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Due figli nati da cuore. Parlateci di voi e del vostro legame con laeroporto. Siamo una coppia di 37 e 44 anni.

Laereoporto per noi stata come una sala parto, perch sono stati gli aerei a premetterci di incontrare e poi di portare a casa i nostri figli. Siete quindi dei genitori adottivi, com stata la vostra esperienza? Lecografia del nostro primo figlio, che oggi ha 7 anni, arrivata in formato tessera. Sembrava davvero una di quelle foto scattatate in metropolitana. Era accompaganta da una letterina, scritta con una vecchia macchina da scrivere, in cui una suora ci descriveva in parole semplici e affettuose il carattere di quel bimbo di 11 mesi dallaria cos incredibilmente familiare. Quante volte labbiamo guardata e riguardata quella foto, come se ogni piccolo imprecettibile dettaglio potesse dirci qualcosa di pi di quel figlio che sentivamo gi nostro anche se, purtroppo, era ancora cos lontano. S, perch il nostro bimbo nato a Calcutta, da una coppia di cui non sappiamo nulla ma di cui possiamo facilmente indovinare la povert, ed stato affidato appena nato alle suore di Madre Teresa. Loro gli hanno voluto bene e si sono occupate di ogni cosa, anche di trovargli una mamma e un pap per sempre (quando lo raccontiamo a lui diciamo proprio cos). Esattamente un anno dopo larrivo di quella piccola foto siamo potuti partire e lo abbiamo portato a casa. Quel viaggio stato intenso, doloroso e bellissimo proprio come immagino possa essere un travaglio e alla fine, quando laereo ha finalmente aperto il portellone sulla pista di Malpensa la nostra famiglia ufficialmente nata e ha dato inizio alla sua vita in Italia. Vi siete fermati ad una sola adozione? Assolutamente no. Cinque anni dopo quel primo viaggio siamo nuovamente partiti: destinazione Cina. Questa volta per eravamo in tre, perch nostro figlio era con noi. Lincontro con la sua sorellina stato lui a condurlo: si sono capiti subito, a suon di giochi e di dispetti, il linguaggio universale dei bambini

Quali problemi avete dovuto affrontare lungo il percorso? Due italiani, un indiano e una cinese: sembra quasi una barzelletta! Invece la nostra vita, piena di difficolt causate dalla burocrazia e dallignoranza, ma soprattutto piena di Grazia. Abbiamo sopportato interrogatori estenuanti da parte dei servizi sociali, montagne di documenti, ritardi incomprensibili, attese esagerate, spese considerevoli, complicazioni e mancanza di tatto da parte di molti dei nostri interlocutori, sia prima che dopo larrivo dei nostri bambini.

La scuola, poi, tutto un altro capitolo. I bambini sono subissati di richieste esagerate e quelli, come i nostri, che si trovano nella situazione di dover recuperare il tempo perso si trovano dover affrontare il triplo della fatica. Eppure quando penso al nostro percorso riesco solo a ricordarmi le cose belle. Quante persone speciali abbiamo conosciuto lungo il cammino! Quante amicizie abbiamo stretto, per noi e per i nostri figli. Legami fortissimi, nati dalla condivisione di questa grande esperienza. Com la vostra quotidianit? Sulla nostra quotidianit non ho niente di straordinario da raccontare, tranne la normalit di una famiglia che come tante altre biologiche e non lotta ogni giorno per imparare a volersi bene. Spero che nessuno se la prenda per, se mi permetto di dire che noi famiglie adottive abbiamo spesso una piccola marcia in pi. Non per merito nostro, ma grazie al difficile percorso che ci ha plasmati e che ci rende credo un po pi capaci di comprendere quel grande mistero di verit che Kahil Gibran ha magistralmente sintetizzato in una delle sue poesie pi famose: I vostri figli non sono i vostri figli. Sono i figli e le figlie della fame che in se stessa ha la vita. Essi non vengono da voi, ma attraverso di voi, e non vi appartengono bench viviate insieme.

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