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numero 19 anno V 22 maggio 2013


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Luca Beltrami Gadola MILANO AL TEMPO DI CROZZA DELLE MERAVIGLIE Giuseppe Vasta LURBANISTICA DEI NON-URBANISTI NON IL MEGLIO Valentina Magri QATAR: LA PORTA NUOVA DEGLI INVESTIMENTI Giorgio Ragazzi STIPENDI DEI CONSIGLIERI: TU QUOQUE PD? Giovanni Cominelli LA CRISI DEL PD. MORIRE RIFLETTENDO Damiano Di Simine LASTINENZA DA AUTOMOBILE SOLO UN MITO ? Valentino Ballabio CENTRALISMO REGIONALE, AVANTI TUTTA: SUPER ALER E NON SOLO Edoardo Ugolini LA GERMANIA E I NOSTRI CONSUMI: UNA POLITICA PERSONALE Rita Bramante MILANO CITT SANA: UNA CULTURA DEL VIVERE Riccardo Lo Schiavo ENRICO LETTA, IL TACCHINO FREDDO Franco DAlfonso DALLA GIUNTA CON AMORE/DOLORE Luciano Balbo LA CRISI DEL PD. RIBADIAMO VIDEO SORU & BOERI: UN APP PER LA POLITICA suggerimento musicale PISSER DEBOUT Canta Giedr

rubriche di attualit MUSICA a cura di Paolo Viola ARTE a cura di Virginia Colombo LIBRI a cura di Marilena Poletti Pasero CINEMA Marco Santarpia e Paolo Schipani SIPARIO Emanuele Aldrovandi e Domenico Muscianisi

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MILANO AL TEMPO DI CROZZA DELLE MERAVIGLIE Luca Beltrami Gadola


Anche Milano entrata prepotentemente nel Paese delle meraviglie di Crozza e ci entrata alla grande con i suoi grattacieli, la sua scombinata edilizia, lExpo col suo misterioso dopo expo e i canali navigabili: i tormentoni milanesi. Vale la pena di rifletterci. Le maschere, i personaggi o gli argomenti nelle trasmissioni di Crozza si dividono in due grandi ambiti: uno quello che riguarda il mondo politico che non ama, la destra, laltro quello che riguarda il mondo che ama, la sinistra. Nel caso della destra non vi scampo, le sue maschere sono personaggi inesorabilmente immutabili nella loro pochezza o nella loro scellerataggine, o icone del mondo berlusconiano: Briatore e gli chefs. Per la sinistra il gioco pi sottile: castigat ridendo mores sembra il suo intento. Il disperato tentativo di trattenere la sinistra dal ciglio del baratro della sua dissoluzione. Un tema ricorre sempre: lincapacit di questa parte della classe politica a capire e ascoltare la gente, di interpretarne le aspirazioni, i desideri, le attese e le pulsioni e negare nei fatti, mentendo nelle parole, la possibilit di partecipazione. Per la destra questo non un problema, le attese di quegli elettori non ci vuol molto a capirle: o rientrano nella sfera dellegoismo pi becero o in quello della fiducia cieca nel supremo condottiero che sa dove sta il bene del suo popolo. La sinistra, avendo a che fare con una base tuttaltro che duttile e tuttaltro che priva di idee - ormai in grado di esprimerle e di farne patrimonio comune attraverso i social networkha bisogno di trovare un consenso molto difficile da ottenere, eppure la via pi facile e percorribile ha un nome: partecipazione. Maledetta parola! Promessa, menzogna, incubo di chi governa e di tutta la sua burocrazia, sembra fatta apposta per scombinare le carte del potere ma questa anche una delle sue funzioni. Ma anche fatica e pazienza da entrambe le parti: da parte di chi partecipa e di chi partecipato. Daltro canto se la partecipazione uno dei fondamenti della democrazia, ne condivide la premessa: unincrollabile pazienza. Chi non ama la partecipazione, pur dicendo di amarla, laccusa di causare lentezza dei processi decisionali: non vero. Il tempo impiegato a sviluppare meccanismi di partecipazione si risparmia nel processo deliberativo/attuativo perch non se ne interrompe la continuit a patto che gli strumenti attraverso i quali la si attua rientrino nel normale costume amministrativo e politico. Inventarla ogni volta questo s che fa perdere tempo. Daltra parte, o siamo convinti che esista un sapere diffuso e collettivo che non solo va utilizzato ma evita anche errori e qualche volta linutile avvio di costose ricerche, o tanto vale dimenticare la parola partecipazione ma sopratutto non prometterla mai. Chi chiedeva di essere ascoltato al momento di varare CityLife, temendo una futura contrazione del mercato, aveva torto? Chi andava dicendo che il dopo expo era un tema decisivo perch la citt facesse coralmente suo questo evento, aveva torto e avr soprattutto torto? Chi va dicendo che necessario un ulteriore ripensamento sui futuri canali pi o meno navigabili deve raccogliere firme per avere un minimo di udienza ufficiale? Chi lamenta una chiusura alle proposte legate sempre a Expo e a fuori expo, deve rassegnarsi a essere ignorato? Perch lurbanistica viene gestita come un arcipelago di cerchi magici? E cos elencando. Per finire, perch non si adotta un meccanismo di partecipazione vero, il che non vuol dire sancire nello Statuto comunale norme che ammettono lintervento dei cittadini, invece di avviare procedure che stimolino i cittadini stessi a partecipare? Dobbiamo aspettare che Crozza chieda alla sua platea di rispondere in coro su questi interrogativi?

LURBANISTICA DEI NON-URBANISTI NON IL MEGLIO Giuseppe Vasta


Interessante il resoconto di Paolo Viola sul dibattito avvenuto alla Sala Buzzati sull'urbanistica. Interessante poi che ne abbiano parlato giornalisti, avvocati, filosofi ed economisti che si "sentono" urbanisti (senza peraltro esserlo), ma neanche un urbanista: segno di una certa sfiducia nella professione, che d da pensare. Dunque, l'idea che la bellezza delle citt sia impedita da norme e piani imposti in modo illiberale, senza i quali tutto funzionerebbe meglio. Ipotesi semplice e suggestiva, ma quanto fondata? Se andiamo a vedere le bellissime citt del passato, romane, medievali, rinascimentali, forse a quei tempi non c'erano magistrati edili (lo si studia alle medie), norme sui reflui o contro gli incendi, per non parlare delle forme di governo ben pi autoritarie (che infatti garantivano una certa snellezza attuativa, perlomeno)? Forse che il dibattito, il confronto, la competizione fra i diversi soggetti non era serrato, cos come la ricerca del consenso? Ma per passare in et moderna, forse le parti di Milano costruite alla fine dell'Ottocento all'esterno degli allora perimetri amministrativi, e quindi all'esterno del Piano Beruto, sono forse meglio di quelle costruite all'interno? (non direi proprio). E forse all'estero, in nazioni pi liberali, non ci sono piani urbanistici? In Gran Bretagna lo ius edificandi molto meno tutelato che da noi (per non parlare di Francia e Germania), e non a caso la campagna in tante parti si mantenuta bella. Anche negli stessi Stati Uniti (molto differenti peraltro nei luoghi e nei tempi, non si pu dare una valutazione unica), la libert totale non c'. E anche Von Hayek in "The Road to Serfdom" nel teorizzare lo stato minimo riconosce che fra le sue funzioni ineliminabili - assieme alla difesa militare e al battere moneta - ci sia quella di "decidere dove passano le strade" (e quindi di conseguenza l'edificazione). Ma immaginiamo pure che tutta questa esperienza storica mondiale sia sbagliata, e che stiamo inventando qualcosa di completamente nuovo. Davvero non conosciamo parti del territorio costruite senza regole? Le aree fra Gallarate e Busto prima delle Legge-ponte, ad esempio. O la piana fra Napoli e Caserta. Sono forse belle? Ma lo sapete che gli studenti di architettura te-

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deschi vengono a Milano con i professori per studiare un caso di citt realizzata "senza piano"? Quella che viene percepita negativamente all'estero (ad esempio dagli operatori immobiliari stranieri) non affatto l'eccessivo peso dei regolamenti, ma al contrario l'eccessiva anarchia, le regole incerte, in continuo cambiamento, irragionevoli, piegate agli interessi particolari. Mentre sulla libert nei cambi di destinazione d'uso e sull'eliminazione degli standard, forse qualcuno dovrebbe avvisare certi professori che questo gi avvenuto con due leggi regionali del 2001 e del 2005 (giusto una decina d'anni fa - certo non tutte le realt amministrative l'hanno colto). Insomma, nulla sembra provare che eliminando tutte le norme spunterebbe di colpo la bellezza. Ma forse

per questo che gli urbanisti non vengono invitati a questi dibattiti, sono noiosi, ricordano che i problemi sono difficili da risolvere, che ci vuole fatica. Mentre come pi piacevole sentirsi dire che tutto facile, che basta un colpo di bacchetta magica! Siamo pur sempre quelli del paese dei balocchi... Bizzarro per questo coinvolgimento del Corriere nella battaglia per la liberalizzazione dell'urbanistica. Oltre all'articolo di Pierluigi Battista del 9 aprile, ricordo un bizzarro parallelo con la letteratura di Richard Sennet il 13 aprile, addirittura in prima pagina (bizzarro perch era proprio la letteratura a non essere compresa). Ora questo dibattito, e di nuovo (19 maggio) la proposta di liberalizzare i cambi d'uso "per rilanciare l'edilizia". Sar forse un'osservazio-

ne maligna, ma c'entrer magari la necessit di sanare i bilanci Rcs con qualche valorizzazione immobiliare? Come diceva A., a pensare male si fa peccato ma spesso ci si azzecca. Per finire, bizzarra anche l'idea della "pacificazione". un termine non bello, che spesso ricorda troppo il desiderio dei vincitori o di chi comunque arrivato a una posizione di potere di non avere gente intorno che dia fastidio. Per "pacificare" poi bisogna essere prima essere stati in guerra, cosa che non mi sembra sia avvenuta. C' invece (e ci sar sempre) competizione, concorrenza e confronto (anche duro) sull'uso di una risorsa scarsa quale il suolo. Ma da questo confronto e da questa competizione che nel passato nata anche la bellezza.

QATAR: LA PORTA NUOVA DEGLI INVESTIMENTI Valentina Magri


Lo sceicco Hamad bin Khalifa AlThani un uomo di parola. Nellaprile 2012, aveva assicurato allallora premier Mario Monti che il Qatar avrebbe investito in Italia. Da allora, si sono susseguite, nellordine: acquisto di quattro alberghi in Costa Smeralda per 650 milioni di euro da Tom Barrack, dellhotel Four Seasons di Firenze per 150 milioni di euro dagli imprenditori fiorentini Corrado e Marcello Fratini e del Grand Hotel Baglioni ancora a Firenze. Ora gli investimenti del fondo sovrano del Qatar si dirigono a Milano. Gioved 16 maggio il fondo sovrano Qatar Holding (Qh) ha confermato la sua entrata nello sviluppo immobiliare di Porta Nuova, uno dei maggiori progetti di riqualificazione a livello europeo, che include edifici firmati da archistar del calibro di Stefano Boeri e Cesar Pelli. Il fondo Qh entra nella squadra di investitori grazie a una collaborazione con la Cdp (Cassa depositi e prestiti), cui ha fatto seguito una partnership strategica Hines Italia Sgr, societ di gestione del risparmio capofila di Porta Nuova, come annunciano le due societ in una nota congiunta. Ma chi sono le societ coinvolte nelloperazione? Il fondo sovrano Qh, nato nel 2006, stato fondato dalla Qatar Investment Autorithy (Qia), di cui costituisce il braccio operativo e che lo controlla al 100%. Il compito del fondo quello di gestire nel modo pi profittevole e diversificato ossia: in diversi settori - la ricchezza della famiglia reale, derivante dal petrolio. Il fondo Qh ha partecipazioni in imprese operanti in svariati settori, tra cui: Porsche, Eni, i resort della Costa Smeralda, Barclays plc, London Stock Exchange, il gruppo Credit Suisse. Investimenti che hanno fruttato al fondo Qh un avanzo di bilancio di quasi 20 miliardi di euro nel secondo trimestre dellanno fiscale 2012-2013, equivalente al 54% del Pil del periodo. Ogni anno, il fondo Qh investe 20-30 miliardi in tutto il mondo in partecipazioni societarie. A capo del fondo sovrano, il quarantenne Ahmad Al-Sayed, che in unintervista al "Sole 24 Ore" del 26 febbraio scorso ha espresso lintenzione di investire in Italia, in virt del fatto che nonostante tutto, il Belpaese ha dei buoni fondamentali e vanta dei marchi internazionali. E linteresse del fondo Qh per lItalia non si ferma qui. Secondo indiscrezioni trapelate il 18 maggio, allesame degli analisti del gruppo di Doha, affiancati dal Fondo Strategico della Cassa depositi e prestiti, ci sarebbe un nuovo investimento nel gruppo Versace. A facilitare gli investimenti del fondo sovrano Qh in Italia stata anche una joint venture con la Cdp (Cassa depositi e prestiti) tramite il Fsi (Fondo Strategico Italiano Spa), la holding guidata da Maurizio Tamagnini e controllata dalla Cdp. La joint venture Fsi-Fondo Qh, chiamata IQ Made in Italy Venture, nata per investire nel made in Italy nei settori: alimentare e distribuzione alimentare, moda e lusso, arredamento e design; turismo, stile di vita e tempo libero. Hines Italia Sgr la filiale italiana della multinazionale americana Hines, presieduta da Jeff Hines, che ne anche amministratore delegato, mentre capo della filiale italiana c Manfredi Catella. Entrambi gli Ad esprimono soddisfazione per loperazione al "Sole 24 Ore": un investimento nel futuro dellItalia, che ha nel suo territorio la risorsa pi importante. Hines Italia Sgr gestisce i tre fondi immobiliari proprietari dello sviluppo di Porta Nuova, di cui il fondo sovrano Qatar Holding detiene una quota minoritaria, pari al 40%, mentre il restante 60% saldamente in mano a una cordata di banche: Intesa Sanpaolo, Unicredit, Hypothekenbank Frankfurt, Bpm e Mps. Loperazione di finanziamento da parte del fondo Qh avverr tramite un aumento di capitale, il cui controvalore non stato reso noto. Per farsi unidea, basti sapere che il valore di mercato della riqualificazione di Porta Nuova di circa 2 miliardi di euro. Tra le ipotesi che circolano sui motivi della vendita del 40% dei tre fondi immobiliari al fondo Qh, c il crollo del settore immobiliare in Italia: secondo il Rapporto Immobiliare 2013 stilato da Agenzie delle Entrate e Associazione banche italiane (Abi) e presentato a Roma il 14 maggio, il mercato ai minimi dal 1985: nel 2012, le compravendite sono calate del 27,5% rispetto al

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www.arcipelagomilano.org 2011 (150mila in meno), complici il calo dei mutui erogati, dei consumi reali e la crescente tassazione sugli immobili. Un mercato che ha toccato il fondo. Baster un fondo (del Qatar) ad aiutarne la risalita? Ai posteri lardua sentenza. Si ringrazia il dottor Nicola Bratti per la consulenza su tematiche finanziarie

STIPENDI DEI CONSIGLIERI: TU QUOQUE PD? Giorgio Ragazzi


In Regione Lombardia stanno preparando una nuova legge con cui i consiglieri si stabiliranno le loro remunerazioni. Sembra che la proposta bipartisan sia di ridurre lindennit di carica da 8.500 a 6.500 (lordi) al mese, ma aumentando il rimborso spese forfettario (netto) da 2.770 a 4.500 al mese: in sostanza, al netto delle imposte vi sarebbe persino un lieve incremento. La manovra, formale riduzione di stipendio compensata con aumenti di indennit, appare ancora unennesima furbata con la quale parlamentari e consiglieri regionali da sempre cercano di mascherare i loro veri redditi, integrandoli anche con i rimborsi spese viaggio, lindennit di fine mandato, lindennit per rinuncia allauto di servizio, i contributi per i gruppi consiliari etc. Stupisce il divario tra un consiglio che dovrebbe essere espressione della volont popolare e la volont popolare espressa dalle urne alle ultime elezioni. possibile che non abbiano capito proprio nulla della rivolta dei cittadini che ha portato anche al trionfo del Movimento 5 stelle? In un paese in crisi, che ha subito pesanti aumenti di imposte e tagli di reddito sino persino alla sospensione dellindicizzazione delle pensioni, la gente indignata per i costi della politica e chiede, pretende, sostanziali riduzioni agli stipendi dei politici. Il PD il partito che ha perso pi voti a favore del Movimento 5 stelle proprio perch non riuscito a farsi interprete di questa indignazione. Ha pesato anche la storia che in passato ha visto il PD sempre in prima linea nellapprovare benefici per partiti e politici. Nelle ultime elezioni hanno cercato di accattivare questo elettorato incavolato parlando della necessit di introdurre maggior moralit nella politica e di ridurne i costi: indicazioni assai generiche che hanno avuto scarsa presa. Ora il PD avrebbe, in Regione, unoccasione unica per rifarsi una verginit e riprendersi parte dellelettorato che ha votato 5 stelle: basterebbe differenziarsi dalla maggioranza, rinunciare a posizioni bipartisan e affermare con risolutezza la necessit di tagliare davvero e senza escamotage la paga dei consiglieri. mai possibile che per qualche migliaia di euro al mese incassate da una trentina di consiglieri il PD si bruci questa occasione straordinaria? Non poi proprio accettabile che ci vengano a dire che, loro, parte dello stipendio lo danno in beneficenza o lo girano al partito. Alla gente non interessa nulla di quello che fanno con i loro soldi. I partiti sono gi ampiamente remunerati e non dovrebbero ricorre al sotterfugio di pretendere soldi dagli eletti, n si pu pretendere di essere pagati in pi per fare beneficienza. Sembra che il Movimento 5 stelle proponga in Regione di contenere lo stipendio a 5.000 euro (lordi) al mese, pi rimborsi spese documentati. Mi pare una proposta ragionevole, che lascia ai consiglieri uno stipendio dignitoso, come pu esserlo quello di un professore universitario (ordinario) o di un primario ospedaliero. In tempi come questi lesempio di sacrifici da parte della classe dirigente essenziale non tanto per il risparmio di spesa quanto soprattutto per la coesione sociale, per evitare che indignazione e tensioni sfocino in comportamenti pericolosi per la societ. Spero davvero che il PD rinsavisca e non deluda nuovamente il suo elettorato potenziale per poche migliaia di euro.

LA CRISI DEL PD. MORIRE RIFLETTENDO Giovanni Cominelli


La causa di fondo della crisi catastrofica del Pd? rimasto indietro di un passo rispetto allevoluzione culturale della sinistra europea. Un po di storia aiuta a capire. La sinistra nata in Inghilterra, allepoca di Ol iver Cromwell, con i Dibattiti di Putney, fine ottobre 1647. una sinistra liberale, che rappresenta con i suoi principi di partecipazione democratica universale limitata dal censo le nuove classi emergenti dalla societ aristocratica. I Girondini e Giacobini della Rivoluzione francese codificano e dispongono in ordine gerarchico tre principi: libert, galit, fraternit. Nel 1848 il Manifesto del Partito Comunista di Karl Marx propone un altro ordine: galit, fraternit, libert. Per realizzare il quale, il proletariato deve conquistare lo Stato con la violenza rivoluzionaria. La dittatura del proletariato taglia alle radici le cause della disuguaglianza, abolendo la propriet privata dei mezzi di produzione e affidando allo Stato la produzione e leconomia. Cos nasce la societ eguale. Su quella prospettiva viene fondata la Prima internazionale a Londra nel 1864. Nei decenni successivi i movimenti operai si divisero: una parte, minoritaria, continu a proporre la conquista violenta dello Stato come la via sacra; i socialdemocratici tedeschi e i laburisti inglesi avanzarono, invece, la teoria e la pratica della conquista parlamentare dello Stato. Dopo la vittoria della Rivoluzione dottobre del 1917, Lenin fonda, nel marzo del 1919, lInternazionale comunista e rilancia la via violenta al potere. Nel 1921 nascono in tutta Europa i partiti comunisti, in Italia il PCdI, poi PCI. Tuttavia, nonostante le divisioni feroci, comunisti e socialisti condividono il punto essenziale: la centralit dello Stato quale soggetto produttivo ed economico e quale falce che pareggia egualitariamente le erbe del prato. Per comunisti e socialisti la centralit delleguaglianza e dello Stato dura fino agli anni 70 del 900. Essa viene intaccata dalla crisi fiscale, dal costo insopportabile del Welfare state - dalla culla alla tomba-, dallincipiente globalizzazione, dallindebolimento degli stati nazionali, dallemergere dellindividualismo di massa e del protagonismo della societ civile. Margaret Tha-

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www.arcipelagomilano.org tcher nel 1979 e Ronald Reagan nel 1980 sono il motore ideologico della svolta antistatalista, declinata secondo moduli neo-liberali di durezza ottocentesca. Nella sinistra questo cambio di paradigma culturale e antropologico provoc effetti diversi. I laburisti inglesi, i socialdemocratici tedeschi e scandinavi avviarono una revisione in direzione del primato della libert e della Welfare society, mentre il sistema degli stati comunisti cadde in frantumi. Nel frattempo il PCI, che pure aveva accettato la via pacifica socialdemocratica alla conquista dello Stato, continu a mantenere lidea dello Stato come redistributore della ricchezza e come agente principale di eguaglianza sociale. Lattuale PD da comunista diventato vetero - socialdemocratico. Lo Stato la sua base elettorale: pubblica amministrazione, dipendenti pubblici, pensionati. La confluenza nel PD della sinistra democristiana non ha modificato questo indirizzo, provenendo essa dallo statalismo cattolico fanfaniano - dossettiano. Cos, nonostante il precedente vorticoso cambio di sigle - PCI, PCIPDS, PDS, DS - il PD bloccato sugli anni 70. Perci continua a soccombere persino di fronte al neo-liberalismo sgangherato di Berlusconi. Rimettere la persona libera e responsabile al centro delle politiche - la libert eguale! - sarebbe il socialismo liberale alleuropea. Ma il PD ancora fermo al vecchio bivio libert/eguaglianza come lasino di Buridano. E, proprio come il suddetto asino, morto.

LASTINENZA DA AUTOMOBILE SOLO UN MITO? Damiano Di Simine*


Ci vuole una bella faccia tosta per dire che ora di uscire dalla civilt dell'automobile di propriet o che bisogna iniziare a immaginare e a perseguire un modello di citt senz'auto, alla luce delle considerazioni, vere ma parziali, svolte da Marco Ponti nel suo articolo [ArcipelagoMilano, 15 maggio 2013]. E per viviamo un'epoca storica in cui la faccia tosta bisogna averla. Bisogna uscire da quel tunnel, da quella immane forma di dipendenza sociale e mentale (tengo auto, dunque sono!) che fa s che alle 18.01 di una stupenda domenica senz'auto migliaia di guidatori di SUV si riversino nelle strade milanesi come i fumatori fuori dall'ufficio alla pausa caff. Senza trascurare il fatto che l'intero ciclo economico da cui stiamo uscendo dolorosamente stato il ciclo dell'automobile di massa. L'automobile di massa, la sua produzione, la mutata percezione delle distanze che ha sovvertito le regole non scritte della rendita urbana (che ha reso possibile lo sprawl urbano e la delocalizzazione dei siti produttivi: l'economia del mattone selvaggio) ha generato e distribuito ricchezza di cui tutti in varia misura abbiamo beneficiato. Ha prodotto anche debito, pubblico e privato, quando al crepuscolo di quella fase di sviluppo, gli Stati (non solo l'Italia) e le banche hanno sviluppato politiche di accanimento terapeutico per mantenere in vigore artificialmente un ciclo gi declinante, attingendo dalle proprie casse per inventarsi forme di surrettizio sostegno a una domanda ormai satura, dagli incentivi per la rottamazione dei veicoli a quelli per costruire capannoni vuoti. Ma quel ciclo finito, e dobbiamo chiederci se ripartir con la ripresa delle stesse forme di consumo che si sono affermate per tutta le seconda met del XX secolo, riproponendone le medesime contraddizioni. Oppure secondo nuove traiettorie. La rete promotrice dalla manifestazione di sabato 4 maggio ha la faccia tosta di definirsi 'Mobilit Nuova': una sigla ambiziosa, che sottintende un cambio di modello sufficientemente radicale da tracciare una nuova traiettoria. Gli avvertimenti di Ponti sono dunque utili a leggere le irrazionalit del presente, ma sono superati da questa visione. vero, gli automobilisti sono ottimi contribuenti, con una fiscalit che, ci ricorda Ponti, genera un'entrata allo Stato per diverse decine di miliardi. Ma a quale costo economico e sociale? Il possesso e la gestione del parco auto costa a una famiglia media (1,5 automobili/famiglia: pi automobili che figli) una cifra che si avvicina ai 10.000 euro/anno (al netto dei costi di rimessaggio, visto che in Italia quasi ovunque sono i comuni a concedere l'uso gratuito di spazi pubblici per lo stazionamento dei veicoli dei residenti, per un controvalore non riscosso di svariati miliardi) e che pertanto costituisce la prima voce di spesa delle famiglie, superando di gran lunga le spese per l'alimentazione e pure quelle per la casa. Questa somma, moltiplicata per il numero di famiglie, fa circa 250 miliardi come spesa nazionale dedicata alla sola mobilit individuale e proprietaria. Il fatto che da questa spesa si cavi un enorme beneficio fiscale sufficiente a renderla ragionevole? Aggiungo poi che da capire quanto di questa entrata resti e quanto invece torni direttamente agli automobilisti, per coprire il costo di realizzazione e gestione di una rete stradale sovradimensionata, per pagare i corpi di polizia chiamati a presidiare il codice della strada, e soprattutto per i costi sanitari connessi all'abuso dell'auto. Costi che solo in parte sono quelli legati alle patologie da smog, dal momento che ospedali, reparti di pronto soccorso e riabilitazione sono intasati di feriti da traumi stradali, e che invece le lungo degenze sono alimentate dalle patologie degenerative da sedentariet, vero male della nostra epoca a cui la mobilit automobilistica concorre in modo determinante. Queste enormit sono sufficienti a giustificare l'inefficienza nell'uso dei sussidi al trasporto pubblico? Assolutamente no, una ventata di innovazione e di vera competizione necessaria da tempo in questo settore, ed su questo argomento che le tesi di Ponti sono assai pertinenti, visto che un autobus che viaggia vuoto pi inefficiente della peggiore auto: ma il problema non che si spenda troppo, bens che si spenda in modo non qualificato in rapporto al bisogno. Inaccettabile per anche la tesi opposta, e cio che la mobilit privata sia un modello di efficienza nella spesa. I 250 miliardi 'immobilizzati' dalle famiglie per la mobilit privata vanno su un mezzo di trasporto che opera con un livello di efficienza energetica (inteso come rapporto tra spostamento utile e energia spesa per generarlo) inferiore al 2%, visto che uso una macchina pesante una tonnellata per spostare corpi che pesano mediamente 70 kg e che l'efficienza dei motori non raggiunge il 30%. E servono per la detenzione e l'uso di un oggetto ingombrante e costoso inutilizzato per 22 ore al giorno e mal utilizzato per le altre due: come se, per avere l'acqua in casa, ogni famiglia si costruisse il proprio pozzo privato. Vogliamo partire da questi dati termodinamicamente oggettivi e finanziariamente immensi per valutare

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quanto siano enormi i margini per immaginare, progettare e costruire un sistema di mobilit radicalmente rinnovato, una mobilit nuova e non proprietaria (se vi piace l'inglesismo, chiamatela pure open source), che segni un salto di civilt non meno rilevante di quanto abbiano fatto, un paio di secoli fa, gli investimenti pubblici in acquedotti e fognature? Opere pubbliche che ci hanno cam-

biato la vita, liberandoci dall'onere di costruirci un pozzo privato per avere acqua in casa. Ecco dunque, praticare la mobilit nuova significa investire per dotarsi delle infrastrutture (molto pi piattaforme digitali che autostrade) di cui ha bisogno il nostro secolo, per consentire a chiunque l'accesso agevole ai servizi e ai mezzi di mobilit, senza che questo comporti la necessit di investire un

terzo del proprio reddito per esserne proprietari. C' lavoro in vista per gli economisti dei trasporti, oltre che per i creativi della Mobilit Nuova. *presidente di Legambiente Lombardia .

CENTRALISMO REGIONALE, AVANTI TUTTA: SUPER ALER E NON SOLO Valentino Ballabio
Ieri le aziende sanitarie, oggi l'agenzia di edilizia pubblica, domani le province (?) per portare avanti l'accentramento dei poteri in capo alla regione, domani macro-regione (?), a discapito di ogni velleit di conduzione partecipata e democratica di fondamentali funzioni territoriali e sociali. Se il protagonismo formigoniano era infatti rivolto principalmente all'interno di un sistema di int eressi personalistico e clientelare, il disegno maroniano ha invece ambizioni esterne, teso a incidere sull'assetto istituzionale sino all'aspirazione di costituire una sorta di Stato nello Stato. Con un mutamento significativo di tattica politica la strategia leghista - abbandonata la primitiva traumatica secessione e passando per tappe intermedie (devolution, federalismo) - tende ora a materializzare la graduale e subdola insorgenza di un'entit sempre pi pesante e ingombrante nei confronti dello Stato nazionale, peraltro notoriamente malandato sotto il profilo economico politico e istituzionale. Naturalmente tale disegno deve poter contare sulla sottovalutazione e l'afasia di tutto il restante schieramento partitico, cosa assai facile visti i precedenti. Infatti la prospettiva della macro-regione stata ed tuttora presa sottogamba dall'opposizione (in regione, ma maggioranza in Parlamento e al Governo), trattata come banale trovata preelettorale alla quale non si ritiene opporre alcuna controproposta, rinviando il tutto a fumose riforme istituzionali delegate a referenziati saggi e paludate commissioni. Quasi bastasse a colmare un vuoto ventennale di idee e iniziative nel quale le mosse della Lega, apparentemente stravaganti e azzardate, sono spesso risultate egemoni e, come nel caso delle ultime elezioni regionali, vincenti. Intanto, mentre a Roma si continua a favoleggiare di abolire le provi nce (vecchio ritornello ripetuto fino alla noia da Veltroni e Di Pietro, Fini e Casini, ecc, fino agli otto punti di Bersani e al discorso inaugurale di Enrico Letta), in Lombardia le province - comprese le new entry di Lecco, Lodi e Monza - si consolidano. Probabilmente perderanno gli organi politici, in omaggio alle varie spending-review e taglio ai costi della politica, per trasformarsi in strutture tecniche al comando della Giunta Regionale, come gi da tempo le aziende sanitarie e ospedaliere e da domani probabilmente le sedi territoriali ex Aler, presumibilmente dirette da manager rigorosamente lottizzati come da ben collaudata esperienza. In quest'ultima disciplina la scuola formigoniana tiene certamente ancora cattedra! Il punto fermo di tale perversa strategia rimane la ripartizione burocratica del centralismo regionale in dodici/tredici ASL ovvero ex Aler ovvero Province dopo che la finta abolizione le avr trasformate in pseudoaziende commissariate da una Regione inamovibilmente governata dal centro-destra. Cosa del resto implicitamente ma inequivocabilmente confermata, con voto bipartisan, nella recentissima legge regionale (31/10/2012) che ha fatto coincidere le circoscrizioni elettorali con le province preesistenti, proprio mentre entrava in vigore lo sfortunato decreto-legge Monti che tentava invano di riaccorparle e distinguerle dalla sempre rinviata Citt Metropolitana. Anzi, proprio con l'ultima propinata trasformazione Aler rispunterebbe una tredicesima entit, la provincia del Seprio (Busto Arsizio e limitrofi), vecchio e contrastato sogno leghista rimasto, a differenza della Brianza, nel cassetto. Sarebbe pertanto possibile percorrere una strada decisamente alternativa? Certamente, a patto di ripensare globalmente l'assetto istituzionale sub-regionale (tralasciando qui di toccare il rapporto Statoregioni e i relativi risvolti costituzionali). Intanto smettendo si inseguire le singole organizzazioni settoriali (la sanit, piuttosto che la mobilit o l'edilizia popolare) per affrontare a partire dal basso, da comuni ed enti intermedi, la madre di tutte le riforme. Si tratterebbe allora di agire su tre fronti interconnessi, sui quali riordinare l'intero sistema mediante una rigorosa analisi strutturale e funzionale. Basti per ora citare i titoli di una materia per altro dal sottoscritto ampiamente trattata, ahim spesso invano, su queste colonne: 1) rendere effettivo il decentramento del comune capoluogo in municipalit equipollenti a medie citt; 2) fondere i piccoli e piccolissimi comuni in entit tendenzialmente dimensionate come sopra e prevedere forme associative per la gestione dei servizi alla persona e le politiche sociali; 3) riaccorpare le province come da ex decreto Monti, mantenendo per l'autorit elettiva e affidando pochi ma precisi poteri cogenti in materia di territorio, mobilit e ambiente, nonch sostituire quelle ricadenti nella relativa area con la citt metropolitana. Un'energica cura dimagrante della la Regione, da restituire alla missione originaria di organo legislativo e di alta programmazione, risulterebbe di conseguenza.

LA GERMANIA E I NOSTRI CONSUMI: UNA POLITICA PERSONALE Edoardo Ugolini

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www.arcipelagomilano.org Premessa - Il consumatore uno dei pi importanti attori economici e con le sue scelte ha una grande influenza sullandamento delleconomia e delle singole aziende. In uneconomia globale il consumatore ha come obiettivo quello di ottimizzare il rapporto prezzo/qualit, ma pu indirizzare i propri consumi in maniera economicamente intelligente. La Lombardia la principale regione italiana per importazioni: 114 mld su 378 di tutta lItalia (2012), ossia il 31%, queste importazioni Lombarde sono prevalentemente dallarea euro, 77 mld su 213 totali dalla zona euro27, ossia il 36% del totale. Il consumatore lombardo dunque un attore fondamentale e con le sue scelte pu e deve influenzare le dinamiche italiane ed europee. La Germania sicuramente pi virtuosa di molti altri partner della zona Euro: ha corruzione bassa, un sistema-stato efficiente, coesione nazionale, alta fedelt fiscale, una politica poco rissosa, una produzione industriale simbolo di efficienza e qualit ecc. ecc. Daltro canto in termini di sistema Paese la Germania pu dirsi molto simile ai suoi vicini: ha un peso dello stato molto alto nelleconomia, ha una pressi one fiscale comparabile agli altri (senza evasione ) ha un debito dell82% del PIL. Ma ha una vera marcia in pi che le permette di tenere i conti pubblici in ordine, il rapporto deficit PIL sotto controllo grazie a un PIL in crescita (+0.5% nel 2013, stime Bundesbank) e un tasso di disoccupazione tra i pi bassi del continente (6.8%, Bundesbank): le sue esportazioni, +5.7% (idem) nel 2012. Le esportazioni tedesche sono una peculiarit non replicabile: per un paese esportatore ce ne deve essere uno importatore. Le esportazioni tedesche cos alte sono frutto di un mix di qualit/branding e prezzo! La Germania stato il paese che in termini di competitivit si pi avvantaggiata dallintroduzione dellEuro (vedi grafico): i prodotti tedeschi gi molto buoni sono diventati anche con prezzo competitivo dopo lintroduzione dellEuro. I grafici mostrano come dallintroduzione dellEuro i maggiori paesi industriali dellarea Euro (Francia, Italia, Spagna e Olanda) sono stati similarmente influenzati in termini di produttivit, salvo la Germania che ha visto migliorare la propria competitivit relativa di oltre il 20% e anche misurando il valore aggiunto delle esportazioni la Germania il paese diverso dopo lintroduzione dellEuro. In assenza delle svalutazioni e rivalutazioni i prodotti tedeschi oltre a essere oggettivamente di alta qualit sono diventati anche a buon mercato rispetto ai prodotti degli altri paesi europei: un vantaggio enorme che ammonta a circa 100 miliardi di euro allanno di esportazioni, di cui circa il 50% intra zona euro, cio anche verso di noi. Cito solo brevemente che anche questo divario (non solo questo per!) ha generato gravi aumenti della disoccupazione in particolar modo dopo la crisi e aggravata dalla ricetta (teutonica) della cos detta austerit, cio del massiccio taglio dello stato sociale e aumento della pressione fiscale nei paesi pi deboli. Lausterity non un piano economico (cfr. Obama, discorso di insediamento secondo mandato) e i dati lo dimostrano, ma quello che anche pi assurdo che non generato miglioramenti nel rapporto debito/PIL! Quello che drammaticamente peggiorato il dato sulla disoccupazione giovanile e non (la Germania ha un tasso di disoccupazione generale al 6.8%). Questo breve e dichiaratamente riduttivo quadro introduttivo, tante volte descritto sulla stampa specializzata e non, porta una riflessione ulteriore: possiamo essere dei consumatori informati e indirizzare i nostri acquisti verso beni che, oltre a soddisfare i nostri bisogni personali, non aggravino la situazione europea e internazionale anzi tendano a riequilibrarla? Premettiamo, prima che molti scaglino anatemi, che in un mercato globale il protezionismo non solo non giova, ma nocivo. In altre parole nocivo pensare, o peggio, fare come certi nostri padri facevano: comprare solo made in Italy, senza confronto prezzo qualit, solo in nome del nazionalismo. Questo provocherebbe il protrarsi di inefficienze e non risolverebbe i problemi. Ma un consumatore globale in presenza di prodotti con un rapporto prezzo/qualit similare pu diventare un attore economico informato e intelligente. Molti sono i siti o i richiami al Boycott German goods, questo sbagliato. Non si devono boicottare i prodotti tedeschi o di un altro paese. Quello che invece un consumatore informato e intelligente dovrebbe fare quello di indirizzare i propri consumi (cio i propri soldi) in maniera da non accentuare certi squilibri, ove vi siano alternative per prezzo/qualit accessibili e comparabili. In altri termini non ha senso consumare contro qualcuno (la Germania o un altro paese) piuttosto ragionevole consumare a favore di qualcosa: unEuropa pi equilibrata e economicamente omogenea. Per esempio al momento dellacquisto di unauto si possono comparare prodotti tedeschi oppure altri, comparabili per qualit e prezzo, per esempio prodotti giapponesi o statunitensi o altri, facendo una scelta economica precisa. Se si deve cambiare la cucina si possono prediligere prodotti diversi da quelli tedeschi che hanno caratteristiche e prezzo migliore per esempio quelli italiani o altri. Se si devono acquistare attrezzature o abbigliamento sportivo possiamo fare una scelta economica e cos via. Questo esercizio economico che il consumatore che , vogliamo ricordarlo ancora, un importantissimo attore economico, pu contribuire a ridurre quegli squilibri che lintroduzione delleuro ha generato, che per alcuni paesi sono stati assai dolorosi, mentre per pochi altri stato fonte di (meritati) benefici economici e che ora tempo siano riportati in equilibrio al fine costruire unEuropa pi omogenea e unita. Lunione politica potr essere sempre pi vicina se le condizioni dei paesi saranno meno diseguali. .

MILANO CITT SANA: UNA CULTURA DEL VIVERE Rita Bramante


La citt metropolitana milanese ha ospitato l'undicesima edizione del meeting nazionale Citt Sane OMS, un'occasione per mettere al centro del dibattito i temi della comunicazione e della partecipazione per la promozione della salute nell'Anno europeo dei cittadini. Il godimento del massimo livello di salute raggiungibile - senza distinzione di etnia, genere, et e condizione socioeconomica - uno dei diritti fondamentali di ogni essere umano, come sancisce la Costituzione dell'Organizzazione mondiale della Sanit. Le politiche comuni di riferimento 'Salute 2020', concordate dai 53 Stati membri della Regione

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www.arcipelagomilano.org Europea dell'OMS, aspirano a ridurre le disuguaglianze nella salute e a migliorare in misura significativa il benessere delle popolazioni, con un'attenzione particolare al sostegno della parte pi vulnerabile e indigente, alla presa in carico e all'ancoraggio delle condizioni pi marginali (3). Negli ultimi decenni la salute notevolmente migliorata, ma non in maniera equa ovunque e per tutti; anzi in molti casi il vacillare delle economie sotto l'impatto della crisi sta approfondendo le disuguaglianze e incombono minacce per la sostenibilit dei sistemi sanitari e di previdenza sociale. particolarmente importante porre l'accento in maniera strategica sulla promozione di stili di vita sani, favorendo l'orientamento verso scelte individuali e collettive salutari in materia di alimentazione, sicurezza e mobilit e responsabilizzando alla cura di s, all'esercizio attivo dei diritti di cittadinanza e alla collaborazione di tutti per il bene comune. Il meeting ha dato voce alle buone pratiche in materia di salute attraverso il servizio pubblico, alle azioni possibili di sviluppo del welfare cittadino, all'interno di una concezione unitaria delle politiche della citt, in cui il tema della salute si intreccia con quello della casa e dell'urbanizzazione, della riappropriazione e della condivisione degli spazi pubblici, della mobilit sostenibile e della cura dell'ambiente. Walking, jogging, swimming or cycling half an hour a day, keeps the doctors away! La sfida educativa di una sana alimentazione e di una dieta corretta a partire dai pi piccoli, la lotta alla sedentariet e all'obesit con l'attivit fisica collettiva - gruppi di cammino, nordic walking, tutti a scuola e al lavoro in bicicletta, ginnastica a domicilio per anziani, passeggiate per la salute... - e occasioni di aggregazione, circoli benessere, gruppi di self help, che riconnettano persone e generazioni. Tanti spunti per cambiare le nostre abitudini pensando alla salute e all'ambiente. Il problema della salute culturale e come tale va affrontato, investendo sulla self care e su stili di vita sani, costruendo insieme alla citt un processo innovativo e partecipato di politiche sociali, alimentato dall'impegno sul tema della salute anche di settori non strettamente sanitari. Tutti i settori che hanno a che fare con la salute, dall'istruzione alla cultura, dai trasporti allo sport, dall'agricoltura al turismo devono stringere un'alleanza per concorrere a definire in maniera sinergica buone politiche per la salute, ottimizzando cos impegno e risorse.

ENRICO LETTA, IL TACCHINO FREDDO Riccardo Lo Schiavo


Negli ormai lontani anni ottanta quelli della Milano da bere, cerano ancora degli artisti della racchetta da tennis in attivit. Ci ricordavamo dei Nastase, Panatta, Newcombe, Gerulaitis, Connors freschi pensionandi, e apparve tra gli epigoni di Borg nel corso della swedish invasion, Stefan Edberg, il tacchino freddo come lo chiamava Giampiero bisteccone Galeazzi: divenne lultimo rappresentante in ordine di tempo del puro ed elegante gioco dattacco, che aveva stabilito gli standard estetici del tennis per tutto il dopoguerra e fino allavvento dei regolaristi degli anni 70 (1). Oggi, dopo tanti patimenti abbiamo un governo, brutto, difforme, un piccolo Frankenstein ma comunque un governo, nei pieni poteri e capace di prendere decisioni. Cosa che a gran voce ci chiedevano i Merkati e Bruxelles. E ce lo teniamo caro caro finch dura e produce. A capo di questo governo andato un giovane politico (per gli standard italiani) di lungo corso che ben conosce la macchina di palazzo Chigi, ha strette relazioni con lalta burocrazia europea, fa vita di societ nel bel mondo dei Signori del potere mondiale frequentando Aspen Institute e gruppo Bildberg. Letta una persona degnissima di ricoprire il ruolo assegnatogli, ben preparato, selezionato da Beniamino Andreatta tanti anni fa. Proviene da una famiglia della borghesia intellettuale italiana. Ho conosciuto personalmente il Presidente Letta in alcune riunioni politiche avendo dei trascorsi nel partito democratico e in specifico nellarea cosiddetta letti ana di ambito milanese negli anni scorsi. La persona affabile, dotata di fluente eloquio, ben conscia dellincarico che ricopre, tanto vero che nella conferenza stampa di incipit ha dichiarato: " una responsabilit che sento forte sulle mie spalle. E se posso permettermi, la sento pi forte e pesante della mia capacit di reggerla". Con queste parole Enrico Letta ha comunicato di aver accettato con riserva l'incarico di formare un nuovo governo ricevuto da Giorgio Napolitano. "Ma mi metto con grande determinazione al lavoro perch penso che il paese abbia bisogno di risposte. Gli italiani non ne possono pi di giochi e giochetti della politica, vogliono risposte, io mi metto davanti a loro con grande umilt e senso dei miei limiti con una responsabilit che mi onora". Ha parlato di responsabilit, capacit, determinazione, lavoro umilt e senso dei limiti onore. Tutte parole alte, degne, che testimoniano uno spessore umano da menzionare.Andando sul sito dellassociazione da lui fondata si trovano interessanti e significativi progetti: da Donne al volante, Fratelli dItalia, Azioni Legali, Salute a tutti, Pensaci Adesso. Insomma uno che ha tutti i numeri a posto per poter far durare questo governo un arco di tempo ragionevole e dedicare le sue migliori energie alla formulazione di leggi come quella elettorale, che possano far uscire il paese dallenorme impasse nel quale ci troviamo. Forse politicamente far la parte delleroe che muore nei film davventura, speriamo di no per lui. Una persona perbene che fa con metodo il mestiere di Politico. Cosa che soprattutto oggi, vissuti venti anni di Lega Nord e visti in azione gli appartenenti al Movimento 5 stelle, viene da dire ridatemi la Dc, che ho tanto avversato negli anni di giovent, quella Dc tanto ben descritta da Sciascia in Todo Modo. chiaro che in un contesto politico tipo Frankenstein Letta non pu esprimersi in maniera compiuta, declinare la sua idea di paese in leggi e quindi azioni di governo. il vicesegretario di una cosa che si chiama PD nel cui ventre ho vissuto per qualche anno. Meglio crescere in una casa chiusa almeno l cerano delle regole chiare e cerano le tariffe esposte. anche e soprattutto capo di un governo il cui secondo pilastro il PDL il cui leader famoso per le repentine inversioni a U a seconda dei sondaggi. Davanti a questo scenario prevalsa lanima democristiana di Letta e in specifico la natura dorotea (come mi ha insegnato un vecchio arnese della prima repubblica descrivendomi Letta: questo doroteo, SIC !). Ricordo che Dorotei furono gli avversari di Fanfani che si riunirono

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www.arcipelagomilano.org nel convento di Santa Dorotea a Roma nel 1959 dando appunto luogo alla corrente ed erano: Mariano Rumor, Emilio Colombo, Filippo Maria Pandolfi, Flaminio Piccoli, Antonio Gava, Antonio Segni, Paolo Emilio Taviani. La storia si ripete e Letta ha portato il suo governo in abbazia a Spineto per fare squadra, allora aveva proprio ragione il mio amico, questo doroteo. Appassiona il metodo e la tenacia con cui cerca di guidare il suo Frankenstein, quello che viceversa non va proprio gi la sua scarsa emotivit, il suo non riuscire a scaldare i cuori, trascinare le folle, stimolare lazione degli individui. Ce ne si andava dalle riunioni di Letta con la solitudine e il freddo addosso. Magari per gestire questo governo hot va bene cos. (1) http://it.wikipedia.org/wiki/Stefan_Ed berg

DALLA GIUNTA CON AMORE/DOLORE Franco DAlfonso


Marco Vitale il 17 maggio su RESET ha pubblicato un articolo (*) dal titolo Il silenzio di Milano. Tengo troppo al suo parere per non rispondergli subito. Vitale dice: manca il progetto, non c' la visione. Tutto giusto, in teoria. Vorrei peraltro far notare che lo sfarinamento dei partiti, il conservatorismo e l'immobilismo dei sindacati, la scarsit didee e di generosit dell'imprenditoria per la citt, (chiede solamente luso di Duomo e Castello per le manifestazioni, sai che ideona !) non aiutano. Il fervore dei comitati di quartiere centrato sull'avere il posto e l'accesso auto nell'isola pedonale, la sindrome nimby sulle piccole cose dilaga: non c' da lamentarsi, la citt che emerge quando le grandi pulsioni ideali si ritirano. La Giunta sola, politicamente parlando. Il Consiglio comunale dominato dalla presenza di almeno 2022 su 29 consiglieri di maggioranza che non sanno bene cosa fare o che riferimento politico avere e, come sempre succede in questi casi, si fanno dare agenda e linea dal quotidiano Libero o dalle dichiarazioni prestampate (ormai nemmeno le agenzie di stampa le leggono prima di rilanciarle, sono sempre le stesse anche con gli errori di ortografia ...) dei consiglieri di opposizione. In citt l'attivit delle forze politiche, associazioni, club, circoli etc. marginale e priva di una guida o di uno sbocco univoco. Non sono giudizi di merito, sono constatazioni. E non ho difficolt ad ammettere prima di ogni altra cosa alcuni veri e propri fallimenti della giunta-movimento-partito: si scelto di non strutturare il movimento arancione in movimento-partito non solo di appoggio ma anche di proposta e guida politica all'indomani delle elezioni per puntare tutto su una strategia di accordo con il Pd prima locale e poi con Bersani. stata una scelta di realpolitik che ci ha portato a estenuanti trattative d'aula con i gruppi di maggioranza prima che con la minoranza passando per una tradizionalissima gestione partitica di assemblea, cos come a fare campagna elettorale per Bersani che non esprimeva unidea che fosse una, puntando tutto sull'accordo sul "dopo. L'effetto di questa scelta, rivelatasi a posteriori perdente, stato aver fatto poco o nulla per stimolare, incanalare, permettere lo sviluppo del modello partecipativo di cui si parla: come sempre, nemmeno il "movimento" pu dirsi esente da colpe, anche perch, spiace constatarlo, non c' stata una sostituzione dei "quadri" della campagna elettorale che sono entrati nell'amministrazione. La macchina comunale si rivelata essere un imbarazzante trabiccolo e in due anni siamo riusciti a cambiare poco o nulla: abbiamo moltiplicato le ore di lavoro individuali, risolto le situazioni che ci venivano sottoposte - per lo pi bene - ma abbiamo lasciato sostanzialmente inalterato il sistema, che non funziona oggi come non funzionava con la Moratti. Questi due fattori, uno politico uno "organizzativo", pesano come macigni oggi che siamo in una situazione finanziaria drammatica e in una situazione politica disgregata: il bilancio il "cartone" di tornasole di questa difficolt. Ci detto, penso che nemmeno noi riusciamo a evitare il solito tic catastrofista della sinistra e non vediamo le critiche come uno stimolo ma come una sentenza: molto da fare, molto abbiamo sbagliato, ma qualcosa abbiamo fatto, no? Vorrei ricordarvi che abbiamo ereditato un Pgt che prevedeva alcuni milioni di metri cubi, per di pi virtuali e destinati a essere semplicemente usati come garanzia bancaria per immobiliaristi da usare come Valium per i banchieri, virtualmente approvato con anche dalla minoranza dello scorso consiglio e con una consistente componente di "calce e martello" presente nello stesso partito diventato maggioranza, in meno di 18 mesi, rispettando, prima volta nella storia, tutti i tempi annunciati ne abbiamo varato uno nuovo con radicali cambiamenti. Ricordo che la schiera delle Giunte di sinistra cadute sui piani regolatori o su varianti urbanistiche nobile e infinita. Una sorta di understatement collettivo ha impedito i toni trionfalistici ma anche semplicemente i toni: pochi, pochissimi commenti, per lo pi incentrati su quello che non si fatto (penso agli articoli di Gardella su Repubblica e ArcipelagoMilano, per esempio) e niente, quasi niente di valutazione politica minimamente positiva, non dico riconoscente, per l'incredibile lavoro fatto da Lucia De Cesaris (lavoro politico di grande equilibrio e competenza, non solo tecnico) o, vivaddio, per chi ha tenuto la maggioranza in ordine per una battaglia che tutti consideravano essere la prima e forse fatale sconfitta di Pisapia. Capisco che le masse popolari non si entusiasmino con i Pgt ma proprio quel mondo che con pi di una ragione oggi si lamenta stato meno che tiepido nell'occasione precedente. Ancora una volta non giudico, constato. Tralascio la "buona amministrazione" e il "settimo non rubare" realizzato in questi due anni, partendo da condizioni che, vi assicuro, non consideravo nemmeno possibili, la chiusura di decine di vere e proprie "piaghe" del piano parcheggi o dei cantieri o delle case popolari e via dicendo (fra l'altro queste ultime sono realizzazioni che hanno avuto riscontro concreto, con i voti presi da Lucia Castellano), so bene che dovrebbero essere scontate e sono condizione minime per giocare ma un mini-riconoscimento (sempre politico, ovviamente) per il fatto che si passati da una situazione dove il direttore del servizio ambiente del Comune affidava il controllo delle bonifiche di Santa Giulia al marito con i risultati che conoscete, non sarebbe utile per il morale collettivo, ogni tanto, farlo? Si dice che non c' visione. Pu essere, ma non che la visione venga mangiando le radici di peyote. La visione spesso la sistematizzazio-

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www.arcipelagomilano.org ne a posteriori di una serie erratica di piccoli fatti che si muovono in una stessa direzione che costituiscono la base per elaborare una teoria valida per il futuro. Anche qui non siamo proprio a zero: lArea C banalizzata da alcuni a confronto fra grassi commercianti e mamme antismog, un provvedimento che ha cambiato le abitudini, i percorsi e, nel giro di poco tempo, anche il volto stesso della citt. Ne prova il fatto che non passa settimana senza che arrivino delegazioni dalla Cina al Brasile passando per i paesi del Nord a studiare il provvedimento del Comune. Se penso al cinema che and in onda da noi per l'adozione della congestion charge da parte del sindaco Livingston a Londra rispetto a come in pochi mesi dalle nostre file si sia passati a chiedere "altro" senza praticamente valorizzare come risultato politico l'aver preso una decisione cos difficile dopo venti anni di assolute chiacchiere a destra, a sinistra e al centro, mi devo consolare pensando che si fa cos per stimolarci . Dietro e dopo Area C si sono sviluppate le discutibili e da sistemare "domeniche a spasso", che sono un provvedimento coerente con l'idea di citt a mobilit "dolce" e con la riappropriazione del territorio e che mobilitano, spendendo esattamente un quarto di quanto si spendeva negli anni ottanta per le prime manifestazioni di grande successo, decine di migliaia di cittadini a domenica. Casuale o forse solo coerente con unimpostazione politico culturale di fondo di questa Amministrazione, un altro "segno" di cui in altre epoche si sarebbe strologato e magnificato per anni (ancora adesso incontro gente che rimpiange il "Carnevale" dei tempi TognoliPillitteri). E ancora: piste ciclabili, bikeMi, moltiplicarsi delle manifestazioni, ritorno delle regole nelle zone della movida (dove, per chi non lo sapesse, le proteste si sono ridotte a un decimo, i reati al 30% e i visitatori/utenti complessivi sono aumentati di un 20-25 %), chiusura dei campi Rom senza spostamento di due chilometri per poterli rispostare, come faceva De Corato, e senza annunciare inutili "deportazioni" (Granelli ne ha bonificati cinque, alcuni dei quali stavano l da trenta anni come Dione Cassio), tutti segnali che vanno nella direzione di una citt aperta, vivibile e che permette la convivenza nella legalit per tutti. Poco? Mah, forse: certamente molto, molto, molto di pi di quanto sia stato fatto negli ultimi dieci anni, dove se non era un danno non piaceva. Un piccolo questa ok prima di dire che "tutto come prima" come fa Marco Vitale non varrebbe la pena di pronunciarlo? Proprio in queste ore comunque i nodi stanno venendo al pettine e tutto quanto stato fatto non baster. O la Giunta assumer una posizione politica chiara in merito all'autogoverno e al federalismo fiscale guidando e non subendo il confronto con il Governo; idem dicasi per Expo e Citt metropolitana; o non arriviamo politicamente vivi alla fine dell'anno. Non sar semplice, non so nemmeno se siamo capaci di assumere una posizione politica di questo tipo e soprattutto di sostenerla, ma non vedo alternative. Da due settimane, con unintensit finora mancata su questo tema, la Giunta assolutamente concentrata sull'elaborazione di una posizione chiara che possa dare il via a un dibattito e speriamo a una condivisione molto ampia. del resto chiaro che questa iniziativa di Milano avr un rilievo politico nazionale o non avr nessun rilievo, soprattutto in una situazione come questa dove i provvedimenti che il Governo pu adottare sono solo del tipo "dopo vedum"... Come forse si capisce, sono un po' caldo e infervorato perch vengo da lunghe ore di confronto sul tema, servite soprattutto a condividere con tutti i colleghi di Giunta questa posizione. Forse, e sottolineo forse, siamo vicini a riuscirci, fatto questo che darebbe forza all'iniziativa anche nel campo di Agramante che la sinistra oggi. Il rischio che sia unoperazione illuminista e nemm eno troppo illuminante e illuminata diventer altissimo se dovessimo constatare che lo stato d'animo di Vitale fosse effettivamente diventato quello di tutti o della maggioranza dei nostri sostenitori potenziali. Ma come dice spesso un mio caro amico sapere se il budino buono impossibile senza averlo assaggiato: non abbiamo altro sul tavolo se non questo e quindi faremo la prova budino. Ma, per favore, proviamo a non sputarlo al primo assaggio: bisogna pensare di avere a che fare con la mamma o la nonna come cuoche, non sarebbe carino... (*) http://www.reset.it/blog/ilsilenzio-di-milano

LA CRISI DEL PD. RIBADIAMO Luciano Balbo


Lattuale crisi del PD conclamata e riconosciuta da tutti. Giustamente Ezio Mauro sostiene che il vero rischio ormai quello dellirrilevanza dopo un atteggiamento cos ondivago, confuso e contradditorio. Ci che per sorprendente che il dibattito allinterno del PD, e anche degli osservatori e dei commentatori, tocca solo i sintomi del problema oppure temi che non affrontano la vera sostanza. Si parla di gruppo dirigente debole, di errori di comunicazione in campagna elettorale, di faide interne o, nella migliore delle ipotesi, di nuove forme partito. Tutti questi sono dei sintomi oppure delle divagazioni accademiche mentre nessuno parla della vera malattia e cio che ormai da tanto tempo il PD non ha nessuna proposta politica per il paese. Ancora una volta si parla di se stessi perch non si sa cosa dire al paese che si vorrebbe governare. Il PD viene da una lunga opposizione e in questo ruolo si solo limitato a criticare Berlusconi senza sviluppare una diversa proposta di governo. E lopposizione a Berlusconi stata molto pi sui temi etici e comportamentali che su quelli di sostanza. Durante le primarie solo Renzi ha timidamente tentato di porre qualche tema di innovazione politica mentre Bersani ha fatto tutta la campagna elettorale parlando di cambiamento senza mai dare indicazioni concrete di quali politiche realizzare. Infatti le proposte, talvolta anche strampalate, le hanno fatto Berlusconi e Grillo, e non a caso hanno raccolto i consensi che la vacuit di contenuti ha fatto perdere al PD. Lo stesso slogan della campagna elettorale: per un paese gi usto dice quanto il PD si limiti ad autodefinirsi senza dare sostanza a tale definizione. Questo approccio si sposa bene con il senso, solo parzialmente fondato, di superiorit morale che il PD e parte del suo elettorato hanno sviluppato. Tale sentimento appare ormai alla maggioranza degli italiani solo spocchieria infondata. Questa la malattia di cui (quasi) nessuno parla; e questa malattia ha una genesi e dei responsabili. La situazione del paese e di tutto il

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www.arcipelagomilano.org mondo occidentale largamente cambiata. Prima, in una situazione di sviluppo economico, il ruolo della sinistra era quello di puntare a una migliore redistribuzione; ora, in questo difficile contesto del futuro del mondo sviluppato, servono nuove politiche e nuove soluzioni. Queste sono spesso in contrasto con le idee storiche del PD e della sinistra italiana (e non). Solo alcuni esempi: EURO/BCE: serve la sincerit di riconoscere che leuro un disegno incompiuto e quindi serve una nuova agenda, mentre il PD continua ad ammantarsi di un europeismo ormai di maniera. BANCHE/CREDITO: nessuna proposta per affrontare il problema del credito mentre occorrerebbero soluzioni drastiche che in parte dovrebbero toccare gli interessi degli attuali azionisti, cio le fondazioni bancarie che sono quasi tutte nelle mani di consigli di amministrazione dove il centro sinistra ampiamente rappresentato. GIUSTIZIA: Il PD sempre appiattito sui magistrati per contrapporsi a Berlusconi, ma non ha alcuna proposta per migliorare la situazione della giustizia civile, che il vero problema per i cittadini e leconomia italiana. PUBBLICA AMMINISTRAZIONE: una delle meno efficienti dEuropa, ma il PD non ha alcuna proposta seria per affrontare il tema e per introdurre una sana meritocrazia. Questi sono solo alcuni esempi, ma la stessa assenza di proposta vi per la scuola, la riforma del lavoro, il federalismo e la struttura dello Stato e la politica economica. Questa situazione di assenza di proposte deriva dal fatto che il PD fortemente influenzato da un nucleo centrale di interessi e di elettori principalmente costituito da dipendenti del settore pubblico e loro sindacati, mondo intellettuale, borghesia media e medio alta delle citt, anziani e pensionati. Questi settori sono prevalentemente oggi pi privilegiati e protetti degli altri cittadini rispetto alla crisi; essi, anche per ragioni di et, sono prevalentemente conservatori e chiusi allinnovazione necessaria e non riescono a staccarsi dai loro stereotipi politici tradizionali. Questa la vera origine del problema e se non verr riconosciuta poco cambier. Questi gruppi sono il vero azionista di riferimento del PD e solo la sconfitta della loro linea politica conservatrice potr rinnovare il partito e produrre nuove proposte politiche pi utili per il paese. Questo non vuol dire spostare a destra la linea politica del partito, ma semplicemente reinterpretare in modo pi efficace gli ideali ugualitari della sinistra. Ma questa posizione non viene accettata da questo nucleo centrale sia per conservatorismo culturale sia per difesa dei propri interessi. Chiunque dentro il partito esprima, come Renzi, proposte politiche diverse viene respinto da questo nucleo centrale di persone e di interessi che ha fortemente sostenuto Bersani nelle primarie senza accorgersi che in contemporanea milioni di voti passavano a Grillo. Non credo neppure che sia valida la tesi che bisogna partire dalle risorse che il PD ha a livello locale, dove nelle elezioni comunali continua ad avere risultati molto positivi. Questi risultati vengono dal fatto che il PD sa esprimere migliori persone rispetto al PDL e dal fatto che le politiche locali poco hanno a che vedere con i grandi temi del paese in cui invece al PD mancano le proposte. Il recente processo di elezione di Epifani lo conferma. Nessun processo chiaro di scelta e nessun confronto fra proposte politiche. Solo autoreferenzialit del gruppo dirigente. Questa situazione non potr cambiare se non attraverso un vero confronto interno sui contenuti e a una sconfitta dei gruppi di persone e di interessi che oggi sono gli azionisti di riferimento del PD. Solo cos il partito potr aprirsi a nuove idee e a nuovi elettori e proporre finalmente soluzioni convincenti ai problemi del paese per raccogliere consenso fra lo schieramento pi ampio dei cittadini. Ormai il tempo poco e il PD ha lultima opportunit nel prossimo congresso e nella individuazione del prossimo candidato premier. Vi ormai il grande rischio che il PD continui a perdere silenziosamente elettori e pezzi interi del partito per ridursi quindi a un grande cimitero degli elefanti che si estingueranno cullandosi nella propria, presunta, superiorit morale e chiedendosi con dispetto come mai gli italiani gli hanno voltato le spalle.

Scrive Emilio Vimercati a LBG


A proposito dellabolizione dellIMU sulla prima casa, il precedente governo con lintroduzione dellIMU ha abolito la possibilit di assimilare la prima casa concessa in uso gratuito ai figli come casa di abitazione principale usufruendo delle conseguenti agevolazioni. Come noto questa casistica essenzialmente deriva dal fatto che quando il figlio o la figlia decidono a una certa et di vivere per conto loro, i genitori, investendo i risparmi di una vita, gli acquistano un alloggio e se lo intestano perch non si sa mai cosa pu succedere. Poi il figlio o la figlia trovano un compagno o una compagna, magari si separano, oppure no convivono e hanno un figlio. Pur essendo quella casa la loro prima e unica abitazione su di essa si deve pagare lIMU e pure maggiorata dai comuni. E quando chiedo a mio nipote se viene a dormire a casa del nonno mi risponde: NO vado a casa mia. Come faccio a spiegargli che non la sua casa principale? I casi simili sono diffusissimi e gravano sulle persone fisiche che si sentono trattate in modo ingiusto e iniquo. Per esempio la tassa invece non grava sugli alloggi di cooperative a propriet indivisa. Dicono che il caso si presta a inganni ma lesenzione si potrebbe normare con un paletto che interessi gli alloggi non superiori ai 95 mq (pari al limite previsto per classificare le abitazioni di edilizia convenzionata agevolata). Il ragionamento talmente normale che non verr capito.

MUSICA

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questa rubrica curata da Palo Viola rubriche@arcipelagomilano.org I Razumovskij


Sono i tre Quartetti (in fa maggiore, mi minore e do maggiore) dellopera 59, che Beethoven ha scritto nel 1806 e pubblicato nel 1808, dedicati al conte Andreij Kirillovic Razumovskij, allora ambasciatore russo a Vienna, esecutore e compositore a sua volta di Quartetti che non hanno trovato posto nella storia della musica. Questi tre capolavori nascono negli anni pi straordinari - per quantit e qualit della produzione - della vita di Beethoven, quelli che vanno dal 1803 al 1808, durante i quali scrisse ben quattro Sinfonie (dalla Terza alla Sesta), alcune fra le pi celebrate Sonate per pianoforte (fra cui la 21, Aurora o Waldstein, e la 23 detta lAppassionata), la Sonata a Kreutzer, il Triplo Concerto opera 56, il quarto Concerto per pianoforte e orchestra opera 58, il Concerto per violino e orchestra opera 61, la Sonata per violoncello e pianoforte opera 69, i due Trii dellopera 70, la Messa in do maggiore e le due versioni del Fidelio. Appena prima di questa valanga di opere scriveva (nel terribile testamento di Heiligenstadt dellottobre 1802) O uomini, che mi reputate e definite astioso, scontroso e addirittura misantropo, quanto siete ingiusti verso di me! e pi avanti Vieni quando vuoi, morte, io ti verr incontro coraggiosamente; per fortuna visse ancora venticinque anni, afflitto da una sordit praticamente totale, e nei primi cinque riusc a scrivere, a dispetto dello stato danimo, quellinverosimile quantit di capolavori! Tre di questi sono proprio quei Razumowskij eseguiti marted scorso al Conservatorio nella serata conclusiva della stagione della Societ del Quartetto; con essi si giunti a met dellopera lintegrale dei quartetti beethoveniani che si completer lanno prossimo con i concerti del 18 febbraio, dell11 marzo e del 15 aprile, durante i quali ascolteremo gli ultimi tre quartetti dellopera 18 (questanno ne sono stati eseguiti i primi tre), il quartetto detto Le Arpe per via del pizzicato negli arpeggi del primo tempo, e quelli che portano i numeri dopera estremi 130, 131, 132 e 133 (lultimo, opera 135, stato eseguito nel primo concerto della serie). Il conte Razumowskij commission a Beethoven alcuni quartetti su melodie russe subito dopo la disfatta militare austro-russa di Austerlitz (2 dicembre 1805), forse per una sorta di rivincita morale e culturale sulla odiata Francia napoleonica; Beethoven prese molto sul serio la commessa (anche se ne ritard la composizione), sia perch condivideva lo spirito patriottico del Conte, sia perch mirava a entrare nelle grazie dello zar Alessandro I, fatto sta che ne uscirono tre capolavori. Il loro carattere emerge soprattutto nei tempi lenti che hanno una espressivit molto particolare; nel primo Quartetto il secondo movimento Adagio molto e mesto straziante (la sconfitta di Austerlitz?), paragonabile per intensit e tragicit a quel Largo e mesto della Sonata in re maggiore opera 10 numero 3 per pianoforte, di qualche anno prima, su una copia del quale Beethoven scrisse di suo pugno da eseguirsi come discoprendo la tomba della propria madre (G. Guanti). Il Thme russe che viene subito dopo sembra voler lenire quel dolore, e anche questo lascia supporre che le vicende belliche e politiche fossero ancora ben presenti a Beethoven. Nel secondo Quartetto il Molto adagio costituisce il terzo movimento ed molto pi sereno, quasi elegiaco; ha un sentore vagamente schubertiano (ma Schubert nel 1806 aveva solo nove anni e fu lui, pochi anni dopo, ad adorare letteralmente Beethoven!) tanto che, molto giustamente, i quattro musicisti di Cremona lo hanno eseguito quasi come fosse un Arioso. Inf ine, nel Quartetto numero tre, al posto di un Adagio vi un Andante con moto quasi allegretto con il quale Beethoven finalmente - nonostante Napoleone imperversasse ancora - si riappacifica col mondo intero e trova una serenit che sembrava perduta nei due lavori precedenti. Le ragioni della musica prendono il sopravvento sui sentimenti patriottici e i Quartetti si concludono con un Minuetto-Grazioso di cui Quirino Principe sottolinea leffetto di sorridente umorismo e con un Allegro molto che dice ancora Principe uno dei tempi quartettistici di Beethoven pi carichi di energia. I tre Quartetti dellopera 59 costituiscono dunque un insieme inscindibile in cui, osserva Gerald Abraham, molto marcata la tendenza al sinfonismo; non a caso, ma perch, come abbiamo visto, nello stesso periodo Beethoven era impegnatissimo nella composizione delle sue prime importanti Sinfonie. Della bravura del Quartetto di Cremona abbiamo scritto un mese fa, in occasione della serata precedente. Questultimo concerto, che ha rafforzato il giudizio pi che positivo meritato dalla compagine, pu essere annoverato fra le grandi occasioni che la citt offre agli appassionati di musica.

ARTE questa rubrica a cura di Virginia Colombo rubriche@arcipelagomilano.org Il Napoleone restaurato


Dal 1859 sorveglia lAccademia e la Pinacoteca di Brera. In un secolo e mezzo di vita ha visto passare artisti, personalit illustri, studenti e appassionati darte. Ora, finalmente, si concede un meritato restauro. Protagonista di un intervento che durer 12 mesi proprio il Napoleone come Marte Pacificatore di Antonio Canova, statua bronzea che troneggia al centro del grande cortile donore in omaggio a colui che, nel 1809, fond la Real Galleria di Brera. Dal prossimo giugno limponente scultura sar circondata da una teca di vetro, attraverso la quale si potranno seguire, passo dopo passo, i progressi compiuti sul grande bronzo, proprio come consuetudine per i restauri sui dipinti della Pinacoteca, esposti al centro del percorso museale in un laboratorio di vetro. Sistemati, ripuliti e messi a nuovo

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www.arcipelagomilano.org da abili restauratori che lavorano sotto gli occhi (curiosi) di tutti. Pannelli illustrativi e attivit didattiche per scuole e appassionati accompagneranno i restauri, sponsorizzati da Bank of America Merrill Lynch, dallAssociazione Amici di Brera e dei Musei Milanesi e dalla Soprintendenza per i beni storici artistici e etnoantropologici di Milano. Che fosse necessario un restauro era evidente da tempo: la superficie ha subito alterazioni causate da fattori metereologici e dall'inquinamento atmosferico, cos come sono visibili distacchi e cadute di frammenti e crepe nel marmo posizionato sotto il piedistallo della statua. Un Napoleone che ha avuto vita non facile, fin dallinizio. Lopera fu commissionata nel 1807 da Eugenio di Beauharnais, vicer del Regno dItalia, allo scultore Antonio Canova, ma non essendo ancora pronta, per problemi con la fusione, nel 1809, per linaugurazione della Pinacoteca di Brera, Beauharnais acquis a Padova il calco in gesso, da esporre in quella occasione. Il gesso, depositato in unaula dellAccademia, stato riesposto in uno dei saloni della stessa Pinacoteca, in concomitanza con le celebrazioni dei duecento anni dellistituzione museale, avvenuti nel 2009. Dopo il declino della fortuna e del comando di Napoleone, la statua in bronzo, che a Milano non aveva mai trovato collocazione in luogo pubblico, fu abbandonata nei depositi del palazzo di Brera. Riemerse alla luce allepoca dellarrivo in Lombardia di Napoleone III, a conclusione della seconda guerra di indipendenza italiana. Nel 1859 la statua fu eretta su un basamento temporaneo nel cortile principale di Brera. Solo nel 1864 fu inaugurato lattuale basamento in granito e in marmo di Carrara progettato da Luigi Bisi, docente di prospettiva allAccademia di Brera, ornato con aquile e fregi di bronzo. La statua in bronzo fu ottenuta con un'unica fusione (ad eccezione dell'asta e della vittoria alata) tenendo conto delle prescrizioni dettate dallo stesso Canova: l'asta tenuta nella mano sinistra composta da due elementi avvitati; la vittoria alata, che per fu rubata, stata allinizio degli anni 80 ricostruita basandosi su documentazione fotografica. Una curiosit: il bronzo utilizzato per la fusione proviene da cannoni in disuso di Castel Sant'Angelo a Roma. Un restauro iniziato in un momento non causale: il progetto parte del lavoro di valorizzazione che la Pinacoteca di Brera ha avviato in preparazione dellEXPO 2015, in cui giocher un ruolo fondamentale sulla scena culturale non solo milanese ma anche internazionale.

Il teatro fotografico di Jeff Wall


Al PAC fino al 9 giugno possibile vedere Jeff Wall-Actuality, la prima grande retrospettiva italiana del grande fotografo canadese. Curata da Francesco Bonami, lesposizione presenta 42 opere, alcune inedite, che raccontano con temi a volte forti, a volte surreali, la carriera di uno degli artisti contemporanei pi amati e stimati. Le opere di Wall sembrano immagini scattate allimprovviso, azioni catturate allinsaputa dei protagonisti, attimi di vita che raccontano storie urbane e quotidiane, in cui ognuno pu facilmente riconoscersi. A ben guardare per, ecco che le fotografie sono in realt studiatissime, preparate e studiate nei minimi dettagli per suscitare stupore, ansia, inquietudine e per lasciare domande irrisolte, su cui lo spettatore si arroveller per tutto il corso della visita. Un processo lungo e metodico, come spiega lartista stesso, che impiega giorni e a volte settimane intere per provare uno scatto, posizionando attori e oggetti nella composizione da lui immaginata. Se il risultato non perfetto, ecco che Wall interviene in post produzione modificando digitalmente le immagini. I temi esplorati da Wall non sono mai leggeri: violenza, povert, razzismo, tensioni sociali. C ad esempio Mimic, opera celebre del 1982, in cui una coppia cammina per strada facendo il verso a un asiatico che cammina l accanto; oppure c Insomnia, angosciante ritratto di un uomo sfinito dalla sua misera vita, che cerca di addormentarsi sotto il tavolo della cucina. Wall spazia da scenari claustrofobici a scene apparentemente insignificanti, come laffascinante Morning Cleaning Barcelona (1999) o i dettagli di rami e arbusti tagliati, sporchi di rifiuti, simbolo del degrado urbano delle grandi citt a cui nessuno di noi, ormai, presta pi attenzione. Dai suoi scatti emerge una predilezione per gli angoli che sembrano dimenticati e abbandonati, come le finestre sbarrate di Blind Window o i muri scrostati della serie Diagonal Composition (1993 2000). Una fotografia fatta di citazioni e riproposizioni dei grandi artisti della storia dellarte, come se i protagonisti di immagini come In front of a Nightclub (2006) diventassero gli attori di un inaspettato tableaux vivant. In mostra anche i famosi lightbox, foto luminose mutuate dal linguaggio pubblicitario tipicamente americano e segno riconoscibile del suo lavoro di lunga data, iniziata nel 1978. Pioniere della fotografia concettuale o post-concettuale della cosiddetta Scuola di Vancouver, con le sue riflessioni Wall ha aperto la strada a innumerevoli artisti influenzandoli con il suo mondo immaginifico e con il suo sistema di lavoro studiatissimo e dettagliato. Jeff Wall / Actuality PAC Padiglione dArte Contemporanea, fino al 9 giugno 2013, Orari luned 14.30 19.30, marted domenica 09.30 19.30, gioved 09.30 22.30 Biglietti euro 8,00 intero, 6,50 ridotto

La pop art di Warhol e le stampe a diamanti


Settimana scorsa, come gi anticipato, al Museo del 900 c stata lapertura a ingresso gratuito della mostra Andy Warhols Stardust. Stampe dalla collezione Bank of America Merrill Lynch, a cura di Laura Calvi. Protagoniste le brillanti, e preziosissime, stampe di Andy Warhol, artista sopra le righe e padre della Pop Art americana. Lo stardust indicato nel titolo richiama davvero la polvere di diamante usata per rendere brillanti e uniche queste stampe, ma anche tutta quellallure che da sempre circonda il nome e il lavoro di Warhol stesso. Dagli anni 60 agli anni 80, la mostra ripropone i soggetti pi noti creati dallartista di Pittsburgh. Imperdibili i Flowers in tonalit fluo, le indimenticabili Campbells Soup, i divertenti Fruits e i meno noti, ma altrettanto vivaci, Sunset. Un procedimento di lavoro, quello di Warhol, molto simile a quello dellartista con-

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www.arcipelagomilano.org temporaneo Damien Hirst. Entrambi hanno affidato, e affidano, la produzione dei loro lavori ad assistenti specializzati, nel caso di Warhol cera addirittura la famosa Factory a servirlo, e solo alla fine i due m aestri ritoccano e aggiustano dei dettagli con il loro tocco personale. Tocco che fa lievitare le loro opere a diversi milioni di dollari. Ma daltra parte quelle di Warhol erano opere Pop, nate e pensate per essere vendute e riprodotte in gran quantit, in linea con la produzione di massa, anche artistica. Oltre ai fiori e ai frutti, da ammirare anche i celebri volti ritratti da Warhol: Mohammed Al, Marylin, e le copertine di Interview create appositamente dallartista, che sponsorizza, tra laltro, i suoi Velvet Underground e la loro famosa banana-simbolo. Personaggi reali ma non solo. Nella serie dei Myths Warhol rappresenta Topolino e gli eroi dei fumetti, dando loro la stessa effimera concretezza dei personaggi di Hollywood e dello spettacolo, mettendo insieme la collezionista Gertrude Stein, Babbo Natale, Einstein, Superman e i fratelli Marx. Nuove nel taglio anche le didascalie, non pi banali cartellini descrittivi ma etichette a muro in colori fluo, con interessanti citazioni dellartista e dei suoi contemporanei che ne spiegano e approfondiscono il lavoro, dando anche un quadro generale su quegli anni e sulle difficolt economiche, razziali o semplicemente raccontando aneddoti legati alle opere. Lallestimento intero, a cura di Fabio Fornasari, ricorda la corsia di un supermercato, in cui le opere darte sono esposte con la stessa freddezza e precisione dei prodotti di consumo quotidiani, in cui possibile, virtualmente, comprare le lattine Campbell e i frutti di stagione, insieme alle riviste di musica rock, con una spolverata di polvere di diamanti. Andy Warhols Stardust. Stampe dalla collezione Bank of America Merrill Lynch, Museo del 900, Fino all8 settembre Orari luned 14.30 19.30 marted, mercoled, venerd e domenica 9.30 19.30 gioved e sabato 9.30 22.30 Ingresso intero 5 euro ridotto 3 euro

La libert dal dopoguerra a oggi


Che cosa significa libert oggi? Com cambiato questo vocabolo dallIlluminismo alle tragedie sociopolitiche che hanno accompagnato la seconda met del Novecento? C ancora posto per una libert artistica che sia azione concreta? Che cosa potrebbe significare oggi questa parola letta da artisti europei diversi tra loro per et, percorso, Paese e storia politica? Queste risposte prova a darle Desire for freedom. Arte in Europa dal 1945, mostra collettiva che affronta lidea di libert in Europa dal dopoguerra in avanti, attraverso 200 opere darte che esprimono il pensiero e le creazioni di 94 artisti contemporanei provenienti da 27 diversi Paesi europei. Realizzato su iniziativa del Consiglio dEuropa e con il sostegno finanziario della Commissione europea, il progetto frutto della collaborazione internazionale di 36 Paesi membri del Consiglio stesso, che hanno coinvolto artisti, studiosi, curatori, musei, gallerie e importanti collezionisti privati. Il progetto nasce con lobiettivo di superare la visione di unEuropa del dopoguerra come teatro dellostilit tra due blocchi di potere contrapposti, assumendo invece come punto di partenza lidea che entrambe le parti affondino le radici comuni nellIlluminismo e nei suoi valori: ragione, libert, giustizia, uguaglianza. Il percorso non ha un senso cronologico o geografico, ma si apre invece con un percorso circolare (reso ancora pi arduo dalle labirintiche sale e corridoi di Palazzo Reale), che si sviluppa in 12 sezioni, ognuna dedicata a un tema. Si inizia con il Tribunale della Ragione, in nome della quale spesso sono state commesse le peggiori violazioni dei diritti delluomo e sul cui ruolo gli artisti si interrogano; si prosegue con le utopie in La rivoluzione siamo noi, ispirata allopera omonima di Joseph Beuys del 1972; la terza tappa il Viaggio nel paese delle meraviglie, che racconta la capacit dellarte di riscrivere la narrazione e la storia, ridefinendo anche la nostra coscienza storica collettiva. In Terrore e tenebre larte mette il visitatore di fronte al regime del terrore e alla violenza delle torture che arrivano a privare la societ dei principi di fratellanza e solidariet. Con Realismo della Politica larte misura il ruolo dellazione politica nel bilanciare gli interessi della societ civile e la sua capacit (o incapacit) di risolvere i conflitti pacificamente; mentre la Libert sotto assedio, dimostra la fragilit di questa parola, colpita ieri come oggi da orrori e violazioni dei diritti umani. In 99 Cent gli artisti si confrontano con il difficile rapporto tra la vita incentrata su valori immateriali e la spinta verso il consumismo che pervade la nostra societ, a discapito di tutto, come raccontano le grandi fotografie di Andreas Gursky. Con Centanni gli artisti fanno riferimento alleternit per ridimensionare il presente e sottolineare limportanza della cura dellambiente e delle risorse che ci circondano, legandosi alla sezione precedente. Il rapporto dellarte con il concetto dellabitazione, fonte di sicurezza e riparo ma anche canale di comunicazione con lesterno, invece il nucleo di Mondi di vita; cos come Laltro Luogo, al contrario, analizza i mondi creati dallarte come vie di fuga, nuovi orizzonti possibili in opposizione a ci che ci circonda. Esperienza di s e del limite entra nel merito della conoscenza dei propri limiti e dei confini tra s e laltro, cercando di definire cosa ci rende umani e come vorremmo essere nel prossimo futuro. Con Il mondo nella testa la mostra chiude il cerchio testimoniando come la fonte delle nostre idee, Ragione compresa, e della conoscenza della realt e rimane anche per lartista la nostra mente. Le opere in mostra serviranno quindi a mostrare la visione di ciascun artista sul tema e a rispondere agli interrogativi connessi al tema della libert individuale e collettiva, che poi un invito pi ampio a riflettere sul senso stesso dell'arte in unepoca cos travagliata. I nomi sono quelli di alcuni grandi protagonisti degli ultimi decenni, come Gerhard Richter, Mario Merz, Christo, Richard Hamilton, Niki de Saint Phalle, Alberto Giacometti, Damien Hirst, Arman, Jannis Kounellis, Yves Klein, Emilio Vedova e molti altri. Desire for freedom. Arte in Europa dal 1945 Palazzo Reale, fino al 2 giugno. Orari: Lun: 14-30-19.30, Mar-Dom: 9.30-19.30, Giov e Sab: 9.30-22.30. Biglietti: 9,50/ 6,50 comprensivi di audioguida

I tre crocifissi di Foppa

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www.arcipelagomilano.org Dal 19 marzo il Museo Diocesano ospita un dipinto prezioso, proveniente dallAccademia Carrara di Bergamo, e ben adatto alla imminente Pasqua: I Tre Crocifissi di Vincenzo Foppa. Lopera, data generalmente dalla critica al 1456, stata invece attualmente riletta al 1450, come sembrerebbe essere scritto sui parapetti marmorei che circondano la scena, e farebbe dunque diventare questa tavola, fatta per la devozione privata, un importante anticipo sullevoluzione del gusto artistico in Lombardia. Vincenzo Foppa, bresciano, artista innovativo che ha lavorato anche per gli Sforza tra Milano e Pavia, in questa tavola, il cui committente ci rimane ignoto, ha creato una scena sacra che va oltre le abituali visioni del fatto, e anzi aggiunge un clima di reale sospensione, rendendolo quasi una scena quotidiana e umana. Affidandosi ai Vangeli sinottici, lascia il Cristo abbandonato a se stesso, senza le pie donne o san Giovanni, generalmente rappresentati, ma solo circondato dai terribili due ladroni. Composto quello di sinistra, colui che alla fine credette, con una posa ritorta e disperata quello di destra, tormentato nel fisico e nellespressione, pressato da un demonio sopra la sua croce. Quello che colpisce davvero la tridimensionalit dei corpi, che riprendono sfacciatamente le novit padovane di Donatello, costruiti con un gioco di chiaroscuri decisamente in anticipo sui tempi. E in effetti la cultura figurativa di Foppa sembra essere davvero di ascendenza veneta: c memoria non solo dello Squarcione, maestro di Andrea Mantegna, ma anche e soprattutto di Jacopo Bellini e dei suoi disegni, nel monumentale arco che inquadra la scena e nelle teste di antichi imperatori romani. Altra interessante notazione sulluso della prospettiva. Una prospettiva che fa emergere i corpi, in particolare quello del Cristo, che sembra quasi arrivare a toccare la cima dellarco, e che si impone subito agli occhi dello spettatore. Una prospettiva per ritenuta per alcuni anni anche sbagliata, come pu sembrare se si osserva il paesaggio sullo sfondo, ancora bidimensionale e favolistico, di gusto ancora tardogotico, e per il quale si proposto un confronto con il nome di Gentile da Fabriano. In realt la tavola si avvale di una doppia prospettiva, che oltre a creare le diagonali delle croci, ha anche un punto di fuga rialzato, pensato per una visione dal basso da parte del fedele, che avrebbe dovuto meditare, inginocchiato, davanti ai Sacri Misteri. Ecco perch la datazione diventa fondamentale. Anticipando al 1450 lopera, si pu rendere meglio lidea della precocit delle invenzioni foppesche, facendolo rientrare nel clima artistico padovano e non ancora in quello mantegnesco. Foppa fu un grande maestro del Rinascimento lombardo, cosa che si pu vedere anche grazie agli affreschi della Cappella Portinari (1464 - 1468), presso la chiesa di SantEustorgio, attigua al complesso del Museo Diocesano. Vincenzo Foppa. I tre crocifissi, Museo Diocesano, corso di Porta Ticinese 95, fino al 2 giugno, orari: mar-dom: 10.00-18.00. La biglietteria chiude alle ore 17.30 Biglietti: marted: 4.00, intero: 8.00 ; r idotto: 5.00

Leonardo e le macchine ricostruite


Come faceva Leonardo Da Vinci a progettare le sue macchine volanti? Potevano davvero volare? Che cosera il famoso Leone Meccanico? Perch non venne mai portato a termine il colossale monumento equestre di Francesco Sforza? Queste sono solo alcune delle domande che potranno avere risposta grazie allinnovativa - e unica nel suo genere - mostra che si appena aperta in una location deccezione: gli Appartamenti del Re nella Galleria Vittorio Emanuele. Tutto nasce dallidea di tre studiosi ed esperti, Mario Taddei, Edoardo Zanon e Massimilano Lisa, che hanno saputo mettere insieme e creare un centro studi e ricerca dedicato a Leonardo, alle sue invenzioni e alla sua attivit, con risultati sorprendenti sia sul fronte delle esposizioni, sia su quello della divulgazione. Leonardo3 (L3) parte di un progetto pi ampio, di un innovativo centro di ricerca la cui missione quella di studiare, interpretare e rendere fruibili al grande pubblico i beni culturali, impiegando metodologie e tecnologie allavanguardia. Sia i laboratori di ricerca sia tutte le produzioni L3 (modelli fisici e tridimensionali, libri, supporti multimediali, documentari, mostre e musei) sono dedicati allopera di Leonardo da Vinci. E i risultati sono stati straordinari: L3 ha realizzato il primo prototipo funzionante al mondo dellAutomobile di Leonardo, hanno ricostruito il Grande Nibbio e la Clavi-Viola, il primo modello fisico della Bombarda Multipla, il primo vero modello del Pipistrello Meccanico, il Leone Meccanico e il Cavaliere Robot, oltre a interpretazioni virtuali e fisiche inedite di innumerevoli altre macchine del genio vinciano. Non solo macchine per. Fondamentali per la riscoperta e la creazione dei prototipi sono stati i tanti codici leonardeschi, tra cui il famoso Codice Atlantico interamente digitalizzato, cos come il Codice del Volo, presentato in Alta Definizione, in cui ogni singolo elemento interattivo. E queste tecnologie diventeranno, in futuro, sempre pi utili per studiare manoscritti antichi e fragilissimi, come i diversi Codici e taccuini, gi molto rovinati dallusura e dal passare dei secoli. Una mostra che divertir grandi e bambini, che potranno toccare con mano le macchine e i modellini ricostruiti, testarsi sui touch screen per comporre, sezionare o vedere nel dettaglio, tramite le ricostruzioni 3D, i vari pezzi delle macchine di Leonardo, far suonare la Clavi-Viola e costruire, davvero, un mini ponte autoportante. Una delle ultime sezioni poi dedicata ai dipinti di Leonardo, su tutti la famosa Ultima Cena. Una ricostruzione digitale e una prospettica permettono di ricostruirne strutture e ambienti, di capirne perch Leonardo sbagli di proposito la prospettiva e di approfondire alcuni dettagli. I modelli sono stati costruiti rispettando rigidamente il progetto originale di Leonardo contenuto nei manoscritti composti da migliaia di pagine, appunti e disegni. Il visitatore avr anche la possibilit di leggere i testi di Leonardo invertendo la sua tipica modalit di scrittura inversa (da destra a sinistra). L3 si gi fatto conoscere nel mondo, le mostre sono state visitate da centinaia di migliaia di persone in citt e Paesi come Torino, Livorno, Vigevano, Tokyo, Chicago, New York, Philadelphia, Qatar, Arabia Saudita e Brasile. Occasione imperdibile. Leonardo3 Il Mondo di Leonardo -piazza della Scala, ingresso Galleria Vittorio Emanuele II, fino al 31 luglio, orari: tutti i giorni dalle ore 10:00 alle ore 23:00, biglietti: 12 intero, 11 studenti e riduzioni, 10

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www.arcipelagomilano.org gruppi, 9 bambini e ragazzi, 6 gruppi scolastici.

Modigliani, Soutine e la Collezione Netter


Di Modigliani si detto e scritto di tutto. A iniziare dal suo soprannome, Mod, gioco di parole tra il suo cognome e lespressione peintre maudit, il pittore folle. Si sa della sua dipendenza cronica da alcol e droghe, si sa del suo grande amore, leterea Jeanne, si sa della loro tr agica fine. Esponente di rilievo della cosiddetta Scuola di Parigi, Modigliani ha davvero segnato unepoca, pur nella sua breve esistenza, influenzando artisti e generazioni future. Un artista incompreso, come molti altri allinizio della carriera, e che pot sopravvivere soprattutto grazie allaiuto di generosi e lungimiranti mecenati. Dopo Paul Alexandre e Paul Guillaume, entra in gioco un collezionista atipico, schivo e riservato, che aiuter Mod nei suoi anni pi cruciali: Jonas Netter. Industriale ebreo emigrato a Parigi, Netter negli anni riuscir a mettere insieme una straordinaria collezione di opere darte, pi di duemila, scegliendo gli artisti pi promettenti e interessanti, affidandosi al suo gusto personale ma anche a quello di un uomo completamente diverso da lui per stile di vita e carattere, Leopold Zborowski. Polacco, arriva a Parigi nel 1914 insieme alla moglie, per tentare la carriera artistica. La ville lumire lo trasformer invece, a suo dire, in poeta. E in un mercante. Grazie alle conoscenze e alle frequentazioni dei caff e dei locali di Montparnasse, Zborowski conosce e frequenta gli studi degli artisti pi talentuosi, e poveri, che stipendia e compra per Netter, con il quale aveva precisi rapporti commerciali. Un sodalizio lungo pi di un decennio, interrotto in brusco modo nel 1929, e che condurr Netter ad avere 50 dipinti di Modigliani, 86 Soutine e 100 Utrillo. Ed proprio Maurice Utrillo, figlio della ex modella e pittrice Suzanne Valadon, a essere stato il grande amore di Netter. In mostra molti paesaggi, declinati nei diversi periodi e momenti della sua vita. La precoce dipendenza di Utrillo dallalcol non gli ha impedito di lavorare tantissimo, a scopo terapeutico, e di ispirarsi alla pittura impressionista, soprattutto di Pissarro. Netter amava i suoi artisti come dei figli, sostenendoli in ogni modo: pagava stipendi, studi e materiali, pagava anche alcol e cliniche di disintossicazione. Ma in realt la collezione molto variegata. Oltre agli artisti maledetti per eccellenza, Mod e Soutine -con i suoi paesaggi espressionisti e i materici quarti di bue- presenta anche fauve come Derain con le fondamentali Grandi bagnanti del 1908, e de Vlaminck; molte opere di Suzanne Valadon, il neoplasticista Helion, Kisling, Kikoine, Kremegne e altri artisti dellEst- e non soloscappati da una vita di miseria per approdare a Parigi, citt ricca di promesse, di collezionisti e simbolo, con Montmartre, Montparnasse e i loro caff, di una vita bohemien e ribelle. Certo non tutto al livello delle opere di Modigliani, sono presenti anche pittori minori e nomi forse poco conosciuti. Ma daltra parte la coll ezione il frutto del gusto e dellestetica personale di Netter, che ha saputo riunire tutti quegli artisti, diversi per storia, cultura e Paese, e che hanno segnato la storia dellarte europea. Dice il curatore, Marc Restellini: Questi spiriti tormentati si esprimono in una pittura che si nutre di disperazione. In definitiva, la loro arte non polacca, bulgara, russa, italiana o francese, ma assolutamente originale; semplicemente, a Parigi che tutti hanno trovato i mezzi espressivi che meglio traducevano la visione, la sensualit e i sogni propri a ciascuno di loro. Quegli anni corrispondono a un periodo demancipazione e di fermento che ha pochi eguali nella storia dellarte. Di Jonas Netter, uomo nellombra, oggi non rimane quasi niente, solo un suo ritratto fatto da Moise Kisling e qualche lettera. La sua eredit pi grande sono senza dubbio le opere darte che oggi, dopo pi di settanta anni, tornano a essere esposte insieme per ricreare una delle epoche doro della pittura europea. Modigliani, Soutine e gli artisti maledetti - Palazzo Reale, fino all8 settembre 2013 - Orari: Luned: 1430 - 19.30. Dal marted alla domenica: 9.30-19.30. Gioved e sabato: 9.30-22.30 - Costo: Intero 9 euro, ridotto 7,50 euro.

LIBRI questa rubrica a cura di Marilena Poletti Pasero rubriche@arcipelagomilano.org Karla Dougherty Una diversa follia.
Riuscire a vivere (e bene) con il disturbo bipolare II Sperling & Kupfer 2011, pp.242, euro 18
Mercoled 22 maggio, ore 18, il saggio verr presentato a Palazzo Sormani, sala del Grechetto, via F. Sforza 7, Milano, relatori il professor Carlo Altamura e Iliana Albert, vicepresidente di Progetto Itaca Nove milioni di americani soffrivano nel 2003 di una diversa follia, il Disturbo Bipolare II, pari al 4% della popolazione USA, secondo un sondaggio della facolt di medicina dell'Universit di Galveston in Texas, e dei 3 milioni e 400 mila adolescenti a cui stata diagnosticata recentemente la depressione, almeno un terzo affetto da questo disturbo, che solo da 12 anni stato riconosciuto come tale in Europa. Esso la VI causa di invalidit nel mondo e si perci guadagnato la copertina del Time. Data la reale portata del fenomeno necessario parlarne per fare conoscere al maggior numero di persone possibile questo disagio mentale, una condizione di vita che ne mina la qualit, al fine di aiutare a riconoscere per tempo i sintomi e a individuare il trattamento pi idoneo. Questo lo scopo del libro secondo l'Autrice americana del New Jersey, che pure dichiara di soffrire del DB II. Questo anche lo scopo del Progetto Itaca, che da anni lavora per il successo dell'impresa nel campo

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dei giovani, per sdoganare questa subdola forma di follia dall'ukase della societ, come un tempo avveniva per il cancro, che solo grazie a Veronesi stato liberato dai tab collettivi. Scopriremo leggendo cos', perch colpisce, e come curare questo sintomo sottile del DB II, che si manifesta come disturbo dell'umore, una psicosi maniaco - depressiva come il DB I, ma in forma meno grave, pi indecifrabile e perci pi difficile da diagnosticare, caratterizzata da stati di ansia, di panico, di irascibilit, da sensi di colpa che possono portare all'uso di droghe o al suicidio. Il 25% di coloro che ne sono affetti non cercano aiuto, secondo la ricerca olandese Nemesis. Si tratta di una malattia biologica reale, con una sua chimica cerebrale e uno specifico aspetto cromosomico (il 18 Q), che incide sui neurotrasmettitori. Tant' che alcune Assicurazioni in USA la trattano come una malattia organica. Il Disturbo bipolare II stato riconosciuto di recente anche

nel DSM -IV-TR, il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali. Il DB II in particolare alterna, in forma bipolare, uno stato ipomaniacale in fase alta, caratterizzato da euforia, ansia, energia, creativit, a uno stato depressivo in fase bassa, che evidenzia spossatezza, disistima, voglia di isolamento. Fondamentale una corretta e tempestiva diagnosi, che a volte invece arriva solo dopo molti anni di osservazione. L'Autrice spiega quali possono essere le cure migliori, secondo le moderne terapie, citando anche il professor Carlo Altamura, direttore del Centro trattamento disturbi depressivi del Policlinico di Milano, pioniere nello studio della tossicodipendenza e dei farmaci antipsicotici atipici, come la quetiapina. La difficolt, sottolinea il testo, sta nel sapere alternare sapientemente anti depressivi come il litio, anti convulsivanti per stabilizzare l'umore, anti psicotici come il valium, al fine di ricreare un equilibrio chimico nel cervello, come quando si con-

trolla il livello cloro - acqua in una piscina. Consci anche degli effetti collaterali, quali obesit, diabete, malattie cutanee. Alla terapia farmacologica utile e necessario aggiungere la psicoterapia cognitiva comportamentale e la psico educazione, grazie al supporto di uno psicologo, psicoterapeuta, o psichiatra, che aiuti il paziente ad affrontare le vicissitudini della vita con maggiore consapevolezza, per non cadere nell'autocura dell'alcol o della droga. Fondamentale infine la Terapia famigliare (TF) al fine di ristabilire una armonia famigliare compromessa. Il merito del saggio l'invito, sulla base dell'esperienza personale dell'Autrice, a cambiare stile di vita per quanti ritengano di essere affetti da DB II, e il richiamare l'attenzione su questa malattia ancora poco riconosciuta e ingiustamente nascosta per vergogna e paura del giudizio della societ.

SIPARIO questa rubrica a cura di E. Aldrovandi e D.G. Muscianisi rubriche@arcipelagomilano.org Tanti auguri alla scuola di ballo della scala!
Fondata nel 1813 grazie al mecenatismo dellimpresario Benedetto Ricci, questanno 2013 la Scuola di Ballo dellAccademia Teatro alla Scala compie duecento anni. In questi due secoli grandi e non pochi danzatori e danzatrici hanno completato (alcuni anche solo iniziato) la propria formazione coreutica e artistica: basti pensare a Carla Fracci, Luciana Savignano, Oriella Dorella, ai pi recenti Massimo Murru e Roberto Bolle, nonch alla prima ballerina assoluta Alessandra Ferri, che ha iniziato la propria carriera proprio in via Santa Marta 18, per ritornare indietro nel tempo a grandi danzatrici come Carlotta Grisi, la prima Giselle, colei per la quale il balletto stato ideato e coreografato, che nel 1825 consegu diploma nella Scuola di Ballo tra gli allievi della seconda generazione. Per festeggiare i due secoli di attivit, stato scelto il palco del Piccolo Teatro Strehler di Milano (ormai classico per il saggio di fine anno) e lo spettacolo andato in scena dal 28 aprile al 4 maggio. Il direttore Frdric Olivieri ha ideato e coreografato unouverture sugli Studi di Carl Czerny, nella quale sono stati coinvolti tutti gli allievi dal corso I al corso VIII, che hanno dimostrato il vero studio con diagonali, adagi e allegri eseguiti ordinatamente sul palco, prima i corsi misti inferiori, poi crescendo i corsi maschili e quelli femminili in punta. Terminati i saluti, gli allievi dei corsi inferiori (I-III) hanno raggiunto la galleria per incoraggiare i propri compagni pi grandi e fare quasi il tifo per loro. Il programma proseguiva con una revisione di Paquita, il balletto romantico ideato per la stessa Carlotta Grisi e ripreso da Marius Petipa nel 1881, che appartiene ormai da anni al repertorio della Scuola di Ballo. La vicenda, ambientata nella Spagna occupata da Napoleone, narra della gitana Paquita che salva un ufficiale francese dalla morte per mano del governatore spagnolo; dopo una serie di peripezie, si scopre che Paquita in realt una nobile francese rapita dagli zingari e perci non c pi nessun impedimento alle nozze con lufficiale. Nella revisione semplificata, dove rimangono un divertissement dei gitani, un pas de trois del governatore, il gran pas damour (adagio, variazione femminile, variazione maschile e coda) dei protagonisti e la conclusione a lieto fine, gli allievi si sono cimentati nelle maggiori difficolt della danza accademica, cio il ballo dinsieme, il passo a due, i virtuosismi degli assoli e linterpretazione dei personaggi. La serata si conclusa con una novit nel repertorio: la suite da Gat parisienne di Maurice Bjart. La coreografia, molto ricca e dalla frivola e frizzante ambientazione della Parigi di fine Ottocento, prende spunto dalla vicenda autobiografica del coreografo: infatti, si trova un giovane che si reca a Parigi per studiare danza, il quale viene considerato inadatto alla danza e disobbediente alla severissima insegnante. Per sfuggire alla durezza dello studio, inasprito dalla severit della maestra, il giovane si rifugia in un mondo di fantasia, dove viene apprezzato dalla maestra e dalla danza stessa. Di grande impatto scenografico stato il can-can finale (Offenbach) dai vivacissimi colori che ha impegnato tutti gli allievi, nonch il pezzo di apertura danzato senza musica dagli allievi (uomini) pi maturi di notevole difficolt e suggestione. Gli allievi hanno dovuto dimostrare che cosa hanno appreso durante lanno e come lo hanno fatto: si sono cimentati dallo studio posturale,

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alla tecnica della punta e dei salti, fino allinterpretazione del repertorio romantico e di quello novecentesco, dalle avanguardie della Modern Dance al contemporaneo introspet-

tivo. Lo spettacolo stato di grande qualit, gli allievi hanno mostrato una grande familiarit con il palco, regalando agli spettatori (non solo genitori e parenti degli allievi) una

piacevole serata ricca di arte, bellezza e disciplina. Domenico G. Muscianisi

CINEMA questa rubrica a cura di M. Santarpia e P. Schipani rubriche@arcipelagomilano.org No I giorni dell'arcobaleno


di Pablo Larran [No, Cile, 2012, 111'] con Gael Garca Bernal, Alfredo Castro, Antonia Zegers, Luis Gnecco, Marcial Tagle
Nel 1988 il dittatore cileno Augusto Pinochet organizza un referendum dall'esito apparentemente scontato per legittimare il proprio potere agli occhi della comunit internazionale. Il regista Pablo Larran con No - I Giorni dell'Arcobaleno vuole mostrarci il suo punto di vista su questo momento cruciale della storia del suo paese. L'immersione nell'atmosfera dell'epoca immediata anche grazie a due espedienti del regista: Larran utilizza una fotografia con i colori degli anni '80 e alcuni filmati originali di quel periodo che gli permettono di alternare la finzione alla ricostruzione storica. Il fronte del No, consapevole della vittoria annunciata da parte del regime, ha come unico scopo quello di sfruttare l'occasione per sensibilizzare la popolazione e informarla delle atrocit commesse nel corso del quindicennio dittatoriale. solo grazie all'estroso e ostinato Ren Saavedra (Gael Garca Bernal), il giovane pubblicitario responsabile della campagna televisiva, che l'obiettivo diventa pi ambizioso. La capacit di Ren di utilizzare un modello di comunicazione non ideologico la base su cui si fonda la vittoria insperata del No. Niente violenze militari sulla popolazione o racconti delle madri dei desaparecidos o foto dell'assassinio di Allende. Saavedra vuole sfruttare i messaggi positivi e rassicuranti della pubblicit commerciale per mescolarli alla tradizione cilena con lo scopo di vendere la democrazia, la libert e l'allegria come prodotti. Il regista approfondisce questo aspetto per mostrarci il lato agrodolce della vittoria finale. La dittatura sconfitta, Pinochet stato battuto sul suo terreno e con le sue regole ma, nel Cile ormai conquistato dalle multinazionali e dal consumismo occidentale, non c' pi differenza tra elettori e consumatori. Marco Santarpia In sala a Milano: Colosseo, Eliseo.

Funny Games U.S.


di Michael Haneke [Usa, Francia, Gran Bretagna, Austria, Germania e Italia, 2007, 111']
Perch non ci uccidete e basta?, supplica Ann (Naomi Watts), sottovaluta l'importanza dello spettacolo!, risponde Peter (Brady Corbet). Questo Funny Games (Usa, Francia, Gran Bretagna, Austria, Germania e Italia, 2007, 111'): spettacolo. Il film che Michael Haneke scrive e gira (remake del suo stesso lavoro proiettato a Cannes nel 1997) il gioco dello spettacolo. In questo caso lo show spietato e vive di violenza immotivata; un gioco alla morte, ideato da Paul (Michael Pitt) e Peter, a cui costretta la famiglia presa in ostaggio. Le vittime dei funny games non sono soltanto Ann, George (Tim Roth) e Georgie (Devon Gearhart), ma tutti noi seduti in sala partecipiamo e soffriamo con la famiglia. Forse anche i cattivi non sono esclusivamente i due ragazzi apatici dai vestiti candidi, c' un deus dietro allo sviluppo del racconto: Haneke. Il regista sta con loro, e sa che noi stiamo con i buoni. Anche Paul lo sa e guardando la telecamera, fissando i nostri occhi, afferma voi che ne dite? Siete dalla loro parte, vero?. Come spettatori siamo intrappolati nel gioco di Haneke, percepiamo un'inquietudine di fondo che ci spinge a desiderare un evento liberatorio. Vorremmo poter prendere il telecomando e pigiare Stop. Invece nello schermo del cinema la finzione che detta le regole: Ann riesce a raggiungere il fucile, spara e uccide Peter; in platea ci sentiamo sollevati, potrebbe iniziare la tanto sognata rivincita dei buoni... Ma Paul prende il telecomando e schiaccia rewind, in un attimo il nastro si riavvolge e il macabro gioco ricomincia dove Haneke vuole farlo ricominciare. Dal canto loro i due ragazzi, come sostiene Paul, vogliono divertire il nostro pubblico, mostrargli cosa sappiamo fare, e allo stesso modo il regista mostra la forza dell'immagine e del cinema. L'immagine nella tradizione platonica ontologicamente un inganno, una finzione nel vero senso della parola: dal latino, fictio significa inganno. Il regista gioca con il mondo della realt e con quello della finzione e fa partecipare anche il pubblico al suo gioco, anzi lo spettatore senza dubbio una pedina imprescindibile. Ma la finzione non reale?, come domanda Paul sul finire del film, sostenendo poi che reale quanto la realt, perch la si pu vedere. Finzione e realt non sono allora due universi cos incongruenti, Haneke lo dimostra con la potenza del cinema, facendoci prendere parte ai suoi funny games, e tutto questo ha un unico scopo: l'importanza dello spettacolo! Paolo Schipani Dal 29 maggio al 27 giugno, lo Spazio Oberdan propone la rassegna Micheal Haneke. Professione: regista. La rassegna prende avvio dal documentario di Yves Montmayeur e seguir poi un percorso alla scoperta della poetica e dellestetica di Haneke attraverso le proiezioni di sei film del regista. Funny Games sar proiettato il 5 giugno.

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