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numero 20 anno V 29 maggio 2013


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Luca Beltrami Gadola CONSIGLIO COMUNALE: UNA TEMPESTA PERFETTA? Walter Marossi RITORNO ALLA NORMALIT ELETTORALE Romolo Buni RIFLESSIONI SUL VIGORELLI: UNA FINE CHIAMATA RINASCITA Massimo Cingolani PENSIONI, LINSOPPORTABILE EGOISMO DEI DIRITTI ACQUISITI Giulia Mattace Raso A MILANO DA FREUD A NANNI MORETTI LE PAROLE SONO IMPORTANTI Sergio Vicario DALFONSO A GAMBA TROPPO TESA. PER Fulvio Irace TRIENNALE. CDA E NON SOLO, RIDISEGNARE I RUOLI Francesca Battisti PER UN AMORE DI GIOVENT: LA CTT CAMBIA, E NOI? Rita Bramante ROBERTO DENTI, UN SEMPLICE LIBRAIO Filippo Podest MILANO CAPITALE DELLE ALPI

VIDEO DAVIDE CORRITORE IL PI DIFFICILE BILANCIO DAL DOPOGUERRA suggerimento musicale un amarcord LA SPADA NEL CUORE canta Little Tony

rubriche di attualit MUSICA a cura di Paolo Viola ARTE a cura di Virginia Colombo LIBRI a cura di Marilena Poletti Pasero CINEMA Marco Santarpia e Paolo Schipani SIPARIO Emanuele Aldrovandi e Domenico Muscianisi

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CONSIGLIO COMUNALE: UNA TEMPESTA PERFETTA? Luca Beltrami Gadola


Una tempesta perfetta? Fortunatamente no. Nellomonimo film George Clooney e tutti i pescatori muoiono, mentre invece la realt del Consiglio comunale pi benevola. Tempesta im-perfetta dunque ma da non sottovalutare. Franco DAlfonso ha sollevato due questioni rilevanti: il ruolo dei consiglieri e quello della burocrazia comunale. Forse il momento non era dei pi opportuni per manifestare le proprie perplessit perch lopposizione e i sepolcri imbiancati stanno sempre in agguato e la prudenza non mai troppa. Io stesso, poi, non sono del tutto daccordo con DAlfonso: secondo me i consiglieri andavano visti pi come vittime che come colpevoli. Un po di storia. Prima del 1993, prima della legge che ha sancito lelezione diretta del sindaco, le cose andavano pressappoco cos: gli elettori forti di quattro preferenze eleggevano i consiglieri comunali, i consiglieri eleggevano il sindaco, il sindaco, dopo una trattativa con le segreterie dei partiti che andavano a costituire la maggioranza, proponeva al Consiglio la nomina degli assessori. La scelta del sindaco ossia da quale dei partiti della maggioranza dovesse provenire era oggetto di trattative romane. Assessori e sindaco ovviamente erano scelti tra gli eletti in Consiglio. Il sistema garantiva due cose: da un lato la fragilit delle giunte e una pesante interferenza delle segreterie nazionali sulle vicende locali, secondo logiche che poco avevano a che vedere con gli interessi reali della collettivit locale, e dallaltra per uno stretto legame tra sindaco, Giunta e consiglieri, tutti comunque forti o deboli per i consensi raccolti alle elezioni. Allinterno della compagine le responsabilit politiche erano molto collettive e i poteri distribuiti. Va sottolineato a questo punto che allora gli assessori avevano responsabilit sia politiche sia amministrative. Dal 1993 e con lentrata in vigore delle varie riforme Bassanini il panorama del tutto cambiato: elezione diretta del sindaco, nomina da parte di questultimo degli assessori che possono essere anche estranei al Consiglio. A questo bisogna aggiungere la forte limitazione dei poteri del Consiglio praticamente limitati a materia urbanistica e bilancio - e lintervenuta separazione tra le responsabilit politiche e quelle amministrative: le prime indirizzo e controllo assegnate a sindaco, assessori e consiglieri e quelle amministrative alla dirigenza della burocrazia comunale. Questarchitettura ovviamente ha i suoi difetti: senza dubbio unarchitettura istituzionale stabile ma allenta moltissimo i legami tra Consiglio e Giunta e relega molto al margine i consiglieri e le commissioni consiliari. I miei due scenari sono tagliati con laccetta ma credo di non sbagliare dicendo che, come sempre in Italia, siamo passati da un opposto allaltro. Aggiungiamo che Bassanini mai avrebbe immaginato il dissolvimento dei partiti e la nascita del consigliere comunale fai da te. pur vero che la politica va sulle gambe degli uomini e dunque rapporti che istituzionalmente non ci sono si possono creare ma io sono tra quelli che allarchitettura istituzionale assegnano un ruolo anche dindirizzo. Dunque preferirei vedere i consiglieri pi come vittime che come colpevoli. Veniamo al problema della macchina burocratica. Le attuali norme con la separazione dei ruoli prevedono che la maggior parte delle attivit dellamministrazione siano svolte con lo strumento della determina dirigenziale: in poche parole il ruolo esecutivo affidato alla burocrazia che se ne assume la responsabilit giuridica. I dirigenti possono, se vogliono, essere i veri arbitri dellattivit comunale. Questo un vero problema politico. Ne riparleremo ancora perch DAlfonso ci dice che questa una macchina sgangherata. Pensare per che Giunta, sindaco e consiglieri vadano contro la burocrazia come pensare che lo Stato maggiore spari sulle sue truppe. Ultima nota. Franco DAlfonso nel suo articolo rispondeva a Marco Vitale che accusava sindaco e Giunta di non avere una visione della citt. Giuliano Pisapia risponde a Vitale e a chi la pensa come lui dalle colonne del Corriere della Sera con una nota di suo pugno. La nota un elenco, sacrosanto, di cose fatte. Le cose fatte non sono per legate tra di loro da un filo conduttore: quel legame, se ci fosse, potrebbe essere la visione al passato ma quella al futuro?

RITORNO ALLA NORMALIT ELETTORALE Walter Marossi


Trovo ridicolo che utilizzando i risultati elettorali di ieri si traggano conclusioni pro o contro il governo, pro o contro le leadership dei partiti, ma certamente una prima considerazione si pu fare: non c' stato nessun terremoto anzi si tornati a una relativa normalit. Prima di argomentare dei risultati vorrei premettere alcuni fatti: 1) 680 candidati al consiglio comunale a Brescia con 25 liste, uno ogni 150 elettori del 2008; per 18.509 elettori potenziali di Sondrio l'offerta prevede 12 liste e 351 candidati, uno ogni 52 elettori potenziali (i posti in consiglio sono 32); i 147 votanti del 2008 di Gerola Alta per en.20V 29 maggio 2013 leggere i 6 consiglieri (uno ogni 24 abitanti) hanno avuto purtroppo per loro a disposizione solo due liste, la terza essendo stata cassata dalla prefettura; 17 liste a Lodi con un candidato ogni 69 potenziali elettori; 7 candidati a sindaco, 11 liste e 160 candidati, uno ogni 50 elettori circa in quel di Bareggio; 7 candidati a sindaco e 41 al consiglio comunale in quel di Nicorvo 300 votanti. Insomma nonostante la percentuale dei votanti sia in continua riduzione, nonostante gli elettori spesso votino solo il candidato a sindaco, nonostante il ruolo dei consiglieri sia stato progressivamente ridotto dalle leggi, la voglia di candidarsi a qualsiasi costo, aumenta. Presumo quindi che il numero di estimatori di D'Alfonso che considera i consiglieri comunali tendenzialmente inutili sia destinato ad aumentare e mi pare difficile dargli torto; del resto la silenziosa (nel senso che non la esternano sul web) convinzione di migliaia di assessori e sindaci del passato, del presente, del futuro. Il top si raggiunge in quel di Piazzolo, con quattro candidati a sindaco, uno in pi dell'altra volta dove i votanti sono stati 63, dimenticavo i candidati al consiglio comunale sono stati 23.In controtendenza solo il comune di Barghe dove nel 2008 la lista civica ottenne il 100% dei voti e 2

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quest'anno ha bissato il risultato poich si ripresentava un'altra volta senza competitori. 2) I nomi delle liste sono i pi vari. Oltre ai partiti nazionali c' qualche nostalgica ricomparsa di nomi dimenticati qualche new entry importata (i Pirati) ma sopratutto una straordinaria fioritura di creativit. Si va dagli specifici Ricucire Carate, Pianico nel cuore, agli ammiccanti Berlingo virtuosa (ma gli avversari non si sono chiamati Berlingo godereccia) ha vinto Borno con passione, Capergnanica amica, Volti nuovi assieme, Stare insieme, Gallo Cedrone (il film di Verdone, si concludeva con la presentazione di una lista civica che voleva cementare il Tevere), dai propositivi porte aperte e persone agli storici oltre i due campanili, ai programmatici: diamo forza al cambiamento, in movimento per le persone, vicino ai cittadini, liberi di vivere, tradizione futuro, impegno servizio, una sola comunit, ai laudatori nel solco di Guerini (manco fosse prematuramente scomparso) agli etnici popolari retici; taluni nomi appaiono misteriosi ai foresti: "el@" (vincente a Villa d'Adda), movimento H2O. La mia preferita la lista fai 13 vincente in quel di Agra (Varese non Uttar Pradesh), mi ricorda la schedina della Sisal. 3) Le alleanze si mantengono nel solco della tradizione: PD da una parte, di volta in volta alleato con diversi soggetti usuali nel centro sinistra e molte liste civiche (l'arancionismo non scomparso) raramente da solo (Bareggio). PDL dall'altra con la Lega alleata pi spesso che nel recente passato. L'UDC spessissimo assente come lista autonoma, i montiani totalmente assenti ma entrambi inglobati nelle varie liste civiche. Simpaticamente in qualche realt compaiono partiti nazionalmente disciolti. I Grillini sono presenti in tutti i comuni sopra i 15.000 abitanti e in qualche comune minore (Cernobbio, Toscolano Maderno etc) coerentemente sempre da soli. Nei comuni superiori ai 15.000 abitanti il numero di liste civiche pari a quello delle liste partitarie, mentre le liste del "sindaco" sono pi numerose nel centro sinistra che nel centro destra ma in generale nelle coalizioni si tende a evitare che una lista sidentifichi con il candidato per evidenti ragioni di cannibalizzazione potenziale del voto. Nessuno ha fatto una lista "governativa" di unit nazionale.

Ovviamente trarre indicazioni politiche da questa cotognata di nomi e liste piuttosto difficile per non dire impossibile. Vale la pena limitarsi ad alcune generiche affermazioni, considerando solo i comuni superiori ai 15.000 e premettendo che stiamo parlando di elezioni presidenziali in cui l'elemento di gran lunga pi importante il candidato e che quello che conta sul serio il ballottaggio: 1) I votanti sono in calo nonostante l'aumento delle liste e dei candidati. Il dato pu essere interpretato in modi diversi a seconda delle convinzioni e della convenienza: non percezione delle differenze tra i candidati, generica soddisfazione della gestione della propria citt, generica insoddisfazione nella gestione della propria citt, convinzione che il comune pu sempre meno, sfiducia nel sistema politico, sfiducia nella selezione dei candidati, litigiosit (va ricordato che circa nel 30% dei comuni si va al voto anticipatamente). Tuttavia i numeri non sono lontani da quelli delle regionali del 2010 e comunque superiori a quelli di altri paesi (legislative francesi 57%, spagnole 57,1% e non si pu dire che Hollande e Rajoy siano meno affascinanti di Del Bono e Paroli). Prima di arrivare alle percentuali delle europee in Gran Bretagna 23% ci vorr ancora del tempo. Probabilmente una parte della popolazione la pensa come Bufalino: "Il sonno di destra, il sogno di sinistra... Votate per una lucida insonnia. ". 2) Il centrosinistra nonostante le mille divisioni del recentissimo passato appare in buona forma, ovunque al ballottaggio, talvolta vincente al primo turno: come nella tradizione che vede i progressisti pi forti alle elezioni locali che a quelle nazionali. Resta il dubbio che con un candidato diverso anche le regionali avrebbero potuto andare diversamente. 3) Il PD resta di gran lunga egemone nel suo schieramento, capace di modulare le alleanze e non sembra soffrire pi di tanto delle divisioni interne anche se qualche lista civica si potrebbero chiamare lista di corrente. Possono quindi cantare vittoria la minoranza renziana, quella civatiana, quella cattolica, quella cattolica moderata, gli ex Ds, i filo D'Alema, la minoranza che si richiama al cosiddetto apparato, la minoranza veltroniana. Insomma tutti, esclusa la maggioranza, per la

semplice ragione che non c'. Caso unico in Europa il PD lombardo una coalizione di soggetti diversi ognuno dei quali si ritiene minoranza. 4) Il centrodestra palesa tutte le sue divisioni ma non tracolla, evidenzia una classe amministrativa locale personalistica e litigiosa. Sopratutto evidenzia come sempre l'assenza di sprint quando assente il cavaliere. All'interno del centro destra il PDL come in altre occasioni si frammenta in pi spezzoni e si crea concorrenza elettorale in casa. La novit maggiore la crisi della Lega, un tracollo rispetto alle comunali precedenti cui non serve per tenere neanche il governo regionale. Probabilmente siamo alla fine del mito di un partito che si diceva rozzo sul terreno nazionale ma fortemente radicato sul territorio grazie ai buoni amministratori: le percentuali di un tempo sembrano ormai irraggiungibili mentre resta un significativo zoccolo duro. 5) L'estrema sinistra risulta quasi insignificante prosciugata in parte dal voto utile, in parte dai grillini, in parte dall'astensione. Non credo sia una questione di mancanza di un potenziale bacino elettorale quanto la mancanza di leadership credibili. 6) Il Movimento 5 stelle che ovviamente guadagna ovunque rispetto alle elezioni comunali precedenti e perde ovunque rispetto alle elezioni politiche e regionali confermandosi per come terzo partito raggiunge percentuali significative ma che sono comunque state raggiunte in passato da altre liste. La ragione principale di questa sconfitta sta nella natura stessa del movimento che un movimento civico per auto definizione e che quindi vede migrare molti suoi elettori delle politiche verso altre liste civiche. Unaltra ragione la presenza di una miriade di candidati che sopratutto grazie al meccanismo delle preferenze recuperano voti personali. La terza ragione, oltre al buffo comportamento dei parlamentari, che i temi utilizzati alle politiche servono poco quando si discute di cassonetti, posteggi, varianti di piano etc. 7) I centristi si sciolgono nelle liste civiche e nessuno ne sente la mancanza. .

RIFLESSIONI SUL VIGORELLI: UNA FINE CHIAMATA RINASCITA

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Romolo Buni
Il Vigorelli si presenta come un impianto polifunzionale, in grado di ospitare grandi manifestazioni e, al tempo stesso, idoneo a essere utilizzato in tutto larco dellanno per la pratica sportiva a diversi livelli. Sembrano le parole usate poche settimane fa nel comunicato stampa che ha annunciato il progetto vincitore del concorso sul Vigorelli, invece risalgono al 1998 e sono tratte da un articolo a commento dei lavori finanziati dal Comune di Milano con 4,5 miliardi di lire dellepoca e il co ntributo di 500 milioni da parte della Mapei per il rifacimento della pista. Vennero ristrutturate le tribune, la copertura, gli spogliatoi e realizzato un campo da gioco in terreno sintetico in grado di ospitare pi discipline sportive oltre a eventi di vario genere. Appena quindici anni dopo, in una situazione di drammatiche ristrettezze di bilancio, lamministrazione comunale ha deciso di investire altri 13 milioni di euro (dalla stima sommaria del vincitore del concorso) in una nuova ristrutturazione, con lo steso identico obiettivo del 1998: creare un impianto polifunzionale. Prima ancora che di un progetto architettonico il Vigorelli avrebbe bisogno di un progetto gestionale, quello che nessuna delle amministrazioni che si sono succedute negli ultimi anni ha saputo mettere a punto. Non una costosa ristrutturazione di un edificio in buone condizioni, ma la sua apertura alla citt, a costi infinitamente pi bassi. Il restauro della pista in legno non ammonterebbe a pi di 500mila euro e la sua gestione potrebbe essere affidata a una o pi delle tante associazioni ciclistiche locali, come avviene in molti velodromi in Italia e in Europa. inspiegabile come, in unepoca di autentico rinascimento ciclistico come quella che stiamo vivendo, nella quale un ruolo centrale svolto dalle bici a scatto fisso (cio da pista) lunica disciplina penalizzata dal nuovo progetto sia proprio il ciclismo. E tutto questo lo si fa cancellando un pezzo di storia, la pista pi famosa al mondo, la cui memoria viene risarcita da un inutile m useo di 200 mq. Il Vigorelli sta al ciclismo come San Siro al calcio. Cosa si direbbe se il comune proponesse la demolizione di San Siro per ospitare altri sport? Cosa guadagna Milano dalla creazione di un nuovo campo da rugby, peraltro inutilizzabile perch su terreno sintetico? Per la palla ovale esistono altri campi in erba, come il Giuriati o il Saini. Nessuna pista permanente rimarrebbe invece per il ciclismo, che cos sarebbe cacciato dal suo tempio e dalla sua storica capitale. Il progetto vincitore definisce chiaramente il Vigorelli exvelodromo. Poi lamministrazione comunale ha venduto alla stampa lidea della pista smontabile (di cui non c traccia nelle tavole di concorso) riservata a pochi grandi eventi o presunti tali: un oggetto costoso e inutile, visto che la pista esiste gi. La vera sfida sarebbe invece lapertura quotidiana della pista storica a sportivi, amatori e ai giovani, la realizzazione di un vero e autentico velodromo popolare, che potrebbe tranquillamente convivere con il Football americano, il calcio, i concerti, luso a fini commerciali degli spazi sotto le gradinate. Conservare la pista non un atto di nostalgia, ma uno sguardo al futuro. Purtroppo oggi non si pu parlare di rinascita del Vigorelli, ma solo della sua fine. Il velodromo riuscito a sopravvivere ai bombardamenti della guerra e alla nevicata del 1985, ma non alla mancanza di idee di una giunta che si nasconde dietro il paravento della sostenibilit economica. La leggendaria pista di Coppi, Maspes, Anquetil, Merckx, Moser, conosciuta e amata in tutto il mondo, lascer il posto ad appassionanti prove di dog agility e horse riding, diventando un anonimo edificio contenitore. Come scriveva luned 27 maggio il Corriere della Sera in un articolo a commento della fine del Giro dItalia: nelle nazioni pi evolute (Gran Bretagna, Australia) le metropoli sono il principale vivaio grazie alle loro scuole di ciclismo su pista. Ma mentre a Londra ci sono tre velodromi e a Melbourne cinque, da noi lultimo anello metropolitano (quello bellissimo, di Roma) stato demolito cinque anni fa. In realt lultimo anello metropolitano in Italia proprio il Vigorelli, che con una spesa modesta pu essere riaperto al ciclismo. Davvero lamministrazione milanese vuole cancellare un pezzo di storia che pu dare cos tanto al futuro di questa citt?

PENSIONI, LINSOPPORTABILE EGOISMO DEI DIRITTI ACQUISITI Massimo Cingolani


Gli attuari, in occasione della manifestazione dedicata alla Previdenza, che si svolta a Milano il 17 e 18 maggio nella sede della Borsa Italiana, hanno evidenziato che: Anche dopo la Riforma Monti-Fornero il sistema pensionistico non pu essere considerato finanziariamente sostenibile. Lanticipo al passaggio con un sistema di calcolo contributivo, leliminazione delle pensioni di anzianit hanno migliorato la situazione in unottica di sostenibilit, rimangono per aperte le problematiche legate ai posti di lavoro, allandamento economico e alla demografia. I problemi si acutizzeranno perch la prospettiva che abbiamo davanti di una forte diminuzione del tasso di occupazione, di una riduzione dei redditi, con un aumento del costo per le pensioni dovuto allallungamento della vita media. La diffusione di carriere basse e di lavori discontinui, insieme a PIL vicini allo zero, al PIL legata la rivalutazione annuale dei montanti, cio per semplificare gli interessi, fa prevedere pensioni sempre pi inadeguate. Ma i futuri pensionati avranno anche altri problemi connessi al rischio salute e allautosufficienza,

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www.arcipelagomilano.org pensione a unet molto vicina ai 50 anni, per costoro il concetto di diritto acquisito di difficile comprensione. Forse si dovrebbe avere il coraggio di parlare anche di doveri acquisiti verso le giovani generazioni. Questo generale disinteresse probabilmente dato dal fatto che pochi si sentono genitori, o per lo meno non intendono la genitorialit come responsabilit verso i figli. Comunque il Ministro Giovannini, che stato Presidente dellIstat, e dal Governo Monti aveva avuto lincarico studiare il taglio dei costi della politica, ha dichiarato.Sulle pensioni doro il governo sta verificando la possibilit di adottare misure volte ad attenuare il divario tra i trattamenti pensionistici attualmente erogati, compatibilmente con i principi di equit e di solidariet. Speriamo. La Fornero anche con la riforma 92/1912 Riforma del mercato del lavoro in una prospettiva di crescita, ha contribuito in parte ad aggra-

amplificate da famiglie mononucleari o con un figlio solo, che non potr destinare risorse per i genitori. Inoltre ci sar il rischio anzianit, legato alla perdita del lavoro o alla necessit di ridurre lattivit lavorativa ne lle et avanzate ma non ancora coperte dalla pensione. In Italia ci sono anche pensioni da migliaia di euro al mese che non hanno alcuna relazione con i versamenti effettuati, pensioni doro e baby, frutto di scelte elettoralmente vantaggiose ma deprecabili finanziariamente e moralmente. Ma come si sa su queste cose ci si scontra con la Corte Costituzionale e il principio dei diritti acquisiti. Dopotutto abbiamo la costituzione pi bella del mondo. Molte lettere che arrivano ai giornali, sono di cinquantenni che sottolineano come si sono trovati, dalloggi al domani, let pe nsionabile spostata a 67 anni, mentre ci sono pensionati che da trenta percepiscono pensioni pari al loro stipendio, pur essendo andati in

vare ulteriormente la situazione occupazionale, soprattutto nelle piccole imprese e negli studi professionali. Ha allungato i tempi di intervallo tra un contratto a termine e laltro, senza garantire la stabilizzazione dei lavoratori, aumentando il fenomeno di turnover tra gli stessi. Ricordiamoci che a Milano, molte nuove imprese sono spesso composte da due giovani soci e un apprendista. La rigidit in uscita serve solo alle grandi imprese coinvolte nella revisione dellart.18. Per non far perdere la faccia a Fiat e CGIL si penalizza la PMI. vero che per competere ci vuole massa critica, grandi multinazionali, ecc, ma per il momento abbiamo anche il piccolo, anche a Milano. Forse chi nel centrosinistra vuol rappresentare questo paese dovrebbe ricordarselo, se no, non stupiamoci se perdiamo qualche milione di voti.

A MILANO DA FREUD A NANNI MORETTI "LE PAROLE SONO IMPORTANTI" Giulia Mattace Raso
Chi uccide la compagna e poi si toglie la vita perch insolvente, luomo col piccone a Milano, un altro con la mannaia a Londra. Crisi, disagio, solitudini. Cristina Comencini fotografa per noi la scena della insegnante inglese che ferma lo scellerato armato con la forza della parola: trasformando altre possibile u ccisioni in parole scambiate. Politiche sociali. 300 psicologi per persone in difficolt, al via per la prima volta in Italia servizio di assistenza gratuita o agevolata: Comune di Milano e Ordine degli Psicologi insieme per fornire supporto a chi non pu permettersi visite specialistiche. Majorino: In un periodo in cui le difficolt colpiscono sempre di pi le famiglie e i singoli, in cui la perdita del lavoro, la precariet e la povert segnano la vita di molte persone, siamo certi che questo servizio potr essere un valido sostegno per tanti. Parole scambiate, per trovare altre soluzioni. Contesti di lucidit per costruire orizzonti di speranza. Costruire comunit, reti solidali di contatti e conoscenze che avvolgono le persone pi fragili, proteggendole, uno dei modi per combattere la desolazione della crisi e della emarginazione. Partecipare a queste reti vivificante. il racconto dei "cuochi sociali" una iniziativa realizzata "grazie alla volont di tanti milanesi di mettere a disposizione il proprio tempo e le proprie capacit in cucina per regalare a persone anziane e sole un momento di sincera amicizia". Succede ogni fine settimana, da due mesi, grazie allaiuto di tanti cuochi volontari che a proprie spese cucinano nelle case dei nostri anziani. Sempre sull'incontro la scommessa del Festival del Volontariato Giovanile, Give Festival, svolto il 25 e il 26 maggio alla Barona, che si inserisce allinterno di Light up!, il progetto per la promozione del volontariato giovanile attuato dallassessorato alla Sicurezza, Coesione Sociale, Protezione Civile e Volontariato in collaborazione con Ciessevi Centro Servizi per il volontariato nella provincia di Milano. Granelli: "Lobiettivo realizzare una piattaforma di orientamento dove i giovani che provano a mettersi a disposizione degli altri, anche solo per una volta, possano essere accompagnati a fare esperienze nelle associazioni. In questo modo i ragazzi diventano cittadini impegnati nel bene comune e le associazioni possono contare sullinnesto e la vitalit di nuovi volontari." Illumina Milano! Accendi il Volontariato con Light up! Le parole sono importanti, e sulla lingua ci giochiamo identit e cultura: a riprova il ricorso al Tar di un gruppo di docenti del Politecnico contro la decisione del Senato Accademico di adottare per alcuni corsi in via esclusiva la lingua inglese. Ricorso vinto. Protesta degli studenti. E' per questo che per promuovere la solidariet non troviamo altre espressioni che give o light up? Erano loro il target? Abbiamo perso le parole? Facciamo fatica a trovarle indubbio. "Cuoco sociale" fa il verso ad "assistente sociale", "Maggio sociale" si capisce poco, quale l'assonanza, il Maggio fiorentino? La parole sono importanti, perch anche nominandole le cose cominciano ad esistere, l'immaginario collettivo a prendere coscienza della realt che cambia. una battaglia quella sul linguaggio ben nota alle donne, non pretestuosa n superata, le parole non devono celare l'identit, e dire che sono asessuate una posizione di comodo, per mantenerne una di potere. "Chi parla male, pensa male, vive male: le parole sono importanti". Soprattutto nel discorso pubblico. Prendiamo il mantra della partecipazione: i verbi sottesi sono 'prendere la parola', 'ricevere ascolto'. E dall'istituzione ci si aspetta che 'dia ascolto' e insieme 'risposte'. Stiamo parlando di un dialogo. Dove la politica individua la narrazione, il racconto della realt. E la povert retorica dei politici alla ribalta correlata alla qualit della politica stessa, alla

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www.arcipelagomilano.org sua capacit di incidere sul reale, come ci ha fatto notare Michele Serra. Cristina Comencini nella sua lettera a Repubblica, il 25 maggio, ci aiuta a trovare quelle giuste: "(...) La donna inglese ha parlato a lungo, guardando la violenza negli occhi dell'uomo che le stava davanti, trasformando altre possibili uccisioni in parole scambiate. Questa la forza possibile delle donne, la grande opportunit per la societ degli uomini di averle di fronte alla pari e di ascoltare le loro parole nuove. Bambini, severit, domande, ascolto, concretezza, coraggio, forza, ragionamento contro la paura e la violenza, tenerezza. (...) Le due donne inglesi, nell'emergenza di quegli attimi, hanno manifestato il meglio della loro storia, della loro cultura, della loro differenza. Hanno indicato la strada a tutti. Fatica la forza delle donne a farsi largo nella cultura, nei pensieri, nel modo di intendere la vita, eppure questa rivoluzione a portata di mano, vicina e non potr essere fermata."

DALFONSO A GAMBA TROPPO TESA. PER Sergio Vicario


La forte turbolenza politica, che si manifestata tra i Consiglieri di maggioranza nei confronti dellarticolo dellassessore Franco DAlfonso, ha fatto registrare accessi record ad ArcipelagoMilano. Nella rete lirritazione dei consiglieri non si , tuttavia, trasformata in un referendum pro o contro lAssessore, ma ha invece dato vita a un dibattito pi di merito sul bilancio della gestione Pisapia, a distanza di due anni dallentusiasmante insediamento a Palazzo Marino. Il giudizio di DAlfonso risulta, c omunque, ingeneroso anche perch addossa ai Consiglieri delle responsabilit che stanno soprattutto da altre parti. La sconfitta nelle recenti elezioni nazionali e regionali ha evidenziato, nellinsieme delle forze del Centrosinistra, e in primo luogo nel PD, una grande debolezza di proposta politica. Si tratta di un vuoto i cui segni premonitori erano gi del tutto evidenti nel successo di Pisapia. Quel vuoto politico, tuttavia, non era colmabile solo con la responsabile, onesta e sobria amministrazione della Giunta arancione e, proprio per questo, era inutile infierire sugli sbandamenti, presunti o reali, del Consiglieri di maggioranza. In politica, infatti, le colpe o i ritardi si pesano e non si contano. Larticolo di DAlfonso aveva come finalit quella di rispondere alle critiche di Marco Vitale apparse su Reset e su Il Giorno. Critiche che rimandano a una certa delusione che, come segnalano anche gli articoli di Giangiacomo Schiavi e Marco Garzonio sul Corriere della Sera, si respira tra diverse persone che in vari modi avevano contribuito al successo di Pisapia, prima alle primarie e poi alle elezioni comunali. Al riguardo, distinguerei tra due tipi di 'delusione', il cui confine ovviamente puramente teorico e le sovrapposizioni inevitabili. Le prime attengono a temi sollevati durante la campagna elettorale e che hanno molto a che fare con l'auspicato protagonismo della 'cittadinanza attiva'. Due erano i temi che, in particolare, allora entusiasmarono e mobilitarono decine di migliaia di persone: trasparenza e partecipazione. Entrambe riguardavano la partecipazione e la trasparenza durante il processo di formazione delle decisioni dell'Amministrazione. Tutto questo si realizzato solo nella fase iniziale della nuova Amministrazione attorno al problema del PGT. Poi, tranne probabilmente qualche iniziativa a livello di zona o quartiere, pi nulla. Sperimentare queste inedite forme di partecipazione sicuramente faticoso e, talvolta, anche dispersivo, ma da quella mancata sperimentazione sono dipese le ragioni del progressivo afflosciarsi del 'Movimento arancione' nelle sue forme organizzate, di cui ha tratto giovamento, anche se in misura minore che da altre parti, il Movimento 5 Stelle. Laltro tipo di delusione riguarda la percezione della mancanza di un'idea forte che dovrebbe caratterizzare la Milano che verr. La visione e il progetto non si determinano con il peyote evocato da DAlfonso, basta mettere in fila gli asset di cui dispone Milano nel confronto internazionale e decidere su quali si vuole investire, magari anche solo sul piano culturale. Chi scrive, anche per motivi professionali, ne ha in mente due, che potrebbero per essere legittimamente sostituiti da altri. Milano percepita, e lo , a livello internazionale come una grande piattaforma commerciale, in particolare legata al lusso e al made in Italy. Questo asset fortemente insidiato dalla competizione internazionale (in Europa da Parigi e Londra), ma si fatica a capire (tranne che con i riferimenti all'Expo) quale sia la direzione di marcia della Giunta per tenere la posizione. Il made in Italy nel mondo apprezzato non solo per i prodotti belli e ben fatti, ma anche per il patrimonio culturale che quei prodotti evocano e contengono nel loro background. Mettere insieme le due cose anche fisicamente (come stato egregiamente fatto al Padiglione Italia a Shanghai), oltre che creare un ambiente favorevole, potrebbe essere un must dell'Amministrazione. Ad esempio, con un appropriato utilizzo della Galleria non come Salotto dei milanesi, ma come rappresentazione della miglior produzione culturale e manifatturiera di cui dispone il Paese. Anche se si comprende che data la costituency della coalizione sia pi facile parlare degli ultimi che del lusso, non andrebbe dimenticato che ai bisogni, senza sostegno del merito, sar sempre pi difficile dare risposte. L'altro tema riguarda la ricerca biomedica, che vede Milano sicuramente in una posizione rilevante a livello internazionale. Il Comune non pu certo farsi carico dei tagli continui ai finanziamenti alla ricerca, ma fa poco anche per indirizzare il dibattito sulle priorit e sulle possibili modalit di coordinamento tra i vari Centri di ricerca. Sulla Citt della Salute quel poco di dibattito che si fatto stato sulla collocazione immobiliare, invece che cercare di capire come sar nel medio periodo il rapporto tra assistenza sanitaria, ricerca e evoluzione tecnologica, magari anche per dire che l'attuale scelta non andava e non va bene. Questo 'disinteresse' lo si percepito anche con il silenzio dell'Amministrazione di fronte al recente blitz degli animalisti al Dipartimento di Farmacologica, come se quell'atto non avesse nulla a che fare con un possibile futuro della citt. Silenzio che si accompagna alle posizioni espresse dal 'garante degli animali' nominato dal Comune contro l'utilizzo degli animali nella sperimentazione scientifica o alla paginetta predisposta nella Bozza di regolamento comunale riguardante il benessere degli animali, che ha suscitato grande preoccupazione nel mondo della ricerca scientifica milanese.

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Nel concludere il suo articolo DAlfonso auspicava che i cittadini, seguendo un insegnamento anglosassone, provassero ad assaggiare

il budino senza preventivamente schifarlo. Chi scrive pi che convinto che il budino sia tuttaltro che da sputare, soprattutto se si pensa

alle passate Amministrazioni, anche se sa gi che gli rester comunque un fondo di amaro in bocca.

TRIENNALE. RIDISEGNARE I RUOLI Fulvio Irace


Molti ricordano la Triennale del 1933, non solo perch coincise col trasferimento a Milano nel Palazzo dellArte disegnato da Muzio, ma perch (dopo gli anni delle Arti Decorative a Monza) la direzione di Ponti consacr larchitettura come nuova mission dellistituzione. Tutti ricordano la Triennale del 1936 perch Giuseppe Pagano vi apr le porte allarchitettura razionale. Memorabile, nel 1947, la Triennale di Bottoni per lo slancio verso il sociale e la sua battaglia per la casa per tutti. Rimane nella storia la XIII Triennale del 1964, quella del tempo libero di Eco e Gregotti, consegnata per sempre allicona delle bagnanti p icassiane di Gae Aulenti in corsa verso il mare. Baldessari e Albini, Fontana e Colombo, Piano e Zanuso, Castiglioni e Mendini . sono i nomi che subito si affacciano alla mente ogni volta che pensiamo alla lunga storia della Triennale, ma sfido chiunque a ricordare chi ne furono i presidenti e mi domando se c qualcuno che saprebbe con altrettanta immediatezza rispondere: Mangiagalli, Ivan Lombardo, Gentili. . Le Triennali passano, gli artisti si ricordano, i presidenti si dimenticano. Nati sotto il segno della politica, i presidenti hanno rappresentato per lunghissimo tempo i punti di forza o quelli di mediazione tra le culture politiche espresse dai partiti, nella convinzione diventata poi una consuetudine che in fin dei conti la presidenza di un Ente culturale fosse lultima (ma onorevole) spiaggia riservata ai servitori della politica usciti fuori dal gioco attivo o in panchina in attesa di ritornarci. Si obietter che, sino alla crisi degli anni 70, le Triennali hanno esercitato una funzione importante: grazie ai comitati scientifici e direttivi, per, pi che ai loro presidenti. Questi hanno assunto un ruolo autoriale solo molto recentemente: con Augusto Morello (nel 2000), che dovette traghettare la Triennale verso la sua terza fase di istituzione a operativit continua, non pi limitata alla preparazione dellEsposizione finale. Da allora il Presidente ha assunto un volto pubblico e determinante, che, nelle ultime direzioni, ha finito col travolgere anche lattivit degli organi di gestione culturale, come il comitato scientifico e i curatori artistici, di fatto eliminati per lasciare ai vertici tutte e due le mani libere. chiaro insomma che la realt stata pi veloce della riflessione politica e, mentre ufficialmente i ruoli sono rimasti immutati, le loro funzioni sono cambiate. Nel caso della Biennale di Venezia una presidenza forte si assume la responsabilit dei curatori delle mostre. Non c per unattivit continuativa, come nel caso della Triennale, dove la figura del curatore dovrebbe corrispondere di fatto a quella del regista di una serie piuttosto ampia di iniziative, dalle mostre ai convegni, agli eventi. Dunque la prima cosa da fare ripristinare gli organi di funzionamento, ristabilendo il principio che il Presidente ha il compito di tracciare le linee di politica culturale, i cui contenuti specifici per devono essere di pertinenza del comitato scientifico e dei curatori, evitando quella mescolanza di sacro e profano che ancor oggi con la giustificazione di fare cassa rende confusa la vera natura della Triennale. Appare altrettanto chiaro (il caso del Maxxi di Roma ancora sotto gli occhi di tutti) che la figura del Presidente non pu pi essere demandata alla logica spartitoria della politica che ha inquinato la vita pubblica italiana fino alle conseguenze delloggi, ma deve essere selezionata nella visione di un ampio mercato culturale (anche estero, se occorre, come stato per La Scala), dove i candidati sono persone che si sono distinte per meriti riconosciuti dalla comunit intellettuale e artistica. Una figura di alto profilo intellettuale, insomma, con funzioni di garanzia dellalto livello qualitativo dellattivit da svolgere, capace di rappresentare con equilibrio le spinte che vengono dal mondo dellarchitettura, del design, dellarte. Sarebbe sbagliato un Presidente di parte, che eccedesse i limiti del proprio ruolo per intervenire direttamente nei programmi curatoriali (cui deve essere assicurata la massima indipendenza entro le linee di programmazione individuate dal comitato scientifico) o che pensasse alla Triennale in unottica di ecce ssiva personalizzazione dei propri interessi (o della propria carriera). Il passato recente non ci ha risparmiato nulla e insieme a tante speranze e risultati positivi, bisogna registrare con sconforto come sia debole la cultura del civil servant per cui listituzione superiore alle a mbizioni individuali.

PER UN AMORE DI GIOVENT: LA CITT CAMBIA, E NOI? Francesca Battisti


Parte il progetto di cultura architettonica rivolto alle scuole superiori di atelier mobile a scuola, presentato ieri all'Ordine degli Architetti di Milano che patrocina e sostiene l'iniziativa. Non mai troppo presto per cominciare a parlare di architettura nella scuola. Non si mai troppo giovani per scoprire che lo spazio della citt ci appartiene e ci coinvolge nelle sue trasformazioni. Lo spazio pubblico un bene comune, ma quanti pensano che per vivere la citt in modo responsabile dobbiamo imparare a conoscerla e a valutare con senso critico la qualit che l'architettura d agli spazi che abitiamo? La citt cambia, e noi? (*) la proposta formativa per le scuole superiori di atelier mobile a scuola che porta a Milano un'iniziativa avviata con successo all'estero da organizzazioni che operano a livello nazionale e locale: promuovere la cultura architettonica e diffondere la "grammatica di base" per comprendere l'ambiente urbano offrendo, in molti casi fin dai primi livelli scolastici, progetti educativi con approcci flessibili e sperimentali. Liniziativa, patrocinata e sostenuta dall'Ordine degli Architetti, vuole suscitare nei

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www.arcipelagomilano.org giovani curiosit e attenzione verso l'architettura contemporanea e contribuire a formare cittadini capaci di un uso responsabile e creativo dei nuovi spazi della loro citt. Un breve ciclo di incontri e workshop guider lo sguardo dei ragazzi a "saper vedere l'architettura": unintroduzione e un invito a leggere le trasformazioni in corso a Milano e in altre citt del mondo. solo un primo passo ma indispensabile per avviare un dialogo con i pi giovani e offrire loro strumenti critici per capire come l'architettura d forma allo spazio urbano, attraverso una lettura partecipata e coinvolgente in cui la stratificazione della citt si fonde con riferimenti trasversali nello spazio e nel tempo. un percorso che aiuter a scoprire che l'architettura insieme realizzazione di un programma ed espressione di una cultura, esplorare nuovi spazi e "ritmi" urbani le cui matrici appartengono a un contesto globale, capire le ragioni e il senso di interventi che stanno ridisegnando sotto i nostri occhi una citt diversa, partendo da luoghi che i ragazzi conoscono e frequentano, per poi immergersi in spazi che iniziano a intravedersi dietro alle recinzioni dei cantieri. Le architetture incontrate durante i tre percorsi tematici in cui si articola il progetto individuano questioni rilevanti per poter immaginare o forse chiedere per il futuro una nuova prospettiva di trasformazione della citt e dei suoi spazi collettivi. L'interesse per le sorti della citt e per la formazione culturale delle nuove generazioni, per ragioni che finiscono in qualche modo per coincidere, esigono un nuovo impegno per rafforzare il rapporto tra architettura e societ. Per chi pratica la professione dellarchitetto infatti il momento di ripensare spazi che sappiano accogliere lesperienza vissuta, ascoltare e rispondere a domande forse ancora inespresse e innescare nuove relazioni affinch la citt continui a essere un luogo di inclusione sociale e culturale. Per chi crede che la citt sia anche il prodotto di una cultura e di un contesto sociale invece tempo di prendere atto, o forse solo di ricordare, che acquisire gli strumenti critici per una lettura ampia e consapevole dell'architettura contemporanea un aspetto rilevante nella formazione dei ragazzi. A chi infine si domanda "perch investire nell'architettura?" molti potrebbero replicare che oggi tutto ci che non risponde a problemi stringenti lontano dalla realt sociale ed economica e dunque lontano dalle necessit della scuola. Noi crediamo che l'esperienza quotidiana della citt, il valore che possiamo ancora riconoscere a luoghi capaci di accogliere, sorprendere e, qualche volta, emozionare dimostrino al contrario che la cultura architettonica un bene comune a cui tutti devono poter accedere: l'architettura di tutti.

* la citt cambia, e noi? un progetto curato da Veronica Scortecci, Francesca Battisti, Margherita Sala, Chiara Scortecci

ROBERTO DENTI, UN SEMPLICE LIBRAIO Rita Bramante


La sua Libreria dei Ragazzi di Milano ha da poco compiuto quarant'anni ed stata la seconda casa di Roberto Denti e il progetto di vita condiviso fin dall'inizio con la sua compagna, Gianna Vitali. Si confidarono il loro sogno nel cassetto durante un viaggio in Mongolia e nei primi anni Settanta lo realizzarono insieme a Milano, prima in un piccolo locale in affitto in via Tommaso Grossi e poi per decenni nella storica sede di via Unione. Da qualche anno la sede della libreria si spostata in via Tadino, ma non ha perso la sua impronta originaria, perch il 'Maestro' e la moglie hanno continuato a seguire e innovare la loro opera di promozione della lettura per l'infanzia e l'adolescenza, di ricerca di libri di qualit, di dialogo intergenerazionale con i pi piccoli, ma anche con le famiglie, gli insegnanti e gli educatori. Come l'ha definita il sindaco Pisapia, la Libreria dei Ragazzi uno dei luoghi pi attivi della cultura a Milano. Un luogo di incontro unico, il primo in Italia a esporre i libri per bambini di piatto, su scaffali a portata delle loro mani, in modo che in autonomia possano prenderli in mano, osservarne la copertina, sfogliarli e sceglierli. Anticipatore di tendenze e controcorrente, Denti ha intuito la necessit di occuparsi di una fascia di mercato allora ancora poco coperta in Italia e con l'avventura della sua libreria ha saputo creare a Milano un luogo simbolo della letteratura per bambini, modello di eccellenza europeo, con 70mila volumi, 15mila titoli su 600 metri quadrati di spazio su due piani. 'Nonostante gli obiettivi culturali, anche noi librai siamo pur sempre dei commercianti e per riuscire a stare in piedi dobbiamo vendere, esattamente come un salumiere! Limportante farlo con professionalit e competenza, fornendo merce e servizi di buona qualit!': con pragmatismo e visione del futuro, Denti ha anche saputo trovare in Renata Gorgani, della casa editrice Il Castoro un'alleata per salvare la sua libreria dalla chiusura nel 2007. La casa editrice l'ha poi acquisita in toto nel 2012, affidando allo storico fondatore la presidenza onoraria. Il lavoro di Denti e del suo staff stato per un'intera vita quello di far amare la lettura ai raggazzi, come scrittore di storie e come narratore, come lettore, animatore e intrattenitore, come protagonista insieme ad altri scrittori di fama da Gianni Rodari a Mario Lodi, da Bianca Pitzorno a Roberto Piumini, di un'affascinante attivit di promozione della lettura, di diffusione della buona abitudine di leggere fra bambini 'sempre meno liberi e sempre pi schiavi di impegni'. I suoi allievi della Libreria continuano a sentire la sua voce che racconta, la voce di un grande narratore di storie, di esperienze, di vita. Sempre disponibile con tutti, sempre pronto a dare un consiglio, sempre pieno di energia: energia che ha usato tutta, fino agli ultimi giorni, quando pure era molto stanco. Ci ha lasciato tanti messaggi da non scordare; ne voglio ricordare due, semplici, ma per nulla banali: 'che un uomo che legge ne vale due' e 'che un adulto che vuol bene ai bambini non sceglie un libro per loro, ma regala un buono per comperarsi un libro'.

MILANO CAPITALE DELLE ALPI Filippo Podest

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Comuni e Province riducono i budget, i tagli alla cultura sono allordine del giorno, ma la montagna riesce ugualmente a conquistarsi uno spazio. Un piccolo miracolo per Milano dove, spezzando la dura crosta della crisi, la mostra La Lombardia e le Alpi ha aperto i battenti allo Spazio Oberdan dal 17 maggio al 7 luglio in collaborazione con la Provincia spalancando al grande pubblico lo scrigno delle tante banche della memoria dellalpinismo lombardo. Loccasione, era da non perdere: si celebrano questanno i 150 anni di vita del Club Alpino Italiano fondato da Quintino Sella nel 1863. C voluta per la tenacia di una scelta pattuglia di soci della Sezione di Milano guidati dallo storico Lorenzo Revojera per mettere in piedi questa iniziativa. Da pi di un anno i caini milanesi hanno ha aperto la caccia agli sponsor privati raggranellando lo stretto necessario per realizzare un progetto importante. Cos sullo Spazio Oberdan sono state fatte convergere immagini rare e preziose, cimeli, documenti, oggetti, libri, filmati depoca, cartografie, dipinti, modellini di rifugi, fotografie e attrezzi alpinistici dogni t ipo. Il tutto ordinato in un percorso pieno di suggestioni, abilmente orchestrato e raccontato in decine di pannelli. Alla mostra in via Vittorio Veneto 2 lingresso libero e i visitatori non si sono fatti attendere come testimoniano le firme sul libro del rifugio a disposizione nellatrio e i tanti contatti sui social network. In pi, a corollario della mostra, il CAI milanese - che da settembre dellanno scorso ha trasferito la sua storica sede affacciata sullottagono di galleria Vi ttorio Emanuele, a via Duccio di Boninsegna, zona Fiera - organizza proiezioni e incontri aperti a tutti fino alla scadenza del 7 luglio, quando lesposizione curata dallarchitetto Lorenzo Serafin chiuder i battenti. Il percorso espositivo - raccontato dalla serie di scatti a corollario di questo articolo e nella gallery - un cammino di scoperta e di approfondimento. Si apre con il racconto dei 200 soci, per lo pi notabili torinesi (tra cui non manc una nutrita rappresentanza dalla capitale lombarda), che vollero colmare il gap con i pi evoluti paesi doltralpe fondando a Torino nel 1863 il Club alpino italiano. Da quella data levoluzione del corpo sociale avvenuta con continuit, a parte la flessione del n.20 V 29 maggio 2013

ventennio, fino al picco dei 316 mila soci nellanno 2012 e, come spiegato in uno degli oltre quaranta pannelli che illustrano la mostra, circa un terzo dei soci risulta iscritta in una delle 146 sezioni lombarde. La quantit di documenti e di personaggi affissi alle pareti delle luminose isole espositive e che si inquadrano in una serie innumerevole di piccoli e medi espositori, raccontano il legame profondo tra Milano e le montagna. Un rapporto fisico e geografico, innanzi tutto, che vede Milano cuore degli studi cartografici alpini come raccontano Laura e Giorgio Aliprandi, milanesi, tra i maggiori esperti al mondo di cartografia alpina, e che hanno prestato in mostra alcuni dei loro pezzi migliori. La carta della Lombardia di Giorgio Settala ad esempio, che risale al 1570 e comprende larco a lpino dalle Alpi marittime alle Alpi centrali. Vi sono segnati complessivamente ventuno valichi, passaggi commerciali a cui era legata anche unimportanza militare. E la carta Mediolanum del cartografo tedesco Quad del 1604, che evidenzia limportanza commerciale di Milano segnando per la prima volta i percorsi che conducono al di l delle Alpi e cio ad Avignone, Basilea e Lione. Forse non si mai parlato di Milano come capitale delle Alpi, ma osservando le carte di Settala e di Quad pensiamo che la nostra citt potesse allora fregiarsi a buon diritto di questo titolo rilanciano gli Aliprandi. Le Alpi un tempo erano popolate da mostri, illustrava con dovizia di particolari Jacob Scheuchzer, enciclopedista elvetico che nella seconda met del settecento pubblic, con lautorevole imprimatur della Royal Society londinese e di Isaac Newton in particolare, un incredibile catalogo di bizzarre creature alpine che lallestitore ha voluto far rivivere in tutta la loro terrorifica magnificenza. Leonardo da Vinci era stato forse pi freddo e distaccato quando descrisse il suo incontro con la natura selvaggia: E stato alquanto, subito salsero in me due cose: paura e desiderio; paura per la minacciante e scura spilonca, desiderio per vedere se l entro fusse alcuna miracolosa cosa (codice Arundel). Un approccio che calza a perfezione a questo percorso espositivo che sembra voler ricapitolare in un sol fiato ontogenesi e filogenesi dellavventura alpina. E cos che paura e desiderio si completano con conoscenza

e avventura, attraverso la gran messe di testi esplorativi e scientifici che dalla seconda met del XVII secolo iniziano a raccontare le Alpi per filo e per segno (quasi tutti presenti in mostra grazie al contributo del curatore storico e libraio milanese Angelo Recalcati). Da Stenone a de Saussure, alle prime guide e pubblicazioni dei nascenti Club Alpini - il primo fu quello inglese nato nel 1857 linizio di un percorso di scoperta e di alfabetizzazione che il visitatore invitato a compiere in assoluta libert. Nelle vetrine dedicate alle attivit sociali delle sezioni spopolano le narcisate primaverili sui prati del Triangolo Lariano e sulle pendici delle Grigne e del Resegone. Sono immagini di altri tempi, quando lunghe carovane di carri trainati da cavalli portavano la borghesia milanese, accompagnata da alpini e portatori, fino al passo di Zocca, straordinario anfiteatro roccioso alla testata della omonima valle, laterale della val di Mello. Queste immagini raccontano anche la dimensione sociale del Club alpino e il suo impegno nel promuovere la frequentazione della montagna anche fra i giovani. Fu il professor Luigi Gabba (Presidente della Sezione dal 1892 al 1895) a presentare nel 1893 il progetto di estendere lassociazione e le attivit del Cai agli studenti dei Licei e degli Istituti tecnici, fra i quindici e i diciotto anni di et, con lo scopo di sviluppare le facolt fisiche, listruzione e il proselitismo verso il sodalizio. Oggi le Alpi sono un ambiente naturale, culturale, di vita e di lavoro per quasi 14 milioni di persone nonch unimportante destinazione turistica che attira circa 120 milioni di visitatori ogni anno. La mostra rilancia questi concetti in un ambito regionale: la Lombardia non pu venire meno al suo ruolo di centro strategico delle Alpi anche dal punto di vista culturale. Si suggerisce qui in particolare il ruolo storico strategico del Club alpino poich ben sette sono le sezioni storiche fondate nellOttocento: Bergamo (1873), Como (1875), Cremona (1888), Lecco (1874), Milano (1873), Monza (1899) e Sondrio (1872). Dalla collaborazione tra il Cai e il Touring Club Italiano inoltre la completa descrizione alpinistica, ma anche geografica, storica e naturalistica del territorio lombardo, con i 16 volumi della Guida dei monti dItalia, oltre 8000 pagine, migliaia di schizzi, car9

www.arcipelagomilano.org tine e fotografie, pubblicati dal 1934 ai giorni nostri. Assieme ad altri fra i tanti personaggi che costellano la storia dellalpinismo in Lombardia, la rassegna si occupa del medico milanese Vittorio Ronchetti, primario dellOspedale Maggiore, che un s ecolo fa, tra il 1907 e il 1913, effettu ben cinque spedizioni nel Caucaso centrale. Ronchetti interpret in anticipo sui tempi una vocazione allalpinismo extraeuropeo che trover poi massima espressione con le grandi spedizioni internazionali, il K2 nel 1954 e il Gasherbrum IV nel 1958, concepite in Lombardia con il patrocinio del CAI e il coinvolgimento dei migliori alpinisti dellepoca, a cui in mostra dedicato importante e suggestivo spazio. Una nicchia destinata a soddisfare gli appassionati e che non poteva mancare nella capitale delleditoria, quella dedicata agli scrittori di montagna: Dino Buzzati fu maestro assieme a una eletta schiera di alpinisti-scrittori quali Antonia Pozzi, Clemente Rebora, Ettore Zapparoli e Giovanni Bertacchi. Insieme a scritti e documenti darchivio, in evidenza, le tessere di iscrizione di ognuno di loro al Cai Milano, da sempre luogo di incontri e di confronto culturale e non solo alpinistico. Campeggia il celebre Duomo di Milano in forma di montagna dolomitica, dipinto dallo stesso Buzzati. E ancora in tema di editoria non manca una carrellata sul mondo dellinformazione legata alla montagna, una carrellata in cui compaiono anche Walt Disney e Rolly Marchi, inventore del trofeo Topolino e talent scout, grande comunicatore attraverso libri e riviste. In chiave storica la primigenitura di Corsera con il Numero Alpinistico riservato agli abbonati, redatto nel 1883 da alpinisti militanti con il corredo di ricche illustrazioni a colori di cui qui si espone una copia originale forse unica. Indispensabile corredo della mostra un catalogo di prestigio con una serie di saggi e oltre 300 immagini esclusive, molte delle quali provengono dalle Banche della memoria dellalpinismo lombardo. Il CAI pu dirsi soddisfatto per lesito delliniziativa milanese? Pi in generale non manca qualche ombra in queste celebrazioni culminate a Torino il 25 e 26 maggio con una mostra al Monte della Cappuccini, la presentazione del libro ufficiale per i 150 anni e un annullo filatelico. Da un paio danni infatti il CAI sembra segnare il passo nella morsa della crisi, con un socio su cento che non rinnova liscrizione (nel 2012 si sono persi 3.553 iscritti e ora il corpo sociale ne annovera poco pi di 315mila), con la soppressione del vitalissimo periodico Lo Scarpone trasformato in una modesta newsline fra quelle che sul web si occupano di montagna, con la perdita per decisione della Regione Piemonte del suggestivo Forte di Exilles in Piemonte affidato dal 1995 alle cure del Museo Nazionale della Montagna e cio del Club alpino. La politica governativa dei risparmi fino allosso ha inoltre colpito duro anche il Soccorso alpino, fiore allocchiello del Cai. Ma riequilibrare i conti aumentando le quote associative sarebbe oggi un suicidio. Lindiscutibile e per certi versi irresistibile ascesa dei soci intelligentemente sottolineata, allo Spazio Oberdan, da una corda darrampicata che marca le varie tappe del progresso numerico in questo secolo e mezzo di vita non pu eliminare qualche dubbio sulleffettiva azione svolta in questi anni dal Cai per il territorio montano che rappresenta l85% del nostro suolo. Ci si pu anzi stupire, nel visitare la mostra allo Spazio Oberdan e nello scorrere le pagine del catalogo, che gli alpinisti di ieri, i cosiddetti padri del Cai tanto legati al territorio che andavano meticolosamente esplorando, ben poco siano poi riusciti a fare attraverso i loro eredi per lambiente, appagandosi del sesto grado e dello ski lift, dei rifugi, delle seggiovie senza badare ai condomini, sipari di cemento dissennatamente stesi a chiudere quinte di roccia e fondali di ghiaccio, come scrisse il bravo giornalista Giorgio Pecorini sulla rivista del Touring in occasione del centenario del Sodalizio.

Scrive Franca Castellini Bendoni ad ArcipelagoMilano


Ho letto larticolo di Franco DAlfonso: caspita, questo significa parlare chiaro. Io sono una che legge i giornali e si informa, che ama vivere a Milano, mi incavolo come una iena quando sento gli sproloqui di De Corato, imbullonato per anni (quanti?) nella giunta di Milano, ora in Regione (ma perch non torna a Roma, almeno farebbe forse folclore in parlamento e Milano respirerebbe aria diversa) e pensavo di essere mediamente a conoscenza di quanto succede in citt. Invece no, mi sono resa conto che di tutte le cose dette da DAlfonso ne conoscevo la met, o quantomeno non avevo elementi per conoscere meglio e pi a fondo. Ma cosa fa lufficio comunicazione del Comune? Perch non copiare (questo s) il metodo berlusconi di dar luce alle diverse realt, i successi ottenuti, le storture corrette? Non c bisogno di proclami e trombonate alla berlusconi, ma di discorsi chiari, semplicemente normali, per avviare quel filo rosso di dialogo periodico con la citt (la partecipazione!!!) per dire dove si va (visione) dove si arrivati, oppure per quali motivi ci si fermati, ecc. Certo, dovrebbe essere una comunicazione al di fuori di ideologie, dietrologie, noi pi bravi voi incapaci, eccetera: forse questo lostacolo maggiore? Milano ha risorse, noi cittadini penso abbiamo voglia di conoscere meglio scelte e indirizzi per capire, fare osservazioni o critiche, ma sentire che quello che si sta facendo va nella giusta direzione di mantenere una citt viva, attenta, e partecipata.

Scrive Giuseppe Vasta ad ArcipelagoMilano


Non condivido per niente le valutazioni di Franco D'Alfonso sulle modifiche apportate al PGT della Moratti. Anzi temo che anche lui sia stato vittima dell'illusione consolatoria di che pensa di aver fatto "radicali cambiamenti", approvando un Piano che invece solo una sbiadita fotocopia di quello precedente, con tutti i suoi limiti (eccesso di volumetrie virtuali, ecc.). Temo anche che questa valutazione sia frutto di vera e propria incompetenza, pi che di malafede (sono evidentemente convinti di aver fatto un buon lavoro, mentre invece pessimo, questo il problema). Suggerisco di farsi spiegare meglio quanti sono i

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www.arcipelagomilano.org milioni di metri cubi tuttora previsti (i dati ufficiali non sono esattamente limpidi) prima di avventurarsi in altre valutazioni. D'accordissimo invece sul "trabiccolo" della macchina comunale (dove l'intervento non solo stato inadeguato, ma a volte addirittura nella direzione opposta a quella che sarebbe stata giusta: penso a certe promozioni a vicedirettori generali... ma meglio tacere). Troppa realpolitik, troppo continuismo: quello che ci si aspettava non era solo un cambiamento dei nomi di chi occupa una posizione di potere: l'importante era cambiare certi meccanismi. Ma l'occasione oramai sembra persa, l'hanno capito tutti. D'accordissimo anche con Luciano Balbo sulla mancanza di propositivit della sinistra. E a proposito, qualcuno sa dirmi quale sia la visione del futuro di Milano prospettata dalla Giunta? Quali sono le idee dietro? Qualcuno le ha notate? Aggiungo: d'accordissimo anche con Cominelli. Vuoi vedere che almeno fra chi non governa a sinistra qualche novit si fa strada?

Scrive Massimo Gargiulo a Valentino Ballabio


Condivido le preoccupazioni espresse da Valentino Ballabio nel suo intervento Centralismo regionale avanti tutta. Preoccupazione confermata dai silenzi di Giuliano Pisapia sul tema Citt Metropolitana nel suo intervento su Corsera del 27 maggio. Silenzi che si accompagnano a quelli dei partiti e, con eccezione di ArcipelagoMilano, a quelli della societ civile.

Scrive Luigi Caroli a Luca Beltrami Gadola


"Chi non ama la partecipazione" scrivi "l'accusa di causare lentezza nei processi decisionali". A conferma di quanto giustamente sostieni sul Sole 24 Ore di qualche settimana fa apparso un articolo sul "Debat public" e le conseguenze provocate dalla sua applicazione. Tutte le persone interessate - comuni cittadini compresi - possono partecipare alle discussioni preventive e alla decisione. Questa, una volta assunta, non corre rischi di contestazione. Fra i pi importanti Paesi europei noi siamo, naturalmente, all'ultimo posto nel suo utilizzo. Ebbene. In Francia, dopo la sua applicazione, i tempi si sono ridotti del 50% e i costi del 35%. Credo che in ITALIA l'abbattimento del "costo finale" si avvicinerebbe al 60%. Ci spiega perch i nostri soloni non ne vogliano sentir parlare. Non sarebbe una buona riforma? Ma... se percentuale dev'essere, meglio che la base abbia una buona altezza!

Scrive Carlo Geri a Luca Beltrami Gadola


Premesso che, secondo me, Crozza divenuto il commentatore pi lucido e incisivo sulla piazza mediatica, concordo con quanto afferma Luca Beltrami Gadola. Detto questo, e avendo partecipato, abbastanza attivamente e anche proattivamente, al periodo arancione, mi son dovuto rendere conto che, il precedente "effetto annuncio" stato effettivamente mandato in pensione sostituito dall'"invito alla partecipazione", cosa positiva, solo che, dopo l'invito non segue la partecipazione, bens professionali e ben organizzate manifestazioni: la settimana di ... , le tre giornate di ... in sintesi, la oneway communication! Eppoi, si parva licet, funzionari che non rispondono, mail con proposte ignorate ... Cos l'arancione sbiadisce.... Refresh necesse est!

Scrive Pietro Vismara a Giuseppe Vasta


Sul dibattito aperto dal Corriere (citt bella / citt giusta), vorrei far notare che se aveste prospettato a un uomo del Rinascimento una simile contrapposizione (come se inevitabilmente ci che giusto fosse grigio e triste, ci che bello invece iniquo), probabilmente vi avrebbe guardato male, ritenendo la questione mal posta. Nella visione classica di chi ha costruito le nostre belle citt, "bello", "buono" e "giusto" infatti coincidono ( il famoso kals kai agathos degli antichi greci). Vero che se andiamo a vedere la storia di queste nostre citt, ci che stato prodotto dalle istituzioni "inclusive" (ovvero aperte, per usare le categorie di Acemoglu e Robinson) spesso pi sobrio rispetto alle fasi in cui hanno dominato istituzioni "estrattive" (ovvero di rapina). In altri termini, la Roma repubblicana ha lasciato monumenti meno spettacolari e scenografie urbane meno grandiose di quella imperiale; cos come la Venezia mercantile medievale rispetto a quella oligarchica successiva. Molti nostri bei monumenti appartengono insomma gi a fasi di declino, quando la societ era ancora molto ricca, ma oramai poco viva e dominata dalle lite. E a questo punto credo non possano esserci dubbi: meglio la sobriet delle societ aperte (e meglio ancora se le grandiose scenografie sono solo state ereditate!).

Scrive Roberto Caputo ad ArcipelagoMilano


vero che il bilancio comunale avaro di risorse, che sono cambiati quattro assessori strategici, che esplosa di nuovo la questione sicurezza, che vi una crisi economica che sta colpendo anche il Nord, ma negli ultimi mesi Milano sembra ripiegata su se stessa. Eppure, sulle ali dellentusiasmo per la vittoria di Giuliano Pisapia, nella nostra citt, si respirava aria di cambiamento, novit, di scelte importanti per il futuro. Ora, mi sembra sia rimasto soltanto Expo come grande progetto. Non ritengo che si tratti di una situazione solo psicologica, sono dellavviso invece che si stia vivendo una profonda crisi politica. Crisi politica che ha avuto la sua fase terminale con la sconfitta alle elezioni regionali. Si pensato, infatti, in quelloccasione di trasportare tout court il progetto Milano in Lombardia, ma questo non poteva essere. Si sbagliata la campagna elettorale e da unillusione di vittoria si passati rapidamente alla delusione

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www.arcipelagomilano.org di una sconfitta che neppure stata analizzata e quindi rimane tutta sullo sfondo di una condizione di difficolt del centrosinistra e di quel pezzo di societ civile che aveva creduto in una svolta. Milano non vive dibattiti interessanti si sofferma soltanto su polemiche sterili e su scontri ideologici. Milano ha perso in questi anni i luoghi dove il dibattito poteva svilupparsi, rischiando cos di essere povera di idee, di immaginario, di fantasia e di progettualit. Serve un colpo dala immediato. Non basta concentrare tutti gli sforzi su Expo, ma credo sia importante individuare alcuni punti di forza che possano ridare protagonismo alla citt. Il Consiglio comunale di Milano potrebbe diventare, come sempre stato negli anni passati, il momento pi alto del dibattito. Basta volerlo. E un centrodestra ancorato alle solite schermaglie non aiuta certo in questo senso. Recuperiamo la via maestra della politica se crediamo che ancora Milano possa giocare quel ruolo nazionale che ha sempre avuto.

MUSICA questa rubrica curata da Palo Viola rubriche@arcipelagomilano.org Serate Musicali


Gli ultimi quattro concerti della ricchissima stagione delle Serate Musicali - sicuramente la pi generosa fra tutte le Istituzioni musicali milanesi che propongono abbonamenti annuali, con una stagione che peraltro non si ancora conclusa - hanno offerto una alternanza sorprendente nella loro qualit. vero che non si pu pretendere sempre il meglio, specialmente in tempi di crisi, ma non possiamo nasconderci e nascondere ai nostri lettori alcune cadute di stile un po vistose. Ottimo, per cominciare, il concerto di Piotr Anderszewski che ha eseguito due perfette Suite la terza inglese e la quinta francese di Bach inframmezzate da due opere non propriamente straordinarie come il Sul sentiero erboso di Janacek e la giovanile Fantasia opera 17 di Schumann. Suonando impeccabilmente ma con scarsa convinzione la prima Suite e con meravigliosa concentrazione la seconda, Anderszewski ha dimostrato quanto il comportamento del pubblico influisca sulla qualit dellesecuzione: allinizio il pianista era palesemente disturbato dai mille rumori provenienti dalla sala (come sarebbe bello che imparassimo ad astenerci dallandare ai concerti quando si amo afflitti da tossi e raffreddori!), mentre alla fine, con il pubblico del Conservatorio finalmente votato a un religioso silenzio, ci ha regalato la pi bella Sarabanda di Bach togliendoci letteralmente il fiato. In ogni caso una serata piena di interesse e di fascino, perch la musica dei grandi autori, anche quando non pu essere annoverata fra i capolavori, merita sempre di essere ascoltata e considerata con la massima attenzione. Tremenda, invece, linterpretazione dei Quadri di unesposizione offe rta dal quarantenne pianista americano Nicholas Angelich; difficile immaginare una esecuzione pi sciatta e infantile, incapace di cogliere le atmosfere create da Mussorgskij per la mostra di acquarelli del suo amico Hartmann (illustrate e ricreate da Ravel mezzo secolo dopo), e capace invece di frastornare il pubblico con fortissimi e pianissimi distribuiti insipientemente e con i tempi in selvaggia libert. Un vero disastro. Diversamente negativa invece lopinione che ci siamo fatti di un gruppo professionalmente molto impegnato e con un considerevole pdigre: parliamo dellorchestra darchi denominata Orchestra dei Talenti Musicali (sic!) nata allinterno dellAccademia Lorenzo Pelosi di Biella, emanazione a sua volta della Fondazione Cassa di Risparmio di Torino. Questa talentuosa orchestra era diretta dal noto soprattutto come virtuoso violinista Pavel Berman, figlio del grande pianista Lazar' Naumovi Berman ma con qualche talento in meno per quanto riguarda la capacit di approfondimento dei testi musicali. Come i suoi illustri colleghi Ughi e Accardo, il giovane Berman non si accontenta di fare il virtuoso violinista ma fa anche il direttore dorchestra con il risultato che non riesce a far bene n il direttore n il virtuoso e soprattutto il musicista. Il dilettantismo finisce fatalmente per prendere il sopravvento sulla professionalit. Anche il programma era sconcertante: dodici Capricci di Paganini (dal n. 13 al n. 24), arricchiti da un improbabile accompagnamento o arrangiamento orchestrale a firma del bizzarro compositore lituano Giedrius Kuprieviius, seguiti dal pi tranquillo sestetto Souvenir de Florence di Tchaikovskij, eseguito dallorchestra intera. Con i Capricci sembrava di essere al circo, allinsegna del sempre pi difficile!, con quel povero violinista che oltre ai funambolismi paganiniani doveva occuparsi dellorchestra. (Si noti bene che Paganini era di dodici anni pi giovane di Beethoven e di quindici pi giovane di Schubert e arriv a Vienna - gi celeberrimo tanto che l'imperatore Francesco II lo nomin subito suo virtuoso di camera! appena un anno dopo dopo la morte del primo e pochi mesi prima della morte del secondo. Argomento non trascurabile per unanalisi della differenza fra cultura mitteleuropea e cultura italiana a cavallo fra sette e ottocento. A prescindere, ovviamente, dal mondo del melodramma per il quale si deve rovesciare totalmente il giudizio). Oltre a rendere i Capricci del nostro Niccol ancora meno godibili di quanto non lo siano in originale, ci domandiamo perch trascrivere per orchestra darchi il delizioso Sestetto di Tchaikovskij. Ptr Ili adorava lItalia e in particolare Firenze (vi si era recato per festeggiare i suoi cinquantanni) anche perch l la sua naturale eleganza trovava lambiente ideale; a Firenze scrive in uno dei rari momenti di serenit e di ottimismo - quel Souvenir che un vero gioiello di grazia e di armonia. Che bisogno c di snaturarlo facendolo eseguire da un ensemble di 17 elementi che fatalmente ne alterano gli equilibri, lo appesantiscono, gli tolgono leggerezza? Per fortuna questa settimana tornato alle Serate Musicale Andras Schiff, recente transfuga al Quartetto per eseguirvi lintegrale delle Sonate di Beethoven di cui abbiamo gi detto, con un programma per lui abbastanza nuovo: due opere matu-

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www.arcipelagomilano.org re di Mendelssohn (le Variations srieuses opera 54 e la Sonata scozzese opera 28) alternate a due opere giovanili di Schumann (la Sonata in fa diesis minore opera 11 del 1833 e gli Studi sinfonici opera 13 dell84). Dopo aver eseguito tutta la produzione per tastiera di Bach, tutte le sonate di Schubert e infine quelle di Beethoven, Schiff si apre al repertorio romantico e alla magica atmosfera degli anni doro di Lipsia (gli anni trenta e quaranta dellottocento, quando proprio Mendelssohn e Schumann dominavano la vita culturale cittadina e scoprivano la grandezza del vecchio Kantor sepolto nella Cattedrale di San Tommaso) e noi siamo corsi ad ascoltarlo. Ne riferiremo in questa rubrica la prossima settimana.

ARTE questa rubrica a cura di Virginia Colombo rubriche@arcipelagomilano.org Il Napoleone restaurato


Dal 1859 sorveglia lAccademia e la Pinacoteca di Brera. In un secolo e mezzo di vita ha visto passare artisti, personalit illustri, studenti e appassionati darte. Ora, finalmente, si concede un meritato restauro. Protagonista di un intervento che durer 12 mesi proprio il Napoleone come Marte Pacificatore di Antonio Canova, statua bronzea che troneggia al centro del grande cortile donore in omaggio a colui che, nel 1809, fond la Real Galleria di Brera. Dal prossimo giugno limponente scultura sar circondata da una teca di vetro, attraverso la quale si potranno seguire, passo dopo passo, i progressi compiuti sul grande bronzo, proprio come consuetudine per i restauri sui dipinti della Pinacoteca, esposti al centro del percorso museale in un laboratorio di vetro. Sistemati, ripuliti e messi a nuovo da abili restauratori che lavorano sotto gli occhi (curiosi) di tutti. Pannelli illustrativi e attivit didattiche per scuole e appassionati accompagneranno i restauri, sponsorizzati da Bank of America Merrill Lynch, dallAssociazione Amici di Brera e dei Musei Milanesi e dalla Soprintendenza per i beni storici artistici e etnoantropologici di Milano. Che fosse necessario un restauro era evidente da tempo: la superficie ha subito alterazioni causate da fattori metereologici e dall'inquinamento atmosferico, cos come sono visibili distacchi e cadute di frammenti e crepe nel marmo posizionato sotto il piedistallo della statua. Un Napoleone che ha avuto vita non facile, fin dallinizio. Lopera fu commissionata nel 1807 da Eugenio di Beauharnais, vicer del Regno dItalia, allo scultore Antonio Canova, ma non essendo ancora pronta, per problemi con la fusione, nel 1809, per linaugurazione della Pinacoteca di Brera, Beauharnais acquis a Padova il calco in gesso, da esporre in quella occasione. Il gesso, depositato in unaula dellAccademia, stato riesposto in uno dei saloni della stessa Pinacoteca, in concomitanza con le celebrazioni dei duecento anni dellistituzione museale, avvenuti nel 2009. Dopo il declino della fortuna e del comando di Napoleone, la statua in bronzo, che a Milano non aveva mai trovato collocazione in luogo pubblico, fu abbandonata nei depositi del palazzo di Brera. Riemerse alla luce allepoca dellarrivo in Lombardia di Napoleone III, a conclusione della seconda guerra di indipendenza italiana. Nel 1859 la statua fu eretta su un basamento temporaneo nel cortile principale di Brera. Solo nel 1864 fu inaugurato lattuale basamento in granito e in marmo di Carrara progettato da Luigi Bisi, docente di prospettiva allAccademia di Brera, ornato con aquile e fregi di bronzo. La statua in bronzo fu ottenuta con un'unica fusione (ad eccezione dell'asta e della vittoria alata) tenendo conto delle prescrizioni dettate dallo stesso Canova: l'asta tenuta nella mano sinistra composta da due elementi avvitati; la vittoria alata, che per fu rubata, stata allinizio degli anni 80 ricostruita basandosi su documentazione fotografica. Una curiosit: il bronzo utilizzato per la fusione proviene da cannoni in disuso di Castel Sant'Angelo a Roma. Un restauro iniziato in un momento non causale: il progetto parte del lavoro di valorizzazione che la Pinacoteca di Brera ha avviato in preparazione dellEXPO 2015, in cui giocher un ruolo fondamentale sulla scena culturale non solo milanese ma anche internazionale.

Il teatro fotografico di Jeff Wall


Al PAC fino al 9 giugno possibile vedere Jeff Wall-Actuality, la prima grande retrospettiva italiana del grande fotografo canadese. Curata da Francesco Bonami, lesposizione presenta 42 opere, alcune inedite, che raccontano con temi a volte forti, a volte surreali, la carriera di uno degli artisti contemporanei pi amati e stimati. Le opere di Wall sembrano immagini scattate allimprovviso, azioni ca tturate allinsaputa dei protagonisti, attimi di vita che raccontano storie urbane e quotidiane, in cui ognuno pu facilmente riconoscersi. A ben guardare per, ecco che le fotografie sono in realt studiatissime, preparate e studiate nei minimi dettagli per suscitare stupore, ansia, inquietudine e per lasciare domande irrisolte, su cui lo spettatore si arroveller per tutto il corso della visita. Un processo lungo e metodico, come spiega lartista stesso, che impiega giorni e a volte settimane intere per provare uno scatto, posizionando attori e oggetti nella composizione da lui immaginata. Se il risultato non perfetto, ecco che Wall interviene in post produzione modificando digitalmente le immagini. I temi esplorati da Wall non sono mai leggeri: violenza, povert, razzismo, tensioni sociali. C ad esempio Mimic, opera celebre del 1982, in cui una coppia cammina per strada facendo il verso a un asiatico che cammina l accanto; oppure c Insomnia, angosciante ritratto di un uomo sfinito dalla sua misera vita, che cerca di addormentarsi sotto il tavolo della cucina. Wall spazia da scenari claustrofobici a scene apparentemente insignificanti, come laffascinante Morning Cleaning Barcelona (1999) o i dettagli di rami e arbusti tagliati, sporchi di rifiuti, simbolo del degrado urbano delle grandi citt a cui nessuno di noi, ormai, presta pi attenzione.

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www.arcipelagomilano.org Dai suoi scatti emerge una predilezione per gli angoli che sembrano dimenticati e abbandonati, come le finestre sbarrate di Blind Window o i muri scrostati della serie Diagonal Composition (1993 2000). Una fotografia fatta di citazioni e riproposizioni dei grandi artisti della storia dellarte, come se i protagonisti di immagini come In front of a Nightclub (2006) diventassero gli attori di un inaspettato tableaux vivant. In mostra anche i famosi lightbox, foto luminose mutuate dal linguaggio pubblicitario tipicamente americano e segno riconoscibile del suo lavoro di lunga data, iniziata nel 1978. Pioniere della fotografia concettuale o post-concettuale della cosiddetta Scuola di Vancouver, con le sue riflessioni Wall ha aperto la strada a innumerevoli artisti influenzandoli con il suo mondo immaginifico e con il suo sistema di lavoro studiatissimo e dettagliato. Jeff Wall / Actuality PAC Padiglione dArte Contemporanea, fino al 9 giugno 2013, Orari luned 14.30 19.30, marted domenica 09.30 19.30, gioved 09.30 22.30 Biglietti euro 8,00 intero, 6,50 ridotto

La pop art di Warhol e le stampe a diamanti


Settimana scorsa, come gi anticipato, al Museo del 900 c stata lapertura a ingresso gratuito della mostra Andy Warhols Stardust. Stampe dalla collezione Bank of America Merrill Lynch, a cura di Laura Calvi. Protagoniste le brillanti, e preziosissime, stampe di Andy Warhol, artista sopra le righe e padre della Pop Art americana. Lo stardust indicato nel titolo richiama davvero la polvere di diamante usata per rendere brillanti e uniche queste stampe, ma anche tutta quellallure che da sempre circonda il nome e il lavoro di Warhol stesso. Dagli anni 60 agli anni 80, la m ostra ripropone i soggetti pi noti creati dallartista di Pittsburgh. Imperdibili i Flowers in tonalit fluo, le indimenticabili Campbells Soup, i divertenti Fruits e i meno noti, ma altrettanto vivaci, Sunset. Un procedimento di lavoro, quello di Warhol, molto simile a quello dellartista co ntemporaneo Damien Hirst. Entrambi hanno affidato, e affidano, la produzione dei loro lavori ad assistenti specializzati, nel caso di Warhol cera addirittura la famosa Factory a servirlo, e solo alla fine i due maestri ritoccano e aggiustano dei dettagli con il loro tocco personale. Tocco che fa lievitare le loro opere a diversi milioni di dollari. Ma daltra parte quelle di Warhol erano opere Pop, nate e pensate per essere vendute e riprodotte in gran quantit, in linea con la produzione di massa, anche artistica. Oltre ai fiori e ai frutti, da ammirare anche i celebri volti ritratti da Warhol: Mohammed Al, Marylin, e le copertine di Interview create appositamente dallartista, che sponsorizza, tra laltro, i suoi Velvet Underground e la loro famosa banana-simbolo. Personaggi reali ma non solo. Nella serie dei Myths Warhol rappresenta Topolino e gli eroi dei fumetti, dando loro la stessa effimera concretezza dei personaggi di Hollywood e dello spettacolo, mettendo insieme la collezionista Gertrude Stein, Babbo Natale, Einstein, Superman e i fratelli Marx. Nuove nel taglio anche le didascalie, non pi banali cartellini descrittivi ma etichette a muro in colori fluo, con interessanti citazioni dellartista e dei suoi contemporanei che ne spiegano e approfondiscono il lavoro, dando anche un quadro generale su quegli anni e sulle difficolt economiche, razziali o semplicemente raccontando aneddoti legati alle opere. Lallestimento intero, a cura di Fabio Fornasari, ricorda la corsia di un supermercato, in cui le opere darte sono esposte con la stessa freddezza e precisione dei prodotti di consumo quotidiani, in cui possibile, virtualmente, comprare le lattine Campbell e i frutti di stagione, insieme alle riviste di musica rock, con una spolverata di polvere di diamanti. Andy Warhols Stardust. Stampe dalla collezione Bank of America Merrill Lynch, Museo del 900, Fino all8 settembre Orari luned 14.30 19.30 marted, mercoled, venerd e domenica 9.30 19.30 gioved e sabato 9.30 22.30 Ingresso intero 5 euro ridotto 3 euro

La libert dal dopoguerra a oggi


Che cosa significa libert oggi? Com cambiato questo vocabolo dallIlluminismo alle tragedie sociopolitiche che hanno accompagnato la seconda met del Novecento? C ancora posto per una libert artistica che sia azione concreta? Che cosa potrebbe significare oggi questa parola letta da artisti europei diversi tra loro per et, percorso, Paese e storia politica? Queste risposte prova a darle Desire for freedom. Arte in Europa dal 1945, mostra collettiva che affronta lidea di libert in Europa dal dop oguerra in avanti, attraverso 200 opere darte che esprimono il pensiero e le creazioni di 94 artisti contemporanei provenienti da 27 diversi Paesi europei. Realizzato su iniziativa del Consiglio dEuropa e con il sostegno finanziario della Commissione europea, il progetto frutto della collaborazione internazionale di 36 Paesi membri del Consiglio stesso, che hanno coinvolto artisti, studiosi, curatori, musei, gallerie e importanti collezionisti privati. Il progetto nasce con lobiettivo di superare la visione di unEuropa del dopoguerra come teatro dellostilit tra due blocchi di potere contrapposti, assumendo invece come punto di partenza lidea che entrambe le parti affondino le radici comuni nellIlluminismo e nei suoi valori: ragione, libert, giustizia, uguaglianza. Il percorso non ha un senso cronologico o geografico, ma si apre invece con un percorso circolare (reso ancora pi arduo dalle labirintiche sale e corridoi di Palazzo Reale), che si sviluppa in 12 sezioni, ognuna dedicata a un tema. Si inizia con il Tribunale della Ragione, in nome della quale spesso sono state commesse le peggiori violazioni dei diritti delluomo e sul cui ruolo gli artisti si interrogano; si prosegue con le utopie in La rivoluzione siamo noi, ispirata allopera omonima di Joseph Beuys del 1972; la terza tappa il Viaggio nel paese delle meraviglie, che racconta la capacit dellarte di riscrivere la narrazione e la storia, ridefinendo anche la nostra coscienza storica collettiva. In Terrore e tenebre larte mette il visitatore di fronte al regime del terrore e alla violenza delle torture che arrivano a privare la societ dei principi di fratellanza e solidariet. Con Realismo della Politica larte misura il ruolo dellazione politica nel bilanciare gli interessi della societ civile e la sua capacit (o incapacit) di risolvere i conflitti pacificamente; mentre la Libert sotto assedio, dimostra la fragilit di questa parola, colpita ieri come oggi da orrori e violazioni dei diritti umani.

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www.arcipelagomilano.org In 99 Cent gli artisti si confrontano con il difficile rapporto tra la vita incentrata su valori immateriali e la spinta verso il consumismo che pervade la nostra societ, a discapito di tutto, come raccontano le grandi fotografie di Andreas Gursky. Con Centanni gli artisti fanno riferimento alleternit per ridimensionare il presente e sottolineare limportanza della cura dellambiente e delle risorse che ci circondano, legandosi alla sezione precedente. Il rapporto dellarte con il concetto dellabitazione, fonte di sicurezza e riparo ma anche canale di comunicazione con lesterno, invece il nucleo di Mondi di vita; cos come Laltro Luogo, al contrario, analizza i mondi creati dallarte come vie di fuga, nuovi orizzonti possibili in opposizione a ci che ci circonda. Esperienza di s e del limite entra nel merito della conoscenza dei propri limiti e dei confini tra s e laltro, cercando di definire cosa ci rende umani e come vorremmo essere nel prossimo futuro. Con Il mondo nella testa la mostra chiude il cerchio testimoniando come la fonte delle nostre idee, Ragione compresa, e della conoscenza della realt e rimane anche per lartista la nostra mente. Le opere in mostra serviranno quindi a mostrare la visione di ciascun artista sul tema e a rispondere agli interrogativi connessi al tema della libert individuale e collettiva, che poi un invito pi ampio a riflettere sul senso stesso dell'arte in unepoca cos travagliata. I nomi sono quelli di alcuni grandi protagonisti degli ultimi decenni, come Gerhard Richter, Mario Merz, Christo, Richard Hamilton, Niki de Saint Phalle, Alberto Giacometti, Damien Hirst, Arman, Jannis Kounellis, Yves Klein, Emilio Vedova e molti altri. Desire for freedom. Arte in Europa dal 1945 Palazzo Reale, fino al 2 giugno. Orari: Lun: 14-30-19.30, Mar-Dom: 9.30-19.30, Giov e Sab: 9.30-22.30. Biglietti: 9,50/ 6,50 comprensivi di audioguida

I tre crocifissi di Foppa


Dal 19 marzo il Museo Diocesano ospita un dipinto prezioso, proveniente dallAccademia Carrara di Bergamo, e ben adatto alla imminente Pasqua: I Tre Crocifissi di Vincenzo Foppa. Lopera, data generalmente dalla critica al 1456, stata invece attualmente riletta al 1450, come sembrerebbe essere scritto sui parapetti marmorei che circondano la scena, e farebbe dunque diventare questa tavola, fatta per la devozione privata, un importante anticipo sullevoluzione de l gusto artistico in Lombardia. Vincenzo Foppa, bresciano, artista innovativo che ha lavorato anche per gli Sforza tra Milano e Pavia, in questa tavola, il cui committente ci rimane ignoto, ha creato una scena sacra che va oltre le abituali visioni del fatto, e anzi aggiunge un clima di reale sospensione, rendendolo quasi una scena quotidiana e umana. Affidandosi ai Vangeli sinottici, lascia il Cristo abbandonato a se stesso, senza le pie donne o san Giovanni, generalmente rappresentati, ma solo circondato dai terribili due ladroni. Composto quello di sinistra, colui che alla fine credette, con una posa ritorta e disperata quello di destra, tormentato nel fisico e nellespressione, pressato da un demonio sopra la sua croce. Quello che colpisce davvero la tridimensionalit dei corpi, che riprendono sfacciatamente le novit padovane di Donatello, costruiti con un gioco di chiaroscuri decisamente in anticipo sui tempi. E in effetti la cultura figurativa di Foppa sembra essere davvero di ascendenza veneta: c memoria non solo dello Squarcione, maestro di Andrea Mantegna, ma anche e soprattutto di Jacopo Bellini e dei suoi disegni, nel monumentale arco che inquadra la scena e nelle teste di antichi imperatori romani. Altra interessante notazione sulluso della prospettiva. Una prospettiva che fa emergere i corpi, in particolare quello del Cristo, che sembra quasi arrivare a toccare la cima dellarco, e che si impone subito agli occhi dello spettatore. Una prospettiva per ritenuta per alcuni anni anche sbagliata, come pu sembrare se si osserva il paesaggio sullo sfondo, ancora bidimensionale e favolistico, di gusto ancora tardogotico, e per il quale si proposto un confronto con il nome di Gentile da Fabriano. In realt la tavola si avvale di una doppia prospettiva, che oltre a creare le diagonali delle croci, ha anche un punto di fuga rialzato, pensato per una visione dal basso da parte del fedele, che avrebbe dovuto meditare, inginocchiato, davanti ai Sacri Misteri. Ecco perch la datazione diventa fondamentale. Anticipando al 1450 lopera, si pu rendere meglio lidea della precocit delle invenzioni foppesche, facendolo rientrare nel clima artistico padovano e non ancora in quello mantegnesco. Foppa fu un grande maestro del Rinascimento lombardo, cosa che si pu vedere anche grazie agli affreschi della Cappella Portinari (1464 - 1468), presso la chiesa di SantEustorgio, attigua al complesso del Museo Diocesano. Vincenzo Foppa. I tre crocifissi, Museo Diocesano, corso di Porta Ticinese 95, fino al 2 giugno, orari: mar-dom: 10.00-18.00. La biglietteria chiude alle ore 17.30 Biglietti: marted: 4.00, intero: 8.00 ; ridotto: 5.00

Leonardo e le macchine ricostruite


Come faceva Leonardo Da Vinci a progettare le sue macchine volanti? Potevano davvero volare? Che cosera il famoso Leone Meccanico? Perch non venne mai portato a termine il colossale monumento equestre di Francesco Sforza? Queste sono solo alcune delle domande che potranno avere risposta grazie allinnovativa - e unica nel suo genere - mostra che si appena aperta in una location deccezione: gli Appartamenti del Re nella Galleria Vittorio Emanuele. Tutto nasce dallidea di tre studiosi ed esperti, Mario Taddei, Edoardo Zanon e Massimilano Lisa, che hanno saputo mettere insieme e creare un centro studi e ricerca dedicato a Leonardo, alle sue invenzioni e alla sua attivit, con risultati sorprendenti sia sul fronte delle esposizioni, sia su quello della divulgazione. Leonardo3 (L3) parte di un progetto pi ampio, di un innovativo centro di ricerca la cui missione quella di studiare, interpretare e rendere fruibili al grande pubblico i beni culturali, impiegando metodologie e tecnologie allavanguardia. Sia i laboratori di ricerca sia tutte le produzioni L3 (modelli fisici e tridimensionali, libri, supporti multimediali, documentari, mostre e musei) sono dedicati allopera di Leonardo da Vinci. E i

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www.arcipelagomilano.org risultati sono stati straordinari: L3 ha realizzato il primo prototipo funzionante al mondo dellAutomobile di Leonardo, hanno ricostruito il Grande Nibbio e la Clavi-Viola, il primo modello fisico della Bombarda Multipla, il primo vero modello del Pipistrello Meccanico, il Leone Meccanico e il Cavaliere Robot, oltre a interpretazioni virtuali e fisiche inedite di innumerevoli altre macchine del genio vinciano. Non solo macchine per. Fondamentali per la riscoperta e la creazione dei prototipi sono stati i tanti codici leonardeschi, tra cui il famoso Codice Atlantico interamente digitalizzato, cos come il Codice del Volo, presentato in Alta Definizione, in cui ogni singolo elemento interattivo. E queste tecnologie diventeranno, in futuro, sempre pi utili per studiare manoscritti antichi e fragilissimi, come i diversi Codici e taccuini, gi molto rovinati dallusura e dal passare dei secoli. Una mostra che divertir grandi e bambini, che potranno toccare con mano le macchine e i modellini ricostruiti, testarsi sui touch screen per comporre, sezionare o vedere nel dettaglio, tramite le ricostruzioni 3D, i vari pezzi delle macchine di Leonardo, far suonare la Clavi-Viola e costruire, davvero, un mini ponte autoportante. Una delle ultime sezioni poi dedicata ai dipinti di Leonardo, su tutti la famosa Ultima Cena. Una ricostruzione digitale e una prospettica permettono di ricostruirne strutture e ambienti, di capirne perch Leonardo sbagli di proposito la prospettiva e di approfondire alcuni dettagli. I modelli sono stati costruiti rispettando rigidamente il progetto originale di Leonardo contenuto nei manoscritti composti da migliaia di pagine, appunti e disegni. Il visitatore avr anche la possibilit di leggere i testi di Leonardo invertendo la sua tipica modalit di scrittura inversa (da destra a sinistra). L3 si gi fatto conoscere nel mondo, le mostre sono state visitate da centinaia di migliaia di persone in citt e Paesi come Torino, Livorno, Vigevano, Tokyo, Chicago, New York, Philadelphia, Qatar, Arabia Saudita e Brasile. Occasione imperdibile. Leonardo3 Il Mondo di Leonardo -piazza della Scala, ingresso Galleria Vittorio Emanuele II, fino al 31 luglio, orari: tutti i giorni dalle ore 10:00 alle ore 23:00, biglietti: 12 intero, 11 studenti e riduzioni, 10 gruppi, 9 bambini e ragazzi, 6 gruppi scolastici.

Modigliani, Soutine e la Collezione Netter


Di Modigliani si detto e scritto di tutto. A iniziare dal suo soprannome, Mod, gioco di parole tra il suo cognome e lespressione peintre maudit, il pittore folle. Si sa della sua dipendenza cronica da alcol e droghe, si sa del suo grande amore, leterea Jeanne, si sa della loro tr agica fine. Esponente di rilievo della cosiddetta Scuola di Parigi, Modigliani ha davvero segnato unepoca, pur nella sua breve esistenza, influenzando artisti e generazioni future. Un artista incompreso, come molti altri allinizio della carriera, e che pot sopravvivere soprattutto grazie allaiuto di generosi e lungimiranti mecenati. Dopo Paul Alexandre e Paul Guillaume, entra in gioco un collezionista atipico, schivo e riservato, che aiuter Mod nei suoi anni pi cruciali: Jonas Netter. Industriale ebreo emigrato a Parigi, Netter negli anni riuscir a mettere insieme una straordinaria collezione di opere darte, pi di duemila, sc egliendo gli artisti pi promettenti e interessanti, affidandosi al suo gusto personale ma anche a quello di un uomo completamente diverso da lui per stile di vita e carattere, Leopold Zborowski. Polacco, arriva a Parigi nel 1914 insieme alla moglie, per tentare la carriera artistica. La ville lumire lo trasformer invece, a suo dire, in poeta. E in un mercante. Grazie alle conoscenze e alle frequentazioni dei caff e dei locali di Montparnasse, Zborowski conosce e frequenta gli studi degli artisti pi talentuosi, e poveri, che stipendia e compra per Netter, con il quale aveva precisi rapporti commerciali. Un sodalizio lungo pi di un decennio, interrotto in brusco modo nel 1929, e che condurr Netter ad avere 50 dipinti di Modigliani, 86 Soutine e 100 Utrillo. Ed proprio Maurice Utrillo, figlio della ex modella e pittrice Suzanne Valadon, a essere stato il grande amore di Netter. In mostra molti paesaggi, declinati nei diversi periodi e momenti della sua vita. La precoce dipendenza di Utrillo dallalcol non gli ha impedito di lavorare tantissimo, a scopo terapeutico, e di ispirarsi alla pittura impressionista, soprattutto di Pissarro. Netter amava i suoi artisti come dei figli, sostenendoli in ogni modo: pagava stipendi, studi e materiali, pagava anche alcol e cliniche di disintossicazione. Ma in realt la collezione molto variegata. Oltre agli artisti maledetti per eccellenza, Mod e Soutine -con i suoi paesaggi espressionisti e i materici quarti di bue- presenta anche fauve come Derain con le fondamentali Grandi bagnanti del 1908, e de Vlaminck; molte opere di Suzanne Valadon, il neoplasticista Helion, Kisling, Kikoine, Kremegne e altri artisti dellEst- e non soloscappati da una vita di miseria per approdare a Parigi, citt ricca di promesse, di collezionisti e simbolo, con Montmartre, Montparnasse e i loro caff, di una vita bohemien e ribelle. Certo non tutto al livello delle opere di Modigliani, sono presenti anche pittori minori e nomi forse poco conosciuti. Ma daltra parte la collezione il frutto del gusto e dellestetica personale di Netter, che ha saputo riunire tutti quegli artisti, diversi per storia, cultura e Paese, e che hanno segnato la storia dellarte europea. Dice il curatore, Marc Restellini: Questi spiriti tormentati si esprimono in una pittura che si nutre di disperazione. In definitiva, la loro arte non polacca, bulgara, russa, italiana o francese, ma assolutamente originale; semplicemente, a Parigi che tutti hanno trovato i mezzi espressivi che meglio traducevano la visione, la sensualit e i sogni propri a ciascuno di loro. Quegli anni corrispondono a un periodo demancipazione e di fermento che ha pochi eguali nella storia dellarte. Di Jonas Netter, uomo nellombra, oggi non rimane quasi niente, solo un suo ritratto fatto da Moise Kisling e qualche lettera. La sua eredit pi grande sono senza dubbio le opere darte che oggi, dopo pi di settanta anni, tornano a essere esposte insieme per ricreare una delle epoche doro della pittura europea. Modigliani, Soutine e gli artisti maledetti - Palazzo Reale, fino all8 settembre 2013 - Orari: Luned: 1430 - 19.30. Dal marted alla domenica: 9.30-19.30. Gioved e sabato: 9.30-22.30 - Costo: Intero 9 euro, ridotto 7,50 euro.

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LIBRI questa rubrica a cura di Marilena Poletti Pasero rubriche@arcipelagomilano.org Adam Johnson Il signore degli orfani
Premio PULITZER 2013 per la Narrativa Marsilio 2013 pp. 554, euro21
L'autore, che insegna scrittura creativa all'Universit di Stanford, uno dei pochissimo americani ad avere visitato la Corea del nord, mettendo insieme, nell'arco di sette anni, a margine dei suoi viaggi, un'impressionante archivio di dati e informazioni, ufficiali, ma soprattutto non ufficiali, sullo stato e sull'andamento effettivo dell'economia, della politica, della situazione sociale, culturale e persino alimentare della misteriosa autocrazia popolare. Il racconto di Adam Johnson si dipana attorno a una delle pratiche pi assurde e crudeli che hanno connotato, a tutt'ora sembra connotino, il regime di Pyongyang, quella dei rapimenti di cittadini coreani e non, per soddisfare le esigenze pi disparate della dittatura meno conosciuta del pianeta e dei suoi oligarchi. Il protagonista, Pak Iun Do , appunto, figlio di una cantante rapita negli anni '80 e successivamente scomparsa, e di un padre influente, autorevole membro del partito e direttore di un grande falansterioorfanotrofio, ove egli stesso passa i primi anni della propria vita, tra le pi gratuite vessazioni paterne. In et adulta il nostro diventa un rapitore professionista, il cui folgorante cursus honorum lo impone presto nelle stanze segrete del presidente Kim Jong Il. Il lettore assiste, cos, a un susseguirsi di vicende stralunate, che hanno tutte per sfondo la pi grande nazione del mondo secondo il lessico coreano, dove le sconcertanti regole di ingaggio e le incomprensibili direttive, cui deve sottostare Pak, vengono descritte con il rutilante linguaggio ufficiale delle TV e dei giornali nordcoreani, dove realt e propaganda si contaminano e si sovrappongono al punto di diventare indistinguibili e, perci stesso, non pi definibili nei termini delle comune regole letterarie. Gli occhi e le orecchie di Pak Iun Do e di Adam Johnson si trasformano nelle pagine del racconto in organi univoci, trascinando il lettore in un corridoio paradossale dove eventi e incubi fanno parte di un impasto normativo di forza e di imprevedibilit non comuni, che hanno lasciato di stucco la pi attenta e seriosa critica letteraria USA. All'improvviso, quando il lettore, esausto, sta perdendo la speranza di riuscire a districarsi nella tela dell'assurdo, un sorprendente colpo di teatro lacera l'inviluppo con un finale a sorpresa, dove agnizione e amore per la leggendaria attrice Sun Moon, producono gli effetti del miglior feuilleton ottocentesco. Una simile risorsa tipica, per certi versi, della narrativa americana e di essa si sono serviti molti autori di successo recenti e meno recenti (ricordiamo per tutti l'esempio di Phil Dick); ma nel Signore degli orfani l'epilogo raggiunge effetti di grande efficacia, come del resto, si legge nella motivazione del Premio Pulitzer della narrativa attribuito quest'anno alla fiction di Johnson. (Paolo Bonaccorsi)

SIPARIO questa rubrica a cura di E. Aldrovandi e D.G. Muscianisi rubriche@arcipelagomilano.org Premio Mab 2013, premiata leccellenza italiana
Luned 27 maggio presso il Teatro Manzoni di Milano si svolta la finale e premiazione della quarta edizione del Premio Internazionale di Danza Classica Maria Antonietta Berlusconi per i Giovani (MAB). La serata di gala ha visto Rossella Brescia come sua madrina, che in veste di presentatrice e moderatrice del concorso ha interagito con i giovani e giovanissimi partecipanti, cercando al meglio di lasciarli a proprio agio, secondo la poetica del titolo di questanno La danza come stile di vita. Le categorie dei finalisti erano quattro: Primavera fino ai 13 anni, Juniores fino ai 17, Seniores fino ai 19 anni, alle quali si aggiunge la categoria Creazioni coreografiche per i giovani coreografi emergenti. Tra i giurati si trovavano esponenti di spicco della danza in Italia, ma anche del giornalismo di spettacolo, tra i quali Anna Maria Prina e Frdric Olivieri, rispettivamente ex direttrice e direttore attuale della Scuola di Ballo Teatro alla Scala, Laura Comi, gi toile del Teatro dellOpera di Roma e ora direttrice della Scuola di Ballo, Paolo Giordano, giornalista per Il Giornale, Luciano Cannito, gi direttore artistico del Teatro Massimo di Palermo e attuale direttore artistico della Biennale Danza di Pesaro. I giovani finalisti, tutti molto talentuosi, si sono esibiti in alcune variazioni del repertorio classico preparate autonomamente, studiate poi e perfezionate con lo staff docenti del MAB dopo le selezioni al Sestrire che ha ospitato la fase semifianale del concorso. Solo due sono stati i doppioni: la variazione femminile de La Fille mal garde (1885, Marius Petipa e Lev Ivanov) e la variazione maschile de La Sylphide (1832, Filippo Taglioni). Nel secondo atto dellevento due compagnie ospiti hanno intrattenuto gli spettatori durante lultimo consulto della giuria, lAccademia delle Danze di Brindisi, diretta da Maria Chiara Di Giulio, ed Emox Balletto Contemporaneo, fondato e diretto da Beatrice Paoleschi. Tra gli sponsor coreutici si annoverano i prestigiosi Balletto di Milano, il West Finland College e Les Ballets de Monte Carlo; tra gli sponsor tecnici, Locman, Mikelart, So Dana e il marchio milanese Gianni Tolentino. Gli sponsor del Premio MAB

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sono stati numerosi, il che ha permesso un maggior numero di premi, che sono stati assegnati tutti a giovani talentuosi italiani, alcuni dei

quali hanno sommato pi di una vittoria, con la motivazione che promuovano nel mondo in Made in Italy

attraverso larte, la bellezza e la cultura. Domenico G. Muscianisi

CINEMA questa rubrica a cura di M. Santarpia e P. Schipani rubriche@arcipelagomilano.org La grande bellezza di Paolo Sorrentino [Italia/Francia, 2013,142] con: Toni Servillo, Carlo Verdone, Sabrina Ferilli, Carlo Buccirosso, Iaia Forte, Pamela Villoresi
Sono belli i trenini che facciamo alle nostre feste, perch non vanno da nessuna parte, dice Jep Gambardella (Toni Servillo, magnifico). Lo dice con lo sguardo disincantato di uno che sa che, nella vita, nonostante tutte le roboanti distrazioni alla fine non cambier nulla. Proprio come quei trenini. Jep, giornalista e scrittore arrivato a 65 anni, cammina per le vie di Roma, osserva e incontra; fa da Virgilio alla macchina da presa di Paolo Sorrentino che seguendolo guarda, con lo stesso disincanto, il superficiale e il profondo che saturano la citt. Noi, in sala, attraverso gli occhi di Jep (e di Sorrentino) godiamo La grande bellezza [Italia/Francia, 2013, 142] e partendo da una citazione del grande Louis-Ferdinand Cline viviamo lesperienza del viaggio (sia fisico che mentale): lunica cosa che conta, tutto il resto delusione e fatica [Viaggio al termine della notte, 1932]. La delusione e la fatica di vivere di un uomo di 65 anni che non riesce pi ad appagarsi di nulla, nemmeno del sesso. Eppure la sua vita rutilante, mondana: io non volevo essere semplicemente un mondano, volevo diventare il re dei mondani, e ci sono riuscito, dice Jep. Sorrentino strepitoso nel raccontare la Bellezza della fatica di vivere: il film ricco, carico di personaggi, straripante di domande esistenziali. Ma la cosa pi bella lironia. Quel prendersi poco sul serio che contraddistingue il cinema di Sorrentino. La capacit di inventare un mondo surreale e grottesco che sempre riesce a mettere in imbarazzo la ridicola seriet della vita. Ironico, il mondo di Sorrentino, tanto quanto il cinico Jep-Servillo che sottopelle nasconde il sentimento di recuperare la sua vita passata (da brividi la narrazione della sua prima volta). Jep, anche lui superficiale e profondo, che da un lato non pu pi perdere tempo a fare cose che non gli va di fare, e dallaltro alla domanda cosa ti piace di pi nella vita? risponde lodore delle case dei vecchi. Jep, scrittore napoletano trapiantato a Roma, e Paolo, regista napoletano trapiantato a Roma, ci accompagnano attraverso La grande bellezza della vita, conciliando in maniera sublime i rutti delle nottate romane con Moravia e Proust. E il nostro viaggio fatto di immaginazione e fantasie, ma evitando la pesantezza dei giudizi morali. Tutto sommato, quei mondi deformi ed esagerati trasudanti di alcol e sesso, quei seni danzanti tenuti vivi dal guru del botulino e quella vuota mediocrit, sono irresistibilmente attraenti. Tanto quanto il trucco di un prestigiatore che fa sparire una giraffa. Alla fine, tutto sedimentato sotto il chiacchiericcio e il rumore, il silenzio, il sentimento, lemozione e la paura, gli sparuti incostanti sprazzi di bellezza e poi lo squallore disgraziato e luomo miserabile. Limportante per ricordarsi di prendersi in giro, perch andando a recitare la propria parte sul palco della vita troppo spesso ci dimentichiamo che, come dice il prestigiatore, solo un trucco. E a volte serve limmaginazione e la fantasia di Sorrentino per ricordarcelo. Paolo Schipani

A Lady In Paris di Ilmar Raag [Une Estonienne Paris, Francia, Belgio, Estonia, 2012, 94'] con Jeanne Moreau, Laine Magi, Patrick Pineau, Corentin Lobet, Ita Ever
A Lady in Paris, primo lungometraggio cinematografico di Ilmar Raag, comincia tra la neve e il freddo della campagna estone. Anna (Laine Magi) vive al capezzale della madre malata. La sua dedizione l'ha spinta a lasciare il lavoro per dedicare tutta se stessa alle cure del genitore. La scomparsa la fa quindi sprofondare in una gelida solitudine, prigioniera del silenzio di una casa vuota. Il trillo del telefono infrange l'assenza di rumori con la stessa potenza con cui scuote la vita di Anna: non tanto il lavoro come badante a riaccendere i suoi occhi quanto la citt in cui dovr svolgerlo, Parigi. La ville lumire il luogo dei suoi sogni di giovent mai realizzati. Anna, nonostante i suoi cinquant'anni, la guarda con gli occhi curiosi di una ragazza e col bisogno d'amore che, tuttavia, la citt non ancora in grado di contraccambiare. Come Frida (Jeanne Moreau) d'altronde. L'anziana signora, dura e indipendente, sembra non gradire la compagnia della nuova arrivata. Anna, devota e servizievole, rappresenta l'antitesi della sofisticata signora che ha vissuto nella ricchezza e nel piacere in compagnia di innumerevoli amanti. Le due donne hanno in comune solo l'amore per Parigi e l'Estonia. Frida si rifiuta, per, di pronunciare anche solo una parola nella sua lingua madre, provando cos a tagliare ogni legame con il suo passato e le sue origini. Ilmar Raag, per il suo esordio, ha affrontato una sfida complessa. In questo rapporto atipico che lega Frida ad Anna ha scelto di rappresentare l'alternanza tra ostilit e tenerezza con uno stile registico classico e tradizionale. Il suo desiderio di mostrarci la capacit delle due donne di riprovare un'assopita voglia di vivere si appoggia per eccessivamente, e in troppi tratti del film, sulle esili e fragili spalle di Jeanne Moreau e Laine Magi. Marco Santarpia

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DAVIDE CORRITORE: IL PI DIFFICILE BILANCIO DAL DOPOGUERRA

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