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Facolt di Teologia di Lugano

Anno accademico 2013-2014

La risurrezione
NTSO - Il racconto della Passione in Matteo

Studente Elisabetta Tisi

Docente prof. dott. Mauro Orsatti

SOMMARIO

Introduzione ................................................................................................................. 3 1 1.1 2 2.1 2.2 3 4 Cosa significa risurrezione? ................................................................................. 4 La risurrezione di Ges nei Vangeli ................................................................. 4 Il sepolcro vuoto (Mt 28,1-10) .............................................................................. 6 Un cenno su Maria di Magdala ........................................................................ 9 L'assenza e la presenza del Risorto .................................................................. 9 La diceria (Mt 28, 11-15) .................................................................................... 11 Lapparizione agli Undici (Mt 28,16-20) ........................................................... 13

Bibliografia ................................................................................................................. 17

INTRODUZIONE
Secondo Paolo, se Cristo non resuscitato [] vana anche la vostra fede (1Cor 15,14). Purtroppo il fatto della resurrezione non descritto in nessun Vangelo. Lunica descrizione della resurrezione di Ges la Chiesa non lha considerata autentica, ed quella che ha ispirato gli artisti; non appartiene ai Vangeli, ma contenuta in un testo apocrifo del 150, il Vangelo di Pietro. Nessuno dei Vangeli dice come Ges resuscitato, ma tutti, in modo differente luno dallaltro, danno lindicazione di come sperimentarlo resuscitato. La domanda da porsi non che cosa successo? ma: che cosa ha inteso dire con questo racconto lautore, levangelista?. I vangeli sono, in primo luogo, testimonianze della fede nella resurrezione di Ges, quindi del suo essere Messia e Signore. Non si tratta, quindi, di una narrazione neutra od oggettiva degli eventi storici, ma della loro ricomprensione alla luce delle Scritture e della fede e, in particolar modo, alla luce della stessa risurrezione.

A Pasqua sicuramente successo qualcosa di straordinario. Ci deve essere stata una fortissima percezione che linaspettato, linaudito, lassolutamente sorprendente e nuovo era accaduto, che il Signore Ges viveva veramente in una nuova dimensione, che pure tocca la nostra.
Questo, per, ha comportato difficolt, in una nettissima differenza rispetto allidea di una rivivificazione che sarebbe stata semplice da constatare: Tommaso non crede; Ges si fa vedere in aspetti diversi dal suo (lortolano, lo sconosciuto che arrostisce il pesce, il terzo di Emmaus), il suo apparire non a tutti ma solo a quelli che lo avevano conosciuto Questultima cosa molto indicativa: appare ai suoi, nel senso che ora i suoi lo vedono nella sua vera luce, comprendono il significato profondo del suo agire, e comprendono che egli stesso che agisce in loro e apre loro gli occhi della fede. Cosa significa, allora, che Ges resuscitato?

COSA SIGNIFICA RISURREZIONE?


E importante conoscere che cosa si vuol dire con questo termine.

Non si tratta di un cadavere rianimato che ritorna alla sua situazione biologica anteriore, come Lazzaro, per esempio. Non si tratta di una spiritualizzazione di un corpo. Non si tratta nemmeno di un corpo che rientra pienamente nella sua terrenicit. Il corpo del Signore, morto e sepolto, risorgendo entra in un movimento trascendente che sfugge alla continuit del nostro spazio e del nostro tempo: Egli diventa altro rispetto alle coordinate spazio-temporali dentro le quali inscritta la vita umana. E questo corrisponde allinsegnamento degli apostoli. I racconti delle apparizioni, infatti, mostrano che il modo di relazionarsi degli apostoli con Ges completamente cambiato. Egli non pi il compagno abituale della loro vita. Si manifesta e sparisce secondo la sua libera iniziativa. Si pu, dunque, dire che la risurrezione di Ges non la rianimazione del suo cadavere, n un ritorno alla vita temporale, ma un ingresso nel mondo proprio di Dio. Su questo nessuna ricerca storica potr mai entrare. Appartiene al mistero di Dio, anche se il fatto che i discepoli lo abbiano visto vivo, sia pure raccontato, come gi detto sopra, con discontinuit e con delle apparenti contraddizioni, da considerarsi un fatto storico, nel senso che essi hanno visto con i loro occhi di carne il Risorto che si rendeva loro visibile secondo quello che essi potevano vedere.

1.1

La risurrezione di Ges nei Vangeli


I racconti evangelici sono tra loro molto diversi. Gli evangelisti si sono permessi

molta pi libert che nei confronti della passione. Sono molto pi attenti agli aspetti teologici dellavvenimento, anche se tutti ne affermano, energicamente, la realt e la concretezza, dunque la storicit. Gli interessi degli evangelisti, pur nel rispetto delloriginalit di ciascuno, sembrano ricondursi a due: un interesse apologetico, cio lesaltazione della fede nella risurrezione come un fatto reale, e un interesse teologico (la risurrezione un fatto di salvezza per noi). I racconti della risurrezione dei quattro vangeli, dunque, hanno diverse sottolineature.

In Marco, centrale langelo che annuncia, a nome di Dio, che Ges risorto. A differenza degli altri vangeli le donne, per paura, non dicono a nessuno ci che hanno visto. Per Luca tutte le apparizioni si svolgono il giorno della risurrezione a Gerusalemme. Luca insiste sul fatto che Ges spieg le Scritture agli apostoli e apr loro gli occhi perch comprendessero Inoltre, con il racconto dei discepoli di Emmaus, Parola ed Eucaristia fanno riconoscere il Cristo risorto. Si trovano solo nel vangelo di Giovanni: lepisodio di Pietro che corre al sepolcro con un altro discepolo (solo accennato nel vangelo di Luca), lapparizione a Tommaso e la pesca miracolosa, dopo la quale Pietro riceve il mandato di pascere le pecore di Ges. Levangelista Giovanni esprime una riflessione teologica pi avanzata sugli eventi che racconta. In Matteo appare leco della polemica con i giudei, i quali avevano sparso la voce che fossero stati gli apostoli a trafugare il corpo di Ges. Il racconto della passione in Matteo si conclude, infatti, con la richiesta a Pilato, da parte dei sacerdoti e farisei, di sigillare la tomba di Ges e di farla custodire dai soldati, particolare riportato solamente da questo Vangelo (Mt 27,62-66). Questa richiesta si fonda esplicitamente sul ricordo del fatto che Ges aveva preannunciato la sua risurrezione: se i discepoli avessero rubato il cadavere, leliminazione fisica di Ges sarebbe stata vanificata. Subito dopo inizia il capitolo 28, riguardante la risurrezione, che comprende tre brani: rinvenimento del sepolcro vuoto e incontro di Ges con le donne (Mt 28, 1-10); diceria sul furto del cadavere di Ges (Mt 28, 11-15); apparizione agli Undici (Mt 28, 16-20).

IL SEPOLCRO VUOTO (MT 28,1-10)


Dopo il sabato, all'alba del primo giorno della settimana, Maria di Mgdala e l'altra Maria andarono a visitare la tomba. Ed ecco, vi fu un gran terremoto. Un angelo del Signore, infatti, sceso dal cielo, si avvicin, rotol la pietra e si pose a sedere su di essa. Il suo aspetto era come folgore e il suo vestito bianco come neve. Per lo spavento che ebbero di lui, le guardie furono scosse e rimasero come morte. L'angelo disse alle donne: Voi non abbiate paura! So che cercate Ges, il crocifisso. Non qui. risorto, infatti, come aveva detto; venite, guardate il luogo dove era stato deposto. Presto, andate a dire ai suoi discepoli: risorto dai morti, ed ecco, vi precede in Galilea; l lo vedrete. Ecco, io ve l'ho detto. Abbandonato in fretta il sepolcro con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l'annuncio ai suoi discepoli. Ed ecco, Ges venne loro incontro e disse: Salute a voi!. Ed esse si avvicinarono, gli abbracciarono i piedi e lo adorarono. Allora Ges disse loro: Non temete; andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: l mi vedranno. (v. 1) Dopo il sabato. Lindicazione cronologica la stessa indicata da Marco: le

donne vanno al sepolcro al mattino presto del primo giorno della settimana, mentre la morte e la sepoltura di Ges ha avuto luogo il venerd precedente. Esso l'ottavo giorno, con il quale l'umanit credente entra nel tempo di Dio, il giorno della risurrezione, il tempo della nuova creazione.
Maria di Mgdala e l'altra Maria: le prime tradizioni cristiane riportano che il

sepolcro fu trovato vuoto da donne. Ci garanzia della veridicit dei fatti, dal momento che presso gli ebrei la testimonianza delle donne non valida: se fosse inventato avrebbero certamente usato personaggi maschi, dunque attendibili come testimoni. Matteo omette Salome, ricordata invece da Marco, e non menziona neppure la loro intenzione di andare a ungere il corpo di Ges: esse si recano al sepolcro per osservare (theore), nel senso di visitare il corpo del defunto, come era consuetudine nel giudaismo. Al momento della crocefissione di Ges, Matteo indicava Maria di Mgdala, unaltra Maria e la madre dei figli di Zebedeo, (Mt 27,56) ma ora questultima non menzionata e non neppure menzionata al momento della sepoltura (Mt 27,61). Le donne nei Vangeli sono tutte positive eccetto due figure che sono legate con il potere: Erodiade, che lo detiene, e la madre dei figli di Zebedeo, che lo ambisce (Mt 20,21). E la donna ambiziosa che desidera il potere per i figli e indirettamente anche per s: i suoi sogni finiscono con la morte di Ges. Chi rincorre il potere non far lesperienza della resurrezione di Ges.

(v. 2-4) Lo scatenarsi di un terremoto, simile a quello che aveva avuto luogo al

momento della morte di Ges, unimmagine tipica della teofania (cfr. Es 19,18; 1Re 19,11). A differenza di Marco e Luca, invece di uno o due uomini, Matteo parla dellangelo del Signore: questimmagine, molto nota nellAT1 indica lazione del Dio santo e trascendente in questo mondo. Perci Matteo lo descrive con caratteristiche tipiche anchesse della manifestazione di Dio: il fuoco della folgore e, come in Marco, il candore degli abiti (cfr. Dn 7,9). Nel Vangelo di Matteo si trova questo angelo del Signore ben tre volte: la prima per annunciare la nascita di Ges a Giuseppe (Mt 1,20-24), la seconda per difenderlo dalle trame omicide di Erode (Mt 2,13-19) e la terza allannuncio della risurrezione (Mt 28,2). Langelo del Signore scende dal cielo, rotola la pietra che chiudeva il sepolcro e si siede su di essa, in segno di vittoria. Dio stesso, dunque, che interviene in favore del crocifisso aprendo la tomba. Ma pi in generale, la scena indica lapertura dello eol, il regno dei morti promessa da Ez 37,12-14, la comunicazione tra il regno dei morti e quello dei vivi, con Ges viene ripristinata: con la risurrezione di Ges, Dio rende possibile quella di tutti i defunti, di cui egli la primizia (cfr. Mt 27,51-52). Di fronte allapparizione divina i primi ad essere atterriti sono i soldati messi dai sacerdoti a custodia della tomba: mentre dal sepolcro scaturisce la vita, essi diventano come morti (j nekro).

(v 5-7) N i soldati, n le donne vedono la risurrezione di Ges. Langelo usa gli stessi termini che appaiono nel racconto marciano: anzitutto le esorta a non temere, poi dice di sapere che cercano Ges, il crocifisso (dire crocifisso come dire maledetto) e le informa che non si trova pi l, perch stato risuscitato2; le invita a vedere il luogo in cui giaceva, e ad annunziare ai discepoli che li precede in Galilea dove lo vedranno. Il messaggio termina, diversamente da Marco, con unespressione di autorit: Ecco, io ve l'ho detto. Nel greco antico il verbo sapere corrispondeva allaoristo del verbo vedere e cio ho visto e quindi so. Nella lingua greca il verbo vedere si scrive in modi diversi. Soprattutto

L'angelo del Signore gli apparve in una fiamma di fuoco dal mezzo di un roveto. Egli guard ed ecco: il roveto ardeva per il fuoco, ma quel roveto non si consumava. (Es 3,2) 2 Le traduzioni spesso non sottolineano abbastanza come per i vangeli, la risurrezione prima di tutto azione di Dio: non Ges che risuscita se stesso, ma il verbo allaoristo passivo indica che stato risuscitato.

nel vangelo di Giovanni e nel racconto della risurrezione soprattutto, si trova un uso sapiente di questi verbi ad indicare un cammino: il verbo pi neutro scorgere, b, che esprime un vedere fisico (Maria di Magdala vide la pietra ribaltata, cfr. Gv 20,1), osservare attentamente, , usato nei versetti precedenti per la visita delle donne al sepolcro, nel vangelo di Giovanni per indicare losservare attento di Pietro al sepolcro (Gv 20,6), contemplare, e il verbo vedere, oraw che come in italiano viene usato anche per capire, comprendere. Ges voleva educare il loro sguardo cos: la prima tappa il vedere fisico, i segni, quindi il vedere su testimonianza, infine vedere e contemplare con lo sguardo trasformato dallo Spirito che permette di cogliere il senso delle cose, tutta la profondit della realt. I discepoli non avranno visioni. Vedere il Risorto non un privilegio per poche persone, per i visionari, ma una possibilit per tutti i credenti. Questo verbo vedere quello contenuto nella beatitudine beati i puri di cuore, perch vedranno Dio (Mt 5,8). Non nellaldil, nellaldil lo vedranno tutti, ma qui. Nella loro esistenza terrena, faranno unesperienza costante e profonda della presenza di Dio.

(v 8-10) La conclusione diversa da quella del racconto parallelo di Marco. Diversamente da quanto racconta Marco, le donne non si chiudono nel silenzio, ma piene di timore e di grande gioia vanno ad annunziare ai discepoli ci che hanno visto. Lungo la strada esse incontrano Ges in carne ed ossa. Esse si prostrano e gli stringono i piedi; ma Ges ripete loro le parole dellangelo che le inviava ad annunziare ai discepoli di recarsi in Galilea, dove lo avrebbero visto. Nella cultura dellepoca cera una scala gerarchica dove a capo cera Dio, attorno a Dio cerano le gerarchie angeliche del servizio e poi, via via scendendo, gli uomini e allultimo posto le donne, in una condizione di impurit, per cui le pi lontane da Dio. Nei Vangeli si capovolge. Nei Vangeli il ruolo degli angeli lo svolgono le donne (sia in Matteo che in Giovanni le donne toccano anche Ges). Il verbo annunziare lo stesso da cui deriva il termine messaggero cio angelo. Alle donne nei Vangeli affidato il compito degli angeli. Ed ecco Ges venne loro incontro: quando si va a trasmettere il messaggio divino impossibile non incrociare nella propria strada il Risorto.

2.1

Un cenno su Maria di Magdala


I sinottici non sono d'accordo n sul nome n sul numero delle donne testimoni della

resurrezione di Ges, n sull'esperienza che esse hanno avuto. Alla fine, l'unico punto su cui tutti concordano, proprio la presenza di Maria di Magdala, particolare quindi importante.

Ella aveva seguito Ges dalla Galilea (Mc 15,40-41; Lc 8,2) fin dal principio della sua
predicazione. Ges la sana dai 7 demoni, espressione che non significa che la donna fosse peccatrice, quanto malata. Tutti i vangeli sono concordi sulla sua presenza nel momento della crocifissione e della sepoltura di Ges. Maria presentata come la prima cui fu dato il privilegio di vedere il Signore risorto e parlare con lui (Mc 16,9; Gv 20,11). E' anche l'unica persona che appare, negli eventi pasquali, in tutti i vangeli: quindi, nella prima tradizione cristiana, non esiste in merito alla sua presenza alcun dubbio. Infatti, nella liturgia della domenica di Pasqua, la chiesa la nomina esplicitamente, nella sequenza che si legge prima del Vangelo:Raccontaci Maria, che hai visto sulla via?. I testi extracanonici, come I vangeli apocrifi di Tommaso e di Filippo, lasciano intravedere l'importanza data alla figura della Maddalena nella prima tradizione cristiana. Si arriva infatti a definirla apostola degli apostoli.

2.2

L'assenza e la presenza del Risorto


La prima esperienza del giorno di Pasqua che Ges non c' pi, la scoperta della

tomba vuota. A questa prima esperienza pasquale consegue, come era prevedibile, l'incredulit dei discepoli (i futuri testimoni), o almeno la perplessit. Lincredulit alle parole delle donne appare in Mc 16,9-13 molto accentuata, in Mt 28,17 il dubbio presente perfino quando essi si trovavano davanti al Risorto!

I Vangeli della Pasqua riportano per anche i racconti delle apparizioni di Ges: (Mt 28,9-10.17; Mc 16,9-14; Lc 24,13-35.36ss; Gv 20,14-18.19-29; 21,1ss). Il Risorto che appare fa sentire la sua presenza, e questa presenza produce nei discepoli la gioia, e la spinta che li ha condotti fuori, ad annunciare che Ges il Cristo.
Nei vangeli della risurrezione Ges Risorto tanto presente quanto assente. Il racconto dei discepoli di Emmaus la narrazione di un apprendimento dellassenza del

Risorto nella certezza che non ha abbandonato la sua Chiesa. I luoghi in cui si pu ancora incontrare il Cristo, dice il racconto, sono linatteso, le Scritture, lo scandalo della croce, la preghiera (soprattutto la richiesta resta con noi), leucaristia.

Un altro di questi testi, molto famoso, merita una breve attenzione: Gv 20,19-29, con le sue due apparizioni di Ges, la prima il giorno di Pasqua (senza Tommaso) e la seconda otto giorni dopo (con Tommaso presente). Tommaso non l'esempio della persona scettica. Anzi, ha un grande potenziale di fede, tanto vero che, una volta incontrato il Risorto, Tommaso esclama Mio Signore e mio Dio!, con uno slancio mai visto negli altri suoi compagni. Tuttavia egli deve incassare il rimprovero di Ges per il fatto che non ha dato credito alla testimonianza dei testimoni oculari. Questo testo ci utile per sottolineare un aspetto importante delle apparizioni:
la materialit - corporeit - fisicit del Risorto. La stessa attenzione appare in Mt 28,9 e

Lc 24,36-42. I testimoni hanno modo, cos, di essere assolutamente certi che il Risorto esattamente la stessa persona di Ges che avevano conosciuto, e che non stavano prendendo un colossale abbaglio, spinti dall'immaginazione o dalla suggestione. Davanti a loro trovano Ges, la stessa persona di prima, anche se ora diversa, sfuggente. Per questo sbagliato pensare che le apparizioni vengono a fugare il disagio provocato dalla tomba vuota, cio credere che il Risorto presente annulli e superi il senso di assenza di cui si parlava. Lo si vede nelle apparizioni alla Maddalena e a Tommaso. Ges
la stessa persona che hanno conosciuto, eppure essi non lo riconoscono.

I due aspetti della realt del Risorto sono sempre compresenti.

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LA DICERIA (MT 28, 11-15)


Mentre esse erano in cammino, ecco, alcune guardie giunsero in citt e annunciarono ai capi dei sacerdoti tutto quanto era accaduto. Questi allora si riunirono con gli anziani e, dopo essersi consultati, diedero una buona somma di denaro ai soldati, dicendo: Dite cos: I suoi discepoli sono venuti di notte e l'hanno rubato, mentre noi dormivamo. E se mai la cosa venisse all'orecchio del governatore, noi lo persuaderemo e vi libereremo da ogni preoccupazione. Quelli presero il denaro e fecero secondo le istruzioni ricevute. Cos questo racconto si divulgato fra i Giudei fino ad oggi.

Questo brano suscita alcune domande. Le guardie che erano presso la tomba riferiscono ai sacerdoti, e non a Pilato, quindi le guardie erano ebree. Ci in contraddizione con il riferimento al governatore Pilato nel versetto successivo. Perch Pilato avrebbe dovuto interessarsi di guardie che non dipendevano da lui? Allora le guardie erano romane? Questa solo una delle incongruenze. Largomento delle guardie porta in s alcuni interrogativi. Gi in Mt 27,62ss. troviamo i sommi sacerdoti, di sabato, durante la Pasqua, riuniti da Pilato: nella festa pi importante non temono di contaminarsi con un pagano! E solo in quel giorno si ricordano delle parole di Ges sulla sua risurrezione. Questa visita era servita per chiedere per il sepolcro di Ges o guardie dipendenti dallautorit romana o guardie ebree, che servivano per lordine nella zona del tempio, al di fuori del tempio. Ancora pi strana, per, la descrizione che segue lincontro con Pilato: i sacerdoti di sabato escono dalla citt e sigillano una pietra quando il Talmud vietava qualunque lavoro di sabato! Sono presenti, dunque tante incongruenze. Queste sono interpretabili a partire da Mt 28,15: Cos questo racconto si divulgato fra i Giudei fino ad oggi. Negli ambienti giudaici del tempo in cui veniva redatto questo vangelo, si accusano i cristiani di aver rubato il cadavere di Ges. Questa voce deve aver cominciato a girare solo dopo la redazione dei vangeli di Marco e Luca e Atti, che non affrontano questo argomento, cio dopo la distruzione di Gerusalemme (70 d.C.), quando i testimoni oculari erano scomparsi e qualunque diceria poteva diffondersi. Questa diceria non precedente a questa data, altrimenti non si vede perch i sommi sacerdoti non se ne sarebbero serviti nei processi contro gli apostoli riportati in Atti. Se ne ha traccia nei testi successivi (vedi ad es. il Vangelo di Giovanni e lapocrifo Vangelo di Pietro).

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Matteo, dunque, organizza il suo discorso per mettere in risalto lassurdit di questa diceria. Ecco allora le accuse degli ebrei: cerano delle guardie che possono testimoniare

Risposta dei cristiani: erano ebree o romane? Chi le aveva messe? Quando erano state messe? Non venerd sera, perch cerano dei cristiani presenti e quando tornano alla domenica le donne si preoccupano di chi avrebbe rimosso la pietra per loro (vedi Mc 16,14). Furono messe di sabato

Ma ci in contrasto con le leggi giudaiche. E cos Matteo li manda a contaminarsi da Pilato, fa compiere loro un reato facendoli uscire dalla citt e facendno loro sigillare una pietra. Se anche le guardie ci fossero state a custodia del sepolcro, per Matteo mentirono, corrotti dai sacerdoti che non volevano che la notizia della risurrezione si diffondesse. i discepoli hanno trafugato il corpo

E perch le guardie non li hanno fermati? Perch dormivano! Ma se dormivano come possono sapere quello che accaduto? Ecco come la presenza a quei tempi di questa diceria fa comparire nel testo di Matteo queste apparenti incongruenze che servono a mettere in risalto quanto sia infondata questa diceria. Il dato sicuro che ai tempi della redazione di questo vangelo sia ebrei che cristiani concordavano sul sepolcro vuoto. Se in una disputa gli avversari concordano su una cosa, questa cosa almeno certa.

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LAPPARIZIONE AGLI UNDICI (MT 28,16-20)


Gli undici discepoli, intanto, andarono in Galilea, sul monte che Ges aveva loro indicato. Quando lo videro, si prostrarono. Essi per dubitarono. Ges si avvicin e disse loro: A me stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo,insegnando loro a osservare tutto ci che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo.

Questultimo brano di Matteo si divide in tre parti: la potenza del Figlio delluomo (vv. 16-17), il mandato missionario (vv. 18-20a) e la promessa della sua permanenza in mezzo ai suoi (v. 20b). Questo ultimo brano introduce nel tempo della Chiesa. Linteresse ecclesiale, non cristologico. Infatti lapparizione di Ges raccontata di sfuggita, non su di essa che cade laccento, allevangelista non interessa pi convincere della realt della risurrezione (ci stato fatto in precedenza), ma mostrare le conseguenze che dalla risurrezione derivano per la fede della Chiesa.

(v. 16) Giuda, di cui Matteo ha raccontato la morte (cfr. 26,3-10), esplicitamente escluso dal gruppo, che ridotto a undici. un gruppo segnato dal mistero del male, concretizzatosi nella croce di Cristo e nel rifiuto di Lui da parte di molti Giudei, tra cui anche Giuda, uno dei suoi. Il numero sta l a ricordare questo fatto doloroso che gli apostoli si portano nel cuore e non possono dimenticare; non si passa in fretta ad una sostituzione del traditore, la cui tradizione riportata in At 1,15-26. La piena manifestazione di Ges avviene in Galilea, dove erano stati invitati ad andare i discepoli. Perch in Galilea? Questa regione ha un significato reale e simbolico, viene chiamata Galilea delle genti (Is 8,23) perch il ponte, la frontiera con il mondo pagano, quindi un luogo nel quale un pio Israelita non immagina di incontrare Dio; Jahv lo si trova in Giudea, a Gerusalemme, non agli antipodi di queste coordinate. Invece Ges fissa lappuntamento in Galilea, l non dove ti aspetti. Ges ha svolto la maggior parte del suo ministero proprio in questa regione e ora si manifesta nei luoghi dove si era fatto conoscere con le sue parole e le sue azioni, per indicare continuit e pienezza del suo insegnamento.

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Gerusalemme, inoltre, aveva cessato di essere il centro del culto e della religiosit. Da allora laccesso a Dio, al vero tempio, non era pi circoscritto a un luogo n su questo monte n in Gerusalemme (Gv 4,21) ma a una persona, alla persona del Cristo. Levangelista lascia intendere che la localit stata prescelta da loro in base alle istruzioni di Ges. Non sappiamo, per, di nessun monte che Ges avesse loro indicato in precedenza, il vangelo non lo dice. Il monte sempre luogo della rivelazione. Sul monte Ges aveva iniziato la solenne rivelazione del Regno (Mt 5,1-2), ora sul monte d compimento ad essa con la rivelazione della sua Signoria regale. Non interessa sapere se si tratta dello stesso monte, per Matteo questo s un dato reale, ma ancor pi un dato evocativo e teologico. Infatti il monte, oltre al grande discorso inaugurale, scandisce le tappe importanti nella manifestazione di Ges, quali la sua preghiera (Mt 14,23), la moltiplicazione dei pani (Mt 14,29), la trasfigurazione (Mt 17,1.9). Ricordandoci poi che Matteo scrive per una comunit i cui fedeli sono in prevalenza di origine giudaica, la parola monte tocca loro il cuore e rimanda alla manifestazione del Dio dellAntica alleanza, evoca il Sinai, la figura di Mos. La rivelazione di Dio nellAT avvenne sul monte Sinai. La rivelazione di Ges (nuovo Mos), in Matteo avviene sul monte delle beatitudini (dove egli manifesta il suo insegnamento e le sue esigenze morali) e sul monte di Galilea (dove manifesta la sua autorit e la sua missione).

(v. 17). Nel luogo prescelto essi vedono Ges e si prostrano davanti a lui. Il verbo prostrarsi (in greco proskunw) usato ben 13 volte da Mt e descrive sempre un riconoscimento divino, una sincera venerazione religiosa: il gesto dei magi (Mt 2,2.8.11), del lebbroso (Mt 8,2), della Cananea (Mt 15,25). Cessata la tempesta gli apostoli si erano gi prostrati (Mt 14,33), quasi anticipando ladorazione di Cristo risorto, ora linginocchiarsi si carica ancor di pi di adorazione liturgica e religiosa. Nel gesto dei Magi e dei discepoli Matteo ha voluto incorniciare il suo vangelo. Si prostrano, ma al tempo stesso dubitano. Il tema del dubbio, che una componente quasi costante dei racconti della risurrezione, ha anche lo scopo di evitare limpressione di una facile creduloneria. Questo verbo dubitare compare soltanto unaltra volta nel Vangelo di Matteo, quando Pietro vuole camminare sulle acque. Su invito di Ges, Pietro cammina,

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poi comincia ad affondare, e Ges dice: uomo di poca fede, perch hai dubitato? (Mt 14,31). Dubbio e fede sono aspetti concomitanti del cammino spirituale sia degli apostoli che di tutti gli uomini. Dal racconto degli altri Vangeli sappiamo che diversa stata la reazione allannuncio della risurrezione di Ges: alcuni hanno creduto subito, altri, come Tommaso, hanno fatto pi fatica. Si pensa anche che il dubbio di alcuni possa esprimere il dubbio della comunit credente di Matteo.

(v. 18). Senza cedere minimamente al desiderio di descrivere i dettagli di questa apparizione, levangelista riporta immediatamente il messaggio conferito agli Undici dal Risorto. Anzitutto egli asserisce che gli stato dato ogni potere(pasa exousia) in cielo e in terra. Questa affermazione tende a interpretare lapparizione di Ges alla luce di quella del Figlio delluomo (Dn 7,13-14) mediante il quale alla fine dei tempi Dio raccoglier il popolo dei santi dellAltissimo e instaurer il suo regno. In forza della sua morte e risurrezione stato quindi conferito a Ges il potere stesso di Dio, che consiste nella capacit di instaurare il suo regno e di portare la salvezza a tutta lumanit. La pienezza di questo potere sottolineata dallespressione in cielo e sulla terra, che indica i due estremi che racchiudono ogni realt creata. Questa signoria universale del Signore risorto la radice da cui scaturisce luniversalit della missione. Tutto il breve discorso di Ges dominato dallidea di pienezza e universalit. (vv. 19-20a). Lautorit del Risorto viene conferita ai discepoli, i quali in nome del Maestro dovranno andare in tutto il mondo per compiere diverse azioni: fare discepoli, battezzare, insegnare. Di queste la prima quella fondamentale, poich solo essa espressa mediante un verbo allimperativo, mentre gli altri due sono al participio. Anzitutto mediante il participio andando (poreuqentej) viene indicata la premessa di ci che i discepoli faranno: essi dovranno superare i confini della Galilea e della Giudea per recarsi in tutto il mondo, cio presso qualsiasi popolazione senza alcuna preclusione. Lattivit degli Undici consister nel far discepole (maqhteusate) tutte le genti: la posta in palio dunque il discepolato, che ora, dopo la risurrezione di Ges, deve essere esteso a tutti. Scopo della missione fare discepoli, la definizione pi sintetica e corretta

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dellesistenza cristiana: il cristiano un discepolo. Non si tratta di offrire un messaggio, ma di instaurare una relazione stretta e personale con Cristo: il discepolo si lega alla persona del maestro e si impegna a condividere il suo progetto di vita. I discepoli non insegnano qualcosa di proprio, ma solo tutto ci che egli ha comandato. battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo: I nuovi discepoli dovranno essere battezzati (baptizw, immergere) nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo: in questa formula si mostra come il battesimo, amministrato originariamente nel nome di Ges (cfr. At 8,16; 10,48; 19,5), racchiuda gi una teologia trinitaria che, pur essendo gi attestata nel racconto del battesimo di Ges (cfr. Mt 3,16-17), corrisponde a una riflessione successiva ai fatti narrati, tipica della comunit di Matteo. Il primo modo di fare i discepoli il battesimo, poi al versetto seguente, si dir il secondo modo che linsegnamento. Ci si sarebbe aspettato che il Signore nominasse prima linsegnamento, poi il battesimo, prima la formazione catechetica e poi il rito. Perch? Una risposta viene data collegando strettamente il participio battezzando, in modo diretto con fate discepoli, cos lentrata nello stato di discepolo si compie mediante il battesimo; in un secondo momento viene linsegnamento dei precetti morali. Gli Undici, come conseguenza del fatto di aver acquistato nuovi discepoli, ricevono il compito di insegnare (didask)loro a osservare (trein) tutto ci che Ges ha ordinato: con questa formula si indica tutto linsegnamento fatto da Ges durante il suo ministero pubblico, ma soprattutto quello che contenuto nel discorso della montagna (Mt 5-7).

(v. 20b). Matteo non parla di ascensione al cielo. Il Risorto rimane ed accompagna la Parola di testimonianza dei suoi discepoli. Il brano termina con una rassicurazione: Ges sar con i suoi discepoli fino alla consumazione del mondo, cio fino a quando il mondo attuale scomparir per lasciare il posto a un mondo totalmente rinnovato (cfr. Mt 19,28). Il vangelo termina come era cominciato. Allinizio fu annunziato il nome dellEmmanuele, Dio con noi, come era stato annunziato dal profeta Isaia (Is 1,23). Ora quella profezia diventata realt permanente annunciata con unespressione ebraica per indicare per sempre: Io sar con voi fino alla fine del mondo.

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BIBLIOGRAFIA

Manuali e strumenti

BROWN, R.E, FITZMYER, J.A., MURPHY, R.E., Nuovo grande commentario biblico, Brescia 20022, 1936 Dizionario dei concetti biblici del Nuovo Testamento, Brescia 20006, 2095

Auto ri e studi

MAGGI, A., Il monte della risurrezione. I monti nel Vangelo di Matteo, Torino 2002, 88 MAGGIONI, B., Meditazioni sul Vangelo di Matteo, Padova 2013, 128 MAGGIONI, B., Racconto della passione e della risurrezione nel Vangelo di Matteo, Assisi 2011 MICHELINI, G., Passione, morte e risurrezione del Messia secondo Matteo, Torino 2013, 144 ORSATTI, M., Solo lamore basta, Milano 2001, 256

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