacco, arriva a Parigi nel 1914 insieme alla moglie, per tentare la carriera artistica. La ville lumire lo trasformer invece, a suo dire, in poeta. E in un mercante. Grazie alle conoscenze e alle frequentazioni dei caff e dei locali di Montparnasse, Zborowski conosce e frequenta gli studi degli artisti pi talentuosi, e poveri, che stipendia e compra per Netter, con il quale aveva precisi rapporti commerciali. Un sodalizio lungo pi di un decennio, interrotto in brusco modo nel 1929, e che condurr Netter ad avere 50 dipinti di Modigliani, 86 Soutine e 100 Utrillo. Ed proprio Maurice Utrillo, figlio della ex modella e pittrice Suzanne Valadon, a essere stato il grande amore di Netter. In mostra molti paesaggi, declinati nei diversi periodi e momenti della sua vita. La precoce dipendenza di Utrillo dallalcol non gli ha impedito di lavorare tantissimo, a scopo terapeutico, e di ispirarsi alla pittura impressionista, soprattutto di Pissarro. Netter amava i suoi artisti come dei figli, sostenendoli in ogni modo: pagava stipendi, studi e materiali, pagava anche alcol e cliniche di disintossicazione. Ma in realt la collezione molto variegata. Oltre agli artisti maledetti per eccellenza, Mod e Soutine -con i suoi paesaggi espressionisti e i materici quarti di bue- presenta anche fauve come Derain con le fondamentali Grandi bagnanti del 1908, e de Vlaminck; molte opere di Suzanne Valadon, il neoplasticista Helion, Kisling, Kikoine, Kremegne e altri artisti dellEst- e non soloscappati da una vita di miseria per approdare a Parigi, citt ricca di promesse, di collezionisti e simbolo, con Montmartre, Montparnasse e i loro caff, di una vita bohemien e ribelle. Certo non tutto al livello delle opere di Modigliani, sono presenti anche pittori minori e nomi forse poco conosciuti. Ma daltra parte la coll ezione il frutto del gusto e dellestetica personale di Netter, che ha saputo riunire tutti quegli artisti, diversi per storia, cultura e Paese, e che hanno segnato la storia dellarte europea. Dice il curatore, Marc Restellini: Questi spiriti tormentati si esprimono in una pittura che si nutre di disperazione. In definitiva, la loro arte non polacca, bulgara, russa, italiana o francese, ma assolutamente originale; semplicemente, a Parigi che tutti hanno trovato i mezzi espressivi che meglio traducevano la visione, la sensualit e i sogni propri a ciascuno di loro. Quegli anni corrispondono a un periodo demancipazione e di fermento che ha pochi eguali nella storia dellarte. Di Jonas Netter, uomo nellombra, oggi non rimane quasi niente, solo un suo ritratto fatto da Moise Kisling e qualche lettera. La sua eredit pi grande sono senza dubbio le opere darte che oggi, dopo pi di settanta anni, tornano a essere esposte insieme per ricreare una delle epoche doro della pittura europea. Modigliani, Soutine e gli artisti maledetti - Palazzo Reale, fino all8 settembre 2013 - Orari: Luned: 1430 - 19.30. Dal marted alla domenica: 9.30-19.30. Gioved e sabato: 9.30-22.30 - Costo: Intero 9 euro, ridotto 7,50 euro.

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I tarocchi dei Bembo. Gusto cortese tra Milano e Cremona


Dopo i tarocchi della collezione Sola Busca, la Pinacoteca di Brera espone un altro prestigioso gioiello, le 48 carte del mazzo braidense, detto Brambilla dal nome della famiglia milanese che lha posseduto nel corso dellOttocento e di buona parte del Novecento. Il mazzo, realizzato dalla bottega cremonese di Bonifacio Bembo tra il 1442 e il 1444 circa per il duca di Milano Filippo Maria Visconti, stato acquistato nel 1971 dallo Stato per la Pinacoteca. Per ragioni conservative legate al materiale costitutivo (cartoncino pressato, rivestito di un sottile strato di gesso, con foglia doro o dargento e coloritura a tempera), i tarocchi non possono essere esposti con continuit. Ecco perch, dopo la breve apparizione alla mostra Oro dai Visconti agli Sforza, tenutasi al Museo Diocesano nel 2011, loccasione preziosa. La mostra, curata da Sandrina Bandera e Marco Tanzi, presenta una scelta di opere che, nel secolo scorso, sono state alla base del recupero critico della stagione del gotico in Lombardia e intende fare il punto sulla produzione artistica della famiglia cremonese dei Bembo, protagonista, tra Lombardia ed Emilia, del delicato passaggio dalla cultura gotica cortese e internazionale, a quella rinascimentale. I fratelli Bembo, attivi alla corte milanese e nelle principali corti padane, attraversano quarantanni di storia del ducato con ruoli da protagonisti: Bonifacio, alla guida della bottega cremonese, il preferito dei duchi di Milano, che gli affidano la conduzione delle pi importanti fabbriche nei centri del loro potere (Milano, Pavia, Cremona, Vigevano, Caravaggio); Ambrogio il suo collaboratore prediletto tra gli anni quaranta e cinquanta. Benedetto, pi giovane, e il presunto Gerolamo sono, invece, i beniamini dei feudatari padani. Stessa famiglia ma influenze e interessi differenti: Bonifacio guarda alla tradizione gotica di Milano e, in parte, di Venezia e si rivolge a Gentile da Fabriano, Masolino e Pisanello registrandone le opere presenti nei territori confinanti con Cremona e in Valpadana, Benedetto precocemente orientato sulla Ferrara di Leonello dEste, tra lo Studiolo di Belfiore, Donatello e Rogier van der Weyden. A contornare i tarocchi dei due mazzi bembeschi presenti in mostra, quello di Brera e quello dellAccademia Carrara di Bergamo, sono esposte alcune significative opere, selezionate per tentare di delineare, alla luce delle pi recenti riflessioni critiche, le scelte espressive dei vari fratelli. Codici disegnati e miniati, tavolette da soffitto e dipinti su tavola e anche, da Cremona, i ritratti dei duchi Francesco Sforza e Bianca Maria Visconti (1462), affreschi strappati dalla chiesa di SantAgostino, mai usciti dalla citt, e lIncoronazione di Cristo e di Maria. Il tutto per testimoniare la produzione quasi seriale di questa famiglia di artisti. E proprio la bottega (o le botteghe) dei Bembo rappresentano un modello esemplare del fervore culturale che anima, dalla met del Quattrocento, Cremona, scelta nel 1441 per celebrare il matrimonio tra Bianca Maria Visconti e Francesco Sforza, fondatore della nuova dinastia. Nel segno delle nozze ducali si intrecciano, simbolicamente, i vecchi e i nuovi orizzonti culturali: la tendenza milanese a un visione gotica propriamente internazionale, derivata da Giovannino de Grassi e da Michelino da Besozzo, con uno sguardo pi moderno, aggiornato sulle novit portate dal toscano Masolino, ma anche sulla lezione pi espressiva in arrivo da Padova e Ferrara. In mostra anche un capolavoro eccezionale: i disegni del Lancillotto, che ne fanno un codice-capolavoro della cultura cavalleresca, sempre attribuito alla bottega di Bonifacio Bembo. I tarocchi dei Bembo. Una bottega di pittori dal cuore del Ducato di Milano alle corti padane Pinacoteca di Brera Dal 21 febbraio al 7 aprile Orari 8.30-19.15 da marted a domenica (la biglietteria chiude alle 18.40) Biglietti Intero: 10,00 Ridotto: 7,00

Le mostre del 2013. Milano si risveglia?


Nuovo anno, nuove mostre. Dopo il clamoroso successo della retrospettiva su Picasso, che stata la mostra pi visitata dItalia e che ha r egalato numeri da capogiro in termini di biglietti staccati, si pensa gi alle nuove iniziative. Ancora da vedere, fino a marzo, la bella mostra di Costantino 313 d.C., sempre a Palazzo Reale, sede che ospiter anche, a partire dal 21 febbraio, un altro gigante della pittura: Modigliani. E infatti la mostra dal titolo Modigliani e gli artisti di Montparnasse: la collezione Jonas Netter, racconter la vita, le opere, larte e le passioni di Modigliani, livornese ma parigino dadozione, e dei tanti artisti che con lui hanno condiviso gli anni della Parigi, difficile, affascinante, vivissima, di inizio secolo. Sempre a Palazzo Reale, in autunno, prevista una mostra che non mancher di affascinare e stupire: protagonista sar August Rodin, lartista del Pensatore, con una mostra monografica in cui verranno presentati, per la prima volta in Italia, sculture e opere per lo pi in marmo. Il programma espositivo dellanno molto ricco, con nomi, come si visto, di grande richiamo. Continuiamo proprio con Palazzo Reale e le sue mostre pi importanti. A fine gennaio aprir Il vero e il falso, mostra che propone un viaggio sul fenomeno della falsificazione nel mondo dellarte, a cura della Guardia di Finanza, mentre in febbraio ci sar invece una piacevole sorpresa per gli appassionati di Bob Dylan: verranno infatti esposti 22 dipinti creati dal musicista-artista, che da anni si diletta anche di pittura. A cura di Francesco Bonami intitolata The New Orleans Series. Larte contemporanea prende ancora il sopravvento, con la mostra The desire for freedom. Arte in Europa dal 1945. Nata dalla collaborazione tra Milano e prestigiosi musei europei, lesposizione racconta levoluzione dellarte e dei suoi temi dal 45 a oggi, attraverso oltre 100 lavori di grandi artisti contemporanei come Daniel Hirst, Richter e Merz. A giugno entra in gioco la fotografia. Quasi 1000 fotografie provenienti dal prestigioso Moderna Museet di Stoccolma, racconteranno la storia della fotografia a partire dal 1840 fino ad oggi. Da ottobre in poi la stagione riprender con grande vigore con due super mostre. La prima si intitoler Da Pollock alla Pop Art, e proporr ai visitatori niente meno che le prestigiose opere degli Espressionisti Astratti americani conservate presso il Whitney Museum di New York, concentrandosi sugli artisti pi influenti e importanti, coprendo un arco di tempo che va dalla fine degli

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www.arcipelagomilano.org anni Quaranta ai primi anni Sessanta: da Jackson Pollock - protagonista indiscusso - a Willem de Kooning, Mark Rothko, Franz Kline e Barnett Newman. Se questo non bastasse, ecco arrivare anche una retrospettiva sullitaliano Piero Manzoni, in occasione del cinquantesimo anniversario della sua scomparsa. Per gli appassionati della pittura pi tradizionale ci sar invece la possibilit di visitare la mostra su Bernardino Luini, pittore lombardo leonardesco, a cui sar dedicata una mostra autoctona, curata dal Comune di Milano e dalla Pinacoteca di Brera. Anche il PAC far la sua parte, con le mostre di Jeff Wall, artista canadese considerato uno dei pi influenti fotografi contemporanei (a marzo), e di Adrian Paci (a ottobre), artista albanese di grande successo internazionale. Non poteva mancare anche il Museo del 900, che ad aprile propone il nome di un artista intramontabile: Andy Warhol. Non pitture, film o fotografie, ma stampe, relative ai pi celebri nuclei e soggetti dellartista, protagonista della Pop art americana. La GAM di via Palestro invece punta su artista di casa, Medardo Rosso. Unoccasione per presentare le nuove sale della galleria, aperte dal prossimo autunno, in cui verr risistemato e riqualificato il pi importante nucleo di opere al mondo di questo artista. Ci fermiamo qui, ma il programma in realt molto pi vasto e sviluppato su quasi tutte le sedi museali milanesi, dal Castello, al Museo del Fumetto, allArcheologico, alla Rotonda della Besana. Un programma vario e ricco, sintomo di una rinnovata attenzione verso larte e le sue manifestazioni.

Costantino 313. Il sogno che cambi lEuropa


Per celebrare la nascita del famoso Editto di tolleranza, datato 313 d.C., il Museo Diocesano e la casa editrice Electa, in collaborazione con il Ministero per i Beni e le Attivit Culturali, con la Soprintendenza speciale per i beni archeologici di Roma e sotto lAlto Patronato del Presidente della Repubblica e della Segreteria di Stato del Vaticano, presentano la mostra Costantino 313 d.C. Una grande esposizione celebrativa non solo di quelleditto che di fatto cambi il corso della storia europea, ma anche del ruolo di Milano come citt imperiale e punto di riferimento politico, religioso e culturale. LEditto di Milano fu emanato nel 313 d. C. dallimperatore romano dOccidente Costantino e dal suo omologo dOriente, Licinio, che si incontrarono nel palazzo imperiale milanese e decisero che, da quel momento, il Cristianesimo, culto gi affermato in larghi strati della popolazione dellImpero, dopo secoli di persecuzioni veniva dichiarato lecito, inaugurando cos un periodo di tolleranza religiosa e di grandi rinnovamenti politici e culturali. Dal palazzo imperiale a Palazzo Reale, dunque. La mostra, divisa in sei sezioni, racconta la Milano dellepoca, ricostruendone idealmente spazi e palazzi, luoghi, arte e suppellettili che circolavano non solo nella capitale ma anche in tutto il mondo romano. Con pi di duecento preziosi oggetti darcheologia e darte, vengono indagate tematiche storiche, artistiche, politiche e religiose: da Milano capitale imperiale, alla conversione di Costantino, con quellaura di leggenda, fino ai simboli del suo trionfo. Attraverso la ricostruzione di Milano, il visitatore potr ritrovarsi nella capitale dellepoca, con tutti gli edifici funzionali a una grande citt: dal Palatium, edificio polifunzionale destinato ad accogliere non solo limperatore ma anche la compl essa burocrazia dello Stato, alle grandiose terme erculee, identificabili tra gli odierni Corso Vittorio Emanuele e via Larga, fino alla necropoli dellarea di SantEustorgio, senza tralasciare quartieri residenziali e nobiliari. Ma siamo in un momento di transizione, in cui accanto allaffermarsi del Cristianesimo come culto sempre pi importante, persistono ancora diverse religioni nellimpero costantiniano, che ci sono note mediante luso di iconografie pagane in oggetti darte di destinazione uffici ale o privata, e che spesso si mescolano ai simboli e alle immagini cristiane. Oltre ad approfondire la figura di Costantino e della sua famiglia, ampio spazio dato anche a tre istituzioni importanti per la vita pubblica romana: lesercito, la chiesa e la corte imperiale. Cos grandi ritratti ufficiali, monete, medaglie e oggetti quotidiani documentano il nuovo aspetto pubblico e sempre pi presente dellimperatore, della corte, dei grandi funzionari, dellesercito, della Chiesa e dei suoi vescovi, fino ad Ambrogio. Oggetti preziosi e di lusso che testimoniano, con le loro figurazioni, il passaggio graduale che il Cristianesimo compie allinterno della soci et, da devozione lecita ma privata a una dimensione pubblica e ufficiale, per arrivare infine a essere l unica religione dellImpero. Gemme e cammei, argenterie, gioielli in oro e fibule auree consentiranno di tracciare un quadro dello splendore che caratterizzava la vita della corte e la nuova devozione verso la Chiesa. Chiude la mostra una grande sezione dedicata a Elena, madre di Costantino, santa e imperatrice. Fu proprio Elena che si rec in Terra Santa e trov, secondo la tradizione, dopo averla riconosciuta, la Vera Croce di Cristo, riportandola in Europa e inserendo nella corona imperiale del figlio uno dei Sacri Chiodi, come protezione e dichiarazione ufficiale della nuova, vera Fede. Imperdibile la bellissima Sant Elena di Cima da Conegliano, proveniente dalla National Gallery di Washington, 1495 c. Sulla conversione di Costantino si scritto molto: fu frutto di una decisione presa per convenienza o il suo spirito era sincero? Il battesimo in punto di morte, il celebre sogno, avvenuto la notte prima della Battaglia di Ponte Milvio, nel 312, in cui si preparava a combattere il suo nemico Massenzio, sono storie ben note. Quel che certo che, da quel momento, inizia a diffondersi liconografia del Krismon, le due iniziali greche di Cristo incrociate tra loro, dapprima sugli scudi dellesercito di Costantino, poi su monili e gioielli, per approdare infine in tutto lImpero. Si diffonde a simbolo di unepoca intera il signum crucis di Costantino. Costantino 313 d.C. Palazzo Reale, fino al 24 marzo 2013 orari: lun 14.30 19.30 mar, mer, ven, dom: 9.30 19.30 giov, sab: 9.30 22.30 ingresso: intero euro 9,00 ridotto euro 7,50 10.00 19.00. Chiuso il marted.

LIBRI

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questa rubrica a cura di Marilena Poletti Pasero rubriche@arcipelagomilano.org Emanuele Severino Nascere
E altri problemi della coscienza religiosa Bur - Rizzoli, sett. 2012, ristampa pp. 249. euro 10,90
Nel nuovo millennio la religione ancora in grado di comprendere e spiegare la natura delluomo? Come pu essa affrontare le complesse tematiche della nostra epoca, le sfide della scienza e della tecnica senza indebolire o addirittura smentire i presupposti della propria dottrina? In questo saggio Emanuele Severino, uno dei massimi pensatori contemporanei, riunisce con sintesi illuminante una serie di considerazioni sviluppate negli anni e rivedute ai giorni nostri. Egli Accademico dei Lincei, professore emerito dell'Universit Ca' Foscari di Venezia, insegna Ontologia all'Universit Vita-Salute San Raffaele di Milano. autore di opere fondamentali, tra cui ricordiamo Destino e necessit, Essenza del nichilismo, Il mio ricordo degli eterni, e i tre volumi della Filosofia dai Greci al nostro tempo. Il suo impianto filosofico si pu riassumere come segue. L'abbandono dell'essere parmenideo e la scelta del divenire provocano nell'umanit occidentale un sentimento di angoscia di fronte al niente, un bisogno d'essere. Come rimedio l'Occidente ha costruito Dio, valori (etici, naturali, etc.) trascendenti e permanenti. Al di sopra degli immutabili l'epistme, cio l'essenza originaria della filosofia, la volont di conoscere stabilmente la verit del mondo. La fede cristiana eredita i caratteri di stabilit dell'epistme e si rivolge alle masse. Nel mondo non vi divenire, non necessario fare riferimento a un ente eterno e trascendente; il mondo stesso che ci appare eterno (N.d.R.: per questa posizione fu allontanato dalla Cattolica di Milano) Il filosofo in Nascere prende in esame i pi scottanti argomenti dattualit contrapponendoli alle posizioni della Chiesa. Al vaglio della sua lucida, quanto impietosa critica, sfilano gli interrogativi che stanno impegnando sempre pi fortemente il futuro della nostra civilt. Leconomia, le leggi dello Stato, la fecondazione assistita, la libert dinsegnamento, il potere della scienza, come possono rapportarsi agli imperativi della coscienza religiosa? Severino si chiede e scrive: <Lapparato epistemico-metafisico destinato a tramontare nellapparato scientifico-tecnologico; ma anche questultimo tenta invano di mascherare e di velare il nulla a cui luomo, per lintera civilt occident ale, destinato>. Se si considera la condizione originaria delluomo, ragiona il filosofo, allora tutta la civilt umana pu ritenersi <contro natura> proprio perch essa andata sviluppandosi oltrepassando continuamente i limiti costituiti dalla sua condizione primaria. La configurazione attuale delluomo non risponde che a nuove consuetudini sociali, violando la regola suprema del suo Ordinamento. E allora, fin dove arriva la natura delluomo? Fino a che punto pu spingersi, quando la forma di suprema potenza oggi la tecnica guidata dalla scienza, attrice di un processo in continuo divenire e dunque incapace di proporre verit assolute? Severino ammonisce: <n Dio, n la tecnica possono salvare luomo dal nulla e dal dolore e dallangoscia che scaturiscono dal divenire del mondo. Pu per cominciare per i popoli il tramonto della Follia essenziale e possono farsi avanti le eterne costellazioni della Gioia, attese dallapparire del destino>. (Daniela Muti)

SIPARIO questa rubrica a cura di E. Aldrovandi e D. G. Muscianisi rubriche@arcipelagomilano.org Notre-Dame de Paris Balletto in due atti e tredici scene
Coreografia e libretto di Roland Petit [Opra National de Paris, 1965]. Musica di Maurice Jarre. Scene di Ren Allio. Costumi di Yves Saint-Laurent. Luci di Jean-Michel Dsir. Teatro alla Scala di Milano, stagione 2012/13, spettacolo del 16 febbraio 2013. Esmralda, Natalja Osipova, prima ballerina del Teatro Michajlovskij di San Pietroburgo e principal dancer allAmerican Ballet Theatre di New York. Quasimodo, Roberto Bolle, toile del Teatro alla Scala di Milano e principal dancer dellAmerican Ballet Theatre di New York. Phbus, Eris Nezha, primo ballerino del Teatro alla Scala di Milano. Frollo, Mick Zeni, primo ballerino del Teatro alla Scala di Milano. Corpo di Ballo del Teatro alla Scala di Milano.
La trama quella del fortunatissimo romanzo di Victor Hugo (1831), Notre-Dame de Paris ovvero le drammatiche vicende della zingara Esmeralda e del gobbo Quasimodo. Il sipario si apre, sullo sfondo la cattedrale di Notre-Dame e nella Cit si d luogo alla festa dei folli, durante la quale dopo lesibizione di buffoni e saltimbanchi Quasimodo viene nominato Papa dei folli per la sua bruttezza e deformit. La musica martellante e metallica, ricca di percussioni, sulle quali la danza si evidenzia per la velocit dei salti; al tripudio di colori nei costumi dei folli fa contrasto il trucco bianco sui volti e la striscia nera che copre gli occhi, peculiarit di tutte le danze eseguite dal Corpo di Ballo in ensemble: lindividuo spersonalizzato, la maschera il suo vero volto, il mimo mantiene solo la sua esteriorit, ma perde lespressione.

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www.arcipelagomilano.org Esce dalla chiesa larcidiacono Frollo, personaggio contrastato tra la propria funzione sociale e le proprie passioni e debolezze di uomo, dramma umano che lo porta a essere il personaggio pi ambiguo e negativo, pervaso di male, infatti il suo trucco ripropone (unico tra i personaggi protagonisti) il volto bianco e la maschera nera sugli occhi. Larcidiacono su una musica maestosa esegue una danza molto atletica e nervosa, contrasto atto a evidenziare la psicologia del personaggio. Con la sua agilit e velocit e le sue capacit interpretative, Mick Zeni riuscito brillantemente a esprimere il contrasto interiore di Frollo e il progressivo e inevitabile impossessamento del male. In mezzo a unadunata di folli fa la sua apparizione la bella zingara Esmeralda, il soggetto (forse) inconsapevole di tutte le vicende e di tutti i drammi venturi. Il personaggio della gitana di Notre-Dame era gi stato protagonista del fortunato balletto La Esmralda di Jules Perrot (1849), ripreso anche da Marius Petipa (1886). L Esmeralda esegue la famosa variazione del primo atto nella quale solleva pi volte il tamburello sopra la testa battendolo col gesso della punta da ballo. Roland Petit ha voluto citare questa famosa variazione presentando la propria Esmeralda con le punte in una posa classico-accademica e il tamburello sollevato sulla testa, tuttavia la variazione di Petit si configura pi per la sensualit e la seduzione con movenze classiche che ricordano le danze di carattere orientali che non per la esplosivit, esotica per il pubblico zarino, della variazione di Perrot. La variazione classica di Esmeralda appartiene al repertorio della splendida Natalja Osipova eseguita a soli 17 anni sul palco del Teatro Boloj di Mosca; inoltre, ha saputo impersonare pienamente anche la gitana contemporanea di

Petit con la sua tecnica eccellente e il suo sguardo un po smorfioso e accattivante, molto femminile e adatta al ruolo. Le prime scene presentano i protagonisti, quasi come nelle entrate ai balli di gala. Entra Febo con il suo mantello azzurro e la calzamaglia bianca, come un Siegfried da Lago dei cigni o un Dsir da Bella addormentata, cio come un principe del balletto di repertorio, anche se i suoi sentimenti e le sue azioni sono ben pi ignobili dei quelle dei suoi predecessori. Febo il capitano della guardia cittadina, la sua danza rapida e forte, sembra ispirata ai movimenti del cavallo con il trotto e la fierezza dellincedere, riproposti in danza con salti e batterie. Esmeralda subito si innamora del capitano Efebo; Frollo impazzisce di gelosia al punto da seguirli in una taverna e spiarli nei loro amplessi, situazione che coreograficamente si configura con un inquietante pas de trois dal sapore neoclassico di Febo Esmeralda - Frollo sospeso tra la realt (Febo - Esmeralda) e il sogno sfumato un po nella penombra (Esmeralda - Frollo), che culmina nellassassinio di Febo da parte di Frollo, che pugnala il capitano alle spalle, accusando poi la gitana. Il primo atto si conclude con il processo di Esmeralda, condannata allimpiccagione, che viene salvata da Quasimodo, memore della gentilezza della zingara quando le guardie lo avevano torturato e messo alla gogna, e portata sul campanile di Notre-Dame. La morte di Febo lunica vistosa libert di Petit di fronte al romanzo di Hugo, nel quale Febo, invece, viene ferito e dopo la guarigione, incurante della sorte di Esmeralda, si sposa con la ricca ereditiera Flr-de-Lys. Roberto Bolle da principe a gobbo, come titolano quasi tutte le recensioni, per questa nuova interpretazione del ballerino italiano pi fa-

moso al mondo. Gobbo e brutto esteriormente, ma in profondit i sentimenti di Quasimodo sono sentimenti nobili di amore, volont di riscatto, libert, tutti sentimenti tipici dei principi del repertorio classico. Niente di nuovo, se letto cos il personaggio di Quasimodo, per il nostro Roberto Bolle, pienamente a suo agio nellinterpretare ruoli nobili e principeschi una gobba non fa differenza! Sul campanile Quasimodo mostra le campane a Esmeralda in un pas de deux, che per il sentimento di amore e tenerezza corrisponderebbe al gran pas damour dei grandi balleti di repertorio e che si conclude con la tenerissma scena di Esmeralda che stremata per le vicende passate si addormenta sulle gambe di Quasimodo dondolata da lui come una campana fino a poggiarsi per terra. La tenerezza del pas dal sapore neoclassico Esmeralda - Quasimodo si scontra con limmediatamente seguente pas Frollo - Esmeralda che si caratterizza per linquietudine, la durezza e la violenza, dopo il quale la zingara viene consegnata alle guardie e la cattedrale viene attaccata. Lassalto alla cattedrale un ensemble disegnato con musiche prive di fraseggio, scomposte come scomposte sono le danze di soldati in armi e prostitute allinterno della chiesa: questo disordine coreutico vuole marcare la scelleratezza dellazione di assaltare un luogo sacro. Ormai tutto finito: Febo morto, Esmeralda viene impiccata, NotreDame non c pi. Quasimodo solo alla morte della gitana si rende conto della reale malvagit di Frollo, lunico artefice di tutta la vicenda e di tutti i drammi, e strangola Frollo. Si impossessa del corpo esanime della amata Esmeralda per tenerlo con s per sempre e va via entrando nella cattedrale in fiamme.

CINEMA questa rubrica a cura di M. Santarpia e P. Schipani rubriche@arcipelagomilano.org Il lato positivo - Silver Linings Playbook
di David O. Russell [Silver Linings Playbook, U.S.A., 2012, 117'] con Bradley Cooper, Robert De Niro, Jennifer Lawrence, Jacki Weaver, Chris Tucker
Il lato positivo l'incontro tra due pazzie: quella di Pat (Bradley Cooper), un trentenne bipolare ossessionato dalla riconquista della moglie fedifraga, e quella di Tiffany (Jennifer Lawrence), una giovane vedova depressa e ninfomane. Pat ha lo stesso modo ribelle e irriverente di Mc Murphy (Jack Nicholson) di Qualcuno vol sul nido del cuculo di fingere di ingoiare le pillole nella clinica psichiatrica in cui rinchiuso a causa del pestaggio dell'amante della moglie Nikki. La ribellione dell'uomo verso il sistema e le sue leggi, unita a una aggressivit spesso violenta e incontrollata, durano solo fino all'ingresso in scena di Tiffany. I loro disordini psicologici sembrano essere complementari e il magnetismo tra i due d ini-

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www.arcipelagomilano.org zio a un delirio costruttivo che rende imprevedibile ogni momento della storia. La seconda parte del film strizza l'occhio alla commedia sentimentale tipica del cinema americano in cui la danza diventa l'antidoto alla pazzia dei due protagonisti e il principio di una inattesa e stravagante storia d'amore. David O. Russell, regista e sceneggiatore, ha adattato il romanzo omonimo di Matthew Quick, dipingendo intorno ai due protagonisti un ritratto tenero ma preciso della famiglia disfunzionale della provincia americana. Se nella prima inquadratura David O. Russell ci mostra Pat solo in una stanza, nel corso della pellicola riesce figurativamente ad allargare il campo. La godibile frenesia di un universo di personaggi in costante aumento ci rivela, tra discussioni, scontri fisici e gag, che la pazzia si irrimediabilmente disciolta nella normalit. Marco Santarpia In sala a Milano: Apollo, Colosseo, Eliseo, Orfeo, Plinius, UCI Cinemas Bicocca

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PIERFRANCESCO MAJORINO: VOLTIAMO PAGINA http://youtu.be/qb4IgNArA9g

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