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Aurelio Agostino

Per capire la filosofia di Agostino, è necessario conoscere le vicende che hanno caratterizzato la sua vita e il processo di sviluppo
della sua anima, che culmina con la conversione al cristianesimo. La prima formazione di Agostino, nato a Tagaste nel 354 d. C, è
incentrata sullo studio della retorica. Come riportato nel suo capolavoro le “Confessioni”, Agostino nutre una fede spontanea per il
Cristianesimo, di cui conosce la dottrina anche se in modo superficiale. Negli anni della formazione attraverso vari incontri filosofici
e spirituali maturò, tentando di soddisfare la sua sete di verità. Per alcuni anni aderisce al manicheismo (la sua prima esperienza
filosofica, attraverso la lettura dell'Ortensio di Cicerone), dottrina che considera il bene e il male come due principi contrapposti in
eterna lotta tra loro, da cui nasce l'interrogativo sull'origine del male. Il mondo materiale, secondo il manicheismo, è il regno
dell'oscurità creato dal principio del male. La parte spirituale invece, imprigionata nel nostro corpo, è un frammento di luce divina,
derivante dal principio del bene. Questa dottrina colpisce molto Agostino per la sua semplicità delle soluzione che offre: il male è
quindi inevitabile poiché deriva da un principio eterno. L'incontro con i filosofi neoplatonici permetterò ad Agostino di allontanarsi
da questa concezione “grezza” e dallo scetticismo, per il quale nutriva un interessa per quanto riguarda l'istanza antidogmatica
(rifiuto di ogni dogmatismo) e l'esercizio del dubbio.
Agostino ha la possibilità di conoscere il neoplatonismo quando nel 384 si trasferisce a Milano.
Questa filosofia gli offre:
•L'antimaterialismo: essere come verità incorporea
•L'assoluta trascendenza di Dio e la ricerca della verità come percorso che l'uomo deve seguire nella propria anima.
•La dottrina Plotiniana dell'Uno: il male non è una sostanza, ma privazione, non essere.
L'incontro con il neoplatonismo gli permette di attuare la conversione nel 386 e gli apre un nuovo orizzonte di pensiero in grado di
trovare una nuova riflessione filosofica. Il 25 aprile del 387 riceve il battesimo dalle mani del vescovo Ambrogio.
Dopo essersi convertito vive delle drammatiche vicende interiori, raccontate nell'ottavo libro delle Confessioni. Queste ultime, scritte
intorno al 400, non sono un'autobiografia ma rappresenta il percorso soggettivo dell'anima verso se stessa e verso la verità. Fino
all'età di circa 30 anni, Agostino visse di felicità terrena senza trovare certezze che lo conducessero al cammino giusto. Nelle
Confessioni afferma che essendo la ragione umana impossibilitata alla comprensione delle scelte decisive, non basta conoscere ciò
che è giusto ma l'intera persona (intelligenza, volontà e amore) deve tendere alla virtù, sorretta dalla grazie divina. Riguardo la
volontà, egli individua delle dinamiche: volere un'azione non vuol dire compierla, mentre per gli atti interiori la volontà coincide con
la facoltà. La volontà è fondamentale, infatti una volontà divisa produce un uomo diviso e un'anima che comanda il corpo ma non se
stessa è un'anima con una volontà debole. Nell'analisi della “lettera ai romani” di Paolo, Agostino concepisce il peccato originale
come peso sulla natura umana secondo il principio che l'abitudine grava sulla volontà. Tale impotenza può essere sanata solo
dall'intervento della grazia divina.
Dio e l'anima
Agostino studia e medita in particolare San Paolo e l'Antico Testamento.
<<Dio e l'anima: questo desidero conoscere>>, così Agostino riassume l'obiettivo e il metodo su cui si basa la sua ricerca.
•Obiettivo: conoscere l'anima e Dio.
•Metodo: attraverso la conoscenza di sé e di Dio l'uomo può giungere alla verità
L'anima è il luogo dell'incontro con la verità e il fine ultimo del filosofare è la felicità, da raggiungere conoscendo e volendo il vero
bene (questo è un forte richiamo ai temi ellenistici) L'anima, infatti, è l'immagine e la rivelazione di Dio. La prova dell'esistenza di
Dio che Agostino ritiene più efficace è la “prova interiore”. Ogni volta che conosciamo la verità, ci avviciniamo sempre di più a Dio,
poiché la verità abita nella nostra Anima.
Nel processo della conoscenza è indispensabile la volontà: ma perché si desidera ciò che si ama, è l'amore il motore fondamentale del
conoscere e del compiere determinate azioni.
Dialogo Interiore
Seguendo le orme di Platone, Agostino afferma che non si può trovare la verità se non con il dialogo. Quest'ultimo non deve essere
inteso come un confronto con altre persone, bensì un discorso con se stessi, una sorta di riflessione. Meditazione interiore, dialogo
con la propria anima, su questi elementi si base il lungo processo di conoscenza, con il quale si può incontrare Dio. Dio è nell'anima
dell'uomo.
Il dialogo interiore è, dunque, il nuovo strumento di ricerca della verità, un dialogo con cui l'uomo, aiutato da Dio, si confessa e mette
a nudo i propri errori.
La confutazione dello scetticismo
Agostino respinge lo scetticismo per ragione etiche e teoriche:
•Etiche: poiché questa corrente condanna ogni possibilità alla verità e alla felicità.
•Teoriche: perchè l'imprecisione della conoscenza sensibile non implica l'impossibilità di una conoscenza vera.
L'uomo diventa un soggetto pensante ed esistente. Questa è una consapevolezza che nessuna teoria scettica può abbattere poiché
resiste nel dubbio (<<chiunque conosce sé nell'atto del dubitare conosce la verità>>) e nell'errore (<<Se mi inganno, sono>>).
La conoscenza e le idee
Seguendo le orme di Platone, Agostino elabora una teoria della conoscenza, partendo da due concetti fondamentali:
•La verità non è decisa da Dio, né dal mondo esterno (molteplice e mutevole), ma è scoperta dall'uomo nella sua anima
•Esistono delle idee con le quali la mente umana opera, senza far uso della ragione. Se così non fosse, non sarebbe possibile nessun
tipo di conoscenza vera.
Per Agostino la sorgente delle verità è sempre e solo Dio, il quale rende a sua volta possibile qualsiasi verità. Noi possiamo
conoscerle solo perché Dio illumina l'anima e ci insegna, in quanto maestro interiore, tutto ciò che sappiamo.
Agostino si differenzia dal filosofo Plotino poiché porta avanti la teoria secondo la quale l'uomo è stato creato e non generato a
somiglianza di Dio. La sua natura non è identica a Dio.
L'anima agostiniana può fare affidamento soltanto su Dio per ricevere da lui la luce e la salvezza.
Ed ecco il vero pensiero di Agostino: la filosofia coincide con la vera religione e la verità e tutt'uno con la salvezza dell'anima.
Che cos'è il Male? (By Jessica Mercadante)
Seguendo la dottrina manichea, Agostino si era chiesto: "Che cos'è il male?". Scoperto che quest'ultimo non è una realtà positiva o un
principio assoluto, ma una privazione di essere (come diceva Plotino), capisce chiaramente che il male non può derivare da Dio,
poiché la dottrina cristiana indica che Dio è bene, amore e provvidenza.
Il male è dunque privazione o carenza di bene. Tuttavia Agostino non nega che nel mondo non vi siano imperfezioni: esiste il male
nel mondo, ma esso è da intendersi solo come minore perfezione. Tra le parti del creato , infatti, alcune sono ritenute superiori e altre
inferiori.
L'uomo ha di fronte a sé la possibilità di scegliere tra bene e male, scegliere se rifiutare o accettare le leggi di Dio. Dunque Agostino
ammette la libertà di scelta e la possibilità del libero arbitrio: l'uomo non può scegliere il male perchè, come abbiamo visto, esso non
esiste come qualcosa di positivo, è propriamente nulla, privazione di essere; ma può scegliere male, preferendo un bene inferiore.
Quanto al male morale, esso consiste nel peccato, che è una debolezza della volontà dell'uomo che si stacca da Dio e ripone tutto se
stesso nelle cose del mondo. Tali cosi, pur non essendo in sé negative, diventano strumento del peccato quando l'uomo le sceglie
liberamente come fine della propria esistenza, al posto di Dio.
Che cos'è il Male? (By Simona Caccavale)
Agostino si interroga sull'agire del male e afferma che se tutto viene da Dio, che è bontà pura, il male non esiste in senso metafisico o
ontologico. Il male è la mancanza del positivo nella natura di un bene. Secondo Agostino tutto il creato è bene, Dio ci ha conferito
unità, ordine e bellezza e ogni ente si realizza secondo perfezione. Il male volontario o morale è il peccato. Esso è la violazione della
legge naturale di Dio e si verifica quando l'uomo indirizza il suo amore su qualcosa che non è Dio. Anche nella questione del peccato,
interviene la volontà nella dottrina del libro arbitrio. Il male si istituisce secondo la libertà di scelta dell'uomo la cui volontà può
essere buona o cattiva in quanto l'uomo non è identico a Dio.
Il sapere al servizio della Fede
Agostino è convinto che la scienza legittima sia quella orientata alla conoscenza delle cose divine, il resto è solo curiosità, cioè non
illuminata dall'amore per Dio (carità). Agostino afferma che la vera filosofia è quella cristiana ma non rinnega quella pagana. Mentre
il filosofo pagano vuole giungere alla consapevolezza da solo, il filosofo cristiano si muove con umiltà seguendo Dio.
Dio e l'anima costituiscono i temi principali della filosofia agostiniana. Questa relazione (Dio-Anima) comporta sul piano filosofico
l'affermazione di un'altra relazione tra ragione e fede.
La fede predispone alla migliore comprensione dei misteri divini. Prima di capire dobbiamo credere. Per avere una fede salda è
necessario anche comprendere e capire. Fede e ragione sono elementi complementari, come Agostino spiega nella celebre formula:
Crede ut intelligas (credi per capire). Agostino considera l'intelligenza una ricompensa della fede. Colui che non è sostenuto dalla
grazie non potrà mai comprendere a fondo il mistero della vita.
Solo nella Chiesa c'è salvezza
Nella battaglia contro lo scisma donatista, che contestava la Chiesa per i cedimenti all'autorità dello stato, Agostino ammise l'uso
della forza anche da parte delle autorità politiche. Se non è possibile convincere qualcuno a fare del bene se non vuole, è doveroso
creare le giuste condizioni in modo che la sua salvezza arrivi anche contro la volontà. Non sempre quindi la tolleranza è espressa con
l'amore, ma a volte necessita di forza ispirata alla carità: << Ama e fa' ciò che vuoi>>. Non vi è possibilità di salvezza nell'errore e al
di fuori della Chiesa poiché quest'ultima è strumento di grazia.
Contro Pelagio: senza grazie non c'è salvezza
Agostino approfondisce il tema della grazia nel “dibattito” con Pelagio, un monaco irlandese.
Secondo la filosofia agostiniana, la volontà dell'uomo non può fare del bene da sola, ma può commettere solo il male (Ad esempio:
Adamo aveva avuto la possibilità di scegliere il bene, ma non l'ha fatto) Il peccato originale ha corrotto la natura dell'uomo
rendendola viziata: solo la grazia di Dio può permetterla di produrre del bene. E' dunque la grazia che produce le buone opere. Essa è
gratis, ovvero è un dono.
Ma quale può essere il senso di impegnarsi e di lottare per raggiungere Dio, se la salvezza è frutto della grazia di Dio? Agostino
risponde a questa domanda con la distinzione di libero arbitrio e liberà. La libertà non deve essere pensata in modo astratto, ma
consiste nello scegliere il bene, cioè nel far buon uso del libero arbitrio. Solo la grazia permette la libertà. Ma né quest'ultima né la
felicità sono a “disposizione” delle forze e della volontà dell'uomo.
Le due città
Nel 410 i goti saccheggiarono Roma: su questo sfondo storico si collocano i ventidue libri di Agostino, De civitate Dei. In
quest'opera racchiuse l'intera visone cristiana del mondo e della storia.
Roma non era più, già da decenni prima, il centro dell'impero, ma era ancora simbolo di valori. Occorreva dunque interpretare
l'avvenimento per trovare una ragione ai pagani e ai cristiani.
Due amori hanno costruito due città (dualismo platonico):
•Città celeste (di Dio): si trova in cielo, e rappresenta l'amore di Dio spinto fino al disprezzo di sé. Non si identifica con la Chiesa ma
si tratta di comunità spirituali.
•Città Terrena: città del demonio, delle persone che non riconoscono Dio né lo pongono come fine ultimo delle loro azioni.
Rappresenta l'amore di sè spinto fino al disprezzo di Dio.
Entrambe non si identificano con le istituzioni storiche, ma hanno un valore simbolico e mistico.
Tra le due città c'è sicuramente un profondo e inevitabile conflitto. Tuttavia, come nell'individuo l'amore per il bene e quello per il
male coesistono e si intrecciano, così anche le due città si mescolano e si confondono. Sarà il giudizio finale a separare i buoni dai
cattivi e il bene dal male.
Storia e provvidenza
Agostino considera la storia come l'attuarsi del disegno divino: non è altro che lo svolgersi delle lotte tra le due città (Città terrena=
figlia di Caino, Città celeste= figlia di Abele) Persino l'ascesa della potenza romana va interpretata come un volere soprannaturale.
Ma la salvezza dell'uomo non avverrà nella storia poiché Agostino divide nettamente la vita terrena da quella celeste. Solo quando
Dio chiamerà a sé gli eletti, ogni lacerazione, contrasto cesserà: i giusti vivranno nella beatitudine e nell'armonia perfetta. Vi sarà il
libero arbitrio finale: l'impossibilità di peccare, la libertà dal peccato. Il tempo ha per Agostino una direzione univoca: la storia, come
il tempo, non si ripete ma ha uno sviluppo lineare e irreversibile. Non può ammettere l'idea dell'eterno ritorno all'uguale e della
ciclicità della storia (concezione greca) perchè Agostino crede che la vita umana abbia un fine, la beatitudine. E' questo fine ultimo
che assegna alla storia un senso e permette all'uomo di raggiungere la felicità nel ritorno a Dio.

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