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Luca Beltrami Gadola PISAPIA E BOERI: QUANDO I NODI AL PETTINE SON TROPPI Giorgio Ragazzi COSTI DELLA POLITICA E COESIONE SOCIALE Giuseppe Natale CITT METROPOLITANA: ADESSO Diego Corrado PERCH RENZI OLTRE QUESTO PD Luciano Balbo UNA NUOVA SANIT PER LA GIUNTA REGIONALE Andrea Bardavid ITALIA: NAVIGARE NELLARCIPELAGO DELLA CRISI Renzo Riboldazzi PIAZZA GAE AULENTI: UN GIUDIZIO SOSPESO Giuseppe Vasta PGT: RIFARE I CONTI IN TEMPO DI CRISI Franco DAlfonso I PARTITI E IL MODELLO MILANO Giulio Cavalli RESISTERE IN LOMBARDIA
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PISAPIA E BOERI: QUANDO I NODI AL PETTINE SONO TROPPI Luca Beltrami Gadola
Che la revoca delle deleghe allassessore alla cultura del Comune di Milano non sia un fatto eccezionale molti lhanno detto ma che fosse parte di un sostanzioso rimescolamento in Giunta una novit cos com una novit che un gruppo di cittadini, per la maggior parte intellettuali, prendano posizione in maniera formale contro questa revoca. Forse il sindaco allargando loperazione, ha cercato di mescolare un po le carte nella speranza che qu esta revoca facesse meno rumore di quanto ne ha fatto ma, mese pi mese meno, tutti se lo aspettavano. Eppure questa revoca diventata loccasione perch si manifestassero con maggior evidenza una serie di disagi nella maggioranza di Palazzo Marino, anchessi in parte noti ma non nel loro insieme. Troppi nodi e tutti al pettine. Da un lato il coro greco continua la sua litania sullinadeguatezza del Pd che per alcuni, in maniera molto trasversale, fa dire che il Pd con la sua inerzia, la stanchezza dei suoi quadri, la sua incapacit di fare proposte sia il vero ostacolo a una rigenerazione della politica italiana. Sar anche vero ma siccome non lo si pu accompagnare al cimitero e comunque se anche ci andasse, sarebbe dopo una lunghissima agonia sua e nostra, tanto vale che ci si dia da fare dallinterno e dallesterno a promuoverne una rigenerazione. Il popolo della sinistra lo deve incalzare. Ma questo il connotato nazionale del Pd, quello locale sembra essere il punto pi basso della sua capacit di rappresentanza. Restringendo dunque lo sguardo al nostro Comune, la cosa pi sbagliata sarebbe di accodarsi allopinione espressa da Sergio Romano sul Corriere che parla di una sorta di sindrome balcanica del tutto contro tutti. A Milano non cos. A Milano invece tutti nella maggioranza vogliono qualcosa dagli altri. I consiglieri eletti nella lista del Pd vorrebbero essere interpellati e non scavalcati dal sindaco che tratta direttamente con i segretari della federazione ma anche lamentano che la federazione non senta le loro opinioni; la consigliera Anita Sonego di Sinistra per Pisapia sventola il programma elettorale del sindaco in nome della partecipazione, tutta la maggioranza vuole essere interpellata e non trovarsi solo a votare le delibere proposte dalla Giunta. Insomma il vogliamo contare di pi il vento che agita le acque. Il sindaco in Consiglio comunale, dopo aver ringraziato Boeri per il lavoro svolto, ringraziamenti ripetuti anche dagli altri consiglieri della maggioranza intervenuti nel dibattito - tanto da far polemicamente dire allopposizione ma allora perch lo mandate via - ha dichiarato che questa nuova squadra, pi coesa, pi concorde e ben equilibrata avrebbe dato maggior impulso allattivit amministrativa. Non dubitiamo delle buone intenzioni ma da tempo andiamo chiedendo che Giunta e sindaco presentino alla citt un bilancio intermedio del loro mandato e che indichino quali siano concretamente gli obiettivi che ritengono perseguibili da qui a fine mandato in questi tempi di crisi ma che spieghino anche ai cittadini cosa intendano fare rispetto a una macchina burocratica che non sembra assolutamente aver avvertito il cambiamento dei tempi. Si continua a parlare di costi della politica ma mai dei costi della burocrazia, si continua a parlare della casta dei politici: quando, sindacati permettendo, potremo parlare della casta della burocrazia? Come direbbe Bersani, la burocrazia una pelle di leopardo con le sue belle macchie nere, vogliamo smacchiarla prima che la sua inefficienza sia il lenzuolo funebre della politica? Costo zero.
www.arcipelagomilano.org adesione. I paesi dove levasione bassa e leconomia prospera sono quelli nei quali vi unelevata coesione sociale e questa dipende molto anche dallesempio che viene dalla classe politica. Che credibilit pu avere chi lancia condanne morali contro gli evasori, dando lui stesso un tale spettacolo di immoralit? Il danno pi grave che ha fatto la casta al paese proprio questo, laver minato per anni il nostro senso di appartenere a una societ giusta e quindi la coesione sociale.
tario o di un primario ospedaliero non sarebbe da ritenersi sufficientemente dignitoso? (eliminando le varie altre forme di compenso che sinora hanno abilmente camuffato). Non vero che remunerazioni pi elevate siano necessarie per attirare in politica i pi capaci; anzi, esse sono dannose, non tanto per il costo in s quanto per gli effetti negativi sulla coesione sociale e sulla selezione della classe dirigente. Remunerazioni elevate fanno della politica un mestiere che attrae ogni genere di affaristi e opportunisti mentre
remunerazioni modeste assicurano che a candidarsi siano solo persone spinte dalla passione per il servizio alla collettivit. Ancor pi importante leffetto sulla coesione sociale. Comportamenti virtuosi, dallimpegno al lavoro dei milioni di dipendenti pubblici al pagamento delle imposte sino al pagamento del biglietto del tram, non possono essere ottenuti con i soli controlli o penalit: dipendono fondamentalmente dalla percezione degli individui di appartenere a una societ giusta, che merita la loro
www.arcipelagomilano.org che oggi non si pu pi aspettare. Basta spallucce. Basta vedrai. Dobbiamo cambiare tutto e dobbiamo farlo subito. Serve l'aiuto di tutti e serve impegno profondo. Se voi non ci date una mano saremo sempre troppi pochi per un cambiamento forte. Vinceranno sempre i populisti, i malpancisti, i peggiori. Usciamo dai nostri gusci e dalle nostre quotidianit per riprenderci lo spazio pubblico che ci spetta di diritto. Io penso che alla fine la battaglia valga la pena. Ma serve crederci. Serve rinunciare alla propria isolata felicit. Capire che non siamo soli anche se ci piacerebbe e che un mondo fuori di noi aspetta di essere preso in mano e governato. Cambiato. Perch senn qualcuno lo fa al posto nostro e lo fa male. La vera banalit del male tutta l, nel far finta di nulla dei tanti che permette ai pochi di fare quello che vogliono. Un grande poeta americano diceva: listen: theres a hell of a good universe next door; lets go penso ci sia poco da aggiungere.
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Non si pu certo rimproverare alla pregiata ditta PDS-DS-PD & Associati di non averle provate tutte. Dai politici puri (Martinazzoli 2000, Penati 2100) alternati a candidati civici prestati dall'imprenditoria e dalle professioni (Masi 1995, Sarfatti 2005, Ambrosoli 2013). La Lombardia resta tab per il centro sinistra e rimane sicuro appannaggio del centro destra nonostante gli scandali e la dbacle di Formigoni e della stessa Lega che hanno, per la prima volta, subto la conclusione anticipata della legislatura. Che si tratti di una naturale impermeabilit della societ lombarda alle ragioni di moralit e solidariet, manifestate per altro con toni assai moderati anche dall'ultimo candidato? O di un destino cinico e baro che, contro le stesse leggi della probabilit, impedisce ancora una normale alternanza dopo una serie binaria costantemente sfavorevole? Escludendo tuttavia le motivazioni fisico-antropologiche e la malasorte, si pu cercare qualche spiegazione che aiuti a non prolungare all'infinito la serie negativa in questa regione, destinata per altro a proiettare ombre oscure sulle stesse prospettive nazionali? Provo allora a prospettare un'ipotesi (non certo con la saggezza del poi avendo trattato lo stesso argomento in almeno trenta interventi su questa stessa rivista): l'enorme sproporzione dispiegata riguardo la questione istituzionale da parte della Lega rispetto a tutti gli altri partiti, liste e candidati, compresi i neofiti grillini, che non a caso sfondano molto meno in Lombardia.
Solo la Lega infatti riuscita nell'ultimo ventennio a coniugare attorno a un'idea di fondo, pur inaccettabile e impraticabile, fantasiose invenzioni di rottura o comunque modifica istituzionale. Nell'ordine: secessione, devolution, federalismo, macroregione. Ovvero ha offerto i cassetti nei quali i lombardi potessero riporre sogni e bisogni, veri o presunti. Ovviamente, riempito senza esito il primo cassetto, il gioco stato di riaprirne un secondo, poi un terzo e un quarto, monopolizzando ogni volta l'attenzione e l'illusione. Un gioco perverso, reso per possibile dal vuoto totale inespresso in materia da tutte le altre forze politiche, impegnate a sgolarsi nelle promesse di merito (lavoro, ambiente, salute, giovani, donne, ecc.) senza minimamente preoccuparsi dei mezzi istituzionali e amministrativi necessari ad affrontarli. E neppure dei contenitori nei quali riporli! Il culmine dell'egemonia leghista si manifestato con la separazione monzasco-brianzola (in realt nordmilanese) ottenuta trascinando pressoch tutto l'arco dei partiti e dei leader che contemporaneamente predicavano vanamente l'abolizione tout-court della Province! (Tra parentesi: predicazione alquanto improvvida che - dopo il fallimento del moderato accorpamento montiano - ora favorisce solo i 5 Stelle, gli unici a non aver capre da salvare nei recinti di questi obsoleti e quasi-inutili enti). Ma ripeto: tale avventura unica secessione riuscita e tuttora in essere - potuta avvenire nel vuoto pneumatico di elabora-
zione e di proposta offerto dal centro-sinistra e dalle istituzioni da esso governate. Nessun segnale infatti dalla Provincia (2004-2009: giunta Penati e assessore Gasparini, persi dietro il fantasma di un'ineffabile governance) n dall'attuale Com une di Milano (sindaco Pisapia e assessore Benelli) ancora all'anno zero sulla questione della Citt Metropolitana (vedi programma del prossimo seminario del 22 marzo, fermo ancora all'apprendimento di ormai attempate esperienze europee!). Su questo ultimo fondamentale problema infatti le ultime proposte di legge rintracciabili risalgono al d.d.l Besostri del 2001 e ai due simili firmati rispettivamente dai senatori Pizzinato e Del Pennino nel 2002, fin dall'inizio ignorati quando non apertamente osteggiati. Si era all'indomani della modifica del Titolo Quinto della Costituzione, allorch la sua parte perversa (un'ambigua e contraddittoria attribuzione di funzioni tra lo Stato e le Regioni) venne immediatamente e completamente applicata, mentre la parte buona (ovvero il ridisegno dell'assetto subregionale) rimasta lettera morta. Al contrario si proceduto stoltamente al sopracitato aborto, con l'effetto di spezzare in due l'area metropolitana! E tra un anno scadono i mandati delle Province, vittime di un'improbabile abolizione, a costituzione invariata, riaffiorata negli otto punti bersaniani. Sar un altra occasione persa?
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sempre operato, secondo un modello di autoconsumo. La tensione verso le nuove chimere, si affermata maggiormente nelle grandi citt, Milano in particolare, rispetto ai piccoli centri abitati. I principali attori e sostenitori dello sviluppo di uneconomia basata sulla leva sono state, per definizione, le Banche e le Istituzioni Finanziarie che hanno finanziato negli ultimi dieci anni centinaia e migliaia di operazioni e di transazioni che si sono poi rivelate farraginose, non appena la crisi delleconomia reale ha dimostrato che la crescita non pu essere un trend in continua ascesa e i cicli economici sono storicamente ondulatori e ripetitivi. In Italia e in Europa, la crisi delleconomia reale, ovvero in particolare delle imprese, ha le sue ragioni profonde nellimpossibilit per le imprese di poter competere in un contesto internazionale a causa di una rigida struttura fiscale e normativa, di un costo del lavoro poco flessibile e di un valore della propria moneta troppo oneroso per i compratori esteri. In Italia le aziende che competono sui mercati esteri sono stimate essere circa il 25% del totale, mentre il restante 75% insiste sul mercato nazionale con una parte rilevante unicamente incentrata sul settore pubblico, primo cliente di migliaia di realt aziendali nazionali. Quando la crisi del debito e linsostenibilit dei modelli di ripagamento dello stesso si resa palese, sia a livello Statale, per i dettami europei, sia a livello Bancario, per le leggi di mercato, la miccia si accesa in una miscela esplosiva. Lo Stato rimasto senza liquidit per gli investimenti e per le imprese, le Banche, contemporaneamente, si sono ritirate dal loro core business rappresentato dalla concessione del credito, per concentrarsi nel difficile processo di riduzione progressiva della propria esposizione e del rischio di default ed evidente come Stato e Istituzioni Bancarie e Finanziarie si siano focalizzate sullobiettivo della propria sopravvivenza. Secondo il paradigma economico limplosione delleconomia finanziaria porta con s lannientamento contemporaneo delleconomia reale. Non si salvano le imprese se non si salvano le Banche e se non si salva lo Stato. Questa tesi non coincide con la logica della salvezza delle istituzioni finanziarie in toto, ma sicuramente il sistema deve essere salvaguardato. In tale processo di deleveraging (riduzione del livello di indebitamento), che dovrebbe forse garantire nel
corso dei prossimi anni, la sostenibilit delleconomia statale e finanzi aria di questo Paese, a farne le prime e brutali conseguenze sono state le imprese, i professionisti e i lavoratori a tutti i livelli e dimensioni. La stretta creditizia ha messo in ginocchio decine di migliaia di aziende e, a nostro modo di vedere, siamo solo allinizio delleffetto complessivo. Il blocco della spesa pubblica, dellanticipazione di fatture e commesse, la mancanza totale di liquidit del sistema e il crollo del flusso dei pagamenti porta alla progressiva chiusura di imprese distintive nel nostro Paese con la perdita di occupazione, know how, quote di mercato e imprenditoria. E ci avviene indistintamente sia se si opera sui mercati nazionali o internazionali sia a prescindere dalle dimensioni aziendali. Lunico elemento di variazione la velocit con cui il fenomeno avviene. In questo contesto, gli investitori stranieri, siano essi finanziari o industriali guardano con interesse i valori aziendali espressi dal nostro Paese perch ritengono vi possa essere uninteressante opportunit di acquisizione diffusa di asset tangibili e intangibili che limprenditoria nostrana stata in grado di creare e sviluppare dal dopoguerra a oggi. A parte qualche rara eccezione, che al momento non fa il mercato anche se rilevante (un esempio per tutti, Marazzi), gli investitori stranieri si staranno probabilmente chiedendo a quali valori diventa davvero unopportunit la logica del buy rispetto a quella del make. La conseguenza pi naturale che gli stranieri si stanno preparando, con qualche carotaggio mirato, a portarci via la nostra essenza manifatturiera e di servizi rappresentata dalle nostre imprese con un probabile incremento di attivit e di occupazione, ma in una logica globale e internazionale che spesso al lavoratore italiano non si addice del tutto. Ma tutto ci quando potr avvenire? Ed forse lunica nostra speranza per ripartire? Il quando non ci dato sapere perch i meccanismi politici e finanziari dellItalia e dellEuropa sono estremamente rallentati, quasi ad allungare lagonia del paziente malato in vista di una ipotetica cura. Per quanto concerne la speranza, noi riteniamo che sia la strada corretta e lunica possibile nellattuale contesto di riferimento. Lunica alternativa ipotizzabile sarebbe quella di dichiarare un default parziale sul monte debiti dello Stato che potrebbe liberare risorse funzionali alla ripartenza della nostra
economia interna. Ma questo tema, come quello delluscita dallEuro, sono dei tab nel nostro Paese e nel nostro Continente. Almeno fino a oggi. In questo ultimo anno, a partire dal Decreto Sviluppo, si acceso un forte interesse per il fenomeno delle start up e per il venture capital, come spesso avviene nei momenti di crisi. Tale interesse ha portato alla creazione di alcune realt interessanti e di rilievo sia dal lato degli investitori nel capitale di rischio che delle nuove imprese in fase di incubazione o di avvio. Noi, dal nostro osservatorio, rimaniamo estremamente perplessi, per almeno tre ordini di considerazioni: 1) continuiamo a ritenere che non sia il settore dellhigh tech e dei media, quello che caratterizza il nostro Paese e quello in cui possiamo esprimere i nostri valori. Il focus di un nuovo fenomeno di venture capital dovrebbe, a nostro avviso, riguardare i settori in cui lItalia si distinta negli ultimi cinquanta anni ovvero la manifattura o la tecnologia e lengineering legata alla manifattura, la meccanica, le macchine industriali, lalimentare, la moda, il design, il made in Italy solo per fare alcuni esempi. Riteniamo che sia velleitario provare a emulare il percorso di alcuni Paesi, come USA e Israele, le Start Up Nations, che hanno un vantaggio competitivo incolmabile nel settore dellhigh tech che sarebbe difficile riuscire solamente a sfiorare. 2) in Italia riteniamo che manchi completamente la filiera finanziaria legata alle start up. Nei Paesi modello, a business angels e venture capital che intervengono nelle fasi seed e start up del business si affiancano, nei round successivi, operatori specializzati nellexpansion capital, nelle IPO, nei Reverse Merger e nei cosiddetti PIPE (Private Investors in Public Equity) che in Italia non sono presenti. 3) per finanziare unimpresa a qualsiasi livello dimensionale, non sufficiente lequity, ovvero il capitale, ma a un certo punto deve intervenire il sistema creditizio. Non essendo esso in grado di finanziare aziende economicamente solide e consolidate a livello dimensionale e di storia aziendale, non vediamo come le nostre start up possano non avere davanti a s una strada in enorme salita. Abbiamo recentemente appreso che in greco e in ebraico, le parole crisi e opportunit hanno la stessa radice. Noi ci speriamo dal profondo di noi stessi e ci auguriamo che,
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www.arcipelagomilano.org per raggiungere dimensioni minime di perimetro o di edificabilit. Poi, fare salvi i volumi esistenti, poter insediare le funzioni che si preferiscono, in modo da assicurare a tutti un differenziale positivo rispetto alla situazione attuale. Pagare, se proprio si deve, il minimo indispensabile in termini di standard, oneri ed edilizia popolare. E se poi nel caso si fosse proprietari di pi di unarea, lideale sarebbe poter cedere al Comune larea pi inutile e concentrare tutta ledificazione su quella di maggior pregio. Beninteso, dietro un PGT che accogliesse in buona misura questi desiderata (come fa quello di Milano) ci sono anche pensieri nobili: assicurare la fattibilit degli interventi, non discriminare fra le propriet. I problemi nascono per quando si sommano tutte queste singole potenzialit. Deciso infatti, non si sa bene come, un indice edificatorio unico (indicato per lungo tempo, forse per assonanza, pari a uno neanche una parola peraltro dedicata nel PGT a come si sia arrivati a tale definizione, ci si pu per immaginare sia avvenuto a sentimento, verificandone cio il consenso da parte degli interessati) e applicando tale indice a tutti i terreni interessati (vale a dire tutti, escluso i parchi regionali), il risultato una nuova edificazione di circa 12 milioni mq di slp e la possibilit di riuso di almeno altri 8 milioni di metri quadri (da industria e servizi a residenza, ecc.), con un incremento di circa il 20% rispetto allesistente. In termini di abitanti, calcolando che in media l80% della nuova offerta edilizia residenziale, applicando comunque il parametro comunale di 50 mq slp/abitante (che vorrebbe dire che una famiglia con due bambini occupa in media un appartamento di duecento metri quadri, alloggi popolari compresi: quanti ne conoscete? ma il parametro usato dal PGT in quanto ultimo di legge, ancorch quella legge sia stata abrogata proprio in nome del realismo delle previsioni...), si tratta pur sempre (controllare per credere) di 320.000 nuovi abitanti, tantissimi, anche se chiss perch il PGT ne conta solo 189.000 (un numero considerevolmente pi basso e senza dimostrazioni su come sia stato calcolato, quasi si fosse fatto apposta a ridurlo artificiosamente ma tant, non questo limportante). La citt pronta ad accogliere tutta questa volumetria? Guardando la relazione economica del Piano, sembrerebbe di no: solo per realizzare le strade e il verde previsto, anche utilizzando tutte le risorse derivanti dagli oneri (cosa che in realt non avviene quasi mai) e anche vendendo tutti i diritti edificatori pubblici e anche contando tutti i finanziamenti in arrivo per Expo, mancano pur sempre oltre due miliardi di euro. Non un soldo peraltro previsto per nuovi servizi, parcheggi o fognature (forse per non incrementare - anche qui, artificiosamente - il delta negativo). Questo vuol dire che dovremo attenderci una crescita selvaggia della citt, priva dei necessari servizi? Tranquilli, questo non avverr, perch non c domanda di mercato per tutta quella volumetria. I trend demografici sono stabili o addirittura in diminuzione (la presenza di extracomunitari stata sopravvalutata allanagrafe), forse al massimo un quarto di quelle volumetrie verr effettivamente realizzata nei prossimi cinque anni. Beninteso, niente di male a prevedere un po di edificazione in pi rispetto a quella che serve: cos c pi concorrenza, i prezzi dovrebbero scendere. Ma tre/quattro volte tanto non ha senso. A che serve allora prevedere tutta quella volumetria? Forse a rilanciare il settore delle costruzioni? Difficile, il problema non la carenza di offerta, pensare che il settore sia bloccato dalle scarse opportunit poteva essere vero venti o trentanni fa, adesso non pi cos. Ma allora perch? Semplice, serve a metterla in bilancio e a dare un po di ossigeno ad aziende in crisi e aiutarle cos a pass a nuttata: si tratta pur sempre di valori virtuali nellordine dei 10-20 miliardi di euro, a seconda delle stime, che in questi tempi possono fare comodo. Purtroppo, le possibilit che questi valori virtuali si traducano in valori effettivi sono come abbiamo visto abbastanza scarse (i casi positivi di alcune grandi aziende negli anni passati sono dovuti a congiunture pi uniche che rare, difficili ripeterli). Sperando ovviamente di sbagliarsi, il rischio quindi che fra qualche anno questi valori fittizi con cui vengono salvati (o intossicati?) i bilanci si trasformino in una specie di crediti inesigibili, c. Come c il rischio che questo eccesso di offerta finisca per tagliare le gambe alle operazioni pi complesse o a quelle in mezzo al guado, dove cio c gi chi si esposto investendo nello sviluppo (per non parlare dello sfitto e dellinvenduto di operazioni anche recenti). Come evitare questo rischio? Paradossalmente, la speranza inconfessata che i valutatori non facciano il loro mestiere: e che continuino quindi a stimare i valori darea sulla base delle (scarse) compravendite e non delle potenzialit complessive effettive, mantenendoli cos sufficientemente alti a bilancio e continuando a sperare che nessuno se ne accorga. In definitiva, il sistema sembra poter reggere perch sono stati artificiosamente ridotti i numeri degli abitanti e dei costi delle urbanizzazioni (con esiti su procedure come la VAS che facile immaginare), con i valori darea mantenuti alti da un mercato poco trasparente: sperando sempre di sbagliarsi, e con tutta la diffidenza possibile nei confronti di questi numeri, sembra un atteggiamento pi da governo greco o argentino, che da moderna metropoli europea. In conclusione, il PGT sembra prospettare certamente benefici a breve termine per una numerosa serie di proprietari di aree, ma forse meno per la collettivit nel lungo periodo. I problemi del PGT per non sono solo questi; ce ne sono altri che riguardano temi, quali i servizi e la tutela dei beni storici, che normalmente verrebbero ritenuti prioritari ma che in questo caso passano inevitabilmente in secondo piano. Ma per ragioni di spazio pare opportuno rimandare la trattazione di tali temi a una successiva puntata.
www.arcipelagomilano.org stra radical-chic, rinserrata tra le mura spagnole, che eccita e diverte le platee con le facili battute antiberlusconiane e antileghiste, ma che non ha mai avuto il collegamento intellettuale con il tessuto economico-sociale e culturale lombardo. Un po di societ civile, un po di trasparenza, un po di legalit e tanto doveva bastare. (da ArcipelagoMilano del 6 marzo) La tesi espressa pu avere qualche fondamento se riferita a quel gruppo di sostenitori del candidato, in realt incline pi ai severi sermoni che alle facili battute, che hanno infaustamente spinto Umberto Ambrosoli a essere selettivo e non inclusivo nella proposta politica. Ma questa posizione nemmeno velatamente giustizialista, non molto lontana da quella dei tempi della campagna di Nando Dalla Chiesa del 1994, non ha molto, per non dire nulla, a che vedere con il movimento arancione che ha accompagnato Giuliano Pisapia prima, durante e dopo la sua elezione a Sindaco di Milano. Pisapia sussume la proposta politica nella sua personale immagine e storia, costituendo un unicum, un caso irripetibile, a prescindere dal giudizio che ciascuno pu dare sulla persona e sulla sua esperienza. Ma la vittoria a Milano, avuta alla Camera, al Senato alle Regionali, in proporzioni uniche in tutto il Nord, li a dimostrare che il consenso non solo rimasto ma si consolida fortemente intorno al modello politico rappresentato dallamministrazione Pisapia. Ne sono ulteriore prova le dimensioni del successo personale della capolista Lucia Castellano, dichiaratamente rappresentante della Giunta milanese, ottenuto alla prima esperienza di ricerca di consenso. il modello politico che va oltre le appartenenze originarie e partitiche e fa ritrovare tutti in un progetto nuovo che va oltre e non contro, che interpreta meglio la realt di un mondo del centro sinistra che esiste, che non si riconosce nei partiti e soprattutto non riconosce ai partiti, Pd in testa, una rappresentanza esclusiva, ma che si mobilita per le primarie o per le campagne elettorali quando si trova davanti a una proposta convincente ovvero alla possibilit di scegliere fra diverse opzioni e non per ratificare scelte di oligarchie ormai screditate. Certo, a Milano adesso in qualche modo il progetto facile, perch si tratta solo di amministrare la citt, utilizzando pi il buonsenso che linventiva politica. I limiti dellesperienza arancione sono evidenti: il modello di partecipazione promesso nella campagna 2011 nella pratica amministrativa ancora troppo topdown, tutto incentrato sulle proposte della Giunta e non sulla valutazione e raccolta delle energie dei cittadini. Lesperienza dellintroduzione di Area C, una proposta della Giunta vagliata da decine di assemblee cittadine e passata per un dibattito di dimensioni che non si vedeva da molti anni a Milano, certamente un esempio molto positivo, ma non vi dubbio che si possa e si debba fare di pi. Il modello Milano, con tutti i limiti politici e personali che vogliamo trovare, ha comunque gi sfidato Grillo come esorta a fare Renzi e lo ha tenuto sotto il 10 % proprio per quello che ha fatto e rappresentato, risultato decisamente migliore rispetto ai corteggiamenti ai parlamentari di M5S o ai tentativi di rimozione del problema. Il modello sciaguratamente evocato con la riesumazione di Prodi in piazza Duomo nella chiusura di campagna elettorale, quello dellUlivo e dei cespugli, definitivamente defunto con il voto del 24 febbraio. Sarebbe cosa buona e giusta che si seppellissero rapidamente le sigle un tempo gloriose e grottescamente portate ancora in processione, come quella del Psi o perfino del Pri, cos come quelle che non sono mai andate oltre il ruolo di mezzo di trasporto verso qualche seggio per cariatidi politicamente nate vecchie, come stata Sel, senza considerare operazioni nate politicamente morte anche se in grado di infettare e danneggiare lintero corpo del centrosinistra come i cartelli tipo Ingroia presidente. In tempi di crisi cos profonda non ci si pu pi permettere che la sinistra oziosa continui a dibattere, nel disinteresse generale, sulla misurazione del tasso di sinistra e i vari professori firmaioli, opinionisti, magistrati ansiosi di pubblicit, rifondaroli vedovi e sindacalisti di passaggio si occupino della costruzione di un sistema metrico sinistrese, cosa di cui secondo loro tutto il mondo sente un enorme bisogno e che dar il solito risultato: disperdere i voti, far perdere tempo a un numero fortunatamente decrescente di giovani e mettersi di traverso ogni volta che si vuole costruire qualcosa necessario invece che tutti gli uomini e le donne che hanno creduto e credono in queste esperienze, che non si riconoscono nel Pd ma che continuano a sentirsi parte del partito che c, che il popolo del centrosinistra, si ritrovino anche nella ricerca di una forma stabile di organizzazione politica. Il futuro quello di un partito unico, ma questo futuro sar possibile solo quando egemonismi, rendite di posizione, poteri oligarchici di ristretti circoli saranno usciti definitivamente di scena. Non credo che questo momento sia molto lontano, anche se sappiamo che la resistenza degli apparati o supposti tali sempre simile a quella del prode che continuava a combattere senza accorgersi di esser morto. Organizzazioni e associazioni come il Movimento Civico o la Federazione regionale delle liste civiche sono a questo punto veicoli necessari per mantenere la tensione e il rapporto fra militanti e persone che intendono fare politica: devono per rifuggire come la peste ogni tentazione di burocratizzazione, autoreferenzialit e desiderio di insostituibilit tipico di quegli stessi partiti che hanno rifiutato come modello e sbocco. Lart 49 della Costituzione recita che i cittadini sono liberi di associarsi in partiti, non che i partiti sono liberi di associare i cittadini: quando anche a sinistra si capir questa fondamentale differenza forse si cesser di andare in giro a chiedere conversioni e pentimenti per tornare a guadagnarsi il consenso con la forza delle proprie idee. Sar un bel giorno per noi tutti e per la nostra democrazia.
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www.arcipelagomilano.org nella campagna per Ambrosoli stesso. Tralasciamo le analisi di tattica e strategia, alcune condivisibili, altre meno (campagna breve, risorse scarse, alleanze mancate, collegamento alla sconfitta sul piano nazionale...): ci ha colpito piuttosto un tema ritrovato in forma pi o meno aperta, in vari interventi. Si tratta dell'accusa rivolta al centrosinistra di avere peccato nell'ordine che preferite - di illuminismo, elitismo, paternalismo, congiuntamente alla sopravvalutazione del tema della legalit e del suo impatto sull'elettorato di centrodestra, tema non vicino alla sensibilit dei cittadini di questa regione. Due affermazioni testuali piuttosto impegnative, ci sembra, incoronate dalla critica alla mancanza di chiarezza ed efficacia del messaggio: si detto, continuando nel linguaggio di marketing, che mancava la proposta Killer, sostituita da una scrittura troppo complessa. L'intervento volutamente iperpolemico di Ferlini, non ha mancato comunque di ribadire il concetto: questa volta l'accusa al centrosinistra si sviluppata nelle varianti di moralismo, giustizialismo, formalismo con la giunta di pulsioni educative nei confronti di un elettorato presso il quale l'opinione prevalente che, in Lombardia, non si vive poi cos male. Un elettorato che compie scelte emotive e comunque recepisce le proposte del centrosinistra come elitarie. Ci parso curioso che tutte queste opinioni non abbiano incontrato non si dice opposizione, ma neppure risposta: come d'altronde si ricordata solo fuggevolmente la storia della giunta regionale precedente e dei perch della sua caduta anzitempo. E abbiamo trovato - diciamo discutibile?- la conseguenza logica che la legalit, in Lombardia e nel paese, sia elitaria; e stupefacente che si dichiari senza troppi giri di parole che per vincere si dovevano adeguare le proposte alla sensibilit di quel certo elettorato, utilizzando linguaggio e proposte semplificati, emotivi, irrazionali. La sera del 13, Umberto Ambrosoli ha fortunatamente ribadito che etica e legalit restano, per difficili e indigeste che siano, i motivi ispiratori. Il problema sar semmai di far divenire la legalit interesse anche di certi gruppi ... di interesse: ma non attraverso narrazioni incantatrici, che lascino le situazioni (e l'elettorato) che trovano. I contenuti autoeducativi della democrazia e della comunicazione- che viene da messa in comune, o no?! - non sono eludibili, ci permettiamo di continuare a pensare... Altrimenti avranno ragione quelli che delirano sulla fine della differenza tra destra e sinistra.
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www.arcipelagomilano.org in linea, ma ne ero ben felice perch il mio non essere in linea mi faceva uscire da vecchi schemi, e per mia capacit intellettuale ho capito i cambiamenti che la societ ti imponeva e ti impone, sono in continua evoluzione, quindi o tu sei capace di coglierli, vivendoli, oppure se non sei capace di stare al passo, ti poni una trincea davanti a te, o ancora peggio, per opportunismo fai finta di non vederli. Credo che l'ultima ipotesi abbia prevalso su tutto il nostro possibile cambiamento, i nostri dirigenti politici incancreniti alle sedie di Montecitorio sono vecchi della politica, non hanno visto oltre, hanno dimostrato di essere miopi, ma sopratutto quello che mi ferisce - e avrei giurato il contrario e me ne sono fatta una ragione - sono anche incapaci: quindi non hanno colto (o non hanno voluto) cogliere i cambiamenti della societ civile. La politica non si fa pensando di essere meglio e criticando gli altri e basta. Le idee vanno applicate fortemente con il buon senso e anche con caparbiet affidandosi a tutti coloro che si dedicano con tenacia, intelligenza e onest, aprendo s le porte ad altri, ma quando scopri che non sono ragionevoli, per cortesia urliamolo con la nostra forza che non vanno bene. A te e altri come te un grande augurio per continuare a battagliare su temi comuni quali il lavoro, la vita che conducono le donne, le pensioni (sperando di tornare indietro a 60 anni), la disparit economica, l'ingiustizia, i servizi e tanto ancora. E mi chiedo inoltre: ma da quaranta anni (ne ho 53) possibile che chi aveva il dovere di vigilare in parlamento, ne esce impunito?
MUSICA
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www.arcipelagomilano.org creare un centro studi e ricerca dedicato a Leonardo, alle sue invenzioni e alla sua attivit, con risultati sorprendenti sia sul fronte delle esposizioni, sia su quello della divulgazione. Leonardo3 (L3) parte di un progetto pi ampio, di un innovativo centro di ricerca la cui missione quella di studiare, interpretare e rendere fruibili al grande pubblico i beni culturali, impiegando metodologie e tecnologie allavanguardia. Sia i laboratori di ricerca sia tutte le produzioni L3 (modelli fisici e tridimensionali, libri, supporti multimediali, documentari, mostre e musei) sono dedicati allopera di Leonardo da Vinci. E i risultati sono stati straordinari: L3 ha realizzato il primo prototipo funzionante al mondo dellAutomobile di Leonardo, hanno ricostruito il Grande Nibbio e la Clavi-Viola, il primo modello fisico della Bombarda Multipla, il primo vero modello del Pipistrello Meccanico, il Leone Meccanico e il Cavaliere Robot, oltre a interpretazioni virtuali e fisiche inedite di innumerevoli altre macchine del genio vinciano. Non solo macchine per. Fondamentali per la riscoperta e la creazione dei prototipi sono stati i tanti codici leonardeschi, tra cui il famoso Codice Atlantico interamente digitalizzato, cos come il Codice del Volo, presentato in Alta Definizione, in cui ogni singolo elemento interattivo. E queste tecnologie diventeranno, in futuro, sempre pi utili per studiare manoscritti antichi e fragilissimi, come i diversi Codici e taccuini, gi molto rovinati dallusura e dal passare dei secoli. Una mostra che divertir grandi e bambini, che potranno toccare con mano le macchine e i modellini ricostruiti, testarsi sui touch screen per comporre, sezionare o vedere nel dettaglio, tramite le ricostruzioni 3D, i vari pezzi delle macchine di Leonardo, far suonare la Clavi-Viola e costruire, davvero, un mini ponte autoportante. Una delle ultime sezioni poi dedicata ai dipinti di Leonardo, su tutti la famosa Ultima Cena. Una ricostruzione digitale e una prospettica permettono di ricostruirne strutture e ambienti, di capirne perch Leonardo sbagli di proposito la prospettiva e di approfondire alcuni dettagli. I modelli sono stati costruiti rispettando rigidamente il progetto originale di Leonardo contenuto nei manoscritti composti da migliaia di pagine, appunti e disegni. Il visitatore avr anche la possibilit di leggere i testi di Leonardo invertendo la sua tipica modalit di scrittura inversa (da destra a sinistra). L3 si gi fatto conoscere nel mondo, le mostre sono state visitate da centinaia di migliaia di persone in citt e Paesi come Torino, Livorno, Vigevano, Tokyo, Chicago, New York, Philadelphia, Qatar, Arabia Saudita e Brasile. Occasione imperdibile. Leonardo3 Il Mondo di Leonardo -piazza della Scala, ingresso Galleria Vittorio Emanuele II, fino al 31 luglio, orari: tutti i giorni dalle ore 10:00 alle ore 23:00, biglietti: 12 intero, 11 studenti e riduzioni, 10 gruppi, 9 bambini e ragazzi, 6 gruppi scolastici.
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www.arcipelagomilano.org anni, tornano a essere esposte insieme per ricreare una delle epoche doro della pittura europea. Modigliani, Soutine e gli artisti maledetti - Palazzo Reale, fino all8 settembre 2013 - Orari: Luned: 1430 - 19.30. Dal marted alla domenica: 9.30-19.30. Gioved e sabato: 9.30-22.30 - Costo: Intero 9 euro, ridotto 7,50 euro.
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www.arcipelagomilano.org dellarea di SantEustorgio, senza tralasciare quartieri residenziali e nobiliari. Ma siamo in un momento di transizione, in cui accanto allaffermarsi del Cristianesimo come culto sempre pi importante, persistono ancora diverse religioni nellimpero costantiniano, che ci sono note mediante luso di iconografie pagane in oggetti darte di destinazione uffici ale o privata, e che spesso si mescolano ai simboli e alle immagini cristiane. Oltre ad approfondire la figura di Costantino e della sua famiglia, ampio spazio dato anche a tre istituzioni importanti per la vita pubblica romana: lesercito, la chiesa e la corte imperiale. Cos grandi ritratti ufficiali, monete, medaglie e oggetti quotidiani documentano il nuovo aspetto pubblico e sempre pi presente dellimperatore, della corte, dei grandi funzionari, dellesercito, della Chiesa e dei suoi vescovi, fino ad Ambrogio. Oggetti preziosi e di lusso che testimoniano, con le loro figurazioni, il passaggio graduale che il Cristianesimo compie allinterno della societ, da devozione lecita ma privata a una dimensione pubblica e ufficiale, per arrivare infine a essere lunica religione dellImpero. Gemme e cammei, argenterie, gioielli in oro e fibule auree consentiranno di tracciare un quadro dello splendore che caratterizzava la vita della corte e la nuova devozione verso la Chiesa. Chiude la mostra una grande sezione dedicata a Elena, madre di Costantino, santa e imperatrice. Fu proprio Elena che si rec in Terra Santa e trov, secondo la tradizione, dopo averla riconosciuta, la Vera Croce di Cristo, riportandola in Europa e inserendo nella corona imperiale del figlio uno dei Sacri Chiodi, come protezione e dichiarazione ufficiale della nuova, vera Fede. Imperdibile la bellissima Sant Elena di Cima da Conegliano, proveniente dalla National Gallery di Washington, 1495 c. Sulla conversione di Costantino si scritto molto: fu frutto di una decisione presa per convenienza o il suo spirito era sincero? Il battesimo in punto di morte, il celebre sogno, avvenuto la notte prima della Battaglia di Ponte Milvio, nel 312, in cui si preparava a combattere il suo nemico Massenzio, sono storie ben note. Quel che certo che, da quel momento, inizia a diffondersi liconografia del Krismon, le due iniziali greche di Cristo incrociate tra loro, dapprima sugli scudi dellesercito di Costantino, poi su monili e gioielli, per approdare infine in tutto lImpero. Si diffonde a simbolo di unepoca intera il signum crucis di Costantino. Costantino 313 d.C. Palazzo Reale, fino al 24 marzo 2013 orari: lun 14.30 19.30 mar, mer, ven, dom: 9.30 19.30 giov, sab: 9.30 22.30 ingresso: intero euro 9,00 ridotto euro 7,50 10.00 19.00. Chiuso il marted.
LIBRI questa rubrica a cura di Marilena Poletti Pasero rubriche@arcipelagomilano.org Philip k. Dick Il cerchio del robot
Fanucci editore, roma, 2013 Pp. 295, euro 17,00
Molti scrittori devono corteggiare la morte per diventare famosi. il caso di Philip K. Dick. In vita non ha mai ottenuto lapprezzamento della critica riconosciuto dopo la sua scomparsa, avvenuta a soli 53 anni. Solo allora stato annoverato tra gli autori di culto, grazie anche agli adattamenti cinematografici dei suoi romanzi, come Blade Runner, Minority Report e Total Recall. Ma Philip K. Dick non solo lautore degli i ndimenticabili libri di fantascienza, in cui emerge il suo spiccato talento visionario, e la costruzione di mondi paralleli che si avvale di una architettura sofisticata su cui si sviluppano meditazioni sul senso dellesistenza e la libert dellin-dividuo. Dick, di fronte ai grandi interrogativi delluomo, che febbrilmente lo sconvolgono, si cimenta con opere non di fantascienza, ai tempi scartate dagli editori. Nel 1956, il giovane autore scrive un romanzo di vita contemporanea ambientato a San Francisco. Un inedito che oggi giunge in Italia, senza tagli, grazie alla nota casa editrice Fanucci, con una bella introduzione redatta dal critico Carlo Pagetti, professore dellUniversit Statale di Milano. Il cerchio del robot il ritratto di una coppia in crisi costretta a confrontarsi con le proprie fragilit, sullo sfondo di una California, come Dick se la ricorda da bambino. I protagonisti sono uno speaker radiofonico di nome Jim Briskin e la moglie Pat. Il loro matrimonio stato un errore. In particolare, lo scoprire che Jim non potesse avere figli traumatico per Pat, che sfoga i suoi istinti materni ed erotici con Art, un ragazzo molto pi giovane di lei. Jim non da meno e istaura una relazione con la moglie di Art. Rachel minorenne e aspetta un figlio dal marito. Ma Jim non si scoraggia, anzi disposto a fuggire con lei e ad adottare il bambino. La ricerca di nuove emozioni per evadere da se stessi fallace e genera solo brevi momenti di appagamento per finire in uninevitabile sconfitta. Dick descrive il rapporto tra persone profondamente insoddisfatte, di due generazioni diverse, che costruiscono nuove relazioni sulla reciproca seduzione. Ed emerge una maturit che appare pi carismatica di quello che in realt agli occhi di ragazzi inesperti e una giovent caratterizzata dal vigore, ma anche dalla superficialit e dalla leggerezza. Al culmine dello scambio trasgressivo di esperienze umane, in cui i personaggi si rendono conto dellinadeguatezza del loro linguaggio, cos come dellincapacit di rendere a parole la profondit dei loro desideri, esplode la consapevolezza di aver perso tutto, per avere ancora meno. La sola via di redenzione quella del ritorno a casa, ma non priva di ostacoli, perch ognuno pagher lo scotto dellevasione da una societ ancora fortemente repressiva. Il goffo tentativo del suicidio di Pat imbratta di rosso le pagine del romanzo, in contrasto con le tenebre che avvolgono la citt notturna e il dramma oscuro di ogni uomo che si trova solo con se stesso. Un tema attuale in cui noi e i personaggi dickiani, per sopravvivere, ci aggrappiamo alla speranza per ritrovare le
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Mercoled 20 marzo alle ore 18 verr presentato presso Palazzo Sormani il libro di Matteo Collura, Sicilia - La Fabbrica Del Mito, edito da
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cumento del loro minaccioso esperimento di societ femminile verr distrutto. Le "pericolose donne" verranno ricondotte nuovamente sotto il giogo della santa obbedienza... Forse. Con intelligenza, ironia, freschezza e profondit, questo spettacolo, d nuova voce alla problematica (spesso trascurata) della condizione femminile attraverso i secoli; celabra il pensiero critico come forma di affermazione di dignit personale, esalta la cultura come strumento di libert capace di oltrepassare qual-
siasi barriera: sia essa una grata di ferro, un velo nero o una cortina di pregiudizi e discriminazione sessuale. Ammirevole inoltre l'indubbia capacit artistica di questa giovane attrice, che riesce a coinvolgere il pubblico incessantemente per 90 minuti di monologo, suscitando emozioni eterogenee, sorrisi e riflessioni. Attraverso la voce di Marta Cuscun prendono vita personaggi "reali", credibili, divertenti per quanto "impegnativi", appartenenti a entrambi gli universi maschile e femminile, rappresentanti di sistemi di
valori contrapposti, di pregiudizi fossilizzati e, dalla parte opposta, di un desiderio di libert destinato a prevalere grazie all'intelligenza, alla forza, alla femminilit in tutte le sue possibili declinazioni. Chiara di Paola Teatro Verdi 15- 24 www.teatrodelburatto.it marzo,
Amour
di Michael Haneke [Francia, Austria e Germania, 2012, 105'] con Emmanuelle Riva, Jean-Louis Trintignant
Spegni, chiede Anne (Emmanuelle Riva, bellissima) al marito Georges (Jean-Louis Trintignant, eccezionale), invitandolo a interrompere Alexandre Tharaud che interpreta Schubert. Loro, Anne e Georges, sono insegnanti di musica in pensione e si godono una vecchiaia semplice, ricca di interessi. Condividono un rapporto resistente, ancora frizzante, a fronte dei molti anni trascorsi luno accanto allaltra. questo il dolce della melodia scritta e diretta da Michael Haneke con Amour [Francia, Austria e Germania, 2012, 105']. Ma quel buon sapore racchiuso nel titolo del film diventa sempre pi brusco a causa del tempo che scorre inesorabile. Lo scorrere costante, cadenzato, prevedibile, ma ogni singolo e minuscolo istante che racchiude in s, e che gli d forma, pu essere fulmineo. Come quel primo segnale di caducit che, allimprovviso, colpisce Anne accompagnandola lentamente verso lictus. Dapprima claudica, sfiorata dalla malattia, poi, aggravandosi, rimane paralizzata e incapace di parlare. Da qui la dedizione di Georges per la moglie: la assiste con delicatezza spesso tollerando momenti insopportabili, onorando appunto quel sentimento damore che da sempre li abbraccia. Haneke porta la telecamera e noi - allinterno della loro abitazione, senza mai uscirne, e riesce a creare uno sguardo che non mostra ma fa sentire. Questa la bravura del regista: racconta lamore e la vecchiaia che corrono legati verso la fine, i corpi che lentamente si straziano e subiscono le intemperie della vita, le parole che non riescono pi a esser pronunciate. Ma non ci sono ospedali, non ci sono corsie, niente grida di dolore. Tutto delicato, semplice come il rapporto dei due amanti.
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www.arcipelagomilano.org A volergli dare unimmagine, Amour sarebbe una melodia. Una sinfonia leggera composta da due note inseparabili: Anne e Georges. La musica che sentiamo nel film, per, ogni volta che parte viene interrotta prima della sua fine. Linterruzione brusca, s, soprattutto quanto tocca una melodia cos orecchiabile, ma sicuramente un gesto damore o almeno il rispetto a una richiesta fatta con il cuore: Spegni. Paolo Schipani Amour stato premiato con la Palma doro al Festival di Cannes nel 2012, con il Premio Oscar al Miglior film straniero e il Golden Globes al Miglior film straniero nel 2013.
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