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Appunti del corso di Strutture Aeronautiche – Prof. Ing. Leonardo Lecce
ANALISI DELLA LAMINA ORTOTROPA E TEORIA CLASSICA DEI LAMINATI
(APPUNTI PREPARATI DALL’ING. PHD ROSARIO PECORA)
1.1. INTRODUZIONE
Una lamina di composito con rinforzo unidirezionale o bi-direzionale è un elemento di spessore
generalmente compreso tra 0.1 e 5 mm circa. Essa è usata per la costruzione di laminati le cui
caratteristiche (spessore, numero lamine, orientamento ecc.) sono determinate sulla base di
specifiche esigenze di progetto.
L’analisi di un laminato presuppone pertanto la conoscenza del comportamento meccanico della
singola lamina ed in particolare delle sue equazioni costitutive.
Una lamina di composito è un elemento microscopicamente eterogeneo essendo la sua
composizione praticamente variabile da punto a punto.
Dal punto di vista macroscopico, cioè considerando una scala grande rispetto alla dimensione delle
fibre, essa può però considerarsi omogenea. In questa scala, inoltre, essa esibisce un comportamento
meccanico anisotropo, in particolare ortotropo.
Si ricordi che un materiale si dice anisotropo quando le sue caratteristiche variano continuamente
con la direzione considerata. In particolare se il materiale ammette tre piani di simmetria
mutuamente ortogonali , esso dicesi ortotropo ed i piani di simmetria sono anche detti piani di
ortotropia. In una lamina di composito tali piani sono individuati dal piano medio della lamina e dai
piani a questo ortogonali paralleli alle due direzioni principali (direzione delle fibre e direzione
ortogonale per rinforzo unidirezionale, direzioni delle fibre per rinforzo bi-direzionale).
Per comprendere meglio la differenza tra materiale anisotropo generico ed uno ortotropo è utile
osservare -per esempio- che l’applicazione di un carico di trazione ad un elemento di forma
prismatica in materiale anisotropo, produce deformazioni e scorrimenti variabili lungo tutti i lati
dell’elemento. Ciò si verifica indipendentemente dalla particolare direzione di applicazione del
carico. Se in vece il materiale anisotropo è in particolare ortotropo, allora esistono tre direzioni
mutuamente ortogonali tali che l’applicazione di uno sforzo di trazione in tali direzioni produce,
come per un isotropo, una deformazione costante senza distorsioni nei piani da queste individuate
(Figura 1).
Figura 1 – Deformazione tipica di un materiale isotropo (a) ed ortotropo (b) soggetto a sforzo normale secondo
una direzione principale.
Tali tre direzioni vengono denominate direzioni principali del materiale o anche direzioni di
simmetria o assi naturali del materiale.
Considerando piuttosto che un cubetto di materiale, una lamina composita, si ha che se la direzione
di applicazione del carico coincide con una direzione principale (Figura 2(a)) allora ad uno sforzo
normale semplice corrisponde uno stato di deformazione uniforme senza scorrimenti, mentre se la
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direzione del carico è deviata rispetto alle direzioni principali il carico produce anche scorrimenti
nel piano (Figura 2(b)).
Figura 2 – Deformazione di una lamina ortotropa con carico secondo una direzione principale (a) e deviato (b).
Vediamo ora quali sono le relazioni costitutive di una lamina composita ortotropa nella usuale
ipotesi di comportamento elastico lineare e piccole deformazioni.
σ ij = ∑ Eijkl ε kl (1)
k ,l
∂U
= σ ij = ∑ Eijkl ε kl (2)
∂ε ij k ,l
Derivando pertanto questa rispetto alla generica componente di deformazione εkl si ottiene:
∂ ∂U
= Eijkl (3)
∂ε kl ∂ε ij
Invertendo quindi l’ordine di derivazione e tenendo conto della continuità di U rispetto alle funzioni
di deformazione, si ottiene quindi (teorema di Shwartz):
Eklij=Eijkl (4)
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Eijk l = 0 se k ≠ l (5)
La (5) rappresenta un sistema di nove equazioni che consente di ridurre le costanti da 21 a 12.
Inoltre per la simmetria rispetto ai piani 1-2,1-3,2-3, l’applicazione di uno sforzo di taglio σij
(i,j=1,2,3 e i≠j) non produce distorsioni εkl (k ≠ l) negli altri piani (ij ≠ kl), cioè deve essere anche:
Per il principio di reciprocità delle tensioni tangenziali (σij = σji ) la 6 rappresenta semplicemente un
sistema di 3 equazioni che consente di ridurre ulteriormente le costanti elastiche da 12 a sole 9.
Le costanti elastiche di un materiale ortotropo possono essere vantaggiosamente ordinate in una
matrice simmetrica 6x6 (matrice di elasticità) che consente di scrivere la legge di Hooke in forma
matriciale come:
Nel caso di stato piano di tensione (σ33 = σ13 = σ23 = 0) tale relazione può essere vantaggiosamente
semplificata come:
σ 1 E11 E12 0 ε1
σ = E E 22 0 ε 2 (8)
2 12
τ 12 0 0 E33 γ 12
A partire dalla (8) è possibile, mediante semplice inversione della matrice di elasticità, ottenere la
relazione tra deformazioni e tensioni:
ε1 σ 1 S11 S12 0 σ 1
ε = [S ]σ = S S 22 0 σ 2 (9)
2 2 12
γ 12 τ 12 0 0 S 33 τ 12
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I termini significativi di [S] sono legati ai termini della matrice di elasticità dalle relazioni di
inversione:
S 22 S11 S12 1
E11 = 2
; E 22 = 2
; E12 = 2
; E33 = . (10)
S11 S 22 − S12 S11 S 22 − S12 S11 S 22 − S12 S 33
I legami tra tali costanti elastiche ed i termini della matrice di elasticità si ottiene considerando la
lamina soggetta ad uno stato monoassiale di tensione diretto secondo le direzioni principali ed ad
uno stato di taglio puro. Per una tensione monoassiale lungo la direzione longitudinale si ha:
σ L = E11ε L + E12 ε T
(11-12)
σ T = E12 ε L + E 22 ε T
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Tenendo quindi conto della definizione di modulo di Young e di coefficiente di Poisson, dalle
precedenti equazioni si ottiene:
σ L E11 E 22 − E12 2
EL = =
εL E 22
(15-16)
ε E
ν LT = − T = 12
ε L E 22
Considerando invece una tensione monoassiale in direzione trasversale, con analogo procedimento
si ottiene:
σ T E11 E 22 − E12 2
ET = =
εT E11
(17-18)
ε E
ν TL = − L = 12
ε T E11
τ LT = E33γ LT (19)
τ LT
G LT = = E33 (20)
γ LT
EL
E11 =
1 − ν LTν TL
ET
E 22 =
1 − ν LTν TL (21-24)
ν LT ET ν TL E L
E12 = =
1 − ν LTν TL 1 − ν LTν TL
E33 = G LT
Si ricordi che in accordo alla (23), i due coefficienti di Poisson principali (major e minor) sono in
pratica legati ai moduli di Young dalla relazione:
ν LT E L
= (25)
ν TL ET
cosicché delle 5 costanti elastiche presenti a secondo membro delle (21-24) solo 4 sono
indipendenti.
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1
S11 =
EL
1
S 22 =
ET
(26-29)
ν LT ν TL
S12 = − =−
EL ET
1
S 33 =
G LT
In definitiva, nel caso piano le matrici di elasticità diretta e inversa assumono la forma:
EL ν LT ET 1 ν LT
1 − ν ν 0 E − 0
1 − ν LTν TL L EL
LT TL
ν LT ET
[E ] =
ET
0 ;
[S ] = − ν LT 1
0
(30)
1 − ν LTν TL 1 − ν LTν TL EL ET
0 0 G LT 1
0 0
G LT
Per una lamina ortotropa, essendo questa in particolare anche trasversalmente isotropa (isotropa nel
piano ortogonale alla direzione longitudinale), nel caso tridimensionale le costanti elastiche
indipendenti non sono 9 come per un generico ortotropo, bensì soltanto 5. Indicando infatti con T’
la direzione ortogonale al piano LT, è facile comprendere che risulta:
L’unica costante nuova è quindi νTT’ visto che per l’isotropia trasversale GTT’ è legato al
coefficiente di Poisson νTT’ ed al modulo di Young ET da una relazione identica a quella valida per
gli isotropi:
ET
GTT ' = (32)
2(1 + ν TT ' )
In presenza di stati tridimensionali pertanto, l’analisi della lamina isotropa necessita della
conoscenza di 5 costanti elastiche indipendenti.
Le costanti elastiche della lamina possono ottenersi o mediante prove sperimentali o a partire dalle
costanti elastiche di fibra e matrice mediante la regola delle misture (v. Appendice).
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Tali relazioni infatti, essendo derivate da semplici considerazioni di equilibrio (le prime) e
geometriche (le seconde) sono valide tanto per materiali isotropi che per materiali anisotropi.
Dalle relazioni generali per tensioni e deformazioni:
(33)
τ = − (σ L − σ T ) sin 2θ + τ cos 2θ = −σ sin θ cos θ + σ sin θ cos θ + τ cos 2 θ − sin 2 θ
( )
θ LT L T LT
2
(34)
γ θ = − (ε L − ε T ) sin 2θ + γ LT cos 2θ = −ε sin θ cos θ + ε sin θ cos θ + γ LT cos 2 θ − sin 2 θ
( )
2 2 2
L T
2
ε = ε cos 2 θ + ε sin 2 θ + γ sin θ cos θ
x L T LT
ε
y = ε L sin 2
θ + ε T cos 2
θ − γ LT sin θ cos θ (36)
γ xy = −ε sin θ cos θ + ε sin θ cos θ + γ LT cos 2 θ − sin 2 θ
( )
2 L T
2
σ x ε ε
σ L x
L
σ y = [T ] σ T ; ε y = [T ] ε T ; (37-38)
τ xy γ γ LT
τ LT LT 2 2
Utilizzando le (37-38) è infine possibile scrivere a partire dalle (9-10) le corrispondenti relazioni
valide in un generico riferimento cartesiano.
σ x σ L εL εL εx
[] []−1
σ y = [T ] σ T = [T ][E ] ε T = [T ] E ε T = [T ] E [T ] ε y
(40)
τ xy τ LT γ LT γ LT / 2 γ xy / 2
avendo indicato con [E ] la matrice che si ottiene dalla matrice [E] (riferita agli assi naturali del
materiale) semplicemente sostituendo il termine GLT con 2 GLT.
Dividendo per due i termini della terza colonna della matrice [T]-1 ed indicando con T la matrice []
così ottenuta, la (40) si scrive in forma compatta come:
σ x ε x
~
[] ~
[]
σ y = E ε y con E = [T ] E T [ ][ ] −1
(41)
τ xy γ xy
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essendo in pratica:
~
E11 = E11 cos 4 θ + E 22 sin 4 θ + 2(E12 + 2 E33 )sin 2 θ cos 2 θ
~
(
E12 = (E11 + E 22 − 4 E33 )sin 2 θ cos 2 θ + E12 sin 4 θ + cos 4 θ )
~
E 22 = E11 sin 4 θ + E 22 cos 4 θ + 2(E12 + 2 E33 )sin 2 θ cos 2 θ
~ (42-47)
E13 = (E11 − E12 − 2 E33 )sin θ cos 3 θ − (E 22 − E12 − 2 E33 )sin 3 θ cos θ
~
E 23 = (E11 − E12 − 2 E33 )sin 3 θ cos θ − (E 22 − E12 − 2 E33 ) cos 3 θ sin θ
~
(
E33 = (E11 + E 22 − 2 E12 − 2 E33 )sin 2 θ cos 2 θ + E33 sin 4 θ + cos 4 θ )
Invertendo la (41) si ottiene immediatamente la relazione generale tra deformazioni e tensioni
coinvolgente la matrice di elasticità inversa nel riferimento cartesiano generico:
ε x σ x
~
[] ~
[] []
~
ε y = S σ y con S = E
−1
[]
= [T ] S [T ]
−1
(48)
γ xy τ xy
con:
~
S11 = S11 cos 4 θ + S 22 sin 4 θ + 2(S12 + S 33 )sin 2 θ cos 2 θ
~
(
S12 = (S11 + S 22 − S 33 )sin 2 θ cos 2 θ + S12 sin 4 θ + cos 4 θ )
~
S 22 = S11 sin 4 θ + S 22 cos 4 θ + (2 S12 + S 33 )sin 2 θ cos 2 θ
~ (42-47 bis)
S13 = 2(2S11 − 2 S12 − S 33 )sin θ cos 3 θ − 2(2 S 22 − 2 S12 − S 33 )sin 3 θ cos θ
~
S 23 = 2(2 S11 − 2 S12 − S 33 )sin 3 θ cos θ − 2(2 S 22 − 2 S12 − S 33 ) cos 3 θ sin θ
~
(
S 33 = 2(2 S11 + S 22 − 4 S12 − S 33 )sin 2 θ cos 2 θ + S 33 sin 4 θ + cos 4 θ )
Svolgendo i prodotti matriciali indicati a destra delle (41) e (48) è facile verificare che le matrici di
elasticità e di elasticità inversa nel riferimento generico sono matrici piene.
Ciò rende in pratica più complessa l’applicazione della legge di Hooke per passare dalle tensioni
alle deformazioni o viceversa.
Per questo nella pratica la legge di Hooke viene solitamente applicata previa riduzione di
deformazioni e tensioni nel riferimento principale del materiale utilizzando le relazioni generali di
trasformazione dello stato tensionale e di deformazione nell’intorno del punto (eq. 35-26).
Un esempio è utile a chiarire il concetto.
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Esempio
Una lamina composita unidirezionale fibra di vetro–resina epossidica, è soggetta ad uno stato
tensionale monoassiale σx=100MPa, formante un angolo di 30° con la direzione longitudinale,
come indicato in Figura 5.
Si calcolino le componenti di deformazione nel riferimento cartesiano x-y essendo note le 4 costanti
elastiche indipendenti: EL= 42 GPa, ET=14 GPa, GLT=7 GPa e νLT=0.25.
ET 14
ν TL = ν LT = 0.25 = 0.08 (49)
EL 42
cioè:
σ L 3 / 4 1/ 4 − 3 / 2 100 75
σ = 1 / 4 3/ 4
3 / 2 0 MPa = 25 MPa (51)
T
τ LT 3 / 4 − 3 / 4 1 / 2 0 43
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1 ν LT 1 0.25
− 0 − 0
42
ε L EL EL σ L 0.25
42
75 0.0016
ε = − ν LT 1
0 σ T = 10 −3 −
1
0 25 = 0.0013
(52)
T E ET 42 14
γ LT
1 τ LT 1 43 0.0062
L
0
0 0 0
7
G LT
cioè:
ε x 3/ 4 1/ 4 3 / 2 0.0016 0.0042
ε y = 1/ 4 3 / 4 − 3 / 2 0.0013 = − 0.0013 (54)
γ xy / 2 − 3 / 4 3/4 1 / 2 0.0031 0.0014
La (54) mostra come l’applicazione di un carico monoassiale in una generica direzione diversa dalle
direzioni principali del materiale produce anche uno scorrimento nel piano della lamina.
Dai risultati ottenuti è possibile calcolare il modulo di Young esibito dal materiale in direzione x
nonché il coefficiente di Poisson νxy.
Si ha:
σx 100
Ex = = MPa = 23.58 GPa
ε x 0.0042
(55-56)
ε y 0.0013
ν xy =− = = 0.30
ε x 0.0042
Si noti che il modulo di Young è compreso tra i due moduli principali mentre il coefficiente di
Poisson è esterno al range definito dai due coefficienti di Poisson principali. È questo un risultato
piuttosto generale: il modulo di Young di una lamina composita varia generalmente tra i due
estremi costituiti dai moduli nelle due direzioni principali, mentre il coefficiente di Poisson può
assumere valori esterni all’intervallo individuato dai due coefficienti principali.
Inoltre, a differenza di quanto accade per i materiali isotropi, per gli anisotropi il coefficiente di
Poisson può essere anche superiore a 0.5.
A titolo d’esempio in Figura 6 è rappresentato l’andamento del modulo di Young, del modulo
trasversale e del coefficiente di Poisson al variare della direzione θ considerata per una lamina
unidirezionale in fibra di vetro-resina epossidica.
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Si vede come il modulo di Young subisce un rapido abbassamento per piccoli disallineamenti
carico-materiale: tale situazione, quindi, va tenuta debitamente sotto controllo in esercizio e/o nella
produzione dei manufatti.
Figura 6 – Andamento delle costanti elastiche con la direzione per lamina glass-epoxy.
Nella Figura 6 è pure riportato l’andamento dei rapporti mx e my tra lo scorrimento γxy e le
deformazioni longitudinali (σx/EL) e trasversale (σy/EL) prodotte dallo stesso carico σ allineato con
la direzione longitudinale e trasversale rispettivamente:
γ xy E E E E
mx = − = sin 2θ ν LT + L − L − cos 2 θ 1 + 2ν LT + L − L
(σ x / E L ) ET 2G LT ET G LT
(57-58)
γ xy E E E E
my = − = sin 2θ ν LT + L − L − sin 2 θ 1 + 2ν LT + L − L
(σ y / E L ) ET 2G LT ET G LT
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come mostra la seguente figura riportante l’andamento delle costanti elastiche al variare della
direzione per una lamina ortotropa bilanciata in fibra di vetro-resina epossidica.
I due rapporti mx e my si annullano infatti oltre che in corrispondenza delle direzioni delle fibre,
anche in corrispondenza delle direzioni a ±45°.
Figura 7 – Andamento delle costanti elastiche con la direzione per lamina ortotropa bilanciata glass-epoxy.
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2.1. INTRODUZIONE
L’uso di semplici lamine con rinforzo unidirezionale risulta insoddisfacente nella maggior parte
delle applicazioni ingegneristiche a causa della bassissima resistenza e rigidezza in direzione
trasversale. La resistenza e la rigidezza trasversale di una lamina unidirezionale, infatti, strettamente
dominate da resistenza e rigidezza della matrice, risultano in genere insufficienti ad assicurare,
anche in presenza di limitati (trascurabili) carichi trasversali, l’assenza di fenomeni di
danneggiamento, la stabilità di forma e l’integrità dei manufatti.
Questo inconveniente è superato ricorrendo ai laminati compositi costituiti da n lamine con rinforzo
unidirezionale orientate in modo da soddisfare le varie esigenze di progetto quali, in particolare,
resistenza e rigidezza.
Per la corretta progettazione di un laminato composito è necessario conoscere le relazioni che
intercorrono, per dato tipo di lamine e sequenza di impacchettamento, tra le caratteristiche
meccaniche delle lamine e quelle del laminato ottenuto. Sotto alcune ipotesi semplificative, tali
relazioni sono individuate dalla cosiddetta Teoria classica dei laminati.
Figura 8 – Sezione non deformata e deformata di laminato di piccolo spessore: notazione generale.
L’ipotesi è generalmente ben soddisfatta dai laminati compositi commerciali essendo lo spessore
dell’adesivo utilizzato molto piccolo rispetto alle dimensioni delle lamine. Inoltre, in un laminato di
spessore piccolo rispetto alle altre dimensioni,le ipotesi 2 e 3 sono soddisfatte nelle zone lontane dai
carichi applicati e dai bordi.
Sotto queste ipotesi, considerando un generico segmento rettilineo ortogonale al piano medio ed
indicando con u0, v0 ed w0 le componenti lungo x,y, e z dello spostamento subito dal punto
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appartenente al piano medio del laminato (Figura 8), si ha allora che lo spostamento u lungo x
subito dal generico punto del segmento distante z dal piano medio è dato da:
u ( z ) = u 0 − αz (59)
essendo α la rotazione subita dal segmentino considerato. Tenendo conto delle ipotesi fatte, tale
rotazione è legata allo spostamento lungo z dalla relazione:
∂w ∂w0
α ( z) = = (60)
∂x ∂x
∂w0
u( z) = u0 − z (61)
∂x
∂w0
v( z ) = v0 − z (62)
∂y
Utilizzando le equazioni di congruenza, per le deformazioni nel piano x-y si ottengono le seguenti
espressioni:
∂u ∂u 0 ∂2w
xε = = − z = ε x0 + zk x
∂x ∂x ∂x 2
∂v ∂v0 ∂2w
ε
y = = − z = ε y0 + zk y (63-65)
∂y ∂y ∂y 2
∂u ∂v ∂u 0 ∂v0 ∂2w
γ xy = + = + − 2z = γ xy0 + zk xy
∂y ∂x ∂y ∂x ∂x∂y
avendo indicato con kx, ky e kxy, le curvature del piano medio del laminato nel piano x-z,y-z e x-y.
Le (63-65) possono essere scritte in forma matriciale come:
ε x ε x0 kx
0
ε y = ε y + z k y (66)
γ xy γ xy0 k xy
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σ x ε x ε x0 kx
[]
~ ~
[] 0
[]
~
σ y = E k ε y = E k ε y + z E
k ky (67)
τ xy γ xy γ xy0 k xy
[]
~
Tenuto conto che la matrice E k varia da una lamina all’altra dipendendo oltre che dalle peculiari
caratteristiche della lamina anche dal relativo orientamento, in virtù delle (67) si ha che a differenza
delle deformazioni le tensioni hanno un andamento lineare nella generica sezione del laminato, ma
presentano in genere dei salti passando da una lamina all’altra.
L’andamento è invece lineare all’interno di ciascuna lamina. A titolo d’esempio la figura seguente
mostra l’andamento qualitativo di una possibile distribuzione delle tensioni in un laminato costituito
da tre lamine sovrapposte.
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Da ovvie considerazioni di equilibrio, per le componenti cartesiane dello sforzo normale (per unità
di larghezza) si ha:
h/2
Nx = ∫σ
−h / 2
x dz
h/2
(68-69)
Ny = ∫σ
−h / 2
y dz
h/2
Txy = ∫τ
−h / 2
xy dz (70)
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h/2
Mx = ∫σ
−h / 2
x zdz
h/2
(71-72)
My = ∫σ
−h / 2
y zdz
h/2
M xy = ∫τ
−h / 2
xy zdz (73)
N x h / 2 σ x σ x ε x0 kx
n hk
[] []
n hk
~ 0 ~
N y = ∫ σ y dz = ∑ ∫ σ y dz = ∑ ∫ E k ε y + z E k k y dz =
k =1 hk −1
Txy − h / 2 τ xy k =1 hk −1
τ xy γ xy0 k xy
ε 0 k
n ~ x0 n ~ hk x
[] []
hk
= ∑ E k ∫ dz
ε + ∑ E k zdz k =
∫ y (74)
k =1 0y k =1
hk −1 γ hk −1 k
xy xy
ε x
0
kx
0 n ~ hk2 − hk2−1
n
= ∑ []
~
[]
E k (hk − hk −1 ) ε y + ∑ E k k y .
k =1 0 k =1 2 k
γ
xy xy
Ponendo quindi:
k =1 k =1
(75-76)
[B] = ∑ [ ]
~ h −h
[] []
n 2 2
n ~ h + hk −1 n
~
E k
k k −1
=∑ E k s k k = ∑ E k sk z k
2 2
k =1 k =1 k =1
si ha così:
N x ε x0 kx
0
N y = [A] ε y + [B ] k y (77)
Txy γ xy0 k xy
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ANALISI DELLA LAMINA ORTOTROPA E TEORIA CLASSICA DEI LAMINATI
(APPUNTI PREPARATI DALL’ING. PHD ROSARIO PECORA)
( ) (h ( )
n n
~ ~
Aij = ∑ Eij k k − hk −1 ) =∑ Eij k s k
k =1 k =1
(78-79)
~ h − hk −1 n ~
( ) ( )
n 2 2
Bij = ∑ Eij k k =∑ Eij k s k z k
k =1 2 k =1
M x h / 2 σ x σ x ε x0 kx
n hk
[] []
n hk
~ 0 ~
M y = ∫ σ y zdz = ∑ ∫ σ y zdz = ∑ ∫ z E ε + k k y dz =
2
k y z E
k =1 hk −1
M xy − h / 2 τ xy k =1 hk −1
τ xy γ xy
0 k xy
ε
0
k
n ~ hk x0 n ~ hk 2 x
k =1
[]
0
[]
= ∑ E k ∫ zdz ε y + ∑ E k ∫ z dz k y =
(80)
hk −1 γ k =1 hk −1 k
xy xy
ε x0 kx
0 n ~ hk3 − hk3−1
[]
~ h −h
[]
n 2 2
= ∑ E k k k −1
ε y + ∑ E k
k y .
k =1 2 k =1 3
γ 0 k
xy xy
Ponendo quindi:
[D] = ∑ [E~ ]k hk
n
3
− hk3−1
(81)
3
k =1
si ha così:
Mx ε x0 kx
0
M y = [B ] ε y + [D ] k y (82)
M xy γ xy0 k xy
~ h 3 − hk3−1
( )
n
Dij = ∑ Eij k k (83)
k =1 3
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[ N ] [ A] [ B ] [ε 0 ]
[ M ] = [ B ] [ D] (84)
[k ]
con
N x Mx ε x0 kx
0
[ N ] = N y ; [ M ] = M y ; [ε ] = ε y ; [k ] = k y ;
0
Txy M xy γ xy0 k xy
che rappresenta l’equazione costitutiva del laminato. Le matrici [A], [B] e [D] prendono il nome di
matrice di rigidezza estensionale, di accoppiamento e di rigidezza flessionale.
La (77) mostra che, similmente a quanto accade in una singola lamina unidirezionale in cui uno
sforzo normale semplice produce in genere oltre che una deformazione normale anche uno
scorrimento e viceversa uno sforzo di taglio produce oltre che uno scorrimento anche una
deformazione normale, in un laminato uno sforzo normale o un taglio producono in genere oltre
che una deformazione nel piano anche una curvatura flessionale e/o torsionale del piano medio.
Analogamente la (82) mostra che un momento flettente o torcente produce oltre che una
corrispondente curvatura, anche deformazioni e scorrimenti nel piano medio del laminato.
Si osservi che tale accoppiamento è legato esclusivamente alle diverse caratteristiche meccaniche
delle varie lamine ed alla sequenza di impacchettamento e non alla anisotropia di queste.
La matrice di accoppiamento [B] infatti è non nulla anche in presenza di lamine in materiale
isotropo come si verifica ad esempio nelle strisce bimetalliche solitamente usate come dispositivi di
controllo della temperatura.
~
[]
Si osservi infine che le matrici [A],[B] e [D] sono, come le matrici E k da cui dipendono, legate al
particolare riferimento cartesiano considerato.
Conseguentemente, così come l’accoppiamento tra deformazioni normali e scorrimenti per una
lamina varia con la direzione, per un laminato l’accoppiamento tra deformazioni normali e
curvature varia con la direzione del carico.
In altre parole in uno stesso laminato possono esistere riferimenti in cui la matrice [B] risulta
identicamente nulla.
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0°\0°\+45°\-45°\-45°\+45°\0°\0°
[02/±45]s.
Nel caso in cui il laminato è ottenuto ripetendo m volte una sequenza di n lamine, allora la sua
indicazione può essere semplificata indicando tra parentesi tonde la sequenza e mettendo m come
pedice. Per esempio un laminato costituito da una sequenza di 5 lamine :
0°\0°\+45°\-45°\90°
[(02/±45/90)10]s.
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Ovviamente è possibile costruire un laminato che presenta disaccoppiamento tra sforzo normale e
scorrimento e sia al tempo stesso simmetrico (disaccoppiamento tra sforzi normali o taglio e
curvature). Basta a tal fine disporre le lamine in modo tale che la metà superiore (inferiore) del
laminato sia costituita da lamine che soddisfano da sole la condizione A13=A23=0, cioè ad una
lamina con orientamento θ corrisponda una lamina con orientamento -θ , e che la parte del piano
inferiore (superiore) del laminato sia simmetrica di quella superiore (inferiore) rispetto al piano
medio. È importante osservare che, similmente a quanto succede in una lamina ortotropa, il
disaccoppiamento tra deformazioni normali e scorrimenti (A13=A23=0) dipende dalla direzione di
applicazione del carico, cioè dal riferimento considerato. Così come per la lamina unidirezionale,
per la quale il disaccoppiamento si verifica solo se il carico agisce lungo gli assi principali, per il
laminato ciò si verifica solo se il carico agisce lungo gli assi x-y per cui risulta A13=A23=0.
In altre parole gli assi x-y per cui risulta A13=A23=0 costituiscono in pratica gli assi principali del
laminato.
~ ~
Con riferimento alla espressione analitica dei termini E13 ed E 23 , considerando un nuovo
riferimento cartesiano x’-y’ ruotato di un angolo α (diverso da 0° e 90°) rispetto al riferimento
principale x-y, si ha infatti:
~ ~
E13 (θ − α ) ≠ − E13 (− θ − α ) (87)
~ ~
E 23 (θ − α ) ≠ − E 23 (− θ − α ) (88)
A titolo di esempio il laminato simmetrico citato al punto precedente costituito da 8 lamine tutte
uguali orientate secondo lo schema [02/±45]s è un laminato per cui risulta anche A13=A23=0.
La sequenza di impacchettamento, come osservato, non ha alcuna importanza e pertanto, fermo
restando l’orientamento di ogni lamina, essa può essere variata per il soddisfacimento di ulteriori
esigenze di processo o di produzione.
Laminati simmetrici con A13=A23=0 sono detti comunemente laminati ortotropi in quanto
ammettono, come la lamina ortotropa, tre piani (x-y-z) di simmetria mutamente ortogonali.
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Con opportuno orientamento delle lamine si può ottenere un laminato simmetrico quasi isotropo che
rispetti pure le condizioni di disaccoppiamento viste ai capitoli precedenti. Per esempio è tale un
laminato simmetrico costituito da 12 lamine disposte secondo lo schema [(±30/±90/±30)6]s. La metà
del laminato è infatti costituita da 6 lamine angolarmente equispaziate di 60° ed inoltre le lamine
adiacenti hanno -a coppia- orientamento opposto cosicché soddisfano anche le altre sopra esposte
condizioni di disaccoppiamento (A13=A23=0, D13=D23=0).
Laminati [0/±60] e [0/±45/90] sono laminati anche essi quasi isotropi; il primo non è simmetrico
mentre il secondo lo è ma non rispetta le altre condizioni di disaccoppiamento. Nella pratica
costruttiva i laminati quasi isotropi non sono molto utilizzati in quanto, come più volte osservato, lo
sfruttamento ottimale dei compositi si basa proprio sullo sfruttamento della anisotropia di questi che
consente di orientare opportunamente le lamine in modo da avere la massima resistenza nella
direzione delle massime sollecitazioni.
Il concetto di laminato quasi isotropo è comunque utile per la previsione delle proprietà
caratteristiche (rigidezza e resistenza) di compositi a fibra corta con orientamento random.
Le proprietà di tali compositi possono per esempio essere bene approssimate considerando il
semplice laminato [0°/±60].
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N x ε x0 kx
0
N y = [A] ε y + [B ] k y (77)
Txy γ xy0 k xy
Mx ε x0 kx
0
M y = [B ] ε y + [D ] k y (82)
M xy γ xy0 k xy
Risolvendo la prima rispetto alle deformazioni nel piano e la seconda rispetto alle curvature si ha:
ε x0 N x kx
0 −1
ε y = [A] N y − [A] [B ] k y
−1
(89)
γ xy0 Txy k xy
kx Mx ε x0
−1 0
k y = [D ] M y − [D ] [B ] ε y .
−1
(90)
k xy M xy γ xy0
kx Mx N x kx
−1
k y = [D ] M y − [D ] [B ][A] N y + [D ] [B ][A] [B ] k y .
−1 -1 −1 -1
(91)
k xy M xy Txy k xy
(92)
[G ] = {[I ] − [D]−1 [B][A]−1 [B]} [D]−1
−1
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si ha:
kx N x Mx
k y = [F ] N y + [G ] M y . (93)
k xy Txy M xy
ε x0 N x Mx
0
ε y = [A] {[I ] − [B ][G ]} N y − [A] [B ][F ] M y
−1 −1
(94)
γ xy0 Txy M xy
la quale ponendo:
[ε 0 ] [ H ] [ L] [ N ]
= (97)
[k ] [ F ] [G ] [ M ]
con:
N x Mx ε x0 kx
0
[ N ] = N y ; [ M ] = M y ; [ε ] = ε y ; [k ] = k y ;
0
Txy M xy γ xy0 k xy
riferimento cartesiano mediante la (8), quindi ruotare queste nel riferimento principale della lamina
mediante la matrice di rotazione e calcolare infine le tensioni nel riferimento principale della lamina
mediante le equazioni costitutive della lamina ortotropa (eq. (8) del paragrafo 1.2).
ε t = α ∆t (98)
Per un materiale anisotropo, in particolare, la deformazione subita varia con la direzione essendo il
coefficiente di dilatazione, come le altre caratteristiche termo-meccaniche, variabile con la
direzione. Per un materiale ortotropo, come una lamina composita con rinforzo unidirezionale, si
hanno due coefficienti di dilatazione termica lineare, αL e αT rispettivamente in direzione
longitudinale e trasversale. Tenendo conto che, per ovvie considerazioni di simmetria, una
variazione di temperatura non produce distorsioni nel riferimento principale, le deformazioni
principali conseguenti ad una variazione di temperatura sono date da:
(ε L )t = α L ∆t εL α L
ε = ∆t α
(ε T )t = α T ∆t ⇒ T T (99)
(γ ) = 0 γ LT t 0
LT t
εx εL α L
ε y = [T ] ε T = ∆t [T ]α T (100)
γ xy / 2 γ LT / 2 t 0
t
αx α L
α y = [T ]α T (101)
α xy / 2 0
ε x α x
ε y = ∆t α y (102)
γ xy α xy
t
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essendo per la (101), tenuto conto della espressione della matrice di rotazione:
α x = α L cos 2 θ + α T sin 2 θ
α y = α L sin θ + α T cos θ
2 2
(103-105)
α = 2(α − α )sin θ cos θ
xy L T
Dalla (105) si vede come, contrariamente a quanto avviene in un isotropo, in un anisotropo una
variazione di temperatura produce in un qualunque riferimento cartesiano diverso da quello
principale (θ=0°, θ=90°) oltre che dilatazioni anche scorrimenti.
Noti i due coefficienti di dilatazione termica lineare αL e αT, la (102) permette di valutare le
deformazioni che una lamina libera subirebbe a seguito di una variazione di temperatura ∆t. A tali
deformazioni (dilatazioni) non corrispondono in scala macroscopica tensioni termiche se la lamina è
libera di deformarsi . Si hanno soltanto tensioni interne dovute alla diversa dilatazione di fibra e
matrice. Se la lamina invece appartiene ad un laminato allora questa non è completamente libera di
deformarsi essendo le deformazioni termiche parzialmente impedite dalle altre lamine del laminato
che presentano nella stessa direzione caratteristiche termo-meccaniche diverse a causa del diverso
orientamento. In altre parole la presenza delle altre lamine induce nella generica lamina una
deformazione meccanica εm pari alla differenza fra la deformazione effettiva ε e la deformazione
termica εt. Tenendo conto della teoria classica de laminati si ha quindi:
ε x ε x ε x ε x0 kx α x
0
ε y = ε y − ε y = ε y + z k y − ∆t α y (106)
γ xy 0 k xy α xy
m γ xy γ xy t γ xy
Alle deformazioni meccaniche della lamina sono associate, tramite le equazioni costitutive, le
corrispondenti tensioni termiche:
σ x ε x ε x0 kx α x
[]
~
[]
~ 0 ~
[] ~
[]
σ y = E ε y = E ε y + z E k y − ∆t E α y (107)
τ xy γ xy γ xy0 k xy α xy
t m
Per calcolare quindi le tensioni termiche è necessario valutare le componenti di deformazione del
piano medio del laminato. Queste possono essere valutate tenendo conto che le tensioni termiche, in
assenza di carichi esterni applicati al laminato costituiscono un sistema autoequilibrato con
risultante e momento risultante nullo. Risulteranno pertanto nulle le caratteristiche di sollecitazione
(o sforzi per unità di larghezza del laminato). Dalla definizione di queste ultime nonché delle
matrici [A],[B] e [D], utilizzando la (107) risulta:
N x h / 2 σ x ε x0 kx Φ x 0
0
N y = ∫ σ y dz = [A] ε y + [B ] k y − ∆t Φ y = 0 (108)
Txy − h / 2 τ xy γ xy0 k xy Φ xy 0
t t
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M x h / 2 σ x ε x0 kx Ω x 0
0
M y = ∫ σ y zdz = [B ] ε y + [D ] k y − ∆t Ω y = 0 (109)
M xy − h / 2 τ xy γ xy0 k xy Ω xy 0
t t
avendo posto:
Φx α x
[]
n ~
Φ y = ∑ E k α y s k (110)
Φ xy k =1 α
xy
Ωx α x
[]
n ~
Ω y = ∑ E k α y s k z k (111)
Ω xy k =1 α
xy
Le (108) e (109) permettono, insieme alle (110-111) di definire delle caratteristiche di sollecitazione
termiche apparenti, dette anche forze e momenti termici, che consentono di valutare le deformazioni
termiche del piano medio con formule analoghe a quelle già viste per le sollecitazioni meccaniche.
Si ha:
N x Φx ε x0 kx
0
N y = ∆t Φ y = [A] ε y + [B ] k y (112)
Txy Φ xy γ xy0 k xy
t t t
Mx Ωx ε x
0
kx
M y = ∆t Ω y = [B ] ε + [D ] k y
0
y (113)
M xy Ω xy γ 0 k xy
t xy t t
Le (112-113) mostrano come una variazione di temperatura ∆t induca in un laminato generico sia
sollecitazioni normali che flettenti ovvero, in termini di deformazioni, sia dilatazioni che curvature
e distorsioni. Le curvature del piano medio sono nulle se e solo se il laminato ha [B]=0, cioè se il
laminato è simmetrico. In un laminato non simmetrico pertanto le inevitabili variazioni di
temperatura che si hanno durante il raffreddamento della temperatura di cura (sovente superiori a
100° C) alla temperatura ambiente producono fastidiose distorsioni.
La simmetria elimina le distorsioni ma non le tensioni residue termiche, calcolabili utilizzando
l’equazione generale (4) e quindi l’equazione costitutiva (8).
Le tensioni termiche residue si sommano alle tensioni di esercizio influenzando la resistenza e la
stabilità del laminato. Per una corretta ed accurata progettazione è necessario pertanto tener conto
delle tensioni residue presenti nel laminato.
A rigore, alle tensioni termiche sopra calcolate, dovute essenzialmente al fatto che le dilatazioni
termiche di ciascuna lamina sono parzialmente impedite dalle altre lamine, è necessario aggiungere
le tensioni termiche residue interne che pure si hanno in una lamina libera a causa del diverso
coefficiente di dilatazione termica lineare fra fibra e matrice.
A tal proposito si osserva che, essendo sempre il coefficiente di dilatazione della matrice più grande
di quello delle fibre, il raffreddamento del laminato produce nella matrice una tensione di trazione
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parallela alle fibre ed una tensione di compressione ortogonale alle fibre. Si hanno in pratica per
fibra (f) e matrice (mx) le seguenti tensioni iniziali medie:
σ f = (α L − α f )∆t (114)
σ mx = (α L − α mx )∆t (115)
In un piano ortogonale alle fibre infatti la matrice tende a contrarsi più delle fibre sottoponendo
queste a compressione (la matrice ingloba le fibre e quindi contraendosi le comprime).
Tale tensione di compressione all’interfaccia produce benefici effetti sulla resistenza del laminato in
quanto assicura una buona trasmissione degli sforzi tra fibra e matrice anche in assenza di un buon
incollaggio a causa della presenza di benefiche forze di attrito all’interfaccia fibra-matrice.
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Si consideri un elemento fondamentale di volume della lamina come in Figura A1. Il composito è
sottoposto a deformazione εL nella direzione delle fibre.
La fibra sarà sollecitata con una tensione:
σ f = EfεL
σ m = Emε L
dove Ef e Em indicano rispettivamente i moduli di elasticità normale delle fibre e della matrice.
Figura A1 – Volume elementare di lamina caricato secondo la direzione delle fibre (L)
La sezione di area A del composito (ortogonale al piano di disegno della Figura A1) è soggetta ad
una tensione globale σL tale che:
P = σ L A = σ f A f + σ m Am .
Essendo:
σ L = E Lε L
si ha:
σL Af
+ E m m = E f V f + E mVm = V f (E f − E m ) + E m .
A
EL = = Ef
εL A A
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Questa formulazione del modulo di Young è nota come regola delle misture e rappresenta una
variazione lineare del modulo di Young EL, dal valore Em al valore Ef ,quando Vf passa da 0 a 1
(Figura A2).
Figura A2 – Andamento del modulo di Young EL al variare della percentuale in volume delle fibre
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Il modulo di Young nella direzione T si può valutare considerando lo stesso elemento fondamentale
di volume della lamina, caricato con una sollecitazione σΤ (Figura A3).
Figura A3 – Volume elementare di lamina caricato in direzione ortogonale alle fibre (T)
σT
εm = ,
Em
mentre le fibre sono soggette ad una deformazione
σT
εf = .
Ef
ε T W = V f Wε f + VmWε m
ovvero:
ε T = V f ε f + Vm ε m
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e sostituendo:
σT σT
εT = Vf + Vm .
Ef Em
Essendo:
σT σ T
σ T = ET ε T = ET V f + Vm
Ef E m
σT E f Em E f Em
ET = = =
V f E m + Vm E f V f E m + Vm E f V f (E m − E f ) + E f
σT
E f Em
Figura A4 - Andamento del modulo di Young ET al variare della percentuale in volume delle fibre
Con considerazioni simili si possono ricavare i valori dei coefficienti di Poisson e del modulo
tangenziale:
Gm G f
ν LT = V f ν f + Vmν m ; G LT = .
V f G m + Vm G f
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