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di Piero Vaglioni
Se non è l’amore
Allora sarà la bomba
A tenerci uniti
The Smiths, “Ask”
mucca, finn, chiara. L’isola della mucca bianca a largo della costa
Non arrivano le notizie del resto della civiltà, qui – il televisore del
allontanare l’orrore.
22 agosto 1998. Ore 15,10. Statale per Dublino. Esattamente una
Sinn Fein: «Come si può fare una cosa del genere in maniera
1
Tony Blair, “We must defeat evil – A message from the Prime Minister Tony Blair”, in
Irish News, 18 agosto 1998, p.1. (mia traduzione)
lunghissima serie, ma l’ultima. E tutti si trovano d’accordo sul fatto
che fa traboccare il vaso; tutti uniti nel condannare, tutti uniti nel
sicurezza da prendere.
cambiato.
Conoscendo un minimo di storia irlandese, ci rendiamo conto che
[del 1916] furono il raccolto dei semi sparsi nel 1798, quando gli
2
Seamus Heaney, Attenzioni (Preoccupations – Prose Scelte 1968-1978), a cura di M.
Bagicalupo, trad. di P. Vaglioni, Fazi, Roma, 1996.
E ora la tragedia politica e militare si trasforma in tragedia umana,
per unire tutto il popolo irlandese, nella rabbia, nel dolore, nella
lanciato il segnale più forte dallo scoppio della bomba. Più forte
delle leggi quasi marziali varate dal governo di Dublino, più forte
(…)
Nei giorni immediatamente successivi a Omagh, le cose
sono cambiate. C’è un senso di implosione. Senza dubbio
la comunità unionista continua a sfogare la sua rabbia
contro l’IRA, e c’è comunque una dose di rancore verso
tutto quel lavoro politico a partire dagli anni sessanta
svolto dalla minoranza [cattolica] che ha portato a
destabilizzare l’antico ordine in Ulster. Nonostante ciò,
stavolta siamo in presenza di un senso del trauma
aggiuntivo, un senso che ci dice che questo crimine è
antropologico e che il suo impatto e la sua importanza
vanno ben al di là della politica. Quello che è stato un atto
brutale e incomprensibile, un atto di distruzione, è riuscito
a raggiungere lo status di “linea di demarcazione”. Ha
segnato un momento. Si potrebbe anche dire che ha
segnato l’anima, nel senso che ha lasciato tutti con un
blocco, più scoperti, con un senso di timore. Timore per
un qualcosa, più che di qualcosa; timore per la società in
cui viviamo, per i legami umani più fondamentali.
Penso che ciò che la gente principalmente aborrisce
adesso non è la motivazione politica di chi ha messo la
bomba, ma la loro insensibilità. E il sentimento condiviso
dalle due comunità del[l’Irlanda del]Nord è di timore nei
confronti dell’enorme insensibilità dimostrata dai killer nei
confronti della vita umana. Per tutta la settimana ho
continuato a pensare alla poesia di Wilfred Owen,
“Insensibilità”, in cui dà voce a un soldato sul fronte
occidentale, consapevole del significato di ogni ferita e di
ogni morte, in cui l’odio che prova non è per i tedeschi
nelle trincee nemiche, ma per i patrioti in poltrona sul
fronte casalingo, intransigenti e costanti nel tenere la
bocca serrata in totale impunità. Quantomeno il soldato
tedesco condivide in privato gli stessi dolori inglesi della
guerra, l’esposizione al peggio lo ha reso umano. Ma, dice
Owen, «siano maledetti gli ottusi che nemmeno il cannone
scuote». E siano maledetti coloro che non sono sensibili a
“qualsiasi cosa nell’uomo pianga, qualsiasi cosa
condivida/L’eterna reciprocità delle lacrime».
Ci stiamo forse spostando al di là della “politica delle
ultime atrocità”? Stiamo forse cominciando ad avere
percezione del nemico in termini di “ottusità” e
“insensibilità”?
(…) 3
eroi attribuendo valori più che fissi alle due variabili, fanno
3
Seamus Heaney, «The Recioprocity of Tears», in The Irish Times, 22 agosto 1998,
p.7. (mia traduzione)
passare in secondo piano. E parlo principalmente della tragedia
umana che sta sotto ad ogni dolore, ad ogni lutto fatto esplodere
comunque prende una posizione che gli viene dalla sua estrazione
che vedeva intorno a sé, con i mezzi che la poesia gli aveva messo
4
Seamus Deane, “Unhappy and At Home”, Intervista con Seamus Heaney; in The
Crane Bag, vol.1, n°1, primavera 1977, p. 62. (mia traduzione)
ritrovati nella Bog danese, sacrifici umani risalenti all’Europa pre-
guarire.
5
Seamus Heaney, Coro da The Cure at Troy, Londra, Faber & Faber, 1990, p.77. (mia
traduzione)
Questi versi che Heaney aggiunse alla sua versione del “Filottete”
dell’isola d’Irlanda.
davanti all’altra parte, e al resto del mondo che, anche grazie alle
di una prospettiva nuova con cui guardare la guerra civile del Nord
6
Seamus Heaney, “Exposure”, in North, London, Faber, 1975, p. 73.
Irlanda, con i suoi drammi e le sue tragedie, differenti da quelle
alla propria identità. Forse l’Irlanda del Nord oggi somiglia a quella
che Yeats, già anziano e un po’ disilluso, cantava alla metà degli
anni venti.
7
Da “Meditazioni in Tempo di Guerra Civile”, in W.B. Yeats, La Torre, a cura di A.L.
Johnson, trad. di A Marianni, Milano, Rizzoli, 1984, p. 104.
dopo la bomba di Omagh sta proprio nella differenza tra la rotta di
d’Europa.