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INDICE

Premessa di M. Silvestrini, T. Spagnuolo Vigorita, G. Volpe Pubblicazioni di Francesco Grelle (fino a marzo 2006) Il conventus come forma di partecipazione alle attivit giudiziarie nelle citt del mondo provinciale romano di Francesco Amarelli TPSulp. 80 (= Tab. Pomp. 47): un mandatum per epistulam (con ceirmbolon: Ulp. D. 4.9.1.3)? di Lucio Bove La carriera e la famiglia di M. Aedius M. f. Ba[lbus?], per commendationem Ti. Caesaris Augusti consul ab Senatu destinatus (riedizione di CIL IX 2341+2343 e 2342) di Giuseppe Camodeca Silla DHMOKRATWR di Luciano Canfora Curie, centurie ed heredia di Luigi Capogrossi Colognesi Plurima litterulis signata sepulcra loquuntur. Prudenzio Per. XI, 1-22 e le iscrizioni della catacomba di s. Ippolito di Carlo Carletti Note su alcune iscrizioni di Luceria di Marcella Chelotti Pietro de Francisci e la Procedura civile di Franco Cipriani Idee di Roma fra IX e X secolo: il dittico di Rambona di Lellia Cracco Ruggini La storiografia dello Hakenkreuz. Il giudizio di Arnaldo Momigliano su Franz Altheim di Federico M. dIppolito Tre vicende esemplari: nuovi frammenti di storia romana nella Suda di Andrea Favuzzi Il console giudice nel De officio consulis di Ulpio Marcello. Note minime di Venanzia Giodice Sabbatelli Note su eccezione di dolo generale e abuso del diritto nelle vedute dei giuristi classici di Luigi Labruna Questioni aperte sul SC. de Cneo Pisone patre di Francesca Lamberti Concetto Marchesi, studioso, maestro e risoluto uomo dazione di Domenico Lassandro Notae Tironianae e epigrafia dellinstrumentum: qualche osservazione di metodo di Daniele Manacorda I Neratii nel territorio lucerino: ancora una testimonianza di Vincenza Morizio Il vescovo siculo Evagrio (IV secolo) tra filologia e storia di Giorgio Otranto Frammento epigrafico da Urbs Salvia con il terzo e il quarto consolato di Gaio Mario di Gianfranco Paci Storia locale dellItalia romana. Nursia colonia antoniana? di Silvio Panciera Libertas e diritto delle genti: una lettura del discorso di Licinio Macro nelle Historiae di Sallustio di Mario Pani Un nuovo decreto decurionale di Luceria del 327 d.C. di Aniello Parma Q. Cic. Comm. pet. 14 di Luigi Piacente Plut. Con. praec. 34 (142E-143A) e i smata nwmna di Giunio Rizzelli La longi temporis praescriptio e lo statuto giuridico dei coloni di Pasquale Rosafio Danno non patrimoniale e legittimazione ad agire di Amalia Sicari Una dedica al Sole nella cattedrale di Bari di Marina Silvestrini Lincapacit nella legislazione religiosa tardoantica di Tullio Spagnuolo Vigorita Pap. 2 def. D. 12. 6. 59: unesegesi di Mario Talamanca Uniscrizione sulle distribuzioni pubbliche di vino a Roma (CIL, VI, 1785 = 31931) di Domenico Vera Stibadium e convivium in una villa tardoantica (Faragola Ascoli Satriano) di Giuliano Volpe

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STUDI IN ONORE DI FRANCESCO GRELLE


a cura di Marina Silvestrini, Tullio Spagnuolo Vigorita e Giuliano Volpe

ESTRATTO

Bari 2006

Un nuovo decreto decurionale di Luceria del 327 d.C.


di Aniello Parma

Mappa catast. f. 25, part.

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2 Sulla posizione del luogo di rinvenimento a ridosso della strada che da Larinum conduceva a Luceria e per altri ritrovamenti archeologici della zona v. De Felice E., 1994, 35-37. 3 Parma A., 2003, 1-4; Id., 2003 a; Id., 2003 b, in c.d.s.; Id., 2004, in c.d.s. 4 De Benedittis G. Di Niro A. 2004, 1-14. La tabula oggi custodita nel museo archeologico di Campobasso (inv. 55222). 5 Sulla coincidenza tra la residenza abituale dellonorato e il luogo dove era esposta la tabula patronatus v. Harmand L., 1957, 333 ss.; Gag J., 1964, 417 ss.; MacMullen R., 1967, 114 ss. e 133. 6 La lastra bronzea ricomposta da tre frammenti contigui e combacianti misura: h. cm. 55 x +29 x 0,4. Alt. lett.: cm. 0,81,5. Il campo epigrafico racchiuso sui due lati conservati da una cornice composta da una doppia linea incisa di cui quella esterna dritta e linterna ondulata, nel cancorrente della cornice sono presenti rivetti in bronzo ribattuti su fori passanti. Sul retro sono evidenti tracce dei chiodi in bronzo che assicuravano la tavola ad un supporto verosimilmente ligneo. Al centro della cuspide principale vi un foro passante ostruito da un frammento del chiodo in ferro che probabilmente la fissava a parete. 7 Si vedano ad esempio la tabula offerta nel 325 d.C. dagli amiternini al patronus C. Sallius Pompeianus Sofronius e ricavata da una lastra pi grande che recava uniscrizione pubblica precedente (AE. 1937, 119 = AE. 1992, 385); o la stessa tabula patronatus di Larinum che nel 344 riutilizza una lastra con un senatus consultum del 19 d.C. (AE. 1992, 301); e

Nella primavera del 2003 furono recuperati da un privato e consegnati alla Soprintendenza archeologica del Molise tre frammenti combacianti di una lastra di bronzo con incisa la gran parte di uniscrizione latina. Il rinvenimento avvenne in localit Piano della Candra, un territorio agricolo a poco pi di 1 Km. dal centro di Santa Croce di Magliano (CB), nei pressi della masseria Calandrella 1, una zona appartenente al territorio dellantica Larinum e posta sul percorso della strada che, orientata a SE, la collegava con Luceria incrociando il tratturo Foggia - Celano 2. Liscrizione, relativa ad una tabula patronatus concessa dallordo di Luceria, aggiunge un nuovo interessante testo al cospicuo corpus dei decreta decurionum che chi scrive sta da tempo preparando 3. Del fortuito ritrovamento venne prontamente data notizia a stampa da G. De Benedittis e A. Di Niro che illustrarono, in un opuscolo edito dalla Soprintendenza archeologica, rispettivamente la tabula e larea circostante il luogo del ritrovamento 4. Liscrizione tuttavia merita un riesame, non solo per qualche miglioramento di lettura, ma specialmente perch si pu assegnare con precisione la data del 23 maggio del 327 d.C. al processo verbale della seduta dellordo decurionum di Luceria, riportato in estratto nella tabula, nella quale venne cooptato come patronus della citt un influente personaggio clarissimus ac consularis vir. Questi resta purtroppo anonimo per lo stato frammentario della lastra anche nella parte che ne recava il nome. Liscrizione, come si legge nellopuscolo, fu trovata allinterno di unampia area cosparsa in superficie da materiale ceramico di et imperiale, comprese suspensurae, colonnine fittili e laterizi che attestano la presenza di una villa rustica di notevole estensione con annessi impianti termali, verosimilmente appartenuta allonorato della tabula patronatus lucerina, il quale doveva avervi la sua residenza abituale secondo un uso in quel tempo abbastanza frequente fra i potentiores 5. auspicabile pertanto lavvio di approfondite indagini archeologiche nellarea, che possano portare ad una migliore conoscenza delle vicende del sito e forse anche al recupero dei frammenti ancora mancanti della tavola bronzea. Delliscrizione, incisa su una lastra di forma rettangolare con margine superiore cuspidato e acroteri laterali di forma triangolare 6, si conserva poco pi della met destra. La superficie appare ampiamente corrosa e in numerose parti manca addirittura qualche decimo di millimetro dellantica superficie in bronzo; sulla superficie retrostante non sono visibili tracce di un precedente impiego, diversamente dai non pochi casi di et tardoantica, in cui si riscontra il riuso di lastre bronzee gi iscritte 7. Manca tutta la parte sinistra, compromettendo non poco le possibilit di ricostruzione del testo.

cos anche per la tabula offerta dalla colonia pestana nel 347 al patronus Aquilius Nestorius ed incisa sul retro della tabula dedicata pochi anni prima nel 337 ad Aurelius Gentianus, anchegli patronus di Paestum (CIL X 477 = ILP 107).

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Alcune gentilmente fornitemi dal De Benedittis, che qui pubblicamente ringrazio, e altre eseguite a forte luce radente da chi scrive. 9 Sulle tabulae patronatus tardoimperiali e le indicazioni incise nel loro fastigio, vd. Chastagnol A., 1995, 33-41, che studia in particolare la presenza in alcune del chrisma cristiano, ritenendo che ci si verificava solo nellesemplare solennemente consegnato al patronus, non in quello dellarchivio pubblico. 10 CIL X 478 = ILP 108; VI 1687 = ILMN I, 47; IX 259; AE. 1954, 27 = AE. 1989, 137 = ILMN I, 589; AE. 1975, 367 = Suppl.It., 2, 3. Sulla menzione di signa nelle iscrizioni onorarie v. Kajanto I., 1966, 53 ss.; Chastagnol A., 1988, 38 ss. 11 Per un esempio si v. la tabula, CIL VI 1687 = ILMN 47 (con foto) per la cooptazione del patrono di Hadrumetum nel 321 d.C., che nel fastigio reca al genitivo il signum Populonius dellonorato Q. Aradius Valerius Proculus v.c. 12 CIL II 6023 = 6044, 353 = AE. 1962, 52; CIL IX 6078, 94; AE. 1961, 97; AE. 1984, 416; ILJug. 692. In particolare due bolli su tegola (AE. 1976, 166b) con la dicitura Hieracis Acti, ritrovati in localit Pezze della Chiesa, nel territorio dellantica Teanum Apulum, non molto lontano dallarea di rinvenimento della tabula, porterebbero a supporre una produzione locale dei laterizi (un altro proviene da Histonium ) (Russi A., 1976, 127 s., che per intende il nome Actius e non Actus). Controversa attestazione di questo nome nel brano di Amm. Marc. 31.11.3, vd. PLRE I, 12. Sul cognomen Actus v. Kajanto I., 1965, 349; si v. anche ThLL. I, 455. 13 Sulle acclamazioni nel mondo romano vd. Rouech Ch., 1984, 182. Veyne P., 1976, 350 n. 223. Hugoniot C., 2002, 179 ss.

In base allo studio di numerose foto 8 e dopo un attento esame autoptico del dicembre 2004, il testo superstite, ordinato su 18 linee di estensione differente, pu essere a mio avviso cos restituito (vi appaiono solo le integrazioni sicure ed evidenti; per le altre, che proporr, argomentandole nel corso del commento, rinvio alla fine del presente lavoro):
Acte bb (vac.) [Fl. Const]a . ntio et Val Maximo coss [- - -]x . kal Iunias, Luceria [- - -]A . ur Iulianus et Iunius Longinus [- - - c]u .n .c . to ordine conse [- - -]+ v f [- - -]e iugiter indifferen [- - -]is sui optinere ae [- - -] praecipuorum maximo [- - - pat]rocinia sectatur publica [- - -] e . st quapropter censere [- - -]m .p ..raedicabili viro [- - -]o clarissimo ac consulari viro [- - - a]more erga ordinem civesq duci [- - -] tabulam patronatus aerae incisam placet [- - -]+tas nos patriamq nostram ut patronus [- - - fo]vere dignetur

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Lin. 2: P I (DE BENEDITTIS-DI NIRO) - Lin. 5: il gentilizio del primo duoviro non letto da DE BENEDITTIS-DI NIRO. Lin. 6: unito ordine const (DE BENEDITTIS-DI NIRO) - Lin. 9 in f.: AT (DE BENEDITTIS-DI NIRO) - Lin. 11: F incisa per errore e poi corretta in S. Lin. 12 in.: ST (DE BENEDITTIS-DI NIRO) - Lin. 13: [prae]?dicabili (DE BENEDITTIS-DI NIRO) - Lin. 15 in.: mor? (DE BENEDITTIS-DI NIRO) - Lin. 16 in.: N (DE BENEDITTIS-DI NIRO) - Lin. 17: patriamque (DE BENEDITTIS-DI NIRO).

Le prime due linee, conformemente ad una pratica assai diffusa nelle iscrizioni onorarie di et tarda, e in specie nelle tabulae patronatus 9, sono staccate dal resto del titulus ed evidenziate racchiudendole in un cerchio raggiato, simile ad una corona di alloro molto schematizzata, sormontata da una palma nel frontone cuspidato della lastra. Alla linea 1 nel vocativo Acte deve riconoscersi il nome, o eventualmente il signum, del personaggio celebrato. Infatti di regola questi elementi onomastici isolati e messi in evidenza ad inizio delliscrizione erano menzionati al vocativo come unacclamazione di lode o di augurio (ad esempio a Paestum nel 344: Helpidi, homo felix! Deus te servet!) 10, o al genitivo sottintendendo il possesso del titulus 11. Il vocativo Acte indica per il nostro personaggio il cognomen Actus, che invero assai raro; le sue attestazioni sono soltanto cinque e tutte concentrate nella piena et imperiale 12. La lin. 2 contiene unacclamazione beneaugurante formulata in relazione allonore concesso 13; infatti i segni di lettere, due piccole aste verticali con minuti segni orizzontali sul margine inferiore, che ancora si vedono, sono da
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14 Secondo i quali (11) si potrebbe pensare ad un appellativo del tipo p(ater) i(llustris) o altro. Ma, a parte ogni altra considerazione, lappellativo di illustris come segno di distinzione dei pi alti gradi della carriera senatoria, viene in uso solo alcuni decenni dopo let costantiniana del nostro patronus. La pi antica attestazione dellappellativo vir illustris in funzione di dignit del 23 marzo 363 d.C., usato per il prefetto del pretorio Mamertino (CTh. 11. 30, 31 = CI. 12. 4, 12); il titolo sar codificato solo dieci anni pi tardi, il 5 luglio 372, con la legge di Valentiniano I e Valente (CTh. 6. 7, 1; 9, 1; 11, 1; 14, 1). Sul punto Piganiol A., 1972, 280, 390. Chastagnol A., 1982, 176 s., ora trad. it. a cura Roda S., Chastagnol, 1996, 35 s. 15 CIL VI 1686 = ILMN I, 46 (con foto). 16 Le tabulae patronatus che riportano in estratto il processo verbale di cooptazione della seduta dellordo decurionum sono solo l 1,5% del totale di questi documenti a noi pervenuti. Altre tabulae patronatus in bronzo con epitomi dei decreta decurionum di cooptazione: CIL V 5912; VI 1492, 29682, 31692 = ILMN I, 411, 39083; CIL IX 10, 259, 2464, 3429; X 476, 477, 478; XI 5127 = Suppl.It. 16, 4; AE. 1937, 119 = Suppl.It. 9, 85; AE. 1937, 121 = Suppl.It. 9, 85; AE. 1990, 211. Per una tipologia delle tabulae patronatus v. Harmand L., 1957, 332 ss.; Nicols J., 1980, 536 (che per esamina documenti datati non oltre la seconda met del III sec. d.C.). Sugli aspetti sociali e sulla funzione politica del patronus municipale si v. Harmand, 1957, u.l.c.; Duthoy R., 1981, 295-305; Id., 1984, 145156; e pi di recente il volume collettaneo a cura di WallaceHadrill A., 1989. Sul rapporto patronus citt cliente per il periodo tardoantico v. Engesser F., 1957; Krause J.U., 1987. 17 Invece i primi editori, pur dopo una specifica trattazione del punto (De Benedittis-Di

leggere, dopo un attento esame autoptico, non P I, come suggerito dai primi editori 14, che sarebbe privo di confronti e non d un senso plausibile, quanto piuttosto B B da sciogliersi in b(onis /ono) b(ene /enigno /ono), una formula di plauso assai frequente proprio in questo periodo. Si veda come esempio assai stringente la coeva tabula patronatus bronzea, di Q. Aradius Valerius Proculus v.c. del 322 d.C., che nella elegante corona lemniscata posta nel timpano reca appunto la medesima abbreviazione 15. Le linn. 3-7 seguendo uno schema molto frequente nelle tabulae patronatus 16 riproducono il praescriptum del decreto; in esso indicata la data in cui avvenne la seduta dellordo con la menzione della coppia consolare, che va restituita con sicurezza 17 in quella di Flavius Constantius e Valerius Maximus, consoli ordinari nel 327 d.C. 18 Lassemblea si tenne in Luceria 19 verosimilmente nella curia cittadina o nella basilica, edificio pubblico attestato nella citt dauna in et tardoimperiale da uniscrizione del 364-367 dellepoca di Valentiniano I e Valente (AE. 1988, 387 = 1991, 516), che ricorda la costruzione a cura del corrector della provincia di un secretarium e tribunal per lamministrazione della giustizia. Supponendo curia 20, resta spazio sufficiente per la menzione dellappellativo, con cui di norma si distinguevano questi edifici pubblici, e che spesso risaliva ad imperatori o a privati munifici costruttori del monumento (ad es. curia Caesarea (CIL X 476, del 337, Paestum), Aelia Augusta (CIL XIV 2795, del 140, Gabii), Ulpia (AE. 1931, 38 = 1966, 607 = 1983, 998, del 144, Sala), Septimiana Augustea (AE. 1937, 119, del 325, Amiternum), Safiniana (CIL IX 2655 = AE. 1999, 546 = 2001, 896, Antonino Pio, Aesernia), Torquata Vitrasiana (CIL X 4643, del II sec., Cales) ecc.) 21. Il giorno della seduta deve essere stato il 23 maggio, ovvero il decimo giorno antecedente le kalendae di giugno, poich lasta obliqua del numerale, parzialmente visibile prima di kal(endas), non pu essere che una X (meno probabile una V) per la sua forte inclinazione; oppure anche il 24, se si suppone lin-

Niro, 11), non sono riusciti ad identificarla; ritenendo anche in questo caso la trascrizione poco felice restano incerti su una doppia, invero confusa, indicazione: Valerio e Massimiano, che ressero insieme il consolato tra il 298 d. C. ed il 305 d. C., oppure probabilmente Constantius e Maximianus, con rinvio a Degrassi A., 1952, 77. 18 Per i consoli v. Degrassi A., 1952, 77. PLRE. I, 225, n. 5; 590, n. 49. 19 Su Luceria in et tardoantica v. DAngela C., 1982, 587-600; Id., 1999, 85-94; Lippolis E., 1999, 1-28, in part. per let tardoantica 18 ss.; Mazzei M., 2001, 15-50; Russi A., 1987, 39-55. Unanalisi complessiva delle strutture della citt in Volpe G., 1996, 114 ss. Per una trattazione pi generale si v. Garzetti A., 1973, 1950-2; Sirago V. 1980. Per lepigrafia lucerina si v. con bibl. precedente Silvestrini M., 1999, 117-158, in part. 117-124. Chelotti M., 2001, 7-41. Chelotti M., 2004, 99-113. Infine da ult. la recentissima messa a punto di Silvestrini M., 2005, 22-30. 20 Dai 96 decreta decurionum rimasti nella documentazione epigrafica e da me raccolti risulta che la curia il luogo dove con maggior frequenza lordo si radunava (20 casi), seguita dalla basilica che ricorre 7 volte. Sullesistenza di una basilica a Luceria nel IV sec. d.C. v. Russi A., 1987 (1991), 247-267; Id., 1991 a, 299-322, riprendendo larticolo citato alla nota prec.; Grelle F., 1989, 115-123. 21 Se, come sembra (vd. infra), Luceria ottenne da Costantino il titolo di civitas Constantiniana, si potrebbe proporre lintegrazione di curia Flavia, (cfr. il notissimo caso di Hispellum Flavia Constans) che entrerebbe perfettamente nella lacuna. Ma il rapporto cronologico fra il decretum del 327 e la concessione del titolo imperiale alla colonia resta ignoto.

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22 Per altre attestazioni di Iunii lucerini, tra cui un C. Iunius Atticus II vir quinq ., databile alla seconda met del II- inizi del III sec., v. Silvestrini, 1999, 122 ss. 23 Cos le norme relative alla competenza dei magistrati cittadini pi elevati in grado sulla convocazione e direzione dellassemblea decurionale cittadina dettate nelle leges municipales pervenuteci. Sul punto vd. Liebenam W., 1900, rist. 1967, 226 ss.; Langhammer W., 1973, 188 ss. 24 Allo stesso modo CIL VI 29682 = ILMN 411 (III sec.) e in CIL X 4643 (II sec.). Pi spesso per rendere limmagine della presenza al completo dellordo nei decreta si usa universi o anche frequentes: per qualche esempio della stessa epoca v. CIL IX 10, 3160; AE. 1992, 385, 386. Sulluso dellaggettivo cunctus v. anche ThLL. IV, 1401. 25 Esempi di cooptazione con la presenza unitaria di ordo e populus : CIL VI 1691; IX 2337; 2803; 3160; X 1702; 1820; 3844; 4722; XI 5693; 5694; XIV 4449; 4455. AE 1913, 25; 1931, 36; 1968, 115; 1972, 79; 1976, 141; 1991, 514b; 1997, 453. 26 Camodeca G., 1980-81, 123 s. 27 Su questo aspetto v. Harries J., 2003, 125-141. Sulla presenza e partecipazione del populus alla vita delle citt tardoantiche si v. Jones A.H.M., 1964, 722 ss., = Id., 1973, vol. II, 967 ss.; Lepelley Cl., 1979, 59 ss. 28 Su questo punto v. Chastagnol, 1988, in part. 51 ss., sulle virtutes pi frequentemente evidenziate 54 ss. Una lettura del fenomeno in Christol M. e Magioncalda A., 1996, 25-42. Sullo stile retorico e magniloquente delle dediche onorarie nel periodo tardoimperiale v. Salomies O., 1994, 76 ss. 29 Per lavverbio iugiter , usato specialmente nel tardo impero, v. ThLL., vol. VII.2, 630 s.

tegrazione [I]X. Lordo decurionum fu convocato, come di regola, dalla coppia di magistrati giusdicenti della colonia di Luceria, di cui si possono recuperare per intero i nomi, Aur(elius) Iulianus e Iunius Longinus, finora non attestati 22, che saranno stati duoviri o duoviri q(uin)q(uennales) 23. La formula alla fine di lin. 7, v(erba) f(ecerunt), introduce, secondo la norma, la relatio dei magistrati sullordine del giorno in discussione nellassemblea; la sigla preceduta da un segno di lettera verticale, visibile sul margine della frattura, che sembra tagliato da un tratto diagonale; ci pare indicare solo una H, da intendere con h(aec) v(erba) f(ecerunt). La seduta si era svolta con la partecipazione dellintero ordo. Infatti a lin. 6, scorgendosi ancora le tracce di una N e di una C sul margine della frattura, si deve integrare sicuramente cuncto, mentre alla fine della linea, conse- non pu essere restituito altrimenti che in consentiente; il contesto della frase fa s che risulti esclusa lintegrazione consensu. Ci lascia intendere come qui si volesse sottolineare in modo enfatico che la proposta dei duoviri era stata fatta dietro sollecitazione unanime dellintero ordo decurionum 24. Diversamente da altre tabulae patronatus non pare quindi menzionato lintervento del populus alla proposta di cooptazione del patrono 25. Il pi delle volte si trattava per di una partecipazione solo formale del populus espressa attraverso acclamazioni, fatte in genere nei luoghi di spettacolo; si vedano ad esempio le iscrizioni prese in esame nelle ricerche di G. Camodeca per Puteoli tardoantica 26, da esse appare come il populus (finanche in sue partizioni di quartiere, regiones) poteva deliberare lelevazione di statue e scegliersi dei patroni. Esemplari in tal senso due tabulae patronatus di Paestum (CIL X 478 = ILP 108 e AE. 1990, 211) del 344 e 347, in cui sono solo i cives ad agire: cum cibes frequentes coloniae Paestanorum coegissent (o risp. in uno adfuissent, consilioque habito), berba fecerunt 27. Seguono, nelle linee 8 - 11, diverse locuzioni tipiche dello stile delle iscrizioni onorarie di et tardo imperiale, enfatiche ed ampollose, finalizzate allesaltazione delle virt del personaggio 28, o termini fino ad allora desueti come ad es. lavverbio iugiter 29. Sebbene non credo possibile ricostruirle puntualmente, pure sembrano a mio parere alludere, per il chiaro riferimento ai patrocinia publica 30 e ai praecipui et maximi viri, con un evidente richiamo allordine senatorio cui apparteneva lonorato, alle attese che la citt di Luceria riponeva nella cooptazione del nuovo patronus 31. Purtroppo lo stato frammentario della tabula non ci consente di desumere se il nostro personaggio fosse nativo di Luceria, quale discendente da influenti famiglie cittadine, come espressamente si mette in evidenza in altre tabulae patronatus 32, oppure se fosse legato alla citt soltanto da propriet o interessi
Su questaspetto v. Nicols J., 1988, 201-217. Per un confronto v. le altre tabulae patronatus datate tra III e IV sec. d.C.: CIL VI 29682 ac = ILMN. I, 411; IX 10, 259, 2464, 3429; X 476 = ILP 106, 477 = ILP 107, 478 = ILP 108; AE. 1937, 119, 121; 1990, 211. 32 Sul punto v. Duthoy R., 1984, 23-48; sulla possibile determinazione dellorigine dei patroni municipali dalle formule generalmente usate per i patroni v. in part. 26 ss. Alcuni esempi di IV sec. in AE. 1937, 119 = 1992, 385 = Suppl.It. 9, 90 ss. (Amiternum, 325 d.C.). AE. 1937, 121 = 1992, 386 = Suppl.It. 9, 87 ss. (Amiternum, 335 d.C.). AE. 1990, 211 = 1995, 74 (Paestum, 347
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d.C.). AE. 1992, 301 (Larinum, 344 d.C.). CIL IX 1568 (Beneventum, 379-80 d.C.). CIL IX 1682-83 (Beneventum, 393-396 d.C.). CIL IX 1684 (Beneventum, IV sec. d.C.). 33 Su cui vd. De Felice, 1994, l.c. 34 Dalla stessa localit proviene anche CIL IX 6083, 48 con lattestazione di un servus actor che gestiva i poderi di una Aemilia C. f. Caricla. Per una lettura del territorio v. De Benedittis G., 1987, 516-521; Volpe G., 1990; Id., 1993, 133-141; Chelotti M. 1997, 7-30; Alvisi G., 1970. 35 Sul formulario usato nelle iscrizioni di patroni di et tarda vd. Neri V., 1981, 175-201; Krause J.U., 1987, 1-80; Buonocore M., 1992, 19-25. 36 Favorevoli a ritenere le formule ab origine ed originalis nellaccezione relativa allorigine locale e ad una possibile forma ereditaria del patronato cittadino e di comunit si v. Harmand L., 1957, 299. Arnheim M.T.W., 1972, 156. Chastagnol A., 1982, 277 s. Krause J.U., 1987 cit. a nt. precedente, 4 s. e ntt. 10-11, il quale ritiene che le suddette locuzioni siano un uso caratteristico delle tabulae dellItalia meridionale, se non esclusive della Campania. La tesi condivisa anche da Chausson F., 2004, 71-120, in part. 82 ss. e 86 s. Contrario a questa interpretazione Ausbttell F., 1989, 40 s., il quale ritiene che queste espressioni siano utilizzate solo per vantare lappartenenza del patronus ad una gens influente. 37 Si ricordi che in questo periodo aumenta notevolmente il numero di patroni municipali di rango senatorio rispetto allet precedente; certamente lincremento tiene conto del progressivo svilimento ed evoluzione della carriera pubblica che proprio in questo periodo vede un decisivo riassetto. Sul punto v. Chastagnol, 1988, 172 ss. Arnheim, 1972 cit ., 49 ss. Navarro F.J., 1997, 255-293. Non mancano tuttavia, anche se in numero esiguo, fra IV e V

locali, ovvero da vincoli di altra natura. Certo il rinvenimento della tabula bronzea, a lui offerta dallordo di Luceria, nel territorio della finitima Larinum (nei pressi di S. Croce di Magliano, non distante dalla strada che collegava le due citt) 33, in una localit caratterizzata, come in antico, da un paesaggio agrario con propriet agricole sparse in aree scarsamente abitate e tradizionalmente vocate alle colture di cereali 34, fortemente suggerisce lipotesi che qui doveva sorgere la sua villa residenziale, inserita in unampia ed importante propriet fondiaria, dove il clarissimus aveva ricevuto la tabula dai Lucerini. Al momento per lindagine archeologica, ancora di superficie, non sembra aver individuato resti di costruzioni di et tardoimperiale. Invero, da unesame attento del formulario presente nei testi relativi alla concessione di patrocinium da parte di citt o comunit 35, non sembra potersi rilevare un modello valido per tutti i casi e anche se viene talvolta, in particolare in quelle di et tarda, menzionata lespressione patronus ab origine, originalis non sempre possibile ritenere sicuro un ereditario legame familiare o la discendenza locale del personaggio onorato 36; del resto, specie nel periodo tardoimperiale il patrono veniva in primo luogo scelto fra personaggi appartenenti ai ceti pi eminenti 37, sia per le sue considerevoli risorse economiche, sia per la sua personale influenza a corte e vicinanza allimperatore 38, in modo da essere un efficace tramite tra i bisogni della citt che lo aveva cooptato e il potere centrale 39. Un chiaro esempio di quanto detto nella decisione presa da Valentiniano nel 364 d.C. (CTh. 12.1.68) per metter fine ad un violento contrasto, quasi certamente provocato da uneccessiva esazione fiscale, generatosi tra il consularis Campaniae di quel periodo, che doveva aver agito senza la dovuta autorizzazione imperiale, e la curia di Abellinum che vide accettate le sue ragioni verosimilmente grazie al risolutivo intervento di un suo patronus cittadino 40. La sententia del nostro decretum, riportata nelle linn. 12 e seguenti, introdotta dalla locuzione quapropter che funge da congiunzione di coordinazione con quanto precede ed esprime il motivo della decisione presa dallassemblea cittadina: quapropter censere 41; in un simile contesto il verbo est che precede, potrebbe verosimilmente intendersi come optimum est 42, a conclusione
secolo patroni scelti fra gli esponenti dei gruppi dirigenti locali che esercitano uninfluenza limitata al ristretto ambito cittadino come testimoniano anche i loro appellativi onorifici. Su questo punto si vedano per la regio secunda le argomentazioni di Grelle F., 1994a, 154 s. 38 Da non prendere in considerazione lipotesi di una indicazione imperiale, anche solo occasionale, nella scelta dei personaggi da cooptare come patroni cittadini, avanzata da Nicols J., 1978, 429-432, riportata ancora come valida da Chausson 2004, ma gi giustamente criticata da Eck W., 1979, 489-494, in quanto lintervento imperiale si riferiva in realt ad altre funzioni ricoperte dal patrono. 39 Come esempio di questo stretto rapporto si vedano i patroni di Puteoli tardoantica studiati da Camodeca G., 1980-81, 100 ss., dove si ritrovano personalit fra le pi prestigiose dellaristocrazia senatoria del tempo, e personaggi locali, membri di spicco, delllite cittadina. 40 Su questo v. pi diffusamente Camodeca G., 1996, 186. 41 Quapropter usato con identica funzione di congiunzione coordinativa con quanto precede in due decreta decurionum da Paestum relativi alla cooptazione di patroni cittadini: CIL X 476 = ILP 106 (del 337 d.C.) e CIL X 477 = ILP 107 (del 347 d.C.). 42 Anche questa espressione si trova in uguale contesto nei gi citati decreta decurionum pestani della nota prec.

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43 Sullattributo praedicabilis riferito a clarissimi viri di et costantiniana v. ThLL., vol. X.2, 541 s. 44 A tal proposito si vedano gli esempi offerti da altri decreti di cooptazione di patroni: CIL IX 3429 (242 d.C., Peltuinum), CIL IX 3160 = Suppl.It. 3, 1987, 114 (met IV sec. d.C., Peltuinum ), AE. 1990, 211 (347 d.C., Paestum). 45 Sul punto v. Eck W., 1980, 283-322. Duthoy R., 1984-1986, 121 ss. Id., art. cit., 27 ss. 46 Per la diffusione del nome Actius usato nel mondo romano sia da personaggi di estrazione servile che di rango senatorio v., Solin H., 2003, 617-618. 47 Si sarebbero potuti richiamare Cn. Papirius Actius, senatore del tardo III sec. (PIR 2 P 106), o il contemporaneo senatore abellinate C. Arrius Spedius Actianus (PIR2 A 1110) sul quale v. Camodeca G., 1982, 2, 120; Id., 1996, 186 s. 48 Sullappellativo clarissimus e sul suo uso in generale v. Hirschfeld O., 1901, 580 ss. = 1913, 647 ss. Pi di recente un aggiornamento bibliografico in Raepsaet-Charlier M.Th., 1987, 6-7. 49 Si veda a questo proposito C.I., 9.41.11 nella quale Marco Aurelio enuncia attraverso gli appellativi di egregius, perfectissimus ed eminentissimus la gerarchia delle cariche riservate ai componenti dellordine equestre e di conseguenza separa quelle dellordine senatorio. Sul punto si v. Chastagnol A., 1992, 171 ss. 50 Sul punto v. Pflaum H.G., 1970, 161 ss. 51 Sulla carriera senatoria nel periodo del tardo principato v. Christol M., 1986, 90 ss. per il periodo successivo del tardo impero v. in generale Arnheim M.T.W., 1972, 8 ss. e 49 ss.; pi in particolare v. Christol M., 1982, 144 ss. Chastagnol A., 1988, 168 ss. 52 Sulle modalit di accesso al Senato in questepoca v. Chastagnol A., 1970, 187-206.

della frase dove, a quanto sembra, si afferma essere ottima cosa per una comunit cittadina ricercare (sectatur) i patrocinia publica di alti e potenti personaggi (i praecipui et maximi viri). E pertanto (quapropter) lordo di Luceria sceglie un eminente senatore, praedicabilis vir 43, come patronus. Seguendo la struttura espositiva del testo della tabula, solo allinizio della linea 13 e della lin. 15 pu essere menzionata lofferta del patronato cittadino ( patronatus.offerri.) fatta dalla colonia lucerina 44. La linea 14, come mostra il vacuum a fine della lin. 13, era chiaramente riservata allonomastica e ai titoli di rango del patronus. Purtroppo non rimane che lultima lettera O del cognomen che si potrebbe restituire in Actus grazie allacclamazione daugurio col vocativo Acte incisa nella corona laureata nel fastigio della tabula; inoltre la designazione del suo rango, clarissimus ac consularis vir, costituisce una preziosa informazione perch ci fa conoscere un nuovo senatore tardo imperiale come patronus di citt 45. Non sembra per possibile identificarlo dal momento che nessun senatore con cognomen Actus finora noto; diverso sarebbe stato il discorso se il suo nome fosse stato Actius 46, che noto per senatori del tardo impero 47, ma il vocativo Acte dellacclamazione alla lin. 1 lo esclude decisamente. Lappellativo di clarissimus nelle epigrafi onorarie fu usato in generale, come noto, per identificare i membri dellordine senatorio fin dalla met del I sec. d.C. 48, soltanto pi tardi esso assunse il valore di specifico titolo di rango, con un riconoscimento ufficiale a partire da Marco Aurelio 49 che in tal modo intendeva distinguere coloro che ricoprivano i maggiori incarichi della organizzazione amministrativa imperiale. Lespressione consularis, invece, gi per tempo fu impiegata anche epigraficamente per indicare chi avesse rivestito il consolato (ordinario o suffetto che fosse); pi tardi indic anche coloro che avevano ricevuto solo il privilegio degli ornamenta consularia e ricoprivano uffici propri degli ex-consoli 50. Ma allepoca del decretum lucerino in esame, cio in epoca costantiniana, la sola titolatura di consularis non pi sufficiente a dimostrare limportanza della carriera senatoria percorsa, perch le riforme intercorse fra Gallieno e Diocleziano avevano comportato linflazione e lo svilimento del consolato suffetto, cui ormai si perveniva ad inizio di carriera dopo aver ricoperto solo la questura e la pretura 51. Pertanto con questo titolo si potrebbe anche indicare semplicemente un giovane senatore ai primi gradini del cursus 52, che non aveva ancora ottenuto reali cariche senatorie 53, oppure un honoratus clarissimus che si accontentava del solo titolo 54, mediante il quale gli era assicurata una posizione di privilegio, e lesonero dagli oneri e liturgie curiali, nonch grande prestigio locale. Questi personaggi, forti dellalta posizione sociale raggiunta e dei vantaggi

Su questa problematica v. Pflaum H.G., 1970, 168 ss., spec. a pag. 174 s. con un elenco di attestazioni epigrafiche di viri clarissimi et consulares senza altre specificazioni di carriera che qui si aggiorna: Aur. Antistius [- - -], CIL X 1794 = Puteoli IV-V, 1980-81, 113 s. (Puteoli, fine III inizi IV); Libonius Severus, AE. 1984, 759 (Scupi, met-fine III); L. Volusius Bassus Cerealis Curnius, IRT 543-544 (Leptis, fine III IV). Cfr. anche Lepelley Cl., 1992, I, 256 ss. 54 Sugli honorati clarissimi v. Lepelley Cl., 1922, I, 256-260 e 266-274. Chastagnol A., 1982 a, 172 s.

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55 Si veda lesempio di C. Sallius Sophronius Pompeianus v. p ., patronus di Amiternum (AE. 1937, 119 = Suppl.It., 9, 34) che dopo essere divenuto patrono di Amiternum nel 325 ascende rapidamente al perfettissimato e circa dieci anni dopo cooptato quale patrono da altre importanti citt della regione (AE. 1937, 120 = Suppl.It., 9, 35). Sulla grande influenza che simili personaggi avevano sulle comunit cittadine loro clienti v. Christol M. Magioncalda A., 1996, 25 ss. Camodeca, 1980-81, 114. 56 La locuzione allinizio della lin. 15 trova un preciso confronto in un decreto di Cales: pro eius erga nos amore (CIL X 4643, II sec. d.C.). 57 Alcuni esempi: CIL VI 1492; IX 259; AE. 1937, 120 = AE. 1992, 385; AE. 1937, 121 = AE. 1992, 386. Di grande interesse per la conoscenza di questa prassi il titulus inciso sulle facce di una base onoraria da Lanuvium (AE. 1998, 282) dedicata nel 228 d.C. a C. Servilius Diodorus v.e., nominato patronus del locale collegio dei dendrofori; nelliscrizione incisa sulla faccia sinistra della base sono ben descritti i diversi passaggi di redazione e consegna della copia bronzea di tabula patronatus offerta da due delegati del collegio allonorato. Sul punto v. Nonnis D., 1995-1996, 247 ss. 58 AE. 1937, 121 = Suppl.It., 9, 85. Su aedes v. ThLL., vol. I, 907-916. Diversamente domus in genere nei decreta usato in riferimento alla casata del patronus v. ThLL., vol. V.1, 1949 ss. 59 Sul punto v. Camodeca G., 2003, 141. 60 In particolare questultime espressioni trovano nei decreti pestani (CIL X 476 = ILP 106 (del 337 d.C.); X 477 = ILP 107 (del 347 d.C.) e X 478 = ILP 108 (del 344 d.C.) uno stringente confronto utile per una loro restituzione. 61 Sabbatini Tumolesi P., 1990, 246 ss., ritiene che del decreto di cooptazione del

che ne derivavano, esercitarono nelle loro regioni un indiscusso potere, anche se circoscritto allambito locale 55. Generalmente dopo la motivazione della delibera, qui espressa nella frase [offerri pro eius a]more erga ordinem civesque 56, seguono, in questo tipo di documenti, le diverse indicazioni sulla realizzazione della tabula, sulle modalit di consegna, e qualche volta anche il nome o la qualifica di chi consegnava lonorificenza a nome di tutta la citt 57. Si riferisce senzaltro alla consegna della tabula il duci alla fine di lin. 15: la lastra di bronzo doveva essere portata a casa del patrono, cos ad esempio nel gi citato decretum di Amiternum per la cooptazione del patronus Sallius Sofronius Iunior, si trova in aedibus suis 58; mentre nella tabula patronatus di Fl(avius) Successus, sono i viri principales ad offrire la tabula al patrono (CIL IX 259, Genusia); infine nel decreto di Ferentinum sono due delegati dallordo a portare la tabula (CIL VI 1492). Si pu quindi supporre che la lin. 16 si aprisse con lindicazione di coloro che materialmente avrebbero offerto la copia bronzea del decreto al nuovo patrono: a II viris (/a legatis), oppure pi genericamente con lindicazione del luogo ove portarla, ad esempio: in aedes eius. Cos di seguito la proposizione tabulam patronatus aere incisam placet, assai frequente nelle iscrizioni di questo genere, secondo un uso proprio del periodo definisce loggetto che esprimer, con una metonimia, la dignitas di patronus dellonorato 59. Allo stesso modo le frasi di chiusura, [- - -]tas nos patriamq(ue) nostram ut patronus/[- - - fo]vere dignetur 60, manifestano tutto il compiacimento che lordo e i cittadini di Luceria hanno nelloffrire la copia 61, incisa nel bronzo, del decreto di cooptazione al nuovo patrono cittadino affinch egli, tenendola esposta nella sua casa, non dimentichi di sostenerli con la massima generosit in futuro 62. Da quanto detto, appare chiara limportanza e linteresse che questo nuovo documento riveste per la storia di Luceria nella prima met del IV sec. d.C. La citt proprio in et costantiniana sembra godere di una particolare ripresa della vita pubblica 63, ricevendo cure ed attenzioni dal governo imperiale; forse si pu ora aggiungere, anche grazie allattivit di questo suo nuovo patrono clarissimus ac consularis vir. La colonia lucerina, in questo periodo assume una notevole rilevanza distrettuale nellorganizzazione amministrativa della regione 64, assai verosimilmente come sembra, prende ora il nome di Civitas Con-

patrono, gi trascritto nel commentarius cotidianus municipii per il tabularium, venissero realizzati due estratti incisi su bronzo: uno da esporre in unarea pubblica, forse proprio nella curia, laltro da offrire solennemente al patronus. 62 In proposito v. Giardina A., 1988, 74 ss. 63 Sul punto v. Grelle F., 1994, 29. 64 Per questo aspetto si ricordino sia liscrizione onoraria lucerina (AE. 1983, 247) dedicata alcuni anni prima di questa tabula patronatus a M. Aurelius Consius Quartus vir clarissimus, corrector Apuliae et Calabriae tra il 317 e il 324 per i benefici ricevuti nellambito della sua attivit amministrativa (sul punto v. Grelle, 1994, 29; Cecconi G.A., 1998, 178; pi specificamente Chelotti M.- Mennella G., 1994, 167 ss.), sia quella di qualche decennio dopo, dellet di Valentiniano I (AE. 1988, 387 = 1991, 516), che richiama la costruzione di edifici da destinare allo svolgimento di unattivit giudiziaria del governo provinciale (v. Grelle F., 1989, 115 ss.).

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65 Per la probabile attestazione della nuova denominazione della citt v. CIL IX 801, a tal proposito si veda il gi ricordato e pi noto esempio di Hispellum a cui nel 335 Costantino concesse, con rescritto, di chiamarsi Flavia Constans , CIL XI 5265 = AE. 2001, 926; sul punto v. Grnewald Th., 1990, 152 s. Potrebbe forse essere ricondotto a questo rapporto speciale anche latto di omaggio alla dinastia dei costantinidi in CIL IX 791, una dedica posta dal populus lucerino nel sett. 337-340 ai tre Augusti, figli di Costantino, ascesi al potere dopo la morte del padre. 66 Va ad aggiungersi al nutrito elenco dei patroni di citt della regio II, per cui v. ora Folcando E., 1994, 51 ss.; Grelle, 1994 a, 139-158. 67 Sul punto v. la lettura di van Sickle C.E., 1938, 9-18; e le conclusioni di Liebeschuetz W., 1992, 1-49; Lepelley C., 1992, 50-76; Sot M., 1996, 356 s. 68 Per le manifestazioni di evergetismo in questo periodo v. Harmand L., 1957, 287 ss.; 354-385. Krause, J.U., 1987 a, 14 ss.; Id. 1987, 70 s. Ausbttell F., 1989, 44. Per un elenco delle epigrafi relative ad atti di evergetismo nelle citt dellItalia tardoantica v. Cecconi G.A., 1994, 229 ss. 69 Hahn I., 1968, 261 ss. Nicols J., XCVI, 1979, 303 ss. Krause J.U., 1987, 73 ss. 70 Sui munera cittadini in questo periodo v. Bruschi Ch., 1984, 1311 ss., con bibl. Pi di recente sul significato dei munera civilia v. Grelle F., 1999, 137-153, in part. 147 ss. Sulle attese delle citt nei confronti dei patroni v. in generale Smith R.B.E., 1989, 142-166.

stantiniana 65. La tabula patronatus facendoci conoscere un nuovo patrono senatorio della citt 66, si inquadra in quel complesso rapporto fra potere centrale ed esigenze politico-economiche delle citt minori, cruciale in questo periodo storico, quando il ricorso allaiuto di questi autorevoli personaggi faceva sperare alle indebolite amministrazioni cittadine di poter affrontare e superare difficolt crescenti67. Il confronto con altre tabulae patronatus coeve provenienti da citt italiane ci consente di prospettare una possibile ricostruzione della parte lacunosa del testo proponendo alcune integrazioni che si ritengono verosimili e sono ad ogni modo exempli causa:
Acte b(onis) b(ene) [Fl(avio) Const]antio et Val(erio) Maximo co(n)s(ulibu)s (vac.?) [I?]X kal(endas) iunias, Luceria [in curia - - -] Aur(elius) Iulianus et Iunius Longinus [ii viri qq c]uncto ordine conse (vac.?) [ntiente] h(aec) v(erba) f(ecerunt) [ - - -]e iugiter indifferen [- - -]is sui optinere ae [- - -] praecipuorum maximo [rumq(ue) virorum pat]rocinia sectatur publica [- - - optimum] est. Quapropter censere [patronatum ta]m praedicabili viro [- - - Act]o clarissimo ac consulari viro [offerri ob eius a]more erga ordinem civesq(ue); duci [a II viris] tabulam patronatus aere incisam placet [ut sua benigni /auctori?]tas nos patriamq(ue) nostram ut patronus [in omnibus fo]vere dignetur

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Il senatore, probabilmente legato da relazioni familiari o da interessi economici a Luceria, di certo doveva gi essersi reso benemerito nei confronti della citt (pro eius amore erga ordinem civesque) 68, di cui doveva aver difeso gli interessi grazie al suo alto grado sociale 69, e quindi faceva ben sperare che avrebbe ancor pi largamente provveduto alle crescenti necessit della colonia lucerina (nos patriamq(ue) nostram ut patronus in omnibus fovere dignetur) 70 dopo che questa aveva deciso di onorarlo solennemente con la concessione del patronato cittadino.

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