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A.S. 2007-2008
2
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Indice
3 Strutture cristalline 13
5 Diffrazione 19
11 Modello di Debye 43
3
4 INDICE
Capitolo 1
Svolgimento
Consideriamo una barra metallica, con una densità volumetrica di elettroni
n, lungo la quale la temperatura varia lentamente. Se le estremità della
barra sono termicamente isolate con l’ambiente, in generale ci sarà un flusso
di calore dall’estremità calda a quella fredda. A questo punto si può creare
un sistema stazionario scaldando l’estremità calda della barra della stessa
quantità di calore e con la stessa velocità con cui si raffredda. La corrente
associata alla conduzione del calore in un metallo è definita dall’espressione:
J = −KB ∇T (1.2)
nel caso unidimensionale il gradiente esplicitato è1 :
∂T
Jc = −KB , (1.3)
∂x
1
Il meno ha, come per la corrente elettrica, il significato che la corrente di calore è di
verso opposto al gradiente termico.
5
6 CAPITOLO 1. MODELLO DI DRUDE, CONDUCIBILITÀ TERMICA
∂ε ∂ε ∂T
= , (1.11)
∂x ∂T ∂x
definendo la quantità:
∂ε
cV = n
∣N,V , (1.12)
∂T
il calore specifico a volume (e numero di particelle) costante, e sostituendo
nell’equazione (1.10) si ottiene:
1 ∂T ∂T
J = v [cv ( ) (x − vτ) − cv ( ) (x + vτ)] =
2 ∂x ∂x
1 ∂T
= vcV [−2vτ ] = cV v2 τ(−∇T). (1.13)
2 ∂x
L’estensione al caso tridimensionale è possibile introducendo al posto di
v, il vettore velocità media ⟨v⟩; ma poiché ⟨v⟩ = ⟨v⟩x + ⟨v⟩ y + ⟨v⟩z , supposto
che la velocità media sia la medesima nelle tre direzioni, si ha:
∣v∣2
∣vx ∣2 = ∣v y ∣2 = ∣vz ∣2 = , (1.14)
3
allora:
1
J = − v2 τcV ∇T, (1.15)
3
da cui:
1
k = v2 τcV (1.16)
3
8 CAPITOLO 1. MODELLO DI DRUDE, CONDUCIBILITÀ TERMICA
Capitolo 2
Modello di Sommerfeld e
densità degli stati
Svolgimento
In un gas di elettroni liberi ed indipendenti si ha che l’energia di particella
libera è:
h̷ 2 k2
ε(k) = (2.1)
2m
Nello stati fondamentale, cioè a temperatura nulla, tutti i livelli sono
occupati fino all’energia di fermi εF , mentre dopo tale limite, i livelli sono
tutti vuoti.
Per la funzione di Fermi-Dirac valgono le relazioni:
⎧
⎪
⎪1 se εF < µ,
lim+ f⃗k,s = ⎨ (2.2)
⎪
⎩0 se εF > µ,
⎪
T→0
come in figura 2.
Affinché le due condizioni siano consistenti è necessario che valga la seguente
relazione1 :
lim+ εF = µ. (2.3)
T→0
1
Per i metalli questo vale con buona approssimazione fino alla temperatura ambiente
[3].
9
10CAPITOLO 2. MODELLO DI SOMMERFELD E DENSITÀ DEGLI STATI
dove u ∶= UV.
Poiché per le ipotesi del modello di Drude gli elettroni sono indipendenti,
l’energia interna U è la semplice somma delle energie delle singole particelle
mediate con la probabilità di occupazione2 :
CASO UNIDIMENSIONALE
Nell’equazione (2.5) è possibile trasformare la sommatoria in integrale, con-
siderando il numero di particelle del sistema molto grande (NA ), cosicché ⃗k
diventa molto fitto, fino a diventare una quantità continua, a questo punto
si può scrivere:
dk
u = 2∫ f (ε(⃗k))ε(⃗k)dε, (2.6)
2π
2
Il fattore 2 è dovuto al principio di esclusione di Pauli, infatti per ogni livello sono
possibili solo due elettroni
11
√
Utilizzando l’equazione
√ (2.1) si ottiene che: k = 2mε/h̷ 2 e quindi differen-
ziando: dk = 2m/εh̷ 2 (1/2)dε, quindi l’equazione (2.6) diventa:
√
2m 1
u=∫ f (ε)εdε = ∫ g(ε) f (ε)εdε, (2.7)
εh̷ 2 2π
CASO BIDIMENSIONALE
Dall’equazione (2.5), nuovamente:
d2 k
u = 2∫ f (ε(⃗k))ε(⃗k)dε, (2.9)
4π2
Utilizzando nuovamente le sostituzioni fatte nel caso unidimensionale, con le
opportune modifiche:
√ √
d2 k 2πkdk kdk 2mε 2m 1 m
= = = dε = ̷ 2 dε, (2.10)
4π2 2π2 π h̷ 2 ̷
εh 2π
2 hπ
e sostituendo:
m
u = ∫ ̷ 2 f (ε)εdε = ∫ g(ε) f (ε)εdε, (2.11)
hπ
dove è stata definita la quantità:
m
g(ε) ∶= ̷ 2 . (2.12)
hπ
CASO TRIDIMENSIONALE
Dall’equazione (2.5), nuovamente:
d3 k
u = 2∫ f (ε(⃗k))ε(⃗k)dε, (2.13)
8π3
Ancora una volta si calcolano le quantità:
√ √
d3 k 4πk2 dk k2 dk 2mε 2m 1 m 2mε
= = 2 = ̷2 2 ̷ dε = ̷ 2 2 dε, (2.14)
4π3 4π3 π hπ εh 2
2 hπ h̷ 2
12CAPITOLO 2. MODELLO DI SOMMERFELD E DENSITÀ DEGLI STATI
Figura 2.2: Densità degli stati per un gas di elettroni liberi nel modello
di Sommerfeld nei tre casi unidimensionale(2.2(a)), bidimensionale(2.2(b)) e
tridimensionale(2.2(c)), figure create grazie a [2].
da cui si ottiene:
√
m 2mε
u = ∫ ̷2 2 f (ε)εdε = ∫ g(ε) f (ε)εdε, (2.15)
hπ h̷ 2
dove è stata definita la quantità:
√
m 2mε
g(ε) ∶= ̷ 2 2 . (2.16)
hπ h̷ 2
Capitolo 3
Strutture cristalline
Svolgimento
La struttura dell’α − Sn è riproposta in figura 3, si tratta di due FCC com-
penetrati (la struttura del diamante). Da tale figura si possono ricavare le
seguenti informazioni:
quindi in totale in una cella ci sono 8 atomi. Il peso atomico dello stagno
vale 1, 97 ⋅ 10−25 Kg, per cui la densità dello stagno grigio, utilizzando i dati
forniti nel testo, è:
1, 97 ⋅ 10−25 Kg ⋅ 8
ρ= = 0, 0576 ⋅ 105 Kg/m3 =
−10 3
[6, 49 ⋅ 10 m]
= 0, 0576 ⋅ 102 g/cm3 = 5, 76 g/cm3 . (3.1)
13
14 CAPITOLO 3. STRUTTURE CRISTALLINE
quindi in totale in una cella ci sono 4 atomi. Il peso atomico dello stagno
vale, come prima, 1, 97 ⋅ 10−25 Kg, per cui la densità dello stagno bianco è:
1, 97 ⋅ 10−25 Kg ⋅ 4
ρ= = 0, 0729 ⋅ 105 Kg/m3 =
[5, 83 ⋅ 10−10 m] ⋅ [3, 18 ⋅ 10−10 m]
2
⃗ rd3 ⃗
⃗ = 1 ∫ ρα (r⃗)e−iG⋅⃗
fα (G) r
. (4.2)
e
Svolgimento
Consideriamo una struttura cristallina di cui si conosca la cella primitiva e
una sua base, formata da n vettori (n atomi interni alla cella primitiva).
Ogni cella primitiva, uguale alle altre attraverso operazioni di traslazio-
ne, ha all’interno, in generale, n atomi o ioni, cioè un insieme di n punti
fissati nelle posizioni d⃗1 , . . . , d⃗n , questi saranno i centri diffusori. Si supponga
inizialmente che gli n atomi siano tra loro identici.
La struttura della cella elementare influisce sull’intensità dell’onda diffrat-
ta, infatti l’intensità di un picco di Bragg dipende dall’interferenza; se tale
interferenza è costruttiva, l’intensità è massima, ha senso quindi associare al
dato picco di Bragg un vettore d’onda cosı̀ definito:
⃗′ − K
K ⃗
⃗ = K, (4.3)
17
18CAPITOLO 4. SCATTERING ELASTICO, TRATTAZIONE DI LAUE
ogni atomo nella posizione d⃗i della cella primitiva contribuisce indipenden-
temente e quindi è separabile dai contribuiti degli altri atomi, posti nelle
posizioni d⃗j ≠ d⃗i , in tal modo la differenza di fase tra due generiche onde
piane, provenienti dai due centri diffusori d⃗i e d⃗j , sarà:
⃗ ⃗ ⃗
eiK⋅(di −d j ) . (4.4)
Diffrazione
Consegna 5 ([3] capitolo 6, esercizio 1). Siano tre campioni di cui uno è
FCC, uno è BCC e uno ha la struttura del diamante. Le posizioni approssi-
mate dei primi quattro anelli di diffrazione per ciascun caso sono scritte nella
tabella (5)
A B C
42, 2℃ 28, 8℃ 42, 8℃
49, 2℃ 41, 0℃ 73, 2℃
72, 0℃ 50, 8℃ 89, 0℃
87, 3℃ 59, 6℃ 115, 0℃
1 h2 + k 2 + l2
= . (5.1)
d2hkl a2
19
20 CAPITOLO 5. DIFFRAZIONE
Svolgimento
1
Le strutture cristalline FCC, BCC e quella del diamante possono essere ri-
costruite partendo dall’SC ed aggiungendo una base.
Si ricorda che l’ampiezza di scattering avrà un fattore di struttura geo-
metrica:
n
⃗
SG⃗ = ∑ eiG⋅⃗x j , (5.2)
j=1
⎧
⎪
⎪2 se h + k + l è pari,
Sk = 1 + eiπ(h+k+l) = ⎨ (5.5)
⎪
⎩0 se h + k + l è dispari.
⎪
21
Caso B:
⎧
⎪ G1 = 0, 49 k
⎪
⎪
⎪
⎪
⎪
⎪G2 = 0, 70 k = 1, 43 G1
⎨ (5.13)
⎪
⎪
⎪ G3 = 0, 85 k = 1, 73 G1
⎪
⎪
⎪
⎪
⎩G4 = 0, 99 k = 2, 02 G1
Caso C:
⎧
⎪ G1 = 0, 73 k
⎪
⎪
⎪
⎪
⎪
⎪G2 = 1, 19 k = 1, 63 G1
⎨ (5.14)
⎪
⎪
⎪ G = 1, 40 k = 1, 92 G
⎪
⎪
⎪
3 1
⎪
⎩G4 = 1, 69 k = 2, 32 G1
dove, poiché k non è espresso, sono stati calcolati i rapporti con il rispettivo
G1 : √
Il modulo del vettore K⃗0 è pari a K0 = d2 h2 + k2 + l2 , quindi si può calco-
lare per le tre strutture.
Caso BCC: √
⎧
⎪ = 2π
⎪
⎪
⎪
G 1 a √2 √
⎪
⎪
⎪G2 = a 4 = 2 G1 = 1, 42 G1
2π
⎨ √ √ (5.15)
⎪
⎪
⎪G = 2π
6 = 3 G = 1, 73 G
⎪
⎪
3 a √ √ 1 1
⎪
⎪G = 2π
8 = 4 G1 = 2 G1
⎩ 4 a
Caso FCC: √
⎧
⎪ = 2π
⎪
⎪
⎪
G 1 3
√
⎪
⎪
a
√
⎪ = =
⎪ 3 G1 = 1, 15 G1
2π 4
⎪ 2 a
G 4
√
⎨ √ (5.16)
⎪
⎪
⎪ G3 = 2π 8 = 83 G1 = 1, 63 G1
⎪
⎪
⎪
a
√ √
⎪
⎪ = =
⎪ 3 G1 = 1, 91 G1
2π 11
G
⎩ 4 a 11
Caso del diamante:
⎧ √
⎪
⎪
⎪ G1 = 2π
3
⎪
⎪
a
√ √
⎪
⎪
⎪G2 =
⎪ 8 = 83 G1 = 1, 63 G1
2π
⎨
a
√ √ (5.17)
⎪
⎪
⎪ G3 = 2π
11 = 113 G1 = 1, 91 G1
⎪
⎪
⎪
a
√ √
⎪
⎪
⎩G4 =
⎪ = 3 G1 = 2, 31 G1
2π 1
a 16 4
dove, poiché a non è espresso, sono stati calcolati i rapporti con il rispettivo
G1 .
Confrontando questi ultimi risultati con quelli sperimentali si conclude
che il caso A coincide con un FCC, il caso B con un BCC, mentre il caso C
coincide con la struttura del diamante.
23
Dai dati forniti nel testo si possono trovare il vettore d’onda ∣⃗k∣ ∶= k e i passi
reticolari a, per i tre casi descritti:
2π
k= = 4, 2 1/Å (5.18)
λ
da cui, utilizzando l’equazione (5.3):
⎧
⎪ 2, 94 Å FCC
⎪
⎪
⎪
a = ⎨5, 20 Å BCC (5.19)
⎪
⎪
⎪
⎪
⎩3, 50 Å diamond
3
Poiché la struttura della zincoblenda è geometricamente uguale a quella del
diamante, i piani che generano i riflessi sono gli stessi del diamante, infatti il
fattore di struttura è lo stesso1 , cioè:
2π 2π φ
= 2 sin , (5.21)
d λ 2
da cui: √
λ h2 + k2 + l2
φ = 2 arcsin ( ), (5.22)
2a
sviluppando i conti si trova che:
⎧
⎪
⎪
⎪
⎪
43, 57°
⎪
⎪
⎪35, 28°
⎨ (5.23)
⎪
⎪
⎪ 50, 75°
⎪
⎪
⎪
⎪
⎩57, 26°
1
La differenza tra la struttura della zincoblenda e quella del diamante è che la seconda
ha un solo tipo di ioni/atomi, mentre la prima ha due differenti specie.
24 CAPITOLO 5. DIFFRAZIONE
Capitolo 6
Svolgimento
Nella rappresentazione a zona ridotta, quando i vettori d’onda ⃗k degli elet-
troni escono dalla prima zona di Brillouin, tali vettori vengono traslati all’in-
terno della stessa, attraverso un vettore G⃗ del reticolo reciproco.
L’equazione di Scrhödinger per l’elettrone libero è:
h̷ 2 2
Ĥψ = − ∇ ψ = εψ (6.1)
2m
la cui soluzione è:
h̷ 2 (r⃗′ )
2
ε(r⃗′ ) = (6.2)
2m
⃗ dove r⃗ è un vettore della prima zona di Brillouin, allora
Definendo r⃗′ = r⃗ − G
′
sostituendo r⃗ si ottiene:
h̷ 2 (r⃗ − G)
⃗ 2 h̷ 2
ε(r⃗) = = [(rx − Gx )2 + (r y − G y )2 ] , (6.3)
2m 2m
con:
2π
Gx = G y = n, con n ∈ Z. (6.4)
a
25
26 CAPITOLO 6. BANDE NELLO SCHEMA DI ZONA RIDOTTO
Svolgimento
Attraverso la teoria del tight-binding si arriva alla seguente equazione:
⎡ ⎤
⎢ ⎥
∑ bm ⎢⎢(E(⃗k) − Em ) δm,m′ + ∫ φm′ (⃗r)∆Uφm (⃗r)d⃗r + ∑ ∫ φm (⃗r)∆Uφm (⃗r − R̃)d⃗r⎥⎥ = 0, (7.1)
∗ ∗ ⃗
m ⎢ ⃗
R̃≠0
⎥
⎣ ⎦
dove la seconda sommatoria è stata ristretta solo ai primi vicini, infatti R̃⃗ sono i vettori
del reticolo diretto primi vicini, perché la φm , la funzione d’onda atomica1 , è per ipotesi
ben localizzata attorno al suo atomo (vero nel caso di orbitale s, come questo) per cui solo
per i primi vicini la sommatoria è sensibilmente diversa da zero; m è l’indice che ricopre gli
1
Tale funzione d’onda atomica viene presa per ipotesi come una combinazione lineare
di funzioni d’onda atomiche, che soddisfano la condizione di Bloch:
⃗
φn⃗k (⃗r) = ∑ eik⋅⃗r φn (⃗r − R),
⃗ (7.2)
R
⃗
27
28CAPITOLO 7. METODO TIGHT-BINDING PER UN RETICOLO FCC
orbitali degeneri, ma in questo caso solo l’orbitale s viene considerato, che non è degenere,
per cui la sommatoria su m viene ristretta al solo caso in cui m = 1, cioè esplicitando anche
la funzione d’onda:
⃗⃗
Es − E(⃗k) + α + ∑ eik⋅R β(R)
⃗ = 0, (7.3)
⃗
R̃≠0
β(−R)
⃗ = β(R).
⃗ (7.5)
i corrispondenti valori di ⃗r − R
⃗ sono:
⎧
⎪ ⃗ 1 = a (±rx ± rz ),
⃗r − R
⎪
⎪
⎪ ⃗ 2
⎨⃗r − R2 = 2a (±rx ± r y ), (7.7)
⎪
⎪
⎪ a
⎩⃗r − R3 = 2 (±r y ± rz ).
⎪ ⃗
β(R)
⃗ = ∫ ψ∗ (⃗r)∆Uψ(⃗r)d⃗r = ∫ ψ∗ (⃗r)∆U(⃗r)ψ(⃗r)d⃗r = β ∀R.
s s
⃗ (7.12)
Questo significa che β si può raccogliere e quindi i due termini (7.9) e (7.10), utilizzando
le formule di prostaferesi:
a a
2β [cos a/2(kx + kz ) + cos a/2(kx − kz )] = 4β [cos kx cos kz ] , (7.13)
2 2
e cosı̀ via anche per gli altri quattro termini. Sommando tutto quanto, l’equazione (7.3)
diventa:
a a a a a a
E(⃗r) = Es + α + 4β [cos kx cos kz + cos k y cos kz + cos kx cos k y ] . (7.14)
2 2 2 2 2 2
Come ultimo punto dell’esercizio si calcola ora l’andamento della banda ener-
getica nella direzione Γ − L, al variare di ⃗r, i due punti Γ ed L sono cosı̀ definiti,
nello spazio reciproco:
⎧
⎪Γ = (0; 0; 0)
⎪
⎨ (7.15)
⎪L = ( 1 ; 1 ; 1 )
⎪
⎩ 2 2 2
per cui il reciproco del vettore ⃗r, cioè ⃗k = (kx ; k y ; kz ), dovendo essere compreso
tra questi due punti, dovrà variare tra un minimo di (0; 0; 0) ed un massimo di
( 21 ; 12 ; 12 ), cioè:
2π 1
0 ≤ ki = ≤ i = x, y, z (7.16)
a 2
dove però le tre componenti sono uguali tra loro, per quanto richiesto dal testo,
quindi parametrizzando:
2π 1
kx = k y = kz = l 0≤l≤ . (7.17)
a 2
Ora è possibile sostituire i valori trovati:
1 2π
E = Es + α + 4β [3 ⋅ cos2 ( l a)] = Es + α + 12β cos2 (πl). (7.18)
2 a
30CAPITOLO 7. METODO TIGHT-BINDING PER UN RETICOLO FCC
Figura 7.1:
Capitolo 8
Tight-binding su un reticolo
quadrato
4. Disegnare la superficie di Fermi nel caso in cui ogni atomo del reticolo con-
tribuisca con 1 elettrone ( half-filling condition). Abbiamo a che fare con un
metallo o con un isolante?
5. Disegnare la superficie di Fermi nel caso in cui ogni atomo del reticolo con-
tribuisca con 2 elettroni. Abbiamo a che fare con un metallo o con un
isolante? Discutere le differenze con il caso in cui la superficie di Fermi sia
quella calcolata per un gas di elettroni in presenza di un potenziale debole.
31
32 CAPITOLO 8. TIGHT-BINDING SU UN RETICOLO QUADRATO
Figura 8.1:
Svolgimento
1
Data la relazione di dispersione:
Manipulate[Plot3D[{2*e-e*Cos[a*x]-e*Cos[a*y]},
{x,-\[Pi]/2,\[Pi]/2},{y,-\[Pi]/2,\[Pi]/2},
ImageSize->{400,400}],
{{a,-48},-10,10,.01,ImageSize->Tiny,Appearance->"Labeled"},
{{e,-7.5},-10,10,.01,ImageSize->Tiny,Appearance->"Labeled"},
AutorunSequencing -> {1, 3, 5, 7, 9}]
2
⎧ ∂
⎪ ∂kx (2 − cos (akx ) − cos (ak y )) = a sin (kx )
⎪
⎨ ∂ (8.3)
⎪ (2 − cos (akx ) − cos (ak y )) = a sin (k y )
⎩ ∂ky
⎪
33
(a) (b)
3
In figura 8 è riportata la curva di dispersione in direzione W − X:
π
E(kx , k y ) = E( , k y ) = E0 [2 − cos π − cos (ak y )] = E0 [3 − cos (ak y )] . (8.6)
a
Il codice è:
Plot[3-Cos[\[Pi]-x],{x,0,\[Pi]},PlotRange->{-0.1,4.5},
Ticks->None]
34 CAPITOLO 8. TIGHT-BINDING SU UN RETICOLO QUADRATO
4
2
In questa situazione il volume di un singolo modo k è: ( 2π
L
) , l’area della prima
2
zona di Brillouin è ( 2π
a
) , allora il volume occupato dagli elettroni nello stato
fondamentale è:
1 4π2 1 2π2
Vk = 2 2 L2 = 2 . (8.7)
a L 2 a
Il volume occupato è quindi la metà di quello della prima zona di Brillouin.
ContourPlot[2-Cos[x]-Cos[y],{x,-\[Pi],\[Pi]},{y,-\[Pi],\[Pi]}]
5
Nel caso che ogni atomo contribuisca con due elettroni, il volume occupato nel
2
k-spazio dagli stati occupati è 4πa2
, la banda è completamente piena ed il materiale
è ISOLANTE.
Nel caso in cui i calcoli vengano eseguiti con l’approssimazione a elettroni quasi
liberi, le superfici equipotenziali sono circonferenze lontano dai piani di Bragg e
sono deformate in prossimità del piano per effetto del potenziale.
Quando ci sono n = 2a elettroni, il vettore d’onda di Fermi kF confina dalla prima
zona e se non cade nella regine di energia d’ampiezza 2∣u1 ∣ data dal potenziale, può
verificarsi che alcuni livelli nella banda successiva siano occupati. Questo è il caso
dei CONDUTTORI.
35
Figura 8.4:
6
Ora si calcola la massa efficace:
1 1 ∂2 En (k)
= ̷2 . (8.8)
m∗ h ∂k2
⎧ ∂2 E
⎪
⎪
⎪ ∂kx2
= a2 cos (akx ),
⎪
⎪
⎪ ∂2 E = a2 cos (ak ),
⎨ ∂k2y y (8.9)
⎪
⎪ 2 2
∂E
= ∂E = 0,
⎪
⎪
⎪
⎩ ∂kx ∂ky ∂ky ∂kx
⎪
1 a2 cos (akx ) 0
= ̷2 [ ] (8.10)
m∗ h 0 cos (ak y)
1 a2 1 0
(Γ) = ̷2 [ ] (8.11)
m∗ h 0 1
1 a2 −1 0
(X) = ̷2 [ ] (8.12)
m∗ h 0 1
36 CAPITOLO 8. TIGHT-BINDING SU UN RETICOLO QUADRATO
Figura 8.5: (8.5(a)): nearly free electron model; (8.5(b)): prima zona di
Brillouin.
1 a2 −1 0
(W) = ̷2 [ ] (8.13)
m∗ h 0 −1
π π
kx k y − 0 E (8.14)
a a
Capitolo 9
Catena unidimensionale
biatomica
Svolgimento
Il problema può essere schematizzato come in figura 9. Le equazioni classiche del
⎧
⎪Mün,1 = −K (un,1 − un,2 ) − G (un,1 − un−1,2 )
⎪
⎨ (9.1)
⎩Mün,2 = −G (un,2 − un+1,1 ) − K (un,2 − un,1 ) ,
⎪
⎪
dove le coordinate un,1 e un,2 si riferiscono allo spostamento relativo dalle posizioni
d’equilibrio degli atomi nella cella n-esima di tipo 1 o di tipo 2.
37
38 CAPITOLO 9. CATENA UNIDIMENSIONALE BIATOMICA
Si stanno cercando soluzioni del tipo un,i (q⃗, ω) = ui ei(⃗q⋅n⃗a−ωt) , dove i = 1, 2. Ora
si sostituisce tale tipo di soluzione nel sistema (9.1), che quindi diventa:
⎪(−ω2 M + K + G) u1 − (K + Ge−iqa ) u2 = 0
⎧
⎪
⎨ +iqa 2
(9.3)
⎩− (K + Ge ) u1 + (−ω M + K + G) u2 = 0.
⎪
⎪
Questo sistema si trova imponendo l’equazione secolare nulla:
G + K − Mω2 −K − Ge−iqa
∣ = 0, (9.4)
−K − Ge+iqa G + K − Mω2
∣
q=0
Per q << πa il coseno può essere approssimato, sviluppando in serie e troncando al
secondo termine, che equivale a fare il limite per qa → 0:
(qa)2
cos (qa) ≈ 1 − . (9.8)
2
Al primo ordine di q le due radici diventano:
⎧ 2(K+G)
⎪ω2 = M
⎪
⎨ 2 (9.9)
⎩ω = 0,
⎪
⎪
39
Definendo:
u1 −ω2 M + K + G
, (9.10)
(K + G)e−iqa
∶=
u2
in questo caso si ha qa = 0, per cui:
u1 −ω2 M + K + G
= , (9.11)
u2 (K + G)
cioè:
⎧
⎪u1 = u2
⎪
⎨ (9.13)
⎩u1 = −u2
⎪
⎪
nella banda acustica i due ioni della cella si muovono in fase con gli altri, mentre
nella banda ottica i due atomi nella cella sono sfasati di un angolo piatto.
q = π/a
In questo caso il coseno vale −1 e quindi sostituendo, le radici diventano:
⎧
⎪ω2 =
⎪ 2G
M
⎨ 2 (9.14)
⎩ω = M,
⎪ 2K
⎪
u1 K−G
= 2
, (9.15)
u2 −ω M + K + G
Utilizzando le soluzioni (9.14):
⎧ u G−K
⎪ u12 =
⎪ (G−K) =1
⎨ u1 K−G
(9.16)
⎪
⎩ u2 =
⎪ (G−K) = −1
In questo caso il moto delle celle vicine è sfasato di 180, ma gli ioni all’interno
di ciascuna cella si muovono in fase nel modo acustico e sfasati di 180 nel modo
ottico.
40 CAPITOLO 9. CATENA UNIDIMENSIONALE BIATOMICA
Capitolo 10
Consegna 10. Si consideri l’espressione del calore specifico elettronico ricavata dal
modello di Sommerfeld e quella del calore specifico di reticolo ricavata dal modello
di Debye. Si calcoli a quale temperatura T0 il contributo del calore specifico di
reticolo diventa maggiore del calore specifico elettronico.
Svolgimento
L’espressione per il calore specifico elettronico ricavata dal modello di Sommerfeld
è:
π2 KB T
CEl
v = ( ) ZnKB , (10.1)
2 εF
dove εF = KB TF .
L’espressione per il calore specifico di reticolo ricavata dal modello di Debye è:
12π4 T 3
CRv = nKB ( ) . (10.2)
5 TD
G−K
Calcoliamo quando (G+K) = Cret
v , cioè poniamo (10.3) pari ad uno, da cui si ricava:
¿
Á 5ZT3 T3 Z
T2 = Á
À D
= 0, 65 D , (10.4)
24πTF TF
41
42CAPITOLO 10. CALORE SPECIFICO ELETTRONICO E DI RETICOLO
cioè: ¿
Á T3 Z
T = 2, 510−1 Á
À D . (10.5)
TF
Poiché si ha che TD ≈ 102 K e che TF ≈ 104 − 105 K, sostituendo si ottiene:
¿
Á 106
T ≈ 10−1 Á
À ≈ 1 − 2 K. (10.6)
104
Modello di Debye
Consegna 11. Si consideri la formula che esprime nel caso più generale la densità
di modi vibrazionali in un reticolo in dipendenza dalla frequenza ω:
d⃗k
g(ω) = ∑ ∫ δ(ω − ωs (⃗k)). (11.1)
s (2π)3
Si dimostri che, nel modello di Debye in cui si considera una relazione di disper-
sione lineare ω = ck per tutti i rami fononici, la densità degli stati g(ω) dipende da
ω2 . Identificare le analogie tra questa relazione di dispersione e quella per i modi
del campo elettromagnetico in una cavità.
Svolgimento
Utilizzando lo stesso metodo con il quale abbiamo calcolato la densità dei livelli
elettronici, si definisce:
1 1
∑ Q (us (⃗k)) = ∑ ∫ d⃗k Q (ωs (⃗k)), (11.2)
V ⃗k,s s (2π)3
∫ g(ω)Q(ω)dω. (11.3)
43
44 CAPITOLO 11. MODELLO DI DEBYE
Come ipotesi per il modello di Debye si prende una dispersione di tipo lineare
ω = ck per tutti i rami fotonici e si assume che i vettori d’onda dei modi normali
rimangono all’interno di una sfera di raggio k0 , cioè:
1
g0 (ω) = 3 ∫ δ(ω − c(⃗k))d⃗k, (11.5)
k<k0 8π3
dove il fattori di 3 è dovuto al numero di rami fotonici.
Si ricorda che:
d⃗k = 4πk2 dk, (11.6)
quindi sostituendo e calcolando l’integrale si trova:
⎪ 2π3 2 ωc3
⎧ 2
3 k0
2
⎪ se ω < ω0 = k0 c
g0 (ω) = ∫ k dkδ(ω − ck) = ⎨ (11.7)
2π2 0
⎩0
⎪
⎪ se ω > ω0 .
[1] webmineral.com.
[2] www.mathe-fa.de.
[4] F. Bassani and U. M. Grassano. Fisica dello stato solido. Bollati Boringhieri.
[5] L. E. Sangaletti. Lucidi delle lezioni. Technical report, Università Cattolica del
Sacro Cuore, dipartimento di Matematica, Fisica e Scienze Naturali, Brescia,
Italia, 2008-2009. Lucidi del corso di Fisica Dello Stato solido 1.
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