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Marzia Mortarino, Mauro Reali, Gisella Turazza

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QUESTO VOLUME, SPROVVISTO DEL TALLONCINO A FRONTE (O OPPORTUNAMENTE PUNZONATO
O ALTRIMENTI CONTRASSEGNATO), DA CONSIDERARSI COPIA DI SAGGIO - CAMPIONE GRATUITO,
FUORI COMMERCIO (VENDITA E ALTRI ATTI DI DISPOSIZIONE VIETATI:
ART. 17, C. 2 L. 633/1941). ESENTE DA IVA (DPR 26.10.1972, N. 633, ART. 2, LETT. D).
ESENTE DA DOCUMENTO DI TRASPORTO (DPR 26.10.1972, N. 633, ART. 74).
PREZZO AL PUBBLICO
6,90
VALIDO PER IL 2010
3161
MORTARINO, REALI, TURAZZA
LOCI SCRIPTORUM
VIRGILIO
NELLELENCO DEI LIBRI DI TESTO
INDICARE LINTERO CODICE ISBN
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LOCI SCRIPTORUM VIRGILIO
Loci scriptorum: unantologia modulare che, grazie a volumi monograci dedicati ai singoli autori
della letteratura latina, permette di gestire con grande essibilit la programmazione didattica.
Ciascun volumetto si compone di una sintetica ed esaustiva trattazione del prolo dellautore
e di una ricca scelta antologica organizzata in percorsi. Ciascun testo antologico corredato da
annotazione grammaticale, linguistica, stilistica con traduzione dei costrutti complessi; opportu-
ne Analisi del testo scandiscono i livelli di lettura.
Le opere Bucoliche
Georgiche
Eneide
I percorsi antologici Le Bucoliche
Le Georgiche
LEneide: la guerra e lavventura
LEneide: la missione di Enea, la missione di Roma
LEneide: la tragedia di Didone
Le schede Il punto su Omero
Virgilio sui muri e negli epitaf: testimonianze concrete della sua popolarit
Il Laocoonte dei Musei Vaticani, Virgilio e Winckelmann
LAra Pacis Augustae
Lavinium, ne del viaggio di Enea
Laldil di Omero, laldil di Virgilio
Il lessico Le parole dei campi
Le parole della geograa
Le parole della parentela
Le parole dellamore e del matrimonio
Figure, temi, motivi Let delloro: dal mito alla storia
Il punto su Mecenate
Didone e il suo mito
Oltre Virgilio Virgilio nellopera di Dante
Echi virgiliani nella letteratura italiana: i casi di Poliziano, Tasso,
Metastasio
Il Virgilio di Sebastiano Vassalli: un inquieto personaggio letterario
I Laboratori veriche dei percorsi
lavoro sul testo latino e traduzione italiana
Virgilio indicato per il I anno del liceo classico e il II anno del liceo scientico.
LOCI SCRIPTORUM
Antologia modulare di autori latini
VIRGILIO
QUESTO CORSO COSTITUITO DA:
ISBN 978-88-201-2785-5 TACITO
ISBN 978-88-201-2855-5 CESARE
ISBN 978-88-201-3161-6 VIRGILIO
ISBN 978-88-201-3382-5 CATULLO
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LOESCHER EDITORE
Marzia Mortarino, Mauro Reali, Gisella Turazza
Loci scriptorum
Antologia modulare di autori latini
Virgilio
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Loescher Editore - 2010
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2015 2014 2013 2012 2011 2010
ISBN 9788820131616
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di questopera, possibile che in essa siano riscontrabili errori o imprecisioni.
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secondo la norma UNI EN ISO 9001-2008
Loci scriptorum un progetto nato dal lavoro comune degli autori.
In particolare, il presente volume stato curato da Mauro Reali e Gisella Turazza.
Mauro Reali ha scritto il Prolo dellautore, le schede Arte, Luoghi, Storia, civilt,
cultura, le sezioni Oltre Virgilio e Figure, temi, motivi. Gisella Turazza ha invece
scritto I contenuti delle opere, le schede Letteratura, i Percorsi antologici e annotato
i testi latini. Allannotazione dei testi hanno contribuito Emanuela Antozzi e Mirjam
Patan. Paola Tropia ha redatto la scheda Laldil di Omero, laldil di Virgilio.
Coordinamento editoriale e redazione: Milena Lant
Realizzazione editoriale e tecnica: Rubber Band - Torino
- redazione: Matteo Boero
- progetto graco e impaginazione: Silvia Ceratto, Sara Keller
Ricerca iconograca: Emanuela Mazzucchetti
Copertina: Elio Vigna Design - Torino
Stampa: Sograte - Citt di Castello (PG)
Referenze iconograche
p. 5: 2010. Foto Scala, Firenze/Fotograca Foglia - su concessio-
ne Ministero Beni e Attivit Culturali; p. 7: Museo Archeologico
Nazionale, Napoli/Federico Motta Editore, Milano, 2002; p. 9:
U.D.F. - La Phototque, 1985 Museo Archeologico, Cherchel;
p. 11: SEAT/Museo Archeologico Nazionale, Napoli; p. 12:
A.Mondadori, 1978; p. 16: Biblioteca Apostolica Vaticana, Citt
del Vaticano; p. 17: Biblioteca Apostolica Vaticana, Citt del Va-
ticano; p. 21: Archeo, n.9, settembre 2001; p. 24: Antmoose
2005/Flickr; p. 26: 1990, Scala, Firenze/su concessione Ministero
Beni e Attivit Culturali; p. 27: Pete Reed, 25 novembre 2007/
Flickr; p. 29: Museo Archeologico di Villa Adriana, Tivoli; p. 30:
Stefano Castellani, Civita Servizi/Marsilio, Venezia, 2002; p. 32:
Museo Archeologico Nazionale, Napoli; p. 33: Centro Audiovi-
sivi del Credito Italiano, 1990/Nuovo Museo Capitolino, Roma;
p. 34: Giovanni DallOrto, 30 marzo 2008/Wikimedia; p. 35:
Museo della Civilt Romana, Roma/Archeo, n.12, 2002;
p. 36: Biblioteca Comunale, Imola; p. 41: FMR, 10, 1983; p. 42:
Biblioteca Apostolica Vaticana, Citt del Vaticano; p. 45: 1990.
Foto Scala, Firenze; p. 46: Credito Italiano/Museo Nazionale in
Palazzo Barberini, Roma; p. 50: Universal Fotomarket/Museo Ci-
vico, Sulmona; p. 53: Staatliche Museen, Berlino; p. 54: Antiken-
museum, Monaco; p. 57: Archeologico Nazionale, Napoli/FMR,
163; p. 59: Bibliothque Municipale, Lione/Medioevo, n. 6,
53, giugno 2001; p. 60: Norton Simon Foundation, Pasadena
(California); p. 64: Biblioteca dellUniversit, Heidelberg; p. 67:
Jastrow 2007/Wikimedia (Creative Commons); p. 71: Musei Va-
ticani, Citt del Vaticano, Roma, 1999; p. 72: 1989/Argora Exca-
vations, American School of Classical Studies at Athens; p. 74:
Musei Vaticani, Citt del Vaticano; p. 77: Museo Faina, Orvieto;
p. 78: British Museum, Londra; p. 81: Biblioteca dellUniversi-
t, Heidelberg; p. 85: British Museum, Londra; p. 86: Museo di
Villa Giulia, Roma; p. 87: Museo Gregoriano Etrusco, Citt del
Vaticano; p. 88: Museo Archeologico, Arezzo/ Einaudi, 1989;
p. 92 (in alto): jrm_tomburg, 27 dicembre 2006/Flickr; (in basso):
Theodosius (Lucian), 15 luglio 2005; p. 95: University of Toronto
Wenceslaus Hollar Digital Collection; p. 97: The British Library,
Londra/Rizzoli, Milano, 1993; p. 100 (in alto): Credito Italiano;
(in basso): Galleria Estense, Modena / 2009. Foto Scala, Firen-
ze - su concessione Ministero Beni e Attivit Culturali; p. 103:
Centro Audiovisivi del Credito Italiano, 1990; p. 107: Muse des
Beaux-Arts, Bordeaux; p. 108: Sailko/Wikipedia; p. 112: Whi-
te Images/Scala, Firenze; p. 114: Biblioteca Apostolica Vatica-
na, Citt del Vaticano; p. 118: S. Bolognini/Wikimedia; p. 119
(in alto): Archivio Lessing/Contrasto; (in basso): Rizzoli, 1970;
p. 120: Museo Nazionale di Villa Giulia, Roma.
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Indice
PROFILO DELLAUTORE
Publio Virgilio Marone ......................................... 6
La vita .................................................................... 6
Le Bucoliche .......................................................... 6
Virgilio e la poesia pastorale di Teocrito ................... 6
Partecipazione e autobiograsmo ............................ 7
I temi delle Bucoliche............................................... 7
Le Georgiche ......................................................... 8
Un poema didascalico ............................................. 8
Il rapporto con i modelli: Esiodo e la poesia
didascalica di et ellenistica ..................................... 8
I temi delle Georgiche ............................................. 8
LEneide ................................................................. 9
Il rinnovamento del genere epico ............................. 9
La materia e i modelli ............................................ 10
Il soggettivismo virgiliano ...................................... 10
I temi dellEneide ................................................... 11
Lingua e stile ...................................................... 13
Aspetti formali delle Bucoliche............................... 13
Larte delle Georgiche ............................................ 13
LEneide, sintesi di molte esperienze ...................... 14
Indicazioni bibliograche ....................................... 14
I CONTENUTI DELLE OPERE ......................................... 16
PERCORSI ANTOLOGICI
Percorso 1
Le Bucoliche ............................................................. 19
1.1 Tra nzione pastorale e realt storica: lesproprio
dei campi (Bucoliche 1) ....................................... 19
Lessico Le parole dei campi ...................................... 20
Analisi del testo 26
1.2 Il puer e il rinnovamento dellumanit
(Bucoliche 4) ....................................................... 27
FIGURE TEMI MOTIVI
Let delloro: dal mito alla storia .......................... 33
Oltre Virgilio
Virgilio nellopera di Dante .................................... 36
Laboratorio
Verica del percorso .......................................... 38
Lavorare sul testo
Licida, Meri e gli echi delle guerre civili
(Bucoliche 9,1-25) ................................................ 38
Percorso 2
Le Georgiche ............................................................ 40
2.1 Il proemio (Georgiche 1,1-42) .............................. 40
Analisi del testo 43
FIGURE TEMI MOTIVI
Il punto su Mecenate .............................................. 44
2.2 Le lodi dellItalia (Georgiche 2,136-176) .............. 46
Lessico Le parole della geograa ............................. 46
2.3 Il vecchio di Corico (Georgiche 4,125-146) .......... 50
2.4 Orfeo ed Euridice (Georgiche 4,453-527) ............ 52
Oltre Virgilio
Echi virgiliani nella letteratura italiana:
i casi di Poliziano, Tasso, Metastasio .................. 58
Laboratorio
Verica del percorso .......................................... 61
Lavorare sul testo
Lode dellagricoltura (Georgiche 2,458-483) ......... 61
Percorso 3
LEneide .................................................................... 63
La guerra e lavventura .......................................... 63
Letteratura
Il punto su Omero ................................................. 63
3.1 Il proemio dellEneide (Eneide 1,1-33) .................. 64
Analisi del testo 68
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Storia, civilt, cultura
Virgilio sui muri e negli epitaff: testimonianze
concrete della sua popolarit ................................. 69
3.2 La spaventosa morte di Laocoonte
(Eneide 2,201-227) ............................................. 70
Arte
Il Laocoonte dei Musei Vaticani,
Virgilio e Winckelmann ......................................... 72
3.3 Commovente incontro con Polidoro
(Eneide 3,22-68) ................................................. 73
Analisi del testo 76
3.4 La morte di Camilla (Eneide 11,768-831) ............. 77
3.5 Enea uccide Turno (Eneide 12,887-952) .............. 81
La missione di Enea, la missione di Roma ............. 88
3.6 Giove predice a Venere la grandezza di Roma
(Eneide 1,254-296) ............................................ 88
Arte
LAra Pacis Augustae .............................................. 92
Luoghi
Lavinium, fne del viaggio di Enea ......................... 93
3.7 Lingresso nellOltretomba (Eneide 6,236-263) .... 94
3.8 Lincontro con il padre Anchise
(Eneide 6,679-702) ............................................. 96
Lessico Le parole della parentela ............................. 97
Letteratura
Laldil di Omero, laldil di Virgilio ................... 99
3.9 Luttuoso destino di Marcello
(Eneide 6,847-887) ........................................... 101
La tragedia di Didone ........................................... 104
3.10 Didone confessa alla sorella lamore per Enea
(Eneide 4,1-30) ................................................. 105
Analisi del testo 107
3.11 Enea e Didone: il dovere e la passione
(Eneide 4,331-387) ........................................... 108
Lessico Le parole dellamore e del matrimonio ....... 109
3.12 Il suicidio di Didone (Eneide 4,642-671) .......... 113
3.13 Lincontro nellaldil (Eneide 6,450-476) ........... 115
FIGURE TEMI MOTIVI
Didone e il suo mito .......................................... 117
Oltre Virgilio
Il Virgilio di Sebastiano Vassalli: un inquieto
personaggio letterario .......................................... 120
Laboratorio
Verica del percorso ......................................... 122
Lavorare sul testo
Giove e Giunone decidono il destino del Lazio
(Eneide 12,818-842) ............................................. 122
Lavorare sul testo
Didone, disperata, parla ad Enea
(Eneide 4,305-330) ............................................... 124
Glossario dei termini di retorica e stilistica ................ 126
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Arma virumque cano, Troiae qui primus ab oris
Italiam fato profugus Laviniaque venit
litora, multum ille et terris iactatus et alto
vi superum, saevae memorem Iunonis ob iram,
multa quoque et bello passus, dum conderet urbem
inferretque deos Latio, genus unde Latinum
Albanique patres atque altae moenia Romae
Canto le armi e luomo che per primo dalle terre di Troia
raggiunse esule lItalia per volere del fato e le sponde
lavinie, molto per forza di di travagliato in terra
e in mare, e per la memore ira della crudele Giunone,
e molto avendo sofferto in guerra, pur di fondare
la citt, e introdurre nel Lazio i Penati, di dove la stirpe
latina, e i padri albani e le mura dellalta Roma
(Eneide 1,1-7; trad. L. Canali)
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Publio Virgilio Marone
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Publio Virgilio Marone
La vita
Publio Virgilio Marone nacque nel 70 a.C. ad Andes, un villaggio vicino a Mantova: ap-
parteneva a unagiata famiglia di proprietari terrieri, che consent al giovane di trasferirsi
a Roma per completare la sua educazione. Durante il periodo delle guerre civili, Virgilio
trascorse gran parte del suo tempo a Napoli, dove segu le lezioni dei flosof epicurei
Sirone e Filodemo di Gadara. In realt, sappiamo poco della sua biografa in questo perio-
do, che si concluse con lepisodio della confsca dei terreni di propriet della sua famiglia,
nel Mantovano, per ricompensare i veterani che avevano combattuto a Filippi. Grazie alla
protezione dello stesso Ottaviano, in un primo tempo Virgilio riusc probabilmente a sal-
vare le terre di famiglia, che tuttavia perse defnitivamente nellinverno del 41 a.C.
Molti fatti si deducono da allusioni contenute nelle Bucoliche I (D TESTO 1.1) e IX (D Lavorare
sul testo, p. 38), composte proprio negli anni dal 42 al 39 a.C. Le Bucoliche contribuirono a
far conoscere Virgilio anche grazie alla mediazione di Cornelio Gallo e di Mecenate (D Il
punto su Mecenate, p. 44), che lo avvicin a Ottaviano e ne fece uno dei punti di forza del
suo circolo.
La vicinanza di Mecenate e il condizionamento ideologico di Ottaviano incisero senzaltro
sulla composizione delle Georgiche, scritte tra il 38 e il 29 a.C.: il poema ha al centro quel
mondo agricolo pastorale tanto caro alla tradizione romana e al mos maiorum che Otta-
viano dal 31 a.C. unico signore di Roma cercava di rispolverare.
Virgilio trascorse gli anni successivi attendendo alla composizione dellEneide, poema
epico fortemente voluto da Ottaviano, proclamato uffcialmente Augusto nel 27 a.C. Il
principe e la pubblica opinione romana attendevano con ansia il lavoro virgiliano, pre-
sentendo come affermava Properzio (2,34,66) qualcosa di pi grande dellIliade. Nel
19 a.C. Virgilio intraprese un viaggio in Grecia, per conoscere direttamente i luoghi del
poema e trarne elementi utili alla revisione fnale. Durante una visita alla citt di Megara
fu per colto da malore e le sue condizioni peggiorarono progressivamente: mor poco
dopo il suo sbarco a Brindisi, il 21 settembre del 19 a.C. LEneide, pressoch fnita ma non
ancora rivista, venne pubblicata per volere di Augusto a cura dei poeti Vario Rufo e Plo-
zio Tucca, amici di Virgilio, sebbene negli ultimi momenti di vita il poeta avesse espresso
lintenzione di distruggerne personalmente i manoscritti.
Le Bucoliche
Virgilio e la poesia pastorale di Teocrito
Le Bucoliche (anche dette Eclogae, da ecloga poesia scelta, raffnata), segnano lesordio
poetico di Virgilio. Si tratta di dieci componimenti in esametri di argomento pastorale,
scritti tra il 42 e il 39 a.C. (D I contenuti delle opere, p. 16). Il termine bucolica deriva dal
greco bouklos (bovaro) e indica il tentativo di trasferire in ambito romano il genere della
poesia bucolica ellenistica, in particolare di Teocrito (III sec. a.C.). Nelle Bucoliche di Virgi-
lio limitazione di Teocrito e la ripresa del suo genere letterario sono evidenti non solo
nellispirazione generale, ma anche nelle situazioni, che rimandano a singoli idilli, e nei
nomi greci dei pastori. Inoltre sono apertamente dichiarate dal poeta romano con diversi
riferimenti a Siracusa e alla Sicilia, patria di Teocrito, come ad esempio in 4,1 (D TESTO 1.2)
con linvocazione alle Sicelides Musae (cio Muse siciliane). A differenza di Teocrito, in-
fuenzato dal caldo e vivo paesaggio della Sicilia, Virgilio descrive tuttavia una campagna
dai colori tenui, sfumati, ricca di nebbie e di ombre, come quelle che scendono dagli
alti tetti nellecloga 1,83 (D TESTO 1.1): un paesaggio che ricorda la sua campagna italica
mantovana. Non mancano infne riferimenti geografci a quella regione del Peloponneso,
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Prolo dellautore
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lArcadia, che sar poi considerata dalla letteratura dogni tempo come sede naturale della
poesia pastorale. La campagna di Virgilio insomma un luogo ideale, un locus amoenus
nel quale molti hanno visto probabilmente a ragione una resa poetica di quel mondo
semplice e appartato verso il quale gli epicurei, con la loro massima vivi nascosto,
orientavano i cittadini romani sconvolti dalle guerre civili.
Partecipazione e autobiograsmo
A questo sfondo fortemente idealizzato non corrisponde tuttavia un distacco dalle vi-
cende dei suoi pastori, alle quali Virgilio sembra anzi partecipare con profonda uma-
nit, tramite linserzione di elementi autobiografci. Il dramma individuale dellesproprio
delle terre subito nel 41 a.C. fornisce il pi evidente riferimento autobiografco delle
Bucoliche, offrendo lo spunto allecloga I (D TESTO 1.1) e alla IX (D Lavorare sul testo, p. 38).
Ma Virgilio va oltre e nelle Bucoliche compare la menzione di importanti personaggi del
tempo come Ottaviano (I D TESTO 1.1), il console Asinio Pollione (IV D TESTO 1.2; VIII), e
non manca unallusione allegorica alla morte di Giulio Cesare (ecloga V), a conferma che
il vivi nascosto epicureo e il disinteresse totale per gli echi della politica non erano del
tutto possibili nel mondo romano.
I temi delle Bucoliche
A temi come lamore nelle sue varie forme (II, VIII), il canto amebeo cio alternato dei
pastori (III, VII), lesaltazione della poesia (V; X), la perdita delle terre (I D TESTO 1.1; IX
D Lavorare sul testo, p. 38) si affancano nelle Bucoliche virgiliane tematiche non strettamente
pertinenti alla tradizione del genere, come la profezia di una nuova et delloro (IV D TESTO
1.2; Let delloro: dal mito alla storia, p. 33) o la cosmogonia cantata da Sileno (VI).
Pochi testi hanno avuto fortuna e attenzione plurisecolare come la IV ecloga (D TESTO 1.2).
Composta nel 40 a.C., durante il consolato di Asinio Pollione, in essa si profetizza la na-
scita di un puer che cambier il corso della storia, riportando lumanit a una sorta di et
delloro. Impossibile dire chi sia il bambino cui si allude: traspare per dai versi di Virgilio
una speranza collettiva di pace e prosperit che tradisce la voglia di lasciarsi alle spalle gli
anni diffcili delle guerre civili. C chi ha visto nel testo echi di dottrine orfche o pitago-
riche. E non neppure mancata, nel Medioevo, uninterpretazione allegorica dellecloga,
nella quale lauspicato avvento del puer veniva inteso come una profezia della nascita di
Ges Cristo, contribuendo cos alla diffusione dellimmagine di un Virgilio cristiano.
Particolare da un affresco pompeiano, I secolo d.C. (Napoli, Museo Archeologico Nazionale).
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Publio Virgilio Marone
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Le Georgiche
Un poema didascalico
La seconda opera virgiliana, le Georgiche (dal termine greco gheorgs, contadino), fu
composta verosimilmente fra il 38 e 29 a.C., e comunque dopo che il poeta entr a far
parte del circolo di Mecenate. Si tratta di un poema didascalico in esametri di 4 libri (D I
contenuti delle opere, p. 16), che trattano dellagricoltura (libri I-II) e dellallevamento (III-
IV). Il poema dedicato a Mecenate, ricordato in tutti e quattro i libri come dedicatario
(D TESTO 2.1) e vero ispiratore dellopera. Se in 3,41 Virgilio fa riferimento ai suoi haud
mollia iussa (comandi non leggeri), il poeta dovette ricevere da lui delle sollecitazioni
a comporre qualcosa che convergesse, dal punto di vista ideologico, con la politica di
Ottaviano. Agricoltura e allevamento, se accompagnati da una profonda religiosit, evo-
cavano quella pacifca prosperit di vita che Ottaviano aveva promesso al mondo romano
e che, vincendo ad Azio nel 31 a.C., intendeva garantire.
Risulta evidente come unopera con tali e profonde implicazioni morali, politiche e religio-
se non potesse avere come reali destinatari gli agricoltori e gli allevatori, ma si indirizzasse
a quel pubblico colto e raffnato che Ottaviano voleva guadagnare del tutto alla propria
causa e alla proprie idee. Virgilio riecheggia dunque parole dordine, orientamenti ide-
ologici, atteggiamenti del princeps: gi nel proemio (1,24 e sgg. D TESTO 2.1) Ottaviano
ammantato da un alone di divinit del tutto estraneo alla tradizione della poesia romana.
La lunga gestazione del poema, dunque, fa trasparire al suo interno i segni del dinamico
adeguamento a una realt storica, politica, culturale in rapida evoluzione.
Il rapporto con i modelli: Esiodo e la poesia didascalica di et ellenistica
Le Georgiche rappresentano lobbligo di misurarsi con una tradizione poetica molto pi
alta e complessa rispetto alla leggera poesia teocritea. Virgilio si richiama a Esiodo (VII
sec. a.C.), linventor del genere didascalico autore delle Opere e giorni, sui tempi e i modi
del lavoro dei campi: cos facendo, ne rivendica orgogliosamente leredit, in particolare
circa il ruolo del poeta come guida della sua comunit. La poesia didascalica aveva avuto
in et ellenistica un grande successo con Nicandro di Colofone (III sec. a.C.), autore di un
poema intitolato Gheorghik (Georgiche), dove la poesia era in virtuosistica sfda con la
diffcolt degli argomenti trattati: Virgilio ne conoscitore e non pu rifutarne leredit.
Non mancano infne riferimenti al precedente illustre del De rerum natura di Lucrezio, poe-
ma didascalico di argomento flosofco e scientifco che nelle Georgiche viene fatto oggetto
di svariati omaggi e allusioni. Tali riferimenti ribadiscono tuttavia il diverso punto di
vista dei due poeti: Virgilio (2,490-517) non si occupa pi di investigare le cause e mettere
sotto i piedi tutte le paure, il fato inesorabile, il risuonare dellavido Acheronte (2,490-
492), bens, e pi dimessamente, di educare un uomo che conosce gli di agricoli, Pan e
il vecchio Silvano e le Ninfe sorelle (2,493-494). La diversa prospettiva, meno cosmica e
pi quotidiana, ma soprattutto inserita in una dimensione religiosa estranea a Lucrezio,
rende a Virgilio pi facile tenere insieme e armonizzare una materia tanto composita.
I temi delle Georgiche
Al centro del poema il tema del lavoro, visto come impegno tanto faticoso quanto ne-
cessario che gli uomini, per volere divino, debbono svolgere per vivere. Siamo dunque
lontani dalla campagna idealizzata delle Bucoliche, perch nelle Georgiche il mondo agreste
non un rifugio spirituale, ma la sede concreta del progressivo incivilimento degli uomini.
In realt, mentre in alcuni momenti si insiste sul fatto che chi lavora nei campi fortu-
natus (2,458 D Lavorare sul testo, p. 61) e si tessono vere e proprie lodi del lavoro agricolo-
pastorale, in altri si mettono in luce la fatica e la sofferenza di questa attivit. Ci avviene
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perch i tempi in cui lopera fu scritta,
ancora in bilico tra le guerre civili e
la Pax Augusta, la portano a rifettere
sullambivalenza della realt, che Vir-
gilio sa mettere in luce quando alter-
na, verso la fne dei quattro libri, due
digressioni dal contenuto fortemente
negativo (1,463-514, sulle guerre civi-
li; 3,474-566, sulla peste degli animali
nel Norico) ad altrettante dai toni lieti,
rassicuranti (2,458-540, sulla lode della
vita campestre; 4,315-558, sul mito di
Aristeo allevatore di api D TESTO 2.4).
Il mondo agreste appartato e sereno delle Bucoliche evocava i princpi della flosofa epicurea.
Di questo ambiente non manca qualche eco anche nelle Georgiche, ad esempio nellepisodio
del vecchio di Corico (4,125-148 D TESTO 2.3), che una lieta e operosa attivit di giardiniere
fa vivere in rapporto fraterno con la natura. Nel complesso, tuttavia, le Georgiche segnano
piuttosto un avvicinamento di Virgilio ad alcuni princpi dello stoicismo, come ad esempio
la grande umanizzazione della natura presente nel poema. Virgilio vi descrive lorganizza-
zione sociale delle api, il cui mondo diventa lallegoria di quellordine politico e sociale
che lo Stato romano doveva riconquistare. In questo senso, nel IV libro abbiamo un lungo
episodio mitologico, un vero e proprio epillio, quello di Aristeo e Orfeo, che forse sostitu
un originario elogio di Cornelio Gallo, poeta e politico caduto in disgrazia. Con tecnica simi-
le a quella usata da Catullo nel carme 64, Virgilio incastra tra loro due vicende mitologiche:
la storia di Aristeo che perde le api per una pestilenza, e quella di Orfeo, che aveva perso
lamata Euridice (D TESTO 2.4). Il lamento di Orfeo, inventore della poesia, impietosisce gli
di, che fanno tornare in vita Euridice; ma la sua curiosit ne causa nuovamente la morte. Si
volta infatti a guardarla prima del momento prestabilito. Aristeo, saputo ci, offre piamente
vittime riparatrici alle Ninfe, compagne di Euridice: dalle viscere dei buoi sacrifcati rina-
scono miracolosamente le api. Si profla cos il contrasto tra il modello positivo di Aristeo,
allevatore solerte e ligio alle richieste divine (esempio tipico del pius colonus), che perde e
riconquista le sue api, e quello negativo di Orfeo che, poeta damore poco fedele ai precetti
degli di, non riesce a riconquistare lamata Euridice. Vera fnalit del passo dunque ri-
cordare come valori solidi quali il labor e la pietas superino lamor.
LEneide
Il rinnovamento del genere epico
LEneide un poema epico in esametri in 12 libri, cui Virgilio si dedic a partire dal 29 a.C.
(D I contenuti delle opere, p. 17). Alla sua morte, avvenuta nel 19 a.C., lopera, priva della
revisione fnale, fu pubblicata nonostante le insistenze dellautore, che ne auspicava la di-
struzione. Nel poema confuiscono numerose esperienze precedenti, come lepica omerica
(D Il punto su Omero, p. 63), quella di et ellenistica e lepos nazionale romano: con esso
Virgilio intese dare, attraverso il racconto delle imprese di Enea, una celebrazione tanto
indiretta quanto profonda di Roma e di Augusto. Vi si narrano infatti la fondazione da
parte di Enea di una citt del Lazio antico, Lavinio, dalla quale deriv la colonia di Alba
Longa, patria della stirpe di re che diede i natali a Romolo, fondatore di Roma, nonch
Lavori agresti, particolare da un mosaico parietale
proveniente da Cesarea, inizio III secolo d.C. (Cherchel,
Museo Archeologico).
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la discendenza da Iulo-Ascanio, fglio di Enea, della gens Iulia, cui Ottaviano si vantava
di appartenere: una celebrazione indiretta, poco cortigiana del princeps, che lo sollevava
dalla storia presente per riagganciarne la fgura a un passato mitico. Mito e storia dunque
si mescolano e si confondono nellEneide, e oggi si riesce perfno a dare concretezza topo-
grafca alla pi antica fondazione di Enea (D Lavinium, fne del viaggio di Enea, p. 93).
La materia e i modelli
La materia dellEneide legata al ciclo troiano. Enea personaggio omerico le cui vicende
seguono cronologicamente la caduta di Troia: in una dimensione mitica si possono dunque
considerare contemporanee a quelle dellavventuroso ritorno in patria di Odisseo. Lintento
dichiarato (D TESTO 3.1) di narrare sia le vicende del viaggio avventuroso delleroe (virum)
Enea verso il Lazio, sia le sue guerre per conquistarlo (arma), riconduce ai due modelli epici:
lOdissea per i primi sei libri e lIliade per i sei successivi. La riduzione delle dimensioni
rispetto a Omero (i cui poemi in tutto sono costituiti da 48 libri) conforme ai princpi della
poetica alessandrina e neoterica, che esaltavano la brevit e leleganza formale. Innumerevo-
li sono le situazioni tipiche o gli episodi che Virgilio riprende da Omero, con una raffnata
operazione di arte allusiva. Duelli come quello tra Enea e Turno (D TESTO 3.5), modella-
to sul duello tra Ettore e Achille , battaglie, concili divini sono di derivazione omerica; il
viaggio di Enea negli Inferi (D TESTI 3.7-9; 3.13) ispirato a quello di Odisseo (Odissea XI),
cos come la narrazione delle peripezie tramite fashback che leroe fa a Didone parallela a
quella fatta da Odisseo al re dei Feaci (Odissea VII-XII). Ma se laemulatio omerica in questi
casi si confgura come omaggio al modello, essa anche orgoglioso tentativo di eguagliar-
lo o superarlo. Dalla letteratura di et ellenistica e dambiente alessandrino Virgilio deriva
il gusto per la raffnatezza formale e il rifuto delleccessiva lunghezza dei poemi: si pensi
soprattutto alle Argonautiche di Apollonio Rodio, dove le vicende mitiche degli Argonauti
si associano al patetico episodio dellamore tra Giasone e Medea, largamente ripreso nella
narrazione virgiliana dellamore tra Enea e Didone, conclusosi tragicamente con il suicidio
di questultima (D TESTI 3.10-13; Didone e il suo mito, p. 117). Daltra parte, impossibile
sottovalutare linfusso che ha sullEneide lepica latina depoca arcaica: in primo luogo Ne-
vio, che nel Bellum Poenicum racconta il viaggio di Enea, il suo arrivo nel Lazio e la fondazio-
ne di Roma da parte di Romolo, che di Enea era creduto nipote. Ma importanti sono pure gli
Annales di Ennio, dove Enea citato spesso, specie nel celebre episodio del sogno di Ilia
(qui creduta fglia di Enea). Dallepos latino di Nevio ed Ennio Virgilio deriv limportanza
della fgura e del mito di Enea in chiave patriottica e nazionalistica.
Il soggettivismo virgiliano
Ci che rende il poema davvero innovativo lintroduzione della soggettivit, intesa sia
come punto di vista dellautore rispetto alla materia, sia come punto di vista dei vari
personaggi. Nel proemio dellopera (D TESTO 3.1) Virgilio utilizza con orgoglio la prima
persona (cano, canto) riservando alla Musa solo un accenno (v. 8), e di fatto conferendole
un ruolo nella composizione del poema per certi versi secondario. Ma Virgilio anche
colui che partecipa soggettivamente alle sventure dei suoi personaggi, prima fra tutti Di-
done, alla quale ai vv. 409-412 del IV libro si rivolge direttamente con parole commosse:
e gi nel I libro aveva fatto dire a Enea: sunt lacrimae rerum, et mentem mortalia tangunt (v.
462, si compiangono le sventure, e gli eventi umani commuovono lanimo, trad. L. Ca-
nali). Virgilio introduce insomma nellepos un importante elemento di novit: lattenzione
al punto di vista dei personaggi, e anche dei cosiddetti vinti. Cos, se da una parte non
sembra negare le ragioni del dolore e del suicidio di Didone (D TESTO 3.11), o la legittimit
della preghiera di Turno, che chiede invano a Enea di salvargli la vita (D TESTO 3.5), nondi-
meno piange la morte prematura di Eurialo e Niso, di Camilla (D TESTO 3.4) e quella solo
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profetizzata del giovane Marcello (D TESTO 3.9). Lo stesso Enea, protagonista dellopera,
emerge come fgura complessa, tormentata, lontana dalleroica rigidit dei personaggi
omerici. Virgilio sa che vi una provvidenza (un Fato) che governa e indirizza la storia,
che ha voluto che leroe troiano Enea fosse un suo strumento, facendone il capostipite dei
Romani, destinati poi a dominare il mondo. Ma per compiere il suo destino Enea deve
affrontare anche la sua personale sofferenza: perde la moglie Creusa e poi il padre Anchi-
se, rinuncia allamata Didone, assiste alle morte prematura di Palinuro e di Miseno. Enea
prova in prima persona la sofferenza di chi si interroga con inquietudine sulle ragioni del
male e delle cose, senza trovare sempre le sue certezze.
I temi dellEneide
Schematicamente, i temi dellEneide si possono ricondurre a tre ambiti, che spesso Virgilio
mescola e rende inscindibili: quello di derivazione omerica della guerra e dellavventura,
quello squisitamente nazionale dellesaltazione di Roma e di Augusto, quello di ascen-
denza ellenistica delle umane passioni e angosce.
Per quanto riguarda il primo flone, si possono ricordare lepisodio del cavallo di Troia,
con le sue conseguenze (tra le quali la vicenda tragica di Laocoonte e dei suoi fgli, resa
celebre anche dal gruppo scultoreo dei Musei Vaticani D TESTO 3.2; Il Laocoonte dei Musei
Vaticani, Virgilio e Winckelmann, p. 72), le avventure fantastiche di Enea per mare (tra
le quali il drammatico incontro con Polidoro D TESTO 3.3), larrivo nel Lazio, le eroiche
imprese dei protagonisti delle guerre in Italia (come Eurialo e Niso e Camilla, D TESTO 3.4),
fno al duello tra Enea e Turno (D TESTO 3.5), che riconducono lEneide nel solco pi auten-
tico della tradizione epica. Daltra parte, gi si detto dei tanti riferimenti omerici presenti
nellopera, a partire dalla natura odissiaca dei primi sei libri e iliadica dei restanti sei,
fno alla ripresa di singole situazioni ed episodi.
Guardando alla componente patetico-sentimentale del poema, il vertice senzaltro rap-
presentato dallepisodio delle vicende amorose di Enea e Didone. Qui, se da un lato Vir-
gilio ci presenta la lacerazione di Enea, diviso tra le oggettive necessit di adempiere a
un dovere assegnatogli dal Fato e la soggettivit dei suoi sentimenti, dallaltro tratteggia
lumanissima e tragica fgura femminile della regina Didone, di cui costruisce un ritratto
psicologicamente approfondito, narrandone gli angosciati colloqui con la sorella Anna
(D TESTO 3.10) e con lo stesso Enea (D TESTO 3.11), e infne il solenne quanto folle suicidio e
lincontro nellaldil con luomo che laveva abbandonata (D TESTO 3.13).
Il cavallo di Troia viene portato entro le mura, particolare da un affresco del I secolo d.C. (Napoli, Museo Archeologico Nazionale).
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Lesaltazione di Roma e di Augusto, infne, presente talora in modo esplicito, pi sovente
in modo indiretto nel contesto mitologico del poema. Da un parte, laffermazione di Roma
come potenza egemone del mondo voluta in modo inesorabile dal Fato. Da qui la vicenda
mitica di Enea, che del Fato strumento; da qui la certezza che questa storia gloriosa gi
sia stata scritta, come appare a Enea nel mondo dei morti, dove pu vedere il catalogo dei
futuri eroi (6,752-846); da qui linsistenza sul fatto che gli di siano consapevoli e garanti
di questo destino, come confermato dalla promessa di Giove a Venere, madre delleroe
(D TESTO 3.6). Lo stesso Augusto, che discende dalla stirpe di Enea, stato in qualche modo
previsto: la storia che accade al tempo di Virgilio non nientaltro, insomma, che la con-
seguenza di ci che il poeta narrava con i suoi versi. Ma le guerre di Enea nel Lazio antico
offrono a Virgilio anche loccasione di rileggere in una prospettiva ideologica la storia pi
antica di Roma e dellItalia. Il poeta sa che il miracolo di Roma la fusione non sempre
facile e incruenta di etnie, culture, identit diverse che hanno dato origine a una sola iden-
tit, quella romana. Lesito vittorioso della guerra non spinge dunque Enea a inferire sui
vinti, bens a stringere una pace profcua con tutti i vecchi nemici. Si tratta, in altre parole, di
una storia mitica o leggendaria riletta alla luce delle vicende presenti e dellideologia del
princeps: richiamare al superamento dei contrasti, alla ricerca della concordia, alla condi-
visione di valori comuni, era ci che Augusto, nel nome della pax che intendeva garantire,
chiedeva ai Romani dopo le divisioni delle guerre civili.
Ma qual questa identit di Roma che emerge dalle pagine dellEneide? Raffgurato
nellAra Pacis Augustae eretta nel 9 a.C. (LAra Pacis Augustae, p. 92), Enea incarna in s
anzitutto valori cardine del mos maiorum quali la fdes, il rispetto per la parola data, e la
pietas, la devozione verso gli di, la patria e la famiglia. Pilastri della Roma repubblicana,
tali valori erano centrali nella propaganda di Augusto, che spesso li aveva associati alla
sua persona: non sbaglia, quindi, chi ha parlato di Enea come prototipo di Augusto.
Con non minore evidenza, tuttavia, la prospettiva virgiliana emerge in un celebre passo
Enea sacrica agli di Penati, particolare dai rilievi dellAra Pacis.
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dellEneide che sembra riassumere la quintessenza e lidentit del popolo romano. Siamo
nel VI libro e parla con tono profetico lanima di Anchise: Foggeranno gli altri con
maggiore eleganza spirante bronzo, / credo di certo, e trarranno dal marmo vivi volti, /
patrocineranno meglio le cause, e seguiranno con il compasso / i percorsi del cielo e pre-
diranno il corso degli astri: / tu ricorda, o romano, di dominare le genti; / queste saranno
le tue arti, stabilire norme alla pace, / risparmiare i sottomessi e debellare i superbi (vv.
847-853; trad. L. Canali; D TESTO 3.9). La vera e propria missione di Roma vista qui nel
dominio politico-militare. I valori del mos maiorum, gli di di Roma, uno Stato che sappia
garantire regole pacifche, sono realt civilizzatrici che si debbono affermare con la guerra,
ma anche con la necessaria clementia per chi le accolga spontaneamente. Roma lo face-
va da secoli; Augusto ne aveva fatto le parole dordine del suo regime: la prospettiva
nazionalistica e augustea, dunque, emerge nellEneide con la forza universalizzante del
mito che allude alla storia. Certo, in tale prospettiva non mancano alcune zone dombra,
e il critico Antonio La Penna ha acutamente parlato per Virgilio di una giustifcazione
impossibile della storia. Nel poema virgiliano convivono realt tra loro assai lontane:
lesaltazione di Roma guerriera e il dolore per i lutti della guerra, la fducia nella provvi-
denza divina e lo strazio per le misteriose, incomprensibili morti dei giovani eroi (non solo
Eurialo e Niso, Camilla D TESTO 3.4, ma anche il destino funesto di Marcello, giovane ni-
pote dellimperatore D TESTO 3.9); e ancora lesaltazione dei vincitori e la piet verso i vinti.
Forse proprio questo che ne preserva intatto il gran fascino: la capacit, tipica della vera
poesia, di contaminare anche i valori e le certezze pi solide (come la fede nella missione
di Roma e Augusto) con le inquietudini soggettive del poeta.
Lingua e stile
Nel Medioevo le opere virgiliane vennero indicate come esempio dei registri stilistici in-
dividuati dalla teoria dei genera dicendi, che godette anche in seguito di grande fortuna. Le
Bucoliche dello stile basso (humilis), le Georgiche dello stile medio (mediocris), lEneide di
quello elevato (gravis).
Aspetti formali delle Bucoliche
In generale, si pu affermare che nelle Bucoliche sia ancora evidente, soprattutto nella ricer-
ca di forme eleganti e raffnate, il legame con la tradizione alessandrina e neoterica. Tut-
tavia il tentativo di superarne la tendenza allesuberanza verbale e alla varietas si avverte
nella ricerca di simmetria, di armonia e di un gusto pi sobrio che prelude al classicismo
augusteo. Il lessico semplice e piano: compaiono alcuni termini di carattere naturali-
stico mai usati prima in ambito letterario (ad esempio, i nomi delle piante come fagus, cu-
pressus... 1,1; 1,25 D TESTO 1.1). Lo stesso Virgilio tiene a sottolineare allinizio della I ecloga
(D TESTO 1.1) il carattere tenue e umile della poesia bucolica (v. 2: tenui avena), che non vie-
ne meno neppure nei componimenti come la IV bucolica in cui il tono si fa pi solenne
ed elevato (D TESTO 1.2), e dove si ritrovano espressioni alte come Muse di Sicilia (v. 1), e
tipicamente bucoliche come umili tamerici (v. 2). A conferma di uno stile colloquiale in
cui generalmente la proposizione coincide con la misura dellesametro.
Larte delle Georgiche
Il fatto che le Georgiche siano un poema didascalico giustifca la presenza di particolari
scelte lessicali e stilistiche. Compaiono formule di transizione che indicano il succedersi
degli argomenti via via trattati (D TESTO 2.1, dove il pronome tu al v. 24 introduce, con netto
stacco rispetto al precedente elenco di divinit invocate, la fgura di Ottaviano), appelli
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al lettore con lo scopo di tenerne costantemente desta lattenzione, uso di vocaboli tecni-
ci (spesso di origine greca) propri del mondo dellagricoltura e dellallevamento. Rispetto
a quello delle Bucoliche, lo stile delle Georgiche pi complesso, elaborato e ricercato. Le
parti espositive e descrittive, dallo stile impersonalmente didascalico, si alternano a quel-
le di carattere prevalentemente narrativo, dai toni talora patetici, caratterizzate invece
da uno stile pi mosso e da una maggior presenza del poeta. Particolarmente sviluppata
nelle Georgiche larte allusiva, soprattutto nei confronti di autori greci o latini che ave-
vano trattato precedentemente gli stessi temi, come Esiodo, Arato, Lucrezio (D TESTO 2.2,
vv. 174-176, dove Virgilio rivendica con orgoglio il suo richiamo al modello esiodeo). La
sintassi delle Georgiche presenta infne una struttura pi articolata e complessa rispetto a
quella delle Bucoliche, con periodi ampi che spesso travalicano la misura del verso, e un
uso sapiente dellenjambement (D TESTO 2.3, con la sequenza di inarcature ai vv. 458-461).
LEneide, sintesi di molte esperienze
NellEneide Virgilio si confronta con la tradizione del genere epico, che richiedeva luso di un
linguaggio elevato (sublimis), lontano dalla lingua duso, e con gli ineludibili modelli di Ome-
ro e di Ennio. LEneide dunque fra le opere di Virgilio quella pi ricca di parole arcaiche e
di forme poetiche (derivate da Ennio o dai poeti tragici latini, come il genitivo divom D TESTO
3.11, v. 356, o laulico gnate D TESTO 3.9, v. 868), anche se impiegate con senso della misura.
Con misura vengono anche usate le forme composte di derivazione omerica ed enniana
come velivolus, armipotens, horrisonus, e sempre da Omero Virgilio riprende il gusto per le si-
militudini (celebre quella del fore purpureo e del papavero per la morte di Eurialo e Niso), e
per gli epiteti (ad esempio pius Aeneas, infelix Dido) che tendono a coinvolgere emotivamente
il lettore. Eccettuati taluni neologismi, in generale il lessico daltra parte quello della classe
colta. Ma pur rispettando in gran parte gli elementi costitutivi del genere epico, Virgilio lo
rinnova dallinterno attraverso ladozione di un punto di vista fortemente soggettivo. Inter-
viene nellopera cercando di coinvolgere emotivamente il lettore, lasciando ampio spazio al
punto di vista del personaggio nel racconto delle vicende, e tendendo spesso a privilegiare
rispetto alla narrazione degli avvenimenti la descrizione delle sensazioni provate dai per-
sonaggi. Per quanto riguarda la metrica, infne, lEneide porta a perfezione larte virgiliana
dellesametro, cui la predilezione per la cesura pentemimera, il sapiente uso dellenjambement
e delle fgure di suono conferiscono straordinaria regolarit e armonia.
Indicazioni bibliograche
Edizioni e traduzioni
Edizioni critiche: O. RIBBECK, Lipsia, Teubner, 1859-68; F.
A. HIRZEL, Oxford, Clarendon Press, 1900; H. GOELZER
- R. DURAND - A. BELLESORT, Parigi, Les Belles Lettres,
1925-36; W. JANELL, Lipsia, Teubner, 1930
2
; R. SABBADINI,
Roma, Regia Offcina Tipografca, 1930-31 (rivista da L.
Castiglioni, Torino, Paravia, 1945); R. A. B. MYNORS, Ox-
ford, Clarendon Press, 1969; M. GEYMONAT, Torino, Pa-
ravia, 1973. Traduzioni italiane: fra le traduzioni italiane
pi recenti dellintera opera virgiliana (con testo a fron-
te) vi sono quelle curate da E. CETRANGOLO, Firenze, San-
soni, 1966 e C. CARENA, Torino, UTET, 1971. Per quanto
riguarda le traduzioni delle singole opere virgiliane
qui sotto menzionate, si ricordi che data la popolarit
dellautore vengono costantemente ristampate.
Bucoliche L. CANALI, Milano, Rizzoli, 1977; M. GEYMO-
NAT, Milano, Garzanti, 1981; M. CESCON, Milano, Mur-
sia, 1986; M. CAVALLI, Milano, Mondadori, 1990.
Georgiche A. BARCHIESI, Milano, Mondadori, 1980; M.
RAMOUS, Milano, Garzanti, 1982; L. CANALI, Milano,
Rizzoli, 1983.
Eneide C. VIVALDI, Parma, Guanda, 1962; R. CALZECCHI
ONESTI, Torino, Einaudi, 1967; F. DELLA CORTE, Milano,
Mursia, 1967; L. CANALI, Milano, Mondadori, Fonda-
zione Lorenzo Valla, 1978-83; M. GEYMONAT, Eneide
con episodi signifcativi di Iliade e Odissea, Bologna, Za-
nichelli, 1987; E. ODDONE, Milano, Feltrinelli, 1995; M.
RAMOUS, Venezia, Marsilio, 1998. Ricordiamo infne la
ripubblicazione della storica traduzione del 1563 di A.
CARO (Milano, Rusconi, 2006), e la recente versione di
V. SERMONTI, LEneide di Virgilio, Milano, Rizzoli, 2008.
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Studi
Studi generali su Virgilio: strumento indispensabile
per un approccio anche bibliografco a singole tema-
tiche lEnciclopedia Virgiliana, diretta da F. DELLA COR-
TE, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, 1984-91
(in particolare, per le iscrizioni virgiliane si veda H.
SOLIN, s.v. Epigrafa, pp. 332-41). inoltre opportuno
segnalare: A. M. GUILLEMIN, Virgile pote, artiste et pen-
seur, Parigi, Albin Michel, 1951; E. PARATORE, Virgilio,
Firenze, Sansoni, 1954; K. BUCHNER, Virgilio. Il poeta
dei Romani, Brescia, Paideia, 1963; A. LA PENNA, Vir-
gilio e la crisi del mondo antico, introduzione a Virgilio.
Tutte le opere, trad. di E. Cetrangolo, Firenze, Sansoni,
1966; I. LANA, La poesia di Virgilio, Torino, Giappichel-
li, 1974; G. B. CONTE, Virgilio. Il genere e i suoi confni,
Milano, Garzanti, 1984; P. GRIMAL, Virgilio. La seconda
nascita di Roma, trad. it. di A. Silva, Milano, Rusconi,
1986; F. SERPA, Il punto su Virgilio, Roma-Bari, Later-
za, 1987; E. PARATORE, in F. DELLA CORTE (a cura di),
Dizionario degli scrittori greci e latini, III, Milano, Mar-
zorati, 1987, pp. 2331-99; G. DANNA, Virgilio. Saggi
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Libro I (514 versi) Dopo la dedi-
ca a Mecenate, linvocazione a
Ottaviano e alle divinit agresti,
il libro tratta della coltivazione
dei campi: le diverse qualit
dei terreni, le tecniche e gli
strumenti della coltivazione, i
fenomeni atmosferici e i pro-
nostici in base ai quali il conta-
dino deve organizzare il suo lavoro. Due sono le digressioni
importanti: quella sulla legge del lavoro voluta da Giove, e
quella sui prodigi che si vericarono in concomitanza con
la morte di Cesare. Nella parte conclusiva Virgilio deplora lo
stato di abbandono delle campagne devastate dalle guerre
civili ed esprime laugurio che Ottaviano riporti la pace.
Libro II (542 versi) Dopo uninvocazione a Bacco e una
dedica a Mecenate, Virgilio parla della coltivazione delle
piante, in particolare della vite, dellolivo e degli alberi da
frutta. Due le digressioni: la prima un elogio dellItalia,
laltra unesaltazione della vita dei campi.
Libro III (567 versi) Dopo uninvocazione agli di e un
elogio di Ottaviano, Virgilio accenna alla sua intenzione
di celebrare Ottaviano e le sue gesta in un poema di ar-
gomento storico. Il poeta passa poi a trattare dellalle-
vamento del bestiame. Apre una digressione sugli effetti
dellamore sia tra gli animali sia tra gli uomini. Il libro si
chiude con la celebre descrizione della peste del Norico,
in cui si possono cogliere echi lucreziani.
Libro IV (566 versi) Dopo la dedica a Mecenate e ad Apollo, il
libro tratta dellapicoltura. Virgilio esamina i compiti del buon
apicoltore, le abitudini delle api e la loro organizzazione so-
ciale. Due le digressioni del libro: la prima riguarda la descri-
zione del giardino del vecchio di Corico, la seconda co-
stituita dallepillio di Aristeo, che chiede alla madre, la ninfa
Cirene, la ragione della moria del suo sciame di api: la madre
lo invita a consultare il dio marino Proteo che gli racconta
che stato punito poich ha causato la morte di Euridice,
la moglie di Orfeo. Secondo quanto tramandato da Servio,
questo racconto nel racconto sostitu le lodi di Cornelio
Gallo, caduto in disgrazia presso Augusto nel 26 a.C.
Le Georgiche
Ecloga I (Tityrus) un dialogo fra
due pastori, Titiro e Melibeo. Titiro
(identicabile forse con Virgilio),
riuscito a rimanere in possesso delle
sue terre grazie allintervento di un
giovane benefattore, un dio (for-
se da identicare con Ottaviano);
Melibeo invece costretto a lascia-
re il suo campo e a emigrare in terre
sconosciute.
Ecloga II (Alexis) Il pastore Corido-
ne, innamorato del bellissimo Alessi, rivolge alle selve e
ai monti un lamento in forma di monologo, in cui sfoga
tutto il suo dolore per lamore non corrisposto.
Ecloga III (Palaemon) Due pastori, Menalca e Dameta, si
incontrano e, dopo essersi ingiuriati a vicenda, si sdano
a una gara poetica riportata nelle forme di canto amebeo
(un canto alternato a botta e risposta in 12 riprese di due
versi). Giudice della gara il vicino Palemone, che alla ne
assegna il premio a entrambi e a chiunque abbia fatto
esperienza damore.
Ecloga IV (Pollio) Virgilio si allontana qui dalla tradizione
teocritea profetizzando la nascita di un bambino (forse il
glio del console Asinio Pollione cui legloga dedicata)
che riporter sulla terra la mitica et delloro.
Ecloga V (Daphnis) Due pastori, Menalca e Mopso canta-
no (in un canto amebeo) la morte e lapoteosi di Dafni,
il mitico poeta inventore del canto bucolico. Nella gura
di Dafni forse adombrata quella di Cesare, divinizzato
dopo la morte.
Ecloga VI (Silenus) Dedicata a Varo, inizia con una di-
chiarazione di poetica che introduce la seconda parte
dellopera: Virgilio esprime il proprio riuto del genere
epico (recusatio) e lintenzione a continuare a comporre
poesia di argomento bucolico. Due giovani pastori, Cromi
e Mnasillo, sorprendono Sileno ubriaco e addormentato
in una grotta; lo legano e lo costringono a descrivere in
un lungo monologo lorigine delluniverso e i miti pi an-
tichi. Viene introdotto anche il poeta elegiaco Cornelio
Gallo, lunico cui le Muse donarono una zampogna.
Ecloga VII (Meliboeus) Melibeo racconta in prima persona
una gara poetica fra due pastori arcadi, Coridone e Tirsi,
cui ha assistito in qualit di giudice. Si tratta di un canto
amebeo, ma qui i due pastori si scambiano quattro versi
a testa anzich due.
Ecloga VIII (Pharmaceutria) Dedicata ad Asinio Pollione,
descrive una gara di canto fra due pastori, Damone e Al-
fesibeo. Il primo esprime il suo dolore per il tradimento
della donna amata, Nisa, che ha sposato un altro; Alfesi-
beo invece impersona una donna innamorata che, grazie
a un rito magico, riconquista il suo amato. Notevole
linusso del mimo di Teocrito, Lincantatrice.
Ecloga IX (Moeris) I pastori Licida e Meri si lamentano poi-
ch sono stati privati delle loro terre. Nel loro canto ricor-
dano anche la sorte di Menalca (Virgilio?) che, nonostante
la sua bravura nel canto, stato cacciato dai suoi poderi.
Ecloga X (Gallus) Virgilio chiede alla ninfa Aretusa di ispi-
rargli un canto per consolare lamico e poeta elegiaco Cor-
nelio Gallo, abbandonato dallamata Licoride, che gli ha
preferito un soldato in procinto di partire per la Germania.
Le Bucoliche
I CONTENUTI DELLE OPERE
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I CONTENUTI DELLE OPERE
Libro I Dopo il proemio
e lesposizione della vi-
cenda, ha inizio la nar-
razione in medias res:
leroe troiano Enea,
scampato alla distru-
zione della sua citt in-
sieme a pochi compa-
gni, si dirige dalla Sicilia
verso lItalia alla ricerca
di una nuova patria. Giunone, ostile ai Troiani, convince il
dio dei venti Eolo a scatenare una tempesta che causa la
perdita di alcune navi. Enea approda sulle coste dellAfri-
ca settentrionale, vicino a Cartagine, dove viene accolto
dalla regina Didone. Durante un banchetto, leroe raccon-
ta la distruzione di Troia e le sue avventure.
Libro II Enea racconta le ultime vicende di Troia (la par-
tenza simulata dei Greci, linganno del cavallo di legno,
la morte di Laocoonte). Dopo aver assistito alla morte di
Priamo per mano di Pirro, glio di Achille, Enea obbedisce
allordine della madre Venere e si mette in salvo portando
con s il padre Anchise, il glio Ascanio-Iulo, la moglie
Creusa e i Penati. La moglie Creusa per scompare miste-
riosamente durante la fuga dalla citt.
Libro III Enea e i compagni abbandonano Troia alla ricerca
di una nuova patria. Dapprima approdano in Tracia, dove
vengono a conoscenza dellinfelice sorte di Polidoro, -
glio di Priamo, poi si recano a Delo dalloracolo di Apollo,
che li esorta a cercare lantica madre. Si dirigono quin-
di a Creta, da dove proveniva la stirpe di Dardano, ma
dopo aver fondato una citt sono costretti a riprendere
il viaggio a causa di una pestilenza. Enea ha una visione
dalla quale apprende che la terra destinatagli dal Fato
lAusonia. Una tempesta li spinge verso le Strofadi, isole
abitate dalle Arpie. Dopo una sosta a Butroto, in Epiro,
dove incontrano Andromaca, ora sposa di Eleno, si diri-
gono in Sicilia e approdano ai piedi dellEtna nella terra
dei Ciclopi. Anchise muore in Sicilia. I Troiani riprendono
a navigare, ma vengono sorpresi da una tempesta scate-
nata da Eolo.
Libro IV Il racconto di Enea terminato e la regina Dido-
ne, innamoratasi delleroe, si conda con la sorella Anna.
Grazie anche allaccordo fra Venere e Giunone, durante
una battuta di caccia si consuma lunione fra i due. Enea,
dimentico della sua missione, viene sollecitato da Mercu-
rio, inviato da Giove, a riprendere il mare e a dirigersi in
Italia a fondare una nuova citt. Didone, informata dei
preparativi della partenza, cerca di trattenere Enea, che
per decide di partire. La regina, disperata, mentre Enea
salpa, si uccide con la spada delleroe.
Libro V Enea si dirige in Sicilia presso Erice dove, ospitato
da Aceste, celebra i giochi funebri in memoria del padre.
Le donne troiane, stanche delle peregrinazioni e istigate
da Giunone, incendiano le navi che vengono salvate da
un temporale scatenato da Giove. Enea decide di lasciare
in Sicilia le donne, i bambini e i vecchi; il padre Anchise gli
appare in sogno e lo esorta a compiere un viaggio negli
Inferi. Enea parte alla volta di Cuma; durante il tragitto,
muore il nocchiero Palinuro.
Libro VI Enea giunge a Cuma dove, guidato dalla Sibilla,
profetessa di Apollo, visita il regno dei morti. Incontra pri-
ma Palinuro e poi nellantinferno Didone, che non gli ri-
volge neppure la parola. Dopo aver oltrepassato il Tartaro,
giunge nei Campi Elisi dove incontra il padre Anchise che,
mostrandogli le anime destinate a reincarnarsi nei suoi
discendenti, gli rivela la grandezza cui destinata Roma.
Enea esce dagli Inferi e riprende la navigazione.
Libro VII Enea arriva alla foce del Tevere e comprende
di essere giunto nella terra destinatagli dal Fato. Leroe
invia unambasceria al re del luogo, Latino, che, memore
di un vaticinio che gli prediceva un genero straniero, lo
accoglie benevolmente promettendogli in sposa la glia
Lavinia. Giunone invia la furia Aletto da Amata, moglie
di Latino, e da Turno, re dei Rutuli e promesso sposo di
Lavinia, per scatenare una guerra fra Latini e Troiani. Giu-
none stessa spalanca le porte del tempio di Giano e ha
inizio la guerra.
Libro VIII Enea in difcolt e, su suggerimento del dio
Tiberino, risale il Tevere per chiedere laiuto del re arca-
de Evandro, nemico dei Latini, che abita dove sorger
Roma. Evandro accoglie Enea, si allea con lui e gli af-
da un contingente di soldati guidato dal glio Pallante.
Su suggerimento di Evandro, Enea si allea anche con gli
Etruschi, ostili a Turno. Venere consegna a Enea delle
nuove armi forgiate da Vulcano, fra cui spicca uno scu-
do su cui sono rafgurati episodi signicativi della futura
storia di Roma.
Libro IX Mentre Enea lontano, il campo troiano asse-
diato da Turno e dai suoi alleati. Turno incendia le navi
troiane che vengono salvate dallintervento di Cibele, che
le trasforma in ninfe. Di notte, Eurialo e Niso cercano di
raggiungere Enea per avvertirlo della situazione, ma ven-
gono uccisi.
Libro X Si apre con il concilio degli di invitati alla concor-
dia da Giove. Enea, informato dalle ninfe della situazione,
giunge in aiuto ai suoi. Pallante viene ucciso da Turno,
che lo spoglia delle sue armi; Enea a sua volta uccide Me-
zenzio e il suo giovane glio Lauso, alleati di Turno.
Libro XI Un solenne corteo funebre riporta il cadavere di
Pallante a Evandro, il quale concede una tregua ai Latini.
Tuttavia la guerra riprende e muoiono molti guerrieri, fra
i quali la giovane Camilla, alleata di Turno.
Libro XII Si stabilisce che la guerra venga decisa da un
duello fra Turno ed Enea. Nel frattempo Giove si rivolge
a Giunone, implacabile nemica dei Troiani, e la persuade
a deporre il suo odio. Turno, ferito da Enea, lo dichiara
vincitore e lo supplica di non ucciderlo; Enea dapprima
esita, poi, non appena vede che Turno indossa le armi di
Pallante, lo uccide.
LEneide
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I CONTENUTI DELLE OPERE
A Virgilio furono attribuiti
alcuni componimenti poetici
raccolti in et umanistica col
titolo di Appendix Vergilia-
na: oggi si tende, con lecce-
zione di due epigrammi (Ca-
taleptn 5 e 8), a metterne in
discussione lautenticit.
Cataleptn (il termine greco signica versi alla rinfusa,
alla spicciolata) una raccolta di 14 componimenti in
versi elegiaci e giambici che hanno per argomento la vita
di Virgilio. La critica considera con grande probabilit au-
tentici il quinto (sulla partenza di Virgilio per Napoli e la
scelta di abbandonare la retorica poich poco congeniale)
e lottavo (in cui il poeta saluta la villetta del losofo epi-
cureo Sirone).
Culex (La zanzara) un epillio (414 esametri) in cui
si racconta come una zanzara abbia salvato la vita a un
pastore che, addormentatosi, stava per essere morso da
un serpente. La zanzara, pungendolo, lo sveglia ed egli
istintivamente la uccide: linsetto gli appare in sogno la-
mentandosi di non aver ricevuto unadeguata sepoltura;
il giorno successivo il pastore innalza dunque un tumulo
in onore della zanzara.
Ciris (Lairone bianco) un epillio mitologico (541 esa-
metri) in cui si narra la storia damore fra Scilla, glia di
Niso, re di Megara, e Minosse, nemico del padre. Scilla
recide il capello che tiene in vita il genitore, ma Minosse la
respinge e la lega alla prua della sua nave. La dea marina
Antrite prova piet per la sua sorte e la trasforma in un
airone bianco.
Aetna Poemetto scientico-didascalico (646 esametri) che
tratta dei fenomeni vulcanici.
Copa (Lostessa) Poemetto che ha come protagonista
unostessa siriaca che, danzando davanti alla sua taverna,
invita i passanti a entrare.
Moretum (La torta rustica) Un breve componimento
(122 esametri) in cui si descrive la colazione del contadino
Similo, che comprende anche una focaccia rustica.
Dira (Le maledizioni) e Lydia Il primo (103 esametri)
parla delle maledizioni che un contadino, costretto ad ab-
bandonare i suoi campi, rivolge al nuovo padrone; il se-
condo (80 esametri) racconta la sofferenza damore di un
pastore per Lidia, la donna amata che lontana da lui.
Elegiae in Maecenatem Due componimenti in distici ele-
giaci dedicati a Mecenate. Il primo un elogio funebre;
il secondo conserva le parole che Mecenate disse prima
di morire. Dal momento che Mecenate mor nell8 a.C.,
impossibile attribuire questi testi a Virgilio, deceduto nel
19 a.C.
Priapea Tre componimenti dedicati alla celebrazione di
Priapo, divinit agreste.
LAppendix Vergiliana
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Le Bucoliche PERCORSO
PERCORSI ANTOLOGICI
Tra nzione pastorale e realt storica: lesproprio dei campi
(Bucoliche 1)
La I ecloga della raccolta ricca di allusioni alla tradizione letteraria, alla cultura lo-
soca e alla realt contemporanea, e d subito la misura della complessit della poesia
virgiliana, seppure celata sotto unapparente semplicit. La dipendenza dagli Idilli di Teo-
crito evidente e sovente il poeta latino si richiama al suo modello: come nellimmagine
iniziale del pastore seduto sotto lombra di un albero (vv. 1-2), o nei nomi delle donne
amate dai protagonisti (Amarillide e Galatea, v. 30). Laspirazione alla felicit di una vita
appartata (gli otia del v. 6) e al godimento di piccole cose materiali (i frutti dellagricoltura
e della pastorizia) e spirituali (lamicizia, lamore, il canto bucolico), cos come emerge
nella conversazione tra i protagonisti Titiro e Melibeo, sembra per andare oltre la mera
dimensione letteraria, per accogliere in s gli insegnamenti della losoa epicurea: quel
vivi nascosto o quellastieniti che il giovane Virgilio aveva appreso a Napoli alla scuola
del maestro Sirone. Ma il vero cuore dellecloga il dramma di Melibeo, che perde i suoi
terreni, contrapposto alla fortunata sorte di Titiro che li conserva per i buoni ufci di
un giovane personaggio che egli non esita a chiamare un dio (cfr. vv. 6, 41). Impossibile
non vedervi uneco della situazione storica contemporanea, quando, dopo la battaglia di
Filippi (42 a.C.), i triumviri espropriarono terreni per ricompensare i loro veterani.
Lesproprio colp anche Virgilio, che solo in un primo momento riusc a evitarlo grazie
allinteressamento del protettore Asinio Pollione e dello stesso Ottaviano, per poi perdere
anchegli i beni fondiari di famiglia. Che lo sfondo dellecloga sia tuttaltro che sereno,
daltra parte, lo dimostrano i cenni espliciti alle discordie civili dei vv. 11-12 e 70-72. Sia
Titiro sia Melibeo, dunque, si sovrappongono alla gura di Virgilio e rappresenta-
no allegoricamente due momenti diversi della sua vita; il giovane deus che per ora ha
salvato Titiro una probabile allusione a Ottaviano. Sarebbe per sbagliato andare
alla ricerca di riferimenti autobiograci troppo minuti. Poesia e realt sono qui armo-
niosamente fuse; i conni che le separano sono crollati cos come, nel mondo bucolico,
sono crollati i conni tra il mondo umano, animale e vegetale: un mondo dove gli arbusti
possono invocare gli uomini (v. 39) e la felicit o linfelicit dei pastori identicarsi con
quella delle loro greggi.
METRO: esametro
MELIBOEUS TITYRUS
ME. Tityre, tu patulae recubans sub tegmine fagi
silvestrem tenui Musam meditaris avena;
1.1
1-5. Tityre: lecloga, priva di introduzione, inizia subito pre-
sentando il dialogo in cui emerge la differente sorte dei due
pastori: Titiro continuer a vivere nei suoi campi e a comporre
canti, Melibeo sar invece costretto ad abbandonare le sue ter-
re. Si noti lattenta scelta dei suoni i e u, che con lallitterazio-
ne della dentale t evocano il suono del fauto; Tityre: il nome,
come di frequente nelle Bucoliche ripreso dagli Idilli di Teocrito
(3,2), comunemente ritenuto forma dorica per Styros. tu: il
pronome personale posto in rilievo si contrappone al nos (plu-
rale poetico) del v. 3. patulae fagi: iperbato; laggettivo
patulae (da pateo) signifca frondoso. Titiro sdraiato allom-
bra di un faggio, secondo una classica immagine della poe-
sia bucolica (cfr. Teocrito, Idilli 1,1-3; 7,88-89) che suggerisce
laspirazione a una vita dominata dallotium, immersa nella
pace campestre. Limmagine stata fatta propria anche dalla
tradizione epicurea come rappresentazione di una vita calma,
in cui regna latarassia (cfr. Lucrezio, De rerum natura 2,29);
recubans: mentre sei disteso; participio presente con valore
congiunto; sub tegmine: sotto la copertura; tegmine voce
poetica. silvestrem Musam: canto silvestre, iperbato;
il termine Musa metonimia, gi propria della poesia greca,
per canto, poesia; laggettivo silvestris indica il contenuto del
canto. tenui avena: con unumile zampogna, ablativo di
mezzo in iperbato; avena una metonimia per indicare il fau-
to, strumento tipico del canto pastorale formato da steli cavi
di avena di lunghezza diversa, saldati con la cera. Laggettivo
tenuis polisemico: allude sia alla fragilit dello stelo sia al
carattere leggero, semplice della poesia pastorale, contrap-
ponendo, secondo luso alessandrino, la poesia colta, leggera,
raffnata a quella magniloquente, prolissa e solenne. medi-
taris: il verbo deponente meditor, il cui signifcato principale
rifettere, assume in questo passo il valore di comporre
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PERCORSI ANTOLOGICI
20
nos patriae nis et dulcia linquimus arva,
nos patriam fugimus; tu, Tityre, lentus in umbra
5 formosam resonare doces Amaryllida silvas.
TI. O Meliboee, deus nobis haec otia fecit:
namque erit ille mihi semper deus; illius aram
saepe tener nostris ab ovilibus imbuet agnus.
Ille meas errare boves, ut cernis, et ipsum
10 ludere quae vellem calamo permisit agresti.
ME. Non equidem invideo; miror magis: undique totis
usque adeo turbatur agris. En ipse capellas
protinus aeger ago; hanc etiam vix, Tityre, duco:
una melodia, equivalente al greco meletn. nos: il pronome
di prima persona contrapposto al tu del v. 1 e ripreso ana-
foricamente al verso successivo; probabilmente si tratta di un
plurale maiestatis, ma potrebbe anche riferirsi alla sorte di altri
pastori che hanno subito le stesse sventure di Melibeo. fnis:
accusativo plurale arcaico per fnes (D Le parole dei campi,
vedi sotto). dulcia arva: lespressione ha un tono patetico
in quanto indica i campi che Melibeo abituato a coltivare e
a cui affettivamente legato; per il termine arva D Le parole
dei campi, vedi sotto; linquimus: abbandoniamo; la forma
semplice di uso poetico, nella prosa si utilizza normalmente
il composto relinquere. patriam: poliptoto con il precedente
patriae. fugimus: il verbo (usato transitivamente) costituisce
una climax con il precedente linquimus. tu, Tytire: in posi-
zione chiastica rispetto al v. 1. lentus in umbra: rilassato
allombra; lespressione riprende il v. 1, accentuando il senso
di riposo e di ozio. Laggettivo lentus, che signifca propria-
mente fessibile, in senso fgurato assume il valore di tran-
quillo, rilassato. formosam Amaryllida: insegni ai bo-
schi a riecheggiare (il nome) della bella Amarillide; formosam
Amaryllida: iperbato; resonare Amaryllida: costrutto bra-
chilogico per resonare nomen Amarillidis; il verbo resonare usa-
to transitivamente e ha come oggetto non il suono o il canto di
Titiro, ma il nome che viene cantato, cio Amaryllida; Amarylli-
da accusativo con desinenza greca di Amaryllides, nome della
fanciulla amata da Titiro, di derivazione teocritea (Idilli 3 e 4);
doces: il verbo doceo costruito con il doppio accusativo della
persona a cui si insegna e della cosa insegnata (silvas svolge la
prima funzione, linfnito resonare la seconda).
6-8. O Meliboee facit: O Melibeo, un dio ci ha dato que-
sta pace; Meliboee: vocativo parallelo al Tytire dellincipit,
anchesso di origine greca, che signifca colui che ha cura dei
buoi; deus: in posizione di rilievo e ripreso anaforicamente
nel verso successivo. Virgilio allude a Ottaviano, che avrebbe
revocato lesproprio delle sue terre; nobis: dativo di vantaggio.
ille: si noti lenfasi retorica data dal poliptoto (illius, v. 7) e
dallanafora (ille, v. 9). tener agnus: iperbato; nostris ab
ovilibus: anastrofe della proposizione, si tratta di un ablativo di
provenienza; imbuet: sottinteso lablativo sanguine.
9-10. Ille agresti: Lui ha permesso che le mie giovenche
pascolino, come vedi, e che io canti ci che volevo con il fauto
agreste; meas ... boves: soggetto della prima oggettiva; errare:
retto eccezionalmente da permisit (perfetto di permittere), che
di solito si costruisce con ut e il congiuntivo; ut cernis: inciden-
tale; ipsum: sottinteso me, soggetto della seconda oggettiva il
cui verbo ludere. Attraverso le due proposizioni, dalla strut-
tura parallela, Titiro indica chiaramente quali siano i privilegi
che il deus gli ha concesso di mantenere; quae vellem: ci che
volevo, relativa propria con sfumatura eventuale; calamo
agresti: variatio per tenui avena, si tratta di una sineddoche,
poich calamus indica lo stelo della singola canna e non linsie-
me delle canne del fauto.
11-15. Non invideo: sebbene i due pastori abbiano sorti di-
verse, la conversazione amichevole. miror magis: piutto-
sto provo meraviglia; magis sta per potius, secondo un uso gi
attestato in Lucrezio e Catullo. totis agris: complemen-
to di stato in luogo senza in. La collocazione in fne di verso
dellaggettivo totis legato al sostantivo dallenjambement, e la
presenza dellavverbio undique rendono bene lidea della gene-
rale desolazione dei campi (per il termine ager D Le parole dei
campi, vedi sotto); turbatur: il passivo impersonale contribui-
sce a sottolineare il carattere generale della situazione, segnata
da sofferenze e dolori, senza attribuire precise responsabilit
o indicarne le cause. En: unito ai pronomi dimostrativi ha
valore deittico. capellas: diminutivo affettuoso. protinus
ago: spingo innanzi; altri intendono protinus come senza
sosta. aeger: sfnito, affranto, predicativo del soggetto che
esprime il dolore di chi costretto a lasciare i suoi campi. Si
noti lallitterazione con ago. duco: il verbo, intensivo rispetto
ad ago, allude alla fatica con cui Melibeo porta con s la capret-
nes: indica propriamente i conni del territorio e dunque, per metonimia, il territorio
compreso nei conni (vv. 3; 61; 67).
arvum: indica in senso generico un terreno arato e coltivato, in contrapposizione a campus
che signica piuttosto laperta campagna incolta; usato soprattutto al plurale (v. 3).
ager: termine generico, che in ambito agricolo-pastorale indic prima il pascolo e poi il
campo, per lo pi nel senso di campo coltivato, podere; nella prima ecloga viene usato in
contrapposizione alla citt, in unaccezione solitamente propria di rus (vv. 12;72).
Lessico Lessico LE PAROLE DEI CAMPI
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1. Le Bucoliche
21
hic inter densas corylos modo namque gemellos,
15 spem gregis, a! silice in nuda conixa reliquit.
Saepe malum hoc nobis, si mens non laeva fuisset,
de caelo tactas memini praedicere quercus.
Sed tamen, iste deus qui sit, da, Tityre, nobis.
TI. Urbem quam dicunt Romam, Meliboee, putavi
20 stultus ego huic nostrae similem, quo saepe solemus
pastores ovium teneros depellere fetus.
Sic canibus catulos similis, sic matribus haedos
noram, sic parvis componere magna solebam.
Verum haec tantum alias inter caput extulit urbes,
25 quantum lenta solent inter viburna cupressi.
ME. Et quae tanta fuit Romam tibi causa videndi?
ta che ha appena partorito. inter densas corylos: il termine
corylus, nocciolo, un grecismo da krilos. modo: poco
fa. gemellos: si tratta del diminutivo con valore affettivo di
geminus. spem: apposizione di gemellos. a!: esclamazione di
dolore. silice in nuda: sulla nuda pietra; anastrofe; silex
per lo pi maschile, anche se da Virgilio in poi si trova usato
anche al femminile. conixa: il participio perfetto da conitor,
invece del consueto enitor, partorire, accentua il senso di
sforzo e dolore del parto.
16-17. si mens fuisset: se la mente non fosse stata stolta;
protasi del periodo ipotetico dellirrealt con unapodosi impli-
cita (ne avrei tenuto conto). Si tratta di una brachilogia propria
della lingua parlata. Laggettivo laevus (lett. sinistro, riferito
alla mano) vale maldestro, stolto, ma fa anche riferimento alla
natura infausta del presagio. de caelo quercus: ricordo che
la predissero le querce colpite da un fulmine; de caelo tactas:
colpite da un fulmine; si tratta di una formula proveniente
dalla sfera religiosa. In particolare, si credeva che quando un
luogo o un oggetto veniva colpito da un fulmine, si sarebbero
verifcate sciagure; memini: il verbo di memoria costruito con
linfnito presente quando chi ricorda ha assistito al fatto.
18. Sed tamen: le due avversative segnano il passaggio alla
domanda. iste sit: proposizione interrogativa indiretta
con anastrofe del soggetto; qui utilizzato al posto di qualis.
da nobis: dicci; da (imperativo da do), usato in luogo
dellimperativo dic (da dico), proprio del parlato. Titiro non
risponder immediatamente alla domanda di Melibeo, ma
solo dopo il v. 40; nobis: plurale maiestatis.
19-21. Urbem similem: La citt che chiamano Roma, o
Melibeo, da stolto credetti che fosse simile a questa nostra;
Urbem Romam: la risposta di Titiro ha un tono solenne: il
verso inizia enfaticamente con il termine urbem, poi determi-
nato da Romam, in posizione centrale; quam dicunt: proposizio-
ne relativa; stultus: predicativo del soggetto ego posposto; huic
nostrae: sottinteso urbi. Titiro credeva che Roma fosse simile
alla citt a lui nota, probabilmente Mantova. quo: avverbio
di moto a luogo. ovium teneros fetus: perifrasi per agnos,
agnelli; depellere: spingere, per vendere.
22-23. Sic sic sic: lanafora del sic introduce tre cla
simmetrici. similis = similes. noram: forma sincopata per
noveram, piuccheperfetto logico del verbo difettivo novi. sic
parvis solebam: cos ero solito paragonare le cose grandi
alle piccole; parvis: neutro; componere: lespressione si trova
anche in Georgiche 4,176 (si parva licet componere magnis).
24-25. Verum: avversativo. haec: sottinteso urbs. tantum:
in correlazione con quantum. alias inter urbes: iperbato
e anastrofe per inter alias, nel senso di ceteras; extulit: perfetto
logico, sottolinea che la citt ormai ha acquisito la supremazia
su tutte le altre. lenta inter viburna: si ripete la medesi-
ma struttura del verso precedente. Anche in questo caso Titiro
fa riferimento al suo mondo agreste: la citt di Roma infatti
paragonata ai cipressi che svettano sui fessibili viburni. Il
termine viburnum indica probabilmente degli arbusti sempre-
verdi rampicanti per noi di non facile identifcazione; solent:
sottinteso capita efferre.
26. Et quae videndi: E quale motivo tanto importante hai
avuto di vedere Roma?; la congiunzione et introduce, con tono
tipico del linguaggio parlato, la domanda di Melibeo, che chie-
de quale motivo abbia spinto Titiro ad affrontare un viaggio
tanto impegnativo; fuit ... tibi: costrutto del dativo di possesso;
Romam: si noti la posizione enfatica, al centro del verso (cfr. v.
19); videndi: genitivo del gerundio in dipendenza da causa.
Una citt cinta di
mura e la campagna
circostante,
particolare da un
rilievo proveniente da
Torlonia, II secolo d.C.
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PERCORSI ANTOLOGICI
22
TI. Libertas, quae sera tamen respexit inertem,
candidior postquam tondenti barba cadebat;
respexit tamen et longo post tempore venit,
30 postquam nos Amaryllis habet, Galatea reliquit.
Namque, fatebor enim, dum me Galatea tenebat,
nec spes libertatis erat nec cura peculi.
Quamvis multa meis exiret victima saeptis,
pinguis et ingratae premeretur caseus urbi,
35 non umquam gravis aere domum mihi dextra redibat.
ME. Mirabar quid maesta deos, Amarylli, vocares,
cui pendere sua patereris in arbore poma:
Tityrus hinc aberat. Ipsae te, Tityre, pinus,
ipsi te fontes, ipsa haec arbusta vocabant.
40 TI. Quid facerem? Neque servitio me exire licebat,
nec tam praesentis alibi cognoscere divos.
Hic illum vidi iuvenem, Meliboee, quotannis
bis senos cui nostra dies altaria fumant;
27-30. Libertas: il sostantivo astratto in posizione rilevata in-
dica il motivo del viaggio di Titiro a Roma. sera: predicativo
del soggetto libertas, con valore concessivo (anche se tardi).
Titiro era stato uno schiavo; tuttavia era possibile riscattarsi,
pagando la libert con i propri risparmi. Titiro non lo pot
fare fnch era legato a Galatea, donna per cui spendeva tutti
i suoi pochi averi; solo ora che si innamorato di Amarillide
riuscito a riscattarsi. inertem: sottinteso me. candidior
cadebat: dopoch la barba, quando mi radevo, cadeva pi
bianca; candidior, predicativo di barba, pu essere o compa-
rativo assoluto o un semplice comparativo. Si insiste anche
attraverso questa perifrasi sullet di Titiro. Lespressione si
riferisce al fatto che era frequente che lo schiavo, dopo essere
stato affrancato, si tagliasse la barba; postquam: in anastrofe,
introduce una proposizione temporale; tondenti: participio
congiunto al pronome mihi sottinteso. respexit tamen: ri-
presa chiastica del v. 27. longo post tempore: dopo lungo
tempo; ablativo di tempo determinato. postquam habet:
proposizione temporale. Il verbo habeo (come il tenere del verso
successivo) comunemente utilizzato nella poesia erotica; nos
= me, plurale maiestatis. Amaryllis: cfr. v. 5. Galatea: si tratta
della prima donna amata da Titiro, che per, non dandogli
la possibilit di risparmiare, gli impediva il riscatto; il nome,
che signifca candida come il latte, di derivazione teocritea
(Idilli 6 e 11).
31-32. fatebor enim: inciso di tono colloquiale. dum te-
nebat: proposizione temporale. nec erat: sottinteso mihi,
dativo di possesso. peculi: peculium era il risparmio che lo
schiavo riusciva a mettere da parte per riscattare la sua liber-
t.
33-35. Quamvis exiret: proposizione concessiva. multa
victima: molte vittime, singolare collettivo in iperbato.
meis saeptis: dai miei recinti, altro iperbato; si tratta
di un ablativo di separazione. pinguis et: anastrofe per et
pinguis; da unire a caseus, il formaggio che Titiro produceva.
ingratae urbi: dativo di vantaggio. La citt defnita in-
grata non perch pagasse poco i prodotti del pastore, ma per-
ch Titiro vi spendeva tutti i soldi ricavati dalla vendita del
formaggio in costosi regali per Galatea; premeretur: il formag-
gio si otteneva attraverso la compressione del latte cagliato in
recipienti. non unquam redibat: la mano non tornava
mai a casa ricolma di denaro; gravis aere: ricolma di denaro;
lespressione da riferire a dextra (sott. manus); aere ablativo
di abbondanza, mentre gravis predicativo del soggetto; mihi:
dativo di vantaggio o etico.
36-39. quid = cur: introduce linterrogativa indiretta retta dal
verbo mirabar, da miror, che viene utilizzato anche in altri due
punti (v. 11 e v. 69) a indicare lo stupore di Melibeo. maesta:
predicativo del soggetto, riferito a un tu sottinteso. Ama-
rylli: Melibeo si rivolge direttamente ad Amarillide come se
fosse presente. cui patereris: per chi lasciassi pendere;
interrogativa indiretta; cui pronome interrogativo e dativo
di vantaggio. Amarillide non raccoglie i frutti: si pu pensare
che li lasci sulla pianta per conservarli per Titiro o perch,
triste per lassenza di Titiro, trascura il suo lavoro. Tityrus
aberat: Melibeo comprende che la ragione della tristezza
di Amarillide era la lontananza di Titiro. Ipsae pinus: la
triplice anafora con poliptoto del pronome ipse sottolinea la
tristezza della natura che partecipa al dolore di Amarillide,
secondo un motivo tipico della poesia ellenistica. In questo
senso da notare anche luso del verbo vocabant (general-
mente riferito agli esseri umani) che accentua questa uma-
nizzazione della natura.
40-41. Quid facerem?: Che cosa avrei dovuto fare?; con-
giuntivo dubitativo. praesentis divos: praesentis (= prae-
sentes) predicativo delloggetto. Con il termine divos Virgilio
allude o al solo Ottaviano oppure a Ottaviano e ai suoi amici.
42-45. Hic: avverbio di luogo, Qui, cio a Roma. Titiro rispon-
de solo ora alla domanda che Melibeo gli aveva rivolto al v. 18.
illum iuvenem: Ottaviano, allora ventitreenne (siamo nel
40 a.C.), non ancora al potere ma gi molto infuente a Roma. In
quegli anni si occupava proprio dellassegnazione delle terre ai
veterani che avevano combattuto a Filippi (42 a.C.). quotannis
bis senos fumant: per il quale i nostri altari fumano ogni
anno per dodici giorni (due volte sei); alcuni studiosi hanno
pensato a una assimilazione del culto di Ottaviano con quello
del Lar familiaris (divinit protettrice della casa), che si celebra-
va con un rito privato allinizio di ogni mese, cio dodici volte
allanno; solamente dopo il 27 a.C., tuttavia, il culto di Ottaviano
fra i Lares pubblici verr reso uffciale; cui: dativo di vantaggio.
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1. Le Bucoliche
23
hic mihi responsum primus dedit ille petenti:
45 Pascite ut ante boves, pueri; summittite tauros.
ME. Fortunate senex, ergo tua rura manebunt,
et tibi magna satis, quamvis lapis omnia nudus
limosoque palus obducat pascua iunco.
Non insueta gravis temptabunt pabula fetas,
50 nec mala vicini pecoris contagia laedent.
Fortunate senex, hic inter fumina nota
et fontis sacros frigus captabis opacum;
hinc tibi, quae semper, vicino ab limite saepes
Hyblaeis apibus forem depasta salicti,
55 saepe levi somnum suadebit inire susurro;
hic: avverbio di luogo (cfr. v. 42), ripreso anaforicamente. pri-
mus: predicativo del soggetto, con il signifcato di per primo o
spontaneamente. petenti: participio congiunto a mihi. Pasci-
te: seconda persona plurale dellimperativo, il cui uso si spiega con
il fatto che probabilmente Titiro fa parte di una categoria particola-
re di lavoratori (puer infatti un appellativo per indicare gli schiavi
a prescindere dalla loro et). Il giovane dio invita i pueri, fra i quali
c anche Titiro, a continuare a svolgere le loro consuete attivit.
summittite: il verbo allude alla riproduzione, fate riprodurre.
46-48. Fortunate senex: con questa esclamazione (ripresa anafo-
ricamente al v. 51), Melibeo sottolinea la diversit dei loro desti-
ni. ergo manebunt: dunque i campi rimarranno tuoi; tua
pu essere inteso come aggettivo con valore predicativo o come
attributo di rura (i tuoi campi rimarranno nello stato in cui si
trovano ora); per il termine rus D Le parole dei campi, vedi sotto.
magna satis: anastrofe per satis magna; va sottinteso rura sunt.
quamvis iunco: sebbene la nuda pietra e la palude ricoprano
con il giunco fangoso tutti i pascoli; quamvis obducat: propo-
sizione concessiva; il verbo al singolare concordato ad sensum
con i due soggetti (lapis nudus e palus); lapis nudus palus:
la descrizione dellambiente sembra rifettere il paesaggio reale in
cui Virgilio nacque e in cui si trovavano le sue propriet; si tratta-
va come si vede di una terra povera, con rocce e paludi formate
dagli straripamenti dei fumi (probabilmente il Mincio e il Po);
omnia: da unire a pascua, in iperbato come nudus e limoso; per il
termine pascuum D Le parole dei campi, vedi sotto.
49-50. Non laedent: Pascoli sconosciuti non metteranno a
repentaglio le pecore gravide, n i terribili morbi del gregge vici-
no nuoceranno (loro); Non: la negazione allinizio del verso da
unire al verbo temptabunt, parola propria del linguaggio medico,
come il successivo contagia: il gregge di Titiro non ricever danni
n da pascoli sconosciuti n da contagi dovuti a epidemie; insueta:
da riferire a pabula, in iperbato, cos come gravis (= graves) da
riferire a fetas; per il termine pabulum D Le parole dei campi, vedi
sotto; mala contagia: Virgilio tratta delle epidemie di animali
nel III libro delle Georgiche. Laggettivo mala risulta pleonastico, in
quanto il termine contagia ha gi in s una connotazione negativa.
51-58. Fortunate senex: ripresa anaforica del v. 46. Ha inizio una
sorta di makarisms, un canto in cui si augura felicit a qualcuno
o se ne esalta la sorte. hic: avverbio di luogo. inter fumina
nota: il Mincio e probabilmente il Po. fontis sacros: fontis (ar-
caismo per fontes) accusativo retto da inter. Le fonti vengono
defnite sacre perch si credeva fossero abitate dalle Ninfe.
frigus opacum: ombrosa frescura; si riprende limmagine
iniziale della frescura ombrosa che simboleggia la condizione
fortunata di cui gode Titiro. captabis: da captare, intensivo di
capio. hinc susurro: di qui, dal vicino confne, la siepe, i
cui fori di salice sono succhiati dalle api iblee, che sempre (ti
persuase ad abbandonarti al sonno), spesso ti persuader ad
abbandonarti al sonno con il suo lieve sussurro; hinc: avverbio
di moto a luogo; tibi: dativo retto da suadebit; quae semper: il ver-
bo di questa proposizione relativa incidentale (suasit) si deduce
da quello del verso seguente; vicino ab limite: complemento di
moto da luogo con anastrofe della preposizione; per il termine
limes D Le parole dei campi, vedi sotto; Hyblaeis apibus: dativo
dagente. Le api sono dette iblee in riferimento ai monti Iblei
rus: indica in senso generico la campagna, contrapposta alla citt, anche se (come al
v. 46) pu talora assumere il valore di podere.
pascua: come pabulum (v. 49) il termine (etimologicamente connesso al verbo pasco fac-
cio pascolare), indica unarea ovviamente non coltivata ove si portavano le greggi al
pascolo (v. 48).
limes: in origine una sorta di linea di conne naturale che delimitava i singoli campi, costitu-
ita da una striscia di terreno (di solito un piccolo sentiero) posta tra i diversi arva; il termine pu
meno frequentemente indicare una pietra o una siepe di conne, solitamente resi con termi-
nus. Limes pu anche assumere unimportante accezione tecnica: quando dopo la deduzione
di colonie i Romani suddividevano il terreno per assegnarlo ai coloni (pratica della cosiddetta
centuriazione, detta anche limitatio), tracciavano linee ortogonali dette appunto limites. Da
ultimo, in et imperiale, il limes per eccellenza fu il conne dellimpero, solidamente difeso
dalle legioni romane: ci si riferiva, in particolare, alle frontiere lungo il Reno e il Danubio.
Lessico
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PERCORSI ANTOLOGICI
24
hinc alta sub rupe canet frondator ad auras,
nec tamen interea raucae, tua cura, palumbes
nec gemere aria cessabit turtur ab ulmo.
TI. Ante leves ergo pascentur in aethere cervi
60 et freta destituent nudos in litore piscis,
ante pererratis amborum nibus exul
aut Ararim Parthus bibet aut Germania Tigrim,
quam nostro illius labatur pectore voltus.
ME. At nos hinc alii sitientis ibimus Afros,
65 pars Scythiam et rapidum cretae veniemus Oaxen
et penitus toto divisos orbe Britannos.
della Sicilia, famosi per il loro miele. Si tratta di un epiteto let-
terario di gusto alessandrino nel cui uso si pu vedere anche
un omaggio al poeta Teocrito, di origine siracusana; depasta:
participio perfetto da depascere, congiunto con il soggetto saepes
(lett. succhiata nel fore di salice), costruito con laccusativo
di relazione forem; salicti: salictus forma sincopata per salice-
tus; levi susurro: ablativo strumentale. Si notino liperbato e
lallitterazione della s nei vv. 54-55, che riproduce fonicamente
il ronzio delle api che concilia il sonno; suadebit inire: la costru-
zione di suadeo con linfnito inconsueta. hinc: avverbio di
moto a luogo con ripresa anaforica del v. 53. alta sub rupe:
anastrofe. frondator: il potatore, termine di uso raro. ad
auras: allaria. tua cura: a te care (lett. tuo amore); ap-
posizione del soggetto raucae palumbes. La presenza di suoni u
e r evoca il verso lamentoso degli uccelli. aria ab ulmo:
iperbato e anastrofe della preposizione; cessabit: concordanza
ad sensum con i due soggetti palumbes e turtur.
59-63. Ante piscis: Prima dunque i cervi pascoleranno leg-
geri nel cielo e i futti lasceranno in secco sulla riva i pesci;
Ante: in correlazione con il quam (v. 63) ed ripreso anafori-
camente al v. 61. Il periodo presenta quattro adnata con i quali
Titiro afferma limpossibilit di dimenticarsi della benevolenza
del deus grazie a cui riuscito a rimanere in possesso dei suoi
campi; leves cervi: laggettivo, in iperbato, ha valore predica-
tivo; freta: i futti, soggetto; nudos: anche questo aggettivo, in
iperbato, ha valore predicativo rispetto a piscis (arcaismo per
pisces). pererratis fnibus: percorsi i territori di entram-
bi; ablativo assoluto con valore temporale. exul Tigrim:
in esilio o i Parti berranno le acque dellArar o i Germani quel-
le del Tigri; exul: predicativo sia del singolare collettivo Par-
thus sia di Germania, variatio e metonimia per Germani; Ararim
Tigrim: si noti la disposizione chiastica dei termini, con la
quale Virgilio sottolinea enfaticamente lassurdit dello sposta-
mento di due popoli: i Parti fniranno in Occidente e i Germani
a Oriente. Lespressione bere lacqua di un fume consueta
nel linguaggio poetico per indicare lo stanziamento di un po-
polo in un territorio. LArar (lodierna Sane) era un fume del-
la Gallia, affuente del Rodano, che nasceva nel territorio dei
Vosgi, abitato a quel tempo dai Germani. Tigrim: celebre fume
della Mesopotamia, qui associato solo genericamente ai Parti,
che in realt abitavano la Persia. quam nostro pectore:
che dal mio animo si cancelli limmagine di lui; nostro pec-
tore: iperbato; ablativo di allontanamento senza preposizione;
si noti il plurale enfatico; illius: cio di Ottaviano.
64-66. At nos: lavversativa at sottolinea il contrasto fra i due
destini. alii: in correlazione (con variatio) con pars del verso
seguente. sitientis Afros: gli Africani assetati; accusativo di
moto a luogo senza preposizione; Afros metonimia per Africam
e sitientis forma arcaica per sitientes. Scythiam: accusativo di
moto a luogo senza preposizione; gli Sciti abitavano le zone a
nord del Mar Nero. rapidum Oaxen: lOasse che trascina
fango. Oaxen accusativo alla greca. LOasse forse da identif-
care con lOxus, un fume dellAsia Minore; si tratta di un simbolo
dellestremo Oriente, come la Scizia lo del Nord, gli Afri del Sud
e i Britanni dellOvest. Laggettivo rapidum regge eccezionalmente
il genitivo oggettivo cretae. et Britannos: e i Britanni separati
del tutto dal mondo intero; Britannos: metonimia per Britannia.
La Britannia, nonostante le recenti spedizioni di Cesare (nel 55 e
54 a.C.), continuava a rimanere un paese sconosciuto e misterio-
so; sar conquistata solo sotto limperatore Claudio (43-44 d.C).
Augusto con
la cornucopia, statua
in marmo
del I secolo d.C.
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1. Le Bucoliche
25
En umquam patrios longo post tempore nis,
pauperis et tuguri congestum caespite culmen,
post aliquot, mea regna, videns mirabor aristas?
70 Impius haec tam culta novalia miles habebit,
barbarus has segetes: en, quo discordia civis
produxit miseros; his nos consevimus agros!
Insere nunc, Meliboee, piros, pone ordine vitis!
Ite meae felix quondam pecus, ite capellae.
75 Non ego vos posthac viridi proiectus in antro
dumosa pendere procul de rupe videbo;
carmina nulla canam; non me pascente, capellae,
forentem cytisum et salices carpetis amaras.
TI. Hic tamen hanc mecum poteras requiescere noctem
80 fronde super viridi: sunt nobis mitia poma,
castaneae molles et pressi copia lactis,
et iam summa procul villarum culmina fumant
maioresque cadunt altis de montibus umbrae.
novalia: connesso etimologicamente allaggettivo novus, indica i campi che si coltivano
per la prima volta, o pi in generale i campi coltivati (v. 70); dunque un terreno nuovo
dissodato per la prima volta, oppure messo nuovamente a coltura dopo un anno di riposo
a maggese (e quindi particolarmente fertile). Il termine, tecnico, stato introdotto in poesia
proprio da Virgilio.
Lessico
67-69. patrios fnis: oggetto insieme a culmen del participio
videns; patrios: laggettivo sottolinea il rimpianto di Melibeo
per la propria terra; fnis = fnes. pauperis et tuguri: anastro-
fe. congestum culmen: tetto fatto di zolle ammucchiate;
congestum participio perfetto da congero, congiunto a culmen;
caespite: ablativo di abbondanza. post aristas: la tradu-
zione del passo controversa: secondo alcuni post sarebbe
preposizione reggente aliquot aristas e lespressione andrebbe
tradotta dopo quanti anni, intendendo aristas (propriamente
spighe, raccolti) come metafora di anni; a giudizio di altri
invece post avverbio equivalente a posthac, e quindi il passo
signifcherebbe in futuro ammirer qualche spiga?.
70-72. Impius miles: gli aggettivi impius e barbarus (v. 71),
posti entrambi allinizio del verso, sottolineano lassurdit di
questa situazione in cui un veterano, per nulla esperto di agri-
coltura, prender in mano i terreni di Melibeo; haec: polipto-
to con has del verso successivo; tam culta novalia: il novale il
campo dissodato per la prima volta oppure lasciato riposare un
anno e poi rimesso a coltura (D Le parole dei campi, vedi sotto).
quo miseros: a che punto la discordia ha spinto i miseri
cittadini; quo: avverbio di moto a luogo; civis: arcaismo per ci-
ves. his agros: per costoro abbiamo seminato i campi!;
his: il pronome dimostrativo esprime con sarcasmo il disprezzo
di Melibeo per i soldati che occuperanno le sue terre. Si noti
lantitesi con il pronome personale nos; per il termine ager D Le
parole dei campi, p. 20.
73. Insere vitis: Innesta ora, Melibeo, i peri, disponi in f-
lari le viti!; Insere pone: si tratta di imperativi che Melibeo
rivolge a se stesso con tono ironico; in entrambi i casi, verbi
appartenenti al lessico tecnico dellagricoltura; vitis = vites.
74. Ite ite: imperativo di eo, ripetuto anaforicamente; felix
quondam pecus: gregge un tempo felice; apposizione di capel-
lae. Anche il gregge subisce la stessa sorte del padrone.
75-78. Non: da unire a videbo del v. 76 viridi proiectus in
antro: sdraiato in una verde grotta; si riprende limmagine
iniziale per negarla. Il termine antrum non attestato prima
di Virgilio. carmina nulla: Melibeo non potr neppure pi
cantare. Si notino lallitterazione e la fgura etimologica. me
pascente: sotto al mia guida; ablativo assoluto. forentem
amaras: chiasmo; cytisum: si tratta di un arbusto che serviva
come cibo per il bestiame.
79-83. Hic: avverbio di tempo. hanc noctem: accusativo di
tempo continuato. poteras: avresti potuto, falso condizio-
nale che regge requiscere (riposare). Si tratta di una possibilit
irrealizzabile: evidentemente Melibeo decide di incamminarsi
verso lesilio. fronde super viridi: anastrofe. sunt nobis: da-
tivo di possesso. mitia poma: frutti maturi. pressi copia
lactis: abbondanza di formaggio; la perifrasi pressi lactis
indica il formaggio, pressi participio perfetto di premo. et
fumant: e, di lontano, gi fumano le cime dei tetti delle case;
summa culmina: cime dei tetti. Si avvicina il tramonto, il
momento in cui tutti tornano a casa dopo la giornata di lavo-
ro, ma Melibeo deve abbandonare i suoi terreni; villarum: sono
le case di campagna. maioresque umbrae: e pi lunghe
scendono dagli alti monti le ombre; maioresque umbrae: iper-
bato; altis de montibus: anastrofe della preposizione.
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PERCORSI ANTOLOGICI
26
Analisi del testo Analisi del testo
La struttura e i temi
Tutta lecloga giocata apparentemente su due contrapposizio-
ni, delle quali il lettore pi volte invitato a prendere atto.
La pi evidente senzaltro quella tra le fgure dei due pro-
tagonisti Titiro e Melibeo, il cui destino assai diverso: a dif-
ferenza del secondo, infatti, il primo salva i suoi terreni dagli
espropri. Tale diversit ribadita dallinizio alla fne del com-
ponimento, ad esempio quando Melibeo dice a Titiro tua rura
manebunt (v. 46), mentre immagina se stesso in luoghi lontani e
inospitali come la Scizia o la Britannia (vv. 65-66). E il suo desti-
no sembra tanto impellente da non accettare neppure linvito
ospitale dellamico a fermarsi da lui per la notte (vv. 79-83). Per
quanto concerne la specifcit della condizione di Titiro, non
sbaglia chi vede nella sua quiete agreste una sorta di trasposi-
zione poetica della autrkeia (autosuffcienza) o addirittura
ataraxa (imperturbabilit) che la flosofa epicurea cui in
quegli anni Virgilio si accostava attribuivano al saggio.
Unaltra contrapposizione che pervade la prima ecloga quella tra il mondo agreste,
bucolico, in cui avviene il colloquio tra i pastori (vv. 1-18 e 46-83) e la rappresentazione
della citt di Roma, cui dedicato il nucleo centrale dellecloga (vv. 19-45). Linsisten-
za, ai vv. 20-25, sul fatto che il consueto modo di ragionare, fortemente semplifcato,
dei pastori, abituati a parvis componere magna (v. 23), sia inadatto a cogliere la differenza
tra il loro mondo abituale e Roma: si esaspera cos quel topos letterario del contrasto
campagna-citt che era stato un elemento gi caro alla poesia di Teocrito.
Si pu per affermare che, in qualche modo, leco delle vicende autobiografche virgi-
liane da un lato e i riferimenti alla storia politica del tempo dallaltro contribuiscano a
ridurre da un punto di vista concettuale queste contrapposizioni. Infatti:
sia Titiro sia Melibeo rappresentano allegoricamente Virgilio, prima salvo e poi col-
pito anchegli dallesproprio: in questa dimensione sono dunque ridotti a unit;
Roma la citt ove risiede quel deus (v. 6), quel iuvenis (v. 42) cio il triumviro Ot-
taviano da cui dipende non solo ci che capita nella capitale, ma anche il destino
dei pastori che risiedono in campagna.
Il mondo bucolico, creazione tra il letterario e il flosofco, ha dunque bisogno della
storia per superare i suoi contrasti. Al tempo stesso, si pu dire che la storia per Vir-
gilio abbia bisogno della poesia per superare la dimensione strettamente contingente
e consegnarsi, ormai universalizzata, alla posterit: il primo passo di quel complesso
procedimento che culminer con la composizione dellEneide.
La lingua e lo stile
Dal punto di vista formale siamo di fronte a un componimento elegante e raffnato, la
cui struttura dialogica piuttosto lontana dalla mimesi di un dialogo reale. Le scelte
retoriche e linguistiche sono assai oculate, e meritano particolare attenzione i modi
con i quali Virgilio rimarca la contrapposizione tra Titiro e Melibeo cui si accennato
sopra. Ne un buon esempio proprio linizio dellecloga, quando ai vv. 1-4 il poeta
incrocia a chiasmo i due pronomi (tu ... nos ... nos ... tu) in un contesto che a sua volta en-
fatizza, nelluso di verbi e aggettivi di diversi campi semantici, la diversa sorte dei due:
Titiro (recubans, v. 1; lentus, v. 4) destinato a una certa stabilit, Melibeo, al contrario,
(come attestano i verbi linquimus e fugimus ai vv. 3-4) a un futuro itinerante.
Paesaggio agreste,
particolare da un
affresco pompeiano,
I secolo d.C. (Napoli,
Museo Archeologico
Nazionale).
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1. Le Bucoliche
27
Il puer e il rinnovamento dellumanit (Bucoliche 4)
La quarta ecloga forse la pi famosa e discussa delle Bu-
coliche, e nello stesso tempo la pi lontana dalla tradizione
pastorale greca. Gi lespressione al v. 1 Muse di Sicilia, sol-
leviamo il tono del canto (trad. L. Canali), oltre al richiamo a
Teocrito (poeta greco di origine siciliana) contiene laspirazione
a cantare qualcosa di pi alto, davvero degno del destinatario
del componimento: il console Asinio Pollione, menzionato al
v. 12. Siamo nel 40 a.C., lanno del consolato di Pollio-
ne, che probabilmente anche il padre di quel bambino
(puer) del quale si profetizza la nascita al v. 8. Certo che
Virgilio va ben al di l del componimento doccasione, pensato
per celebrare la prossima paternit del suo potente amico e
protettore, poich tutta lecloga pervasa da un forte auspi-
cio, espresso in termini profetici e quasi messianici, che la
nascita del bambino porti a un rinnovamento dellumanit,
a un ritorno della mitica et delloro, prospera e felice (D Let delloro: dal mito alla
storia, p. 33). Questo apparente squilibrio tra il contenuto cosmico della poesia e locca-
sione privata che lha prodotta ha indotto a cercare unaltra identit per il puer, che per
alcuni sarebbe il glio di Ottaviano o di Antonio: entrambi i leader, infatti, aspettavano
un bambino in quello stesso anno. Per non dire di come gi in et antica (IV sec. d.C.), in
ambienti cristiani, il puer sia stato identicato con Ges, contribuendo cos a creare
la leggenda, cara al Medioevo, di un Virgilio cristiano. In realt, gli accenni alloracolo
di Cuma (v. 4) alludono ai Libri Sibillini, uno dei testi-chiave della religiosit romana;
espressioni quali magnus ordo (v. 5) o magni menses (v. 12), come pure gli accenni a teorie
cicliche di eterno ritorno (vv. 6-7 e 34-36) si legano invece a teorie orco-pitagoriche e
stoiche, che avevano riscosso un certo successo tra i Romani angosciati dalle guerre civili:
delle loro speranze in un domani migliore Virgilio sembra cos farsi interprete. Anche un
fatto privato, dunque, come la nascita di un bimbo, tanto pi se in concomitanza con la
falsa illusione di pace prodotta dagli accordi di Brindisi fra Ottaviano e Antonio (40 a.C.),
diventa il presagio di un rinnovamento dellumanit; un presagio che Virgilio raccoglie e,
con la forza della sua poesia, consegna alle generazioni successive con una tale dimensio-
ne di universalit da sottrarlo al contesto storico che lha generato.
METRO: esametro
Sicelides Musae, paulo maiora canamus!
Non omnis arbusta iuvant humilesque myricae;
si canimus silvas, silvae sint consule dignae.
1.2
1. Sicelides Musae: O Muse di Sicilia; Sicelides grecismo
per Sicilienses o Siculae. Le Muse della poesia bucolica sono
dette siciliane poich in Sicilia era nato Teocrito, considerato
il fondatore del genere. paulo maiora: argomenti un po
pi grandi; maiora oggetto di canamus; lavverbio paulo, con
terminazione ablativale -o, ha valore rafforzativo davanti a un
comparativo (maiora) che sottintende come secondo termine
di paragone tutte le altre ecloghe di argomento pi umile. Nei
primi tre versi, che costituiscono quasi una sorta di proemio,
Virgilio chiede alle Muse di elevare il tono della sua poesia,
poich si accinge a trattare argomenti pi alti rispetto ai con-
sueti temi del genere bucolico, che tuttavia non intende abban-
donare. canamus: congiuntivo esortativo; lespressione pu
valere come plurale di modestia o come intenzione, da parte
di Virgilio, ad accomunare a s le Muse.
2-3. omnis: arcaismo per omnes, dipendente da iuvant, che ha in
questo caso il signifcato di piacere, soddisfare. humiles
myricae: le umili tamerici; le tamerici erano piante basse (lag-
gettivo humilis, legato etimologicamente a humus terra, indica
una pianta che non svetta dal suolo), diffuse in Magna Grecia e
gi cantate da Teocrito. Indicano per metonimia un tipo di poe-
sia umile di argomento bucolico. Proprio a questo verso si rifer
Giovanni Pascoli nel 1891, intitolando Myricae una sua raccolta di
liriche, molte delle quali di ambientazione campestre. si cani-
mus: protasi di un periodo ipotetico della realt la cui apodosi il
congiuntivo esortativo sint. silvas, silvae: poliptoto e allitterazio-
ne con sint. Il termine silvae secondo alcuni si opporrebbe ad arbu-
sta e myricae; per altri, invece, li riassumerebbe. consule: ablativo
retto da dignae. Il console a cui Virgilio allude Asinio Pollione,
designato per lanno 40 a.C., cui sar dedicata anche lVIII ecloga.
La dea Terra,
prospera e lieta, tiene
in grembo due putti
e alcune primizie;
particolare dai rilievi
dellAra Pacis, 9 a.C.
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PERCORSI ANTOLOGICI
28
Ultima Cumaei venit iam carminis aetas,
5 magnus ab integro saeclorum nascitur ordo;
iam redit et Virgo, redeunt Saturnia regna,
iam nova progenies caelo demittitur alto.
Tu modo nascenti puero, quo ferrea primum
desinet ac toto surget gens aurea mundo,
10 casta fave Lucina; tuus iam regnat Apollo.
Teque adeo decus hoc aevi, te consule, inibit,
Pollio, et incipient magni procedere menses;
te duce, si qua manent sceleris vestigia nostri,
inrita perpetua solvent formidine terras.
15 Ille deum vitam accipiet divisque videbit
permixtos heroas et ipse videbitur illis,
pacatumque reget patriis virtutibus orbem.
4-7. Ultima aetas: si noti il doppio iperbato e il chiasmo
con al centro il verbo e lavverbio; aetas: ha il valore pregnante
di epoca, generazione. Cumaei carminis: delloraco-
lo cumano; laggettivo Cumaeus forma grecizzante al posto
di Cumanus; si allude probabilmente alle profezie della Sibil-
la cumana, citate anche nei libri III e VI dellEneide. Tuttavia,
gi nellantichit, qualcuno ha voluto cogliere nellespressio-
ne un riferimento al poema Le opere e giorni di Esiodo (VIII-VII
sec. a.C.), fglio di un cumano trasferitosi in Beozia. In questo
poema didascalico viene narrata la successione delle diverse
fasi dellumanit che, da una primitiva et delloro, decade
progressivamente fno a quella del ferro; venit: perfetto logico.
magnus ordo: nasce di nuovo il grande ordine dei seco-
li; magnus ordo: iperbato. Virgilio allude al magnus annus
teorizzato dai pitagorici e da altre scuole flosofco-religiose,
al termine del quale si ipotizzava ciclicamente una confagra-
zione universale seguita da una rigenerazione delluniverso;
ab integro: espressione avverbiale; saeclorum: forma sincopata
per saeculorum; il termine signifca generazioni. iam
iam: anafora dellavverbio; redit ... redeunt: poliptoto; et Virgo:
anastrofe; et = etiam. Virgo Astrea, fglia di Giove e della Giu-
stizia, che disgustata dal comportamento degli uomini dellet
del ferro abbandon per ultima fra gli di la terra. Fu assunta
in cielo dove c la costellazione della Vergine (Georgiche 2,473-
474). Il suo ritorno pertanto prova del nascere di una nuova
era. Saturnia regna: plurale poetico. Nella mitologia latina il
regno di Saturno coincideva con let delloro; Saturno, assi-
milato al greco Krnos, avrebbe regnato nellet delloro; poi,
scacciato dal fglio Giove, si sarebbe stabilito nel Lazio. nova
progenies: si tratta della gens aurea. caelo alto: ablativo di
provenienza.
8-10. Tu: il pronome di seconda persona in posizione rile-
vata da collegare al vocativo Lucina (v. 10); viene utilizza-
to frequentemente nelle formule delle preghiere. modo: si
pu collegare a nascenti puero, al bambino che sta or ora na-
scendo, o allimperativo fave, ors sii propizia. nascenti
puero: dativo retto da fave, imperativo di faveo. quo: ablativo
del relativo riferito a puer o con valore circostanziale (al cui
apparire). ferrea: la (generazione) del ferro; sottinteso
gens; un richiamo (come il successivo gens aurea) al mito del-
le et di derivazione esiodea. primum: per la prima volta
o fnalmente. desinet: cesser; futuro di desino. toto
mundo: in tutto il mondo; ablativo di stato in luogo senza la
preposizione in (per la presenza dellaggettivo totus). casta
Lucina: originariamente Lucina era una divinit italica che
portava i bambini alla luce (lux), poi identifcata con Giunone
e con Diana (il che giustifca laggettivo casta, essendo Diana la
dea vergine per eccellenza). tuus Apollo: il regno di Apol-
lo, fratello di Diana/Lucina, coinciderebbe con lultima fase
del magnus annus e precederebbe pertanto di poco la grande ri-
nascita. Alcuni ravvisano nel passo anche un riferimento a Ot-
taviano, che ebbe sempre molto caro il culto del dio Apollo.
11-14. Teque te consule: Sotto il tuo consolato; si noti
lanafora del pronome personale te che accresce il tono solen-
ne dellapostrofe rivolta ad Asinio Pollione, il cui consolato
segner il passaggio alla nuova era; adeo: rafforza il pronome
personale; te consule: ablativo assoluto nominale con valore
temporale. decus hoc aevi: soggetto di inibit; letteralmente
questo splendore di et; aevi genitivo epesegetico. inibit
incipient: verbi allitteranti che iniziano la serie dei futu-
ri, tipici della profezia. magni menses: le partizioni del
grande anno. te duce: sotto i tuoi auspici; ablativo assoluto
nominale con valore temporale; si noti la climax fra consul e
dux. si manent: se resta qualche traccia del nostro delit-
to; si ... manent: protasi di un periodo ipotetico della realt,
con lapodosi al futuro (solvent). Virgilio ricorre a una conce-
zione piuttosto diffusa allepoca, che ipotizzava vi fosse una
colpa originaria delluomo o, pi specifcamente, del popolo
romano (ad esempio lomicidio di Romolo); qua = aliqua, da
unire a vestigia. Si allude forse agli ultimi episodi delle guerre
civili allepoca del secondo triumvirato (guerra di Modena del
43 a.C.; guerra di Perugia del 41-40 a.C.; blocco navale di Se-
sto Pompeo del 36 a.C.). inrita: riferito a vestigia con valore
predicativo. perpetua formidine: dal continuo timore;
ablativo di separazione in dipendenza da solvent.
15-17. Ille: il puer che torna ad essere protagonista delle parole
di Virgilio deum vitam accipiet: ricevere la vita degli di
signifca vivere senza preoccupazioni o dolori; deum: forma
poetica per deorum. divisque heroas: e vedr gli eroi me-
scolati agli di; divisque: dativo in dipendenza da permixtos,
participio perfetto da permisceo; heroas: accusativo plurale alla
greca. Gli eroi e gli uomini dellet delloro avevano il privile-
gio di vivere in comunione con gli di. videbitur illis: sar
visto da loro, illis dativo dagente. pacatumque orbem:
regger il mondo pacato dalle virt del padre; pacatum or-
bem: iperbato; patriis virtutibus: ablativo di causa effciente ret-
to da pacatum; orbem: sottinteso terrarum.
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1. Le Bucoliche
29
At tibi prima, puer, nullo munuscula cultu
errantis hederas passim cum baccare tellus
20 mixtaque ridenti colocasia fundet acantho.
Ipsae lacte domum referent distenta capellae
ubera, nec magnos metuent armenta leones.
Ipsa tibi blandos fundent cunabula fores.
Occidet et serpens, et fallax herba veneni
25 occidet; Assyrium vulgo nascetur amomum.
18-20. At acantho: Allora per te, o fanciullo, la terra senza
che nessuno la coltivi effonder come primi doni edere erranti
qua e l con lelcriso, e la colocasia mista con il ridente acan-
to; At: la congiunzione in questo caso non ha valore avver-
sativo, ma indica il passaggio a unaltra parte della profezia
in cui il poeta espone cronologicamente la vita del puer; tibi:
dativo di vantaggio da riferirsi al vocativo puer; prima mu-
nuscula: complemento predicativo di hederas e colocasia; lintera
espressione retta da tellus fundet. Il termine munuscula, dimi-
nutivo di munus (dono), viene solitamente usato per indica-
re i doni destinati ai bambini; nullo cultu: nellet delloro la
terra fornisce i propri frutti senza bisogno di essere coltivata;
errantis hederas passim: errantis arcaismo per errantes; passim
avverbio che pu essere unito a errantes (come nella tradu-
zione proposta) o a fundet (effonder qua e l); cum baccare:
la prima occorrenza nella storia della letteratura di questa
pianta, che ritorna anche nella VII ecloga (vv. 27-28), dove si
dice che serve contro il malocchio; mixta: participio congiunto
da misceo, da riferire a colocasia; ridenti acantho: lacanto
una pianta tipica dei paesi mediterranei con lungo stelo e fore
bianco; colocasia: neutro plurale; si tratta di una ninfea egiziana
che cresceva nel Nilo.
21-22. Ipsae: predicativo del soggetto capellae. lacte: ablati-
vo di causa effciente, legato al participio perfetto distenta (da
distendo). domum: accusativo di moto a luogo. magnos
leones: gli armenti non temeranno i grandi leoni; magnos
leones: iperbato; la convivenza di animali domestici con anima-
li feroci tipica delle descrizioni dellet delloro.
23. Ipsa fores: La culla spontaneamente sparger per
te soavi fori; la posizione di questo verso molto dibattu-
ta; alcuni flologi lo collocano dopo il v. 20, a completamento
della descrizione dei doni offerti al fanciullo; altri ritengono
che Virgilio abbia voluto alternare i due temi e lo inseriscono
dopo il v. 22; Ipsa: poliptoto con il precedente ipsae; il termine
predicativo del soggetto cunabula, plurale poetico diminutivo
di cunae; tibi: dativo di vantaggio.
24-25. Occidet occidet: Scomparir anche il serpente, an-
che lingannevole erba velenosa scomparir; i versi presenta-
no una raffnata elaborazione retorica: si notino lanafora del
verbo iniziale in enjambement, lanastrofe della congiunzione
et (= etiam, anchessa ripetuta) e il chiasmo occidet ... serpens ...
herba ... occidet. Anche la scomparsa di serpenti e di erbe vele-
nose un motivo ricorrente nelle descrizioni dellet delloro;
occidet futuro da occidere; serpens: singolare con valore collet-
tivo; veneni: genitivo epesegetico. Assyrium amomum: e
dovunque nascer lammo di Assiria; il cardamono, una
pianta orientale da cui si ricava un unguento prezioso, simbo-
lo in questo passo della ricchezza dellet delloro che sta per
rinascere. Laggettivo Assyrius nella letteratura latina indica
genericamente lOriente; vulgo: avverbio; nascetur: futuro di
nascor, contrapposto a occidet.
Il dio Tevere
protegge i gemelli
Romolo e Remo e la
lupa Capitolina; la
cornucopia simbolo
del destino di Roma;
scultura del II secolo
d.C. (Tivoli, Museo
Archeologico di Villa
Adriana).
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PERCORSI ANTOLOGICI
30
At simul heroum laudes et facta parentis
iam legere et quae sit poteris cognoscere virtus,
molli paulatim favescet campus arista
incultisque rubens pendebit sentibus uva
30 et durae quercus sudabunt roscida mella.
Pauca tamen suberunt priscae vestigia fraudis,
quae temptare Thetin ratibus, quae cingere muris
oppida, quae iubeant telluri infndere sulcos.
Alter erit tum Tiphys et altera quae vehat Argo
35 delectos heroas; erunt etiam altera bella
atque iterum ad Troiam magnus mittetur Achilles.
26-30. At simul virtus: E quando potrai leggere le lodi degli
eroi e le imprese del padre, e conoscere che cosa sia la virt.
At: la congiunzione segna il passaggio alladolescenza del puer;
simul poteris: proposizione temporale. Il verbo poteris regge
gli infniti legere e cognoscere; heroum ... parentis: chiasmo; quae
sit ... virtus: interrogativa indiretta dipendente da cognoscere; si
noti la variatio rispetto agli accusativi laudes et facta, dipendenti
da legere. molli arista: a poco a poco la campagna imbion-
dir di tenere spighe; molli arista: singolare collettivo; un
ablativo strumentale retto da favescet. Riprende la descrizione
dei fenomeni prodigiosi dellet delloro; favescet: il verbo ha
valore incoativo; campus: indica laperta campagna non col-
tivata, in contrapposizione a arva o agri. incultis sentibus:
penderanno da selvaggi roseti rossi grappoli duva; incultis ...
sentibus: ablativo di allontanamento retto da pendebit; sentibus
un arcaismo. Si noti anche il doppio iperbato intrecciato (inculti-
sque rubens ... sentibus uva). roscida mella: miele rugiadoso;
mella, accusativo delloggetto interno, plurale poetico. Il miele
viene defnito rugiadoso: nelle Georgiche (4,1) lo stesso Virgilio
accenna a unantica leggenda secondo cui il miele sarebbe ru-
giada raccolta e trasformata dalle api.
31-33. Pauca sulcos: Rimarranno tuttavia poche tracce
dellantica malvagit, che indurranno a affrontare il mare con
le navi, che (indurranno) a cingere di mura le citt, che (indur-
ranno) a incidere di solchi la terra; dopo la descrizione dellet
delloro, riprendendo lespressione sceleris vestigia nostri del v.
13, Virgilio accenna a una stato di imperfezione per cos dire re-
sidua. Permangono le fatiche del mare, della guerra e dellagri-
coltura, segni dellincivilimento; ma anche attivit ignote du-
rante let delloro in cui luomo viveva in uno stato di completa
serenit; priscae ... fraudis: si pu pensare che Virgilio alluda, oltre
che alle guerre civili, anche a una colpa pi antica, originaria
(prisca) che lumanit chiamata a scontare con il lavoro; quae
... quae ... quae: anafora del pronome relativo che introduce tre
relative al congiuntivo (iubeant) con valore consecutivo; temptare
Thetin ratibus: linfnito temptare, come i successivi cingere e infn-
dere, dipende da iubeant: si tratta di un costrutto poetico usato
da Virgilio in alternativa allinfnito passivo. Tutta lespressione,
caratterizzata dallallitterazione della dentale t, allude al duro
mestiere della navigazione; ratibus metonimia per nave e
Thetin (accusativo alla greca) metonimia per mare. Teti, una
delle cinquanta fglie del dio del mare Nereo, spos Peleo da
cui gener leroe Achille; telluri infndere sulcos: la natura non d
spontaneamente i suoi frutti, ma necessario ancora che luomo
ari la terra. Il verbo infndere, duso poetico, sottolinea il gesto
quasi violento e di profanazione compiuto dalluomo che colti-
va i campi; telluri dativo di svantaggio.
34-36. Alter altera altera: anafora con poliptoto. La pri-
sca fraus non ancora scomparsa e dunque si verifcheranno
ancora guerre e si rinnover let degli eroi. Alter Tiphis:
Un secondo Tif; Tif era il timoniere della nave Argo, citata
subito dopo, che trasport Giasone in Colchide alla ricerca del
vello doro. Sia questa spedizione sia le vicende della guerra
di Troia sono collocate da Esiodo nellet degli eroi; quae vehat:
che porti; proposizione relativa impropria al congiuntivo
con valore consecutivo. Argo: nominativo singolare di un
nome femminile della declinazione greca; secondo la tradizio-
ne fu la prima nave costruita dagli uomini; heroas: accusativo
alla greca, sono gli Argonauti; altera bella: luso di altera in luo-
go di alia indica che Virgilio intende riferirsi a una seconda
guerra di Troia. Alcuni critici hanno voluto vedere in questi
versi un riferimento a imprese che Ottaviano e Agrippa aveva-
no in mente di compiere in Oriente. iterum: variatio rispetto
al pronome alter; ad Troiam: si noti luso della preposizione con
il complemento di moto a luogo, inconsueto nella prosa. ma-
gnus Achilles: laggettivo magnus in iperbato ricorre spes-
so nellecloga, contribuendo a darle un tono epico e solenne e
meno bucolico; mittetur: sar mandato, futuro di mitto.
Schiavi impegnati
nella costruzione di
unopera muraria,
particolare da
un rilievo di ne
I secolo a.C. (Roma,
Museo Nazionale
Romano).
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1. Le Bucoliche
31
Hinc, ubi iam frmata virum te fecerit aetas,
cedet et ipse mari vector, nec nautica pinus
mutabit merces, omnis feret omnia tellus:
40 non rastros patietur humus, non vinea falcem,
robustus quoque iam tauris iuga solvet arator.
Nec varios discet mentiri lana colores,
ipse sed in pratis aries iam suave rubenti
murice, iam croceo mutabit vellera luto;
45 sponte sua sandyx pascentis vestiet agnos.
Talia saecla suis dixerunt currite fusis
concordes stabili fatorum numine Parcae.
Adgredere o magnos (aderit iam tempus) honores,
cara deum suboles, magnum Iovis incrementum!
50 Aspice convexo nutantem pondere mundum,
terrasque tractusque maris caelumque profundum;
aspice, venturo laetantur ut omnia saeclo!
37-41. Hinc: In seguito, avverbio di tempo. ubi aetas:
proposizione temporale con futuro anteriore (fecerit) per la leg-
ge dellanteriorit; si introduce la terza fase della vita del puer,
let matura; virum: predicativo delloggetto te. cedet vector:
il mercante da s si allontaner dal mare; la navigazione non
sar pi necessaria; et = etiam; mari: ablativo di allontanamento
retto da cedet, futuro di cedo. nec mutabit merces: anche il
commercio, sinonimo di avidit, non esister pi; nautica pinus:
sineddoche per nave; mutabit merces: si dedicher al commer-
cio omnis tellus: ogni terra produrr tutto; lespressio-
ne conclusiva, quasi una sentenza, caratterizzata dalliperbato
(omnis ... tellus) e dal poliptoto (omnis ... omnia) che rafforzano il
concetto espresso. non falcem: la terra non sopporter pi
i rastrelli n la vigna la falce; il verso stilisticamente elaborato:
si notino lanafora della negazione non (con cui il poeta enumera
i prodigi della nuova et) e liperbato degli aggettivi che de-
termina la disposizione a chiasmo dei sostantivi. robustus
arator: anche il robusto aratore scioglier i gioghi ai tori; tauris:
pu essere dativo di vantaggio (come nella traduzione proposta)
o ablativo di allontanamento scioglier i gioghi dai tori.
42-45. Nec colores: N la lana imparer a fngere i diversi
colori; il verso propone la personifcazione della lana che inna-
turalmente vede i suoi colori alterati. Linfnito mentiri assume
una connotazione negativa, sottolineando come la societ attuale
si allontani dalla condizione naturale alterando persino laspetto
originario delle cose. ipse luto: ma lariete da s nei prati
muter il colore del vello con la porpora che rosseggia soavemen-
te, con il guado dal colore zafferano; ipse sed: lanastrofe consente
di dare maggior rilievo allimmagine dellariete; ipse riferito ad
aries; aries ... luto: sorprendente limmagine dellariete che mu-
ter da solo il colore del proprio vello; suave: accusativo neutro
avverbiale da unire a rubenti; rubenti murice: ablativo strumentale,
come anche croceo luto, retto da mutabit. Il murex propriamente
la conchiglia da cui si estrae la porpora; in questo caso si tratta
di una metonimia per indicare la porpora stessa; croceo ... luto: il
lutum una pianta palustre dai cui stigmi si traeva una tintura del
colore dei fori dello zafferano; vellera: plurale poetico. sandyx:
il termine indica il colore scarlatto; sandyx indica propriamente il
minio o ossido di piombo. pascentis agnos: gli agnelli men-
tre pascolano cambieranno il colore del loro vello; pascentis ar-
caismo per pascentes, participio congiunto.
46-47. Talia saecla Parcae: Affrettate tali et, hanno
detto ai loro fusi le Parche concordi nellirremovibile volont del
Fato; Virgilio riprende, dopo la descrizione dellet delloro, la
profezia; in questi versi si pu notare una reminiscenza catullia-
na: currite ducentes subtegmina, currite fusi (correte, traendo gli
stami, correte o fusi, 64,327); saecla: sincope per saecula, accu-
sativo delloggetto interno dellimperativo currite (da curro) usato
in senso transitivo; secondo unaltra interpretazione, talia saecla
sarebbe vocativo, con talia nel senso di tanto grandi, e pertanto
curro avrebbe valore intransitivo (Affrettatevi, o et tanto gran-
di); concordes Parcae: le tre Parche (Cloto, Lachesi, Atropo),
fglie dellErebo e della Notte, presiedevano alla vita delluomo:
Cloto flava le trame della vita, Lachesi le tesseva e Atropo taglia-
va il flo nel momento stabilito dal destino. Laggettivo concors
costruito poeticamente con lablativo invece che con il dativo o
con cum e lablativo; concordes ... numine: doppio iperbato.
48-49. Adgredere honores: Avvati alle cariche pubbliche
ormai sar tempo; con limperativo (da adgredior) il poeta si
rivolge al puer invitandolo a intraprendere il cursus honorum;
magnos ... honores: iperbato; si noti anche il poliptoto di magnos
... magnum (v. 49). cara incrementum: Virgilio elogia iperbo-
licamente il puer defnendolo cara prole degli di. Lesametro
spondaico (con il quinto piede costituito da uno spondeo) ha un
ritmo lento e solenne ed diviso in due cla simmetrici, ognuno
dei quali contiene un vocativo con cui si elogia il puer.
50-52. Aspice saeclo: Guarda lintero universo che oscilla nel-
la sua mole convessa e le terre e le distese del mare e il cielo pro-
fondo. Guarda come tutto si rallegra per let che sta per giunge-
re. Aspice: imperativo di aspicio, ripetuto anaforicamente al v. 53;
convexo ... pondere: ablativo di limitazione. Molte scuole flosofche
antiche concepivano luniverso come sferico; nutantem ... mundum:
nutantem (da nuto, frequentativo di nuo) participio predicativo in
dipendenza dal verbo di percezione visiva aspicio. La presenza di
suoni nasali e di numerosi spondei d solennit al verso; terrasque
tractusque ... caelumque: polisindeto; gli elementi della natura sono
partecipi della gioia che pervade tutta la natura; venturo ... saeclo:
complemento di causa, con la consueta sincope in saeclo per sae-
culo; laetantur ut: anastrofe della congiunzione; per alcuni si tratta
di una proposizione esclamativa, per altri di uninterrogativa in-
diretta con il verbo allindicativo (secondo un uso proprio della
lingua parlata), per altri ancora una modale allindicativo.
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