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PER UN METODO LENINISTA NEL RAPPORTO CON LE ELEZIONI

(dal documento Analisi, proposte e programma nella grande crisi capitalista approvato al Secondo Congresso del Partito Comunista dei Lavoratori)

La partecipazione alle elezioni borghesi e la presentazione autonoma dei comunisti sono il riferimento centrale della nostra politica elettorale. Entro un quadro pi generale di padroneggiamento teorico e politico leninista della tattica elettorale, in funzione della costruzione indipendente del nostro partito.

La piena comprensione, teorica e politica, della questione elettorale importante per lorientamento politico dei rivoluzionari e lo sviluppo del proprio progetto indipendente. Anche su questo terreno, come sulle questioni programmatiche pi generali, il leninismo rappresenta per il PCL un riferimento centrale. Non per ripeterne meccanicamente ogni formulazione, ma per assimilarne a fondo il metodo e la scuola. Evitando di riprendere involontariamente posizioni, argomenti, atteggiamenti, contro cui storicamente il marxismo rivoluzionario si formato e forgiato. I comunisti partecipano normalmente alle elezioni borghesi. Lintera tradizione rivoluzionaria comunista ha combattuto aspramente sia lastensionismo di principio, sia pi in generale ogni posizione di disimpegno o sottovalutazione dellimportanza delle scadenze elettorali. E questo non per una ragione elettoralistico istituzionale, ma per la ragione esattamente opposta: la partecipazione ovunque possibile alle elezioni borghesi unoccasione preziosa di propaganda rivoluzionaria tra le masse, di intervento nella lotta di classe, di costruzione del partito rivoluzionario. Tanto pi nel caso di un piccolo partito, che ha lesigenza vitale di estendere la riconoscibilit pubblica del proprio programma nella stessa avanguardia larga della classe ai fini del proprio radicamento e sviluppo. La battaglia del bolscevismo tra il 1907 e il 1910 contro la sua frazione otzovista che contestava l a partecipazione alle elezioni della Duma; la battaglia di Rosa Luxemburg nel 1918 contro il rifiuto dei comunisti tedeschi di partecipare alle elezioni dellAssemblea Costituente; ma soprattutto la forte battaglia di Lenin e della larga maggioranza della terza Internazionale comunista contro le posizioni astensioniste del bordighismo italiano, del Kapd tedesco, del tribunismo olandese (Gorter), hanno avuto questo segno costante. Non si tratta affatto- diceva Lenin- di aderire al parlamentarismo borghese o di attenuare la denuncia della sua natura. Al contrario: si tratta di utilizzare a fondo con tutti i mezzi disponibili la tribuna delle elezioni borghesi- e leventuale elezione di una propria rappresentanza nelle istituzioni borghesi per allargare la denuncia del parlamentarismo e creare le condizioni del suo superamento rivoluzionario: lavorando a sviluppare, anche per questa via, la coscienza politica delle masse. Sotto questo profilo il rapporto dei rivoluzionari con le elezioni esattamente opposto alla logica riformista. Per le sinistre riformiste il terreno elettorale normalmente lambito di concretizzazioni di compromessi istituzionali con i partiti borghesi in vista di ministeri o assessorati. Per i rivoluzionari un terreno di denuncia della borghesia, dei suoi partiti, delle politiche collaborative dei riformisti. Di conseguenza, opposta la valenza e luso di eventuali eletti. Per le sinistre riformiste, gli eletti nelle istituzioni borghesi sono una pedina negoziale del gioco istituzionale. Per i comunisti sono preziosi tribuni del proprio programma rivoluzionario agli occhi del proletariato: e per questo fisiologicamente collocati, per principio e senza eccezioni, allopposizione di ogni governo borghese (nazionale e locale). Per la stessa ragione i comunisti si battono per una legge elettorale coerentemente proporzionale, senza soglie di sbarramento e distorsioni maggioritarie: perch contrappongono il principio della piena rappresentanza democratica al feticcio della governabilit borghese. La battaglia per il proporzionale sar oggetto di una specifica campagna del PCL. La forma normale di partecipazione dei rivoluzionari alle elezioni, quella della presentazione autonoma e alternativa. Nella tradizione rivoluzionaria le elezioni non sono un terreno di fronte unico dazione, ma prevalentemente un terreno di propaganda e presentazione del proprio programma indipendente: non di ci che unisce i rivoluzionari ad altri partiti, ma di ci che li distingue o li contrappone ad essi (siano questi i partiti borghesi, oppure siano, su un versante diverso, partiti di sinistra riformista o centrista). Lindipendenza elettorale dei comunisti, come espressione della loro indipendenza politica e programmatica, un riferimento ricorrente del marxismo rivoluzionario. La presentazione elettorale autonoma dei comunisti rivendicata da Marx nellIndirizzo alla Lega del 1850, contro ogni ipotesi di blocco con la piccola borghesia democratica. E ampiamente rivendicata nella tradizione bolscevica contro la logica generale dei blocchi elettorali tra il menscevismo e lopposizione borghese liberale (partito cadetto). E sostenuta da Trotsky in Germania allinizio degli anni 30 contro la proposta

avanzata dallorganizzazione centrista Sap di un candidato di fronte unico tra comunisti e socialdemocratici per le elezioni presidenziali (posizione tanto pi significativa nel momento in cui Trotsky rivendicava il fronte unico dazione contro il fascismo): Lidea di far proporre il candidato alla presidenza dal fronte unico operaio unidea radicalmente sbagliata. Si pu proporre un candidato solo sulla base di un programma ben definito. Il partito non ha il diritto di rinunciare, durante alle elezioni, alla mobilitazione dei suoi aderenti e allinventario delle sue forze. La candidatura di partito, contrapposta a tutte le altre candidature, non pu impedire in nessun modo laccordo con altre organizzazioni per obiettivi immediati di lotta (Trotsky, 1931). I comunisti rifiutano di rimuovere o nascondere lautonomia del programma comunista, e quindi del proprio partito, di fronte alle masse: questa stata sempre lindicazione di fondo. E questa indicazione si frequentemente scontrata con limpostazione centrista. Per il centrismo il rapporto con le elezioni subordinato per lo pi a considerazioni contingenti di movimento o allinseguimento di un vantaggio immediato (reale o presunto), fuori dalla coerenza di un programma generale indipendente: da qui la frequente oscillazione tra disimpegno elettorale (ci preoccupiamo delle lotte, non delle elezioni) e la ricerca privilegiata di blocchi elettorali con i partiti riformisti (o di proprio nascondime nto in liste genericamente alternative). Per il marxismo rivoluzionario, invece, il rapporto con le elezioni s empre principalmente finalizzato al proprio progetto generale: da qui il privilegiamento della presentazione autonoma e alternativa. Questa cornice generale non esaurisce, nella stessa esperienza storica, la problematica delle scelte elettorali dei comunisti. Al contrario consente di padroneggiarla, nella sua complessit e nelle sue articolazioni, subordinandola alla politica rivoluzionaria. Negare per principio i compromessi, negare in generale ogni ammissibilit di compromessi, di qualunque genere essi siano, una puerilit, che persino difficile prendere sul serio dichiarava Lenin nella critica dellEstremismo (1920), riprendendo esattamente la critica di Engels ad alcuni comunardi blanquisti (1874). Lessenziale - egli diceva- saper distinguere compromesso e compromesso, dal punto di vista del progetto indipendente dei rivoluzionari: Il compito di un partito realmente rivoluzionario non consiste nel proclamare unimpossibile rinuncia a qualsiasi compromesso, ma nel saper conservare, attraverso tutti gli inevitabili compromessi, la fedelt ai principi, alla propria classe, al proprio compito rivoluzionario, alle preparazione della rivoluzione e alleducazione delle masse popolari per la vittoria della rivoluzione (Lenin, settembre 17). Questo metodo valido in ogni campo della politica rivoluzionaria (come ad es. nel campo dellazione sindacale quotidiana). E dunque valido anche in campo elettorale. Quali sono i compromessi elettorali, obbligati o volontari, che sono compatibili coi principi e che possano favorire lavanzamento della politica rivoluzionaria? La tradizione rivoluzionaria offre una risposta di metodo a questo interrogativo. Per fare alcuni esempi: a. I rivoluzionari possono accettare lapparentamento di altri soggetti della sinistra attorno ai propri candidati: se ci pu favorire e rafforzare un pi largo raggruppamento di forze attorno alla centralit della propria campagna e costruzione. Cos come possono realizzare apparentamenti con altri soggetti della sinistra e/o di movimento, in evoluzione verso il partito, se questa scelta pu accelerare tale evoluzione. In questi casi il compromesso volontario direttamente finalizzato allo sviluppo del partito. b. I rivoluzionari possono realizzare apparentamenti tecnici con altre forze di sinistra in presenza di leggi elettorali reazionarie che impediscano la loro presentazione indipendente: proprio considerando limportanza della tribuna elettorale ai fini della propaganda rivoluzionaria. In questo compromesso decisiva la riconoscibilit del partito rivoluzionario, del suo specifico programma, del suo simbolo di riferimento, di ci che lo distingue dalle altre sinistre. Fuori e contro ogni indistinta aggregazione politica con riformisti e/o centristi (tipo liste anticapitaliste liste antagoniste). E lesperienza, ad esempio, che hanno condotto i bolscevichi nel 1907, a fronte della nuova legge elettorale zarista: quando realizzarono un blocco con i socialisti rivoluzionari per le elezioni alla Duma- in contrapposizione ai liberali e alla destra- senza minimamente cessare la propria battaglia di fondo, ideologica e politica, contro il populismo russo, lungo la durata dello stesso blocco. c. I rivoluzionari possono realizzare, su un altro piano, forme particolari di tattica elettorale in occasione di elezioni di secondo grado e ai ballottaggi, anche in rapporto alla natura particolare di un regime politico: senza compromettere di una virgola la presentazione autonoma alle masse nel primo turno (nella prima fase i candidati o perai devono scendere in lotta unicamente in maniera autonoma, con liste proprie insisteva Lenin), ma senza estraniarsi dalla lotta politica e dal rapporto col sentimento popolare. Cos nelle elezioni di secondo grado previste dalla complessa legge elettorale zarista (assemblee di grandi elettori), i bolscevichi privilegiavano normalmente i cosiddetti blocchi di sinistra (basati sullalleanza con la democrazia rivoluzionaria contadina) contro i liberali e la destra: per consolidare la demarcazione dal liberalismo borghese (in polemica col menscevismo) e al tempo stesso massimizzare la possibilit di elezione di propri candidati rivoluzionari. Ma laddove, eccezionalmente, i liberali erano pi deboli degli zaristi (come nelle assemblee elettorali di governatorato) i bolscevichi votavano normalmente il candidato liberale contro il candidato zarista (il blocco delle opposizioni). Una contraddizione? Per nulla. Sullo sfondo di un regime autocratico (non di unalternanza

tra reazionari e liberali in un quadro democratico borghese com tuttora il nostro), e quando non era in discussione lautonomia del proprio rapporto di massa (primo turno), i bolscevichi rifiutavano lequidistanza elettorale tra liberali e zaristi (come i socialisti tedeschi, sotto il Kaiser, rifiutavano, nei ballottaggi, lequidistanza tra liberali e candidati reazionari). E ci proprio in funzione della battaglia per legemonia rivoluzionaria tra le masse, in contrapposizione e in alternativa alla borghesia liberale. d. Compromessi elettorali con altre forze della sinistra possono essere indotti dalla dinamica della lotta di classe e dallintervento in essa dei rivoluzionari. Fu il caso ad esempio della proposta di compromesso elettorale con i laburisti che Lenin sugger nel 20 ai comunisti inglesi. Quando propose loro di concordare una suddivisione dei collegi elettorali col partito laburista, tale da favorire una loro vittoria contro liberali e conservatori; e in caso di rifiuto dei laburisti di limitare la presentazione dei candidati comunisti ai soli seggi in cui la presentazione di candidature nostre non potrebbe portare alla vittoria del liberale contro il laburista. Perch questa tattica? Per favorire la sconfitta di liberal i e conservatori, affrettare la costituzione di un governo laburista, aiutare le masse a capire in base alla propria esperienza il carattere traditore di questo governo, estendere linfluenze dei comunisti tra le masse e favorire la rivoluzione sociale. Qualera la condizione decisiva di questa tattica? La salvaguardia, dentro il compromesso, della piena libert di agitazione, di propaganda, di attivit politica dei comunisti e quindi della loro piena libert di smascherare i dirigenti laburisti agli occhi della loro base. Senza questa condizione- diceva Lenin- non si deve fare alcun blocco, perch sarebbe un tradimento. Ancora una volta il compromesso elettorale non concepito come conciliazione col riformismo: ma come un mezzo di lotta contro di esso, a vantaggio del progetto rivoluzionario. e. La stessa logica ispira unaltra possibile forma della tattica elettorale dei comunisti: quella dellappoggio critico ad altre forze di sinistra, elettoralmente contrapposte ai partiti borghesi. In tutti i collegi in cui non vi fossero candidati nostri, inviteremmo a votare il candidato laburista contro il borghese diceva Lenin nel 20 ai comunisti inglesi. E continuava: I compagni Silvia Pankurst e Gallacher sbagliano quando vedono in questa linea di condotta un tradimento del comunismo.. Al contrario la causa della rivoluzione ne avrebbe un indubbio vantaggio. Oggi per i comunisti inglesi spesso molto difficile persino accostare le masse. Se io mi presento come comunista e invito a votare per Henderson contro Loyd George mi si ascolter.. E potr anche spiegare che io vorrei sostenere Henderson col mio voto proprio come la corda sostiene limpiccato, che lavvicinarsi del momento in cui gli Henderson formeranno un proprio governo dimostrer che io ho ragione, e avr per effetto quello di attrarre le masse dalla mia parte... Anche in questo caso, come si vede, la tattica elettorale non vuole affatto diplomatizzare il rapporto con i riformisti, ma assume un fine esattamente opposto: allargare linfluenza rivoluzionaria presso la loro base. Questa tattica leninista appartiene alla tradizione del marxismo rivoluzionario. E ha trovato forme molteplici di applicazione i contesti diversi e in relazione a partiti riformisti o centristi di diversa natura e consistenza. Ma in ogni caso la condizione decisiva del suo esercizio laperta presentazione del proprio programma, la critica pubblica dei riformisti e/o centristi, la presentazione del partito rivoluzionario e della sua costruzione come unica vera alternativa. La scelta dellastensione elettorale, nell esperienza rivoluzionaria, rappresenta normalmente una scelta subordinata alla obiettiva impossibilit della propria diretta partecipazione elettorale e allimpossibilit o non opportunit di altre scelte . Ma non significa che si riduce necessariamente alla risultante passiva della mancata presentazione. Lindicazione di astensione pu infatti assumere gradazioni e significati diversi in rapporto alla natura delle forze in campo e alla dinamica della lotta di classe. Lungo un arco di possibilit molto ampio che va dal rifiuto di un indicazione di voto tra i due tradizionali poli borghesi, ad una campagna astensionista attiva (ad es. a fronte dellesclusione arbitraria dei rivoluzionari dalle elezioni), sino allautentico boicottaggio attivo delle elezioni borghesi: una scelta tradizionalmente legata allo sviluppo di una dinamica rivoluzionaria del movimento di massa che scavalca lo stadio elettorale dello scontro politico e pone la questione del potere (v. il boicottaggio bolscevico delle elezioni per la Duma di Bulyghin nel 1905, in piena crisi rivoluzionaria, e la successiva posizione antiboicottista da parte di Lenin dopo il riflusso della rivoluzione). In ogni caso la posizione di astensione non mai una posizione morale ma politica, legata allo sviluppo della politica rivoluzionaria. E per questo, in ogni caso, deve sempre combinarsi con la presentazione attiva delle nostre posizioni e del nostro programma. Come si vede, tra la ricerca assolutamente prioritaria della propria diretta partecipazione alle elezioni borghesi, come forza pienamente autonoma e alternativa, e lindicazione elettorale di astensione in assenza di questa possibilit, esiste una possibile articolazione di soluzioni tattiche, consegnataci dalla storia del nostro movimento: tutte legate, senza eccezione, alla centralit della prospettiva rivoluzionaria e alla piena salvaguardia dei principi. Questo grande bagaglio di attrezzi della tradizione rivoluzionaria non predetermina meccanicamente luso di questo o quellaltro strumento, a prescindere dallanalisi concreta della situazione data e dei suoi mutevoli sviluppi: il marxismo una guida per lazione, non un dogma. Ma certo definisce la ricchezza di un metodo generale e di unesperienza storica che assurdo ignorare per un partito come il nostro, che, a differenza del centrismo, assume il leninismo come proprio riferimento. La ricchezza di questo metodo deve inquadrare le scelte elettorali del PCL e lo stesso livello di discussione attorno ad esse. Proprio in funzione del nostro programma, dei nostri principi, della nostra costruzione indipendente. Che lalfa e lomega di tutta la nostra politica.

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