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Cynara scolymus - Wikipedia

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Cynara scolymus
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Il carciofo [Cynara cardunculus L. subsp. scolymus (L.) Hegi] una pianta della famiglia delle Asteraceae coltivata in Italia e in altri Paesi per uso alimentare e, secondariamente, medicinale.
Indice 1 Etimologia 2 Descrizione 3 Tassonomia 3.1 Variet 4 Storia 5 Coltivazione 5.1 Coltivazione in Italia 5.2 Avversit 6 Ciclo fenologico 7 Propagazione 8 Principi attivi 9 Usi terapeutici 10 Riferimento artistico 11 Usi culinari 12 Curiosit 13 Galleria 14 Note 15 Bibliograa 16 Voci correlate 17 Altri progetti 18 Collegamenti esterni

Carciofo

Cynara cardunculus subsp. scolymus

Etimologia
La parola carciofo, la cui radice usata per indicare questa pianta nella maggioranza delle lingue indoeuropee, procede dall'arabo al-kharshf.

Descrizione
Il carciofo una pianta erbacea perenne alta no a 1,5 metri, provvista di un rizoma sotterraneo dalle cui gemme si sviluppano pi fusti, che all'epoca della oritura si sviluppano in altezza con una ramicazione dicotomica. Il fusto, come in tutte le piante "a rosetta", molto raccorciato (2-4-cm), mentre lo stelo orale robusto, cilindrico e carnoso, striato longitudinalmente. Le foglie presentano uno spiccato polimorsmo anche nell'ambito della stessa pianta (eterollia). Sono grandi (no a circa 1,5 m in alcune cultivar da seme), oblungo-lanceolate, con lamina intera nelle piante giovani e in quelle prossime ai capolini, pennatosetta e pi o meno incisa in quelle basali. La forma della lamina fogliare inuenzata anche dalla posizione della gemma da cui si sviluppa la pianta. La supercie della lamina verde lucida o verde-grigiastra sulla pagina superiore, mentre nella pagina inferiore verde-cinerea per la presenza di una tta tomentosit. Le estremit delle lacinie fogliari possono esse spinose in alcune variet (Spinoso di Palermo, Spinoso Sardo).

Classicazione Cronquist Dominio Eukaryota Regno Plantae Divisione Magnoliophyta Classe Magnoliopsida Ordine Asterales Famiglia Asteraceae Sottofamiglia Cichorioideae Trib Cardueae Sottotrib Echinopsidinae Genere Cynara Specie C. cardunculus Sottospecie C. c. scolymus Classicazione APG Regno Plantae (clade) Eudicotiledoni (clade) Asteridi (clade) Euasteridi II Ordine Asterales Famiglia Asteraceae Sottofamiglia Carduoideae Trib Cardueae Sottotrib Carduinae Nomenclatura trinomiale Cynara cardunculus scolymus
(L.) Hegi, 1929

Sinonimi Cynara hortensis Mill., 1768 Cynara esculenta Salisb 1796 Cynara cardunculus var. sativa Moris 1840/43 Cynara scolymus var. mutica Vis. 1847 Cynara cardunculus var. scolymus (L.) Fiori 1904

I ori sono riuniti in un capolino (detto anche calatide) di forma sferoidale, conica o cilindrica e di 515 cm di

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diametro, con un ricettacolo carnoso e concavo nella parte superiore. Sul ricettacolo sono inseriti i ori (osculi), tutti con corolla tubulosa e azzurro-violacea e calice trasformato in un pappo setoloso, utile alla dispersione degli acheni tramite il vento (disseminazione anemocora). Nel capolino immaturo l'inorescenza vera e propria protetta da una serie di brattee involucrali strettamente embricate, con apice inerme, mucronato o spinoso, a seconda della variet. Fiori e setole sono ridotti ad una corta peluria che si sviluppa con il procedere della oritura. In piena oritura le brattee divergono e lasciano emergere i ori. La parte edule del carciofo rappresentata dalla base delle brattee e dal ricettacolo, quest'ultimo comunemente chiamato cuore. In Sardegna molto richiesta anche la parte terminale dello scapo orale dalla terzultima o penultima foglia. Il frutto un achenio (spesso chiamato erroneamente "seme") allungato e di sezione quadrangolare, provvisto di pappo. Il colore varia dal marrone pi o meno scuro al grigio con marmorizzazioni brune.

Tassonomia
In questa specie sono stati identicati, con l'ausilio di marcatori molecolari (AFLP, microsatelliti e transposon display), tre differenti taxa[1]: C. cardunculus L. var. sylvestris Lam. (cardo o carciofo selvatico) abbondantemente diffusa allo stato spontaneo nel bacino del mediterraneo centro-occidentale; C. cardunculus L. var. altilis DC. (cardo coltivato o cardo domestico); C. cardunculus L. var. scolymus (L.) Fiori (carciofo).
Capolino di carciofo in piena oritura

Variet
Le variet di carciofo sono classicate secondo diversi criteri. I principali sono i seguenti: In base alla presenza e allo sviluppo delle spine si distingue fra variet spinose e inermi. Le prime hanno capolini con brattee terminati con una spina pi o meno robusta, le inermi hanno invece brattee mutiche o mucronate. In base al colore del capolino si distingue fra variet violette e verdi. In base al comportamento nel ciclo fenologico si distingue fra variet autunnali o riorenti e variet primaverili o unifere. Le prime si prestano alla forzatura in quanto possono produrre capolini nel periodo autunnale e una coda di produzione nel periodo primaverile. Le seconde sono adatte alla coltura non forzata in quanto producono capolini solo dopo la ne dell'inverno. Fra le variet pi famose si annoverano il Brindisino, il "Paestum" (carciofo IGP proveniente dall'omonima citt della magna Grecia di Capaccio-Paestum) Spinoso sardo (coltivato anche in Liguria con il nome di Carciofo spinoso d'Albenga), il Catanese, il Verde di Palermo, la Mammola verde, il Romanesco, il Mazzaferrata di Cupello, il Violetto di Toscana, il Precoce di Chioggia, il Violetto di Provenza, il Violetto di Niscemi. Le variet di maggiore diffusione in passato erano il Catanese, lo Spinoso sardo e il Violetto di Provenza, fra i tipi autunnali forzati, e il Romanesco e il Violetto di Toscana fra quelli primaverili non forzati. Lo Spinoso sardo, una delle variet pi apprezzate nel mercato locale e in alcuni mercati dell'Italia settentrionale ha subito un drastico ridimensionamento dagli anni novanta a causa della ridotta pezzatura media dei capolini e della minore capacit produttiva rispetto ad altre cultivar (Tema, Terom, Macau, ecc.).

Storia
Documentazioni storiche, linguistiche e molecolari sembrano indicare che la domesticazione del carciofo (Cynara scolymus) dal suo progenitore selvatico (Cynara cardunculus) possa essere avvenuta in Sicilia, a partire dal I secolo circa. Proprio in orti familiari della Sicilia centro-occidentale (nei dintorni di Mazzarino) ancora oggi si conserva un'antica cultivar che, sotto il prolo morfo-biologico e molecolare, sembrerebbe una forma di transizione tra il cardo selvatico ed alcune delle variet di carciofo di pi ampia diffusione. La pianta chiamata Cynara era gi conosciuta dai greci e dai romani, ma sicuramente si trattava di selvatico. A quanto sembra le si attribuivano poteri afrodisiaci, e prende il nome da una ragazza sedotta da Giove e quindi trasformata da questi in carciofo.
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Nel secolo XV il carciofo era gi consumato in Italia. Venuto dalla Sicilia, appare in Toscana verso il 1466. La tradizione dice che fu introdotto in Francia da Caterina de' Medici, la quale gustava volentieri i cuori di carciofo. Sarebbe stata costei che lo port dall'Italia alla Francia quando si spos con il re Enrico II di Francia. Luigi XIV era pure un gran consumatore di carcio. Gli olandesi introdussero i carcio in Inghilterra: abbiamo notizie che nel 1530 venivano coltivati nel Newhall nell'orto di Enrico VIII. I colonizzatori spagnoli e francesi dell'America introdussero il carciofo in questo continente nel secolo XVIII, rispettivamente in California e in Louisiana. Oggi in California i cardi sono diventati un'autentica piaga, esempio tipico di specie aliena invasiva in un habitat in cui non si trovava precedentemente.

Coltivazione
La produzione mondiale del carciofo, secondo la FAO[2], nel 2011 stata superiore a 1,5 milioni di tonnellate, di cui oltre il 60% nell'area mediterranea. Di fatto i carcio si coltivano soprattutto in Italia, Egitto e Spagna. Negli Stati Uniti d'America la maggior produzione di carcio si ha nello Stato della California, e all'interno della California la contea di Monterey concentra pi dell'80% del totale. Da qualche anno, a causa di un'epidemia degli asparagi, nelle terre nuove del progetto Chavimochic del Per si cominci a coltivare il carciofo con il ne di esportarlo ai paesi europei, facendo del Per il quarto produttore mondiale. Una resa tipica della coltivazione di 100 quintali per ettaro.

Coltivazione in Italia
L'Italia detiene il primato mondiale nella produzione di questo ortaggio (pari a circa il 30%). Le zone di maggiore produzione sono la Sicilia (Piana di Gela e Piana di Catania), Sardegna e Puglia.[3]

Avversit

Ciclo fenologico
Il carciofo una tipica pianta degli ambienti mediterranei. Il suo ciclo naturale autunno-primaverile: alle prime piogge autunnali le gemme del rizoma si risvegliano ed emettono nuovi getti. I primi capolini sono emessi verso la ne dell'inverno, a partire dal mese di febbraio. In tarda primavera la pianta va in riposo con il disseccamento di tutta la parte aerea. Nelle zone pi calde delle regioni mediterranee il carciofo viene coltivato con una tecnica di forzatura che ha lo scopo di anticipare al periodo autunnale la produzione di capolini. La tecnica consiste nel forzare il risveglio nel corso dell'estate: dai rizomi di una coltura precedente si prelevano le gemme, dette Piantagione di carcio in Bretagna, vicino a Pleubian ovuli, e dopo una fase di pregermogliamento sono messi a dimora dalla seconda met di giugno in poi, facendo seguire un'irrigazione copiosa. In questo modo l'attivit vegetativa ha inizio in piena estate, con differenziazione a ore nel mese di settembre e produzione dei capolini di primo taglio nei mesi di ottobre e novembre. La forzatura del carciofo produce risultati solo nelle cultivar riorenti, e in ogni modo causa di situazioni di stress biologico che deprimono la longevit della carciofaia. Per questo motivo le carciofaie forzate sono condotte in coltura annuale, biennale o triennale. Dopo il secondo o terzo anno la percentuale di diradamento tale da rendere economicamente pi vantaggioso il reimpianto della carciofaia.

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Propagazione
Il carciofo si pu propagare sia per via sessuata, con la riproduzione da seme, sia per via vegetativa sfruttando la sua naturale predisposizione ad emettere nuove piante dalle gemme del rizoma. La riproduzione da seme, pur essendo tecnicamente attuabile, non ha alcuna utilit pratica per le cultivar italiane: a causa del forte grado di eterozigosi delle nostre variet, le piante nate da seme avrebbero caratteri completamente diversi ed eterogenei rispetto allo standard varietale. La propagazione vegetativa tradizionale segue metodi diversi secondo il tipo di ciclo colturale, ma si riconducono a due tipi: la propagazione per ovoli e quella per carducci. Gli ovoli sono porzioni di rizoma ingrossate provviste di una o pi gemme. La propagazione per ovoli si pratica con il prelievo, all'inizio dell'estate, dei rizomi dalle vecchie carciofaie. Da questi vengono separati gli ovoli, messi a pregermogliare per uno o due giorni e poi messi a dimora in un periodo che va dalla seconda met di giugno no agli inizi di agosto. L'epoca di "semina" correlata all'epoca del raccolto del primo taglio. I carducci sono i polloni basali emessi dal rizoma delle piante di oltre un anno d'et nelle prime fasi vegetative. Fra le operazioni colturali che si praticano durante la fase vegetativa prevista la scarducciatura, ossia il diradamento della coltura con l'eliminazione dei polloni in quanto sottraggono risorse nutritive alla pianta a scapito delle rese qualitative della produzione. I polloni asportati possono essere messi a dimora in autunno per impiantare una carciofaia poliennale che dar la prima produzione al secondo anno d'impianto. Le colture ottenute da ovoli iniziano il loro ciclo in piena estate e sono pertanto in grado di produrre capolini gi nell'autunno successivo o nella primavera successiva. Questa tecnica di propagazione pertanto utilizzata per le variet autunnali o riorenti in coltura forzata. Le colture ottenute da carducci iniziano il loro ciclo in autunno inoltrato e poich la pianta non riesce ad acquisire una sufciente vigoria l'impianto nalizzato a dare la prima produzione al secondo anno. Questa tecnica si adotta pertanto per le variet primaverili in coltura non forzata. La propagazione vegetativa ha il pregio di trasmettere il genotipo delle piante madri alle piante propagate, permettendo il mantenimento dello standard varietale. Ha per lo svantaggio di trasmettere le virosi accumulate, che sono una delle principali cause che riducono la longevit di una carciofaia. Per migliorare lo stato tosanitario delle colture si pu ricorrere a piante ottenute da micropropagazione. Questa tecnica consiste in una moltiplicazione in vitro con l'espianto dei meristemi apicali dagli apici vegetativi delle piante. I meristemi prelevati, detti espianti, essendo composti da cellule embrionali possono rigenerare un'intera pianta se opportunamente trattati (coltivazione in vitro su substrati nutritivi in cella climatica). Il principio su cui si basa la micropropagazione risiede nel fatto che le cellule vegetali embrionali, essendo in fase di moltiplicazione, non sono infettate dai virus, pertanto le piante micropropagate sono risanate, ossia esenti da virus. In realt la sicurezza del risanamento dipende dall'et delle cellule prelevate: le cellule effettivamente sane sono quelle del cono vegetativo, che rappresentano una porzione minima del meristema apicale, mentre all'aumentare della distanza dall'apice meristematico aumenta la probabilit che la cellula sia infettata dai virus. Con espianti di dimensioni ridotte aumenta la percentuale di risanamento delle piante micropropagate, per contro si riduce la percentuale di attecchimento. Un congruo compromesso si raggiunge prelevando espianti di dimensioni dell'ordine di mezzo millimetro. Le colture ottenute da piante micropropagate presentano, almeno nei primi anni, un migliore stato tosanitario che si manifesta con una maggiore vigoria e, di riesso, una pi elevata produttivit. La micropropagazione presenta per contro degli svantaggi: Le colture micropropagate sono pi suscettibili alle avversit ambientali, pertanto il mantenimento dello stato tosanitario richiede cure colturali pi attente. La micropropagazione una tecnica costosa perch la prima fase richiede l'impiego di attrezzature di laboratorio e tecnici altamente specializzati. Il materiale micropropagato pertanto molto pi costoso di quello tradizionalmente usato, che in sostanza materiale di scarto il cui costo essenzialmente legato alla manodopera richiesta per il prelievo. Le piante micropropagate danno produzioni qualitativamente differenti da quelle micropropagate quando allo standard varietale contribuisce la base genetica dei virus latenti integrati nel DNA dell'ospite. Questo fenomeno si riscontrato ad esempio nello Spinoso sardo, che con la micropropagazione perde in modo signicativo parte delle propriet organolettiche.

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Principi attivi
Dopo l'acqua, il componente principale dei carcio sono i carboidrati, tra i quali si distinguono l'inulina e le bre. I minerali principali sono il sodio, il potassio, il fosforo e il calcio. Tra le vitamine prevale la presenza di B1, B3, e piccole quantit di vitamina C. Pi importante per spiegare le attivit farmacologiche degli estratti di carciofo la presenza di un complesso di metaboliti secondari caratteristici: Derivati dell'acido caffeico: tra gli altri acido clorogenico, acido neoclorogenico, acido criptoclorogenico, cinarina. Flavonoidi: in particolare rutina. Lattoni sesquiterpenici: tra gli altri cinaropicrina, deidrocinaropicrina, grosseimina, cinaratriolo.

Usi terapeutici
La cinarina sembra avere effetti colagoghi. Gli estratti di carciofo hanno mostrato in studi clinici di migliorare la coleresi e la sintomatologia di pazienti sofferenti da dispepsia e disturbi funzionali del fegato. La cinarina ha mostrato di essere efcace come rimedio ipolipidemizzante in vari studi clinici. La cinarina ha anche effetti coleretici, sembra cio stimolare la secrezione di bile da parte delle cellule epatiche e aumentare lescrezione di colesterolo e di materia solida nella bile. I derivati dell'acido caffeico in genere mostrano effetti antiossidanti ed epatoprotettivi. La Cinarina anche ipocolesterolemizzante, tramite l'inibizione della biosintesi del colesterolo e l'inibizione dell'ossidazione del colesterolo LDL. Diminuisce inoltre il quoziente beta/alfa delle lipoproteine ed ha effetti diuretici, anche ingerito sotto forma di tisana realizzata con le foglie[4]. La medicina naturale e la toterapia usano il carciofo nel trattamento dei disturbi funzionali della cistifellea e del fegato, delle dislipidemie, della dispepsia non inammatoria e della sindrome dell'intestino irritabile. Lo utilizza inoltre, per il suo sapore amaro, in caso di nausea e vomito, intossicazione, stitichezza e atulenza. La sua attivit depurativa (derivata dall'azione su fegato e sistema biliare e sul processo digestivo) fa s che venga usata per dermatiti legate ad intossicazioni, artriti e reumatismi. L'attivit dei principi amari sull'equilibrio insulina/glucagone ne indica la possibile utilit come supporto in caso di iperglicemia reattiva o diabete incipiente, e l'effetto dei principi amari sulla secrezione di fattore intrinseco ne indica un possibile utilizzo in caso di anemia sideropenica.

Riferimento artistico
Nella pittura europea rinascimentale, il carciofo rappresentato in diversi quadri tra i quali: L'ortolana di Vincenzo Campi, Cucina di Floris van Schooten, Natura morta di asparagi, carcio, limoni e ciliegie di Blas De Ledesma, L'estate e "Vertumnus" di Arcimboldo... Opera di scultura, appare alla sommit di alcune fontane monumentali collocate a Napoli, Firenze e Madrid.

Usi culinari
Il basso contenuto calorico del carciofo fa s che sia specialmente indicato nelle diete dimagranti. I ori, come quelli del cardo, contengono il lab-fermento (chimosina), che si usa come caglio del latte. La cucina della Liguria valorizza molto questo ingrediente, che, per il fatto di maturare in primavera, diventa in tale periodo il componente base della locale torta pasqualina.

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Specialit della cucina romana sono invece il Carciofo alla Romana (stufato in olio d'oliva, brodo vegetale, prezzemolo, aglio e mentuccia), il Carciofo alla Giudia, (intero e fritto in olio di oliva) il Fritto di Carcio in pastella e l'insalata di carcio (crudi a lamelle).

Curiosit
Marilyn Monroe fu nel 1949 la prima "Regina del Carciofo" (Artichoke Queen) nel "Festival del Carciofo" (Artichoke Festival) che tutti gli anni a partire da quell'anno si celebra a Castroville in California. Pablo Neruda, Premio Nobel per la Letteratura nel 1971, scrisse il poema Oda a la Alcachofa ("Ode al carciofo"), che parte della raccolta Odas Elementales.
Rappresentazione sculturale, Fontana del Carciofo (particolare) a Napoli

Galleria

Torta pasqualina

Cottura carcio stufati al verde

Mazzo di carcio romaneschi all'esterno di un ristorante, nel centro citt di Roma.

Carciofo con spine evidenti

Carcioni sott'olio

Carciofo alla giudia

Note
1. ^ Sonnante G., De Paolis A., Lattanzio V., Perrino P., op. cit. 2. ^ Faostat (http://faostat3.fao.org/faostat-gateway/go/to/browse/Q/QC/E) 3. ^ Produzione e commercializzazione del carciofo - CARCIOFIAMO Il portale dei carcio siciliani (http://www.carcioamo.it/carciofo-siciliano/produzione-commercializzazione-carciofo.htm) 4. ^ Come riciclare le foglie del carciofo, anche come tisana puricante - Foglie carciofo- Tisana puricante- ricette- dado vegatale- erbe aromatiche- cipolla- pomodoro- basilic... (http://www.stilenaturale.com/news/1657/Come-riciclare-le-fogliedel-carciofo-anche-come-tisana-puricante.html)

Bibliograa
Acquadro A.; et al. (2005). Development and characterisation of microsatellite markers in Cynara cardunculus. L. Genome 48 (2): 217-225.

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Comino C.; et al. (2007). Isolation and functional characterization of a cDNA coding a hydroxycinnamoyltransferase involved in phenylpropanoid biosynthesis in Cynara cardunculus. L. BMC Plant Biology 7: 14. De Paolis A.; et al. (2008). Characterization and differential expression analysis of artichoke phenylalanine ammonia-lyase coding sequences. Physiologia Plantarum 132: 33-43. Lanteri S.; et al. (2004). Amplied fragment length polymorphism for genetic diversity assessment in globe artichoke. Theoretical and Applied Genetics 108 (8): 1534-1544. Mauro R.; et al. (2009). Genetic diversity of globe artichoke landraces from Sicilian smallholdings:implications for evolution and domestication of the species. Conservation Genetics 10: 431-440. Mauro R.P.; et al. (2012). Genotypic and bio-agronomical characterization of an early Sicilian landrace of globe artichoke. Euphytica 186: 357-366. Pignone D.; Sonnante G. (2004). Wild artichokes of south Italy: did the story begin here?. Genetic Resources and Crop Evolution 51: 577-580. Portis E.; et al. (2005). Genetic structure of island populations of wild cardoon [Cynara cardunculus L. var. sylvestris (Lamk) Fiori] detected by AFLPs and SSRs. Plant Science 169 (1): 199-210. Sonnante G.; et al. (2007). On the origin of artichoke and cardoon from the Cynara gene pool as revealed by rDNA sequence variation. Genetic Resources and Crop Evolution 54: 483495. Sonnante G.; et al. (2002). Genetic variation in wild and cultivated artichoke revealed by RAPD markers. Genetic Resources and Crop Evolution 49: 247-252. Sonnante G.; Carluccio A.V., De Paolis A., Pignone D. (2008). Identication of artichoke SSR markers: molecular variation and patterns of diversity in genetically cohesive taxa and wild allies. Genetic Resources and Crop Evolution 55: 1029-1046. Sonnante G.; De Paolis A., Pignone D. (2004). Relationships among artichoke cultivars and some related wild taxa based on AFLP markers. Plant Genetic Resources: Characterization and Utilization 1: 125-133. Sonnante G.; Pignone D., Hammer K. (2007). The domestication of artichoke and cardoon: from Roman times to the genomic age (http://aob.oxfordjournals.org/content/100/5/1095.full). Annals of Botany 100: 1095-1100.

Voci correlate
Asteraceae Carduus Cynar Torta pasqualina

Altri progetti
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Collegamenti esterni
Tutti i dati del carciofo (http://www.cibo360.it/cgi-bin/db/post_vn1.cgi?CODE=005120) Cynara scolymus (http://thes.bncf.renze.sbn.it/termine.php?id=20270) in Tesauro del Nuovo Soggettario (http://thes.bncf.renze.sbn.it/), BNCF, marzo 2013. Portale Agricoltura Portale Botanica Portale Cucina

Categorie: Asteraceae Ortaggi da foglia Taxa classicati da Linneo | [altre] Questa pagina stata modicata per l'ultima volta il 31 gen 2014 alle 15:11. Il testo disponibile secondo la licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo; possono applicarsi condizioni ulteriori. Vedi le Condizioni d'uso per i dettagli. Wikipedia un marchio registrato della Wikimedia Foundation, Inc.

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