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LA BATTAGLIA PER IL RIEQUILIBRIO DI GENERE HA UN FRONTE REGIONALE

di Roberta Mori, consigliera PD, coordinatrice nazionale commissioni parit regionali

RIFORME E DEMOCRAZIA PARITARIA

NON HO LET? PROPOSTA ALLE CAMERE PER GIOVANI CITTADINI


di Rita Moriconi consigliera regionale PSI-PD

Con la rma di diverse colleghe e colleghi del Gruppo PD, ho presentato in Regione un

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REDAZIONALE

a parit di genere nella rappresentanza politica e istituzionale non un affare di partito, non un problema delle donne, non un intralcio ai lavori in corso, ma una questione di civilt e di qualit della democrazia di cui il nostro Paese non pu pi fare a meno. Forte di questo convincimento, condiviso pienamente dalle altre presidenti delle commissioni di parit regionali, ho intrapreso assieme a loro una serie di iniziative per sensibilizzare forze politiche e istituzioni, da fine gennaio impegnate nel percorso di riforma elettorale. Siamo tra laltro consapevoli che dalle riforme nazionali discende lassetto delle Regioni, che devono adeguare i loro sistemi partecipativi. Mentre scrivo il testo di legge c.d. Italicum in prima lettura alla Camera, dopo la forte accelerazione impressa dallaccordo Renzi-Berlusconi. Ci che mi preme segnalare, al di l della stretta attualit politica, la battaglia che tante donne non solo parlamentari stanno portando avanti con determinazione per scongiurare un rischio di arretramento sempre dietro langolo. La storia recente ci consegna alcune conquiste importanti, tra cui ricordo la stessa percentuale al 40% delle donne elette alla Camera un anno fa, la ratifica della Convenzione di Istanbul e le norme sui femminicidi, la legge sul riequilibrio nei CdA

delle aziende partecipate pubbliche e quotate in Borsa, la doppia preferenza di genere per le elezioni comunali. Ebbene, ognuno di questi progressi va presidiato e consolidato a cominciare proprio da quella rappresentanza elettiva che vogliamo paritaria per legge, non per volont politiche contingenti e mutevoli. Ecco perch abbiamo chiesto e motivato i correttivi di genere nelle nuove norme, che si sostanziano nel 50% delle donne capilista e alternanza donna-uomo in lista, unite o meno (a seconda del modello elettorale) alla doppia preferenza. Le nostre proposte di riequilibrio,

prima condivise con molte Deputate e tradotte in emendamenti, hanno ricevuto lattenzione del presidente della Commissione competente e relatore del progetto di legge On. Sisto, che ci ha incontrato e spiegato la sua posizione secondo noi insufficiente a garantire parit di accesso al Parlamento. Le abbiamo sottoposte poi ai capigruppo parlamentari, alla presidente della Camera Laura Boldrini e ai segretari delle maggiori forze politiche; con quale esito finale lo sapremo a breve. Sottolineo come nello stesso periodo certi attacchi irresponsabili in Parlamento e gli insulti sessisti istigati sul web hanno purtroppo colpito duramente le nostre rappresentanti istituzionali, in quanto donne. Va tenuto a mente, perch il segnale concreto di unincivilt culturale presente e radicata, che mina il percorso del Paese verso le democrazie europee pi evolute. Si tratta di una cultura che ci vorrebbe mere comparse della vita politica e istituzionale, esattamente come ci vorrebbe tenere ai margini della vita professionale e sociale. Non ci stancheremo di combattere per ottenere pari diritti e per rendere autorevole il ruolo delle donne. Cogliamo, insieme, ogni occasione di riforma per fare passi in avanti!
Roberta Mori alla Camera (con le deputate Roberta Agostini e Marilena Fabbri) locandina dello spettacolo Corpi impuri Evento organizzato dallAssemblea Legislativa dellEmilia-Romagna in occasione della Festa della Donna

progetto di proposta di legge alle Camere che attribuisce il diritto di elettorato attivo nelle elezioni regionali, provinciali, comunali e circoscrizionali ai cittadini che hanno compiuto il sedicesimo anno di et. In Italia il suffragio universale stato introdotto il 2 giugno 1946 in occasione del Referendum per la scelta fra Monarchia e Repubblica quando, per la prima volta, anche le donne maggiorenni poterono partecipare al voto. Successivamente la neonata Costituzione ss nella maggiore et (18 anni a partire dal 1975) il limite minimo per svolgere lelettorato attivo alla Camera e nei 25 anni quello per il Senato. Lo stesso limite venne adottato anche per le elezioni amministrative e regionali, oltre che per i referendum. A distanza di quasi 70 anni da quella scelta si aperto un dibattito che non riguarda solo lItalia ma tutta lEuropa, sullopportunit di abbassare la soglia per la partecipazione alle sole elezioni amministrative da 18 a 16 anni. Ci si chiede da tempo se questa pu essere una riforma utile a cogliere i grandi cambiamenti che hanno riguardato la nostra societ negli ultimi decenni. Una societ dove informarsi e partecipare pi facile, dove la scolarizzazione di massa ha portato ad un innalzamento del livello culturale generale e dove i ragazzi, almeno per certi aspetti, maturano pi in fretta. Una societ

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che, soprattutto in un momento cos incerto, ha bisogno di dare ducia ai propri giovani, di afdare la propria ripresa anche al loro dinamismo, allentusiasmo, alla capacit che hanno di apprezzare le opportunit che stanno nel cambiamento senza timori o preclusioni mentali. Si tratta, insomma, di valorizzare una risorsa non meno importante dellesperienza e della ponderatezza di chi i 16 anni li ha passati da tempo. Nel contempo abbiamo lobiettivo di responsabilizzare i ragazzi nei confronti della loro comunit attraverso la possibilit di scegliere gli amministratori a cui afdare la gestione della propria quotidianit. Coinvolgere i pi giovani nella cosa pubblica, spingerli ad informarsi e a partecipare, signica da una parte arginarne il distacco dalla politica, dallaltra offrire strumenti per rafforzare i loro diritti ed opportunit.

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