Beruflich Dokumente
Kultur Dokumente
LA 41 (1991) 311-326
312 E. TESTA
3. A. Fliche - V. Martin, Storia della Chiesa, vol. III/2, Torino 1974, 548-550, pp. 742-754.
4. Fliche - Martin, Storia della Chiesa, vol. III/2, 551-552, pp. 745-747.
5. Cod. Theod., XVI,X,16.
6. Cod. Theod., XVI,X,15.18, dell’a. 399.
LA LEGISLAZIONE CONTRO IL PAGANESIMO 313
spinto sembra da Olimpio, diventò più duro: soppresse i sussidi per gli
epula sacra e per i giochi rituali; comandò di togliere le statue dai templi e
dai luoghi santi; destinò all’uso pubblico questi edifici di culto; volle che si
distruggessero le are; soppresse le feste; invitò i vescovi a dargli una mano
per attuare queste norme 7. Nell’anno 408, ribadendola poi il 30 agosto 415,
emanò la legge contro la libertà personale religiosa 8.
A tutte queste leggi, i pagani reagirono in vario modo; in principio con
la violenza: Sozomeno parla di torbidi avvenuti in difesa dei templi a Petra,
ad Areopoli in Arabia; a Rafia e Gaza in Palestina; a Eliopoli in Fenicia 9;
nel 399 a Colonia Sufetana (Bizacena) uccisero 60 cristiani, perché aveva-
no mutilato e gettato in terra una statua di Ercole; nel 402 in Fenicia ci fu-
rono morti e feriti tra i monaci che erano andati per demolire i templi. Ma a
poco a poco gli stessi pagani, vedendo che “i cristianissimi imperatori” era-
no decisi a utilizzare i templi da cui avevano tolto i segni della superstizio-
ne si rassegnarono alla evidenza e fecero tutti gli sforzi per salvare le statue,
nascondendole nelle spelonche, nelle grotte, sotto qualche palmo di terra;
cosicché ai nostri tempi sono state ritrovate delle vere necropoli di statue
(per esempio a Cipro, a Benevento, a Capua). Questa fu la storia dell’Ercole
Mastai trovato in una fossa a otto metri sotto il suolo e forse anche
dell’Ercole di Montefalco 10.
Sotto Teodosio II, si tratta del paganesimo come della liquidazione di
un regime ormai tramontato. Con la legge del 14 novembre del 435, l’im-
peratore comanda che, se ancora ci fosse stato qualche tempio rurale non
distrutto, debba essere trasformato in chiesa cristiana, pena di morte ai con-
travventori: “Tutti i luoghi sacri, cappelle, templi se ancora ce n’è qualcuno
integro, per ordine dei magistrati, comandiamo che sia rifiutato e purifica-
to, con il metterci il segno della veneranda religione cristiana”. 11
I teodosiani avevano invitato i vescovi locali a dar loro una mano per ese-
guire le leggi repressive contro il paganesimo. E questi non se lo fecero dire
due volte, appoggiandosi su masnade facinorose di monaci, che con diffi-
coltà l’autorità civile riusciva a tenere nei limiti voluti: gente turbolenta,
pronta a prendersi le eredità, guidata da spirito di insubordinazione 12.
Libanio, nella sua apologia Pro Templis, li definirà: “uomini nerovestiti più
voraci degli elefanti”.
Di siffatti monaci si servirono alcuni vescovi bellicosi, protetti da fun-
zionari energici, per attuare nelle singole diocesi i decreti imperiali contro
il paganesimo alla fine del IV sec. e per tutta la prima metà del V.
Così il vescovo Marcello, ottenuto l’appoggio del prefetto d’Oriente
Cinegio e della fanatica sua moglie Acanzia, con una schiera di soldati e di
gladiatori, marciò contro gli abitanti di Apamea, in Siria, che avevano ar-
mato dei Galilei e dei Libanesi a difesa dei loro santuari.
Tra il 386 e il 388 prima incendiò con grande fatica il famoso tempio di
Zeus costruito con pietre connesse fra loro con grappe di ferro saldate col
piombo 13; poi distrusse altri santuari della regione; e finalmente demolì il
tempio del distretto di Aulon; ma qui alcuni pagani, avendolo incontrato
solo, lo presero e lo bruciarono vivo 14.
Tanto fanatismo da parte dei cristiani si spiega con le idee teologiche
che prevalevano allora e che durarono fino agli ultimi anni del IV sec.
Come ci dice Agostino verso l’anno 416 credevano che gli dei fossero com-
posti di due nature, di anima e di corpo; il demonio fungeva da anima e la
statua da corpo 15. Si spiega così come mai Marcello, mentre dava fuoco al
tempio, faceva aspergere i focolai con acqua benedetta, per mettere in fuga
il demonio / anima 16. Si spiega altresì la rabbia distruggitrice dei monaci e
dei soldati contro i templi-e-statue / corpi demoniaci, impregnati del fumo
dei sacrifici offerti e degli incensi bruciati in loro onore, che annusavano
voluttuosamente.
rio che doveva eseguire il decreto imperiale si lasciò corrompere dai pagani
e risparmiò i templi di Marnas; allora Porfirio, aiutato da Giovanni
Crisostomo e dalla imperatrice, anche se con difficoltà, ottenne dall’impe-
ratore un nuovo decreto che gli permetteva di distruggere otto templi e in
dieci giorni il vescovo stesso bruciò il Marneion e utilizzò il recinto esterno
per costruirvi una chiesa cristiana 36. Quattro anni dopo, nell’anno 404, Gio-
vanni Crisostomo fece una nuova spedizione di monaci in Fenicia 37; e fece
altresì abbattere tutti i templi di Cibele ancora esistenti in Frigia 38. Ma il
più terribile e saccheggiatore di templi fu il superiore del Convento Bianco
di Atripe, nella Tebaide, in Egitto, il quale con i suoi monaci e la complici-
tà delle masse che, in quanto copte, odiavano gli elleni, identificati da loro
come pagani, organizzava fruttuose razzie, contro gli edifici, che distrugge-
va (per esempio ad Atripe stessa, a Pleuit), bruciava, dopo averli spogliati
di ogni ricchezza. Tutti, comprese le autorità, avevano paura di lui, durante
il suo lunghissimo superiorato (dal 383 al 466). E aveva fama di santo!
A causa di tutte queste crudeltà, compiute in nome di Cristo, si spiega
come mai nel 408, anno della morte di Arcadio in Oriente e della deposi-
zione di Onorio in Occidente, il partito pagano aspettò con ansia la vittoria
di Stilicone che tentò di occupare l’impero per il suo figlio Eucherio, che
aveva promesso la restituzione dei templi e la distruzione delle chiese cri-
stiane 39. Ma Stilicone e suo figlio sono trucidati e in Oriente sale al trono
Teodosio II e in Occidente Onorio è reintegrato insieme con Costanzo III.
Questi mutamenti politici portarono anche a un mutamento di mentalità
da parte dei cristiani verso il paganesimo. Non solo in Occidente, ma anche
in Oriente, agli inizi del V sec., si finì col capire che la politica religiosa
seguita fino allora, fondata sulla distruzione dei templi o sulla loro chiusura
era fallimentare sotto tutti i punti di vista: suscitava solo odi fra i due grup-
pi religiosi che dividevano l’impero; era un vero delitto artistico consumato
spesso a danno di capolavori dell’antichità, ammessa pure l’utilizzazione di
materiali rimasti e di qualche elemento ornamentale caratteristico; era una
spesa costosissima per lo stato che doveva pagare il trasporto del materiale
e il lavoro di centinaia di operai adibiti per le demolizioni. Né era una solu-
zione ragionevole lasciare chiusi locali, spesso immensi (templi, atri, abita-
36. Marco Diacono, Vita di Porfirio, 26ss.; Girolamo, Epist., CVII; Comm. in Isaiam,
VII,17, PL 24,241.
37. Epist. CXXVI. CCXXI; Teodoreto, Hist. Eccl., V,29.
38. Proclo, Or. XX, In Laud. S. Joh. Chrys., PG 65.
39. Orosio, VII, XXXVIII,6.
LA LEGISLAZIONE CONTRO IL PAGANESIMO 319
zioni dei sacerdoti e degli impiegati, boschetti sacri) senza trarne alcun van-
taggio pubblico. Meglio, dunque, sarebbe stato adattarli, con qualche ritoc-
co architettonico, ad una nuova destinazione, trasformandoli per esempio
in chiese. Questo era avvenuto sporadicamente nel passato; sistematicamen-
te per tutto l’impero tali trasformazioni furono adottate dal V al VI seco-
lo 40.
Con la legge del 14 novembre del 435 che abbiamo sopra citata,
Teodosio II, accettando queste nuove idee, comandò che ogni tempio o al-
tro luogo sacro pagano rimasto “destrui collocationeque venerandae
christianae religionis signi expiari”. È noto che nella bassa latinità il verbo
destruere, oltre al suo significato tradizionale di distruggere, prese anche
quello figurato di rifiutare (l’opposto cioè di confirmare, il parallelo del
greco ajnaskeuavzw, confutare, annullare, violare) che già si trovava in
Quintilliano 41.
Sparito il timore dei templi e delle statue, acquistata la nuova mentalità nei
loro rapporti, dopo timidi tentativi nel primo trentennio del V sec., i cristia-
ni forti della legge di Teodosio II, sia in Oriente che in Occidente, incomin-
ciarono sistematicamente a trasformare i templi in chiese cristiane.
Già nel 437, Teodoreto scriveva: “I templi degli dei sono talmente di-
strutti che non ne rimangono nemmeno le forme e i nostri contemporanei
non ne riconoscono più le are. Il materiale, invece, di questi è stato ‘dedi-
cato’, per farci le memorie dei Martiri. Infatti, il Signore Dio nostro intro-
dusse i suoi morti nei templi, invece dei vostri dei che rese inutili e vani; e
attribuì i loro onori ad essi. Al posto delle Pandie, delle Diasie, delle
Dionisie e di altre vostre feste, si celebrano le solennità di Pietro, di Paolo,
di Tommaso, di Sergio, di Marcello, di Leonzio, di Antonia, di Maurizio e
di altri Martiri; invece delle antiche e turpi pompe e delle frasi oscene, noi
celebriamo modeste festività, senza ubriachezze, senza buffonate ridicole,
40. S. Beissel, Die Umwandlung der heidnischen Tempel in christliche Kirchen, Stimmen
aus Maria-Laach, luglio-agosto 1905; V. Marangoni, Delle cose gentilesche e profane tra-
sportate ad uso ed ornamento delle chiese, Roma 1744; L. Homo, De la Rome païenne à la
Rome chrétienne, Paris 1950.
41. Souter, A Glossary of Later Latin to 600 A. D., Oxford 1949, p. 99. Per tutto questo peri-
odo vedi Fliche – Martin, Storia della chiesa, vol. IV, 4-11, pp. 25-37.
42. Graecarum Affectionum Curatio, De Martyribus, Sermo VIII, LXIX, PG 83,1033.
320 E. TESTA
ma con canti divini, con l’ascolto di sacri discorsi e con preghiere mescola-
te con lacrime lodevoli” 42.
Come si sente, Teodoreto sta polemizzando con alcuni pagani che tac-
ciano i cristiani di plagio, per aver compiuto un “transfert” delle loro festi-
vità per gli Eroi a favore dei Martiri cristiani. Lo scrittore accetta l’accusa,
ma fa loro notare che le festività cristiane hanno mutato natura, anche se si
celebrano in santuari costruiti sui ruderi dei templi o con il loro materiale.
E porta l’esempio delle feste Dionisie rurali che si festeggiavano con alle-
gre processioni, con canti osceni, con rappresentazioni drammatiche e con
commedie; che consistevano in sacrifici di montoni e di porci e in pizzette
a forma di animali che venivano distribuiti ai fedeli e in doni che erano di-
stribuiti ai bambini in onore dei morti; e che finivano con le Pandie, ceri-
monie, sembra in onore delle luna. Come sono mutate una volta che i
cristiani le hanno plagiate!
E sono mutate anche le offerte degli ex-voti che i miracolati sospendo-
no nei santuari dei Martiri, per dimostrare la loro gratitudine per le grazie
ottenute: si tratta sempre di simulacri di occhi, di piedi, di braccia, fatti con
argento e con oro, come si soleva fare nei templi pagani, per esempio in
quello di Esculapio; ma i miracolati cristiani offrono questi ex-voti diretta-
mente al Dio vero, e i Martiri per loro non sono dei, ma solo uomini cari a
Dio, intercessori per fratelli bisognosi 43.
Negli anni immediatamente dopo il Concilio di Efeso (a. 431), in Sici-
lia ben otto templi pagani furono dedicati alla Madonna: sul Monte Erice
fu purificato il tempio di Venere, consacrandolo alla Vergine della Neve; a
Messina i templi di Venere e di Saturno; presso l’Etna il tempio di Vulca-
no; a Catania il Pantheon, il tempio di Cerere e il sepolcro di Stesicoro; ad
Agrigento il Mausoleo del tiranno Falaride fu trasformato nella chiesa della
Madonna della Misericordia.
Secondo una tradizione, di cui parleremo in altra sede, il santo vescovo
di Spoleto Spes, che pontificò tra il 420 e il 452, avrebbe consacrato la
Basilica di S. Fortunato, costruita nelle adiacenze del tempio rurale di
Ercole nell’Arce di Varano (Montefalco) dal Magister Militum Severo di
Massa Martana.
Sulla stessa linea del vescovo Spes (se non fu lui stesso) dovette essere
l’architetto che ‘cristianizzò’ il Tempietto del Clitunno, posto su un alto
basamento, di forma prostilo, con due portichetti laterali ai quali facevano
capo le scale d’accesso a un atrio quadrato di m. 3,40 × 3,40, da cui si en-
44. A. Palladio, I quattro libri dell’architettura, Venezia 1570, lib. IV, c. XXV; L. Fausti,
Clitunno pagano e Clitunno cristiano, Spoleto 1910; A. P. Frutaz, “Il tempietto del Clitunno
in un editto del Card. Carlo Rezzonico, camerlengo di S.R.C.”, RAC 18 (1941) 245-264.
45. Th. Asbhy - G. Lugli, “La basilica di Giunio Basso sull’Esquilino”, RAC 9 (1932) 221-255.
46. A. D’Ambrosio, Il Duomo di Pozzuoli. Storia e documenti, Pozzuoli 1973.
322 E. TESTA
l’incendio del 17 maggio 1964, hanno riportato alla luce i resti del tempio
romano 46.
Con la caduta dell’impero d’Occidente (nel 476 Romolo Augustulo fu
deposto) molti nuovi problemi sorgono per questa zona. In Oriente seguitò
la stessa politica religiosa antipagana, anche se predominava sulla ortodos-
sia cattolica la tesi monofisita e la legge dell’Henoticon di Zenone, abbrac-
ciate anche dal successore Anastasio, uomo pio, caritatevole e asceta. Il
quale, nell’anno 502, soppresse i giuochi Saturnali e nel 505 proibì ai paga-
ni l’accesso alle cariche municipali e perseguitò gli intellettuali, pagani
ostinati, scovati nei loro nascondigli da Giovanni di Cappadocia.
In Occidente iniziò il problema religioso delle relazioni con gli Ostro-
goti di religione Ariani. Fu Zenone a spingere Teodorico a occupare l’Italia,
come Magister militum. Teodorico passò i confini, e vinse sull’Isonzo,
sull’Adige, a Verona, a Pavia, a Milano. Occupata Ravenna la dichiarò ca-
pitale il 25 febbraio 493; il 5 marzo occupò Roma e uccise Odoacre. Assi-
curatosi così il comando iniziò una politica di convivenza tra i consortes (i
suoi Goti) e i possessores (i romani), tra i vincitori e i vinti, tra gli Ariani e
i Cattolici. Volle una civilizzazione dualistica, giustapponendo due popoli,
due civiltà, due poteri. L’armata è completamente germanica, interdetta ai
Romani; però è consegnata nella pianura padana, intorno a Ravenna, nella
Toscana, nel Piceno e nel Sannio; ha qualche caserma in Campania e in
Dalmazia. L’amministrazione civile è lasciata all’elemento romano, al sena-
to, alla gerarchia tradizionale, all’aristocrazia provinciale; però sotto l’in-
fluenza di Eunodio, di Cassiodoro e di Boezio. La politica è controllata dai
Comites Gothorum e dai Seoni. I beni culturali e artistici sono distribuiti a
parità tra Ravenna e Roma, la nuova e la vecchia capitale.
Fu naturale che questa politica di convivenza portò tra il popolo molta
confusione religiosa e l’episcopato dovette intervenire.
Infatti, questa politica era penetrata anche tra i Burgundi, dopo che il
loro re Sigismondo aveva abbandonato l’arianesimo per simpatia verso i
cattolici.
Si tenne perciò, nel 517, a Epaone, località di incerta localizzazione,
forse in Savoia, un concilio che emanò 40 canoni per regolare le facili con-
versioni, obbligando a una penitenza gli eretici che volevano essere
riammessi nella comunità ecclesiale e nel can. 33 si obbligarono i cattolici
a non accettare le loro chiese: “Noi trascuriamo di adattare a santi usi le
basiliche degli eretici, perché le riteniamo odiose per tanta esecrazione, dato
che non pensiamo purgabile il contaminamento di esse”.
Per cui anche in Occidente, come in Oriente, si seguitò a “cristianiz-
zare” soltanto i templi pagani.
LA LEGISLAZIONE CONTRO IL PAGANESIMO 323
53. Epist., lib. IV,19, PL 77, 668s.; Dial., lib. III,30, PL 77, 288s.